iLepini
Lepini
9
apagina
Natale
di personaggi
e sapori locali
12
apagina
La sicurezza
partecipata
16
apagina
Un turismo
sostenibile per le
aree montane
20
apagina
Isole nella
globalizzazione
22
apagina
Alla scoperta
di... Roccasecca
dei Volsci
25
apagina
L’oro verde
di Sonnino
Il capanno
del Bambinello
29
apagina
Il tempio
dei cavalieri
Rivista mensile della XIII e della XVIII Comunità Montane dei Monti Lepini a cura della Compagnia dei Lepini S.c.p.A. n° 11 dicembre 2005
Comune
di Artena
Provincia
di Latina
Comune
di Priverno
Comune
di Bassiano
Comune
di Prossedi
Comune di
Carpineto Romano
Comune
di Roccagorga
Comune
di Cori
Comune di
Rocca Massima
Comune
di Gorga
Comune di
Roccasecca dei Volsci
Comune
di Maenza
Comune
di Segni
Comune
di Montelanico
Comune
di Sermoneta
Comune
di Sezze
Capanno lepino,
simbolo del presepe
e della riscossa
Comune
di Norma
Comune
di Sonnino
11
11
Lepini
Compagniadei
la società è strumento operativo dei soggetti privati per:
REALIZZARE servizi di consulenza, assistenza, tutoraggio per la
creazione e lo sviluppo di nuove imprese nel settore turistico;
PROMUOVERE e realizzare processi di sviluppo di sistemi di
qualità per le imprese e per la produzione del territorio a
valenza turistica;
PROMUOVERE e realizzare processi di innovazione e di sviluppo
tecnologico ai fini di una più efficace ed efficiente fruizione
del territorio;
ELABORARE e realizzare programmi formativi adatti alla
qualificazione e riqualificazione degli operatori del settore
turistico;
PROGRAMMARE e realizzare interventi coordinati ed integrati
tra Pubblico e Privato, finalizzati alla valorizzazione turistica
del territorio, delle imprese e delle produzioni.
XIII Comunità Montana
Roberto Campagna Direttore
XVIII Comunità Montana
la società è strumento operativo degli enti locali per:
GESTIRE gli interventi del programma S.T.I.Le. (organizzazione e
gestione welcome point; organizzazione e gestione dei servizi
accessori quali aree parking, aree verdi attrezzate, itinerari
culturali, storici, ambientali);
ORGANIZZARE eventi, manifestazioni, fiere, spettacoli, mostre di
interesse sull’intera area;
ORGANIZZARE e gestire attività di promozione, a fini turistici,
dell’area sui mercati nazionali ed internazionali;
ORGANIZZARE e gestire attività di comunicazione, pubbliche
relazioni ed immagine per l’area dei Monti Lepini;
ELABORARE e realizzare modelli gestionali innovativi del
patrimonio culturale, storico, artistico del territorio.
astori, contadini, boscaioli e pescivendoli. Ma
anche muratori, casari, fornai, artigiani,
cioccolatieri e salumieri. Inoltre: briganti,
carbonari e personaggi dell’immaginario
collettivo. Ed infine santi, papi e cardinali e
uomini che hanno fatto la storia, in tutti i sensi, di questo
territorio. I presepi dei paesi dei Monti lepini pullulano di
queste figure. Nel momento in cui la messa in scena
della Natività sta riprendendo quota dappertutto sia per
far “rinascere” un rito senza tempo sia per rivalutare
un’arte italiana al cento per cento, la Compagnia del
Lepini, nell’ambito del Programma STIle, che prevede il
coordinamento e la promozione delle iniziative natalizie
del comprensorio, ha puntato tutto sulla
caratterizzazione di queste rappresentazioni prendendo
spunto dalla tradizione e dalla quotidianità. E copiando
la coreografia napoletana. Sì, a Napoli il presepe, oltre
ad essere simbolo e rito, è da sempre il palcoscenico
della città, vecchia e nuova. Ma se nel presepe
napoletano i Re Magi continuano a donare oro, argento
e mirra, nei presepi lepini portano a regalare al
Bambinello le tante bontà del territorio, come il
P
prosciutto di Bassiano, le mozzarelle di bufala, il
marrone di Segni, il tartufo di Carpineto, i formaggi ovicaprini, i vini di Cori, il pane di Sezze, i carciofini di
Priverno e l’olio e le olive di Sonnino. Olio ed olive di
Sonnino celebrate quest’anno con un formula tutta
inedita: con a fianco altri prodotti tipici del posto e con
un paio di iniziative culturali di un certo spessore: la
mostra delle etichette di bottiglie di olio di tutto il
mondo e le “nozze con i fichi secchi”. Ma sono stati
soprattutto “i racconti dell’olio” la novità e la vera
attrazione della quarta Festa dell’Oliolive. I protagonisti
di questi racconti sono stati i produttori, i frantoiai e gli
olivicoltori che hanno, appunto, narrato le loro storie.
Insomma, stavolta in scena sono andati gli imprenditori
olivicoli, una parte dei protagonisti del sistema
produttivo lepino. Era la prima volta che accadeva.
Succederà ancora poiché la Compagnia del Lepini è a
loro che vuole dare... la parola. Perché se loro
continueranno a “stare zitti”, non ci sarà una crescita
complessiva dell’economia del comprensorio. Crescita
che passa anche attraverso i presepi e la formula con
cui sono stati realizzati, che prevede l’utilizzo del
capanno al posto della “umile e fredda” grotta. Capanno
che da casa dei pastori, la cui attività in passato ha dato
modo di vivere alle famiglie della zona, è diventato il
logo della stessa Compagnia dei Lepini. E da logo, ora,
deve diventare il simbolo della riscossa.
3
iLepini
il progetto S.T.I.Le.
2
Provincia
di Roma
editoriale
iLepini
ENTI PARTECIPANTI
iLepini
intervento
La coesione sociale
contro la criminalità
11
11
Quirino Briganti
Presidente XVIII Comunità
Montana dei Monti Lepini
recente visita del Prefetto di Roma a
Segni ci sollecita a ragionare intorno ai
temi della sicurezza e dei diritti di
cittadinanza. La sfida che le società
occidentali hanno di fronte sta proprio
nella capacità di costruire processi di sviluppo in un
contesto dove la coesione sociale possa rappresentare
il cemento e la base della convivenza civile. Siamo di
fronte ad un accresciuto bisogno di sicurezza dei
cittadini. Emerge una pressante richiesta di controllo
della devianza diffusa nelle città. La sicurezza e l’ordine
pubblico sono fra le prerogative che restano al centro
dell’attenzione dello Stato e degli enti locali.
Tale problematica va vista oggi in un ruolo più sinergico
tra le diverse istituzioni e le stesse forze di polizia.
Occorre, dunque, stabilire elementi sempre più puntuali
che legano il tema della sicurezza al territorio.
È necessario, a questo proposito, lavorare ad un ruolo
più forte delle istituzioni locali al fine di poter provvedere
e comprendere, in tempo reale, i fenomeni sociali,
economici e culturali, di solito in continuo movimento,
che affiorano dal territorio. Questo ci deve spingere ad
attivare strumenti di analisi e monitoraggio per la
conoscenza dinamica del territorio. Alla domanda di
sicurezza generalizzata proveniente dai Sindaci dovrà
seguire la consapevolezza dell’effettiva minaccia che è
cosa ben diversa dell’attuale percezione del rischio.
Si dovrà essere in grado di valutare le potenziali o
effettive condizioni di degrado sulle quali si può
innestare la criminalità organizzata. I comportamenti
criminali in genere, si adattano alla diversa morfologia
del territorio, alle abitudini delle popolazioni, al tipo di
attività produttive, commerciali, direzionali. Nel caso in
cui l’amministratore entra nel merito delle questioni è
ovvio che questo implicherà maggiori responsabilità ma
al tempo stesso troveremo le amministrazioni comunali
più pronte a tenere conto dell’impatto delle scelte, degli
investimenti sulle infrastrutture, sui servizi, sulla
distribuzione delle funzioni direzionali delle città,
La
Franco Solli
Presidente XIII Comunità
Montana dei Monti Lepini e Ausoni
isogna insistere sulla promozione integrata.
“L’unione fa la forza”, è questo un motto tanto
spesso pronunciato a parole quanto spesso
ignorato nella pratica. In un territorio quale è il
nostro, ricco e non omogeneo, formato
soprattutto da piccole realtà comunali, è quanto mai
importante mettere insieme le forze per puntare ad un
obiettivo comune. La Comunità Montana crede in questo
e da sempre ha agito nell’interesse dell’intero territorio.
Lavoriamo per creare condizioni favorevoli al rilancio
economico e turistico del comprensorio. Tutto ciò lo
facciamo con un solo fine: vedere le nostre terre
finalmente protagoniste. I riscontri positivi sono
all’ordine del giorno, sono uno sprone continuo ma
B
bisogna ancora fare tanto. La Compagnia dei Lepini è
nata proprio per aiutarci in questo difficile compito, per
promuovere in modo integrato le risorse dei monti
Lepini e gli eventi che si svolgono in essi. È in
quest’ottica che per il terzo anno consecutivo ha
pubblicato l’opuscolo con tutti gli appuntamenti del
Natale del comprensorio. Credo profondamente che
questa sia la strada giusta che prosegue e, allo stesso
tempo, integra, l’azione della Comunità Montana e delle
amministrazioni comunali e provinciali. In conclusione
auguro a tutti un buon Natale e un felice 2006 e vi
consiglio di spendere una giornata di festa per scoprire
le bellezze del territorio. Sono così tante che quasi
nessuno le conosce tutte. Un aiuto potrà fornirvelo la
pubblicazione della Compagnia a cui accennavo prima.
Con la “scusa” di assistere ad un evento natalizio, ci si
potrà attardare tra i vicoli e i palazzi che “riscaldano”,
non solo il Natale, ma l’intero anno lepino.
potenziali cause dell’evoluzione della delinquenza. In
questo modo la domanda di sicurezza acquisterà una
configurazione più nitida. Nel territorio Lepino è
certamente minore di altre aree l’incidenza della
criminalità diffusa, delle emergenze sociali e degli
episodi di teppismo. Il progressivo aumento dei flussi
migratori pone l’immigrazione come uno dei temi
cruciali della sicurezza, soprattutto a seguito
dell’attentato terroristico dell’11 settembre 2001.
Il terrorismo è una minaccia che sta condizionando al
vita delle società occidentali, ne condiziona gli
atteggiamenti e ne determina un senso di insicurezza,
ma tuttavia è un errore assimilare questo fattore di
insicurezza all’immigrazione. A contrastare questi
fenomeni di persone più esposte ai rischi del circuito
criminale, occorre un complesso di misure che
permettano la piena integrazione delle attività di ordine
e sicurezza pubblica, sia preventiva che repressiva, con
un piano di interventi sociali utili a contrastare le cause
degenerative: emarginazione, miseria, sfruttamento,
disadattamento, tossicodipendenza e degrado urbano.
