GESU’ CRISTO IERI E OGGI
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Nel pubblicare queste pagine non è nostra intenzione affermare alcuna cosa circa il valore
e la natura delle comunicazioni di cui trattano: dichiariamo inoltre la nostra piena
sottomissione al giudizio della S. Chiesa Cattolica.
MESSAGGIO DEL CUORE DI GESU'
Primissima edizione: Imprimatur Mediolani 29 Decembri 1939 Paulus Castiglioni Vic.
Gen. Edizione ampliata: Imprimatur Torino 23 giugno 1948
Avvertenza
Il 1° venerdì di Aprile del 1938 il cardinal Pacelli allora protettore della Società del S.
Cuore presentò al mondo il Messaggio che il Signore nel 1923 aveva affidato a Josefa
Menendez, religiosa coadiutrice nella medesima Società.
Nel 1948 il primitivo volumetto fu ampliato e, con il titolo di: « Invito all'Amore » se ne
stamparono otto edizioni. Oggi, questo libro aggiornato secondo i tempi, e alquanto ridotto,
per facilitarne la diffusione, è ripubblicato con il titolo:
GESU' CRISTO, IERI E OGGI
Per ben intendere questa lettura, si deve notare:
1) Tutti gli scritti di Sorella Josefa erano minutamente controllati dalle Superiore e dal
Padre Bover, domenicano, suo direttore.
Josefa poco esperta nello scrivere, lo faceva con grande sforzo e unicamente per
obbedienza: non ebbe mai a cercare le parole per manifestare le sue visioni: Gesù le parlò
sempre in forma di linguaggio umano. Appena scritte, queste note erano subito consegnate
alla Superiora, quindi esenti da qualsiasi alterazione.
2) Le grazie segnalatissime ottenute, specialmente conversioni, confermano la promessa del
Signore: « Le tnie parole saranno Luce e Vita per tipi numero incalcolabile di anime, darò
loro una grazia speciale perché possano illuminare e trasformare i cuori » (13 Nov. 1923).
M. L.
LETTERA DEL CARD. PACELLI alla Superiora Generale della Società del Sacro
Cuore
Aprile 1938
Reverenda Madre,
Non dubito affatto che il Sacro Cuore di Gesù non debba gradire la pubblicazione di queste
pagine tutte piene del grande amore ispirato dalla sua grazia all'umilissima sua serva sorella
Maria losefa Menendez; possano esse contribuire efficacemente a suscitare in molte anime
una confidenza sempre più piena e più amorosa nell'infinita misericordia di quel Cuore
divino verso i poveri peccatori, quali tutti noi siamo.
Questo il voto che formo benedicendo Lei e tutta la Società del Sacro Cuore.
E. Card. Pacelli
Introduzione
Nel popolo di Dio, attraverso i secoli, lungo il suo difficile cammino, non sono mai
mancate anime arricchite di carismi, a cui lo Spirito Santo affidava, per la comunità
cristiana, una speciale missione.
Accanto alla gerarchia, investita del supremo ufficio di magistero, in virtù delle parole «
Chi ascolta voi ascolta me », vi sono stati talora umili fedeli che hanno levato la loro voce
per adempiere un compito che era anch'esso di magistero, anche se non ufficiale, anche se
condizionato dall'approvazione dell'autorità gerarchica.
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Il Vaticano II accenna a questa attività apostolica del semplice cristiano nel Decreto
sull'Apostolato dei Laici e sottolinea la partecipazione del cristiano all'ufficio sacerdotale
che è testimonianza resa a Cristo « evangelizzando e santificando gli uomini », e insiste sul
dovere di esercitare i propri « carismi », cioè quei doni particolari che Dio distribuisce a chi
vuole.
Appare evidente a un osservatore attento che attraverso i secoli il compito di ricordare agli
uomini che Dio è amore è toccato in modo particolare a deboli donne, forse perché la
sensibilità femminile è più disposta ad aprirsi a tale dolcissima rivelazione di grazia.
Se sfogliamo gli annuali della Mistica ci imbattiamo neì nomi di Gertrude, di Angela da
Foligno, di Caterina da Siena, che furono chiamate a comunicare con Dio in una
immediatezza misteriosa di contemplazione che escludeva qualsiasi processo razionale e
superava le naturali capacità di conoscenza.
Nel 1600 la figura di Margherita Maria campeggia come quella della grande messaggera
del Cuore Divino in un secolo dove l'agnosticismo e l'apatia rendevano il cuore dell'uomo
quasi insensibile al tocco della grazia.
Attraverso i suoi inviti brucianti era la voce di Cristo che si faceva udire al mondo con le
parole dolorose « Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini e che gli uomini hanno
amato così poco ». Affermazione che sa di tremenda attualità nel nostro ventesimo secolo
ateo e meccanizzato, e che in questo libro ritorna, riportata da un'altra umile Suora.
Josefa Menendez è sorella spirituale di santa Margherita Maria e fra l'una e l'altra non
esiste soluzione di continuità. Entrambe appaiono dotate degli stessi carismi e sono, nel
popolo di Dio, invitate a compiere una medesima missione: quella di richiamare il mondo
all'amore e di ricordargli che Dio è soprattutto Carità. Francese la prima, spagnola la
seconda, l'una di agiata famiglia borghese, l'altra di ambiente operaio, entrambe Religiose
consacrate a Dio, Margherita alla Visitazione, Josefa al Sacro Cuore, ricevono tutte e due
dall'Alto il Divino Messaggio e l'una e l'altra obbedendo all'impulso segreto lo diffondono
nel mondo tra innumerevoli ostacoli e difficoltà di ogni sorta.
Sono passati quattro secoli dalla morte di Margherita Maria e appena quarantasei anni da
quella di Josefa. Ma i suoi scritti sono già stati tradotti in tutte le lingue, compreso l'arabo e
il cinese, il coreano e il russo, e le anime ricondotte a Dio, dal Messaggio, ormai non si
contano più.
Troppo spesso l'ipercritica afferma che è passata l'era dei Mistici, che il vocabolo amore nel
linguaggio religioso dovrebbe andare in disuso, che parlare del Cuore di Cristo è retorica
ottocentesca. I fatti mostrano il contrario.
Mai come oggi il mondo lacerato dall'odio e dalle guerre ha avuto sete di amore. Simile a
un deserto arido che, nella notte, anela alle sorgenti di acqua viva, nelle sue notti esso aspira
alla « Fonte saliente per la vita eterna che toglie ogni sete ». Si è aperta sul Calvario per il
colpo di lancia che ha disegnato una ferita sul petto di Cristo e ha mostrato un Cuore
esausto nel dono di sé « perché aveva amato fino alla fine ». Non si dica, con tono di chi fa
una scoperta, che all'umanità deve rivolgersi l'amore dell'uomo, e non a un Dio staccato
dall'umanità.
Non si dica che l'amore deve orientarsi in linea orizzontale e non verticale, verso una
remota trascendenza.
Non si dica tutto ciò come qualche cosa di inedito. Da venti secoli Cristo ha insegnato la
stessa dottrina ed il nostro tempo nulla può aggiungervi di nuovo.
« Ecco il mio comandamento: - amatevi gli uni gli altri come vi ho amato io -.
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« Ciò che avrete fatto all'ultimo dei miei fratelli lo avrete fatto a Me ». « Venite eletti
del Padre mio, ani avete dato da mangiare quand'ero affamato, vestito quando ero spoglio...
».
Josefa Menendez non ci stacca dalla società in cui siamo chiamati a vivere. Non ci estrania
dal mondo d'oggi, dagli uomini d'oggi, dai loro problemi. Chi legge il suo libro, ecco fedele
della voce che risuonò ieri in Palestina, difficilmente chiude il suo cuore all'impulso che ci
porta a ritrovare il volto di Cristo in quello di ogni uomo che incontriamo nella nostra
strada, soprattutto se segnato dalla povertà e dal dolore.
A. D.
Josefa
1890: 4 febbraio - Madrid
1901: 19 marzo - Prima Comunione
1920: 4 febbraio - Poitiers - Ingresso nella Società del S. C.
1920: 16 luglio - Vestizione
1922: 16 luglio - Voti religiosi
1923: 12 dicembre - Professione 1923:
+ 29 dicembre - Poitiers.
1919
Inginocchiata dinanzi al Crocifisso piange angosciosamente: la sua richiesta di ammissione
alla Società del S. C. è stata respinta!
Sotto il peso del dolore tutta la sua vita le si riaffaccia: ...l'infanzia felice trascorsa in
modesta agiatezza fra ottimi genitori e tre care sorelline... il giorno radioso della Prima
Comunione, quando, rispondendo ai suoi desideri e alla sua offerta, la voce soave e
misteriosa ha sussurrato al suo cuore:
« Sì, figlia cara, ti voglio tutta mia! ».
La morte di una sorellina dodicenne e la serie di sventure che seguirono... la malattia dei
genitori... la mamma miracolosamente guarita da S. Maddalena Sofia... poi la lunga
infermità del padre e la sua morte...
Ore angosciose nelle quali Josefa giovinetta dovette provvedere alla famiglia con il suo
lavoro di sarta... Ha sempre desiderato ardentemente darsi tutta a Gesù, finalmente nel 1917
il suo posto al Noviziato è pronto; ma il dolore della mamma la trattiene, e il posto resta
vuoto!
Quante lacrime poi per quella debolezza che ora procura un rifiuto alla sua seconda
richiesta. Josefa?...
Una personcina modesta bruna, né bella né brutta, di aspetto quasi insignificante finché ha
gli occhi bassi, quando apre i suoi grandi occhi neri dallo sguardo limpido e profondo, il
suo aspetto cambia. Un senso di misteriosa dignità, di sofferenza, di pace, l'avvolge a sua
insaputa e colpisce chi l'osserva.
Intelligente, abilissima nel lavoro, di animo retto, che mira unicamente al dovere; carattere
altero e vivace, ha imparato fino dai primi anni a dominarsi, a dimenticarsi per aiutare, per
rendere servizio.
Accorta, attiva, diligente e silenziosa, garbata nel tratto, sa intuire e prevenire i bisogni
altrui senza mai considerare la sua pena.
Allegra e gentile si fa amare e ricercare dalle sorelline, dalle amiche, e poi dalle Consorelle.
Temperamento equilibratissimo saprà nascondere a tutti, tranne alle superiore, le grazie
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straordinarie di cui sarà favorita: dopo rapimenti meravigliosi o terribili lotte
infernali, si riprenderà immediatamente per tornare al lavoro; malgrado forti sofferenze, con
la solita calma e perizia.
Affranta dal dolore per il rifiuto ricevuto, non si dà vinta:
« Mi gettai, scrive, ai piedi del Crocifisso, e Lo supplicai di ricevermi nel Suo Cuore
Divino, cioè nella Società, o di farmi morire... ».
...e la risposta venne!
Nella Casa di Poitiers in Francia, là dove S. Maddalena Sofia ha formato alla vita religiosa
le prime novizie della Società del S. Cuore, si era riaperto, dopo le espulsioni, un Noviziato,
e si cercavano solide vocazioni.
- Si sentiva Josefa di sollecitare là la sua ammissione?...
« Mi sono gettata di nuovo ai piedi di Gesù, e con gli occhi pieni di lagrime e con il cuore
ancor più pieno di amore, mi sono offerta a tutto accettare, mentre provavo in me, malgrado
la mia debolezza un coraggio insolito ».
La mamma sebbene desolata non fa opposizione... Dio toglie gli ostacoli.
« Gesù mi prese, e non so come mi trovai nella nostra Casa di S. Sebastiano. Non avevo né
denaro nè forze, nient'altro che il mio amore... ma ero al Sacro Cuore!... io sempre tanto
debole, ma Lui sempre lì a sorreggermi!... ».
- Come farai in un paese di cui non conosci la lingua?
- Dio mi conduce, rispose semplicemente. Ed era proprio così!
Il 4 febbraio 1920 lasciava per sempre la patria, per seguire al di là della frontiera Colui, il
cui amore sovrano tutto può chiedere.
Gesù e Josefa
« Maria sedutasi ai piedi del Signore ascoltava la sua parola » (Luc. 10, 39).
Il Noviziato
I due anni di noviziato sono per Josefa un alternarsi di rapimenti, di lotte, di sofferenze.
« Chi vuole seguirmi rinneghi se stesso e prenda la sua croce ogni giorno e mi segua »
(Luca 9, 23). Per Josefa Gesù non si contenta della simbolica croce di abnegazione e
rinuncia imposta a tutti i cristiani; è la Sua Croce Redentrice che fa gravare sulle spalle
della vittima scelta, e le cinge la fronte con la Sua Corona di spine.
Sofferenze penosissime, ma conosciute solo dalla Superiora di Josefa: essa teme che le sue
sorelle se n'avvedano e teme altresì di lasciare incompiuto il suo lavoro, quindi l'anima sua
è in continua lotta per accettare quella via così straordinaria impostale da Dio; la tentazione
di lasciare la vita religiosa risorge sempre più assillante.
« Figlia mia, non abbandonerai mai mio Figlio nevvero! » le dice la Madonna.
« No, Madre mia, mai ».
« Non temere di soffrire, perché non ti mancherà 1'aiuto necessario. Pensa così: solo oggi
per soffrire e amare... un'eternità per godere ».
Il peso della lotta è accasciante e Gesù la conforta:
« Quando ti lascio così fredda è perché prendo il tuo ardore per riscaldare altre anime,
quando ti sembra di non amarmi, eppure mi ripeti il tuo amore, allora tu consoli
maggiormente il mio cuore ». « Vuoi portare il peso di altre anime? ».
« Sì, Signore, purché Ti amino ».
« Tu soffrirai, ma nell'amore, nella pace... unirò alla tua fedeltà quella di molte anime ».
Josefa confida a Gesù la sua maggior ansietà, il tormento più doloroso:
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« Temo che simili lotte finiscano per mettere in pericolo la mia vocazione ».
« Chi potrà mettere in dubbio la tua vocazione se hai potuto superare queste lotte? » e
leggendo nell'anima sua aggiunge:
« Le permetto per convincerti che da sola non sei capace di nulla e che le mie grazie hanno
origine solo nella mia Bontà e nel mio grande amore per te e perché voglio servirmi delle
tue sofferenze per la salvezza di molte anime ».
Josefa da pochi giorni era entrata nel noviziato e subito il maligno cercò di confonderla e
stordirla, ma Gesù vegliava e il 5 giugno la fece misteriosamente entrare nel Suo Cuore.
Il 29 giugno Josefa scrive:
« Non posso dire ciò che ho scorto: era come una voragine di fiamma immensa e piena di
luce... poco prima dell'Elevazione i miei poveri occhi hanno visto Gesù, l'unico bene
dell'anima mia, il mio Signore e Dio, in mezzo ad una grandissima fiamma... non so ridire,
non posso!... Vorrei però che il mondo conoscesse il segreto della felicità: amare e abbandonarsi, il resto lo fa Gesù ».
Il 16 luglio, giorno della vestizione, Josefa commossa può solo dire: « Mio Dio, sono tua
per sempre ».
« Per quello che mi dai, dice Gesù, Io ti do il mio Cuore! ».
Grande tormento è per Josefa dover scrivere, secondo l'ordine ricevuto, quanto le dice il
Maestro. Per provare lo spirito che la guida si proibisce a Josefa di comunicare con
l'apparizione...
Gesù l'incoraggia:
« Sappi che se Io ti chiedo una cosa e la Madre un'altra preferisco che tu obbedisca a Lei
piuttosto che a Me ».
Per meglio far risplendere la verità, il Signore permette che le sue visite siano circondate di
continue precauzioni: Josefa deve chiedere ogni volta il permesso per parlare con la visione
che si presenta.
Josefa se ne scusa con Gesù:
« Non ne sono offeso, anzi!,Voglio che tu obbedisca sempre, io pure obbedirò! ».
« Hai il permesso della Madre? » chiede Gesù presentandosi; « tu devi sottometterti alla
volontà della tua Superiora, prima di fare ciò che ti chiedo... le tue Madri mi consolano
volendo accertarsi con tanta premura che sono Io ».
« Il dubbio che non sia Lui mi tortura », scrive Josefa... assillata da questi dubbi e da
quest'angoscia, supplica il Signore di voler concedere un segno alle sue Superiore affinché
sappiano se tutte queste cose vengono o no da Lui.
Gesù appare e dice:
« Il segno lo darò in te. Quello che voglio è che ti abbandoni a Me... ».
E ripete la confortante parola che troviamo nel Vangelo: « Non temere! sono Io ».
« Mio Dio, se sei Tu veramente mi metto nelle tue mani, perché tu faccia di me ciò che
vorrai. Quel che ti chiedo è di non essere ingannata e che nulla metta ostacolo alla mia vita
religiosa »
« Se sei nelle mie mani che puoi temere? Non dubitare né della bontà del mio Cuore, né del
mio amore per te ».
Una fiamma si sprigiona dal Cuore di Gesù e avvolge Josefa.
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Nel Vangelo troviamo il commovente racconto del Buon Pastore, Gesù Cristo ce lo
narrò ieri, e oggi Egli va alla ricerca delle anime perdute, lo vediamo da quel che ci
trasmette Josefa.
« Voglio che ti adoperi a riavvicinare al mio Cuore un'anima carissima... ».
E ancora:
« Presenta questo peccatore al Padre mio, ricordandogli che per quell'anima ho sofferto
l'agonia nell'orto... offri le tue sofferenze unite alle Mie... queste sofferenze sono un nulla
paragonate alla gioia che quest'anima mi darà con il suo ritorno ».
Josefa scrive:
« Gesù è venuto bellissimo durante l'adorazione e mi ha detto:
« Quell'anima è sul punto di perdersi... l'orgoglio provoca lo sdegno del Padre mio. Dammi
il tuo cuore, affinché lo ricolmi dell'amarezza del Mio, e offriti continuamente per riparare
l'orgoglio di quell'anima... non rifiutarmi nulla: Io sono la tua forza ».
« Gesù aveva un aspetto triste, sembrava chiedermi l'elemosina, gli ho detto mille cose, gli
ho offerto soprattutto i miei desideri, chiedendogli la grazia di non resistergli mai. Che si
degni di non guardare a ciò che sono... tutta miseria! ».
« Poco importa, la tua miseria mi consolerà, ciò che ti chiedo è la libertà di poter disporre di
te. Non ho bisogno di altro da parte delle anime che mi appartengono se non di abbandono
e di amore ».
Dopo alcuni giorni Gesù appare raggiante e dice:
« Josefa, quel peccatore che mi ha fatto tanto soffrire ora sta nel mio Cuore... d'ora innanzi
mi consolerà e corrisponderà al mio amore ».
Le richieste di Gesù a favore delle anime si moltiplicano:
« Ho sete di un'anima che questa notte terminerà la sua vita mortale ».
Josefa chiede se è un peccatore da salvare.
« No, dice Gesù, è un'anima che il mio Cuore ama con predilezione, voglio che la tua
sofferenza supplisca alle grazie di cui, per fragilità, non ha saputo profittare, e raggiunga in
pochi istanti un più alto grado di gloria ».
Chi non sarà commosso nel vedere la delicata bontà del Signore per le anime che ama? La
preghiera che circonda le anime sante in procinto di lasciare la terra è un'importante
cooperazione all'azione Divina poiché in quei supremi istanti la Grazia mette l'ultimo tocco
alla sua Opera in quell'anima.
Anche la Madonna viene ad affidare un'anima in pericolo:
« Vorrei che tu mettessi tutto il tuo fervore a salvare una figliola che amo... Gesù la voleva
per sé e le ha dato il tesoro della vocazione, ma l'ha perduto con la sua infedeltà... domani
morirà, ed ha respinto la mia medaglia... quale consolazione sarebbe per il mio Cuore se
questa figlia si salvasse!... ».
Il giorno dopo la Madre Celeste avverte Josefa che quell'anima è salva. La notte Josefa la
vede immersa nelle pene del purgatorio e supplicante aiuto perché le sue pene siano
abbreviate.
Il Signore permette che la prova si appesantisca su Josefa.
« Recitai le Litanie della SS. Vergine, scrive Josefa, poi con tutto il cuore ripetei la
domanda che da parecchi giorni non cessavo di rivolgere alla Madre Celeste: « Madre mia!
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«ti supplico per amore di Dio, non permettere che sia ingannata, e fa conoscere
se queste cose sono vere, o no! ».
« In quel momento, sentii come un passo leggero, come se qualcuno si avvicinasse e vidi
vicino al mio letto una figura vestita di bianco, avvolta in un lungo velo, con una dolce e
gentile fisionomia. Teneva le mani incrociate, mi guardò soavemente e disse:
« Figlia mia, non sei nell'inganno, e la tua Madre, presto, lo saprà; però tu devi soffrire per
conquistare anime a mio figlio ».
« Poi disparve lasciandomi in una pace inesprimibile ».
Fu il passaggio della Regina del Cielo, e la figlia amorosa non ne dubitò. Maria, però,
aveva detto: « Devi soffrire! » e a quest'invito alla sofferenza redentrice, Josefa doveva
acconsentire liberamente.
Il giorno dopo, 4 ottobre, Nostro Signore, mostrandole il Cuore ferito, le disse:
« Guarda in che stato le anime infedeli mettono il mio Cuore. Non conoscono l'amore con
cui le amo, perciò mi abbandonano. Non vuoi tu... almeno tu... fare la mia volontà? ».
L'ansietà assalì Josefa.
« Tacqui, ella scrive lealmente, ma in me tutto si ribellava. Egli disparve come un lampo e
compresi di avergli fatto dispiacere. Il giorno dopo, martedì 5 ottobre, mentre dicevo le
Litanie della Madonna, vidi davanti a me la Madre Celeste, come la prima volta. Dopo
qualche istante di silenzio mi disse:
« Se rifiuti di fare la volontà di mio Figlio sarai tu a ferirlo nel Cuore. Accetta tutto quello
che ti chiede e non attribuir nulla a te stessa. Sì, figlia mia, sii molto umile! ».
La Madre di Amore e di Misericordia prende così accanto a Gesù quel posto discreto e
soave che le spetta.
L'intervento della Madonna conferma la luce che gradatamente va facendosi attorno a
Josefa; la sua obbedienza semplice e coraggiosa, l'umile diffidenza di sé e il timore delle
vie straordinarie, soprattutto poi l'amore alla sua vocazione; non è forse questo il segno di
Dio? E' possibile opporsi ancora ai suoi disegni?
Alle guide di Josefa pare giunto il tempo di lasciar libero campo all'azione divina, pur
circondando sempre l'umile novizia di vigile controllo. Le si dà il permesso di « offrirsi »
malgrado le sue ripugnanze.
Il venerdì 8 ottobre 1920 fa l'atto di abbandono alla volontà di Dio. La via pare aprirsi
luminosa, ma ben misteriosi sono i disegni di Dio sulle anime predilette.
Le chiama, poi si nasconde; per mezzo di svariate alternative scava in esse profondità di
distacco e di abbandono.
Questi alti e bassi Josefa ce li rivela nei suoi scritti. Quando l'obbedienza le impose di
scrivere tutto quel che vedeva e sentiva essa vi trovò dapprima un sollievo alla piena dei
suoi sentimenti, ma quando s'avvide che doveva far leggere quanto scriveva si confuse
molto, ma fece generosamente il sacrificio delle sue ripugnanze. Questo sacrificio non fu
senza lotte e tentennamenti ma, segno caratteristico, non tace mai le sue debolezze, né la
resistenza a seguire l'ardua via che le è imposta.
Indubbiamente il Signore volle dare attraverso questo leale resoconto di sé la più viva ed
autentica testimonianza della sua compassione e dei suoi instancabili perdoni.
Attraverso le note di Josefa, preziosamente conservate, Gesù vuol far comprendere alle
anime che Egli fattosi « ieri » amico dei suoi discepoli con i quali condivise fraternamente
la vita, vuole « oggi » vivere con noi la vita quotidiana per divinizzarla e vuole associarci
alla sua Opera d'amore e di Redenzione.
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E' sera e Josefa sale al terzo piano per chiudere le finestre, e camminando ridice a
Gesù il suo amore.
« Improvvisamente, scrive Josefa, ho visto in fondo al corridoio, Gesù circonfuso di
splendida luce che si affrettava verso di me ».
« Di dove vieni? ».
« Ho chiuso giù le finestre... ». « E dove vai? ».
« A finire di chiudere, Signore ».
« Non sai rispondere, Josefa, devi dire: vengo dall'amore e vado all'amore... che tu salga o
che tu scenda sei sempre nel mio Cuore che è l'abisso dell'amore! Io sono con te ».
Disparve e mi lasciò tale gioia che non so ridire.
« Dimmi che mi ami: è ciò che più mi consola... amami Josefa e non stancarti di
ripetermelo... ripetilo spesso per supplire alla dimenticanza di tante anime ».
Vi sono giorni in cui Gesù segue Josefa in tutte le sue incombenze e vuol così rianimare in
molte anime la fede nella realtà invisibile della sua presenza di grazia, molto più sicura ed
autentica di una visione.
« Mi trovo in una tale tentazione di freddezza e di turbamento, scrive a fine ottobre, che mi
sembra non aver più né vocazione, né fede, tanto mi sento insensibile e immersa
nell'oscurità.
Offro le mie sofferenze per consolare il suo Cuore e guadagnargli anime, ma vedermi come
sono e ardire di pregare per altri mi sgomenta ».
Reagiva e non cessava di ripetere il suo amore: « Mio Dio, non ti vedo, non ti sento, ma
credo in te e ti amo! ».
Dopo la Comunione Josefa chiede aiuto a Gesù. « Sono qui, risponde Gesù, dimmi i tuoi
timori, se hai paura accostati ancor più a me! ».
« Gli ho detto quanto queste grazie mi spaventano, poiché non le merito ».
