Istituto Tecnico per Geometri “G.Genga”
Ambito Territoriale Sociale n.1
Piccolo manuale per genitori
ovvero: “Come sopravvivere
alle nottate dei nostri figli
grazie agli SMS (e non solo)”
Testo: Roberto Drago
Illustrazioni: Matteo Signorelli
PRESENTAZIONE
Una piccola alleanza educativa: è quello che vorremo costruire insieme a voi genitori
all’inizio del percorso scolastico dei vostri figli nel nostro Istituto. Fra scuola e famiglia è
facile diventare avversari scaricandosi reciprocamente le colpe, soprattutto laddove
emerge la difficoltà del compito educativo in un’età così delicata come quella dei
quattordicenni/quindicenni. In una società così stressante nei tempi del quotidiano (lavoro ,
casa, problemi…) come mondo adulto abbiamo la tentazione della delega e della fuga.
Noi, invece, vi proponiamo di lavorare insieme: come scuola, impegnati per sviluppare la
coscienza critica dei vostri figli, come famiglia, per tenerli un po’ al guinzaglio finchè
questa coscienza critica non entra in funzione.
Deriva da questa proposta l’idea di un piccolo manuale per la sopravvivenza notturna, un
piccolo simpatico strumento per appassionarsi all’avventura dell’essere genitore anche se
questo diventa difficile e poco gratificante: esserci comunque, per tenere accesa la luce di
casa e per abituare i vostri figli a non vivere la notte come zona franca in cui l’adulto è
assente.
L’autore del “manuale”, Roberto Drago, è un genitore lui stesso che per tanti anni ha
vissuto nel campo del recupero dalla tossicodipendenza e che collabora ormai stabilmente
con il nostro Istituto per percorsi di riflessione con gli studenti sull’alcol e le sostanze
stupefacenti. Con umorismo e grande capacità di autocritica, intesse la propria esperienza
con la vita notturna della figlia e qua e là infila alcune dritte per comprendere il mondo
giovanile e riflettere sui propri comportamenti come adulti. E’intenzione di questo Istituto
organizzare un incontro dal vivo con l’autore del manuale per uno scambio diretto sulle
problematiche giovanili in relazione all’alcol e alle sostanze e anche per ringraziarlo
pubblicamente del prezioso contributo che fornisce ai genitori per comprenderle. Nel
frattempo buona lettura!
Infine un ringraziamento del tutto particolare a Matteo Signorelli, un nostro alunno di
quinta classe, che con la sua grande capacità grafica ha arricchito l’opuscolo con tocchi di
artista che allietano la lettura.
Docente Referente
Prof.ssa Bezziccheri Ilaria
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
Il Dirigente Scolastico
Prof. Gianfranco Mariani
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PREMESSA
“A che ora torni stasera?” (in realtà sarebbe “stanotte” ma difficilmente un genitore accetta
di pronunciare questo termine)
“Non lo so, prima ci vediamo, poi decidiamo… ti farò sapere!”
La maggior parte dei colloqui prima dell’uscita serale (notturna) di un/a figlio/a con un
genitore si fonda su due obiettivi contrapposti: da una parte il figlio/a che cerca di non
determinare assolutamente l’ora di ritorno (“hai visto l’altra sera che non facevamo niente
sono tornato/a prima di mezzanotte”), dall’altra il genitore che vuole concordare un’ora
prestabilita possibilmente più vicina all’ora di Cenerentola che a quella dell’alba.
Succede che un genitore rinunci al proprio obiettivo e conviva con l’aumento della propria
gastrite o insonnia oppure decida di non cedere dalla propria linea Maginot a costo di
incredibili sclerate da parte del proprio figlio/a (“Tu non hai fiducia in me” quando vogliono
farci sentire in colpa o “Tanto le stupidaggini le posso fare a tutte le ore” quando vogliono
aumentare la nostra soglia di preoccupazione)
Succede, purtroppo, che un genitore da ormai tanto tempo abbia smesso di chiedere ai
propri figli cosa fanno, dove e con chi vanno e se ritornano a che ora lo faranno.
Questo piccolo manuale di sopravvivenza del rapporto genitori/figli, intorno al mondo
notturno, per loro è certamente antiquato ma forse non privo di significato.
In un contesto sociale incredibilmente mutato, accettare di continuare ad essere in
relazione col proprio figlio/a implica almeno due piccoli presupposti:
1. esserci, cioè non abbandonare il ruolo perché troppo conflittuale, perché non ci si
capisce, perché è complicato, perché già oberati da 1000 problemi quotidiani ….
2. trovare nuove forme di comunicazione che sappiano da una parte valorizzare
l’autonomia di un figlio/a che cresce, dall’altra aiutarci a rimanere dentro senza mai
rinunciare a indicare un limite, una regola, un principio di reciprocità.
Nasce così, dalla pratica di ogni giorno (notte!) l’idea di questo manuale che seguendo le
vicende delle contrattazioni sindacali (concertazione, consultazione …) ha elaborato un
percorso fondato sul tavolo congiunto dei messaggi telefonici.
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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CONOSCIAMOCI: CHI SIAMO
Penso che ci sia una mistura di incredibile pericolosità per i propri figli nella nostra coppia:
la mamma professoressa (o prof come comunemente la sento salutare per strada dai suoi
studenti) e il papà (cioè io) operatore sociale nel campo delle tossicodipendenze. Due
educatori professionisti, due che sui figli sanno tutto e in modo particolare su quell’età
piena di brufoli che è l’adolescenza. Due genitori che quando si sono trovati coinvolti nella
relazione paterna e materna di una figlia che (purtroppo!?) cresceva, hanno forse fatto più
fatica di altri non sapendo bene dove fossero andati a finire i tanti consigli dati, tante
nozioni studiate, tante strategie attuate per i figli degli altri.
Maledetto coinvolgimento affettivo…
Mia figlia ha già compiuto 19 anni.
Questo manuale nasce dal ricordo in modo particolare degli ultimi 4 – 5 anni … quando le
sue pretese di “libertà” si sono moltiplicate in percentuale astronomica.
