No.6
Volume 4
CAPITOLO 2
No, hai capito male.
Noi fuggiamo,
poiché desideriamo vivere.
-Tezuka Osamu, Grand Dolls.
Il vento aveva cominciato a sospirare più fragorosamente. Acuto e quasi malinconico, sibilava attraverso le
rovine. L'uomo si risvegliò al suono del vento che lo circondava. Non aveva perso del tutto il suo contegno.
Ancora legato e seduto al pavimento, lasciò che il proprio sguardo vagasse per la stanza.
“Cosa sta succedendo?” Domandò con una voce rauca. Nessuno gli rispose. “Cosa succede, Rikiga? Ti rendi
conto di quello che stai facendo, vero?”
“Sfortunatamente sì.” Rikiga sospirò debolmente, uno dei molti sospiri che aveva già lanciato quel giorno.
“Lo capisco tanto bene da dolermi lo stomaco. Non avrei mai voluto questo, comunque.”
“Lasciami andare!” L'uomo si contorse nelle corde che lo tenevano bloccato. Ma si rese conto che più si
agitava, più le corde affondavano nel suo corpo, e presto si calmò. Lasciò nuovamente vagare il suo sguardo
e si schiarì la gola. Cercò di restare calmo.
“Qual è il vostro obbiettivo?” Disse in tono pacato. “Denaro? Non penserete mica di potervela cavare
facilmente dopo quanto avete fatto?”
“La nostra idea non è quella di cavarcela.” Nezumi si inginocchiò davanti all'uomo. L'uomo sgranò gli occhi
sorpreso e mormorò apprezzamenti.
“Sei una meraviglia...” Un sorriso gli ricoprì il volto. “Rikiga, questo qui è una gemma ancora più preziosa!”
“Se pensa che l'avermi possa aggradarla così tanto,” Disse Nezumi, bloccando un dito guantato al di sotto
del mento dell'uomo “Potrà avermi quanto desidera, allora. Tuttavia le costerà lautamente. Temo che
cinque monete d'oro non siano sufficienti.”
“Umpfh,” Ghignò l'uomo. “Dunque è il denaro il vostro obbiettivo. Allora, quanto volete?”
“Non è il denaro ciò che vogliamo.”
Il sorriso compiaciuto scomparve dal volto dell'uomo. Provò a tirare indietro il mento ma le dita di Nezumi
glielo impedirono, trattenendolo con fermezza.
“Se non sono i soldi... Allora cosa?”
“Informazioni.”
“Cosa?”
“Informazioni.” Ripetè Nezumi. “Ti farò sputare fuori ogni più piccola informazione in tuo possesso, proprio
qui.”
“Che assurdità..."
“Dopodiché, potrai godere in abbondanza della mia compagnia. Un ottimo scambio, non credi?”
"Non farmi ridere...” Replicò l'uomo. “Meri residenti del West Block avrebbero l'audacia di chiedere
informazioni? E cosa se ne farebbe sporcizia come voi di informazioni sulla Città Santa, eh? Quale utilità
potrebbe avere per voi? Dovreste tornarvene a strisciare nella sporcizia a cui appartenete!”
Si udì il suono di uno schiaffo. La mano destra di Nezumi aveva sferrato un violento colpo contro la guancia
dell'uomo. L'uomo ricadde al pavimento su di un fianco. Nezumi lo sollevò per i capelli e schiaffeggiò
duramente l'altra guancia. Un'altra volta. Una terza. L'uomo non emise nemmeno un singolo lamento,
limitandosi a finire al pavimento ciascuna volta.
Shion restava in piedi immobile, assistendo alla scena con il respiro mozzato in gola. Rischiarato dalla luce
della candela, il profilo di Nezumi non mostrava espressioni. Completamente inespressivo, come se stesse
indossando una maschera, continuava ad abusare dell'uomo.
“Nezumi...” Il suo corpo tremava.
Ti prego. Basta. Fermati...
Appena Shion avanzò di un passo, un braccio dalla pelle scura gli sbarrò la strada.
“Inukashi...”
“Zitto e guarda, ragazzino.” Sibilò quietamente Inukashi, leccandosi le labbra con la punta della lingua. “Il
divertimento è appena cominciato. Non intrometterti.”
“Ma questo... Questo è eccessivo...”
"Shion, ricordi cosa hai detto qualche tempo fa?”
“Eh? Cosa?”
“Mi hai detto che Nezumi era gentile. Penso fosse successo proprio in questa stanza. Hai dimenticato?”
“Ricordo.”
Una risata silenziosa fuggì dalle labbra di Inukashi.
“È appena cominciato, Shion. Assicurati di guardare per bene quanto esattamente sia gentile il tuo caro
Piccolo Topo.”
A lato della bocca dell'uomo c'era un taglio. Anche l'interno della bocca sembrava ferito; una mistura di
sangue e saliva colava dalle sue labbra.
“Fermati... Ti prego..." Gemette l'uomo. La mano di Nezumi si fermò.
“Ti è venuta voglia di parlare con sincerità adesso?”
“Io... Non so... Nulla...”
“Un alto ufficiale del Dipartimento Amministrativo Centrale come lei non saprebbe nulla, signore? Come
battuta è davvero pessima.”
“Tutte le informazioni sono gestite e processate dai computer... Non c'è un granché... Che io conosca...”
Shion pensò che l'uomo dicesse il vero. Pur essendo un alto ufficiale, non avrebbe avuto necessariamente il
completo accesso a tutte le informazioni interne. Più classificate erano le informazioni, maggiori le barriere
poste a loro protezione, così che solo un ristretto numero di persone ne avrebbe conosciuto i dettagli. Solo
un numero ristretto...
Chi erano queste persone? Si domandò. Era una questione che non aveva mai preso in considerazione
prima di allora. Nel Municipio di No.6, all'interno del palazzo dalla forma ovale del Moondrop, qualcuno
deteneva un simile potere.
Il sindaco?
Era una figura al centro di un caloroso supporto e una profonda ammirazione da parte dei cittadini, per
aver gettato le basi per la prosperità di cui No.6 godeva. Ad eccezione della prima, tutte le successive
elezioni comunali, per l'elezione del sindaco, si erano svolte senza rivali.
Potrebbe trattarsi di lui?
L'immagine televisiva del volto del sindaco gli affiorò alla mente. Stava mostrando un sorriso gentile. Non lo
aveva mai visto con espressioni differenti. Non era mai stato in grado di vedergliene altre. Più passi la città
aveva compiuto verso la sua prosperità, minori erano divenute le occasioni di vedere il volto del sindaco al
di fuori dei media. E allo stesso tempo, un enorme potere e supporto politico avevano cominciato a
concentrarsi intorno all'uomo. Il sindaco, parlando ai suoi cittadini attraverso i media, era sempre apparso
come un finissimo gentiluomo, pieno di intelligenza e compassione.
“Non mi piace.”
Così aveva detto Karan, la madre di Shion, una volta, spegnendo il televisore subito dopo. Shion non aveva
ancora dieci anni all'epoca, ma ricordava comunque di essere rimasto sorpreso dal tono duro di sua madre
e dal fatto che avesse sputato simili parole nei confronti di quel sindaco lodato da tutti all'unanimità.
“Perché non ti piace?”
“Non mi piacciono le sue orecchie. Sono così volgari!”
“Le sue orecchie?”
“Si muovono come se avessero un tic. Sembrano quelle di una bestia che insegue la sua preda.”
Il sindaco aveva mosso le orecchie durante il broadcast? Shion aveva inclinato la testa perplesso. Poi il volto
di Karan si era fatto serio e aveva detto, è un segreto. A quel tempo, si era diffusa attraverso la città una
generale aria di dissuasione verso coloro che disapprovavano il sindaco e sembrava preferibile tenere tali
critiche per sé. Erano passati quasi dieci anni da allora e il sindaco era ancora seduto nella sua posizione di
massimo potere all'interno di No.6, mentre Shion si trovava lì, fuori dalle mura.
“Rispondi alla mia domanda” La voce bassa di Nezumi aveva raggiunto le sue orecchie come strisciando
silenziosa attraverso il pavimento. “Questa nuova struttura che è stata costruita all'interno del
Penitenziario... Di cosa si tratta? A cosa serve?”
L'uomo scosse la testa.
“Non lo so.”
“A quale Dipartimento risponde?”
“Non lo so.”
“Qualche giorno fa, una giovane donna... Una candidata dell'elite...È stata presa in custodia dal
Dipartimento di Sicurezza. È stata imprigionata nel Penitenziario, ma è tutto quello che siamo riusciti a
scoprire. Il suo caso ha qualcosa a che vedere con la nuova struttura?”
“Io non... Lo so...”