« So che non le meriti, ma ciò che voglio è che tu le riceva... desidero che mi lasci piena
libertà per stabilire tra il mio Cuore e il tuo una corrente tale che tu viva in Me, senza più
affatto vivere per te... lasciami lavorarti e consumarti in modo che non sia più la tua volontà
che agisce ma la Mia ».
Non è forse questa la parola di S. Paolo: « Non io vivo, ma il Cristo vive in me? ».
L'avveramento della promessa Divina: « Rimanete in Me, ed Io rimarrò in voi »? (Giov. l,
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« Guarda il fuoco del Mio Cuore! Eppure ci sono anime così gelide che questa fiamma
stessa non riesce a scaldare... perché?... perché non se ne avvicinano ».
Dubbi, tentazioni, sofferenze si moltiplicano per Josefa; il maligno cerca in ogni modo di
indurla a lasciare la Comunione e poi la vita religiosa.
Malgrado l'evidenza dell'azione di Dio, Josefa teme sempre di essere ingannata e di
ingannare gli altri.
Le sue superiore non hanno figlia più docile e sottomessa di lei, e più desiderosa di
controllo, più pronta a sacrificarsi.
Fra le novizie, in gran parte polacche, Josefa è quella che all'aspetto appare la meno
mistica: nella sua pietà, nel suo modo di fare nulla di esagerato: semplice e spontanea in
tutto. Il suo temperamento morale perfettamente sano ha il senso della misura e dell'ordine.
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Il Divino che agisce in lei e che le fa provare inesprimibili tormenti non altera il suo
equilibrio.
Tutto ciò unito all'eroica pazienza con cui sopporta patimenti che oltrepassano il limite
delle sue forze è per quelli che la guidano la miglior garanzia dell'azione di Dio, il segno
predetto dal Signore.
Il venerdì 4 febbraio, anniversario dell'ingresso in religione, Gesù mostra il suo Cuore
infiammato e dice:
« Tutti i venerdì e principalmente il primo del mese, ti farò partecipe dell'amarezza del mio
Cuore e soffrirai in maniera speciale i tormenti della mia Passione ».
Nei giorni di carnevale vede Gesù coperto di polvere e di contusioni, col capo grondante di
sangue, mentre invece il Cuore è risplendente:
« Sono ridotto così dal disprezzo degli uomini che corrono come pazzi incontro alla
perdizione ».
« Perché, dunque, Signore, malgrado i peccati del mondo il tuo Cuore è oggi così
risplendente? ». « Il mio Cuore non viene ferito se non dalle anime consacrate ».
Infatti Gesù, a più riprese, si mostra a Josefa con il Cuore trafitto da acutissime spine e
chiede preghiere per le anime scelte che lo feriscono.
Dopo giorni di prova, il lunedì di Passione, Gesù viene a rassicurare Josefa
« Il suo sguardo penetrante e compassionevole, mi fece molta impressione », scrive Josefa.
« Non posso più resistere alla tua miseria... non dimenticare che la tua piccolezza e il tuo
nulla sono la calamita che attira il mio sguardo su di te... Ti amo con predilezione... ho
fissato su di te il mio sguardo... ».
« Non mi aveva mai guardata così... credo che i suoi occhi in un istante, mi hanno fatto
vedere tutto quello ch'Egli ha operato in me... ».
Dopo le sue mancanze Josefa non cessa d'implorare il perdono di Gesù. Il 25 marzo, festa
delle cinque Piaghe, Gesù passa come un lampo:
L'amore tutto cancella, dice... se si conoscesse il mio Cuore!... gli uomini ignorano la sua
Misericordia e la sua Bontà... ecco il mio maggior dolore! ».
Il 23 marzo, durante la meditazione Josefa chiede a Gesù che cosa intende quando parla di
« salvare » le anime.
« Ascolta, Josefa:
« Ci sono delle anime cristiane e anche pie che per un semplice attacco di cuore si
rallentano nel cammino della perfezione. Però un'altra anima che offra per loro le proprie
azioni, unite ai miei meriti infiniti, può ottenere che escano da quello stato e riprendano la
loro corsa nella via del bene.
Molte anime ancora, vivono nell'indifferenza, ed anche nel peccato. Aiutate anch'esse nella
stessa maniera potranno rientrare in grazia e salvarsi un giorno.
Ve ne sono poi altre, e molto numerose, ostinate nel male e accecate dall'errore.
Andrebbero dannate se le suppliche di qualche anima fedele non ottenesse che la grazia
tocchi alfine il loro cuore. Ma essendo estremamente deboli, correrebbero il rischio di
nuove cadute: quelle le prendo senza ritardi nell'eternità, e così le salvo! ».
« Gli chiesi come potrei fare per salvarne molte ». « Unisci tutte le tue azioni alle Mie, sia
nel lavoro che nel riposo. Unisci al mio Cuore i palpiti del tuo e i tuoi respiri stessi.
Quante anime potrai così guadagnare! ».
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La giornata trascorre in questa unione d'amore e Josefa vi aggiunge l'offerta di
tutto ciò che è fatto in casa: il lavoro, le preghiere di ciascuna delle sue sorelle.
« Sai con quale intento ti do le mie grazie in sì gran copia? », le domanda N. Signore,
apparendole nella meditazione con le piaghe risplendenti di luce. E ripete quello che un
tempo aveva detto, quasi con le stesse parole, a Santa Margherita Maria:
« Voglio fare del tuo cuore un altare, sul quale arda continuamente il fuoco dell'Amor mio.
Però voglio che esso sia puro e che niente lo tocchi di ciò che potrebbe macchiarlo ».
« Egli mi lasciò, scrive Josefa, e discesi in Cappella per assistere alla Messa: dopo la
Comunione gustai le gioie del Paradiso!... Vidi dentro di me, sopra un trono risplendente,
Tre Persone biancovestite. Tutt'e tre simili e bellissime! Con le mani sostenevano una
grande croce intrecciata di spine, sulle quali spargevano rose! L'anima mia ardeva in un
fuoco che, senza bruciare, mi consumava di felicità. Poi tutto scomparve.
Questa grazia, del tutto interiore, si ripeterà il 5 aprile seguente. Davanti alle Tre Persone
Josefa è pervasa di una pace indicibile. Tenta di spiegare qualche cosa di ciò che è avvenuto
in lei, con una semplicità ignara dell'importanza di un così insigne favore.
« Di solito, scrive, la divina Presenza mi avvolge tutta, ed anche quando entro nel Cuore di
Gesù, mi trovo inabissata in Lui. Ma queste due ultime volte, nel momento della
Comunione è avvenuto come una gran festa che si è celebrata nell'anima mia. Gesù entrò in
me come nel proprio palazzo. Non so come spiegarmi... e siccome ero fermamente decisa
ad abbandonarmi interamente a Lui perché facesse di me secondo il Suo volere, fu davvero
una festa di Cielo! ».
Dopo tali contatti con l'Ospite divino, si capisce quale violenza Josefa doveva farsi per
ritornare al lavoro abituale.
Questo sforzo incalcolabile fu spesso l'occasione propizia al nemico per tenderle i suoi
agguati.
Il 25 maggio per la prima volta, Josefa vede intervenire nella sua vita la Madre Fondatrice
ch'ella ama con cuore filiale. Con la consueta semplicità narra questo nuovo favore che
rapisce e fortifica l'anima sua:
« Oggi, festa della nostra Madre Fondatrice, mi sono recata più volte nella sua cella per
dirle una parolina, e una di queste volte entrando e rimanendo lì in piedi, col mio grembiule
di lavoro, le ho detto alla sfuggita: O Madre mia, te lo chiedo di nuovo, rendimi tanto, tanto
umile, affinché sia davvero tua figlia! Nella cella non c'era nessuno e questa preghiera
sfuggì ad alta voce dal mio cuore, quando ad un tratto vidi davanti a me una Madre
sconosciuta. Mi prese il capo tra le mani e stringendolo con ardore, mi disse:
« Figlia mia, deponi tutte le tue miserie nel Cuor di Gesù, ama il Cuor di Gesù, riposa nel
Cuor di Gesù, sii fedele al Cuor di Gesù! ».
« Presi la sua mano per baciargliela, poi essa con due dita tracciò sulla mia fronte il segno
di croce e disparve ».
Questo primo incontro doveva essere seguito da molti altri. Lungo i chiostri dei Feuillants,
così spesso percorsi dalla Fondatrice, nella sua cella, davanti al Tabernacolo ove ella tanto
pregò, Santa Maddalena Sofia apparirà alla figlia con l'aspetto vivace ed espressivo come
quando era in vita e sul quale il riflesso del cielo ha segnata l'impronta soprannaturale.
Josefa le parlerà come parla alle sue Madri della terra, semplicemente e fiduciosamente:
ascolterà le sue raccomandazioni, raccoglierà i suoi consigli e a lei confiderà le sue
difficoltà. Sotto questa egida materna si sentirà al sicuro nella grazia della sua vocazione.
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Il venerdì 3 giugno festa del S. Cuore, Gesù si presenta bellissimo e risplendente di gioia:
« Oggi è il giorno del mio Amore. Le anime, queste anime che amo tanto, mi riempiono di
gioia venendo a cercare forza e rimedio nel mio Cuore che desidera tanto arricchirle. Ecco
quello che mi glorifica e mi consola di più! ».
« E' rimasto fino alla fine della Meditazione e mi ha seguita alla Messa ».
In quel giorno nella Società del Sacro Cuore tutte le religiose rinnovavano solennemente i
Voti, davanti alla Sacra Ostia, al momento della Comunione. Josefa non sa come contenere
la sua emozione assistendo a questa rinnovazione, ripetuta con ardore da ciascuna delle sue
Madre e Sorelle.
« Oh! Come sono felice nella mia cara Società! » scrive e aggiunge « ad un tratto ho visto il
Suo Cuore!... dapprima solo, immerso in una fornace ardente, poi, come se una nube
leggera si dissipasse, mi è apparso tutto Gesù. Così affascinante! Non so ciò che gli ho
detto... Come ringraziarlo di tutto quello ché fa per me? ».
« Ora te lo dirò, Josefa! Prendi questo Cuore e offrilo al tuo Dio. Per mezzo suo puoi
pagare tutti i tuoi debiti. Tu sai adesso, ciò che ho voluto fare attirandoti qui. Desidero che
tu corrisponda ai miei disegni con docilità, lasciandoti maneggiare, abbandonandoti al mio
Amore, che altro non cerca se non possederti e consumarti. L'Amore ti spoglierà del tuo io
e non ti lascerà pensare che alla mia Gloria e alle anime ».
Il venerdì 5 agosto, Gesù splendente di bellezza dice:
« Voglio che tu ti consumi nel mio Amore... tu non troverai felicità che nel mio Cuore!
Voglio che tu mi ami, ma che tu bruci altresì dal desiderio di vederMi amato, e che il tuo
cuore non abbia più altro alimento che questo desiderio ». « Tutti i giorni dopo la
Comunione, ripeti col massimo ardore possibile: « Cuore di Gesù, che il mondo intero si
accenda del tuo amore! ».
In settembre Josefa scrive:
« Nella mia immaginazione si agitano visioni così spaventose che ne sono sconvolta...
poiché non ho mai desiderato altro, che di essere tutta di Gesù...
Ho passato così alcune settimane ed ho perduto la pace a tal punto che non osavo più
ricevere Nostro Signore... l'obbedienza mi ha aiutata, e veramente in fondo all'anima non
saprei rassegnarmi a stare senza la Comunione ».
I giorni e le notti trascorrono in angoscia inesprimibile per quell'anima così pura e che si
trova ad un tratto con la visione del peccato. Il suo maggior tormento è il timore di
offendere Dio.
« Durante l'Adorazione, scrive il 2 ottobre, non ho osato parlare a Gesù, ma mi sono rivolta
alla Madonna, Ella è apparsa tanto buona e mi ha detto:
« Figlia mia, confida chiaramente alle tue Madri tutte le insidie del demonio... dovrai
ancora molto combattere ».
Josefa non cessa di ripetere nella sua volontà:
« Essere fedele, o morire ». Ma tuttavia presto si crede abbandonata e respinta da Dio!
Due o tre volte la pace ritorna improvvisa al ricordo di qualche parola del Maestro. In quei
rari minuti tutta l'anima sua rientra in pieno possesso di sé con amore così ardente che non
trova espressioni sufficienti. Allora si può vedere fino a qual punto questa figliuola è
sincera e quale martirio sostiene!... quanto è attaccata a una vocazione che le costa sì caro, e
che ama al di sopra di tutto!
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Altre volte è una desolazione tale che non lascia alcun mezzo umano per aiutarla. Ella
rimane muta, inabissata nel dolore. Le sue Comunioni sono frutto di uno sforzo di fede e di
coraggio, che talvolta non ottiene vittoria se non all'ultimo minuto, poiché il nemico, pur
senza riuscirvi, si accanisce a privarla di quella Eucaristia il cui desiderio la consuma!
Trascorre così un mese, senza che nulla esteriormente tradisca la violenza della lotta.
Malgrado la continuità di una tale sofferenza Josefa attende invariabilmente al suo lavoro e
ai doveri della vita religiosa e la si trova sempre silenziosa e coraggiosa al suo posto.
« Ero come disperata, scrive il lunedì 17 ottobre festa di S. Margherita Maria, dopo la
Comunione la supplicai di ottenermi dal Cuore di Gesù la grazia di essere fedele e di morire
senza mai separarmi da Lui. La notte, nell'insonnia pregai la Madonna di darmi luce e
forza, ma una specie di furore si impadronì improvvisamente di me e presi la decisione di
lasciar tutto e di partire ».
« All'ora della Messa mi allontanai dalla chiesa, quando, come un lampo, fui pervasa di
pace... tutto disparve come se non avessi mai sofferto... e scesa in cappella potei fare la
Comunione ».
Quante volte fra gli assalti del nemico, Josefa conosce questa liberazione improvvisa e
piena che Dio solo può dare.
Dopo una debolezza di Josefa e il suo pentimento, Gesù ricompare con un'espressione triste
negli occhi:
« Ti riporto la mia Croce e la mia Corona... Josefa, riposami, tante anime mi offendono,
tante si perdono... queste anime che amo tanto!
Non rifiutarmi mai la consolazione che aspetto da te, ... ho molte anime che mi amano e mi
consolano, ma nessuna può occupare il posto che ti ho riservato, poiché su di te ho fissato
in maniera speciale il mio sguardo.
Santa Maddalena Sofia incoraggia Josefa:
« Non dimenticare, figlia mia, che tutto quello che accade rientra sempre nei disegni di Dio
».
Il 16 aprile, giorno di Pasqua, Gesù appare splendente di bellezza e di luce:
« Non hai il permesso di parlarmi Josefa?... Dice con bontà, ... ma puoi guardarmi! ».
Josefa confusa non sa che dire.
« Guardami e lascia che ti guardi... questo ci basta! ».
« Lo guardai ed Egli fissò i suoi occhi su di me con tale amore che non so ciò che avvenne
nel mio cuore... Allora gli ho raccontato tutte le mie miserie, ed Egli con un amore
inesprimibile mi ha risposto:
« Colui che non ha mai avuto bisogno di perdono non è il più felice, ma piuttosto chi molte
volte ha dovuto umiliarsi ».
Josefa espone tutte le sue pene.
« Dov'è la tua fede? Se permetto che tu sia lo zimbello del demonio, sappi che lo faccio per
dare una prova irrefutabile dei disegni del mio Cuore su di te ».
Il giorno dopo Pasqua le dice:
« Sì, resterò con te... sarò la luce dell'anima tua... si fa tardi... che faresti senza di Me? ».
8 luglio - Inizio del ritiro precedente ai Voti, Josefa scrive:
« Questo momento tanto desiderato è giunto finalmente, ma quale gelo provo in cuore! Mi
sento senza forze e senza amore... che diverrei senza il mio Gesù?... poiché l'amo
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sinceramente e immensamente quantunque non senta di amarlo... Sono sicura che anche
in mezzo alla più grande oscurità Egli prepara l'anima mia all'unione con Lui! »..
16 luglio 1922
Giorno di Cielo nella vecchia abbazia! L'unione che sta per compiersi consacrerà Josefa
sposa di Cristo, non per godere di Lui ma per aiutarlo nell'Opera d'Amore destinata ad
essere tra lei e il Cuore Divino consumazione di unità.
Nulla nell'atteggiamento, nel volto calmo e raggiante di Josefa rivela la misteriosa presenza
del Cielo.
Risponde con voce ferma alle domande che le sono rivolte e al momento solenne della
Comunione, sola alla Sacra Mensa, mentre il sacerdote tiene elevata davanti a lei la Santa
Ostia, Josefa pronuncia lentamente, in tutta la pienezza della sua volontà e del suo amore, i
voti che l'uniscono per sempre al Sacro Cuore di Gesù!
Josefa scrive il giorno stesso ciò che il Signore si è compiaciuto di compiere per lei.
« Quando mi sono avanzata per ricevere il Crocifisso e il velo nero, ho visto la Madonna
bellissima e splendente di luce, attorniata da molte anime beate ».
« Figlia carissima tu hai sofferto per queste anime... tutte quelle che desideravi hanno
lasciato il Purgatorio e sono in Cielo! Là esse ti proteggono ».
« Al momento della Comunione ho visto Gesù: « Ora sono contento, disse, perché ti tengo
prigioniera nel mio Cuore! Da tutta l'eternità sono tuo ora tu sei mia per sempre! Tu
lavorerai per Me, io lavorerò per te, i tuoi interessi sono i miei, i miei sono tuoi! Vedi come
ti sono stato fedele! Ed ora sto per cominciare l'Opera Mia! ».
Come Gesù si manifesta a Josefa
Natale 1921
« ...l'ho visto piccolo avvolto in un velo bianco, i suoi occhi erano incantevoli, e sfavillanti,
con voce dolcissima mi ha detto:
« Josefa sono il tuo Re ».
« Sì, mio Gesù, se i miei nemici e le mie cattive tendenze cercheranno di farmi cadere,
combatterò per rimanere sempre tua ».
« Appunto perché combatti lo sono il tuo Re... non aver paura, ti difenderò lo!... ».
Natale 1922
« Josefa mi riconosci? ».
Gesù aveva l'aspetto di un bimbo di un anno con una corta tunichetta bianca, i piedini nudi,
i capelli di un biondo acceso: era incantevole...
« Certo che ti riconosco, sei il mio Gesù, ma come sei piccolo Signore mio! ».
« Sono piccolo ma il mio Cuore è grande! ». Sorrise e appoggiò la manina sul petto... allora
vidi il suo Cuore e non posso dire quel che provai: « Oh! Signore se tu non avessi il Cuore
che hai, non potrei amarti come ti amo, ma il tuo Cuore mi rapisce! ».
L'ho visto così bello che non so ridire... in piedi vestito di bianco, con le mani sosteneva il
Suo Cuore immerso in una fornace di fuoco, tutta la persona irraggiava luce vivissima... i
capélii sembravano d'oro, gli occhi due diamanti... il volto splendente di quella bellezza che
nessuna parola umana può esprimere... non posso dire... perché non so a che cosa
paragonarlo!...
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- I1 cuore sormontato dalla croce... dalla ferita tutta aperta uscivano fiamme,
sembrava un sole... le piaghe delle mani e dei piedi sprigionavano anche esse vive
fiamme... apriva le braccia e le stendeva, il Cuore sembrava accendersi sempre di più...
- Gesù è venuto bellissimo... con una tunica di candore sfavillante.
- Bellissimo come sempre ma con una espressione di tristezza negli occhi.
- ...con aspetto bello e triste, il Cuore largamente ferito.
- ...così dolce, così buono, talmente Padre che mi è impossibile esprimerlo.
- ...con le braccia aperte.
Domenica di Passione
« Voglio che consacri questi giorni ad adorare la mia divina persona, ti terrò continuamente
alla mia presenza: mi paleserò a volte con la maestà di un Dio, a volte con la severità di un
giudice e più spesso coperto dalle ferite e dalle ignominie della mia Passione ».
- L'ho visto con una tale maestà che la mla anima ne è rimasta annientata per il rispetto e la
confusione.
- La sua bellezza era improntata di grande maestà e la sua sovrana potenza si manifestava
nel tono della voce.
- ...era nello stato in cui lo ha ridotto la flagellazione... i suoi occhi abitualmente così belli
ed espressivi erano chiusi, molto gonfi, insanguinati, i capelli pieni di sangue ricadevano
sul volto... Stava in piedi, ma curvo, legato ad un sostegno... le mani legate... la persona
solcata da ferite e macchie scure, le vene delle braccia molto gonfie e nerastre con brandelli
di carne pendenti... le sue vesti gli stavano ai piedi rosse di sangue.
Una corda assai stretta sosteneva alla cintura un pezzo di tela tutta insanguinata.
Via Crucis (28 marzo 1923)
Sulla tunica bianca aveva un manto rosso chiazzato di sangue e strappato, la corona di spine
era molto calcata sulla fronte... il volto era improntato a tristezza e vi erano impresse le
tracce di colpi e coaguli di sangue... era carico della croce.
Gesù è venuto coronato di spine... congiunse le mani e pregò a lungo... come era bello...
teneva gli occhi volti in alto e l'aspetto era improntato ad una tristezza piena d'incanto... sul
suo volto splendeva una gran luce, come un riflesso del Cielo...
L'opera d'amore
« Ti voglio apostola della mia bontà e della mia misericordia... »
Per due anni Gesù ha preparato Josefa come strumento della Sua Opera, il 6 agosto le dice:
- Comincia l'Opera mia aggrappata alla mano di mia Madre! Non basta ciò per darti
coraggio? ». Gesù Verbo incarnato trasmise agli uomini il Messaggio ricevuto dal Padre.
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« ...Vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio » (Giov. XV, 15).
E oggi come ieri ci ripete il Suo Amore e la sua Misericordia.
« Te lo ripeto ancora una volta, quello che ti dico adesso non è nulla di nuovo; ma come la
fiamma ha bisogno di alimento per divampare, così le anime hanno bisogno di una nuova
spinta per progredire e di nuovo calore per rianimarsi » (15 dicembre 1923).
Il pregio del Messaggio trasmesso da Josefa è appunto questo: contiene gli insegnamenti
del Vangelo e Gesù li commenta e vi aggiorna la rivelazione fatta a Santa Margherita
Maria, e tutto si può riassumere nell'infinita Misericordia di Gesù Cristo.
La devozione al Sacro Cuore è la devozione a Gesù amante, ferito per amore e che unisce a
Lui e tra loro tutte le membra del suo Corpo Mistico.
Gesù fa oggi come ha fatto ieri, comincia con l'azione prima di dare l'insegnamento: dal
luglio al settembre impegna Josefa in grandi imprese di riparazione e di aiuto alle anime
infedeli...
Josefa scrive:
« Ho visto cadere le anime a gruppi serrati... in certi momenti è impossibile calcolarne il
numero... ». Ne rimane sconvolta e sfinita.
Dopo una notte di terribile espiazione parla di quelle anime a Gesù, che l'ascolta con il viso
molto triste, poi le dice:
« Tu hai visto quelle che cadono, ma non hai ancora visto quelle che salgono! ».
« Allora scorsi una fila interminabile di anime che entravano in un luogo spazioso,
sconfinato, pieno di luce e si perdevano in quella immensità ». Il Cuore di Gesù si
infiammò ed Egli disse:
« Queste aniine sono quelle che hanno accettato con sottomissione la croce del mio amore e
della mia volontà ».
« Signore non capisco che cosa sia quest'Opera di cui mi parli sempre ».
Gesù si è raccolto un istante poi ha risposto gravemente:
« E' Opera d'Amore, voglio servirmi del tuo nulla per manifestare sempre più la
Misericordia e l'Amore del mio Cuore. Perciò sono glorificato quando mi si dà la libertà di
fare di te e in te ciò che voglio! La tua piccolezza e le tue sofferenze salvano molte anime...
più tardi le parole e i desideri che trasmetto per tuo mezzo ecciteranno lo zelo di molte altre
e impediranno la perdita di un gran numero di esse; si conoscerà sempre meglio che la
Misericordia e l'Amore del Mio Cuore sono inesauribili ».
« Chiedi alle tue Madri di concederti ogni giorno un momento in cui tu possa scrivere ciò
che ti dirò ». Scrive Josefa:
« L'ho ringraziato e l'ho supplicato di non permettere che io metta ostacolo all'Opera sua ».
« Non temere, risponde Gesù, io lavoro nell'oscurità, ma l'Opera mia verrà alla luce a tal
segno che un giorno se ne potranno ammirare tutti i particolari ».
E ogni giorno Josefa nella sua celletta attende la visita divina all'ora convenuta. Gesù a
dimostrare la sua sovrana libertà, viene o non viene, anticipa o ritarda la sua venuta. Josefa
inginocchiata vicino al tavolino scrive le infocate espansioni del Cuore di Gesù man mano
che cadono dalle labbra divine.
Il giorno 20 ottobre 1922 Gesù dà inizio al suo Messaggio di Amore che si concluderà il 6
dicembre 1923.
«Da 5 giorni Gesù non è venuto... mi inquieta il non sapere se gli ho spiaciuto...».
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« Da cinque giorni mi chiami Josefa! ed Io da quanti giorni, mesi, anni chiamo le anime
ed esse non mi rispondono. E tu Josefa hai compreso l'Amore che ho per le anime? ».
« Certo Signore, Tu sei sempre occupato di loro ».
« Per questo amo la Mia Società e il Mio Cuore si riposa in Essa... ha compreso il valore
delle anime e la gloria del Mio Cuore ».
Voglio salvare il mondo e servirmi di voi povere e misere creature, affinché per vostro
mezzo molte anime conoscano la Mia Misericordia e il Mio Amore ».
10 giugno 1923
Il Signore vuole appoggiare la Sua Opera all'autorità del Vescovo di Poitiers, affida dunque
a Josefa un messaggio per Monsignor de Durefort e vedendo la sua ansietà le dice:
« Non temere tutto è disposto e governato dal mio Amore, amami, affidati al mio Cuore. Io
non ti abbandonerò mai.
