IL PASSAGGIO
PER L'ITALIA
CON LA DIMORA DI PARMA
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I
DEL SIG. CAVALIERE
FEDERIG0 ZUCCARO
NUOVAMENTEEDITO A CURA E CONPREFAZIONE
DI
VlNCEBX@ MICIIUUBI
a spese dei professori accademici di S. Luca
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ROMA
TIPOGRAFIA DELLE MANTELLATE
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NEL
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T E R Z O CENTESIMO
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DALLA INAUGURAZIONE
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DELL'
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ACCADEMIA ROMANA DI BELLE ARTI
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L
L)ENOïVINATA DI SAN LUCA
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--
-3-
R. INS. ACCADEMIA RObfANA DI BELLE ARTI
DEKOMINBTA DI SAN LUCA
ELENCO DEGLI ACCADEMICI NEL 1893
PrincipePerpetuodell'Accademia
PrimaAccademicadiOnore
Seggio di Presidenza
\
PRESIDENTE,
comm. prof. Francesco Azzurri
VICE-PRESIDENTE,cav.prof. Roberto Bompiani
EX-PRESIDENTE,
cav. prof. Saro Zagari
CONSIGLIERE
ECONOMO,
cav. prof. Giovanni Anderlini
'
SEGRETARIO DEL
CONSIGLIO,
COmm.
prof. Alfonso &dZiCO
SEGRETARIOPERPETUO,
comm. QuirinoLeoni
c
- 5 -
-4-
ACCADEMICI DI MERITO
Classe dell’Architettura
Classe della Pittura
Residenti
Residenti
Busiri-Vici comm. Andrea
Azzurri comm. Francesco
F r a n c k cav.Raffaele
Morichinicav. Gaetano
Barilari comm. Pacifico
Guy cav. Enrico
Monaldi cav. Giacomo
Sacconi comm. Giuseppe
Vespignanl conte Francesco
Podesticav.Giulio
Teneranicav.Carlo
Podesti comm. Francesco
Hebert comm. Ernesto
Mariani comm. Cesare
Bompianl cav. Roberto
Gaicav. Francesco
Fontana comm. Luigi
Seitz cav. Lodovico
Slemiradzki comm, Enrico
Maccari comm. Cesare
Muller cav. Gustavo
Palmaroli comm. Vlncenzo
Desanctis comm. Gugliemo
Castellicav.Alessandro
Corrodi comm. Ermanno
Tlratelll cav. Aurello
Petiti cav.Filiberto
Ceronicav.Luigi
Non Residenti
Non Residenti
De Madrazo comm. Federico
Valeri cav. Sllvestro
Ussicomm. Stefano
Lenepveu comm. Giulio
Gerôme comm. Leone
Leigthon sir Federico
Millais sir J. Everet
Morelli comm. Domenico
AlmaTadema
Munkaczy comm. Michele
Corelli cav. Consalvo
Cumbocav. Ettore
Werner cav.Carlo
t
Marconi prof. Enrico
Poggi comm. Giuseppe
Di Stachecav.Federico
Negrin Caregaro cav.Antonio
Roos cav.Alessandro
RohaultdeFleury
comm. Giorgio
Dalycav. Cesare
De HasenauerbaroneCarlo
Azzolini cav. Tito
Garniercav.Paolo
Basile comm. Ernesto
Zampi cav. Paolo
MorrisHunt prof. Riccardo
Partini cav. Giuseppe
Micheli comm. Vincenzo
.
. .
- G -
- 7 -
ACCADEMICI
LIBERI
Classe della Scultura
Residenti
Zagari cav. Saro
Anderlinicav. Giovanni
Muller comm. Odoardo
Fabi-Altini comm. Francesco
Voss prof. Carlo
Cantalamessa-Papotti comm. Nicola
Galletti cav. Stefano
Balzìco comm. Alfonso
Guglielmiprof.Luigi
Monteverde comm. Giulio
Guillaume comm. Eugenio
Non Residenti
Ferrari comm. Luigi
Solari cav. Tommaso
Dubois cav. Paolo
Moulin prof. Jppolito
Sarrocchi cav. Tito
Salvini comm. Salvino
Leoni comm. Quirino
De Rossi comm. G. Battista
Bonghi comm. Ruggiero
Gnoli comm. Domenico
Massaranicomm.Tullo
Cugnoni cav. Giuseppe
Monaci comm. Ernesto
Lanciani comm. Rodolfo
Gatti cav.Giuseppe
Villari comm. Pasquale
Ferri comm. Luigi
Ferrajolimarch.Alessandro
Bompiani comm. Gaetano
Bettocchi comm. Alessandro
Sergi prof. Giuseppe
Fumi cav.Luigi
Venturi comm. Adolfo
Esteri
Helbig cemm. Volfango
Miintz cav.Eugenio
ACCADEMICI EMERITI
~
Amici cav. Luigi
ACCADEMICI DI ONORE
Galeffi cav.Giuseppe
Boncompagni principe Baldassarre
Cantù comm. Cesare
Ranalli cav.Ferdinand0
Monsen Maldengren prof. Nicola
Robinson Giovanni Carlo
Visconti comm. Carlo Lodovico
Tosti abate Luigi
Vallauri comm. Tommaso
Leoni comm. Quirino
Caetani-LovatellicontessaErsilia
Zorzi conte Alvise
De Hoental lady Paget Valburga
S A. I. la principessa Matilde Bonaparte
Baccelli comm. Guido
Gabriel11 principe Placido
Ferri comm. Luigi
Roux cav. Amedeo
Burchard t prof. Jacopo
Delabordevisconte Ernesto
Deggiovanni abate, Vincenzo
Brioschi comm. Francesco
Torloniaduca Leopoldo
Cugnoni cav. Ignazio
Bettocchi comm. Alessandro
Visconti-Venosta marchese Emilio
Harozzinobile Nicolb
Cremona comm. Luigi
Tommasini comm. Oreste
Castellani comm. Augusto
Tabarrini comm. Marco
Valenziani cav. Carlo
i
'I,
c .
'
'>
'C
. .4
.
9-
Majelli comm. Giuseppe
FerrajolimarcheseAlessandro
De Geymuller prof. Enrico
VitelleschlmarcheseFrancesco
Marchettl comm. Filippo
Lazzoni conteEmilio
Bonacci-BrunamontimarchesaAlinda
LazzaronibaroneMichele
Baccelli comm. Augusto
Mariotti comm. Fdlppo
Cannizzaroprof.Tommaso
S. A. R. la principessa Luisa d'Inghilterra,
marchesa di Lorne
Verdi comm. Giuseppe
Marucchi avv.Guido
AnsideiconteAlessandro
Pasolini conte Pler Desiderio
SOCIAGGREGATI
I Presidenti e i Segretarîdelle RR. Accademiedi belle arti in
Torino, Milano, Venezia, Bologna, deiLincei di Roma.
I Direttoridella
R. Accademiadl
Carrara,dei RR. Istituti di
Belle Arti in Roma e in Palermo, delle Accademie di Francia,
di Spagna, delldScuolaFrancese,
dell'Imp. Istitutoarcheologico Germanic0in Koma.
I1 Reggente e il Segretariodell'ArtisticaCongreganonedei
Virtuosi al Pantheon.
I1 Presidentedella R. Accademiadi Santa Cecilia in Roma.
I1 Presidente della R. SociethRomana di Storia patria.
IL PASSAGGIO
PER L’ITALIA
CON LA DIMORA DI PARMA
DEL SIG. CAVALIERE
FEDERIG0 JJJCCARO
KUOVAMENTE EDITO A CURA E CON PREFAZIONE
DI
VINCENZO LANCIARINI
a spese dei professoriaccademicidi
S. Luca
ROMA
TIPOGRAFIA DELLE MANTELLATE
1893
-
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PREFAZIONE
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centenariodallainaugurazionediquestainsigneRomana
AccademiadiBelleArti,denominatadiSanLuca,niunn
cosarlusclrpotessepiùopportunadellaristampadldue
Opuscoli, rarissimi quanto pregevolissimi, usati dalla penna
del
fondatore,
benefattore
e primo
principe
dell’Accademla
Ir
‘.*..
-
.
stessa,
Cav.
Federigo
Zuccarl
d l Sant’Angelo
in
Vado. E
l‘interoCorpoAccademico,quando
si degni,difarbuon
TISO
alla mia proposta, dellberando, con pensiero veranlente
la spesarelativa,non
gia a carico deldelicato,diporre
l’Istituto, ma unicanlentedeisingoliSoci,fu
al pari dl me
la novellaedizione,qualenel
lusingatodallasperanzache
al pubblicointelligente,sia
presentevolumevieneofferta
per riuscire un prezioso cinlello pei bibliografi,
ed appaghi
*) dello
leavidericercheche,sinqui,diquestiOpuscoli
Zuccari,furonfattedaglieruditiedaicultoridell’arte.
Ho detto che si tratta della ristampa di due Opuscoli:
l’uno, I¿ Passaggio per Z’ltaZia, l’altro intitolato L a Dimora
l) Avvertenza - Gli Opuscoli furono rinvenuti
dal
Sig. Emilio
Faelii
che,
consideratane lararitk el’altointeressestorico,
li copib, li forni di note, dalle
quali ho potuto trarre profitto,e graziosamente micedettele
copie stesse perche
cercassi di pubblicarle:altreoccupatloni
vietando a lui questacura.
-
- 15 -
- 14 l
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i ~.
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Parma
di
del Sig. Cavaliere Federigo
Zuccaro;
perchè
molti
autori li ricordano
appunto
come
pubblicazioni
due
distinte
e
separate ; mentre alcun altro fa di esse un opuscolo solo. In
realtà si tratta dl due Composizioniben diverse ; ma ra,ccolte,
dallostessoAutore,inununicostampatoequasi
in un
corpo solo; comechiaramenteapparedallaedlzione
bolognesedel 1608, cui la presente si uniforma:edallastessa
premise
vi dedica
che
il Parlasca.
F u appuntoquestodiverso
modo dienunciazioneche
fece cadermeinunainesattezza;quando,
nel miostudio :
Dei Pittori Taddeo e Federigo Zztccari, pubblicato in agosto
di Iesi,accennaialleprinciscorso,coitipidelloSplnacl
pubblicazioni
pali
di Federigo.
Nlun dubbio,del resto,chequesto Opuscolo siaopera
rarissimaericercatissima.
Nol Tomo V della Raccolla d i lettere sullapitturu,
scu2tura ed architettura ') eprecisamentenellaprefazione
P publeggersi:
a Non
delBottari u All'EruditoLettore
solo si è cercatod'impinguaroquestoTomo,chèpiutu tosto abbiamo riserbato materia tale da rendere un Tomo
u sestopiùvagoeameno
e dilettevole. Fra lealtre cose,
< abbiamo
destinato,
per
esso, quattro
opuscoli
Federigo
di
<( Zuccheri,
unointitolato
L a DìmorudiParma
ecc., e
l'altro intitolato I l Passaggio per l'Italia ecc., ambedua
r< stampatiinBolognanel
1608, ma tantorariche
ci i:
u voluto la cortesissimagentilezza ed erudizione letteraria
u del P. Vincenzio Patuzzi, perripescarliin
tutta Italia;
1) Quesl'opera pregevole, stampata In Roma dal Pagl~arini1754-1773, i! l n sette
volumi: i primi sei sono dovuti all'erudizione dl Mons. Bottan, 11 settlmo alle cure
del Canonlco Luigl Crespi, il continuatore della Felszna Piltrzce del Malvasla Fu,
in seguito, prosegultn dal Ticom. Mllano, 1822-1825
L"-.--
di che ne protesto obbligazioni a questo dottissimo Padre.
u Gli altri dueopuscolisonounaletteradelmedesimo
< Federigo A Prencipi e Signori et Arnatori del Disegno,
Pittzsra,Scultura etc., Mantova, 1605, in-4"; P,, l'altra,
u un'operettaintitolata:
IdeadeìPittori,Scultori,
hchiu tetti ecc. P
I n seguito, nella prefazione al Tomo V I della Raccolta
stessa, il Bottariscriveva: u Essendocelebri Te lettere o
8: piuttosto opus col^ d i FederigoZuccheri,stampatlcirca
e il 1600, edessendo oltre ognicredererarissime,pensai
a d'includercele(nella Raccolta). Ne feci dunquediligenza
< nelleprincipalilibreried'Italiaenescrissi,nellostesso
6 tempo, in Parigi, al , SignorMariette;ed
Egli cortese< mentemirisposeconuna
de' 7 d i aprilo 1767: < Le
Lettere dello Zzccrheri '>che ìo sperava d i trovare nella
u Libreria del Re, non v i sono. Ieri fui a trovare uno che,
u molti anni fa, me ne fecevedere un esemplare,ch'egli
8: non ha piti, ma che crede essere ancora in Parigi. Egli
mi ha promesso d ì ricercarne. Se gli riuscirà di trovarlo,
a voisareteservito
B.
La ricerca fu fatta, ma invano ; e il casorimase
K disperato; e lo stessoSignorMariettemiscrisse
poi, ai
<< 6 dimaggiosusseguente,inquesta
guisa parlandodi
u questelettere:
Non bisogna piitpensarvi. Io dispero
u d i trovarle in Parigi; ma quello clle qui pare impossibile,
6 dovrebbe in Italia essere solamente dificile, essendo stato
impresse in Italia P. Mi fecidunquecoraggioedopo
qualche
tempo
e replicate
ricerche,
le
trovai
tutte
6
l) Qui, ed altrove, parlasi di lettere, unlcamente perchè g11 scrittl dello Zuccari
ai qual1 SI a h d e , e, tra essi, anche Il Passaggio per l'ltalza e La Dtmora d l Pararma,
hanno forma epistolare.
elle
- 16 -
- 17 -
tre ‘). Uno in Firenze: L’Idea deì Pitlori ecc. Di esso il
u Mariette,il
6 febbraio 1767, miscriveva:
. . . Egli
u contiene de’ fO:ttì dei quali ve ne sonoalcuni che sono ‘
<< moltointeressantì.
Gli altri due poi, de’ medesimi opuscoli, trovai fina!<< menteinVenezia,nellalibreriadell’eruditissimoApostolo
u Zeno,passata,perlegato,ai
P.P. Domenicanidelle
Zattere, dai quali n’ebbi copia, per mezzo del tanto dotto
u quantocortese
P. Lettore D.’ VincenzioPatuzzi,
pur
a troppocelebrenellarepubblicaletteraria
B.
Aquestopunto
il Bottaridescrive
i dueOpuscoli
Rocsoggiunge
e
che,
essendo
il
Tomo
V I della
sua
colta, di mole già troppo grossa, poichèviaveaincluso
l’Opuscolo: Idea de’ Pittori; si riserbavadipubblicare
il Diportoperl’Italia,
nelTomoVII,
SO a Dio
fosse
piaciutodiconcederglitantodivitadipoterlocompilara.
Dimora diParma,
Soltantononavrebberistampatala
sembrandoglichetrattassediargomentotroppolontano
arti.
dalle
Ad ontadellapromessa,
il TomoVII,forseperchè
compilatodalCanonicoCrespi,nondettepostoneanche
al Diporto; siechè l’uno e l’altro di essi Opuscoli continu+
ron0 ad esserericercatissimi.
Non era tuttavm esatta l’asserzione di Monsignor Bottari, che cio& dei medesimi Opuscoli, od Opuscolo, esistesse
l’unico esemplare nella Biblioteca dei Domenicani di Venezia;
imperocchè un altro se ne trova nella Biblioteca Nazionale di
Parma; ed, appunto da questo, fin dall’ottobre 1884, fu tratta
la copiacheserveallapresente
edizione. I1 SignorFaelli
. .
.
~
1) Evidentemente questo tre B unerroredlpenna,
se non di stampa, e sta in
luogodl quattro, comeappare dallaprefazloncal
Vol. V della Raccollu.
1
assicura che in quella circostanza rilevò, da un manoscritto
del
dottissimo
bibliografo
Michele
Colombo,
clle il Sidi Bolognaebbegiàun’altracopiadel
gnorGuidicini
i seguenti
Lavoro di Federigo, al quale sarebbero stati uniti
altri opuscoli,cosìindicati:
T. Diporto per l’Italia. AlZ‘lllu.mo et Eccel.mo Sig.‘
Cav. Gio. Bologna,Scultore. Di pag. 24. Sullapenultima
leggesi un sonetto del Mustola, per il Parco, luogo delizioso
delSerenissimo Sig.’ DucadiSavoia.
II. Diporto per l‘Italia. Al molto illustre et Eccel.mo
Sig.‘ Federigo Barocci. Dipagine 6.
III. Passata di Bologna e Ferrara. A l molto Illustre
e Reverendiss.Pierleone Casella. Dipagine 8. Alla penultima,sono poesie inlode
di alcuniquadridelloZuccaro.
IV. L’arrivata in Ferrara ecc. Dipag. 8 l ) .
Questiopuscoli,
chedubitoessere
affatto sconosciuti
aibibliografi, non menodell’opuscoletto,accompagnato
da
undisegnoesprimentelostessoFederlgo,nell’atto
di
dipingereunquadroallusivoallamalvagitàdeitempi,nel
qualialcunoperseguitavaluielearti
sue, pubblicato fin
dal 1579 ededicato a GabrielTerradeseNicolbGaddi,
forse sono gli stessi che passarono in mano del Prof.
Glor1 ) Mentre la presente edmone era in macchma, ho potuto, in fretta, vedere
l'originale dell’Opuscolo, fatto venlre apposltamente da Parma Ho così constatato: io che,
meno p~ccolevarlant1 ortografiche, la copla del Faelll b feclellsslma. 2’ che 11 Colombo,
dopo avernotato
I quattro
suaccennatl
opus col^ nel fogho blanco
cheprecede
l’origlnale, aggiunge quantoappresso * lo portolermaopmoneche,
a rendere
compluto 11 Volume,debbanoentrarvlanchecosì
f d t t i opus col^. A credere clò, ml
lnduconodueraglonl.la
prima B chemancandonequesti,non
è plùfattamenztone
ditutto CIÒ cheaccadde,all’Autore, o cl1 vedere o dl fare, I n questo suo Pussaggzo
per Ilalin, e la seconda che, dicendo II Parlasca,nella sua dedicatorlaall’ahate
Casella, che gll presenta alcune lettere delloZuccarl scrltte a suo8 a m m in Romo
e fuori, accennaanchealtrecose,oltre
IC duccontenutein
qucsto esemplare, le
qual1 sonoscrltteentrambe al Casella >.
2
- 18 -
- 19 -
daniecheio:ricordainelcitato
mio Studio sui pittori
Zuccari ’).
Tornando a parlaredellararitd
dell’OpuscoIo, dicui
si faoggilaristampa,aggiungeròche
il Mariette,anche
dopo le risposte date
al Bottari, continuava nelle ricerche;
e, nel febbraio del 1765,così scriveva al Paciaudi: 2, e Encore
e ces jours-ci, j’y ai vu un livre qui est apparenlent bien
<< rare; puisque, depuis plus de trente ans, je l’avais cherché
g inutilement,etque
M. Bottari m’a avouén’avoirpas
U &ti: plushereuxque
moi. I1 estde la composition du
a peintreFrédéricZuccaro,etcontient
la relation d’un
(( voyagequecetArtiste
fit enLombardie sur la fin de
<( sa vie 3, B.
I1 Brunetfamenzione
3 degliopuscoli diFederigo:
L’Idea deiPittori e Scultori, Torino, 1607, in foglio picOrigine e Progressidelcolo, chechiamaoperapregiata;
E’Accademia del Disegno, Pavia, 1604, in-4”;opuscologià
pubblicato, altra volta, a Roma il 1585, col titolo : Trattato
dellaNobiltàdella
Pittura, comeriferisce l’ Haym 5); e
Lettere a PrencQi, Pavia, 1604, in-d”,
ricordaanchele
d ì Parma,
ed il Possaggio per I‘Italicc con laDimora
Bologna, 1608, in-4”;soggiungendochequestiultimi
opuscoli sono rari, perchè ne furono pubblicati pochi esemplari.
I1 Brunet indica dunque la causa che contribuì a renma, io ritengo,
dererarelepubblicazlonidelloZuccari;
sia la sola,eche
altra debbaricercarsene
chedessanon
nel fatto che la più parte delle stesse pubbllcazioni non fu
pos ta in commercio.
Trovo,infatti,cheFederigo,nel
suo Passaggio p e r
l’Italia l), scriveva:
In
questo
tempo
feci
ancora,
ad
istanzadelSignorCardmale(Borromeo),stampare
ia
Pavia, il mio llbro dell’Accademia del Disegno dei Plttori,
<< Scultori ed ArchitettidiRoma,che
feci sottola sua
protettione,deiqualinehaveràuno
dal SlgnorCintlo
<< Clementemiogenero
”, ch& gli0 nehomandatobuona
< parte, per distribuire a gliamicletaffottionatidella
<< professione P.
Sul meritoletterariodegliopuscolidiFederigo,vari
furono i giudizienonsemprebenevolie,talvolta,anche
esageratamentecontrari edingiusti.
A quanto il Lanzi asserisce, era opinione che lo Zuccari
si deve
scrivesseperemulareesuperareilVasari;ma,se
credere al giudizio recatone dal Mariette e dal Bottari, non
avrebbe Egli raggiunto lo scopo
Vero è che, se corre distanza tra gli scritti dello Zuca tuttovantaggiodiquest’ultimo,
cariequellidelVasari,
non si pub tuttavia seriamente affsrmare che gli scritti del
primosianodispregevoli,cometalunohacreduto;mentre
anzi, tra i non pochi difetti di forma, il giudice spassionato
~-
1)
Dea I’ltlorz l a d d e o e Federago Zuccarz
dz
Sanl’Anyelo Ln I’ado. Iesi, 189.3,
pag. 59, nota i 14. Di questo Stutllo sto preparando una seconda edizione, con nuovr
ed importanti documenti.
e) Correspondance ingddlte du Comte de Caylus avec le P. Paciaudz, The‘atin
(1857-1765), suivie de celle de I’abb8 BarthelBmy et du P. Mariette avec le M&me,
publ~ées parCharles Nlsard de l’Institut. PangI, 1877. Vol. 2. A questa rmportantlssima
opera collaborò anche l’Illustre blbliografo parmrgiano, Ab. Barbleri Dell’opuscolo
dello Zuccari S I parla al Vol. II. 356.
3) Allo stesso Mariette, edappuntoa
proposlto dog11 opuscoli dello Zuccan, fu
dlretta la lettera XIV del Tomo VI della Raccolta del Bottari.
’) Manuel du lzbrnzre et de l’amateur des liares, par JacquesBrunet,
Cmqulème edltlon. Parrs, Dldot. Vol. F’, parte II, paã. 1543.
n)Blblaolecaztalaana o sta nolzzza del lzbrrrara ataltanl, per F. N. IIaym,
correttaed ampllata da F. Grandonatl Mllano, 1803.
\
l)
Ved] a page 35 e 51 diquesto hbro
4) Credo che il Clemente sposasse Isabella, la maggiore delle fighe
dl Fedengo.
Lettere scambiatesi fra 11 Bottarl ed 11 Manette, merlte fra le Pttlorlclte, al
Tomo VI.
3,
- 20 --
- 21 -
vi trova pregi moltissimi, che li rendono piacevoli ed altamenteapprezzablli.
,4 questoproposito, ecco quantoscrive,semprefiero
censore, 1’ illustre Pungileoni ’):
((
I1 suocapod’opera(diFederigo)
hascrittoin
u fronte: Idea de Piltori,
Scultori ed Architetti. Gettando
u l’occhio su di esso, avrà scorto o potràscorgereagevola mente 2, conqualcaloreEgliraccomandi,agliuomini
u deditiedamant1delleartiimltative,
11 fornire la mente
u dellecognizionichesonodell’ultimanecessitàpergiun(( gere a grado sublime.Peccatochequellecarte,altronde
u dotte, siano da capo a fondo imbrattate da termini astrusi
u edagigantescheespressioni,chespessoastringono
11
u pazientelettore
a rllevarneilsenso,
tra unnuvolodi
u parole. Sacrifici, Egli la chiarezza e la purit& dello stlle,
u al linguaggio delle scuole, non molto confacente
al genio
u delle art1 gentili B.
I1 Pungileopi,dopodiaverdettoche
Mons. Bottari
richiamòlnvitaquestolibrodelloZuccari,conl’averlo
Inseritonelvolume
VI delle Pittoriche; confessache,
a
suo avviso, 11 Bottari fu Indotto a ristamparldperchè,nel
medesimo, di tratto in tratto, si trovano
motta intelligenza
’ dell‘artee desiderio dell’utile.
Dopo di che 3, lo stesso Autore continua: u Io credo di
a non ing;mnarmi punto nel dire doversi, sotto. due diversi
(( aspettl,bilanciareilmeritodiquesto
scrittore, eloè 111
~~~
~~~~~~~
Lettere sullo Zuccall, dirette tlnl Pullgil on1 a Salvatore
Bettl,puhbllcatc
ncl
Gtornole Arcadico, Vol LVI, pag. 195 al 221. Nel mio cllato Studlo sugh Zuccarl,
pur accennando la n o t m , desuntadal Rertolnttl, che 11 Punglleoni avesse scritto del
hostro Fedengo, non fui I n grado,appunto perchè 11 Bertolottl stesso avevadlrnentlcatc IG opportunecitazlonl, t11 tener conto dl questelnteressantlssrme Lettere.
2, Non si dlmentlchi clle 11 Pungtleonl scrlve a Salvatore Beth.
3, Giornale Arcadwo, Vol LVI, pag 107.
i
f d t o dellalinguaedinpropositodellearti.
Perconto
a dellalingua,non
è daseguirsi da colorochesiddnno
u ad isviluppare,conlucid’ordine,
a prò deigiovanistua diosi, i principiidelletre
arti. Perriguardoagl’insee gnamenti artistici, ad onta dei difetti rimproveratigli dal
a Mariette, dal Bottari e dal Lanzi, Egli
è scrittore da non
tenersiinpochissimoconto
B. E conclude
dovernoi
da
essere debitori a Romano Alberti, pel lodevole pensiero,
lui avuto, di trasmettere alla posterith i discorsi tenutl dallo
San Luca;nel
Zuccari,comeprincipedell’Accademiadi
qualicontengonsiutilissimiinsegnamentl.
Federigo,neiduesuoiLavori,cheoggivengonodi
nuovc) offertiall’intelligentelettore,lasciò
la descrizione
del
lungo
suo
pellegrinaggio
per
l’Alta
Italia,
dopo
il
ritornodallaSpagna,e
parlò delladimora,fattadaLui,
nel 1607, inParma, doveeseguìpregevolissimiDipinti.
L’originale dell’Opuscolo, incuiEssifurono,per
la
primnvolta,raccolti,
è i n 4 ” piccolo. I1 primofoglio reca
il frontispizio,qualequivienefedelmenteriprodotto;
e
seguono due pagine non numerate, con la dedica del Parlasca
al Casale.DuealtrepaginecontengonoversidelCollini
e
diunIncerto,alloZuccari.
Dapagina 1 a 48 è il Dfporto perItalia, indiricomincia la numerazione, da pagina 1 a 53, per L a Dimora di
Parma; eseguono,nellaultimapagina,
l’imprimatur e
la data.
Nella nuova edizione, ho invece preferitola numerazione
progressiva,dalprincipioalla
fine. All’ infuoridiquesta
tenue variante e della unità de’ caratteri tipografici, cercai
di seguire,intutto,possibilmente,lacopiadel
FLLelli, che
ritengo accuratissima, e conforme all’originale. Eppure sono
c
\
m
/
- 22 -
- 23 -
cmvinto che la edizione bolognese sia veramente scorretta,
ead essa,piu cheallapenna
delloZuccari,attribuire
si
debbala p!ù partedeglierrori
d i ortografiaedanchedi
sintassichepurtroppovisiriscontrano:
come,del resto,
è certo che tutti gli scritti di
quell’epoca e delle precedenti,
o gli stessi diGiorgio Vasari, nonpotrebberoserviread
un confronto, perchè più non sono quali uscivano, la prima
volta, in luce; ma, nelle edizioni
succedutesi, furono amplamente, almeno nella forma ortografica, correttie perfezionati.
Comunqueapprezzare si voglia 11 valoreletterariodi
questi Scritti, parmi tuttavia che non possa mettersi
menomamente in dubbio l’importanza che essi hanno por la storia
dell’arte e dei costumi e per
la cronaca dei primi anni del
secolo XVII.
Seilmiogiudizio
8 veramenteesatto,esequesta
ristampa riuscirà a cattivarsi le simpatie dell’erudito lettore,
michiameròsoddisfatissimodellepoveremiefatiche:
sarb
anzi felice d i averfacilitato la via, all’insigneAccademia
Romana di Belle Arti, per onorare la memoria
dol primo
tra tantiillustrisuoiFigli,esolennizzare
il terzocentela qualeappuntoavvenne,
nariodallasuainaugurazione,
o primo
principe
lo
Zuccari,
il
fondatore
benefattore
14 novembre 1593 l ) .
