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Indice
Introduzione
pag. 3
LE DUE CHIESE
pag. 9
LEONARDO ESOTERICO
pag. 16
IL MISTERO DI GIOVANNI
pag. 27
LA FORMULA SEGRETA
pag.32
AL CENTRO DELLA TERRA
pag. 45
IL RE DEL MONDO
pag. 49
LEONARDO IN KASHMIR
pag. 53
IL GRAAL
paf. 59
L’ALTRA FACCIA DELLA MONETA
pag. 66
Recentemente il Best Seller di Dan Brown ‘Il Codice da Vinci’ mette Leonardo al centro di un
intrigo esoterico che chiama in ballo la Chiesa di Giovanni e il Priorato di Sion. Tra costruzioni di
fantasia e necessità letterarie il fulcro della rivelazione, appena sfiorato, viene spazzato via dalla
foga del romanzo, quando invece il potenziale sconvolgente che si annida tra le pagine deve ancora
venire alla luce. Vi è qualcosa di segreto che Leonardo non ha ancora detto al mondo? Cosa si
nasconde dietro la sua presunta venerazione della Maddalena? La verità è che Leonardo
sottoscrisse una formula matematica giovannita che richiama il dualismo maschio-femmina ed è
dirompente dal punto di vista scientifico come possiamo apprezzare in tutto il suosplendore proprio
nei nostri giorni.
Fino al secolo scorso grandi cambiamenti venivano annunciati per il Terzo Millennio. Ma tutto
quanto è stato detto è finito nel dimenticatoio. Invece qualcosa sta accadendo davvero sotto il
Pontificato di Papa Francesco, quando meno ce lo si aspettava. Un vero e proprio rebus massonico
si dipana sotto i nostri occhi e Leonardo ne è, ancora una volta, il catalizzatore dominante. E’
possibile che Leonardo avesse conosciuto l’Avatar, il Re Mundi della dottrina giovannita? Come
mai più si scava nel pensiero esoterico di Leonardo più ci si spinge verso il Kashmir, la culla delle
religioni, dove la leggenda tramanda l’esistenza del sepolcro terreno di Gesù? Si è a lungo parlato
di un viaggio di Leonardo sfuggito alle cronache. Recenti scoperte annoverano Leonardo tra i sufi
musulmani per i quali l’espatrio di Gesù in oriente e la matrice orientale delle civiltà occidentali
non sono mai state un mistero. E’ possibile che Leonardo come Maometto fosse giunto a visitare la
tomba del Cristo a Srinagar? Quale è la posizione vaticana di Papa Bergoglio rispetto
all’esoterismo cristiano? Come mai Papa Francesco sceglie di impersonare il Santo Scalzo atteso
in Vaticano proprio come vuole la tradizione giovannita?
Questo lavoro spiega che l’imprinting della dottrina della Chiesa di Giovanni è di origine orientale
e che all’India, ricca di misteri, miti e concetti scientifici travolgenti guardava nascostamente
Leonardo.
Maestro di un Ordine iniziatico mosso dall’anelito all’illuminazione Leonardo non è solo il numero
uno del Risorgimento ma il suo genio è destinato a sbocciare pienamente con il fiorire del Terzo
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Millennio. I suoi aforismi e gli intimi aneddoti riposti nei suoi quadri oggi si possono leggere e
comprendere interamente. Alcuni, nella storia, avevano avvertito quale fosse il segreto di Leonardo
ma non lo avevano sbandierato ai quattro venti finchè il Priorato di Sion non decise di mettere
nelle mani dell’opinione pubblica un mistero ormai maturo per i più. A Papa Francesco oggi spetta
il compito di affrontarlo.
Dai Veda ai Vangeli, da Qumran alle terre perdute d’America, dall’indice di Giovanni alla coppa
del Graal, dalla tomba del Cristo alla Sindone, questo libro è un’avventura audace ma pragmatica
al cospetto della quale favolosi dipinti e ardite composizioni scientiche sbiadiscono lentamente
come inezie di fronte all’autentico fuoco leonardesco.
Introduzione
Questo libro nasce dall’osservazione che sovrapponendo un noto simbolo mistico e orientale, l’enneagramma di
Gurdjieff, al famoso uomo di Leonardo sembra che l’uno sia fatto per completare l’altro.