“Ho sentito che di recente all'interno della città sono spuntati dei pazienti con una malattia sconosciuta. È
la verità? Quali sono i sintomi? Quanti pazienti ci sono stati fino a ora?”
Non vi fu risposta. Nezumi si raddrizzò in piedi e scosse leggermente le spalle.
“Per essere un alto ufficiale, non sembri possedere un vocabolario poi tanto forbito. Non dovresti essere un
po' più galante per conquistare una ragazza?”
“Slegami.”
L'interno della bocca dell'uomo doveva aver cominciato a gonfiarsi, poiché la sua voce usciva fuori
stranamente smorzata. “Slegami e lasciami andare. Se lo farai, dimenticherò questo incidente. Ti farò il
piacere di fingere che non sia mai accaduto.”
“Oh, ma grazie. Una sentenza clemente. Le sono così riconoscente... Inukashi” disse all'improvviso.
“Eh?” rispose pigramente Inukashi.
“Tienilo fermo.”
“ 'Ok.” Inukashi si posizionò velocemente dietro l'uomo e gli bloccò spalle e braccia a terra. Nezumi sfoderò
il pugnale.
“Cosa stai facendo?” Gridò istericamente l'uomo. La sua fronte era madida di sudore.
“Quietati. Sto solo garantendo il tuo desiderio.”
La candida lama brillava nella pallida luce. Il pugnale, spoglio da ogni ornamento o decorazione, emanava
un fascino sinistro. Le corde caddero a terra. Con un'aria quasi languida, Nezumi prese la mano dell'uomo
nella propria. Sorreggendola per il polso, scrutò l'uomo in viso con attenzione. Seppur ormai libero, l'uomo
restava immobile. Era completamente incapace di muoversi. Un paio di occhi grigi lo tenevano bloccato e
intrappolato nella sua posizione.
Dita guantate gli carezzarono il palmo della mano.
“Pensavo che un alto ufficiale di No.6 come te avrebbe avuto bisogno solo di una piccola spinta per iniziare
a strillare e sputare la minestra. Sembra che io ti abbia oltremodo sottovalutato.”
Tracciando la mano dell'uomo con la propria, un dito dopo l'altro, Nezumi sospirò lievemente. Sembrava
quasi una carezza affettuosa.
“Hai del coraggio. Davvero impressionante. Lascia che ti dia un premio.”
Un frammento di vetro venne posizionato al centro della mano dell'uomo. Si trattava di un pezzo
proveniente dalla bottiglia di liquore andata in frantumi poco prima.
“Ed eccone un altro.”
La punta acuminata del frammento brillava fiocamente.
“Cosa... Cosa stai facendo...?” l'uomo scosse la testa, la sua voce e il corpo tremavano senza controllo.
“Fermati... Fermati, ti prego...”
“Perché mai? La ricompensa attende solo te. Prendila pure.”
Le mani di Nezumi si chiusero intorno a quella dell'uomo e strinsero saldamente.
Il vento si fece immobile. Per un breve istante, un urlo agghiacciante attraversò la stanza immersa nel
silenzio. Il volto di Rikiga si contorse mentre distoglieva lo sguardo. Anche Inukashi chiuse gli occhi,
mordendosi le labbra mentre teneva l'uomo immobile.
“Rispondimi!” ordinò Nezumi, continuando a stringere la mano serrata dell'uomo. “Rispondi a tutte le mie
domande, altrimenti mi accerterò che non sarai mai più in grado di utilizzare nessuna delle tue cinque
dita!”
“Nezumi!” Prima ancora di aver urlato il suo nome, Shion stava già balzando in avanti. Si lanciò contro
Nezumi, stringendosi a lui. Frammenti insanguinati di vetro ricaddero dalla mano dell'uomo.
“Fermati... Fermati, ti prego!”
Nezumi non mostrava alcuna sorpresa né rabbia, ma rimaneva impassibile come se avesse atteso fin dal
principio una tale reazione da parte di Shion. Si limitò a schioccare silenziosamente la lingua irritato.
“Non intralciarmi.”
“Non puoi. Non puoi fare questo. Questa... Questa è tortura!”
“Quale altra possibilità avrei? Se chinassi il capo dicendo “le spiacerebbe per favore”, pensi che questo tipo
si deciderebbe a dirmi tutto?”
“Beh... Ma... Ma questo non va bene. Non voglio vederti fare una cosa simile.”
“Shion, è tempo che abbassi la cresta e la pianti con questi tuoi pensieri indulgenti, altrimenti non arriverai
mai da nessuna parte. Per una buona volta, devi renderti conto che non stiamo giocando. Questa è una
guerra.”
Shion lo sapeva. Lo sapeva molto bene. Era consapevole delle difficoltà che lo avrebbero atteso in futuro.
Tuttavia...
“Ma... Non va bene. La tortura non è giusta. Non puoi farlo.”
“E perché no?”
“È un essere umano. Non possiamo farlo soffrire.”
Nezumi sbuffò. Si girò di fianco e rise a bocca chiusa, silenziosamente. L'uomo piangeva pietosamente, la
mano insanguinata e tremante. “Poveraccio”, mormorò Inukashi sotto il respiro. Nezumi calciò
leggermente la coscia dell'uomo con la punta dello stivale e guardò Shion dritto negli occhi.
“Hai sentito le sue parole. Per gente come lui, noi residenti del West Block non siamo che sporcizia. Siamo
al pari dei vermi che strisciano sul pavimento. Probabilmente non avrà mai pensato a noi come esseri
umani, con sangue che scorre nelle vene ed emozioni come chiunque altro. Sia che sanguiniamo o moriamo
di fame... O soffriamo nel dolore, non ha nulla a che vedere con lui. Ecco cosa pensa. Quindi perché proprio
noi dovremmo trattarlo come un essere umano? Se per lui siamo insetti, allora questi tipi non sono
nemmeno...”
“Non voglio vederlo!” Shion si ritrovò a gridare, ancora più forte del suo ultimo scatto. Aveva gridato per
bloccare le parole di Nezumi.
“Eh?”
“Io non voglio vederlo. Non voglio vederti ferire qualcuno in quel modo.” Si sentiva nauseato. Con se
stesso. Un fitto, oscuro odio verso se stesso si contorceva all'interno del suo corpo. Non vuoi vedere? Allora
abbassa lo sguardo. Sei sempre così. Distogli lo sguardo da tutto ciò che non vuoi vedere e fingi di non
notare. Per il bene di chi pensi che Nezumi starebbe agendo tanto spietatamente? Non ne sei forse tu la
causa? Non sei forse stato tu a forzarlo a tutto questo? Non hai forse gravato Nezumi con un peccato che
avrebbe dovuto essere il tuo... E ora vai predicando parole degne di un santo? Sono solo belle parole,
Shion. Tutto ciò che dici e fai, è solo una bella facciata. Non ti sei mai sporcato le mani, non hai mai
sopportato una ferita nella tua anima, non ti sei mai fatto male, eppure, non devi ferire gli altri, vai dicendo,
ostentando parole di giustizia.
Questa ipocrisia, questa arroganza, questa falsità, superficialità, la tua natura orrenda e sgradevole.
Ecco la tua vera forma.
Quella che gli parlava non era nient'altro che la sua stessa voce. Shion si sentiva nauseato. L'odio strisciava
e si attorcigliava dentro di lui.
Ma lui non voleva vederlo. Nonostante tutto, lui non voleva vedere. Era l'unica cosa di cui era certo.
“Io non... Voglio vederti così.”
Nezumi, non voglio vederti freddo e spietato. Poiché è una menzogna. Tutto ciò che mi hai insegnato ha
sempre condotto a creazione e rinascita. Mi hai detto di vivere e di pensare. Mi hai insegnato ad amare
un'altra persona, a comprenderla, a cercare una connessione, ad anelare... Proprio così, tutto ciò che mi hai
insegnato è l'esatto opposto della spietatezza. Non voglio vederti nelle vesti di qualcuno che non sei.
“Eve” Rikiga ondeggiò ed avanzò di un passo. “Shion ha ragione. Non andare oltre. Fura è cresciuto come
un élite fin da bambino. Probabilmente non possiede alcuna resistenza al dolore. Ancora un po' e rischi di
ammazzarlo con un arresto cardiaco.”
Nezumi scrollò le spalle. Occhi privi di espressione vagarono dall'uomo che piagnucolava a Shion. Senza
aggiungere un'altra parola, indietreggiò di un passo. Poi, si sfilò lentamente i guanti grondanti di sangue.
E va bene, farò un passo indietro e ti lascerò il campo libero. Fa’ come ti pare, finché non sarai soddisfatto.
Shion si inginocchiò sul pavimento macchiato di sangue, rivolgendosi all'uomo.
