con le Guardie Ecologiche
Per boschi e sentieri
Comunità Montana
Valtellina di Sondrio
Per boschi e sentieri
con le Guardie Ecologiche
della Comunità Montana Valtellina
di Sondrio
Presentazione
Il territorio della Comunità Montana Valtellina di Sondrio è caratterizzato da un patrimonio
ambientale e naturalistico di notevole valore ne sono la prova la presenza di parchi (Parco delle
Orobie Valtellinesi e il costituendo Parco del Disgrazia - Bernina), di riserve naturali ed aree protette
(Bosco dei Bordighi e le Piramidi di Postalesio). Gli amministratori e le popolazioni hanno da tempo
avvertito la necessità di creare regimi di salvaguardia a protezione delle bellezze naturalistiche e
paesaggistiche in quanto ricchezza e risorsa del proprio territorio.
La Comunità Montana Valtellina di Sondrio è uno degli enti preposti alla salvaguardia e alla
valorizzazione di tale patrimonio e la sua azione si esplica attraverso una molteplicità d’interventi;
fra questi si segnala la gestione ed il coordinamento delle Guardi Ecologiche Volontarie, persone che
hanno deciso di sacrificare parte del loro tempo ed energie a tutelare le risorse ambientali perché
senza un effettivo controllo del territorio le aree di pregio naturalistico si avvierebbero verso un
irreversibile degrado.
Con intelligenza e sensibilità le G.E.V. hanno colto che la difesa dell’ecosistema e dell’ambiente deve
essere perseguito soprattutto con l’educazione e la didattica, nella realizzazioni di azioni volte a
far crescere conoscenza e consapevolezza nei giovani ma anche negli adulti: una consapevolezza
che rende partecipe il cittadino a questa ricchezza comune, a questo patrimonio paesaggistico ed
ambientale che è anche cardine per lo sviluppo turistico del territorio.
Si coglie quindi l’occasione per ringraziare le Guardie Ecologiche Volontarie per la realizzazione di
questa pubblicazione e gli Uffici comunitari che ne hanno coordinato il lavoro.
Assessore all’Ecologia
(Giordano Caprari)
Il Presidente
(Aldo Faggi)
3
Sommario
Prefazione
7
Territorio, ambiente e paesaggio
9
Il bosco
21
Itinerari proposti
33
Il servizio volontario di vigilanza ecologica
53
Nei pressi del Lago d’Entova - Valmalenco
5
Prefazione
Qual è la finalità di questa pubblicazione?
Tanti sono gli opuscoli sulla natura, molti e ben dotti i libri sull’ambiente, e sull’ecologia, numerosi
quelli di scienze, botanica e zoologia. C’è già tutto. E allora ?
Uno degli scopi è dare una traccia scritta all’itinerario ideale che noi guardie ecologiche volontarie
della Comunità Montana Valtellina di Sondrio percorriamo nella collaborazione con le scuole dell’obbligo o con gli enti e le associazioni che chiedono una gita guidata.
Questo opuscolo guida è il “sentiero” dei nostri incontri che permetterà, se farà nascere un maggior
interesse, di approfondire tanti argomenti ed acquisire nuove conoscenze.
E’ inoltre un vademecum con alcune informazioni generali che hanno lo scopo di risvegliare la curiosità e invogliare, così si spera, a saperne di più con l’aiuto d’insegnanti e libri.
Ma chi sono le Guardie Ecologiche Volontarie?
Le guardie ecologiche volontarie hanno fatto della salvaguardia dell’ambiente una scelta di
vita, una scelta che rivela una speciale sensibilità e un gusto spontaneo per le cose semplici.
E’ un grande amore, in definitiva, quello che le spinge ad offrire parte del loro tempo per la tutela e la
salvaguardia della natura e la diffusione dell’educazione ambientale; un amore da alcune espresso
a parole, da altre solo col gesto di indicare un albero secolare, un fiore appena spuntato, con il gusto
di chinarsi ad annusare una viola o soffiare sui pappi del tarassaco.
Gesti semplici, umili, normali, ma che rivelano una delicatezza che va perduta, la stessa delicatezza
di un ecosistema sempre più danneggiato ed in pericolo, la delicatezza espressa da poeti, scrittori,
amanti della natura, botanici, scienziati e forestali, delicatezza che auguriamo di trasmettere ai
nostri lettori.
Rododendri in Val Poschiavina
7
Territorio, ambiente
e paesaggio
La Comunità Montana Valtellina di Sondrio,
ente sovracomunale, coordina l’azione politico-amministrativa delle singole realtà municipali che, per dimensioni territoriali e popolazioni troppo esigue, non riuscirebbero
ad attuare la gestione del bene pubblico in
maniera incisiva e coordinata.
Il suo territorio si estende per 800 km2 ed è
suddiviso in 21 comuni dove risiedono
complessivamente circa 36.000 abitanti ed
offre un eccezionale spaccato del mondo
alpino con il suo pianeggiante fondovalle in
cui si affacciano i versanti montuosi delle
Prealpi Orobie e delle Alpi Retiche, con
grandi varietà di ambienti.
Possiamo considerare l’ambiente un sistema
formato da tre regni: minerale, vegetale ed
Alpe dell’Oro in Valmalenco
animale, che interagiscono nella conservazione della vita.
versanti, quello retico e quello orobico.
Il ciclo alimentare è determinato da fattori
Molti sono i siti di interesse paesaggistico
abiotici (inanimati - rocce, terreno, precipita-
nella Comunità Montana Valtellina di
zioni), e da fattori biotici, comprendenti la
Sondrio. Tra questi vi segnaliamo:
flora (alberi, arbusti, erbe, felci, muschi, funghi, alghe, licheni) e la fauna (invertebrati,
Il Parco delle Orobie valtellinesi
vertebrati e batteri decompositori)
Il versante valtellinese della catena delle
Lungo il nostro cammino osserveremo diver-
Orobie si estende per oltre 50 chilometri dal
se fasce vegetazionali e la differenza tra i due
Monte Legnone al Passo dell’Aprica ed è tu-
Primavera all’Alpe Carnale
9
telato dal 1989 da un parco regionale di tipo
Faggio e, in quelli più soleggiati, dal Pino
montano e forestale con finalità, oltre che di
silvestre, ravvivata in primavera dalla fioritu-
conservazione, di educazione, informazione
ra del Maggiociondolo. I tratti più integri di
e di ricerca scientifica nonché di promozio-
foresta ospitano ancora il rarissimo Gallo
ne di attività economiche sostenibili.
cedrone, scelto come simbolo del Parco.
Le valli orobiche, che si sviluppano più o
Un altro tetraonide, il Francolino di monte,
meno perpendicolarmente alla catena, cu-
condivide gli stessi habitat come anche la
stodiscono, in ambienti in parte ancora sel-
Civetta capogrosso che sfrutta per nidificare
vaggi, notevoli ricchezze naturalistiche.
le cavità scavate nei tronchi dal Picchio ne-
Il confine inferiore del Parco coincide ap-
ro.
prossimativamente con il limite del bosco di
Un mosaico di bosco e radure è invece
latifoglie.
l’ambiente d’elezione del Capriolo che uti-
Al di sopra si estende la cupa pecceta mon-
lizza i primi come rifugio e le seconde per
tana, dominata dall’Abete rosso associato,
alimentarsi. Salendo ulteriormente di quota
nei tratti più umidi, dall’Abete bianco e dal
i raggi del sole cominciano a farsi spazio tra
La Viola comolia e la Sanguisorba endemiche delle Orobie Valtellinesi
10
gli alberi meno possenti della pecceta
subalpina ed anche il sottobosco si arricchisce di pecci e, primi fra tutti, Rododendri e
Mirtilli. Al Peccio si accompagnano ora i Larici, fino a divenire dominanti e, in alcuni tratti,
Mughi o Cembri.
Il Picchio rosso maggiore si spinge fino al limite del bosco scavando i nidi nei tronchi e
favorendo la nidificazione della Civetta nana, piccolo stringiforme rimasto sulle Alpi
come relitto delle glaciazioni.
Nella fascia di transizione verso la prateria
alpina, costituita da arbusti contorti, vivono
invece i galli forcelli che, in primavera, si radunano per le lotte rituali sulle arene di
canto.
Quando anche gli arbusti trovano condizio-
Sentiero nel Parco delle Orobie Valtellinesi
ni climatiche troppo difficili lasciano spazio
alla vegetazione erbacea della prateria alpi-
me la Pernice bianca, l’Ermellino e la Lepre
na che ospita fioriture appariscenti come
variabile che, con la muta invernale, assumo-
quelle delle diverse genziane: lutea, punteg-
no una colorazione candida per mimetizzar-
giata, purpurea, del giglio mantagone, delle
si con la coltre di neve.
pulsatille alpine. Altri fiori, forse meno appa-
La Marmotta preferisce, invece, il letargo per
riscenti, ma certamente più tenaci, sono
difendersi dai rigori invernali che non le
quelli che si insinuano nelle fessure delle
permetterebbero di trovare il cibo necessa-
rocce o tra le pietraie come i sorprendenti
rio. Al suo risveglio, in primavera, diventa
cuscinetti di Androsace alpina e Androsace
una delle prede favorite dell’aquila reale,
brevis, specie, questa, che vegeta in una ri-
che sorvola radente le praterie alla ricerca di
stretta area compresa tra il lago di Lugano e
nutrimento per i nidiacei.
la Val Gerola o la tenue Viola comolia,
Ai numerosi camosci si è aggiunta nell’ulti-
endemica delle Orobie.
mo decennio, una colonia di stambecchi,
Tra praterie, creste e ghiaioni vivono anche
reintrodotti sulle Orobie dopo secoli di as-
alcuni degli animali più tipici delle Alpi co-
senza.
11
sato come nel caso dell’antico limo glaciale
che presentava una modesta quantità di
ghiaia ed un certo numero di blocchi sparsi.
La prima azione erosiva viene esercitata
dall’acqua piovana che cadendo a terra manifesta il suo effetto in modo differenziato,
degradando con maggior facilità il terreno
omogeneo rispetto alla roccia compatta dei
massi. Così, anno dopo anno, secolo dopo
secolo, l’incessante lavoro delle acque meteoriche ha scavato il deposito morenico lasciando in evidenza i massi e le colonne
sottostanti. Il risultato è un opera scultorea
affascinante.
