ISSN 2035-701X
N° 8 - OTTOBRE 2011
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STILE
Da New York:
Cliomake-up
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R E P O R T E R
“Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 8 Anno 2011”- € 0,70
Lo okSmart
all’inte
rno
I consigli per essere
belle anche in 5 minuti
A pagina 18
CINEMA
In questo mondo
di “soliti idioti”
La serie cult approda
sul grande schermo
A pagina 28
MUSICA
Tutti pazzi per
Jason Derulo
Da DJ festaiolo a fenomeno mondiale
A pagina 24
INCHIESTA
Il successo
a tutti i costi
Viaggio nell’Italia delle
carriere facili
A pagina 6
Il Paese
delle scorciatoie
2
Ottobre 2011
A cura di Greta Pieropan,
18 anni, Pozzolengo (Bs)
Antispot
YES...
n°8
ottobre
Direttore responsabile
Renato Truce
Vice direttore
Lidia Gattini
In redazione
Maria Elena Buslacchi
Chiara Falcone
Simona Neri
Redazione di Torino
corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To)
tel. 011.7072647
e-mail: [email protected]
Lo sponsor dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, “Nastro azzurro”, ci presenta una pubblicità realizzata da Tony Kaye (regista che ha firmato anche spot
della Guinness e dell’Adidas) pieno di ottimismo, in cui il messaggio forte e chiaro è: impara a dire sì. Un giovane italiano con l’espressione da pazzo guarda verso la telecamera e dice: “Ci hanno insegnato che nella vita devi imparare a dire
no. Falso!” e ci accompagna attraverso situazioni di vita quotidiana in cui bisognerebbe invece dire “sì”: sì ad ascoltare gli amici paranoici, alle amicizie, alla
mamma che ti telefona, al “gusto tutto italiano per la bellezza” (un riferimento del
tutto “casuale” al set designer Andrea Rosso e alla stylist Grazia Materia che hanno collaborato alla realizzazione dello spot). Sì al desiderio di lasciare l’Italia per
andare a cercare fortuna altrove, magari in luoghi ostili: il povero protagonista è
sballottato dal deserto alla Russia! Sì al desiderio di tornare in Italia, sì alla creatività. Un inno al lato bello e giocoso della vita, ma che ha qualche caduta di stile, come il protagonista che batte alla porta della bella collega col martello, perché lei sembra apprezzare il corteggiamento e invece gli chiude la porta in faccia! Non manca poi qualche banalità: viva l’Italia e relativi
luoghi comuni che purtroppo ci hanno assillato durante tutti i festeggiamenti del 150° dell’Unità. Qualcuno potrebbe anche obiettare che il ragazzo
grida: “Italia!” e poi sullo schermo appare un enorme e inglesissimo “yes”, ma siamo di fronte a uno spot che nel complesso è vincente, soprattutto
quando ci ricorda: “O bevi, o guidi!”, altrimenti come puoi goderti la vita?
Redazione di Genova
Via Cairoli, 11 - 16124 Genova
tel. 010.8936284 - 010.8937769 010.261466
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Redazione di Roma
via Nazionale, 5 - 00184 Roma
tel. 06.47881106
e-mail: [email protected]
Hanno collaborato
Dal laboratorio Attualità: Simona Neri
(supervisione giornalistica)
Eleonora Zocca, Giulia Pinola, Chiara
Cacciotti, Serena Mosso, Claudia Martino,
Marika Carulli, Chiara Gianusso
Dal laboratorio Giovani Critici: Maria
Elena Buslacchi (supervisione
giornalistica)
Marzia Mancuso, Elena Prati, Isabelle
Gigli Cervi, Sara Coppa, Elena Dardano,
Mirko Giordani, Lisbet Ahon, Andrea
Boutros, Federica Gallo, Chiara Colasanti,
Mattia Marzi, Matteo Franzese, Maria
Caterina Temperini
Dal laboratorio Costume e Società:
Chiara Falcone (supervisione
giornalistica)
Francesca Giuliani, Fabiana De Luca,
Giulia Iani, Lorenzo Coltellacci, Paolo
Fornari, Alfarida Hoxha, Chiara Mattei,
Chiara Centi, Federica Pasqua, Linda
Lamia, Chiara Bernardini, Martina La
Macchia
...AND NO!
Da un lato il brio del “sì” deciso alla vita, dall’altro la frenesia del dover dire
sempre sì. Lo spot Citroen ci vuole insegnare a dire “no”. In una girandola di situazioni diverse, che si susseguono alla velocità della luce, l’unica parola costante è “Sì” perché, dice la voce fuori campo, “noi siamo degli Yes Man”. E allora: vuoi lavorare nel fine settimana? Sì. Esegui gli ordini come un soldatino.
Sì. Vuoi venire a fare shopping con me? Sì. Ammetto che il trucco dell’inquadratura che si sposta mentre la voce dice: “Muovi la testa su e giù!” è geniale, ma
ovviamente quale miglior immagine se non un branco di pecoroni proprio all’inizio dello spot? A completare il quadro, ogni volta che appare la scritta “yes”
o “sì” si materializzano giochi ipnotici, come cerchi concentrici che cambiano
colore, accompagnati da applausi di uomini dallo sguardo perso, quasi fossero telecomandati. Infine, anche la televisione, evidentemente simbolo di conformismo,
lancia il messaggio: sì. Insomma, uno scenario da 1984, in cui la risposta è sempre “sì”, anche quando la voce fuori campo chiede se una persona voglia amore, soldi, potere: (dovremmo forse dire “no” all’amore?). Alla fine il ritmo cambia - e meno male perché le immagini psichedeliche hanno già
provocato numerosi mal di testa: “Se provassi a dire No?”. Se dici “no” alle regole e “no” al conformismo scopri come è bella questa auto e come è
bello essere diverso dagli altri. Va bene, signori della Citroen, dirò “no”. Ma ora che mi avete insegnato a dire “no”, cosa devo rispondere alla domanda: “vuoi comprare quest’auto?”
Bocciati!!!
Dal laboratorio Fotografia:
Jessica Spada, Valeria Messina, Federico
Loreti, Chiara Piotto, Giorgia Cipriani
“Sono Maddalena, faccio la escort e non sono una
donna facile”: questa la provocazione della campagna pubblicitaria di Fracomina, gruppo di abbigliamento, che ha suscitato tantissime polemiche
nell’ultimo mese. Il sindaco di Roma Alemanno ha
emesso un’ordinanza per disporre la rimozione dei
manifesti perché “lesivi della dignità della donna”.
Ci chiediamo però se in questo caso la campagna
mirasse semplicemente a sfatare i luoghi comuni
legati al genere femminile.
Impaginazione Giorgia Nobile
Fotografie e fotoservizi
Circolo di Sophia, Massimiliano T.,
Fotolia
Sito web: www.zai.net - Francesco Tota
Editore Mandragola Editrice
società cooperativa di giornalisti
via Nota, 7 - 10122 Torino
Stampa San Biagio Stampa S.p.A.
via al Santuario N.S. della Guardia,
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16162 Genova
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Zai.net Lab
Anno X / n. 8 - ottobre 2011
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 486 del 05/08/2002
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Servizio Abbonamenti
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Questa testata fruisce dei contributi statali
diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
I manifesti che offendono la dignità femminile
Indignazione per lo spot di un’azienda di lingerie olandese che propone reggiseni imbottiti
per bambine. Sembra incredibile, ma è così: le
baby modelle vengono ritratte in pose ammiccanti con indosso completini intimi del tutto
inadatti alla loro immagine. Ciliegina sulla
torta? Il nome della linea: Boobs, che non nasconde nulla degli intenti dell’azienda. La redazione di Zai.net si unisce alla segnalazione di
altri all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria.
Hanno collaborato a questo numero
VALERIA
MESSINA
Valeria ha 17 anni, tanti capelli e
tante passioni, tra cui la fotografia.
Immortalare un attimo, un’espressione su un viso, una folata di vento,
è per lei un’emozione fortissima.
Non sta mai ferma: 10 ne pensa e
100 ne fa tra teatro, scout, volontariato e lettura, il suo antistress per eccellenza! Secondo lei nulla rilassa e
tiene contemporaneamente attivo il
cervello come sa fare un buon libro.
Come non darle ragione?
CLAUDIA
MARTINO
Claudia si dipinge come una persona un po’ pigra nelle faccende
domestiche, tanto da scatenare l’ira
funesta dei suoi familiari, e spesso
con la testa tra le nuvole. Nonostante ciò, ha già un sogno nel cassetto, quello di intraprendere la carriera giornalistica. “Conoscere” è
la parola che accomuna un po’ tutti
i suoi interessi: il suo obiettivo è di
scoprire e raccontare agli altri il
mondo che ci circonda.
CATERINA
TEMPERINI
“Sono fuori di me e sto in pensiero
perché non mi vedo tornare”. Questa
frase tratta da una canzone di Tenco
non è sul suo profilo Facebook a caso:
rappresenta al meglio la sua personalità, “contraddittoria a mille”, come la
definisce lei stessa. Ha una passione
per le citazioni: è piena di quadernini
in cui raccoglie aforismi e frasi ad
ogni occasione. Adora immaginare situazioni, dialoghi, movimenti e vorrebbe un giorno scrivere per il teatro.
LINDA
LAMIA
Linda ha 19 anni e si è appassionata
al mondo del giornalismo grazie al
suo professore di liceo, con il quale
ha potuto fare molta esperienza di
questa professione: da reporter per il
Festival di Sanremo a inchieste su argomenti più complessi e seri. Ama
scrivere e leggere; collabora attivamente con la redazione d’istituto di
Radio Jeans e con Zai.net. Altro sogno nel cassetto? Studiare medicina
per diventare un giorno pediatra.
Questa rubrica è dedicata
all'attualità dell'ultimo momento
Ottobre 2011
3
INFOWEB
www.agoradigitale.org
www.articolo21.org
Last minute
164
Il popolo del web
sfida la censura
milioni
Il numero stimato
di blog attivi
nel mondo
tempo di lettura: 10 minuti
DDL intercettazioni. La rete contro la norma ammazzablog
Lunga vita a Wikipedia!
Prove tecniche di oscuramento per la più famosa enciclopedia on line. E la solidarietà di
Internet non si è fatta attendere. I cittadini del mondo non si possono più far tacere
C
ompiti, tesine, articoli di
Zai.net, semplice curiosità. Alzi la
mano chi per questi o altri motivi
non ha mai cercato qualche informazione su Wikipedia. E cosa sarebbe il
mondo senza l’enciclopedia più famosa del web l’abbiamo sperimentato anche noi in redazione quando
abbiamo iniziato a scrivere questo
articolo. Cercavamo informazioni da
aggiungere, notizie, date e abbiamo
invece trovato una brutta sorpresa:
Wikipedia non era disponibile. Le
sue pagine erano state temporaneamente oscurate per protesta contro il
comma 29 contenuto nel DDL intercettazioni, la famigerata norma “ammazza-blog”. E, complice il blackout, si è rivelata la generale
Wiki-dipendenza: tutti, dai politici
agli studenti, si sono chiesti: “Come
faremo senza?”. Insomma, si è dimostrato quanto l’enciclopedia sia
diventata parte integrante della nostra
quotidianità. Ma facciamo un passo
indietro: cosa si nasconde dietro il
cruento appellativo di “ammazzablog”? L’obbligo per ogni sito informatico – blog di quindicenni inclusi
– di rettificare un contenuto, veritiero o meno, sulla base di una semplice richiesta di soggetti che se ne ritengano lesi. Senza possibilità di
replica e pena una sanzione fino a
12mila euro. «Il rischio più grande
con una norma come questa – ci
spiega Luca Nicotra, segretario dell’associazione Agorà digitale – sarebbe l’autocensura, che ciascuno limitasse la propria libertà di
espressione per paura delle sanzioni.
Fare critica ai poteri in rete divente-
rebbe pericoloso, il web si limiterebbe probabilmente a discutere di
calcio e veline». E naturalmente anche Wikipedia, una sorta di agorà virtuale dove gli utenti sono al tempo
stesso lettori e redattori delle voci,
forse l’esempio più bello di democrazia digitale, ne sarebbe danneggiata nella sua stessa essenza. L’obbligo di pubblicare fra i contenuti le
smentite di chiunque, “senza poter
addirittura entrare nel merito delle
stesse e a prescindere da qualsiasi verifica – si legge nel comunicato che
spiegava le ragioni dell’oscuramento
– costituisce per Wikipedia una inac-
cettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione
snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua
esistenza come l’abbiamo conosciuta
fino a oggi”. Ed è così che è stato
compiuto il capolavoro della comunicazione: l’oscuramento delle pagine in poche ore ha fatto mobilitare
tutta la rete. Sul solito Facebook sono
sorti in un lampo gruppi come: “Io sto
con Wikipedia” o “Salviamo Wikipedia. No al bavaglio!”, con tanto di
istruzioni da seguire per un efficace
passaparola. Perché non c’è nulla di
più difficile che mettere una rete alla
rete. Lo sa anche Vasco Rossi che nei
giorni scorsi ha piegato la testa di
fronte all’autosospensione della dissacrante cugina di Wiki, “Nonciclopedia”, avvenuta per protestare contro gli avvocati del rocker che
avevano giudicato diffamatoria la pagina a lui dedicata. Le scuse del sito,
ma, crediamo noi, soprattutto le rimostranze – anche piuttosto veementi
degli internauti – sul profilo Facebook del Blasco hanno permesso di
ricucire lo strappo.
Ma perché Internet fa così paura? «La
rete - ha ricordato Giuseppe Giulietti,
portavoce dell’associazione Articolo
21 - è stata straordinaria nell’organizzare campagne come quella sul referendum dell’acqua o sulla legge
elettorale e da allora è diventata un
nemico, come Santoro e Saviano».
Per non parlare di quello che è accaduto nei mesi scorsi nei Paesi arabi,
dove la rivoluzione è nata e cresciuta
sul web. Internet mette in condivisione i pensieri, fa passare le informazioni, anche quelle più scomode, e
tutto questo può essere per qualcuno
molto, molto pericoloso, specie se
questo qualcuno vive del consenso
altrui. Forse non molti sanno che esistono aziende che lavorano per ripulire l’immagine dei personaggi più
famosi e potenti, scandagliando la
rete per cercare di far rimuovere le
critiche. Qualcuno li chiama ingegneri
della reputazione, termine poco felicemente tradotto dall’inglese reputation manager. Certo, non sarebbe neanche corretto consentire che in rete si
possa dire tutto ciò che ci passa per la
testa e qualcuno potrebbe comunque
auspicare una forma di regolamentazione. «Ma in realtà quello di Internet
come spazio aperto che vive senza alcuna restrizione è un falso mito – precisa Nicotra – Già ora posso essere denunciato per diffamazione se scrivo
qualcosa di offensivo su internet. Il
problema è che si cercano delle scorciatoie per i potenti che vogliono anche illegittimamente ripulire la loro
immagine. Si vuole la giustizia in
modo sommario, cancellando contenuti o ratificandoli con estrema
facilità».
Quando abbiamo chiuso questo articolo, poco prima di mandare in stampa
il giornale, Wikipedia aveva già riaperto
i battenti, in attesa e nella speranza venisse approvato in via definitiva l’emendamento che limita il diritto di rettifica
alle testate giornalistiche registrate, salvando quindi i blog e gli altri siti non
professionisti. Quando leggerete questo articolo forse avrete già saputo se la
rete avrà vinto o meno la sua battaglia.
In un caso o nell’altro, non abbassate la
guardia, perché, come ha dichiarato
Jimmy Wales, co-fondatore di Wikipedia, a proposito della vicenda italiana e
del disegno di legge che non ha esitato
a definire “idiota”, “Tutti i governi sono
avvertiti: noi, cittadini del mondo, siamo
qui e non potete farci tacere mai più”.
Ed è così che è stato
compiuto il capolavoro
della comunicazione:
l’oscuramento delle
pagine di Wikipedia in
poche ore ha fatto
mobilitare tutto il web.
Perché non c’è nulla di
più difficile che mettere
una rete alla rete
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Ottobre 2011
Attualità
Cultura
INFOWEB
www.cern.ch
www.ediciclo.it
La fisica che
meraviglia
Scoperta italiana: i
neutrini vanno più
veloci della luce.
Einstein aveva torto?
Generazioni
a confronto
tempo di lettura: 12 minuti
Protesta. Margherita Hack spiega perché ci crede
Ragazzi, è tempo di salire sui tetti!
L’astrofisica più famosa d’Italia ha la grinta e l’energia dei ventenni. E proprio a loro si
rivolge, con un invito: non mollate e fatevi sentire
A cura di:
Giulia Pinola, 16 anni
Eleonora Zocca, 17 anni
Chiara Cacciotti, 20 anni
La cultura
non è una escort
Che dire ai giovani di oggi, cui vengono proposti come modelli culturali le
escort, ragazze pagate per il loro
aspetto fisico, e i politici che passano
da un partito ad un altro? Dovreste
avere l’orgoglio di riuscire per le vostre
capacità e non per l’apparenza. Nella
vita come nello sport ci vuole un allenamento serio, se si vuole riuscire e si
vuole vincere.
Purtroppo l’informazione non aiuta: in
televisione di buono c’è veramente
poco. Ci sono per esempio le trasmissioni della Gabanelli o di Ia-
cona, c’è Rai News 24 che dà una
buona informazione, però la maggioranza della popolazione guarda canali
e programmi che ne forniscono una
distorta. Bisogna imparare a scegliere.
saliti sui tetti e sulle gru? Le dimostrazioni di massa a qualcosa servono,
anche se i telegiornali ci fanno credere che l’unico loro scopo sia compiere azioni violente.
Viva la protesta!
Non abbandonate
la ricerca
Gli studenti che da oltre due anni protestano contro la riforma della scuola
fanno una gran cosa, vuol dire che si
rendono conto dell’importanza della
cultura e difendono il loro diritto allo
studio, anche se non vengono presi in
considerazione dalla classe politica.
Se tutta la massa occupasse le scuole
e continuasse a scendere in piazza, finirebbe prima o poi per essere ascoltata. Ma per farlo è necessario compiere azioni dimostrative d’effetto:
quanti operai hanno raggiunto i loro
obiettivi perché sono
Anche tanti ricercatori sono saliti sugli
istituti per mesi. D’altronde, viviamo in
un Paese dove la ricerca non è valorizzata e viene sottoposta a continui tagli
da parte del governo. Le conseguenze
si ripercuotono anche sui ragazzi, che
si sentono costretti a rinunciare ai propri sogni: preferiscono facoltà come
Ingegneria o Informatica piuttosto che
Fisica o le altre scienze pure, attirati
dalle maggiori possibilità lavorative
offerte. Il mio consiglio è quello di
continuare comunque ad occuparsi dei
propri interessi e cercare, se possibile,
di dedicarsi anche alla ricerca. In Italia
ci sono ricercatori in gamba e competenti: lo dimostra, ad esempio, la recentissima scoperta sui neutrini: sì,
certo, magari a casa nostra non cambierà nulla, ma le conseguenze
saranno indubbiamente notevoli sul piano scientifico, sulla
teoria della relatività e in generale su tutta la fisica teorica. Anche per questo è importante non mollare, non
sentitevi costretti a rinunciare alle vostre passioni.
L’etica non
ha una fede
La Chiesa potrebbe svolgere una qualche funzione di “re- indirizzamento”
verso le giovani generazioni, potrebbe
aiutarle a non abbandonare certi valori, a riscoprire l’importanza dell’etica? A chi me lo chiede rispondo: a
me intanto meraviglia tutto il silenzio
mantenuto a proposito dei recenti scandali sessuali. Dal momento che proprio
il sesso è sempre stato considerato il
peccato principale, il comportamento
che la Chiesa ha adottato in questa situazione è stato a mio avviso veramente passivo, mentre era proprio in
questa circostanza che avrebbe dovuto
farsi sentire. Si è sempre preoccupata
del sesso, aggiungo, senza mai parlare
ad esempio di un reato importante
come l’evasione fiscale (che altro non
è se non un furto da parte dei più ricchi
verso più i poveri). Oggi l’influenza
della Chiesa va comunque scemando,
anche perché la gente crede sempre di
più nella conoscenza scientifica. Il suo
compito potrebbe rivelarsi ancora utile
dal punto di vista morale, nel senso di
un’educazione al rispetto del prossimo,
Cercate di cambiare la
società, perché chi ci
governa, ci “sgoverna”
in maniera tale che
l’Italia regredisce
sempre di più
all’onestà e alla sincerità. Anche se
certo avere un’etica non significa necessariamente che questa debba essere
religiosa. Ci sono molti giovani che
fanno volontariato pur non essendo
credenti. La gente onesta che si dedica
al prossimo per fortuna c’è ancora. Ricordate che l’impegno sociale e lo studio sono importanti nella vita di ogni
individuo perché, se si vuole riuscire
in qualcosa, ci vuole voglia di fare e
sacrificio.