“Fura-san. Vorrei che lei mi ascoltasse. La ragazza che è stata arrestata dal Dipartimento di Sicurezza è una
mia preziosa amica. Sono disposto a fare qualunque cosa per salvarla. E per fare ciò ho bisogno delle sue
informazioni.”
“Fa male... Fa male... Tutto questo sangue...”
“Se accetterà di parlarci, le curerò la ferita.”
“Ti prego, ferma il sangue,” implorò Fura. “Ferma il dolore. Presto!” L'uomo gli porse il palmo. Lo cacciò
fuori col viso grondante di lacrime. C'erano tagli insanguinati in diversi punti, ma le ferite in sé non erano
così profonde. Fin quando non si fossero infettate, non avrebbero certamente costituito una minaccia per
la sua vita.
“Un paio di leccatine da un cane e sparirebbero in una notte.” disse Inukashi ridacchiando e mostrando i
denti.
“Rikiga-san, potrebbe portarmi dell'acqua pulita e un po' d'alcol?” disse Shion.
“Non ho un granché per disinfettare, a parte il mio liquore.”
“È perfetto.”
“E l'acqua... Va bene quella del ruscello?”
“Sì.”
“E va bene, vado a prenderne un po' allora.” Rikiga sospirò sollevato, lasciando la stanza. I suoi passi erano
leggeri, come se non aspettasse altro che uscire di lì. Shion riguadagnò il suo contegno e si voltò
nuovamente verso il volto esausto dell'uomo.
“Le prometto che la curerò, quindi vorrei che mi parlasse. Non mi resta molto tempo. Vorrei che mi
rispondesse con sincerità.”
“Oh...” Frignò l'uomo. “Va bene... Presto, però, fa’ cessare il dolore... Ti prego, fa’ presto...”
“A cosa serve la struttura costruita da poco all'interno del Penitenziario?”
“Io... Io non lo so per davvero.”
“Quindi anche qualcuno del suo rango non ne è a conoscenza... Significa forse che si tratta di
un'informazione confidenziale per la città? È stata classificata come tale?”
“Esatto... Si tratta del team di un progetto sotto il diretto controllo del sindaco e in tutto ciò che accade tra
loro... Non abbiamo alcun coinvolgimento... Non ci è permesso.”
“Non vi è permesso essere coinvolti. Ma è comunque consapevole dell'esistenza di tale progetto, ho
ragione?”
“La città ha... Ha investito una gran quantità di denaro in questo.” l'uomo balbettava. “Così era dichiarato
nel budget, all'interno dell’opuscolo che ci è stato consegnato durante l'assemblea... E...”
“È sorta qualche discussione a riguardo durante l'assemblea? ” Domandò Shion. Se così fosse stato, una
domanda sarebbe naturalmente partita dall'assemblea e il sindaco non avrebbe potuto rifiutarsi di
rispondere. Ma per quale ragione era stata stanziata una tale somma di denaro? Quale era lo scopo di
questo progetto? Se i membri dell'assemblea avevano portato all'attenzione la questione...
“Certo che no!” La bocca dell'uomo si distorse in derisione. “È impossibile che qualcuno possa obbiettare o
discutere un progetto proposto dal sindaco in persona. Il budget era semplicemente stampato all'interno
del documento... Fino al momento in cui lo abbiamo visionato, non ne eravamo al corrente... E in quel
momento era già...”
“La struttura era già stata costruita all'interno del Penitenziario.”
“Proprio così.”
“Saprebbe dirmi qualcosa riguardo i membri del progetto che formavano il team?”
“Non lo so... Non conosco i nomi... O nemmeno il loro numero. Nessuno... Dovrebbe saperlo.”
Inukashi fischiò.
“Incredibile. Nessuno ne sa niente, nessuna spiegazione, eppure solo perché si tratta di un progetto del
sindaco, ha campo completamente spianato con i fondi. E in più nessuno si lamenta? Cavoli, sono così
geloso, potrei inciampare sulla mia stessa invidia. Vorrei poter avere almeno un pezzo della sua fortuna.”
Fedele alle sue parole, Inukashi si abbracciò prontamente le ginocchia e ricadde indietro sul letto.
Rikiga fece il suo ingresso nella stanza portando con sé un secchio d'acqua. Il corso d'acqua che scorreva
attraverso le rovine apparentemente aveva origine da una sorgente naturale da qualche parte nella foresta
e traboccava costantemente d'acqua fresca e pulita. All'arrivo della primavera, gruppetti di fiori da un
brillante colore rosa avrebbero bordato le sue sponde...così aveva detto a Shion una ragazzina di nome
Karan, lo stesso nome di sua madre.
L'acqua pulita si avvolgeva su se stessa all'interno del vecchio secchio.
“Adesso disinfetteremo la ferita. Dovrebbe immergere la mano nell'acqua...Inukashi, avresti delle garze
pulite per caso?”
“Pulite? Non è una parola con cui ho una relazione stretta. Siamo nel West Block, ricordi? La cosa più pulita
che potresti trovare qui è probabilmente la lingua di un cane.”
Rikiga consegnò silenziosamente un rotolo di garza. Era chiaramente vecchia ed ingiallita, ma ugualmente
inutilizzata. Un oggetto piuttosto di lusso nel West Block.
“Immaginavo che potesse accadere qualcosa di simile” disse Rikiga. “Quindi ne ho preparate alcune. Non
ho nulla di elaborato come antisettici, però. Potresti utilizzare questa, ammesso che vada bene.”
Una piccola bottiglia di liquore venne lanciata nel grembo di Shion. Al suo interno si trovava un liquido
incolore.
“Gin, dalla mia preziosa scorta.”
“Grazie.” Shion immerse la mano dell'uomo nell'acqua. Rivoli di sangue si sollevarono, ripiegandosi come
fiocchi e rimasero a galleggiare nell'acqua, simili ad alghe dalle tonalità cremisi.
“Questo brucerà un po'.” Shion premette un pezzo di garza bagnata di gin contro la ferita. L'uomo brontolò
per il dolore ma non fece resistenza. Shion avvolse la garza intorno alla sua mano e la annodò saldamente.
“Nessun nervo né tendine è stato reciso. Se fascerà nuovamente la ferita in modo appropriato, non
dovrebbero esserci conseguenze.”
“Fa comunque... Male...” Protestò flebilmente l'uomo.
“Trovare antidolorifici in questo luogo è praticamente impossibile. Dovrà sopportare.”
Lo sguardo dell'uomo scrutò per la prima volta Shion con attenzione.
“Quanti anni hai?”
“Sedici.”
“ I tuoi capelli... Come hanno fatto a diventare così?”
“Oh, questi...” Shion portò una mano ai suoi capelli, privati ormai quasi interamente del loro colore. Era
stato costantemente impegnato a cercare di sopravvivere ogni giorno nel West Block e negli ultimi giorni
non aveva pensato ad altro che a Safu. Era passato molto tempo dall'ultima volta che gli era capitato di
pensare al colore dei suoi capelli. Lo aveva dimenticato. I suoi capelli mantenevano ancora il loro splendore
e Nezumi aveva detto che qualcuno avrebbe potuto trovarli belli. Ma i capelli bianchi di Shion erano
ugalmente una dissonanza per i suoi sedici anni e per qualcuno sarebbero potuti sembrare strani.
“Ci sono una quantità indefinita di ragioni dietro. Non li ho colorati di proposito.” spiegò Shion.
“Tu non sei un residente di questo luogo, non è così?”
“No.”
“Da dove vieni?”
“Da dentro le mura.”
“Dalla città? Impossibile!”
“Ho vissuto all'interno di No.6 fino a poco tempo fa.”
“Cosa ci fa qui un residente della città?”
“Quello... Beh, ci sarebbero anche per quello un sacco di ragioni.”
Shion si era trasferito dall'interno delle mura al loro esterno. Numericamente parlando, non si trattava di
una considerevole distanza. Ma se avesse dovuto spiegare il motivo per cui aveva varcato i confini tra due
mondi così nettamente separati e del perché si trovasse in quel luogo in quel momento... Sentiva che una
grande quantità di parole sarebbe stata sufficiente.
“Cosa facevi all'interno?”
“Ero addetto alle pulizie di un parco. Ero anche uno studente... La mia principale occupazione era quella in
realtà.”
“Ehi, Ehi!” Inukashi si intromise. “Basta così. Si può sapere perché stai rispondendo alle sue domande? Non
dovrebbe essere il contrario?”
“Oh, giusto.”
“Come puoi essere così lento?” Disse Inukashi esasperato. “Accelera un po', ti scongiuro. Inizio a provare
pena per te, amico.”
“Uh... Giusto, ok. Mi dispiace.”