Non temete, vi dirò tutto e vi aiuterò in tutto, non temete... lasciatemi agire ».
Quindi con divina condiscendenza Gesù spiega a Josefa perché lo trasmetta al Vescovo il
motivo che gli ha fatto abbassare lo sguardo sulla Società del Sacro Cuore, scegliendola
come intermediaria dei suoi desideri:
« Fondata sull'amore, ha per fine l'amore. La sua vita è amore... e l'amore è il mio Cuore! ».
Dopo vari contrattempi il 2 settembre avviene l'incontro con il Vescovo: ora di benedizione
che ebbe poi tanta ripercussione sull'Opera d'Amore.
Il 20 agosto 1923 la Madonna annuncia a Josefa che in ottobré dovrà accompagnare a
Roma la sua superiora e là dovrà parlare alla Madre Generale. Josefa è sgomenta e Gesù
subito la conforta: « Sono Io che conduco tutto e so ciò che conviene alla Mia Opera! Tu
parlerai senza timore; questo è il mezzo con cui cominceranno ad attuarsi i miei disegni! ».
A Roma Josefa è accolta con grande bontà dalla Madre Generale e ne gioisce, ma presto è
ripresa dalle sue apprensioni.
« Perché sei triste? dimmelo... », chiede Gesù come ai discepoli di Emmaus.
Il demonio furioso cerca in ogni modo di far deviare Josefa da quella via in cui gli strappa
tante anime. Cerca di ingannarla con tutti i mezzi per impedirle di fare la Comunione e
giunge al punto di presentarsi con l'aspetto di Gesù Cristo stesso per
convincere Josefa che s'inganna se crede di vedere li Signore e inganna gli altri.
L'impostura del maligno è smascherata e la bontà della Madre Generale conforta Josefa in
quei giorni di terribile ansietà.
La domenica 7 ottobre Gesù appare durante la Messa delle nove: « Presto ti condurrò nello
splendore che non ha fine! Allora le mie parole verranno lette e il mio Amore conosciuto ».
Il 15 ottobre S. Maddalena Sofia invita Josefa nel Suo Oratorio.
« Non temere! Se il demonio cerca di nuocere lalla Società è perché essa è l'oggetto delle
predilezioni del Cuore di Gesù, ma Egli non permetterà che cada nei tranelli del nemico.
Gesù sia amato e glorificato in maniera speciale dalle anime che compongono la piccola
società del Suo Cuore ».
Il giorno 11 dicembre Gesù detta per l'ultima volta a Josefa un messaggio per la Madre
Generale e termina:
« ...Amo la Società, guiderò Io l'Opera mia ».
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Dal momento in cui Gesù ha cominciato a trasmetterle il Suo Messaggio, Josefa si
chiede continuamente con ansietà, se le anime, tutte le anime sapranno riceverlo,
intenderlo, corrispondervi come Egli desidera... Il pensiero che un tale invito possa
rimanere inascoltato la sconvolge e il suo amore non può accettare tale delusione per il suo
Signore.
Da molti giorni Josefa è angosciata da questo pensiero e non osa manifestarlo a Gesù, ma
Gesù la previene e con un tono di voce solenne e dolce ad un tempo le dice:
« Non temere! non sai ciò che accade quando un vulcano erompe? La potenza di quel fuoco
è così grande che è capace di smuovere le montagne e distruggerle in modo da far
conoscere che una forza irresistibile è passata di lì.
Le mie parole avranno tale forza e la mia Grazia le accompagnerà in tale maniera che le
anime più ostinate rimarranno vinte dall'Amore.
La mia Grazia accompagnerà le mie parole e quelli che le faranno conoscere.
Le mie parole saranno Luce e Vita per un numero incalcolabile di anime: saranno stampate,
lette e predicate. Darò loro una grazia speciale perché illuminino e trasformino le anime.
Per diffondere il mio Amore voglio formare una Catena di Anime che infiammate di
quest'amore lo comunichino al mondo intero. Per regnare comincerò col fare Misericordia
poiché il mio Regno è di Pace e di Amore: ecco lo scopo che voglio raggiungere: ecco la
mia Opera d'Amore! ».
IL MESSAGGIO
- La Passione
- Il mondo ascolti e legga
- Invito alle anime
- Tre richieste del Cuore di Gesù
La Passione
« Josefa sposa e vittima del mio Cuore ti parlerò della mia Passione, perché sia oggetto
costante del tuo pensiero e perché essa apporti alle anime le confidenze del mio Cuore ».
Nella quaresima del 1923, Nostro Signore rivelò a Sorella Josefa Menèndez i sentimenti
provati dal Suo Cuore divino durante la Sua Passione. Josefa riceveva in ginocchio le
confidenze del Maestro, e mentre Egli parlava, scriveva.
Lavanda dei piedi
22 febbraio 1923
« Comincerò a scoprirti i sentimenti che inondavano il mio Cuore, mentre lavavo i
piedi ai miei Apostoli.
Li convocai tutti e dodici. Non volli escludere nessuno. Vi si trovava Giovanni il
discepolo prediletto e Giuda che di lì a poco m'avrebbe consegnato ai miei nemici.
Ti dirò perché volli riunirli tutti e perché incominciai a lavar loro i piedi:
« Li riunii tutti, perché era quello il momento in cui la mia Chiesa doveva presentarsi
al mondo; e presto non vi sarebbe stato che un solo Pastore per tutte le greggi.
Volevo anche insegnare alle anime che quantunque cariche di peccati atroci, non le
escludo dalle mie grazie, né le separo dalle anime più amate; vale a dire che riunisco le
une alle altre nel mio Cuore, e che dò loro le grazie di cui abbisognano.
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Ma qual dolore provai in quell'ora, sapendo
che
l'infelice
Giuda
rappresentava tutte le anime che pur tante volte raccolte ai miei piedi, tante volte lavate nel mio Sangue, si sarebbero egualmente perdute per sempre.
Sì, in quel momento volli insegnare ai peccatori che non devono allontanarsi da me,
neppure quando sono in peccato, pensando che non vi è più un rimedio e che mai più
saranno amati come prima di aver peccato. No, povere anime! Non sono questi i
sentimenti di un Dio, che ha sparso tutto il suo Sangue per voi!...
Venite tutti a Me e col mio Sangue tornerete candidi come la neve. Immérgete i vostri
peccati nell'acqua della mia Misericordia; nessuno sarà capace di strappare dal mio
Cuore l'Amore che vi porto!...
Il cenacolo
25 febbraio
« Continuerò a dirti i miei segreti d'amore... Volli lavare i piedi dei miei apostoli per
mostrare alle anime quanto desidero che siano candide e pure quando mi ricevono nel
Sacramento dell'amore.
Fu anche per rappresentare il Sacramento della Penitenza nel quale le anime, che
hanno avuto la disgrazia di cadere in peccato, possono lavarsi e ricuperare il primitivo
candore.
In quell'ora tanto prossima alla Redenzione del genere umano, il mio Cuore non
poteva contenere l'ardore che lo divorava; e perché era infinito l'amor mio per gli
uomini, non volli lasciarli orfani.
Per vivere quindi con essi fino alla consumazione dei secoli e dimostrare tutta la mia
tenerezza volli diventare loro alimento, loro sostegno, loro vita, loro tutto...
Ah! Quanto vorrei far conoscere a tutte le anime i sentimenti del mio Cuore! Quanto
bramo che tutte siano penetrate dell'amore che m'infiammava quando nel Cenacolo
istituii il Sacramento dell'Eucaristia.
In quel momento vidi tutte le anime, che nel corso dei secoli si sarebbero cibate del
mio Corpo e del mio Sangue; e anche tutti gli effetti divini prodotti in moltissime di
loro da tale Cibo.
In quante anime questo Sangue immacolato avrebbe generato purezza e verginità! In
quante avrebbe acceso la fiamma dell'amore e dello zelo! Quante anime, anche dopo
aver commesso molti e gravi peccati, indebolite dalle passioni, sarebbero ritornate a
Me e avrebbero ritrovato vigore nutrendosi del Pane dei forti!
Ah, chi potrà penetrare i sentimenti del mio Cuore in quei momenti... sentimenti
d'amore, di gioia, di tenerezza... Ma quanta fu pure l'amarezza che inondò il mio
Cuore!
L'Eucaristia e i peccatori
2 marzo
Voglio palesare alle mie anime la tristezza che inondò il mio Cuore durante la Cena;
poiché se fu grande la mia gioia nel farmi compagno degli uomini fino alla fine dei
secoli e divino alimento delle anime loro, e se vedevo il gran numero di essi che mi
avrebbe reso omaggio d'adorazione, di riparazione e d'amore... non fu però minore la
tristezza causatami dalla vista di quanti m'avrebbero lasciato nella solitudine del
Tabernacolo, e di quelli che non avrebbero creduto alla presenza reale...
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In quanti cuori macchiati di peccato avrei dovuto entrare... e quante volte la mia
Carne e il mio Sangue così profanati sarebbero diventati motivo di condanna per
quelle anime!
Ah, come vidi in quel momento tutti gli oltraggi, i sacrilegi e le abbominazioni orribili
che si sarebbero commesse contro di Me! Quante ore avrei dovuto passare nella
solitudine del Tabernacolo! Quante notti! E quante anime avrebbero rifiutato gli amorosi inviti che dal Tabernacolo avrei fatto loro udire!
Per amore delle anime, rimango prigioniero nell'Eucaristia, affinché in tutte le loro
pene e nei loro dolori possano venire a consolarsi col più tenero dei Cuori, col migliore
dei Padri, col più fedele degli amici. Ma quest'amore che si consuma per il bene delle
anime non è corrisposto!... Abito fra i peccatori per diventare la loro salvezza e la loro
vita, medico e medicina di tutte le malattie causate dalla natura corrotta... e in cambio
essi si allontanano da Me, mi oltraggiano, mi disprezzano!...
Poveri peccatori! Non allontanatevi! Vi aspetto nel Tabernacolo!... Non vi
rimprovererò i vostri delitti... non vi rinfaccerò il vostro passato... ma lo laverò nel
Sangue delle mie Piaghe... Non temete dunque... Venite a Me... Non sapete quanto vi
amo?...
L'Eucaristia e le anime consacrate
6 marzo
Nel momento d'istituire l'Eucaristia vidi presenti tutte le anime privilegiate che
dovevano cibarsi del mio Corpo e del mio Sangue, e i differenti effetti prodotti in esse.
Per alcune il mio Corpo sarebbe rimedio alla loro debolezza, per altre fuoco divoratore che consumerebbe la loro miseria e le accenderebbe d'amore.
Ah, perché tante anime diventano per il mio Cuore causa di tristezza, dopo che lo le
ho ricolmate di carezze e d'ogni bene? Non sono Io sempre lo stesso? Sono forse
cambiato con voi? Ma, Io non cambierò mai; e fino alla fine dei secoli vi amerò con
tenerezza e predilezione.
So che siete piene di miserie, ma per questo non ritrarrò da voi il mio più tenero
sguardo; ansiosamente vi aspetto, non solo per alleviare le vostre pene, ma per
ricolmarvi di nuovi benefici.
Se vi chiedo amore, non me lo negate; è molto facile amare Colui che è lo stesso
Amore.
Se chiedo qualche cosa che costa alla vostra natura, vi do anche la grazia e la forza
necessaria. Vi ho scelto perché siate il mio conforto. Lasciatemi entrare nell'anima
vostra, e se non vi è nulla che sia degno di Me, ditemi con umiltà e fiducia: « Signore,
vedete quali frutti e quali fiori produce il mio giardino. Venite ad insegnarmi ciò che
debbo fare affinché oggi possa cominciare a sbocciare in me il fiore che Voi desiderate
».
Credi tu che fra le anime scelte non ve ne siano alcune che mi danno pena?...
Persevereranno tutte? Questo è il grido di dolore che esce dal mio Cuore; questo il
gemito che voglio far udire alle anime.
L'Eucaristia meraviglia dell'amore sconosciuto
7 marzo
Scrivi quello che soffrì il mio Cuore in quell'ora quando cioè non potendo contenere il
fuoco d'amore che mi consumava, inventai la meraviglia dell'Amore nella Eucaristia.
20
Avendo presenti tutte le anime che si ciberebbero di questo Pane divino, vidi
pure e sentii tutta la freddezza di tante fra quelle predilette... di tante anime
consacrate, che avrebbero ferito il mio Cuore. Vidi quelle, che lasciandosi vincere
dall'abitudine, dalla stanchezza, dal disgusto, cadrebbero a poco a poco nella
tiepidezza.
Io sto nel Tabernacolo, e aspetto... Desidero che quell'anima venga a ricevermi, che mi
parli con la confidenza di una sposa, che mi chieda consiglio, e solleciti le mie grazie...
« Vieni, le dico, dimmi tutto; dimmi tutto con intera confidenza... chiedi dei
peccatori... offriti per riparare... promettimi che oggi non mi lascerai solo... guarda se
il mio Cuore desidera da te qualche cosa che mi possa dar conforto ».
Questo m'aspettavo da quell'anima, e da tante altre... Ma quando si avvicinano e mi
ricevono sotto le specie Eucaristiche, appena appena mi dicono una parola... Hanno
sempre fretta: sono preoccupate, stanche, contrariate.
Sono inquiete per la propria salute, angustiate per i loro affari... in ansietà per la
famiglia... non so che dire... sono fredda, desidero uscir di chiesa, non mi occorre
nulla...
« Ahimè, così mi consoli, anima da me eletta, e che tutta la notte ho atteso con tanta
impazienza? ». « Celebrando il Santo Sacrificio, ricevendomi ogni mattina nel suo
cuore, il Sacerdote mi parla forse delle anime di cui è responsabile? Ripara le offese
che ricevo da quel peccatore? Mi chiede la forza per disimpegnare bene il suo
ministero, lo zelo per lavorare per la salvezza del suo gregge? Mi darà egli tutto il suo
amore? Potrò riposarmi in lui come nel mio discepolo tanto amato? ».
L'Eucaristia è invenzione d'amore, è vita e forza delle anime, è rimedio a tutte le
malattie dello spirito, è viatico per chi passa dal tempo all'eternità.
I peccatori ritrovano in essa la vita dell'anima; le anime tiepide, il calore che rinforza;
le anime pure, soave, dolcissimo alimento; le fervorose, riposo e soddisfazione a tutti i
loro ardenti desideri; le perfette, ali per librarsi e tendere a maggiore perfezione.
Infine le anime religiose trovano nell'Eucaristia il loro nido, il loro amore, ed inoltre il
simbolo dei benedetti e sacri vincoli, che le uniscono intimamente e inseparabilmente
allo
Sposo Divino.
Getsemani
12 marzo
« Josefa vieni con Me al Getsemani; lascia che l'anima tua si riempia di quei medesimi
sentimenti, di quell'amara tristezza che inondarono la mia in quell'ora.
Dopo aver predicato alle turbe, curato gli infermi, dato la vista ai ciechi, risuscitato i
morti... dopo aver vissuto tre anni in mezzo agli Apostoli per istruirli e affidar loro la
mia dottrina, avevo infine insegnato coll'esempio a sopportarsi vicendevolmente,
lavando loro i piedi e facendomi loro i cibo.
Si avvicina l'ora per la quale il Figlio di Dio s'era incarnato... Redentore del genere
umano, Egli avrebbe sparso il suo Sangue e dato la sua vita per il mondo.
In quell'ora, volli pormi in orazione e offrirmi a compiere la volontà del Padre mio.
Anime care! Imparate dal vostro modello, che l'unica cosa necessaria, quantunque
alla natura ripugni, è il sottomettersi umilmente e l'offrirsi a fare la volontà di Dio.
21
Volli anche insegnare alle anime, che ogni azione importante dev'essere preceduta,
preparata e vivificata dalla preghiera, perché nell'orazione l'anima si rinvigorisce per
affrontare le difficoltà e Dio le si comunica, consigliandola, inspirandola; ancorché
essa non se ne accorga.
Mi ritirai nell'Orto degli Ulivi con tre miei discepoli per insegnare a voi, anime care al
mio Cuore, che le tre potenze dell'anima debbono accompagnarvi ed aiutarvi
nell'orazione.
Ricordate con la memoria i benefici divini, le perfezioni di Dio, la sua bontà, il suo
potere, la sua misericordia, l'amore che vi porta. Cercate poi con l'intelletto in qual
modo potete corrispondere alle meraviglie che ha fatto per voi... Lasciate che la
volontà si scuota, desiderando fare per Dio più e meglio; consacratevi alla salvezza
delle anime, sia con le opere apostoliche, sia con la vita umile e nascosta, sia
ritirandovi silenziose nella preghiera.
Prostratevi umilmente come creature alla presenza del Creatore, e adoratene i disegni
sopra di voi qualunque essi siano, sottomettendo la vostra alla divina sua volontà.
Così m'offersi, per attuare l'opera della Redenzione del mondo.
Ah, che momento fu quello in cui sentii piombare su di Me tutti i tormenti che avrei
dovuto soffrire durante la Passione: le calunnie, gli insulti, gli schiaffi, i flagelli, la
corona di spine, la sete, la croce!... Tutto si affollò dinanzi ai miei occhi e dentro il mio
Cuore, e nel medesimo istante vidi le offese, i peccati, le abbominazioni che si
commetterebbero nel corso dei secoli, e non solamente li vidi, ma mi sentii ricoperto di
tutti quegli orrori... e così rivestito d'ignominia, mi presentai al Padre celeste per
implorare misericordia.
Mi offersi come garante per calmare la sua collera e placare l'ira sua. Ma sotto il peso
di tanti peccati e di tanti delitti la mia natura umana provò tale terribile angoscia, tale
agonia mortale da sudarne sangue.
Oh, anime che mi fate soffrire in tal modo! Sarà questo Sangue salute, vita per voi?
Sarà possibile che tale angoscia, tale agonia e tal Sangue restino inutili, per tante
anime? ».
Il sonno degli Apostoli
13 marzo
« Continuiamo la nostra meditazione: vieni accanto a Me, e quando mi vedrai
immerso in un oceano di tristezza, seguimi mentre cercherò i tre discepoli rimasti ad
una certa distanza.
Li avevo presi con Me perché mi aiutassero partecipando alla mia angoscia... perché
pregassero con Me; per riposarmi in essi... Ma... come esprimere ciò che provò il mio
Cuore quando, cercandoli, li trovai addormentati?... Come è triste trovarsi soli, senza
potersi confidare con coloro che ci circondano!
Quante volte soffre il mio Cuore, e volendo trovar sollievo presso le anime che più
amo, vado loro incontro, e le trovo addormentate!...
Anime care! desidero insegnarvi quant'è inutile e vago cercar sollievo nelle creature!
Quante volte esse sono addormentate e invece di trovar in loro il conforto che
andiamo cercando, ce ne torniamo tristi, perché non comprendono, né corrispondono
al nostro desiderio, al nostro amore!
22
Tornando quindi alla preghiera, mi prostrai nuovamente, adorando il Padre,
e gli chiesi aiuto: « Padre mio! ». Non dissi: « Dio mio ». Quando soffrite
maggiormente, voi pure dovete chiamare Iddio, col dolce nome di « Padre »,
invocarlo, domandargli conforto, esponendogli le vostre pene, i vostri timori, e
ricordargli, gemendo, che siete suoi figli. Ditegli che l'anima vostra non ne può più...
che suda sangue... che il vostro cuore è tanto oppresso da sembrare che gli venga meno
la vita... che il vostro corpo soffre e più non resiste.
Chiedete con confidenza di figli e siate certi che il Padre vostro vi consolerà, e darà la
forza necessaria per superar la tribolazione vostra o delle anime a voi affidate ».
« L'anima mia triste e desolata, pativa angosce mortali... Mi sentii oppresso dal peso
della più nera ingratitudine...
Il sangue, che usciva da tutti i pori del mio corpo, e che fra poco avrei versato da tutte
le mie ferite, sarebbe riuscito inutile ad un gran numero d'anime che si sarebbero
perdute... Moltissime mi avrebbero offeso, e molte non mi avrebbero conosciuto!
Spargerò il mio Sangue per tutte, e i miei meriti saranno applicati ad ognuna... Sangue
divino... Meriti infiniti... e pur tuttavia inutili per tante e tante anime!...
Questo fu il calice che accettai e bevvi fino alla feccia!
Tutto per insegnarvi, anime care, a non indietreggiare di fronte ai patimenti e a non
crederli inutili, anche se non ne vedete il frutto, che però sempre otterrete.
Sottomettete il giudizio e lasciate che in voi si compia la volontà divina.
Tradimento di Giuda
14 marzo
« Dopo essere stato confortato dall'Angelo inviatomi dal Padre mio, vidi avvicinarsi
Giuda, uno dei miei dodici Apostoli, e dietro a lui tutti quelli che dovevano catturarmi.
Avevano in mano corde, bastoni, pietre, e ogni genere di strumenti, per impossessarsi
di Me...
M'alzaì e avvicinandomi a loro dissi: Chi cercate?
Frattanto Giuda, posandomi le mani sulle spalle, mi baciò!... Ah! che fai Giuda, che
significa questo bacio?
E qui potrei dire a tante anime: Che fate?... perché mi tradite con un bacio?
Anima ch'Io amo... dimmi, tu che vieni a Me, che mi ricevi nel tuo petto... mentre più
di una volta mi dirai che mi ami, non mi consegnerai poi ai miei nemici quando uscirai
di qui? Ben sai che nella compagnia che frequenti, vi sono pietre che mi feriscono
fortemente... voglio dire conversazioni che mi offendono!...
E tu che mi hai ricevuto oggi, che mi riceverai domani, perderai il candore prezioso
della mia grazia?
Continuerai tu in quell'impresa che ti insozza le mani? Non sai che non è lecito il
mezzo col quale acquisti quel denaro, o raggiungi quella posizione, o ti procuri quel
benessere?
Guarda... fai come Giuda... adesso mi ricevi e mi baci; fra qualche minuto o fra
qualche ora mi prenderanno i miei nemici e tu stesso darai loro il segno di
riconoscimento...
Con quell'amicizia non solo mi leghi e mi lapidi: ma sei anche causa che un'altra
persona mi maltratti e mi lapidi come te!
23
Perché mi tradisci così, anima che mi conosci e che in varie occasioni ti glorii di
essere pia e di esercitare la carità?
Anima tanto amata! perché ti lasci trasportare da quella passione? Non ti chiedo che
tu ti senta libera, perché ciò non è in tuo potere, ma che tu lotti... Bada che il
godimento di pochi istanti, sarà poi oggetto della tua perdizione come i trenta denari
coi quali Giuda mi vendette.
Quante anime mi hanno venduto e mi venderanno a prezzo vilissimo d'un piacere
illecito, momentaneo, passeggero... Ah, povere anime!... Chi cercate? Me? Quel Gesù
che conoscete, che avete amato e col quale avete pattuito alleanza eterna? Lasciate che
vi dica una parola: « Vegliate e pregate »... Lottate senza tregua e non lasciate che le
vostre inclinazioni ed i vostri difetti diventino abituali ».
« Le anime che peccano gravemente, mi consegnano al nemico, e l'arma con la quale
mi feriscono è il peccato...
Però non sempre si tratta di peccati gravi, specialmente fra le mie anime elette. Molte
di esse coi loro difetti abituali, con le cattive inclinazioni non combattute, con le
concessioni alla natura immortificata, con le mancanze di carità, mi consegnano
ugualmente ai miei nemici, non perché mi uccidano, ma perché mi maltrattino. E se è
cosa tanto triste ricevere un'offesa d'ingratitudine da un'anima qualsiasi, assai più
dolorosa è l'offesa che proviene da chi è particolarmente amato...
Sì, anime che ho scelto per farne il mio luogo di riposo, il giardino delle mie delizie; da
voi aspetto maggior tenerezza, maggior delicatezza, più grande amore...
Da voi attendo il balsamo che mi chiuda le ferite; voi mi asciugherete il volto divino
deturpato e sfigurato: mi aiuterete a illuminare tante anime cieche, che nell'oscurità
della notte m'afferrano e mi legano per darmi la morte.
Non lasciatemi solo... Destatevi e venite, perché già sono arrivati i miei nemici... ».
15 marzo
« Quando i soldati si avvicinavano per prendermi, dissi loro: « Sono Io ». Questa
medesima parola ripeto al!'anima prossima a cader nella tentazione: Sono Io... Sì,
sono Io... Sei ancora in tempo a ritirarti e se vuoi, io ti perdonerò; così invece di legarmi tu con le corde del peccato, ti stringerò Io coi legami d'amore.
Vieni, Io sono Colui che ti ama, ed ha tanta compassione della tua debolezza, Colui
che aspetta ansiosamente per riceverti fra le sue braccia.
Ah! che tristezza per me, quando, dopo aver detto tutto questo alle anime, pur
tuttavia alcune mi legano e mi trascinano egualmente alla morte!...
Ma era giunta l'ora mia, quella ivi cui dovevo consumare il sacrificio. Lasciando ogni
libertà ai soldati, a loro mi consegnai con la mitezza di un agnello... Mi condussero a
casa di Caifa, dove fui ricevuto con insulti e beffe e dove uno dei servi mi diede il
primo schiaffo!
Ah, Josefa!... Comprendi questo... il primo schiaffo!... mi fece forse più male dei colpi
della flagellazione?... no, ma in quel primo schiaffo, vidi il primo peccato mortale di
tante anime! di quelle anime che dopo essere vissute nella mia grazia avrebbero
commesso il primo peccato grave... e dopo il primo, quanti e quanti ancora... e quante
anime trascinate con l'esempio alla medesima sventura... ».