Nel nostro territorio va apprezzato lo sforzo compiuto dai
Comuni nella direzione di politiche per l’integrazione
sociale che hanno dato risultati incoraggianti.
Da tempo ormai sta maturando negli amministratori
locali la consapevolezza di dover assumere il tema della
sicurezza, nella sua accezione più ampia, come uno
degli obiettivi del governo locale. Naturalmente oggi
appare sempre più esplicito che la sicurezza è qualcosa
che va oltre il tema dell’ordine pubblico. Ciò che va
costruito è un sistema di rapporti tra tutti i soggetti
istituzionali, chiamati contrastare il crimine ed a fornire,
ognuno per le sue competenze, risposte ai bisogni di
sicurezza e di integrazione sociale.
L’incontro con il Prefetto di Roma ha contribuito a
valorizzare ed incoraggiare l’impegno di chi
quotidianamente opera, nelle istituzioni, nelle forze di
polizia e nella società, per affermare il senso dello Stato,
impegnandosi così a rendere più sicure le nostre città.
Ciò garantisce le condizioni migliori per promuovere lo
sviluppo del territorio nel rispetto dei principi di
convivenza civile e delle regole della legalità.
5
iLepini
intervento
4
Le Feste, un’occasione
per fare sistema
iLepini
11
11
Fabrizio Di Sauro
Direttore Compagnia dei Lepini
ello scorso mese di Novembre una
delegazione di rappresentanti delle istituzioni
(Comunità Montana guidata dal Presidente
Franco Solli, e Provincia di Latina guidata
dall’Assessore Paolo Panfili) e delle imprese
della provincia di Latina e dell’area dei Lepini si è recata
in Canada, nella città di Edmonton, dove si sono svolti
una serie di incontri e di workshop con istituzioni,
imprese ed associazioni culturali presenti in Canada.
Anche la Compagnia dei Lepini ha partecipato
N
7
iLepini
intervento
intervento
6
Esportiamo
lo STILe lepino
all’iniziativa con una rappresentanza di massimo livello
in quanto sono stati presenti il Presidente Giancarlo
Siddera, i Consiglieri Loreto Bevilacqua (anche nella
qualità di Sindaco di Roccagorga) e Francesco Aversa
(anche nella qualità di Consigliere Provinciale).
La città di Edmonton è una metropoli benestante
immersa nel verde, le scuole vantano strutture
didattiche e sportive invidiabili e le famiglie locali hanno
belle case con giardino e con tanto spazio intorno. La
comunità italiana è ben inserita nel tessuto economico,
produttivo e culturale della città. Tra la comunità italiana
i laziali ed in particolare i lepini (tanti i Privernesi ed i
Rocchigiani in Edmonton, ma non mancano Setini,
Coresi etc.) continuano ad alimentare e valorizzare le
tradizioni le usanze e la cultura italiana in Canada.
Edmonton è anche una città tipica della frontiera
americana. Una città in cui si incrociano provenienze
diverse e disparate, in cui si confrontano e contaminano
modi di essere e di vivere alquanto differenziati. Una
città capoluogo di una regione, l’Alberta, in cui da
qualche anno si è riusciti ad estrarre il petrolio. Una città
di circa 1 milione di abitanti che cresce ad un ritmo di
5mila nuovi residenti al mese. Una città in cui c’è un
deficit occupazionale del 4%. Cioè mancano occupabili
in misura del 4% rispetto agli occupati. Una città il cui
bilancio pubblico ha avuto un avanzo positivo di circa
800 dollari canadesi a cittadino e che sarà restituito, con
il prossimo anno fiscale, con un bonus di 400 dollari,
mentre i restanti 400 saranno investiti in iniziative
culturali. Insomma una città ricca, in una regione
(l’Alberta) ricca, in uno Stato (il Canada) in indiscussa
crescita economica. I canadesi dispongono di un elevato
reddito pro-capite ed hanno dimostrato di avere una
minore emotività, rispetto ai loro vicini statunitensi,
riguardo il terrorismo e le angosce del nostro tempo. Il
loro ottimismo è confortato anche da un’economia che
cresce a tassi maggiori della maggioranza degli altri
Paesi del G7, un’economia sostenuta anche dalla
capacità di produrre materie prime ed energia. Quali
possono essere, dunque, le nostre opportunità, le
opportunità del sistema dei lepini, in questo contesto?
Le opportunità sono enormi. In tutto il Canada e quindi
anche in Edmonton c’è un fortissima richiesta di Italian
style. La cultura, l’arte, lo sport, la musica ed i
protagonisti dello spettacolo italiano sono conosciuti e
percepiti come aspetti che arricchiscono la qualità della
vita. Quindi Stile italiano inteso come Stile di qualità di
vita, come buon vivere, come dolce vivere. A questa
domanda ogni territorio d’Italia è nelle condizioni
potenziali di offrire una valida risposta. E lo è quindi
anche il territorio dei Monti Lepini; si tratta di riuscire a
definire e ad offrire uno “stile lepino”, inteso come
l’insieme dei prodotti e delle produzioni del nostro
territorio, coniugato con i modi di vita, le usanze e le
tradizioni del territorio, integrato con le esistenze
artistiche , culturali, ambientali. Il nostro prodotto, adatto
ai mercati locali, nazionali ed internazionali, è nella
forza e nell’esclusività dell’identità. Dobbiamo solo far sì
che tutti, ma proprio tutti, inizino a crederci per davvero
e che adottino l’identità lepina quale fattore di sviluppo
economico locale in quanto è solo attraverso tutto ciò
che ci definisce e ci identifica che possiamo vincere la
sfida della competitività globale e sconfiggere così
definitivamente la marginalità sociale ed economica.
iLepini
primo piano
8
Natale di personaggi
e sapori locali
11
11
3
Capanno lepino,
simbolo del presepe e della riscossa
pag.
4
Le Feste, un’occasione per fare sistema
pag.
5
La coesione sociale contro la criminalità
Intervento Di Sauro
pag.
6
Esportiamo lo STILe lepino
primo piano
pag.
9
Natale di personaggi e sapori locali
interventi Presidenti CM
iLepini
pag.
Nuova serie
Edito dal 1989
Numero 11
DICEMBRE 2005
Direttore
Roberto Campagna
Condirettore
Giacomo Benedetti
Fotografia
Pietro Mastrantoni
Foto pag. 12-13
Photo Color Segni
Progetto Grafico
Fabio D’Achille Studio24
Impaginazione
Fabio D’Achille
Gianna Pellecchia
Stampa
Grafica’87 Srl
Editori
XIII Comunità Montana
dei Monti Lepini • Priverno (LT)
04015 Piazza Tacconi, 2
[email protected]
XVIII Comunità Montana
di Monti Lepini • Segni (RM)
00037 Via Petrarca, 4
www.cmmontilepini.it
Redazione
Compagnia dei Lepini
Sezze Via Umberto I, 46/48
Segni (RM) Via Petrarca, 4
www.compagniadeilepini.it
pag. 10
I paesi della Natività
pag. 12
La sicurezza partecipata
pag. 14
Il dì di festa dell’Amaseno
montagne d’Italia
pag. 16
Un turismo sostenibile per le aree montane
ambiente
pag. 18
L’acqua dei 1300
attualità
sviluppo locale
pag.
20
Isole nella globalizzazione
focus
pag.
22
Alla scoperta di... Roccasecca dei Volsci
economia
pag.
25
L’oro verde di Sonnino
dal territorio
pag.
29
Il tempio dei cavalieri
pag.
32
Novelli tra sapori locali e foto d’autore
pag.
34
101 filastrocche in fi... era
sommario
Paolo Mastrantoni
Quest’anno i presepi
del comprensorio
sono diversi. La
Compagna dei Lepini
ha promosso
un’iniziativa per
portare i simboli
locali tra le statuine.
In ogni comune ci
saranno uno o più
allestimenti così
realizzati
atale è sempre
Natale
ma...
quello
lepino
2005 è diverso. È
diverso perché i
presepi non sono quelli
della tradizione, qualcosa è
cambiato, c’è lo zampino
della Compagnia dei Lepini
che ha coinvolto le
amministrazioni comunali
in una singolare iniziativa.
Gesù è nato in una grotta
ma
nell’iconografia
cristiana spesso è adagiato
nella mangiatoia di una
capanna.
Ora
una
domanda: qual è il simbolo
della Compagnia dei
Lepini? Il tipico capanno
lepino. Perché allora non
utilizzarlo nei presepi?
Diversi comuni hanno
raccolto l’invito e hanno
inserito il simbolo della
Compagnia all’interno dei
N
loro allestimenti. Qualche
amministrazione ha addirittura
posizionato l’intera scenografia
sotto ad un capanno fatto di
sassi, legno e “frasche”. Anche
un’altra novità abiterà i presepi
locali. I pastorelli, gli artigiani e
gli stessi Re Magi portavano al
Bambin Gesù dei doni.
Portavano quello che avevano,
quello che producevano. Se il
Salvatore fosse nato sui Lepini,
cosa gli avrebbero portato le
genti locali? Broccoletti, fagioli,
carciofi, prosciutto, dolci e tanti
altri prodotti tipici del
comprensorio. I “figuranti” nei
presepi lepini porteranno quindi
in dono le bontà tradizionali.
Ecco svelate le novità: capanno
e prodotti tipici in mano alle
statuine. Ovviamente non tutti i
presepi
saranno
così
“innovativi”. Come districarsi
allora tra gli allestimenti
tradizionali e quelli “Lepini”?
Semplice. Basta tenere gli
occhi ben aperti quando si
passeggia per le vie dei centri
lepini. Dove si vede uno
stendardo... li c’è un presepe
lepino. Per andare a colpo
sicuro si può consultare
l’elenco qui pubblicato o
consultare il magazine delle
manifestazioni natalizie curato
dalla Compagnia dei Lepini.
Basta scorrere la lunga fila di
presepi allestiti per rendersi
conto di quanto questa
tradizione sia radicata nel
territorio.
iLepini
editoriale
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iLepini
11
11
Artena
-
Piazza della Vittoria
Parrocchia S. Maria del Gesù
Parrocchia S. Croce
Parrocchia Madonna del Rosario
Piazza Ginepro Cocchi.
Bassiano
- Via A.Manunzio - Piazza Torre
A cura Amministrazione comunale
e della proloco
Carpineto Romano
- Chiesa di S. Agostino via S. Agostino
- Presepe all'aperto orto botanico
rione San Pietro via S. Pietro
- Chiesa San Leone Magno via Castello
- Chiesa Collegiata Piazza Regina Margherita
- Chiesa S. Giovanni Carmelo S. Anna
via Bernardino Pecci Caldarozzi
Prossedi
- Piazza Umberto I
A cura dell'amministrazione comunale
- Piazza Umberto I n° 2
A cura del centro studi prossedani e assessorato
attività culturali e dall'artista locale Giampaolo Vani,
dal 18 dicembre all’8 gennaio
- Via Principessa Augusta Gabrielli all'interno
del centro diurno "Suor Maria Stefanelli"
A cura dell’Ass.ne fili d'argento.
Tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00
- Parrocchia Sant'Agata
A cura del gruppo di volontari vincenziano
e dai ragazzi dell’azione cattolica
Segni
- Chiese e locali del centro storico
Roccasecca dei Volsci
Cori
- Piazza Signina A cura Pro-loco e scuole
Gorga
- Piazza Vittorio Emanuele II
A cura dell'amministrazione, proloco, parrocchia
dal 20 dicembre al 7 gennaio
Maenza
- Cantine del centro storico
A cura scuola elementare e scuola materne,
ass. no profit, privati cittadini, parrocchia, ass.ni
immigrati, proloco. Nei gg. 17-18-24-25-26-27
28-29-30 dicembre e 1° gennaio
Montelanico
- Sala consiliare
A cura Pro-loco e Ass.ni locali
dal 10 dicembre dalle ore 9-13 e dalle ore 15-18
Priverno
- Sala consiliare
dal 22 dicembre al 6 gennaio
Il magazine degli eventi
- Palazzo Baronale
A cura dell.Amministrazione e della Biblioteca
comunale, servizio civile e pro-loco
dal 17 dicembre al 6 gennaio
Roccagorga
- Piazza 6 gennaio
A cura ass.ne ippica "M.Briganti"
e Amm.ne comunale dal 18 dicembre al 6 gennaio
Sermoneta
- Piazza Belvedere
Ass.ni locali, proloco Ass.to turismo e cultura
Sezze
-
Piazza IV novembre
S. Andrea (locali caritas)
P.zza S. Lorenzo (casa natale S. Carlo)
P.zza De Magistris
Per il terzo anno consecutivo la Compagnia dei
Lepini pubblica un magazine con tutti gli eventi
che animeranno il Natale del comprensorio.
La pubblicazione è in distribuzione, oltre che nei
Lepini, anche nei maggiori centri della provincia
di Latina e Roma. Con tale iniziativa si vuole
fornire un servizio, sia alle amministrazioni, che
hanno potuto così promuovere le loro attività,
che ai visitatori i quali avranno a portata di mano
tutte le attività natalizie. Quest’anno il magazine
è “abitato” anche dalla foto del Laboratorio
Lepino di fotografia organizzato dalla Compagnia
dei Lepini. Oltre 300 scatti sono stati prodotti dai
20 fotografi selezionati. Tali immagini sono state
poi esposte in diversi ristoranti della zona
riscuotendo un buon successo di pubblico.
Quelle stesse immagini impreziosiscono oggi la
pubblicazione sul Natale.
11
iLepini
primo piano
primo piano
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I paesi della Natività
iLepini
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11
Il 5 dicembre presso la sede della XVIII
Comunità Montana di Segni si è tenuto
un incontro tra il Prefetto Achille Serra,
gli amministratori e i cittadini. Si è discusso
dei “temi caldi” dell’area in riferimento
anche allo sviluppo del territorio
ono ammirato e commosso per
l’accoglienza che mi avete riservato, per la
bellezza naturalistica ed ambientale di
questi luoghi, per la presenza della vostra
comunità. Oggi la figura del prefetto è
proiettata ad essere tra la gente, capirne dal vivo i
problemi e trovare una soluzione. Ecco perché oggi sto
fra voi”. Con queste parole il Prefetto di Roma Achille
Serra ha iniziato il suo intervento nella sala consiliare
della XVIII Comunità Montana dei Monti Lepini- Area
Romana, in occasione della visita ufficiale effettuata
lunedì 5 dicembre a Segni. Il tema dell’incontro è
stato:”Sicurezza e diritti civili nella prospettiva dello
sviluppo territoriale”. Hanno aderito all’iniziativa i
sindaci di Artena, Maria Teresa Pecorari, di Carpineto
Romano Emilio Cacciotti, di Gorga Nadia Cipriani, di
Montelanico Simone Temofonte e di Segni Renato
“S
Cacciotti. I sindaci, presenti con i loro gonfaloni, hanno
voluto testimoniare il profondo rispetto che i Comuni da
loro amministrati nutrono nei confronti delle istituzioni
che a livello decentrato rappresentano lo Stato.
Hanno risposto all’invito i rappresentanti istituzionali a
livello nazionale, regionale, provinciale e locale, le forze
sociali e dell’associazionismo culturale e del
volontariato. Sono intervenuti i comandanti dell’Arma
dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di
finanza e del corpo Forestale dello Stato, nonché i
comandanti della Polizia provinciale e Municipale ed i
Presidenti dei Gruppi di Protezione Civile del territorio
lepino. Al prefetto è stata donata una medaglia in
bronzo recante il logo della XVIII Comunità Montana.
Un saluto di ben venuto in terra segnina è stato rivolto al
Prefetto dal sindaco Renato Cacciotti. E’ una presenza
all’insegna della sobrietà, senza toni trionfalistici, in
sintonia con il modo di operare del dottor Achille Serra.
Sobrietà che ha caratterizzato la sua azione
nell’affrontare il dramma della valle del Sacco. È questa
la controprova della sensibilità che le istituzioni
dimostrano di avere allorché si tratta di affrontare e
risolvere le emergenze della sicurezza e della tutela
ambientale. Gli amministratori locali, le autorità di
governo della sicurezza pubblica, le forze dell’ordine e
gli enti territoriali con un’azione congiunta riescono a
coniugare la sicurezza, i diritti civili e lo sviluppo
territoriale. “ Nel nostro comprensorio - ha sostenuto
Renato Cicciotti - la difesa della legalità non ha bisogno
di eccessivi sforzi, perché vi è il concorso e la
partecipazione di tutti i cittadini”. Il Prefetto ha
dimostrato, nel suo intervento di conoscere le
problematiche del territorio lepino e della Valle del
Sacco. Puntuale è il riferimento che ha fatto alle vicende
della Comunità Montana. Ha riconosciuto che questa
Comunità è ben gestita, pur essendoci stati momenti di
tensione procedurale ed aver risolto tutto nell’interesse
della popolazione è merito della maggioranza e dell’
opposizione. Il momento del confronto è necessario. Alla
fine , insieme, tra le istituzioni e gli Enti locali si trova la
soluzione, in particolare sugli aspetti della sicurezza.
“Ed io - ha affermato il Prefetto Serra - ho fatto del
dialogo uno dei punti più importanti della mia azione”.
Ha dato atto come in questo territorio la sicurezza è
garantita. “In un anno, in tutti e cinque i Comuni della
Comunità Montana, abbiamo registrato solo 118 furti.
Sono cifre irrisorie che ci rassicurano”. Ha fatto, quindi,
riferimento al tema della immigrazione. Se gli immigrati
non trovano una regolamentazione sono un problema e
non una risorsa. Sono costretti a delinquere o a essere
sfruttati con il lavoro nero. Su mille detenuti
quattrocento sono clandestini. La prostituzione e l’uso
degli stupefacenti pur non essendo illeciti penali, creano
nei cittadini elementi di insicurezza. La risposta va
trovata, a parere del Prefetto, nella “sicurezza
partecipata”che vede coinvolti il singolo e tutti i
componenti della comunità. Ed è tutta la società che si
deve far carico delle emergenze e non solo le forze di
polizia. Il poliziotto o il carabiniere di quartiere deve
diventare la figura intermedia fra le istituzioni ed il
cittadino. Dà fiducia nelle banche, negli uffici postali e si
raccorda con le forze dell’ordine. “Oggi, poi, le partite di
calcio impegnano centinaia e centinaia di agenti e di
carabinieri che si potrebbero utilizzare in altro modo più
razionale. È mio intendimento - ha concluso Il Prefetto
Serra - di effettuare una più razionale redistribuzione
delle forze dell’ordine sul territorio”. (G.B.)
Due parole
con il prefetto...
Alla fine della suo interveto, il Prefetto si è
intrattenuto cortesemente con i giornalisti
della televisione e della carta stampata.
A seguito dell’abbandono delle
campagne, il territorio montano
rischia di subire continui dissesti
ambientali. Quali possono essere le
forme di prevenzione dell’integrità
del suolo?
“ Tutti gli organi, le forze di polizia e gli Enti
locali devono monitorare costantemente il
territorio. Il metodo di lavoro è quello già
esposto: lavorare nella logica della sicurezza
partecipata. L’esempio positivo è quello
sperimentato in questi giorni di rischio di
esondazione del Tevere: vi è stata la
partecipazione di tutti: forze dell’ordine
istituzioni ed enti locali”.
In merito alla situazione di
emergenza per l’inquinamento
della Valle del fiume Sacco, non
tutte le notizie vengono diffuse tra
la gente...
“Mi farò carico di rappresentare questo
problema sia al Presidente della Regione
Piero Marrazzo, sia al Presidente della
Provincia Enrico Gasbarra. Ambedue sono
molto sensibili a queste problematiche.”
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attualità
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La sicurezza
partecipata
iLepini
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Nell’ambito dell’iniziativa “Puliamo il
mondo” organizzata dalla Legambiente,
un gruppo di volontari di Priverno si è
dedicato alla pulizia del fiume. È nato
anche un comitato che porta il suo nome
che metterà in cantiere altre azioni
per la salvaguardia delle acque.
ggetti, persone, culture. Un flusso non solo
materiale di cibi, materie prime e preziosi; non
solo un mezzo di trasporto per incrementare i
commerci e collegare l’entroterra con la riviera
d’Ulisse. Nei secoli il fiume Amaseno è stato
molto di più. Ha rappresentato l’anello di congiunzione
del comprensorio lepino, alimentando la circolazione
delle idee, dei saperi, delle culture. Dalla sua vallata si è
dipanato un movimento centrifugo che ha dato origine
alle realtà collinari, figlie di un’identità comune, di
un’appartenenza mai sopita a quei valori nati
dall’incrocio tra la civiltà volsca e quella romana. Fulcro
di un melting pot di stili di vita trasversali, il fiume è il
O
simbolo di un’eredità contesa, di un legame profondo
con la propria terra d’origine. Il rispetto dell’Amaseno
diviene, per metonimia, il rispetto delle proprie radici, di
quell’insieme complesso di significati che ricade nella
sfera semantica della parola ‘cultura’. Da e per
l’Amaseno sono passate le storie, le guerre, le contese
campanilistiche di una terra divisa tra i monti Lepini e i
monti Ausoni. Ma l’affievolirsi dei legami comunitari,
l’indebolimento dell’identità è coinciso con una minore
attenzione verso le risorse paesaggistiche e
naturalistiche del territorio. Un’aggressione che si è
manifestata nella cementificazione degli argini,
nell’abbandono delle sponde, negli scarichi abusivi di
sostanze tossiche nelle acque. Le gite al fiume, i bagni
alla cascata delle Mole Sante, i bambini che pescano
insieme ai papà sulle rive del fiume sono diventati
ricordi immersi in un nostalgico immaginario collettivo.