Qualcuno (forse non pochi genitori) dirà: “Cosa? Discute, ancora oggi, con una figlia di 19
anni sulle uscite? Noi con la nostra di 14 ci abbiamo già rinunciato!”
Ecco vorrei parlare proprio a tutti coloro che hanno rinunciato, a quei genitori finti tranquilli
che non osano più concedere un limite ai propri figli.
Il manuale può essere per loro incomprensibile (“… ma in che mondo vive questo?!”), ma
con un po’ di pazienza forse riusciranno a decifrarlo.
Può essere invece un’iniezione di fiducia per tutti quei genitori ancora in trincea, sulla linea
di “combattimento” con i propri figli. 1
Giusto per non sentirsi gli unici e quindi maledettamente soli.
Ma anche per non sentirci terribilmente ridicoli e per dirla alla Ligabue: “L’amore conta …
conosci un altro modo per fregare la morte? …”.
Il tutto si svolge a Pesaro, città di provincia … a pochi chilometri dalle sirene notturne della
costa romagnola.
Visto che una protagonista del manuale è mia figlia, dal prossimo capitolo parlerò sempre
al femminile (figlia e qualche volta figlio in maniera neutrale).. vedete voi genitori di
maschietti se qualche cosa vi può riguardare .. per conto mio sto iniziando a verificarlo
(dimenticavo il quarto componente della famiglia è nostro figlio, un maschio in piena
adolescenza).
P.S.
Il nucleo familiare si chiude con un’altra femmina, una vecchia e saggia gatta che, avendo
visto i figli crescere, vede bene di nascondersi nei posti più remoti della casa quando
sente odore di accese e turbolenti discussioni familiari.
1
Il termine bellico è orribile ma diventa significativo se inserito in un contesto di lotta per un’autonomia. Torna alla
memoria il combattimento notturno tra l’angelo e Giacobbe nel libro della Genesi: l’amore è anche conflitto per potersi
guardare negli occhi e chiamarsi per nome.
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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IL CELLULARE: IMPARIAMO L’ARTE DEL MESSAGGIO
Il cellulare è certamente lo strumento più usato e quindi conosciuto dai nostri figli.
Resto sempre colpito quando il cellulare di mia figlia squilla e lei non risponde; al mio
sguardo interrogativo sul perché, mi spiega che è solamente uno squillo. È il loro modo di
comunicare che esistono, che ci sono: uno squillo sapendo che per qualche secondo il
proprio nome comparirà sul display di un tuo amico/a.
Devo ringraziare mia figlia che nelle comunicazioni con me usa con parsimonia il loro
linguaggio sms fatto di x di k di abbreviazioni, sigle … ne avete mai letto qualcuno?
“… sn kiusa a casa nn vedo l’ora di uscir cn lui, ke è xfetto e belliximo …”
Lei sa bene come per noi adulti, la parola sia ancora significativa.
Lei usa anche gli MMS, cosa che io quasi ignoro: ne ho ricevuto uno solo, da lei tanto per
cambiare, con la foto della nostra gatta.
Purtroppo gran parte del tempo i nostri
figli lo passano a “tastare” nel proprio
cellulare in ogni ora del giorno e della
notte. Vi è capitato mai di vedere vostro
figlio/a mentre mangia a tavola, cercando
di non farsi accorgere che sotto la
tovaglia sta maneggiando con il
cellulare?
Si sta parlando di una vera e propria
nuova forma di dipendenza.
Anch’io nel mio piccolo sto, purtroppo,
contribuendo a sviluppare questa nuova
tendenza.
Piccolo dizionario:
SMS o Short Message System sono brevi messaggi, della lunghezza massima di 160 caratteri,
che si possono inviare e ricevere tramite il proprio cellulare (e non solo).
MMS o Multimedia Messaging Service è un sistema di comunicazione molto simile agli SMS.
Tramite la tecnologia MMS potrete inviare messaggi multimediali da cellulare a cellulare o da
cellulare a e-mail (immagini, grafici, suoni, clip audio e anche Video Clip, anche tutte insieme).
Modalità d’uso: per inviare un SMS prendete il vostro cellulare (che sia acceso) cliccate menù,
cliccate adesso sull’icona messaggi testo e quindi sulla scritta “scrivi nuovo messaggio” a questo
punto se avete il modello di scrittura “T9” impiegherete pochi minuti se invece avete il metodo
manuale … lasciate perdere! Quando avrete finito di scrivere il messaggio vostro figlio sarà tornato
a casa da un bel pezzo.
Invidia: per il tempo che impiega vostro figlio a scrivere un sms … nemmeno Ben Johnson,
quando ha vinto, dopato, i 100 metri alle Olimpiadi, andava così veloce.
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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PREPARARE L’USCITA:
UNA COMMEDIA CHE PARTE DA LONTANO
Capita delle sere che vostra figlia interrompa improvvisamente(?) la cena per correre in
camera sua per prepararsi per uscire. Evitate subito quel ghigno soddisfatto seguito dal
pensiero: “Beh! Almeno questa sera esce presto così non farà certamente tardi!”. Non è
affatto vero. Le grandi manovre ovvero “operazione preparazione uscita” durano quasi
sempre diverse ore.
Vedrete vostra figlia cambiarsi almeno 10 volte e ogni volta imprecare su qualcosa che
non va; vedrete capi di vestiario che vi faranno sbalordire: “Cosa? La mia piccolina non
può andare in giro conciata così!”; vedrete o meglio sentirete vostra moglie, nonché
mamma del soggetto in questione, urlare: “Ma come hai ridotto camera tua?”, e
ascolterete l’ennesima risposta, o meglio bugia: “Dai ma’, ho fretta, quando torno rimetto
tutto a posto!!??”; vedrete o meglio tenderete l’orecchio verso il telefono di casa o a scelta
il cellulare, che squilla centinaia di volte e vi domanderete, non più stupiti, perché vogliono
sempre lei. Saranno due ore terribili: non vi renderete nemmeno conto del programma tv
che stavate guardando e il “ciclone” terminerà dopo i rituali lunghi minuti davanti allo
specchio vicino alla porta di casa, con tre possibili situazioni:
1. partenza dialogata: “Ciao papi, allora appena decidiamo ti faccio sapere!”.