La dinamica erosiva sopraccennata è avvenuta in una delle morene a monte di Postalesio ed il processo morfologico che ha ge-
Piramidi di Postalesio
nerato le attuali Piramidi deve considerarsi a
Le Piramidi di Postalesio
tutt’oggi ancora attivo. Infatti, oltre alle sette
Sette sono le Piramidi di terra che caratteriz-
Piramidi, si possono osservare esempi di
zano l’ambiente naturale della Riserva di
stadi iniziali che preludono alla formazione
Postalesio. Alte più di 10 metri, si presentano
di altri, ed ancora numerosi grossi blocchi
all’occhio dell’osservatore sormontate da
affioranti dal terreno.
grossi massi di roccia del peso, talora, di di-
Di fondamentale importanza per la loro for-
verse tonnellate.
mazione e consolidamento è stata anche
Per conoscere la loro storia bisogna risalire
l’assenza di venti intensi che avrebbero po-
all’ultima glaciazione che, durante la fase di
tuto portare l’acqua ad incidere sulla colon-
regresso, ha lasciato nelle valli alpine consi-
na che sorregge il masso sommitale delle
stenti depositi morenici.
Piramidi compromettendone la stabilità.
Questa condizione è necessaria, ma non
Questo spiega la posizioni delle Piramidi di
sufficiente, alla formazione di dette Piramidi;
Postalesio che si trovano praticamente “ran-
determinanti diventano allora le caratteristi-
nicchiate” nella valle del torrente Caldenno
che sedimentologiche del deposito interes-
al riparo dai venti dominanti.
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L’ambiente aspro e severo che ospita questi
nel comune di Montagna in Valtellina sopra
insoliti “abitanti” è arricchito dalla vita ani-
il piccola contrada di S. Giovanni a sinistra
male e vegetale tipica della zona, cornice di
del torrente Davaglione. A differenza delle
un quadro già di per sè suggestivo e affasci-
piramidi di Postalesio la piramide di Monta-
nante, con rigogliosi boschi di faggi, tigli,
pioppi, frassini ed abeti ben nascosti nell’umida forra che ospita le Piramidi, lasciando il posto al pino silvestre ed al castagno
nei terreni più soleggiati.
L’autunno e la primavera permettono inoltre di incontrare nella riserva roditori, volpi,
sospettosi caprioli e maestosi cervi, incuriositi anch’essi da un fenomeno incantevole e
gna in Valtellina è singola ma è molto più
meritevole d’attenzione quale quello delle
grossa. Questa piramide viene chiamata
Piramidi.
“Crap del Diàul” in base ad un antica leggen-
Un’altro esempio di queste piramidi si trova
da popolare.
Il Crap del Diàul
La chiesa di S. Giovanni
13
La leggenda del Crap del Diàul
Tanti anni fa, durante la costruzione della chiesa di S. Giovanni, il Diavolo si era fissato di farne
farte, facendone esplicita richiesta alle autorità del Cielo.
Queste, non volendo dire di no per non aumentare il disaccordo che esisteva, proposero al
Diavolo una condizione. Egli doveva recarsi sulla pietraia del “Gandum de Mara”, a prendere il
sasso più grosso, portarlo davanti alla chiesa di S. Giovanni prima che suonassero le campane
per la Messa della consacrazione.
Il Diavolo accettò. Certo della sua grande forza, prese il sasso più grosso caricandoselo sulle
spalle, schiena e testa tanto da lasciare nel sasso evidenti segni e scese lungo il Davaglione.
Appena passati i prati di dauncian, un allegro suono di campane gli giunse all’orecchio prima
debolmente poi, scendendo, sempre più nitido e forte.
La chiesa di S. Giovanni era ultimata.
Allora capì di essere stato beffato ed esclusa dal collaborare alla costruzione. Scagliò con rabbia
il sasso sul ciglio del sentiero; nell’uro un pezzo del “Crap” volò più in basso e il Diavolo pianse
dalla rabbia.
Pianse tanto che le lacrime formarono dei ruscelli che scavarono la terra tutto attorno lasciando
aride guglie. Da allora il Diavolo se ne andò sconfitto è scornato.
Su una delle guglie è ancora oggi ben visibile un pezzo del “Crap” che forma il cappello.
(Da “Montagna storia di una terra e della sua gente”
Edito dalla Biblioteca Comunale di Montagna in Valtellina anno 1990)
14
Bosco dei Bordighi
La riserva naturale
“Bosco dei Bordighi”
Il territorio è in gran parte pianeggiante,
Istituita nel 1994 la riserva naturale “Bosco
ed, in subordine, dei torrenti Venina e Orse-
dei Bordighi” è una riserva classificata di tipo
nigo.
“orientata” allo scopo di garantire la conser-
Dal punto di vista morfologico la riserva in-
vazione e la ricostituzione del bosco
teressa quindi un’area di fondovalle in pre-
ripariale originario, assicurare un ambiente
valenza pianeggiante che si sviluppa in dire-
idoneo alla sosta e alla nidificazione dell’avi-
zione est-ovest, seguendo il corso del fiume
fauna e disciplinare e controllare la fruizione
e fermandosi in corrispondenza delle pendi-
del territorio a fini scientifici e didattici
ci della catena orobica; a tale andamento fa
La riserva naturale “Bosco dei Bordighi” è
eccezione un settore centrale, nel quale è
ubicata sulla sponda sinistra del fiume Adda,
interessato anche un tratto di pendio con
tra il Ponte del Navetto (strada per Piateda -
versanti piuttosto acclivi.
Faedo) e il piccolo conoide di deiezione del
La canalizzazione del fiume Adda e del tor-
torrente Orsenigo (Piana di Poratti).
rente Venina, operata a partire dalla fine del
formato dai depositi alluvionali dell’Adda
15
secolo scorso, ha reso sempre più ridotta
mità della città di Sondrio, all’apprezzabile
l’attività di trasformazione morfologica tipi-
estensione degli ambienti a forte impatto
ca di questa zona, importante elemento
antropico (prati di sfalcio, coltivi, strade, eli-
d’evoluzione della riserva; tale attività ormai
porto, etc.) che hanno determinato una no-
è limitata alla formazione e allo smantella-
tevole estensione delle zone “di margine”.
mento delle isole fluviali ed all’erosione di
Nel complesso, nella riserva si possono ri-
brevi tratti di sponda.
scontrare tipologie vegetazionali a grado di
L’intera riserva occupa una superficie di cir-
naturalità medio-elevato, con una compo-
ca 47 ha, suddivisa in area di riserva e fascia
nente floristica ricca e diversificata.
di rispetto, di cui il 60% a bosco ed il restante
Di particolare rilievo e interesse risultano le
a prati e coltivi.
formazioni boschive igrofile del fondovalle
Amministrativamente la riserva risulta di
e degli impluvi (alnete e saliceti) e, su scala
pertinenza dei comuni di Albosaggia, Faedo
più ridotta, le comunità a crittogame
Valtellino e Montagna in Valtellina.
epitiche dei massi e delle rupi.
Il Bosco, elemento preponderante della riserva è riconducibile a sei formazioni principali il cui fattore maggiormente discriminante per l’evoluzione è l’umidità del suolo:
• boscaglie e boschi igrofili a dominanza
di Salix alba;
• boschi igrofili a dominanza di
Alnus incana e/o Alnus glutinosa;
La riserva naturale “Bosco dei Bordighi” si
• boschi mesofili a Quercus robur e Tilia
distingue per una buona naturalità ed una
cordata;
flora e fauna piuttosto ricca; a ciò contribui-
• boscaglie secondarie a Robinia
sce certamente la discreta diversità ambien-
preudoacacia;
tale che vi si riscontra, in particolare l’esi-
• impianti arborei razionali (pioppeti
stenza di tratti in pendio e di greti che
p.m.p.);
determinano situazioni microclimatiche e
• boschi a dominanza di Quercus petraea e
morfologiche peculiari.
Castanea sativa.
L’importanza e la particolarità di tale area
protetta è da ricercare, soprattutto in considerazione della sua collocazione in prossi-
16
Panorama della Valmalenco
La Valmalenco
sfocia a Sondrio nell’Adda, dopo un percor-
La Valmalenco presenta una direzione
so di 29 Km e una pendenza media dell’8%,
Nord/Sud ed è lunga 25 Km estremamente
ed è alimentato da numerosi corsi d’acqua.
interessanti per le bellezze naturali e gli
La Valmalenco confina a Nord con la Svizze-
ampi paesaggi.
ra, a Ovest con la Svizzera e la Valmasino, ad
Presenta una gamma molto vasta e differen-
Est con la Svizzera e la Val Fontana.
ziata di passeggiate, escursioni ed ascensio-
Il territorio è modellato in un complesso
ni nei gruppi del Disgrazia, del Bernina e
molto vario di rocce. Le più diffuse sono le
dello Scalino.
serpentine: verdi, lucide, scivolose sono fa-
Agli appassionati di mineralogia offre un
cilmente alterabili in superficie e se conten-
vasto campo di ricerca in una regione che è
gono molto ferro, assumono una patina
tra le più ricche del mondo. La valle è molto
rossa; le rocce metamorfiche (gneiss, mica-
glacializzata.
scisti, etc.) sono quelle lastre rocciose che
E’ bagnata dal torrente Mallero che ha origi-
vanno sotto il nome di beole o piode. Meno
ne dai ghiacciai del gruppo del Disgrazia e
diffuse le rocce granitoidi.
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Val Sissone in Valmalenco
La Val Malenco per la sua conformazione e
ciondolo), che indicano un microclima mol-
posizione geografica riassume in breve spa-
to simile a quello in cui vegetano le faggete.
zio le forme di vegetazione proprie del ver-
In realtà il Faggio, presente sulle pendici del
sante meridionale delle Alpi Retiche.
Rolla, non penetra nella Val Malenco.