Ne restano foto in bianco in nero, di uomini sorridenti in
pantaloncini corti che si tuffano nell’Amaseno, di donne
e bambine con i conconi di rame che lavano i vestiti
nelle sue acque.
Le foto del servizio, realizzate dai volontari
del Comitato, appartengono alla mostra itinerante
“I tesori dell’Amaseno”. L’allestimento è stato presentato
per la prima volta in occasione della manifestazione
“Tra Bacco e Apollo”, che si è tenuta lo scorso 20
novembre in piazza Giovanni XXIII a Priverno, la mostra
sarà presente nei prossimi giorni negli istituti
scolastici del centro lepino e nelle sue maggiori piazze.
L’iniziativa ecologica
idare colore e spessore a quelle immagini,
attraverso l’impegno di decine di volontari. Così
è iniziata l’operazione Amaseno e così è nato il
Comitato che ne porta il nome. Ore 8.00 di
domenica 25 settembre, l’appuntamento per
tutti è alla diga, al confine tra i comuni di Priverno e
Roccasecca dei Volsci. Armati di rastrelli, guanti, falci,
tagliaerba, semplici cittadini e i volontari del Centro
Operativo Circe della Protezione Civile di Priverno si
ritrovano lungo le sponde del fiume Amaseno.
L’obiettivo? Nella giornata, dedicata da Legambiente alla
manifestazione “Puliamo il mondo”, si vuole tornare a
parlare di salvaguardia e tutela dell’eco-sistema
fluviale. Dopo anni di soprusi, di crimini commessi ai
danni dell’ambiente, si avverte il bisogno di catalizzare
l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni
sulla necessità di elaborare e mettere in campo azioni
tese al recupero delle aree degradate. Il fiume Amaseno
è un simbolo ed insieme un punto di partenza di un
progetto più ampio, che mira a sollevare un dibattito
critico sui problemi ambientali.
Scaldabagni, lavatrici, gomme di automobili e di tir,
televisori, carrozzine, tante, troppe bottiglie di plastica e
di vetro, addirittura una vasca da bagno e la parte
anteriore di un’automobile: questo quanto è emerso
dalle sponde e dal letto del fiume in una mattinata
segnata dal sole e dal sudore dei volontari.
Al termine della manifestazione poco più di
centocinquanta metri di sponda risultano sgombri dai
rifiuti e dalle sterpaglie. Un grande risultato, visti i mezzi
a disposizione. Ma non basta, nasce una nuova
consapevolezza. È necessario l’intervento delle
istituzioni e degli enti locali, perché l’iniziativa possa
sperare di avere un futuro.
Il “Comitato per la salvaguardia e la tutela del fiume
Amaseno”, al quale nel frattempo hanno aderito anche
l’associazione pescatori di Priverno e i gruppi della
Protezione Civile di Roccasecca dei Volsci e di Sonnino,
avvia un’azione di sensibilizzazione verso l’Ardis
(l’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo) e
R
programma una seconda iniziativa ecologica. Il 23
ottobre, giornata dedicata da Legambiente e dalla
Protezione Civile alla manifestazione “Operazione FIUMI
- Campagna Nazionale di prevenzione e informazione
sul rischio idrogeologico”, scatta la seconda fase del
progetto Amaseno. Un mezzo cingolato, dotato di un
lungo braccio meccanico, arriva sulle rive del fiume.
Insieme ad esso convergono nell’area della diga gli
esperti dell’Ardis, i dipendenti della XIII Comunità
Montana dei Monti Lepini ed Ausoni (anche loro dotati di
un piccolo mezzo meccanico); i volontari della
protezione Civile di Roccasecca e Priverno (Centro
operativo Circe) e i membri del comitato.
Da Priverno, passando per Roccasecca dei Volsci e fino
giù a Sonnino Scalo è un lungo cordone colorato di
mezzi ed uomini, impegnati nel recupero del proprio
fiume e delle proprie radici. Nei giorni seguenti un lungo
tratto di sponda e del letto del fiume vengono puliti, dal
letto vengono rimossi ingombranti e rifiuti. Una nuova
prospettiva si apre, il suo nome è “Parco fluviale
dell’Amaseno”. Un’idea che rimbalza da anni nelle
menti degli amministratori locali, ma che non ha ancora
trovato concretizzazione.
“Ora che il velo del silenzio è stato strappato, occorre
guardare oltre. - afferma il consigliere provinciale dei
DS, nonché membro del Comitato, Federico D’Arcangeli
Dobbiamo avere la capacità di elaborare un progetto di
salvaguardia del fiume, che coniughi alla tutela la sua
fruibilità. Spazi verdi, aree protette, piste ciclabili, dove
le nostre famiglie possano incontrarsi e trascorrere il
proprio tempo libero. Ma il recupero dell’Amaseno deve
diventare anche una molla per lo sviluppo del turismo
legato alla natura e all’ambiente. Un obiettivo possibile”.
Un obiettivo nel quale i volontari credono, tanto che per
la prossima primavera è in preparazione una nuova
giornata ecologica, con un coinvolgimento di massa, alla
quale è prevista anche la partecipazione dell’assessore
regionale all’Ambiente Angelo Bonelli.
Per fare questo è necessario avviare un confronto
sinergico con gli enti e le istituzioni territoriali, perché la
difesa dell’Amaseno diventi realmente la difesa di un
intero territorio. (S.T.)
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attualità
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Il dì di festa
dell’Amaseno
iLepini
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Antonio Ciaschi
Direttore Generale dell’Istituto Nazionale della Montagna
Docente di “Organizzazione del territorio montano”
presso l’ Università degli Studi “La Sapienza” di Roma
Si sono svolte, anche quest’anno, le celebrazioni per la
giornata internazionale della montagna, proclamata
dall’Onu nel 2003 per promuovere e valorizzare lo
sviluppo sostenibile degli ambienti della montagna,
proteggendo a tutti i livelli il territorio e le popolazioni,
sostenendo la vita e l’integrazione, lo sviluppo
economico e sociale nel rispetto della pace e della
tolleranza. Il tema scelto per l’edizione del 2005 è stato
quello del turismo sostenibile come strumento per
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iLepini
montagned’Italia
montagned’Italia
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Un turismo sostenibile
per le aree montane
ridurre la povertà nelle aree montane.
È un tema questo di grande attualità e sul quale ogni
paese è obbligato a investire molte attenzioni,
soprattutto dopo che il mondo intero ha sancito i principi
di sostenibilità ambientale durante la Conferenza delle
Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo svoltasi a Rio de
Janeiro nel 1992. La conseguenza di quel Summit è
stata una vera e propria inversione di rotta rispetto alle
politiche di sviluppo, in parallelo con il mutato
atteggiamento della collettività, più attenta al degrado
ambientale e ai problemi derivati dalla rottura
dell’equilibrio tra uomo e natura.
Il documento più importante prodotto in quell’occasione
dai grandi della Terra è stato Agenda 21 che contiene
addirittura un intero capitolo - il 13 - sulle montagne.
Più di 50 milioni di turisti visitano le regioni di montagna
ogni anno, attratti dalle bellezze naturali e dalla
possibilità di attività all’aria aperta. Il turismo, dunque,
oggi sta diventando la principale fonte di reddito per
molte aree montane, comprese quelle dei paesi in via di
sviluppo. Bisogna però fare molta attenzione perché pur
se l’attività turistica riesce a generare alti profitti nel
breve periodo, può causare in periodi più lunghi danni
irreparabili all’ambiente. È triste ammettere che ancora
oggi, tranne qualche eccezione, le aree montane sono
ancora tra le più marginalizzate e meno sviluppate del
mondo. E le popolazioni montane tra le più povere e
affamate. La ricorrenza della giornata internazionale
della montagna come ogni anno ci ha dunque posto, a
noi che ci interessiamo di montagna, di fronte a un tema
di scottante attualità. Sono stati organizzati molti eventi
e iniziative questa volta in tre diverse città italiane
(Torino, Roma, Palermo). Sono stati premiati personaggi
illustri che si sono distinti per aver operato a favore della
montagna nei diversi campi della ricerca scientifica,
dello sport, dell’economia, della politica.
Ma soprattutto sono stati giorni di riflessione e di
confronto sulla gestione del turismo montano.
Con l’idea, comune a tutti, che questo debba portare
beneficio alle popolazioni della montagna senza
degradare l’ambiente, prezioso, nel quale queste vivono.
Oggi la montagna non può fare a meno del turismo ma
questo non può limitarsi a un’unica stagione né a una
monoattività, per non legare il benessere della
popolazione locale alle incertezze del clima e della
moda e per evitare riflessi negativi sull’identità delle
culture locali. Quello su cui dunque si deve puntare è
uno sforzo per utilizzare al meglio le strutture già
presenti sul territorio; per sensibilizzare, attraverso
azioni di comunicazione e informazione, i frequentatori
delle aree montane all’attenzione e al rispetto per
l’ambiente; per rendere l’impatto del turismo
sull’ambiente, il più morbido possibile; per orientare le
scelte turistiche sempre più verso la riscoperta della
complessità della montagna e dei molteplici aspetti che
di essa si possono vivere, in tutte le stagioni dell’anno.
Questo è uno sforzo che devono fare gli amministratori
locali e la popolazione dei territori montani,
approfittando di una maggiore predisposizione e
curiosità del turista moderno.
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Nei pressi di Pian della Faggeta si trova
la sorgente del Sambuco. È la fonte più
alta dei Lepini e da vita ad uno degli
abbeveratoi preferiti dei pastori e...
della salamandrina dagli occhiali
Antonio Gerardi
1310 metri di quota, lungo il percorso che
collega Pian della Faggeta al Monte
Semprevisa, in prossimità della strada sterrata,
sgorga, come per un miracolo della natura, la
sorgente del Sambuco, la più alta di tutte le
sorgenti perenni dei Monti Lepini. Sembra quasi
impossibile che a questa quota, in un ambiente carsico
caratterizzato dalla presenza di rocce calcareodolomitiche, molto permeabili a causa dell’intensa
fratturazione, possa trovarsi una sorgente di acqua
limpida e di ottima qualità. Il mistero della sua genesi è
svelato dall’osservazione degli strati rocciosi che
affiorano nelle vicinanze. Alla base della scaturigine si
trovano degli strati di roccia marnosa poco permeabile
che rallentano l’infiltrazione dell’acqua verso il
sottosuolo e consentono la formazione di una piccola
falda sospesa. L’opera viene poi completata da una
faglia, cioè da una frattura della roccia che ha spostato
un blocco roccioso verso l’alto determinando uno
sbarramento al flusso dell’acqua. L’acqua della sorgente
scaturisce tramite una grotta a sviluppo orizzontale e si
estende per circa sei metri. All’esterno, l’acqua viene
captata tramite un bottino che immette l’acqua in un
fontanile di cemento. La qualità dell’acqua del
Sambuco, dal punto di vista chimico-fisico, è eccellente
perché è classificata oligominerale, cioè povera di sali,
caratteristica derivante dal fatto che essa compie un
percorso breve all’interno delle rocce calcaree. La
stessa cosa non può dirsi della qualità batteriologica
poiché, a causa della vetustà e della tipologia delle
opere di presa, sono presenti colonie di batteri che la
rendono batteriologicamente non pura e quindi non
potabile. I batteri sono presenti soprattutto a causa
dell’attività biologica che avviene all’interno della grotta
A
per la presenza di insetti, anfibi e mammiferi come
pipistrelli e piccoli roditori. La qualità dell’acqua
potrebbe essere migliorata con il rifacimento del bottino
di presa spostando le opere di presa il più possibile
all’interno della grotta e, se possibile con la chiusura
della grotta in modo da isolare l’ambiente sotterraneo
dall’esterno. Altre migliorie possono riguardare anche
una bonifica estetica di tutti i manufatti in cemento che
potrebbero essere ricostruiti e rivestiti in pietra locale,
come era all’origine, quando i pastori si ritrovavano con
le loro mandrie durante la transumanza.