La società che verrà
Il mio personale augurio per i giovani
è di diventare cittadini che votino con
la testa, che eleggano persone capaci ed
oneste che abbiano a cuore il benessere
del Paese e non i propri interessi. Cercare di cambiare la società con il lavoro, con la voglia di fare e con il proprio voto è fondamentale per
migliorare la situazione attuale, dal
momento che chi ci governa, ci “sgoverna” in maniera tale che l’Italia regredisce sempre di più. Io spero che supereremo questa fase, dopotutto ce
l’abbiamo fatta negli anni Quaranta
dopo una guerra e vent’anni di dittatura. La gente dovrebbe svegliarsi, ma
credo che questo accadrà presto. Intanto un primo cambiamento c’è già
stato con l’elezione dei sindaci di Milano e di Napoli, due persone meritevoli che certamente dovranno confrontarsi con problemi difficili. Mi
auguro che in Italia di gente onesta e
competente ce ne sia ancora tanta, così
che ci riprenderemo anche stavolta.
Il profilo
L’astrofisica in bicicletta
Margherita Hack, nata a Firenze nel 1922, ha dedicato la sua vita
allo studio, tanto da non avere rivali a contenderle il titolo di astrofisica più famosa d’Italia, anche grazie alla sua abilità come divulgatrice scientifica che l’ha fatta conoscere al grande pubblico. Pochi
sanno che l’illustre scienziata vanta anche un passato di campionessa
di salto in lungo e in alto e una grande passione per la bicicletta. Ed è proprio questo mezzo a due ruote
ad aver ispirato il suo ultimo libro (La mia vita in bicicletta,
Ediciclo editore), un’autobiografia atipica, scandita
con leggerezza ed ironia dal ritmo delle passeggiate in sella alla sua bici. E pedalare con lei diventa per il lettore l’occasione per rivivere un
pezzo di storia d’Italia.
5
Ottobre 2011
Attualità
Scuola
INFOWEB
www.regione.liguria.it, www.abcd-online.it,
www.giovaniliguria.it
A Genova torna
ABCD-Orientamenti
Giovane talento ligure
Al Salone un concorso
che premia le capacità. Iscrizioni entro il
31 ottobre. Info su
www.aligurialavoro.it
tempo di lettura: 7 minuti
Che cosa fare da grandi. Una fiera per scoprirlo
Conoscenza, talenti ed opportunità
Come ogni anno il mondo della formazione si dà appuntamento a Genova in novembre per
parlare di orientamento ed offrire ai giovani informazioni, consigli, occasioni di crescita. Ce ne
parla l'Assessore alle risorse finanziarie, istruzione, formazione e università Sergio Pippo Rossetti
I
l Salone Orientamenti si avvicina e quest’anno compie 16 anni:
quali saranno i temi centrali di questa edizione, quali le conferme e
quali le novità?
«Le azioni che intendiamo promuovere
in quest’edizione 2011, finanziata in
capo al FSE – Fondo Sociale Europeo,
che si svolgerà alla Fiera di Genova dal
16 al 18 novembre prossimi, si orientano alla riduzione dell’abbandono e la
dispersione scolastica e universitaria,
dove la Regione interviene investendo
sul capitale umano, migliorando l’offerta formativa, promuovendo gli indirizzi scientifici e tecnologici; la promozione dell’impegno civile, la
cittadinanza attiva e stili di vita consapevoli, con l’educazione ai doveri civici, alla tutela della salute e la lotta
contro il bullismo e ogni forma di dipendenza; la stimolazione alla creatività
dei talenti giovanili basata sulla valorizzazione dell’eccellenza e del merito;
la promozione dell’accesso al mercato
del lavoro, con occasioni di incontro
della domanda e dell’offerta, pubblicizzazione e resoconti di esperienze di
stage e tirocini, visibilità alle imprese
che assumono e alle filiere del Lavoro
che in Liguria resistono alla crisi».
Orientamenti è il più grande evento
regionale e nazionale in materia di
formazione ed educazione: vede la
partecipazione di oltre 40.000 studenti da tutta la Liguria e dalle aree
limitrofe di Massa, Pisa, Alessandria,
Asti, Cuneo. È in quest’occasione
che la Regione espone tutti i canali
attraverso i quali sostiene la formazione a tutto tondo dei ragazzi: quali
gli appuntamenti principali?
«Innanzitutto all’interno del Salone
Orientamenti si svolgerà l’evento annuale di comunicazione del Fondo Sociale Europeo nell’ambito del quale
sarà presentato un piano di intervento
rivolto interamente ai giovani. Il salone conterrà iniziative specifiche per i
ragazzi in cerca di lavoro; vedrà poi
coinvolta la “comunità educante”: le
associazioni e le rappresentanze degli
studenti, dei genitori, degli insegnanti e
degli educatori, con l’appuntamento
internazionale del Forum dell’Orienta-
Il Salone ogni anno accoglie oltre 40.000 visitatori
mento. Il Salone è aperto però al protagonismo di studenti, genitori ed operatori che potranno partecipare attivamente, in una prospettiva di
Educainment che vede l’alternarsi di
attività pratiche e seminariali».
Quali saranno i temi affrontati?
«Moltissimi in realtà, per un’idea precisa conviene affidarsi al dettagliatissimo programma. Possiamo però anticipare le aree tematiche: il Salone della
Conoscenza, il Salone della Creatività e
dei Talenti, il Salone della Comunità
Educante, il Salone del Lavoro, delle
Arti, Mestieri e Professioni, il Salone
della Cittadinanza Attiva. Mi fa piacere
ricordare poi che Orientamenti parteciperà alle celebrazioni del 150° dell’Unità Nazionale e alle iniziative dedicate all’anno Europeo del Volontariato».
Chi vuol essere
un talento
Nel contesto del Salone della Creatività
e dei Talenti verranno “raccontati” i
progetti realizzati dagli studenti e dai ragazzi nell’ambito delle eccellenze scolastiche e del concorso regionale sulla
Creatività Giovanile, con la premiazione
delle migliori opere di ingegno. Il talento
verrà letteralmente messo in mostra!
Saranno poi organizzati i laboratori
“arte del fare” (artigiani del pane, trucco
teatrale, news e radio days), la notte
dei talenti con premiazione dei talenti
liguri della scuola, della università e
del lavoro.
Anche quest’anno il Salone Orientamenti propone il Concorso dedicato ai giovani talenti: come mai
questa scelta?
«Lo scorso anno è stato un successo
perché questo concorso è stato visto
dai giovani che nella scuola hanno voglia di fare come un’occasione e un’ulteriore motivazione a impegnarsi e a
crescere. Nella passata edizione abbiamo premiato trenta ragazzi provenienti dalle scuole e dall’università che
si erano distinti nelle diverse discipline
(scientifiche, musicali, artistiche, letterarie) in una grande festa serale che è
stata seguita, grazie a Radio Jeans, anche in Turchia!».
Come si fa a candidarsi a diventare
un talento?
«La Regione Liguria, in collaborazione
con l’Ufficio scolastico regionale, la
Camera di Commercio di Genova e il
commercio interistituzionale Orientamenti 2011 ha bandito un avviso pubblico di partecipazione al Salone dei
Talenti e al premio “Giovane talento ligure”, proprio con l’obiettivo di riconoscere e valorizzare il talento dei giovani liguri e di rilanciare una cultura
orientata alla scienza e alla tecnologia,
attraverso la valorizzazione delle capacità creative e progettuali dei ragazzi».
Chi può partecipare?
«Si può partecipare individualmente o
in gruppo se si ha già partecipato a precedenti selezioni o concorsi o se si è segnalati da scuole, università, aziende o
associazioni di categoria, ma soprattutto se si pensa di eccellere in una
delle tante aree in cui il talento può
emergere. I dettagli del bando si possono consultare sul sito www.aligurialavoro.it».
Quali sono le novità di quest’anno
per l’area Talenti?
«Quest’anno oltre alle aree tematiche
consuete, si è aggiunto anche il JOB
TALENT, volto a premiare under 30
segnalati dalle associazioni di categoria,
dalle Camere di Commercio di tutta la
Liguria che si siano distinti per esperienze innovative nell’ambito dell’impresa e del lavoro. Saranno infatti due,
distinti, i premi che assegneremo a questi giovani che si sono impegnati a sviluppare un’impresa innovativa, o hanno
inventato un prodotto particolare».
Chi sarà a decidere i vincitori?
«Per la prima volta non ci sarà solo
una giuria tecnica altamente qualificata, ma anche il voto “popolare”: i visitatori di Orientamenti, infatti, potranno scegliere e votare l’idea e il
progetto che sembrerà loro più innovativo e talentuoso attraverso una postazione elettronica presente nell’area
Talenti del Salone».
Ci sarà la notte dei talenti anche quest’anno?
«Naturalmente torna l’appuntamento
serale della Notte dei talenti che si
svolgerà venerdì 18 novembre a partire dalle 20.30 fino a notte inoltrata.
Tutti a festeggiare dunque, rigorosamente coi bio drink! Ci vediamo a
Orientamenti! ».
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Attualità
Ottobre 2011
Inchiesta
50.000
Viaggio nel paese
delle scorciatoie
I giovani che ogni
anno partecipano ai
concorsi di bellezza
tempo di lettura: 18 minuti
L’Italia del Papi. Sogni di gloria fin troppo facili
Ciak, si giri! Così le vedo le gambe
Presunte raccomandazioni, strani accordi e sorrisi di plastica: una reporter di Zainet ci svela i
retroscena di un concorso per aspiranti attrici dove il talento sembra essere l’ultimo dei requisiti
Serena Mosso
20 anni
“S
orridete, ragazze, sorridete! Il pubblico
vuole vedere la gioia! E anche i registi,
sennò non vi prenderanno mai a lavorare!”. Se
qualche ragazza che ha iniziato a leggere questo
articolo si stesse chiedendo come fare a diventare una grande attrice o una brillante personalità del mondo dello spettacolo italiano, si metta
subito l’anima in pace. Si scordi la “Silvio
D’Amico”, o qualunque altra accademia prestigiosa di recitazione: non importano poi così
tanto l’allenamento, lo studio: fondamentale, lo
dicono gli esperti, è “sorridere”.
Ma chi sono questi esperti? La massima di
alta saggezza proviene direttamente
dalla cena di gala di un noto concorso
italiano per aspiranti attrici, una specie
di Miss Italia del grande schermo, ma
con meno risonanza mediatica.
Facciamo un passo indietro: fine settembre 2011, quattro giorni da ricordare come esempio di deprimente organizzazione “all’italiana”. Oltre
settanta ragazze ammassate in un
Grand Hotel a 4 stelle, (solo sulla
carta), tutte col “sogno nel cassetto”
di diventare attrici o donne di spettacolo. La maggior parte delle partecipanti è costituita da minorenni accompagnate dai genitori, alcune
addirittura di 13 anni.
Il programma del concorso prevede diretta televisiva della finale è arrivata
quattro giorni full immersion con le- facendosi addirittura il make up da sola.
zioni di portamento, posa fotografica e Insomma, di full immersion c’è stato
televisiva, trucco, provini per produ- ben poco: ma in fondo quali grandi ed
zioni. E poi la grande sorpresa: le ri- elevati insegnamenti ci si può aspetprese per un film di prossima uscita. tare da un concorso all’insegna del “sorMorale della favola? Il portamento non ridere”? Per tutta la durata della kers’è mai visto, se non due ore prima messe sembrava che “il sorriso di
della messa in onda in diretta della fi- plastica” fosse l’unico passepartout per
nalissima: potete immaginare quali la celebrità. Sorridere sempre e cograndi lezioni possano essere state im- munque, perché la gente vuole immapartite in un quel lungo lasso di tempo. gini rassicuranti e non pensare ai propri
Alle tecniche di posa fotografica non è problemi. Sorridere per anestetizzare:
andata meglio: una decina di scatti per un film già visto da qualche parte ultiun discutibile book che, secondo il pro- mamente.
gramma, sarebbe stato consegnato a Per fortuna qualche addetto ai lavori (il
casa entro un mese dal concorso e che coreografo, uno dei fotografi) si distincon buona probabilità possiamo im- gue per professionalità e serietà e semmaginare non arriverà mai. Per non bra estraneo a questa logica, avvertendo
parlare del trucco: 2 truccatrici e 2 par- le ragazze: “Vi servono lezioni di dirucchieri per 75 ragazze! C’è chi alla zione, recitazione, fonetica, iscrizione
all’ENPALS. Senza talento e studio
sarete solo semplice meteore”. Il resto dell’organizzazione? Impegnata
a distribuire bomboniere, immancabile ricordo alle “miss”; fa partire applausi davvero spontanei “alle
mamme che vi accompagnano nel vostro sogno” e raccomanda ogni due
per tre: “Sorridete”. Insomma, la fiera
del luogo comune smielato e al tempo
stesso cinico.
Ma il meglio deve ancora venire: la
cena di gala ha in serbo altre simpatiche
sorprese, nel puro stile “Italia del Papi”.
Finora c’era stata un po’ di disorganizzazione, superficialità e poca serietà,
ma è in questa serata che abbiamo la
fortuna di toccare con mano meccanismi “poco chiari”. Ecco che tre tra le
più oche delle “miss” (lo dimostreranno
in quelle rare volte che sarà dato loro il
E mi torna alla mente un
aneddoto di questi giorni,
quando ho pronunciato il
verbo “depennare” e una
miss si è girata dicendomi:
“depennare? Ma che significa? È italiano?”. Queste
sono le aspiranti attrici
italiane, quelle del
“sorridete, sennò non vi
prenderanno a lavorare”
microfono durante la diretta) si siedono
con nonchalance al tavolo del regista
del concorso e di altri “grandi capi”
della competizione. Un’amica degli organizzatori veramente senza arte né
parte, solo miniabito e trucco volgare
sulla bocca da cavallo, si avvicina
con un sorriso naturalmente smagliante allo stesso tavolo con un’altra
ragazza e apostrofa il regista con un
ammiccante: “Te la posso affidare?”.
E così aggiungi un posto a tavola che
c’è una miss in più! Dopo gli immancabili sorrisi e qualche conversazione di circostanza, ecco che regista
e accoliti tirano fuori dei piccoli foglietti e scrivono qualcosa dettato loro
dalle ragazze.
Il mistero si scopre il giorno successivo,
quello della conferenza stampa: assenti,
apparentemente ingiustificate, le stesse
ragazze che la sera precedente avevano
cenato con il regista, insieme ad un’altra decina di miss. Poco dopo si scopre
che erano impegnate a girare il film: ma
come? Non era in programma che tutte
7
Ottobre 2011
C’è chi dice no
Il film di Gianbattista
Avellino con Luca
Argentero dedicato al
fenomeno delle
raccomandazioni
Disposti a tutto
e 75 avrebbero partecipato alle riprese?
Sì, è così, ma nell’Italia dei distinguo
c’era da aspettarselo: le non privilegiate avrebbero preso parte al film, ma
come mere comparse durante un’uscita
in un grande magazzino che faceva da
sponsor. Le prime ragazze, invece, appariranno più a lungo per scene di cui
nessuno sapeva nulla. Strano, perché in
realtà i ruoli sarebbero stati decisi da
provini valutati da una giuria solo il
giorno successivo. Pur supponendo
l’esperto occhio critico del regista, resta oscuro il modo in cui abbia individuato le più talentuose e adatte al film.
Film su cui, peraltro, gli addetti ai lavori
professionali già citati esternano dei
dubbi: “Per allestire un set di qualità ci
vogliono molte telecamere, fotografi,
fonici. Come hanno fatto a girare in
esterno utilizzando soltanto una videocamera?”. Altro mistero.
Nel frattempo alcuni genitori cominciano a reclamare e a sospettare qualcosa. Qualche vago dubbio potrebbe
averglielo instillato il fatto che le favorite del film viaggino non nel pullman collettivo, ma in un furgoncino
col regista o una voce che serpeggia,
secondo la quale la vincitrice avrebbe
una parente nella giuria.
Epilogo con fuochi d’artificio. L’amica
del regista parla al telefono con una
miss giunta in ritardo al concorso dicendole: “Appena arrivi in hotel aspettami in sala, ti faccio fare subito le
foto”. Quanta solerzia! Le altre hanno
scontato tutti i problemi della disorganizzazione e ora, cotto e mangiato, ecco
il servizio fotografico express.
Sarà una coincidenza, ma quella stessa
ragazza risulterà la vincitrice assoluta
della competizione, la sera dopo in diretta televisiva, con tanto di corona, fascia e coppa. Strano, perché quando le
ragazze si sono finalmente presentate
alla giuria per i provini, lei ha ammesso
candidamente di non aver mai fatto recitazione. Altre concorrenti che frequentano già scuole di teatro, danza,
canto hanno ricevuto fasce minori o
addirittura nessun riconoscimento. E
indovinate chi ha ricevuto i premi migliori dopo la vincitrice? Guarda caso
proprio le prescelte delle scene del film.
Finiti i quattro giorni, preparo la mia valigia per tornarmene a casa. Sì, anche io
ero tra le 75 aspiranti attrici. Avevo
mandato le foto al concorso per puro
caso, da un sito di spettacolo, e per
puro caso ero stata selezionata. Partita
senza aspettative, con l’unico intento
di fare una nuova esperienza e osservare da vicino come funziona il
Foto di Jessica Spada
Un recente sondaggio di Universinet.it ha mostrato
come, alla domanda quale sia la raccomandazione più
forte, il 35% abbia risposto la prestazione sessuale, il 15%
l’aiuto di un parente professore, il 13% l’appoggio di un
alto prelato e il 12% quello di un politico
Per tutta la durata della
kermesse sembrava che il
sorriso di plastica fosse
l’unico passepartout per la
celebrità. Perché la gente
vuole immagini rassicuranti:
sorridere per anestetizzare
mondo del cinema oggi. E anche di
scriverci sopra qualcosa, per avver-
tire qualche ingenua ragazza meno
disillusa di me che magari in questi
concorsi ancora ci crede.
Ripongo i vestiti che ho usato per le
foto e la diretta, sono appariscenti
ma non volgari. Tutto il contrario
di molti abiti che ho visto indosso
alle altre: scollature eccessive, trasparenze rivelatrici di biancheria intima, lunghezze più adatte a vestiti
da Barbie o da escort. Ricordo una
ragazza che alla conferenza stampa
e al pranzo dell’ultimo giorno si è
presentata in pantaloni aderenti, bolero striminzito e sotto nient’altro che
reggiseno rosso e pancia scoperta: un
vero esempio di stile. Ho ancora
stampata in testa la faccia di molte ragazze mentre si facevano fare i book:
sguardo ammiccante, pose provocanti, mutandine in bella vista, dito in
bocca e sguardo da mucca in calore.
Ripongo il mio bel libro di poesie di
Keats, fedele compagno nei momenti
morti del concorso. E mi torna alla
mente un aneddoto di questi giorni,
quando ho pronunciato il verbo “depennare” e una miss si è girata dicendomi: “Depennare? Ma che significa? È italiano?”.
Queste sono le aspiranti attrici italiane.
Quelle del “sorridete, sennò non vi
prenderanno a lavorare”.
Carica di dubbi e perplessità, chiudo
la valigia e mi accorgo di aver lasciato fuori la lettera di presentazione
del concorso, quella col programma e
le informazioni sulla storia della manifestazione. E qui mi si svela l’arcano: da questa competizione sono
uscite star del calibro di Valeria Marini e Mara Carfagna, attuale ministro
delle Pari opportunità, che in questo
caso (e ancora in molti altri) non sono
state pari per tutte.
Opinioni. Perché scendere a compromessi non scandalizza più
Spintarella? No, ma se serve...
Oggi la dignità ha assunto l’ultimo
posto nella scala dei valori. Un po’
come il dolce a fine pranzo. Se c’è
bene, sennò pazienza. Certe volte
viene da chiedersi se qualcuno sano di
mente si farebbe prendere a calci in
cambio di un favore. Penso che nessuno lo farebbe. Eppure, cedere il proprio corpo per agevolazioni equivale
a prendere a calci il proprio io. Ma c’è
chi lo fa. Secondo un’indagine di Universinet.it, una percentuale in crescita
Foto di Valeria Messina
A cura di:
Marika Carulli, 18 anni
Claudia Martino, 19 anni
Chiara Gianusso, 17 anni
di studenti sarebbe disposta a tutto,
ma proprio tutto, pur di superare il
test di ammissione delle facoltà. Una
disfatta per i libri, che sono il fulcro
dell’Università, senza i quali essa non
potrebbe neanche esistere. È la sempre più diffusa tra i ragazzi tendenza
a non fidarsi più di se stessi, ma degli
altri. Rivela il sondaggio: il 12%
pensa che sia più importante studiare
per superare il test (fiducia in se
stessi), per l’86% è meglio una raccomandazione (fiducia negli altri).
Una visione probabilmente data da
ciò che vediamo ogni giorno in tv e
nella vita quotidiana. La televisione ci
mostra un sistema in cui “tette e culi”
fanno strada, mentre i cervelli fuggono
e le strutture delle scuole sono a dir
poco sconfortanti. Abbiamo riproposto
le stesse domande ad alcuni studenti di
Como e di Milano: la metà degli interpellati si è schierata contro le raccomandazioni, un sesto le approva, la restante parte comunque le giustifica in
caso di necessità: colpisce la risposta di
una studentessa al quarto anno di liceo
Classico: “Alla fine, se lo fanno in
Raccomandazioni: e tu lo faresti?