“Chiedere scusa a me è inutile. Cavoli, quando si dice essere incapaci di fare un interrogatorio. È come
provare ad insegnare a nuotare ad una talpa. Persino i miei cani sarebbero capaci di fare un lavoro migliore
probabilmente.”
Inukashi fece scorrere una mano attraverso i suoi capelli neri, si grattò impazientemente e sospirò in modo
esagerato. Shion divenne rosso. Inukashi aveva ragione... Non aveva mai saputo come interrogare una
persona e non riusciva nemmeno ad immaginarsi nel fare qualcosa di simile. Ancora inginocchiato, guardò
verso l'alto in direzione di Nezumi.
In una piccola macchia d'oscurità lontano dalla portata della luce, Nezumi era poggiato a braccia conserte
contro la parete. La sua espressione era indecifrabile.
Shion sapeva che semplicemente non c'era tempo per lamentarsi, che avrebbe preferito non farlo o che
non ne era in grado. Si morse le labbra.
“Fura-san, quindi sostanzialmente sta dicendo che non sa nulla riguardo il Penitenziario?”
“Esatto.”
“Allora di cosa pensa si tratti?”
“Eh?”
“Secondo lei, perché quelle strutture si troverebbero proprio lì?”
“Secondo me perché...”
“Sì. Vorrei sapere, secondo la sua personale prospettiva... Che tipo di struttura costruirebbe il sindaco, da
mantenere segreta e non lasciare che nessun altro vi interferisse?”
“È... È impossibile che io conosca una cosa simile. Non possiedo alcuna informazione...Nessun file o
risorsa...”
“Potrebbe provare a fare una previsione allora. Provi ad immaginare di cosa si potrebbe trattare, ad
esempio.”
Immaginare. L'uomo enunciò la parola lentamente. La lasciò scivolare sulla sua lingua cautamente, come se
stesse assaporando un frutto sconosciuto.
“Immaginare...”
Il fetore dell'alcol misto a sangue impregnava l’aria. Il vento aveva ricominciato le sue potenti raffiche, con i
suoi fischi acuti e disperati.
Le labbra pallide dell'uomo si mossero.
“Suppongo... Che il Dipartimento di Salute e Igiene potrebbe avere qualcosa a che fare con esso.”
“Il Dipartimento di Salute e Igiene? Non il Dipartimento di Sicurezza?”
Il Dipartimento di Salute e Igiene si occupava in esclusiva dell'igiene cittadina e della salute dei suoi
residenti. Presidiava ciascun ospedale e clinica sanitaria all'interno della città. Era questo Dipartimento ad
amministrare l'Esaminazione Infantile per selezionare gli élite in tenera età e conduceva inoltre gli
accertamenti fisici annuali, per ogni cittadino. Si trattava di un dipartimento importante, ma secondo la sua
conoscenza, Shion non pensava possedesse una stretta connessione con il cuore della città, al pari del
Dipartimento di Sicurezza e di quello Centrale. Il suo precedente lavoro presso l'Ufficio Amministrativo del
Parco era una lontana sezione del Dipartimento di Salute e Igiene e dalle informazioni che trapelavano,
possedeva una piccola conoscenza riguardo le attività del Dipartimento.
Il Penitenziario e il Dipartimento di Salute e Igiene... Due organizzazioni apparentemente prive della più
piccola connessione, sembravano in realtà strettamente intrecciate.
“Fura-san, perché pensa questo?”
“È solo una mia supposizione. Mi hai detto che avrei potuto fare ipotesi.”
“Sì, è così.”
“Si tratta solo di una mia supposizione. Ma...”
“Ma?”
“All'Ospedale Municipale...” L'uomo si interruppe, deglutendo con forza. Non stava tenendo Shion sulle
spine di proposito... La sua era esitazione. Stava esitando, domandandosi se potesse parlare di qualcosa di
simile.
Shion rimase in attesa. Attese che l'uomo gli parlasse, tramutasse in parole ciò che si trovava nel suo cuore.
Non poteva fare altro se non attendere. Dunque rimase in attesa. Questo era il suo modo di agire.
L'uomo sollevò la mano avvolta dalle garze e si asciugò la bocca con il dorso. Le sue labbra erano gonfie e
livide.
“Un paio di mesi fa, dall'Ospedale Municipale ci sono stati alcuni trasferimenti lavorativi. Dottori... Tutti
esponenti di spicco in etica lavorativa e capacità... Poche unità, insieme ad alcuni infermieri, vennero
assegnati ad un'altra sede. Non ho idea di dove siano stati trasferiti.”
“Non lo sa?”
“L'informazione non era registrata da nessuna parte. Ogni singolo dato di ciascun cittadino è raccolto
presso il Dipartimento Amministrativo Centrale. Ogni singola azione svolta durante il giorno è registrata
senza errore all'interno del database. Qualunque cambiamento notevole come un cambio di lavoro, ancor
più per dottori ed infermieri provenienti dall'Ospedale Municipale, verrebbe registrato dettagliatamente.”
“Eppure tali registrazioni erano mancanti?”
“Esatto. Erano assenti. Pensai fosse strano. Lo pensai... Ma è stato tutto ciò che mi sono limitato a fare.”
“Non approfondì la questione?”
“Non mi sfiorò nemmeno il pensiero. Ed anche se avessi voluto, sarebbe stato impossibile. E se per errore
mi fossi ritrovato delle informazioni confidenziali tra le mani, sarei finito in grossi problemi.”
Non posso credere che tu mi stia ponendo una domanda tanto stupida, sembrava dire l'uomo, mentre
voltava il capo lateralmente.
Il Dipartimento di Salute e Igiene; dottori e infermieri, capaci e di talento; il Penitenziario... Un'idea balenò
nella mente di Shion.
“Ho sentito che ci sono stati strani incidenti all'interno di No.6. Pensa che abbiano qualcosa a che vedere
con il Penitenziario?”
“Cosa?”
“Ci sono state delle persone ammalatesi di punto in bianco. Ho ragione?”
“Hai fatto le tue ricerche.” osservò l'uomo. “Come hai ottenuto informazioni simili?”
Rikiga si spostò, liberando nell'aria il suo alito che sapeva di liquore.
“Lei non era il mio unico cliente proveniente da No.6,” Disse. “Anche se nessuno di loro era un pezzo grosso
quanto lei. Anche quei ruffiani sono utili per ottenere informazioni, a modo loro. Come quando raccontano
le favolette della buona notte alle ragazze con cui sono stati a letto... È spuntato fuori in qualche modo.”
“E le chiami informazioni? Saranno semplici dicerie.”
“Solitamente le dicerie sono molto più vicine alla realtà di quello che ti sbattono in faccia le organizzazioni
pubbliche. E a proposito...” Rikiga aggrottò le sopracciglia, stringendo gli occhi. “Sembra che le autorità si
stiano facendo più rigide con le loro norme. Iniziano ad esagerare. Ad eccezione di pezzi grossi del suo
calibro, sta diventando sempre più difficile sgattaiolare qui fuori per i bassi ranghi. Pare che presto sarà
completamente vietato, addirittura. E puff, ecco che svaniscono metà dei miei affari!”
“E guarda cosa hai fatto al tuo cliente migliore...” Aggiunse Inukashi. “Altro che metà dei tuoi affari, sei
destinato a cadere completamente in bancarotta, vecchio” Lo schernì. Rikiga lo fulminò con lo sguardo,
schioccando la lingua irritato.
“In entrambi i casi, ormai è finita. Sia per me, che per te.”
Inukashi cancellò la risata dal suo volto e cadde in silenzio.
“Nel momento in cui qualcuno si ammalasse, verrebbe condotto certamente presso l'Ospedale Municipale,
giusto?” Continuò Shion. “Ma cosa accadrebbe loro successivamente?”
“Non lo so.”
“Non si tratta di una malattia contagiosa, non è vero?”
“Non c'è stato alcun annuncio pubblico da parte della città. Inoltre, sarebbe impossibile che una malattia
contagiosa si diffondesse all'interno di No.6.”
“Giusto.”
Shion abbassò gli occhi e si fissò le mani. Erano sfregiate, la pelle era ruvida, e nel complesso, erano
diventate piuttosto scarne. Avevano perso tutta la morbidezza e levigatezza che possedevano quando
viveva all'interno della città, eppure era convinto che le sue mani mostrassero più forza adesso. Mani piene
di vita, che tentavano di avere una presa salda su ciò che lo circondava e desiderava. Su quelle stesse mani,
delle chiazze sarebbero comparse, le dita si sarebbero piegate in modo innaturale e sarebbero poi
invecchiate nel giro di un attimo. Riusciva ancora a visualizzare chiaramente il modo in cui Yamase era
morto.