24
La negazione di Pietro
16 marzo
« Gli apostoli mi avevano abbandonato!... Pietro, mosso da curiosità, rimase nascosto
tra i servi. Intorno a Me si trovavano solo accusatori che cercavano di accumulare
accuse di delitti inesistenti, per accendere contro di Me la collera di quei giudici tanto
iniqui. Mi chiamarono perturbatore dell'ordine pubblico, profanatore del sabato,
falso profeta. La soldatesca eccitata dalle calunnie, procedeva contro di Me con grida
e minacce.
Dove eravate voi, Apostoli e Discepoli, testimoni della mia vita, della mia dottrina, dei
miei miracoli? Ah, di tutti coloro dai quali aspettavo una prova d'amore, nessuno
rimase per difendermi. Mi trovai solo e circondato da soldati, che a guisa di lupi
affamati mi cercavano per divorarmi.
Vedete come mi maltrattano; uno mi schiaffeggia e chi mi ricopre di sputi immondi; e
chi ride, e mi schernisce.
Mentre il mio Cuore si offre a soffrire questi supplizi, Pietro, che avevo costituito
Capo della mia Chiesa e che poche ore prima aveva promesso di seguirmi fino alla
morte... Pietro ad una semplice domanda, mi rinnega; la paura s'impossessa di lui, e al
ripetersi della domanda, giura che non mi conobbe mai, che mai fu mio discepolo.
Ah, Pietro, tu giuri che non conosci il tuo Maestro!... ed interrogato una terza volta,
rispondi imprecando orribilmente! ».
« Anime care!... non sapete quant'è grande l'amore e la tristezza del mio Cuore, nei
momenti in cui mi vedo abbandonato e rinnegato dalle mie anime elette.
Vi dirò come a Pietro: Anima che tanto ho amato, non ricordi più le prove d'amore
che t'ho dato?... Dimentichi i vincoli che a Me ti stringono? Dimentichi quante volte
hai promesso di essermi fedele e di difendermi?
Non confidare in te stessa... perché ti perderai: ma se ricorri a Me con umiltà e
fiducia, non temere, sarai ben sorretta...
Anime, che vivete circondate da tanti pericoli... non mettetevi, per vana curiosità,
nell'occasione di peccare, perché come Pietro cadrete!... ».
Quando dai soldati fui condotto nella prigione, attraversando uno degli atri, vidi
Pietro tra la folla... lo guardai... i nostri occhi s'incontrano... Quante volte io fisso
un'anima ed essa volge lo sguardo altrove... non mi vede... è cieca... la chiamo per
nome e non mi risponde; le mando qualche tribolazione, perché si desti dal sonno, ed
essa non vuole scuotersi...
Anime care, se non guardate il cielo, vivrete come gli esseri privi di ragione... Alzate la
testa e guardate la patria che vi aspetta... Cercate il vostro Dio e lo vedrete sempre con
lo sguardo fisso su di voi; in quel suo sguardo troverete pace e vita ».
La prigione
17 marzo
« Contemplami nella prigione dove passai gran parte della notte. I soldati
m'insultavano con parole e con atti; dandomi chi uno spintone, chi una percossa...
Al termine della notte stanchi di Me, mi lasciarono solo chiuso in un ambiente oscuro,
umido e fetido, dove, seduto su di una pietra, il mio corpo indolenzito, rimase presto
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intirizzito dal freddo... Confrontiamo ora la prigione col Tabernacolo, e soprattutto
col cuore degli uomini...
Nella prigione passai parte di una notte... quante, notti passo Io nel Tabernacolo?...
Nella prigione mi oltraggiarono i soldati che erano miei nemici... Nel tabernacolo mi
maltrattano e mi insultano anime, che mi chiamano « Padre »... Nella prigione soffrii
freddo, sonno, fame, vergogna, dolore... tristezza, solitudine, desolazione...
Vedevo nel corso dei secoli tanti Tabernacoli nei quali mi sarebbe mancato il rifugio
dell'amore... quanti cuori gelidi sarebbero stati per Me, come la dura pietra della
prigione!...
Quante volte avrei avuto sete d'amore, sete di anime!
Quanti giorni aspetto nel Tabernacolo che un'anima venga a visitarmi... a ricevermi
nel suo cuore! Quante volte ho fame delle mie anime... della loro fedeltà, della loro
generosità!...
Sapranno calmare queste ansie? Sapranno dirmi nei loro momenti dolorosi: questo
servirà per confortare la tua tristezza, per tenerti compagnia nella tua solitudine?
Nella prigione provai grande vergogna udendo parole orribili pronunciate contro di
Me... e tale vergogna si accrebbe al pensiero che simili parole uscirebbero un giorno
da labbra amatissime...
Quando le mani sudice e ripugnanti dei soldati scaricavano su di me schiaffi e
percosse, vidi come molte volte sarei stato poi schiaffeggiato e colpito da tante anime
che senza purificarsi dai peccati mi avrebbero ricevuto nel loro cuore, e mi avrebbero
inflitto, coi loro peccati abituali, ripetuti colpi.
Se volete darmi prova del vostro amore, apritemi il vostro cuore, perché possa farne la
mia prigione.
Legatemi con le catene del vostro amore... Ricopritemi con le vostre attenzioni più
delicate...
Cibatemi con la vostra generosità... dissetatemi col vostro zelo.
Consolate la mia tristezza e la mia desolazione con la vostra purezza e rettitudine
d'intenzione. Se volete ch'io riposi in voi, evitate il tumulto delle passioni; udirete la
mia voce che dirà al vostro cuore: « Io sarò il tuo riposo per tutta l'eternità; per te che
con tanta vigilanza e amore mi procuri la dimora nel tuo cuore, la mia ricompensa
non avrà limiti... Non rimpiangerai i sacrifici che avrai fatti per Me durante la vita...
».
L'imitazione del divino prigioniero
20 marzo
« Ascolta dunque i desideri del mio Cuore!
Il pensiero di tante anime alle quali avrei più tardi ispirato il desiderio di seguire le
mie orme, mi consumava d'amore!...
Durante quelle ore di prigione Io le vedevo mie fedeli imitatrici, imparare da Me la
mansuetudine, la pazienza, la serenità; non solo accettando il patimento e il disprezzo,
ma perfino amando chi le perseguita; ed anche sacrificarsi per i loro nemici come lo
stesso mi sacrificai.
Oh, come si accendeva ognor più il desiderio di compiere perfettamente la volontà del
Padre mio!
E in quelle ore di solitudine, in mezzo a tanto dolore, come mi offrivo per riparare la
sua gloria oltraggiata!... ».
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« Così voi anime religiose, che vi trovate nella prigione scelta dall'amore, voi che più
d'una volta passate agli occhi degli uomini come esseri inutili e forse nocivi: non
temete! Lasciate che gridino contro di voi e nelle ore di solitudine e di dolore, fate che
il vostro cuore si unisca intimamente a Dio, unico oggetto del vostro amore.
Riparatene la gloria oltraggiata da tanti peccati!... ».
Il mio Regno non è di questo mondo
« All'alba del giorno seguente, Caifa ordinò che mi conducessero da Pilato, perché
pronunciasse la sentenza di morte!
Questi mi interrogò con grande sagacia, desiderando trovar materia di condanna, ma
nello stesso tempo la coscienza gli rimordeva e gli faceva temere l'ingiustizia che stava
per commettere contro di Me.
Infine trovò modo di liberarsi di Me e comandò che mi conducessero da Erode.
In Pilato sono fedelmente rappresentate le anime che sentono il pungolo della grazia e
quello delle passioni, e dominate dal rispetto umano e accecate dall'amor proprio,
temendo di sembrare ridicole, lasciano passare il momento della grazia... ».
« A tutte le domande di Pilato, Io nulla risposi; ma quando mi disse: "Sei tu il Re dei
Giudei?" allora seriamente e gravemente replicai: "Tu lo hai detto: Io sono Re, però il
mio Regno non è di questo mondo".
Con queste parole volli insegnare a molte anime che, presentandosi un'occasione di
dolore, di sofferenza o d'umiliazione che forse potrebbero evitare, debbono rispondere
generosamente: "Il mio Regno non è di questo mondo"; ossia: non cerco lodi umane;
la mia Patria non è qui; io riposerò in quella che è veramente Patria, ora compirò
coraggiosamente il mio dovere senza tener conto dell'opinione del mondo ».
In casa di Erode
« Pilato comandò che mi portassero alla presenza di Erode, uomo corrotto che solo
cercava il piacere, lasciandosi trasportare da passioni disordinate. Si compiacque di
vedermi comparire al suo tribunale, poiché sperava divertirsi alle mie spalle, coi miei
miracoli.
Considerate, anime care, il ribrezzo ch'Io provai alla presenza del più ripugnante fra
gli uomini... mentre le sue parole, le sue domande, i suoi gesti e le sue mosse mi
coprivano di confusione.
Anime pure e verginali! Venite, circondate e difendete lo Sposo vostro! Erode
s'aspettava ch'Io rispondessi alle sue domande sarcastiche e derisorie, ma Io non aprii
bocca; mi chiusi, in sua presenza, nel più profondo silenzio.
Il silenzio fu allora la maggior prova che potessi dargli della mia dignità. Le sue parole
oscene non meritavano d'incontrarsi con le mie purissime.
Intanto il mio Cuore stava intimamente unito al Padre celeste. Mi struggevo dal
desiderio di dare alle anime il mio Sangue fino all'ultima goccia.
Il pensiero di tutte quelle che più tardi dovevano seguirmi conquistate dal mio
esempio e dalla mia liberalità, m'infiammava di amore, e non solo gioivo in
quell'interrogatorio, ma desideravo correre al supplizio.
Lasciai che mi trattassero da pazzo e mi coprissero di una veste bianca in segno di
burla e di derisione... dopo di ciò, tra furiose grida, venni ricondotto a Pilato ».
27
La flagellazione
« Osserva come quest'uomo timoroso e codardo, non sappia che cosa fare di Me; per
sedare il tumulto della folla, ordina che Io sia flagellato.
Guardate come sono rappresentate in Pilato le anime che mancano di coraggio e di
generosità per romperla energicamente con le esigenze del mondo e della natura.
Invece di seguire ciò che la coscienza suggerisce, cedono ad un capriccio, si concedono
una leggera soddisfazione, capitolano in parte alle esigenze della passione... indi, per
far tacere i rimorsi, dicono a se stesse: « Già mi sono privato di questa cosa e di
quest'altra ».
Io non dirò che una sola parola a qualcuna di queste anime: « Come Pilato mi fai
flagellare... già hai fatto un passo; domani ne farai un altro. Credi di calmare così la
tua passione! No... presto essa ti chiederà di più e siccome non avesti coraggio di lottare contro la natura in cosa lieve, avrai assai minor forza, quando l'occasione sarà
più forte.
Contemplatemi, anime tanto care al mio Cuore, mentre mansueto come un agnello mi
lascio condurre al terribile e ignominioso supplizio della flagellazione.
Sopra il corpo, già coperto di piaghe e sfinito dalla stanchezza i carnefici scaricano
colpi crudeli con corde e con verghe. Ed è tanta la violenza con cui mi feriscono che le
mie ossa ne rimangono scosse con terribile dolore... La forza delle battiture mi
produsse ferite innumerevoli...
Il Sangue schizzava da tutto il mio Corpo, ridotto ormai in tale stato da somigliare più
a un mostro che ad un essere umano.
Ah, come potete contemplarmi in questo mare di dolori e di amarezza, senza che il
vostro cuore si muova a compassione?
Contemplate le mie ferite e vedete se c'è altri che tanto abbia sofferto per dimostrarvi
il suo amore!... ».
La coronazione di spine
22 marzo
Quando le braccia di quei crudeli furono stanche a forza di menar colpi sul mio corpo,
mi posero sulla testa una corona di rami spinosi poi sfilarono davanti a me dicendo: «
Re, noi ti salutiamo! ».
Alcuni mi sputavano addosso, altri m'insultavano... altri ancora menavano nuovi colpi
sul capo; ognuno aggiungeva nuovo dolore a quelli che già sfinivano il mio Corpo.
Considerate come con quella corona Io abbia voluto espiare i peccati di superbia di
tante anime, che si lasciano soggiogare dalle false opinioni del mondo, desiderandone
eccessivamente la stima. Permisi che mi coronassero di spine e che in tal modo la mia
testa soffrisse terribilmente per riparare con volontaria umiltà, la ripugnanza e le
orgogliose pretese con le quali tante anime ricusano di seguire il cammino tracciato
dalla Provvidenza.
Invano tenterete d'ingannare voi stesse, pensando di seguire la volontà di Dio, e
facendo invece la vostra... non troverete la vera pace, né la contentezza che solo
s'incontra nell'adempimento della volontà divina e nella piena sottomissione a quanto
ci chiede.
Vi sono persone che al momento di decidere l'inizio di un nuovo genere di vita,
riflettono ed esaminano i desideri del loro cuore. A volte trovano in colei o in colui al
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quale pensano di unirsi solide basi per una vita cristiana e pia; osservano che
adempie i suoi doveri di famiglia, che possiede il necessario per soddisfare i desideri di
felicità... Ma la vanità e l'orgoglio sopravvengono ad oscurare lo spirito... Si lasciano
allora trasportare dalla smania di figurare, di arricchire... Si affannano quindi nella
ricerca di chi, essendo più ricco e più elevato, possa soddisfare maggiormente le loro
ambizioni!... Ah, quanto si comportano stoltamente!... No, dirò loro, non troverete la
vera felicità in questo mondo; e voglia Dio che la troviate nell'altro!... state attenti,
perché vi mettete in gran pericolo!... ».
« Parlerò a quelle anime che chiamo alla vita perfetta. Quante illusioni in coloro che
mi dicono di essere disposti a fare la mia volontà e invece affondano sul mio capo le
spine della Corona!...
Vi sono anime che veramente voglio per Me: e conoscendole e amandole desidero
collocarle dove, nella mia sapienza infinita, vedo che troveranno quant'è necessario
per giungere alla santità. Là mi farò da loro conoscere, là esse mi daranno più conforto, più amore e più anime!...
Ma anche qui, quante delusioni! Alcune accecate dall'orgoglio, da superbia o
meschina ambizione, piena la testa di pensieri vani e inutili, rifiutano di seguire la via
tracciata dal mio Amore...
Coronato di spine e coperto di un manto di porpora, i soldati mi presentarono di
nuovo a Pilato. Ma questi, non trovando in Me nessun delitto che meritasse condanna,
mi rivolse varie domande chiedendomi per qual motivo non rispondevo, pur sapendo
che egli aveva su di Me ogni potere... Ruppi allora il silenzio e ali dissi:
- Non avresti potere alcuno su di Me se non ti fosse stato dato dall'alto; ma è
necessario che si compiano le Scritture.
Chiusi di nuovo le labbra abbandonandomi al mio Padre celeste!
Pilato, turbato per l'avvertimento ricevuto dalla moglie, e perplesso fra i rimorsi della
coscienza e il timore che il popolo si ammutinasse contro di lui, cercava un mezzo per
liberarmi... Mi espose perciò alla vista della plebe nel pietoso stato in cui mi trovavo
dopo la flagellazione, proponendo di darmi la libertà e condannare al mio posto un
malfattore: Barabba... Ma ad una voce la plebe rispose:
- che Gesù muoia e che Barabba sia messo in libertà.
Anime che mi amate, osservate come venni posto in paragone con un malfattore,
guardate come mi abbassarono al livello del più perverso fra gli uomini... Udite le urla
furiose contro di me! Vedete con quale rabbia chiedono la mia morte. Non crediate
che la mia natura umana non provasse ripugnanza e dolore... Al contrario, volli
sentire in Me tutte le vostre ripugnanze, dandovi così un esempio che vi fortifichi in
ogni circostanza della vita.
Anime elette, la vostra felicità e la vostra perfezione non consistono nel seguire i gusti
e le inclinazioni della natura, nell'essere conosciute o sconosciute dalle creature,
nell'impiegare o nell'occultare il talento che Dio v'ha dato... ma nell'unirvi e
conformarvi per amore e con piena adesione alla volontà di Lui, a ciò che Egli vi
chiede per la sua gloria e per la vostra santificazione ».
Gesù condannato
24 marzo
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« Medita per un momento l'indicibile martirio del mio Cuore, tanto tenero e
delicato, quando si vide posposto a Barabba...
Rammentai in quel momento tutta la tenerezza della Madre mia... quando Essa mi
stringeva al suo Cuore! Ricordai tutti gli sforzi e la fatica sopportata dal mio padre
adottivo per dimostrarmi il suo amore. Si presentarono alla mia memoria i benefici da
Me liberalmente sparsi su quel popolo ingrato... concedendo la vista ai ciechi,
ridonando la salute agli infermi e l'uso delle membra a quelli che l'avevano perduto!
rifocillando le turbe e risuscitando i morti!...
Ed ora, eccomi da loro ridotto nello stato più spregevole! Sono il più odiato fra gli
uomini... condannato a morte come un infame assassino!... Pilato ha pronunciato la
sentenza! Anime care, meditate intensamente quanto ebbe a soffrire il mio Cuore ».
La disperazione di Giuda
« Dal momento in cui mi consegnò nell'Orto degli ulivi, Giuda errò fuggiasco, non
potendo far tacere il grido della coscienza che l'accusava del più orribile sacrilegio.
Quando poi gli giunse la notizia della mia condanna a morte, si lasciò prendere da tremenda disperazione e si impiccò.
Chi potrà comprendere l'acuto dolore del mio Cuore vedendo gettarsi alla perdizione
eterna, quell'anima che aveva passato tre anni alla mia scuola d'amore, ascoltando la
mia dottrina, ricevendo il mio insegnamento, udendo tante volte dalle mie labbra
parole di perdono per i più grandi peccatori?
Ah, Giuda! perché non vieni a gettarti ai miei piedi, affinché Io ti perdoni? Se non osi
avvicinarti a Me, per paura di coloro che mi circondano e mi maltrattano con tanto
furore, almeno guardami... vedresti come subito il mio sguardo si poserebbe su di te!».
Anime che vi trovate irretite nei più grandi peccati... se per più o meno tempo siete
vissute errabonde e fuggiasche a causa dei vostri delitti, se i falli di cui siete colpevoli
vi hanno accecato e indurito il cuore: se per seguire qualche passione siete cadute nei
più gravi disordini, ah, non lasciate che la disperazione s'impossessi di voi, quando i
complici del vostro peccato vi abbandoneranno, o quando la vostra anima si renderà
conto della sua colpa! Fin che all'uomo resta un soffio di vita può sempre ricorrere
alla Misericordia e implorare il perdono.
Se siete ancor giovane e gli scandali della vita passata vi hanno lasciato in uno stato di
degradazione di fronte agli uomini, non temete! Quantunque il mondo vi disprezzi, vi
tratti da scellerati, v'insulti e vi abbandoni, siate sicuri che il vostro Dio non vuole che
diventiate preda delle fiamme dell'inferno. Egli desidera che vi avviciniate a Lui, per
perdonarvi. Se non osate parlargli, rivolgetegli almeno uno sguardo, un sospiro del
cuore e subito vedrete che la sua mano benefica e paterna vi condurrà alla fonte del
perdono e della vita.
Se per malizia avete passato la maggior parte della vita nel disordine e
nell'indifferenza, e già prossimi all'eternità sentite che la disperazione cerca di tenervi
chiusi gli occhi, non vi lasciate ingannare; c'è ancor tempo per il perdono, ascoltate
bene: « Se vi restasse anche un secondo solo di vita, profittatene, perché anche con
quello soltanto, potete guadagnare la vita eterna! ».
Se la vostra esistenza trascorse nell'ignoranza e nell'errore, se siete stati causa di gravi
danni agli uomini, alla società, alla religione, e se per una circostanza qualunque,
riconoscete il vostro errore, non lasciatevi accasciare dal peso delle colpe, né dal male
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di cui siete stati strumento; al contrario, lasciando che la vostra anima si
compenetri nel più vivo pentimento, inabissatevi nella fiducia ricorrete a Colui che
sempre attende e perdona ».
« Lo stesso accade se si tratta di un'anima che, passati i primi anni della vita nella
fedele osservanza dei miei comandamenti, perduto poi il primitivo fervore, si è lasciata
trascinare a vita comoda e tiepida...
Può darsi che un giorno una forte scossa la ridesti; allora la vita le apparirà inutile,
vuota, senza meriti per l'eternità.
Il demonio, con infernale invidia, l'assedia in mille modi, ispirandole scoraggiamento,
tristezza ed esagerando la gravità delle colpe, finirà coll'immergerla nella paura e
nella disperazione.
Anima che mi appartieni, non far caso di questo nemico crudele... quando senti la
mozione della grazia, prima che incominci la lotta, ricorri al mio Cuore, chiedigli che
versi una goccia del suo sangue sull'anima tua... Vieni a Me! Tu sai dove Io mi trovo,
celato sotto il velo della fede. Solleva questo velo e dimmi con tutta confidenza le tue
pene, le tue miserie, le tue cadute... e non temere per il passato. Il mio Cuore lo ha
sommerso nell'abisso della misericordia. La tua vita trascorsa ti renderà umile e ti
sarà occasione di meriti; se vuoi darmi la maggior prova d'amore, abbi fiducia e conta
sul mio perdono. Credi che i tuoi peccati non sorpasseranno mai la mia misericordia...
essa è infinita... ».
La via del Calvario
26 marzo, lunedì Santo
« Josefa, seguimi per la Via del Calvario, ove salgo esausto sotto il peso della Croce.
Mentre il mio Cuore era in un abisso di tristezza per l'eterna perdizione di Giuda, i
carnefici crudeli, insensibili al mio dolore, mi caricarono sopra le spalle una croce,
dura e pesante, sopra la quale doveva consumarsi il Mistero della Redenzione del
mondo.
Contemplatemi Angeli del Cielo! Guardate il Creatore di tutte le meraviglie, quel Dio
che gli spiriti celesti adorano, salire il Calvario portando sulle spalle il legno santo e
benedetto, che presto riceverà il suo ultimo respiro!
Guardatemi pure voi, anime che desiderate essere mie imitatrici fedeli. Il mio Corpo
martoriato dagli atroci supplizi, cammina senza forza, bagnato di sudore e di sangue...
Soffro... senza che nessuno compatisca al mio dolore. La folla mi accompagna, ma
nessuno ha pietà di me!... Tutti mi circondano come lupi affamati, desiderosi soltanto
di divorare la preda.
La mia stanchezza è così grande e la croce così pesante, che cado esausto!... Guarda
come mi rialzano quegli inumani e brutali; uno mi afferra per il braccio, l'altro mi
tira per le vesti, ch'erano aderenti alle ferite, altri m'afferrano pel collo, altri pei
capelli... alcuni mi sferrano addosso terribili colpi, con pugni e calci. La Croce cade
sopra di me e sotto il suo peso si aprono sul mio corpo nuove ferite.
Il mio volto batte sulle pietre... e il sangue scorre annebbiandomi gli occhi; così con
tutta la faccia imbrattata di polvere e di sangue sono divenuto l'oggetto più
ripugnante del mondo! ».
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Incontro con la santa Vergine
« Seguitemi per alcuni momenti ancora e fra poco mi vedrete alla presenza della
Madre mia Santissima. Essa, col Cuore trafitto dal dolore, viene ad incontrarmi per
due motivi: per trovar maggior forza nel dolore alla vista del suo Dio... e per
infondere, con l'eroico suo atteggiamento, coraggio al Figlio suo per continuare
l'opera della Redenzione. Meditate il martirio di questi due Cuori: ciò che mia Madre
più ama al mondo è il Figlio suo; ...lungi dal poterlo sollevare, sa tutto quello che la
sua presenza aggiunge alle mie sofferenze.
Per me nulla vi è di più caro che mia Madre: e non soltanto non posso consolarla, ma
anzi so benissimo che il pietoso stato in cui mi trovo, procura al suo Cuore una pena
simile alla mia: la morte che io soffro nel corpo, mia Madre la soffre nell'anima!...
Ah, come si fissano su di Me i suoi sguardi e come gli occhi miei si fissano su di Lei.
Non pronunciammo una parola: ma quante cose si dissero i nostri Cuori con quel
doloroso sguardo.
Sì, mia Madre assistette a tutti i tormenti della mia Passione, perché per rivelazione
divina tutti le furono presenti allo spirito! Inoltre, alcuni miei discepoli, quantunque
da lontano per paura dei Giudei, cercavano di informarsi di tutto, e ne informavano la
Madre mia. Quando ella seppe che era già stata pronunciata la sentenza di morte, uscì
subito ad incontrarmi e più non mi abbandonò fino alla sepoltura! ».
Il Cireneo
27 marzo
« La folla si avanza verso il Calvario...
Quegli uomini iniqui, temendo di vedermi morire prima di giungere al termine del
supplizio, si mettono d'accordo per cercare qualcuno che m'aiuti a portare la Croce!
requisirono perciò, nelle vicinanze, un uomo chiamato Simone.
Guardalo dietro a Me mentre m'aiuta a portare la Croce, e considera anzitutto due
cose. Quell'uomo, quantunque di buona volontà, è un mercenario, perché pur
accompagnandomi e prendendo parte al peso della Croce, lo fa perché « costretto ».
Infatti quando prova stanchezza soverchia, lascia che il peso gravi sopra di Me, ed Io
per questo cado due volte ancora.
Egli m'aiuta dunque a portare la Croce, ma solo in parte, ossia non tutta la Croce.
Vediamo il senso simbolico di queste due circostanze ».
« Vi sono molte anime che camminano così dietro a Me. Come il Cireneo accettano di
aiutarmi a portare la Croce, ma pensano anche al loro conforto.