Sì
17%
No
50%
Dipende
33%
I risultati delle nostre interviste
tanti, perché io no?”. Un altro studente,
bocciato al test di ammissione a Medicina, è convinto dell’utilità della scorciatoia a patto che l’interessato “sia realmente capace e la meriti”. Tra coloro
che non possono o non vogliono usufruire della “spintarella”, molti perdono fiducia nello studio e nella meritocrazia, e sarebbero disposti a cedere
nel caso sentissero l’ammissione com-
promessa dalla presenza di troppi raccomandati.. Insomma, sono tentati da
una possibilità che li salvi da un’ingiustizia sempre più diffusa. D’altra
parte, perché passare tanto tempo su
appunti e libri, se posso benissimo infilarmi nel letto del professore? È un sistema in cui i “furbi” sembrano avere
la meglio... Ma sono davvero così
furbi?
8
Ottobre 2011
Vivere a...
Parigi
INFOWEB
www.parisbouge.com
www.parisinfo.com
Croissants, vintage
e biblioteche da sogno
Autolib
Il primo sistema di auto
elettriche a noleggio è attivo a Parigi. Obiettivo?
Dimezzare le vetture a
benzina entro il 2030
tempo di lettura: 8 minuti
La vie en rose. Alla scoperta della capitale francese
Vivere nella Ville Lumière
FIVE
UP
Una parigina d’adozione ci racconta gli aspetti inediti della città
1
Parigi è una città dinamica, stimolante, romantica.
2
Per i ragazzi, molti dei
musei più importanti
sono gratis.
3
Parigi ha mille volti e non
è mai noiosa, ogni quartiere è sempre una scoperta.
4
A Parigi potrete fare
scorta di libri e dischi: i
bouquinistes (rivenditori
di seconda mano) diventeranno i vostri migliori
amici.
5
Parigi è la capitale delle
crèpes, delle quiches,
delle baguettes. Assaggiate tutto, non rimarrete
delusi!
FIVE
DOWN
Parigi è carissima.
1
Trovare casa è una vera
e propria lotta di sopravvivenza.
2
Cercate sempre di esprimervi in francese, anche
se approssimativo. I parigini sono estremamente
attaccati alla loro lingua.
3
Il clima ha regole tutte
sue: può capitare di svegliarsi con la pioggia e
poi, nel corso della giornata, morire dal caldo.
4
Gli spazi sono sempre
molto ridotti: nelle case,
negli alberghi, nei bistrot, nei bagni! Fateci
l’abitudine.
5
zona di Parigi completamente trasformata dalla costruzione del Centre
Pompidou nel 1977. Il Centro è uno
dei monumenti più visitati in Francia
e, da parigina d’adozione, vi consiglio di non fermarvi alla sola visita
del Museo ma di girare intorno al
centro e scoprire, attraversando l’ingresso posteriore, uno dei luoghi che
riescono a fare la felicità dello studente francese e non solo: la Biblioteca Pubblica d’Informazione. 2100
posti a sedere, 3 piani di libri, 60 postazioni Internet, computer in ogni
angolo, corsi di lingua, sale per la
proiezione di film (anche per due persone, su prenotazione), riviste e quotidiani gratuiti da tutto il mondo. La
biblioteca è aperta a tutte le ore, anche il 25 dicembre, per tutti e senza
bisogno di accrediti o lasciapassare.
Fabiana De Luca
23 anni
H
o sempre desiderato vivere
a Parigi. Ho sognato e “voluto” questa città e ora che sono qui mi rendo
conto di quanto sia in grado di offrire,
ogni giorno e in ogni angolo. Parigi è
cultura, moda, musica, filosofia, è
una realtà sempre in movimento,
sempre in evoluzione. Io cercherò di
raccontarvela in maniera diversa dal
solito, sperando di potervi trasmettere
tutta la sua magia e dinamicità. Una
città che non è soltanto la Tour Eiffel
o il Musée du Louvre, ma una continua e appassionante scoperta e, per
me, una seconda casa.
Parigi dall’alto
Parigi: una città
senza confini
Parigi è divisa in 20 arrondissements
(quartieri) e si estende su un territorio estremamente ampio. Nonostante
ciò, qualsiasi angolo della città è facilmente (e velocemente) raggiungibile con la metropolitana, dotata di
ben 16 linee. Per chi, come me, è
abituato al caos dei mezzi pubblici
romani, scoprire la metro della capitale francese significa dare una svolta
alla propria vita. Si può andare da un
capo all’altro della città in un arco di
tempo davvero ridotto e, anche se
nelle ore di punta troverete un po’ di
folla, la frequenza dei treni è davvero impressionante. Alcune stazioni
della metropolitana sono un vero e
proprio museo sotterraneo, come la
stazione Arts et Métiers sulla linea
11, interamente ricoperta di rame e in
cui sono esposti attrezzi da lavoro
d’epoca proprio di fronte ai binari!
Qualcosa da
ricordare
Una delle cose che ho imparato appena arrivata a Parigi è che non basta
parlare di arrondissements. I vari
quartieri, infatti, sono generalmente
molto estesi. Capire come muoversi
in città non vi porterà via molto
tempo, infatti le indicazioni nelle stazioni della metropolitana e fuori sono
presenti ad ogni angolo e sono chiarissime. Basterà munirsi di una pic-
Place Stravinskij nel quartiere di Beaubourg
cola carta della città (disponibile gratuitamente presso ogni fermata della
metro) e potrete davvero iniziare a
scoprire Parigi.
Non solo Louvre
La capitale francese è ricca di musei,
esposizioni, parchi, chiese e monumenti, ma molto spesso i luoghi più
belli sono quelli meno conosciuti.
Tutti abbiamo sentito parlare del Louvre, ma quanti di voi sono mai stati al
Musée Carnavalet? In questo palazzo
meraviglioso (che è in realtà l’unione
di due edifici diversi), circondato da
un bellissimo giardino, si può ammirare l’evoluzione della città attraverso
un percorso che non va in ordine cronologico ma che, proprio per questo,
lascia spazio all’immaginazione e riserva continue sorprese. Il Carnavalet
si trova nel cuore di uno dei quartieri
più belli di Parigi, il Marais, pieno di
bistrots e boutiques di dolci, gelati,
crèpes, kebab e specialità ebraiche.
Un consiglio per le ragazze: se siete
appassionate di vintage, qui potete
trovare delle buone occasioni per arricchire il vostro guardaroba e fare
buoni affari. Da Sissi’s Corner, ad
esempio, a due passi da Place des Vosges, potreste imbattervi anche in
qualche capo Chanel in buono stato e
decisamente a buon prezzo.
Se il vintage vi interessa poco e volete qualcosa di più moderno, vi consiglio di non perdere il Beaubourg
(Bobo, per i parigini), centralissima
Un modo di vivere la città che voglio
consigliarvi è “Parigi dall’alto”. Terrazze, vedute panoramiche e cupole
sono un vero e proprio punto di vista
privilegiato sulla città e lasciano davvero senza fiato. Se andate alle Galeries Lafayette, ad esempio, non limitatevi allo shopping! Salite fino
all’ultimo piano, uscite sulla terrazza,
sedetevi su una delle poltroncine e godetevi i tetti di Parigi. Guardare la città
in questo modo vi farà scoprire un panorama impossibile da immaginare
mantenendo i piedi per terra. L’Opéra
Garnier sarà letteralmente ai vostri
piedi e sarà impossibile dimenticare
questo spettacolo. Uno spettacolo che
vi farà venir voglia di restare lassù, al
tramonto, a due passi dal cielo.
(A cura di Francesca Giuliani)
9
Ottobre 2011
Vivere a...
INFOWEB
www.unispezia.it
dialmaruggiero.spezianet.it
La Spezia
A tutto cioccolato
Dal 9 ottobre al 9 novembre l’ottava edizione di “Cioccolato,
Spezie e Spezialità”,
tutta da gustare
Il Levante che
non ti aspetti
tempo di lettura: 6 minuti
In movimento. Nuovi musei, musica, eventi
E se fosse una città per giovani?
Contrariamente ai luoghi comuni che la descrivono tra le più vecchie d’Italia,
La Spezia si rinnova, eccome!
Chiara
Bernardini
17 anni
UP
1
È
sempre in testa alle classifiche di vivibilità delle città italiane,
ma il primato tiene conto solo in
misura ridotta dello stesso parametro declinato sui giovani. Per molti
anni gli adolescenti alla Spezia
hanno avuto vita difficile, o quantomeno noiosa. La città, infatti, è considerata tra le più vecchie d’Italia, e
di una vecchiaia che non è da ricercarsi nella storia del nucleo cittadino, bensì nell’età media dei suoi
abitanti. Dato ancor più scoraggiante era che, fino a poco tempo fa,
i ragazzi preferivano come meta di
svago le cittadine limitrofe come
Sarzana e Lerici o, addirittura, i locali della Versilia.
Ultimamente però la musica sembra essere cambiata: la città, grazie
a numerose innovazioni e attività
organizzate soprattutto nel periodo
estivo, sta cercando di incrementare
la sua attrattiva per i giovani (e sembra che ci stia riuscendo). Il cambiamento non riguarda solo la componente ludica: anche il settore
formativo è stato potenziato dalla
recente istituzione, nel 2002, del
Polo Universitario “Marconi”, che
offre corsi di Laurea triennale in Ingegneria Nautica e Ingegneria Meccanica, nonché due corsi di Laurea
Magistrale in Design navale e nautico e Ingegneria Nautica. Il Polo
tuttora conta numerosi iscritti, provenienti per larga maggioranza dal
territorio provinciale, i quali hanno
colto al volo l’occasione di poter
completare la propria istruzione restando vicini a casa.
Per quanto riguarda il lato ricreativo, la Città della Spezia si è rimboccata le maniche organizzando
una serie di eventi che sono riusciti
a coinvolgere numerosi ragazzi e ragazze. Basti pensare alla “Notte
Bianca” organizzata a marzo per la
festa del patrono della città (San
FIVE
2
Nel periodo estivo vengono organizzate sempre più attività per i
ragazzi
3
I nuovi musei cittadini
attirano molti visitatori
da tutta Italia
4
Il centro culturale
Dialma Ruggero promuove molti eventi
per i giovani
Nelle due foto di Chiara Piotto: la città dal castello di S. Giorgio
Giuseppe) oppure ai numerosi concerti svoltisi durante l’estate 2011
(nomi come Afterhours e Verdena).
Inoltre, eventi di vario genere saranno previsti per tutto l’anno: in
particolare, già da inizio settembre è
stato avviato il calendario di spettacoli che saranno ospitati al Centro
Culturale Dialma Ruggiero (con una
direzione tutta nuova). L’offerta prevede più di quaranta eventi quali
rassegne cinematografiche, spettacoli teatrali, feste e djset, concerti (il
27 novembre, Dente) e coinvolgerà
gran parte delle associazioni e
gruppi del territorio.
Se l’obiettivo è quello di ringiovanire la città con questa grande offerta, il Comune della Spezia è già
sulla buona strada.
Il futuro oltre
la Marina
Una città in fermento, una città che
sta cambiando e che sta chiudendo,
forse per sempre, la pagina della sua
storia legata in maniera viscerale all’ambiente militare. La Spezia è sempre stata sinonimo di Marina Militare, fin da quel lontano giorno del
1862 che si posò la prima pietra per la
costruzione dell’Arsenale.
Ora che le condizioni storiche ed economiche sono radicalmente mutate la
Spezia non si identifica più con la
Marina e tanto meno è esclusivamente porto mercantile. Non si può
negare che gran parte dell’economia giri intorno a questo fulcro produttivo ma è altresì vero che la
spinta verso una città turistica è notevole. Dimostrazione evidente di
questo progressivo cambiamento
sono la costituzione dei numerosi
musei cittadini, capaci di attirare
molti visitatori dall’Italia e dall’Europa e la crescente importanza dei
porticcioli turistici del Golfo: Lerici, Porto Lotti, Cadimare, Fezzano,
Porto Venere e prossimamente il
Porticciolo Mirabello. Lo stesso recupero del centro storico, di corso
Cavour, di via del Prione, del castello San Giorgio e la nuova struttura di piazza Cavour, il nuovo Waterfront, insieme al polo
croceristico e la città che
sorgerà nelle ex aree industriali, evidenziano una
generale inversione di tendenza dell’economia e un
cambiamento nello stile di
vita spezzino.
E i giovani? Per loro, oltre
alle tante iniziative del
Centro Culturale Dialma
Ruggiero con l’Auditorium appena ristrutturato
con interessanti novità
come il nuovo servizio bar
e il palcoscenico di recente acquisto, c’è ad
esempio una card che offre agli under 30 la possibilità di essere maggiormente protagonisti nella
vita sociale, nella partecipazione alle attività culturali, ricreative, sportive e
commerciali.
Un Polo Universitario eccellente che offre nuovi
corsi
5
Tra porticcioli turistici e
bellezze artistiche ristrutturate la città è
più vivibile
FIVE
DOWN
I mezzi pubblici hanno
costi davvero eccessivi
1
Ci sono ancora pochi
locali notturni per i
ragazzi
2
Le piste ciclabili sono
poche e mal tenute
3
I giardini, bellissimo
patrimonio della città,
sono spesso trascurati
4
Gli edifici scolastici
non sono sempre in
buone condizioni
5
10
Abruzzo
INFOWEB
www.regione.abruzzo.it
www.radiojeans.net
Sotto i venti
Raccontarsi: un bel modo
per ricominciare
L’evento è realizzato con il
sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
POR-FESR 2007-2013 “Attività VI.I.3” dell’Assessorato
alle Politiche Culturali – Servizio Politiche Culturali.
tempo di lettura: 10 minuti
L’Aquila. Nuovi spazi d’incontro
Pronti, partenza, radio!
La neo-redazione dell’Itis “Amedeo di Savoia Duca D’Aosta” ha intervistato per noi i promotori
del progetto Young communication, che permette alla scuola di collegarsi al network Radio Jeans
I
l microfono è pronto? Il registratore è carico? Le ragazze ripassano
ancora una volta le domande: sono
un po’ emozionate per questa prima
prova sul campo, ma hanno le idee
molto chiare e sono pronte a mettersi
alla prova. Sono Alfarida Hoxa,
Chiara Centi, Federica Pasqua, Chiara
Mattei e Giorgia Cipriani, tutte della
3A dell’Itis “Amedeo di Savoia Duca
D’Aosta”: registratore, macchina fotografica e taccuino alla mano, intervistano Federica Paolini, presidente
di Abruzzo Incoming, società che ha
presentato il progetto, e Lidia Gattini,
editore di Zai.net.
Comincia Alfarida: «In che modo
questo progetto, realizzato con il sostegno del Fondo europeo di sviluppo
regionale POR-FESR 2007-2013,
contribuirà a ricostruire il tessuto sociale della città?» «Abbiamo pensato
di fornire agli studenti uno strumento
che li aiuti a ricostruire non solo le
proprie coscienze, ma anche il senso
di città e di comunità - spiega Federica
Paolini - La radio è uno strumento
semplice, attraverso il quale voi ragazzi potrete trovare il modo di essere
uniti a fare qualcosa che vi darà belle
soddisfazioni». Continua Chiara:
«Quelle di Zai.net e Radio Jeans sono
esperienze molto significative dal
I ragazzi di RadioJeans Itis.
Accanto, le ragazze intervistano
Federica Paolini
punto di vista dell’aggregazione e
siamo contenti che abbiate scelto la
nostra scuola: quali sono le aspettative
qui all’Aquila?». Risponde Lidia Gattini: «Abbiamo scelto questo istituto
perché si colloca in un punto ideale:
pensiamo che possa essere un punto di
incontro per voi, ma in futuro anche
per altri ragazzi aquilani. Radio Jeans
è un grande network internazionale:
dall’esperienza che abbiamo avuto in
Liguria, in Piemonte, in Europa, abbiamo visto come la radio possa diventare un forte strumento di socializzazione. I ragazzi per stare insieme
hanno bisogno di
un progetto, che in questo caso è realizzare una trasmissione, ma non
solo: anche la musica è un grandis-
simo collante».
«A proposito di aggregazione, la mancanza degli spazi d’incontro ci costringe ad utilizzare luoghi come i
centri commerciali. Questo accade ormai da due anni e mezzo. Quali saranno secondo lei le conseguenze?»
chiede Chiara. «Questo è il risultato di
una tragedia che è accaduta, che ha
portato alla distruzione dei luoghi storici di socializzazione: è normale che
in mancanza di questi i ragazzi si rifugino nei centri commerciali. Ma
non è una vera aggregazione, sono
solo il luogo del consumo, che magari
ci fa sentire più tranquilli, ma non risolve i nostri problemi» commenta la
dottoressa Gattini. Federica pone una
domanda sul futuro: «Dopo il terremoto, sono cambiati gli stili di vita dei
giovani aquilani. Che cosa intende
fare Abruzzo Incoming per contribuire
a risolvere questa situazione?» Conclude la dottoressa Paolini: « Il primo
progetto per il futuro è quello di dare
continuità a questo progetto! Abbiamo
preso un impegno con la Regione per
farlo proseguire, stiamo stringendo accordi con il centro di volontariato sociale che sarà disposto ad ospitare i radio kit e i ragazzi in modo che non si
perda tutto quello che è stato fatto e che
in futuro si possa continuare a contare
su questo strumento».
Programma POR FESR 2007-2013. I progetti finanziati dalla Regione Abruzzo
La cultura per rinascere
La Regione Abruzzo ha approvato vari
progetti con il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale, che spaziano
dall’arte, al teatro, alla musica, al cinema, nella convinzione che la cultura,
intesa nel senso più ampio del termine,
sia il vero motore di una rinascita sociale.
Ecco i progetti: Le scosse dell’arte per
riabitare e guarire, presentato dall’Associazione Culturale “Centro Multimediale Quarto di Santa Giusta”, prevede la
realizzazione di attività in vari ambiti
culturali e artistici;
La casa del teatro, dell’Associazione
Culturale “Teatrabile”: una serie di rassegne teatrali nell’area di Piazza dell’Arti;
Visioni - Festival di L’Aquila, dell’Associazione Culturale “E-Motion” gruppo
Phoenix, un progetto interdisciplinare,
che unisce danza, teatro, musica, video,
arte e scenografia;
Pietre che cantano - XII edizione, presentato dall’Associazione “Pietre che
cantano”, appuntamento ormai consueto
con musica, arte e natura;
Da Broadway a L’Aquila: la creazione
di un nuovo musical, dell’Associazione
Culturale “Mamò”, che metterà in scena
un’opera del drammaturgo aquilano Mario Fratti;
Archè. Mostra nazionale di arte contemporanea, dell’Associazione Cultu-
rale “Angelo Ribelle” con quattro grandi
artisti: Afro, Luigi Boille, Marcello Mariani e Giulio Turcato;
RE_PLACE la città si illumina di
nuovo, dell’Associazione Culturale
“Amici dei Musei”, con istallazioni sonore e luminose in luoghi simbolo dell’Aquila;
Chef Molière. Guardare il teatro per
riprenderci il gusto, presentato dall’Associazione Promozione Sociale “Il
piccolo resto”, che unisce arte ed enogastronomia;
Leo et Aquila: spettacolo evento di musica, danza, teatro, arti visive, dell’Associazione Culturale “Uno video S.r.l.”;
Mani che parlano, promosso dall’Associazione Culturale “Dedalus”, un festival di teatro di animazione e figura;
Lo sport per iniziare una storia.., dell’Associazione “Verdeaqua Smile” Soc.
Cop. Onlus, che intende coinvolgere
giovani, anziani e diversamente abili;
L’Aquila tra terra e aria, tra passato
e futuro, presentato da G.A.D. “La Sortita”, che prevede la realizzazione di percorsi turistici;
Storie per luoghi ed anime pericolanti: il teatro visita le zone rosse dei
sentimenti, dell’Associazione “Arti e
Spettacolo”: uno spettacolo multimediale in cui gli attori sono gli abitanti;
Primo corso professionale per attori e lavoratori dello spettacolo,
dell’Associazione Culturale “Teatrozeta”, per la realizzazione di un’accade-
mia d’arte drammatica abruzzese;
Etnorami, nomadismi dell’arte contemporanea - VII edizione - Il cantiere
dei talenti nel “Villaggio d’arte dei bambini” a Fossa, dell’Associazione Culturale “MUBAQ - Museo dei bambini”, un
campo estivo per bimbi dai 5 ai 9 anni;
Route 2011 danza e disabilità, dell’Associazione Culturale e Sportiva
“L'Etoile”, per l’integrazione sociale delle
persone disabili attraverso la danza;
Le arti e i mestieri dello spettacolo,
promosso da Alice Art e Management
S.r.l, per sensibilizzare alla cultura teatrale;
Music-inLab: Laboratori musicali in
provincia dell’Aquila, dell’Associazione di Cultura per l’Educazione
Permanente - U.N.L.A., realizzati in
collaborazione con il Conservatorio
dell’Aquila.
