Consigli pratici
per anziani
e assistenti familiari
Guida dedicata ai collaboratori domestici
e a tutti coloro che si prendono cura di anziani o di persone
incapaci di provvedere alle proprie necessità personali
Consigli pratici per anziani
e assistenti familiari
“Questa guida è dedicata ai collaboratori domestici
e a tutti coloro che si prendono cura di anziani
o di persone incapaci di provvedere alle proprie necessità personali”.
Consigli pratici per anziani e assistenti familiari
A cura di:
Giorgia Carciofi
Federica Giampieri
Vittorio Lannutti
Gilberto Montebelli
Gloria Signorini
Pamela Zannini
Grafica:
Oblò società cooperativa sociale
Monte San Vito (AN)
Stampa:
Stampa Nova snc
Jesi (AN)
Finito di stampare:
Novembre 2008
Presentazione
L’assistenza agli anziani è oggi sempre più necessaria nel sistema di welfare
locale, per i mutamenti socio-demografici che stanno interessando l’Italia, i quali
portano ad un progressivo invecchiamento della popolazione. Infatti, in Italia, le
persone con almeno 65 anni sono attualmente circa 12 milioni e rappresentano
quasi un quinto della popolazione.
Analisi demografiche fanno ipotizzare una incidenza degli ultrasessantacinquenni sulla popolazione totale sarà pari al 33% nel 2023 e al 40,5% nel 2050; a questi dati, si aggiunge la fondamentale considerazione che l’allungamento della
vita media porta spesso con sé problemi di salute e di non autosufficienza.
Questi due fattori, il crescente numero di anziani e l’allungamento della vita,
hanno portato, negli anni recenti, alla necessità di sviluppare soluzioni nuove per
rispondere alle esigenze di questa rilevante fetta di popolazione. Una possibile
risposta è stata fornita da assistenti esterne al nucleo familiare, le cosiddette
badanti, per lo più donne e di origine extra-comunitaria.
Da stime prudenti, si calcola che nelle Marche siano fra i 12.000 e i 14.000 i
lavoratori stranieri che si occupano di anziani non autosufficienti; a questi va
aggiunto un numero, seppur limitato, di lavoratori di origine italiana. Se, prudentemente, consideriamo un anziano per ogni operatore abbiamo una cifra di circa
13.000 anziani marchigiani seguiti da altrettanti operatori familiari.
Da questi dati e dalla necessità di rispondere in maniera concreta alle esigenze
degli operatori familiari è scaturita l’idea di effettuare una indagine e predisporre
questo testo che, pur nella sua brevità, si augura di essere un utile strumento di
lavoro e di informazione.
Questo documento è il risultato di una elaborazione dei principali argomenti
emersi dalla ricerca realizzata da Auser Marche, con la collaborazione dell’Ambito Territoriale IX, nel progetto finanziato dalla Regione Marche nell’ambito della
Legge Regionale 9/2008 – bando 2007 – denominato: “Immigrati: una risposta
ai bisogni degli anziani soli”.
Infine, ma sicuramente non come ordine di importanza, attraverso questo documento vogliamo sottolineare la funzione che Auser riveste nel territorio marchigiano nel promuovere la socialità e tutte le attività a sostegno della popolazione
anziana, e non solo, attraverso la promozione della solidarietà.
Carlo Sarzana
Presidente Auser Marche
5
Il perchè di un progetto
L’aumento della speranza di vita (78 anni per gli uomini e 84 anni per le donne)
colloca le Marche tra le Regioni d’Italia dove si vive più a lungo. Questo dato da
una parte evidenzia che nella nostra regione la qualità della vita è molto elevata,
dall’altro impone una particolare attenzione e responsabilità nella programmazione dell’assistenza e della cura delle persone anziane.
Il lavoro di cura è cresciuto negli ultimi anni in maniera esponenziale ed ha trovato una risposta negli immigrati che hanno progetti a termine, per rientrare al proprio paese una volta realizzata l’accumulazione desiderata, oppure che vedono
il lavoro domestico come situazione di transito verso altre occupazioni.
La lettura puntuale di questo fenomeno nel Piano Sociale di Zona 2005/2007 dell’Ambito Territoriale Sociale IX ha permesso di inserire fra gli obiettivi dell’Area Immigrazione e dell’Area Anziani la progettazione di percorsi che da una parte tendono a formare
e promuovere le assistenti domiciliari e dall’altra offrire alla famiglie degli anziani degli
strumenti adeguati per un’attivazione corretta e sicura dell’assistenza domiciliare. Un
obiettivo strategico del Piano Sociale è proprio quello di costruire una rete di servizi sempre più efficace attorno all’anziano e all’immigrato/a che lo assiste. L’Ambito territoriale Sociale IX, infatti oltre a programmare di servizi domiciliari quali
il Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD) e il Servizio di Assistenza Domiciliare
Integrata (ADI), ha creato una sinergia tra diversi istituzioni e organizzazioni sociali presenti sul territorio (Comuni, ASUR Zona Territoriale 5 e alcune Associazioni
del terzo settore) con l’obiettivo di coniugare risorse professionali e di volontariato
come risposta innovativa a questa tipologia di utenza realizzando un progetto
denominato “Insieme per gli anziani soli”. Per tutto ciò è stata sollecitata ed accolta molto positivamente dalle Amministrazioni Comunali dell’Ambito la proposta
dell’Auser Marche di attivare un progetto di ricerca azione sul nostro territorio
denominato “IMMIGRATI: UNA RISPOSTA AI BISOGNI DEGLI ANZIANI” per
conoscere ancora più analiticamente il fenomeno e programmare interventi sempre più adeguati ed efficaci. Siamo certi che questo studio e i materiali prodotti
saranno utilizzati al meglio dagli amministratori, dagli operatori sociali e sanitari,
dalle famiglie e da tutti gli immigrati che intraprendono questo lavoro.