“I pazienti in questione non sopravviverebbero... Credo si tratterebbe di una morte innaturale. Finirebbero
per invecchiare rapidamente fino al momento della loro morte...Forse è così che...”
“Di cosa stai parlando?”
Shion fissò l'uomo e lasciò scorrere il suo sguardo verso Nezumi. L'oscurità si stava espandendo, divenendo
più fitta e tentava di avvolgere il ragazzo che rimaneva immobile come una statua.
Quest'uomo non sapeva. Non sapeva davvero nulla, riguardo le vespe parassite, né gli strani incidenti, né le
morti spaventose. Nemmeno qualcuno come lui, nella posizione di alto ufficiale, conosceva qualcosa.
“Campioni.” mormorò improvvisamente l'uomo.
“Campioni?”
“Situazione della Raccolta dei Campioni...Ricordo che tra i dati del Dipartimento di Salute e Igiene figurava
una voce simile.”
“Campioni di cosa?”
“Non lo so. So solo che si tratta di qualcosa che riguarda lo stato della loro raccolta...Era necessaria una
password speciale per accedervi. L'unica cosa che so è che questo e il progetto del sindaco...”
“Sono connessi.”
“Immagino lo siano.”
Campioni. Che parola fredda e desolata. Shion avvertì un brivido.
Safu. I suoi pensieri vagarono a lei ed i brividi aumentarono ancora di più.
“Shion,” Chiamò Nezumi. L'oscurità sembrò spostarsi. “Ci siamo. Non caveremo altro da questo tipo.”
Anche le sue parole avevano un suono freddo e desolato. L'uomo percepì la loro freddezza e si irrigidì.
“Avete intenzione di am-ammazzarmi?”
“Certo.” Lo stivale di Nezumi calpestò gli schizzi di sangue che stavano cominciando a congelare.
“Vi-vi ho detto tutto quello che so. Ho parlato. Non è quello che avevate promesso.”
“Non ci eravamo promessi nulla. Promesse o accordi non possono esistere tra gente come te e me.”
“Fermati, ti prego...non voglio morire!”
“Nezumi, basta così.” Shion si frappose tra lui e l'uomo. “Non c'è ragione perché tu lo spaventi in quel
modo. Hai fatto abbastanza. Dobbiamo riportarlo indietro e lasciarlo da qualche parte vicino ai cancelli.
Rikiga-san...”
“Sì, lo so. Ho capito. Vado a prendere l'auto.”
“È un nostro nemico.” Il coltello sguainato roteava nella mano di Nezumi. “Dovremmo lasciarcelo scivolare
dalle mani in questo modo?”
“Non è necessario spingersi fino a questo punto. Non c'è bisogno di ucciderlo.”
“Eh Eh.” Concedendo la parte superiore del suo corpo all'oscurità, Nezumi si abbandonò ad una piccola
risata.
“E in quale caso diresti che è necessario? Pensi che questo tipo se ne tornerà in No.6 e terrà la bocca chiusa
su di noi?”
“Sì.”
Shion sollevò il mento e, guardando dritto attraverso l'oscurità, allineò il suo sguardo con il paio d'occhi
grigi dall'altra parte. Hai notato, Nezumi? Non importa quanto buio o accecante possa essere, non fallisco
mai nel trovare la mia strada...I miei occhi riescono sempre a trovare i tuoi.
“Non parlerà. Se lo facesse, metterebbe in pericolo la sua stessa vita. Pensaci... Un alto ufficiale del
Dipartimento Amministrativo Centrale, che entra senza un'apparente ragione in un area proibita come il
West Block, sprovvisto di un permesso ufficiale. Cosa accadrebbe se qualcuno lo scoprisse? È più che
consapevole del rischio. È impossibile che possa tradirci. Dovresti saperlo anche tu.”
“E come diavolo dovrei fare a saperlo?” Nezumi avanzò silenziosamente di un passo. “Non c'è garanzia che
a questo tipo non gli scappi e menzioni un... Un certo gruppo nel West Block che sta curiosando in giro a
proposito del Penitenziario!”
“Non parlerà.”
“Shion...” La voce di Nezumi si abbassò lievemente. “Te lo chiederò nuovamente. Pensi davvero di lasciarlo
tornare a casa sano e salvo?”
“Sì.”
Un braccio si tese verso di lui. In meno di un attimo, Shion si ritrovò intrappolato nell'abbraccio di Nezumi.
Le braccia di Nezumi erano sottili ed a primo sguardo non apparivano certamente così forti... Ma gli era
necessario un solo braccio per bloccare interamente i movimenti di Shion. Shion avvertì una gelida
sensazione al collo... Era la lama di un coltello.
“Ne ho abbastanza di questa tua vacua giustizia e del tuo finto altruismo.” Disse Nezumi lentamente. “Mi
dà il voltastomaco. È da un po' che volevo dirtelo, Shion... Non riuscirai a sopravvivere se non getterai via
questa tua maschera ipocrita e artificiale. Se desideri farti ammazzare nessuno te lo impedirà, ma evita di
far colare a picco anche noi. Non c'è tempo per cercare di decidere cosa è 'necessario'. I nemici sono
nemici. Uccidi o verrai ucciso. Questo è quanto.”
La lama scivolò, segnandone longitudinalmente il collo. Shion avvertì un dolore leggero e pungente. I suoi
occhi erano fermi su Nezumi come ipnotizzati. Per un brevissimo istante, un dolce fremito vibrò nella parte
più recondita del suo essere. Stringere qualcuno tra le proprie braccia e tagliarne nello stesso tempo la
gola...
Un abbraccio di morte.
Questa era, indubbiamente, l'opera di un diavolo.
Nezumi lo lasciò. Shion si portò una mano al collo. Lo sentiva caldo e pulsante. Il suo palmo era macchiato
di sangue. Con lo sguardo ancora su Nezumi, Shion strinse le proprie dita in un pugno.
“Rikiga-san, l'automobile.”
“Eh?”
“Lo accompagnerebbe a casa, per favore?”
“Oh... Giusto, sì.”
Shion si girò verso l'uomo e gli sorrise.
“Sono dispiaciuto per le cose orribili che le abbiamo fatto. Tuttavia era l'unico modo.”
“Shion...” L'uomo sbatté le palpebre diverse volte mentre studiava il volto di Shion. “Ricordo un criminale di
prima classe con quel nome. Un élite caduto in disgrazia che ha finito per impazzire. Aveva avvelenato il suo
collega ed era poi fuggito nel West Block... Non dirmi che sei proprio tu?”
“Deve aver scatenato un certo scalpore, non è vero?” Shion non poté evitare di sorridere ironicamente. Il
volto di Karan affiorò alla sua mente. Ripensava alle difficoltà che doveva aver affrontato, vivendo in una
società in cui voci sul conto di suo figlio la sommergevano costantemente... Suo figlio, l'assassino. Il cuore
gli doleva. Ma non importa quanto fosse doloroso, non c'era nulla che potesse fare. Poteva solo dire:
Mamma, mi dispiace. Ma Nezumi aveva fatto pervenire la sua supplica di perdono nelle mani di sua madre.
Le aveva passato quella nota da una sola frase. Poche parole scritte che avevano aiutato Karan a compiere
un passo fuori dagli abissi della sua disperazione. Era tutto grazie a Nezumi. Per il momento, sapeva che
Karan non era esposta a pericoli. Per questo avrebbe ignorato il dolore nel suo cuore e dimenticato sua
madre. Non avrebbe pensato a lei. Si sarebbe concentrato solo su Safu.
Anziché dividere il suo cuore in più luoghi, avrebbe selezionato con attenzione la direzione in cui rivolgerlo
e messo da parte tutto il resto. Aveva bisogno del potere per farlo o non sarebbe riuscito a sopravvivere.
Shion aveva acquisito tale forza molto prima di aver realizzato di possederla.
L'uomo scosse lentamente la testa.
“Non posso crederci.” Sollevò il mento verso Shion. “Il tuo viso è totalmente differente dal criminale di
prima classe che ho visto sullo schermo. È come se si trattasse due persone completamente differenti.”
“Beh, il colore dei miei capelli è cambiato. E probabilmente avrò anche perso un po' di peso.”
“No, non è quello che intendevo... Ah, beh, come dire, la forma del tuo viso, la tua fisionomia è la stessa...
Ma è differente. La tua condotta è completamente differente. Quello che ho visto aveva davvero gli occhi di
uno squilibrato. Sembrava violento... Persino il mio collega ha commentato che aveva l'aria di un assassino.
Ed aveva ragione. I suoi occhi non erano così... Gentili come i tuoi. Voi due siete totalmente differenti. Dei
perfetti estranei.”