Neandrebbelietaanche
la Patria deiduepittori
Taddeo e Federigo Zuccari, che è pure patria mia; la quale
B veramenteorgogliosa
di averdato,pihdiunavolta,
artisti alla illustreAccademia, ed il 13 febbraio 1750, un
altroprincipe,nelpittoreCav.FrancescoMancini,dicui
scrissero: Disegni, bene, colori vagamente e ftc, in Roma,
annoverato tra i primi del suo tempo ‘). Anch’Egli nacque
inSant’Angeloin Vado, l’antico Tiferno Mataurense, oggi
piccolaCittà,che - non degenere da tutte le altre Cittk e
- fu la
TerregihcompresenelcelebroDucatodiUrbino
cuna di tanti uomini illustri, tra’quali, a titolo d i 01101’0, siami
permesso di ricordare il famoso condottiero, capitano Nicolb
FortebraccidellaStella,
il chiarissimocanonistaProspero
Fra LorenzoGanganelli,
Fagnani eGianVincenzo,poi
Papa Clemente XIV.
l) Vedasi 11 citatb mio Opuscolo Dei Pittori Tuddeo e Federigo Zuccari, pag. 44.
MISSIRINI Memorae per servm alla storza dell’dccademra dì S. Lwca. Roma, 1823,
p. 80. Centeszmo Secondo dell’dccademza. Roma, Casaletll, 1795, Relazlone, p. VIL La
comemorazione di questo terzo centenario, venne, per irnprevlste circostanze, rimandata
ad ogg~.II pruno centenarlo fu celebrato il 30 settembre 1896, ed il secondo 11
2 glugno 1795.
Roma, 18 dicembre 1893.
VINCENZO
LANCIARINI.
l) Ved1 MISSIRINI, p. 227. - Le cenen del plttore Mancrnl rrposano a Roma, nella
c h m a di S Bonaventura al Palattno. 11 suo Capolavoro quadrorappresentante i
SS. Pietro e Giovanni che guariscono uno storpio - trovas1 nelPalazzo del Qulrinale.
Sene ammira una copia, in nlusaico, nellaBasIlIcaVatIcana.
-
IL PASSAGGIO
P E R ITALIA,
CON LA DIMORA DI PARMA
del Sig. Cavaliere
FEDERICO ZUCCARO.
DOUE SI NARRANO FRA MOLTE ALTRE COSE LE FESTE, E TRIONFI
KEGIJ FATTI IN MANTOA DA QUELLA ALTEZZA
PER LE NOZZE DEL SEREXISSZMO PRINCIPE FRASCESCO
GONZAGA SUO FIGLIUOLO CON LA SERENISSIDJA
INFANTE MARGHERITA DI SAVOIA.
I
AGGIURTOUI U N \ COPIOS\ NARRATION2 DI VARIE COSE TRASCORSE, VEDUTE, E FATTE REL SUO DIPORTO PER \ E N E T I \ , AlAXT04, MILAKO,
PAT'II, TURIAO, ET ALTllE PAR11 DEL I'IUIOATE.
IN BOLOGNA,
APPRESSO BARTOLOMEO COCCHI, AL POZZO ROSSO.
mI.uc.vw.
Con llcenza de' Superlor).
Ad istanza di S I M O N E PARL4SC4.
- 27 AL MOLTO ILLUSTRE,
ET
REVERENDISSIMO
SIGNOR
ABBATE
OTTAVI0
CASALE.
Sapendo quanto A V. S., Molto Illustre,apporti gusto, anco t r i le
molte sue occupationi, 11 sentirtall'hora nuoue, egratioseinuentlonl
d'alt1 soggettl; e conoscendo quant'ella sia amrca dell'arte Industre della
pittura, e de gl'ingegnosi professori suoi, h6 giudicato bene di presentarle alcune lettere, scritte dal Caualier Zuccaro A suoi amici in Roma,
e fuori Riceuei per somma ventura,ch'impensatamente mi venmero
queste carte alle mani; per hauer occasione di far pih che mai nota la
mia deuotione verso dl lei ; e per apportarle, con questo modo, vlrtuoso
diporto, rappresentandole, in quest1puochl scritti, moltecose, xarle, e
diuerse, e tutte quelle feste, etrionfi particolari, ch' A giorni passati,
con tant'applauso delmondo, furono celebrati dall'hltezze di Mantoa;
raccontate di maniera che fA parere altrui esserui presente. Non hauer&
dispiacere V. S. dl leggere(oltre di clb)nuove, e spiritose inuentioni
di pittura,fatte dal sopra nominato Caualiere, nel suo PASSAGGIO, e
dlporto PER L'ITALIA ; nelle quali opere dimostra benissimo,ad ogni
studioso et eleuato ingegno, la speculatione de' soggetti, l'imltatione
della natura, l'industria dell'arte, et il vero modo della rappresentatlone
delle cose. NB si scosta, come Pittore, dalla Frlosofia; si corne si vede in
alcune ben intese dlfflnitioni sopra il Disegno, date da lui nell'hccademia Innominata di Parma, nelle quali s'allontana da' pensieri del Volgo,
con la grandezza de' concettl, e dell' operationi. Cose che da V. S. saranno meglio intese, che da me dichiarate; E, per fine di queste, humilmente le prego da Nostro Signore 11 compimento d i ogni vera felicltà.
Di Bologna il prlmo di Luglio 1608.
DI V. S. M. Ill. et Reuerendiss.
Detiotissimo Servo
S I M O N EP A R L A S C A .
- 29
-
AL M O L T O' I L L U S T R E
E T E C C E L . T E SIG. C A V A L I E R E
DIPORTO PER LA ITALIA.
FEDERICOZUCCARO.
DEL SIGNOR CAVALLIER
I1 Collini.
È un diporto per certo
(Zuccari) il tuoviaggio,
Non sol per te, che pellegrin camini,
Per c6r del bello il buon, del buono il saggio ;
Ma per noi tutti ancora,
Poiche miriamo ogn'hora,
Ne' tuoi parti diuini,
Opre d'alto valore
Splegate dalla Fama, e dall' Honore.
*S
Dell'isteriso.
Al medesimo.
Se dentro A picciol campo
Tal' hor (Zuccan) apporti
Con uiuaci colori
Santi, Regi, Pastor, Ciel, Stanze, e Fiori ;
E uiui fai spirar gl'huomini morti;
Merauiglia non 8, ch'in poche carte,
Descriui à parte, A parte
Di tanti illustri gesti historia piena;
Mago al veder, et all'udir Sirena,
Ws&
D'incerto.
Zuccaro, la tua penna
È così dotta, quanto
Siadotto il tuo penne1 nel proprio vanto;
Anzi l'un 1' altro accenna,
Che, conmirabil'arte,
Fai che scriua 11 color, pingan le carte.
FEDERICO ZUCCARO.
A L MOLTO REVERENDO, ET SEMPRE OSSEIìUANDiSSIbIO
I L SIGNORPIERLEONE
CASELLA,
SAILUTE.
Ilauendo un puoco dl tempo otioso, m questi gorni dlCarneualc,
mentre io ne sto così, presso 11 fuogo, necessitato da cotant1 gran freddl,
che qui rendono le grosse neui, e ghlacclgrandlsslml che abbondantemente in questa stagione 1'Aere versa; in uece di ueder Maschere, a n dare A Festini, b comedle, che da allegri Glouanl fannosi,mipiace
passarmela un puoco cou esso lei ; dellaquale, molt1 mesi sono, ch' IO
non ne hò hauuto nuoua come ella fors1 dl me : cosi B dunquele fi)
sapere (Iddio lodato) 11 mio ben stare, come parimente dlslo dl lel, et
de' buoni amici, i quali, con questa, tutti insieme dl cuore saluto 6 pur
ragioneuole, Sig Casella mlo, tall'hor dar nuoua e segno che slam V ~ V I
Amor sprona il deslo, el desio que:la
Voglia di hauer dell'amico nouella
Mi souiene, che di Veneha la salutai, glA duoi ann1 sono, dandolo
auisodel fine dl quel mio quadro dl Alesqandro III et Federico Barbarossa, posto nel gran Conseglio, et de la soddlsfattlone data, et riceuuta da
quella Serenissima Republica; che, oltre dl una recognhone honoreuole
di millescudi, etuna Collana d'oro, con tltolo di Cauallere dl quella
Republica, fui honoratamente riconoscluto. M1 db a credere,che V. S.
sene rallegrasse, come quella che fu buon mezzo à farmirissoluere
h quella andata, per la chiamata dl quel Signori Illustrissimi in Venetia;
et, se bene io non hebbi risposta da lei, n& dal Slg. Chnstofano Negosant1
- 30 Cannonlco in S Marco ; db la colpa allapartita mia dl Venetia, poco
appresso, per la chiamata delSlg. Cardinal Boromeo à Milano, et per&
andassero A male le lor lettere, essendoio statosempre in continuo
moto, hor qua, hor 18; s1 come 11 genlo m10 a viaggl mi h9 sempre
mosso, et le occasion1 honorate ml u’hannofatto sempre strada: per
tanto non ricusai l’andatd per tornare à riueder Mllano, et quella parte
di Lombardia; et hora, con altra che successe, poi il Plemonte, oue hora
mi ntrouo; et così raggirare la terza uolta I’Itaha, se non 4 la quarta.
Poiche la prima fù quando passai in Francia, ad iastanza del Cardinale
di Lorena, buona memoria, già tanti anni sono, alla creatlone di GreInghilterra
gorio Papa XIIL, et di Francla poi passai in Fiandra, e in
A mio diporto; et la seconda quando passai in Spagna alla creation0 di
Sisto Quinto; di maniera che dm terzi, anzi quattro quinti, di m a uita
hb consumato in uiaggi. MI accorgo ch’ ella, come anco qualche altro
amico, vorrebbesapere quel che io abbia fatto in questo tempo in
Milano, et in altrl luoghi, oue sono stato fin hora; et quello chio abbia
veduto di notabile, et chi mi trattiene hoggi qui In Tunno, & si lunga
dmora fuori dl Roma, et di mla casa, nell’et9 in che mi rltrouo: desiderio di amico amoreuole
Tutto restringendo quanto potrb, procurerb sodisfarla ;ma perche mi
accorgo, che non potrb essere tanto breue, scusarete la dimanda; et pel
desiderio di darle soddisfattione, farb non una lettera ma una narratione
dl più cose, uiste, et passate, che non seranno, secondome, se non di
gusto, e trattenmento suo, et de amoreuoli amici; pascia che in questo mio
uiaggio hb visto, et passate uarie, et diuerse ricreationl, cose degne tutte
da essere intese; sì in soggetto di hauer visto rarij luoghi di deuotione,comedi spasso, et di piacere ; Palazzt, glardini, et fontane, che
non inuidiano quelle di Roma, b di Fiorenza, Paesi con laghi delitiosi,
caccie seluatiche, et domestiche, pesche diplù sorti, Comedie, et spassi
diuersi; correre la slizza per l’aggiacciata neue, danze, feste, e conuiti
Reg1 , Campo di armi, rassegne di Caualieri , abboccamentode’ prencipi, e tante altre cose,che non posso mancar, ragionando, fargliene
parte. Dalla partita di Roma,come ageuolmente ella si pub raccordare,
che fù di mezo Giugno del 1603, quella Estate passai, con mirabil gusto
nella nattua patria mia,con parenti, et cari amici, et in Vrbino particolarmente appresso il Sign. Ducamio Signore, dal quale nericeuei
molti fauori. Spirata l’Estate, et quei gran caldl, A tanti di Ottobre,,seguendo il mio viaggio, gionsi in Venetia, A dar fine, come feci, a quel
mio quadro gi& detto, chera rimasto %perfetto gi8 molti anni Prima*-
- 31
-
com’ella sa, doue che in sei Mes1 spediJ di quel poco, che vi restaua,
A soddisfattione di quei Serenissimi Signori. Chiamato poi, come hb
detto, dal Signor Cardinal Boromeo & Milano, ui andai a mio diporto ;
fermandomi, oue uno, oue duoi giorni, à Padoa, Vicenza, et Verona, A
rluedere amici uecchi;etacqutstatine di nuoui, conmolte cortesie riceuute, passai & Alantoa & rivedere quella ClttA, e le belle opere di
Gmlio Romano, et altri ; e per vedere una gran bella Comedia, che faceua fare quel Duca, essendo nel findel Carneuale ; la quala f u ueramente nobilissima, e Regia, per gli apparati, et ogni altra cosa, con
quattro , ò sei cangiamentl dl Scene, con lntermedl~stupeildissiml; in
somma fù cosa degna di un tanto Prenclpe; et lì mi trattenni per questo, tre, ò quattro giorni. Non sb, come S. A. Intendesse ch’lo ero costi
dl passaggio, douemi conuenne andarle à far riuerenza; et mostrando
quell’Altezza desiderio ch‘ 10 mi fermassi alquanto seco, scnsandom’io ,
che era di uiaggio per Milano, ad mstanza del Slgnor Cardinal Borome0 , S A. volse ch10 le promettessi, spedltoui dal Slgnor Cardmale,
di ritornare, (si comepol feci, et u1 stetti sette mesi) e seguitai 11 mlo
uiaggio, per Cremona oue fui trattenuto duo @om1 da hlonaignor Illustrissimo Speciano, Vescovo di quella ClttA, et rlulsto le opere del Pordenone, del Campi, et altri, gionsi & Mllano, et dop6 quattro, i, sei giornl,
ne’ quali di nuovo reuista la cltth, et le opere dl molti, 11 Slgnor Cardinale ml mandb à Pauia, et lì feci noue, mesi, et sette che ho consumato
sin hora qu8 in Turino, e sette in Mantoa, facendo i conti con tre mes1
che stetti in Vrbino, e sei ln Venetia , sono sin hora trentadui mesi,
che son fuori di Roma ; sicch6 vedete Signor Casella mio, come 11 tempo
uola; e t io ne partij solo per star sei, b otto mesi, per l’occasione sola
di Venetia; che se
io hauessl roluto, b volessi plgllare altre occasioni,
cheglornalmente misono state, et sono presentatea gusto cl1 diuersi
altri Prencipi, et Signori, non potrei sperare riueclere pi6 il mlo Monte
Pincio, il mio Tugurio, pur fatto con tanto mio dlporto ; hauendo martello di riuedere Roma,Amici, Flgliuoli, e nlpoti. Per6 ho procurato
di sbrigarmi sempre di tutti i luoghi, come parirnente farG qui, piacendo
à Dio, in occasione cosi principale, et singolareche in uero non h6
potuto, con honor mio, ricusare; et di questa, spero In Dio, anco sbrigarmi, et quanto prima potrò, per desio dl ritorno ; trouandomi nell’eth,
ch’iomi rltrouo di sessantatra anni, bramo riposo hoggimai, et u m r e
un puoco à me stesso, si come desidero, se Dio mi da gratia di rltorno;
ma sono inuerotanti i favori, e cortesie, che io ho semprericeuuto
in ogni Iuoco, et riceuo giornalmente qu8 da questa Altezza Serenissima
- 32
-
per sua gratia, et da tutti questi Signori; che aggiuntaui la
buona complessione, che il Slgnor Dio ml dona per sua misericordia, et bontb, che
non mi fasentire, b patir disagio alcuno, sì mi trouo dispòsto, et
sano(mercealSignore)chepassareiancoradl
nuouo, inquesta et&,
questegrandi Alpi degli Apennini, che chludonoI’Italla; ma contentianci.
Hora son per dirle quello che ho fatto in Pauia, come in Mantoa, et
quello che ora stb fdcendo quh in Turino et, di mano in manoile cose
aiste, più singulari. Gionto in Mdano, 11 Slgnor Cardinale ml mandbb
Pauia nel Collegio suo Boromeo, oue uolse, ch‘lo facessi, come feci, una
grande Istorla à fresco, in testa di un gran Salone, in detto Collegio, la
“quale è alta 36 palmi, e larga 40, sottola cornice, che ricingetutto
ilSalone: I1 soggettodellaIstoria,
6 lacreationealcardinalato
del
Beato Carlo Boromeo, rappresentando la Capella, et Concistoro pontificio,
et PIOIV. che pone il cappello in testa al detto Beato Carlo, e t insieme
l a corona, et ghirlanda di Cardlnali a torno, con molti Prelati, et altra
gente d‘ogni sorte, & uederedettaatlone,si
come sucede. Lefigure
prlncipall eccedono una uolta, e mezza il naturale, di altezza ; et mentre
io diplngea questaIstoria, bme pareaesserein
Roma, trattando col
Pontefice, et Cardinali, et tant1 altri Prelati et Slgnori; chè a caso mi
veniuano figurati al naturale, alcuni che
plù l’ huomo hh nella mente :
i l restante du1 Salone, che in uolta, è tutto Istoriato dellautta, et fdtti
diquesto BeatoCarlo Boromeo, di mano del SignorCesare Nebia da
Oruleto. In quest1 9 mesi, che non si perdè mai un ora di tempo, non
mancammo il Signor Cesare, et 10 plgliarsi molte rlcreationi, in diuersi
luoghi, dentro, et fuori della clttà, come alla Certosa non molto lontano
da Pauia,plùuoltea
Mllano, et all’intorno à certe solennità, et feste:
finito poi 11 fresco di questa Istoria, mentre che la mia, et un’altra simile
del Nebia si sciugavano, per ritoccarle come pol fesslmo, il Slgnor -Cardlnalecimandb
A vedereilMonte di Varalo, duegiornatedilàda
Mdano, verso settentrione; luogo notabile, et degno certo ch’lo glle ne
dia un puoco dl ragguaglio.
Questo Monte B à piedi de i Monti, che diuidono l’Italiada Sulzzeri, et altri tramontam ; esso Monte, solo frà molti che g11 sono appresso e contigui, t! vestito di Alberi, e molta verdura, per lo quale si
ascende piaceuolmente per scale fatte à mano artlficiosamente: ma prima
che saliamo 11 Monte dwb, che a piedl di esso UI è una assai bella terra
b uillaggio, che ritiene il nome del Monte; et, per mezo di essa, vi passa
un gran torrente, b fiume, detto la Sesia, che wene da detti monti assai
- 33 precipitoso, il quale poi uaserpeggiando
più quietamente, etrinfrescandouna belllssima campagna, à mezo giorno fertile,e grat!osa: Q
Ponente, e Settentrione sono li gi8 detti monti alpestri, et sterili; tant@
che questo monte di Varalo è una delizia per se stesso, e appresso poi,
Per l’artificio di molte Capelle, che salendo si trouano, e per una longhl9
sima Scala di Plctra dl trecento, e più scdinl, tutta diritta, la qual j prima
uista mostra di condursi al Paradiso, (quasi la scala di Giacob) Alla sommita di questaui è la Capella del riposo, e puoco appresso alcune altre, sin
che si arnua alla sommità del monte, 11 quale peri, non è molto alto, che
u n miglio in circa dl salita in giro, e tutto placeuole, con dluersi riposi;
alla sommita i! circondato con un muro, quasi un’altro miglio di circuito,
dentro la qual circonscrlttiono ui 6 princlpalmente una Chlesa oficiata
da Frati di S Francesco, non molto grande; d’intorno poi per tutta la
sommita del monte, rlserrate u1 sono da quaranta Capelle, lontane l’una
dall’altra un tiro dl pletra, e plù, et meno, et in clascuna di dette Capelle è rappresentatounmlsterio
dellaulta,
passione, et mortedel
nostro Slgnore Gesù Christo, ad imitatlone di Terra Santa, di slngular
deuotione, per uedersi in esse, rappresentate al uiuo, tutte le figure, et
misterij di rilieuo dl terra cotta,colorite, che uiue, et uere paiono.
In quella state, per mlo gusto, prlma che io vedessi il detto monte
di Varalo, andai a vedere la Madonna di Crea, sul Monferrato vicino a
Casale, lontano trentase1 mlglia da Pauia, la qual Madonna dl Crea è sopra un Monte, anco esso bellissimo, et di bellissima vista più assai d l Varalo,havendomaravigliosavlsta
da tutte le bande;nella sommltb d i
detto Monte, v’&una Chiesa più bella, et più grande dl quella dl Varalo
assai, ove stanno Canonici regolari della Pace di Roma; et questo monte
è parimente fabrlcato ad imitatione, et concorrenza di quello di Varalo,
con le dette Capelle, à luoghi, à luoghi, con le figure di terra cotta, colorlte d punto come quelle di Varalo, salvo che qulvl si fanno i mistenj,
et Vitadella Madonna, e quelle di Varalosono del Slgnore,si come
dissi: questo non è ancora perfetto, che non serà men bello, che quello
diVaralo,anzi
molto pi^, e plùordinato,
etle figure tutte diassai
buona mano, ue ne sono molte pnncipiate, e tutte di diversi Prencipi,
e Signori che, per lor diuotione, le fanno fare; saranno queste ancora
da quaranta e piùCapelle; sin hora ve ne
sono di finite da sei, ouer
otto, et altre tante principiate, vna frà le altre, che è la maggiore e la
piG eminente, su la sommitb del monte, in forma rotonda, con
un portico & torno, che gode lutte le vlste di tutte le bande. in questa u1 si
fA l’hssuntionedella Madonna in Clelo, che certo sarà bellacosa; ch&
3
- 35 -
- 31 ui sonoduoi
Scultori Fiamenghi, et un Milanese valent‘huomini, che
vanno facendo delle dette figure di terra; nella parte di sopra Q il Paradiso, con la Madonna, nella parte di sotto, 6 gi9 figuratol’Inferno,
che certo B talmente spaventoso, che le donne, e fanciulli non ardiscono
approssimarseli. Questo monte di Crea B distante da Varalo da settanta
in ottanta miglia, Crea à mezog1orno, et Varalo h Settentrione: Vicino
4 Varalo verso il Lago Maggiore, distante dodicimiglla in circa, se
ne paraun
altro Monte, etornato con lavita di S. Francesco, e
tutti saranno bellissimi et dimolta ammiratione, che certo è stata inuention bella, et di gran deuotlone questo mododi rappresentare detti
misterij, in dette Capelle, i quali misteriJ occupaao tutta la Capella, che
non ui B altare, nB altro che esse figure di quelle Istorie; appresso poi
tutte le dette Capelle sono dipinte A fresco a le pareti delle mura, con
paesi, figure, e prospettive che si accompagnano benissimocon le figure di rllievo al soggetto dell’ Istoria, et tutte dl buona mano, massime quella delMonteCaluario,
h Varalo, dimanodi
Gaudentio di
Ferrari Milanese, che fh discepolo gi8 dl Rafaello dl Vrbino, la quale
4 tale, che merita, ch’io ne faccia particolar relatione. Questo Gaudentio
Pù di spiritoso ingegno, et di maniera gagliarda; in questa Capella del
Caluario h&fatto gran parte delle figure di rilievo di sua mano, et le
pitturetutte a fresco nel muro, gratiosee belle, che accompagnano
1’ Istoria, di lontananze e paesi ; fra queste figure di rilieuo di mano sua,
sono quei manlgoldi che gluocano a dadi sulaveste del Signore, che
fanno gesti, et atti degni di queisciagurati;vi B appresso un gruppo
di figure, dellaMadonna Santissima addolorata, che camina verso la
Croce, aiutata dalle Marie, et,S. Giovanni appresso, che no sb qual
Scultore de’ migliori, meglio hauesse fatto, et meglio espresso il dolore et l’afflittione della Madre, la compassione et lamento delle Marie
che sostentano la Vergine, che ne vh con le braccia aperte per abbracciar la Croce, alzando latesta h mirareil figlluolo in Croce, ou8 si
scorge l’estremo dolore, c’hebbe la Vergine in tal uista; gid sono fatte
le teste, mani, piedi et panni bel lis am^, et non solo è questa Capella
con dette figure di rilievo di sua mano, ma le pitture ancora delle pareti,
come hb detto; e, per brevitd, alcune altre di molta lode lascio, et altre di
altri pure di molta deuotione, e spirito tutte ; ma quella che fa pianger
communemente le donne, oltre i misterij de glistrazijfattialnostro
Signore, nel menarlo da Herode A Pilato, et flagellarlo, è la Capella degli
Innocenti bambini, ou’è espressa< tantabene Ia crudelta di quei Soldati, et
ministri diHerode, nell‘uccidcrli; et le madri scapigliate, altre aiutarsi
‘
!
l
con morsi, et calci da quei cani, altre piangere I figli morti, chè smembrate le viscere de’ proprl~fig11 per terra vedono,con SI pietosomodo
che commove veramente tutti a dolore: sono, dette cose, di rilievo, coYorite,come hb detto, che paiono vere, e veri gli effetti istessi.
Viste queste etaltre cose, la guida che ci haordinato il Signor
Cardinale ne condusseadArona
Castello, e terra di sua Signoria
Illustrissima, su’l Lago Maggiore, distante da Varalo 15 in 18 miglia,
ove lo trouammo; et qui si fermammo quindici glornl h spasso, godendo
con varie pesche, et diporti, quel luogo I1 Slgnor Cardlnale ci volse
anco far vedere una sua bellissima Isoletta, dettala Boromea, dentro
venti migliamezzoilLago,
trà le montagne, a mezza giornata da
paesi de Suizzeri; questa B di mezzo miglio di circuito tutto scoglio, però
pieno diCedri, Naranci, e Limonicon Giardini di singolar bellezza; e,
tutto questo, fatto a gran studlo et artlficio di mano, sopra a detto scoglio, con un palazzo di molta ricreatione; et appresso dl questa, a mezzo
miglio, due altre Isolette vi sono, ma minori, habltate da pescatori. in
questo tempo non stessimo totalmente otiosi, perche 11 SIgnor Cesare
Nebbia, et iofacemmo due quadri, à fresco, in duo pilastn di una Capella di Sua Signoria Illustrissima; io feci una Pieth, con San Bernardo,
.et la Madonna chetiene Christo morto, con quattro Angioli che tengono quattrotorce alla grotta del sepolcro ; et 11 Signor Cesare fece
San Bernardo che scrive
della Madonna; et questi finiti A fresco,indi A poco
ritoccatili, ne passammo verso Milano A uedere altrl luoghi all’intorno,
come 11 Glardlno del Signor Conte Pirro ad IgnA, ornato di fontane
tanto ben fatte con artificio, cheRoma et Fiorenzaalsicuro non ne
hauranno di piùbelle, nè più riccamente ornate con statue di marmo,
assai buone diScultori moderni, non-potendone hauer degli antichi.
Per San Giovanni poi, fummo condotti da alcuni gentilhuomini a Monsa,
s u e uedemmo la tauola di argento, scettro, e corona dl quella Regina,
che ui abitb e lascib molti tesori, che tengono in gran ueneratione, con
l a gallina, e pulcini d’oro, et altre cose h i luoghi loro bellissime, che
per breviti lascio ; et poco meno, che noi arriuammo A Lugano, al Lago
di Como, Bergamo perveder la Capelladel gi8 M. Bartolomeo, etc.
sì eramo desiosi di ueder tutto: in questo tempo feci ancora, ad istanza
del Signor Cardinale, stampare in Pauia il mio Libro dell’hcademia del
disegno dei Pittori, Scultori, et Architetti di Roma, che feci sotto la sua
protettione, de quali ne hauerh dal Signor Cintio Clemente mio genero,
che glie ne ho mandato buona parte, per distribuire h gli amici, et affettionati della professione. Speditomi di Pauia, et dal Signor Cardinale,
-- 36 -
- 37 -
il primo @orno d i Decembre passai a Caealedi Monferrato, la seconda
volta, per tornare à riuedere 11 Signor Duca di Mantoa, oue era stato
tutta quella state, per farli riuerenza,
et uscire dell’obbligopromesso ;
il quale seco mi fece trattenere alcuni giorni à spasso, nel qual tempo
mi trouai all‘abboccamento, che fece sua Altezza, con l’Altezza di Savoia,
per lo parentado, che all’hora si concluse col Prencipe diMantoa, et
una delle Infanti di Sauoia, che fu cosabellissima, et notabile à uedere,
et menta, ch’io glie ne dlaconto, non gib puntualmente, che sarei tediosotroppo, ma, cosi succintamente, glie ne farb una bozza.
Hauend0 determlnato queste Altezze Serenissime abboccarsi insieme,
11 Slgnor Duca fece uenire 11 suo amato figliuolo da Mantoa per questo
effetto; et, giunto 11 Prenape, una mattina si partirono (com’lo) da Casale, et ci fermammo la sera A Livorno, Castello b Borgo, uenti miglia
distante verso Turino, oue la mattina seguente, dopb desinare, S. A con
la sua Corte, si mossecacciando, per passatempo, verso i confini del
Piemonte, come parimente fece l’altro di Sauoia:se ne veniuano detti
Prencipi nobilmente accompagnatl da propriJ loro cortegiani, et Caualien, conbuon numero, et oltre le loro guardie de’Soldati, et Caualli
leggieri, vi concorse appresso tantonumero de paesani da uillaggi, e
Castelli intorno, 8 cauallo et a piedi, con donne, e fanciulli, per uedere
questo abboccamento, che, si come erano in una grandissima campagna
piana, per quella sparse, ungrande esercito tutti insieme assomigliauamo, e b prima uista, di lontano scoprendosi, sentiuasi gli uni, et gli
altrl trombetti, con allegro suono, salutarsi per ben trouati insleme, facendone la foresta risuonare; uedeuasi ancora i messaggieri di una parte,
etl’altra à piedi, et à cauallo, moltiui erano con cani A lassa, altri
con sparauieri et falconi, presentandosi delle caccie, che haueuano preso.