Esprimono, anche a nome del Comitato dei Sindaci, un sincero ringraziamo ai
responsabili dell’Auser Marche che hanno scelto il nostro territorio e ai ricercatori che hanno svolto questo lavoro prezioso per il miglioramento nella programmazione e nella erogazione dei servizi.
Fabiano Belcecchi
Sindaco Comune di Jesi
Presidente Comitato dei Sindaci – Ambito Territoriale Sociale IX
Bruna Aguzzi
Assessore ai Servizi alla Persona - Comune di Jesi
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Un problema serio
L’incremento della popolazione anziana assieme ad un eguale incremento degli
anziani che si trovano a vivere in condizioni di non autosufficienza ha posto con
grande drammaticità l’urgenza di pensare nuove politiche pubbliche in grado di
sostenere le sempre più numerose realtà familiari che si trovano a convivere con
questo problema.
La situazione marchigiana è ormai conosciuta: il 22,4% della sua popolazione
ha più di sessantaquattro anni e di questa l’11,2% ne ha più di ottantaquattro.
Si tratta del quinto valore regionale più elevato. Il trend è inoltre in forte crescita
con la previsione di un indice di invecchiamento che arriverà al 2031 al 30% con
una popolazione anziana numericamente doppia dell’attuale.
Un problema serio su cui tutte le Regioni italiane stanno discutendo e operando scelte importanti che riguardano l’istituzione di fondi specifici sulla non autosufficienza,
leggi di settore, iniziative di sostegno al sistema delle cure domiciliarti, interventi di
incremento e qualificazione dell’offerta residenziale sanitaria e socio-sanitaria.
Un ruolo tutto particolare lo gioca il sistema di cure domiciliari che ha visto le
assistenti familiari private (badanti) protagoniste di un “welfare” autogestito sviluppatosi nel corso di questi ultimi anni in maniera autonoma da parte di famiglie
italiane sempre più in difficoltà.
Una rete importantissima che ha permesso al nostro sistema dei servizi sociali,
ancora inadeguato al fenomeno, di reggere l’impatto con una situazione che
rischia di compromettere la tenuta delle nostre stesse famiglie.
Nel frattempo alcune cose si è cominciato a farle soprattutto da parte di associazioni
del privato sociale e successivamente anche da parte dei Comuni attraverso percorsi
formativi per le assistenti o piccole forme di sostegno economico alle famiglie.
Su questo “sistema spontaneo” ora anche la Regione Marche cerca di metterci
del suo definendo regole sia in ordine ai processi formativi, sia per quanto riguarda il rapporto tra domanda e offerta sia infine per quanta riguarda la regolarizzazione del fenomeno e il relativo supporto finanziario.
Ben venga quindi questa “ricerca azione” promossa dall’Auser Marche che offre
anche uno spaccato esistenziale del fenomeno dal punto di vista delle giovani donne straniere che svolgono questo difficile lavoro per poter sopravvivere. Una documentazione di grande importanza visto che raramente ci si è posti il problema della
ricaduta di questo fenomeno sui paesi e sulle famiglie di origine di queste persone.
Una iniziativa seria che contribuisce con la conoscenza e con attività concrete
a dare risposte possibili ad un fenomeno importante che costituisce una priorità
per la nostra regione.
Giovanni Santarelli
Dirigente area programmazione Sociale
Regione Marche
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Intervista agli assistenti sociali:
oltre le parole
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Al termine di questa lunga esperienza vogliamo cogliere l’occasione per riflettere
sul lavoro svolto, andando al di là del mero dato quantitativo emerso dalla ricerca e concentrandoci sul lato umano.
L’approccio iniziale è stato in molti casi diffidente e distaccato, come se noi
intervistatrici fossimo lì per intrometterci nel loro lavoro e nella loro vita. A volte
ci è sembrato come se aprissimo un vaso ermetico che poi esplodesse tutto in
un momento: abbiamo condiviso con loro momenti di gioia, sorrisi ma anche
lacrime ed emozioni spesso dovute alla nostalgia per i propri cari.
Evidenziamo la prevalenza di soggiorni brevi degli assistenti familiari in Italia e la
loro volontà di tornare nel proprio Paese. Molti infatti restano giusto il tempo di
mettere da parte un po’ di soldi per vivere e soprattutto far vivere i propri familiari, ma non il tempo necessario per adattarsi.
All’interno della nostra indagine è emersa, da parte di un cospicuo gruppo di
assistenti familiari, una critica severa nei confronti delle famiglie italiane che non
si prendono cura dei propri anziani, delegando completamente l’assistenza ad
uno sconosciuto.