Difficilmente il vostro tentativo di indagare maggiormente andrà a buon fine in
quanto la ragazza è già in strada …
2. partenza tuonante: vi renderete conto che il trambusto è finito nello stesso modo in
cui ci si accorge che terminano i fuochi d’artificio, con il botto finale: l’ultimo grande
botto che decreta la fine dello spettacolo … ovvero vi rimbomberà la testa per la
forza disumana con cui sbatterà la porta blindata di casa … e mentre provate a
pensare di urlarle qualcosa il rimbombo ha lasciato il posto a rumori di passi
velocissimi per le scale che si interrompono con il secondo e ultimo rimbombo: il
portone esterno …
3. partenza silente: vostra figlia sarà attentissima a partire senza lasciare tracce,
rumori, sospetti; in genere ce ne rendiamo conto molti minuti dopo quando
chiediamo “ma stasera non è uscita?”. Se siete dei bravi investigatori ve ne potrete
accorgere dal gatto (logicamente se lo avete) che improvvisamente fa capolino
vicino a voi e vi chiederà da mangiare: lui aspetta sempre che le acque si calmino!
4. partenza intelligente: ovvero uscire informati … vostra figlia aspetterà l’inizio della
partita di calcio della vostra squadra del cuore per allontanarsi senza nessuna
pressione.
In genere esiste anche un’altra possibile soluzione di uscita che potremmo chiamare:
5. partenza con tutor di sostegno: un consiglio evitatela, tanto il vostro stato psicofisico vi impedisce di poterla attuare più di una volta la settimana. Si tratta di seguire
passo passo, tutte le procedure di preparazione con conseguenti domande sul cosa
farà, dove andrà, a che ora tornerà. Niente da fare i ritmi vorticosi della
preparazione vi metteranno in seria difficoltà, tanto più se avete delle scale nel
vostro appartamento. Correrle dietro, cercare risposte impossibili, attendere 10
volte dietro la porta della sua camera, mentre si cambia … oltre a stancarvi vi
faranno sentire ridicoli e in più perderete quel bellissimo programma Tv tutto quiz e
premi … ma a pensarci bene questo è l’unico aspetto positivo della questione.
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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In mezzo a tutto questo scompiglio ci
sarà però un momento eccezionale,
un’oasi dei sentimenti, in cui vostra
figlia si fermerà un attimo e vi
chiamerà nuovamente, come solo lei
sa fare: “Papi …” e quindi con lo
stesso tono di voce, che solo a
pensare se lo usasse anche fuori …,
“mi dai dei soldi!”. Su questo
purtroppo non posso aiutarvi molto,
mia figlia me ne chiede veramente
pochi, dai 5 ai 10 euro ad uscita.
Anche perché ho la fortuna (non so
se il termine sia veramente corretto
in quanto io e mia moglie ce lo siamo
guadagnato con ore e ore in trincea
sulle richieste intorno ai15 ai 16 anni
di nostra figlia), dicevo ho la fortuna
che mia figlia non sia mai andata in discoteca e ormai, da tempo, abbia smesso di
chiederlo.
Quindi sui soldi regolatevi voi, con un’unica raccomandazione, provate a vedere se la
capacità di divertirsi di vostra figlia è libera dal quattrino che possiede o se è invece
proporzionale ai soldi in tasca: in questo caso incominciate a preoccuparvi un pochino.
Mia figlia esce in genere in auto (una Panda e non vetture turbo diesel, o fuoristrada, o di
grande cilindrata … come ormai è d’obbligo per la maggior parte dei giovani) e qualche
volta ancora in motorino.
Anche sul mezzo di trasporto una piccola riflessione.
Da diversi anni, giustamente, molti genitori, soprattutto dei paesi vicino a Pesaro, si sono
organizzati, in accordo con le discoteche della riviera, con apposito pullman-navetta per
evitare di muoversi con un proprio mezzo e quindi risolvere il problema degli incidenti
stradali: partenza alle ore 22-23 circa e ritorno in mattinata.
Mi è sembrata un’ottima idea. Ho incominciato a ricredermi quando gli stessi genitori, dopo
qualche anno di questa esperienza, mi hanno contattato perché avevano sì risolto un
problema (gli incidenti) ma ora dovevano fare i conti con un figlio che torna tutte le volte a
casa all’alba, quasi incosciente, sbronzo duro ecc. ecc., e va poi in letargo per una
giornata intera. Visto che non c’era più il problema di guidare un’auto, non avevano più
alcun confine di riferimento: l’unico limite posto era portare a casa la propria vita e non
interrogarsi in quale tipo di condizione. Anzi l’unico messaggio avuto dai genitori era “Vi
mettiamo nella condizione di bere quanto volete … senza correre rischi”.
Giusto per dirvi come sia complicato cercare soluzioni ideali in queste circostanze …
soprattutto al di fuori di una relazione fatta di impegni e di limiti da rispettare.
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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I TRANELLI: FACCIAMOCI FURBI
Ne esistono di mille tipi, in mille situazioni e difficilmente esistono risposte prefabbricate.
Ma dove sta scritto che solo i figli siano scaltri?
Il conto matematico: ovvero quando una figlia cerca di applicare le proprie conoscenze
aritmetiche a proprio vantaggio. Il “pargolo” cerca di abbindolare l’ignaro genitore sul tema
dei diritti umani: “Siccome questa settimana invece dell’una sono tornata due volte a
mezzanotte ho diritto ad un bonus di due ore da aggiungere all’una di questa notte e così
posso tornare alle tre”. Dopo aver provato tanta ammirazione per un futuro da politico per
vostro figlio, bisogna prontamente riprendersi e ribaltare il ragionamento. Un piccolo aiuto
può venire dal tema alcol, tanto caro ai nostri giovani. Siccome l’Organizzazione Mondiale
della Sanità stabilisce il bere moderato in un bicchiere di vino a pasto al giorno, molti
ragazzi quando non bevono durante la settimana pensano di poter sommare il conto dei
bicchieri giornalieri in un’unica nottata: riflettiamo su cosa succeda ad un ragazzo che
adotti questo sistema in piena razionalità matematica!!!