Come furono aprima vista diconoscenza, bcmquanta passi vicini, i
Prencipi;fuil
primo à smontare 11 DucadiMantoada
cauallo, col
Prencipe suo figliuolo, et tutto ad un tempo il Duca di Sauoia di carozza,
et tosto chefuronob presso, si abbracciarono; quindireiterandosi le
parole l’uno b l’altro cortesamente, non sipotria facilmente contare
I’allegrezza, etfesta che il Serenissimo di Sauoia fece al Prencipe d i
Mantoa,bellissimo giouane senza pelo almento,
abbracciandolo, et
baciandolo caramente, comefigliuolo, et genero, che non si potea da
lui distaccare, per mirarlo, et contemplarlo; dovedopo molti discorsi,
et ragionamenti piacevoli tra loro, si diedero a fare conoscere, ciascuno
la Corte sua de’ Signori, et Caualieri; et finito questo colloquio, che
dur6unagrossa uora in piedi, senza muoversi di luoco, oue prima si
abbracciarono, essendo l’hora tarda, si licentiarono per quel giorno, ritirandosi pure la sera noi A Livorno, et quel cl1 Sauola ad altro suo
luogo conuicino. La istessa notte, mandato quel di Sauoia ad inultare 11
Duca di Mantoa, così al giorno non molto mattino, andammo oue 11 passatogiorno l’Altezze incontraronsi lui poco appresso;etincontrates],
di Cauallo,ma fattosi lunga,et
questa seconda uolta, nlun simosse
il Prenclpe , nouello
cerimoniosa accoglienza, accarezzato dinuouo
sposo, si posero a caualcare agiatamente, hauend0 quel dl Mantoa fatto
ogni sforzo per dar la mano destra a quel di Sauola,ma dopo forzarsl
molto, donato la mano deritta al Serenlssimo di Mantoa; dopb loro seguendo, il Prencipe fu preso in mezzoda duo princlpali Cavalieri della
Nontiata, Ordlne di Sauoia; et cosìcaualcammo, forse un’hora e meza
di longo, et giuntl in un Gasale, b grancia, che dir vogllamo, alla campagna detta la Boscarina, uicmo à Cigliano, nello Stato dl Sauoia, et qul
quelle Altezze fermatesi, si ritirorno à pliì stretto et segreto colloqulo,
oue stettero un altra hora buona, poi si posero a tavola con sontuos~sslmo conulto, etbanchettosolenne;
nè à tauola u1 era altro che essl
tre Prencipi, et tutti da unaparte, primo Sauola, pol hlantoa, terzo il
Prencipe; no1 altri cortigiani, et tuttl, fossimo benissimo trattati, n& io
mancai dl fare un brindes 8 gli amici di Roma; spedito 11 banchetto,
che era ben tardi, et le cerimonie tra questi Prenclpi, ciascuno si ntirb
al suo luogo, quel di Sauoia a Cigliano, et Vercelli, et noi a Liuorno, et
Gasale, et de Gasale à Mantoa per lo Pb; il quale fiume, per la staglone
bellissima, che era stata giA plù mesisenz’acqua,se ne correva fiaccamente,
e t perciò stentammo, et passammoperico11 et disagi, per multi impedimenti di legni, albori sotterrath nell’aluio del Pò; pur con l’aiuto dl Dio,
glungessimo salui in Mantoa 11 giorno d l S..Tomaso alIl 22 Decembre. Sua
Altezza, col Prencipe, in carrozza volarono prima di no1 in Mantoa.
Hora eccogli fatto un viaggetto parte per terra, e parte per l’acqua,
di plù cose precesse, et narrate di passaggio; ma fermateul, chè se bene
son yuì a presso il fuogo, così scriuendo, con buona gratia sua, et di ch1
mi ascolta, mi scalded un puoco i pledi, et anderò a cena, sentendomi
chiamare, perche I’hora Q tarda; dandole la buona sera, restate in pace.
3
.
.
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Dlmane io vi aspetto
Tra Dame, e Caualieri,
A gustosi piaceri,
TrA feste, e tr8 conuiti,
Tra liete danze di guerrieri arditi.
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C’
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Gran torto farei all’amlcizia nostra, S’ io non le communica3si, (prima
che altro ledlca di Mantoa, così per Intermedio del dlscorso) alcuni spassi.
che sono qua il Carneuale, assal diuersl dall’uso di 18, et col parteciparne
così con lei, vengo lnsleme a raddopplarmi il diletto, et gusto auuto.
Deue dunque sapere,che questi popoli di qua del Piemonte in spetie
son molto dediti A conuiti, danze, et suoni, et perb 8 tra loro.questo
prouerbio: al popolodi Turino, pane e vino e tamburino. Si come i Romani soleuano fabricare teatri, et culisei, per dar spasso al popolo, cos3
quA non CI 8 Villa,n6Castello, b CittA, che non abbia luogo publico.
di feste, et danze; come, in particolare,frascategrandi, con duplicate
colonne di pietre bene ornate, oue le feste, et tuttol’anno il popolo si ricrea
ballando, et danzando: ma lasciamo queste feste et balli della plebe;
diciamo delle nobili, et de conulti Regi, non solo di sua Altezza serenissima,ma di molti Signori Caualieri ch8 in questo tempo,di Carneuale
in spetie, fanno h vicenda feste, et conuiti, una sera per ciascheduno;
nelle quali feste, danze, et conuiti, u1 si ritrouasempre sua Altezza
Serenissima, che così conferendo al gusto del paese, non si sdegna comparire A queste feste, che si fanno la notte; il giorno pol corrono la
shzza, che B la plù gustosa cosa, che si faccia 11 giorno, in questi tempi
dl ghiacci e di neui gelate; hauete dunque da sapere, che la notte si
fanno le feste, et ComedJe, et il giorno la detta sllzza lmmascarati; le
dette feste della notte ne hb uisto da tr8 b quattro bellissime, et queste
mi bastano. Questa sera ero inuitato ad una di queste in casa del gran
Cancelliere; ma, tirando questa sera un’aria fredda penetratiua, ml contento danzare così, con loro, appresso i1 fuogo, ch6 queste feste in questi
tempi si comprano conmoltodisagio,
et lascio la cura di registrarle
sera,persera,a
questi giouinotti, etal m10 compnr Rocco, che se
ringiouanisce, non lasciandone una, massime delle Comedie, e si 8 affrattellat0 con un Fritelhno, et con un Arlechino, Gomicl, et con un Pantalone, che non sene stacca un pi8 lontano da loro; questi mlei son
iti tutti A feste per la CittB, et comedia, che questa sera auanti le Principesse si fh; non uoglio auer loro inuidia, ch8 si torna A meza notte
tremando di freddo. Hora io sto accordando la mia cetra, et conuitando
le Dame, et Caualieri, tra quali non sdegnerB comparireancorasua
Altezza Serenissima, B danzare vn gratioso ballo, come suole spesso fare
gentilmente, lasciando poi guidare, et far guidare alle Dame, et Caualieri, mille balletti in giro, far la ruota,la zoppa, la ritorta in dietro,
einnanzi,rubbarsi
le Dame l’unoet l’altro B mezo il ballo, et simil’altre gallanterie. Ma lasciatemi, per gratia uostra, prima ch’io dia.
ordine adaccomodare le Dame, etpreparare la mensa. Douete sapere
amicl cari, che A queste feste, et festini nobilisi lnuitanotrenta, quaranta, et cinquanta Dame, gentildonne nobili, et principali, bellissime, et
gentili al posslblle, chè quB è bellissimo sangue d i huominl, et di donne;
poi gli ornamenti loro sonouezosi, leggiadrietgarbati,
ch’io non sb
doue più, et meglio le gratie, et gli amori giuochino, et scherzino, masrm1, anzi
sime nell’inuentloni, dl conciature di testa, nonconmolti
pollti, b con pochlsslmi,ma c011 ciuffi grandlsslml di capelli, di ueli, dl fiori,
e mille altre galanterie: se ne uolete uno spoluero, eccovelo; primo un
gran palmo di cluffodi capelll;le più li portano lisci, et distesi, poi
sopra A questo un altro ciuffodivelo, che tallora alza un altro palmo,
et nel mezo questo velo, alla sommita, u1 pongono unaltro gioiello A.
guisa di rosetta, con perle, rubini, et diamante, aggroppato con fettuccla
chelegadetto uelo sopra il cluffode’ capelli ; etdetto uelo 8 tempestatotutto di non sb che mosche nere, grilli, farfalle, b zampane, che
siano, di muschIo,di vetro, che sb io, rappresentando quasi la copia
B torno, come fanno quelli animaletti alla
degli amanti che lor girano
c h m a fiamma del lume; altre li coprono di fiori di plil sortj, b naturali,
b artificiali, etdetti ueli chi II porta blanchi, comebiancobambace,
altre gialletti, azzurini, pauonazzettl, ò di quale altro colore che pili al
loro gusto aggrada; dl dietro St quest1 duo ciuffi, uno appresso e superiore all‘altro, che auanzano talhora due palmi soprala fronte, vene
appoggiano alcune uolte un altro di dietro de gli istessi lor capelli dopplato, con una fettuccia gentile, et trecciainserta, con la quale silegano la testa; lasciando la nucca liscia de’ propriJ capelli, senza scuffia
alcuna, ma con tante fettuccle di pi6 colorl; con che fanno crocette, groppi,
rose alle tempie, conlaccioli di mille sorti che son proprie reti, panle,
et lacciuoli dei miseri innamorati, chè le accorte, et gratiose Dame, COnoscendo la sciocchezza de gl’uomlni, che dl si fatte nouelle s1 complacciono, mirandole, et uagheggiandole, accrescono altri fioretti, et bagatelle,
che tr8 i capelli di oro biondi, et oscurl, fanno gaia, et leggiadra uista,
si la parte di dietro, come al dlnanz1,conplume Arioni, et tante altre
nouelle, che non sb se Venere,Flora,et Giunone Dee della vanhi, et
quclle della lasciuia mai tante ne facessero; appresso pol 11 soliti collari
di Zenzlle, con lauoretti di seta, d l oro, tremolanti, et grandi come fonde
dl botte. Ui hb uoluto cosi particolarmente descrluere queste leggiadrlssime conciafure, accib posslate darle bene ad intendere alle uostre
Reuerende Madri,accib sappiano acconciare bene latesta alle pupule
I
de gli Altari.
J’
-.
-.
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.........................
uede parimente l’aplit8 della Dama d lasciarsi solleuare, et la forza del
Caualiero in alzarla, et nel calme; per mercede dl tante fdtiche, che sh
destramente fare, ne prende un baccio gratloso, che qui si permette per
creanza. Eccoui fattala Nizzarda, che se hauestesentltoil
suono,
avresti il tutto molto pid gustato compltamente, che tutto tempo dl
suono si fa leggiadrissimamonto. Succedono ln queste danze tall’hora
gratiosi accidenti, come l’altrasera,che nel glrare che fece il Caualiere et la Dama con quella furia abbracclatl h fdre il glro de 1 salti, se
aggropparono i panni della Dama al piede del Cauahere, dl sorteche
caddero ambi duoi in terra, la Dama dl sotto, et 11 Caualiere di sopra,
con risa, et Festa doppia; ma perche sono casí fortultr, non ui fu altro
ch0 un poco di rossore.
MB douemisono io lasciato condurre ii narrarui queste bagatelle,
et queste leggierezze, che la Reuerentia sua forsí si sdegnerd sentxle;
ma poichè 6 Carneuale si permette qualche cosa dl passatempo.
Queste sono le Feste N o b h , et principab, oue alle uolte compariscono, come l’altrasera,
belllsslml concerti dl maschere B llurea,
come quella che fece il Signor Duca di Kemurs, et altri Caunlien, ln
far comparire la Regina Tremibonda, da part1 lontane, che ueniua a uisitare il gran Re dell’Alpi, in queste sue feste, con mandar Ambasciatori
auanti a salutare esso Prencipe, cioè S. A. Serenisslma, facendole comparire prima un Corriero con stluah,et speroni In ple3,et feltro &
torno, con un ualiglno sotto 11 bracclo, che pose sublto in terra, mostrando dl essere all’hora, all’hora scaualcato, et presentatosi A S. A. le
dA nuoua dell’arriuo della sua Regina, presentandolo un mazzo dl lettere, dl Sonettl, et Canzonibelllsslme stampate, che S. A. sparse, et
gettb alle Dame, et Caualleri; appresso vennero cinque Paggi, saltando
et danzando, con due torcie accese, per uno, nelle mani, uestlti alla moresca; et finita la lor danza, diedero letorcíe In mano ad altrl Paggi
di S. A. et essi presero gentilmente vn gran tapeio, et danzando parimente, et ballando, lo spiegarono, et poi lo distesero in terra, et ui posero sopra una sedia bellissima, addobbata per In Regma; fatto questo,
uenuero auanti cinque gent~lhuomini della sua Corte, uestlti à viaggio
nobilmente a foggia straniera, con mascarina uecchletta, et gobbi tuttl,
saltando, et danzando una bella, et gratiosa Moresca; appresso entrb
dentro la detta Regina con un drappello di Dame, pure con hablti pellegrini, ballando, et danzando gratlosamente tutte, et alla Regina portaua
lo strascino della sua ueste un gratloso Nanmo, fanciullo, che danzaua
ancor egli dietro alla Regina, gratiosissimamente: finita la Danza la Re-
Delle uesti poi, nulla ui dico; ch8 non uì 0 cataluffa, seta, ueluto,
brocato, telette d’oro, d’argento, et quanti ueli, et zendadl tesse mai
Aragna, et passamani fregi et ricami d’oro,di perle, et altre grandezze,
et pompa, che qui non si strapazzi, et mettiinopera; filze dl perle,
eatene, et frontali, manigll, et pendenti, et gioielli A guisa diTosoni
Re@; manca h lor solo la corona d’oro Imperiale, la quale anco fanno di
fiori, sì uogllono essere compltamente ornate, et non ui è pelle di gatti,
di cani, di uolpi, di pecore, di agnelll, per non dire di ualo, fiorene,
zibelllui, e dossi, che non se ne uaghono, per fodre di ciamare, di manicotti, tempestati di perle, e rubini, et fregi
d’oro, et d‘argento guarniti, et profumati guanti, e Manti alla Ducale, alla prencipessa, et tutte
Fe grandezze, in sommap:ù magnifiche, et singulan.
Le Danzepoisono
sigratiose(per
compire di narrarleleFeste
B questi paesi), che non potri, cosi breuemente raccontarle, et di vario
sorte: ui dlrb solo che ch!non sa fdre la Nlzzarda, non è Signor Caualiero, n& Gentllhuomo, nè Piemontese uero, Uorebbe mo V. S sapere
ehe cosa sia questa Nizzarda’l è un ballo gratioso, oue si mostsa la leggiadria, la gratia, il moto della vita, si delleDamecomede’ Cavaheri ;
uorrebbe ancora uedere danzare 2 eccoui la danza. il Cauahero esce con
gratia ad inurtareia Dama,con quella creanzache insegna la Corte
al Cortegiano; presa per mano, con ordme di suono, fanno prima la corrente, cosi detta, et corrono uelocemente tre, et quattro uolte tutta la
sala, et luogo delballo, senza mal staccarsi le mani, saluo che, nel glrare, lasciano una e pigliano l’altra, con la gratla della bella uita, et
dispositione loro, seguendo la guida del suo Caualiere, il quale come h i
fatto due, ò tre giri di corsa, per lo ballo, abbraccia la Dama,con tal
maniera, che ponendole la mano sinistra di dletro, B i fianchi della Veste, l’altra d’auantl stringendole bene il braccio, et la mano, solleuanfA fare quattro, sei et dieci saltl, per tutta la
dola in giro attorno, le
sala; et chi sa megllo secondare questi giri, et questi salti, Q pih gaia,
etleggiadra Dama, et chi plù alti, etnetti li fa fare, è più ualoroso,
et forte Cauallere; et nel fine di essi giri, et s a h , solleua la Dama con
l’aiutodelginocchIo suo à quel della Dama, et con forza di bracclo la
solleua tanto alta, che li sopr’auanza la meta sopra la testa; et q u i si
‘ >
r;’
S
.
.
2
1) A questo punto, B nel testo, una mezLa pag~nabianca, probabrlrnente per dar
posto ad un rame che non fu pol m e n t o .
i
-*
..
.“.
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;-
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- 43 -
gina sipose nella sua sedia, et qui i1 Nanino solo fece una danza act
irnitatione di un certo Cola Napolitano, della Compagnia de Comici, tante
bene, et gratiosamente à tempo di suono, c m quelle sue smorfie, et storcimenti dl bocca, et braccetti, gambme, et tutta la uita, che fu i1 confette
G ’1 Zuccaro della festa; si che, Amici cari, non ui rincresca che 10 mi
sia cosidiffuso in queste bagattelle, n6 ui paia il trattenimento noioso,.
poiche 6 nobile, et degno dl uista, et di udita.
Mi accorgo cheuorrbhoramasticareun
puoco qualche confetto,
poiche la trattengo tanto, et forsi ancora bere una uolta: Ueda qual plù
gli piace, bianco, ò rosso, maluasia, b moscatello, et altri stomacali, odoriferi, et gratiosi u m quà del Piemonte, che sono tutti eccellentisslml
al possibile ; ma trattengasi un puoco, che hora la fard entrare a uedere le tauole già preparate, senza le quali non sarebbe festa, ne festino:
hora entri meco, et Uedacome sono queste tauole piene, et coperte dl
confetti, ne pigli A suo gusto, come ancora cose d l paste, pasticci, crostate di mille sorti, indorate et inargentate, che
come mensa addobbata
tanto suntuosamente in capo, in mezo, et da i lati, degna i: ueraments
dl una Real festa. Ueda quelle Vitelle intiere, Caprl, Cerui arrostiti
grandi, et grossi como sono, all’usanza antica de’ Greci, et de Romani,
Ueda le corna altlere, et fronzute, indorate di questo Ceruo, et inargentate di questo Caprio, et di questa Vitella, et tuttl lardati con garofali,
Zuccaro, et canella sopraina: Veda quei bel Naranci, et Cedri, che
tengono ln bocca quest1 Animaloni, non le mettono appetito a uedergh 2
veda V. S. che grandezza, et Maestb rendono queste, con queste altre
delicatissime uiuande; ma fermisi, che adesso beueri: ecco che i Caualleri lasciano il ballo, et pongono €e dame a tauola, et tutte all’intorno;
hor quh sì bmgnerà ponersi g11 occhiali permirarle, ella che molto
bellezzadi queste
poco uede di lontano, h contemplare lagratia,la
Dame, una p ~ l ibella, et gratlosa dell’altra, cosa degna certo da uedere,
osserui V. S. che à questa mensa, e tra queste Dame, non ui si pone
Cauallere alcunopergrandeche
sia, saluo S. A. Serenissima, et 11
Signor Duca dl Nemurs Cuginodi S. A. uenuto pur questi giorni addietro, per far Carneuale qu& à Turrino, essendo passato, per 1’ Italla,
à Venetla, Loreto, Roma,Napoli, etFlorenza, à uederla; bellissimo et
gratioso prencipe. 11 Caualierl adunque seruono le Dame, essendo questo
offitio loro di seruire clascuno la sua, con trinciarle, et porgerle le uiuande, che tuttaula uengono da gratiosi Scalchi, et Cortegiani portate,
(si comeuede) dalla Cucina fumanti: 6 che mirabil odore! i, che gusto!
di gratia perdonimi, che bisogna, ch’io uada a dar bere alla miaDama,
che mi accenna, et conosco che h& sete: son ritornato; non ui sete accorto del fauore, che mi ha fatto, dandomi a tenere il suo mazzetto di
fiori, fino che ha mangiato, toccandoglielo in sorte, come a tutte l’altre
ancora, quali stauano posti sopra i pasticci, che auantl s1 rltrouauano,
con queste imprese, et motti. Legga questa banderuola, ch’è posta sopra
l‘ impresa, la quale è un cuore trafitto da una frezza ; come uedete, 11
motto dice: Ogni cuor langue, e in tua beltb si Bea; non le par gratioso?
Veda, che gli altri Caualieri parimente tengono il fauore, com’io delle
lor Dame, per restituirlo; n\-n lo uoglio più far stareà dlsagio; andiancene
al Credenziere di sua Altezza, chenedarà
da bere, et poi sarà bene,
che la Signoria sua, et miel cari amlci, sino che queste Dame finiscono,
uadino a pigliarsi luogo alla Comedia inquesta Corte, qub basso, che
subito leuata la mensa si comincerà, che io mi restari, qui sopra, per
seguirela mia seruith,per obligode’ fauorl, che mi fa grandisslml,
come anco le altre, et non SÒ perche; solo nasce dall’essere tutte cortesi di lor natura. Sappia uostra Signoria che, dopo la Comedla, che
sarà famigliare, sisogllono faro alcuni balletti, di moresche gratlose
(come dissi); Et perchè mi accorgo che non uorrlatrattenersi tanto,
che anderebbe al giorno, si riposi con gl’altri, che mi riposerò anch’io,
dopò la Comedia; che poi domani Ia menerò à uedere correre la sllzza,
da lei, (credo) desiderata, perchè le piacerb.
Stanco gi8 di mirar, non satio ancora,
Tal’io scriuendo, e uoi forse al sentlre
Pur uoglio ancor seguire,
E farui anco inuislblle uedere
Su’l ghiaccio, e neuigustoso piacere.
P
-m-
,
-
r
,
Hauendovl hieri (carissimi amicl) mostrato le feste della notte, che
quà soglionsi fare, ui uoglio similmente mostrarelefeste del giorno ;
ma sino, che si approssima l’hora, che sua Altezza, etaltri Caualleri
correranno, uerso 11 tardi, la promessa sllzza, spassegglaremo un puoco
perTurrino,et anderemo verso la Dora grossa, chequiin
Tarrlno il
come dire il Corso A Roma, et è la piti bella strada, et dritta dl questa
ClttB; et perchè non ui si uede Marchese di gusto, che uadlno a torno,
se non la plebe, la quale perb, uolendo far mascara auanti li tre giorni,
sono obligati pagareun
scudo per mo,et questo datio sua Altezza
l’ha assignat0 alli orfanelli, buono, et santo ordlne à scapricclare i Vogliosi ; che li Caualleri, et Signori dormono ancora, per la veglia della
- 45 -
- 44 notte passata: Hor eccoci quà 111 Plazza, ueda questa belie Torre, anzi
Torrino, la quale per la sua altezza B molto suelta, Ilscia, et con puoche,
et picciole fenestre, con vna coperta, 6 cappello di piombo, fatto appunto
comevna imbottatoia da fiaschi, ma quadra, col boccarello in SÙ, che
Q piramide; et a mezo esse v’& una corona di fion, e foglie assaí grande,
*chericinge tutto essocapello, et in cima, per fine, un Toro sopra una
palla, che è l’impresa della ClttA; questa Torre così stretta, et alta, par
quasi ilsimbolo del nome della ClttB,cioè m Turnno, ma questa pronimia, et questi popoh, et CittZt hanno da altro significato il nome loro;
perchèla focedi
questi monti, oue si passa al Monseni,passo della
Savoia, et della Francia,hanno due sommith, utla per banda, A guisa
quasi di corna dl Torro, et per6 furono chiamati 1 popoli Turrinl da
gli Antichi, et da questo d nato il nome alla CittA, la quale B di forma
quadra per l’appunto, et come V. S. uede, queste strade sono tutte diritte, et paralleleper l’vno et l’altro uerso, in Croce, et perd queste
cantonate di strade, come voi vedete sono tutte in squadre, et 6 picclola,
ma popolata, et di grande nobilth; in un angolo dl essa, uerso i Monti,
u’& la fortezza bella, ben fatta, et forte. Andlamo, et entramo in questa
bella Chiesa del Cfiesiì, che 6 qui B mezo la Dora, che qua ancora questi
-buon Padrihanno messo l’oratione delle Quaranta hore, si come fassí
i n Roma, in questi tre giorni del Carneuale, opera santainuero,et
fanno duo sermoni il giorno, conmusica di suoni et canti, per 11 quali
concorro moltoPopolo, sì di huominl, come di donne; la Chresa d m perfetta, né è fatta se non la terzaparte, però è angusta, et poco cav’ è tanta calca, che Q pena ci
pace dl Popolo, et però,comeuedete,
potiamo inginocchiare, et dire vn Pater, et vn Aue ;hora ecco il Senato
che uiene a sentire il Sermone, diamogll luogo ; uedete il Mazziere, che
uiene auanti, et poiche habbiamo preso la perdonanza, andiancene uerso
piazza Castello, che sarb l’ora horamal, che sua Altezza esca: Ò uedete
quante slizze stanno preparate Ia SÙ ’1 canto, sotto la Galeria, aspettando
S . A. che scenda, che di lì suo1 vscire per montarui sopra; andiancene
ver quella uolta, ch’ IO le dird come son fatte, mentre ella le mirer&
con l’intelletto; sappia, che sono dvo legnl al pari, fatti à guisa del sperone dimezod’una metta diGondola alla Venetlana, sopra de’quali ui
si ferma una navicella slmile h una Carozzina scoperta, oue dentro non
ui 8 luogo se non per due persone, cio& per l’ordinario due dame, et
fuora dl detta carrozzina, dalla parte di dietro, ui è uno scanetto ch’ avanza fuori a foggla di modiglione, oue si posa il Caualiero che guida
.la sIizza, standoui sopra; ma più tosto in piedí che B sedere, fermando
i piedi sopra I duoi legni detti, 11 quali slizzando, n& u& sopra le neui,
et ghiacci, (molto à proposito a questo affdre) veloclsslmamente, tirata
da vn sot Cauallo, che se ne UA uolando come uento, portando sotto i.
piedi quattroramponiagiunti
B I ferri,perafferrare i glnacc1, e per
non cadere: ecco che S A. esce fuoripermontarw,
etcorrere con
piacere, per Ia Clttb,accompagrlatodamolte
altre, guidate slmllmenie
da pnnclisli Caualieri della sua Corte; egli i: ~mmascheratoalla Modonese, etportavn Cappello ornato conpiume dl anoni, cmto di gioie,
perle, diamanti, et rubblni ;et è qnello che non i! molto alto dl personap
et che piglia per mano quelle due Dame, anch’esse Immaschera,te, gentilmente, con conclature di testagratwse,che
sono lePrenclpesse
maggiori ; ben le conosco : vedo S A. che le accomoda nella slizza sua,
ponendouisi & sedere di fuorauia, sopra quel scabello, et piglla le redine
longhe del Cauallo, per guidarlo, et presso A questo Ueda 11 Sqnor Duca
di Nemurs, ch’S quel grande di persona, qual mette le altre due Prencipesse minori nella sua, per segure anch’esso, et insieme, tuttl gl’altr i
sopra le loro sllzze, le quali sono dluersamenteornate. Stando alla
mossadi S. A. la quale hora appunto $1 muoue, Ueda con che agllltB
Q correre quel Cauallo, et andare questa sllzza, nd ui t! Caualiere nmnq
che meglio di S. A. la faccia andare uolando, lesto, e presto con la uta,
girando, volteggiando la persona, et facendo girare,et uoltegglare la
slizza, et 11 caualto uogtla sua,in mllle uolte, giri,et caracolli; yà,
corre, et uola; B il Slgnor Duca di Nemurs tutti H un tempo, un dietro
la
l‘altro, Ueda come si muovonosecondando S. A cheseneuaper
Doragrossa, et girer& mezo Turrino, pol se ne tornera.qui al Castello,
et uscira fuori della ClttA, per andarsene per quella bella Strada, larga
et longa un buon mezo m~gl~o,
e più ano al Pò. Hor eccoh tornat], e
dato uolta qui al Castello, Uedacome S.la. raggira la Piazza con noille
giri, et riuolte, et hora se n’esce per la Porta della GittA, per andarsene
.
1
-’
t
- 46 in cameraauantile Principesse; vnane fece fare S. A. pochi giorni
sono, nobilissima, et fu la Pescatoria, recitata in Castello, in una gran
Sala,fatto un apparato nobile, et grande, oue io gl'hb dipinto latela
che si pone auantila Scena, grandeetlarga quanto B alta, et larga
la sala, et rappresentatocivna caccia di diversi animali, quasi simile
a quella che gib feci in Florenza, per le Nozze prime del Gran Duca
Francesco molti anni sono; et domani h sera S. A. far&recitareuna
Pastorale nell'istessa Scena, etfar& pasto et festafino A giorno, per
essere l'ultima sera di Carneuale et domdni credo romperanno le lancie
nell'huomo armato, et simil altre cose. Queste sono le feste et recreationi che noi habbiamo di qu&, in cambiodi corsa de Palii di Barbari,
Asini, Caualli, et Buffali c'hauete uoidi lb: Hora cheuiho mostrato,
et fattouederequeste cosedi qub, et uoi, inuisibili qui uenuti, potete
facilmente inuisibili ancora ritornaruene, e se ui gusta salir sopra una
di quelle slizze, ve nefarbmetter
in ordine, una, con un uelocissimo
Destriero, per nome detto lo Sfratta campagna, cheperla
Lombardia
fin9 a Bologna, di lungo, senza intoppo aIcuno, e di Bologna per la Romagna, l'Vmbria, et la Marca d'hncona, in Loreto. e di Loreto in Roma
facilmente, in un momento, ua senza impedimento alcuno: salite, b buon
camino.