Gurdjieff era un maestro orientale e non intendeva rendere noto il simbolo che portò alla luce dall’oriente finchè suoi
allievi, matematici e studiosi come Ouspensky e Bennet, ne rimasero così colpiti da darlo alle stampe. Gurdjieff diceva
che quel simbolo racchiudeva le leggi dell’universo e per quanto fosse un personaggio straordinario è difficile credere
sulla parola alle sue affermazioni. E d’altra parte lui stesso non insisteva per diffondere e fare accettare il suo pensiero a
tutti e parlava dell’enneagramma soltanto a chi se ne dimostrava particolarmente interessato.
Gurdjieff diceva che era un simbolo antico, che stava all’origine delle religioni e che col tempo se ne era perso il
significato e l’uso, rimasto soltanto in qualche forma frammentaria dispersa qua e là.
Eppure sovrapposto all’uomo di Leonardo presenta delle coincidenze esorbitanti.
L’uomo di Leonardo, inserito in un quadrato e in un cerchio, fa la sua prima comparsa nella storia nel bel mezzo del
periodo romano (I sec. d.C.), studiato dall’architetto Vitruvio che cercava di far assomigliare la struttura di un tempio
alle proporzioni umane.
In realtà l’architettura romana come le arti e le filosofie prendevano le mosse da un sapere più antico che nel millennio
precedente la nascita di Roma era diffuso in medioriente e venne raccolto in particolar modo dal popolo ebreo e
consegnato ai posteri.
Uno sguardo rapido alla storia dimostra che il simbolo di Gurdjieff, divenuto noto solo all’inizio dell’ultimo secolo, era
già sbarcato in Europa in tutta la sua interezza prima del tempo di Leonardo, nel medioevo, ma ne abbiamo solo un
accenno visivo senza alcun commento, mentre riappare in una forma lievemente diversa e modificata appena dopo la
scomparsa di Leonardo, presentando tutte le caratteristiche matematiche per essere stato nelle sue mani e nelle mani del
Priorato di Sion, una discussa società segreta non nuova a forme simboliche che emerge dalla storia anch’essa proprio
nel nostro secolo e tra cui si annovera anche il nome di Leonardo.
La cosa curiosa è che ne Gurdjieff, ne Leonardo avevano accennato l’uno ai simboli dell’altro.
Nell’estate del 2004 mi arrivò a casa un opuscolo pubblicitario che portava in rilievo l’enneagramma di Gurdjieff e per
la prima volta lo osservai senza cercare di intravedervi nulla di particolare. Mi venne subito in mente di sovrapporlo
all’uomo di Leonardo e quando lo feci notai che presentava una convergenza esaltante, il tratto centrale del simbolo
stagliava alla perfezione il mistico terzo occhio nell’uomo di Leonardo ma la cosa che mi colpiva ancor di più era che
sovrapponendo il simbolo di Gurdjieff all’uomo di Leonardo ne risultava un chiaro richiamo alla quadratura del cerchio,
un tema sempre tentato e studiato dai matematici nella storia e dichiarato definitivamente impossibile da Liendemann,
verso la fine del 1800.
Ricordavo che Leonardo affermava di conoscere la quadratura del cerchio, affermazione che spinse molti matematici di
poi ad avventurarsi nell’impresa per svelare l’arcano segreto.
Ora non si tratta di rivedere le conclusioni definitive e scientificamente corrette a cui giunse Liendemann, ma si tratta di
rivedere in quale prospettiva un uomo come Leonardo potesse aver formulato quella dichiarazione tant’è che più
rovistavo nel pensiero degli antichi più risultava chiaro il coinvolgimento e il ruolo fondamentale che la quadratura del
cerchio aveva avuto nelle loro scienze.
In che modo il diagramma di Gurdjieff sovrapposto al disegno di Leonardo richiamava la quadratura del cerchio?
Tutti sanno, mi riferisco a chi abbia dato un’occhiata all’uomo di Leonardo, che la diagonale del quadrato che si
costruisce sull’uomo a braccia aperte passa per i genitali, mentre il centro del cerchio che si costruisce sempre sullo
stesso uomo passa per l’ombelico.
Ora, tracciando una retta che dall’angolo del quadrato passi, non per il centro del quadrato, ma per il centro del cerchio,
dunque per l’ombelico, e disegnandola ancora oltre fino a rincontrare la circonferenza del cerchio che chiude il disegno,
la retta scandisce la medesima suddivisione del cerchio su cui Gurdjieff insisteva tanto.