Andare bene a scuola: un tempo questo era un bel segnale di benessere dei nostri figli.
Oggi la situazione è un po’ più complessa, pericolosissimo il caso di un bel voto come
contropartita per superare limiti e regole già concordate. Capita sempre più spesso che di
fronte ad una buona prestazione scolastica, il genitore si senta in dovere di cedere alle
richieste che un figlio sente di poter aumentare come proprio irrinunciabile diritto… Siamo
ancora nella fase “tossica” di chi, siccome fa il bravo, ha la possibilità di eccedere un po’ di
più rispetto a chi si è impegnato di meno. Riusciamo come genitori a capovolgere questa
mentalità e a dare ai nostri figli gli strumenti critici per mostrarne tutta la comicità e la
gravità della richiesta?
“Sono l’unica a tornare a casa così presto”: in genere vostra figlia vi elencherà una
serie di nomi di amici e amiche (di cui voi conoscete bene i propri genitori) che tornano alle
ore più impensate, mentre lei è costretta a lasciare la compagnia sfiorando il ridicolo. A
parte che le scelte concordate in famiglia sono proprie e non nascono da consuetudini di
altre esperienze familiari, occorre però tenere conto anche del contesto amicale del
proprio figlio. Di certo questa situazione vi farà sentire in colpa, ma saprete reagire se
comunicando con i genitori dei ragazzi citati vi accorgerete che lo stesso giochetto viene
praticato quasi da ognuno di loro. Si tratta di una nuova catena di S.Antonio: nessuno sa
mai da che parte sia iniziata ma di cui è facile capire a chi conviene.
L’amica triste: l’amica del cuore sta attraversando un momento durissimo, il ragazzo l’ha
appena mollata e tua figlia, solidale, ogni sera si immola per portarla fuori e farle pesare
un po’ di meno la situazione… quando voi incontrerete l’amica di vostra figlia e alla vostra
domanda “Come va?” lei risponderà “Bene, domani vado in vacanza con il mio ragazzo”,
cosa penserete? Questa mattina si sono rimessi insieme oppure che filona di figlia ho
cresciuto?
L’estate: si tratta più che di un tranello di una vera e propria iattura! Tutte le vostre armi
difensive sono prive di efficacia (“Devi alzarti presto … domani hai il compito …”), il
famoso sabato sera (notte) è diventato di 7 giorni, fuori la vita (?), soprattutto in una città di
mare, inizia a mezzanotte. Noi, ormai persone di una certa età, che amiamo il caldo estivo,
rimpiangiamo improvvisamente l’umida e fredda nebbia novembrina.
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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LA MESSAGGISTICA: NUOVI MODI PER COMUNICARE
Devo essere sincero cancello subito i messaggi che mi arrivano … quindi devo lavorare di
memoria e non è cosa semplice, in quanto ad ogni uscita corrispondono dai tre ai cinque
messaggi a testa.
Io tra l’altro ne tengo uno in memoria pronto ad ogni situazione:
“Quando torni?”
Comunicazione senza problemi
“Papi stasera torno presto xke non sappiamo cosa fare”
In genere non richiede risposta, solamente un piccolo sospiro di sollievo da parte di chi lo
riceve.
Comunicazione estenuanti
In genere riguarda situazioni di indecisione del gruppo di vostra figlia, cosa che accade
assai spesso.
“Papi ancora non abbiamo deciso cosa fare: ti faccio sapere appena so qualcosa”
“Sono già le 23,30 come è possibile non aver deciso”
“Non posso mica decidere io x tutti gli altri” (notate come sia scomparsa l’affettuosa
denominazione Papi)
“Comunque non fare tardi” (mentre si scrive questo messaggio ci si sente già
pateticamente imbecilli visto che sono le 24 passate da un bel pezzo)
“Papi, andiamo al pub, torno presto” (avete notato che è ricomparso il Papi? Ma come fa a
tornare presto se sono ormai l’una di notte?)
“Papi abbiamo cambiato idea andiamo a casa di Francesca a vedere un film”
“Un film? Ma finisce troppo tardi, non è il caso”
“Ecco una volta che ci organizziamo tu non vuoi. Cosa c’è di male a vedere un film?”
A questo punto come genitori ci rimangono 3 strade:
1. L’inflessibilità: “Non mi interessa per quest’ora devi tornare”
2. Accettare la proposta: “OK, appena finito torni a casa”
3. La posizione patetica: “OK, ma guarda solo il primo tempo” (che poi in una video
cassetta non esiste, tanto che il figlio se lo guarda tutto con in tasca la
giustificazione pronta)
Riguardo a vostri dubbi sul fatto che sia andata veramente a casa di un’amica a vedere un
film, lasciate perdere indagini da novelli Maigret. I nostri figli si leggono tranquillamente
centinaia di recensioni, si guardano DVD durante il pomeriggio o se lo fanno raccontare da
qualche amico. Tempo perso…
Comunicazioni concertate
Sono certamente le più difficili. Se avete vissuto gli autunni caldi degli anni ‘70 potete forse
intuire di cosa stiamo parlando. Viene messa in gioco tutta la nostra arte di mettere
insieme fermezza, affetto, ascolto dei bisogni, paure e timori ecc. ecc.
“Papi stasera non puoi dirmi di no, sono stata a casa tutta la settimana, quindi penso che
anche x te possa andare bene che torni per le quattro. Anche Silvia, che ha un anno meno
di me, può tornare a quell’ora, se vuoi telefona ai suoi genitori”
Come vedete il 1° messaggio concertato è sempre mol to lungo, in genere per due motivi:
non evidenziare troppo l’ora del rientro e portare esempi a proprio favore (“Ma chi diavolo
è Silvia?”).
La risposta è sempre di tipo reattivo:
“Ecco vedi, non riesci a darti dei limiti ti aspetto per l’una”.