L’importanza dei fontanili di alta quota presenti sui
monti Lepini, riguarda anche la sopravvivenza di alcuni
anfibi come il Tritone, l’Ululone dal ventre giallo e la
Salamandrina dagli occhiali. Quest’ultima è una specie
protetta che nei Lepini si trova molto frequentemente ed
è nota per la particolare postura che assume se
minacciata, ripiegando la coda verso il capo e torcendo
quest’ultimo all’indietro in modo da formare, con tutto il
corpo, un cerchio perfetto. Tutti questi anfibi vivono in
prossimità dei fontanili perché per riprodursi depongono
le uova nell’acqua che nei Lepini scarseggia, mancando
un reticolo idrografico sviluppato e corsi d’acqua
perenni. Quando si sosta per rifocillarsi e rinfrescarsi
alle chiare e fresche acque del Sambuco, magari
durante una salita alla Semprevisa, riflettiamo anche sul
delicato equilibrio che esiste tra le esigenze dell’uomo
che utilizza l’acqua per la pastorizia e i piccoli ospiti
anfibi che, in un ambiente a loro ostile, hanno saputo
adattarsi utilizzando anch’essi l’opera dell’uomo.
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iLepini
ambiente
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L’acqua dei 1300
L’acqua della sorgente scaturisce tramite una grotta a
sviluppo orizzontale e si estende per circa sei metri.
All’esterno, l’acqua viene captata tramite un bottino
che immette l’acqua in un fontanile di cemento
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Damiano L’Aede
agente di sviluppo locale
L’internazionalizzazione dei mercati
permette alle imprese, uomini, capitali,
libertà di movimento, di trovare i luoghi
della loro valorizzazione. In ogni parte
del mondo però saranno necessari
infrastrutture materiali e immateriali
al fine di fare impresa. Dove non ci sono
bisogna inventarle. Questo è uno
dei compiti della agenzie di sviluppo
come la Compagnia dei Lepini
lcune sere fa, alla Festa dell’Olio di Sonnino
(Latina), un imprenditore locale, un affermato
frantoiano, come sono chiamati qui i produttori
di olio, raccontava un pò per caso al cronista
del suo rapporto con il mercato internazionale,
della sua avventura irlandese, del primo contatto tutto
ciociaro (un corregionale che commercia a Dublino) e
purtroppo del poco edificante epilogo di un suo credito
finito in contenzioso. Nella seconda decade di ottobre,
A
una delegazione di amministratori locali, animatori e
imprenditori (coordinata dalla Compagnia dei Lepini) ha
partecipato ad un importante work shop in Canada per
promuovere su quel mercato d’oltreoceano l’offerta
turistica e le produzioni (soprattutto agro-alimentari) dei
Monti Lepini. Dal 24 novembre al 5 dicembre, in tutti i
capoluoghi di provincia del Lazio, l’Assessore regionale
a Pmi, commercio e artigianato, Francesco De Angelis,
insieme ai responsabili del Bic Lazio e dell’Agenzia di
sviluppo regionale, ha presentato, in altrettanti incontri
pubblici, “una opportunità da non perdere” ossia i
servizi reali per l’internazionalizzazione delle imprese
previsti dalla sottomisura IV.3.3 del Docup Ob.2 del
Lazio. Isole nella corrente: così il famoso sociologo
Arnaldo Bagnasco ha definito le città e i moderni sistemi
locali, parlando del loro nuovo ruolo strategico nei
processi di globalizzazione, durante la sua prolusione
all’incontro internazionale di studio promosso dall’Aislo
(Associazione Italiana Incontri e Studi sullo Sviluppo
Locale) dal 27 al 29 ottobre scorso a Barletta, in Puglia.
Potrà apparire un po’ bizzarro l’accostamento di fatti
così diversi, in realtà esso sottende una domanda assai
semplice ed esplicita: può un piccolo sistema territoriale
come quello dei Lepini candidare la propria offerta
economica - produzioni, ricettività turistica,
residenzialità - sui mercati internazionali, e con quali
strumenti? La risposta (affermativa) è confortata
addirittura dalla assai nota dichiarazione - “Gli stati sono
diventati troppo piccoli per le grandi cose, e troppo
grandi per le piccole.” - con cui Daniel Bell qualche
anno fa prendeva atto che i vecchi assetti consolidati
(statuali) dell’organizzazione sociale venivano sfidati dai
processi della globalizzazione. Forse non bisogna
enfatizzare il termine globalizzazione, un po’ ambiguo,
ma neppure sottovalutare i processi reali che questo
evoca. Sono ad esempio processi reali, insieme ad altri,
la crescente internazionalizzazione dei mercati di beni e
servizi. E in questi processi reali - sostiene proprio
Bagnasco, e molti altri autorevoli analisti con lui - sulla
scena ricompaiono le città e le regioni: “La storia non si
ripete, non siamo alla vigilia di un ritorno delle cittàstato, ma (...) nei momenti in cui poteri superiori sono in
difficoltà, confusi o in ridefinizione, le città possono
tornare a essere attori in certa misura unitari e capaci di
efficaci strategie economiche e politiche nel mondo
esterno”. Sono le città che possono candidarsi a
svolgere un ruolo primario e strategico nelle nuove
dinamiche di sviluppo: è la tesi ormai largamente
condivisa dagli studiosi di sviluppo locale. Le città infatti
concentrano elementi essenziali per lo sviluppo al
tempo della globalizzazione: saperi, servizi innovativi e,
per molti versi, autonomia e coerenza nelle strategie di
decisione politica. “D’altronde - dice sempre Bagnasco
- gli elementi primari della nuova economia sono le
informazioni, che possono essere trattate,
immagazzinate e distribuite in grande quantità e
velocità, a grande distanza”. C’è, dunque, la possibilità
tecnica (per l’impresa, per la città “strategica”, per il
sistema locale adeguatamente equipaggiato) di gestire
le reti di produzione e commerciali a distanza.
La globalizzazione permette a imprese, uomini, capitali,
libertà di movimento, in modo da trovare i luoghi della
loro valorizzazione. Grandi o anche piccole impreserete possono insomma cercare condizioni vantaggiose
in parti diverse del mondo. Alle opportunità di
movimento corrispondono però altrettante possibilità e
convenienze di permanenza e di radicamento. L’impresa
olearia di Sonnino può esportare il suo prodotto di
eccellenza in Irlanda come in Giappone (così come altre
imprese potranno addirittura trasferirsi in blocco in
Romania e chissà in quanti altri posti) ma avrà bisogno
sempre di buoni fornitori, di buoni servizi in loco, ed
anche di assistenza tecnica all’estero. Per produrre
qualità a prezzi competitivi. Per innovarsi. Per evitare o
gestire i contenziosi commerciali, ad esempio.
Nel flusso, nei flussi, nei marosi della globalizzazione c’è
dunque bisogno di terra-ferma, di isole. Questo spiega
la persistenza dei sistemi territoriali, e il successo di
alcuni di questi. “La regionalizzazione - è sempre
Bagnasco a ricordarcelo - si basa su una capacità
competitiva delle economie locali dovuta in gran parte a
forme di cooperazione e capacità di apprendimento
altamente specifiche. E si capisce - dice ancora il
sociologo delle Tre Italie - perché le città oggi tornino a
essere unità più strutturate dell’organizzazione sociale,
quando sono capaci di selezionare una strategia
politica, una economia con caratteri che si integrano, e
una cultura che ne assicura l’identità”.
Mentre i flussi erodono i vecchi assetti territoriali della
società e sollecitano riposizionamenti, la vera questione
per ogni società locale è “la capacità non di sottrarsi ai
flussi, ma di selezionarli, incanalarli, sfruttarli per la
propria crescita”. Essere nel grande flusso della
interazione globale è rischioso, ma indispensabile. Le
città che elaborano strategie selezionano e incanalano i
flussi, valorizzano le potenzialità del mercato globale
senza attendere le tardive (difficili) politiche nazionali,
diventano isole, diventano indispensabile terraferma.
E dove non ci sono le città (intese come concentrazioni
di saperi, di strutture, di decisioni) bisogna inventarle.
Come sul nostro territorio sta tentando di fare la
Compagnia dei Lepini, disponendo anche, ovviamente,
dell’indispensabile contributo finanziario e legislativo
della Regione.
