MARCO ANTONIO DELLI FALCONI DI NARDÒ
TIENE A BATTESIMO IL MONTE NUOVO
di Armando Polito
Esordisco con una mozione (manco fossi un politico …) che è più di affetto che di servizio, precisando che
queste righe escono contemporaneamente su http://www.fondazioneterradotranto.it/.
C’era una volta Napoli, centro culturale di eccellenza e polo d’attrazione, come oggi orgogliosamente,
laddove è possibile, si dice, da ogni parte d’Italia e del mondo occidentale.
Non ho la preparazione specifica e sufficiente per spiegare le ragioni di un amaro degrado che riguarda, e
non da ieri, tutto il sud; e poi rischierei di rinfocolare una vecchia diatriba proprio mentre una parte
politica, territorialmente vicina ad una dinastia probabile (altro non dico …) responsabile del primo sfacelo,
in una disgustosa miscela d’incoerenza e di faccia tosta tenta di fare proseliti pure al sud …
Dico solo che correva l’anno 1538 e che già da tempo chi voleva far carriera doveva giocoforza studiare a
Napoli. La maggior parte degli “immigrati” non tornava, se non saltuariamente, nel paese d’origine. Tra di
loro i salentini costituiscono una schiera nutrita e già mi son occupato, per restare al tema di oggi, di
Giuseppe Battista di Grottaglie1, che cantò l’eruzione del Vesuvio del 1631.
Purtroppo gli eventi catastrofici, come in generale il male rispetto al bene, hanno sempre fatto notizia, per
diventare, in un lasso di tempo direttamente proporzionale al livello di coinvolgimento diretto, un ricordo,
per quanto spiacevole e in letteratura quasi un topos, cioè un tema che un intellettuale non può esimersi
dal trattare. Sotto questo punto di vista forse solo gli scritti in prosa, e d’ispirazione scientifica,
contemporanei all’evento hanno un più alto valore documentario, nonostante i rischi, sempre incombenti,
di straripamenti enfatici più o meno involontari, di scarsa acribia e, per finire in bruttezza, di mistificazione
dei dati al fine di avvalorare un’ipotesi di lavoro cui ci lega un rapporto che, addirittura, in certi casi sarebbe
eufemistico definire maniacale.
L’evento trattato questa volta è la formazione del Monte Nuovo nei Campi Flegrei e parte del merito del
ricordo immortalato in Dell'incendio di Pozzuolo Marco Antonio delli Falconi all'illustrissima signora
marchesa della Padula nel MDXXXVIII va ascritto a Nardò, perché in questa città era nato l’autore
dell’opuscolo appena citato, il cui frontespizio riproduco di seguito dal link in cui chi ha interesse troverà (e
potrà scaricare) il testo integrale:
https://books.google.it/books?id=GZWcQN8cZu0C&pg=PT50&dq=delli+falconi+dell%27incendio+di+pozzuol
o&hl=it&sa=X&ei=_oSuVN2cFo7dapLmgNgI&ved=0CEUQ6AEwBQ#v=onepage&q=delli%20falconi%20dell'in
cendio%20di%20pozzuolo&f=false
1
http://www.fondazioneterradotranto.it/2015/01/12/leruzione-del-vesuvio-del-1631-nella-poesia-di-un-salentino-edi-un-napoletano-con-una-sorpresa-finale/
e
http://www.vesuvioweb.com/it/2015/01/leruzione-del-1631-nellapoesia-di-un-salentino-e-di-un-napoletano/
Il lettore noterà la data dell’evento inclusa nel titolo ma anche l’assenza della data di edizione e del nome
dell’editore. Per quanto riguarda il primo punto, siccome il Monte Nuovo si formò tra il 29 settembre e il 6
ottobre del 1538, è plausibile ritenere che l’opera abbia fatto in tempo ad uscire in quell’anno. Per l’editore
ci viene in soccorso il colophon che di seguito riproduco.