-+.
A Dio, chè B tempoomai
Ch'io ritorni oue io lasciai.
Seguendo l'ordine deIIa promessa, e dell'rstoria, et doue l'altra sera,
giungendo h Mantoa, io lasciai ; son per dirle quello ch'io ui feci per quelle
Altezze Serenissime, in sette mesi che vi stetti. Seguendo adunque, dissi,
che giungemmo a Mantoa, per S. Tomaso A 22 Decembre ; fatte le feste
di Natale si cominci8 ancora il Carneuale dell' anno passato,con feste
et con conuitiparimente; ma, per non vi essere così belle Donne, et
Signore,che Mantoanon h& moltobel sangue di Donne, ma pi6 di
Huomini ; le feste non furono, nè sì leggiadre, nè si pompose ; hauemo
Comedie quotidlane; di una buona compagnia de Comici et la migliore
forse che sia oggidi, guidata dal capitano Rinoceronte, et Fritellino, con
le lor Donne meravigliose, la Flauia,la Flaminia, e la Rizzolina, con
Arlichino, et altri, che il Duca di Mantoa traitlene prouisionati, gustando
grandemente d'esse Comedie,come per lo spasso, et passatempo della
CittA, et tutte buoniss[imeJ parti, et questi sono gl' istessi che al presente habbiamo qu& in Turrino, mandati cinque mesí sono dal Signor
4
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t;
8
4
.
Duca et Prencipl di Mantoa, a questa Altezza di Sauoia, per dar spasso,
e piacere quB alle Serenissime Prencipesse, et S A. inslerne, doue ancora
qui sono. Prima ch30 in Mantoa mi mettessi a far cosa alcuna, pass8
gran parte del Carneuale, per le feste et trattenimenti, che si hebbero;
et perdirli
qualche passatempo havuto là ancora, seguendo questa
Istoria, con che habbiarno principiato di darlirelatione delle cose più
principali, e fatte, et uiste; non posso mancare di dirgliene ancora q u a t
ched'una di queste di Mantoa:circa IaClttst,
non occorre ui dlca,
hauend0 uista grande, populatissima, e noblle, clrcondata da quel Lago,
che la fA inespugnabile, e forte, con moltenobili
Vllle, e Palaggi
all'intorno, come quello del Te, ornatissimo, e ricco di Pitture di Glullo
Romano, oue B la bellissima Sala di Pslche, e quella de' Giganti fulmlnati daGioue, stupenda, e marauigliosa, per le pitture, e per
l'artlficio
di queIIa uolta, che li concerti dl Musica ch'iui si fanno, rendano duphcante armonia, e soaue, oltra il segreto parlar che si f i nelle cantonate
d'essa stanza, che è ' di forma quadrata, chi? quelli chestannonegll
angoli, oppositi,ponnocomodamente ragionare e discorrere insieme, se
bene sono lontani, senza essere intesi da altri, che in detta stanza siano,
(cosa di marauiglia, e dispasso) Ma queste cose gist note, echiare à
lei, et h infinlti altri lascio; dirb i gusti, e passatempi miei, e di questi
lasciando le Comedie quotidiane; et una nobllisslma ne fece recitare
S. A. nella Scena sua regia, simile A quella dell'anno innanti, da altri
Comici della cltth, cherlusciparlmenti
bellissima, con mutament1 di
piì1 scene, come la prlma. Facendomi molti fauoriquella Altezza, trA
gli altri mimenbad
una Cacciadi Cignali, ch'io mi gustaigrandemente non hauendone più uisto;et lo desiderauo, et pensando dare
B V. S ancora di ci8gusto, non mi parera. fatica così breuemente mostrarle il modo che si tiene B queste Caccie, non hauendone uoi forse
uiste.
Ci partimmo vna mattina da Marmiruolo, luogo di spasso, vicino
Mantoa cinque miglia, ove è vna belllssima stradatutta diritta, e
inalborata con duplIcata copiad'albori altissimi, che non si pub uedere
cosapiùbella di vna Ionghezza di cinque miglia, tutta coperta d'essi
albori, di q u 8 dico, partimmo una mattina con S. A. et alcuni suoi Cortlgiani, e>i1 Signor Don Tomaso d'suola, che all' hora era in Mantoa ;
caualcammo forse otto miglia in un certo bosco, oue S. A. haueua spia,
che ui erano porci; arriuati ch2 no1 fummo A un Gasale uicino A quel
luoco, S A fece fermare tutte le genti; fuorche me, con duo palafrenieri,
.et duo Vdlani del loco pratici, andammo quietamente al luoco, et selua
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de’ porci, et si posero le tele, con le quali cinsero gran spatio di paese,
et doue S A. voleua che venissiro gli Animali; per tanto fermato dette
tele, b pauesate, che vogllamo, cherappresentanomuraglia
A gli Animall, et uisto tutto questo ed 11 modo che h mefu nuouo, ritornammo
al Casale h desinare, A cauallo, caua!lo; Foi tutti, p e t a m e n t e caualcando, ritornammoal luoco ouehaueuamotese le tele, et muraglle h
gliAnimali; 11 slgnor Duca si pose, allaposta di bella uIsta, appresso
B piedi con lo suo spledo in mano ; 11 Sig.
un grand’albero,puontato
D. Tomaso et Io poco longida S. A. ci ponemmo dietroun fosso, e t
vna gran fratta d’Albori uicino alla strada che doueuano fare I Clgnali
cacciati, et l’altra gente, e fdmlglia ch’erano qu8, et 18, chi A piedi, chi
A cauallo, aspettando i porci, plù coperti che SI potesse: essendo tuttl lesti
ed accomodatl, S. A dette segno, che SI andassecircondando la Selua,
e dietro uta B dar la mossa, ecaccla A i porci; cosi fattocon strepito
grandissimo, e suon di Corni, cacciorno i Cignall alla uolta nostra, ch6
spauentati, di gran corsa, di prima uista ne uennero quattro Uerso noi,
A quali furno, al suo tempo, lasciati I Cani grandi, e fierissimi, che se
gli auentarono all’orecchie, di maniera, che 11 poueri Cignall non haueuano nparo; tuttauia staccandosene, hor qnesto, et hor quest’altro Cane
dall’orecchle, et d i nuouo rettaccatisi,glifermauano ; uno dei quali
andballauolta di S. A che I’affrontb con lo spiedo, e lofecefermare,
quantunque fosse terribile e fiero, ed esso solo ammazzollo; gl’altri
furono dà Cani atterrati, et ne uennero duo in spetie à morire uicino
al Slg D. Tomaso, et A me, dieci passi, oue ulsto IO la Caccia glh presa,
ualorososmontaida
caua110, et uolsi ancor io insaguinar la Spada in
segno di hauer ucciso 11porco Gustai grandemente quelli azzuffamenti,
e quelledifese t r a loro, conquelleriuolte, e giri, arrotando le bauose
lor Zanne, et sbalzando hor l’uno, e t hor l’altro Calle in aria, et all’intol.no; ma non 11 poteuano ferire, per hauere i Cani certo bauagliodi
petto, et il COHO, che di altra sarebbono
tela, et pelle duraauantiil
facllmentesuentrati, et guastl ; et qui uedeuasi la scaramuccia, etil
ualore de’ Cani, come 11 furore, et terribllith de’ porci, et uno fra gli
altri, che fecemirabiledifesa;
ma finalmente Uinti i poueri Cipali,
et posti h terra,sehauestiutstotuttiquei
Cani grandi, e plccioli h
dosso essi, che certo gll harebbero dluorati, se i Cacciatori, con spiedi,
et asSe in mano, nonhauesseroprocurato
Staccarli, et Spartirli, COD.
tirar loro l’orecchie, le gambe, et i testicoli. Dopb questiprimi, sopragiunser altri con una porca, con quattro porcellini, c01 vem0 h presso,
ilquale cacciato da i Cani urtb nella tela, et la SqUarcib, et uia fug-
gendofuori con laporca si saluò, ch&i Cani per lo impedimento del
bauaglio non g11 puotero seguire; g11 altri tutti furono ucsisl da 1 Cacciatori esperti, et prattici, che g11 aspettauano A i paw, con g11 sped),
chelnueroera
bel uedere, ch1 aiTcontaud, et ch1 nò, ch;andauaper
terra, et chi era calpestrato da 1 porci, et da 1 propriJ Cani ; in somma
fhbella,gratiosa,
et dlletteuoleuista, cosa tremenda,et furibonda In
vero : nel principio che Io uiddí uenlre quel quattro pnm1 r u m o ti me,
hebblspauento, e terrore, et pol placere,egusto ~ I ~ ~ I ~ ets finito
I ~ o
che fu la Caccla tornammo A Mantoa, con due Carra dl Clgnallmortl.
E t appressoquesto,hebbiancorgustogranded’altre
Caccw, che Sua
Altezza spesso faccuanelLago,
A Ware con 1’Archlbugio lungoalle
Anltre, et alle Folqhe, et ad altrl uccelhSaluatlcl, che ue n’erano 111
tanto numeru, cho coprluanotall’hord 11 Lago,facendone spesso strage
grantliss~ma parimentedl Pesche dl Pesci, seccando certe parti del Lago,
et ne pigllauaquantita gr‘apd1ssima. Quest1 et slmlll passatempi hebh
Io, 111 Mantoa, mentrecheandauo
facendoalcuni quadrl à 0110, per
S. A. 1 qualifuronoquestl:
11 prlmo lo feci per lo S Duca, 11 soggetto dol qualerimise A m:o gusto, et volontd, come anco 11 Signor
Prencipo, et la Serenissima &Iddama; consderando I O dunque 1 gust1 dl
queste Altezze, et particolarmente del Slgnor Duca, et del Slgnor Prencipe, ml dlsposi i rmgiouenlrml in suggettl amorosi,per6
n o n tanfo
ch’io nonabbia voluto scherzare conmoralltd
dwreta, c nell’ uno ct
nell’altro.
Eel quadro del Sign. Duca presi :oggetto dl rappresentare una bellissima Donna tutta lngnuda, et un belllssmo Glouane con alcun^ Amor1 ;
et questo fu ilpianto di Venere sopra dl Adone morto,ondeessa
Venere, addolorata, et lacrimosa,minacciacrudelmente
11 porco homicida
del suo Amante,chelegato, et presoda g11 Amori, IC sth genuflesso
auantl chiedendole perdono, che non per offendere il Glouane, ma per
fargli carezze uedendolo SI bello, et uago se gli era approssimata, doue
che incautamente 11 dente Io ferì, l’occise: per tanto l‘amorosa Deas1
contenta fargli segar il dente
uomicida Et qui ml sono lngegnato rappresentare, plù al UIUO che & me sia stato posslblle, la uaghezza, et
bellezza di una bella, et leggiadra Donna, con le tinte plù uere, et proprie; et questa tutta ignuda con un sol uelo hen trasparente nelle parti
vergognose; insleme ancora h6 procurato rappresentare la fierezza, et
uaghezza, ed insiemetenerezza de plù Amori, parte dlessl iratl , et
minacciosi contra il Cignale, chi lo saetta, chi lo addita , et mlnaccla ,
et ch1 li sega 11 dente, ed altrl lacrimosi, e mesti sopra 11 corpo morto,
:
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al quale ancor hb voluto rappresentare, nella languidezza della morte,
certa Ieggiadria, et bellezza giouenile, essendo accldentalmente, ed all’improuiso morto;et con questa fauolahbvolutoinsiemeammonir0
ciascuno, che mirando detta Venere, et detto Adone, ln la1 maniera pigimo esempio d’essere,in sì fatti gusti, et
diletti Amorosi, accorti e
canti, e per tal essempio di Adone, che nel suo bel fiore rimase estinto;
questo B un quadro, per dlrgll la grandezza, di qulndicl palm1 alto, et
undecllargo, con figurealquanto maggiori del naturale.
If quadro,anzl tondo, CWIO feci alSigFrencipe
per metter in’un
sfondatodella sua Llbrana, egh B parimente di questagrandezza, cio&
di dodeci palmi di dlarnetro, et, dentro, figure principali al naturale; nel
qualefigurai l'inganno di Islone Segretario di Gioue, 11 quale,innamolo fece sapere A
ratosi dl Giunone, ardirichiederla,laqualesdegnata
Gioue, onde esso per conoscere la fraude, la pinse in una Nuuola;
et
quello,ingannato,stimandoche
fosse, si giace con essa, s1 come conta
la Fauola; et qui m1 sono simllmentesforzato,inparticolare,scoprire
e mostrare I’affetto, et l’ardore dl uno Amante, quando- hB in poter suo
l’Amata, ed insieme la corispondenza di lei, perb in atto honesto; Gloue
con la non finta Giunonp, figurai in Clelo, et essa par deslderi che Gloue,
stando Irato In atto di folgorar, lo estmgua, con dargli il
debito castigo:
lo scherzochevihofatto
dl temologia, B essempio B dmostrare che
questa B unafintione, ed vna burla, e non uera aiunone; benche s a
figurata in vna Nube assai trasparente, nullad~meno u’hb fatto appresso
vnAmore,che
si metteunamaschera
al uolto, in segno di burla,
ch’inuero 6 una burla di gustosaulsta,e per dlnotare l’audacia, e pro
suntione di Isione in uoIersi mettere con g11 Del, et VI hb figurato 2 i
piedi di essa vn Lupo, ed una Volpe, et puoco appresso la Penitenza,
in ueste bruna, comparire tutta addolorata,
così ho procurato sodisfare
al gusto dl questiSignoricon
dmreto, et accortodecoro, et degna
conslderatione, che si deue hauere in simlli affar.1.
’Alfa Serenissima Madama DuchesSa, dipinsi, in un quadro non molto
grande, due meze figure al naturale,
ciod vnChristomorto in grembo
alla Madonna, con una attione, e dluotlone straordlnarla , e singolape ;
e questa 4, ch’essa Madonna lacrimosa, e t addolorata, mlra con occhlo
pio il popolo, e, mostrailcostatodelSignore
aperto,chepar
uoglia
dire, uedeteingrati peccatorl quantoil mio Figlluolo, e nostro Soluatoreh&patito, e sofferto per uoi , e par che ln questapiaga ci vogliapartlcoIarmente far ammonire B faresingolare medltazione alla
salute uostra: ui hb appresso figurato un Angelo chesostiene la testa
- 51 e’l corpo di Christo; ma se uorra U. S hauere particolar gusto di questo quadro,lcggasei
Madrigali, che UI hA conposto, un Religioso, sopra, stampati con la mia lettera scrltta a’ Prencipi, e Sgnori Amatori
delDissegno,con un lamento della Pittura, che fea Stampare in quel
tempo in Mantoa, la qual Lettera facilmente haurà uista, ed anco hauuta,
dal Signor Clntio Clemente mio Genero, che Insieme col libro dell’ Accademia del nissegno pot& tenere per
memoria. Qui ln Turrlno spero
di far Stampare quel mio trattato del Dlssegno, che tengo compito appresso dl me, così, nell’hore dl mla recreatlone, che ~ I mostra1
B
in Roma
h uostra Reuerenza, et dedicarlo poi A questa Altezza Serenisslma, poich6 tanto se ne diletta, e gusta.
Speditomi di Mantoa, pensando tornarmeneverso Roma, ilSlgnor
Prencipeniiavi6
qua. B Turrino à questa Altezza Sereniss. dov’ io
nonpensai hauermi à fermarepiùche quindlci giornl; cosi al primo
1605 mi partlJ di Mantoa, et uisltato 11 SIdl lugliodell’ilnnopassato
gnor Cardinale à Mllano, uenni di longo qu5inTunno, a far riuerenza B quest’hltezzaSerenlssima;laquale
poi, con catena di molil
fauori, mi ha trattenuto, et trattenne ad una
nobillsslma, et dignissima
impresa, che non ho potuto recusare con honor mio, essendo delle maggiori, che per molte ch’io ne habbia fatte, et che d’altri si uedono, per un
sol corpo insieme unito, escludendo perb la
Cuppola dl Santa Marla del
Fiore in Fiorenza, che purio dipinsi già molti Anni sono; la qualefin’hora
tiene ilprimo luoco di grandezza, e t di numero dl figure in un soggetto solo; essendo partlcolarmente Singulare ln questo, che per l’altezza
sua, e distanzadallauista, hB bisognato fare in quella le figure straordinariamentegrandi, di qulndeci, et sedicl bracclaFiorentinealte,
che parimenti sono le maggiori, che sano ancora state fatte in pittura,
et innumerodi
plù centlnaiainsieme,
ch6allavista
da basso, a l
plano della Chiesa, rappresentano del naturale ; salvo che Lucifero, dal
mezzo in SÙ, B dl statura -diquattrocanne,
e st& sepolto nellagiaccia, ed 6 nel centrodell’hferno, siccome Dante lo descriue, che i! un
mostro straordinarlamente grande, et spaueutoso L’Impresa per la quale
questa AltezzaSerenisslma
mi trattiene, B un soggetto nobilissimo,
slccome poi dird poco appresso ; dopo che io hauerbdettodiun
mio
viaggetto fatto nel Plemonte in questo mio primo arriuo, che non B da
tralasciare;perche io sono entrato à dlrglltantealtre
cose, che cosi
meglio saprete, e i gusti, e i uìaggij, etquantosinhora
ho visto di
notabile, e quanto habbla fatto, e faccia, et s1a per fare quh; placendo alla
Maesta d'Iddio, chene
possl uedereil fine, e ritornarmene B veder
- 53 Roma, gli Amici, Figliuoli,e
Nepoti, che ben potrb, placendo h DIO
riposarmi,lasciandoiuiaggi,lefatiche,egodermiquel
pocodi tempo
che mi sarB concesso, per riposo d i queste stanche membra, nel mlo Tugurio, del qual ho particolar martello.
Nel prlncipio del mio arrluo quB, f u uerso la fine di Luglio;alli
dieci pold’Agosto, andando Sua Altezza sereniss In u w t a delsuo stato
verso la Madonna del Mondui, mi meni, seco,del che 10 n’hebhigusto
grandissimo per uedere quest1 belllsslmi paesl del Plemonte, che è la piil
bella parte dell’Italia; così S. A. trovandosi ad un suo belllssimo luoco da
spasso, e piacere,oue è giardino,e bosco uaghissimo,detto Miralfiore,
distantequattro miglla da Turrino, mandommi B chiamare,accdche
uedessi quel luoco, si come prima mi haueua fdtto uedere ancora il Ca
stello dl Riuoli, sette migliadlstante, luoco bell~ssimocerto,e terra dl
gustosa uista, ove si
UA facendo fare un grande, e belPalazzo
Da Miralfiore partimmo, e passammo 8. Carmagnola,Marchesato d i
Saluzzo, ove stemmo la sera, et la mattina,
à Recunist, Terra diletteuole, con un bellissimo Castello, e Glardlno;la seconda glornata S. A.
fece fare una garbata rassegna,
e mostragenerale, dellaCaualleria di
quelle part!, inuna Campagna rasa dl pastura, viclno à Caramagna,
che in uero fu cosa bellissima da uedere settecento Huomlni A Cauallo
tuttiarmati, ualorosi- ed IntrepidiSoldati;nellaqualmostra
si fece
molti assalti di truppe, che mostrauano cacciarsi l’un l’altro girando, e
ritornando B rincontrarsi, e chi mostraua ritirarsi, chi di far testa, che
pareva un vero fdtto d’armi: un’altra simlle mostra. uldi di pedoni l’anno
passato i n Casale di Monferrato, del 1604. mentre stau’ 10 in Faccm, la
primauoltache ci andaiperuederela
&!adonna dl Crea, doue trovai
il Sig. Duca di Mantoa ch’haueua fatto comparrre, in due glorni, uentidua mlllia Soldati, per un dlsgusto che haueua all’hora havuto da quei
di Ferrara nel Polesino, che poi laprudenza d l papa Clemente, buona
mem. supplí, e non segui altro, Cosi io ml troual A vedere, in quel ponto,
quella mllitla dl tante mlgliaia di Soldatl, et, nel fare la rlssegna,si fece gli
medemi assalti,e correrie;cheunlti h settecento Caualli questiventidue mlla Soldati, sarebbe un Campo compito ad ogni assalto, et difesa,
si che posso dire hauer uisto un Campo armato: fatto le mostra de’Caualh, et Capitani, et Colonelli, la sera arriuammo A Saulghano, Terra,
anzi CittSt bella, in luoco gratloslsslmo, et abbondante, et qui S. A. si
fermi, cinque, b sei @;lorn¡;pol passammo auanti, l’altra sera, A Fossano
Fortezza, la mattina seguente St desinare in certo luoco alla Campagna,
et l a sera 8. Mondouì, Cltt8. uerameute bellissima, et di gioconda u n t a
l
‘
l
di tutto 11 Piamonte, essendo questaClttà sopra. un monte dl un miglio
i n a r c a dl sallta; à piedl dl essa, alle radici del hlonto, hh quattro borghi
distintll’unodal’altro,checlascuno
è una CittA perse stesso ; la
uista di questo luoco nella sommlth, non si pui, uedere la pli~ bella, per
la parte della pianura, uerso Lombardia, e Mllano, che non h i term~ne,
come dalla parte de’Montiuerso l’Alpi, che dlvldono 1’Itaha dalla Sauoia, etFrancla,
e fannoteatro al Plemonte,con
tante ColIlne, e
Mont1dehtio.1, che discendono à poco, i poco, i plè dell’Alpi alla planura ; et per6 questa parte è detta Plemonte, a o è à p16 de’ Mont], con
luoghi belllssimi, rinserrat1 nelle dette uallt, et ColIlne di molte delltle,
e doue sono gran numero dl CasteIll, Terre et CltM, che SI uedono per
le Colline, et costlere dl detti hlontl; e perclb questa u s t a del Mondouì
B una delle belle che fors si possa uedere, per spatlose, et amene Campagne, e delitiosi Monti et fertile Colllne, conaspre, ed altlsslme Alpl,
che pare tocchmo 11 Clelo. Turrlno resta dlstante da Blondui due giornate, che si uede in nube dl lontano nella planura, nel mezzo dl questo
teatro, Q lontano dal Monseni passo dalla Francia, e dl Sduola una g o r nata, et da’primi monti diecl, 6 docleci miglla In c m a , che hora sono plene
di neui, che rendono terrore A uedergli, e perb ne causano si gran freddl ;
ma all’hora era d’Estate, e di mezo Agosto, che era una delha, et un piacere grandiss n o h. uederh, con quei Castelli, Terre, e Ctttk attorno, de’
qual] ue ne nommer6 alcune prlncipali chedl Id SI ueggono; la Chlusa, Pouveragna, Roccaulglia Sparauera, Peruastra, Drulat, Caraglro, Dragonero,
Rocca Castlglion, Vllla norella, Uerzolo, la Manta, Saluzzo Città prlnclpale,
parte In Monte, e tutto ln Colhna, ed in mezo dl questo teatro de’Monti,
sopra Saluzzo, et Manta, u1 è MonuIso, monte altlsslmo solleuato come una
plgna da tuttl gl’altri in Flramlde,à PressoEnvle, Borge,
Bagnolo, Bubblana,
San Secondo, hIlrandol, Santa BrigIda, Cumlana Pmasco, Trana, Villa de
bosco, Riuoli, et queste sono tutte alte Colline, et Monti bass1 slno h Turrino: Alla pianura, su la corda dell’arco, che hauemo fatto, ntornando per
lo camino dintto, Fossano, Saulgllano, Caramagna, Recunisi, Carmagnola,
Cauigllano, Mlralliore,Turnno, 8. man sinistra Moncalleri, Chier1 bellissima
Terra grossa, maggior dl Turrino, alla destra del piano, verso 1 Monti,
Cauor, ch’& Fortezza grandlsslma, una Montagna quasl simile alla hlonA Roma, in mezo la planura, questa è quasi inestaina.diSanResto
pugnabile, che fA duepunte B g u m dl sella; Cunio parlmentl i: in
pianura uicino h &fondoui, e Rocca Sparuera dal Mondouì; tutti questi
luoghi SI ueggono, ed altrl al piano, al monte et alle Colhe, che non
SI possono uedere tra quelle ualll; hor questo bast1 ln quanto alla bella
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uista di questo luogo. Da RIondoui andammo l uisitare quella Santissima Madonna, dlstante due miglia, trl quelle Colline, et Monti fertili,
inunaualletta
posta sotto UICO, A mezo mlgl10, il qual vlllaggio di
Uico si rapglra poi l quelle Colhe, sopra alla PtIadonnP, un m~glioe mezo
di circuito all’intorno, che proprio gli fa corona, scJprendos1 detto villag.
gio di VICO hor qua, hor l & ; Questa Benedetta Imagine della Madonna,
con Nostro Signore in bracclo, stA dlplnta sopra un pllastro nel mezo
di dettaualletta,la
quale Q longa mezomiglio,
et A mezo glorno
sono attaccati i hlonti, per cui SI passa verso Nlzza, et Provenza; questa
Imagine gloriosa, non è più che dlecl ia undeci ann1 in arca, che hb
cominciatb A far miracoll, et meraulglie grandissime; per lo che i popoli clrconulclni comlnciarono A concorrere,etgiornalmente
concorrono, con grandlssima deuotlone, et sua Altezza Serenissima ui ha fatto
principiare una bellissima, e gran ChiesaIn forma ovata, et continuamente si ua fabricando; la quale forma sua ovata, menta ch’lo ne dica
alcuna cosa à uostra Reuerenza, e la ragione della slmrlltudine di esso
sacratissirno Tempio, et perchh, I n questa forma pili chelnaltra, sla
stato formato; parendo che questa auanzi di gran lunga tutte le altre
forme, e slmilitudrni proposte dal Vltruvio, et altri Eccellentl lngegnl,
nel formar tempij A Del Immortal1 ; atteso che quelli, et altri prendano
le derluazione di c@ semplicemente dalle uarle posltionidelcorpo humano, e dalle uarie figurationi matematiche; ma questa 11 prudente
Archltetto, con molta ragione, la prese perla plù bella, e perle plù
oonueneuole, e propria di qual altra ; uolendo quasi mostrare, come
questa tra l’altre figure matematiche sia perfetta, 6 meno imperfetta trà
loro, come 11 corpo muliebre trà corpl humani, sendo che la Donna è di
tanta gratia, e di tanta s1ngo;ola.r bellezza, che fà restar le menti humane
attonite; ma molto pii la Gloriosa Vergine, per l’abbondanza de’doni sopranaturali c’ ha hauuto nell’ essere fatta degna Madre, e Nutrice di 910
in terrã, et di tanta GIor~a,e Splendore ornata, e dottata, che ne viene meritamenteadorata,e
riveritain Cielo,ed in Terra; pertanto
cred’io, che detta forma ouata, come gratiosissima tra le altre, sia stata
eletta per pi$ propria, e conuenevole, tanto più, che la derluatione sua
non solo deriua, e pub deriuare dalla proportione, e positione del corpo
humano, come in Terra corpo p ù perfetto, massime stando colle mani
à‘fianchi foram l’ouato gratioso; ma plù alta deriuatione, e concetto ha
presso il saggio Arcbtetto, perb che dalla forma triangolare, corne Simbolo
della Santissima Trinith, ha eletto la forma ouata A questo Tempio, la
qmle 8 proporzionata di maniera,chela longhezza sua di dentro sia
le base di un triangolo equllatro, la somlti del quale i: l’a!tezzadel
Tempio: sotto la volta, e lo sfondato delleCappelle erlullatre fvrmasi
parimenteun’altra base simlle dl triangolo equllatro, clle pallmente
tocca la sommitl, ed 11 colmo della uolta, agglunto alla longhezza
dell’ouato, il coro da una parte,e 11 portico dell’entrata da l’altra.
Questa longhezza è parimenie base di altro triangolo equllatro che aggiunge la SII^ sommlti alla cima della cupoletta dtll’lstesso templo, o
sia lanterna,sopra la volta grande, con le due, et altre, per la considerazlone ch’ è stato disposto et formato cotesto slngularlsslmo templo
dalla denuatione, e simltrla del Trino, SI come estato da S. A. Seleniss. determinato,etperche
I n essotemplo
siano trasportatltuttli
Cadaueri dei Serenisslmi suoi Antenat], et In clb fatte Capelle, et Sepolturo A tale effetto, et destinate quattro grand1 et bellleslmeCapelle
disposte in egual sito, tra le duc altre intrate, per fiancho, che occupano
il uano di due altre Capelle nel mezodel ouato, che uengono appunto
A rlferire tutte alte le intrate dell’illtare e Capella della Madonna Santissima in mezo ad esso tempio; così queste quattro Cap?>lledl S. A. Se‘ r e m s restano egualmente disposte, una per banda alle dette ordlnate, et
quella con manlera Quas1
di
grotte, se bene sono ornatlsslme, e d l
dentro bellissime dl ordine, e di figure dl marmi blanchi, etnerlet
altri belllsslml dl più sorte colori, dalla natura prodotti in quelle ulclne
montagne. Li ornament1 di dentroe fuora, sono slngularl,e gratioslssimi; e possendosi, dal dlssegno che 6 In stampa, conoscere e uedere la
gratla- e proportione sua ; qui non mi estenderi, i n altro che à dlrll ;
se bene la spesa ascenda a plù ceniinarae mlghara dl ducat], ui d
tutta uia fabricato dalla llberalltà dl questo Prencipe, alla cul spesa
ha destinato grossa soma per ciascun anno; così si UA costruendo detto
tempio insieme con un belllsslmo monasterio, perlarlua
diPb, d l
San Bernardo, che ofEtia detto templocon molta deuotione, et educatione ; grande le elimoslne che UI uengono oltra, alla Capella della Madonna Santissima, dl tutti li ornament1 noblllssmi, et la Sacrestia è piena,
parimente al culto diuino, di tutti i parament]. crocl, candelleri, callci
et altre cose pretiose d’oro e d’argento, che ascendono A molte et molte
migllara di scudl; vi s1 fabrica in oltre, auantl la Chiesa, una gran piazza
in forma ottangona, (alludendo quasi A gli otto doni dello Spirlto Santo),
attorno à questa piazza ui sono portici con botteghe dl coronari, et
altre merci, A cota1luogo, per dluoti, con commoda fontana uel mezo,
e parte di esse case giA fabricate con un commodoHoepitale per 11
pellegrini, et un altroper li Orfanl, in guisa di Semmario. Appresso
k-
&
t
.
