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dialogo
aperto
BISOGNA INNOVARE DECISAMENTE ALCUNE PRASSI SACRAMENTALI
UNA PROPOSTA RAGIONEVOLE
“GETTATA ALLE ORTICHE”
Cara Settimana,
le vicende di cui siamo protagonisti in questi tempi, ad una lettura onesta e sincera, interpellano la Chiesa
chiamata ad evangelizzare e a catechizzare coloro che intendono essere
e non solo dirsi cristiani. I progetti pastorali elaborati e consegnati alle
Chiese locali mirano, sostanzialmente, a sollecitare un profondo rinnovamento della prassi pastorale. Giovanni Paolo II scriveva nella Novo millennio ineunte: «Chiedere a un catecumeno: “Vuoi ricevere il battesimo?”
significa al tempo stesso chiedergli:
“Vuoi diventare santo?”. Significa
porre sulla sua strada il radicalismo
del discorso della Montagna: “Siate
perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48)». Sollecitati a
rinnovare la prassi pastorale e illuminati dalle parole del papa, diventa
struggente il dover continuare a distribuire il sacramento del battesimo
in condizioni davvero sconcertanti.
Nella vicaria alla quale appartengo, nella mia diocesi, abbiamo lavorato due anni proprio sulla prassi pastorale del battesimo ai bambini. Propongo all’attenzione dei lettori di Settimana la conclusione alla quale siamo giunti, avendo dovuto purtroppo
constatare che, nella mia chiesa locale, in particolare nella mia vicaria, due
anni di lavoro apparentemente condiviso finirà per essere cancellato dalla paura dei più, a cominciare da chi
dovrebbe guidarci sul sentiero del rin-
novamento. Si tratta di una proposta
per niente rivoluzionaria, anzi! La
chiesa ha bisogno di rinnovarsi molto di più ma se anche di fronte ad una
proposta come questa i preti e chi li
guida si tirano indietro, allora davvero c’è da rassegnarsi e aspettare il rinnovamento escatologico, quando finalmente ci saranno cieli e terra nuovi. Ed ecco la proposta, così come è
maturata per essere poi “gettata alle
ortiche”.
«… Innanzitutto bisogna richiamare l’attenzione sul fatto che la prassi del battesimo dei bambini, nelle nostre parrocchie, è sempre più esposta
alla banalizzazione e all’inefficacia.
Infatti si sta diffondendo ormai a macchia d’olio il fenomeno di famiglie che
chiedono il battesimo dei loro bambini senza nessun rapporto con l’esperienza di fede e la vita ecclesiale.
Spesso i genitori sono conviventi e anche i padrini e le madrine in moltissimi casi non hanno i requisiti richiesti dalla chiesa, anche se non esitano
a firmare il documento che, sulla base delle loro dichiarazioni, ne dovrebbe attestare l’idoneità. Non bastano, naturalmente, i pochi incontri
di preparazione al battesimo per cambiare lo stato delle cose. Infatti, nella
maggior parte dei casi, celebrato il battesimo, genitori, padrini e madrine
scompaiono dall’orizzonte della vita
ecclesiale e il bambino battezzato è
“condannato” a non ricevere nessuna
educazione cristiana. Lo testimonia-
Il muschio “rubato”
L’atmosfera del Natale mi fa rivivere perfino col naso i giorni bambini della mia infanzia in un maso del Trentino. Giorni poveri di giochi, ma
così carichi di giocosità; poveri di dolci, ma di una dolcezza così intensa.
Guardando al passato da questa finestra addobbata a Natale, mi torna alla mente – e al cuore – una situazione che si ripeteva verso l’Immacolata. Si cominciava a pensare “operativamente” al presepe, e anche
il più piccolo di casa – al maso ero io – si sentiva promosso architetto,
ingegnere, elettricista e perfino artista. A noi “popi” [bimbi] veniva lasciato credere che la nostra parte era capitale: per quanto ingegneri, architetti e artisti, non si poteva fare il presepio senza il muschio.
Vicino al nostro maso c’era un castello (abitato). Nella mia fantasia era
un concentrato di fascino, mistero e... timore. Ci si arrivava da dietro, dal
bosco. E dietro il portone massiccio al di là del ponte ero sicurissimo di
sentire il latrato di cani famelici che – non poteva essere diversamente –
passavano le giornate a origliare oltre il muro per intercettare la nostra
presenza.
E però, se si voleva del buon muschio, bisognava sfidare l’arcano e, intrepidi, avvicinarsi alla fortezza che proteggeva l’“altro mondo”. Non portavamo a casa granché: due “toppe” e via a gambe levate! Ma quel poco muschio era un trofeo. E poi, era il più bello!
Certo, è tutto amplificato dal bisogno di favole, senza le quali anche
un bimbo ipernutrito non vive. Però mi piace pensare che, per preparare uno scampolo della nostra terra – il presepe – ad accogliere il Figlio
di Dio, noi si sfidasse l’ignoto e le potenze! Quel muschio “rubato” ai
“grandi” e ai “signori” del mio piccolo mondo antico doveva dire la nostra accoglienza al Signore dei signori che era bambino come me, che “rubava” un po’ di paradiso per venire a portarlo nelle nostre povere case.