Marco Antonio Passaro fu editore e libraio a Napoli dal 1534 al 15692. Si servì delle tipografie di Mattia
Cancer e di Giovanni De Boy. Nel 1754 fu arrestato insieme con il collega, pure lui napoletano, Marco
Romano per vendita di libri proibiti3.
Dopo questa piccola parentesi per bibliofili è il caso di dire qualcosa di più sul neretino. Chi si aspettasse di
trovare notizie biografiche nello storico locale Giovanni Bernardino Tafuri4 resterebbe in parte deluso e a
tratti feroce è la critica mossagli da Lorenzo Giustiniani in I tre rarissimi opuscoli di Simone Porzio, di
Girolamo Borgia e di Marcantonio Delli Falconi scritti in occasione della celebre eruzione avvenuta in
Pozzuoli nell’anno 1538, Marotta, Napoli, 18175. In questo volume il lettore che ne abbia interesse troverà
la possibilità di comparare il resoconto del neretino con quello di altri due testimoni diretti e per ognuno
dei tre autori una completa e documentata scheda biografica. Quella del neretino occupa le pagine 261283, in confronto alle quali, nonostante parecchie di esse si attardino sulla figura della dedicataria
marchesa della Padula, le due paginette del Tafuri appaiono veramente striminzite.
Può sembrare banale ma non guasta ricordare che chiunque voglia approfondire un fenomeno del passato
per comprendere meglio la sua manifestazione attuale è obbligato a ricercare e studiare le fonti, tanto più
preziose quanto più esse sono il frutto di un’osservazione diretta. Non a caso, perciò, il resoconto del
neretino fu tenuto in grandissimo conto da due luminari dell’epoca: William Hamilton6 (1730-1803) e
Jacques Gibelin (1744-1828), secondo quanto riportato dal Giustiniani (p. 281): Che un tale opuscolo sia poi
divenuto assai raro e ricercato ancora, ne abbiamo un attestato del Signor Maty Segretario della Società
Reale di Londra, col quale dice, che stando in qualità d’Inviato di quella Corte in Napoli Guglielmo Hamilton,
celebre antiquario, ed indagatore delle cose naturali, avendone proccurato un esemplare, e rinvenuto ancor
l’altro opuscolo del sullodato Pietro Giacomo da Toledo, che ha per titolo: Ragionamento del tremuoto del
Nuovo Monte, dell’aprimento di terra in Pozzuoli nell’anno 1538, e della significazione di essi, stampato in
napoli per Giovanni Sulztbac Alemanno a 22 di gennaio 1539, ne fece un dono al Museo Brittannico, dove
avendogli osservati il celebre Gibelin, morto non è gran tempo, è di avviso, aver ritrovate le dette relazioni
curiosissime7, e non poco ancor se ne valse nel suo Compendio delle transazioni filosofiche della Società
Reale di Londra; e quindi nelle medesime riferisce in succinto, prima quello, che contiene la relazione del
nostro delli Falconi, e poi quello, che si contiene nell’altra del Toledo; e finalmente descrivendo il monte, e le
2
Lo desumo dalle date della prima e dell’ultima pubblicazione fin qui rinvenute: Giovanni Gallucci, Utile instruttioni et
documenti per qualsevoglia persona ha da eliger officiali circa il regimento de populi. E ancho per officiali serranno
eletti. E Universitate che serranno da quelli gubernate & colle rite della Vicaria è (sic) pragmatice vlgare (sic), se
vendono alla libraria de m. Marco Antonio Passaro allo Episcopato, Giovanni Sultzbach, Napoli, 1534; Paolo Regio,
Siracusa pescatoria, Gio De Boy, ad istanza de Marcantonio Passaro, Napoli, 1569.
3
Notizie più dettagliate e documentate in Romano Canosa, Storia dell’Inquisizione in Italia: Napoli e Bologna, Sapere
2000, Roma, 1990, pp. 71-72.