12
Ottobre 2011
Vivaio creativo
Noi che...
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Scriveteci!
Le vostre storie
per noi sono davvero
importanti: scopritele
anche sul nostro sito
Ritratti
di una generazione
tempo di lettura: 11 minuti
Istantanee. Tre momenti indimenticabili della vostra vita
Approdo a Casablanca
Emozioni di un viaggio in Marocco, tra moschee, botteghe artigiane e suggestioni da film
Suonala ancora Sam!
16 agosto: sbarco al porto di Casablanca, città in cui la modernità si
sposa alla tradizionale atmosfera marocchina. Il cielo è leggermente offuscato da qualche nuvola passeggera.
Incontriamo la nostra guida locale,
Joseph, che ci condurrà nella parte
della città lungo Boulevard de la Resistance, verso il Palazzo Reale e
quello di Giustizia dove si estendono
i tipici negozi di artigianato e il pittoresco mercato delle olive.
Siamo diretti verso la Moschea di
Hassan II, quando la voce di Joseph
che esce da un gracchiante microfono
ci invita a guardare fuori dal finestrino e notare la differenza fra la vecchia medina (con le sue stradine
strette e tortuose) e la nuova, che
cerca di riprodurre in chiave architettonica più moderna (ma pur sempre
basata su quella tradizionale), le città
marocchine con i souk, le botteghe
artigiane e i negozi di souvenirs.
All’improvviso, ecco apparire l’immensa moschea - la più grande del
mondo islamico dopo quella della
Mecca - circondata dall’ Atlantico. Il
suo trono è sull’acqua e più della sua
metà a picco sul mare. Artigiani marocchini stanno lavorando ad una fontana situata nell’immenso cortile
esterno antistante: producono meravigliosi lavori di intaglio, decorazioni
zellij e rilievi in stucco.
Per completare la visita non ci rimane
che percorrere la panoramica strada
costiera. Ci fermiamo davanti al Rick’s Café Américain, celeberrimo lo-
Un rocambolesco esame della patente
10 lunghissimi minuti
Pallido, sudato, esanime: ecco il mio stato d’animo prima di entrare in macchina per sostenere il mio esame di guida. Sistemati gli specchietti, messa la
cintura, è ora di partire. E subito primo rimprovero dell’esaminatrice: “Non hai
guardato abbastanza mentre ti immettevi in strada!”, nonostante fossi rimasto
fermo per 5 minuti di orologio. Partito, mi avvio verso una parte della mia città
che avrei voluto volentieri evitare, il centro storico, in cui è impossibile passare alle 4 e mezza di pomeriggio. Ma la simpatica istruttrice della mia scuola
cosa si inventa? “Gira a destra”. Dalla padella alla brace. Salita, strada tutta
curve, e il panico sale. Ma il peggio deve ancora venire: un tipico esempio di
criminal parking, ovvero signora di mezza età che decide di parcheggiare improvvisamente in curva. Che la macchina si spenga, è cosa ovvia. Che la
macchina non si riaccenda in salita al
primo colpo, anche. Dopo due tentativi riparto e mi dirigo verso la parte
nord del paese, dove scorgo una
massa informe color canarino. Quel
coso giallo è uno scuolabus! E quell’orda urlante sono i bambini all’uscita da scuola! Fortunatamente
riesco a passare indenne e dirigermi a
Paolo alla guida
valle, mentre le simpatiche compagne
parlano allegramente di un viaggio in Toscana. Non sembra anche a voi l’argomento più consono alla situazione? Per concludere il mio esame, un bel parcheggio in retromarcia in salita. Non so quale santo abbia intercesso in mio favore, quale incrocio astrale mi abbia favorito, ma il temuto parcheggio riesce
al primo colpo. È il fatidico momento della firma. Prima, però, uscire dall’auto
in modo corretto. Guardo fuori almeno tre volte (nonostante sia stretto fra due
macchine ed è matematicamente impossibile essere travolto!) e ottengo la tanta
agognata scheda rosa chiamata libertà, alias patente di guida!
Paolo Fornari, Palestrina
Artigiani marocchini al lavoro
cale dove, nel film Casablanca, Ilsa
convince Sam a suonare ancora la
loro canzone; una delle scene più famose, non solo del film, ma anche
dell’intera storia del cinema. Siamo
quasi nei pressi del porto, quando Joseph ci comunica che sarà prevista
un’ultima sosta in una farmacia berbera. Veniamo accolti da un anziano
e simpatico erborista marocchino che
in un italiano quasi perfetto ci mostra
una vasta gamma di prodotti dalle
(pare!) miracolose funzionalità, come
il rossetto che cambia colore a seconda del pH di ciascuna pelle.
Durante il tragitto di ritorno rifletto
sulla giornata trascorsa. Penso a Casablanca. Penso al Marocco. Mi sento
immersa in un enorme caleidoscopio,
come proiettata attraverso un continuo mutare di sensazioni e percezioni. Riesco a distinguere nettamente
le sfumature che hanno colorato la
giornata: il giallo dorato del deserto
che si fonde al verde smeraldo dei
palmeti o il bianco candido delle medine riflettersi negli spicchi di blu cobalto che appena s’intravedono tra i
tetti delle case. Mille meraviglie si
sono mostrate ai miei occhi, per svanire e ricomporsi, come per magia, in
qualcosa sempre di nuovo. Sono stata
condotta all’interno di luoghi magici
e misteriosi: quel vicolo deserto all’ombra di un silenzio, quella piccola
stradina dove un uomo legge avvolto
in una morbida tunica blu mossa da
una leggerissima brezza. Ascolto
mille parole bisbigliate dietro una finestra socchiusa e le preghiere sussurrate da un anziano seduto a terra
con le mani giunte. Ma basta voltare
un angolo e un altro ancora, e come in
un crescendo la vita inizia a risvegliarsi, fino ad esplodere all’improvviso dentro le mille voci di un mercato, nei rumori di mille botteghe.
Giulia Iani, Roma
Figuracce “infernali”
Quando il Limbo diventa rock!
Con la prof di italiano avevamo cominciato a studiare l’Inferno di
Dante. Quel giorno avrebbe interrogato sui primi canti, in particolare sull’incontro di Dante e Virgilio in quella zona di transizione
dove vanno i bambini non battezzati
e quelli nati prima di Cristo, come
Virgilio appunto. “Quindi dimmi,
come si chiama il luogo in cui si
trova l’anima di Virgilio?”, chiede la
prof ad un mio compagno, in netta
difficoltà perché non aveva studiato.
Io ero dietro di lui e tentavo di suggerirgli la risposta... (Sussurro): “Oh,
il Limbo...” Ma lui niente. “Ehm...
In classe, prima della famigerata interrogazione
sì, ecco, aspetti.” Nel frattempo si avvicinava un po’ di più a me, tendendo
l’orecchio. (Parlato): “Oh, il
Limbo...” Niente, non capiva. In più
si stava pure arrabbiando perché, secondo lui, suggerivo male.
“Allora, ce lo vuoi dire ‘sto nome?”
chiese di nuovo la prof che, osservando
la scenetta, accennò un sorriso. (Urlato): “il LIMBOOOO...”. Il mio compagno si girò verso di me, urlando:
“NON CAPISCO!”. Senza proferire
parola, mi alzai, iniziai a scuotere il
petto, a piegare le gambe e, finalmente,
cantai: “First you spread your Limbo
feet, then you move to Limbo beat,
Limbo ankolimboneeee...” (La famosa
canzone Limbo rock).
Scoppiammo tutti (tranne lui) a ridere
copiosamente... compresa la prof!
Lorenzo Coltellacci, Roma
LookSmart
Anche la moda ha cervello
Talent’s corner: in esclusiva per noi i consigli di Cliomake-up
ANGEL
IN BLUE
JEANS:
I MILLE
VOLTI
DI UN
CAPO
MUST
14
LookSmart
BE YOURSELF AND
LookSmart
Chiara, 20 anni
Studentessa di lettere moderne e aspirante giornalista
d'inchiesta. Tra le mie più grandi passioni, la musica
(canto da circa 6 anni) e viaggiare! Sono proprio io,
la stessa della copertina di settembre. Mi riconoscete?
Riccardo, 19 anni
Sono Riccardo, studio Scienze Politiche e coltivo la passione del
giornalismo. Amo la radio, la recitazione e la batteria. Il mio genere preferito è il funk e nel tempo libero adoro disegnare.
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15
LookSmart
SOMMARIO
16
Forever blue jeans: skinny, bootcut, a zampa, con borchie, strass e strappi, restano
il capo must per eccellenza, semplicemente intramontabili. Ma quanto sapete di
tendenze? Scoprite i mille modi in cui venivano indossati da Garibaldi ad oggi.
18
Cliomakeup per il nostro Talent’s corner: la regina del web ci rivela la sua dolcezza e semplicità ma soprattutto i suoi preziosi consigli… non siete curiose?
19
Yoshi’s tips questo mese ci regala una perla di saggezza: il beauty case
della nostra make-up artist e il suo magico contenuto. Cos’è strettamente
necessario? Cipria, matita nera,pennello? Ovvio, ma anche cerotti, burro di
cacao e l’immancabile tocco giapponese: le veline opacizzanti al thè. Venite a curiosare nel suo necessaire!
E voi come curate la vostra pelle? Per il Do it Yourself abbiamo chiesto a ragazze e signore di tutte le età di svelarci i loro piccoli trucchi naturali…leggere per credere!
20
Infine, come sempre, il backstage, il "dietro le quinte" del nostro servizio, con
scatti questa volta molto fashion, ma un po’ meno scherzosi che fanno parte
del nostro lavoro quotidiano alle prese con luci, ventilatori e quant'altro!
Gaia Ravazzi, 17 anni
Cristina Altomare, 16 anni
Giorgia Nobile
Gianni La Rocca
IL MITO ADDOSSO
o sono come ogni altra donna. Un armadio pieno di vestiti, ma con
niente da indossare- quindi mi metto i jeans!”. Alzi la mano chi di
noi non si riconosce nelle parole di Cameron Diaz! E, allora, riposti gli
shorts nel cassetto e le minigonne di questa estate che non finiva mai, torniamo agli amati jeans dei quali in questo numero abbiamo tracciato
storia e interpretazioni attraverso i decenni.
“I
Ce ne sono per tutti i gusti, dal classico skinny jeans, anche se ormai non più tanto
di moda, fino alle nuove tendenze che, come di norma ormai, di nuovo non
hanno nulla ma celebrano miti del passato. È il turno del jeans svasato, d’ispirazione anni Settanta, che trova la sua forma più audace nel mix di due tendenze
quando si unisce alla famosa vita bassa che andava tanto di moda negli anni
Novanta e che negli ultimi anni ci aveva abbandonate, ma che non prende il
posto della vita alta, ormai divenuta un must. Gli anglosassoni li chiamano Boot
Cut, e sono talmente lunghi da coprire persino le scarpe: la moda li vuole adatti
a tutti i tipi di fisico ma, secondo noi, se non si è delle stangone o si indossano
tacchi alti si può rischiare un buffo “effetto elfo”.
Per completare il look, in esclusiva per noi, Cliomake-up ci manda da New York
i consigli per un trucco accurato ma naturale da sfoggiare a scuola proprio col
jeans. E, per finire, abbiamo curiosato nella borsetta di Yoshi che, sempre perfetta
com’è, riesce a far entrare un microcosmo di bellezza in pochi centimetri.
Buona lettura.
Yoshi
Giulia Iani
Alessandra Benedetti
Chiara Cacciotti
Riccardo Cotumaccio
Ciao, siamo Gaia e Cristina, frequentiamo il liceo classico “Dante Alighieri” a Roma.
Amiche da una vita, ci siamo "inventate" questo nuovo lavoro coinvolgendo altre
ragazze della nostra età. Facmultum e facrestum ci autodefiniamo: foto, testi,
vestiti, location sono farina del nostro sacco.
16
LookSmart
ANGEL IN
BLUE JEANS
Kara’s Flowers
(Maroon 5)
17
LookSmart
FOREVER
bana, manifesto della voglia dei giovani di prendere le distanze
dalla monotonia e dall'ipocrisia del mondo adulto. Non a caso,
durante le rivolte giovanili del ’68 vengono scelti come “uniforme”. Nasce il trend dei jeans a zampa di elefante, che poi
continuera’ durante gli anni ’70 e ’80.
BLUE
Anni '70
JEANS
Anni '80
ight
Stra
GARIBALDI LI INDOSSAVA DURANTE LO SBARCO
DEI MILLE NEL 1860. I MINATORI CALIFORNIANI LI
USAVANO COME INDUMENTI DA LAVORO.POI
FU IL TURNO DI CERCATORI D’ORO, COWBOY E
CONTADINI. INFINE, NOI: GENERAZIONE DI RAGAZZI CHE CI SONO CRESCIUTI DENTRO E CHE
PORTANO AVANTI IL MITO. SÌ, PERCHÈ I JEANS
NEL 2011 POSSONO ESSERE CONSIDERATI UN
MITO: HANNO FATTO LA STORIA
Col declino della contestazione, il jeans si trasforma nei modelli
e nelle lavorazioni, seguendo più i dettami passeggeri della fantasia degli stilisti piuttosto che le ideologie politiche. Oltre agli
storici Levi's, altre due aziende produttrici di jeans rappresentano l'identificazione tra un marchio e un capo d'abbigliamento: Lee e Wrangler. È in questo periodo che il famoso
pantalone entra negli armadi dei giovani di tutto il mondo.
Il denim nasce a Genova; con il nome "blue de Gènes" (da
qui: blue jeans) si indicava un particolare tipo di telone
di colore blu utilizzato sulle navi per vele e per coprire
le merci; la sua fabbricazione avveniva nella città
francese De Nimes, da qui il termine “denim” .
Negli States spopolano con il nome di “acid wash” o “bleached” jeans. Traduzione: jeans slavati. Stretti, sia da uomo che
da donna, venivano decolorati in modo non uniforme con della
candeggina in modo da creare un mix disomogeneo di colore.
Per dare un tono punk o ribelle al capo, i jeans venivano stracciati e si aggiungevano spille da balia alla Billy Idol. L’aggiunta del taglio “mullet” (acconciatura che si caratterizza
per essere corta davanti, sopra e sui lati e lungo dietro) rendeva il look completo.
Ma i bleached jeans non sono l’unico modello in voga in questi anni: il denim regna ovunque, dai banchi di scuola alle scrivanie lavorative, e viene modellato, colorato e accorciato a
seconda delle diverse esigenze. A fare la storia di questo decennio ci sono anche i “gasoline” jeans (grigi da un lato, blu dall’altro), i “button-fly Levis jeans” (tuttora uno dei modelli piu’
venduti) e poi tante righe, motivi, patchwork.
È sempre negli Eighties che il denim comincia ad apparire in altri
capi d’abbigliamento come giacche, camicie, cappotti, mini.
1850
Anni '90
A San Francisco Levi Strauss lancia un modello di pantaloni a cinque tasche, resistenti, per
i cercatori d’oro. Insieme al socio Jacob David Youphes apre il mercato del denim.
Nonostante il denim non sia mai fuori stile, certamente talvolta va
“fuori moda”. In questi anni il mercato giovane non è particolarmente interessato ai modelli jeans tradizionali, e la causa fondamentale sono i genitori: nessun teenager avrebbe mai osato
mettersi una qualunque cosa indossata dai propri genitori. Ed è
così che l’ultima generazione di giovani ribelli si rivolge ad altri
generi di pantaloni come quelli di cotone color cachi, quelli militari e le tute firmate. Il jeans che viene indossato, dunque, ha bisogno di essere rivisitato, ed ecco che la fantasia ancora una
volta gioca un ruolo essenziale: finto trasandato, con applicazioni
colorate di altri materiali, inserti di pizzo, strass, piume e pitone,
o ancora vintage e di seconda mano.
Anni ’20
La nascita del jeans da donna in questi anni rappresenta un punto di
svolta per quello che ora diventa il capo d’abbigliamento più comune
sul mercato; da indumento esclusivamente da lavoro diventa adatto
al tempo libero, e viene indossato da tutti i consumatori del
mercato americano: uomini, donne, grandi, piccoli, bianchi,
neri, ricchi e poveri.
Bo
otc
ut
1500
Anni 2000: reinventing denim
Anni ’50
Il jeans arriva in Europa, insieme al prestigio delle armate americane vincitrici. Poco dopo, il cinema americano traina il boom
del casual e i jeans cominciano a entrare nelle case dei giovani
insieme ai primi idoli del cinema e del rock'n'roll. James Dean,
Marlon Brando, Steve McQueen, Paul Newman, John Travolta,
Grace Kelly, Brigitte Bardot, la rockstar Eddie Cochran. Hanno
tutti contribuito a creare il simbolismo del denim: all’inizio Marlon Brando indossava i jeans come i cowboy, ora i cowboy indossano i jeans come Brando. Non è difficile capire, allora,
come James Dean in un paio di Lee 101 Riders Jeans abbia significato la nascita dei teenager americani.
Durante l’esplosione del movimento hippy, i jeans diventano il
denominatore comune della ribellione, dell'insubordinazione ur-
ed
ch
ea
Bl
Anni ’60
Qualcosa di decisamente strano è cominciato nel mondo del denim.
I prodotti hanno bisogno di essere reinventati e i jeans sono riapparsi
sulle passerelle del prêt a porter di Chanel, Dior, Chloe e Versace.
Il modello di jeans piumato, adorno di perle e strappato al ginocchio
di Tom Ford, presentato nella collezione primavera-estate Gucci del
1999, è diventato un simbolo: immediatamente venduto a 3315 euro
al pezzo. O anche, su internet, la scintillante immagine dei jeans color
argento di Helmut Lang che esce decisamente dalla nostra concezione
di praticità e semplicità.
Liberato da tutti i condizionamenti sociali, il denim è ormai indossato
in qualsiasi contesto e si conferma un capo per tutte le tasche.
E non dimentichiamo anche i numerosi restyling: si può trovare
in collezioni per la casa, su cuscini, tappezzeria e arredamento
in genere.
E ora, provate a screditare il mito dei jeans, se ci riuscite!
18
LookSmart
TALENT’S
CORNER
p
e-u
k
a
m
LE APPASSIONATE DI MAKE-UP LA CONOSCONO BENE: È L’INVENTRICE DEL CANALE
CLIOMAKE-UP CHE, ATTRAVERSO I SUOI TUTORIAL COMUNICATIVI E PROFESSIONALI, INSEGNA COME VALORIZZARSI IN OGNI
OCCASIONE. PROPRIO LEI, DA NEW YORK,
CI RACCONTA LA SUA AVVENTURA PROFESSIONALE E CI FORNISCE PREZIOSI CONSIGLI
IN ESCLUSIVA PER LOOKSMART
iao Clio, parlaci un po’
di te e della tua passione. Mi chiamo Clio, ho
28 anni (quasi 29 ma è un segreto), vivo a New York da
quattro e faccio la make-up artist. Ho iniziato ad amare il
trucco quando avevo 12 anni
circa, ma fin da quando ero
bambina ho sempre amato i colori e la pittura.
C
Perché ti sei trasferita negli
Stati Uniti e quanto è cambiata da allora la tua vita?
Mio marito voleva venire a studiare a New York, così ne abbiamo parlato e ho capito che
anch’io avrei avuto maggiori
opportunità di realizzazione
qui rispetto all’Italia. Poi, dato
che non sapevo ancora cosa
volessi fare nella vita professionale, New York era comunque
una esperienza positiva se non
altro per imparare l'inglese. La
mia vita è cambiata tantissimo:
oggi ho un lavoro che amo, conosco l'inglese, ogni giorno
sono a contatto con centinaia di
culture diverse, sicuramente una
fantastica esperienza!!!
Quanto sono diverse le
opportunità
per
una
make-up artist tra l’Italia
e New York?
Penso che cambi soprattutto all'inizio: New York offre possibilità anche a chi è giovane e con
poca esperienza, mentre in Italia
i primi tempi sono molto più duri.
Poi una volta avviato il lavoro
penso si possano avere le stesse
opportunità anche in Italia.
C’è qualcuno a cui ti ispiri?
A tutti e a nessuno:-). Sono una
grande lettrice di riviste di
moda, trucco design, prendo
Clio
Nome: Clio Zammatteo
Età: 28
Città: New York
Passioni: Trucco
Talento: Make-up artist
ispirazione dai colori, dai quadri, dalle star: per chi fa un lavoro creativo è importante la
curiosità e la ricerca.
Come ti è venuta l’idea di
aprire un canale make-up?
Esistevano già dei canali di
trucco in inglese, ma nessuno in
italiano. Mio marito ed io così abbiamo pensato di aprirne uno...
Il fatto di frequentare una scuola
professionale mi ha dato la spinta
necessaria, sapevo che avrei
avuto tante cose da raccontare,
esperienze imparate sul campo e
non semplicemente sentite dire in
giro. Il mio canale è stato il diario
virtuale di quello che ogni giorno
apprendevo andando a lezione.