La parte bassa è interessata da boschi di
Oltre Chiesa in Valmalenco le conifere si
latifoglie ricchi tra l’altro di Tigli, Pioppi
fanno sempre più frequenti e formano este-
tremuli, Castagni, Frassini particolarmente
si boschi fino a circa 2000 m nell’alta Val
sviluppati nella parte incassata e impervia,
Malenco e nella valle del Lanterna.
mentre
si
La particolare conformazione geomorfolo-
evidenziano selve di castagno di chiara ori-
gica di tutta la valle, caratterizzata dalle va-
gine antropica.
ste balconate di rocce serpentinose e da
All’altezza di Chiesa in Valmalenco, sotto il
frequenti accumuli di massi, non permette
dosso di Caspoggio, nel bosco di latifoglie,
al bosco di chiudersi in dense peccete, come
alle quali si accompagna il Larice, si trovano
avviene per esempio nel Bormiese.
begli esemplari di Laburno alpino (Maggio-
Al di sopra delle cinture di vegetazione
nelle
vicinanze
dei
paesi
18
forestale, interrotte da prati e boscaglie di
Ontano verde, si trovano boscaglie a Pino
mugo con Larice o con Rododendro, soprattutto in corrispondenza a substrati aridi impostati su rocce molto fessurate.
Le cinture di rododendro e di praterie alpine
sono arricchite sui pianori alti da vegetazione palustre di grande pregio biologico (per
esempio ad Acquanegra).
Le pietraie e le morene dell’orizzonte nivale
presentano una ricca flora, propria della catena centrale alpina.
Vitello
Alpe Entova in Valmalenco
19
Il Bosco
Quando si parla di bosco si intende un insieme di piante cresciute naturalmente o piantate dall’uomo, di una certa densità e di una
certa estensione.
Può essere formato da alberi di una sola
specie ed in tal caso lo si definisce bosco puro
mentre si chiama misto quando è costituito
da diverse specie arboree.
Gli alberi si dividono in aghifoglie (foglie con
forma ad ago tipiche delle conifere) e latifoglie (foglie larghe, caduche o persistenti).
A differenza delle aghifoglie che in genere
sono piante arboree sempreverdi, le latifoglie possono essere piante erbacee o legnose, arbustive o arboree, a foglie persistenti o
caduche.
Quando tutte le piante hanno più o meno la
Sottobosco
stessa età si ha un bosco coetaneo e quando
invece vi è mescolanza di piante giovani,
Se tagli una aghifoglia l’albero cessa di vive-
adulte e più o meno mature si è in presenza
re, mentre se si taglia una latifoglia dal suo
di un bosco disetaneo.
ceppo nascono numerosi polloni che danno
Se il bosco è formato da piante nate da seme,
origine ad un bosco ceduo.
e si sviluppa secondo le leggi della crescita
Il bosco comprende arbusti, cespugli, piante
naturale, ha origine il bosco d’alto fusto.
erbacee che formano il sottobosco e ospita
Quando, invece, il bosco si è rinnovato non
un mondo animale.
da seme ma mediante l’emissione di polloni
L’insieme di questi mondi crea un ecosistema
dalle ceppaie tagliate, si ha il bosco ceduo
variabile a seconda del clima, dell’altitudine,
Bosco misto in autunno
21
dell’esposizione solare e della composizione
del terreno.
Consigli per
rispettare la natura
Modificando uno di questi elementi si compromette irrimediabilmente il suo equilibrio.
Nella media Valtellina non esistono fasce
vegetazionali nettamente distinte, ma sono
• ammirare e rispettare i fiori
e le piante nel loro ambiente
spesso interagenti tra loro fino alla fascia al-
naturale senza ferirli e coglierli.
titudinale dei 1200 metri dove iniziano le
conifere. I due versanti valtellinesi, retico ed
• non danneggiare la
orobico, sono caratterizzati all’incirca dalle
vegetazione ed in modo
medesime fasce altitudinali di vegetazione;
particolare il sottobosco.
queste, però, si riscontrano più basse di
100–200 metri sul lato orobico, nettamente
• osservare in modo scrupoloso
più umido e fresco del retico, a causa della
la normativa inerente la
prevalente esposizione a Nord.
cattura di fauna minore,
Dal fondovalle ai 1000 metri le varietà più
e la raccolta di funghi e frutti del
diffuse sono la Quercia, l’Ontano, la Robinia,
sottobosco.
il Sorbo, il Salice, la Betulla, il Faggio, il Castagno, l’Acero, il Frassino, il Tiglio ed il Ciliegio;
• non provocare incendi
al di sopra inizia il regno delle conifere.
• non disturbare la quiete
Funzione del bosco
della natura
Cattura l’energia del sole e la trasforma in
• non abbandonare rifiuti
ossigeno, cibo per gli animali e legname.
Ospita numerose specie di piante e di anima-
• non usare mezzi motorizzati
li. Riduce, trattenendo l’acqua e la neve, il
al di fuori dei tracciati
pericolo di frane ed inondazioni. Fornisce il
a loro riservati
legno che è ancora a tutt’oggi il solo materiale da costruzione veramente ecologico.
• rispettare chi lavora per
Depura in modo naturale l’acqua e l’aria.
l’ambiente perché
Costituisce un monumento naturale di note-
lavora per tutti.
vole bellezza.
Protegge tutti noi dagli inquinamenti acusti-
22
ci ed ambientali migliorando la qualità della
nostra vita e riduce l’impeto del vento.
Cura del bosco
Per conservare e migliorare il bosco il modo
migliore è di utilizzarlo razionalmente.
In realtà il bosco è una coltura e, come si
miete il grano quando è maturo, così si tagliano gli alberi.
Onde evitare gli inconvenienti di un taglio a
raso (che lasciando il terreno privo della copertura vegetale è più soggetto a dilavamento ed erosione) si cerca di applicare il taglio
saltuario o taglio a scelta o taglio di curazione. Solo nelle riserve integrali la foresta è intoccabile.
Il vivaio è la culla del bosco dove nascono e
Formicaio della Formica Rufa
si allevano con cura varie specie di alberi,
tutte di origine controllata.
Ora i vincoli si sono fatti più severi: dove il
bosco è bruciato deve essere reimpiantato a
I nemici del bosco
spese dei proprietari e non vi si può comun-
La crescita del bosco può essere danneggia-
que costruire nessuna opera.
ta dalle piogge abbondanti durante la fiori-
Gli incendi per cause dolose restano comun-
tura, dalla siccità, dal gelo, dai fulmini, dal
que numerosi ed in aumento perché di fatto
fuoco, dagli animali domestici al pascolo o da
l’autocombustione nelle nostre zone non
quelli selvatici, da vari parassiti (insetti fitofa-
esiste. L’incendio brucia la storia della natura
gi e funghi patogeni) e da malattie.
creando cimiteri di alberi e di ricordi.
Tra i vari nemici sopra elencati il più temuto
Alla bellezza ed alla ricchezza del paesaggio
è sempre il fuoco.
subentra la povertà del terreno ricoperto da
Prima dell’entrata in vigore della Legge n. 47
alberi nudi, neri e scheletrici e solo il tempo
dell’ 1/3/75 spesso si dava fuoco volontaria-
e le specie pioniere come la ginestra, la be-
mente alle aree boschive per vanificare i di-
tulla, il larice, riuscirnno, con il trascorrere
vieti di edificabilità.
degli anni, a far risorgere la vita.
23
I prodotti del bosco
Il Vademecum per
scoprire e leggere il bosco
in punta di piedi
L’uomo fin dall’antichità ha sempre considerato il bosco una “miniera verde” da cui trarre
molti prodotti utili: legname per costruzione,
legna da ardere, resine, frutti, bacche e fun-
Rispettare i tronchi, seguire
i sentieri, rimuovere i rifiuti,
raccogliere moderatamente i funghi
e altri frutti della flora, osservare
discretamente gli animali.
Si può entrare in un bosco
per respirare l’aria pura, per
contemplare le forme dei tronchi e
dei rami, per ascoltare il canto degli
uccelli, per ripararsi dal sole, per
raccogliere i funghi o la legna. In
ogni caso bisognerebbe conoscere
o almeno essere in grado di capire il
bosco e soprattutto bisognerebbe
sapere come comportarsi per non
danneggiarlo, nelle sue forme più
vistose (i grandi alberi) e più umili (il
fungo non commestibile, l’insetto).
Alcune leggi regolano l’attività
dell’uomo nei boschi, in particolare
il taglio e la raccolta della legna, il
pascolo del bestiame, la raccolta dei
frutti di bosco e dei funghi, la caccia,
il transito con veicoli a motore
(fuoristrada e motocross).
Il nostro, invece, vuole essere un
vademecum non scritto nelle
leggi, che nasce dalla sensibilità e
dall’esperienza e che parli al cuore
di tutti.
ghi.
Tra i boschi di latifoglie vanno ricordati in
particolare i castagneti da frutto, che per la
nostra valle sono stati per un lungo periodo
la base dell’economia.
E’ BUONA NORMA
Il rispetto dei tronchi
Quante volte abbiamo sentito la tentazione
di incidere un tronco con un coltello, per lasciare traccia indelebile del nostro passaggio
e dei nostri sentimenti?
Chi lo ha fatto se ne penta, chi non lo ha mai
fatto continui così.
La corteccia protegge il tronco dai parassiti
e dai funghi, è la corazza dell’albero. Inciderla può significare aprire la porta di casa all’invasione dei nemici che ne potrebbero causare la morte.
I sentieri
Se c’è un sentiero, seguitelo. In questo modo
eviterete di aprire altri percorsi nell’humus e
nel sottobosco, di calpestare altre piante.
Inoltre sarete sicuri di raggiungere la vostra
meta, perché nei boschi, per piccoli che siano,
non è difficile perdersi
24
I colori dell’autunno
I rifiuti
Lo stesso vale per il mozzicone di sigaretta
Alcuni restano e sono eterni: la plastica, per
gettato al suolo. Il fuoco va acceso solo nelle
esempio, anche se biodegradabile.
apposite aree di sosta, in uno spiazzo aperto,
Per questo è buona norma che ognuno ripor-
lontano dai cespugli, dai tronchi e dalle erbe,
ti a casa i propri rifiuti o li depositi negli ap-
e riparato con massi, mai nel bosco.
positi contenitori. Il bosco è i suoi abitanti ve
Quando ci si allontana bisogna aver cura di
ne saranno grati.
spegnerlo fino all’ultima brace.
L’accensione dei fuochi
La raccolta dei funghi
Il fuoco è il nemico numero uno del bosco.