Anche se la maggior parte degli intervistati ha dichiarato di avere un progetto
migratorio a tempo determinato e che la gratificazione più grande sia la remunerazione, rimane il problema di sentirsi “in carcere”, di svolgere un lavoro faticoso
e triste che costringe a trascorrere in casa gran parte della giornata.
Purtroppo in alcuni casi vengono espressamente denunciati dei soprusi a danno
degli assistenti familiari, obbligati a mangiare cibi scadenti, lasciati senza pasti o
senza riscaldamento, maltrattati psicologicamente o addirittura costretti a subire avances da parte della persona assistita.
La forte nostalgia verso il Paese d’origine e nei confronti di tutte le persone care
lasciate è uno dei problemi più sentiti dopo quello linguistico.
Ad aggravare la situazione si aggiungono altri problemi come il ritardo per il permesso di soggiorno, la conseguente impossibilità di ricongiungersi con i propri
familiari, l’ottenimento di un contratto di lavoro regolare e la mancanza di un’adeguata informazione riguardo ai diritti e doveri dei cittadini stranieri in Italia.
Per avere una visione globale del tema oggetto della ricerca sono stati somministrati alcuni questionari ai familiari degli anziani seguiti da assistenti immigrati.
Abbiamo notato un generale bisogno di essere ascoltati, molti familiari ci hanno
esposto i problemi quotidiani che devono affrontare, le difficoltà nel regolarizzare l’assistente familiare a causa dell’onerosità del contratto di lavoro e la scarsa
attenzione delle istituzioni pubbliche rispetto a tale tema.
Per concludere si ritiene opportuno sottolineare che nell’epoca attuale l’assistenza agli anziani è un problema centrale ed il lavoro offerto dagli assistenti fa-
miliari stranieri è la principale soluzione per mantenere l’anziano nel proprio ambiente di vita e contribuire quindi ad incrementare il suo benessere psico-fisico.
Non dimentichiamo che molti assistenti familiari condividono con i nostri genitori o con i nostri “nonni” gli ultimi anni della loro vita, momento per momento,
sicuramente scontrandosi, a volte confrontandosi, piangendo insieme... sono
loro che osservano quella candela lentamente spegnersi, loro che avranno dato
per l’ultima volta il bacio della buonanotte.
A.S. Federica Giampieri
A.S. Pamela Zannini
A.S. Gloria Signorini
A.S. Giorgia Carciofi
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La ricerca empirica è stata svolta intervistando, attraverso un questionario quantitativi, un campione di 205 assistenti familiari e 53 familiari residenti in Vallesina.
Sono state poi effettuate anche due interviste qualitative ad altrettanti testimoni privilegiati: don Nello Barboni, delegato regionale Caritas Marche e direttore
della Caritas jesina e Raffaella Angalone, responsabile dell’ufficio immigrazione
della Cgil per la provincia di Ancona.
1. Dati anagrafici, sociali e familiari degli assistenti familiari
Il 98% degli intervistati è di sesso femminile.
Tab. 1.1 Nazione di nascita
Romania
Polonia
Ucraina
Moldavia
Russia
Santo Domingo
Bulgaria
Bielorussia
Bolivia
Madagascar
Ecuador
Totale
12
42,4%
23,4%
21%
4,9%
3,4%
1%
1%
1%
1%
0,5%
0,5%
100%
L’origine è nel 97% dell’Europa orientale, infatti, soltanto il 3% non è giunto da
quest’area; le prime tre nazioni rappresentate sono Romania, Polonia e Ucraina.
L’ingresso nell’Ue dei due Paesi maggiormente rappresentati ha favorito il turn
over di questi lavoratori in Vallesina. Il turn over si è rivelato essere uno dei problemi principali per anziani e familiari.
Gli intervistati sono giunti in Italia soprattutto negli ultimi 8 anni: più della metà (il
51,2%), è arrivata nel nostro Paese tra il 2001 ed il 2005 e dal 2006 ad oggi ne
è arrivato il 41,5%. Negli ultimi tre anni sono arrivate le maggioranze di romeni
e russi, mentre è notevolmente diminuito il flusso dei polacchi; tra il 2001 ed il
2005 ne è giunto il 56,2%; un terzo negli ultimi tre anni.
L’età media degli intervistati è di 46 anni, ma la maggioranza di questi lavoratori
ha 55 anni. Il 67,3%, ha dichiarato di avere un partner, che nel 98,5% dei casi è
della stessa nazionalità. I partner vivono quasi tutti al Paese d’origine (il 90,2%) e
l’81,5% di questi lavora. Ha figli l’88,1%, di cui poco più della metà, il 51,7%, ne
ha due. Le rimesse economiche sono in prevalenza mensili (64,7%) e la fascia di
soldi maggiormente inviata è 401 – 600 euro nel 43,2% dei casi.
Su 21 Comuni della Vallesina gli intervistatori sono riusciti a coprire il territorio
per l’85,7% (18 i Comuni rappresentati), tra i quali la maggioranza degli intervistati vive a Jesi nel 54,9% dei casi, a seguire Maiolati Spontini (9,3%), S. Maria
Nuova (4,9%), Castelbellino (4,4%). Il titolo di studio del nostro campione ci
indica che poco meno del 90% ha un livello di istruzione medio-alto (il 76% è
diplomato ed il 12,3% è laureato). Il livello di conoscenza dell’italiano si può definire sostanzialmente buono. La nostra lingua viene compresa molto bene dal
57,4% degli intervistati e abbastanza dal 36,8%.