“Modificare il volto di qualcuno è più facile di quanto possa sembrare...” Disse Rikiga, con la bocca piena del
restante gin. “E non solo il volto. Le autorità sono in grado di far scomparire o rigirare qualsiasi
informazione a loro vantaggio. Non ritengo si tratti di qualcosa di tanto sorprendente per lei, Fura-san. Non
fa forse parte del suo lavoro manipolare informazioni per conto delle autorità?”
“Rude da parte tua, Rikiga.”
“Perché è la pura verità.” Rikiga scolò l'ultima goccia sulla lingua e sospirò profondamente. “E ciò rende
l'intera faccenda ancora più difficile da digerire. Esiste qualcosa come la verità autentica in No.6?”
“Non ho mai preso parte in simili infime attività quali manipolare informazioni. Il mio compito consiste solo
nell'occuparmi della loro gestione e divulgazione.”
“E non ha mai pensato da dove provenissero quelle informazioni?”
“Cosa?”
“Tutto ciò che si limitava a fare era ricevere informazioni dalla città e farle pervenire ai media. Non ha mai
dubitato della veridicità di tali informazioni, non è vero?”
“Certo che no. Come avrei potuto anche solo dubitare...”
La grossa mano di Rikiga si posò sulla spalla di Shion.
“Il ragazzo qui davanti a lei e il criminale con gli occhi di un folle. Quel divario è il divario che esiste tra falsa
informazione e verità.”
L'uomo aprì le labbra tremanti per dire qualcosa, ma riuscì a produrre solo un suono gutturale nella gola.
Anche se nella stanza non faceva caldo, gocce di sudore si stavano formando sulla sua fronte. Dopo un
silenzio che durò quasi un minuto, le labbra dell'uomo cessarono di tremare mentre chiamava il nome di
Shion.
“Shion.”
“Sì.”
“Hai detto di cercare informazioni sul Penitenziario?”
“Sì.”
“E che stai facendo questo per aiutare un'amica?”
“Sì. È stata arrestata ed inviata al Penitenziario dal Dipartimento di Sicurezza.”
“Il suo nome?”
“Safu. Avrebbe dovuto trovarsi in uno scambio all'estero, come candidata élite.”
“Ricordi il suo numero di cittadinanza?”
Numero di cittadinanza...”
Avevano cenato insieme il giorno prima che Safu prendesse il suo aereo. Sulla strada per la stazione, erano
stati fermati da un agente del Dipartimento di Sicurezza ed era stato loro richiesto di mostrare le loro ID
card. Il numero di cittadinanza che l'uomo gli aveva domandato era il numero che Safu aveva recitato.
Chiuse gli occhi e passò in rassegna i ricordi nella sua memoria. Anche se non era un computer, possedeva
una notevole abilità di memorizzare ed accumulare informazioni, di selezionarle ed applicarle
convenientemente. Questa capacità era stata sviluppata e raffinata fin dalla più giovane età. Per lui, non
era difficile richiamare istantaneamente alla memoria una serie di lettere e numeri, anche se le aveva
sentite pronunciare solo una volta.
“È SSC-000124GJ.”
“SSC-000124GJ.” ripeté l'uomo per la seconda volta. “Non mi risulta alcun episodio di cittadini,
corrispondenti a tale numero di cittadinanza, arrestati dal Dipartimento di Sicurezza”
“Le posso assicurare che tale episodio è avvenuto, ma l'arresto è avvenuto in segreto. Semplicemente lei
non ne è al corrente.”
“E voi tutti state progettando di salvarla?”
“Sì.”
“Avete intenzione di aiutare un criminale ad evadere dal Penitenziario...” disse l'uomo incredulo, “Non lo
starete pensando sul serio?”
“Safu non è una criminale. Non ha commesso alcun crimine. L'unico criminale, è chiunque sia il
responsabile della sua cattura.”
Inukashi fece un lungo sbadiglio.
“Ehi, sapete, questo è grandioso e tutto il resto, ma vi spiacerebbe se vi salutassi e me andassi a dormire?
Domattina devo svegliarmi presto per occuparmi dei cani.”
“Già.” Convenne Rikiga. “Se lo tratteniamo ancora a lungo, nemmeno l'ID card di Mister Pezzo-Grosso sarà
sufficiente per fargli passare di nuovo quei cancelli. Vogliamo andare, Fura-sama?”
L'uomo ignorò Rikiga e rimase fermo ed immobile. Una goccia di sudore scivolò giù lungo il suo viso,
mescolandosi con il sangue e gocciolò poi dalla punta del mento. Appena la goccia colpì il dorso della mano,
l'uomo sussurrò debolmente.
“Io avrei quella più aggiornata.”
“Eh?”
“Avrei quella più aggiornata. Ma la zona di costruzione della nuova struttura resta ancora bianca.”
Shion sgranò gli occhi incredulo e si inginocchiò su entrambe le ginocchia davanti all'uomo. La sua voce era
bassa dall'eccitamento.
“Ci darà informazioni riguardo l'interno del Penitenziario?”
L'uomo restò in silenzio. Si asciugò il sudore che grondava e scosse affermativamente il capo. Inukashi
scivolò in avanti. Pescò un robot bianco dalla forma di topo, e gli strinse forte la piccola testa. La schiena del
robot si aprì in due ed un raggio di una luce giallo-rossastra si espanse verso l'alto come un ventaglio. Al suo
interno comparve un'immagine. Il pomo d'Adamo dell'uomo sobbalzò mentre deglutiva.
“Un ologramma, eh?”
“Così lo chiamano. Non ne so molto nemmeno io. I cerchi rossi sono dove si trovano i dispositivi di
sicurezza, secondo le informazioni che sono riuscito a raccogliere. Allora, come ti sembra? Non ci sono
errori, vero, vecchio?”
Inukashi sbirciò nel volto dell'uomo, storcendo la punta del naso. L'uomo continuò a fissare la pianta del
Penitenziario come incollato ad essa.
“Penna elettronica?” Nezumi porse una penna argentata verso l'uomo.
“No. Userò la mia” L'uomo tirò fuori una penna dalla tasca interna del cappotto e inserì la sua punta nella
luce. La ferita sul dorso della mano stava cominciando a sanguinare; l'espressione sul suo volto era tesa e le
dita stavano tremando... Ma anche così, la penna scivolava scorrevole in aria, tracciando numerose e
complicate linee all'interno del diagramma.
“Wow... Impressionante!” Inukashi alzò la voce meravigliato. Rikiga stava fissava l'uomo con uno sguardo
compatito.
La penna scivolò dalle mani dell'uomo, cadendo sul pavimento.
“Questo... È tutto ciò che so.”
Il numero dei dispositivi di sicurezza era aumentato di tre volte rispetto a quello indicato originariamente
da Inukashi. In contrasto, il numero di celle che ospitavano i prigionieri erano diminuite a due terzi. Barriere
automatiche erano posizionate ad intervalli lungo i corridoi, per prevenire probabilmente la fuga dei
prigionieri, o l’irruzione di persone non autorizzate nell'edificio. Una volta attive, si sarebbero abbassate,
intrappolando qualunque fuggitivo o intruso si fosse trovato al loro interno. O piuttosto, sbarazzandosene.
Shion deglutì con forza. Dalla disposizione dei circuiti elettrici, le barriere dovevano essere programmate
per rilasciare corrente ad alto voltaggio. Una volta che le mura avessero bloccato l'intruso e impedito
qualsiasi via di fuga, la camera si sarebbe istantaneamente trasformata in una sedia elettrica. Il corridoio
sarebbe divenuto un enorme campo per le esecuzioni.
“È come una fortezza.” Disse Shion espirando.
“È il palcoscenico di un olocausto.” Nezumi raccolse la penna e la rimise nella tasca dell'uomo.
“Eventualmente costituirà un magnifico monumento al genocidio.”
“Genocidio...” Ripeté Shion. “Quante persone sono state uccise lì?”
Nezumi scosse lentamente la testa.
“Shion, la domanda non è 'sono state'. Non è qualcosa appartenente al passato. La gente viene uccisa
ancora oggi. Il numero delle celle è diminuito, ma non perché ci siano meno prigionieri. Semplicemente un
minor numero è rinchiuso in quelle celle. Capisci cosa sto dicendo, vero?”
“Sì.”
Si sarebbero liberati dei prigionieri prima ancora del loro trasferimento in cella. Sarebbero stati
semplicemente eliminati, come spazzatura.
Rikiga emise un piccolo gemito e si ricoprì la bocca con la mano. Sudore luccicò contro il suo pallido viso.
“Non continuare,” Disse. “Mi sta venendo la nausea.”
“Starai scherzando spero!” Disse Inukashi indignato. “Non sognarti nemmeno di vomitare nella mia stanza!”
Agitò energicamente le braccia.