Bisogna raccogliere solo i funghi mangerec-
Anche se le condizioni non sembrano favo-
ci noti, lasciando al loro posto gli altri, perché,
revoli alla propagazione di un incendio, non
anche se per noi non sono commestibili,
fatevi ingannare.
fanno parte dell’ecosistema e svolgono fun-
Una folata di vento, una disattenzione mo-
zioni importantissime. Essi sono i primi de-
mentanea possono innescare un incendio di
compositori dei detriti e dei cascami vegeta-
proporzioni incontrollabili.
li che poi i batteri ridurranno ad elementi
25
minore (rane, gamberi, lumache).
Essa è la Legge regionale n. 33 del 27/7/77 e
la n. 24 del 23/6/97.
La raccolta della flora protetta
La raccolta della flora spontanea protetta,
compresa negli appositi elenchi, è ammessa
con limitazioni di quantità (L.R. 33/77 art. 19
modificata dalla L.R. 31/89 art. 17 e dalla L.R.
23/6/97 n. 24).
Le stesse leggi , inoltre, disciplinano la raccolta di piante officinali (medicinali, aromatiche,
da profumo) e di tartufi.
Osservazione degli animali
Gli animali percepiscono il pericolo; sono
stati minacciati, perseguitati dall’uomo trop-
Bosco misto in autunno
po a lungo per sentirsi tranquilli in sua presenza.
semplici (acqua, anidride carbonica, sali mi-
Osserviamo le loro tracce, ascoltiamo i loro
nerali, ecc.) direttamente utilizzati dalle
richiami ed il loro canto.
piante.
Non tocchiamo i loro cuccioli, non sono soli
Una volta raccolti i funghi bisogna metterli
e abbandonati come sembra, trasmettendo-
in cestini di vimini in modo che le spore si
gli il nostro odore li condanniamo a morte
disperdano nell’ambiente evitando assolu-
perché la madre non li riconosce più e li rifiu-
tamente le buste di plastica.
ta.
La raccolta dei frutti di bosco
I colori del bosco
Lamponi, mirtilli, fragole e more sono cibo
A seconda della stagione il bosco cambia di
per molti animali, dalla capinera, al gallo ce-
colore. In autunno la sola conifera non sem-
drone. Non bisogna farne razzia.
preverde è il larice che si fa notare per il suo
Esiste una normativa che tutela la raccolta
color oro. Le latifoglie assumono mille tona-
dei frutti del bosco e certe specie della fauna
lità e sfumature. In tutte le stagioni, ma è
26
soprattutto in autunno che vi è la massima
Tarassaco
esplosione dei colori. Mentre in primavera ed
estate, dalle basse quote a quelle più alte, si
Tra l’erba nuova che fa verde il prato
osservano fioriture di ogni tipo e colore.
di montagna o pianura, a primavera,
L’albero
anche il giallo Tarassaco è spuntato.
L’albero rappresenta, fin dai tempi più anti-
Sembra un piccolo sole ed i suoi raggi
chi, il simbolo e l’espressione della vita, del-
son petali sottili che circondan
l’equilibrio e della saggezza.
un cuore verde, un po’ celato.
L’albero del paradiso terrestre era la fonte
Taraxacum perenne, officinalis,
della conoscenza del bene e del male; spesso
diffuso proletario fior di prato
nell’antichità colossali patriarchi arborei
tu sei “soffione”, “dente di leone”,
millenari furono venerati come sacri; e i tron-
quanti nomi, Tarassaco, t’han dato?
chi diritti e giganteschi della foresta forniro-
Nella campagna donne curve e intente
no le colonne dei primi templi, in cui l’uomo
raccolgon le tue foglie dentellate
per salutari sapide insalate.
Castagno secolare
E per loro tu sei “dente di cane”.
Ciclamino
Ciclamino dell’Alpe, ombrosi boschi
celan gelosi i tuoi purpurei fiori
da foglie cuoriformi circondati.
Fiori del sottobosco misterioso
molto amati dagli Elfi e dalle Fate,
violacei Ciclamini profumati
dalle felci e da muschi ben protetti,
siete nascosti, non dimenticati.
Vi cerca e vi saluta ogni mattina
la pazzerella lepre marzolina.
27
La storia di una castagna
di Severino Diamanti
Ragazzi, vogliamo provare insieme a ricostruire la storia di questa castagna?
Vogliamo sentire cosa racconta?
Ero in alto, sull’ultimo ramo di un castagno secolare e mi godevo, chiusa nel mio riccio, il calore del sole.
Un giorno, verso la fine dell’estate il riccio cominciò ad aprirsi.
Guardai intorno e vidi, in alto, il cielo azzurro e, sotto di me, le chiome di molti alberi diversi.
Il sole, ora, mi colpiva direttamente e mi trasmetteva tanta energia.
Un giorno però il riccio si aprì ancora di più e caddi nel vuoto. Dopo aver ruzzolato, sbattuto sui rami
degli alberi e su tanti sassi, finalmente mi fermai.
Mi guardai intorno, non vedevo più il cielo ma solo foglie, non avevo più la protezione del riccio ed il sole
non mi scaldava più.
Il terreno era umido e feci conoscenza con tanti piccoli animaletti.
Un giorno mi passò vicino un gigante che, ogni tanto, frugava tra le foglie e metteva in un sacco quello
che trovava.
Non mi piaceva, mi nascosi meglio, ed il gigante non mi trovò.
Un folletto del bosco, con il quale avevo fatto amicizia, mi disse che ero stata fortunata.
Se il gigante mi avesse trovata sarei finita “bruciata”.
Avevo nostalgia del cielo, del calore del sole, e volevo tornare in alto.
Chiesi consiglio al mio amico folletto e questi mi disse di ricorrere all’aiuto dei piccoli animali che
stavano vicino a me, di stare più all’umido possibile, di attaccarmi il più possibile alla terra e di
aspettare.
Da qualche tempo sono ritornata felice. Ho iniziato il mio cammino per tornare lassù a vedere il sole.
Non sono più una castagna ma comincio ad essere un piccolo alberello.
Non sono un “uomo”, non ho fretta, il tempo per me non ha importanza, tra 10/20 anni, cosa importa,
potrò di nuovo vedere il cielo e riscaldarmi ai raggi del sole. Ora devo pensare solo a crescere.
Ho bisogno di radicarmi bene nel terreno per poter resistere, quando sarò lassù, ai venti impetuosi.
Il folletto mi ha anche detto che dovrò essere fortunata.
Ogni tanto nel bosco torna il gigante che “sterzando” a destra e sinistra, decide quali piante debbano
rimanere “ceppaie” e quante debbano raggiungere il cielo.
Se mi taglierà la chioma rimarrò “ceppaia”
Mi auguro che il “gigante” decida che io debba raggiungere il cielo e rivedere il sole.
28
esprimeva la sua stupefatta religiosità di
fronte alla grandezza della natura e del cosmo.
Ogni albero è la dimora segreta di mille creature appariscenti o sconosciute, sorprendenti o sfuggenti, in quella rete fittissima di
rapporti che forma le fondamenta e la vitalità stessa dell’equilibrio ecologico.
Ogni albero sprigiona colori inarrivabili, suoni indecifrabili e profumi sconosciuti in ogni
ora del giorno e della notte e nelle varie stagioni. Ed, anche dopo la morte, i rami caduti,
i tronchi in disfacimento ed i ceppi marcescenti offrono asilo e nutrimento alla più
varia, ricca e preziosa comunità vivente.
La natura rinasce senza fine, rinnovandosi
Sentiero nel bosco
I colori dell’inverno
29
continuamente; sempre diversa, eppure
sempre uguale a se stessa.
Ogni albero racchiude una storia, un mistero,
una memoria del passato ed offre ispirazione
e creatività a quanti sappiano guardarlo con
occhio giovane, libero e aperto.
E il prodigio dell’albero si riflette nella stessa
mente e nel cuore dell’uomo. “Ogni giorno
quell’albero mi dà pensieri di gioia” cantava
un antico poeta cinese.
Mentre uno dei santi padri della chiesa ammoniva:“Troverai più nei boschi che nei libri”.
Due messaggi forse lontani dalla nostra frenetica vita di tutti i giorni, ma su cui varrebbe
la pena di riflettere un attimo. L’albero ha
dato moltissimo all’umanità, nel corso della
sua lunga storia: forse è giunto il momento
di contraccambiarlo con affetto e generosità.
“Qualsiasi stupido è capace di distruggere gli
alberi” scriveva nel secolo scorso Jhon Muir,
pioniere americano della conservazione
della natura.
Ancora troppo pochi hanno invece il cuore,
l’intelligenza e la dedizione necessaria per
salvarli, custodirli e piantarli.
Ma è ancora possibile un ritorno alla cultura,
all’amore, alla fede dell’albero e della foresta:
con la forza, la verità e l’ispirazione che solo
la natura può dare.
Franco Tassi
Direttore Parco nazionale d’Abruzzo
e centro parchi.
30
Il Bosco
Ho incontrato nel bosco un cavallo;
Pelo fulvo né rosso, né giallo.
Camminava guardingo, pian piano,
Salutando gli ho teso la mano.
L’ha baciata ed ha detto: “Signora,
Che ci fa qui nel bosco a quest’ora?”
“Cerco le viole, ma non trovo fiori.
Qui ci son solo plastiche e cartacce,
Lattine vuote…..altre robacce….
Il bosco sento come una minaccia.”
Cupo parlò il cavallo: “ Son ferito,
Cercavo erba, tra gli sterpi secchi,
Ma c’eran solo cocci e vetri rotti.
Il bosco é morto ormai, andiamo via!
E’ sparito anche il sol per non vedere.”
Si, era vero; ma non accettai.
Signor Cavallo - dissi - non disperi.
Il mondo non è brutto come pare.
Aspettiamo, qualcosa può accadere.
Restiamo qui per qualche tempo ancora…”
Rimanemmo in silenzio per un’ora.
All’improvviso si levò un bel vento
Che portò via plastiche e cartacce.
Al loro posto, tra gli sterpi secchi,
Ecco l’erba, con primule e viole…..
Poi, tra le nubi nere, apparve il sole.
31
Itinerari Proposti
Itinerario
Sassella - Triasso - Gombaro
(Comune di Sondrio)
E’ un bellissimo itinerario che si snoda tra i
vigneti e si può compiere in mezza giornata
o in un giorno intero.