Per avere la sicurezza di arrivare in Italia il 21,2% ha dovuto pagare un intermediario, di questi oltre l’80% arriva da Ucraina e Romania.
Tutti gli intervistati sono partiti con le aspettative di lavorare o di fare soldi da inviare a
casa e sapeva che sarebbe venuto a fare l’assistente familiare l’84,7% degli intervistati. Le difficoltà principali incontrate all’arrivo dagli intervistati sono state quelle che
hanno riguardato la lingua, nel 64,9% dei casi, ed i problemi relazionali (17,6%).
2. Il lavoro di cura e il rapporto con l’assistito
Per quasi i tre quarti degli intervistati (il 73,3%) l’attività di assistente familiare è
la prima esperienza lavorativa in Italia, nove intervistati su dieci hanno trovato
l’attuale lavoro attraverso amici e familiari, l’altro canale di ingresso in questo
settore lavorativo è il parroco (6,4%). Ha un contratto regolare il 48,8% degli
intervistati e la maggioranza guadagna tra i 501 ed i 700 euro mensili. L’impegno
orario che viene loro richiesto è sproporzionato rispetto agli stipendi, dato che
l’86,6% ha dichiarato di lavorare per più di 121 ore settimanali. L’89,7% degli intervistati dorme a casa dell’assistito, dormendo nel 78% dei casi in una camera
singola. Nessun lavoratore, tranne uno, ha frequentato corsi di formazione. Gli
intervistati assistono un anziano nell’85,3% dei casi. Nel 95% dei casi gli intervistati sono gli unici che si occupano degli assistiti Alla domanda se si danno il
cambio con colleghi, come per esempio per le vacanze, ha risposto affermativamente il 58,9%, in maniera negativa il 41,1%.
Grafico 2.1 Fasce di età degli assistiti
60,0%
50,0%
Percentuale
Il lavoro di cura in Vallesina
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
61-70
71-80
81-90
Fascia di età dell’anziano
91-100
13
L’età media degli anziani assistiti (Grafico 2.1) dagli intervistati è di 84 anni e la
fascia di età più rappresentata è, nel 55,6% dei casi, quella che va dagli 81 agli
90 anni, oltre il 40% di questi non è in grado di svolgere alcun tipo di attività.
Il 95,5% ha relazioni sociali, prevalentemente grazie ad amici e parenti che li
vanno a trovare a casa. Gli intervistati pensano di rappresentare per l’anziano
un figlio/a (35,4%), un amico (28,2%), dipendente (31,3%) e si sentono accettati
dagli assistiti più di nove su dieci.
Tab. 2.1 Che tipo di rapporto pensa di aver instaurato con l’assistito
di amicizia
di dipendente
di conoscente
Totale
45,2%
33%
21,8%
100%
Il tipo di rapporto che gli intervistati pensano di aver instaurato con gli anziani è
soprattutto di amicizia (vedi tabella 2.1). Il rapporto con gli assistiti è fortemente
caratterizzato dal dialogo e i principali argomenti di discussione sono l’organizzazione della giornata (59,3%) e le rispettive famiglie (35,7%). I sentimenti che si
provano per gli assistiti sono in prevalenza positivi (78%), tuttavia tra il restante
22% c’è chi ha preferito non esprimersi (l’8,8%) e chi ha preferito rispondere
che da parte sua c’è una propensione al contatto, non corrisposta dall’assistito (6,8%). Nonostante tutto l’assistito rappresenta per quasi tre intervistati su
quattro una risorsa economica (73,2%), per il 22,6% un familiare e soltanto per
il 4,2% una realizzazione professionale. L’aspetto maggiormente negativo è la
costrizione a restare tutto il giorno chiusi in casa.
i 20 ed i 30 anni si occupi degli ultranovantenni. L’altro dato da segnalare è il
64,6% dei quarantenni che si occupano degli ultra ottantenni. Questi ultimi due
dati colpiscono per il fatto che ad occuparsi di questi anziani sono dei potenziali
figli e nipoti. Questo ci porta a riflettere ulteriormente su cosa stia comportando
nel nostro territorio la defamilizzazione delle attività che una volta venivano svolte all’interno dello stesso nucleo familiare. Questo in ogni caso spiega meglio
perché questi lavoratori sostengono di sentirsi percepiti con un certo grado di
affettività.
3. Il rapporto con la famiglia dell’assistito
I rapporti che intercorrono tra gli intervistati e i familiari sono in prevalenza buoni (86,8%), dato che quasi tutti questi (93,2%) non hanno pretese particolari.
Evidentemente questi familiari comprendono il carico di lavoro che gli assistenti
familiari hanno e di quel 6,8% che ha pretese particolari, il 78,6% vorrebbe che
l’assistente familiare lavorasse di più, mentre gli altri vorrebbero pagarlo di meno.
Gli intervistati, inoltre, si sentono accettati ed accolti dai familiari nell’85,4% dei
casi. Vengono ritenute molto buone anche le relazioni tra gli assistiti ed i loro
familiari nel 92,1% dei casi e conflittuali solo per il 5,8% degli intervistati
4. Le prospettive future
Per il futuro vorrebbe cambiare lavoro il 34,2% degli intervistati e di questi la
maggioranza, il 44,9% si accontenterebbe di fare l’operaio ed il 33,3% aspirerebbe ad un lavoro adeguato al proprio titolo di studio.