Progetti per il futuro?
Sogni nel cassetto?
Il futuro non lo so, aspetto sempre che sia lui a decidere che ne
sarà di me e fino a questo mo-
mento ha sempre funzionato:
credo che non serva fasciarsi
troppo la testa e nemmeno porsi
troppi obiettivi. Il mio è sicuramente quello di essere felice e
siccome ora lo sono mi impegno
in tutto quel che faccio, mettendoci tutta me stessa.
Il make-up è un’arma a
doppio taglio: potrebbe
esaltare i tuoi lineamenti
oppure farti sembrare ridicola. Secondo te qual è
l’età giusta per iniziare a
usare il trucco e in quali
occasioni è opportuno?
Trovo che il giusto stia sempre
nel mezzo: come in tutte le cose
non bisogna mai esagerare. È
sempre meglio iniziare con
pochi elementi, ma soprattutto è
importante interpretare la propria personalità e il proprio stato
d'animo senza copiare lo stile
altrui. Esiste poi il gusto soggettivo... Non sempre si può piacere a tutti e l'importante è
piacere a se stessi.
Che ricordi hai del liceo?
Raccontaci un momento
imbarazzante.
Ho frequentato due licei, prima
lo scientifico poi sono andata a
lavorare per tre anni in Germania nella gelateria di mia
madre per poi tornare e frequentare il liceo artistico. Mi ricordo che rientrare è stata
durissima perchè erano tutti più
giovani di me di 3 anni e mi
sentivo un po' la mamma. Alla
fine però sono riuscita ad inserirmi bene, ma le prime settimane mi sentivo proprio un
pesce fuor d'acqua. In generale ricordo con nostalgia il periodo della scuola, è e resterà
sempre un momento magico, di
scoperte e di gioie, ma anche
di dolori. Quando si incomincia a lavorare tutto cambia. Lo
dico sempre: studiate e godetevi questi momenti; studiare a
volte può esser difficile, ma in
compenso si apprende e si maturano esperienze positive e di
confronto con gli altri.
Mai senza?
Correttore, burrocacao, blush e
matita per sopracciglia.
Infine, un mini consiglio
alle nostre lettrici per un
look perfetto tutti i giorni?
Il mio trucco dei 5 minuti è: fondotinta minerale se ho qualche
imperfezione da correggere,
altrimenti solamente un po' di
correttore color salmone sulle
occhiaie, blush color pesca,
rossetto acceso se non ho
tempo per gli occhi, oppure viceversa un velo di ombretto
color champagne, abbondante
mascara e burrocacao sulle
labbra :-)
Giulia Iani, 19 anni, Università Roma Tre
19
LookSmart
YOSHI’S TIPS
COSA PORTA UNA TRUCCATRICE NELLA TROUSSE DI TUTTI I GIORNI?
IN ESCLUSIVA PER LOOKSMART, IL PIÙ QUOTATO DELLA RETE:
WHAT’S IN MY BEAUTY CASE?
Idratante
dall’assorbimento super
rapido da YuBe.
(20 euro su Sephora.com)
Balsamo labbra, fruttato e
dal
delicato color
melograno. Labello (3 euro)
OUCH!
Cerotti:
per quando
“qualcosa
va storto”
Gel Igienizzante
Mani Profumato al
Pompelmo Rosa. The
body shop (3 euro)
Veline opacizzanti con olio
dell’albero del
tè. The Body
shop (4 euro)
Keracnyl stick
correttore
antimperfezioni
da Ducray (10 euro ca.)
DO IT
YOURSELF
“Il mio segreto è il lievito di
birra sciolto o i cetrioli, li uso
sempre e sono perfetti per depurare la pelle. Invece dopo la
pulizia del viso uso il limone
per richiudere i pori”.
Pasqua
“L’uso dell’aglio, del limone o
dell’aloe vera, può prevenire o
contrastare l’acne giovanile”.
Chiara
“Per combattere la pelle grassa
si può montare la chiara d’uovo
e poi spalmarla nella zona interessata lasciandola agire per
quindici o venti minuti”.
Ines
Matita nera + pennello da
ombretto per sfumare = smoky eyes super
easy... (matita nera: Chanel - 18 euro
Pennello Basic occhi: Sephora -17 euro)
BELLEZZA FAI DA TE?
SÌ GRAZIE!
MANTENERE PERFETTO IL PROPRIO CORPO È UN GRANDE IMPEGNO
E RICHIEDE COSTANZA. MA QUALI SONO I SEGRETI? QUALI I CONSIGLI? LO ABBIAMO CHIESTO A UN GRUPPO DI RAGAZZE AL CENTRO
CONVEGNI “CASTEL ROMANO”
“Consiglio lo yogurt o l’olio di
semi per nutrire e rendere più
morbida la pelle secca”.
Serafina
“Molto spesso d’inverno mi capita di avere le mani screpolate e
per evitare l’effetto del freddo utilizzo delle creme a base d’olio
d’oliva”.
Francesca
“Nell’antichità era spesso utilizzata acqua e farina come
colla. Oggi questa miscela può
essere usata spesso per pulire i
pori della pelle”.
Michela
Superpowder
double face,
cipria opacizzante, non comedogena da
Clinique.
(euro 25 c.a.)
Ecco i nostri
consigli e
quelli delle
ragazze di
Castel
Romano.
Voi come vi
mantenete
perfette?
20
LookSmart
BACKSTAGE
SUL SET PER UN GIORNO
DIVENTA ANCHE TU UNO DEI NOSTRI VOLTI! Iscriviti alla pagina fan
Looksmart. Anche la moda ha cervello su Facebook o scrivi all’indirizzo e-mail [email protected]
22
Ottobre 2011
Teatro
Giro d’Italia
INFOWEB
www.teatroeliseo.it
L’eterna contrapposizione
fra bene e male
Mamma mia!
Al teatro Brancaccio di
Roma il musical con le
canzoni degli Abba
che ha incantato oltre
50 milioni di persone
tempo di lettura: 12 minuti
Teatro Eliseo. Prima nazionale per Dr Jekyll e Mr Hyde
Quando la coppia è doppia
Alessandro Benvenuti, Rosalinda Celentano, Alice ed Ellen Kessler: Sepe porta in scena un
musical sul tema del doppio ispirato al romanzo di Stevenson
Giulia Iani, 19 anni
Paolo Fornari, 19 anni
I
n scena dal 18 ottobre al 13 novembre 2011, Dr Jekyll e Mr Hyde.
Sogni e visioni (tratto dall’omonimo
romanzo di Stevenson), ideato e diretto da Giancarlo Sepe, aprirà la
stagione al Teatro Eliseo di Roma.
Uno spettacolo, prodotto da Marioletta
Bideri per Bis Tremila, “basato sul
doppio, sulla trasformazione, sull’accostamento di due segni diversi,
due colori che stridono”, come dice lo
stesso Sepe. Ne abbiamo parlato con
Rosalinda Celentano, che nello spettacolo interpreta una prostituta.
Da un evergreen intramontabile a
un vivace musical: come rivive il libro di Stevenson in questo spettacolo? Quali forme nuove assume?
«Ci sono diversi aspetti, lavorare con
Giancarlo Sepe è sempre una grande
sorpresa. Sicuramente si è attenuto al
testo di Stevenson, Dr Jekyll e Mr
Hyde, ma ha anche dato vita ad un musical variegato. Ha lavorato sui corpi
e sulle menti degli attori. Ci sono tante sorprese che in questo momento non
vorrei rivelare perché è bene vedere lo
spettacolo. Indubbiamente tutto è
molto surreale, onirico».
Questo è uno spettacolo basato sul
Piccolo Eliseo. Binasco recita Lessing
Un monologo
per l’integrazione
Crociate è lo spettacolo di Gabriele
Vacis, liberamente ispirato a Nathan
il saggio di Lessing, che porta sul palcoscenico del Piccolo Eliseo il tema
ancora attuale della differenza di fede
religiosa. In scena dal 25 ottobre al
6 novembre 2011, Valerio Binasco,
attore e regista teatrale affronta questo monologo di grande intensità.
L’originale è un’opera illuministica
che racconta la storia di Nathan, mercante ebreo che con il sultano Saladino e un templare riesce a superare idealmente le divergenze fra le tre
grandi religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo ed islamismo. Durante la vita di Lessing, la rappresentazione di Nathan il Saggio fu
bandita dalla Chiesa, proprio per il
messaggio rivoluzionario di un relativismo religioso che mostrava
l’inconsistenza dei conflitti di fede.
Calzante a questo proposito è la
parabola dei tre anelli, secondo cui
un uomo possedeva un anello che
permetteva un contatto diretto con
Dio e che lui avrebbe destinato al migliore dei suoi figli. Prima di morire fa fare due copie identiche dell’anello e le consegna ai suoi tre fi-
gli, affinché tutti, non sapendo quale fosse l’originale, continuassero a
comportarsi nel migliore dei modi.
Tre anelli come le tre religioni: la storia è ambientata nel corso della terza crociata a Gerusalemme. “Crociate è uno spettacolo che intreccia
voci, magari lontane: quella di Zvi
Kolitz, quella del Qohélet e dell’Antico Testamento, quella di tanti
uomini che nel corso del tempo hanno trovato le parole per rivolgere domande a Dio”, spiega il regista Gabriele Vacis. Voci che, provenienti da
luoghi diversi, si trovano a convergere su un palcoscenico: “Il teatro è
antico. È il luogo della meditazione
civile, può aiutare a comprendere”,
continua il regista. Di qui la volontà di portare sulla scena un testo poco
rappresentato ma significativo, come
il poema di Lessing, e cimentarsi in
un’opera di semplificazione non facile, considerando i corposi cinque atti
dell’originale. La tolleranza religiosa
è un tema quanto mai attuale: “La modernità ci aveva illusi che le differenze tra le fedi fossero roba antica. Ma
l’antico e il moderno si intrecciano
senza logica” conclude Vacis.
doppio, sull’accostamento di due segni diversi. Ad impersonarli siete
lei Rosalinda, Alessandro Benvenuti
e le gemelle Kessler. Lei quale segno
interpreta nello spettacolo?
«Io nello spettacolo rappresento una
delle tre prostitute che poi verrà
uccisa da Jack lo Squartatore. Ma
avrò anche io un mio doppio: in
ognuno di noi c’è il bene e il male.
Nessuno è mai uguale a se stesso, in
realtà lottiamo da quando nasciamo
fino alla morte con un doppio, o forse anche con più persone».
“La città di Jekyll è una città fatta
di uomini divenuti mostri di egoismo e di sontuose apparenze” dice
Sepe nelle note di regia: non le
sembra una descrizione adatta anche alla contemporaneità?
«Moltissimo! È una fotografia decisamente realistica della contemporaneità, io aggiungerei anche che questo tema sarà sempre attuale. Il testo
di Stevenson, un libro così meraviglioso che spero abbiano letto quasi
tutti, è quasi un trattato di filosofia».
Tornando allo spettacolo: com’è
stato lavorare con le gemelle Kessler, che si sono messe in gioco all’età di 75 anni?
«È stato meraviglioso! Loro sono
delle grandissime professioniste e
umanamente parlando sono delle
bellissime persone. Si sono messe in
gioco con noi, con i ragazzi e con me
ed Alessandro, ma soprattutto con
questo spettacolo che non è facile».
Qualche aneddoto sulle prove?
Ricorda momenti particolari o divertenti?
«Sì! Divertenti, ma molto, molto duri!
Non mi viene in mente un episodio in
particolare, ma è stata una bellissima
Valerio Binasco nello spettacolo Crociate
esperienza!».
Come dicevamo, Dr Jekyll e Mr
Hyde è il simbolo del coesistere di
diversi sentimenti: quali sono gli
opposti che convivono in lei?
«Sono una miriade! Io ho tantissimi opposti! Però a 40 anni ho imparato a conviverci e spero di trarre i giusti frutti da
questo percorso chiamato vita. Credo
che ognuno di noi abbia tanti lati oscuri, ma che al tempo stesso sia anche pieno di tanti colori. Secondo me bisogna
esserne consapevoli e decidere se continuare a fare di questo un buon uso o
addirittura, come si legge sul testo di
Stevenson, togliersi la vita».
Parliamo della sua carriera: lei ha
avuto esperienze sia nel mondo del
cinema, che in quello teatrale: qual
è il suo mondo ideale? E perché?
«In realtà non penso di poter scegliere,
io amo l’arte in generale e mi ci dedico anima e corpo, adattandomi alle differenti esigenze che volta per volta incontro. Credo di essere nata per questo».
Lei infatti è un’artista davvero
eclettica, in passato ha anche partecipato a Sanremo: qual è il suo
rapporto con la musica?
«Io ho bisogno della musica; è come
quando una persona mangia: praticamente mi nutro di musica 24 ore su 24
e non posso farne a meno!».
23
Ottobre 2011
INFOWEB
www.archivolto.it
www.teatrostabilegenova.it
Teatro dell’Archivolto
Al via la stagione
2011/2012 del teatro
dell’Archivolto di
Genova. Apertura con
Sabina Guzzanti
Anestesia totale
Fa tappa a Piacenza il 21 ottobre al teatro Politeama la
pièce teatrale ideata da Marco Travaglio e recitata da lui
stesso con la partecipazione di Isabella Ferrari. Lo spettacolo” poco spettacolare” come lo definisce il suo autore,
immagina l’immediato dopo Berlusconi
tempo di lettura: 10 minuti
Palcoscenico. Appuntamento “Stabile”
Non toglieteci le emozioni
Tante le conferme della nuova stagione del Teatro Stabile di Genova, sempre in equilibrio tra
classici e contemporanei, con un occhio di riguardo ai neodiplomati della scuola di recitazione
Isabelle
Gigli Cervi,
19 anni
«M
i pare doveroso iniziare questo saluto di presentazione
della nuova stagione partendo dallo slogan: “Levatemi tutto... ma non le emozioni”, che contraddistingue il nostro
anno teatrale che sta per iniziare - a parlare è Carlo Repetti, direttore del Teatro Stabile di Genova - Nessuno può sapere oggi cosa sarà non solo dell’economia, ma anche del sociale e del privato di ognuno di noi; non dico fra un
anno o due, ma fra due o tre mesi. Ecco
il perché dello slogan: nonostante tutto noi vogliamo esserci, continuare a
fare al meglio il nostro lavoro, sapendo che quelle che noi chiamiamo emozioni sono in effetti la tensione culturale, civile e morale per sentirsi gruppo, comunità, come si è sempre sentito il nostro pubblico».
Puntuale come ogni anno, il Teatro Stabile di Genova torna con un nuovo avvincente programma, ricco di appuntamenti e spettacoli a cavallo tra tradizione e innovazione, che non dimentica di lanciare sulla scena nuovi talenti. È il caso, ad esempio, di Alice Arcuri,
L’Arlecchino Ferruccio Soleri - Credits: Luigi Ciminaghi
neo-diplomata alla scuola di recitazione dello Stabile, che ha già acquisito un ruolo di primo piano nel
novero degli artisti emergenti e che
troviamo proprio in questa stagione
al fianco di Eros Pagni in La scuola
delle mogli di Molière, per la regia
di Marco Sciaccaluga.
Vengono quindi presentati classici quali Arlecchino servitore di due padroni
e L’uomo Prudente di Goldoni, per continuare con pièce celebri quali Macbeth
e Romeo e Giulietta di Shakespeare e
il Don Giovanni di Molière, affiancati
da spettacoli di contemporanei: è il caso
della commedia di Franca Valeri Non
tutto è risolto, avventura esistenziale e
artistica che vuole accuratamente lasciare da parte gli aspetti autobiografici dell’autrice. Tra i talenti di oggi ancora Laura Curino che, con il suo Malapolvere. Veleni e antidoti per l’invisibile, porta in scena la tragedia dell’avvelenamento da amianto – uno dei
principali mali al quale l’umanità si è
colpevolmente esposta per tanti anni –
e il genovese Giampiero Rappa, autore di Sogno d’amore, spettacolo che affianca elementi di realismo, ritmicità e
comicità, in un mix perfetto che promette di creare uno spaccato sulla vita
sentimentale dei personaggi.
Ci piace segnalare poi L’ultima notte,
Esordi. E per cominciare...
Un Don Giovanni tutto da scoprire
Un inizio effervescente per la nuova
stagione teatrale genovese. Debutterà
infatti al Teatro Duse la commedia molièriana Don Giovanni, dall’11 ottobre in prima nazionale, coproduzione
della compagnia “Gank” e del Teatro
Stabile.
Una commedia che non annoia mai,
quella di Molière, che può godere tutt’oggi - grazie al suo sfacciato materialismo, scetticismo e ipocrisia - di
un’attualità eccezionale.
Lo scopo di Jean-Baptiste Poquelin (il
vero nome di Molière), nel secolo
d’oro, fu di mettere in scena uno spietato ritratto della gente incontrata a
corte. Oggi le cose non sono cambiate
poi tanto: nel gigantesco personaggio
del Don Juan sono agglomerati tutti i
vizi di una società malvagia, che si nasconde dietro a quello stesso sipario
che Molière ha tenacemente aperto nel
Palais Royal nel lontano 1665.
Sono dunque la semplicità e la malizia
a farla da padroni nel Don Giovanni:
un esempio su tutti è quello del servitore Sganarello che, alla morte del suo
padrone, può solo lamentarsi del salario arretrato che nessuno gli pagherà.
Una fine nemmeno troppo crudele
quella di Don Giovanni: inghiottito dal
fuoco dell’inferno, può godere almeno
di non aver saldato l’ingentissimo debito che aveva con i suoi creditori, e
nemmeno quello con il suo fedele servitore! Prova dell’intramontabilità
della commedia è stata anche la sua
strepitosa fortuna: un esempio su tutto
il “remake” mozartiano. Tutta da scoprire è quindi la resa e l’accento che la
compagnia “Gank” sceglierà di porre
sull’opera, opera che tutt’oggi è terreno fertile per una forte lezione di
vita, fra le risate del pubblico.
Da non perdere quindi questo inizio
anno all’insegna dell’amara ironia: le
prenotazioni per il Don Govanni si
sono aperte dal 4 ottobre, lo spettacolo
diretto da Antonio Zavatteri è in scena
da martedì 11 a domenica 30 ottobre.
Andrea Boutros, 18 anni
del giornalista e scrittore Corrado Augias, che l’anno scorso fu ospite particolarmente apprezzato del teatro Politeama, con Raccontare Chopin, al fianco del maestro Giuseppe Modugno, in
una serata che celebrava il secondo centenario della nascita del compositore. Lo
spettacolo di Augias, un dramma per la
regia di Andrea Liberovici, è ambientato nella notte del 23 luglio 1993, e racconta le ultime ore che precedettero il
suicidio dell’imprenditore Raul Gardini, implicato nell’inchiesta Mani Pulite. Il caso lasciò aperti molti punti interrogativi sulla morte del “Corsaro”–
così era definito il personaggio d’affari – emblema di imprenditoria spregiudicata degli anni Ottanta al quale lo
stesso Augias dedicò una puntata della sua trasmissione televisiva Enigma.
“Con questo spettacolo – specifica Repetti – non si vuole dimostrare che si sia
trattato di un omicidio, ma si vogliono
portare alla luce tutti i guasti di un’epoca e di un certo modo di intendere i rapporti di potere”.
Come è ormai tradizione dello Stabile,
non mancheranno il genere “giallo”, con
Trappola per topi di Agatha Christie,
e la musica, con l’annuale Acoustic
Night di Beppe Gambetta, che quest’anno giunge alla dodicesima edizione e trasporterà gli spettatori genovesi
nel New Jersey, da qualche tempo la seconda patria dell’artista.
Ma quest’anno sono state introdotte
anche novità di carattere organizzativo: infatti, oltre alla collaborazione del teatro Carlo Felice – dove andrà in scena lo stesso Romeo e Giulietta – ci sarà un “gemellaggio” con
il Teatro dell’Archivolto, coinvolto
con due spettacoli.
Grazie alla partecipazione delle associazioni Après la Nuit, Librotondo ed
Echo Art, verranno realizzati laboratori di intrattenimento in teatro la domenica pomeriggio: in questo modo, mentre i genitori assistono alle rappresentazioni, i più piccoli hanno modo di apprendere le basi dell’arte teatrale.
Un programma molto ampio dunque,
che si conferma ricco di “Emozioni,
emozioni per la mente e il cuore di
ognuno di noi. Emozioni che aiutino a
ridere, a piangere, a pensare e, speriamo, a vivere un po’ meglio”, come conclude Carlo Repetti.