- 56 S. A Sereniss h i ottenuto dal Sommo Pontefice le IstesseIndulgentte
chehannolesette
Chlese in Roma, à tempt e giornipartlcolarl; così
ua ordlnanclo setteCappdleattornodettecolhe,
conegualdlstantia
l’unadall’altra, attornoalla Madonna, cheparimentequesteancora
11
fdrancorona,etghlrlanda,
si come fà il villaggiodl
T’EO cheglra
per lungo spatlo sopra esse colline ; e dl plù, questo Sereniss. Prenclpe
tanto dluotodella
Madonna Santissima, e tanto Cattolico chenon
Q safio nlal ln tutti I luoghi mostrare la sua somma pletA et rellglone,
inTurlno
arlcora, al Monte della Madonna sopra il Pi,, oueutene
offitiato da dlvotisstmi Religtosi Capucclnl, oue si sale commodamente ii
pied!, à cavallo et incarozza,come altrui piace, quiui per detta montata h$ disposto qulndecl Capelle, delli clulndeci mister1 del Santlssimo
Rosarto,chesaràpartmente,
di gusto, di comodo edevotione grandisslma. Md ppr non mi deularetdnto dallafine di (luestarelatione
della Madonna del blondoui, che par non mi possa per [diuotione partire,
gli diri,, per fine, breuemente, 11 concorsochehebbenelprlncipioquesto luogo. è cosa da stuptre; chè mi contano essers1 trouato da duecento
milhapersone In uno Istessotempo,piena la ualle, le c o l h e , et tutto
al’incontro, con stuporeetmerauiglla
dl clascuno,chßconcorreuano
le ullle, le Cltth, Castel11 et le Prouincie uicme, et lontane, et non solo
’ del Plemonte, et Lombardla, et altre ClttA dell’Italia, ma fuora ancora.
hta perchè ml di, à credere che V S. Reuerenda ne slit informata, non
nestarò a diraltro.Qui
S. A si fermi, 8. pornipersua
deuotione,
poi tornammo al Mondouì: Haurei à dtrliquidlunagratlas‘ngolare
che 10 rlceueiinquesto luogodallagloriosaVerglnc,
che non lebbo
tacerla Andando 11 g m n o dl San Bartolameo Apcstc lo, per buon ricordo
A 2-1 Agosto, S A Sereniss à uedere certe caue dt marml blsnchl, e neri,
et di diuersi colori rttrouatl poco lontanl dalla Madonna, sei i, 8 miglia
SÙ le già dettemontagne, con la quale cornmodit$, più magnifica, et
grande SI fa la fabrtca della Chlesa ; andando dico con S. A., tutti facean
usciuano schiere di donzelle, et fanclulle
festa à uedere il lor Slgnore;
saltellando, et danzandogli auanti ; chigli donana mazzi di fiort, chi
ghirlande, ch1 frutti, et simil cose, che era una gratiosa
cosa uedere,
cantando, le verginelle, canzone di allegrezza nel uedere il lor Slgnore
chelì non era mai plù statoinquei luochl; et li soldatidellamllltia
glifaceuan corona, et ala ouepassaua,con salue di Archibugieri, come si suo1 fare Li honorare 11 lor Prencipe : nel ritorno che noi facemmo,
nel passare da uno di questi uillaggi detto Frabosa,
la caualcatura mia
che era una chinea di S. A. si spauentb di modo, in un passo stretto et
- 57
r.,
g-
z
c
\.
r -
-
sassoso, al romore di quelle salue de’Archibug1, che inalboratasi, si alzi,
in piedi di maniera,che SI riuersclaua A dletro, ond’lo mi ritrovaiin
terra calatoper la groppa, poi che la-sella non havevadidletroritegno; onde la chinea, così inalborata, m i si pose di colpo come A Sedere
SÙ la mia pancia, dove ragioneuolmente io doueua crepare, et se riuersciauasopra di me affatto: raccomandandomialla
glortosa Verglne,
uenneuna
mano, non so se fosse d’huomo, o d’Angelo, dl uno che
all’intorno mi era, chespinsela
chlnea, et la fe drtzzare SÙ 11 SUOI
piedi, et fui lbberato, da quel pericolosenza mal nessuno, Dio laudato
cadendo
et la gloriosaVergine, n6 d l percossa (11 alcunapietra,oueio
dledl; si che 10 posso ben laudare et rtngrat~are Iddto, et la Madonna
benedetta;che Inquelluogo mi hà uoluto far grtlt4a dellegratle,et
fauori suoi, et sia sempre laudata et glonficata.
Tornammo al Mondouì dl doue S. A. haueuafattorísolutlone
dl
seguirelaulslta
deIlo Stato uerso 1 monti, etarriuare a Saluzzo, et
altri luoghi ; masopragiunsequi
un palafrenlere,cheport6nuouaa
S. A. che una dellePrlncipessesue figliuole era con qualche pericolo,
dl malatia di febre assai graue, doue che senza alcun Indugio, con dlligenza, tutti tornammo a Turrlno, con mio gran disgusto, polchd ml leu6
l’occasione di uederetantialtrihelltss~miluoghi,che
solo dl lontano
25. ;O. et 80.mlglta uedeuamo.
Tornati A Torrino, S. A. si risolse ch’io mettessi mano alla. sua gran
Galeria,laquale 6 unacorsa di Barbaro di longheaza, et certo li: una
delle belle, et grandi in Italia,aggiunto pol la utstastngolare,chehh
auanti di pianure, di boscht, et dl colllne delitiose piene dl uiile, et grardini; in questa galeria ui hanno soggetti
nobblllssimi, che ora, per fipe
di questo ragguaglio delle cose così ulste, et passate, gli dlrò ; la qual
relationeinuero
mi A riusclta più assailongoragionamento,che
io
non mi credea; ma per darle aoddi>fattlonecomplta, non ho uoluto lasciare
cosa alcuna di qualche consideratione, et momento, et degna,anco à
narrarsi, cosi fdmigliarmente come hbfatto e faccio, poichh chi UA à
torno, uede sempre cose nuoue, et degne ancora communlcarle con gl’amici, sicomo faccio io hora con lei ; peri, scusarete la longezza.
Horarestadiruiilsoggetto
di questa noblllssima Galeria, et
quanto S. A . S. si compiace che in essa si facela : sappiate dunque che
nella uolta, ch’t! fatta A botte, ui vanno principalmente le 48 imagtni celestt, con le loro Stelle per ordine compartlte, appresso le loro historie
astronomiche in un partimento ch30 ho fdtto di molte cose unite; figure,
et uagoilpartimento
imprese,grottesche,historie,cherenderlcco,
-*-- - - _c
- 59 -
-58-
.r.-
r
con alcuni sfondati di prospettiua finti, nei quali sfondati vanno le 4%
imagini celesti ; nelle facciate B basso sotto la cornice, e imposta della
volta, che reccinge tutta la Galeria, ui vanno, in 38. uani, trB 32. fenestre, 32. Prencipi B Cavallodi questa casa Serenisima di Sauoia, et ciascuno di quest1 uani trà fenestre,efenestre, i: palml 37. e mezzo di!
canna romana, et la larghezza della Galeria è palmi 34 cioè tre aune,
et 4. palmi ; che così ancorapotrete comprendere la lmghezza,et
larghezza della Galeria, giungendoui i uani di 16. fenestre per banda, d i
palmi 9. per fenestra, con 11 fianchi in dettl uanl tra fenestra, e fenestra : vi faccioun ordine di colonne B due h due, et tra esse colonne
vna nicchia, doue ogni vano, trA fenestrae fenestra, h& 4. colonne, et
2 nicchie; et lo spatio che resta nel mezo B dl palmi vinti, ou8 uanna
li dettl Prencipi B Cavallo,nelmezo, in un paese, nel quale di lontano
con figure di mediocre grandezza si faranno l’imprese chequei Prencipi hawanno fatte dl prese diCittb, et Castella, ch8 tutto in paesagg10 faranno benlssimo; restando 11 Preocipe solo quB auanti, di grandezza
alquanto maggiore del naturale, et nel11 2. nicchi appresso se faranno le mogli che questi hauranno hauuti, con inscrittione sopra, et
all’intorno con armi, et altro iinprese loro; in testa di detta Galeria ui
uanno 2. altri Prencipl, uno dl IA, l’altro di quB dl una porta ch’entra
in detta galena, et 2. altrl Prencipi simili h pledi di essa, doue che saranno 36 Prencipi in tutto, A Cauallo, di questa casata, con li loro ritratil,
habiti, et armature loro,secondo i tempi, et costumi ; in dette 2. teste
della Galeria, nel mezo circolo che fà la uolta che resta sopra la cornice che ricinge, ui uanno in una testa 5. Impcratwi, dall’altra 4.Pontefici, et tutti della casata con trofel, et candelieri ;et altre cose, dalle
bande, che accompagnano detti Pontefici, et Imperatori, et tutto copioso,
et pieno con quella maestil che conuiene. Nel pavimento poi di Mueaico,
ni uanno, tra I partimenti che accompagnano gl‘ordini della volta, alcune
forme matematlche, et nelle inuetriate delle finestre ui uole la Cosmografia di tutto il mondo; doue che sarA una dello belle, et singolar galerie di tutta Italia: appresso ancora, nel bassamento, che reecinge, al2
paro del parapetto delle fenestre, tuttala galeria, uî uuole tuttele
sorte de gli Animali quadrupedi, et li volatili, qua e la sparsi, sopra i
nicchi e festoni ;in oltra li maritici, et aquatici si figurarono di musaico,
nel pauimento, che in uem non SA qual altra se le poteua agguagllare
di concetti nobili, et varietB di soggetti a pascer l’occhio, et la mente.
Questi 3. mesi chesi B potuto lauorare fino A Natale, si 8 fatto o n
aiuti fattiuenire da Roma, et qu8alfintorno, uno gagliardo, et buon
principio: dopo che sono sopraglunti freddi, Pr’eui, et ghiacci grandiss~ml,
ce ne stiamo cosi appresso al fuoco, a far qualche disegno, etcartoni,
ed hora B passarmela così con questo puoco di tempo, si chi: V. S. R. con
altri buoni amici potranno anco essl, B d~porto, quando vna parte, et
quando l’altra leggere, et sentire, quanto gli hò narrato, et cosi uedere,
et intendere quello che io hb uisto, fatto, et passato,In questo tempo,
che ioson fuora di Roma; et senza muouerml di luogo, sarete meco
venuto a vedere molte belle cose.
3
Hor ch’lo vi ho pagoquell’amlca voglia,
Restate In pace pur heti, et fehci,
O car1Amicl,
Pregando l’altoIddlosommo mottore,
Che nel suo santo Amore,
Neguldi, et guardi d’ogni pena, et dogha
E tutti al fin per gratia al Clel u’accoglla.
Valete, et s t h e sani: DI Turrino questo penultimo dl Carneuale
6. Febraro 1606.
Il
v. ZUCCA4R0.
SlgnorPier Leone Casella mlo Cariss1m0,non li sia grauefar
parte dl questo B gli amlci cari; partlcolarmente saluto 11 gi8 nomlnato
Signor Chrlstofano Negozantl Canonico In San Marco.
I1 molto Reuerendo SI^. Christofdno Sorbellone Canonico ln San
Lorenzo in Damsi, il Slg. Gluho Battagllni.
I1 mio carissimo, et antico amico Slg Antonio da Faenza, Eccellente Scultore dl Argento, et Oro.
La rara, et Eccellente Sig. Lauinia Fontana, Plttrice Singulare, co’l
Sig. Giouan Paulo suo marito.
I1mio diletto dlscepoloDomenico Patlgniani.
I1 ml0 amorevole M. Tomaso della Porta, et Sig. Flaminio Vacha
Scultore.
I1 Sig.Lodouico Padoano, ilSig. Ottaulo suo figln~olo,Eccellente
miniator di rltratti.
I1 Sig. Carlo Vacha, Pittore di gran speranza, et l’amoreuole Sig. Girolamo Nouadino; in tal auiso non mancando lei darmi auiso dl riceuuta.
I1 medesimo
ZUCCARO.
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LA DIMORA DI PARMA,
-4L MOLTO REUER. ET hl10
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SEMPRE OSSERUANDISS.
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PIERLEONE
CASELLA, SALUTE.
SIGNOR
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Sb che V. S. (SignorPierleone Casella mio carissimo)conmolti
altri amici di Roma si sono marauigliatl(per cosi dire)diquestamia
dimora, e posata qui in Parma, douendo come io deslderaua, uenlrmene
di longo a Roma; Sappia V. S. che la partlta mla dalla Corte dl Turino
fù assai tarda per la stagione, essendoui giB stato duoi anni e mezzo a l
serulzio di quell’Altezza, per l’opera di quella gran Galaria, che glB le
scrissi, oue, B mezo camino, qui in Parma, et à mezo Souembre che ui
giunsi,misapragiunserotemporali
bestla11 dl pioggia, e neui grossissime, che mi fermarno contra mio uolere; tuttaula, & consigli dl buoni
amicid’aspettareitempi
buoni dl Primauera,tanto plù uolentieri m i
fermai questo Inuerno passato quh, quanto che alcun1 Signori Canonici
e Operarij, qui del Duomo di questa CIttA, mi diedero intentione, e mostraronodeslderare,che io dipingessi due assai grandifacciate del lor
Choro, sotto la Cupola del Correggio, che mi era occasione honoratmima,
e grata. si mutarono,all’anno
nuouo, come è sollto, liPabrlcieri,
corne lasorte gira, di
quelli di si nobile animo, efuronofattialtri,
altro parere. O Dio perdoni A quelli, che 11 dissuasero dl questo, che tolsero B me, et Sr. loro vna honorata occasione, e gusto grande alla Citth;
e vmto 11 partlto, con nobilissimo animo fecero imbiancar quelle mura;
dlccndo, che così B lor bastaua. Inquestomentre,che
mi ueniua data
l
- 62 -
ae-
‘f
51
parola di CG, per non starmene in otio, mentre passaua 1’ Inuerno, hb
fdtto tre quadri à Oglio, duo per mandare all‘ Imparatoro,cheli sono
da molto tempo promessi, e uno persuaSantith,di
noue, e gustose
inuentioni; che con plù commodltà potrb intendere, se bene questi non
sono intieramente finiti; perb che uenendo la Primauera,
e uolendo ad
ogni modo, lasciare qualche memoria mia in questa CittB, oue sono bellissime opere del Correggio, come anco alcune del Parmegiano, a’ quali son
statosempre deuotissimo, mirisolsi per mio gusto, e certa affettlone,
c’ho sempre hauuto A questa Cltth, e suoi Prencipi, lasciarul vn testimonio diamore
di qualchecosa
mia. Così mielessi vn luogonella
Chlesa di San Rocco de’ Padri del Glesù, oue hb dipinto vnoassai
gran quadro, h fresco, di altezza di palmi 26 e di larghezza 25, oue hb
rappresentato una histtoria, e concetto nuouo, deuoto al possibile; e questo è il Christo denudato alla Colonna, (pnma uergogna fatta al nostro
Salvatore) il quale sentendola come
huomo, tutto umile, e mansueto si
l a m a llgare le mani, di dletro, da duoi manigoldi, alla Colonna, che si
uede oggi in Roma i Santa Prassede; et egli alzando gli occhi al Cielo,
par che dica: Eccomi Padre Eterno à darti la sodisfattione che t1 piace
per mio mezo hauere da questa ingrata natura, per tante,
e tante offese fatte & tua dluina Maesth. In questo, faccio comparire Dio Padre,
e lo Spirito Santo, accompagnati da alcuni
Angioli, che portano li misteri della Passione, e ’1 Padre Eterno li mostra la Croce, quasl così li
dlca; Figliuol mlo non ti sbigottiscanocotesliflagelli e uergogne della
Colonna, che sono Zuccaro, e miele à quello, ch’ io cerco per te da questa ingrata natura, di tante e tante offese di dlspregiofattoml, & non
conoscere i beneficlj miei. Ecco la Croce, ecco il Martello, ecco i Chiodi,
ecco la Corona dl Spine, la Lancia, il Fele, e simil cose par li dica, che
si compiace nella persona sua patisca in remissione di
tutti i peccatori.
Ë in questo, fo che lo Spirito Santo Consolatore, con un raggio del suo
spendoreloferisca
in fronte,confortando
l’humanita di Christo. In
t e r r a poi, di quh e di là dal Christo, inginocchioni hb figurato duoi Anglo11, uno de’ quali in atto dl amarissimo dolore, ammiratione, e stupore, auuinte le mani insieme, alza la testa e g11 occhi al Padre Eterno
quasi dica: Come sopporti che questo Agnello immaculato patisca-tanti
obbrobri, e passioni. L’altro Angelo, da l’altra parte, lagrimoso, e dolente
anch’egli, in vista, guardando 11 popo1 tutto, e con vna mano mostrando
il Christo, par che dlca; Mirate popolo ingrato il uostro Salvatore, come
SI espone per uoi altrl h tant1 flagelli, passioni, e morte per redimerui,
e cose simili dica, che tutto rende devotlone, ecompunfione: più aden-
- 63 tro, e soprali duoi Angioll, hbfigurato duoi Satrapl, 6 Farisei, 1’ vno
da vna parte, e l’altro da l’altra, i quali, come attonitl, e stupldl, ml. randol’hurnlltb, e patïenzadel Christo, frà se stessidlchmo, e h duoi
Soldati,che in segno dl glustitia u1 sono posh appresso: Quest’huomo,
che Q stato tanto marauiglioso, che hà suscltato mortl, lllumlnato clechl,
e fatto tanti miracoli, come hora & ridotto? così l n atto dl ammiratione,
e di stupore pare, che compatiscanoallamiseria,ecalamltà
d i quello.
Figuro appresso che, dallo splendore del DIO Padre uenghlno duoi raggi,
che passin per le nubi, e feriscano in fronte i duoi Fdrlsel, qual1 com
punti, et allumatldiuenghinofedell;
come un Gloseffv abAnmatla, e
un Nicodemo. Questo i! tutto 11 soggetto, espresso nel mlglior modo che
& me sia stato posslblle: rappresentando la notte
del pat:bolo, e che la
luce uenga tutta da DIO Padre, e le figure son tutte maggiori del naturale,
per hauere buona dlstantia dl uista. hl1 8 piaciuto poi in testimonio del
mio deuoto affetto lasciarui scriuere sotto queste
parole.
P. Z. SOCIETATI IESU DOMUS PARMENSIS
RIONUMENTUN AMORISFACIEBAT.
ANKO D’ CID, 13. C. VIII. YET. SUBE. LXIX,
II‘
1-:
I-/ * !
Così mi t3 piacciuto, dico qui ancora, lasciare questa memoria, come
quasi in tutte le città
plù prlnclpall d‘ Itaha ue ne sono; e Co$ì a m o
ringratiare Iddlo, che in questa et& m1 d i validit&, c forza di operare
ancora, e cuore da non pauentare qual SI voglla impresa, tutto A laude
et honor suo, fin cheli place, nonnascondere 11 talento(qcal SI sla)
che gll 8 piacciutodarmi.
Ho uoluto ancora fare, in questo luogo, un quadro h Oglio della Concettione della Madonna per la Compagma nostra di nobill secolan, governata da detti Padri, e l’hb figurata di questa maniera. I1 DIO Padre
abbagliato nelsuo splendore, cherimira, e benedice la glorlosaVergine, giB concettainsestessonellamente
S U R diuina per Madre dell’ unigenito suo Figliuolo; la quale cinta di splendore, et accompagnata
da Angioli, e Cherubini, sopralaLuna,
col suo Figl~uoloin braccio,
(discende) che dh la benedltlone al Mondo; figure del naturale.
Ho uolutotuttoquestonotlficarleper
suo partlcolar gusto; e non
sono mancatl nobili intelletti,c’hannofattiuersl,
et eplgrammilatim,
e uolgarisopraquestisoggetti,cheuedrbmandargllene
alcun1 ; che
Ear& il testimonio del gusto, che di essi hsnno hauuto.
- 61 -
- 65 -
Ad perillustrem equitem 1)
D.0 F e d e r i c u m Z u c c a r u m
Parma abeuntem.
Ad eumdem.
Haud oleo perfusa nltet patlentis imago
Christi; at plngentis regia dextra mlcat.
Zuccare, longmquas optatus tendis in oras;
At tua noblscum fama perennis erit.
ss
Ad dextrum lictwem.
i
Deformem Natura ded~tte ; Zuccarus arte
Formosum: tali munere victus,
abl.
In Mysterium ChristiDomini ad Columnam alligati,
quod pinxit nuperrime in Parmensi Templo Societatis Jesu, Perdlustris Eques
Federicus Zuccarus, Pictor celeberrimus.
Epigrammata.
s,
S&
Æstimati0 picti corporis Domini a d Judam.
Poetica totius tabulae inscriptio.
Zuccasea si forte manu stes vendere pictum
Corpus, Juda, auri pondera mille damus.
Artis triumphus aureæ;
Natura quemspectat pavens.
ss
S M
Ad Pictorem.
De mirabili huius Tabulæ præstantia.
Sublimespletatc pari dum perficls artes,
Antlquum decoras, Zuccare magne,
decus.
€11~ Pater, hic Xatus, Flamen, Crux, Allger, Arma;
Cum turba llctor, cum Senlore Duces.
Omnia dum splrant,consplrantomnia: fictis
Vera insunt animo, cunctaque vera canunt.
Quambene plcturæ iungis, Fedence, poesim'
Quam simill varias fœdere nectis opes!
@%m
Ad Parmenses.
Ille tuos ultro cnmulat, Parma aurea,
honores,
Auratus Regum quem cumulavit honos.
E&
S&
f;,
i
Ad Viatores.
Ad Spectatorem.
Qui Sapiens Parma? vestigat mira viator,
Inclyta Zuccareo nomme templa petat.
Quæns columnammitis hospes integram7
Partem column=doctus aufert Zuccarus.
ss
&,m
-
.
De insigni significatione doloris in suls angelis pictis.
-
Quest1 versi stando al mss del Faelli
appalono, nella edlzioncbolognese,
plen1 dl error1 , e slffatlamente,cheriescllehberoIncomprenslblll,
se I O non mi foss^
sforzatr, (11 r e s t ~ t u ~ r alla
l l p r ~ m ~ t l vdlzlone.
a
La qual cosa serve a confe~mare quanto
scrlssl In profazlonc, a pag 21, a proposito del tant1 erroride' qual1 i? mfarclta la
edizlonestessa
Ma perchè Id medesma S I mantenesscInalterata, ho solo rettllicatr,
tra e s q per l'eslgcnza del slgnlficato, 1 plù evidenti c grossolan..
v. L.
l)
,
Maximos quondam retulit dolores
Helladls Plctor, capite obvoluto;
Maximos noster retegit patenti
Lumine casus.
L%%@
5
- 66 Judicia exiaiæ bonitatis, in hac Tabula.
Quam semper hæc placent magis,
Seu cornmus, sive erninus!
De miroejusdem
Tabulae artificio.
Marmore2 quze membra ligant fera vincla columna,
Lumina contuitu, corda stupore ligant.
Sic rediviva vigent spiranti accensa colore;
Sic natura movet, ludlt ut ille manu.
Et se forte etlamtamvlvicorporls
artus
Motun, vinclisni premerentur, erant.
Quid loquor? (artificls proh mlra potentia dextræ I)
Vincla premunt artus, se tamen arte
movent.
aEmSopra l ï s t e s s o Quadro, Madrigale dell’In&perto.
Mentre,ignudoSignore,al
sasso auuinto,
Fisso al Padre, e di pene
TI miro intorno cinto:
Sento versarmi un mar dl doglia al core.
Ma mi consola amore,
Che à cib ti spinse, e dolce A mediuiene
Quanto d’amaro il dolce amor sostiene.
E chi no1 vede, miri
L’ imago espressa in dolorosi tiri:
Ond’anco li beati
Molli ne son dl pianto, et ammirati:
E trarria noi de sensi; ma vestilla
Zuccaro con sue grabe, e radolcilla.
SW
Dell’ Estinto Innxninato, sopra l’ i s t e s s a Imagine.
Questa,chesembra uiua,
Del gran fattor così simil imago,
- 67 Non meno d’arte fh, che di natura,
E disegno, e pittura.
Gli dle’ splendore il Cielo,
Animato colore Pittor Mago,
Et la veste d’un puro ardente zelo,
Spirto diuinoignoto
Nè gli manca il parlar, nè manca il
moto;
Ma se tace 11 Signor, 6 perch6 fiso
HA tutti intenti al Padre, e sensi, e viso.
Del medesimo, sopra 1’ i s t e s s a
Arteficegentil,saggiopittore,
Che faí? lasso nonmiri,
Ch’vccidi il mio Signore?
Cosi il pennel l’ auuiva, e poi frA pene
L’ auuolge, e fra catene?
Empia man, crudo cor, che fai, che spiri,
Sol bramoso d‘ vdir nuoui sospiri ?
Ma folle, che dich’io?
Non di pennello è l’opra, ma di Dio
Specchio, ch‘amor di morte innamorato,
Qui so stesso vagheggia, vagheggiato.
O di quanti occhi vscire
Vedransi humidi i guardi A quest’oggetto,
W i n sembianze sp~etate
‘
Spira viua pietate,
Ond’ è che ’l Clel ne pianga, e ’l mondo ammire.
Vanne pur pio Pittore,
AI Tempo, e B Morte honlai non più soggetto:
Che, qui restando Amore,
Sempre dlrA come t‘ affligge e t’ ange
Quella pietb nel core,
Che nel pennel, mentre dipingi, piange.
- 08 *
DE IMAGINE BEATISSIMB
VIRGINIS CONCEPTÆ
Ab eodem Perillustri Equite Federico Zuccaro, Parmæ item,
Collegio eiusdem Societatis depicta ;
Petente nobilissima eius tituli Congregatione.
Tam benesuspicitis,plctos ut vivere credam,
Slderei puen; tan1 bene suspicitls!
in
2aw
Ad Pictorem.
De artificio, quo pictus est Deus Pater, in hac Tabula.
MagnusAlexander solum sibi poscit Apellem;
Unum te cunctl,Zuccare magne, petunt.
An pictus est rerum parens?
Apparet an verus polo ?
An luce clausus abditur ?
An in tenebris promicat ?
"W,W
Adeumdem.
Virginis ztherel descrlpta:mente Parentis,
Exprimis artlfici dum simulacra manu,
Zmcare, tam viva deludisimaginesensum,
Credatut immoto mota coloretuo.
Si Deus, ln proprias dum fingit singula formas,
Artlficumvelletpicta referre vlrhm;
Dumsib1 Chridiparam deplnslt mente, fuisset
Mens divina manus %mula facta
tuce.
ss
De mira Virginalis
Eaciei pulchritudine.
Concipit Omnipotens Genltum ; sine labe parentem
VirgineamGeniticoncipitAnnaparens.
An sine labe? omni radiantem lumme, quantum
Flammea mens hominum, csllcolumque caplt.
Zuccare, quid tentas immensum pingere lumen 8
Qu% creat, h m pingat dextera; sola potis.
Ast t u divinos humano in corpore vultus
Efflngis ; dtxtram dextera summa regit.
.
I
,
&S
. t
Item a d pictorem.
Conceptam Telles Mariam d u m pingere vivam,
Pingis, et egreglum spirat ab ore
decus.
Dic, age,cumvlvat, cur desunt verba f i g u r z ?
Przdlcat artlficem,dumtacet,illa
suum.
Mirum! grata suo auctor1conceptavideri
Maluit, in tabula quam prope vlva
loqui.
&S
Ad sodales Congregationis Parmensis Beatissimæ
Virginis Conceptæ.
Mos talis; flarnmata decor (generosa iuventus)
Corda per ancipites copit a b r e vias.
Iam vestram spectate oculis, animisque parentem ;
Illius abripiet pectora vestra
decor.
@/S
De eadem Imapne Beatissimæ Virginis
in ea verba:
(I'ulchra ut Luna).
c
Virginis august= celebram sacra pagina
laudes,
Tergeminz slmllem dlserat esse Dez :
Quid nunc auratos obnubltpallidacrines,
Vlrgineos ultro sustinet atque pedes7
A d Infantem Jesum.