Tab. 4.1 Fascia di età e se vuole cambiare lavoro
Tab. 2.2 Fascia di età dell’assistente familiare e fascia di età degli assistiti
Fasce di età
degli assistenti
familiari
20 - 30
31 - 40
41 - 50
51 - 60
61 - 70
Fasce di età degli assistiti
61-70
71-80
81-90
91-100
Totale
10%
9,7%
4,6%
5,8%
33,3%
20%
16,1%
13,8%
17,4%
33,3%
45%
48,4%
64,6%
55,8%
0%
25%
25,8%
16,9%
20,9%
33,3%
100%
100%
100%
100%
100%
Per comprendere meglio i risvolti psicologici di questa relazione lavorativa è
opportuno soffermarsi anche sulle differenze generazionali e quindi incrociando
le diverse fasce di età di lavoratori e assistiti (tab. 2.2). Quello che emerge è che
l’unica fascia di età corrispondente tra i due attori sociali (61 – 70) ha un contatto
diretto in un terzo dei casi, mentre colpisce il fatto che un quarto di chi ha tra
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si
no
a volte ci penso
Totale
20-30
70%
30%
0%
100%
31-40
38,7%
61,3%
0%
100%
41-50
30,2%
63,5%
6,3%
100%
51-60
28,2%
67,1%
4,7%
100%
61-70
0%
100%
0%
100%
Totale
34,2%
61,9%
4%
100%
Le differenze generazionali tra gli intervistati sono molto evidenti anche in questo caso (tab. 4.1), infatti, se tra i più giovani il 70% è insofferente rispetto a
questa attività, tra i più anziani non c’è nessuno che vorrebbe cambiare lavoro.
Se poi consideriamo il titolo di studio con questo desiderio emerge che mentre
tra i laureati c’è esattamente la metà che vorrebbe cambiare lavoro, i due terzi
di chi si è fermato alle elementari si accontentano di questa attività, così come
l’88,2% di chi ha studiato fino a 14 anni.
I più insofferenti a questo lavoro sono, tra le nazionalità più rappresentative,
i russi (57,1%) e i romeni (37,2%), mentre polacchi ed ucraini sono i meno
ambiziosi.
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5. Le richieste dei familiari degli assistiti ai servizi comunali
Le famiglie si sentono smarrite e non sostenute. Il turn over che si è creato crea
disagio a loro e ai congiunti.
Tab. 5.1 Che cosa i servizi sociali comunali dovrebbero fare di più in questo
settore
corsi di formazione per assistenti familiari
selezionare le assistenti familiari
pagare i contributi previdenziali
contribuire al pagamento delle assistenti
Tutti i servizi
Totale
9,1%
22,7%
9,1%
15,9%
43,2%
100%
Il 95,7% dei familiari desidera l’aiuto dei servizi sociali comunali nella ricerca di
assistenti familiari, il 97,8% ritiene che i servizi sociali dovrebbero fare di più e il
43,2% ritiene che questi dovrebbero occuparsi di tutto il servizio (tab. 5.1).
6. Conclusioni
Ad un primo impatto i dati di questa ricerca sembrano presentare una situazione
con due aspetti molto diversi, da un lato gli assistenti familiari che sostengono
di avere un buon rapporto con l’assistito e nel questionario ufficializzano raramente situazioni di maltrattamenti e dall’altro lato i familiari sempre in affanno,
perché il problema principale emerso è quello del turn over e su questo saranno
determinanti le scelte di politica sociale affinché si regolamenti il ricambio di
questi lavoratori. Questa ricerca è un’ulteriore dimostrazione della necessità di
rivedere il nostro welfare nei suoi aspetti fondamentali, dato che monetarizzare
un servizio suscita forme di disagio se non c’è alcuna forma di coordinamento,
attraverso il quale i servizi dovrebbero condividere le responsabilità assistenziali,
condividere i costi sostenuti privatamente e agevolare il ricambio dei lavoratori
di cura e il passaggio ad altri impieghi.
Continuare a prendere in affitto l’affettività esterna per supplire le carenze del
nostro welfare, che non è stato in grado di gestire fenomeno importanti di cambiamento della nostra società come l’invecchiamento della popolazione e l’ingresso della donna nel mercato del lavoro, è un atteggiamento che non ha
futuro.
Vittorio Lannutti
Sociologo
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Consigli pratici per anziani
e assistenti familiari
La presente pubblicazione vuole essere un aiuto a chi presta attività di assistenza alle persone anziane, fornendo alcune conoscenze teoriche e pratiche di
base per svolgere al meglio la professione di operatore familiare.
Nel rapporto quotidiano il compito più importante delle persone che si occupano degli anziani dovrebbe essere soddisfare il bisogno di sicurezza, di appartenenza e di considerazione, peraltro bisogni fondamentali di ogni essere
umano. Partendo da questa premessa, il presente manuale fornisce indicazioni
utili su come svolgere i compiti principali dell’operatore familiare: la socializzazione, l’aiuto nell’igiene e nella cura della persona, il supporto nella mobilità e
l’alimentazione. Il manuale introduce anche informazioni sulla rete dei servizi
agli anziani, così da inserire il lavoro dell’operatore familiare nel contesto più
ampio dei servizi dedicati all’utenza anziana. Inoltre, in quanto strumento utile a
chi svolge tale attività, il manuale fornisce le informazioni di base ed i riferimenti
da contattare per gli aspetti relativi al contratto di lavoro, alla previdenza sociale
nonché al fondamentale diritto alla formazione professionale.