Si parte da Sondrio (complesso scuola
Torelli) e, dalla strada di Triasso e per una
bella mulattiera, si giunge alla rupe Sassella,
celebre per il vino dei suoi vigneti e per il
Santuario della Madonna risalente al XV°
secolo.
Dal porticato della chiesa parte un sentiero
tra le vigne che sale a Triasso, una piccola
contrada quasi nascosta dai vigneti e da
Santuario Madonna della Sassella
Informazioni generali
Punto di partenza:
Difficoltà del percorso:
Logistica:
Dislivello:
Tempo di percorrenza:
Equipaggiamento:
Alpe Barchi in Valmalenco
complesso Scuola Torelli - Sondrio
facile non impegnativo; solo il primo tratto è in salita
a Triasso è disponibile a richiesta un locale
gestito dalla Pro Loco
percorso di mezza giornata 165 m
percorso di una giornata 208 m
percorso di mezza giornata 2 ore (solo andata)
percorso di una giornata 4 ore (solo andata)
scarpe da trekking e impermeabile leggero
33
pochi residui di vegetazione naturale.
Arrivati a Mossini (nucleo originario del-
Su alcuni massi della zona vi sono incisioni
l’abitato di Sondrio) si scende alla frazione
rupestri e coppelle.
di Maioni lungo un sentiero che scende
Il terreno riportato per l’impianto dei vigne-
a Sondrio e finisce in località Gombaro in
ti probabilmente copre altre incisioni d’arte
corrispondenza del ponte pedonale sul
rupestre.
Mallero. E’ una zona molto verde con aspri
L’escursione di mezza giornata si conclude
angoli di vegetazione spontanea.
con ritorno a Sondrio seguendo la strada
Alla Sassella siamo nella più tipica e ca-
asfaltata.
ratteristica zona del paesaggio agrario
Per l’escursione di una intera giornata, si fa
valtellinese del “vigneto a terrazzi”.
sosta a Triasso per la colazione e, seguendo
I vini rossi prodotti su questo versante roc-
la strada che conduce alla località “Rocce
cioso sono denominati “Sassella”.
Rosse”, si giunge alla mulattiera che attra-
Il vigneto si estende nella valle dell’Adda
versa vigneti e boschetti e passa sotto le
sul versante retico per circa 70 chilometri,
imponenti mura del convento di S. Lorenzo,
ma è solamente in questa ristretta zona, che
un edificio prima militare e poi religioso, ar-
va da Castione a Tresivio, ed in poche altre,
rivando a S. Anna.
che esso esprime in massimo grado le sue
Numerose e suggestive le vedute sul ver-
caratteristiche.
sante orobico e le sue valli e sull’Adda.
Le vigne presentano oltre al carattere
34
comune della piena esposizione a mezzogiorno, anche quello di essere state ricavate
terrazzando il fianco spesso roccioso e ripidissimo del monte con muri a secco; ed è
proprio la presenza della roccia viva, attorno
e sopra i piccoli ripiani così ricavati, che moltiplica l’apporto benefico del calore solare.
Oggi, gli stretti terrazzi, con brevi filari,
ordinati e allineati seguendo lo sviluppo
longitudinale della valle, si presentano all’occhio di chi percorre il piano dell’Adda
come balconi sporgenti dal monte nel
quale sono incorporati. I terrazzamenti sono
ripiani non simmetrici, qua e là spezzati da
spuntoni rocciosi, posti su diversi livelli,
collegati da ripide e strette scale in pietra
ricavate nei muri a secco che interrompono
Vigneti a terrazzi
con linee oblique la geometria orizzontale
dei pianori.
steppica che in tempi lontani doveva qui es-
Il vigneto a terrazzi assume in questa zona
sere più estesa, accompagnate da altre spe-
un alto valore paesaggistico oltre che agra-
cie significative tra cui diversi semprevivi.
rio e storico. In questo paesaggio fortemen-
Nelle parti più calde ed esposte di questo
te antropizzato le specie vegetali spontanee
ambiente si è naturalizzata una specie di
sono importanti per capirne l’ecologia; sulle
origine americana, (volgarmente detta Fic
rocce e nei punti dove nemmeno la costan-
d’asen o Fico d’India per la somiglianza
za dei contadini è riuscita ad impiantare la
appunto con il Fico d’India dei luoghi più
vite vivono radi boschetti, relitti dei boschi,
meridionali) che all’inizio dell’estate s’impo-
o forse boscaglie che un tempo dovevano
ne per i bei fiori gialli (per esempio sotto la
rivestire il fianco solatio della Valtellina.
chiesa della Sassella).
In queste boscaglie vi sono Querce, Carpino
nero, Orniello e Bogaloro; nelle radure e
Tratto dalla guida turistica della
nelle fessure delle rocce vivono diverse
Banca Popolare di Sondrio
graminacee, che ricordano la vegetazione
35
Informazioni storiconaturalistiche-etnografiche
Fascia altitudinale:
Submontana.
Fascia vegetazionale:
Illirica (= submediterranea)
Emergenze naturalistiche,
paesaggistiche ed etnografiche:
L’itinerario è particolarmente interessante
per le peculiarità estetiche del paesaggio, per
gli aspetti storico etnografici che alcune località rappresentano per la nostra cultura e
per il significato naturalistico di alcuni tipici
ambienti che per la loro localizzazione, scamparono, nei secoli scorsi, alle estese conversioni nelle attuali colture.
Fico d’India nano
I vigneti, con il loro ripetersi in terrazzamenti,
conferiscono un impronta marcata e domi-
fico d’India nano e, presso Triasso, è possibile
nante al paesaggio, in contrasto con il fondo-
osservare un bagolaro plurisecolare di 300-
valle, in buona parte urbanizzato e caratte-
350 anni.
rizzato dal modesto divagare dell’Adda, tra
Tra gli aspetti storico-etnografici di rilevante
sporadici boschi ripariali, estesi coltivi e prati
interesse citiamo il santuario della Sassella, le
da sfalcio.
incisioni rupestri di contrada Gatti, il vecchio
La vegetazione naturale che si incontra du-
torchio di Maioni e, verso la fine del percorso,
rante l’itinerario, costituita da boscaglie
l’antico complesso di case di Fracaiolo.
termofile a carattere submediterraneo di
orniello, carpino nero e bagolaro, occupa le
aree rocciose ed inospitali che, per il basso
rendimento produttivo, non furono convertite in coltivi.
Lungo l’itinerario si incontrano anche radi
castagneti da frutto, gigli rossi (in aprile), il
36
Itinerario Triangia
Prati Vesolo - Ligari
(Comune di Sondrio)
Si raggiunge Triangia con autolinea da
Sondrio.
Il terrazzo di Triangia è il più elevato della
zona con i suoi 800 metri di quota.
Si presenta con un vasto pianoro prativo
rotto da “muracche”, rocce arrotondate, alberi isolati. In direzione di Castione vi è un
“Masso Altare” magnifico esempio di grande masso erratico “coppellato” in epoca
preistorica.
Lungo il percorso la vista spazia dalla bassa
Valtellina sino all’Adamello e la valle
dell’Adda si presenta in tutta la varietà dei
Contrada Ligari
suoi paesaggi.
Si consiglia una sosta al laghetto di Triangia
e prati. Proseguendo si giunge in località
per osservazioni naturalistiche.
Vesolo e da li si può proseguire fino a Ligari
Proseguendo si attraversano boschi misti
(1092 m) dove vi è un oratorio ottagonale
(querce, larici, castagni, betulle), zone umide
edificato nel 1731.
Informazioni generali
Punto di partenza:
Triangia - piazzale fermata bus di linea (780 m)
Difficoltà del percorso:
facile
Logistica:
ristoro Ligari
Dislivello:
307 m
Tempo di percorrenza:
2 / 3 ore (solo andata)
Equipaggiamento:
scarpe da trekking e impermeabile leggero
37
anni fa raggiungeva la città di Lecco e che
Informazioni storiconaturalistiche-etnografiche
ritirandosi forgiò, coadiuvato dalle successive erosioni fluviali, la conca rocciosa che
Fascia altitudinale:
tuttora è occupata dal Lario.
Montana inferiore.
Si tratta di antiche rocce montonate, sulle
Fascia vegetazionale:
quali con un po’ di attenzione si possono
Medioeuropea e subatlantica
trovare ancora striature ed intagli a mezzalu-
Emergenze naturalistiche,
na prodotti dallo sfregamento dei detriti di
paesaggistiche ed etnografiche:
fondo del ghiacciaio.
Lungo questo itinerario, che si snoda tra
In direzione di Castione si può notare anche
boschi misti di latifoglie e aghifoglie (Quer-
un masso erratico. Gli appassionati di archi-
cie, Frassini, Castagni, Betulle, Pini silvestri e
tettura, a Ligari, possono osservare un orato-
Larici) interrotti da verdeggianti prati e pa-
rio ottagonale del 1731.
scoli, la natura offre il massimo del suo splendore nella tarda primavera, periodo in cui si
consiglia l’escursione.
I lineamenti arrotondati delle rocce a sud
dell’abitato di Triangia testimoniano un’antica opera di modellamento (esarazione) da
parte dell’imponente ghiacciaio che 22.000
38
Itinerario Botanico
Bosco dei Bordighi
(Comuni di Faedo Valtellino - AlbosaggiaMontagna in Valtellina)
Lungo i torrenti e i fiumi del fondovalle si
possono trovare dei boschi legati ai suoli
umidi ; questi boschi si incontrano come resti di modesta estensione, o ridotti a filari
arborei sfuggiti all’uso agricolo.
Uno dei più comuni aspetti di vegetazione
arborea igrofila è la foresta mista di Pioppo
nero e Salice bianco, in cui compaiono alcuni Ontani neri.
I boschi ripariali sono facilmente riconoscibili per la presenza di varie specie di salici,
grandi alberi o semplici arbusti, ma con radi-
Bosco dei Bordighi
ci d’acciaio.