24
Ottobre 2011
Musica
Fenomeni
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Coldplay
A distanza di tre anni
esce il 25 ottobre
Mylo Xyloto, il quinto
album della band britannica
Un’esplosione di ritmo
e mescolanze sonore
tempo di lettura: 13 minuti
Jason Derulo. Un nuovo album tra passato e presente
The story of my future
Nove milioni di dischi in due anni, oltre 400 milioni di visualizzazioni su You Tube:
Derulo è una delle scoperte più sensazionali degli ultimi anni
Matteo Franzese,
19 anni
J
ason Derulo è un artista di fama internazionale. Ha venduto quasi nove milioni di dischi in due anni, ha collaborato
con i migliori artisti della scena mainstream statunitense, è ballerino e attore
nei suoi videoclip e scrive personalmente
le canzoni che poi canta.
Per intervistare un personaggio simile,
penso, bisogna prepararsi benissimo.
“Lui i giornalisti se li mangerà a colazione”, asserisco tra me e me figurandomi l’incontro con la “classica” pop star
mondiale, con occhiali da sole sempre
addosso e un po’ troppo piena di sé. E
invece… Jason mi ha stupito, è stata sorprendente l’umiltà con cui ha affrontato l’intervista, è stato (quasi) come parlare con un amico.
Jason, cominciamo dal titolo: qual è
il significato del titolo Future History?
«È un titolo che parla di me stesso,
parla della mia vita passata, presente
e futura.
Con questo nome ho voluto sottolineare da dove vengo e dove andrò. Durante la creazione di questo album sono maturato molto artisticamente parlando».
Pensi dunque che i tuoi ascoltatori conosceranno un “nuovo Jason” ascoltando Future History?
«Sicuramente. In questi due anni sono
cresciuto molto e ho vissuto un sacco di
esperienze che mi hanno
cambiato sia come artista,
sia come uomo, per questo considero il mio ultimo album come un
nuovo inizio».
A proposito di canzoni, è vero che ne hai
scritte più di 150 per il
nuovo album?
«Certamente, ma sono abituato a scrivere molto, perché
ho iniziato a farlo a 16 anni
come ghostwriter per artisti affermati».
È stato difficile scegliere tra tante canzoni?
«Sì, scegliere le canzoni da includere in un album è come riempire un
puzzle perfetto, a volte si rischia di
fare degli errori».
C’è una canzone che preferisci ad altre nel tuo nuovo album?
«È molto difficile dirlo.
Sono tutte canzoni che hanno una grande importanza affettiva per me, poiché ognuna
parla della mia vita… No, non
credo di poter scegliere una canzone che preferisco alle altre».
Sei un artista internazionale: i
tuoi singoli hanno venduto quasi nove milioni di copie, il tuo canale YouTube è stato visitato più di 400
milioni di volte, hai collaborato con i
migliori artisti della scena pop ed
r’n’b. Senti di dover dimostrare qual-
cosa con questo nuovo album?
«Io scrivo musica
soprattutto
per-
ché
adoro farlo,
amo la musica
e do tutto me
stesso per
fare felici i
miei fan.
Dunque,
posso
dire di
non dover
dimostrare nulla a
nessuno,
di non
sentire
u n a
pressione particolare.
Non ho l’ossessione di scalare le classifiche con il mio album, insomma».
Qual è, dunque, il tuo
obiettivo quando scrivi canzoni?
«Come ho detto sono
molto maturato. Non nego
che all’inizio scrivere can-
zoni mi servisse anche a guadagnare soldi, ma ora provo letteralmente a cambiare
il mondo attraverso la mia musica. Insomma, la musica ti può cambiare la giornata, può farti diventare felice se sei triste, ti accompagna sempre durante
la vita. È incredibile!».
Il tuo artista
preferito?
«Michael
Jackson!».
Credi che in qualche modo Michael
Jackson abbia influenzato la creazione del tuo nuovo album?
«Michael ha cambiato la storia dell’intera musica negli ultimi anni. Credo abbia influenzato positivamente tutti i generi: pop, rock, rap e r’n’b. Io mi ispiro
a lui e credo che sì, sicuramente sia stato un modello per la mia intera produzione».
Cosa pensi del download illegale di musica?
«Di certo non è una
cosa che approvo, ma forse il
problema non
sta solo nel
download: la
musica ha bisogno di trovare
nuove vie per proporsi, anche tenendo
bene presente l’utilizzo delle nuove tecnologie».
…come Facebook?
«Sicuramente, Facebook ha cambiato il
modo di vivere di tutto il mondo. Pen-
sandoci, ora la gente si comporta in modo
molto diverso rispetto a dieci anni fa,
quando i social network nemmeno esistevano. Apprezzo molto Facebook,
aiuta a tenermi in contatto personalmente
con i miei numerosi fan attraverso la mia
pagina ufficiale, cosa che altrimenti non
potrei fare».
Consideri dunque “vecchia” l’industria discografica? Credi che i concerti non si faranno più in futuro?
«Assolutamente no! I concerti sono importanti quanto la musica stessa, io adoro il contatto che si crea con il mio pubblico. Ho avuto anche la fortuna di
aprire i concerti di artisti come Lady
Gaga. Sono state esperienze che mi
hanno cambiato e che mi hanno preparato al mio tour personale».
Parliamo ora di futuro, cosa ti piacerebbe fare?
«Sarebbe magnifico diventare dj!
Scherzi a parte, non so cosa mi riserverà il futuro, ma so per certo che non
seguirò mai lo stesso percorso, cercherò
continuamente di cambiare, di migliorarmi e di sperimentare nuovi modi
di fare musica».
Dj? Adori fare festa?
«Certo che sì! Sto già preparando una
mega festa per il mio compleanno. In
quel periodo mi troverò a Londra e voglio che sia un grande party, perché l’ultimo compleanno l’ho festeggiato da solo
a casa mia».
Come ti capisco: festeggiare da soli è noioso, anche se ti chiami Jason Derulo!
(A cura di Elena Prati)
Useless Wooden Toys. Arriva il loro Piatto forte
Impossibile definirli inutili
Per chi era adolescente negli anni Novanta, l’effetto è quello di un vecchio
gioco ritrovato. Gli Useless Wooden
Toys (Inutili giocattoli di legno), duo
cremonese, sono così: ritrovi la tua infanzia, tutto che quello che hai sempre
amato di quegli anni e che credevi essere
andato perso.
Chi invece è più giovane può tuffarsi in
un revival attraverso il loro ultimo lavoro: Piatto forte. Riccardo Terzi e Gilberto Girardi, dopo il successo degli
anni passati di Teen Drive In, Carenza di
basso e Bomba!, tornano con questo al-
bum di 15 tracce indie-rock, rap, electropop, house e hip-hop, per accontentare
un po’ tutti.
Tradizione mescolata alle ultime trovate
con un unico obiettivo: far divertire e
pensare. Ascoltando un pezzo degli Useless è impossibile non canticchiare, eppure il duo desidererebbe non essere paragonato alle hit del momento.
Per questo i testi non sono affatto banali
e tra i suoni electro si nascondono aspre
critiche alla società di oggi. C’è il passato, nei pezzi degli Useless, con le fiabe
di Andersen (Red Shoes), ma anche l’at-
tualità, Fine del mondo, e soprattutto il
futuro in Giapponese. Tutto questo condito da un ingrediente speciale: le collaborazioni con artisti italiani e internazionali. Tanti i featuring e tutti azzeccati.
Una curiosità: il Tirannosauro, definito
la “Barbra Streisand de noantri” (ovviamente il pezzo dei Duck Sauce!), terza
traccia dell’album, ha tutti i connotati per
diventare un tormentone! Un mix omogeneo e ben riuscito tra passato e presente, tradizione e avanguardia.
Maria Caterina Temperini,
18 anni
Riccardo Terzi, Gilberto Girardi e il loro tirannosauro
25
Ottobre 2011
Musica
Cantautori
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Roma. Una nuova stagione di impegno
Svegliatevi italiani brava gente!
Messaggi forti, idee chiare, poesia e musica: tutto il mondo di
Alessandro Mannarino, autore della sigla della nuova stagione di Ballarò
Mattia Marzi,
16 anni
H
a appena firmato la sigla di
apertura della nuova stagione di Ballarò, dopo il meritato successo del suo
album Supersantos: Alessandro Mannarino, classe 1979, è uno dei cantautori
più eclettici e interessanti del panorama
musicale italiano contemporaneo. Supersantos, il suo secondo disco di inediti, gli ha permesso di riconfermarsi
come grande nome nel suo genere dopo
il debutto con Bar della rabbia.
La tua carriera artistica comincia
nel 2001, all’età di 22 anni. Come è
nata la tua passione per la musica?
«A 16 anni mi hanno regalato una chitarra: ho imparato due accordi e, da subito, ho iniziato a scrivere canzoni. In
realtà, sin da quando ero bambino
avevo sviluppato l’amore per la scrittura, tant’è che da grande mi sarebbe
piaciuto scrivere. Ma le cose sono andate diversamente!».
Hai raggiunto la notorietà dopo
molti anni di gavetta: prima esibendoti nei locali romani come “dj con
la chitarra”, poi con la fondazione
dei Kampina. Quanto è difficile al
giorno d’oggi, per un giovane cantante, fare successo senza passare
per la televisione? E cosa ne pensi
dei talent show in generale?
«Credo che le “scorciatoie” facciano
male a chi le percorre, nel senso che
perdi tutto quello che potresti imparare
facendo una “strada” più lunga».
Kampina è il nome attraverso il
quale i bambini Rom chiamano le
loro case, ovvero le roulotte. Perché
la scelta di questa parola come nome
della band che hai fondato nel 2006?
«Kampina è anche un termine usato da
Fabrizio De Andrè in una sua canzone,
Khorakhanè; quello che volevo fare
era, infatti, trattare la musica cantautorale attraverso suoni e soluzioni
world music».
Sei nato e vissuto nella Roma della
grande tradizione cantautorale che
racchiude in sé, tra gli altri, i nomi
di Gabriella Ferri, Franco Califano,
Francesco De Gregori. Che rapporto c’è tra te e i grandi cantautori
romani del passato?
«Essendo vissuto sempre a Roma li
ascolto, li ho sempre ascoltati. I
miei ricordi più legati a questi nomi sono i ricordi d’infanzia: ho una vera e propria
devozione verso Gabriella Ferri, quella che
mi emoziona di più come
stile e come canto. Rispetto
agli altri che hai citato,
credo che i primi dischi
di De Gregori
siano tra i
più
belli
della storia
della musica italiana».
Nel novembre del
2009, in occasione della partecipazione alla
34esima edizione
del
Premio Tenco, ti sei esibito sul palco
del Teatro Ariston di Sanremo,
l’olimpo della musica italiana.
Avremo, prima o poi, la possibilità di
vederti salire su quel palco a cantare
una tua canzone in gara al Festival?
«Ci andrei volentieri; quello che non
mi piace del Festival di Sanremo, però,
è che la musica rappresenta solo un
contorno. Sanremo, al giorno d’oggi, è
tutt’altro, si avvicina un po’ a frivoli
rotocalchi televisivi. A dire il vero,
inoltre, la
qualità
Alessandro Mannarino live:
il tour Supersantos ha riscosso molti sold out
musicale non è delle più alte: le case
discografiche mandano a parteciparvi il tizio del talent di turno, che
poi verrà cambiato l’anno successivo. Finché a Sanremo vedrò esibirsi Pupo con il tenore ed il principe, credo che ne starò alla larga».
Sempre nel 2009 ti vediamo apparire più volte in trasmissioni televisive come “Parla con me” di Serena
Dandini; nei giorni passati si è molto
discusso sulla cancellazione del programma dai palinsesti Rai e la ormai quasi completa “occupazione
politica” dell’azienda di viale Mazzini. Cosa ne pensi del rapporto fra
politica, televisione e informazione?
«Credo che la televisione e gran parte
dell’informazione siano strumenti in
mano alla politica. Se al telegiornale
mi dicono che succede qualcosa, io ci
credo. Questo la politica lo ha capito
da anni e, dunque, è in possesso di un
gioco di potere
che
la
porta ad
utilizzare i
mezzi
d’informazione.
Oggi, per fortuna, esiste Internet, uno strumento
che permette alle persone di dialogare a distanza e di passarsi informazioni; credo che
sia una risorsa importante per combattere
la propaganda e l’uso
dell’informazione a
scopo politico. È normale che un programma televisivo
schierato a sinistra,
come “Parla con
me”, non faccia co-
modo a questo governo, che ha il potere di non mandarlo in onda a causa
della maggioranza nel consiglio di amministrazione. Ma non c’è da stupirsi,
non credo di trovarmi in uno Stato democratico o dove esiste libertà di
espressione. Certo, tra la gente c’è voglia di cambiamento, ma quando c’è
una crisi economica così forte come
quella che viviamo noi, la maggior
parte delle persone pensa a mandare
avanti la famiglia, sfamare i figli e ad
arrivare a fine mese».
“So i calli sulle ginocchia di chi ha
pregato tanto e nun ha mai avuto”.
Come ti rapporti con la religione?
«Non mi ci rapporto. Non mi piace
che tutti noi nasciamo con l’idea che
esistono l’inferno, il paradiso e che
questa vita è una valle di lacrime perché dura poco, ma poi ci sarà il paradiso per l’eternità: bisogna soffrire,
senza lamentarsi. Non mi piace la visione che la Chiesa ha spesso delle
donne, considerate o madri caste e pure
o streghe e prostitute. Non mi piace
l’idea del peccato originale, secondo
cui tutti nasciamo con un peccato a
priori, ovvero già “cattivi” e per riscattarci dobbiamo seguire qualcuno
che ci dica cosa si deve e cosa non si
deve fare. Per questo motivo lo Stato e
la Chiesa vanno d’accordo da sempre,
per questo motivo tutti gli Stati vanno
d’accordo con tutte le religioni, poiché
si usano e si legittimano a vicenda per
esercitare un controllo sulle persone,
tenute nell’impossibilità d’agire».
Tornando a te. Qualche anticipazione sul tuo futuro e sui tuoi prossimi progetti?
«Per ora sto lavorando a colonne sonore di alcuni film. Devo ancora
fare una vacanza (è da un anno che
non ne faccio una!): a breve farò un
viaggio di un mese e mezzo in Bolivia. E poi comincio a pensare al
prossimo album!».
La Differenza. Dall’Abruzzo alla Thailandia la band rivelazione indie-pop
Sognare oltre le nuvole
Oltre le nuvole, così si intitola il quarto
album de La Differenza, un disco
“pop-rock italiano puro”, come lo ha
definito la stessa band originaria di
Vasto che ha ottenuto ottimi risultati in
Italia e non solo. Ce ne parla Fabio
Falcone, voce e piano del gruppo.
Quarto album, un gran successo:
sentite che le vostre aspettative e i
vostri sogni si siano realizzati?
«Chi crede di aver realizzato tutti i
propri sogni, ha finito di sognare
quindi speriamo di non realizzarli mai
ma continuare sempre a rincorrerli. Il
giorno di Natale non è bello, è bella la
vigilia di Natale. Noi speriamo di vivere per sempre la nostra vigilia musicale nel migliore dei modi».
In questo disco ci sono collaborazioni con altri artisti: cosa vi ha dato
questa esperienza?
«È molto importante per noi. In questi
ultimi cinque anni abbiamo conosciuto
molti musicisti di tutto il mondo. Ab-
biamo suonato in Spagna, in Portogallo,
in Inghilterra, in Thailandia, in America
latina, con musicisti poco conosciuti ma
che ci hanno dato tantissimo».
Avete mai pensato di abbandonare
pensando che questa non fosse la
vostra strada?
«I momenti bui ci sono sempre, come
ogni storia d’amore che si rispetti. Fare
musica è un po’ come stare insieme a
qualcuno. Io credo però che quando la
musica è autentica e non si suona non
Oltre le nuvole è il
quarto album della band
solo per divertirsi ma perché si crede in
un progetto, allora si supera tutto. Essere
parte di una band, inoltre, è un valore
aggiunto: si ha sempre l’appoggio di
qualcun altro che se sei giù e vorresti
mollare ti dà la forza di andare avanti».
Un consiglio ai lettori di Zai.net.
«Spegnete il televisore, andate su internet e cercate la musica che meglio
vi rappresenta. Scavate negli scaffali
dei vostri genitori e riascoltate un po’
dei Beatles, dei Rolling Stones, dei
Pink Floyd, dei Led Zeppelin. Poi
comprate il disco de La Differenza e
buon ascolto!».
Federica Gallo, 19 anni
26
Ottobre 2011
Musica
Evergreen
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Nomadi. Consapevolezza e voglia di vivere nell’ultimo album Cuore vivo
Liberi di essere noi stessi
Beppe Carletti, leader dello storico gruppo, rivela il segreto di un successo lungo quasi 50 anni
Elena Dardano,
18 anni
C
anzoni che parlano di speranza, brani che analizzano temi attuali, musiche profonde da cui scaturisce gioia. Tutto ciò è racchiuso nel
nuovo album dei Nomadi, Cuore Vivo.
Ci sono solo due inediti, Toccami il
Cuore e Cosa Cerchi da Te, le restanti
otto tracce ripercorrono un decennio
del loro repertorio, dal 1967 al 1977.
A parlarci del disco è il leader del
gruppo Beppe Carletti, che con Augusto Daolio fondò i Nomadi nel 1963.
Il nuovo album Cuore Vivo unisce
due inediti a vecchi e sempre emozionanti brani. C’è un criterio con
il quale sono state scelte le canzoni
dell’album?
«Abbiamo scelto quei brani perché
sono canzoni sicuramente attualissime.
Per noi sono importanti: allora non ebbero una grande visibilità e ora abbiamo pensato di dar loro nuova luce».
Un tema centrale del disco sono le
passioni. Secondo voi come si fa ad
inseguire i propri sogni in un periodo in cui fanno di tutto per disilluderci?
«Innanzitutto bisogna porsi qualche
traguardo, uno non può accettare tutto
passivamente, tutto quello che gli di-
T
ALENTI
cono di fare, sarebbe mancanza di personalità. Dobbiamo portare avanti le
nostre idee con convinzione, altrimenti
non possiamo credere né a noi stessi
né agli altri».
“Toccami il cuore e senti come
è vivo”; è forse un’esortazione
a tutti gli indifferenti
che oggi non si mobilitano per risolvere i problemi?
«Sì, sicuramente, ma
vale anche per
tante
altre
cose. Prima di
tutto la voglia
di vivere e la
volontà di affrontare la vita».
Le vostre canzoni sono
sempre diverse, pur
avendo uno
stile sempre
riconoscibile.
Come si
fa a mantenerlo pur imboccando
nuove strade?
«Come dicevo prima bisogna essere se
stessi, cambiare
rimanendo
se stessi, è questo un po’ il segreto: modificarsi restando attaccati alle proprie
radici, che sono indispensabili».
E invece qual è il segreto che vi
ha fatto arrivare a 40 anni di
carriera sempre sulla cresta
dell’onda, facendo da colonna
sonora a diverse generazioni?
«Io penso che sia
l’unione di semplicità,
umiltà e coerenza.
Quello che tu sei
“sull’asfalto” lo rappresenti anche sul
palco, altrimenti non
saresti più credibile».
Una canzone che mi
ha sempre emozionato è La libertà di
volare che dice:
“Corri, corri
per qualcosa,
corri per un
motivo”.
Per
La band al completo: Sergio Reggioli, Danilo Sacco, Daniele Cipriani,
Cico Salzone, Beppe Carletti e Massimo Vecchi
cosa corrono da 50 anni i Nomadi?
«Corrono per la libertà e per sentirsi
vivi. Questa è una canzone che ho voluto molto, perché è una canzone forte,
che con delle parole molto semplici fa
capire tante cose».
Canzone significativa è “Cosa cerchi
da te”. Dopo tutti questi anni di carriera, cosa cercate da voi oggi, ci
sono dei progetti per il futuro?
«Probabilmente tra due anni ci sarà il
progetto più bello, perché arriviamo ai
50 anni di carriera. È un sogno: quando
sei ragazzino mica sai che dopo 50
anni sarai ancora su un palco!».
I Nomadi sono sempre impegnati
con progetti sociali e iniziative benefiche. Vi state occupando di qualcosa adesso?
«Madagascar. Io faccio parte con altri
amici di un’associazione, “Crescerai”
che si impegna a portare degli aiuti in
Madagascar. Chi ha la fortuna come me
di fare della propria passione un lavoro,
di vivere ad un livello al di sopra della
media, deve riflettere e ringraziare la
vita per quello che ti ha dato. E un modo
è sicuramente aiutare gli altri».
Salutiamoci con un gioco: descrivi i
tuoi compagni con un aggettivo!
«Danilo: introverso. Sergio: pacioccone. Massimo: rock. Daniele: posato.
Cico: burlone. Ognuno è diverso dall’altro, ma questa è la vera ricchezza,
se fossimo tutti uguali non andrebbe
mica bene!».
Zen Circus: a tutto rock!
Il nuovo album di Dente
Nati per subire è il nuovo disco degli Zen Circus: uno
spaccato dei vizi e delle consuetudini del nostro paese
raccontato in prima persona dai personaggi che scelgono, consapevolmente o meno, di subire la vita. Un disco che immerge il cantautorato italiano nel rock.
È in uscita Io tra di noi, per la Ghost Records e distribuzione Venus, il nuovo lavoro di Giuseppe Peveri, alias Dente.