L’operatore familiare: attività, diritti ed opportunità
L’operatore familiare è un assistente che aiuta, cura e sostiene persone in situazione di bisogno, in particolare anziane. Oggi questo tipo di operatore è chiamato comunemente “badante” o “assistente familiare”, anche se il termine non
spiega il rapporto che si instaura tra l’operatore, l’anziano e la famiglia di quest’ultimo.
L’attività dell’assistente familiare riguarda principalmente l’assistenza alla persona anziana nello svolgere tutte le attività della vita quotidiana, con diversi gradi
di intensità a seconda del livello di autonomia e autosufficienza. La non autosufficienza è l’incapacità di una persona a compiere, senza l’aiuto di altri, le normali
azioni della vita quotidiana come lavarsi, fare il bagno, vestirsi, mangiare, tenere
pulito il proprio ambiente di vita, cucinare, fare il bucato, usare strumenti comuni
della vita quotidiana.
Il lavoro dell’operatore familiare si concretizza quindi in attività di supporto e
controllo nel caso dell’anziano autosufficiente, fino ad arrivare ad un vero e proprio intervento assistenziale con anziani non autosufficienti.
Spesso può succedere che il lavoro dell’assistente familiare non venga riconosciuto nella sua importanza e si creino, anche con i familiari dell’assistito, fraintendimenti, sottovalutazioni dell’impegno e della serietà dell’assistente. Questi
atteggiamenti possono provocare sentimenti negativi, come rabbia e delusione,
per non vedere riconosciuto il proprio impegno, oppure far maturare la convinzione di essere incapaci nel lavoro.
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Confrontarsi con altre persone che svolgono la stessa professione e che hanno
incontrato le stesse difficoltà iniziali può aiutare a comprendere e superare i
problemi relazionali.
Per migliorare le capacità professionali è indispensabile acquisire conoscenze
delle principali problematiche assistenziali tipiche del lavoro di cura e consapevolezza delle necessarie competenze tecniche e relazionali.
cienza e, allo stesso tempo, di non allontanarsi dal proprio contesto sociale ed
affettivo.
La relazione che si instaura tra l’operatore e la persona anziana può risentire
di alcuni iniziali momenti di criticità e diffidenza, dovuti principalmente al fatto
che l’assistito può avere difficoltà ad accettare l’aiuto di persone esterne alla
famiglia.
Il contratto di lavoro
Come già detto, la figura dell’operatore familiare è in questi anni cresciuta in
maniera rilevante, sia nel dato numerico sia in riferimento alla sua importanza
all’interno del sistema del welfare locale.
Anni fa la mansione era svolta quasi esclusivamente da assistenti extra-comunitarie; oggi la situazione è mutata, infatti troviamo prevalentemente assistenti
familiari dei paesi comunitari e anche italiane.
Il contratto collettivo per i “lavoratori domestici” è il riferimento per il contratto
di lavoro delle assistenti familiari. Non esiste ovviamente una normativa distinta
per italiane o straniere, ma quest’ultime necessitano dei documenti di soggiorno. Il contratto di lavoro, in quanto tale, prevede diritti e doveri del lavoratore,
in riferimento a numerosi aspetti, quali: minimi retributivi, massimo di ore da
svolgere, ferie, malattie, fine del rapporto di lavoro.
Per avere maggiori e più dettagliate informazioni ci si può rivolgere alle organizzazioni sindacali, come CGIL, CISL, UIL. Indirizzi e numeri di telefono sono
elencati al capitolo “indirizzi e numeri utili”.
Mobilità dell’anziano
La persona anziana va sollecitata a “muoversi” il più possibile, incoraggiando le
attitudini individuali, spronandola ad occuparsi della propria persona e, se possibile, coinvolgerla nelle attività domestiche. È importante per chi vie con una
persona con capacità motorie ridotte, aiutarla a muoversi senza rischi, in modo
corretto ed evitando cattive abitudini.
Per prevenire le cadute è sempre importante seguire alcune indicazioni fondamentali:
- utilizzare calzature idonee, comode, con suole antiscivolo;
- rimuovere gli ostacoli dell’ambiente domestico ed evitare situazioni di pericolo
(pavimento bagnato o lucidato a cera, spigoli sporgenti, tappeti, scarsa illuminazione;
- evitare sedute troppo basse (compreso il water).
L’operatore deve stimolare l’anziano a modificare alcuni comportamenti che potrebbero essere pericolosi, ed esempio quando:
- cammina a testa bassa;
- trascina i piedi;
- si appoggia ovunque col pericolo di appoggiarsi a qualcosa di instabile;
- utilizza il bastone in modo sbagliato.