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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Quando già spingi il tasto “invia” senti nelle ossa un brivido per la reazione sproporzionata
di tua figlia.
“A parte che mancano 40 minuti all’una, non capisco perché x una volta non possa stare
fuori un po’ di più. Se mi annoio torno anche per le tre”
Siccome il messaggio ha mandato un segnale di contrattazione, la risposta diventa meno
reattiva ed inizia la concertazione (a volte molto lunga, soprattutto quando ognuna delle
parti cede 5 minuti al massimo alla volta)
“OK, facciamo che per le 2 e 30 ritorni, ma se ti annoi ritorna prima” (Qui si nota tutta
la classe del genitore, da una parte si cerca di far credere di aver accontentato il figlio con
l’OK iniziale e accogliendo il tema dell’annoiarsi, dall’altra si è contenti di aver recuperato
un’ora e mezza dalla richiesta iniziale)
Se la figlia ha fatto lo stesso gioco (“Sparo grosso - le 4 - per ottenere un po’ più del
solito”) la concertazione finirà presto e bene.
Spesso le trattative si complicano e i tavoli di concertazione saltano e in genere si hanno
due tipi di situazioni:
1. il ritorno immediato della figlia a casa, inc….. nera, che senza salutarvi se ne andrà
subito in camera e difficilmente vi parlerà per qualche giorno
2. il blocco delle comunicazioni: improvvisamente il cellulare di vostra figlia non
risponde più ai messaggi e al vostro tentativo di chiamata quella maledetta
segreteria telefonica vi dirà che è momentaneamente ….Allora voi inc…. neri
(perché sapete che è un trucco vecchio come babbo natale quello del cellulare che
non ha campo) vi metterete i primi vestiti che trovate, sopra il pigiama che
indossate, per uscire e andare a riprendere il vostro “pargolo”. Per fortuna il vostro
coniuge (svegliato dal casino che fate per vestirvi) vi blocca con la semplice frase
“Ma se non sai nemmeno dove sia”. In genere dopo massimo 30 minuti, come a
Cape Canaveral, le comunicazioni riprendono … ma ormai la serata (nottata) è
rovinata.
Comunicazioni migratorie
“Papi, abbiamo deciso, andiamo a Gradara, stiamo 2 orette e poi torniamo”
La comunicazione di uno spostamento fuori città va a colpire direttamente il nucleo
ansiogeno del genitore: in pochi secondi immagini catastrofiche di incidenti stradali
vengono alla mente.
“Sarebbe meglio di no” è la prima logica risposta.
“Allora io rimango da sola xchè gli altri vanno tutti là”
Inizia allora una serie di domande che rasentano i vecchi interrogatori della Gestapo
“Chi guida?, Quanti anni ha? Quanti punti nella patente gli sono rimasti? È astemio?
Che macchina ha? …” fino a raggiungere toni assurdi del tipo “quanto ha dormito l’ultima
notte? Ti sembra abbastanza sveglio? Prova a vedere se si ferma agli stop…”
Passato questo periodo irrazionale, in genere si placa l’ansia con una raccomandazione:
“Mandami un messaggio quando arrivi, uno quando riparti e (questo facoltativo per i più
ansiosi) uno quando arrivi al cartello di Pesaro” (in genere i tempi per trovare un
posteggio nel centro storico, dove noi abitiamo, sono lunghissimi).
Comunicazioni confuse
Vi è capitato mai di ascoltare la radio in auto con delle interferenze? Di solito, tra una
galleria e l’altra, si percepisce qualcosa che rimane però molto confusa e tale confusione
aumenta con il passare dei minuti e delle gallerie. Si tratta dell’esperienza delle
comunicazioni confuse del tipo:
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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“Papi siccome Lucia aspetta una cugina da Roma, amica di Raffaella che esce con il
gruppo di Paolo che ultimamente frequenta il centro yoga, siccome il lunedì il locale YY è
chiuso, se degli amici di Giuliana, quella che veniva alle elementari con me, dice che non
c’è troppa confusione, noi potremo cercare di organizzarci per ….”
E’ assolutamente inutile andare avanti e cercare di capirci qualcosa: vi sta tirando una
“sola”? È la scrittura del cellulare che è impazzita? Siete voi ormai al primo stadio di
sonno? … c’è un’unica soluzione: aprite la rubrica, digitate il nome di vostra figlia e alla
sua risposta ribadite pure: “Che c… stai dicendo?”
Comunicazioni dialoganti
Sono certamente le più gratificanti. Siccome anche per vostra figlia il comunicare diventa
significativo ecco che, sempre più spesso, arrivano lunghi messaggi, che raccontano in
diretta un episodio avvenuto, una persona incontrata, una notizia ricevuta … Quasi
sempre il genitore ha un comportamento ambiguo: da una parte risponde dialogando alla
comunicazione ricevuta con propri commenti, emozioni o ulteriori domande; dall’altra
conclude il messaggio con il fatidico “mi raccomando torna presto!”.
Complicata la questione quando al genitore giunge la notizia: “Papi mi sto annoiando da
morire”. Non si è finito di leggere che già è quasi pronta la risposta: “Allora torna a casa”.
Occorre invece fermare questo primo impulso e ascoltare la richiesta di aiuto e provare a
rispondere con qualche consiglio, incoraggiamento, battuta … a questo punto va bene
anche raccomandare il ritorno a casa se proprio la situazione non cambiasse.
Comunicazioni fuori mano
È una delle situazioni più frustranti per un genitore. La figlia è rimasta a casa e voi siete
tranquilli(?) con il vostro coniuge in ferie. La comunicazione avviene normalmente fino al
fatidico ultimo sms: “Papi, sono a casa, vado a dormire, buonanotte!”. Finalmente si tira un
sospiro di sollievo quando, quasi nello stesso momento, incomincia ad agire il tarlo del
dubbio: “Sarà veramente tornata … avrà portato qualcuno a casa? …” Il tarlo aumenta
proporzionalmente rispetto a quello che ognuno di noi ha combinato da giovane. In genere
si telefona al fisso di casa e spesso dopo il 5° sq uillo parte la segreteria telefonica. “Caro
starà già dormendo!” Ma tutti e due sapete bene che non è così, vi ha comunicato il rientro
appena 2 minuti prima. Che fare? Si telefona subito al cellulare spesso staccato o se
acceso … si arriva alla guerra dei mondi (Ci sono genitori che ripartono in seduta stante
dal luogo di vacanza per ritornare nel luogo del delitto).