Molte cioè accettano di seguirmi, e a tale scopo abbracciano la vita religiosa, ma non
abbandonano per questo il loro interesse, vacillano e lasciano cadere la mia Croce, quando
questa pesa troppo. Cercano il modo di soffrire il meno possibile, patteggiano la loro
abnegazione, evitano quanto possono l'umiliazione e la stanchezza... e ricordano forse
con rimpianto quel che lasciarono, si procurano certe comodità, certi sollievi. In una
parola vi sono anime tanto interessate e tanto egoiste, le quali Mi seguono ma per il
loro vantaggio più che per il mio... rassegnandosi a sopportare solo ciò che non pose,
sono evitare... Esse così mi aiutano a portare solo una piccola parte della mia Croce e
lo fanno in tal modo che appena appena acquistano i meriti necessari alla loro
salvezza... Nell'eternità esse vedranno quanto rimasero lontano dalla via che dovevano
percorrere...
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Vi sono al contrario anime, e non sono poche, le quali mosse dal desiderio della
loro salvezza e soprattutto dall'amore che loro ispira la vista di quanto ho sofferto, si
risolvono a seguirmi generosamente sulla via del Calvario, abbracciano la vita
perfetta, si consacrano al mio servizio, e non per portare soltanto una parte della mia
Croce, ma tutta intera. Il loro unico desiderio è darmi riposo... consolarmi... e si
offrono a tale scopo, per tutto ciò che la mia volontà possa loro chiedere, e cercano
solo quanto a Me può far piacere. Non pensano né ai meriti, né alla ricompensa che le
aspetta, né alla stanchezza, né ai patimenti, che ne verranno per esse. La sola cosa che
esse tengono presente è l'amore che vogliono dimostrarmi e la consolazione che mi
procurano.
Se la mia Croce si presenta sotto la forma della malattia, se si nasconde sotto
un'occupazione contraria ai loro gusti, o poco conforme alle loro attitudini, se é
accompagnata dall'indifferenza delle persone che la circondano, esse l'accettano
interamente sottomesse.
Supponete ora che piene di buoni desideri, mosse soltanto dal grande amore al mio
Cuore e da zelo per le anime, esse facciano tutto quello che più ritengono opportuno in
tale o tal'altra circostanza, ma che invece dell'esito che aspettavano, raccolpano
umiliazioni, dispiaceri, delusioni... Ebbene queste anime accettano tutto, e in ogni cosa
vedendo la mia Croce, l'adorano e di essa si servono per procurare la mia maggior
gloria.
Ah, queste anime sono quelle che veramente mi aiutano a portare la Croce senz'altro
interesse, né altro compenso che il mio amore... Sono quelle che veramente mi
consolano e mi glorificano.
Siate dunque certi che se voi non vedrete il risultato dei vostri patimenti e della vostra
abnegazione, non per questo i vostri atti saranno vani e sterili: essi daranno al
contrario frutti abbondanti. L'anima che veramente ama non tiene conto di ciò che ha
sofferto, né di quanto ha lavorato; né aspetta quella o questa ricompensa; cerca solo
quanto riesce di maggior gloria al suo Dio... Per Lui non ricusa pene o fatica. Non si
agita, non s'inquieta, né perde la pace se si vede contrariata ed umiliata, perché
l'unico motivo delle sue azioni è l'amore ».
La Crocifissione
28 marzo
« Siamo giunti alla vetta del Calvario! La folla si agita, perché si avvicina il terribile
momento... Estenuato dalla fatica, posso appena, appena camminare!...
Tre volte sono caduto nel tragitto.
Una per dare ai peccatori abituati al peccato la forza di convertirsi, l'altra per
incoraggiare le anime che cadono per la debolezza e rianimare quelle accetate dalla
tiepidezza e dall'ingratitudine, invitandole a riprendere serenamente la via della virtù;
la terza per aiutare le anime ad uscire dal peccato nell'ora della morte.
Vedi di quali crudeltà mi fanno oggetto quei carnefici dal cuore indurito! Prendendo
la Croce, la stendono al suolo; mi strappano le vesti che col sangue si erano rapprese
alle ferite, e queste si riaprono.
Guardate, anime care! quale vergogna e confusione nel vedermi in quello stato
dinanzi a quella folla immensa! qual dolore per l'anima mia...
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I carnefici mi strappano la tunica che con tanta cura la Madre mi aveva tessuto... la
sorteggiano... quale dolore per mia Madre presente alla scena!... Quanto avrebbe
desiderato di avere quella tunica tinta e imbevuta del mio Sangue!...
L'ora è giunta... I carnefici mi stendono sulla Croce, mi afferrano le braccia, le tirano
per farle giungere ai fori, già preparati per i chiodi.
Tutto il mio Corpo è violentemente stiracchiato, la mia testa è scossa da un lato
all'altro e le spine della corona penetrano sempre più profondamente.
Udite il primo colpo di martello, che mi inchioda la mano destra... Risuona fino alle
profondità della terra!... ascoltate ancora... già mi inchiodano la mano sinistra...
dinanzi a tale spettacolo il Cielo si commuove, gli angeli si prostrano! Io mantengo un
profondo silenzio... né un lamento, né un gemito sfugge dalle mie labbra!...
Dopo aver inchiodato le mani, i carnefici stirano crudelmente i piedi... le piaghe si
aprono... i nervi si strappano... le ossa si slogano... Il dolore è intenso... I miei piedi sono
trapassati... e il mio sangue bagna la terra!... ».
« Contemplate un istante quelle mani e quei piedi insanguinati... quel corpo ignudo
coperto di ferite e di sangue... Quel capo trafitto d'acute spine, bagnato di sudore,
ricoperto di polvere e intriso di sangue!...
Ammirate il silenzio, la pazienza e la piena rassegnazione con cui accetto tali
patimenti.
Chi è Colui che soffre così, vittima di tali ignominie?... E' il Figlio di Dio!... Colui che
ha fatto il Cielo e la terra, il mare e tutto ciò che esiste... Colui che ha creato l'uomo...
che tutto sostiene con il suo potere infinito. Ora è qui immobile... disprezzato...
spogliato di tutto... Ma presto una moltitudine di anime Lo seguirà; per imitarlo tutto
abbandoneranno: fortuna, benessere, onore, famiglia, patria, paghe solo di provargli
l'amore a cui ha diritto.
I soldati rivoltano la Croce per ribattere i chiodi; per impedire che col peso del mio
Corpo si stacchino e mi lascino cadere. Il mio Corpo dà così alla terra il bacio della
pace! Mentre i colpi di martello risuonano nello spazio, sulla vetta del Calvario si
compie il più ammirabile, spettacolo! A richiesta della Madre mia che osservando
quanto succede, né potendomi aiutare, implora la misericordia del Padre, legioni
d'Angeli scendono a sostenere il mio Corpo adorabile, impedendo che strisci sulla
terra e venga schiacciato dal peso della Croce!... ».
« Contempla il tuo Gesù steso sulla Croce... immobile, nudo, infamato, disonorato,
privo di libertà... tutto gli è stato tolto...
Nessuno s'impietosisce al suo dolore... anzi Egli è oggetto di nuovi scherni, tormenti e
beffe.
Se mi ami veramente, a che cosa non sarai disposta per somigliare a Me? Che cosa
potrai ricusare per obbedirmi... compiacermi... e consolarmi? Prostrati a terra e lascia
che ti dica una parola: « Che la mia volontà trionfi in te!
Che il mio amore ti consumi! Che la tua miseria mi glorifichi! ».
Le sette parole
29 marzo, Venerdì Santo
« Accompagnami sino alla fine e partecipa al mio dolore.
Già hanno inalberata la Croce!... Ecco l'ora della Redenzione del mondo!
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Sono oggetto di burla per la folla... ma sono pure oggetto d'ammirazione e
d'amore per molte anime!... Questa Croce, finora strumento di supplizio, sul quale
finivano i malfattori, d'oggi in poi, sarà luce e pace per il mondo!
Nelle mie piaghe sacratissime troveranno i peccatori perdono e vita!... Il mio Sangue
laverà e cancellerà le macchie dei loro peccati...
« Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!... ».
Non hanno veramente conosciuto Colui che è la vita loro. Ed hanno scaricato su di Lui
tutto il furore delle loro iniquità!... Ma Io ti prego, o Padre mio!... scarica su di loro
tutta la forza della tua Misericordia.
« Oggi sarai meco in Paradiso ».
La tua fede nella misericordia del tuo Salvatore ha cancellato i tuoi delitti, essa ti
conduce alla vita eterna...
« Donna, ecco tuo Figlio ».
Madre mia! ecco i miei fratelli!... proteggili, amali.
Non siete soli, Voi per cui ho dato la Vita. Ora avete una Madre alla quale potete
ricorrere in tutte le vostre necessità... Vi ho unito tutti a me con vincolo strettissimo
nel dare a voi la mia propria Madre!...
« Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato? ».
Sì, l'anima ha già il diritto di dire al suo Dio: « Perché mi hai abbandonato? ». Infatti
compiuto il mistero della Redenzione, l'uomo torna ad essere figlio di Dio, fratello di
Gesù Cristo, Erede della vita eterna...
« Ho sete!».
Oh! Padre mio!... ho sete della tua gloria!... ed ecco ormai giunta l'ora... d'oggi in poi
vedendo avverate le mie parole, il mondo conoscerà che Tu mi hai mandato e ne sarai
glorificato...
Ho sete della Tua gloria! Sete d'anime!... e per trovare refrigerio a questa sete, ho
sparso fino all'ultima goccia il mio sangue.
Perciò posso dire:
« Tutto è consumato ».
E' compiuto il grande Mistero d'Amore, per il quale Dio diede in balìa della morte il
proprio Figlio, per ridonare la vita all'uomo... Son venuto al mondo per fare la tua
volontà. Padre mio! essa è compiuta!...
« Nelle tue inani affido lo spirito mio ».
A Te offro l'anima mia! Così le anime che adempiono la mia volontà possono dire
veramente: Tutto è consumato! Signore mio, Dio mio! Ricevi l'anima mia; la rimetto nelle
mani tue ».
Il mondo ascolti e legga
« Voglio che il mondo conosca il mio Cuore. Voglio che gli uomini conoscano il mio
Amore. Lo sanno gli uomini quello che ho fatto per loro? Sappiano che invano cercano la
felicità fuori di Me: non la troveranno...
Il mio invito lo rivolgo a tutti: alle anime consacrate e ai laici, ai giusti e ai peccatori, ai
dotti e agli ignoranti, a chi comanda e a chi obbedisce. A tutti Io dico: Se volete la felicità,
lo sono la felicità. Se cercate la ricchezza, Io sono la Ricchezza senza fine. Se desiderate la
pace, Io sono la Pace... Io sono la Misericordia e l'Amore. Voglio essere il vostro Re.
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Voglio che il mio Amore sia il sole che illumina e il calore che riscalda le anime.
Perciò desidero che si facciano conoscere le mie parole. Voglio che il mondo intero sappia
che Io sono un Dio di Amore, di perdono, di misericordia. Voglio che il mondo intero legga
il mio desiderio ardente di perdonare e di salvare, che i più miserabili non temano... che i
più colpevoli non fuggano lontano da Me ... che tutti vengano. Li aspetto come un Padre,
con le braccia aperte per dar loro la vita e la vera felicità.
Il mondo ascolti e legga queste parole: Un Padre aveva un unico figlio.
Potenti, ricchi, circondati di gran numero di servi, di tutto quello che fa il decoro e
l'agiatezza e la comodità della vita, nulla mancava loro per essere felici. Il padre bastava al
figlio, il figlio al padre, e tutti e due trovavano l'uno nell'altro piena felicità, mentre i loro
cuori generosi si volgevano con delicata carità verso le miserie altrui.
Un giorno accadde però che uno dei servi di quell'ottimo padrone si ammalò. La malattia si
aggravò tanto che, per sottrarlo alla morte, occorrevano cure assidue ed energici rimedi. Ma
il servo dimorava a casa sua, povero e solo.
Che fare per lui?... Abbandonarlo e lasciarlo morire?... Il padrone buono non può risolversi
a questo pensiero. Mandargli uno degli altri servi?... Ma il suo cuore potrà riposare in pace
su cure prestate più per interesse che per affetto?
Pieno di compassione, chiama il figlio e gli confida le sue ansietà; gli espone le condizioni
di quel poveretto sul punto di morire. Aggiunge che solo assidue e amorevoli cure
potrebbero rendergli la salute e assicurargli lunga vita.
Il figlio, il cui cuore batte all'unisono con quello del padre, si offre, se tale è la sua volontà,
a curarlo egli stesso con tutta vigilanza non risparmiando né pene, né fatiche, né veglie, fino
a riportarlo in salute. Il padre acconsente; fa il sacrificio della dolce compagnia di questo
figlio, che sottraendosi alla tenerezza paterna, si costituisce servo e discende alla casa di
colui, che in realtà, è servo suo.
Trascorre così vari mesi al capezzale dell'infermo, vegliandolo con delicata attenzione,
prodigandogli mille cure e provvedendo, non soltanto a ciò che richiede la sua guarigione,
ma anche al suo benessere, finché non giunge a rendergli le forze.
Il servo, allora, pieno di ammirazione alla vista di ciò che ha fatto per lui il suo padrone, gli
domanda come potrà esprimere la sua riconoscenza e corrispondere a così meravigliosa e
insigne carità.
Il figlio gli consiglia di presentarsi al padre, e, guarito come è, offrirsi a lui per essere il più
fedele dei suoi servi, in cambio della sua grande liberalità.
Quell'uomo allora si presenta al padrone e nella convinzione di ciò che gli deve, esalta la
sua carità e, meglio ancora, si offre a servirlo senza alcun interesse, poiché non ha bisogno
di essere pagato come un servitore, essendo stato trattato ed amato come un figlio.
Questa parabola non è che una debole immagine del Mio amore per gli uomini e della
risposta che aspetto da essi. La spiegherò gradatamente affinché tutti conoscano il mio
Cuore.
La Creazione e il peccato
Dio creò l'uomo per amore. Lo collocò sulla terra in condizioni tali che niente potesse
mancare quaggiù alla sua felicità, mentre aspettava l'eterna. Ma per avervi diritto, doveva
osservare la legge dolce e sapiente imposta dal Creatore.
L'uomo, infedele a questa legge, cadde gravemente malato: commise il primo peccato. «
L'uomo », cioè il padre e la madre, il ceppo del genere umano. Tutta la posterità fu
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macchiata dalla sua bruttura. In lui l'umanità intera perdette il diritto alla felicità perfetta
che Dio gli aveva promesso e dovette, d'allora in poi, penare, soffrire, morire.
Ora Dio nella sua beatitudine non ha bisogno né dell'uomo né dei suoi servizi; basta a se
stesso. La sua gloria è infinita e niente la può diminuire.
Tuttavia, infinitamente potente, e anche infinitamente buono, lascerà soffrire e morire
l'uomo creato per amore? Al contrario, gli darà nuova prova di questo amore e, di fronte ad
un male così estremo, applicherà un rimedio di valore infinito. Una delle Tre Persone della
SS. Trinità prenderà l'umana natura e riparerà divinamente il male causato dal peccato.
Il Padre dà il suo Figlio, il Figlio sacrifica la sua gloria scendendo in terra non in qualità di
signore, di ricco o di potente, ma nella condizione di servo, di povero, di bambino.
La vita ch'Egli condusse in terra, la conoscete tutti.
La Redenzione
Sapete come dal primo momento della mia Incarnazione, mi sottomisi a tutte le miserie
della natura umana.
Bambino, soffrii il freddo, la fame, la povertà, e le persecuzioni. Nella mia vita di operaio
fui spesso umiliato, disprezzato come il figlio d'un povero falegname. Quante volte il mio
Padre adottivo ed io, dopo aver portato il peso d'una lunga giornata di lavoro, ci trovavamo
alla sera ad aver guadagnato appena quanto bastava ai bisogni della famiglia!... E così sono
vissuto per trent'anni!
Allora abbandonai la dolce compagnia di mia Madre, mi consacrai a far conosc°re il mio
Padre celeste insegnando a tutti che Dio è carità.
Son passato facendo il bene ai corpi e alle anime; ai malati ho dato la salute, ai morti la vita,
alle anime ho reso la libertà perduta col peccato, ho loro aperto le porte della vera ed eterna
patria.
Venne poi l'ora in cui, per acquistare la loro salvezza, il Figlio di Dio volle dare la sua
stessa vita. E in quale modo morì?... circondato da amici?... acclamato come un
benefattore?... Anime carissime, voi sapete bene che il Figlio di Dio non ha voluto morire
così; Egli che non aveva sparso altro :che amore, fu vittima dell'odio... Egli che aveva
portato la pace al mondo, fu oggetto di crudeltà accanita. Egli che aveva reso la libertà agli
uomini, fu imprigionato, legato, maltrattato, calunniato e morì infine su una croce, tra due
ladroni, disprezzato, abbandonato, povero e spogliato di tutto.
Così s'immolò per salvare gli uomini... così compì l'Opera per la quale aveva lasciato la
gloria del Padre suo; l'uomo era malato e il Figlio di Dio scese verso di lui. Non soltanto gli
rese la vita, ma gli acquistò la forza e i meriti necessari per procurarsi quaggiù il tesoro
dell'eterna felicità.
Come ha risposto l'uomo a tale favore? Si è offerto come il buon servitore al servizio del
Maestro Divino senza altro interesse che quello di Dio.
Qui bisogna distinguere le differenti risposte dell'uomo al suo Dio.
Le risposte degli uomini
Alcuni Mi hanno veramente conosciuto e, spinti dall'amore, hanno sentito accendersi in
cuore il vivo desiderio di dedicarsi completamente e senza interesse al mio servizio, che è
quello del Padre mio.
Gli hanno chiesto che cosa potrebbero fare di più grande per Lui e il Padre stesso ha loro
risposto: - Lasciate la vostra casa, i beni, voi stessi e venite a Me, per fare ciò che vi dirò.
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Altri si sono sentiti commuovere alla vista di ciò che il Figlio di Dio ha fatto per salvarli...
Pieni di buona volontà si sono presentati a Lui, domandando come corrispondere alla sua
bontà e lavorare per i suoi interessi, senza però abbandonare i propri.
A costoro il Padre mio ha risposto:
- Osservate la Legge che il Signore vostro Dio vi ha data. Osservate i miei Comandamenti
senza sviarvi né a destra né a sinistra, vivete nella pace dei servi fedeli.
Altri, poi, hanno capito ben poco quanto Dio li ami. Tuttavia hanno un po' di buona volontà
e vivono sotto la sua Legge, ma senza amore, per l'inclinazione naturale al bene, che la Grazia ha deposto nell'anima loro.
Questi non sono servi volontari, perché non si sono offerti agli ordini del loro Dio. Tuttavia,
poiché in essi non c'è cattiva volontà, in molti casi basta loro un indizio, perché si prestino
al suo servizio.
Altri poi si sottomettono a Dio più per interesse che per amore e nella stretta misura
necessaria per la ricompensa finale, promessa a chi osserva la legge.
Con tutto ciò gli uomini si dedicano tutti al servizio del loro Dio? Non ce ne sono forse di
quelli che, ignari del grande amore di cui sono oggetto, non corrispondono affatto a ciò che
Gesù Cristo ha compiuto per essi?
Ahimè... Molti lo hanno conosciuto e disprezzato... molti non sanno neppure chi sia!
A tutti dirò una parola di amore.
Parlerò dapprima a coloro che non mi conoscono, a voi figli carissimi, che fino dall'infanzia
vivete lontani dal Padre. Venite. Vi dirò perché non lo conoscete; e quando comprenderete
chi Egli sia, e quale cuore amante e tenero abbia per voi, non potrete resistere al suo amore.
Non accade spesso a coloro che crescono lontano dalla casa paterna di non provare alcun
affetto per i genitori? Ma se un giorno sperimentano la dolcezza e la tenerezza del padre e
della madre, non li amano forse più ancora di quelli che non hanno mai lasciato il focolare?
A quelli che non soltanto non mi amano, ma mi odiano e perseguitano, Io chiederò soltanto:
- Perché questo odio accanito?... Che cosa vi ho fatto,-perché mi maltrattate? Molti non si
sono mai fatta questa domanda, ed ora che Io stesso la rivolgo loro forse risponderanno: Non lo so! -. Ebbene, risponderò per voi.
Se dalla vostra infanzia non mi avete conosciuto. è perché nessuno vi ha insegnato a
conoscermi. E mentre voi crescevate, le inclinazioni naturali, l'attrattiva per il piacere e per
il godimento, il desiderio della ricchezza e della libertà, sono cresciuti in voi.
Poi, un giorno, avete inteso parlare di Me. Avete sentito dire che per vivere secondo la mia
volontà, occorre amare e sopportare il prossimo, rispettare
i suoi diritti e i suoi beni, sottomettere e incatenare la propria natura: insomma, vivere
secondo una legge. E voi, che fin dai primi anni non siete vissuti che seguendo il capriccio
della vostra volontà, e forse gli impulsi delle passioni voi che non sapevate di quale legge si
trattasse, avete protestato con forza: « Non voglio altra legge che me stesso, voglio godere e
essere libero ».
Ecco come avete incominciato ad odiarmi e a perseguitarmi. Ma Io che sono vostro Padre
vi amavo; mentre, con tanto accanimento lavoravate contro di me, il mio Cuore, più che
mai, si riempiva per voi di tenerezza.
Così, sono trascorsi gli anni della vostra vita... forse numerosi...
Oggi non posso più a lungo trattenere il mio Amore per voi. E vedendovi in guerra aperta
contro
Colui che vi ama, vengo a dirvi Io stesso quello che sono.
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Figli amatissimi, sono Gesù; questo nome significa Salvatore. Perciò ho le mani forate
da quei chiodi che mi tennero confitto alla Croce su cui sono morto per vostro amore. I miei
piedi portano i segni delle stesse piaghe e il mio Cuore è aperto dalla lancia che lo trafisse
dopo la morte...
Così Io mi presento a voi per insegnarvi chi lo sia e quale sia la mia legge... Non abbiate
timore, è legge d'amore... quando mi conoscerete, troverete la pace e la felicità. Vivere
come orfani è ben triste... venite figli... venite al Padre vostro.
Sono il vostro Dio e il vostro Creatore, il vostro Salvatore...
Voi siete le mie creature, miei figli, miei redenti, perché a prezzo della mia vita e del mio
Sangue vi ho liberati dalla schiavitù e dalla tirannia del peccato.
Voi avete un'anima grande, immortale e fatta per la beatitudine eterna; una volontà capace
di bene, un cuore che ha bisogno di amare e di essere amato...
Se voi cercate nei beni terrestri e passeggeri l'appagamento delle vostre aspirazioni, avrete
sempre fame e non troverete mai l'alimento che pienamente sazia. Vivrete sempre in lotta
con voi stessi, tristi, inquieti, turbati.
Se siete poveri e vi guadagnerete il pane col lavoro, le miserie della vita vi colmeranno di
amarezza. Sentirete dentro di voi nascere l'odio contro i vostri padroni e forse giungerete al
punto di desiderare la loro sventura, affinché anch'essi siano soggetti alla legge del lavoro. Sentirete
pesare su di voi la stanchezza, la rivolta, la disperazione: perché la vita è triste e poi, alla
fine bisognerà morire...
Sì, considerato umanamente, tutto ciò è duro. Ma io vengo a mostrarvi la vita in una
prospettiva opposta a quella che voi vedete.
Voi che privi di beni terreni, siete obbligati al lavoro sotto la dipendenza di un padrone, per
sovvenire ai vostri bisogni, non siete affatto degli schiavi, ma siete stati creati per essere
liberi...
Voi, che cercate l'amore e vi sentite sempre insoddisfatti, siete fatti per amare, non ciò che
passa, ma ciò che è eterno.
Voi che tanto amate la vostra famiglia, e che dovete assicurarle, per quanto dipende da voi,
il benessere e la felicità quaggiù, non dimenticate che. se la morte ve ne separerà un giorno,
non sarà che per breve tempo...
Voi che servite un padrone e dovete lavorare per lui, amarlo e rispettarlo, prendere cura dei
suoi interessi, farli fruttare con il vostro lavoro e la vostra fedeltà, non dimenticate che sarà
per pochi anni, poiché la vita scorre rapida e vi conduce là, dove non sarete più degli
operai, ma dei re per l'eternità!
L'anima vostra, creata da un Padre che vi ama, non di un amore qualsiasi, ma di un amore
immenso ed eterno, troverà un giorno nel luogo della felicità senza fine, preparatovi dal
Padre, la risposta a tutti i suoi desideri.
Là troverete la ricompensa al lavoro di cui avrete sopportato il peso quaggiù.
Là troverete la famiglia tanto amata sulla terra e per la quale avete sparso i vostri sudori.
Là vivrete eternamente, poiché la terra non è che un'ombra che scompare e il Cielo non
passerà mai.
Là vi unirete al Padre vostro che è vostro Dio: se sapeste quale felicità vi attende!
Forse ascoltandomi direte: « Ma io non ho la fede, non credo all'altra vita! ».
Non avete la fede? Ma allora se non credete in Me, perché mi perseguitate? Perché Vi
ribellate alle mie leggi, e combattete quelli che mi amano?
Se volete la libertà per voi, perché non la lasciate agli altri?
39
...Non credete alla vita eterna?... Ditemi se vivete felici quaggiù, non sentite anche voi il
bisogno di qualche cosa che non potete trovare sulla terra?
Quando cercate il piacere e lo raggiungete, non vi sentite affatto soddisfatti...
Se avete bisogno di affetto e se lo trovate un giorno, presto ne siete stanchi...
No, niente di tutto ciò è quello che voi cercate... Ciò che desiderate, non lo troverete
sicuramente quaggiù, perché ciò di cui avete bisogno è la pace, non quella del mondo, ma
quella dei figli di Dio, e come potrete trovarla nella rivolta?
Ecco perché voglio mostrarvi dove è questa pace, dove troverete questa felicità, dove
estinguerete quella sete che vi tortura da così lungo tempo.