È estremamente importante controllare sempre le posizioni degli anziani quando
sono seduti o sdraiati al fine di evitare possibili inconvenienti fisici. A tal fine è
utile ricordare di:
- variare posizione almeno ogni 2 ore;
- evitare superfici di appoggio troppo rigide;
- evitare lenzuola troppo ruvide;
- evitare che si formino pieghe sulle lenzuola;
- evitare teli impermeabili (trattengono l’umidità favorendo la macerazione della
cute);
- se il soggetto è portatore di catetere, fare attenzione che lo stesso non rimanga
schiacciato sotto la persona. Nel letto è spesso indicata al presenza di sponde
o semisponde per evitare cadute accidentali ed anche perché sono utili all’anziano per girarsi da una parte all’altra del letto.
Nel salire e scendere le scale, possibilmente utilizzare sempre il corrimano. Durante la salita, stare dietro al soggetto; nella discesa, invece, porsi di fronte.
Quando vi è un problema più evidente ad una gamba, questa deve essere la
prima a scendere dal gradino; viceversa utilizzare l’arto più valido per salire.
Diritto alla formazione
È sempre più importante per gli operatori familiari, sia di nazionalità italiana che
straniera, acquisire competenze professionali per poter svolgere meglio il proprio lavoro. Lavorare bene vuol dire saper affrontare in maniera concreta i problemi che potrebbero verificarsi durante la permanenza degli operatori a casa
degli anziani assistiti.
È dunque fondamentale dedicare del tempo ad iniziative di formazione o aggiornamento, così da ampliare le proprie conoscenze di base e migliorare le
competenze professionali possedute.
Nel caso di assistenti familiari straniere, la prima necessità di formazione è spesso linguistica. La conoscenza della lingua italiana oltre ad essere un aiuto nella
vita di tutti i giorni è anche uno strumento di lavoro estremamente importante,
sia per le relazioni con l’assistito e i suoi familiari sia con gli altri operatori: esempio il medico di famiglia.
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La relazione con la persona anziana
L’assistenza alla persona anziana deve essere intesa, prima di tutto, come cura
e sostegno quotidiano, per mantenere l’anziano presso il proprio domicilio, consentendogli così di sopportare meglio la malattia o la eventuale non autosuffi-
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Come aiutare l’anziano a svestirsi
È sempre importante incoraggiare l’anziano a compiere queste operazioni il più
possibile autonomamente, anche se ciò dovesse richiedere molto tempo, rispettare i suoi tempi e le sue abitudini. Per rendere più facile queste operazioni,
soprattutto per anziani non completamente autosufficienti è opportuno utilizzare
capi di abbigliamento facili da indossare.
I servizi per le persone anziane
In ogni territorio in cui vive una persona anziana sono sempre presenti servizi o
strutture che possono essere di aiuto all’assistente familiare. È utile che l’operatore conosca questi servizi al fine di poterli utilizzare anche per migliorare la
propria attività professionale.
I Servizi Sanitari
Sono forniti dalla Zona Territoriale 5 e riguardano principalmente la salute delle
persone. I cittani stranieri e i loro familiari, in regola con i permessi di soggiorno,
hanno l’obbligo di iscriversi presentando una richiesta, alla Zona Territoriale 5.
Per maggiori informazioni rivolgersi all’Ufficio Relazioni con il Pubblico URP
Zona Territoriale 5 Jesi, via Gallodoro, 68 tel. 073153485.
Nella ZT5 di Jesi è attivo il servizio centro salute immigrati via Guerri, 9/11
tel. 0731534726. Le Zone Territoriali assicurano ai cittadini le prestazioni di tipo
sanitario e l’accesso ai servizi sanitari e sociali.
I Servizi Sociali
Assistente Sociale del Comune di residenza
L’Assistente sociale si trova presso il Comune e può fornire informazioni sui servizi socio-sanitari presenti sul terrirotio.Attraverso i servizi sociali del comune si
può accedere al Servizio Domiciliare.
Uffici di Promozione Sociale
Questi comuni fanno parte dell’Ambito Territoriale Sociale IX. tel 0731.538245
oppure 0731.0538424_Fax 0731.538393_www.comune.jesi.an.it/ambito9
20
Apiro: 0733.611131
Belvedere Ostrense: 0731.617003
Castelbellino: 0731.701311
Castelplanio: 0731.813401
Cingoli: 0733.602633
Cupramontana: 0731.786805
Filottrano: 071.72278246
Jesi: 0731.538226
Maiolati Spontini: 0731.70751
Mergo: 0731.814820
Monsano: 0731.61931
Montecarotto: 0731.89495
Monte Roberto: 0731.702694
Morro d’Alba: 0731.63013
Poggio San Marcello: 0731.813446
Poggio San Vicino: 0733.619109
Rosora: 0731.813963
San Marcello: 0731.267014
San Paolo di Jesi: 0731.779088
San Maria Nuova: 0731.249712
Staffolo: 0731.779483
Servizio di assistenza domiciliare (SAD)
Il servizio di assistenza domiciliare è un insieme di interventi a domicilio, rivolti a
persone, in particolare anziani, singole o famiglie che hanno bisogno di un aiuto, temporaneo o permanente, nel governo della propria casa, nella cura della
persona e nella vita di relazione. Il servizio è fornito da operatori specializzati
(Assistenti domiciliari) che si recano a domicilio per prestazioni di igiene personale, cura e gestione della persona anziana.
Centri Diurni per Anziani
Sono centri dove gli anziani possono passare la giornata insieme a operatori
professionali che organizzano attività ricreative e riabilitative. Per frequentare i
centri diurni si deve fare domanda presso l’assistente sociale del centro stesso
o presso l’assistente sociale del comune dove l’anziano vive.