In altre parole Gurdjieff, enigmatico per molti aspetti, non spiegava i segreti e le origini dell’enneagramma, ma a chi si
mostrava interessato a comprendere quel simbolo diceva che il cerchio doveva essere suddiviso in nove parti, non in
dieci o secondo un’altra divisione numerica, e che il valore di quel simbolo derivava proprio da questo, di qui il nome
enneagramma (figura a 9 facce).
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Se costruiamo un quadrato e un cerchio intorno a un uomo e facciamo passare una retta da un angolo del quadrato per il
centro del cerchio, ecco che il cerchio viene diviso in nove parti (lo scarto è infinitesimale e non minimamente
paragonabile a quello di un cerchio diviso in altre parti).
La coincidenza è sorprendente. E come se non bastasse il centro del quadrato è esattamente su una retta che unisce due
punti del cerchio diviso in nove parti.
L’uomo di Leonardo è stato sottoposto a molte prove geometriche e matematiche, lo stesso si può dire del simbolo di
Gurdjieff, eppure insieme sembra ritrovino quella dolce metà così da tempo scordata da non lasciar più nemmeno
pensare ne potesse esistere una.
Forse qualcuno penserà che si tratti di una pura coincidenza o di niente che esuli dalle note leggi della matematica.
Rispetto molto questo punto di vista, è troppo facile cercare dei significati nascosti nelle cose, e dopotutto resta da
provarne l’utilità, ma quello che emerse nel corso delle mie ricerche è che se questo simbolo avesse mai avuto un ruolo
in uso presso gli antichi ce lo aveva proprio col tema dello sviluppo del destino, col tema della casualità e della forma
che prendono il tempo e lo spazio, simbolismo ancestrale che riposa nelle pagine del vangelo di Giovanni.
E, cosa non meno sorprendente, nel vangelo di Giovanni traspare proprio il fondamento teorico di una scienza
matematica che può considerarsi all’avanguardia ancora ai nostri giorni.
Pochi sanno che gli esoteristi hanno sempre cercato la soluzione della quadratura del cerchio nel vangelo di Giovanni e
tra queste pagine, senza forzature, si trova un vero e proprio tessuto simbolico che le conquiste del tempo riescono solo
a conclamare, mai ad eclissare: il vangelo di Giovanni si presenta come il ricettacolo di una sapienza tanto arcaica
quanto intramontabile e moderna che dal diciannovesimo secolo in poi ritrova metaforicamente la forma perfetta
dell’atomo così come rinvenuta nella tavola periodica degli elementi. Si tratta di una convergenza che ha del
sensazionale e poiché il vangelo di Giovanni si spinge fino alla fine del tempo pare voglia proprio inquadrare la nascita
e la fine della materia nel pieno rispetto di una tradizione esoterica più ampia e universale.
Per quanto riguarda l’enneagramma di Gurdjieff sovrapposto all’uomo di Leonardo invece restammo a lungo senza
cogliere un ulteriore nesso fra le analogie che evidenziavano l’uno dell’altro fin quando ci accorgemmo che le linee di
congiunzione tra le due figure non erano divise esattamente a metà dal centro del quadrato e del cerchio, ma (con la
lieve approssimazione dovuta a ciascuna forma umana) appaiono divise nel rispetto di una formula aurea che trapela
anch’essa dalle pagine del vangelo di Giovanni, ma secondo un’espressione singolare, che reincontriamo
nell’evoluzione che le scuole di Giovanni hanno avuto nel corso del tempo fino ad arrivare al cospetto di uno dei misteri
più discussi ancora ai nostri giorni: il tesoro del Priorato di Sion e il segreto di Rennes-le-Chateau. Il rapporto tra le
linee che congiungono l’enneagramma all’uomo di Vitruvio è dell’ordine di √5-1/1=1,23606, una formula matematica
estremamente moderna (risale all’illuminismo) che descrive un rapporto molto presente in natura la cui contemplazione
risale all’antichità. Stiamo parlando della sezione aurea, ma non nei termini consueti Tutti sanno che la sezione aurea è
un coefficiente matematico che nei confronti dell’unità vale 1,618 o 0,618. Nel caso in questione invece la sezione
aurea è rapportata al ‘due’ e al ‘mezzo’, ossia 1,236..= 2 φ = 0.5 φ andando a rispecchiare il celebre motto di Giovanni
‘un tempo, due tempi, la metà di un tempo’. E’ questo versetto, breve, lapidario, ermetico, ma dalle ampie ripercussioni
sia matematiche che letterarie che abbiamo individuato nel mistero di Rennes-e-Chateau e e più estesamente nel culto
della Chiesa di Giovanni.