In te, summeInfans,pingentis
Candida ceuprimisliliamixta
Ad Angelos
circmnvolantes.
gratia ridet,
rosis.
mm
t-
- 70 -
- 71
4
Nempeade0 doctae depictam munere dextra
Cum videat, Proprium n11 putat esse decus.
Si tam docta manus fuerat tunc, Zuccare, non huic
Virgo erat, at superis anteferenda choris.
In eamdem.
Zuccarus ut summi concepta in mente tonantis
Virginis, et pueri pingeret ora Dei ;
Vitali cœpit sensus anlmare colore,
Vivaque cum puero iam prope mater erat.
Tunc prudens dlmisit opus: sat ludere sensus,
Inquit, et artifices hoc potuisse manus.
Si terris pingenda foret iam nata, tabellis
Arte nova forsan viveret llla meis.
A
I
In eamdem Imaglnem.
.
Patris æterni querela.
Cum Pater æterna conceptam mente parentem
Spirare in viva cerneret efflgle.
Huccine mortalls porrecta potentia ? dixit,
Æmulus immensi Zuccarus ecce Dei.
Quo potuit patulsse tibi latitantis imago
Matris? an hoc artis iw, Federice, tuæ ?
En patet, arcana quae tantum mente latebat:
I nunc; ut lateat, conclpe mente, Deus.
Ad pictorem.
Pingere Alexandrum soh fas fertur Apelli;
Illius hoc ingens est decus artificis.
Fas cum matre Deum tibi, Zuccare, pingere soli:
Hoc satis esto tibi; quidmagis esse potest?
Ad pictorem de eadem.
In vtramque Tabulam,
Ode.
Cur pairem clara, Federice, luce,
Funeris slgnum mawbus ferentem,
Fili0 nudo, lapidi alligato
Fingis apertum?
- 72 Ast ubi Matris speclem decoræ,
Quæ Deum virgo genit, arte ponis,
Invium nostris oculis, eundem
Fingis opertum.
Tu tibi quid vis 8 adytum reclude ;
Ducimur plausu vario, nec unquam
Mens valetsensus penetrare opertos
Sat, nec apertos.
Dum meas mecum repeto querelas,
Auribus tales resonant loquelæ :
Zuccaro frustra canis ista, vates :
Inspice picta.
Quam putas vivis puduisse visis
Hisce Naturam tabulis ? Stupescls 8
Hic iacet Zeusis, iacet hic Apelles,
Ars, et honores.
Illa, quae spirant animata, vero
Quæque naturam referunt colore,
Zuccari pandunt utriusque semper
Clara labores.
W
s
L
Y
3
.
Item in vtramque.
Dlstlc.
Iam radios aurora novos, iam lumlna Phœbus
Dat noua: splendidlor noster ut orbis eat.
-@xìì%J
Laus Deo O. M. Virginiq: Dei Matri.
In questo tempo essendo io stato nceuuto, e fauorito nell’Academia
Innonunata,quidiParma,damoltinoblhssimi
Sgnori, e Caualieri, vi
feci, A i giorni passatl, la mia lettione, sopra la grandezza, e facolth del
disegnointerho, et esterno prattico, e dledi alcunipunti, e conclusioni
per disputare i fondamentidel mio concetto, contenuti nella lettione (i quali
qui appresso con questa ui noterb). La lettione fir uno epilogo delli duoi
Libri miei dell’ Idea de’ Pittori, e Scultori, et Archltetti, che feci stampare in Turino l’anno passato, come giA Vostra Signoria haurB uisto.
t
y:’
i’
+.-
- 73
-
Lipunti, e decisionl, lettl nell’ Academla Innomlnata di Parma da
me, come di sopra è detto, nella lettione fatta in detta Academia a di 29.
Maggio 1608, trattando dellagrandezza, e facolth del Dlssegno interno
et esterno, sono questiquisotto, e fondamento del mlo Dlscorso.
1. Se Dio opera per ordinario tutte le
cose naturali con le cause
seconde, 8 necessario dunque vn pnmo motore interno entro dl noi, naturale, si rispetto alle opere nostre naturali, ma
d l vlrth celeste,e dlulna,che muoue, e perfettiona le lntellgenze, et
operaz10111nostre.
2. Essendo l’ intellettonostropersuanaturapuramente
impotente à tutte le cose, et hauendo blsogno dl sens1, et cose senslbill per
Intendere, et operare, non pub eçsere primo motore interno.
3. Che ilprimomotoreinterno
è la virtù formatlus dell’Anlma,
che muoue i fantasmi, et forme Ideali del concetto, et B causa ln noi dl
ogni ~ n t e l l g e n ~ ae , dl ognioperatione.
4. Che la Virtù forrnatiua Inserta nelconcetto,forma
l’Idee, e
dissegno Metafvrico hlentale.
5. Che 11 Dlssegno Metofarico mentale 6 Anma del Dlssegno
esterno pratico.
6. Che qnesto Dissegno hletafonco, e formesenslblli, sono luci
generalidell’Intelletto.
7 . Che questaVirtùformativa del Concetto, et Dlssegno interno
della mente, 6 sclntllla Dlulna della Imagme, et s~mil~tn~line
dl Im, m pressa nell’ A n i m a nostra, che la f5 speculatlua, et ferille dl conceth, et
di operationi, atta ad intendere, et capire le cose alte, e Plume, s e n L a
la qualeulrtù, e formadel Concetto, et Dlssegno esterno,restarebbc
I’Anlma, e l’intelletto p r ~ v od’intelllgenza, e dl saplenza.
8. Che questo Dlssegno metaforico, et reale, altro non 8 , che concetto,Idea, ordine,regola,misura,
clrconscnttione, et figura d l qualslvoglia cosa
O. Che in tutte le cose si troua Dissegno, conforme alla natura, e
qualita. delle cose spirituali, b corporall; Et hauendo Iddlo creato, et
formatoquesto universo, con tantoordme, regole,e misura; chiaro SI
scorgeesserefontana
u m di ogn1 Idea, di ogniconcetto,
et dl ognl
Dlssegno.
10. Che 11 Dkssegno humano è vn Nume creato, vn’altra Natura,
generante, Scimiadella Natura, e dl Dio stesso;perb B lmagme,e 81mllitudine dl Dio In nol.
- 74 11. CheilDlssegno
Q autore,e
genrtore di tutte le Scienze
speculatlue, eprattlche, et dl tuttele ulrtil dell’Anima, e operatloni
discrete.
12. Che il Dissegno ammaestra 1’1ntelletto, assottiglia l'ingegno, eperfettiona 11 giudltlo.
13. Che l’intelletto, e’ 1 giuditio humano sono ministri, et esecutor1 del concetto, e Dissegno interno.
14. Che muna sclenza, lntelhgenza, e prattica, si pub auiuare al
senso, senza l’aiuto delDissegno Interno, et esterno prattlco.
15. Che solo il Dlssegno, per se stesso, SI anima al seuso, e all’lntelletto, e si allmenta, e cresce senza necessltA alcuna d’altra scienza,
che delle sue proprie fdcoltA. E cosi SI scuopre che il princlpio Interno, è
causa seconda, et Agente naturale d i DIO 111 noi, che alluma, et auuiua
ogni concetto, ogni Intelligenza, et ogni operatione.
16. E necessario questo concetto, e questo Dlssegno nell’huomo,
si come 11 Sole nel Mondo, et l‘anima nel corpo ; perche si come il Sole
& occhio, et AnlmadelMondo,cosi
11 Dissegno G occhlo, luce, et Anima
dell’Intelletto, che f i operare A quest‘huomo tutte le cosecon regola.
e misura.
17. E si come la Natura senza l’aiuto, e virtù delSolenon pub
generare cosa alcuna buona,ni? perfetta; cosi l’intelletto humano non
haurebbe intellrgenza, nB sapienza per operare cosa aIcuna buona senza
questo Dissegno.
18. II nomedel Di, segn, o, come lesueproprie
lettere lodichiarano, B segno, imagine, et slmilitudlne dlDio in noi, et le sue operatloni, simbolo assai mamfesto della sua onnipotenza.
19. Che non Sà, che nonpub, quest‘huomo, che con questo Disgno con questa imagine dl Dio in noi,con questo intelletto humano,
che lo inalza tall’hora tanto alto, che fa operare cose, che superano la
natura.
20. E perfine, non trouandosi nell’ Anima Ratlonale Virth, e potenza, con facolth, che sla o possa essere p ~ ù
.atta, e propria al generare,
e alimentare scienze, b praticheneIl’Intellettohumano;
questo DISsegno conuiene confessarlo npnsolo luce generale dell’ Intelletto,alimento, e vlta di ogni scienza, eprattica,e Agente natural di Dio in
noí; ma Rettore,e Governatore di questa Repubblica de’ sensi, et di
questo humano Intelletto, dal quale ne vlen somministrato Ogni necessario bisogno, sì per la quiete, e necessita del corpo, come per ia Salute,
e felicita. dell’bnima.
c
-
n-
li,
-
Eon resterò ancora di dirle alcuna cosa della strauagante Invernata
che hanno cagionato freddr, e ghlaccl grandlssiml, e cont~nou~;
che sebbene
creder6 che iri Roma ne habbiate uoi altrl ancora senilto molto, e straordmarlo di 15, come anco credo slano stati assai generah, e grandi per la
Italla; nlentedlmeno, l n accidenti dl new, e ghiacci continoui Roma non
ne suole patire di questa solte ; però,comecosa,
che di là L‘ors1 no11
SI B mai uista, n6 sentita,le
dlco, le neui sono statc dl quA tall, e > i
continoue, duo1mes1 una appresso l’altra, chu alla campagna soprauanzauano l’altezza di vn’ huomo, e” nella a t t i h i blsognato scarlare i tetti
pih dl vn par d l volte, e neson rovlnatl rnolf~,per non poterla sostcntare. Cosi, per comandamento publlco SI scarlcarono nelle strade, Pltlzze,
e Cortih; e fdte montagne dl neue, per tutte le strade, e plazzt’, cortlll
che soprauanzauano le fenestre,de’ p r m appartamenti, e (cosa 1101renda
à uedere) per passare da vn lato h l’altro la strada, SI passam sotto
grotte dl neue, e nelle cdntonate, e piazLe erano aperture come archi
trionfali; 4 durata così tre, equattro mesr, che non SI haueua n?odo,
nè U I dl
~ smaltlrla, e con grandlssima dlficoltA SI 6, h poco B poco, S m nuzata, e tagliata, che si era congelata tutta in ghiaccio, chd ni! pioggle,
n& sole la poteua smaltire; si SI era condensata; e Indurata, e se bene
siamo alla fine d l giugno, ancora‘”ue ne resta relqula 111 motte strade,
e cortil:di case; E se bene In Lombardla suole patir d l grosse nem,
nientedrmeno, di questa sorte non u1 d memorld, dtcono I pdesanl; per6
ha causato freddi gran&, e contlnoui, e mortalltà de’ bestiaml, e I n molt1
luoghi perdute le semenze, fruttl.uino. però quelle, che sono rimabte
per buoni terrenl non hanno cosi patlto, corne orLi, e slm111, hanno fatto
li quindicl, e sedlct per sacco, e’lgrano, per poco che sla rimasto, b
perb d i piena, e grossa spiga, rispetto B t e m p ; che poi si sonoaccommodatl i bisognl della campagna assai bene, ului d l poca speranza;
Così ha causato gran carestia di qua, via per tutto,
E poi che hb la penna ln mano, e un poco dl otio, non resteri, d r l e
ancora,efarle parte dl alcune feste, c trlonfi ulstl ln Alolnfoua,pochr
giorni sono, fdttl da quella Altezza Serenmima nell’arrluo, c Nozze della
Serenissima InfanteMargdrltJ dl Sauola, o del Yerenlsslmo prenclpe
Don Francesco suo figliuolo, le qua11 sono statetall,chehanno
tirato
A uederle non solo li circonuiclnl, ma molti stranlerl fuora d’Italia. Che
ueramente sono state Regie, et singular1 ; doue che trouandomi io qui,
in Parma, non più che quaranta mlglia lontano, pres1 occaslone di tornare d fare rluerenza à quell’altezza, et In partlcolareal Serenissimo
prencipe di Manha, tanto mio Signore, erallegrarmi seco(comefeci)
- 76 d‘ogni suo maggior contento, e fellcitB., e con la Serenissima Iufdnte, e
Principesse di Sauola. E glunsl in tempo che utddl le mltgglorl, e principall feste; battaglle ilauttli nel lago, Comedle, theatri, bdrrlere, giostre,
e feste grandimme La prlmache B. punto SI fece la sera del mio arnuo, fù la presa di un Castello, nel lago, fdbricato d i legname, B mezo
esso lago dl detta Cltth, söpra barche, e barconl. egrand1 trauate di
legnl insieme, che fb spettacolo bellissimo, e smgulare. si per la varieth
de fuochl, e dl mille spec¡(!, efdntasle, dl ruote, e mol~nell~, che ardeuano sotto, e sopra acqua: si comlncl6 nel1’1mbrunlredellanotte,con
tant1 fuochlall’lutorno,in
terra ferma, dl q u i e dl l& dellago, col
Iungo ponte dl San GlorgIo, che lo trauersa,chetuttorendeuagran
bellezza, e magnificenza, e risplcndeua quel lago come se giorno fosse.
Z, fra molte cose dl apparatiallagrandezza, e bellezza, e mdraulglia,
f u un CarrotrionfaledellaFortezza,
t r a t o da sei Caualll marrnl, a
quattro Ruote, coli molto artifitlo fatto, che ardeuano sotto acqua, come
sopra; guldauanodettl Caualll sel Sirene, emolte
altre sim111 se ne
uedeuano d i qu8, e dl lti dal Carro, con fnci d i fuoco 111 mano.
Questo Carro era soprd unaplatea dl legnami, e di tauole,e solleuato tre grad1 sopra l’acqua; doue glrauano le ruote, mezo sotto acqua,
e SI ag~tltuaesso Carro, qua o là, gratiosamente, senza essere uisto chi
lo mouesse, e pareua proprio, che II detti Caualll m a r m lo tlrassero. Il
Carro era dl formaquadrata, rlcco, etgratiosamente fatto, 11 pieno,
sodo, di altezza d’on huomo, rigirauaattorno,che
cassae piedestallo
gratioso f x e u a al detto Carro, tutto adorno, et ornato dl feston1 d’imprese, et c-lrtelle, e sopra V I raggiraua vna b?laustrata; e, sopra questa,
11 trono della sedia saliua sopra con sette grad], ne’ quali grad1 UI stauano assettat], tredicl muslci, quattro che sonauano cornamuse, e quattro
plffdri, e uno che sonaua li taballl, uicendeuolmente tr&d l loro; e tutti
questieranoarmati dl Corazze all’antlca, con uestl lunghe, dl dluersi
colon, mghwlandati; sopra di questi ui era la sedm ornata dl palme, e
ghirlande, doue sedeua la fortezza, Ddnna armata all’antlca, con belllssimo
elmo, e cirniero in testa, uestlta di rosso, col suo scudo in bracclo, oue era
figurato, d i rilleuo, una testa dl Leone, e sopra una mazza, e nella destra
mano teneua l’haste, con atto e gesto vinle; sotto dl questa SC ’l plano del
balaustrl, u1 erano sel paggi, con grosse torce accese In mano, t r e da una
parte, e tre da l’altra; nelle basl, e pdastrl del Trono ui erano tre grandi
arme Ducal], alla destra, alla slnlstra,
e di dletro, quella dl Mantoa, dl
Florenza, e dl Sauola, inquartate; sopra dl queste, e dl dletro alle sedia, si
nedeua vna base, e gran pezzo di colonna rotta, con due gran palme; se ne
- 77 -
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ueniua questo Carro accompagnatodamoltebarche,
riplene dl molti, 8
uariatl fuochida aria, e da acqua, con dluersi mol~nelli, e soffioni. Nel1imbrunire della notte si mosse 11 Carro h gran romor di trombe, e tamb u m , con molto applauso de’ circostanti,e pnpolo infinito, che d’ogni
intorno era g d preparato per la uista dell’ assalto. e presa del Castello; e
peruenuto il Carrooue giA erano comparsi li Prenclpl, e Prenclpesse,
(sopra 11 pogglali di quella parte del Palazzo della Scuderia d i S. A. che
guarda il lago e le batteria del castello) si d n z z t 111 p ~ c d lla Fortezza, et
ad alta voce recitb alcun1 versi, In comendare la glorlosa Impresa per I’acquisto dl quella Fortezza ; Che con plil commoditA potrb questi, et slmlli
altri versi sentlre, che quisi tralasciano per non rompere 11 filo della narratione, e la sostanza del fdtto; cosi ancora il nome di molt1 Caualien, che
necesski non porta; nomlnandisoloII prti princlpzh, e la sostanza de’uersi.
Fatto questa prlma bella, e gratiosa mostra per lo lago, auauti delli
Prencipi, e Prencipesse e diuerse bizarie
di fuochi da ana, e da acqua,
con maraulgl~osauista; 11 Carro si mosse, e cllede uoltaper
lo lago,
d tempo rhouacon molt1 suoni, e tremoriditamburri, etrombe,e
uansi fuochi, e legirandole e grilli sotto acqua, che, per la noullh, e
marauiglla, fu notata grandemente.
GIB. nel Castello, A mezo giorno, con bella mostra, entrarono da dugento Soldati armatiallaTurchesca,
nellaFortezza,
con artigllarie,
moschettonl, et altri arnesi, et armi
da difendersi, et offendere.
L’armata giti in essere, mandarono due galere
h far la scoperta, e
riconoscere la Fortezza. ch&, dalle guardie scoperte,
furono to5to ributtatl,
e con grossi tiri di artlglieria senLa palla, ma con la mostra e nmbombo
dl esser éome vere fossero. Vintasi l’armata, tentarono per terra, e per
e, con gran cluffe di assnltl, una
acqua diuerse uie per entrarui dentro,
parte smontb in terra h uma forza, e l’altrapermare,batteuano
la
Fortezza. L’assalto fb belllssimo, per le ciuffe d l molte barche, e galere,
e UI comparserointantonumero,cherappresentaua
un’ armata formata d l Mare, essendoillagocapaceassal,
et B. sufficienza i slrnll
cosa.Alle scalate e cluffe del Castello, ui erano ualorosisoldati,che lo
dlfendeuano, e sostentarono, per plh hore, ualorosamente; uedendosi frh
le fiamme, e fumi, bellissime blzarie in quel uapon, ebalzarein
ana
huomini di straccio, e parere battere h terra cortine di muro, e bdloardi
di esso Castello, In apparenza, e tutto fiamma e fuoco, e le armi de&
offensori, e difensori gettauano fuoco, archi, frezze, stocchl, lancie,e spade,
fulminauano fiamma remi, sott’acqua ardent], cosa in vero dl spauento,
8 di gustogrande B riguardanti;le fiamme, i fumi,folgori,e
baleni,
- 78
- 7'3 -
,
'et uariJeffetti loro dauanogusto ailauista grandlssimo * giunsesoccorso
al Castello, con gridl, et vrli grandmimi alla Turchesca, che rendeuano
terrore b riguardanti, e conforto A combattutididentro ; nondimeno,
scopertiiiaguati i nostri connouiassalti
di galere, e naudi,si vedeuano f a prigloni,inapparenzaferiti
e morti,menareattorno,
se
benenonuioccorsedisastroalcuno;
si le cose furonobeneordinate,
e t eseguite.Durbquestoassaltocon
uarij abbattimenti, e ciuffe, e
con uariatasorte di fortuna, fino allecinque
hore di notte, etnel
de' Turchi, che attorno
fineil Castello fu preso, e fdttomoltiprigioni
per lo lago conduceuano, et fu messo finalmente (in apparenza)8. fiamme,
e fuoco, e con quattro, ouero sei girandole ( fini la festa) copioslssime
diraggi, fduille, e fuoco, all'usanzadellegirandolemaggiori
d l Roma
nel Castel Sant'Angelo; ma quello che empì di maraulglia fu, che i raggi
delle grandole, massime dell'ultima b mez' aria, cresceuano in grandissimo numero, e fù marauigliosa, e
bella al possibile. Oltre di ci& quello
che f u anco dl notabile, et chemantenne il lago luminoso, e chiaro,
furono quattro barconi, due da una parte, e due da l'altra del Castello,
con egualdistanzacompartiti,
che pigliauano quasl tutto
il lago, pieni
dl bitumi, Iegne, e materia, che ardeua unltamente per tutta la barca,
con fiamma rilucente, che, durò tutta notte; SI fini, Come B detto, alle
Cinque hore dl notte; la mattina poi quello che a molti parue marauig11a grande fù che credendosi, per le fiamme uiste la notte nell'assalto
e presa, fosse tutto 11 Castello arso, et abbruccisto, lo uiddero intiero,
et intatto senza macula alcuna, n&
pure abbruccrato una tauola, n6 u n
fog110 di carta dl che il CAstello era coperto, e dipinto, si l'apparenza
f u marauigliosa, e berle eseguito; e questo fù 11 Sabbat0 A notte, ultimo
dl Maggio
La Domenica à sera SL fece la gran Comedia, gliinternledijdella
quale, e le macchine uariate dellaScena, cheadogniintermedio
si
uariauano, furono marauigliosi, e passarono di aspettatione ogni credenza,mutandosi la Scena, hora in Citth, Castella, e Ville, in Giardlni, in
Praterie, In Campagne, e boschi, in scogli, e rupe diversi, hora in Mare
,tranquillo, hora in tempesta, e fortune spauentose, i n pioggle, e tuoni,
tempestadigrossiconfetti,hora
In oscuranotte,ouesi
uedeua i pia-neti, e stelle girare, e far lor balli, il crepuscolo della sera, l'albeggiare
della mattina, apparire noue Isole, e Clttb, Palaggi, caccie, e pesche gras
+iose, e simil cose di gustograndlssimo, et ammiratione; con calata d i
Dei, di Eroi frb le nubi,con tanta uera similitudine,conmusiche
ceJesti, et armonie granjisslme apparire, e sparire, con tanta ammiratlone,
l
i n u n batter d'occhio, e Ninfe, a Pastori sonare, e cantare diverse Canzoni, e uariesorta di MoresChe, in attimus~call, con dmersiconcerti,
accompagnati, e solo uestiti con habiti rlcchissimi, e diuersamente abbigliati, con armi in mano di uarle sorti, cioh dardi, stocchi, scudl, lancle
e spade, morescando sempre, et in numero grandissimo, che si empiua
tallhor la Scena.
Ma, per dirli alcuna cosa particolare à maggior gusto, e breuemente,
allaprimascoperta dellaScena, e dell'alzatadella gran Cortlna, che
auanti chludeua la uista di essa Scena, et RI alzb, & un suon di tromba, con
tanta prestezza, ueloclti, che pochi si accorsero, oue fosse gita, essendosi
akata al palco della Sala per graumiml contrapl; 111 uno istante, apparue poi la Scena in forma di Clttà, e f b r~conosciuta perMantoa, col
suo lago auanti, placido, e quieto, oue SI uldde, A poco d, poco, gorgogliar
quelle acque d mezoil lago, et al suono di var^^ mstromcnti, comparuero in
aria tre nubi,e in terra sopraillago e fuora, poco d poco, SI uldde
vscire m a testa di bellissima donna, pol 11 petto, 11 busto, e tuttala
persona, si che fuora apparue vna uaga Niafa,con capelli parte raccolti, e
parte dwciolti, con habito graue, e leggiadro, che per
Manto, figlia dl Teseo,
fondatrice d i Mantoa, si dlede à conoscere ; e quando le trombe finirono
di sonare, questa SI ntroub gli alzata sopra di una Isoletta, e frd certe
canne iui erasifermata, e al suono dl alcuni mstromeoti,chenella
Scena occult1 stauano, cant:) soaueme e molt1 uersiinquestotenore.
Che hauend0ella fon'lata la bella cittii dl Mantoa, mossa dal llti
Argiui, e ir&mllle, e mllle lustri g l i scoperto 11 giorno dl queste felicissime Nozze, era uenuta ad augurar11felwtA,con la presenza d'Hlmeneo, delleGratte, e la FecontlltZ, e la pm?.
E A pena finito dl parlare si ascose, tuffandosi nell'acque ;e in uno
istessotempo si apersero le nubi, che erano per l'aria, B poco d poco
calaronosopra Ia Scena,einquella
dl mezo si vidde IIlmeneo con la
fdce in mano, e dalla partedestraleGratie,
edalla sinistra la feconditb, e laPace; e mentre calcauano, cantaronoquesti u e r i che, per
essere breui, li pongo.
Pronti scendlamo 8. volo,
K6 ci pesa lasclar l'amate
De lo stellato polo ;
piagge,
G m t o desir ad apprestar ne tragge,
Caro parto d'Eroi,
Che far si dee specchio del Clel in terra,
Amato in pace, epauentoso in guerra.
c
- S1
- so E, appena finito il canto, essi si trouarono sopra 11 palco, lasciandosi
di dietro gli edlfici, che Mantoa rappresentaua. E, fermandosi Himeneo
sopra l’Isoletta, cantb alcuni uersl In questo tenore ti i fellcissiml Sposi.
Che il Clelo comanda A lui, che conamabllfaceriscaldi
A lor le
vene, il petto, e’l cuore; E a 1 popoli fedeli le Gratle sian feconditate,
e pace, e studin essi B frequentare i campi per dar fruttl soaui al mondo.
E, mentrechecantaua Hlln?neo, leGratie uscltedallanuuoletta,
si posero à caminare A lento passo per l’Isoletta, e postosi pol à sedere
dallatodestro, e il similefecero la FecondltB, e la Pace, dd l’ altro
lato; e le nuuole, che erano tre, ad un batter d’occhi si rlunlrono, e se
fece una sola, come densa nebbta, che occupb tutta la uista della prospettiua. Himeneo, finlto di cantare,si accost6 alla Fecondrta, etalla
Pace, e non si tosto si pose B sedere, che l’Isola SI dluiseindue parti,
vna dellequali si mosse da vna parte del palco, e l’altra da l’altro, e
per lolagoportaronoquei
Numi fuoridellaScena,
e inquelpunto
sparirno l’acque, e la nnuola, e la Scena rappresenti, altra Città per 11
recitanti dellaComedla,equestarappresentdua
Padoua.
E, finito 11 primo atto della Comedia, si mut6 la Scena in vn
Giardino, con vaghissime donzelle dentro, e r i fG rappresentatalarapina
di Proserpina, con molte circonstdntle,
e ’I Carro dl Plutone, il lamento
per
diCerere, 1’ apparire dl Venere,di Amore, la Fama,cheuolaua
l’dria, senza vedersi chi la portasse, e simile altre cose, che lascio nel
giuditiouostro, non uolendo far professione di stenderml cosi minutamente, che sarei troppo lungo;
ma rappresentoui cosi succlntamente 11
soggetto di questeFeste Reali, senza molta detrattlone,nè tampoco
recttare i uersi, che questl, et altri dlssero, cantando; che forsl, per auentura, h parte 11 tutto intenderete; basta darui questa lnia per auuiso così
famlgliare, e notarui i concetti delle cose pic singolari.
di
Ma, pernon
esser’ anco tanto breue, e sucinto,nonlascierb
accecnarul isoggetti di ciascunointermedio, poiche furono tutti belli,
e, singolarmenteesequiti,lasciando gli habltiparticolari, e uestimenti
noblli, checiascunohaueua,
come potetecomprendere,allisoggetti,
e
ciascun credeua che tutti furono
nobilisslmi, e Regi
Maro
Ftnito 11 secondo atto della*Comedia, si mutb la Scena in un
tranquillo, e grande, nel quale
passaua Gioue in forma di toro, e su ’I
dorso portaua, plangendo, la bella Europa inghirlandata di fiori, e sparse
il seno, e ’1 mare, di essi che Ie cadeuano di grembo.Tralascio molte
apparitioni d i turbe dl Dei, di pesci, di balene, e simili altre cose, che
ui occorsero gratiose; G~unone,
gelosa, comandare B i uenti, che sommer-
-
gessero con vna gran tempestaquel Toro lamontagna,ecauerne
de’
uentihorrlblll,che
VI apparuero; 11 strepitl, e rumori,che
comlnciaron0 iuentl, poi fermat], e ’mdolclti d a Amore, che comandi, loro 11
contrario; Così placata 1’ ana,
‘î e I uenti, e ’1 mare, sparí la Scena
Flnito 11 terzoatto della Comedia, si conuertìlaScena
In rupl,e
scogli grandisslml, et In unaoscuraNotte, lascio molti accldentl notturni di terra, e dl mare, il Carro dellaNottc, l'apparire delle Parche, /
di RIercuno, 11 crepuscolodella sera, l'albeggiar della mattma, I I comparir dl Gioue à rlschlar~re1’ aria, e faro dppanre’il giorno
Flnito t1 quartoatto della Comedla, dopo soam armonla, cho accompagnauaquasi ognl mutatione dl Scena,que:ta qui SI conuertl in
boschl foltl dl arbon, dl colllne, e pratl delltlosl, oue erano palazzl splenclldl,
e Regi, dl nlieuo, con fontane, giardlnl, peschtere, credenzonl pien1 dl vas1
d’oro, e d‘ argento, loggw oue s1 vedeudno cnnuitl Reg1 dl Dei. tra 11
qual1 Ercole che era B conulto con Clloue, dtucrse Nlnfe, e Paston, che
scendeuano da varle part1 dt quelleselue,e
collme, danzandocon
variate sort1 dl uestlmentl,morescando c~ascuno(la. per se,e
poi accompagnatl 111 forma !I battagha,recitandoalcunl
verSI, che non ml
occorrequl dl scrluere 1 concettituttl dl amore,e dl letltla.