4
Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, s. n., Napoli, 1752, tomo III, parte II, pp. 68-70
(https://books.google.it/books?id=-1pDjfjXksC&printsec=frontcover&dq=editions:yDTnfHb8_WwC&hl=it&sa=X&ei=V4quVOX2E5HraPnxgtAC&ved=0CCAQ6AEw
AA#v=onepage&q&f=false).
5
https://books.google.it/books?id=WIM5AAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=I+tre+rarissimi+opuscoli+di+Simone+Porz
io,+di+Girolamo+Borgia+e+di+Marcantonio+Delli+Falconi&hl=it&sa=X&ei=2YquVPvDYjZasnlgoAC&ved=0CCkQ6AEwAA#v=onepage&q=I%20tre%20rarissimi%20opuscoli%20di%20Simone%20Porzio%2C
%20di%20Girolamo%20Borgia%20e%20di%20Marcantonio%20Delli%20Falconi&f=false
6
La sua pubblicazione vulcanologica più nota è Campi Phlegraei uscita a Napoli in due volumi per i tipi di Fabris nel
1776; un supplemento sull’eruzione del Vesuvio del 1779 uscì in quell’anno per lo stesso editore. Un’immagine, tratta
dal secondo volume, verrà riprodotta più avanti.
7
Non nel senso, oggi dominante, di strane se non ridicole, ma in quello di dettate da profonda curiosità scientifica,
ricche di dettagli descrittivi e perciò interessantissime.
qulità delle materie, che lo formarono, è di sentimento, che così all’improvviso fossero surti tutti quegli altri
monti, che veggonsi in tutta la regione vulcanica di Pozzuoli, e sarà molto da abbracciarsi la sua opinione.8
Voglio chiudere con sei immagini che in qualche modo riassumono la vita del Monte Nuovo, dalla nascita ad
oggi.
La prima è una tavola tratta dall’opuscolo del Delli Falconi, del quale prima ho riportato il frontespizio, la
stessa che correda la pagina iniziale, per non dire vanitosamente e presuntuosamente il frontespizio …, di
questo mio scritto. Lascio a chi ne ha la competenza, oltre che la conoscenza dei luoghi, il compito di
integrarla con il suo commento, se lo vorrà.
8
Chi ne abbia interesse può consultare il testo del Gibelin, Stella, Venezia, 1793, tomo I, pp. 151-170 all’indirizzo
https://books.google.it/books?id=y8E3HsSYdYAC&printsec=frontcover&dq=editions:Tz8GhvL4HucC&hl=it&sa=X&ei=6J
OuVILCIpbjauqZgNgI&ved=0CCoQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false.
La seconda è una tavola del Theatrum illustriorum Italiae urbium tabulae cum apendice celebriorum in
maris Mediterranei insulis civitatum, Ex officina Joannis Janssonii, Amsterdam, 1657 (chi ne ha interesse
può fruirne in alta definizione all’indirizzo http://bdh-rd.bne.es/viewer.vm?id=0000130550; qui ho
evidenziato con la circonferenza rossa il Monte Nuovo (lettera Q della didascalia).
La terza è la tavola 26 di Campi Phlegraei di William Hamilton, Fabris, Napoli, v. II, 1776
(http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k1082424.r=william+hamilton.langEN).
La quarta è tratta da Earthquake-Phenomena, in Popular Science Montley (marzo 1873), Appleton & C.,
New York, v. II, p. 515 (https://archive.org/details/popularsciencemo02newy).
La quinta è la pagina di guardia di Principles of geology, di Clarles Liell, 12° edizione, Murray, Londra, 1875
(http://archive.org/stream/principlesgeolo19lyelgoog#page/n9/mode/1up). Ho evidenziato con la
circonferenza rossa il Monte Nuovo (n. 5 nella didascalia). Il lettore noterà subito come questa tavola sia
derivata da quella del 1776 dell’Hamilton.
La sesta, tratta da http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/04/MonteNuovoTW3028.JPG,
mostra, infine, lo stato attuale dei luoghi.
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Armando Polito