Centri Sociali, Ricreativi e Culturali
Il centro sociale è un luogo aperto a tutti i cittadini adulti ed in particolare agli
anziani (senza alcun limite di età) dove le persone hanno la possibilità di incontrarsi. I Centri sociali sono gestiti da associazioni di volontariato spesso in
convenzione con il comune. I centri sociali svolgono molte attività ricreative e di
socializzazione, sono spazi per attività che hanno funzioni di aggregazione, di
divertimento e di stimolo culturale.
Servizi offerti da associazioni di volontariato come il trasporto di persone anche
non in grado di camminare, di compagnia, di disbrigo di piccole commissioni,
consegna a domicilio della spesa.
Il medico di Famiglia
Il medico di famiglia conosce in maniera approfondita lo stato di salute dell’anziano ed è uno dei punti di riferimento più importanti, soprattutto in situazioni
di malore improvviso o per tutte quelle necessità di carattere medico che l’assistente familiare spesso si trova a dover affrontare (terapie da somministrare,
dubbi o cambiamenti sullo stato di salute psicofisico dell’anziano).
Il medico di famiglia può essere contattato per telefono oppure andando presso
il suo ambulatorio. Se la persona di cui ci si prende cura è impossibilitata ad
andare presso l’ambulatorio, il medico di famiglia può recarsi al domicilio su
chiamata o per visite domiciliari programmate dallo stesso, per controllare lo
stato di salute e/o per la prescrizione di farmaci.
Il medico di famiglia è un sostegno importantissimo per l’operatore familiare
ogni qual volta ci siano problemi o dubbi sullo stato di salute dell’anziano assistito. È quindi a lui che bisogna rivolgersi per segnalare bisogni e necessità
di assistenza sanitaria specifica. Sarà poi il medico di famiglia, attraverso una
valutazione, che deciderà se richiedere l’attivazione di interventi specifici.
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Questa guida è stata presentata in occasione del Convegno ........
Professione Badante
immigrati e lavoro di cura
Ore 9.00 Saluto delle autorità
Renzo ZUCCARO - Sindaco di Monte Roberto
Marco AMAGLIANI - Assessore ai Servizi Sociali Regione Marche
Relazioni
Gilberto MONTEBELLI - Auser Marche
Vittorio LANNUTTI - Sociologo
Giovanni SANTARELLI - Dirigente area programmazione sociale
Regione Marche
Franco PESARESI - Coordinatore Ambito Territoriale XI
Coffe break
Interventi
Riccardo BORINI - Coordinatore Ambito Territoriale IX
Gabriella BECCACECI - Direttore Unità Cure Primarie ASUR-ZT 5
Raffaella ANGALONE - Ufficio immigrati CGIL Provinciale Ancona
Dibattito
Conclusioni
Bruna AGUZZI - Assessore ai Servizi Sociali Comune di Jesi
Ore 12.30 Termine lavori
Indirizzi e numeri utili
CGIL
Via Colocci, 18 - 60035 Jesi
Tel. 0731.22951
CISL
Via Gallodoro, 68 - 60035 Jesi
Tel. 0731.209404
UIL
P.zza Pellegrini, 8 - 60035 Jesi
Tel. 0731.56658
Numeri utili
Questura di Jesi
Via Montello, 3 - 60035 Jesi
Tel. 0731.21831
INPS – Istituto Nazionale Previdenza Sociale
Via Gallodoro, 70 - 60035 Jesi
Tel. 0731.236011
Numeri di emergenza
Emergenza Sanitaria: 118
Da chiamare nelle situazioni di grave difficoltà, per esempio: sospetta frattura, perdita di conoscenza, grave difficoltà respiratoria, dolore acuto ed insopportabile.
Alla chiamata è importante specificare:
- indirizzo (via, numero civico, comune);
- numero telefonico da cui si chiama;
- motivo della chiamata;
- condizioni della persona che ha bisogno di aiuto.
Vigili del Fuoco: 115
Da chiamare in caso di incendio e di impossibilità ad entrare al domicilio della
persona (ad esempio nel caso in cui si rimane inavvertitamente fuori dalla porta
di casa, senza poter reperire le chiavi in breve tempo).
Carabinieri: 112
29 novembre 2008
Sala convegni - Villa Salvati_Località Pianello - Monte Roberto
Polizia: 113
Da chiamare in caso di grave pericolo per la sicurezza personale propria e delle
persone assistite (ad esempio, presenza di ladri, comportamenti violenti).
Fin dal momento della nostra nascita
dipendiamo dalla cura e dalla bontà dei nostri genitori;
al termine della nostra vita,
quando siamo oppressi dalla malattia e dalla vecchiaia,
di nuovo dipendiamo dalla benevolenza altrui.
Dal momento che dall’inizio alla fine della nostra esistenza
siamo così dipendenti dagli altri,
com’è possibile che durante il suo corso
trascuriamo di essere buoni per loro?
Dalai Lama
IMMIGRATI: una risposta ai bisogni degli anziani
“sostegno alla popolazione anziana da parte degli immigrati nell’Ambito Territoriale IX”
Progetto realizzato da Auser Marche con il contributo della Regione Marche
ai sensi dell’articolo 12, comma 2, della Legge Regionale 9/2004 Direttiva 2007
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