“Ho una domanda...” Nezumi, ancora su di un ginocchio, puntò verso l'ologramma. “Come fai ad essere in
possesso di tutte queste informazioni? Perché ricordi l'interno del Penitenziario così dettagliatamente?”
“Mi è capitato di dargli uno sguardo recentemente... c'era una sezione nei file top-secret riguardanti il
Penitenziario. Ho dato un’occhiata a quelli riguardo la disposizione interna.”
“E questi file top-secret riguardo il Penitenziario, cosa sarebbero esattamente?”
“Beh...”
“Non deve trattarsi del progetto del sindaco. Deve trattarsi di un'informazione top-secret comunque
accessibile ad alti ufficiali del tuo rango... Di cosa si tratta?”
L'uomo strinse i denti. La ferita all'interno della bocca sembrava infastidirlo e si fece scuro in viso.
“Riguarda la Caccia?”
Appena Nezumi aveva pronunciato quella parola, sia Inukashi che Rikiga si erano guardati a vicenda, per poi
distogliere lo sguardo. Shion si sentiva inquieto. Nessuno gli aveva ancora dato una soddisfacente
spiegazione su cosa fosse esattamente 'La Caccia'. L'uomo restò in silenzio mentre il suo sguardo assente
vagava nel vuoto.
“Ci sarà una 'Caccia' a breve?”
“L'hanno chiamata Pulizia.”
“Pulizia? Oh, giusto. È così che chiamate una caccia all’uomo. Pulizia dei rifiuti, eh? Allora, per quando è
prevista?” [2]
“Non lo so. La data non è stata ancora fissata. Ma molto probabilmente sarà prima della Celebrazione
Santa.”
La Celebrazione Santa. Qualcosa con cui Shion era familiare. In questo giorno, tutta No.6 sarebbe stata
piena di festeggiamenti per la celebrazione della nascita della città. Sarebbero stati lanciati fuochi d'artificio
e la bandiera cittadina (un ovale dorato che simboleggia il Moon Drop, su di uno sfondo bianco) sarebbe
stata affissa ovunque. I cittadini avrebbero festeggiato il loro fortuito privilegio di essere residenti della
Città Santa ed avrebbero inondato 'la nostra straordinaria No.6' con elogi. Un anno prima, Shion si era
trovato nel mezzo di tale clamore. Lo ricordava ancora chiaramente. Si trovava sulla strada verso Lost Town
quando un uomo di età avanzata lo aveva fermato. L'uomo lo aveva rimproverato, domandandogli come
mai non stesse sventolando la propria bandiera della città, celebrando il Giorno Santo. E non era stato
l'unico. Nel giro di una singola ora di cammino dalla Stazione Centrale fino a casa, la stessa domanda
indignata gli era stata rivolta da diverse persone... Tra loro una giovane donna, una persona anziana e una
matrona di mezza età. La matrona che lo aveva avvicinato gli aveva persino forzato una bandiera tra le
mani, dicendo “Adempi al tuo dovere di cittadino. Forza, sventolala!” Shion ricordava il suo disagio, lo
scontento e il suo turbamento alla vista della massa di bandiere che si agitavano e le voci della folla che
cantavano “la nostra Onnipotente Città”. La Celebrazione Santa era quel tipo di giorno.
Nezumi lanciò un sorriso distorto.
“Dunque faranno qualche pulizia prima del grande giorno.”
“La popolazione nel West Block sta diventando troppo numerosa. In quest'ultimo periodo, pare si stia
riempiendo di gente che continua ad arrivare da ogni dove. I crimini violenti sono aumentati
esponenzialmente, come l'agguato all'Ufficio di Controllo Accessi avvenuto qualche giorno fa. È tempo
ormai di... Di una pulizia.”
“Ed esattamente quanti altri posti sarebbero rimasti su questa terra dove le persone potrebbero ancora
vivere al sicuro? Se la gente vede un posto più idoneo a vivere, proverà a trasferirsi lì. Questo sarebbe un
crimine?”
“La città permette un certo numero.”
“Un certo numero? Ah ah.” Nezumi ridacchiò, “Intendi dire fino a quando la nostra presenza comincia a
divenire una minaccia per No.6?”
“Esatto. Se la frustrazione cominciasse a diffondersi e le persone affamate del West Block decidessero di
intraprendere una rivolta, sarebbe solo un'ulteriore seccatura per noi. In questo modo aiutiamo a mitigare
il sovraffollamento, lo sai. Dovrebbe essere una buona notizia per voi.”
“Bene, bene. Quale gentilezza da parte vostra!” Nezumi curvò le spalle esageratamente. Shion afferrò la
spalla di Nezumi con fermezza.
“Nezumi, non mi starai dicendo che ‘ la Caccia’ è...”
“’La Caccia’ è cosa?”
“No, impossibile... Come possono...” Shion lasciò la frase in sospeso, poi riprese a parlare. “Dimmelo. Cosa
sta per accadere prima della Celebrazione Santa?”
“Pensaci da solo!” La mano di Shion venne rudemente scacciata via. La voce di Nezumi era come un
potente schiaffo contro la sua faccia.
“Non sono la tua balia. Se credi che la gente ti porgerà semplicemente le risposte che cerchi, ti sbagli di
grosso. Usa la tua testa. Immagina.” Nezumi inspirò ed addolcì il tono della sua voce.
“Pensandoci, credo che la tua scarsa immaginazione non sia all'altezza della realtà, in effetti.” Si ripulì le
mani dalla polvere e si alzò in piedi.
“Torno a casa.” Borbottò l'uomo e si alzò anche lui in modo instabile. “Me ne torno a casa. Lasciatemi
andare...”
“Fura-san, grazie per tutto quanto.” Le parole di gratitudine furono fuori dalla bocca di Shion prima che se
ne rendesse conto. I suoi pensieri erano ingarbugliati e il suo cuore era ancora distratto dalla conversazione
tra l'uomo e Nezumi che aveva udito. Ma si sentiva ugualmente grato per le informazioni che Fura aveva
fornito loro. Un uomo vissuto come élite per tutta la vita aveva commesso di sua iniziativa un atto di
tradimento verso la città. Shion poteva comprendere a che tipo di pressione e paura doveva essere
sottoposto Fura in quel momento.
“So che è strano sentirsi dire grazie dopo tutto quello che le abbiamo fatto, ma sono sincero. Davvero,
grazie infinite.”
L'uomo si fermò davanti alla porta e si voltò.
“E tu?”
“Eh?”
“Tu non torni?”
Incapace di comprendere l'improvvisa domanda, Shion preferì concentrare lo sguardo sulle labbra rigonfie
dell'uomo.
“Intende dire, tornare a No.6?"
“Sì. Non hai preso in considerazione l'idea tornare in città?”
“No.”
“Hai intenzione di restare qui?”
“Sì.”
“Perché? Non senti nostalgia per la Città Santa? Non vorresti tornare indietro?”
“Sento certamente la mancanza di alcune persone. Ci sono persone che mi piacerebbe rivedere ancora. Ma
non ho intenzione di tornare ad abitarci.”
“Perché no?”
“Perché non c'è nulla che mi leghi a quel posto. E per essermene reso conto, immagino.” [3]
L'uomo mise una mano sulla maniglia ed aprì la porta.
“Sei un... Uno sciocco...”
“Lo sono? Io non lo credo.”
“Sciocco.”
L'uomo lasciò la stanza, seguito da Rikiga. La porta si richiuse alle loro spalle e la fiamma della candela
tremò per la folata di vento. I tre presenti guardarono il diagramma che l'uomo aveva lasciato loro.
“Mi sono appena ricordato di una cosa.” Inukashi si sedette sul letto. “Una vecchia storia che mia madre mi
raccontava spesso. Parlava del vento del Nord e del sole. La conoscete?” [4]
“Sì,” Rispose Shion. “Era in uno dei libri di Nezumi. Un libro illustrato. È quella in cui il vento e il sole
competono per vedere chi riesce a costringere un viaggiatore a togliersi il cappotto per primo, giusto?”
“Già... Già, proprio quella. Non importa quanto il vento soffiasse e soffiasse contro il viaggiatore, il tipo si
stringeva nel cappotto ancora di più per non farselo portare via. Ma appena il sole si mise a risplendere su
di lui, lo aveva tolto perché sentiva caldo”
“Inukashi, dove vorresti arrivare?” Nezumi corrucciò le sopracciglia in disapprovazione.
“Mi avete ricordato quella storia. Mi spiace per te, Nezumi. Shion è stato in grado di togliergli il cappotto
molto più facilmente.”
“Di’ pure quello che vuoi” Disse Nezumi lasciando cadere il discorso. “Shion...”
“Mmh?”
“Pensi che possiamo fidarci di questa pianta dell'edificio?”