Non ribellatevi se mi sentite dire: tutto ciò lo troverete nel compimento della mia Legge:
no, non spaventatevi per questa parola: la mia Legge non è tirannica, è una Legge d'amore...
Sì, la mia Legge è d'amore, perché sono vostro Padre.
La Legge
Ora, figli miei, udite ciò che il Padre vostro chiede come prova del vostro amore: sapete
bene che una disciplina è necessaria in un esercito, ed un regolamento in una famiglia ben
ordinata. Così nella grande famiglia di Gesù Cristo si impone una Legge, ma una Legge
piena di dolcezza.
Nell'ordine umano i figli portano sempre il nome del padre, senza il quale non potrebbero
essere riconosciuti come appartenenti alla famiglia.
Così i miei figli si chiamano cristiani, nome che il Battesimo conferisce loro alla nascita.
Voi che avete ricevuto questo nome, siete miei figli e avete diritto a tutti i beni del Padre
vostro, se ne osservate la Legge.
V'insegnerò che cosa è la mia Legge. E' il mio Cuore che ve la dà, questo Cuore che non
conoscete e che, così spesso, ferite. Voi mi cercate per darmi la morte, ed Io vi cerco per
darvi la vita. Chi di noi trionferà? La vostra anima rimarrà sempre così dura nel
contemplare Colui che vi ha dato la sua vita e tutto il suo amore?
Lo so che non mi conoscete e non mi amate, anzi mi odiate e perseguitate. Tuttavia Io vi
amo d'un amore infinito. Voglio farvi conoscere quell'eredità a cui avete diritto, e quanto
poco dovete fare per acquistarla.
Credete al mio Amore e alla mia Misericordia. Mi avete offeso? Io vi perdono.
Mi avete perseguitato? Io vi amo.
Mi avete ferito con le parole e con le opere? Voglio farvi del bene ed aprirvi i miei tesori.
Non pensate che Io ignori quale fu la vostra vita fin qui: so che avete disprezzato le mie
grazie, forse anche profanati i miei Sacramenti. Ma vi perdono...
E se volete vivere felici in terra e assicurare nello stesso tempo la vostra eternità, fate d'ora
innanzi quanto vi dirò:
Siete poveri? Quel lavoro che la necessità vi impone, eseguitelo con sottomissione e
sappiate che Io pure sono vissuto per trent'anni assoggettandomi alla stessa legge, poiché
ero povero, anzi... molto povero.
Non considerate mai i vostri padroni come tiranni, non nutrite verso di loro sentimenti di
odio... non desiderate loro del male, ma curate i loro interessi e siate loro fedeli.
Siete ricchi? Avete sotto di voi operai e servi?... Non sfruttate il loro lavoro... ripagate
giustamente le loro fatiche, e date loro prova di affetto con dolcezza e bontà.
Poiché, se voi avete un'anima immortale, essi pure l'hanno: se voi avete ricevuto i beni che
possedete, non è soltanto per : il vostro godimento e benessere personale, ma affinché
amministrandoli saggiamente possiate esercitare la carità verso quelli che vi circondano.
40
Dopo avere accettato gli uni e gli altri, con sottomissione, questa legge di lavoro,
riconoscete umilmente l'esistenza di un Essere che presiede a tutto il creato. Questo Essere
è il vostro Dio, e insieme vostro Padre.
Come Dio, v'impone di obbedire alla sua divina Legge.
Come Padre, vi chiede di sottomettervì da figli ai suoi comandamenti.
Così, quando avete trascorso tutta una settimana nei vostri lavori, nei vostri affari, ed anche
nei vostri sollievi... se Egli vi domanda di dare almeno mezz'ora per l'adempimento del suo
precetto, è forse esigere molto?
Andate dunque alla casa di Dio. Vi attendo giorno e notte.. E ogni domenica o giorno di
festa, riservategli questa mezz'ora, assistendo a quel mistero di amore e di misericordia che
si chiama Messa. Là parlategli di tutto: della vostra famiglia, dei figli, dei vostri affari, dei
vostri desideri... Esponetegli le vostre difficoltà e le vostre pene... Se sapeste come vi
ascolterà e con quale amore...
Voi forse mi direte: « Non so come assistere alla Messa... Da tanto tempo non ho varcato la
soglia di una chiesa... ». Non temete per questo... Venite a passare soltanto questa mezz'ora
ai miei piedi. Lasciate che la vostra coscienza dica quello che dovete fare e non chiudete
l'orecchio alla sua voce. Aprite l'anima vostra... e la Grazia vi parlerà... Essa a poco a poco
vi mostrerà come dovete agire in ogni circostanza della vostra vita, come comportarvi in
famiglia e negli affari... come allevare i figli, amare gli inferiori, rispettare i superiori...
forse essa vi ispirerà di lasciare quell'impresa, di rompere una cattiva amicizia, di
allontanarvi energicamente da quella riunione pericolosa... Vi dirà che odiate la tal persona
senza ragione e che di quell'altra, che amate e frequentate, dovete fuggire i consigli e sesepararvi da lei...
Provate a fare così e, a poco a poco, si prolungherà la catena della mia grazia. Tanto nel
male come nel bene, tutto sta nell'incominciare... Gli anelli della catena si seguono l'un
l'altro... Se oggi ascoltate la mia Grazia e la lasciate agire in voi, domani l'ascolterete
meglio, più tardi meglio ancora, e così di giorno in giorno la luce verrà, la pace aumenterà e
la vostra felicità sarà eterna.
L'uomo non fu creato per restare sempre quaggiù... è fatto per l'eternità. Se dunque è
immortale, deve vivere non per quello che muore, ma per ciò che dura.
Giovinezza, ricchezza, sapienza, gloria umana, tutto questo è niente... Passa e finisce; Dio
solo sussiste in eterno.
Se il mondo e l'umana società sono pieni di odio e di continue lotte, popoli contro popoli,
nazioni contro nazioni, individui contro individui, è perché il fondamento della fede è quasi
del tutto scomparso.
Rinasca la fede e tornerà la pace e regnerà la carità.
La fede non nuoce alla civiltà, né si oppone al progresso. Al contrario, più è radicata negli
individui e nei popoli, più crescono in loro la saggezza
e la scienza, poiché Dio è Sapienza e Scienza infinita. Ma dove non c'è più la fede, la pace
scompare, e con essa la civiltà, la cultura, il vero progresso... poiché Dio non è nella
guerra... Allora non ci sono che divisioni di idee, lotte di classe e nell'uomo stesso,
ribellione delle passioni contro il dovere. Allora sparisce tutto quello che fa la nobiltà
dell'uomo: non rimane che la rivolta, l'insubordinazione, la guerra...
Lasciatevi dunque convincere dalla fede e sarete grandi. Lasciatevi dominare dalla fede e
sarete liberi. Vivete secondo la fede e non morrete eternamente...
Sappiano tutti gli uomini che il mio Cuore li attende e si strugge perché vuole attirarli tutti a
sé, e perdonarli.
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Inseguo il peccatore come la giustizia il delinquente. Ma la giustizia lo cerca per
punirlo, ed Io per perdonarlo!
Voglio perdonare... Voglio regnare... Voglio perdonare alle anime e alle nazioni... Voglio
regnare sulle anime sulle nazioni, sul mondo intero...
Voglio che il mondo sia salvo... che la pace e l'unione regnino tra gli uomini. Io voglio
regnare e regnerò mediante la riparazione delle anime scelte
e una conoscenza nuova della mia Bontà, della mia Misericordia, del mio Amore.
Voglio che le anime possano sempre trovare nelle mie Parole il rimedio alle loro infermità.
Voglio che le anime ritornino a Me. Voglio che s'accendano di un amore ardente, mentre Io
mi consumo per loro di amore doloroso. Che tutte sappiano a che punto il mio Amore le
cerca, le desidera, le aspetta per colmarle di felicità...
Sono la Sapienza e la Felicità!... Sono la Misericordia e l'Amore!... Sono la Pace e
regnerò... Voglio spandere la mia Pace fino ai confini del mondo... per regnare farò
Misericordia, per cancellare l'ingratitudine del mondo effonderò un torrente di
Misericordia.
Invito alle anime
Giugno 1923
Io sono l'Amore! Il mio Cuore non può più contenere la fiamma che lo divora. Amo le
anime a tal segno, che ho dato per esse la vita. Per amor loro ho voluto rimanere prigioniero
nel Tabernacolo. Da venti secoli dimoro là, notte e giorno, velato sotto le apparenze del
pane e nascosto nell'Ostia, sopportando per amore l'oblio, la solitudine, i disprezzi, le
bestemmie, gli oltraggi, i sacrilegi!...
Per amore delle anime ho voluto con il Sacramento della Penitenza, dar loro il perdono, non
una volta o due, ma ogni volta che avranno bisogno di ricuperare la grazia. Là, le attendo...
là desidero ch'esse vengano a lavarsi delle loro colpe. non con l'acqua, ma col mio Sangue.
Nel corso dei secoli, ho rivelato in diverse maniere il mio Amore agli uomini; ho mostrato
quanto mi consumi il desiderio della loro salvezza. Ho fatto loro conoscere il mio Cuore!
Questa devozione è stata come una luce irradiante sul mondo, e oggi
è il mezzo di cui si servono per commuovere i cuori, la maggior parte di coloro che
lavorano alla propagazione del mio Regno.
Ora però voglio qualche cosa di più, poiché se chiedo amore in ricambio di quello che mi
consuma, non è questo il mio unico desiderio: voglio che credano alla mia Misericordia,
che aspettino tutto dalla mia Bontà, che non dubitino mai del mio Perdono!
Sono Dio, ma Dio di Amore! Sono Padre, ma un Padre che ama con tenerezza e non con
severità. Il mio Cuore è infinitamente santo, ma altresì infinitamente sapiente e, conoscendo
la miseria e la fragilità umana, s'inclina verso i poveri peccatori con una Misericordia
infinita.
Amo le anime dopo il primo peccato, se vengono a chiedermi umilmente perdono... le amo
ancora dopo che hanno pianto il secondo, e se cadessero un miliardo di volte, Io le amo e le
perdono sempre, e lavo nello stesso mio Sangue l'ultimo come il primo peccato.
Non mi stanco mai delle anime e il mio Cuore aspetta continuamente ch'esse vengano a
rifugiarsi in Lui, e quanto più sono miserabili! Un padre non si prende maggior cura del
figlio malato ché di quelli sani? Le sue premure e le sue delicatezze non sono forse più
grandi per lui? Così il mio Cuore diffonde sui peccatori, con più larghezza ancora che sui
giusti, la sua compassione e la sua tenerezza.
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Ecco ciò che desidero far sapere alle anime: insegnerò ai peccatori che la Misericordia del
mio Cuore è inesauribile; alle anime fredde ed indifferenti che il mio Cuore è un fuoco che
vuole infiammarle, perché le ama; alle anime pie e buone che il mio Cuore è la via per
progredire verso la perfezione e giungere con sicurezza al termine beato. Infine, alle anime
a Me consacrate, ai sacerdoti, ai religiosi, alle anime elette e predilette, Io chiedo ancora
una volta che mi diano la loro fiducia e non dubitino della mia Misericordia! E' tanto facile
attendere tutto dal mio Cuore!
Farò conoscere alle anime fino a qual punto il mio Cuore le ama e le perdona e come si
compiaccia delle loro stesse cadute... sì, scrivilo... me ne compiaccio! Leggo nel fondo
delle anime e vedo il loro desiderio di piacermi, di consolarmi, di glorificarmi... e l'atto
d'umiltà che sono costrette a fare vedendosi così deboli, è proprio quello che consola e
glorifica il mio Cuore: supplisco Io a ciò che loro manca.
Farò conoscere come il mio Cuore si serve della stessa debolezza, per dare la vita a molte
anime che l'hanno perduta.
Farò conoscere che la misura del mio Amore e della mia Misericordia verso le anime
cadute, non ha limiti. Desidero di perdonare, mi riposo perdonando. Sono sempre pronto,
aspettando con amore che le anime vengano a Me. Non si scoraggino! Vengano e si gettino
nelle mie braccia! No, non temano affatto, sono il loro Padre!
Molte mie Spose non comprendono abbastanza quello che possono fare per attirare al mio
Cuore le anime immerse in un abisso d'ignoranza. T'insegnerò i miei segreti d'amore,
Josefa, e tu sarai un esempio vivente della mia misericordia, poiché se ho tanto amore e
predilezione per te, che non sei che miseria e niente. che cosa non farò per altre anime
molto più generose di te?
Vieni, poiché sei nulla, entra nel mio Cuore. E' così facile al nulla perdersi in questo abisso
di Amore!
In questo modo consumerò la tua piccolezza e la tua miseria. Agirò in te, mi farò conoscere
per mezzo tuo. Quante anime troveranno la vita nelle mie Parole! Quante riprenderanno
coraggio comprendendo il frutto dei loro sforzi! Un piccolo atto di generosità, di pazienza,
di povertà può divenire un tesoro capace di acquistare al mio Cuore un gran numero di
anime. Abbandonati all'Amore, lasciati guidare dall'Amore, e vivi perduta nell'Amore.
L'anima che vive una vita costantemente unita alla mia, mi glorifica e lavora molto al bene
delle anime. Forse il suo lavoro è di per sé insignificante? Se lo bagna nel mio Sangue, o
l'unisce a quello che ho fatto Io durante la mia vita mortale, quale frutto non produrrà nelle
anime!... più grande forse che se avesse predicato a tutto il mondo... E ciò, sia che studi, sia
che parli o scriva, che cucia, spazzi, o si riposi... purché l'azione sia prima di tutto regolata
dall'obbedienza, dal dovere e non dal capriccio;
inoltre che sia fatta in intima unione con Me, ricoperta del mio Sangue e con grande purità
d'intenzione.
Desidero tanto che le anime comprendano questo! Non è l'azione in sé che ha valore, ma
l'intenzione con cui è fatta! Quando spazzavo e lavoravo nell'officina di Nazareth, davo
tanta gloria al Padre mio, come quando predicavo durante la mia vita pubblica.
Ci sono molte anime che agli occhi del mondo hanno cariche importanti e procurano al mio
Cuore una grande gloria: è vero. Però ve ne sono altrettante nascoste, che nei loro oscuri
lavori sono operaie assai utili alla mia vigna, poiché sono mosse dall'amore e sanno bagnare
le minime azioni nel mio Sangue e così ricoprirle con l'oro soprannaturale.
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Il mio Amore tanta può che dal nulla fa rica- vare alle anime immensi tesori. Allorché
unendosi a Me al mattino, offrono tutta la loro giornata con l'ardente desiderio che il mio
Cuore se ne serva per ii vantaggio delle anime... quando con amore compiono ogni loro
dovere, ora per ora, momento per momento, quali tesori non accumulano in un giorno!
Scoprirò loro ognora più il mio Amore... Esso è inesauribile ed è molto facile per l'anima
che ama, lasciarsi guidare dall'Amore!
Il mio Cuore è tutto Amore e questo amore abbraccia tutte le anime; ma come potrò far
comprendere alle mie anime scelte la predilezione del mio Cuore che vuol servirsi di esse
per salvare i peccatori e tante anime esposte ai pericoli del mondo?
Perciò voglio che sappiano quanto il desiderio della loro perfezione mi consumi e come
questa perfezione consista nel fare tutte le azioni comuni quotidiane in intima unione con
Me. Se esse capiscono bene questo, possono divinizzare la loro vita e tutta la loro attività
mediante questa intima unione al mio Cuore, e qual valore ha una giornata di vita divina!
Quando un'anima è infiammata dal desiderio di amare, nulla le è difficile, ma se è fredda e
inerte, tutto le diventa penoso e duro. Venga al mio Cuore ad attingere coraggio! Mi offra
l'abbattimento in cui si trova! Lo unisca all'ardore che mi consuma, e rimanga sicura che la
sua giornata avrà un valore incomparabile per le anime! Il mio Cuore conosce tutte le
miserie umane e le compatisce assai.
Ma non desidero soltanto che le anime siano unite a Me, in maniera generale; voglio che
questa unione sia costante ed intima, come quella di coloro che si amano e vivono insieme;
poiché se non si parlano di continuo, almeno si scambiano sguardi e si usano
vicendevolmente le delicatezze e le attenzioni ispirate dall'amore.
Se l'anima si trova calma e in consolazione, certo le è facile pensare a Me. Ma se è oppressa
dalla desolazione e dall'angoscia, non tema! Mi basta uno sguardo: la capisco e quello
sguardo solo otterrà dal mio Cuore le più tenere delicatezze.
Ripeterò di nuovo alle anime quanto il mio Cuore le ami!... Voglio che esse Mi conoscano
a fondo per
potermi far conoscere a quelle che il mio Amore loro affida.
Desidero ardentemente che tutte le anime da Me scelte, fissino gli occhi su Me, senza più
distoglierli... che in esse non vi sia mediocrità, ciò che spesso proviene da una falsa
comprensione del mio Amore. No, amare il mio Cuore non è cosa difficile e dura, ma soave
e agevole. Non occorre alcunché di straordinario per giungere ad un alto grado d'amore:
purità d'intenzione nelle azioni piccole e grandi... unione intima al mio Cuore e l'amore farà
il resto.
Il miò Cuore non è soltanto un abisso di Amore, ma è anche un abisso di Misericordia! E
siccome conosco tutte le miserie umane di cui neppure le anime più amate vanno esenti, ho
voluto che le loro azioni anche le più piccole, potessero rivestirsi per mezzo mio, di un
valore infinito, a vantaggio di quelle che hanno bisogno di essere aiutate, e per la salvezza
dei peccatori.
Non tutti possono predicare, né andare lontano ad evangelizzare i selvaggi, ma tutti, sì tutti,
possono far conoscere ed amare il mio Cuore... tutti possono vicendevolmente aiutarsi per
aumentare il numero degli eletti impedendo a molte anime di perdersi... e tutto ciò per
effetto del mio Amore e della mia Misericordia!
Dirò alle anime come il mio Cuore si spinga ancora più in là! Non solo si serve della loro
vita,
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ordinaria e delle loro minime azioni, ma vuole anche utilizzare per il bene delle
anime... le loro debolezze, le stesse mancanze.
Sì, l'Amore trasforma tutto e tutto divinizza e la Misericordia tutto perdona!
L'anima che si vede circondata da miserie, non si attribuisce niente di buono e quelle stesse
miserie l'obbligano a rivestirsi di una certa quale umiltà che non avrebbe se si vedesse
meno imperfetta.
Così, quando nel suo lavoro o nel suo incarico apostolico, essa sente al vivo la sua
incapacità... quando prova ripugnanza ad aiutare le anime nel tendere ad una perfezione
ch'essa non possiede, allora è costretta ad annientarsi. E se in questa umile conoscenza della
propria debolezza essa ricorre a Me, chiedendomi perdono del suo scarso slancio,
implorando dal mio Cuore forza e coraggio, quest'anima non può sapere fino a qual punto i
miei occhi si fissino su di lei e quanto renda feconde le sue fatiche!
Altre anime sono poco generose per fare, momento per momento, gli sforzi e i sacrifizi di
ogni giorno. La loro vita sembra trascorrere in belle promesse, senza venir mai alla
realizzazione.
Qui s'impone una distinzione. Se queste anime si formano una certa abitudine a promettere,
senza tuttavia menomamente reprimere la loro natura, né dare prova affatto di abnegazione
e di amore, Io non dirò loro che queste parole: « Fate attenzione che non si appicchi il fuoco
a tutta questa paglia che ammassate nei vostri granai, o che il vento non se la porti via in un
istante ».
Ma altre, ed è di queste che intendo parlare, incominciano la giornata piene di buona
volontà e animate da vivo desiderio di provarmi il loro amore, mi promettono abnegazione
e generosità, in questa o in quell'altra circostanza... ma giunta l'occasione, il carattere,
l'amor proprio, la salute, che so Io... impediscono loro di attuare ciò che con tanta sincerità
mi avevano promesso qualche ora prima. Tuttavia subito dopo riconoscono la loro debolezza e tutte confuse ne chiedono perdono, si umiliano, rinnovano le loro promesse... Ah!
si sappia bene che queste anime mi piacciono come se non avessero nulla da rimproverarsi
(1).
(1) Nostro Signore stabilisce qui, ben chiara la distinzione tra le colpe veniali abituali,:
consentite, e non represse, e le colpe di fragilità, riparate. Egli intende significare con
queste parole che è più consolato dalla «riparazione voluta» che non sia stato offeso dalla
fragilità dell'anima. Infatti l'atto di umiltà, di fiducia e di generosità, supposto nella
riparazione, esige una volontà cosciente e intera che nella colpa di fragilità è stata solo
parziale.
Vi sono molte anime che ogni mattina fanno orazione: ma non è piuttosto una formalità che
un colloquio d'amore?... Ascoltano o celebrano la Messa
e mi ricevono nella comunione... ma una volta uscite di chiesa si lasciano assorbire dagli
affari, in modo tale che non pensano più a rivolgermi una parola...
Mi trovo in ciascuna di queste anime come in un deserto; non Mi dice niente, non Mi
chiede niente: e quando ha bisogno d'essere consolata, molto
spesso si rivolge a qualche creatura di cui va in cerca, piuttosto che a Me, suo Creatore, che
vivo e sono in lei!
Non è questa mancanza di unione, mancanza di vita interiore o, ciò che viene ad essere lo
stesso, mancanza di amore?
Voglio ricordare alle anime che ho scelto, che esse devono vivere con Me una vita di intima
unione per consolarmi e riparare per quelle che mi offendono, è per loro un dovere studiare
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il Mio Cuore, per condividerne i sentimenti e per quanto è loro possibile realizzarne i
desideri.
Scrivi per le mie anime consacrate.
Le invito tutte: i miei Sacerdoti, i miei Religiosi, le mie Religiose, a vivere in intima unione
con Me. Spetta ad esse di conoscere i miei desideri e condividere le mie gioie e le mie
tristezze.
Tocca ad esse di occuparsi dei miei interessi, senza risparmiare né fatiche né sofferenze.
Ad esse il riparare, con le preghiere e le penitenze, le offese di tante e tante anime!
Ad esse soprattutto, spetta di raddoppiare l'unione con Me, e non lasciarmi solo... Ah!
molte non comprendono, e dimenticano che tocca a loro di tenermi compagnia e di
consolarmi!...
Ad esse, infine, di formare una lega d'amore, e tutte unite e identificate nel mio Cuore,
implorare per le anime la conoscenza della verità, la luce e il perdono.
E allorché, penetrate di dolore alla vista delle offese che ricevo da ogni parte, esse, le mie
anime scelte, si offriranno a riparare e a lavorare all'Opera mia, la loro fiducia sia intera,
poiché non potrò resistere alle loro suppliche e le esaudirò pienamente.
Si applichino dunque tutte, a studiare il mio Cuore e ad approfondirne i sentimenti. Si
sforzino di vivere unite a Me, di parlarmi, di consultarmi. Rivestano dei miei Meriti e
coprano col mio Sangue tutte le loro azioni. Consacrino la loro vita alla salute delle anime e
all'accrescimento della mia Gloria!
Non si rimpiccoliscano, ripiegandosi su se stesse. Dilatino invece il loró cuore, vedendosi
rivestite con la potenza del mio Sangue e dei miei meriti, poiché se agiscono da sole, non
potranno fare gran cosa, ma se lavorano con Me, in mio nome e per la mia gloria, allora
saranno potenti.
Le mie piaghe aperte sulla Croce per riscattare il mondo ottengono misericordia e perdono
a tante anime che provocano la collera del Padre mio. Sono esse che d'ora in poi daranno
luce, forza, amore.
La Piaga del Mio Cuore è il Divino Vulcano in cui voglio che s'infiammino le mie anime
elette e in special modo le spose del Mio Cuore. Questa Piaga
è loro, con tutte le grazie che racchiude, perché le riversino sul mondo e su tante e tante
anime che non sanno venire a cercarle e le disprezzano ».
Vi raccomando specialmente tre cose:
1) L'esercizio dell'Ora Santa, poiché è uno dei mezzi per offrire a Dio Padre, con la
mediazione di Gesù Cristo, suo Divin Figlio, una riparazione infinita.
2) La devozione dei cinque Pater alle mie Piaghe, poiché per mezzo loro il mondo ha
ricevuto la salute.
3) Infine l'unione costante, o meglio l'offerta quotidiana dei meriti del mio Cuore,
perché così darete a tutte le vostre azioni un valore infinito.
Servirsi continuamente della mia Vita, del mio Amore: è questo un segreto che molte anime
non conoscono ancora abbastanza. Voglio che voi... voi lo conosciate e ne approfittiate.
Dite sempre alle anime che non temano, perché Io sono un Dio d'Amore.
Molte fra le mie anime mi conoscono poco e non hanno abbastanza fiducia... Voglio che
rianimino la loro fede e il loro amore e vivano in intimità e confidenza con Colui che le
ama e che esse amano.
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Nella famiglia, è il figlio primogenito che più conosce i segreti paterni che deve poi
trasmettere ai fratelli se il padre viene a mancare.
Nella Chiesa ho dei figli maggiori e sono le anime che ho scelto per Me. Consacrate dal
sacerdozio o dai Voti religiosi, esse vivono più vicino a Me, esse partecipano alle mie
grazie di privilegio, e ad esse confido i miei segreti, i miei desideri... e anche i miei
patimenti!
Esse incarico, per mezzo del loro ministero, di vegliare sui fanciulli e direttamente o
indirettamente istruirli, guidarli e trasmettere loro i miei insegnamenti.
Se le mie anime elette mi conoscono pienamente, sapranno farmi conoscere; se mi amano
davvero, sapranno farmi amare; ma che cosa insegneranno agli altri se mi conoscono
poco?... Or lo domando: si può amare molto Colui che si conosce poco? Si può parlare con
vera intimità a Colui da cui ci teniamo lontani? a Colui in cui abbiamo poca fiducia?...