Ci si intendeva con quel Bambino, che volevamo complice della nostra
pochezza e delle nostre paure. E quando, a Natale, si metteva la sua statuetta nel presepe, sembrava ci strizzasse l’occhio... (Marcello Matté)
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no i bambini che, sotto la spinta dell’usanza, vengono presentati per il catechismo finalizzato alla celebrazione della prima comunione ed eventualmente della cresima: spesso non
conoscono nemmeno le preghiere più
comuni e non sanno neppure farsi il
segno della croce. Avendo coscienza
di questa realtà diffusa e preoccupante, la vicaria-est ritiene opportuno
e necessario rivedere la prassi battesimale, proponendo un itinerario di formazione che risvegli nei genitori, nei
padrini e nelle madrine la coscienza
della serietà del sacramento del battesimo e del suo significato per la vita
di chi lo chiede e lo celebra.
Su queste basi, i passi da fare sono
i seguenti:
1. realizzare un opuscolo informativo in cui si presentino l’itinerario, le
sue motivazioni e i suoi obiettivi;
2. dedicare tempo e spazi alla formazione delle coscienze attraverso
omelie, assemblee pastorali, incontri
formativi e altre iniziative di carattere parrocchiale e vicariale;
3. prendersi il tempo necessario
perché la sensibilizzazione e la mentalizzazione raggiunga risultati sufficientemente significativi;
4. iniziare concordemente e solennemente l’attuazione del progetto in
tutte le parrocchie.
I punti di forza dell’itinerario pensato ed ora proposto, sono i seguenti:
1. aggancio significativo con l’anno liturgico e soprattutto con il mistero pasquale che costituisce il fondamento e il centro essenziale della
vita cristiana;
2. impostazione catecumenale e
centralità della parola di Dio, proposta in incontri di evangelizzazione, catechesi, preghiera e meditazione;
3. partecipazione attiva e responsabile dell’intera comunità, chiamata
a vivere particolari momenti celebrativi a sostegno della famiglia, dei padrini, delle madrine e del bambino che
riceve battesimo.
È del tutto evidente che la realizzazione di questo progetto non è facile e la tentazione di fare quello che
abbiamo sempre fatto si fa sentire prepotente. Ma non possiamo dimenticare che la Chiesa italiana da moltissimi anni ci sta chiamando ad un rinnovamento che richiede coraggio e
fantasia, perché la ripetizione dell’identico si rivela ogni giorno di più come inefficace e deleteria. La preoccupazione di non disturbare la gente pensando che in questo modo avremmo
potuto mantenere la nostra “clientela”
si sta rivelando insipiente e dannosa.
Infatti le nostre chiese si stanno svuotando e, quel che è peggio, noi ci siamo dimenticati di seminare il futuro».
La realizzazione del progetto si articola in questo modo:
a. richiesta da parte dei genitori del
sacramento del battesimo per i loro
figli prima dell’inizio del nuovo anno
liturgico;
b. incontro preliminare con i genitori, i padrini e le madrine per informarli sull’itinerario da percorrere insieme e per esortarli ad una partecipazione seria e responsabile;
c. momenti celebrativi:
* prima domenica di avvento: presentazione dei bambini da parte dei
genitori, imposizione nel nome e accoglienza nella comunità;
* prima domenica di quaresima: celebrazione dell’unzione con l’olio dei
catecumeni;
* veglia pasquale (o in una delle
domeniche di pasqua): celebrazione
del battesimo e unzione con il crisma;
d. momenti formativi:
* incontri di riflessione sulla parola
di Dio e sulla teologia del battesimo;
* incontri di preghiera e di meditazione;
* ritiri o convivenze da concordare con i partecipanti;
e. a sostegno dell’itinerario ci deve
essere, evidentemente, una seria e costante partecipazione all’eucaristia
domenicale da parte dei genitori e,
possibilmente insieme con loro, dei
padrini e delle madrine.
don Lorenzo Blasetti (RI)
La possibilità di attuare il progetto
si radica, com’è naturale, nell’approvazione del vescovo e nel suo sostegno affinché non venga boicottato,
permettendo facili e immotivate eccezioni. Inoltre è necessario che tutte le
parrocchie della vicaria si impegnino
nella sua realizzazione con coraggio
e determinazione.
Condizione indispensabile è anche
la preparazione articolata e armonica dell’itinerario, con l’indicazione dei
temi e degli argomenti che saranno
oggetto di riflessione, di meditazione
e di preghiera.
Quanto scritto da don Lorenzo è
pienamente condivisibile: una diagnosi scoraggiante su un modo ormai
inefficace di trasmettere il cristianesimo e, nello stesso tempo, il timore
di intraprendere prassi pastorali innovative. Si punta a salvare il salvabile, si invoca prudenza, si va sull’usato anche se non più sicuro. L’itinerario proposto dal vicariato-est di
Rieti non ha niente di “rivoluzionario”, formula proposte sagge e fattibili ma, arrivati al dunque, si torna a
quella prassi giudicata “inefficace”.
Per prudenza o per pigrizia?
Innocenzo Gargano
«Lectio divina»
su il Vangelo
di Matteo/7
I «guai» e il discorso escatologico
(cc. 23,1–25,46)
C
on il consueto stile chiaro e
accattivante, l’autore procede
nella lettura del Vangelo di Matteo.
I brani analizzati introducono il
discorso dedicato ai tempi ultimi.
Il tono profetico e il linguaggio da
denuncia dell’evangelista mettono
in guardia la comunità dai rischi
di un calo della tensione spirituale.
«Conversazioni bibliche»
pp. 160 - € 14,00
www.dehoniane.it
EDB
Edizioni
Dehoniane
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settimana /11 dicembre 2011/n. 45
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SETTIMANA n. 4/03 - Edizioni Dehoniane