Conviene a volte provare a reprimere i dubbi, telefonare la mattina a casa se è tutto a
posto e lavorare, al ritorno, sul fratellino più piccolo, per farvi rivelare tutte le malefatte e
provare a vedere se la fiducia riposta sia andata a buon fine. La tecnica del fratellino è
infallibile (prova un gusto inumano a “sgamare” la sorella) ma crolla di scientificità quando
anche lui incomincia ad essere ricattabile dalla più grande. Comunque è già un buon
motivo per non fermarsi ad un figlio solo.
Comunicazioni seduttive
“Caro papi, domani pomeriggio usciamo insieme a far spesa? …”
Di solito la comunicazione seduttiva figlia – padre, non conosce vaccini immunitari. Il papà
crolla immediatamente e la figlia nel proseguo degli sms notturni inizia una serie di
richieste a cui difficilmente si riuscirà mettere freno (“Anche se torno più tardi spero di
trovarti ancora sveglio, ho tanta voglia di parlarti”). Questo tipo di comunicazione può
essere tranquillamente inserita anche nel capitolo “Tranelli”.
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Comunicazioni a freddura:
Si tratta della capacità di un genitore di sdrammatizzare o stigmatizzare una situazione
con una battuta, cosa che a voi vi fa crepare dal ridere ma che lascia indifferente, o peggio
incavolare, vostra figlia.
“Papi ho fame, cosa ne pensi se vado alla sagra del pollo ripieno”
“Allora ti aspetto a casa, tua madre è un artista del pollo ripieno”
“Papi posso rubare mezz’ora all’ora di rientro”
“Sei per caso diventata juventina?”
“Papi posso uscire con Marco e Franco”
“Marco e Franco? Ormai sono passati di moda … oggi c’è l’Euro: NO”
Comunicazioni catastrofiche (1):
Tipica comunicazione di tipo difensivo, sullo stile del “catenaccio calcistico” applicato
alcuni anni fa dalle squadre italiane per poi colpire in contropiede.
- Affettivo catastrofico: “Non fare tardi la mamma è stanchissima … non darle anche
questa preoccupazione”
- Pil catastrofico: “Torna presto, non è il caso di consumare e spendere, la crescita
economica è in stallo e ci aspetta una finanziaria lacrime e sangue”
- Islam catastrofico: “Abbandona subito il pub e torna a casa, Al Qaeda ha
minacciato attentati in tutti i locali filo americani”
- Meteo catastrofico: “Torna subito, fuori inizia a tuonare … in Valtellina è straripato
l’Adda e a Venezia c’è l’acqua alta …”
Comunicazioni catastrofiche (2):
“Pan per focaccia” recitava un famoso proverbio, ed ecco che la stessa tattica può essere
usata dalla propria figlia, attenta a non provocare panico ma giustificazioni del ritardo.
- Pit stop catastrofico: “Arriverò più tardi, sto cambiando la gomma bucata … ho finito
la benzina … non si accende più il motore di avviamento …”
- Assurdo catastrofico: “Arriverò più tardi, la porta elettronica del pub si è bloccata, è
da più di mezz’ora che sto aspettando di uscire”
- Studio catastrofico: “Papi sono
da Alessia, ci siamo ricordati
che
domani
interroga
in
chimica, studieremo fino a
tardi”
- Meteo catastrofico (in risposta
alla nostra): “è meglio che non
mi muova, fuori è un diluvio
universale, aspetto che passi”.
E voi guardando dalla finestra
le due gocce che stanno
scendendo e che faticano a
bagnare l’asfalto della strada, vi
mordete di rabbia le mani per il
vostro
precedente
meteo
catastrofico.
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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GENITORI E MASOCHISMO: COME FARSI DEL MALE DA SOLI
Capita molto spesso che venga a galla lo spirito auto punitivo di un genitore. Nascono così
situazione al limite del masochismo che possiamo così catalogare.
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Genitore da trasferta: quando vostra figlia deve recarsi fuori città e non ci sono
mezzi pubblici e non vi fidate di nessun pilota al mondo (soprattutto se è giovane) e
ancora lei non ha la patente o ce l’ha da poco … ecco che il genitore da trasferta si
sacrifica al dovere. Accompagna alle 21 la figlia (spesso si aggregano anche delle
amiche) alle 22,30 è di nuovo a casa (in genere il tragitto non supera i 30 Km) ma
alle 24 è di nuovo alla guida per essere sicuro all’una di essere nel luogo
dell’appuntamento. Si arriva già con parecchi minuti di anticipo e ne passano
altrettanti per il normale ritardo di vostra figlia e delle amiche a proposito delle quali
diventa traumatico il riaccompagno a casa: ognuna abita nella parte opposta di
Pesaro. Verso le tre siete a casa e pensate che tra poche ore sarete in macchina
per una trasferta di
lavoro.
Genitori nomadi: questo
genere di masochismo
(in
coppia)
avviene
quando, anche per una
propria tranquillità, si
offre la propria casa per
una serata (pizza, film,
musica …) organizzata
da vostra figlia. Sapete
benissimo che prima
dell’una
non
potete
tornare
e
i
vostri
programmi
di
una
cenetta insieme in un
ristorantino sulla collina sono ridicoli: massimo alle 21 avete già terminato di
mangiare e poi? Ci sono in genere due percorsi: 1) il cinema alle 22,30 per vedere
un film che non vi interessa … ma almeno dormite un po’ 2) andate a trovare dei
vostri cari amici: imbarazzante quando verso le 23,30 vi fanno capire che il mattino
seguente si devono svegliare presto proprio mentre voi gli proponete un’altra
interminabile partita a burraco. In genere i genitori nomadi terminano le ultime due
ore nel posteggio sotto casa ad ascoltare l’autoradio, disturbati dalle urla e dalla
musica che esce dalla finestra del vostro appartamento.