Leonardo da Vinci, scienziato e matematico eccellente, aveva buttando il suo sguardo sulle antiche scritture cogliendo
ciò che era sfuggito a intere generazioni? In un certo senso le sue scoperte sono una predizione del futuro: l’aereo, il
carrarmato, la bicicletta e l’elicottero.
Leonardo disprezzava gli indovini eppure li consultava e ne era divertito. Si prestava a realizzare i progetti della Chiesa
eppure dalla sua mano esordiscono elementi religiosi che non possono essere stati dettati da chi aveva commissionato
l’incarico.
Si dice che Leonardo, come molti artisti del resto, amasse velare il messaggio delle sue opere per vincere il coro ingrato
del volgo e passare oltre l’indice secolare della Chiesa.
Nell’Ultima Cena non mette vino a tavola, il punto cardinale della dottrina della Chiesa, e inoltre al centro del tavolo
insieme al Cristo disegna una donna e una mano tesa che impugna una lama di fronte a Pietro. Che Leonardo avesse una
mentalità eretica è il suo biografo ufficiale stesso a dirlo e non dev’essere un caso che pungolasse la dottrina della
Chiesa ponendo con sottile ironia sotto il suo naso quella stessa figura che la Chiesa aveva respinto con tanta forza fin
dalle prime predicazioni per la compromettente vicinanza al Cristo: la Maddalena. Tra l’altro Leonardo era sensibile al
tema dell’ermafrodita, dell’unio mistica dell’uomo e della donna, e lo dipinse nei suoi quadri insieme ad altri messaggi
in codice lasciati allo studioso e a caccia dei quali sguinzagliano ancor oggi un gran numero di persone.
Inoltre oggi circolano dei documenti storici che lo vogliono cresciuto da una società clandestina al regime della Chiesa.
La scoperta più sensazionale che lancia il genio di Leonardo oltre il plauso immaginabile che la storia abbia mai
riservato ad un uomo sarebbe il suo coinvolgimento e il suo intervento nella nascita della sindone dal momento che le
analisi al carbonio la datano al medioevo. L’ipotesi è che l’uomo ritratto sia un maestro dei Templari, Jacques de
Molay, anch’egli affiliato al Priorato di Sion, la società clandestina di Leonardo, e che venne messo a morte
dall’inquisizione con tutti i dettagli della crocefissione del Cristo. Leonardo dovette recuperare il mantello del maestro
templare per riuscire a restituire alla Chiesa la sua figura facendola adorare nei panni di Gesù, e compiendo la presa in
giro più colossale che si conosca.
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Si dice che la sindone incappò in un incendio che vanifica le analisi al carbonio ma l’ipotesi che coinvolge Leonardo e
Jacques de Molay nella sua comparsa storica non è del tutto infondata perché il vangelo di Giovanni suggerisce che
Gesù non venne avvolto da un unico telo nel sepolcro, ma da più bende, seguendo la prassi dell’epoca:
“Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con bende assieme agli aromi, secondo l’usanza di seppellire dei giudei” (Gv
19,40) “Il morto uscì con i piedi e le mani avvolti da fasce e il viso coperto da un sudario.” (Gv 11,44) “Giunse intanto
anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra, e il sudario che era stato sul capo di
Gesù, non per terra con le fasce ma piegato in un luogo a parte.” (Gv 20, 6)
Se mai la Chiesa dovette impossessarsi di un’opera clandestina di Leonardo ne avrebbe subito vantato la paternità
dottrinale, ma Leonardo era davvero così distante dalla Chiesa?
In realtà ciò che più li divideva erano le ricerche scientifiche che Leonardo doveva spesso condurre di nascosto dalle
autorità ecclesiastiche, senza ricevere ne appoggio ne riconoscimento. Questo il motivo che dovette indurlo anche a
velare un messaggio a valenza mistica perchè non sarebbe stato compreso come lui lo intendeva. Questa la ragione che
dovette indurlo ad affiliarsi al Priorato di Sion deciso a influenzare il braccio secolare del papato.
Quanto ci sia di vero in tutto questo non è facile dire, una cosa è certa oltre ogni dubbio: Leonardo non solo sviluppò
una scienza prorompente in molti campi del sapere ma nutrì anche una profonda attenzione per i misteri della religione
per i quali spesso e volentieri si adoperò.