“Sì.”
“Sei troppo ingenuo.”
“Pensi possa averci dato false informazioni di proposito?”
“E se lo avesse fatto? Forse pensi di essere riuscito a togliergli il cappotto, ma in realtà stava indossando
un'armatura al di sotto.”
“Non aveva ragione di mentire. Sapeva che lo avremmo lasciato andare a casa comunque, anche se non ci
avesse detto altro. Ma si è preso il disturbo di fornirci informazioni top-secret.”
“Potrebbe averci teso una trappola.”
“Tu credi? È davvero quello che credi?”
“Sto solo dicendo che esiste il rischio e la possibilità. Tuttavia pur possedendo tali consapevolezze, la
situazione in cui siamo non muta. Quella che ci ha lasciato resta la miglior informazione in nostro possesso.
Non abbiamo il metodo né il tempo per stabilire se sia o meno reale.”
“In poche parole stai dicendo che non abbiamo altra scelta se non quella di credergli?”
“Sfortunatamente.”
Inukashi, disteso poco garbatamente sul letto, scoppiò in una risata. “Guardalo lì, che prova a fare il figo.
Sfortunatamente un corno! Lo sai, Shion, il professor Nezumi qui presente è rimasto davvero impressionato
per come sei riuscito a farti cedere così facilmente informazioni top-secret da quel tipo. L'idea che tu
avresti avuto un successo simile non lo sfiorava nemmeno minimamente. In questo momento ti sta
vedendo sotto una nuova luce... Ma si vergogna a mostrarlo, poverino. Testardo di un ragazzino.” Inukashi
sospirò in finta esasperazione. “Se è tanto impressionato, dovrebbe semplicemente ammetterlo!”
“Inukashi!” Disse Nezumi rabbioso.
“Non prendertela con me. È la verità.” Il volto di Inukashi si fece serio, e fissò Nezumi e Shion mentre
restava sdraiato sul suo stomaco.
“Ma cosa farai ora, Nezumi? Sei serio riguardo l'usare ‘la Caccia’ per entrare nel Penitenziario?”
“Sì. E fortunatamente per noi, sembra che una ‘Caccia’ sia programmata a breve.”
“Fortunatamente, eh?” fece eco Inukashi. “Per tua informazione, io mi me ne tiro fuori. Non voglio avere
nulla a che fare con qualcosa di tanto rischioso e non ho alcun obbligo di farmi coinvolgere.”
“Non temere, la tua occasione per brillare si avvicina.” disse Nezumi. “Ho del lavoro per te al di fuori del
Penitenziario. Anche il nostro amico alcolizzato lo ha detto: ci siamo dentro fino al collo. Non pensare
nemmeno di poter acciuffare le tue due belle monete d'oro e dartela a gambe. Lo sai già questo, non è così,
Inukashi? Più di chiunque altro.”
Inukashi protese le labbra, tendendo il volto in un cipiglio. Nezumi spinse una mano verso l'ologramma e
chiamò il nome di Shion.
“Shion.”
“Mmh?”
“Voglio che memorizzi l'intera pianta. Non saremo in grado di portare alcun mini-robot all'interno del
Penitenziario. Qualunque macchina su cui non sia montato un chip riconoscibile verrebbe distrutta, anche
la più piccola. Un solo passo falso e chiunque tenesse la suddetta macchina verrebbe fatto saltare in aria
insieme a lei. E non avremo certamente il tempo di tirare fuori una mappa e controllare la nostra posizione
ogni qualvolta ci perdiamo.”
“Ti serve ogni dato contenuto qui sopra?”
“Tutto quanto. Impara tutto perfettamente a memoria. Voglio memorizzata la posizione di ogni sensore, il
tracciato del sistema di sicurezza e la posizione di ogni bidone dei rifiuti, senza alcun errore.
Un'incongruenza, anche la più minuta, può costarci la vita.”
“Va bene.”
Nezumi lanciò il micro-robot a Shion.
“Non abbiamo molto tempo. Impara tutto a memoria perfettamente... Questo è il tuo compito.”
“Un compito molto più difficile di qualunque incarico mi sia mai stato affidato.”
“Credi di essere all’altezza?”
“Sì.”
Nezumi batté le palpebre e sbuffò. La risposta determinata di Shion lo aveva colto alla sprovvista.
“Immagino avrei dovuto sapere che sei abile a far lavorare il cervello, eh?”
“Non è una questione di essere o meno abili. Non importa se ne sono o no in grado... È qualcosa che devo
fare.”
Delle vite dipendevano da questo. Quella di Safu, quella di Nezumi, e la sua; anche quelle di Inukashi e
Rikiga. Vite insostituibili dipendevano da ciò.
Strinse la mano intorno al micro-robot bianco. Avrebbe potuto stringerlo forte abbastanza da romperlo, ma
la macchina artificiale non avrebbe comunque gridato in allarme come Amlet o Cravat, o poteva sentirla
calda e soffice tra le sue mani come i due topolini. Era semplicemente fredda e immobile. Le labbra di
Nezumi si rilassarono in un sorriso, ridacchiando debolmente.
“Almeno, sembra che tu abbia imparato un minimo ad afferrare la situazione.”
“Mi hai allenato bene.”
Nezumi si morse le labbra.
“Restami vicino.” mormorò.
“Eh?”
“’La Caccia’ arriverà presto. Resta vicino a me e non andartene in giro. Ovunque vai, assicurati di restare
dove puoi vedermi. Se ci perdessimo di vista nel mezzo della ‘Caccia’, non riusciremo a vederci mai più. Le
tue possibilità di sopravvivenza diminuirebbero drasticamente, per non dire peggio.”
“Va bene.” Disse Shion seriamente.
“Credimi, le possibilità sono abbastanza basse anche senza perdervi di vista.” L'intero corpo di Inukashi
tremava mentre rideva. La rete arrugginita del letto cigolava, producendo rumori snervanti. “Le persone
catturate durante ‘la Caccia’ vengono gettate nel Penitenziario dove la maggior parte muore o impazzisce.
Sarebbe un miracolo se voi due riusciste a sopravvivere a quella cosa e a tornare indietro. Miracoloso
quanto il sole che si spacca in due.”
“I miracoli accadono molto più facilmente di quanto immagini, Inukashi. Non te l'ha detto tua madre?”
Nezumi si avvolse il tessuto di superfibra intorno alle spalle e si diresse verso la porta.
Inukashi lo chiamò.
“Nezumi, c'è dell'altro.”
“Dell'altro? Che cosa?”
“Mia Madre non ha detto nulla riguardo i miracoli, ma dopo la storia del vento e del sole mi ha detto
questo. 'Nessun vento o sole può farci uscire dai nostri nascondigli' ecco cosa ha detto. 'Potresti non avere
un manto o un cappotto, ma non cedere mai al vento o al sole.' E poi mi ha leccato.”
“Che madre ammirevole...”
“La migliore.” Inukashi balzò giù dal letto e scivolò al fianco di Nezumi. “Sono stato cresciuto da mia madre.
Ricordo ancora la sensazione del suo pelo, il suo profumo e quello che mi diceva. Io ricordo, ed è per
questo...”
“Cosa?”
“Per questo io sopravviverò. Continuerò a vivere qui con i miei cani. Anche se voi due moriste, anche se non
tornaste mai più dal Penitenziario, io continuerei a vivere. Io vivrò e racconterò di mia madre al resto dei
cani.”
“Una nobile promessa. La tua defunta madre probabilmente sarebbe piena di gioia nel sentirti dire queste
parole...” La mano di Nezumi si allungò per accarezzare la guancia scura di Inukashi.
“Buona notte, bambino mio. Possa Dio graziarti con dolci sogni che possano darti forza per il domani.” Disse
in una gentile voce femminile. Prima che Inukashi potesse aprire bocca, Nezumi era già scomparso fuori
dalla porta. Inukashi mormorò verso l'oscurità.
“Sta a guardare... Io sopravviverò anche senza di voi.”
“Tutti noi sopravviveremo.” disse Shion silenziosamente. La morte non rientrava nei loro piani. Avrebbero
agito, pensato, e combattuto per vivere. Per sopravvivere... Insieme.
“Oh, dimenticavo...” La voce leggiadra di Nezumi riecheggiò attraverso l'oscurità. “Inukashi, se vuoi un
bacio della buona notte, ti suggerisco di chiederne uno da Shion. Ti darà di sicuro un bacio incredibilmente
dolce e appassionato.”
“Nezumi!”
La risata di Nezumi si affievolì in distanza, divenendo tutt'una con il suono del vento, e poi venne infine
risucchiata nell'oscurità.
Credits
Traduzione AnphetamineCA
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Capitolo 2 - GTO The Great Site