Comparue la Scena de’comedlantl sollta, che rappresentaua Padoua,
e, finito l’vltimo della Comedla, SI sentibalenare con gran streptto, e
rumore, e l ’ a n a conturbam1 con gran lample baleni; e inuntempo
il palco, e la Scenaconuertlrsl ln un tempestoso, e fiero mare, e l’ana
tuttaturbine, etempesta,Nettunnocomparsenel
suo Carro, con suo1
Tritoni, e mostrimarmi,cantandoalcunl
uersl,e battuto 11 Tridente
acquetbilmare, e uedeasi, per esso, andare molta Nereid1 ti nuoto; e
rischiarata l’aria, 11 mare,e ’1 cielo, apparue, in m a nuuola, Zefiro inghlrlandato di fiori, dalla cui nuuola, cadeua
mmuta pioggia A gulsa dl
rugiada, e, a r m a t o à mez’aria, cantb questi Versi :
À che,fulmini,
ti che, lampl,
A che, venti piouosi,
x
I I
n
I,
-i
Hogp scorrete sì de 1’ aria i Camp1
Del fortunato Mincio? B Regi SPOSI.
Non consente 11 destin, che venga meno
Gratioso seno
Aspra famiglla de 1’ horribil Verno,
Oma1 dl qui prendete esilio eterno;
Qui vuole il Ciel, che eterna si raggm
Amabilissima aria dl Zefiri.
G*
7.
k ‘
t*
-
- 83 -
Finito Zefiro dl cantare, si rasserenb l’aria, e si aperse il Cielo, 0’1
Paradiso si scoperse convna gloria grandissima, con tanto splendore,
e con tanto numero diDei, e di Eroi, che fù cosa stupenda, per la machina mouiblle, con cinquanta e più persone sopra, adornata di nuuole,
e di splendori; senla uedersl quei lumi, che causauano quella luce, e
qyei splendgri. mouendosi essa machina, e girando quelle nuba con moto
soaue, e gratlosp: SI uedeua portare auanti quei Dei, à meza scena, e
quelli, A choro A choro, scendere in Scena con musica diulna; e, cantati
alcuni motettl, e uersl gratiosl, se ne tornarono con le medesime nuuole
in Clelo, con una ulsta di sfondato grandissimo, che appariua mezo miglio di prospettiua, e disfondato, sì il luoco era capace, e l’artificio
grande,egratioso; et in capo B questo sfondato si uedeua una ruota
grandissima, A guisa diNapamondo, e Sfera celeste, che giraua continuamente con dentro molta luce, et altri cerchi, rappresentando quasi
il primo mobile, che portasse tutte le altre Sfere; questo f ù sopratutte
le altre cose ammirabile; e, mentre che cosisi era dato fine al Celeste
canto, che continuamente salendo si sentiua soaulssima armonta, Comparue un’altra nuuola spcata da l’altra parte delCielo, con dentro la
Letitia, accompagnata dalRiso, dal Giuoco, dalla Ricchezza, edalla
Bellezza,che suonauano uarlJ instromentl, calando conmoltamaesth
uerso terra, ecantb d l questa maniera:
Asslsa In aurea Sede,
M’albergo i n Cielo, 6 t r i l’humana gente
Ben rare volte occhlo mortal mi vede:
Con gli huomini doknti
Non pub far la Letitia unqua soggiorno;
Ma da giri lucenti
Mi chiama h far convoigioconda stanza
Valor d’incllti Rep,
Chedelli Dei superni hanno sembianza ;
Hor dunque al mio venire
Apprendete mortal]
L’arte ingnota fra VOI dlben gioire.
--
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””
E, dopb questa, un Choro di Ninfe, e di Pastori, con bellissimi habiti,
ricchi, et con bellissime faci in mano, B suon’ di istromenti, che in
Cielo formauano un’aria da ballo, fecero un graboso balIetto, e gettando
di quando in quando fiamme odorifere per tutta la Scena in segno di
4’
- 83 Nozze, con gratioso canto, cantando alcune Canzoni, dlede fine all1 balli,
e fatto riuerenza A Prencipi, a Prencipesse si diede fine alla Scena, et
a queste mirablli rappresentationi dl machine; le quali ln sommasono
state tanto belle, e si ben fdtte, e bene ordinate, e con tanto applauso
celebrate da tutti,che ui furono presenti,cheparche
nonsipossa
più desiderare da artificio humano.
NB è gran merauiglla, che questo Prencipe n& è siuago, chs cosi
spesso et ogni anno lo eser:ifa, e sempre và crescendo, et accomodando
gli artifici, e le machine, si che l’esperienza, e l’vsofapol gli huomlnl,
e 11 minlstri espertl; e per grandl. e
magglorl P r e n c y che siano, non
esercitando cosi contlnouamente, e spesso, g11 huomlnl, e ministrl in sim11
cose, facilmente nonponno esserein questo casi esperti; e mancando
vno, manca tutto.
Gustai non meno uedere, sopra le machme, g11 artlfici grandi, e g11
organi, le gomene grossIssIme, e le funi, e le corde con che muouono,
e maneggiano quelle machine, e ’1 numero grandissimo dl huominl à
maneggiarle, e clasCuno al luogo suo; e ad un cenno calare,alzare,e
mouere, star fermo, piùdl trecento huomlni A maneggiare; si che ui
vuole esperienza, esercltlo, e prattica, e nonmeno destrezza, che ingegno, e giudicio, di auertita auertenza A disordlni improuIs1, et accident1
inriparare,e
prouedere, che vna fau~llad l fuoco pub roumare ognl
cosa F u maraulglia certo, che non U I accadesse disastro alcuno, chè ui
sono le guardle particolar1 per questo, con gran vasi, e catini di acqua,
caldare, e paioliadogni
blsogno prepmat]. I1 tutto ln sommapassò
benissimo, sì il tutto fu bene ordinato, et essequito; e durb questa festa
ancora sino alle cinque hore dl notte.
La Comedia, se bene f u bella, e ben recitata, che Eù la Idopnca, del
Signor Caualier Guerino, peri, questa serul perintermedio dell1 Intermedlj.
I1 Lunedì piou&,e non SL p o t e fdre quel glorno la barriera nel
Teatro, comepoisi fece 11 giorno appresso ; però S. A nonlasciòpassare questo giorno senza nuoue feste dl gusto, e piacere, per trattenere
gli duoiPrencip‘i dl Sauola, e tanti altri Slgnori, che accompagnauano
essi Prencipi, e le Infant1 lor sorelle, la prima e seconda A &Iodona, e
poi la prima qui in Mantoa, oue era, la di Modona, uenuta col suo Prencipe A ricrearsi con la sorella, à queste sue gran feste, lnsleme a
tanti Ambasciatori di Prencipi, e Slgnorl dl Lorena,e d’Austria, con
quello della Serenissima Republica dl Venetia, e dl Florenza, Cosi la sera
(lasciando i pastl, e conulti) nel teatro della Scena fece (come quasi ognl
sera in Palazzo) gratiosisdme feste, e danze dt Dame fiorite e belle; oue
6
- 84 -
- 85
4b
le duePrenclpesseInfante
di Sauoiarisplendeuanoqual
lucenteSole
frh le Stelle.
Il Lunedì sera, dico, si fece un bellissimo balletto dl Dame, nell’orchestra del Teatro della Scena, e ballato alcuni ballettl all’vsanza di quh,
si alzb con ueloclthgrandlsslma latela,checopriua
la Scena, e fece
all’improulso, uedere h quelle Dame, e il tuttl vna grandlssima e profonda cauerna, oue SI uedeua l’Inferno di fiamme, e fuochi spauentacoli
con forme di demon], et anlme tormentate, e lacerate, che non poterono
tenere le lacrime molte dl quelle Dame; ma pocodopo per confortare
quelle giil smarrite, e spauentate, tutto spari l’Inferno,
e comparue un
bellissimo Glardlno d l rose, e fiori, con molte Nlnfe, e Pastori A fare
gratiose danze, e cantare allegre canzonr, e madrlgali; e si fini la festa;
che durb questa ancora fin’alle cinque hore
dl notte.
Il Martedìsifece
labarrieranelgranTeatrofabricato
A posta
nel CortlledellaCortevecchia,
in formaouata otangola,con li suoi
gradiniattorno,oueui
capìInfinito popolo, e compartimento o I sit1
particolan per le Dame, per gli Ambasclatorl di dluersl Prencipi, e per
lo popolo tutto; e In testa era ornato dl v11 gratloso portlco di plùcolonne, che era l’antiporto dl un gran templo, del quale la cuba di esso
Tempio, assai bene ornata d i lumi d’ogni ~ntorno; e questo era il Tempio diamore, dl doue vscirono 11 manterlitori del tcrneamento, come si
dirh. Su l’Imbruniredella sera comlnclarono A comparlreiCaualllerl,
hauend0 glrl fatto l’Araldo, B nome de’ Mantenitori, lalor dlsfida di
mantenere la bellezza delle lor Dame soprauanzare qualsiuogha be!lezza;
e questo Araldo, con li stranleri Cauallleri vestitl di uarlata fo,,’w a , mostrauano uenire dl lontani paesi h queste feste, sln dalla Siria, et Arabia
felice, al rimbombo del grido, e fama di si noblli Kozze, e trionfi di quelle
Altezze; e se bene luiuedeuano belle, e gratiose Dame, nlentedlmeno
uoleuano sostentareleloro
Donne esseresenzaparangonedotate
-dl
gratie, e di bellezze p i i d‘ogni altra. Tal furono le lor
disfide, in slmil
modo, e ciascuno 11 sostentare le loro; Cosi comparsero tutti l’vn dop6
l’altro, con hablti et armatura dl sfoggigrandlssiml, come si pu6credere da tanti Illustrisslmi prenclpl, e Slgnori, do’ qual1 ne faremo mentione, per piu chiaranotitia
del tutto, a che megllo si uedano, e si
conprendano li sontuos], e magnlfici, e splendldissiml apparatidi claschedunCaualliero, chealla
dlsfida, e dlfesa comparsero; e con qual
ordine, e più breuemente chesla posslbile.
Prima comparue 11 Carro trionfale d’Amore, che fù superbissimo, e
bello, e keno ordinato, come intenderete, e questo solo entrb nel teatro
-
per la porta del Templo
detto,e tuttl gli altr1 per la porta
del teatro,
che era all’ Incontro, e opposito A queda.
Poi USCI fuori del Tempio, entrando n 4 Teltro, 11 Mastro del campo,
che fù 11 Ilarchese Hercole Gonzaga, pomposamerlte uestlto, con un bastone in mano; et, appresso dl 1u1, duo1Amor1 ]gnu&, e uelati g11occhi
con le all à gli homeri, nelsohto modo che si dlplnguno; saluocheportauano
vn morione In testa, SI questl, come tutti gl’altn, che nel Tnonfo qui 51
descriuono; e tuttl figurati, e di rllieuo dl dluersr animal]; chi dl Ahcorno,
e chi di Lupo, di Volpe, di Drago, dl Orso, di cane, dl Cignlale, e
Scimia, di Tlgre, dl Pantera, di Aqulla, dl Leone, e slmili ; e tutto questo
per dlnotare lb uarle passioni, che desta Amore ne i cuori del’Huonml,
e delle donne, facendo11 tdll’hora fare attlunl plil b e s t d l de gl’lstesl
Animali. Portaua pol clascuno Arnore una gro.sa torcia dl Cera bianca
inmano; et, ad ogni copla di cssl Amor], seguiuanosel
trombultl,
et seichesuonauanoi
pIKm, vestltl con habltlallaRomana,e
con
ghirlande dl fior1 in testa ; dopo xlenluano I prlglonl di Amore, A schltm
h schiera, A quattro, à sel, e plù, e meno ; e pol ln ultimo 11 Dei. Prlrna
furono quattro Imperatorl, caminando ad v110 ad vno, l’uno doy,b l’altro,
coronati dl lauro, con hablto di colordluerso l’uno da l’altro, ma pelG
clascuno di bellisslmo drappo, freglati d’oro, con molte g o l e ; così 11 Rè,
e Regine, et altre Matrone, e t Herol,lncaterlati tuttl dl catened’oro,
chependeuano a ciascunodallebracclaGl’Imperatori
furonoCfsarc,
Augusto, Nerone, e Marco Aurello, dl che scrlsse 11 Petrarca; dopo quesh,
duoi altri Amori, conle lortorcle, etrombettl,e
p ~ f f ~pul
~ i duo1
,
RI:
uestiti alla Greca, con
le Corone d’oro in testa, e Scettro 11’ol.oIn mano;
l’vno per Dionislo Siracusano, e l’altro perAlessandro
Tereo.Seguluano duoi altrl Amor], c trombettl,e plffm , dopo d i questi SI u~cl!c
Enea, armato,con superbissima pennaccluera In testa, dl uarie penne (11
dluersicolori, e con un’hastain mano ; Teseo armatoanch’ egllcon
bella pennacchlerasopra l’elmo, e con vna mazza d’oroin mano. T’cniuano questi ln mezo i due Itegrne dl belllsslmo semblante, l’vna pcr
Ariana, el’altra per Fedra; dop6 questlseguluaErcole
con la sua
pelle di Leone, e claua in mano, hchllle armato con pomposoClmlc:o,
tenendo il suo famoso scudo da vna mano, e da 1 altra la L a n m fatale.
Passatiquesti,e
li duoi altrl Amori, con li trombettl, e plíIhx-1, comparue Demofonte, tutto dolente, in habltoRegale, et appressoa lu1 la
sua misera Fille, coronata di corona Regde, che rendeua pieth, et amore;
e, dietro A lei, Giasone con arme lucidlssime, e uaghlsslmo Clmlero, accompagnato da Medea, e da Errfilapomposamenteadorne.
Apprcm
- 57 -
- 86 seguiua 11 descrltto ordine di dettl altrl Amori, con le lor torcie accese
in mano, e dletro B questiseguluanosei
Musla nlolto gratmsamente
uestlti,conghlrlandedivariesorti
di fiori intesta, e suonauanodi
concerto Tromboni, Curnettl, e Flanti, con diletteuolearmonlainnanzi
à Parlde,cheseneuenlualnhabltoPastorale,ricco
dl molto oro, e
gioie, dallamano destra haueua vna Reglna
dl bellezzasingolare,regiamenteornata,cherappresentaua
Elena, dall’altramano m a gratiosa Nlnfd, chefù presa per Emone. Dopi, questlsi
uidde Menelao,
con arme blanche intorao, e superbo Cimtero ; Ennone, e Laodomla
MatroneGreche,
la ReginaArgiua.Seguiuano,dletro
¿
questl,
i duoi
altri Amori con trombe, e plffdri, et altri instrument1 mus1caI1, facendo
scorta alli Del che, dop6 tant1Eroi, erano condotti anch’essiprlgioni
nel Trionfo d’Amore; e qui si vldde Marte armato, con faccia belltosa,
e fiera,anch‘egli con Ia sua catenaal braccio,hauend0appresso
la
e Glunonegelosa,
sua bella VenereseguiuaPlutoconProserpina,
e’l blondo Apollo con Id sua Ddfne, e finalmente l’lstesso Choue incatenato; e tutti con gli hablti attrlbulti loro
da Poeti, ricchisslml d l giole,
e perle, dopb di Gloue seguluano li duoi Amori con le torce, e compagnla dl tromboni, e plffdrl. E vscltiquestl con tal ordlne del Templo,
si uidde appresso vscire l’lnfocato Carro dl Amore tutto lucente d’ oro,
e lauorato con molte hlstone, e figureimpresse di rllieuo, di dluersi
soggetti di Amore, con alcuniluml ndscostl lncertaparto
delCarro,
che solo la reflessione loro si uedeua,e faceua apparlre esso Carrodi
ardentmimo fuoco; Era tlrato qucsto, da quattro Caualh bianchi, benissimo guarniti di un bel drappo di argento, e questi tenuti per le testiere
da quattro poeti uestlti di porpora, con corone dl Lauro in testa. Sedeua
per Aurlga dl detto Carro, reggendo il freno de’Caualli d suo gusto, la
Bellezza, donna in parte nuda, a n t a dl manto di argento fregiato d’oro
con una Corona in testa di Gigli bianchi, con un lucidospecchlo frà i
capelil d’oro.
Intornoad esso Carro uí eranoquattro
Dei incatenatl,Saturno,
Nettunno,Mercurloe Bacco; all’mtorno, e sopra esso Carro, alquanti
Musici con chiteroni, c con flauti, sonando dolclssimo concerto, coronati
difiori, o con habltlriccamenteornati:
et otto Amori seruenti, con
grossetorciein mano, acceseattorno 11 Carro: Sedeua sopra di esso
Carro, Amore trionfando, tutto coperto d’oro, che fiamma di fuoco rassembraua, con Arco inmano e Faretra sopra,mostrando dl ogni intorno saettare; Et a’ SUOI piedi, sopra i dorati seggi,
si uedeuanoassisi
i duoi Mantenitori del Campo, e della disfida, uestlti regiamente, di CO-
1
.
lore incarnatino, fregiati di bell1 ricaml d’oro, con perle tramezzate con
uarle gemme, e di lucldisslme arme sotto, et altlssimi cimier1 in testa;
questierano 11 Duca t11 Mantoa, e ’1 SlgnorMarchese
Guerrieri Marchese di Montebello, suo Cauallerizzo maggiore, che rassembrauano
Polidamante,eRlnaldo,
à nome de’ quali fil fatta la disfida, e ’1 combattere della barnera. Uscito 11 Carro del Templo, segultaronlo sei Padrmi
che furono 1’ Anlbasc~atordi Lorena, 1’ Ambasclator d i Bawera, 11 Conte
d’ Osta, e ’I hlarchese Alberto Pallauicmo, 11 Conte dl Uerna, 11 Marchese
FedericoGonzagaMastro
dl Camera del Duca dl Mantoa, e dietro d
questiottotamburlntuestltl
dl conserto, con 11 Nantenltori ; questi
Padnnl, e tutti passeggiarono c m bel ordlne;gluntoche
f ù 11 Carro
auantl II palco delle Prenclpesse, scendendo11 hlantenlton InTerra;Amore,
leuatosi 111 pled], cantb alcun^ uersl In questotenore.
Amore s1 glonaua, che nonui era anlmo si altlero, per orgoghoso,
e fiero, e potente, che non fosse da lu1 uinto, e superato ; e c16 ne faceuano
gran testlmonio, e larga mostra quei ehe, seco trahea uniti, e superatl ;
perb à queIll, che plu ribelll st mostrauano, pli1 aspre,e
doghose
pene daua; et à suo1 fedeli, eprontl, eccelsa giola, et eccelsl onon.
h pena finho Amore 11 suo Canto, che si senti rlntonare 11 Teatro
tutto di trombe, e tamburri, e mouendosi 11 Carro,segulti, di g r a r e 11
Campo, e rlentrarsene llel Templo onde era usclto, con tutto 11 Tnonfo ;
mali mantenltorl rlmasero dl fuori, e postis] a sedere sopra duesedle
così
dlbroccato,che
il Mastro del Campo g11 haueafattoapprestare,
si stetteroaspettando i Venturierl,che di mano in manouenluano, e
compariuano per la porta del Teatro, che era all’lncontro della porta del
Tempio.
I1 prlmo che comparue fi1 il Carro dl Nettunno, che rappresentaua
uno scogllo ln mezzo al mare; questo entrb con unstrepltograndlsslmo di Tamburri, comparendo auanti esso Carro quattro Padrlni clnt1
di belllssme bande per lo trauerso, e con bastonl In mano; e dletro B
questisuonauano i tamburr], appresso de’ qual1 comparsero molt1mostrl marlni, con grosse torcle accese in mano, e con alcune lor bucelle
alla bocca, rlntonando rumor rnarlttlmo attorno ad esso Carro, che rappresentauaun Mare, nelqualesiuldde
à poco à poco sorgere u110
scoglloalpestro, e grande, e gunto auanti 11 palco dellePrencrpesse,
fermandosi, si aprì lo scog110, e fuora ne usci Nettunno, 11 quale SI pose
¿
parlare
i in questo tenore alcuni
uersi:
Che non si maraulgliassero le Dame, e i Caualieri, che egli dal suo
Uasto Imperio iui comparme, essendo che la fama di duoi Caualieri do-
.
- 8s -
- S9 -
ucssero hoggi in campo sostentare fiera dlsfida in soggetto d’Amore; che
egh conduceua iui in Campo quattro guerrieri, per dlsio di rapportarne immortal glorla, alla belt& delle lor
Donne amate, contraqualunquecontradirlorouolesse;questi
(dice egli)scorrean del mar le pih
ampie uie, se ben per sdegnodellantlca
hiaga,’ eranoinduri
scogli
conuertlti. egli perb col suo trldente romper& l’incanto.
E cib detto, bittondo il Tridente, ruppe in
mille pezzi Io scoglio, e
fuoracomparueroliquattroguerrier1
ben armati, conmanti,
e pennacchiere negt-e, conrlcchlssltni fregi d’ oro, e grosse perle attorno ;
spasseggiarono 11 Campo, si ritirarono a parte.
Comparucro alla porta del Teatro I secondi Venturieri, senza pompadiCarro, tZ pedi, guidatl da duoi Padrlni,accompagnati da quattro
tamburini, da dodici paggi, con due torcie ciascuno in mano, e da sette
musici, che faceuano dolcisslma armonia, uagamente uestitl, di conserto,
e coloríde 1 Caualleri, i qualieranouestlti
di azzurro, e dl argento
congrandissimepennacchierelntesta,
e giuntiallapresenza
delle
Prenclpesse, cantarono 11 seguenti vera ; che per essere brevi et sostantieuoli, g11 porrb.
Donna, raggi splendori Celesti ; e pur ciechl A tanta luce,affermano i
gig11 di ogni altro volto ritnanere oscuri apb queIll, chenelleguancie
delle amate loro fiorlscono. Da qualllngua mal (senon di Amore) sarebbonouscite si fatte voci, e inqualpetto(se
non tiranneggiatoda
Amore) si sarebbe Impresso si sciocca opmione ‘1 non riconoscete voi gentlIissime Donne, e Valorosi Guerrlerl l’infinito poter d’Amore 2 Certo che
noi haueremo loro, come ad amanti, concesso il celebrare le amate bellezze & lor talento: ma perche non possa in alcuna manlera essere riputato nel Mondo per vero quello, che constrettl da amorosa
passione,
affermano, oue niuno si k e s s e incontro h si superba dlsfida, seguiamo
il nostro solito di costringere questi Innamorati Caualleri ad essere pih
modesti in essaltare le Donne loro, e particolarmenreinquesto
noblle
Teatro, doue nei raggi di un volto si contemplano e si ammirano le Incomprensibili bellezze del Clelo.
Non perturbino il cor gli alteri vantl
Donne gentil de’ CavalleriArgiui.
Furor II scorge, Amor g11 h& fatti amanti,
E colmati di ardlr, di luce h& priui.
Non sia mai nb, che & vostri almi sembianti
Di barbara bellezza il pregio arriui,
E bentosto far& lor lingue mute
Di questiCaualier l’alta virtute.
In lanto
Padrini
i
tenore :
dispensarono i lor Cartelli dell’ infrascritto
AMYIRABILE
fh sempre la potenza dl Amore, ma ammirabdissirno
fù sempre, e sopra ogni uman pensiero SI scuopre, in render bello, e gentrle, cib che & lui più place, ne peraltro reputiamo noi hauer cdndotto
in questo honorato Arrlngo di gloria, i Valorosi Polidamante, e Rinaldo,
che per palesare al hIondo questa sua incredlblle, e particolar possanza.
Hanno, dauantl A gl’occhi, Bellezza che di tanto auanza quanto sovrasta
i! Sole alla turba delle minute Stelle, e scorgono ne’ sembianti di Real
Feraldo, Signor dell’ Isola oscura.
Armodente, Gran ClambellanodelLago
Arcodareto, Prencipe dl hlondoro.
Maggore.
E girato 11 Campo, questi ancora si rltirarono A dar luogo alla noua
inuentione, che gili compariua nel Teatro
E questo fù 11 Carro di Proteo,cherappresentauaun
Mare,ma
assaidluersodal
primo,circondato questodaunarupe,
e nel mezzo
sedeua,inunagran
Conchiglia, Proteo,tiratoda
duoi CaualliMarini
guidati da duoi Caualieri armati, e giunto Proteo auanti le Prenclpesse
recitb loro molti uersi in questo tenore.
Che hauend0 egli trouato duoi Caualieriassaimalinconlci, e tristi
per poca corrispondenzadlritrosa belth, etroppoaltostato,per
cui
non speranmai pace, b mercede, iuan solcando già le false arene, et
humido letto di lontani liti, posti se stessiinvolontario bando; quando
la famadi si nobile arringo riacceseloro i cori, e da lor pregi spinto
quiui li trae li sostentar quella bellezza, che A lor distrugge i cori, e
così prega quelle belle Dame, che gli siano almen di lor amorosi sguardi
fauoreuoli h chi cerca di atterrar l’orgoglio di chi la lor bellezza poco
cognosce.
E Anito i1 suo parlare, si spezzb la rupe in pili parti, e ne uscirono
luori quattro mostriMarini sonando tamburri, e girando d‘intorno uentiquattroaltri, congrossetorcieaccese
in mano, si uiddenell’istesso
tempo diuidersi in quattro part1 il mare, e di esse vscire quattro Caua-
$1
‘\
- 90 lieriuestiti di turchino, e bianco, con superbissimi Cimieri, e girato il
Campo si fermarono a parte.
Ecco che entrò nel Teatro 11 pomposissrmo’l’rionfo dell’honore, del
Serenissimo Prencipe dl Mantoa, dispato in questamaniera.
Uenneroauantlprima selpaggi u e s t h leggiadramente all’ antica,
di colore incarnato,berettino, blanco (come tutti gl’altri, che comparsero in questoTrionfo) con fregi d’oro, e d’argento; portauano questi
sei grosse torcie accese in
mano, e dietro A questi sei trombetti, parimente nobllmente uestitl, ma con diuersi ornamenti, suonauano di concerto, et intuonauano il Teatro tutto,
con alcune trombe lunghe, e torte
all’antica;porfauanoquattro Soldati, duoi per duoi al paro, che sopra
duehastesostentauanovnabandieraquadra,dentrorappresentando
con colori, alcuniassaltimilitari, e prese di CittB, e Prouincie ; parimente gli altri duoisimili altra bandiera dl s l m ~ lcose dipinta; dopo
questi, altri quattroSoldati, alzare sopra quattro haste, quattro teste
d’oro,
e poi quattro altri due statue d’argento, e due d’oro; E
dopo questi, sei
altri Paggi con altre sel torcie, poi due Carrette l’una dopo l’altra, tirate daquattro schiautincdtenati,soprade’quali
u1 eranoinvna
duegranstatue d’oro, e nell’altraduoi gran uasi, pieni di medaglie
d’oro antiche ; appresso dl esse ueniuano duoi Paggi sopra bellissimi Caualli, e molto bene addobbati, spiegando d l’ aria due lunghe bandiere ;
seguiuano questi altri quattro Soldati con due altre statue d’oro, e due
d’ argento ; similmentesuccedeuano à questi altri sei Paggicon altre
seitorcle,et appresso un’altragranCarrettatirata
daquattroaltri
Schiaui, piena di uasi d’oro, e d’argento, di collane, di gloie, et altre si
fatte cose. Ueniuano pol altri sei Paggi con altre sei torcie,appresso
duo1 grandi Elefanti, poi duoi Rinoceronti, duo1 Camelli, due Glraffe, e
simili animali, che dauano vna grandezza, e maestA mirabile al Trionfo,
l’vn dopò l’altro à copia, e copra de’ quali alcuni piccioll Nani, con faci
accese in mano, cherendeuano soauisslmo odore. dopb questianimali
seguiuano sei altri Paggi, con sel torcie, appresso duoi altri Schiaui con
altra Conca plena di uerghe d’oro, e d‘argento, cunlato, e da cuniare, e
gran tesori, e quattro Soldati appresso, cheportauano,alparosopra
quattro haste, bei trofei ; e vn’altro Carro pur tirato da quattro Schlau&
carico d’arme diuerse, et instromentl mll~tari: à questi succedeuano altri
seiPaggi, c m altre seitorcie, e selSonatorl dl piffari, e tre RQ senza
Corone incatenati, ma con manti Reali ricchissimi, t r e Paggi, e tre Regine,
tre Matrone, e tre Serue, poi la turba dell1 Schiaui, di donne, fanciulli,
giouani, e uecchi, tutti Incatenati in uarie maniere, e mod], che tutti ren-
\,
/’
- 91
-
deuano spettacolo di terrore, e di compassione. Seguiuano questi sei, altri
Paggi con torcie, e quattro altriSoldati, che alzayano, aopra quattro
haste,
quattro Aquile, che congli artigli sostentauano diuerse lnscrlttlonl in lode
del Caualiere Trionfante, e duoi altrl Soldat1 con due hactc in mano, che
sostentauano nella somltL di esse, duo1 Manie per ciascuna parte,e uennero
altri sei Paggi con le solite torcie accese, e sei musicl, che, con cllll’erenti
instromentt faceuano soauissima, MusIca, quattro altrl Soldati con quattro
altre teste d’oro sopra le haste, e quattro altri con alcuni epitafi in lode
del Caualiero ;poi uicmo al Carro, sei altri Paggi con le lor torcm, e sei
Muslci, che cantauano con bel concerto li seguentt uersi
CantiamdelVincitore
L’eccelso honore,
Cantlam ln vari modi
Sue degne lodi.