Ora, il disegno più celebre di Leonardo, l’uomo di Vitruvio, non è solo un compendio per il pittore che vuole conoscere
le proporzioni umane ma una vera e propria chiave di lettura che ci porta in quello che l’uomo religioso del passato
considerava scienza. Vitruvio aveva detto che un uomo si inscrive tanto in un quadrato quanto in un cerchio, ma non
aveva mai pensato di accorparli insieme come fece Leonardo.
Le mie ricerche mi portarono a domandarmi se Leonardo avesse individuato un codice matematico tenuto in gran conto
presso l’antichità, una stringa numerica ad impronta mistica che trapela anche dalle pagine dell’apocalisse di Giovanni.
Leonardo ci ha passato una forma di scienza tenuta in gran conto presso l’antichità attraverso gli studi che ha ripreso da
Vitruvio e il simbolo di Gurdjieff ci aiuta a decifrare quel linguaggio portentoso pronunciato da chi, in un lontano
passato, volente o nolente, ha avuto in pugno la sorte dell’umanità fino a oggi.
Che gli antichi utilizzassero il cerchio e il quadrato nelle loro forme di scienza e magia che oggi appaiono rudimentali è
fuori discussione ma che l’impiego della quadratura del cerchio potesse lanciare l’uomo verso una realtà sconosciuta
che regola e muove l’universo incontrando e superando i traguardi raggiunti dalla scienza moderna, e a questo confine
si imbatteva costantemente la ricerca, è una cosa del tutto diversa.
Il simbolo di Gurdjieff e l’uomo di Leonardo si incastrano così perfettamente da lasciare sbalordito chiunque, anche chi
non vuole vedere null’altro oltre questa straordinaria coincidenza.
La prima cosa che feci quando lo notai è stato cercare qualcuno che ne avesse parlato, che avesse già trattato
l’argomento, ma non l’ho trovato. Forse qualcuno c’è, e avrà spiegato il fascino di questa fortuita coincidenza a suo
modo. La prima cosa che feci fu tentare di approfondire l’argomento, coinvolsi gli amici e per qualche settimana, nel
tempo libero, ci ritrovavamo insieme in una casa dove aleggiava lo spirito della grande scoperta. Ognuno portava le
informazioni che trovava pertinenti, quello che riusciva a trovare insomma, e il clima era avvincente ed entusiasta.
Senza sapere dove saremmo finiti abbiamo ripreso in mano la storia e la scienza, e veramente trovammo coincidenze
ovunque, ma col passare dei giorni il desiderio di concretezza non giustificava più lo slancio dell’entusiasmo, le belle
coincidenze, in definitiva potevano significare molto, ma al di là del balzo esultante dell’immaginazione che
provocavano, tornavano a non significare proprio nulla.
Avevo accettato il clima divertente del gruppo, la collaborazione di alcuni miei amici fu così piena che l’indagine
personale spesso era costretta ad aspettare un momento di riposo generale.
Ma col passare del tempo l’entusiasmo doveva lasciare inevitabilmente il posto alla pazienza e alla costanza, la ricerca
sui dati che si presentavano richiedeva un’analisi impegnativa e una continua riflessione e a quel punto potevo restare in
contatto di tanto in tanto solo con chi continuava a dimostrare disponibilità nonostante la difficoltà di trovare
chiarimenti.
Da parte mia, avevo già notato alcune relazioni che la quadratura del cerchio e il sistema matematico di Gurdjieff
avevano con l’angolo giro e con la nascita del sistema decimale, e molti autori al giorno d’oggi hanno evidenziato la
profonda conoscenza che gli antichi avevano dei ritmi terrestri e planetari. Era chiaro che la natura del simbolo nasceva
da un entroterra mistico e religioso, e poteva essere tranquillamente lasciato alla leggenda, ma non prima di aver
compiuto ogni sensato tentativo per sapere qualcosa di più.
Secondo gli antichi i primi quattro numeri dettarono la costituzione del sistema decimale: 4+3+2+1, o la suddivisione
del tempo in 24 ore (4×3×2) e l’origine del sistema decimale, dell’angolo giro e la divisione del tempo che adottiamo
ancora oggi ci accompagnano da un passato così lontano e insondabile, ma anche così prepotentemente scientifico di
fronte al quale si inchinò prima Newton, che individuò la causa della precessione degli equinozi terrestri, un ritmo che
rientrava già nei calcoli degli antichi (72 ×360), poi lo stesso Einstein: la velocità della luce percorre l’orbita spaziale tra
la terra e il sole in un tempo che corrisponde a 1000 secondi esatti. Ecco la scansione del tempo che ci hanno lasciato gli
antichi. Abbiamo dovuto aspettare che ci dicessero che la terra era rotonda e che si scoprissero le misure della terra e i
ritmi del cosmo, abbiamo dovuto aspettare che Einstein indicasse nella velocità della luce la massima velocità
spaziotemporale raggiungibile per renderci conto che il concetto rientrava già perfettamente nello schema che gli antichi
ci avevano tramandato nella misurazione del tempo, e sorprendentemente ogni scoperta che guarda verso il futuro della
scienza guarda contemporaneamente anche verso il passato, oggi si scopre un tempo di rotazione comune alla terra e
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Sirio intorno al centro della galassia e da che tempo e tempo Sirio è sempre stato nell’occhio del mirino degli
antichi…quante cose dovremmo scoprire ancora?