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iLepini
sviluppo locale
sviluppo locale
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Isole nella globalizzazione
iLepini
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Francesco Scacchetti
A
La storia
a valle dell’ Amaseno è celebre nella storia
anche grazie all'immortale poema Virgiliano
(Eneide, cap. XI). Qui avviene il mitologico
episodio di Metabo e Camilla. Metabo, re dei
Volsci, in una insurrezione popolare viene
cacciato da Priverno ed è costretto a fuggire e a vagare
per i monti con in braccio la piccola Camilla. I suoi
nemici non cessano di dargli la caccia e giunge,
cercando scampo, nel fiume Amaseno. Lo trova però
ingrossato e tumultuoso per la piena e non rischia di
passarlo a nuoto con la bimba al collo. Allora prende
un'estrema decisione: avvolge la piccina in una scorza
di sughero, che lega alla sua lunga e poderosa lancia e
L
la scaglia, con tutte le sue forze, al di là del fiume.. La
lancia va a piantarsi nella riva opposta. La piccola è così
salva. E' probabile che questo avvenisse presso le
pendici di Monte Alto. Le origini di questo piccolo centro
sono avvolte nella leggenda e qui la mitologia è
diventata storia. Basti pensare che insieme ai Volsci, i
Latini, i Romani, hanno segnato di molte vicende
queste terre diventate poi possedimento dello Stato
Pontificio. E proprio qui molti Papi sono transitati. Allo
stesso modo dei paesi limitrofi, così Roccasecca fu
rifugio da tempi memorabili di piccole guarnigioni e
fuggiaschi scampati agli attacchi dei Romani prima e
alle truppe di Carlo Magno in seguito alla Piperno Volsca
e Latina. Il nome del paese non lascia scampo a dubbi:
siamo nella terra dei Volsci. I Volsci fu gente che fece
del controverso rapporto con l’impero Romano uno degli
elementi più importanti della propria identità. Pur
confinando con la più potente città dell’impero, la
grande Roma, queste popolazioni tenteranno sempre di
mantenere una propria autonomia mai completamente
sottomessi. I Volsci provvedevano a rifugiarsi tra le
montagne, per difendersi. Tipicamente simile ai villaggi
laziali nati per scopi militari, con Torri d’avvistamento,
già nel 1217 Roccasecca figura nell’elenco dei paesi
della diocesi di Priverno. La sua importanza viene
oltremodo confermata da ripetuti attacchi bellici, che nel
corso della sua secolare storia il paese ha subito con
due tremende distruzioni: la prima nel 1125 ad opera
delle truppe di Papa Onorio II, la seconda da parte dei
soldati del Francese Carlo VIII che nel 1425 faceva
radere al suolo il piccolo abitato in omaggio alla amicizia
che lo legava alla famiglia dei Colonna, in quel periodo
ostinati oppositori del Papa. Siamo nella terra dei Papi e
questi più di ogni altra autorità hanno deciso le sorti del
nostro territorio. La storia del centro urbano di
Roccasecca dei Volsci si fa risalire al IX sec. Sul luogo di
una torre d’avvistamento romana si sviluppò nel
medioevo l’insediamento che fino al 1205 si chiamava
Castrum S. Crucis. Appartenne ai Conti di Ceccano, ai
Carafa, ai Massimo, ai Gabrielli e agli Altieri. Tra queste
famiglie la più importante per le opere realizzate è
sicuramente quella degli Aristocratici Romani Massimo
che il 10 giugno del 1558 si succedettero alla guida del
feudo. Questi inizialmente scelsero Prossedi ma
successivamente stabilirono intorno al 1608 che
Roccasecca fosse il centro del loro feudo e iniziarono
una serie di interventi architettonici e artistici allo scopo
essenziale di riaffermare la loro importanza.
Manifestazioni ed Eventi
17 gennaio viene celebrata la Festa in onore di
S. Antonio Abate con la tradizionale
benedizione degli animali domestici e la
distribuzione, da parte delle donne del paese,
del tipico “Panusteglio di S. Antonio”.
La notte del 18 marzo si festeggia la Festa di S.
Giuseppe, i cittadini per tradizione "illuminano" il paese
organizzando nella serata pittoreschi falò in un clima
caldo ed accogliente. Si possono degustare i tipici Lonci
o panini con broccoletti e salsiccia, accompagnati da
vino locale. La festa si arricchisce di sensazioni e
sapori. Il Corpus Domini è caratterizzato dal mirabile
scenario dell’Infiorata dinanzi la Chiesa di S. Maria
Assunta. È un momento di forte aggregazione sociale
Il
per i Roccaseccani che, insieme, provvedono
all’allestimento dell’infiorata Nella penultima domenica
di agosto si celebra l’annuale Festa di S. Massimo,
patrono del paese. Nell’ultima domenica di agosto si
tengono la Festa dell’Arrivederci e la Sagra della capra,
in cui si può assaporare il tipico piatto, di capra al sugo.
Il secondo week-end di settembre i festeggiamenti si
chiudono con la Festa delle Caciottelle, durante la quale,
oltre alla vendita dei prodotti dell’artigianato locale, si
possono mangiare le prelibate “marzoline”, caciottine
fatte con metodi tradizionali dai pastori.
Le bontà gastronomiche
olio, il formaggio, le carni nostrane, sono la
vera risorsa di questa comunità, e da sempre
hanno caratterizzato l’enogastronomia locale.
Tra i piatti tradizionali c’è la minestra di fagioli
con le cotiche, la tipica polenta con carne di
maiale e broccoletti; i cecapreti, fatti con acqua e farina;
la “minestra marinata” ottima zuppa di verdure; gli
“stracci”, una sfoglia con ragù e formaggio pecorino; il
“canescione”, tipica pasta di pane farcita di ricotta.
Particolare attenzione meritano gli allevamenti ovini e
caprini, che godono di un ottimo ambiente che
garantisce una eccellente qualità delle carni. Tra i dolci
si distinguono per sapore e originalità i deliziosi
mostaccioli, fatti con il miele e noci e farciti di spezie e
le ciambelle all’acqua o al vino.
L’
23
iLepini
focus
11
rroccato su un fianco del Monte
Curio a 376 m.s.l.m, questo
piccolo centro della provincia di
Latina, per la sua particolare
posizione geografica gode di un
ampia visuale. Infatti Roccasecca dei
Volsci è il paese dei belvedere. Da qui è possibile
osservare i monti Ausoni, Aurunci ed i Lepini, che vanno
dal versante della Semprevisa a quello Ciociaro. La
visione dell’ agro pontino,della valle dell’Amaseno, del
promontorio del Circeo, delle isole Pontine, dell’area
archeologica dell’antica Privernum e i paesi di Maenza,
Roccagorga, Prossedi, Sonnino e Priverno, suscita
un’infinità di forti sensazioni. Il verde degli ulivi della
valle si unisce al verde dei boschi di castagno, olmi,
carpini, lecci del monte Arto di Pisterzo (810) e del
monte delle Fate (711) che circondano il paese.
Roccasecca, negli ultimi anni, ha vissuto un chiaro
esempio di valorizzazione delle risorse ambientali. La
sua parte più alta è frequentata da numerosi amanti del
deltaplano. Proprio da Monte Curio (651) ogni giorno si
vedono volare gruppi di acrobati dell’aria che altri non
sono che cercatori di venti favorevoli e di panorami
mozzafiato.
focus
Alla scoperta
di... Roccasecca
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dei Volsci
Già nel 1217 la città
figura nell’elenco dei paesi
della diocesi di Priverno
iLepini
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11
Da visitare
A
ll’interno del borgo medievale sono ancora
molti i gioielli architettonici conservati tra i
quali domina la scena nel punto più alto di
Roccasecca: il palazzo Baronale del “Principe
Massimo” fatto edificare dal cardinale Carlo
Camillo Massimo intorno al 1650, una struttura che
ancora mantiene la sua funzionalità polivalente. Situato
nella piazza principale “Umberto I°” conserva ancora
intatte tutte le sue caratteristiche di corte medievale. Un
grande portone è all’entrata principale a cui segue un
atrio con quattro porte che prima conducevano ai locali
del personale di servizio. Quindi si arriva al cortile in cui
c’erano le stalle e gli spazi adibiti al frantoio, oltre ad
una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.
La struttura oggi è sede della amministrazione
comunale e tra le stanze che hanno cambiato la loro
destinazione d’uso, adibite ad uffici e circoli ludici e
ricreativi, si trova la cappella Gentilizia. Nel palazzo c’è
ancora l’antico frantoio azionato un tempo dai cavalli
per la molitura delle olive. Di fronte si trova la Chiesa
Collegiata di S. Maria Assunta in Cielo, nel cui altare è
conservato il corpo di S. Massimo patrono del paese. Il
Tempietto di S. Raffaele, fatto costruire nel 1659,
rappresenta un’elegante struttura architettonica
neoclassica contenente importanti opere d’arte quali gli
affreschi di Francesco Cozza. L’opera splende con i suoi
mattoni rosso intensi, fra il verde dei cipressi, pini e dei
tipici lecci, nel punto più alto dell’ omonima collina a
(391 m.). In discreto stato di conservazione, ma pur
sempre, importante opera artistico - religiosa, è la
cappella Madonna della Pace, nata probabilmente come
edificio privato.
Ristoranti
La Magnatora
Località Martavello
Tel. 0773.920000 - 0773.920338
Panorama - Da Germano
Via XXI Aprile, 13
Tel. 0773.920131
Santa Croce
Via S. Croce, 89
Tel. 0773.920017
Il 7 e l’8 dicembre si è tenuta
la quarta festa dell’Oliolive.
Tra le varie iniziative,
è stato ideato un percorso
gastronomico per le vie del centro
Stella Teodonio
muretti in pietra, i piccoli terrazzamenti e tra di essi
piante secolari, strappate ai rovi e agli incendi, che
con le radici ricurve trattengono un terreno aspro e
difficile. Le piante d’olivo ricordano, nella loro
conformazione, la struttura del centro storico di
Sonnino: tante piccole case costruite sul cono di una
collina, con vicoli stretti, che confluiscono verso il
centro, dove sorge il castello e poi solo cinque porte, per
impedire l’accesso ai nemici e, in tempi più recenti, ai
briganti. Una simbiosi, quella tra Sonnino e l’olivo, che
I
affonda le sue radici nei secoli passati, ma di cui non si
è ancora riusciti a ricostruire l’origine. “Sicuramente la
composizione del terreno e la struttura del nostro
territorio hanno inciso in maniera profonda sulla
coltivazione prevalente delle piante d’olivo, - spiega il
sindaco del centro ausono Gino Cesare Gasbarrone - ma
non sappiamo a quale periodo risalga questa tradizione.
Esistono nell’archivio storico dei documenti databili al
XVI-XVII secolo, che stiamo tentando di tradurre per
comprendere se già in quel periodo il paesaggio fosse
simile a quello attuale”. Migliaia di piccoli oliveti che, tra
novembre e dicembre, si animano per dare vita ad un
rito secolare, dove tradizione ed economia si intrecciano
in un rapporto profondo e spesso inconciliabile. Per due
giorni, il 7 e l’8 di dicembre, Sonnino si è fermata per
rendere omaggio al re delle sue colline. La IV edizione
della “Festa dell’oliOlive”, organizzata dal comune
ausono in stretta collaborazione con la Compagnia dei
Lepini, è stata un momento per consacrare la bontà
25
iLepini
focus
economia
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L’oro verde di Sonnino
iLepini
economia
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11
dell’olio extravergine 2005, ma anche per tracciare un
bilancio delle attività fin qui svolte per la sua
valorizzazione. Un incrocio tra cultura, tradizione,
economia e prodotti tipici, per comprendere e far
comprendere che lo sviluppo del territorio passa
attraverso l’integrazione di elementi disgiunti e il
rilancio del settore turistico. Un turismo di nicchia,
legato ad uno stile di vita. Quello lepino. “La
valorizzazione del prodotto tipico e della sue modalità di
produzione - sottolinea Fabrizio Di Sauro, direttore della
Compagnia dei Lepini - deve essere l’asse portante
della riscoperta dell’identità del territorio, dei suoi usi e
costumi. Esiste un modo di essere lepino, un life style,
per utilizzare un’accezione tipicamente inglese, che è il
risultato di un’integrazione tra fattori economici,
culturali, storici e socio-antropologici. Questa deve
diventare la nostra discriminante per essere competitivi
sul mercato. L’obiettivo che ci poniamo è di costruire un
insieme di ragioni per cui una quota di mercato, del
mercato turistico, troverà giusto muoversi per venirci a
vedere, per scoprire le nostre ricchezze. La ‘Festa
dell’OliOlive’ rappresenta un anello di questa catena di
sviluppo”. La manifestazione ha avuto inizio, mercoledì
7 dicembre, con l’inaugurazione di due mostre
fotografiche. Alle ore 16.00, nella Biblioteca Comunale,
è stata aperta la mostra dedicata all’Oliocultura, curata
dai ragazzi del servizio civile. Gli scatti dei 20 fotografi,
che hanno partecipato al “Laboratorio lepino di
immagine e fotografia”, sono stati esposti, invece, in un
locale su Corso Battisti. Curata dalla Compagnia dei
Lepini, la mostra si pone come identità visiva di una
terra, raccontata attraverso i suoi mestieri, la sua
natura, le sue tradizioni, i suoi luoghi simbolo. Dal Pallio
di Carpineto ai leoni trafugati di piazza Giovanni XXIII a
Priverno; dagli alberi innevati della Semprevisa agli
impagliatori di Roccagorga; dagli ulivi secolari delle
colline lepine ai capanni dei pastori: un viaggio a ritroso
nella memoria storica delle nostre tradizioni, con
l’intento di comunicare insieme un senso di
appartenenza ed un spirito di apertura e calda
accoglienza. Alle 17.30 presso l’Auditorium comunale si
è tenuta una dimostrazione pubblica di assaggio
dell’olio nuovo, derivante dalla molitura del 2005.