Il bosco dei Bordighi è uno dei pochissimi
Nonostante un’influenza antropica, presen-
lembi rimasti di boschi ripariali, sulla piana
ta ancora aspetti di elevata naturalità con
alluvionale del fiume Adda, alle porte di
qualche specie botanica poco diffusa (la
Sondrio.
felce Penna di struzzo, l’Aglio orsino) e una
Informazioni generali
Punto di partenza:
ponte di Faedo (303 m)
Difficoltà del percorso:
facile, non impegnativo
Logistica:
-
Dislivello:
percorso pianeggiante
Tempo di percorrenza:
2 ore (giro completo)
Equipaggiamento:
scarpe da trekking e impermeabile leggero
39
diversità faunistica soprattutto nell’avifauna.
E’ stato istituito come Riserva naturale orientata (L.R. 86/83) con delibera del Consiglio
Regionale del 29.11.94 - n° v/1262.
Si trova ad una quota compresa tra 268 e
360 metri, con un’estensione totale, comprendente la fascia esterna di rispetto, di
circa 50 ettari.
L’ente gestore è la Comunità Montana
Valtellina di Sondrio.
Il bosco ha caratteristiche di un bosco
ripariale, con specie che si differenziano, a
partire dalla riva, a seconda del gradiente di
acqua disponibile.
Nell’area si trovano zone prative con forme
di agricoltura di tipo tradizionale e una parte di bosco submontano, caratterizzato da
Sottobosco ai Bordighi
Castagno che vegeta su un versante acclive
e roccioso in continuità con l’area ripariale.
(Tratto da opuscolo di educazione ambientale
dei ragazzi della Scuola media Sassi guidati
dal prof. Perruccio Pasquale)
40
Itinerario Alpe Lago
Alpe Pirlo - Primolo
(Comune di Chiesa in Valmalenco)
Percorso molto vario, facile e ben segnalato.
A circa 30 metri a sinistra della chiesa dei
S.S. Gervasio e Protasio a Chiesa in
Valmalenco, sotto un archivolto vicino alla
bella fontana con affresco, inizia la salita che
porta oltre i campi da tennis fino al tornante
della carrozzabile per Primolo da cui inizia la
vera mulattiera per l’Alpe Lago (seguire segnaletica per “Rifugio Bosio”).
Il breve percorso è immerso in un lariceto
cosparso di grandi blocchi di origine
morenica.
Il larice, il Pino silvestre, l’Abete rosso e il
Alpe Pirlo
Pino mugo profumano l’aria del ricchissimo
bosco.
Procedendo a destra verso la chiesetta se-
Si giunge nella bella conca dell’alpe dove
guendo le segnalazioni per Primolo il sen-
anticamente c’era il lago (1600 m), ora pro-
tiero sale dolcemente e prosegue pianeg-
sciugato, che conserva ancora zone umide.
giante in un intrico di Pini mughi e Cembri.
Informazioni generali
Punto di partenza:
Chiesa in Valmalenco - piazzale APT (960 m)
Difficoltà del percorso:
facile, impegnativo per la durata
Logistica:
-
Dislivello:
650 m
Tempo di percorrenza:
5/6 ore complessive
Equipaggiamento:
scarponcini da montagna e giacca a vento
(prevedere cambio indumenti e colazione al sacco)
41
Nei pressi della pittoresca Alpe Pirlo, una
Informazioni storiconaturalistiche-etnografiche
deviazione porta alle cave della pietra
ollare, da quì si riprende il sentiero per
Fascia altitudinale:
Primolo.
Montana superiore;
Fascia vegetazionale:
Subatlantica e boreale inferiore;
Emergenze naturalistiche,
paesaggistiche ed etnografiche:
Cave di pietra ollare.
Abbondante fioritura di Orchidee e Genziane
nei mesi di giugno e luglio; Ontano verde,
Saliconi e vegetazione di altre erbe danno
Primolo, alla fine del nostro itinerario
vita ad una folta e rigogliosa vegetazione in
prossimità di impluvi o di ambienti con buona umidità del suolo.
42
La pietra ollare
La pietra ollare è una roccia serpentinosa di colore verde opaco, molto tenera e quindi
facilmente lavorabile. Nel passato era quasi esclusivamente usata per la preparazione di
recipienti (laveg, furagn, stüin) che, sfruttando la particolare caratteristica del materiale
di essere molto resistente al fuoco e di conservare il calore a lungo, permettono una cottura molto lenta. Il materiale subiva una prima grossolana lavorazione in cava (ciapun):
vi sono ancora le baite nelle quali erano installati I torni rudimentali azionati dall’acqua,
convogliata con canali di legno su ruote a pale; i torni erano veri e propri capolavori di
“ingegneria spontanea”. Alcuni esemplari fanno bella mostra di sé in musei tedeschi e
svizzeri. Un tornio, in perfetto assetto di funzionamento, è stato allestito nel museo della
Valmalenco a Chiesa in Valmalenco.
In questi ultimi decenni, la lavorazione tradizionale della pietra ollare è pressoché scomparsa e ci si è orientati verso la produzione artigianale a carattere artistico di souvenirs,
vasi, statuette, piatti ornamentali . L’estrazione della pietra ollare è ora un’attività che si
limita a sopravvivere, ma nel passato fu molto importante nella ristretta economia della
valle. Basti pensare alla larga diffusione del laveg in tutta la Lombardia e nel vicino Gri-
Artigianato in Pietra Ollare - foto: cortesia Silvio Gaggi
Lavorazione della Pietra Ollare - foto: cortesia Silvio Gaggi
gione.”
43
Itinerario Campo Franscia
Alpe Musella
(Comune di Lanzada)
La conca di Franscia è il punto di confluenza
delle valli di Campo Moro e dello Scerscen; è
una zona molto aperta e interessante dal
punto di vista naturalistico.
Subito a sinistra si sale verso i prati e le baite
di Franscia (1500 m) fino ai Dossi dove si incontra la vecchia mulattiera per il rifugio
Marinelli.
Si scorgono belle tradizionali dimore temporanee caratteristiche dei maggenghi della val Malenco realizzate con l’abbinamento
della muratura e del legno.
Il bel sentiero prosegue su rocce montonate
La conca di Franscia
fino al rifugio Scerscen diventa poi pianeggiante fino all’Alpe Campascio. Questo itine-
Chi procede senza fretta potrà osservare e
rario si snoda tra larici e abeti, lungo un per-
ascoltare i segnali degli animali di terra e di
corso ricco di suoni e movimenti d’acque, di
cielo.
fiori e cespugli.
Dalla zona umida dell’Alpe Campascio si
Informazioni generali
Punto di partenza:
Campo Franscia - piazzale arrivo autocorriere (1498 m)
Difficoltà del percorso:
facile, impegnativo per la durata
Logistica:
Rifugio Mitta all’alpe Musella (quando aperto)
Dislivello:
520 m
Tempo di percorrenza:
5/6 ore
Equipaggiamento:
scarponcini da montagna e giacca a vento
(prevedere cambio indumenti e colazione al sacco)
44
sale tra Larici e Ginepri alla splendida conca
dell’Alpe Musella (2000 m).
La conca, sbarrata dalla morena antica, è
posta al limite superiore della vegetazione
d’alto fusto in un ambiente raccolto e accogliente.
Informazioni storiconaturalistiche-etnografiche
Fascia altitudinale:
Montana superiore e subalpina.
Fascia vegetazionale:
Boreale inferiore e superiore.
Alpe Musella
45
Itinerario Botanico
S Giuseppe - Lago Palù
(Comune di Chiesa in Valmalenco)
L’itinerario si svolge tra i maggenghi a monte di S. Giuseppe e il lago Palù, con possibilità di scelta tra un giro di breve durata e uno
più lungo.
Si parte dal piazzale della seggiovia a S. Giuseppe (1521 m) per arrivare al lago Palù
(1921 m) e all’Alpe Roggione in una zona
paesaggisticamente molto interessante.
Questo percorso si sviluppa attraverso fasce
di vegetazione molto varie: boschi di
latifoglie, di conifere con ricco sottobosco,
zone umide, prati, maggenghi e pascoli.
Lago Palù
Informazioni storiconaturalistiche-etnografiche
Fascia altitudinale:
Emergenze naturalistiche,
Montana superiore e subalpina.
paesaggistiche ed etnografiche:
Fascia vegetazionale:
L’itinerario offre un buon esempio di paesag-
Boreale inferiore e superiore.
gio alpino, caratterizzato da una pluralità di
Informazioni generali
Punto di partenza:
S. Giuseppe piazzale della seggiovia (1521 m)
Difficoltà del percorso:
facile, impegnativo per la durata
Logistica:
Rifugio Lago Palù (quando aperto)
Dislivello:
500 m per il percorso lungo e 200 m per il percorso corto
Tempo di percorrenza:
6 ore per il percorso lungo e 4 ore per quello corto
Equipaggiamento:
scarponcini da montagna e giacca a vento
(prevedere cambio indumenti e colazione al sacco)
46
ambienti che rendono la passeggiata stimo-
Motta. Durante i mesi estivi la gente è richia-
lante e particolarmente piacevole.
mata dalla bellezza del paesaggio, dominato
Passati i 1500 m si lasciano alle spalle le ulti-
dall’azzurro delle limpide acque del lago e
me propaggini di boschi di latifoglie e si entra
dal rigoglioso verde delle aree circostanti, in
nella fascia di pertinenza dei boschi di coni-
contrasto con le tinte rosso-brunastre che
fere a Pino silvestre, Abete rosso, Larice,
assumono le brulle cime Roggione e Sasso
Cembro e delle boscaglie aperte a Pino
Nero.
mugo, intervallati da pascoli e prati da sfalcio;
tra gli aglomerati di baite è possibile scorgere qualche piccola preziosità etnografica.
Il lago Palù, situato a quota 1922 metri è meta
durante tutto l’anno di numerosi turisti.
Durante i mesi invernali, i turisti sono attratti
dalle piste di fondo che circondano il lago e
dai vicini impianti sciistici di risalita che interessano il versante settentrionale del monte
47
L’alpeggio Paluetto lungo il sentiero botanico
48
Itinerario botanico
di S. Bernardo
(Comune di Ponte in Valtellina)
L’itinerario si snoda interamente su sentieri,
mulattiere e stradine facilmente percorribili
e identificabili mediante l’apposita segnaletica. Dalla struttura della colonia estiva parte
il sentiero botanico che si snoda tutto all’interno di un area caratterizzata da una vegetazione interessante e stimolante.