12 inediti per il cantautore, che raccolgono due anni di esperienze live accompagnato da una band. Dopo questo disco,
sarà difficile considerarlo ancora solo un fenomeno indie.
In vetrina
Le pistole alla tempia,
Lactobacillus Records,
2011
Hanno appena pubblicato il loro
album omonimo e sono pronti ad infiammare anime e corpi. Gruppo non
facile da definire, Le pistole alla tempia spaziano dal cantautorato fino a
sfiorare l’heavy metal. I testi sono riflessivi, profondi, accendono i riflettori su una parte della realtà – esterna
e di noi stessi – sulla quale pochi di noi
si soffermano. Le loro sonorità sono
camaleontiche e criptiche: preannunciano altri significati reconditi
nelle pieghe del testo. Insomma, una
roulette russa a volte ossimorica che
non potrebbe mai essere la stessa
senza le pistole alla tempia!
27
Ottobre 2011
Libri
INFOWEB
www.zai.net
Libero chi legge
Scoprire il proprio io
fra le pagine
La vita accanto. Per chi cerca il proprio posto nel mondo
D
Elogio della bruttezza
a insegnante a scrittrice di
successo, vincitrice del premio Calvino 2010 e finalista allo Strega, Mariapia Veladiano ci parla del suo fortunatissimo esordio, ma anche dei
ragazzi e del ruolo della scuola.
Come è nato La vita accanto?
«È come se ad un certo punto la storia
avesse detto: “sono qui e chiedo di essere raccontata”. Credo che qualcosa
sia venuta dalla scuola: nei ragazzi ho
visto crescere la paura di non essere accettati, di non riuscire a trovare il loro
posto nel mondo».
Molti studenti hanno votato per lei
allo Strega. Forse perché si sono rivisti in questa paura?
«I voti degli studenti sono stati davvero
una sorpresa, la cosa più bella che mi
sia capitata. Credo che li abbia colpiti
una storia di emarginazione, come
quella di Rebecca, che viene superata
non da soli ma insieme».
La scuola può avere un ruolo nel
superamento di queste difficoltà?
«La scuola è il laboratorio della nostra
convivenza con gli altri. La cultura
aiuta a superare le differenze: i dislivelli sociali sono progressivamente eliminati nel processo di comprensione
reciproca. Non esiste un’altra istituzione capace di parlare a tutti».
È vero che oggi gli studenti non
sanno più scrivere?
«È oggettivo che ci sia un impoverimento culturale generale, quindi anche della lingua. I ragazzi hanno a disposizione meno mezzi espressivi,
ma perché è la lingua d’uso ad essersi
impoverita. Loro usano
la lingua che gli viene
offerta da giornali o televisione. Io dico sempre che il capirsi è frutto
di sfumature: se abbiamo poche parole abbiamo anche tanti fraintendimenti».
La vita accanto è il suo
romanzo d’esordio.
Quanto è stata dura
farsi pubblicare?
«In realtà è stato semplice: ho vinto il premio
Calvino, per esordienti,
con un manoscritto inedito, senza conoscere
nessuno nel settore.
Dopo sono venute le proposte delle case editrici e
tra queste ho scelto Einaudi. Il mio caso è un
po’ atipico: non ho fatto il
giro degli editori, il primo
romanzo che desideravo
venisse pubblicato è stato
effettivamente pubblicato».
La sua protagonista “brutta” ha
conquistato i lettori. Si può dare
una reale definizione di ciò che è
bello e ciò che è brutto?
«Per il brutto ho una definizione
mia: lo è tutto ciò che rende peggiore il mondo e la vita delle persone. È brutta, paradossalmente, anche certa bellezza, se esibita contro
qualcuno o finta. È bello, invece,
tutto ciò che restituisce al mondo
Novità
Il monte del cattivo
consiglio di Amos Oz è
un ritratto della Gerusalemme del 1948 vista dagli
occhi di un bambino
I consigli del libraio
Loretta Cavallaro, Mind, Roma
NON TUTTI I BASTARDI
SONO DI VIENNA
Di Andrea Molesini
Un punto di vista originale sulla Prima Guerra Mondiale. La
storia è raccontata in prima persona da Paolo, un diciassettenne che nell’ultimo anno del conflitto conosce per la prima
volta l’amore, la gelosia, la vendetta, e capisce che vincitori
e vinti sono lo stesso impasto di eros e morte, uguali nella
stessa tragedia. Così il ragazzo si fa uomo, mentre l’Italia
sconfitta prepara la riscossa.
IL CINESE
Di Henning Mankell
In una fredda giornata di gennaio, un lupo affamato arriva a
Hesjövallen, nel nord della Svezia. Sente l’odore del sangue.
Nel villaggio ci sono i corpi di diciannove persone… Il cinese
è un thriller politico, una storia di soprusi e vendetta, dove gli
errori del passato riemergono in un presente di sconvolgenti
lotte di potere. Un libro attuale, emozionante con un intrigo
geniale.
ISOLE.
GUIDA VAGABONDA DI ROMA
Di Marco Lodoli
Lodoli è un geniale scrittore, ma anche professore a Roma e
questa volta ci racconta una città che non esiste in nessuna
guida turistica: piccole “isole” che fanno capolino in una domenica di pioggia o in un pomeriggio di sole, e che soltanto
un occhio spalancato può cogliere. Adatto a visitatori curiosi, ma anche a giovani romani vagabondi.
un pezzetto della sua autenticità».
Quale suggerimento si sentirebbe di
dare a chi ha la scrittura come sogno?
«Innanzitutto di leggere: fanno un po’
impressione quelli che dicono: “io
non leggo niente ma scrivo tanto”.
Ascoltare il suono della scrittura degli altri è fondamentale. Poi, non innamorarsi della propria parola: bisogna uscire da sé e coltivare la bellezza
di un testo ovunque si trovi».
(A cura di Marzia Mancuso)
Il lupo della steppa
Viaggio (incompiuto) alla ricerca del divino
Chi è il “Lupo della steppa”, dell’omonimo romanzo di Hermann
Hesse? Il suo nome è Harry Haller ed è egli stesso a darsi questo appellativo. La sua storia è presentata come un libro nel libro, introdotta da un narratore che si dichiara in possesso delle sue memorie e
richiama, nelle prime pagine, il ricordo di colui che le ha scritte. Per
capire meglio chi sia questo signor Haller, però, bisogna aspettare
ancora qualche pagina, quando, camminando per strada egli riceve
da uno strano figuro un opuscolo intitolato “Dissertazione sul lupo
della steppa – soltanto per pazzi”. Segue il testo dell’opuscolo, che
si rivela essere una profonda analisi sulla personalità del protagonista: Haller si definisce un lupo perché possiede una doppia personalità. Vive nell’isolamento, ma a volte si incanta nell’osservare
la linda perfezione della vita borghese: è una vita vuota, certo, superficiale, ma a volte egli si chiede come sarebbe farne parte, riuscire ad essere uno
fra tanti. La sua vita subirà uno scossone quando incontrerà Hermine, una donna incolta e una cortigiana, ma desiderosa di insegnargli l’amore e le gioie della vita: anche questa vicenda, però, avrà un finale sorprendente. Un giorno il Lupo della steppa abbandona la città e di lui non restano che le sue
memorie, che hanno le forme di una ricerca del divino non portata a compimento.
Due ore sul sofà
ALLE CINQUE AL PLAZA
leggero
Di Katherine Mosby
Gabriel è un diciassettenne turbolento, almeno per gli standard
degli anni Cinquanta e del collegio che ha deciso di espellerlo.
Non gli rimane che vivere a Manhattan con Spencer, il fratello
maggiore che passa le notti tra i locali del Village e le suite
del Plaza Hotel. Atmosfere stile Fitzgerald, una trama leggera
ma nulla di più. Resta da capire come mai è tornato così di
moda il romanticismo d’antan!
CREATURA DI SABBIA
profondo
Di Ben Jelloun Tahar
Un romanzo che racconta la storia di Mohamed Ahmed, nata
donna ma cresciuta come un uomo per volere del padre. Ahmed è costretta ad essere il figlio maschio che la famiglia non
ha mai avuto, rinunciando alla sua femminilità e vivendo in
un segreto perenne, che alla fine accetta lei stessa. Una trasformazione costretta, un’identità costruita che ci mostra tutte
le difficoltà di nascere donna in un paese arabo.
UN REGALO DA TIFFANY
banale
di Melissa Hill
Melissa Hill è stata definita la Kinsella irlandese e negli ultimi mesi ha scalato le classifiche con la sua narrativa fresca,
coinvolgendo nella lettura schiere di adolescenti. Pregi? È un
libro leggero senza essere sdolcinato, animato da colpi di
scena. Ma tutto si ferma qui perché esercita facili leve che spaziano dal romanticismo spiccio al fascino da sempre esercitato dai gioielli di Tiffany. Davvero poco.
28
Ottobre 2011
Cinema
Rivelazioni
INFOWEB
www.zai.net
Una risata per combattere
vizi e luoghi comuni
Melancholia
Un matrimonio e un pianeta in rotta di collisione
con la terra: ecco il nuovo
film di Lars Von Trier,
nelle sale dal 21 ottobre
tempo di lettura: 18 minuti
I soliti idioti. Dalla TV al grande schermo
Idioti ma non troppo!
Appuntamento al cinema tutto da ridere con Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio,
il duo irriverente della serie cult in onda su Mtv
Mirko Giordani, 17 anni e
Kalliroi, 18 anni
R
appresentare l’Italia attraverso alcuni tipi di italiani, puntando
sui vizi, i difetti e le contraddizioni
che in fondo accomunano molti di
noi: questa la ricetta di Francesco
Mandelli e Fabrizio Biggio, protagonisti della sketch-comedy I soliti
idioti. Un grande successo su Mtv e
sul web - basti pensare alle visualizzazioni su You Tube - che approderà
sul grande schermo il 4 novembre
con tutta la sua nutrita schiera di personaggi: dal romano “verace” Ruggero de Ceglie e suo figlio Gianluca, passando per i due preti
marketing, fino alla coppia gay.
Francesco e Fabrizio interpretano
con grande capacità ruoli diversissimi fra loro e con piglio dissacrante
portano sulla scena il paese reale,
popolato da “nuovi mostri” che abitano un po’ in tutti noi.
Francesco e Fabrizio, tra pochissimo sarete al cinema: è già accaduto che da serie fortunate in tv
poi ci siano stati riscontri positivi, pensiamo ad esempio a Boris.
E noi vi auguriamo naturalmente
di sbancare al botteghino. Avete
un po’ paura?
«Noi siamo abbastanza incoscienti,
ma andiamo avanti senza paura, abbiamo la fortuna di fare il film che
ci piace e come va va. Anche in produzione sono tranquilli, sanno che è
il primo film e quindi non ci sono
aspettative di fare 50 milioni di
euro, anche se è inevitabile che poi
li faremo!».
Fare un film era un po’ il vostro
sogno..
«Sì esatto, ce l’avevamo pronto nel
cassetto: poi quando è arrivato il
produttore Valsecchi abbiamo solo
dovuto sceneggiarlo. Quando immaginavamo il nostro film ci dicevamo: “ma figurati chi ci farà mai
fare un film”. Poi è arrivato uno più
pazzo di noi ed eccoci qui!».
La trama si concentra su qualche
personaggio in particolare?
Sopra e a destra: Francesco e Fabrizio sul set del film
In principio erano i mostri
Ritratti italici
Era il lontano 1963 quando
Dino Risi girò una delle commedie più famose del cinema italiano: I mostri. Vittorio Gassman
e Ugo Tognazzi interpretano vari
personaggi che ritraggono l’Italia del boom economico, un
paese che cambiava velocemente
così come i suoi abitanti, colti nei
loro vizi e nel dare spesso il peggio di sé. In un episodio del film,
Ugo Tognazzi è alle prese con
l’educazione “sentimentale” del
figlio (interpretato proprio da
Ricky Tognazzi) e gli propina
modelli di comportamento del
tutto distanti dall’onestà. Un padre
e un figlio, proprio come Ruggero e
Gianluca qualche decennio dopo:
Father & son è indubbiamente lo
sketch più famoso de I soliti idioti e
non a caso sarà la storia principale
del film prodotto da Pietro Valsecchi. A distanza di quasi 50 anni, gli
italiani non sono poi così cambiati:
certo, si affrontano nuovi temi come
l’omosessualità, l’eutanasia, ma il
comune denominatore è sempre lo
stesso. Anzi, stupisce ricordare come
La giornata dell’onorevole, uno degli
episodi dei Mostri di Risi, racconti
di un politico che copre una mega
truffa ai danni dello Stato o come
La musa racconti di come un semianalfabeta vinca un premio
letterario perché amante della
presidentessa della giuria. Insomma, c’è l’Italietta dei compromessi, delle raccomandazioni
e dei giochi di potere, ma c’è
anche l’Italia di persone normali, che non sono perfette e
inappuntabili e che non fingono
di esserlo. Oggi I soliti idioti
prova a rappresentare tutto questo: e forse sorridere dei nostri
difetti, anche se esagerati e volti
al grottesco, è il modo migliore
per combatterli. E magari una
risata li seppellirà!
«Sì, la storia principale è quella di
Ruggero e Gianluca, di Father &
son insomma: attorno a questa girano poi le altre storie minori. Il film
è stata l’occasione per dare più aria
ai personaggi: vengono fuori nuovi
sentimenti, nuove situazioni, insomma siamo riusciti a dar loro un
maggior spessore psicologico. Gianluca ad esempio cambia, non sarà
più così sfigato!».
Attraversando a volo d’uccello la
vostra galleria di ritratti, ci accorgiamo che affrontate anche tematiche molto serie come l’eutanasia, le coppie gay, ecc.: come
giudicate il nostro paese in relazione a questi temi chiave?
«Siamo tornati al Medio Evo: siamo
molto indietro, tutto è desolante, non
c’è una roba che va in questo momento, siamo veramente messi male.
Certo, in parte l’Italia è stata sempre
un po’ così, ma ora stiamo vivendo un
periodo davvero buio, dal quale però
usciremo sicuramente».
Il vostro più famoso sketch, Father
and Son, ha riscontrato indici
d'ascolto fenomenali tra i ragazzi, e
su canali come Facebook si sono
aggregati in gruppi migliaia di vostri fans. Qual è secondo voi il segreto del vostro successo con le generazioni più giovani?
Fabrizio: «Proprio il segreto non lo
so! Credo però che il nostro tipo di
comicità sia più vicino a quello che
hanno i ragazzi di oggi. Il loro modo
di scherzare al bagno a ricreazione o
al bar è il politically scorrect per eccellenza. Spesso ci dicono che siamo
politically scorrect: ecco, forse noi ci
avviciniamo di più di altri a quel
modo di scherzare».
Ricorderete sicuramente l’episodio
accaduto a Luca e Paolo al Festival
di Sanremo, quando intonarono la
canzoncina dedicata a Fini e a Berlusconi: furono accusati di far comicità stracolma di volgarità. È giusto
accusare voi comici - alle volte qualche commento in questo senso è stato
fatto anche a voi - quando nei talk
show e nel mondo politico l’improperio è all’ordine del giorno? Cos’è
la volgarità secondo voi?
«Dal nostro modesto punto di vista,
29
Ottobre 2011
Una separazione
Al cinema dal 21 ottobre ,
il film Orso d’oro a Berlino
ci racconta l’Iran di oggi
partendo dal divorzio di
una coppia
Il comandante Silvio Orlando
Una missione nei Balcani per arrestare un famoso criminale di guerra si trasforma in un aperto scontro generazionale tra Silvio Orlando, comandante veterano, e suo figlio,
interpretato da Francesco Brandi, pacifista convinto. Francesco Lagi riflette con il sorriso su un tema di stretta attualità
troppo presente…
«Il padre ingombrante alla Ruggero è
più anziano, è di un’altra generazione. È un padre che ha bisogno di
criticare il figlio, di dargli addosso di
continuo perché fondamentalmente
non accetta che il figlio sia diverso da
lui, che si sia emancipato».
Voi rappresentate i vizi dell’Italia
attraverso situazioni alle volte
surreali: oggi sembra che spunti
surreali ce li fornisca la realtà
stessa, pensiamo agli ultimi accadimenti sulle prime pagine di tutti
i giornali. Dateci un giudizio, ovviamente non politically correct,
sulla nostra situazione politica e
culturale…
«È un puttanaio, nel vero senso
della parola! Noi abbiamo lasciato
volutamente fuori la politica dalle
nostre gag perché ormai si parla solo
di quello, non volevamo parlarci addosso. La verità è che fare satira politica oggi non è nemmeno più divertente, non fa ridere: tutto quello
che puoi inventare è sempre meno di
quello che sta succedendo veramente.
pensiamo che il nostro sia il programma meno volgare del mondo.
La volgarità è gratuita: può esser di
qualsiasi tipo, parolacce, nudi di
donna: il comune denominatore è la
gratuità. Noi non siamo volgari,
pensiamo al bambino di Mamma
esco: lui dice le parole che sente per
strada, senza capirne veramente il
significato. Sono gli altri che si
esprimono così. Quando ci dicono
che Ruggero (il padre in Father &
Son) è un personaggio volgare, noi
rispondiamo che in realtà rappresentiamo una persona reale che
parla in quel modo. Se facessimo
dire a Ruggero: “Figlio mio, sei uno
stupidino”, non sarebbe reale: questa è la realtà e noi la raccontiamo.
Il problema è quando tutto ciò è gratuito, noi non riteniamo di esserlo».
Padri e figli nei vostri sketch: da
una parte Gianluca è la figura del
ragazzo un po’ ingenuo che vive
“assediato” dalla figura ingombrante del padre Ruggero, dall’altra invece i genitori che mai compaiono sullo schermo e sono quindi
assenti in Mamma esco: rispetto
alla vostra adolescenza quanto è
cambiata la famiglia oggi?
«Beh, l’impressione è che si vada
sempre verso la solitudine, con
Skype, Facebook, i-Phone, i-Pad
ognuno tende a stare da solo, pur essendo nella stessa casa. La scena tipo:
padre davanti al suo pc, la madre su
Fb con le amiche, i figli per conto
loro. È così che è cambiata la famiglia, non si comunica più».
Ruggero però è un padre fin
Noi abbiamo preferito dimenticarcene e raccontare la gente, che è
meglio».
Chi sono gli idioti oggi?
«A parte noi dite?».
Sì!
«Idioti siamo un po’ tutti. I nostri
personaggi nascono scavando dentro noi stessi: in fondo siamo un po’
tutti quelli che raccontiamo. Un po’
di idiozia è innata! Anche voi lo sarete dentro, fatevene una ragione!
Però è una cosa positiva, nel senso
che è inevitabile, dobbiamo accettarlo, se fossimo tutti fighi e perfetti, sai che noia!».
Parliamo di Ruggero, che è il personaggio che ha indubbiamente
riscosso maggior successo tra i lettori di Zai.net e non solo: Francesco, tu riesci a incarnare perfettamente un certo tipo di romano pur
non essendolo. Come fai? A chi ti
sei ispirato?
«Dentro Ruggero c’è un brianzolo, è
vero, ma in realtà si tratta ormai di
due persone diverse. Ruggero vive di
vita propria. Se stiamo girando un
episodio di Father & Son, anche fuori
dal set, nelle pause, è Ruggero a parlare, non Francesco. Avete presente lo
sdoppiamento di personalità? Ecco!
Scherzi a parte, io ho girato Squadra
antimafia, quindi sono stato anche
molto tempo a Roma e questo mi ha
aiutato. Ho visto i romani e li ho studiati inconsciamente, tanto che ormai
Ruggero è indipendente».
A proposito di Ruggero: ma quanto
è lunga la fase trucco?
«5 ore, 5 ore mezza. Alla prima ora
sono allegro, la seconda serio, dopo
tre quattro ore comincio a dare di
matto! Per quello che mi viene così
bene, dopo 6 ore di trucco sono bello
carico!».
Riuscireste a immaginare la vostra
serie sulla cosiddetta tv generalista? Quanto pesa oggi il problema
della censura?
«Noi a Mtv non abbiamo mai avuto
problemi di censura e di questo siamo
molto contenti. I soliti idioti è un programma da Mtv e sta bene lì. Quando
e se andremo nella tv generalista faremo cose molto peggiori!».
Niente da dichiarare. La nuova commedia del regista di Giù al Nord
Pregiudizi senza frontiere
Dopo il successo di Giù al Nord,
torna sul grande schermo il regista
francese Dany Boon con Niente da
dichiarare?
Interpretato dal regista stesso e dall’attore francese Benoit Poelvoorde,
anche questa volta si ride su un pregiudizio tipico d’Oltralpe: la storica
rivalità tra Francia e Belgio.
Ambientato nel 1993, l’anno in cui
in Europa si aprono definitivamente
le frontiere, il film ruota attorno alle
vicende di due doganieri, uno belga
e l’altro francese, alle prese con la
notizia della soppressione del loro
posto di dogana, situato a Corquain
in Francia e Koorkin in Belgio.