Giornalisti, politici, fotografi, amministratori e ragazzi del
centro ausono si sono confrontati in una sfida per
riconoscere le maggiori caratteristiche organolettiche
dell’olio. “Si è trattato di un esperimento interessante,
che ha suscitato curiosità e che pertanto ripeteremo nel
mese di gennaio. - ha commentato il primo cittadino
ausono - Assaggiare e provare l’olio, così come si
degusta il vino, può portare ad una maggiore
consapevolezza dei parametri che rendono un olio di
qualità, spingendo i produttori a rivedere i propri metodi
di produzione verso l’alto”. E per la seconda volta
Sonnino ha decretato il suo principe. Una giuria di
esperti dell’Aspol di Latina ha dichiarato l’olio
extravergine di oliva della ditta Corazzino come il
migliore tra i trentotto, che hanno preso parte alla
competizione. Ai primi cinque classificati il comune di
Sonnino rilascerà l’attestato “Il Principe dell’Olio
sonninese 2005” ed una particolare menzione nel sito
del comune. “La riforma Ocm del settore dell’olio di
olivo: quali prospettive?”, questo il titolo del convegno,
organizzato dall’amministrazione comunale di Sonnino,
in collaborazione con l’Aspol di Latina, che ha aperto la
mattinata dell’8 dicembre. A partire dalle 10.30, in un
Auditorium comunale pieno di olivicoltori, gli esperti
dell’Aspol hanno illustrato le maggiori novità relative alla
normativa europea per i sussidi al settore
dell’olivicoltura. Flessibilità e liberalizzazione, queste le
due parole chiave della nuova legislazione che,
attraverso la regola del disaccoppiamento, lega i sussidi
all’agricoltura, non alla produzione dell’anno
precedente, ma alla media delle produzioni tra il 1999 e
il 2003, lasciando maggiore libertà all’imprenditore
agricolo sui prodotti da coltivare. In campo olivicolo la
normativa europea prevede un disaccoppiamento
parziale, legando il 5% dei finanziamenti alla produzione
dell’anno precedente ed imponendo di investire questa
quota-parte nell’innovazione tecnologica. Una riforma
che sembra piacere agli agricoltori locali, poiché dà
stabilità nel tempo ai contributi provenienti dalla
Comunità Europea. Nonostante la pioggia ed il cattivo
tempo, che dalle prime ore del pomeriggio hanno
imperversato sui Lepini, la manifestazione è continuata
con l’inaugurazione, sempre presso l’auditorium, della
una mostra di pittura e scultura dei maestri Addis
Pugliese, Roberto Fabiani, Francesco Martelli. Ma i veri
protagonisti della seconda giornata sono stati gli
olivicoltori. I racconti delle loro esperienze di vita hanno
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iLepini
economia
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iLepini
dal territorio
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11
Alberto Lampacrescia
Il convento di San Francesco,
uno dei tanti tesori di
Sermoneta, custodisce opere
d’arte che hanno attirato
l’attenzione di molti studiosi.
In particolare ancora si discute
sulla paternità del grande affresco
raffigurante l’Ultima Cena
affascinato e catturato l’attenzione dei presenti. Storie
di quotidiana fatica, di un periodo a cavallo tra le due
guerre mondiali, dove gli stenti e la mancanza di
strumentazioni tecnologiche rendevano ardua la
coltivazione degli olivi. Nostalgia, ma anche tanta paura
per il futuro. “Chi vorrà occuparsi, dopo di noi, dei nostri
olivi? Dove sono i giovani? Quali sono le loro
intenzioni?”, ha chiesto un olivicoltore anziano ad una
platea senza risposta, mentre partivano le note del
gruppo di musica popolare “Il Mantice”.
Il maltempo, sebbene abbia inciso in maniera lieve sulle
presenze, ha costretto tuttavia a spostare all’interno
dell’auditorium gli stand gastronomici previsti nei vicoli
del centro storico. Tre percorsi tematici, organizzati dalla
Compagnia, che univano ai prodotti tipici il ricordo delle
tradizioni del passato: “Pane, olio e racconti”, dove la
degustazione dell’extravergine del 2005 si incrociava
con i racconti degli imprenditori; “Le nozze coi fichi
secchi” in ricordo dei riti nuziali accompagnati dalla
distribuzione di uno dei frutti tipici delle colline lepine ed
infine “Le frittelle con l’etichetta”, dove tra una
selezione delle etichette storiche degli oli di tutto il
mondo, sono state distribuite le tradizionali frittelle di
pasta di pane. La manifestazione è stata anche
l’occasione per proiettare il filmato “Le vie pontine e
ciociare della transumanza”, realizzato dal comune di
Sonnino e dall’Ente parco Nazionale del Circeo,
attraverso i fondi dell’iniziativa comunitaria Leader+. Un
filmato, ambientato tra Campo Soriano ed il Circeo, che
racconta la vita di un pastore e del suo gregge, nel
perpetuo transitare tra la collina ed il mare.
Ed il futuro cosa riserva? “Nel futuro di Sonnino e del
suo olio - sottolinea il sindaco Gasbarrone - c’è il
riconoscimento di un marchio di qualità. Dobbiamo
comprendere l’importanza di eliminare gli individualismi
e di accettare pratiche comuni e certificate di
produzione. Solo così potremo acquisire credibilità e
dare respiro alla nostra economia”.
complesso nacque - secondo la tradizione come fortilizio dei Cavalieri del Tempio, che lo
avrebbero abitato dal 1162 al 1312 (anno della
soppressione dell’ordine). Passò quindi
all’ordine francescano de Fraticelli che vi
rimasero fino al 1420, anno in cui Bernardino da Siena,
giunto a Sermoneta, fece sciogliere la setta e disperdere
gli adepti. Dal 1495 vi stabilirono i Minori Osservanti. Dal
1565 il convento passò sotto la tutela dei frati riformati
Il
detti Zoccolanti. Durante l’occupazione napoleonica fu
occupato a seguito della soppressione degli ordini
religiosi. Vi permase a lungo San Gaspare del Bufalo
nella prima metà dell’Ottocento. Attualmente è proprietà
demaniale.
Il Refettorio
ituato al piano terra, lato nord, è interessante per
il grande affresco raffigurante l’Ultima Cena,
datato 1582, non ancora attribuibile con
sicurezza ad alcun pittore dell’epoca. Il grande
affresco decora la sala del refettorio del convento
di San Francesco. Intorno ad una grande tavola ovale, al
centro della quale campeggia l’agnello sacrificale, si
compie il sacro rito dell’estremo Convivio; oltre alla
figura di Cristo con i dodici apostoli, compaiono sulla
sinistra San Bernardino e, all’estrema destra, San
Francesco; Giuda, in primo piano è ritratto con la sacca
dei trenta denari nella mano sinistra.
S
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iLepini
economia
28
Il tempio
dei cavalieri
iLepini
dal territorio
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11
Con la collaborazione del Dr.Vincenzo Scozzarella (che
sentitamente ringrazio) si e’ cercato di ricostruire la
paternità dell’artista, ma purtroppo a tutt’oggi, non e’
possibile stabilire con certezza di chi fosse la mano che
tanto sapientemente ha dipinto questa magnifica opera;
a tal proposito si e’ tenuto un convegno alla presenza
dello stesso Scozzarella e della Dott.ssa Sonia Testa, per
cercare di dare un nome all’artista, poiché in passato il
dipinto è stato erroneamente attribuito a Girolamo
Siciolante e Livio Agresti, ma, l’unico nome che potrebbe
teoricamente essere valido, e’ quello del “Pomarancio”,
ma purtroppo non vi sono attualmente riscontri
attendibili.
Il Chiostro
porticato del chiostro presenta volte a crociera
che poggiano su colonne di pietra ornate da
basi e capitelli in stile gotico. Al centro del
cortile è un pozzo che serviva a raccogliere
l’acqua piovana provenente dai serbatoi
Il
angolari, fatto ripristinare da San Gaspare del Bufalo. Le
28 lunette delle campate del chiostro sono decorate con
scene della vita di San Francesco realizzate nel 1602 del
pittore Angelo Guerra di Anagni.
Cenni storici
P. Pantanelli, Notizie istoriche appartenenti alla terra di
Sermoneta, 1766, edito da Leone Caetani in Roma
1909. “Qui vicino a pochi passi si vede t’antico convento
e chiesa di San Francesco, abitato già da Minori
Osservanti, e poi da Riformati; edificato, come si crede,
ne’ tempi di san Bernardino da Siena (1380-1444), che
ivi stette per qualche tempo, oppure ad istanza di quel
santo concesso á religiosi del suo ordine, di cui a suo
luogo daremo molte notizie. È meno di mezzo miglio
lontano da Sermoneta, et ha due strade selciate, per una
delle quali s’andava già con cocchi, ma presentemente
è mezza disfatta. La sua chiesa è di mediocre grandezza
et a volta. Il coro è maestoso, ed ha 25 stalli di buon
ordine, quattro dé quali sono bassi e già servirono pei
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iLepini
dal territorio
30
chierici studenti. L’altar maggiore è assai bello, adornato
di colonne e d’altri membri di legno dorati; et il suo
quadro in tela rappresenta la Vergine col Bambino Gesù
sulle nubi, con numeroso corteggio d’angeli, san
Francesco e sant’Antonio genuflessi nel piano e buon
paese in lontananza. Il claustro di questo nostro
convento è molto antico, a volta, e riquadrato; et è
sostenuto da sedici colonne di pietra alla gotica, e da
quattro robusti pilastri negli angoli. Ha nel mezzo vasta
cisterna con due colonne che sostengono l’architrave, et
all’intorno d’esso claustro molte officine. Ha due
dormitori con 23 celle, et una foresteria con cinque
camere. Detto claustro fu fatto dipingere per mano
d’Angelo Guerra da Anagni nel 1602 da molte famiglie
sermonetane, dalle quali vi si vedono i stemmi; et il
refettorio ha rappresentato il cenacolo, a spese del
nostro cardinal Enrico Castani nel 1588 [...]”.