Abbiamo dovuto aspettare l’era di Einstein per renderci conto da dove veniamo, per intravedere i nostri antenati, per
capire di che pasta erano fatti, a meno che.. non si tratti tutto di un caso…
Se la tavola degli elementi è costituita sulla potenza dei primi quattro numeri si tratta di un’operazione di
moltiplicazione ed è precisamente questa moltiplicazione (Gurdjieff) che usavano gli antichi per spiegare l’espansione
dei cosmi ed è proprio questa operazione che conduce la composizione spazio temporale della materia, per usare una
definizione di Einstein, ad allinearsi al codice del tantra.
E come non aggiungere che gli antichi dicevano che il cosmo è nato dal suono e che il massimo rapporto di estensione
musicale nell’ambito di un’ottava è proprio la quarta?
Non ho mai avuto intenzione di dedicarmi alla filosofia dei numeri, ma non desidero nemmeno ignorare un fatto se è
evidente. Pitagora, oltre ad essere il padre della matematica, era anche un mistico di tale elevatura da aver influenzato
perfino la nascita di Roma. Si dice che Numa, il primo Re di Roma, fosse un grande filosofo pitagorico.
L’enneagramma di Gurdjieff incontrava l’uomo di Leonardo che a sua volta rimandava al misticismo del tantra, e
l’anatomia mistica del corpo umano secondo il tantra si rivelò infine essere intimamente connessa alla struttura degli
atomi della materia.
Volevo dirlo a qualcuno, ma a chi?
Pensai allora di raccogliere il materiale e di scrivere un breve riassunto della ricerca che avevo affrontato. Le
coincidenze che avevo inaspettatamente individuato erano troppo belle per essere dimenticate, ma ancora non sapevo
che una documentazione esauriente sull’argomento mi avrebbe riservato altre sorprese.
E’ stato necessario riaprire i testi religiosi antichi e di pari passo vagliare i commenti più recenti espressi oggi a
riguardo, è stato necessario comparare la religione alla scienza e la scienza alla vita degli uomini che ne sono stati i
pionieri, è stato necessario vagliare il fronte del misticismo moderno.
Colin Wilson, Gardner, Daniken, Hancock, Buval, sono in molti oggi, dotati di tenacia e intelligenza, a porre degli
interrogativi sulle origini dell’uomo e delle sue conoscenze. Altri studiosi, come Lincoln, Baigent, Leight, hanno
indagato il volto nascosto della storia con notevole acume.
Leonardo è al centro di una girandola di misteri che continua a sorprendere oggi come ieri, ed è proprio sul confine di
questo mistero che il presente lavoro intende spendere qualche parola.
Gettare un po’ di luce sul mistero della quadratura del cerchio ha sortito il risultato di approfondirlo, estendendolo alle
contrade più sperdute della storia, dimenticate dai più, e approdando ai piedi delle capacità e delle virtù più straordinarie
che siano mai state attribuite in possesso all’uomo.
Ogni dove vi è un mistero là si raduna un’infinità di curiosi, che spopolano altrettanto in fretta quanto improvvisamente
ne nasce un secondo più fresco ed incalzante verso il quale correre e precipitarsi. E a forza di pensare che vi sia una
realtà sconosciuta dietro qualche fenomeno si finisce col credervi anche se la realtà stessa indica il contrario.
Man mano che procedevo nel vagliare la documentazione più adatta a gettar luce sul mistero della quadratura del
cerchio come era proposta da Gurdjieff, da Leonardo e dal tantra, al confine tra realtà e mitologia, non solo giunsi ad un
bivio atomico che si affaccia sulla nostra realtà spaziotemporale, non solo mi trovai a navigare sulle acque di un fiume
che attraversa lande sperdute della storia e della scienza ma compresi che quelle stesse acque erano un fiume di
allegorie a cui faceva riferimento lo slancio profetico dell’antico veggente.