Ei, ne iperigliforte,
Sprezzb la morte;
E cambiar con l’onore
Bramb la vita, ò generosocore.
$
I
Dopo questa soaue melodia, seguiuano altri quattro soldatl, duoi con
le Aquile, e duoi con manie aperte sopra la hasta ; e poi altri sei paggi
con lelortorcie accese, dodici tamburmi, che rimbobauano II Teatro
sonando à battagha; in ultimo luogo sei padrini del Trionfante, e dopo
questi gran schiera dl uaghi Amori, cheandauanogettando
fiori per
tutto il teatro ; e, all’intorno del Carro, trenta stdffieri con t o m e grossissime in mano, che facevano risplendere d’ogni intorno, e rllucere il
dl molte figure, imprescl, e
ricco, e pomposo Carro,adornodirllieuo
fogliami ; che rendeuano maesta, e ricchezza cq? spoglie, e trofel all’lncontro, e sopra di esso il CaualieroTrionfante, assiso ln scggio d’oro,
appresso all’Honore, che dietro le spalle si sedeua sopra altra sediapili
eminente, tenendogli una mano, con una Corona dl lauro sopra la testa,
in atto di coronarlo. L’Honore era con regio manto, tempestato di perle,
et altre gioie sopra la spalla destra, aggrupato all’mperiale, et all’intorno
A icapelli alcuni raggi d’oro, che lofaceuaqualviu0 Sole rilucere ; e
nell’altra mano teneua una verga d’oro ; appresso dl questo era laFama,
che daua fiato ad una tromba d’oro. Era questo Carro t r a t o da quattro
bellissimi caualh, benissimo abbigliati della llurea delTrionfante, con
belllssimi Cimieri di penne, tramezati d’incarnatine, beretine bianchecon-
- 93 forme la liurea. Giunto il Carro & mezzo il Campo, sceqe il Caualiero ,
!
i
piedi, facendo di se graue, e leggiadra uista, con manto Regio intoPno,
con moltegloie ornato,tuttoarmato, consuperblssimo
Cimiero sopra
I’elmo; chè esso Clmiero dl penne soprauanzaua la grandezza del Caualiero, corne la maggior parte di tuttl gli altri Caualleri; è così e h piedi
A passi graui, auantl al Carro; e peruenuto auanti le Prenclpesseil Carro,
tuttl si fermarono, e l’Honore leuandosi In piedi rccltb molti versiin
questo tenore.
Che essendoegli, l’Honore, del benoprar mercede, fh hora dl se
pomposa mostra, In questoCaualiero,
e percheognlalma
bennata.
e ualorosa non torca mal dalben oprare 11 piede ; conducequelCaualloro uerso h mille risichi, e fortune, & rintuzzare l'orgoglioso uanto di
chi controppo ardire si promette sostentare, conl’arme in mano, che
ogni altra beltaalla sua Dama ceda. Perb esse stiano dl buonanimo,
che ben presto vedranno apparir uano tale
orgoglioso uanto ; promettendo uittorla e Corona al suo Cauallero, con lmmortal lode, et honor
dl esse.
C d detto,seguitò 11 Carro, e ’1 Caualiero h passeggiare il Campo,
ritiratosi a parte
Ecco comparirenellaporta
del Teatro un grandlsslmoElefante,
guidato da duoi Cdualleri,accompagnato da quattro tamburini, che intuonauano 1a n a dlstrepito, e rumore,vestltl di morello e bianco, e
duoi paggl, mori dell‘lstesso hablto, portauano In mano gran torcie accese.
SosteneuaquestoElefdntesopra
11 dorso vna gran Torre,
h piedella
quale, e sopra il collo dell’Elefante trh le due grande orecchie, sedeul
un giouinettoignudo,figuratoper
lo desideriodellagloria, che giunto
auanti le prenclpesse par16 in questa manlera.
Che peruenuto nella noblltssima Corte del potentlssimo €i& Poro, h
cui la magglor parte dcll’lndla soggiace; portava 11vanto, che alle lor
Donne danno i Prenclpi
di Thebe, e di Sparta, e insleme la superba disfida fatta h chiunquecontradireardisse.Si
fece gran bisbiglio tra le
Dame, e Cauaheri di questo; parendo loro, che fosse gran tomeritB. l’affermare, et molto pili l’offerirsi di mantenere quello dl che essi certa
scienza nonpoteuano havere; nonpotendoeglino
tuttele donne del
mondo hauer vedute; e tanto plù parue loro c ~ btemerario, quanto ch0
dl provuarlosi offerluano, sli Ia n u a delhlmcio, dove con solenissima
pompa e magnificentissimiapparat1 si hanno A celebrare le felicissime
Kozze dl quella Serenlssirna Infdnte; che se il uero ne raccontala fama,
pl13 di bellezza nèdiualorehhchi
la paredgi in tutto l’universo,
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tanto,sentltlquesti
tre Caualieri ( io, che 11 de3iderio sono della
gloria) che sopra questo Elefdnte conduco, l’vno cl(?’quali Fmadusto, l’altro Palmerio, ed 11 terzoPartenio
91 chlamano;turbaronsi
i sereni
aspettl delle lor Donne, le quali,dalladettaInfdntein
pol, si danno
fermamente A creãero,che dl bellezza non siano ad alcunainferiore,
e si disposero (et IO ne gl’inanimai) di venire ti rintuzzare l’orgoglio dl
questiPrencipi. Cosi chiestoalledonne
loro Ilccnza, et ottenutala, et
hauuto In oltre da loro commissione dl fare, in lor nornc, humilisslma
rluerenza h questaSerenissima Donna, et entratl in vnx bcnc prouistn
Naue, e dopb uarle fortune per dluersi mari
scorse, finalnlente a1 vostro
diuin cospetto, Serenisslma Infante, SI sono condottl, doue dalla lor uista
soprafattldella uostra Realpresenza,trousno essere d d u w o d l gran
lunga superata la fama, quello humillssimamente essegulranno, clic dallo
Donne loro hanno ln commlsslone.
E nel fine dl queste pwole si aperse la Torre, e fuora ne usclrono
i tre prodl, e ualorosi Caualierlnoblltnente armati con Crlnlerl hlorelli
e bianchi, e fatte le deSite rluercnze alle prencipesse, e finito di g r a r c
il campo, si fermarono a dar luogo A g11 altri Venturien.
Comparse nel Teatro una nuuola, dentro della quale era la Pea Venere,inunCarretto
doro, tirato da due Colombe, e auanti dl qucsto
pergulda e scorta, duo1 Caualieri,
came Padrini del
Campo; e presso 6
Venere
un’altra
nuuola, ove era figurato un gran scorpione sopra dcl
quale era un Cdualiero armato, in uista molto feroce, e fiero, che rasseabrava Marte,
con
arme
negre
fregiate
d’oro, con un superbo
pennono
in testa
sopra
l’elmo, dell’lstesso colore;
circondato
da dodlci hmazoni
vestite del color del Cauallero, guarnite di fregi doro, con grosse torclc
l n mano; e glunto auantl le Prancipesse, Venere parlb di questa maniera.
Che non era meraulglla che i morfall, offuscati dalle passionl, t illhorn
si opponesseroh sostentare con troppo ardlre quelle cose, che tallhora
meno meritano. Ond’io, che
pur
sono la Dea deila bellezza, hauendo
intesoquandofuordiragione
da duoi orgogliosi Caualieri venga. non
dir6 mortale,ma Celeste beltduilepesa,noncon
altra p r o m del ualor
loro, che di altere, et superbe parole, sapendo che qui su7 Mincio nob11
donnadimora, A cui hò fattosingular. dono d’ogni mio pregio,ondedi
gran lunga auanza tutte le altre di belth, leggiadria, gratia, e ualore ;
vengo a fil manifesto l’errore dl quei duoi malauenturatilIantenltori,
ger mezo della destra del Celeste Campione c’hor qui vedete. Che Celia
Macedone, che Trace Argea ? Ma polche dell’armi da voi tanta sentenza
s’attende; mentre mi taccio, del Celeste ualor l’opre mtrate.
--
I
_
- 95 -
- 94 Flnito la Dea i1 suo ragionamento, scese dello Scorpione11 Caualiero,
e fermossiappresso gl’altri à dar luogo A nuovi Ventuneri.
Comparue la Dl?a Thebe sopra una nube, e uenlua toccando un Chiterone con molta dolcezza, e questaguldata da duoi nob111 Caualieri,
il,
uestiti di bianche arml, ornatlsslme d’oro, con superb1 Cimieri, con dodici
Paggi, che g11 accompagnauano uestlti di co1lserto, con torcie accese in
mano ; e giuntaThebeal cospettodellePrencipesse,
cantb con molta
dolcezza alcuni Versi in questo tenore.
Che epsendo ella Thebe Itea della glouentù, guidaua
duo suoi valor031 Caualieri ; che pronti si offenuano à mantenere la gratm e la belt&
loro singolare, contra all’audacla, e prosontione di ch1 scioccamente pretende altre fare apparlr maggiori, e sim11 cose.
Appresso comparueilCarro
dl Pallade, t r a t o da quattro R8 che
dmotauano le quattro parti del mondo; lnnanzl al quale si vlddero venire
duoi Cauallen, come Padrlni del Campo Pallade armata con la sua hasta
in mano, d’oro, e di genirne lauorata, col suo scudo i n braccio, che conduceua seco, sh’l Carro, duoi Cauallerl armati, uestiti dl drappobianco
tessuto dl argento, con SUOI Clmleri come gl’altri,superbiss. intesta,
circondata da sei tamburmi, e trenta Paggi, vestiti di collserto, con torcle
accese in mano, che facearisplendereil
bel Carro d’oro, nobilmente
ornato, e giuntoalle Prencipesse,Palladecantb
alcunlversiinquesta
sentenza.
Ch’ella fauoriua gli animi nob~li.che A generose imprese s1 mettono;
e perb qui conduceua duol Cauallerl rlssoluti d’acqulsare l m o r e in impresa si nobile.
Comparue, appresso, 11 Carro diApollo, e auanti duci Caualieri con
ricche bande A trauerso, e bastoni in mano, come Padrini, che conduceuano tre Caualieridrspostiss~mi,uestltl sopra le armi, conmantorlcchissimo dl color celeste, fregiati d’oro, e con altlssimi Cimieri dell’istesso
colore, auantialCarronelqualeeranoscolphdluersl
suoi amori dl
nlreuo, tutto d’oro; tlrauano questo Carro quattro leggladri, et belllssirni
caualll dl uari color1 macchmti,1’Aunga dl essi era il Tempo, e sopra
il Carro ui era l’Iride, l’A!ba, la Stella dl Venere, che con viole suonano
vna dolcissima slnfonla , in mezo di queste, Apollo con dladerna rilucente,
sopra un doratoseggio, col manto rilucente attorno, e scettro d’oro in
mano ; e auanti al Carro siuedeuanoquattrotamburrisoauemente
tocca, accompagnando la sinfonia dalle uiole : attorno al Carro ui erano
le dodici bore, che due torcie per una portauano, uestite
queste, sicome
11 tamburini, di ricchi drappi dl color turchino con fregi d’oro, é dietro
.+x.
t: .
à questeleqcaitrostagionidell’knno,cheeranomedlatamenteinanti
A i Caualli del Carro; e fermatosi esso Carro auantl le Prenclpesse, Apollo
al suonodelleulolesoauementecanti,alcunluersl
in qtiesto tenore.
Che egh, scorrendo l’alto clelo per l’vnmerso, non hauere mai scorto
guerrieri plù uiuaci, e forti dl quelli, che auantl conducea, b siano con
l’hasta, i, con la spada in mano, b B pledl, i, a Cauallo, Car sempreil
loroualorpalese,et
horaln
questo Campo hen lo dlmostraranno,
sostentare l’alte bellezze loro: perb li siano, de’lor begli occ111, e guardi
cortesi, e sim11 cosa.
Appresso entrb nel Teatro 11 Carro di Bellona.Auantl ad esso si
uiddero veliire duoi Padrini con le lor bande al trauerso, e grossl bastoni
in mano, conseitamburini,cherlnsuonano
11 Teatro dl rumore, con
dodici Paggi attorno al Carro, con grosse torcie accese in mano ; il Carro
era tirato da duol Caualli a b b ~ g l ~ di
a t ~color glallo, e bianco, con oro,
et argento tlamezato, e dell’lstesso colore uestltl et abb:gllatl 11 Paggi,
e tamburini uestlti alla Elemanna. Sopra dl esso Carro si uedeuaBellona
armata con duoi Cauallerl armatl, con manti, e Clrnleri dell’lstesso colore;
et, arriuando 11 Carro auantl le Prencipesse, recitb
Bellona alcun1 uersi
inquestotenore.
Che essendoella colei che guidae frena i1 furor dl llarte, guida
ln questo noMc arnngo duo1 guernen egregi A render uano 11 superho
uanto del Principe Rlnaltlo, ePolldalllanto inslerne.
Comparue appresso il Cdrro della Notte,
con ln Sotte sopra, In compagnia dell’Ilore, e di Morfeo Dio del Sonno, con sue finte lnrue, questa
era uestlta di nero conmantofregiato dl stelle I1 Carro era tlrato da
alcune fantasime, e, sei auanti, sonanlo certi tambunni,
e trenta altre
circondauanoessoCarrocongrossetorcleinmanoaccese:
tutte con
habiti, e forme strauaganti.
Dietro al Carro s e p u a n o clnque (?aualler1
in habito negro, riccamente adorin
d‘oro, e d‘argento, e g u n t o i1 Cdrro
alle Prencipesse, la Notterdcitb alcuni uersi in questo tenore
Essendoella, la Notte, à gli Amant1 amica, ne 1 llti della Libla, e
soura le Africane arene trouato quest1 Guerrieri pianger dolenti ogn’hor
l’aspre lor pene; 1nfellc1 inamorquanto
plù fidl ; ond’essagli
ha
condottl, con speranza d’umll semblante, sol per lor mercede, umti che
haranno Polldamante, et insiemeRlnaldo.
Venne in quell’lnstante nel Teatro l’ultlmo Carro de Venturleri, dt
noua, e nobllissima muentione, che superb dl hablti e dl ricchezze ogni
altro, e ben si conueniua, poi che fù 11 Carro dl Bellona, armato dal11
SerenissimiPrencipi del Piamontc, in questadlsprmtloneordinato.
v---
I
- O6 -
- 97 -
Comparue, prima, auantl Don Antonio de’Medlci, Ambasciatore deF
gran Duca di Toscana, e poi a duo B duo 11 MarcheseRondinelli,
il
Signor Fabio Gonzaga, il Caualler Arcarato, 11 Marchese Valeriano Cataneo MastrodiCameradel
Prenclpedl Mantoa, il Conte Gutdo San
Giorgi, il Marchese Giulio Cesare Mdlasplna, che faceuano questi scorta
al Carro, il quale era riccamente lauorato di rllieuo, e messo à oro, con
uarieimprese, e figure dl Amore,preso e legato da animigenerosi,e
castl. Caminauano manti esso Carroalcunitrombetticonstrepitoso
tuono, con molti paggi uestitl alla Spagnuola, riccamente abblgliati, con
grosse e Iunghe torcie per ciascuna mano, che ardeuano da ambe le estremit$ con pompa e maestasingolare,che
clasCuno mostrauaportarne
quattro. E, dietro esso, ueniuano armati con arm1 blanche, ncchissimamente ornati,con manti carichi di gemme e d’oro, con superblsalml Cimicri
diconserto,seiCauallerl,
che ben rnostrauanoalla bellezza dell’inuentione, e alla pompa deglihabit], et grauitA dcll’andare, la grandezza
dell1duo1 prim.
Erano quest1 11 Prenclpl dl Plemoute, il Prencipe Emanuelle, e FIhberto suo fratello, il Barone di Valull, 11Conte dl Roulgliasco, il Signor
Giullo Cesare dl Agliè, e’ 1 Slgnor Ascanio Cobba; giunto 11 Carroall&
presenza dello Prenclpesse, Bellona cantò nella manlcra, che segue questo
MadrigaIe.
Tinse,congrldo eterno
Del lor chiaro valore,
Quest1 eccelsi Guerrler I’lnuitto Amore ;
Qulnci,peronta, e scherno
D’ogni Campion amante,
Quas1 v11 prlgionler se’t tranno auantc;
Hor io, h u a de !’armi, ?
glorla
i
Intesa
Gli adduco B noua impresa;
Secura, che chi Tinse
I1 twanno de l’alme ,
Porteran de seguaci anco le palme.
E furonodapadrinidispensati
piena scienza tutto si
pone.
li cartelliqui
sottonotati, cheper
Taurindo Signore del Flume dorato, Cloridante dell’Isola
deserta, Moraldo Prenclpe dell1 Esterni,
Dragonte 11 Flero, Florino il coraggioso,
Fulgimarte 11 temuto, Caualleri
di Bellona.
LA
‘
prima, e principal Vittoria d quella, cbe altri di SC stesso riporta e chiunque se stessovince, non solo dl quellaviolenta passione,
che Arcore B detta, ma ctiandlo di tutti i SUOI soguacl B ageuolmente ulttorioso.Elcurl di così falta palmaue siarno noi Campion1 della inuitta
Bellona, e Caualierl del uerace honore, armatl contra d l u01 Polidamanle,
e Rinaldo, A presentarci nell’Arrmgo, dimostrandoci h gli occhi uostr!,
primauincitori,checombattenti,
e prlmaTrionfanti,cheuincltorl
;
et trahendo questo uostro orgoglloso Idoletto Tlranno de gli anlmi, conculcatore dellaragione,e
Dio dellegentiuolgari,
con l’ali basse,con
le armi rintuzzate, e de proprl suo1 laccl culto,si come Trofeo del
uostro Trlonfo. Sappiamo che siete A plù dllettcuoll ~mpresetluezz~,ma
la uera gloria B figha dellafatica, et del pericolo. Non u1 minacciamo
noiquellabattaglia, doue g11 assalti sono Scherzl, e le risseson pacl ,
non quella prigione, doue le catene
sono braccla, e’ 1seruaggio è dolcezza; non quella morte, doue s’lmpara a rinnouar la uta, et a morire
B afFrontare l’impeto dell’arrniInlmiche, che lansenzamorire.Altro
guireinseno dl bella Donna. Altrosostenere i colpl d’ unaualorosa
mano, che farsibersaglio h g11 sguardi di due begli occhi Altro it C S sere trafitto dal filo dl un tagliente brando,che sentirsi ferlre da duo
tenere labra. Non pensate dl trouare lnquesto Campo le morblde clelitie delle piurne, nèdlprovare,
i n quest1 incontri, la punturadelle
amorose saette. Vi f,tremo sentire fin uelle uene i tagli delle nostre
spade, e fin nelle ulscere le punture delle nodre lanclc. In uano sperate,
che questo schernito p r ~ g i o n ~ e rcol
o fuoco della sua face ui accenda dl
ardimento 11 petto, et col ferro del suo straleuisollech
A pugna 11
cuore, perciocche egli B nato di otio c nutrlto di lasciuia, e solo a moll1
uersl intento, non SA seuon corrompere i sensi con uan1 dllettl, et inuilire gl’animi con glimoderat1appetlti.
E qual conslgllodalla
sua
fanclulezza ; e qual guida ddlasua cecith, e dalla sua nudltA quali
spoglie uipotetepromettere,
se perb lesuealinonuisomminlstrano
penne A i Clmicri percomparireleggiadri,
i, piùtostoale
S I piedi
per iscamparefugbltiui,e
la sua benda non ui passnrebbeforse
per
fasciaallepiaghe, che dalla poco per u01 gloriosa lenzone sete per
1‘1portarne; Accettiamo, con l’offerte condltionl, l’Appello. Saremo nel luogo
stabllito, e tuttocheperaltro,
prodl, e Generos1 Guerrlerbuicanti
la Fama; peri, come dlfcnsori cl1 questoFallacelusinghiero, nulla temiamo la uostrabrauura ; p& cispaventano gli uostrl Spronldoro?
che I uostri Stocchid’accmo ; spargeremo a s s a meno dl sangue, che
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di sudore; certo suderemo pih i n s e p t a r e la fuga delle uostre piante,
che in sopportar la forzadelle uostre braccia.
Flnito iCaualleri dl comparire, e dl g x a r 11 Campo, cominciarono
ad unirsi, e complrtlrsl, partlcolarmente i Cavalieri combatteuti CO’1 lor
padrini & lato, e le loro pennacchiere in testa, che
faceaciascunoapparire una montagna; se ne ueniuano
A passi di picca, grasSI, e lenti,
che rendeua maesth, e uaghezzamlrablle, comillciando l’abbattimento.
Gli Mantemtori, come hb detto, furono 11 Duca dl Mantoa, e’ 1 Marchese
Vincenzo Guerrlero, che si posero ualorosamente
d campo aperto à sostentare, e resistere h tant1ualorosiCaualierl e rn,zlltener 11 Campo.
La dlsfitla era romper tre Lancie, con cmque colpi di Stocco : gratlosi erano g11 assalti, e’ 1 rompere delle Lancie nel
collo, e nella testa
colpi inlglion; e chi tall’hora f a l h a 11 colpo, e chi non rompeua cacciando
mano a’ Stocchi con smlsuraticolpi;sisentlva
11 menare, e ribattere
de’ Stocchi,fulrnlnando colpi alla testa. Gratlosa era ancoratall’hora
ia contesa de’ padrinl,checiascunouoleua
sostentare i colpl migllori
del suo Cauallero. I Giudlci pol dlffin1uano ledifferenze, et I colpi oue
erano dah, b dl LancIa, b di Stocco, nel petto,nella gola, e nella testa,
e tall’hora ci era tanta poca differenza, che non si conosceua 11 uan
taggio; e tornauanorompereleLancie,
e batter gll Stocchl: così andauano poi i premi à ch1 limeritaua,quando da una parte, e quando
d a l’altra, e tutherano daloroacqulstatlperdonarealle
lor Dame.
Finitiquestiprimiincontri
da solo à solo, commciarono ad accompagnarsi & duo1 i duoi, á tre A tre, B quattro, à sel, A dleci, i uenti,e
poi fecero un assalto, e battaglia ostmatd tuttl Insieme, che pareva proprio un fdtto d‘hrnle, nè si poteuano così facllntente staccare, nè dluldere,che fu gratiosa u t a , ciascunouoleamovtrarsl
plù ualoroso, e
forte nel resistere; non s1 fini questa contesa che apparue
11 giorno e
il Sole alto, SI che durò tutta la notte, e le Dame parte sonnacchlose,
e parteaddormentate nonpoterono così faalmentesignalare 1 colpl
de i lor Caualieri ; così clascuno si partì, et andi, à rlposare alle sue
case, et ancor io al mio alloggiarnento.
I1 Mercordi, clascuno, massime i Caualieri si riposarono, facendo di
giorno notte, sxome haueuano fatto dl notte glorno nel combattere.
Il Glovedì, che fu la festa del Corpus Domm, si fece una solenne
e gran Processlonedenfrola Città perlestrade
piùprinclpali,doue
l’Altezze di Mantoa, e di Sauo~aaccompagnarono gran parto la processione, e portarono 11 Baldacchlno gran pezzo; pol In Carozza seguiuano
il corso Inquestomentre, passata che fh la processlone, nellaPiazza
del Duca ln un attimo si fecero palchl, e sbarre per la Giostra della sera
allaQuintana, e batterilfacchino; SÙ leuentiun’horacomparsero
g11
istessi Cauaherl con nuoui habitl, et imprese 5 questa Giostra, la quale
por esser cosa da dar pastura al popoloplù chealtro,furononotati
1
migllor colpl e dab ipresentr. Finito 11 giorno, la Glostra, e la Festa
Commune, si comincd B trattare dl partenza, tuttauia gli altri tre giorni
Venerdì, Sabbato, e Domenlca nonmancaronoFeste, conultl,caccie dl
clngiali, et altri trattenimenti plù piaceuoh ; alle Vllle, 5 I palazzi plil
deli:ioci, à Marmlruolo, al Te, et altri luoghlfuorl,
et In particolarmente al Caslno dt Madama, SÙ’ 1 Lago ; la Domenica d desinare, e nel
fine comparxe per quei boschi, e glardlnl uarie Nlnfe, e Pastori nobil
mente abbigliah, con Pantaloni, Gratianl, Buffom, e sim111 gent1 dl gusto,
che l’uno dopo l’altro compariuano, danzando à suon dl Rfuslca, con piattl
e presenti in mano, chi dl fiori, ch1 dl frutti. latticlni, o caprettl, come
Pr’~n€t?,e Pastorl, et altre cose, et altrl animalt, forastien,terrestriet
acquatlcl, tutti dl confettl, e zuccaro, e marzapanl, mostrando dl uenire
ciascuno di lontanopaese
d queste Nozze, e d questeFeste, e ciascuno portar 11 suo presente dl cose del lor Paese alle Serenmime Jnfanti, e nouelle Spose. I Pantalon1 presentarono pescr dl plil sorte gross,
e bell], portatldalla Magnifica ClttB di Venetlasua Patna, 1 Gratianl
rape, cocomeri, e radlci grosse del suo paese;Bursttlni,Arhcchinl,
e
slmlli Cornicl, tartufoli,melenzane, e grosseCocole,il Captano Renoceronte,Squarclaferro, e sim111 ualorosiCapltanl,
portaronoteste
dl
draghi,serpentihorriblli, e spauentosidellaLibia,doueaueuanofatto
espugnatione dl grandl esercltl, oue essl guerreggiando aueuano ucclsi,
leonl, chimere, et ors1 ternblll, Cocodnlll, e balene; Così fatto i lor
presenti, e reatata una gratlosa pastorale, parmi che questo chludesse,
c ponesse per all’hora fine á quest1 trionfi, e feste.
I1 Lunedi dl mattlna 1 Prencipi dl Sauola con la Sermissima Infante
lor sorellaPrlncipessadiModma,
CO’ 1 suo Consorte, S’ inularono per
hlodona accompagnatidall’hltezze di Mantoa, tutti con la Serenisslma
InfanteMargherita
fino à S. Benedetto, dodlci m g h e lontanoda
Mantoa, oue quel buoni padri douettero poi regalare tuttl nobllmente,
come si pub credere; diquiferonopartlta
le Infant1 l’una dal’altra,
e i serenissimi Prencipl ben regalati, con molti trionfi, e feste; 1
Preuclpi d i Sauoiasegulrono dl accompagnare lagermana á Modona,
alloggiandoquella sera allaMirandola,e le Altezze di Mantoa A Mantoa, et io conbuona Compagnia & Guastalla,e’ lamattina & desmare
Parma.
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Eccoui btlo parte cosi succintamente di quanto hbuisto, c passato
in otto mesi, che mi sono fermato qui, et hora cosicon li sproni in
piedi pcr lapartita diquh per Bologna, a passarmi questa Estate, e
questi gran caldi che cominciano, per potermene poi piùcomodamente
ueniro per li freschi h Roma,piacendo a Dio.
All’arriuode i Prencipi di Sauoia, et Serenissima Infante Margharita lor sorella, co’ 1 Prencipe di Mantoa suo Consorte, che fù otto giorni
auanti, che io ui fussi, non uiddi l’incontro o la intrata loro in Mantoa,
che fù comesi pub credere con ogni magnificenza, e grandezza, con
le militie di Soldati iì piedi et h cauallo; e nobilidella CittA. La Infante
fb presa sotto h baldacchinoRegio, portata, e accompagnata da lunga
schiera di Paggi, e più nobili della citth, e passata sotto archi.trion€ali,
i quali sono anco in piedi, in testimonio del trionfo, et allegrezza di
tutta la CittA, e -dominio, in segno di buono arriuo loro, tutti lieti, così
lietamente raccolti. Piaccia al Signor Iddio continuar loro le allegrezze,
et accrescerle con li suoi doni, e gratie di felice successione.
Hora nonmeno stanco uoi di leggare, comeio mi auuiso, che io
di scriuere, posando la penna conbuona gratiauostra, salutandola di
cuore, come fb h gli amici di lb,dico A Dio; state sano.
Di Parma, questo dì 30 Giugno 1608.
Di V. S. molto Reuerenda
Di cuore affettuoso, il V. ZUCCARO.
Imprimatur. F, Paulus de Garrexio Inqulstt. Bonon.
Imprimatur. D. Tobias Corona Clerlcus regulards S. Pauli pro Illustrkslmo Archteptscopo Bonon.
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