11
iLepini
11
Giacomo Benedetti
La Compagnia dei Lepini ha
patrocinato due serate dedicate
ai vini nouveaux
del territorio. La prima si è
tenuta a Bassiano presso il
ristorante “Il Torrione”, la
seconda a Segni nel ristorante
“Panorama”. Nell’occasione sono state
esposte le immagini del Laboratorio
di fotografia avviato nell’ambito
del Programma STILe.
na interessante serie di iniziative è stata
attivata, in questo ultimo periodo, dalla
Compagnia dei lepini. Sono, queste iniziative,
opportunità di animazione e promozione di
tutta l’area lepina, attraverso la riscoperta e la
valorizzazione delle risorse umane, ambientali,
turistiche ed enogastronomiche locali, così come
previsto nel progetto STILe. Un inaspettato successo
hanno riscosso, in particolare, le due serate organizzate
sull’enogastronomia, alternativamente sui due versanti
dei Monti Lepini. La prima è stata ospitata sabato 3
dicembre presso il ristorante “Il Torrione” di Bassiano e
la seconda si è tenuta sabato 10 dicembre presso il
ristorante “Panorama” di Segni. I due eventi sono stati
organizzati dal ristorante “Il Torrione” e dal ristorante
“Panorama”, con la collaborazione dell’Atelier Angelus
Novus Onlus di Sezze e con il patrocinio della stessa
Compagnia del Lepini. Le due manifestazioni hanno
avuto delle tematiche comuni e si sono,
contestualmente, caratterizzate per alcuni aspetti
originali propri. Sono state serate trascorse in un clima
raffinato, tra le delizie dei piatti tipici lepini, l’ebbrezza
ed i profumi del vino novello e le immagini suggestive
delle bellezze naturalistiche e dei personaggi più
emblematici dei monti Lepini. Un trinomio di grande
effetto, tra vini novelli, gastronomia tipica lepina ed
immagini, ha fatto immergere i presenti in un ambiente
di conviviale e coinvolgente allegria.
U
Scatta i Lepini:
200 immagini in mostra
ei punti, visivamente strategici, dei locali sono
state esposte delle foto. Si è trattato di circa
200 immagini, vere opere d’arte nel loro
genere, che hanno colto alcuni aspetti originali
del comprensorio. Le foto sono esposte in un
modo originale (appese ad un filo e tenute da mollette
per la biancheria). Hanno colto luoghi simbolo del
paesaggio lepino, rari esemplari di flora e fauna, angoli
sconosciuti dei centri storici, particolari urbanistici,
scene di vita sociale, ritratti di personaggi e artigiani. Le
immagini sono opera dei 20 fotografi, amatoriali e
professionisti che hanno aderito al Laboratorio lepino di
immagine e fotografia promosso dalla Compagnia dei
Lepini. Queste opere sono state esposte in numerosi
ristoranti del comprensorio.
N
Sapori e profumi gastronomici
sapori e i profumi della gastronomia lepina sono
stati i protagonisti delle serate. Gli chef si sono
superati nell’elaborare, all’insegna della creatività,
della fantasia e della competenza professionale,
con sapiente ed equilibrata contaminazione, i piatti
propri della alimentazione tradizionale del mondo
contadino e pastorale, rivisitati secondo la sensibilità
gustativa dei tempi moderni. Fermo restando che gli
ingredienti di fondo sono quelli genuini e sapidi di una
volta. Lo chef del ristorante “Il Torrione”, ha fatto sfoggio
di un menù tipicamente locale. Porzioni abbondanti e
cotte al punto giusto. Polenta con sughi vari, lasagne
con i funghi, carne di maiale arrosto, broccoletti saltati
in padella, fagioli a “regolatura”, mozzarella di bufala,
olive, verdure grigliate e l’ottimo ed immancabile
prosciutto di Bassiano. Altrettanto raffinato grazie alla
perizia e fantasia professionale di Marco Graziosi, il
menù del ristorante “Panorama “ di Segni. Lo chef ha
onorato sia i piatti del versante dell’Agro Pontino che
quelli del versante dell’area romana: zuppa di fagioli con
I
cozze di Terracina e pomodorini dell’Agro Pontino,
bocconcini di maiale al tartufo nero di Carpineto,
jappallocco di Segni e pizzette di polenta, tartufo di
marroni segnino su letto di crema e cioccolata di Norma.
I vini
n tocco di classe in più è stato dato dal
sapiente abbinamento dei vini. E tutti gli
ingredienti freschi e genuini delle portate non
potevano che abbinarsi con vini altrettanto
freschi e genuini: i vini novelli. E quelli serviti
sono tra i novelli di maggior pregio dell’Agro Pontino, di
Cori e di Velletri. Si è trattato del “Preludio di Circe” della
Cantina Sant’Andrea di Borgo Vodice, del “Criatura”
dell’azienda agricola biologica Marco Carpiteti di Cori,
del “Fresco di Palmento” dell’azienda Ganci di Borgo
Grappa, del Sampotito” dell’azienda agricola Casale del
Giglio di Borgo Montello e dei “Novelli Igt Lazio”
dell’azienda agricola Ceracchi di Velletri e della
Cooperativa sociale Cincinnato di Cori.
La lavorazione dei novelli segue delle procedure ben
U
precise: i chicchi migliori, vengono messi,‘ interi, dentro
i tini in assenza di aria e ben chiusi La prima
fermentazione avviene dentro il chicco, con una
macerazione carbonica. La pigiatura viene fatta in forma
morbida ed il vino è immesso immediatamente dentro le
bottiglie. Il novello va consumato entro i 6/8 mesi dalla
produzione e servito ad una temperatura ambientale di
cantina: 12/14°. I novelli, di solito, hanno un bouquet
fruttato e sprigionano il profumo del mosto e dell’uva
appena pigiata. I vini pontini, delle colline lepine e dei
Castelli Romani hanno acquistato, ormai, un posto di
primo piano nella produzione e commercializzazione
enologica non solo regionale ma anche nazionale. Le
etichette dei vini del comprensorio, ivi comprese quelle
dei novelli, ricevono premi di assoluto prestigio nelle
mostre e nelle esposizioni nazionali ed internazionali.
Questo grazie alla passione e professionalità dei
coltivatori che sono diventati anche esperti vinificatori. I
vitigni vengono selezionati e coltivati nel rispetto delle
più sicure e moderne tecniche. Gli ottimi vini si
ottengono da vitigni di sicura resa: Cabernet Sauvignon,
Merlot, Syrah, Sangiovese e Cesanese. Anche i vini
novelli hanno ottenuto il riconoscimento Doc e Igt.
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iLepini
dal territorio
dal territorio
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Novelli tra sapori locali
e foto d’autore
iLepini
dal territorio
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101 filastrocche in fi... era
11
Nell’ambito della quarta edizione di
“Più libri Più liberi”, la manifestazione
sulla piccola e media imprenditoria
italiana che si è tenuta a Roma dall’8
all’11 dicembre, ha riscosso un grande
successo l’ultimo libro di Roberto
Campagna. Il volume era esposto insieme
ad altri volumi dell’Armando editore nello
spazio dedicato alla letteratura per ragazzi
“Più Libri e Più Liberi”, più…Lepina. La Fiera della
piccola e media editoria italiana che si è tenuta a Roma
dall’8 all’11 dicembre presso il Palazzo dei Congressi
dell’Eur, ha ospitato anche il nostro direttore Roberto
Campagna. L’autore era presente con il suo ultimo libro
“101 filastrocche in fila per uno” edito dall’Armando
Editore. Campagna ha anche partecipato ad una tavola
rotonda sulla letteratura per l’infanzia. Il giornalista
setino, nato a Bassiano ma originario di Carpineto, è
conosciuto soprattutto per la sua attività di saggista che
lo ha portato nel corso degli anni ad occuparsi anche del
mondo del lavoro e di enogastronomia. Non ha mai
disdegnato però incursioni in altri ambiti quali, appunto,
la letteratura per l’infanzia. Prima di questo libro aveva
pubblicato, con grande successo, una raccolta di fiabe
edita da Il Segnale di Roma. Ha pure scritto racconti e
storie popolari. L’anno passato è quindi approdato
all’Armando editore con questa raccolta di filastrocche.
“101 filastrocche in fila per 1” è il titolo del libro e
proprio 101 sono i componimenti raccolti che faranno
contenti i più piccoli e…riflettere i più grandi. C’è la
“filastrocca intelligente”, la “poesiola pungente”, lo
“scioglilingua alla carlona” ma anche la “rima burlona”.
Campagna ha scritto questo libro per spiegare il mondo
a sua figlia Desirée. Per parlargli dell’orologio che, col
suo fare “silente e laborioso”, cosa ti ricorda? “Ti ricorda
ogni minuto / che quello di tanti uomini / è tempo
perduto”. Per parlargli dei giorni. “Lunedì che brutto dì,
/ martedì è un giorno così così, / già va meglio
mercoledì, / giovedì scorre più lento di venerdì / …e
sabato? / Non fa in tempo ad arrivare / che è già
passato. / E’ passato alla domenica / che sta sempre lì
/ a guardare il lunedì”. I bambini però devono soprattutto
giocare. Per questo buona parte delle rime nascono
proprio con l’intento di divertire, di trasformare le parole
in un gioco. Ecco allora che si incontra la “Filastrocca
menefreghista” che “si diverte a camminare / fuori dalla
pista”, la “Filastrocca giudiziosa” che “mette le altre
sugli attenti / se le vede troppo indifferenti” e la
“Filastrocca fannullona” che “ama solo la comoda
poltrona” Campagna è il primo lepino ad essere
presente all’importante manifestazione capitolina che è
giunta quest’anno alla quarta edizione. E’ questo un
segno dell’ottimo livello raggiunto dall’autore e dalla
cultura lepina in generale. La vetrina, poi, è di quelle più
prestigiose: 349 espositori, 262 stand e oltre 200 eventi,
incontri e presentazioni. La fiera è stata visitata da quasi
50 mila persone. L’auspicio è che, dopo Roberto
Campagna, anche altri scrittori del comprensorio
riescano ad approdare all’editoria che conta. (P.M.)
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Dicembre 2005 - Compagnia dei Lepini