Ecco quello che voglio ricordare alle mie anime elette. Non è cosa nuova certamente, ma
esse hanno bisogno di rianimare la loro fede, il loro amore e la loro fiducia.
Voglio che mi trattino con maggior intimità, che mi cerchino nel loro interno, poiché esse
sanno che l'anima in grazia è tempio dello Spirito Santo. E là mi vedano come Io sono, cioè
come Dio, ma Dio d'Amore! Abbiano più amore che timore, credano al mio Amore senza
mai dubitarne! Molte, infatti, sanno ch'Io le ho scelte perché le ho amate; ma quando si
sentono oppresse dalle loro miserie, e forse anche dalle colpe, allora le invade la tristezza al
pensiero ch'Io non abbia più per loro l'amore di una volta.
Quelle anime non mi conoscono. Quelle anime non hanno capito che cos'è il mio Cuore!
Poiché proprio le loro miserie e le loro colpe inclinano la mia Bontà verso di loro. E quando
riconoscono la loro impotenza e debolezza si umiliano, e vengono
a Me con piena fiducia, allora esse Mi glorificano ancor più di prima della colpa.
Così quando esse pregano per sé o per gli altri, se esitano, se dubitano di Me, non onorano
il mio Cuore, mentre mi glorificano quando aspettano con sicurezza ciò che mi chiedono,
certe che non potrò rifiutar loro, se non quello che sarebbe dannoso alle loro anime.
Quando il Centurione venne a supplicarmi di guarire il servitore, mi disse con grande
umiltà: « Non sono degno che tu entri in casa mia »... ma pieno di fede e di fiducia,
aggiunse: « Tuttavia, Signore, se dici una sola parola il mio servo guarirà ». Quest'uomo
conosceva il mio Cuore, e sapeva che non posso resistere alle suppliche di un'anima che
aspetta tutto da Me. Quell'uomo mi ha grandemente glorificato, perché all'umiltà ha
congiunta una fiducia ferma e totale... Sì, quell'uomo conosceva il mio Cuore, eppure non
mi ero manifestato a lui come mi manifesto alle mie anime scelte.
Con la fiducia esse otterranno innumerevoli grazie, non soltanto per se stesse, ma per gli
altri, e questo voglio che comprendano pienamente, poiché desidero che manifestino i
sentimenti del mio Cuore alle anime che non mi conoscono.
Lo ripeto ancora: ciò che ora dico non è niente di nuovo. Ma come una fiamma ha bisogno
di essere alimentata per non spegnersi, così le anime hanno bisogno di un nuovo
incitamento che le faccia avanzare e di un nuovo calore che le rianimi.
Tra le anime a Me consacrate, poche ve ne sono che abbiano in Me una vera fiducia, perché
ce ne sono poche che vivono in intima unione con Me. Voglio che si sappia che amo le
anime quali esse sono. So che la fragilità le farà cadere più d'una volta. So che in molte
occasioni non manterranno ciò che mi hanno promesso: ma il loro proposito mi glorifica,
l'atto di umiltà che fanno dopo una caduta, la fiducia che pongono in Me, mi onorano
talmente che il Mio Cuore sparge sopra di esse un torrente di grazie.
47
Voglio che si sappia quanto desidero che le mie anime elette si rianimino e si rinnovino
in questa vita d'unione e d'intimità con Me. Esse non si limitino a parlarmi quando sono ai
piedi dell'Altare. Sono là presente è vero, ma Io vivo anche dentro di loro, e mi compiaccio
a fare una cosa sola con loro.
Mi parlino di tutto!... Mi consultino in tutto... Io vivo in loro per essere la loro vita. Dimoro
in loro per essere la loro forza... Sì, lo ripeto, non dimentichino che mi compiaccio di fare
una cosa sola con loro... si ricordino che Io vivo nell'anima loro... e che là le vedo, le
ascolto, le amo. Là aspetto che corrispondano al mio Amore!
Non crediate che Io voglia parlarvi d'altro che della mia Croce!
Per mezzo di essa ho salvato il mondo, per mezzo di essa voglio ricondurlo alla verità della
fede e soprattutto alla via dell'amore...
Vi manifesterò i miei desideri: ho salvato il mondo dall'alto della Croce, cioè con la
sofferenza. Voi sapete che il peccato è una offesa infinita e richiede una infinita
riparazione... Per questo chiedo che le vostre sofferenze e le vostre fatiche, le offriate unite
ai meriti infiniti del mio Cuore. Ben sapete che il mio Cuore è vostro. Prendetelo e riparate
per mezzo suo!...
Alle anime che avvicinerete, inculcate l'amore e la fiducia.
« Vorrei far capire a tante anime che non devono allontanarsi da Me perché sono in stato di
peccato. Non devono pensare che non vi sia più rimedio e che mai più saranno amate come
lo erano prima. Questi non sono certo i sentimenti di un Dio che sparse tutto il suo Sangue
per voi... Venite tutti a Me, e non temete, poiché vi amo...
Il mondo è certamente pieno di pericoli... quante povere anime trascinate al male hanno
continuamente bisogno d'un soccorso visibile o invisibile!
Un'anima può cadere e cadrà più d'una volta ancora, ma se si umilia, se riconosce il suo
nulla, se cerca di riparare le sue mancanze con piccoli atti di generosità e di amore. se essa
confida e si abbandona nuovamente al mio Cuore... essa mi dà maggior gloria e può fare
bene alle anime più che se non fosse caduta.
Desidero che le anime credano alla mia misericordia, che aspettino tutto dalla mia bontà,
che non dubitino mai del mio perdono.
Nonostante i disordini della vostra giovinezza, l'empietà, l'indifferenza, se vi rimane un
istante di vita, potete ancora ricorrere alla mia misericordia e implorare il perdono. I vostri
peccati non arriveranno mai a sorpassare la mia misericordia, poiché essa è infinita.
Nelle anime infantili e in quelle delle mie Spose, mi rifugio per dimenticare le offese del
mondo.
I bambini sono per il mio Cuore come boccioli di fiori nei quali cerco un rifugio.
Voglio che quei cuori innocenti che m'ignorano e crescono nel gelo dell'indifferenza, senza
saper il valore dell'anima propria... voglio sì, che queste piccole anime, mia dolce letizia,
trovino un asilo dove s'insegnerà loro a conoscermi, e dove crescano nel santo timore della
mia legge, e nell'amore del mio Cuore.
Quanto alle mie Spose, mi nascondo e mi riposo in esse, poiché come rose in piena
fioritura, mi difendano con le loro spine e mi consolino con l'amore.
Le anime a Me consacrate ravvivino i loro desideri di riparare e chiedano con fiducia che
sorga sul mondo il giorno del Re Divino, cioè il giorno del mio Regno Universale!
Non temano, sperino in Me, si confidino in Me! Siano divorate dallo zelo e dalla carità pex
i peccatori!... Ne abbiano compassione, preghino per loro e li trattino con dolcezza!
Parlino a tutti gli uomini della mia Bontà, del mio Amore, della mia Misericordia!
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Rivestano i loro cuori apostolici di preghiera, di penitenza, e soprattutto di
fiducia non nelle loro industrie, ma nella Potenza e nella Bontà del mio Cuore che le
accompagna!
Nel tuo nome, o Signore, opererò e so che sarò potente! Questa fu la preghiera dei miei
Apostoli, uomini poveri ed ignoranti; ma ricchi e sapienti della ricchezza e sapienza
divina!...
Tre richieste del Cuore di Gesù
Riparazione
Cioè vita d'unione col Riparatore Divino; operare con Liti, per Liti in spirito di
riparazione, in stretta unione con i suoi sentimenti e con i suoi desideri: « Vengo a
riposarmi in te, anima cara, poiché sono così poco amato! Cerco amore e non incontro che
ingratitudine. Sono rare le anime che mi amano davvero!».
Ti chiedo di essere sempre pronta a consolare il mio Cuore, ogni volta che ho bisogno di te.
La consolazione di un'anima fedele mi compensa delle amarezze con cui mi affliggono
tante anime fredde e indifferenti. Sentirai talora tutto il peso della mia angoscia, ma così mi
consolerai. Non temere di nulla, sono con te.
Un atto solo d'amore compiuto nella solitudine in cui ti lascio, ripara un gran numero di
ingratitudini che si commettono contro di Me. Il mio Cuore conta questi tuoi atti di amore e
li raccoglie come un balsamo, prezioso. Voglio che tu mi dia anime! A tal fine non chiedo
altra cosa che amore in ogni
tua azione. Fa' tutto per amore, soffri per amore, lavora per amore e soprattutto abbandonati
all'amore.
L'oro si purifica nel fuoco e così la tua anima si purificherà e si fortificherà nella
tribolazione. Il tempo della tentazione giova assai a te e alle anime.
Entra nel mio Cuore e studia lo zelo che lo divora per la gloria del Padre.
Non stancarti mai di soffrire. Se sapessi quanto la sofferenza giova alle anime!
Valgono tanto le anime! Per salvare un'anima occorre soffrire molto. Non sai che la Croce
ed lo siamo inseparabili? Se tu m'incontri, incontri anche la Croce, e quando trovi la Croce,
trovi Me. Colui che mi ama, ama la mia Croce, e colui che ama la Croce, ama Me! Nessuno
potrà possedere la vita eterna senza amare la Croce, senza abbracciarla volentieri per amor
mio.
Il sentiero della virtù e della santità è fatto di abnegazione e di sofferenza.
La mia Croce è la porta della vera vita. L'anima che ha saputo accettarla e amarla, tale
quale l'ho data, entrerà per essa negli splendori dell'eterna vita. Io che te la dò non ti lascerò
mai senza la forza necessaria per sostenerla. Guarda come lo l'ho portata per tuo amore. Tu
portala per amor mio.
Ecco quel Cuore che dà al mondo la vita! Ma la dà dall'alto della Croce. Così le anime
elette per aiutarmi a diffondere la luce e la vita sul mondo, debbono, con grande
sottomissione, lasciarsi configgere in croce, secondo l'immagine e l'esempio del loro
Maestro e Salvatore!
La più grande ricompensa che Io possa dare ad un'anima è di farla vittima del mio Amore
della mia Misericordia, rendendola somigliante a Me, che sono la Vittima divina per i
peccatori. Sai che cosa puoi fare per consolarmi? Amarmi e soffrire per le anime senza
rifiutarmi nulla... non dimenticare che mi occorrono anime che continuino la mia Passione
per trattenere la collera divina... Ma Io ti sosterrò!
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Quando un'anima prega per un peccatore con ardente desiderio che si converta, essa
ottiene il più spesso il suo ravvedimento, almeno al termine della vita, e l'offesa ricevuta dal
mio Cuore, viene riparata. Ad ogni modo la preghiera non è mai perduta, poiché da una
parte consola il dolore che mi cagiona il peccato e dall'altra la sua efficacia e potenza
servono se non a quel determinato peccatore almeno ad altre anime meglio disposte ad
accoglierne i frutti.
Ci sono anime che durante la vita e per tutta l'eternità sono chiamate a tributarmi non solo
la lode che sono obbligate a darmi per conto proprio ma anche quella che avrebbero dovuto
rendere altre anime che si sono perdute... Così la mia gloria non rimane diminuita e
un'anima giusta può riparare i peccati di molte altre. E' tanto grande il mio Amore per le
anime, che soffro un martirio quando si allontanano da Me, non tanto per la gloria che vorrebbero sottrarmi, quanto per l'infelicità che si preparano.
Le anime corrono verso la rovina ed il mio Sangue è perduto per esse! Ma quelle che mi
amano, s'immolano e si consumano come vittime di riparazione, attirano la Misericordia
divina e questo salva il mondo.
Poveri peccatori, quanto sono ciechi! Io non desidero che perdonarli, ed essi non pensano
che ad offendermi.
Il mondo corre ad inabissarsi nei piaceri. Il numero dei peccati che si commettono è così
grande, che il mio Cuore è come affogato in un torrente di mestizia e di amarezza!
Dimmi, esiste forse un Cuore più amante del mio, e che trovi meno corrispondenza al suo
Amore? esiste un Cuore che, più del Mio si consumi dal desiderio di perdonare? Eppure in
cambio di tanto amore, non ricevo che le più grandi offese...
Povere anime! Chiediamo perdono per loro e ripariamo. « O Padre mio, abbi pietà delle
anime. Non le punire come meritano, ma usa loro misericordia, come il Figlio tuo te ne
supplico ».
Vengo a riposarmi tra quelle anime che lo stesso ho scelto. Sappiano esse per mezzo della
loro fedeltà e del loro amore, cicatrizzare le ferite inflittemi dai peccatori! Quanto è
necessario che ci siano delle vittime per riparare l'amarezza del mio Cuore e alleviarne il
dolore! Quanti peccati!... Quante anime si perdono!...
L'ostinazione di un'anima colpevole, ferisce profondamente il mio Cuore, ma la tenerezza
di un'anima amante, non sole chiude la mia ferita, ma placa la Giustizia del Padre mio!
Quantunque ti faccia soffrire, non credere per questo che ti ami meno: ti amo, e non cesserò
di amarti fino alla fine. Ma ho bisogno di sofferenze per guarire le piaghe delle anime! Io
m'incarico di riparare per te, tu ripara per le anime. Molte mi offendono, molte si perdono,
ma le anime che più feriscono il mio Cuore sono quelle anime che amo tanto e che tuttavia
si riserbano sempre qualche cosa, e non si danno interamente a Me. Eppure non dò loro
prove sufficienti di amore?... Non dò loro tutto il mio Cuore?
Consolami, amami, glorificami mediante il mio Cuore... Ripara per suo mezzo e soddisfa
alla Giustizia di Dio... Presentalo al Padre mio, come una vittima di amore per le anime... e
particolarmente per quelle a Me consacrate. Vivi con Me, lo vivrò con te. Nasconditi in Me,
Io mi nasconderò in te. Ci consoleremo vicendevolmente, poiché la tua sofferenza sarà Mia
e la Mia sofferenza sarà tua.
Voglio che unisca la tua anima allo zelo e all'ardore che consumano il mio Cuore. Sappiano
le anime che lo sono la loro felicità e la loro ricompensa!
Non si allontanino da Me, le amo tanto!
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Ecco le mie, piaghe, aperte sulla Croce per riscattare il mondo dalla morte eterna e
ridonargli la vita! Sono esse che ottengono misericordia e perdono a tante anime che
provocano la collera del Padre mio. Sono esse che d'ora in poi daranno luce, forza e amore.
Questa piaga del mio Cuore è il divino vulcano in cui voglio che s'infiammino le mie anime
elette; tutte le grazie che essa racchiude le riversino sul mondo, su tante e tante anime che
non sanno venire a cercarle e su tante altre che le disprezzano. Darò alle mie anime elette
tutta la luce necessaria, affinché sappiano valersi di questo tesoro, non soltanto per farmi
conoscere ed amare, ma per riparare gli oltraggi con cui i peccatori mi opprimono. Sì, il
mondo mi offende... ma esso sarà salvato dalla riparazione delle mie anime elette.
Ama! Poiché l'amore è riparazione e la riparazione è amore!
Amore
Cioè intimità con Colui che è tutto amore e che si mette al livello delle sue creature, per
domandare il loro amore.
L'unica cosa che desidero è l'amore, amore docile che si lascia condurre dall'azione di Colui
che ama... Amore disinteressato che non cerca il suo piacere né il vantaggio proprio, ma
quello dell'Amato. Amore zelante, ardente, divorante, che sormonta ogni ostacolo frapposto
all'egoismo: ecco l'amore vero che strappa le anime dall'abisso in cui si precipitano.
Contempla il mio Cuore, studialo e imparerai da Lui ad amare. Il vero Amore è umile,
generoso, disinteressato... Se dunque vuoi che t'insegni ad amarmi, incomincia col
dimenticarti. Non considerare i sacrifici, non far conto di quello che ti costano; non badare
ai tuoi gusti!... ama e avrai la forza.
Molte anime credono che amare consista soltanto nel dire: Ti amo, mio Dio! No, l'amore è
soave, agisce perché ama e fa tutto amando. Voglio che mi ami così, nella fatica e nel
riposo, nella preghiera e nella gioia, nella pena e nell'umiliazione, provandomi
continuamente questo amore con le opere, perché questo è amore! Se le anime lo comprendessero bene quanto progredirebbero in perfezione e consolerebbero il mio Cuore!
Dimmi che mi ami: è ciò che più mi consola. Ho fame di amore! Voglio che tu bruci dal
desiderio di vedermi amato e che il tuo cuore non abbia più altro alimento che questo
desiderio.
Guarda il mio Cuore e la fiamma che lo consuma, è l'amore che nutro per le anime da me
prescelte. Ad esse il mio Cuore riserva una dimora privilegiata... ma quante lo ignorano!
Entra nel mio Cuore, gustane la dolcezza, inebriati della sua pace; lascia che il tuo cuore si
accenda al contatto della fiamma divina... Partecipa alle mie pene, alla mia tristezza, alle
mie ore di solitudine, tienimi compagnia. Amami per tante anime che mi lasciano solo e mi
disprezzano. L'anima amante desidera di soffrire. La sofferenza accresce l'amore. L'amore e
la sofferenza legano strettamente l'anima a Dio e ne fanno una sola cosa con Lui. Molte
anime mi accolgono bene quando le visito con la consolazione: molte mi ricevono con gioia
nella Comunione, ma poche sono quelle che si aprono volentieri quando busso alla loro
porta con la Croce.
Allorché un'anima si stende sulla Croce e vi si abbandona, essa mi glorifica, mi consola, mi
è la più vicina! Molte non mi conoscono, è vero. Ma più
grande è il numero di quelle che mi conoscono e m'abbandonano, per condurre una vita di
piacere. Quante anime sensuali si trovano nel mondo! E persino fra le anime mie predilette,
ce ne sono tante che cercano di godere!... Così esse si sviano... perché la mia via è fatta di
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sofferenza e di croce. L'amore solo infonde la forza di seguirmi per essa. Perciò cerco
l'amore.
Quando due persone si amano, la minima indelicatezza basta a ferire l'altra. Così accade al
mio Cuore. Se sarai fedele a tutte le delicatezze dell'amore, lo non mi lascerò vincere in
generosità. L'anima tua sarà inondata di pace. Non ti lascerò sola e, nella tua piccolezza. tu
sarai grande perché Io vivrò in te!
Il mio Cuore non può contenere l'ardore che lo consuma di darsi, di immolarsi, di restare
sempre con le anime! Ah! come aspetto che esse mi aprano il loro cuore, che mi chiudano
in esso, e che il fuoco che consuma il Mio, le fortifichi e le infiammi! Allora mi do alle
anime, e sono per loro ciò che desiderano, sarò loro Padre, se mi vogliono Padre, Sposo, se
mi desiderano tale... Forza se hanno bisogno di forza e se aspirano a consolarmi Io mi
lascerò consolare!... L'unico mio desiderio è di darmi e di colmarle delle grazie che il mio
Cuore tien loro preparate.
Lascia che mi dilati in te. La mia grandezza farà sparire la tua piccolezza. Ormai
lavoreremo sempre uniti. Io vivrò in te e tu vivrai per le anime. Il mio Cuore farà tutto, la
mia misericordia agirà e il mio Amore annienterà tutto il tuo essere... Più tu sparirai più lo
sarò la tua vita, e tu il mio cielo di riposo.
Parlami perché sono con te, non sei sola, neppure quando non mi vedi. Io ti vedo, ti seguo,
ti odo, parlami... sorridimi, perché sono il tuo Sposo... il tuo compagno inseparabile.
Non ti chiedo che una cosa: amore e abbandono. Voglio che tu sia come un vaso vuoto che
penserò lo a riempire. Lascia al Creatore di incaricarsi della sua creatura. In quanto
all'amore, non avere limiti. Se sei povera, lo sono ricco, se sei debole, Io sono forte e la
forza stessa. Quel che ti chiedo è di non rifiutarmi nulla. Ti difenderò, ti rialzerò, non ti
lascerò mai! Abbandonati ed lo farò tutto. Voglio che tu mi offra tutto, anche le minime
cose per consolare il mio Cuore di ciò che soffre soprattutto da parte delle anime
consacrate. Voglio che tu riposi tranquilla nel mio Cuore. Guardalo e comprenderai a qual
punto è capace di consumare in te tutto ciò che si trova d'imperfetto. Voglio che ti
abbandoni al mio Cuore e ti preoccupi soltanto di piacergli. Ricordati che sono tuo Padre,
tuo Salvatore, tuo Dio. Entra in questo Cuore che è un abisso d'amore e non temere. Non ti
domando di meritare le grazie che ti faccio: quello che voglio è che tu le
riceva, che mi lasci agire in te. Tengo gli occhi fissi su te, fissa i tuoi su Me. Non importa la
tua nullità, e neppure le tue cadute... il mio Sangue cancella tutto... ti basti sapere che ti
amo... tu abbandonati.
L'anima che si abbandona davvero a Me, mi piace tanto che, nonostante le sue miserie ed
imperfezioni trovo in lei il mio cielo e mi compiaccio di dimorare in lei.
Se abbandoni tutto a Me ritroverai tutto nel mio Cuore. Ho bisogno di cuori che amino. di
anime che riparino, di vittime che s'immolino... ma soprattutto di anime che s'abbandonino!
Lasciati condurre ad occhi chiusi, perché ti sono Padre, e i miei stanno aperti per condurti e
guidarti. Quando mi chiami Padre attiri il mio Cuore a prender cura di te. Quando il
bambino incomincia a parlare e balbetta questa parola così tenera: padre! i genitori esultano
di gioia e gli aprono le braccia, lo stringono al cuore con talè amore che sembra loro che
tutti i piaceri del mondo siano un nulla di fronte a questa felicità. Se così è per un padre e
una madre di questa terra, che cosa proverà Colui che ad un tempo è Padre, Madre,
Creatore, Sposo, Salvatore? Di Colui il cui Cuore non ha l'eguale in tenerezza ed amore? Sì,
anima cara, quando sei oppressa ed angustiata, vieni, ricorri a Me, chiamami PADRE e
riposa nel mio Cuore. Se nel tuo lavoro tu non puoi gettarti ai miei piedi, come
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desidereresti, dimmi solamente « Padre » allora lo ti aiuterò, ti sosterrò, ti guiderò, ti
consolerò.
Guarda il mio Cuore, è il libro in cui devi meditare. T'insegnerà tutte le virtù, specialmente
lo zelo per la mia Gloria e la salvezza delle anime. Guarda bene il mio Cuore è l'asilo dei
miserabili e per conseguenza il tuo: chi più miserabile di te? Guarda bene in fondo al mio
Cuore. E' il crogiuolo in cui i cuori più contaminati si purificano e s'infiammano d'amore.
Vieni; accostati a questa fornace. Lascia qui le tue miserie e le tue colpe. Abbi fiducia e
credi in Me, che sono il tuo Salvatore. Guarda ancora il mio Cuore. E' la sorgente d'acqua
viva. Immergiti in essa e bevi fino ad estinguere la tua sete. Desidero e voglio che tutte le
anime vengano a questa sorgente a trovarvi il refrigerio.
In quanto a te, ti ho messa in fondo al mio Cuore. Tu sei così piccola che non avresti potuto
venirvi da sola. Approfittane dunque e bevi le grazie che ti do... lascia il Mio amore operare
in te... e rimani molto piccola! Sì, dici bene; Io sono buono! Per comprenderlo non manca
alle anime che una cosa: unione e vita interiore. Se le mie anime vivessero più unite a Me,
mi conoscerebbero di più. Nella Comunione la mia Umanità s'incarna per così dire in esse.
Se le mie anime elette vivono così unite a Me e mi conoscono veramente, quanto bene potranno fare a tante povere anime che vivono lontano da Me e non mi conoscono. Quando le
anime elette si uniranno strettamente al mio Cuore sapranno quanto sono offeso!
Comprenderanno i miei sentimenti; allora mi consoleranno, ripareranno e, piene di fiducia
nella mia bontà, chiederanno perdono e otterranno grazia per il mondo. Tu mi ami perché
sono buono. Io ti amo perché sei piccola e perché questa piccolezza, tu me l'hai data!
Malgrado le tante offese che ricevo dai peccatori, il mio Cuore
è consolato perché ho tante anime che mi amano!... Sento molto dolore per quelle che si
perdono, ma quel dolore non tocca la mia gloria. Un'anima amante può riparare le offese di
molti peccatori e consolare il mio Cuore.
Fiducia
Cioè sicurezza in Colui che è Bontà e Misericordia, che ama le anime in modo speciale e le
invita perché vivendo con Lui e conoscendo il suo Cuore aspettino tutto da Lui.
I tuoi peccati? Io li cancello. Le tue miserie? lo le consumo!... La tua debolezza? Io la
sostengo... Quanto più la tua miseria è grande, tanto più la mia potenza ti sosterrà. Ti farò
ricca dei miei doni. Se mi sei fedele, farò della tua anima la mia dimora e ivi mi rifugerò
quando i peccatori mi respingeranno. Mi riposerò in te e tu avrai la vita in Me! Se tu sei un
abisso di miseria, Io sono un abisso di Bontà e di Misericordia! Il mio Cuore è il tuo rifugio! Tutto quello di cui hai bisogno, vieni a cercarlo nel mio Cuore, anche se si tratta di
quello che ti chiedo. Non considerare la tua piccolezza. Considera la forza del mio Cuore
che ti sostiene. Io sono la tua forza e il Riparatore della tua miseria. Se sei nelle mie mani di
che vuoi temere? Non dubitare né della Bontà del mio Cuore né del mio Amore per te. La
tua miseria mi attira... senza di Me che faresti? Più ti fai piccola, più ti sarò vicino: non dimenticarlo e lasciami fare ciò che più mi piace. Non
affliggerti troppo per le tue mancanze poiché non ho bisogno di niente per fare di te una
santa. Ma voglio che tu non resista mai a quanto ti domando. Ti cercherò nel tuo niente per
unirti a Me. Non dimenticare che la tua piccolezza e il tuo nulla sono la calamita che attira
il mio sguardo verso di te. Non scoraggiarti, poiché nella tua fragilità risplende meglio la
mia infinita Misericordia. Il mio Cuore trova la sua consolazione nel perdonare. Non ho
desiderio più grande né gioia maggiore che quella di perdonare.