Non avrei mai pensato di imbattermi nel codice che duemila anni fà aveva annunciato l’Anticristo, né tanto meno di
giungere alle soglie dell’annuncio profetico del ritorno del Cristo nella nostra era.
Eppure, le prove sono qui, una piccola coincidenza che può non significare nulla può anche essere una chiave usata in
passato per spalancare le finestre sull’infinito.
Non posso fare altro che riferire i risultati della ricerca, per chi desidera sognare c’è materiale a sufficienza, per chi
desidera studiare c’è materiale ad oltranza, per chi desidera ridere ogni pagina offre i più squisiti spunti, per chi desidera
comprendere vi è qualche indicazione.
Non è facile ricostruire la storia, non è facile scandagliare i misteri che da sempre accompagnano l’uomo, e non può
nemmeno essere il compito di un singolo individuo.
Questo lavoro nasce per caso, non ha affatto la pretesa di sostituirsi allo storico od allo scienziato, si propone di offrire
una panoramica in cui si inseriscono i misteri accennati, una prospettiva che passo dopo passo si è rivelata essere
sempre più ampia e che ha dovuto non solo seguire le impronte lasciate dal mistico e dal suo genio, ma anche cercare il
suo volto ed ascoltare la sua voce.
E proprio come un’informazione mistica e metafisica viaggia ai confini di una realtà universale e sorvola sulle
quisquilie che hanno diviso i popoli questo lavoro corre sui binari di una mitologia comune a tutte le civiltà e non si
ferma a raccogliere pezzi infranti che rallentano la sua corsa.
Non si tratta di privilegiare la mitologia alla storia o la storia alla scienza, nient’affatto, si tratta di proporre il volto della
storia e della scienza che si affaccia sui misteri dell’esistenza.
E non c’è altro modo per offrire al lettore una prospettiva integrale nella quale calarsi, data la portata e l’ampiezza delle
considerazioni affrontate, senza che gli venga suggerito niente di più che affidarsi alle proprie valutazioni. La
conclusione in definitiva non è lo spirito della quadratura del cerchio, non può esserlo, come non lo sono l’essenza delle
conquiste della fisica moderna e come non lo erano gli insegnamenti degli antichi. L’infinito ci parla di sé attraverso
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una possibilità che diventa reale solo con l’uomo che la realizza. In un certo senso è un caso, ma secondo la matematica
si tratta di una possibilità precisa, tangibile, autenticamente sconvolgente per chi abbia girato la chiave nel mistero con
la propria mano, mistero che oggi si ripropone nella più straordinaria attualità.
Camminando attraverso il tempo sosteremo nei crocevia rimasti ai margini della sua corsa e ci ristoreremo alla stessa
mensa che ha accolto viaggiatori ignoti diretti verso una non meno ignota destinazione, ma che hanno lasciato il segno
di un lungo passaggio. Il linguaggio di ieri è ancora quello del mistico di oggi e non serve cercarne un altro e là dove la
nostra corsa si arresta sarà per sollevarci in volo col mistico, vedere con i suoi occhi e seguire il suo dito mostrarci ciò
che ci era sfuggito.
Ma non sempre la corsa finisce con lo spiccare del volo, può dover rallentare per recuperare energie perdute, può restare
ancorata al suolo e seguire un’altra direzione di marcia, può fermarsi a raccogliere pezzi che dall’alto non sarebbero
neppure visti pur continuando a respirare sotto lo stesso cielo.
Questa ricerca nasce da un’analisi matematica naturale e approda alla matematica del soprannaturale. La natura della
ricerca stessa è stata esaltante, il sorriso beffardo degli antichi compare proprio quando si è disposti ad allentare la presa
sulle nozioni acquisite senza sgomberare ne lasciare il tavolo di lavoro. In un istante si spalanca la finestra, tutto finisce
sottosopra e nel riprendere i fogli alla mano un nuovo ordine si prospetta tra le righe.
Era questo il tavolo di lavoro degli antichi, non esisteva un metro universale, ognuno aveva il suo palmo, il suo pollice,
il suo piede; e viveva al ritmo del suo passo con quello della terra.
Oggi si mette in discussione perfino la precisione della precessione degli equinozi, chi ha detto che la terra abbia
sempre mantenuto la stessa rotazione? Da quando?