Genitore tourist operator: si tratta di un genitore iperattivo e informatissimo che
organizza, sempre per propria tranquillità, le uscite della propria figlia. Telefona ai
cinema, controlla tutti gli eventi su internet, contatta gruppi (soprattutto parrocchiali).
In genere l’impegno di questo tipo di genitore non è mai apprezzato dalla propria
figlia e quando il proprio partner gli chiederà di organizzare un fine settimana per
loro, si difenderà dicendo che non saprebbe da che parte iniziare.
Genitore aggiustatore: a differenza delle altre categorie non prende mai
l’iniziativa, ma a un certo punto si sente in dovere di risolvere una situazione di
stallo di vostra figlia. Caso classico: il concerto di quel cantante che vostra figlia
aspetta con ansia da mesi e che tra pochi giorni si esibirà a Bologna. Non trova
nessun amico disponibile. Ecco che il genitore si offre, ignaro (??) di ciò che sta per
accadergli. A) Partenza la mattina presto, alle ore 9,00 in fila per arrivare nel luogo
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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del concerto B) posteggio in una piana immensa e già ci si chiede, angosciati, se
sia il caso di lasciar cadere le briciole di pane per ritrovare l’auto dispersa (la
famosa sindrome di Hansel e Gretel) C) 4 ore di attesa davanti ai cancelli con
nell’aria un odore acre: non è tabacco ma, comunque, ti offre stranamente un po’ di
buon umore e di allegria. E) Altre 5 ore seduto sopra un prato, senza nessuna
possibilità di muoverti, accatastato tra migliaia di persone e di lattine vuote di birra.
F) E vai con il concerto, con tutte quelle canzoni che già conosci a memoria (per
tutte le volte che tua figlia le ha sparate a casa a tutto volume ) e che tu odi
profondamente. G) Quando, terminata la via crucis, felice ritrovi dopo un’ora la
macchina, non sai ancora che nelle prossime tre ore se farai 300 metri avrai fatto
bingo! E) Al peggio non c’è mai fine: durante il viaggio di ritorno tua figlia non sente
ragioni e vuole ascoltare il CD con tutte le canzoni del concerto!!!
Genitori moderni: qui il masochismo raggiunge il suo massimo. Stiamo parlando
della sfera privata e affettiva di vostra figlia, che da qualche giorno esce con l’ultima
fiamma (in genere noi ci ricordiamo sempre il nome del penultimo, facendo
figuracce incredibili). Invece di farci gli affari nostri ei figli il loro, ecco che il genio
masochista chiede: “Vuoi invitare Carlo a mangiare da noi?” ”Papi, non si chiama
Carlo, con quello ci ho smesso tre settimane fa … comunque OK”. Quell’OK è la
vostra fine, non vi salverete più, la vostra ex casa è ormai occupata, i vostri canali
Tv sono un ricordo, i gelati nel congelatore sono diventati preda di altri … addio
girare per casa in mutande!!!
Genitori e gaffe: la solita ora di rientro è scoccata e di vostra figlia nessuna notizia,
provate a chiamarla al cellulare ma risulta spento … i minuti passano e cresce la
vostra preoccupazione … telefonate allora, nonostante la tarda ora, all’ultima
fiamma che vi risponderà ( molto preoccupato ) che non è uscita con lui … l’ansia vi
divora … è sempre più tardi … ad ogni telefonata alle sue più care amiche la stessa
risposta: “Stasera non è uscita con noi!”. Ormai siete in preda al panico, insieme a
vostra moglie studiate le prossime mosse: la polizia? Altre amiche? Un messaggio
televisivo? … Niente vi soddisfa, tanto che lanciate l’ennesimo urlo di irritazione.
Improvvisamente, dalla camera di vostra figlia sentirete gridare: “Perché urlate così
tanto? Mi avete svegliato!”.
NB Fatto realmente accaduto ad una coppia di nostri amici.
FINALMENTE: IL RITORNO A CASA
Penso che ormai sia chiaro per ogni genitore come sia fondamentale che, al ritorno a casa
della figlia, almeno uno dei due sia alzato (tutti e due è esagerato sia per un messaggio
ansiogeno eccessivo e sia per una stanchezza reciproca che la mattina seguente causerà
problemi sia di coppia che lavorativi).
Per raggiungere questo risultato occorre allenamento, tenacia, continuità d’azione,
tecniche e strategie raffinate.
Per prima cosa è necessario una buona tabella di marcia: il genitore coinvolto nell’attesa
deve saper programmare la sua stanchezza con “pisolini pomeridiani” oppure serali (dalle
ore 21 con sveglia mezz’ora prima del ritorno).
Seconda cosa una buona organizzazione: diventa necessario preparare il lungo periodo di
attesa avendo a portata di mano tutti i programmi TV, possedere una buona antenna
satellitare, affittare film e per i più culturalizzati leggere libri con almeno una dote di 600
pagine.
Terza cosa fondamentale è curare la propria serenità: se si arriva al lungo momento
dell’attesa nervosi e stressati correrete dei rischi pericolosi quali:
- guardare ogni 3 minuti l’orologio dal momento dell’uscita di vostra figlia
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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guardare contemporaneamente 6 programmi diversi della televisione (cosa che
accade tutte le sere/notti) ma perdervi la scena finale del film giallo che stavate
avidamente seguendo
far ritornare alla mente, nell’attesa, tutti i ricordi negativi su vostra figlia (ha lasciato
la camera in disordine, in latino quest’anno è un disastro, non va mai a salutare i
nonni, ieri mi ha risposto male …) cosa che complicherà l’impatto del ritorno.
Nonostante queste precauzioni, nel 90% dei casi la situazione che un figlio trova tornando
a casa è questa: genitore addormentato nel divano a bocca aperta (spesso accompagnato
da un brusio russatorio) con TV accesa su un programma di approfondimento di
matematica nucleare.