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Quando un'anima ritorna a Me dopo una caduta, la consolazione che mi dà è per lei
un guadagno, poiché la guardo con grande amore. Poco m'importa la miseria di colei il cui
unico desiderio è di glorificarmi. Nella sua piccolezza ottiene grazie per molte altre.
Quando un'anima desidera con ardore di restarmi fedele, Io sostengo la sua debolezza, e le
sue cadute invocano con maggior forza la mia Bontà e la mia Misericordia. Altro non le
chiedo se non che, dimentica di sé, si umilii e si sforzi, non per soddisfazione propria, ma
per darmi gloria.
Non puoi sapere quanto il mio Cuore si compiace a perdonare le colpe che non sono che di
fragilità. Non ti preoccupare. Appunto perché sei debole, ho fissato gli occhi su di te.
Desidero imprigionarti tutta quanta nel mio Cuore, poiché il mio Amore per te è infinito. E
nonostante le-tue colpe e le tue miserie, Mi servirò di te per far conoscere a molte anime il
mio Amore e la mia Misericordia. Ce ne sono tante che ignorano la Bontà del mio Cuore!
Ed è il mio unico
desiderio che queste anime si gettino e si perdano nell'abisso' senza fondo del mio Cuore.
Sono il tuo Salvatore e il tuo Sposo! Oh! Quanto le anime comprendono poco queste due
parole! Ecco l'opera che voglio compiere per tuo mezzo: il desiderio più ardente del mio
Cuore è la salvezza delle anime e voglio che le mie Spose, specialmente quelle del mio
Cuore, sappiano bene con quanta facilità possono darmi animé. Farò loro conoscere per tuo
mezzo il tesoro che così spesso disperdono, perché non approfondiscono bene queste due
parole: Salvatore e Sposo.
Il mio Cuore ti ama e la tua piccolezza non mi spaventa. Proprio per essa i miei occhi si
sono posati su di te e ti amo con la follia di un Dio. Io sono il Sole che ti scopre la tua
miseria. Più la vedi grande e più deve accrescersi la *tua tenerezza e il tuo amore per Me.
Se la tua anima è una terra infetta, incapace di fruttificare, Io sono il giardiniere che la
coltiva e vi manderò un raggio di sole per purificarla... e la mia mano seminerà...
Più una cosa è piccola, più la si maneggia-con facilità. Perciò Io mi servo di te come voglio,
perché appunto sei un niente.
Non credere che possa cessare di amarti per le tue miserie: al contrario il mio Cuore ti ama
e non ti abbandonerà mai. Sai che il fuoco ha la proprietà di distruggere e d'infiammare.
Così il mio Cuore ha quella di perdonare, di purificare, di amare.
Lo so, che non hai altro che miserie e debolezze, ma siccome lo sono il fuoco che purifica,
ti avvolgerò con la fiamma del mio Cuore e ti purificherò.
Non ti ho detto assai spesso che il mio unico desiderio è che le anime mi diano le loro
miserie? Se non osi avvicinarti a Me, Io mi avvicinerò a te.
Più debolezza troverò in te e più amore tu troverai in Me; non m'importano le tue miserie;
quello ch'Io voglio è essere padrone delle tue miserie.
La tua piccolezza ha fatto posto alla mia Grandezza. La tua miseria e anche le tue colpe alla
mia Misericordia... la tua fiducia al mio Amore e alla mia Bontà! Vieni! Appoggiati al mio
Cuore e riposati in Esso.
Quando un Re od un Principe sposa la figlia di uno dei suoi sudditi, si obbliga, pel fatto
stesso, a darle tutto quanto esige lo stato a cui l'innalza. Io vi ho scelte e mi sono impegnato
a darvi tutto quello di cui siete sprovviste... Non vi chiedo altro che quello che avete...
datemi il vostro cuore vuoto ed Io lo riempirò... datemele con le vostre miserie e Io le
consumerò!...
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Molte anime credono in Me, ma poche credono al mio Amore... tra quelle che
credono al mio Amore, troppo poche contano sulla mia Misericordia... Molte mi conoscono
come Dio, ma poche confidano in Me come Padre! Mi manifesterò... e alle mie anime, a
quelle soprattutto che sono l'oggetto della mia predilezione, farò vedere che non chiedo
niente di ciò che non hanno. Esigo che mi diano tutto ciò che posseggono, perché tutto è
mio.
Se non hanno che miserie e debolezze, quelle lo desidero... se anche non hanno che colpe e
peccati, quelli Io chiedo. Le supplico di darmeli tutti e di non conservare altro che la fiducia
nel mio Cuore... Vi perdono, vi amo ed Io stesso vi santificherò.
Poco m'importano le miserie: quello che voglio è l'amore.
Poco m'importano le debolezze: ciò che voglio è la fiducia!
Lo Sposo viene
Si avvicina il termine della vita di Josefa, più volte la Madonna l'ha avvisata al proposito, e
occorre che il Messaggio di cui è intermediaria fra il Cuore di Gesù e le anime sia
avvalorato dai suoi patimenti.
Il demonio sarà lo strumento di questi dolori. Nessuna opposizione, né persecuzione degli
uomini poteva farle raggiungere le profondità in cui Dio voleva santificarla con la
sofferenza.
Il Signore permette al demonio di aumentare la stia persecuzione ed ella lo vede, come un
tempo il Curato d'Ars, sotto la forma di un cane rabbioso che le si getta contro senza
riuscire ad atterrarla. Queste sue sofferenze ottengono la grazia del pentimento ad anime
che stanno per cadere nell'inferno.
L'i l febbraio 1923 Gesù chiede a Josefa di fare con lui l'Ora Santa, dalle 11 alle 12 tre volte
per settimana per offrirsi al Padre Celeste (1).
(1) Le ardenti invocazioni di Gesù sono raccolte nel libro "Insegnaci a pregare".
Al termine di una di esse Gesù dice:
« Ora va e durante questa notte non lasciarmi solo... ».
« Signore, temo di addormentarmi... ».
« Sì, Josefa, tu puoi e devi dormire senza tuttavia lasciarmi solo. Quando le anime non
hanno la possibilità, come esse desidererebbero di restare a lungo alla mia presenza, perché
devono riposarsi od occuparsi di cose che assorbono le loro facoltà; possono fare con Me
una convenzione... Basta un istante per dirmi... « Signore, vado al riposo, vado al lavoro,
ma l'anima mia rimane in tua compagnia, tutte le mie potenze rimarranno sotto il tuo soave
dominio e il mio cuore ti conserverà l'amore più costante e più tenero ».
Il Mercoledì Santo del 1923 Gesù aspetta Josefa in cappella e l'invita a seguirlo nella Via
Crucis. « Io ti accompagnerò, le dice, nello stato in cui mi trovavo quando carico della
Croce, traversai le vie di Gerusalemme ».
« Josefa, vieni a contemplarmi sulla dolorosa via del Calvario... adora il mio Sangue sparso
e offrilo al Padre Celeste per la salvezza delle anime ».
Egli cammina davanti a lei e si ferma ad ogni stazione. Josefa si prostra e bacia la terra per
adorare il Sangue Divino, poi ascolta le effusioni del Cuore di Gesù... Egli le ricorda con
poche parole il
senso dei suoi dolori e getta un grido d'amore verso le anime che chiama a seguirlo (1).
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(1) Il Venerdì Santo Gesù dettò a Josefa le parole che aveva pronunciato ad ogni
stazione. Questa Via Crucis si trova nell'opuscolo « Passio Christi », nell'opuscolo «
Offerte e preghiere » e nel libretto « Signore insegnaci a pregare ».
« Voglio il tuo cuore Josefa »!
« Signore, tu sai che è tutto tuo, non ho altro amore che te! ».
« Lo so, oggi voglio rapirtelo... al suo posto metterò una scintilla del Mio che ti infiammerà
senza posa... ».
Il giorno della SS. Trinità Josefa ode queste parole:
« Tre siamo in uno in santità, in sapienza, in potenza e in amore » Gesù aggiunse: « Gli
uomini adorino il Padre, amino il Figlio, si lascino possedere dallo Spirito Santo, e la
Trinità beata dimori in essi » (2).
(2) Ripetizione della visione della SS. Trinità, già avuta durante il Noviziato.
«... Se tu potessi contemplare la bellezza di un'anima in grazia!... vedila con gli occhi della
fede conoscendo il valore delle anime, consacrati a dare questa gloria alla SS. Trinità,
guadagnando molte anime in cui Essa possa dimorare.. Ogni anima può farsi strumento di
quest'opera sublime: non è necessario compiere cose grandi... un passo che si fa, una
pagliuzza raccolta; uno sguardo trattenuto, un servizio reso, un sorriso amabile... tutto ciò
offerto all'amore è in realtà di gran profitto per le anime e attira loro torrenti di grazia... ».
Il 16 luglio, giorno anniversario dei Voti, Gesù si china su Josefa:
« Ripetimi la tua gioia, di essere mia sposa... la vera felicità non l'hai ancora gustata, verrà
tra poco... Vivi d'amore per poter morire d'amore... ». Josefa rinnova i suoi voti.
« Sì rinnovali, dice Gesù. Io mi glorifico sempre quando stringi i vincoli che ti uniscono a
Me, e ricolmo l'anima tua di tante grazie, che non solamente la sua purezza è rinnovata
come il giorno dei voti, ma acquista ogni volta un più alto grado di merito che la rende
maggiormente cara ai miei occhi. Così avviene per tutte le anime che mi sono unite con
questi vincoli indissolubili e sacri. Ogni volta che li rinnovano si arricchiscono di nuovi
meriti e si avvicinano ancor più al mio Cuore che si compiace in esse ».
Il 15 agosto 1923 la Madonna conforta Josefa: « Non temere... il demonio non può far altro
che moltiplicare per te l'occasione di grandi meriti, io ti difendo e Gesù non ti abbandonerà
mai! ».
Josefa pensa allora alla gioia della Madre Immacolata.
« Sì, dice Maria, in questo giorno la gioia piena e perfetta è cominciata per me, poiché
durante tutta la vita, l'anima mia fu trafitta da una spada. All'ingenua domanda di Josefa se
la vista del Bambino Gesù così bello non le era di consolazione
« Figlia mia, ascolta: fin dalla mia infanzia ebbi conoscenza delle cose divine e delle
speranze riposte nella venuta del Messia. Così che quando l'Arcangelo mi annunziò il
Mistero dell' Incarnazione e mi vidi scelta per Madre del Salvatore degli uomini, il mio
Cuore sebbene perfettamente sottomesso al Volere di Dio, fu sommerso in un torrente di
amarezza, perché sapevo tutto quello che il tenero e divino Bambino doveva soffrire, e la
profezia del vecchio Simeone non fece che confermare le mie angoscie materne. Puoi
quindi figurarti quali dovevano essere i miei sentimenti nel contemplare le attrattive di mio
Figlio, il suo Volto, le sue Mani, i suoi Piedi, tutta la sua Persona, che sapevo dovevano
essere un giorno così crudelmente maltrattati.
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Io baciavo quelle Mani e mi sembrava che le mie labbra si impregnassero già del Sangue
che un giorno sarebbe sgorgato dalle loro ferite.
Baciavo i suoi Piedi e li contemplavo già confitti alla Croce. Ravviavo la sua meravigliosa
capigliatura e la vedevo coperta di Sangue, aggrovigliata nelle spine della Corona. E
quando Egli fece i primi passi e mi corse incontro con le braccia aperte non potei trattenere
le lacrime al pensiero di quell'e braccia stese sulla Croce dove doveva morire!
Quando giunse all'adolescenza apparve in Lui un tale insieme di grazia affascinante che
non lo si poteva contemplare senza restarne rapiti... il mio Cuore di Madre si stringeva al
pensiero dei tormenti di cui provavo in anticipo la ripercussione... « Dopo la lontananza dei
tre anni della Vita Apostolica, le ore della sua Passione e della sua Morte, furono per me il
più terribile dei martiri. Quando il terzo giorno, lo vidi risuscitato e glorioso, certo, la prova
cambiò aspetto poiché Egli non poteva più soffrire. Ma quanto dolorosa e triste doveva
essere la separazione da Lui! Consolarlo, riparare le offese degli uomini era allora il mio
solo sollievo. Ma che lungo esilio! Quali ardori divampavano dal mio Cuore! Come
sospiravo l'istante dell'eterna unione! E come tardava a venire!...
« Sull'entrare del mio settantatreesimo anno l'anima mia passò come un lampo dalla terra al
Cielo. Dopo tre giorni gli Angeli raccolsero la mia salma
e la trasportarono in trionfo di giubilo per riunirla all'anima. Quale ammirazione, quale
adorazione quale dolcezza, quando i miei occhi videro per la prima volta nella sua Gloria e
nella sua Maestà in mezzo alle schiere angeliche il mio Figlio é mio Dio!
« Che dire poi, figlia mia, dello stupore che mi invase alla vista della mia estrema bassezza
che veniva coronata di tanti doni e circondata da tante acclamazioni?... Non più tristezza
ormai, non più ombra alcuna!... Tutto è dolcezza, gloria, amore!... ». « Tutto passa... e la
beatitudine non ha fine. Soffri e ama: mio Figlio tra poco coronerà i tuoi sforzi e le tue
fatiche. Non temere, ti amiamo! ».
Josefa scrive il 1° settembre 1923:
« Ho meditato sulla morte e sono stata colpita da un certo timore pensando che per me è
tanto vicina... ».
(8 ottobre, soggiorno a Roma):
« Dicevo a Gesù durante il ringraziamento della Comunione il timore che ho del suo
giudizio, sapendomi così prossima alla morte... Improvvisamente si è mostrato bellissimo e
mi ha guardata con immensa bontà ».
« ... Sono io che ti presenterò alla Corte Celeste... le mie labbra imprimeranno sull'anima
tua il bacio di pace e d'amore. Non temere, non ti abbandonerò fino a che non ti avrò
condotta nel soggiorno degli eterni splendori ».
« Gesù mi ha tolto il timore che avevo della morte » scrive Josefa.
Il 6 settembre Josefa incontra Gesù che le dice: « Non dimenticare la Via Crucis » e quando
l'ha terminata Gesù riappare:
« Abbiamo due anime da strappare ad un grave pericolo! Mettiti in stato di vittima ».
La sera Gesù ritorna.
« Egli giunse le mani, scrive, e volgendo lo sguardo al Cielo disse con voce grave e
distinta:
« Eterno Padre! Padre misericordioso! Ricevi il Sangue del tuo Figlio. Ricevi le sue Piaghe!
Ricevi il suo Cuore per quelle anime.
« Eterno Padre! Ricevi il Sangue del tuo Figlio! Prendi le -sue Piaghe! Prendi il Suo Cuore!
Guarda quel capo coronato di spine. Non permettere una volta di più che quel Sangue sia
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inutile! Vedi la mia sete di darti delle anime!... O Padre mio, non permettere che
quelle anime si perdano!... Salvale! affinché ti glorifichino in eterno!... ».
All'alba Gesù appare bellissimo con il cuore in fiamme:
« Ci sono anime che soffrono per ottenere ad altre la forza di resistere al male; se quelle due
anime fossero ieri cadute nel peccato, si sarebbero perdute per sempre! 1 piccoli atti che
avete moltiplicato per esse, hanno loro ottenuto il coraggio di resistere ».
Il 13 novembre Josefa confida al Maestro le sofferenze dei giorni precedenti, l'estrema
stanchezza che le toglie la possibilità di lavorare e le fa presagire la morte.
« Come, Josefa, risponde teneramente Gesù, non desideri dunque di possedermi e godere di
Me senza fine? »... « Io sì, ti desidero!... passa l'inverno della vita!... Io sono la tua felicità!
».
« Non temere: più miserie troverò in te, e più amore troverai in Me ».
Durante l'adorazione Josefa sfinita non riesce a pregare, ripete lentamente alcune
invocazioni:
« Mi unisco, o Gesù, all'intima unione del tuo Cuore con il Padre Celeste ». E Gesù appare
improvvisamente bellissimo:
« ... quest'invocazione mi è così gradita e ha tale valore che supera le preghiere più
eloquenti e sublimi... infatti, che cosa potrebbe superare il valore dell'unione del mio Cuore
con il Padre? Quando le anime pronunciano questa preghiera, penetrano per così dire nel
mio Cuore e aderiscono al beneplacito Divino su di lóro qualunque esso sia. Si uniscono a
Dio, e questo è l'atto più soprannaturale che si possa compiere ir terra, poiché cominciano a
vivere qualche cosa della vita del Cielo che consiste nella perfetta e intima unione della
creatura col suo Creatore e Signore ».
Da ottobre, la salute di Josefa declina sempre più; il 6 dicembre Gesù termina il suo
messaggio e Josefa esprime il desiderio di morire il 12 dicembre anniversario della nascita
di S. Maddalena Sofia:
« Lasciami scegliere l'ora... » dice Gesù.
Le forze l'abbandonano e la malattia progredisce. L'8 dicembre scrive il suo addio alla
mamma e dice:
« Credo che la mia sia una morte d'amore!... ». La sera vede per l'ultima volta la Madonna.
« ... circondata di una luce smagliante, in piedi su una mezza luna di nubi cerulee e
leggerissime... era così bella che non osavo parlarle, sentendomi l'anima rapita solo a
contemplarla... ».
« Figlia mia, la Chiesa mi loda e mi onora contemplando la mia Divina Maternità... ma io
mi compiaccio soprattutto di unire a questo titolo quello di Madre di Misericordia e di
Madre dei peccatori ». Queste parole della Madonna sono come la conclusione del
Messaggio di Colui che si è detto Bontà, Amore, Misericordia.
Dopo 1'S dicembre, il male fa rapidi progressi, in un momento in cui è sola, Josefa si sente
mancare e S. Maddalena Sofia appare con materna bontà, la sostiene, la conforta e le
annuncia che il 12 farà la Professione.
Il 12 è una festa di Paradiso: nella celletta ornata di gigli e di luci, Monsignor de Durefort,
che ha seguito con paterna bontà la vicenda di Josefa, vuole presiedere la commovente
cerimonia dell'Estrema Unzione e della Professione, ma Josefa, che all'aspetto sembra
profondamente raccolta, è immersa nell'estasi; risponde però esattamente alle domande che
le sono rivolte. La Madonna e S. Maddalena Sofia sono ai lati del letto; Gesù rimane
quando le due Madri scompaiono dicendo a Josefa:
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« Ritorneremo tutt'e due per prenderti e con- durti in cielo... ».
Gesù dice:
« Vieni, appoggiati al mio Cuore e riposati in lui, poiché sei la Sua sposa. Presto entrerai in
questa dimora per non lasciarla più ».
« Sì..., risponde Gesù alle effusioni di Josefa, sì dici bene, lo sono Buono, per comprenderlo
non manca alle anime che una cosa: unione e vita interiore... Se le mie anime elette
vivessero più unite a Me, mi conoscerebbero di più... Ecco quale sarà il nostro lavoro nel
Cielo: insegnare alle anime a vivere unite a Me, non come se Io fossi lontano da loro, ma in
loro, poiché mediante la grazia vivo in loro ».
Josefa malgrado forti sofferenze è radiosa e sparge gioia fra le persone della comunità che
fanno a gara per avvicinarla e si mostra serena ed espansiva.
Il 21 dicembre dopo una terribile crisi il nemico pare impossessarsi di Josefa e per alcuni
giorni la tormenta in modo indicibile: il P. Boyer la benedice più volte invano. La sera del
26 mentre la Superiora invoca l'aiuto del Cuore addolorato di Maria, Josefa si riprende e
trascorre gli ultimi giorni in gioia e pace senza ombre pur fra grandi sofferenze fisiche.
Il 29 dicembre 1923 è l'ultimo incontro con Gesù Ostia e la sera di quel sabato Josefa
accompagnata certo dalle Madri del Cielo entra nella sua eternità.
La sua fisionomia si illumina di pace e di serenità mentre una soprannaturale impressione di
grazia si spande in tutta la casa.
Conclusione
La Madre Maria de Lóe, persona di intelligenza e di virtù singolarissime, allora Superiora
Generale della Società del Sacro Cuore, seguì passo passo la vicenda di Josefa, e fin dal
1921 scriveva alla Superiora di Poitiers: « ... Sono convinta che i fatti di cui è testimonio
sono di origine divina... mi pare che nostro Signore vuole insegnarci a servirci maggiormente di Lui, del Suo preziosissimo Sangue, del Suo Cuore, per salvare anime e
santificare le nostre ».
Subito dopo la morte di Josefa fece conoscere a tutta la Società del S. C. le meraviglie
d'amore del Signore, e invitò a ricorrere all'intercessione di Josefa, che si dimostrò subito
efficientissima, chiese però un assoluto segreto, e solo nel 1938 per intervento del cardinal
Pacelli, il Messaggio fu rivelato al mondo, e cominciò allora a produrre una meravigliosa
effusione di grazie, soprattuto conversioni.
Il Padre Charmot S. J. nella conclusione alla prima edizione scrive:
« ... ho avuto l'evidenza che era Cristo stesso che qui parlava... ho riconosciuto nella sua più
limpida chiarezza la voce di Gesù quale le anime la percepiscono nelle ore di Grazia, e
soprattutto quale il Vangelo e i Santi ce l'hanno fatta udire nel corso dei secoli:
... l'accento della voce che ha confidato a Josefa i segreti del Cuore misericordioso di Cristo
è assolutamente lo stesso di quello del Salvatore del Vangelo, e del Dio d'Amore di tutta
l'eternità! ».
La S. Scrittura ci ricorda quest'amore con numerosissimi testi:
« ... lodate Dio poiché è buono e la sua Misericordia dura in eterno » (Ger. 33, 11).
« la terra è piena della tua Misericordia » (Sal. 118, 64).
Dio inviò il proprio Figlio ad annunciare che Egli è Carità, e il Vangelo che Egli ci lasciò
prima del Sacrificio è completa manifestazione di Bontà.
« venite a ine tutti... e vi darò riposo » (Mat. 11, 28).
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« Josefa è depositaria di un segreto che non è mai stato nascosto né alterato nel corso dei
secoli: « Josefa ci parla con predilezione, non soltanto della Passione di Gesù in generale,
ma specialmente delle Cinque Piaghe.
« Ecco quelle Piaghe, le dice un giorno il Signore, che furono aperte sulla Croce per
riscattare il mondo dalla morte eterna e ridonargli la vita. Sono esse che ottengono
Misericordia e Perdono a tante anime che irritano la collera del Padre. Sono esse che, d'ora
innanzi, daranno Luce, Forza e Amore... Questa Piaga del mio Cuore è il vivo Vulcano
dove voglio che s'infiammino le mie anime Elette ».
Ma Agostino aveva inteso gli stessi inviti. Egli scrive:
« Le Piaghe di Gesù Cristo sono piene di Misericordia, piene di Tenerezza, piene di
Dolcezza e di Carità. Hanno forato le sue Mani e i suoi Piedi, ed hanno aperto il suo
Costato con un colpo di lancia; mediante questi canali mi è lecito gustare quanto sia soave
il Signore mio Dio! Una Redenzione abbondante ci è data con queste Piaghe di Gesù, nostro Salvatore, una grande copia di Dolcezza, la pienezza della Grazia e la perfezione delle
virtù ».
Nel tesoro della Chiesa vi è un'infinità di testi che trovano la loro esatta corrispondenza con
le parole del Messaggio. Questa perseveranza del Cristo accusa la nostra sordità spirituale.
Non c'è forse da temere che sotto futili pretesti;
« non bisogna fidarsi dei vani racconti delle donne » (Luc. 24, 11) e:
« le rivelazioni private non interessano direttamente la fede... ».
Non c'è da temere che si esiti nel diffondere le parole divine che sorella Josefa ci riferisce?
Non scusiamoci dicendo che non c'è nulla di nuovo... appunto perché Cristo ci fa sentire la
stessa potente voce di Amore e di Misericordia da tanti secoli, siamo obbligati "oggi" molto
più di "ieri" a non tollerare che questa voce sia soffocata dai nostri dubbi e dalle nostre
superflue discussioni ».
L'opportunità del Messaggio si riscontra con la sua correlazione con l'insegnamento diretto
della Chiesa. In tutto il Messaggio si riscontra l'azione materna della Vergine Corredentrice,
della Madre della Chiesa, Mediatrice tra il Figlio Salvatore e i figli ancora nella lotta.
L'invito di Gesù a collaborare alla sua Passione trova riscontro nell'enciclica
"Miserentissimus" di Pio XI.
La continua ricerca delle anime illumina l'enciclica di Pio XII "Mystici Corporis Christi" e
l'enciclica di Pio XII "Haurietis aquas" conferma la devozione al S. Cuore e ci presenta
l'amore di Gesù in tutti i suoi meravigliosi aspetti.
Tutto quello che il Signore ci chiede e ci dice mira alla Santificazione delle anime e il
Vaticano II parla appunto della generale vocazione alla Santità per tutti i battezzati.
Accogliamo dunque lo Spirito di Dio che rinnovi ogni cosa, e noi: « beati che avremo
creduto senza aver visto » (Giovi. 20, 29) potremo dire con S. Giovanni, nell'esultanza del
nostro cuore:
« Abbiamo creduto all'Amore! ».
Gesù Cristo ieri e oggi
OPERA DEL SACRO CUORE Viale Michelangiolo, 27 - 50125 FIRENZE Telef. 68.11.872 - 68.11.960
C.C.P.166.31.509
Tratto dal Sito cattolico: http://www.preghiereagesuemaria.it
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