Il “francofobico” e rude Ruben Vandevoorde sarà costretto a fondare la
prima dogana mobile franco-belga
assieme all’odiato collega Mathias
Ducatel, segretamente innamorato
della sorella di Ruben.
Dal momento in cui i due inizieranno a lavorare insieme a bordo di
una vecchia Renault 4L, si troveranno di fronte a vicissitudini
d’ogni tipo, dai tentativi della malavita di compiere i loro piccoli traffici alle insospettabili trame nascoste dei ristoratori del posto. Il tutto
colorato dai toni della commedia,
che anche stavolta si adatta perfet-
tamente a parlare di temi controversi come il razzismo con il sorriso
sulle labbra.
Molti sono gli elementi comici, tra
cui i personaggi secondari: i doganieri belgi, che assecondano rassegnati i sentimenti xenofobici di Vandevoorde; i doganieri francesi, che
sono pronti ad indire uno sciopero
senza sapere neanche come si fa; i
due ristoratori Irene e Jacques Janus,
proprietari del ristorante “No man’s
land” , emblema di un sistema economico che crolla a causa delle
frontiere abolite e tipica coppia che
si sfalda e scivola sempre più verso
la disonestà per sopravvivere economicamente; i trafficanti che rappresentano probabilmente l’elemento più comico dell’intera
vicenda, con i loro mille goffi tentativi di passare la dogana e di difendersi dalla cattura (uno di loro,
pizzicato con la droga nel fondoschiena, affermerà di non sapere assolutamente come fosse finita “lì
dentro”); infine, la famiglia di Ruben tra cui il padre (diretto responsabile del suo razzismo), la moglie e
il figlioletto, al quale lui cerca di
inculcare le sue idee filo-belga
senza successo.
Il film ha riscontrato in Francia tante
critiche e recensioni negative quanto
positive (dopotutto, replicare un
successo come Giù al Nord tra il
pubblico non è un’impresa facile).
Tuttavia, dopo otto settimane di proiezione francese ha raggiunto 75 milioni di euro d’incassi e altri 9 milioni in Belgio, per un totale
mondiale di oltre 80 milioni di euro.
Come c’era riuscito il primo, anche
il secondo film di Boon ci spinge a
riflettere su tante contraddizioni e
intolleranze presenti anche nel nostro Paese: i pregiudizi sono comuni
un po’ a tutti. Ecco perché anche il
nostrano Benvenuti al Sud ha riscosso successo nelle sale e già si
prepara l’immancabile sequel.
L’esperienza sarà presto replicata
anche negli Stati Uniti con la pellicola Welcome to the Sticks, prodotta
da Will Smith e ambientata nel Nord
Dakota.
Chiò, 19 anni
Boon e Poelvoorde in una scena del film
30
Ottobre 2011
Il mestiere del mese
Il fascino di un
lavoro senza tempo
tempo di lettura: 10 minuti
Il frantoiano fra tradizione e modernità
Settemila anni ma non li dimostra
Storia di un mestiere antico come l’olio, che ha saputo adattarsi ai processi produttivi
acqua e olio. Per separarle ed
estrarre il cosiddetto “Nettare degli
dei” si ricorreva alla filtrazione attraverso la pressa idraulica. Si ponevano quindi dei diaframmi di fibra di cocco, i fiscoli, alternati a
strati di pasta e inframezzati da diversi dischi di metallo, formando
una torre che veniva inserita nel torchio. Il mosto d’olio ottenuto veniva messo a decantare per separare
definitivamente l’acqua dall’olio,
che a questo punto poteva essere
imbottigliato.
Martina
La Macchia,
17 anni
Un po’ di storia
Già 7000 anni fa venivano coltivate
a Creta piante di olivo, che vennero
poi esportate dai Fenici dapprima
in Siria e Palestina e in seguito
lungo tutte le coste del Mediterraneo. Adottato dai Greci, divenuto
fondamentale per i Romani, l’olio
ottenuto dalle olive accompagna da
migliaia di anni la storia dell’uomo,
come alimento, medicina, cosmetico o elemento sacro. Il clima temperato del Mare Nostrum favorì la
coltivazione di olivi tanto che durante il periodo di egemonia romana
erano presenti in tutto il bacino mediterraneo. In Liguria comparve intorno al 3000 a.C., ma solo dalla
fine del ‘700 è diffuso in maniera
sostanziale nelle nostre colline.
Foto di Luca Vieri ©
Il processo cambia
Tra molazze e fiscoli
Il merito della straordinaria qualità
dell’olio ligure è da imputarsi, da un
lato, alla varietà delle piante (Taggiasca, Lavagnina, Pignola e le altre
popolazioni locali riconducibili alla
varietà Frantoio) e, dall’altro, alla
costanza e alla perseveranza degli
agricoltori, che furono in grado di
trasformare gli aspri rilievi appenninici in un habitat accogliente per
il preziosissimo olivo. Pare che
siano stati i monaci benedettini, nel
Medioevo, a migliorare attraverso
selezioni accurate la pianta e ad insegnare la tecnica del “terrazzamento” delle montagne con muri a
secco (Maxéi) agli abitanti.
La tradizione vuole che, sistemate a
terra le reti, gli uomini abbacchino
le olive con lunghi bastoni e le
donne passino a raccoglierle. Dopo
alcune operazioni preliminari come
la cernita e il lavaggio dei frutti, i
noccioli vengono rotti dalla molazza, la grande ruota in pietra
mossa dalla forza di un asino o da
quella dell’acqua. Il prodotto di
questa fase, la molitura, è una pasta
d’olio, composta da una parte solida
di frammenti di noccioli, bucce e
polpa e da una parte liquida, ovvero
Dagli inizi del 1900 il processo produttivo dell’olio di oliva è stato rivoluzionato dai macchinari elettrici in acciaio. La classica molazza è stata
sostituita dal frangitore a martelli, ovvero uno strumento composto da dischi
rotanti che rompono direttamente la
polpa dell’oliva lasciando in secondo
piano l’azione dei frantumi del nocciolo. È stata introdotta la gramolatura,
processo in cui la pasta d’olio si trova
in una vasca in acciaio in cui ruotano
pale elicoidali che la rimescolano, rompendo l’emulsione tra acqua e olio. La
pressa viene caricata automaticamente
La parola al frantoiano
A tu per tu con
chi l'olio lo fa
Paolo Penna produce olio a
Costa Bacelega, frazione di Ranzo,
paesino nell’entroterra di Albenga.
Che cosa significa svolgere oggi
questo mestiere antichissimo,
come si è rinnovato, che cosa è
cambiato?
«Produrre olio oggi come un tempo
in un antico frantoio significa lavorare in mezzo alla natura, vivere tra
gli ulivi e nel silenzio, senza la certezza di quello che si guadagnerà tra
un mese, ma con la libertà di stare
bene e senza troppi vincoli».
Si guadagna certamente in pace
e tranquillità...
«Non soltanto, pace, tranquillità ma
anche libertà, soprattutto!
È una scelta di vita: si baratta la
tranquillità economica con la tranquillità personale! E poi la natura
non tradisce mai completamente».
Come lo si capisce? Quest’anno
come andrà la produzione di olio,
che cosa conta perché sia buona?
«L’olio è uno di quei prodotti di cui si
può parlare solo dopo averlo fatto:
per adesso sta andando tutto bene,
non ci sono infezioni di mosca, la
quantità di olive è buona: sono questi
i fattori importanti».
Il caldo eccezionale di queste ultime
settimane quindi non influirà
sulla produzione?
«Più che il caldo l’escursione termica che qui nell’entroterra ingauno si sente: di notte siamo a 12°,
di giorno a 30°. Questo più che
sulla qualità influisce sulla quantità, non tanto delle olive, ma proprio dell’olio contenuto nei frutti.
Tante olive, anche meno succose, ci
lasciano ben sperare!».
o in alternativa possono essere utilizzati l’estrazione per centrifugazione o
quella in Sinolea. Infine, la poco conveniente decantazione è stata completamente soppiantata dalla centrifugazione verticale.
Il nettare ligure
In Liguria il risultato di queste molteplici fasi di lavorazione è un liquido di color giallo oro con sfumature più chiare e talvolta verdi,
dal profumo fruttato e con un gusto
dolce e delicato, la cui acidità è
molto bassa. All’olio extravergine
di oliva ligure è stato riconosciuto il
marchio Denominazione di Origine
Protetta (DOP) dall’Unione Europea, suddiviso tra “Riviera dei
Fiori”, “Riviera del Ponente Savonese” e “Riviera di Levante”.
Oggi le aziende che producono questo nettare pregiato vogliono dare
di sé un’immagine che si fonda sulla
tradizione della spremitura a freddo,
senza perdere però la capacità di
guardare avanti ai moderni sistemi
di produzione, mantenendo la classica genuinità e l’alta qualità dei
propri prodotti.
I frantoiani imparano i segreti del mestiere tramandati di padre in figlio, e
allo stesso tempo hanno la possibilità
di seguire corsi specialistici organizzati da associazioni come l’ONAOO
(Organizzazione Nazionale Assaggiatori d’Olio d’Oliva) o l’International Extravirgin Oliveoil Agency o
ancora l’AIFO (Associazione Italiana
Frantoiani Italiani).
Anche se rimane per la maggior
parte all’interno del commercio di
nicchia, l’olio extravergine di oliva
sta cogliendo l’onda della “dieta
mediterranea” e oltrepassa i confini
nazionali. La produttività locale effettiva è molto minore rispetto a
quella possibile, perché solo 20mila
ettari in Liguria sono coltivati ad
olivo: per questo sono in corso diversi progetti di recupero di oliveti
abbandonati sul territorio regionale
finanziati dall’Unione Europea.
31
Ottobre 2011
Giochi
Tempo Libero
INFOWEB
www.zai.net
L’oroscopo
Test
21/3 - 20/4
Ariete
Tutti hanno i loro problemi, ma voi
non potete essere sempre così nervosi, su!
Si avvicinano giorni propizi per fare cose
per voi stessi; impegnatevi a sorridere.
Feeling con: Gemelli e Scorpione
Stai lontano da: Acquario e Leone
Giorno fortunato: 13 ottobre
Mi vendo?!
A quanto pare tutti abbiamo un prezzo: alcuni nascono addirittura
con un cartellino cucito addosso, mentre altri almeno a
parole sbandierano fieramente la
loro incorruttibilità e integrità morale: sarà veramente così? O, per accalappiarsi i favori di questi campioni
di moralità, basterà solamente fare
un’offerta migliore? Scopritelo col
nostro infallibile test a Denominazione di Origine Controllata!
Mi fai copiare?
a Ma certo, se non ci si aiuta tra
compagni di classe! Sono dieci
euro da pagare in anticipo: sufficienza garantita!
Fai pure, magari mi offri un corb
netto a ricreazione perché non ho
più un soldo in tasca: questo benedetto compito in classe mi è
appena costato dieci euro!
Sono decisamente contrario a
c
questo genere di cose! A pensarci
bene, però, domani c’è il compito
in classe di latino, e tu sei piuttosto bravo in quella materia: potremmo trovare un accordo vantaggioso per entrambi.
È l’interrogazione decisiva! Cosa
sei disposto a fare per cavartela?
a Venderei l’anima al diavolo, ma
l’ho già data via in cambio della promozione in seconda elementare!
b Non saprei, ho già fatto una generosa offerta a Santa Rita Patrona delle cause Perse. Avete altri santi da consigliarmi?
c Sono disposto solamente a studiare sodo! In realtà non l’ho fatto, né ho intenzione di farlo, ma
tanto vado bene a tutte le altre
Toro
21/4 - 21/5
Non sapete più a chi dare i resti,
come si suol dire. Sembra che tutti abbiano bisogno di voi: ma voi? Una voce dal di
fuori risveglierà qualcosa di bello.
Feeling con: Vergine e Toro
Stai lontano da: Sagittario e Pesci
Giorno fortunato: 31 ottobre
materie!
Una recente ricerca ha messo in
evidenza come molti giovani sarebbero disposti a fare sesso o altro in cambio di passare i test
d’ingresso all’università...
Ad essere onesti, se i miei vea
nissero a sapere come ho recuperato matematica l’anno scorso,
non credo che riuscirei più a
guardarli in faccia.
b Io non concepisco che si arrivi a
fare una cosa del genere: dico io,
‘sta gente non ha una mamma,
una sorella... un cane?
c Se nei confronti di chi si vende
possiamo al massimo provare
pena, per questi professoroni
non possiamo che provare schifo e disdegno! Almeno offrissero direttamente una laurea col
massimo dei voti!
Parteciperesti a un reality show?
a E me lo chiedete pure? Sono anni
che tento di imbucarmi in qualche casa, isola o fattoria, ma niente! E il problema è che mi rimane solamente un rene!
b Non è il massimo, ma è sempre
un’occasione per fare due soldini facili, quindi ci farei un pen-
sierino.
c Per carità, non ho mica bisogno
di mettermi in vetrina per due soldi: di quelli me ne passa di più il
mio abbiente papi produttore televisivo!
Una bravata del tuo migliore
amico rischia di metterti
nei guai: che fai?
Si
risolverà
tutto nel migliore dei
a
modi, voi datemi solamente trenta denari!
b Nei limiti del possibile cercherò
di coprire il mio amico e al contempo cavarmela anche io senza
troppe ripercussioni.
c Figuriamoci, non sarebbe la prima volta: l’importante è avere le
conoscenze giuste, e in Italia si
sa: coi soldi fai tutto.
Venderei l’anima al diavolo per...?
a Già fatto, già detto: domanda n.
2, risposta A! Era la promozione
in seconda elementare...
b Se esiste il diavolo significa anche che esiste una punizione
eterna, perciò la questione si fa
delicata!
c Ma figuriamoci, è del tutto escluso! E poi il papi può offrirmi anche
di più quando me lo liscio bene!
La foto del mese
Gemelli
22/5 - 21/6
Avete detto un sì troppo a cuor leggero, a quanto pare vi siete sbagliati. Di
grosso anche. Qualcuno vi inviterà ad andare a fare acquisti, vi divertirete molto.
Feeling con: Capricorno e Ariete
Stai lontano da: Cancro e Pesci
Giorno fortunato: 27 ottobre
Cancro
A cura di Cassandra
Bilancia 23/9 - 22/10
La positività vi è compagna e non
pensa assolutamente di abbandonarvi: è
il momento giusto per fare ciò che tanto desiderate.
Feeling con: Bilancia e Ariete
Stai lontano da: Pesci e Acquario
Giorno fortunato: 25 ottobre
Scorpione 23/10 - 22/11
Non ci siamo proprio. Vi state
chiudendo a riccio: le stelle consigliano
di aprirvi un po’ al mondo altrimenti ben
presto sarà il mondo a chiudersi per voi.
Feeling con: Sagittario e Pesci
Stai lontano da: Leone e Scorpione
Giorno fortunato: 17 ottobre
Sagittario
23/11 - 21/12
Avete lottato tanto per difendere
quello che di più importante c’è nella vostra vita. Benissimo: ci sono dei movimenti
astrali che non vi faranno penare più!
Feeling con: Toro e Gemelli
Stai lontano da: Ariete e Sagittario
Giorno fortunato: 19 ottobre
Capricorno 22/12 - 20/1
22/6 - 22/7
Aprite il vostro cuore a quella “tentazione” che continua a rallegrarvi le
giornate. Sapete su chi contare, adesso non
vi resta che muovervi di conseguenza.
Feeling con: Scorpione e Cancro
Stai lontano da: Leone e Sagittario
Giorno fortunato: 20 ottobre
Capisco che la vostra natura è profondamente volubile, ma abbiate il coraggio delle vostre azioni! Qualcuno ascolterà i vostri problemi senza giudicarvi.
Feeling con: Bilancia e Ariete
Stai lontano da: Leone e Vergine
Giorno fortunato: 31 ottobre
Leone
23/7 - 22/8
Siete arrivati ai minimi storici di fiducia nell'amore? Non si può che risalire!
Se le cose non sono andate come previsto,
non schivate le conseguenze: sarà peggio.
Feeling con: Bilancia e Gemelli
Stai lontano da: Toro e Leone
Giorno fortunato: 15 ottobre
Acquario 21/1 - 18/2
Siate pronti ad affrontare degli
ostacoli perché ci sono dei problemi in arrivo, ma tranquilli: nulla di impossibile da
superare, abbiate fiducia in voi stessi!
Feeling con: Vergine e Gemelli
Stai lontano da: Bilancia e Scorpione
Giorno fortunato: 14 ottobre
Vergine
23/8 - 22/9
Al momento c’è calma piatta: forse anche troppa, vero? Non disperate, le stelle mi stanno sussurrando che in arrivo per
voi c’è un bastimento carico di novità!
Feeling con: Gemelli e Toro
Stai lontano da: Sagittario e Capricorno
Giorno fortunato: 22 ottobre
Pesci
19/2 - 20/3
Dovete proprio darvi da fare per
far sì che gli altri comprendano che tenete al vostro rapporto con loro; siate sinceri con voi stessi e sarete felici.
Feeling con: Sagittario e Cancro
Stai lontano da: Ariete e Pesci
Giorno fortunato: 23 ottobre
Scopri il tuo profilo
Voi siete fondamentalmente dei bugiardi: vi mostrate incorruttibili, vi sentite migliori degli altri, ma in fondo in fondo siete vendibili come tutti, si
tratta soltanto di alzare il prezzo! Solitamente sono proprio gli integralisti fomentati i primi a vendersi, perciò dimostrate a tutti e soprattutto a voi stessi
che l’autore dei test di Zai.net è solo un paranoico complottista!
Il negoziatore
Da 13 a 18 punti
Anche se a livelli diversi, nella vita ci si “vende” sempre: anche nel mondo
del lavoro si “vendono” il proprio tempo o le proprie competenze, si tratta
solamente di morale, e la vostra è tutto sommato accettabile. Non sarete dei
campioni di incorruttibilità ma almeno sapete quanto valete e non desiderate certo svendervi per quattro spicci. Continuate così, e continuiamo anche
noi con la tradizione che vuole il profilo di mezzo come quello più noioso!
C’è crisi per tutti
Da 7 a 12 punti
Diciamo la verità: per vostro personale tornaconto vendereste non solo
la mamma, ma anche la famiglia intera! La cosa peggiore è che dareste via tutti per molto poco! Insomma: se proprio dovete “vendere
l’anima al diavolo”, fatelo per ricoprirvi d’oro! Magari ricordatevi pure
ogni tanto dell’integrità, la dignità e il rispetto di voi stessi!
Saldi!
Da 1 a 6 punti
Punteggio
per ogni risposta A: 1 punto
per ogni risposta B: 2 punti
per ogni risposta C: 3 punti
Dall'Italia alla Svizzera: il Bernina Express, Patrimonio Unesco
Zai.net in pillole
BE
La riscossa di
Wikipedia
L’enciclopedia più famosa
del web si era auto oscurata
per protestare contro il
comma 29 del Ddl intercettazioni, la cosiddetta norma
ammazzablog: in pochi minuti tutta la rete si è mobilitata a sua difesa. Un vero e
proprio capolavoro della comunicazione.
(A pag. 3)
YOURSELF
AND
Un augurio
per il futuro
Margherita Hack ci invita a votare con la testa,
eleggendo persone capaci e
oneste che abbiano a cuore il
bene del Paese e non mettano
al primo posto i propri interessi. La società che verrà è
nelle nostre mani, basta fidarci delle nostre potenzialità e non rinunciare alle nostre passioni.
(A pag. 4)
L’Italia del papi
ll racconto di un concorso
per aspiranti attrici ci mostra
uno spaccato esemplare del
nostro paese, in cui la “spintarella” conta più del talento.
Una convinzione sempre più
radicata, tanto che molti dicono, come è emerso dal nostro sondaggio, “se lo fanno
tutti, perché non io?”.
(A pag. 6)
Il dj festaiolo
Dopo aver venduto quasi
nove milioni di dischi in due
anni e conquistato milioni di
fan, Jason Derulo sembra
inarrestabile. Il suo nuovo album Future History è il frutto
di un intensissimo lavoro
creativo: ha scritto ben 150
canzoni per comporre il suo
“puzzle perfetto”.
(A pag. 24)
Dalla tv al cinema
C’è chi li adora e chi non
li sopporta, chi li trova esilaranti e chi li critica perché
volgari, ma loro vanno dritti
per la loro strada. Fabrizio
Biggio e Francesco Mandelli,
in arte I soliti idioti, debuttano sul grande schermo a
novembre in un film rigorosamente politically scorrect!
(A pag. 28)
LookSmart
Zai.net Lab, il più grande laboratorio giornalistico d’Italia, è realizzato anche grazie al contributo di
La vie en rose
Un ritratto inedito di Parigi fra croissant, vintage e
biblioteche da sogno ci mostra gli aspetti meno noti
della capitale francese, che
offre angoli davvero impedibili. Come le terrazze delle
Galeries Lafayette: osservare
la città da qui fa scoprire un
panorama impossibile da immaginare mantenendo i piedi
per terra.
(A pag. 8)
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