Dopo pochi passi si giunge in una piccola
faggeta con vecchi esemplari d’alto fusto
maestosi e fieri della loro architettura naturale.
Lungo il percorso numerosi e piacevoli gli
incontri con altre latifoglie: Castagni, Frassi-
Località S. Bernardo in autunno
ni, Ciliegi, Aceri, Sorbi, Pioppi, Ontani, Betulle,
Roverelle e siepi di Biancospino, Nocciolo,
conifere e le differenze del relativo
Crespino.
sottobosco. Giunti all’amena conca in locali-
Interessante è cogliere i primi segnali della
tà Zocca si può riposare, osservare alberi, ar-
transizione dal bosco di latifoglie a quello di
busti, cespugli, riconoscere le cime e le valli
Informazioni generali
Punto di partenza:
colonia di S. Bernardo (1202 m)
Difficoltà del percorso:
facile, pianeggiante con qualche tratto in salita
Logistica:
struttura della colonia a S. Bernardo
Dislivello:
100 m
Tempo di percorrenza:
3 ore (giro completo)
Equipaggiamento:
scarponcini da trekking e giacca a vento
49
delle Alpi Orobie che si ammirano di fronte.
Informazioni storiconaturalistiche-etnografiche
Si continua in direzione est e si scende dolcemente verso la fine del percorso.
Nelle vicinanze della chiesetta di S. Bernardo
Fascia altitudinale:
numerosi alberi di importazione: Ippocasta-
di transizione tra la montana inferiore e la
no, Cedro, Faggio purpureo, diverse specie
superiore.
di Pino e altri.
Fascia vegetazionale:
Lungo tutto l’itinerario, in relazione alla sta-
di transizione tra la subatlantica e la boreale
gione, è inoltre possibile osservare un di-
inferiore.
screto numero di piante erbacee e fiori.
Emergenze naturalistiche,
paesaggistiche ed etnografiche:
L’itinerario botanico di S. Bernardo offre in
primo luogo una rilassante passeggiata, immersa in un ameno contesto vegetazionale
ed etnografico.
La fascia vegetazionale in cui si snoda è certamente strategica, dal momento che interessa la zona di transizione tra boschi montani di latifoglie e i subalpini di conifere; vi è
50
quindi la possibilità di osservare una singo-
serviamo più comunemente nel nostro terri-
lare pluralità di ambienti e di specie vegetali,
torio.
autoctone ed esotiche, in un ambito territo-
La
riale moderatamente ridotto.
valtellinese evidenza la forma del profilo
Un’adeguata segnaletica permette il ricono-
vallivo trasversale a U, di genesi mista poiché
scimento di numerosi alberi ed arbusti tipici
primariamente di origine glaciale, modellata
della flora valtellinese.
in seguito da processi di degradazione me-
Il Faggio, con alcuni esemplari plurisecolari,
teorica, quali la disgregazione (processi fisici
spicca con eleganza tra le specie arboree e
e meccanici), il disfacimento (alterazione fisi-
costituisce boschi di buona estensione
ca), la gravità (crollo e trasporto di materiali)
(faggete), caratterizzati da un corteggio
e l’azione delle acque correnti superficiali e
floristico singolare e soprattutto differente
sotterranee.
rispetto agli altri boschi di latifoglie, che os-
51
vista
panoramica
sul
fondovalle
Il servizio volontario
di Guardia Ecologica
Difendono la natura facendo volontariato.
Sono le GEV, ovvero le Guardie Ecologiche
Volontarie della Regione Lombardia le quali
appartengono ad ambienti con profonde
radici nella natura e coltivano atteggiamenti
critici nei confronti di un consumo indiscriminato della natura che, come è noto, non è
un bene inesauribile.
Quanti di noi vorrebbero diventare i paladini della natura? Molti? Ebbene, ecco cosa
bisogna fare per diventare una Gev al
100%.
La formazione è il primo compito della guardia ecologica volontaria, ovvero la conoscenza sulla legislazione ambientale e forestale, sulla natura, la sua vita ed i suoi meccanismi. Questo può avvenire solo se la Gev
Gita alle Piramidi di Postalesio
segue un corso di formazione, attraverso
apposite lezioni e successivamente conti-
delle violazioni, dall’altro attraverso l’educa-
nua con un costante aggiornamento ed ap-
zione ambientale.
prendimento.
Non a caso le guardie ecologiche volontarie
L’obiettivo della Guardia ecologica volonta-
si rendono sempre più conto che la presen-
ria è quello di promuovere atteggiamenti
za massiccia dell’uomo nella natura ha più
che assumano la natura come valore, quindi
che altro una funzione deleteria, irreparabil-
un’educazione al rispetto ed alla salvaguar-
mente distruttiva, per questo è importante
dia, questo grazie da un lato alla vigilanza in
che la Gev si ponga come strumento di in-
materia ecologica, nonché all’accertamento
formazione ed educazione ambientale, co-
53
minciando naturalmente dalle scuole. La
Il servizio è svolto con impegno e dedizione
guardia ecologica volontaria svolge un ruo-
da volontari che operano per la salvaguar-
lo importante anche nella Protezione Civile:
dia dell’ambiente naturale.
è in prima linea in caso di catastrofe ecologi-
Le guardie ecologiche nel corso del loro
ca, perché è culturalmente attrezzata, pre-
servizio hanno cercato di divenire “educato-
parata tecnicamente ad ogni evenienza ed è
ri” e custodi dell’ambiente in cui viviamo.
dotata di tecnologie di intervento.
Hanno promosso iniziative tese alla difesa
Infine non dobbiamo dimenticare che la
del suolo, alla protezione della natura e alla
Guardia ecologica volontaria presta giura-
promozione culturale, sociale e civile della
mento e diventa a tutti gli effetti un pubbli-
popolazione.
co ufficiale con poteri di Polizia amministra-
L’opera di informazione e sensibilizzazione
tiva, può rilevare le infrazioni per le quali
dell’opinione pubblica sui temi ambientali
redige verbali e le segnala alle autorità com-
inizia nel mondo della scuola per questo
petenti.
motivo si cerca di incrementare l’attività
Il Servizio Volontario di Vigilanza Ecologica
nelle scuole dell’obbligo attraverso lezioni
istituito dalla Regione Lombardia con la
didattiche con l’ausilio di opuscoli e di dia-
Legge Regionale n. 105 del 29 dicembre
positive, o mediante l’osservazione diretta
1980 così come modificata dalla L.R.. 25/99,
con visite guidate.
è gestito dalla Comunità Montana territo-
Scopo delle varie iniziative promosse è quel-
rialmente competente per conto della Re-
lo di sensibilizzare i giovani al rispetto e alla
gione Lombardia.
conservazione dell’ambiente.
Le funzioni del servizio sono:
Molta attenzione va data alla vigilanza e alla
- promuovere l’informazione sulla
sorveglianza delle zone protette, all’abban-
legislazione vigente in materia di tutela
dono dei rifiuti ed al transito dei mezzi mo-
ambientale;
torizzati nelle zone vietate.
- concorrere alla protezione dell’ambiente
e alla vigilanza in materia ecologica;
- offrire la propria disponibilità alle
autorità competenti nelle opere di
soccorso in caso di pubbliche calamità
o di disastri di carattere ecologico;
- collaborare alle attività di controllo
e vigilanza ambientale.
54
Disciplina del servizio volontario
di vigilanza ecologica
di accertamento di violazione delle leggi e
Legge Regionale 29 dicembre 1980 n. 105, così
materia ecologica, redigono, ai sensi dell
come modificata dalla L.R.. n. 25 del 20/12/99
‘art. 5 della L.R. 90/83, verbali nei quali
dei regolamenti comunali e provinciali in
devono essere specificate tutte le circostanART. 1
ze del fatto e le eventuali osservazioni del
Finalità
trasgressore e li trasmettono all ‘ente da cui
Il servizio volontario di vigilanza ecologica è
dipendono.
svolto dalle guardie giurate incaricate dal
2 bis. Il servizio volontario di vigilanza
presidente della giunta regionale con le mo-
ecologica partecipa e collabora alle attività
dalità di cui alla presente legge.
di controllo ambientale di cui all art. 3,
Esso svolge le seguenti funzioni:
comma 1, lett. B) della l.r. 14 agosto 1999, n.
- promuovere l’informazione sulla
16 (Istituzione dell ‘Agenzia regionale per la
legislazione vigente in materia di tutela
protezione dell’ambiente - A.R.P.A.)
ambientale;
3. L ‘appartenenza al servizio volontario di
- concorre alla protezione dell’ambiente e
vigilanza ecologica non dà luogo a costitu-
alla vigilanza in materia ecologica,
zione di rapporto di lavoro e le relative
nonché a norma degli artt. 6 e 8 della
funzioni sono espletate a titolo gratuito.
legge regionale 5 dicembre 1983 n.
90 (Norme di attuazione della legge 24
ART 2
novembre 1981, n. 689, concernente
Enti organizzatori del servizio
modifiche al sistema penale),
L’organizzazione del servizio volontario di
all’accertamento delle violazioni
vigilanza ecologica è affidata:
di disposizioni in materia ecologica,
a) agli enti gestori dei parchi regionali per i
contenute in singole leggi e, ai sensi
territori di rispettiva competenza;
di quanto disposto all’’ art.5, comma 1,
b) alle comunità montane, per i territori
in regolamenti comunali e provinciali.
montani non compresi nelle
- offrire la propria disponibilità alle
delimitazioni dei parchi regionali;
autorità competenti per collaborare
c) alle province ed ai consorzi
in opere di soccorso in caso di pubbliche
comprensoriali di Lecco e di Lodi nei
calamità o di disastri di carattere
territori non compresi nelle
ecologico.
delimitazioni dei parchi regionali e delle
2. Le guardie ecologiche volontarie, in caso
comunità montane;
55
Gita al rifugio Porro con le Guardie Ecologiche
d) ai comuni capoluogo di provincia per le
competenti per l’attività di controllo am-
rispettive circoscrizioni territoriali,
bientale; i provvedimenti della Giunta regio-
esclusi i territori compresi nelle
nale inerenti le funzioni di indirizzo e coordi-
delimitazione dei parchi regionali.
namento sono assunti previo parere della
2. Le province e le comunità montane a cui
competente commissione consiliare.