In genere la figlia, assai astuta, si infila, silenziosamente, subito in camera propria e la
mattina dopo bara sull’ora del rientro, oppure sveglia il genitore che impiega circa 10
minuti a capire dove sia e cosa stia succedendo.
Quando il genitore rimane sveglio (spesso fisiologicamente, ma non di testa) abbiamo
diverse situazioni:
- confronto sereno sulla serata: questo caso è poco amato dal genitore in quanto
prolunga i tempi dello stare alzato in quanto la figlia, per niente assonnata, si
prepara anche qualcosa da mangiare
- scontro sulla serata: il genitore polemizza sull’ora del rientro, su cosa ha fatto e con
chi è stata, mentre si impreca la figlia in genere è già sotto le coperte da diversi
minuti
- silenzio accusatorio: è il sistema usato dal genitore stanco per far sentire in colpa la
propria figlia; al rientro, anche di fronte al tentativo della figlia di raccontare
qualcosa, si risponde gelidamente con uno sguardo accusatorio, accompagnato
qualche volta da “domani (sarebbe in realtà oggi) mattina mi devo alzare alle sei,
perché io lavoro”
- pena accessoria: è il tentativo del genitore di obbligare la figlia: “sei tornata tardi, mi
hai tenuto sveglio … ora paghi”, a rimanere alzata con lui per vedere la fine del film
che stavi guardando. In genere il figlio risponde con un provocatorio: “Non posso
domani mi devo alzare presto che vado a giocare a tennis”. Può capitare anche il
contrario, che sia la figlia ad applicare la pena accessoria: “Papi, visto che siamo
alzati ci guardiamo il DVD che mi hanno prestato …”.
- confronto poliziesco: il genitore pretende di sapere come si sia svolta la serata
rispetto alle sostanze (controllo pupille, kit per misurare l’alcol ingerito o in modo più
rudimentale farla camminare su una gamba sola) o rispetto alla compagnia
(domande pressanti a cui la figlia cerca di sviare con sbadigli e risposte generiche
del tipo “eravamo in tanti”) e dove sia stata (il genitore furbo ha, in genere,
controllato i Km della macchina alla partenza e quindi gli basta scendere in garage
e verificare il possibile percorso effettuato)
Al di là dei metodi applicati al rientro è importante che una figlia sappia che c’è un genitore
che aspetta sia per controllarla ( nei patti stabiliti ), ma soprattutto disponibile ad ascoltarla
e dialogare se ne ha voglia … Se poi qualche volta, soprattutto se si è stanchi, vi fate
trovare a letto, è un buon messaggio di fiducia nei suoi confronti … di certo non si può
pretendere che già dormiate!.
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EPILOGO: POST SCRIPTUM
Quest’anno mia figlia è andata, con delle amiche, in vacanza (post diploma) a Corfù in
Grecia e, per risparmiare la ricarica del cellulare, ha comprato una scheda telefonica con
cui comunica al nostro fisso di casa.
Nonostante gli sms tacciano da giorni non sto assolutamente male, anzi … è un piacere
ascoltarla ogni sera, sentire i suoi racconti e poter esprimere anche le solite nostre
premure e attenzioni.
Forse mia figlia sta crescendo? O forse sono cresciuto io nei suoi confronti? Poco importa,
di sicuro stiamo camminando e ogni giorno che passa mi rendo conto quanto sia
importante starle vicino… vicino, senza alcuna pretesa di stare davanti ad indicarle il
cammino, né dietro per controllare ogni sua mossa.
Stare a fianco dei nostri figli che crescono, ancora così acerbi ma nello stesso tempo già
germogli adulti .. il bravo giardiniere osserva, veglia, ma in cuor suo sa che il tempo, la
natura e la forza intrinseca di quel seme faranno di lui/lei una pianta che darà molti frutti.
________________________________________________________________________
L’Ambito Territoriale Sociale n. 1 di Pesaro nella costruzione della rete integrata dei
servizi ha trovato nelle “scuole” dei partner formidabili nel campo degli interventi e dei
progetti per le giovani generazioni (cfr. nel sito web www.ambitosocialepesaro.it l’apposita
area “Giovani – scuola – territorio”, in modo particolare il progetto RASTA) Insieme
all’Istituto Tecnico per Geometri, abbiamo pensato a questo piccolo strumento per
continuare, attraverso un versante inesplorato, un dialogo a distanza con i genitori
soprattutto in quella età difficile e “ruvida” che è l’adolescenza. E’ nostra intenzione come
Ambito Territoriale di essere presenti nell’elaborazione di percorsi capaci di:
Mettersi in ascolto dei nostri giovani: loro comunicano e apprendono attraverso il
passaparola, da bocca ad orecchio, con una circolarità di dialogo che spiazza
completamente il mondo adulto. Forse la trasmissione dei saperi, di cui la scuola è
maestra, dovrebbe proporsi anche come esperienza immediata e fluida sapendo
suscitare anche domande più che dare solo risposte.
Elaborare un linguaggio comprensibile e relazionale: pensate soltanto alla
ripetitività, alla lentezza del linguaggio adulto, in contrasto con la velocità dei
sentimenti e delle emozioni, che gli adolescenti riescono anche a comunicarsi in
tempo reale con gli SMS. La conseguenza immediata è l’asimmetria fra la neutralità
del linguaggio adulto / scolastico e il linguaggio profondamente soggettivo ed
emozionale degli adolescenti.
Penso che il “manuale” di Roberto Drago, sia frutto di questo percorso: la ricerca di un
dialogo all’interno del mondo adulto capace di partire da esperienze e difficoltà comuni,
per provare a capirci qualcosa. Tutto questo per non sentirsi soli con la tentazione emotiva
di rinunciare al proprio ruolo di genitore: mestiere affascinante, ma anche “tostissimo”,
direi un vero percorso di sopravvivenza.
Giuliano Tacchi
Coordinatore ATS n.1
Come sopravvivere alle nottate dei nostri figli
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Piccolo manuale per genitori - Provincia di Pesaro e Urbino