La scienza di ieri parte con l’uomo, come oggi, sonda la potenza dell’universo con l’uomo, come oggi, e finisce con
l’uomo che porta via con sé le sue conoscenze. Forse questa è l’unica differenza che divide ancora il nostro tempo da
quello di ieri.
Eppure l’uomo resta al centro della ricerca. Dal centro di un quadrato e di un cerchio continua a fare da ponte alle
conquiste del tempo. E non è un sorriso beffardo il suo, a ben guardare sembra sereno, forse è insondabile, ma profonde
il senso di quella certezza che illumina chi raccoglie le chiavi dell’universo dall’onda che si adagia ai suoi piedi.
Scrive G. Rosati a proposito dei testi orientali e delle scritture del tantra: “per comprendere le scritture himalayane, è
indispensabile avere bene in mente la struttura dell’atomo. Senza questa conoscenza, per quanto a carattere elementare,
non sarà possibile seguire la decifrazione della metafisica orientale. .. Nel passato, ma anche recentemente, diversi
studiosi si sono cimentati nella decifrazione dei Testi sacri. Il risultato non è stato soddisfacente: mancava la chiave e
senza chiave non è possibile aprire alcuna serratura..
Sai Baba, grande mistico indiano, ha fornito la prima chiave per giustamente interpretare il simbolismo himalayano.
Senza quella prima chiave interpretativa non saremmo mai riusciti a decodificare le preziose informazioni che i testi
orientali hanno custodito per l’umanità. ..
E’ una chiave molto semplice soltanto perché oggi, grazie alla scienza, abbiamo acquisito nozioni sufficienti a
comunicare con un linguaggio che viene compreso dalla maggior parte dell’umanità..
Manca all’appello la giusta decifrazione dei codici numerologici offerti dai Testi sacri e ai quali Sai Baba fa spesso
riferimento. Fino ad oggi la numerologia è stata l’unico linguaggio attraverso il quale è possibile trasmettere la realtà
così com’è veramente. Le informazioni che scaturiscono dalla numerologia danno a colui che la sa decifrare, la giusta
visione del Tutto. Per fare questo occorre avere superato la condizione duale nella quale siamo tutti immersi. San
Giovanni era in condizione di farlo ed è riuscito a decifrare quello che sarà il futuro dell’umanità, la venuta del Cristo
Cosmico e il momento della grande resurrezione. Oggi, a parte alcuni mistici come Sai Baba sembra che nessuno sia in
grado ancora di giustamente interpretare i codici numerologci.”
Dirò subito che questo lavoro non svela il mistero ma lo approfondisce.
L’indagine sviluppata non ha il carattere di un rompicapo, tutt’altro, se con l’immaginzione si spinge lontano è perché
là è l’eco del mistero, e se è possibile stabilire una relazione tra la matematica del soprannaturale e il mondo reale, ciò
non sembra accadere grazie all’insistenza dell’analisi, ma ad uno sguardo d’insieme che l’analisi può solo confermare.
Ecco perché a volte trascino il lettore in girandole di numeri che non hanno ne capo e ne coda, ma che lasciano il segno
di uno sfuggente, ordinato e piacevole turbinio.
Se avessi voluto rivolgermi a matematici e a storici avrei scritto con l’altra mano, o dove vi era da trattare il numero
avrei scelto un foglio a quadri e dove vi era da trattare la letteratura uno a righe, ma non è stato così, perché parlare di
Gurdjieff e Leonardo significa sovrapporre un’immagine sull’altra. E il senso preciso e divertente che ne deriva è
trasposto nelle pagine che seguono.
Ma non pensi il lettore di leggere un romanzo che lo allontana dalla realtà, di seguire file di numeri che come coriandoli
lo accompagnano ad una festa dove tutto è dato e nulla è richiesto.
Al contrario, solo uno sguardo in tutte e quattro le direzioni allo stesso momento può ben dire di essere al centro della
ruota, e per far questo bisogna reggere il passo di un viaggio che non è più quello visto sulla carta tra il brindisi e
l’euforia della partenza. Non vede solo la volta stellata, ma sente il freddo della notte, non ode solo il canto dell’uccello,
ma cerca il cibo e sfiora gli umidi arbusti, non si rallegra solo all’ombra che offre riparo dal sole ma si prepara
all’imprevisto dietro l’angolo della montagna. Il volo di un uccello, l’avvicinarsi di una zanzara che non lascia prender
sonno o il rumore del vento sono indizi più importanti per il viaggiatore della meta che deve raggiungere. E sono questi
gli indizi che cerchiamo di raccogliere.
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