è delegata la gestione di parchi regionali
organizzano il servizio di vigilanza ecologica
ART. 7
volontaria in forma unitaria per l’intero terri-
Compiti degli enti organizzatori
torio di competenza;
Oltre a quanto disposto nei precedenti arti-
3. Le funzioni di indirizzo, di coordinamento
coli, gli enti organizzatori del servizio di vigi-
e di vigilanza del servizio di vigilanza ecolo-
lanza ecologica volontaria provvedono, con
gica competono alla Giunta regionale, la
i mezzi finanziari assegnati dalla regione, al
quale definisce altresì le modalità di colla-
funzionamento del servizio medesimo ed in
borazione del servizio stesso con i soggetti
particolare:
56
- nomina il responsabile del servizio di
dotazioni destinate al servizio di
vigilanza ecologica;
vigilanza ecologica tenendo degli stessi
- tramite il responsabile del servizio
un aggiornato inventario.
di vigilanza ecologica, provvedono
a comunicare nei termini stabiliti
ART. 8
dal contratto regionale di assicurazione,
Doveri delle guardie ecologiche
alla competente struttura organizzativa
Nell’espletamento delle sue funzioni la
della Giunta regionale, la denuncia
guardia ecologica, oltre a quanto previsto
dell’evento dannoso.
dal T.U. delle leggi di pubblica sicurezza e
- redigono programmi quindicinali di
dal relativo regolamento di esecuzione
lavoro e organizzano i turni di servizio;
deve:
- predispongono gli ordini di servizio
- assicurare almeno quattordici ore di
indicando la zona dove questo deve
servizio mensili, dando comunicazione
essere esplicato nonché le modalità e
con preavviso quindicinale della
la durata, contemperando la
disponibilità di giornate e di orari:
disponibilità delle guardie con l’esigenza
- svolgere le proprie funzioni nei modi,
del servizio;
orari e località indicate nell’ordine di
- ricevono i rapporti di servizio e i verbali
servizio redatto dal responsabile;
relativi alle trasgressioni, redatti dalle
- operare con prudenza, diligenza
guardie ecologiche nell’espletamento
e perizia;
delle loro funzioni e li trasmettono
- compilare in modo chiaro e completo i
tempestivamente alle autorità
rapporti di servizio nonché i verbali
rispettivamente competenti;
facendoli pervenire nelle successive
- assicurano la conservazione e
quarantotto ore al responsabile del
manutenzione dei mezzi e delle
servizio;
- qualificarsi esibendo il tesserino
personale e portare il distintivo o
l’uniforme
- usare con cura i mezzi e le attrezzature
in dotazione.
57
Progetto di salvaguardia
del rospo Bufo Bufo
Diffuso nella maggior parte dell’Europa
(eccetto Irlanda, Corsica, Sardegna, Baleari,
Malta e Creta) in Italia il rospo Bufo Bufo è
molto comune.
Lo si trova in una gran quantità di ambienti,
spesso piuttosto asciutti.
Gli adulti arrivano a 15 cm di lunghezza con
le femmine più grandi dei maschi.
Ha una pelle molto verrucosa e delle ghiandole paratoidi molto prominenti e leggermente oblique. Ha un colore brunastro ma
migrazioni per raggiungere l’ambiente ac-
variabile da color sabbia a quasi rosso mat-
quatico, come stagni e corsi d’acqua a moto
tone, grigiastro e verde oliva.
lento, lanciando richiami facilmente udibili.
Può avere delle macchie e chiazze più scure
Il maschio sviluppa durante la stagione ri-
sul dorso, mentre la parte ventrale è bian-
produttiva dei cuscinetti nuziali scuri sulle
castra o grigia, spesso con strie più scure.
tre dita interne, che lo aiutano ad abbraccia-
Gli occhi, con una pupilla orizzontale, sono
re saldamente la femmina dietro le zampe
dorato scuro o color rame.
anteriori durante l’accoppiamento.
Non ha dei sacchi vocali esterni.
Ogni femmina può deporre da 1000 a 5000
L’alimentazione
comprende
lombrichi,
uova in lunghi cordoni gelatinosi; da queste
molluseri, coleotteri, i quali vengono cattu-
sgusciano piccole larve nerastre che compio-
rati da distanza ravvicinata con un rapido
no la metamorfosi in due o tre mesi.
movimento della lingua. il rospo è perciò un
La maggior parte della popolazione migra
aiutante di prim’ordine degli agricoltori.
negli stessi giorni e si hanno allora degli ad-
Il rospo ha delle abitudini crepuscolari e
densamenti presso le rive ed in acqua anche
notturne, anche se con un tempo piovoso
di centinaia di individui; è questa la fase più
o durante il periodo riproduttivo, è possibile
rischiosa: per raggiungere la meta spesso
rinvenirlo di giorno.
devono attraversare strade ad intenso traffi-
E’ un anfibio terragnolo, ma nella stagione
co veicolare, con le disastrose conseguenze
riproduttiva compie delle vere e proprie
immaginabili.
58
Un vero e proprio sterminio di una popo-
sono attivati gruppi di volontari, soprattutto
lazione già ridotta dall’inquinamento, dagli
Guardie Ecologiche per un cesimento.
scarichi industriali, dallo sviluppo dell’agri-
Hanno raccolto, in apposite schede, dati quali
coltura e dall’uso di concimi chimici.
la suddivisione per specie, per sesso, per vita
La legge regionale n. 33 del 1977 prevede la
e per mortalità, per date di trasmigrazione e
tutela degli ambienti lacustri e della fauna
salvataggio.
minore. In particolare al titolo IV dell’art. 14
Le Guardie Ecologiche della Comunità Mon-
si fa riferimento al rospo del genere Bufo con
tana Valtellina di Sondrio hanno individuato
divieto di cattura, trasporto e commercio ga-
nella zona del Comune di Berbenno, in
rantendone la salvaguardia dell’ovatura e dei
località Torchi e Mue, un area di particolare
girini. Per una maggior tutela di questi ani-
interesse e rilevanza per la rotta di trasmi-
mali, nel 1990, si è attivato il Progetto Rospi
grazione di massa.
Lombardia, la cui finalità è promuovere l’inte-
Il flusso migratorio dai rifugi invernali fino
resse verso questa piccola fauna. Da allora si
agli stagni e ai canali comincia verso la metà
59
di Marzo e termina verso la metà di Aprile,
intensificandosi nei periodi piovosi.
Achillea (erba iva)
La zona è attraversata dalla strada provinciale ad intenso traffico veicolare, soprattutto
Nell’arido prato dell’alta montagna
nel fine settimana. Moltissimi rospi finiscono miseramnete schiacciati sull’asfalto nel
campeggia l’Achillea, detta “erba iva”.
tentativo di orltrepassare la strada, prima di
Ha fiori bianchi, piccoli, a ombrella,
aver compiuto l’atto riproduttivo.
fusti solcati e segmentate foglie.
L’opera delle Guardie Ecologiche Volontarie
Achillea: da Achille, eroe greco
consiste nell’aiutare i rospi ad attraversare la
che l’usava per curare le ferite.
strada con il minor numero di vittime possi-
E’ tutt’oggi una pianta curativa,
bile, posizionando cartelli di segnalazione a
tonica, stimolante, digestiva…
luce intermittente, barriere di rallentamento
Ma lo stambecco l’annusa con sospetto.
o fermando, se necessario il traffico.
Stella Alpina
Stella alpina
Tra l’aride rocce dell’alta montagna
vive la solitaria Stella alpina.
Canditi ha i fiori, di caldo velluto.
E l’aquila, che vola verso il sole,
con un alto strido la saluta…
poi vien la notte e scintillanti stelle
la guardano dormir. Son sue sorelle.
60
Da il “SE” di AIRONE
ricordando quello di RUDYARD KIPLING
A UN RAGAZZO CHE SARÀ UOMO NEL DUEMILA
Se rinuncerai all’idea dell’incontrollato e selvaggio dominio sulla natura e, insieme, alla
cieca e utopistica sottomissione a essa, tenendoti equidistante dai febbrili interventisti e dagli
estremisti della cautela.
Se abbraccerai la filosofia del rispetto, mettendo da parte quella dello sfruttamento e quella
della rinuncia.
Se vivrai come ricchezza le diversità di altre culture e di altre specie e saprai guardare a esse
con occhio curioso e non infastidito.
Se saprai perdere la corona di re del creato senza sentirti sminuito dalla perdita.
Se capirai che essere fratello delle altre specie e custode della Terra è meglio che esserne il
padrone.
Se imparerai che la nuova frontiera sta prima di tutto dentro alla tua mente e al tuo cuore.
Se sviluppo non significherà per te il guadagno e il consumo sfrenato e senza limiti, ma una
più intelligente e misurata gestione delle risorse.
Se la paura della crisi ecologica non riuscirà ad atterrirti perché starai lavorando per
scongiurarla.
Se il nemico cesserà di essere qualcuno al di fuori perché saprai riconoscerlo nella parte più
oscura di te stesso.
Se saprai praticare, con creatività e umiltà, la protezione e insieme la trasformazione
dell’ambiente che ti circonda, accettando la necessità di regole poste nell’interesse di tutti e a
garanzia della libertà di ciascuno.
Se andando verso il futuro non cesserai di coltivare la memoria del passato.
Se ami il prossimo tuo come te stesso e sei conscio che il prossimo tuo è più ampio della specie
umana.
Se saprai fare tutto questo, allora avrai imparato a godere insieme con tutte le altre creature i
beni del mondo e, quel che è più importante, tu sarai un uomo, figlio mio...
61
Vista dal Passo del Muretto in Valmalenco
63
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, digitale o magnetico, pubblicata in alcuna forma o maniera senza autorizzazione scritta dei proprietari dell’opera.
Un ringraziamento speciale a tutte le Guardie Ecologiche della Comunità Montana Valtellina di Sondrio che, con il loro contributo hanno permesso la realizzazione di
questo volume.
Realizzazione grafica: © 2004 Alberto Sem - Sondrio
Poesie di © Marcella Cordani
Fotografie: © Alberto Sem (AFNI) - © archivio G.E.V. - salvo indicazione diversa
Stampa: Tipografia Ignizio - Sondrio
Val Sissone in Valmalenco
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Volume GEV - Comunità Montana Sondrio