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CENTRO STUDI SANTA ROSA DA VITERBO
onlus
STUDIA
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CENTRO
STUDI
SANTA
ROSA
DA
VITERBO
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onlus
Anna Maria Valente Bacci
UNA LEGGENDA TEDESCA
DI SANTA ROSA
(SECOLO XV)
Codex Sangallensis 589
VITERBO
2012
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Ringraziamenti
© 2012 by Centro Studi Santa Rosa da Viterbo – onlus
via O . Benedetti, 21 - I-01100 viterbo
tel . +39 346 012 47 89
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www .centrostudisantarosa .org
Una leggenda tedesca di santa Rosa (secolo XV) . Codex Sangallensis
589 / Anna Maria Valente Bacci . – Viterbo : Centro Studi Santa Rosa da
Viterbo, 2012 – 104 p . ; 20 cm .
(Studia; 1)
ISBN 978-88-907643-3-2
1 . Vita tedesca di santa Rosa e traduzione . 2 . Vita II di santa Rosa e
traduzione . 3 . Codice S . Gallo 589 . 4 . Terziarie francescane regolari di
St . Leonhard .
Commento filologico e traduzione di una vita di santa Rosa tardo quattrocentesca in alemanno .
È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi
mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno e didattico,
non autorizzata .
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Titolo corrente pagg. dispari
Sommario
Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 7
Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »11
Bibliografia
Abbreviazioni e sigle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
Indice delle opere citate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »14
Introduzione
1. Un testimone unico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2. Il manoscritto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. Le terziarie di St. Leonhard di San Gallo . . . . . . . .
4.
Le fonti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. La lingua e lo stile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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»25
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Le versioni della Vita di santa Rosa - Edizione
Procedure e simboli editoriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »43
Parte prima
Vita S. Rosae Viterbiensis: testo latino e traduzione . . »46
vss züg von dem leben der hailigen junckfrowen
sant Rossen: testo tedesco e traduzione . . . . . . . . . . »47
Parte seconda
vss züg von dem leben der hailigen junckfrowen
sant Rossen: testo tedesco e traduzione . . . . . . . . . . »91
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »101
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Ringraziamenti
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Premessa
Premessa
Con questa monografia il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo
si presenta alla comunità degli storici come istituzione di ricerca.
Il Centro infatti, costituito nel novembre del 2010, si è dedicato
finora a consolidare il proprio assetto, ad affermare la sua presenza in ambito cittadino e regionale, a intessere i rapporti che
gli permetteranno, sperabilmente, di operare in maniera costante
e fattiva. A questi obiettivi hanno puntato le iniziative pubbliche
attuate in questo paio d’anni: due mostre (Santa Rosa nei libri, nei
documenti e nelle immagini, nel settembre 2011, e Dalla Reliquia alle
reliquie. La santità di Rosa visibile e tangibile, un anno dopo) e la
giornata di studio «Ad sonum campanæ tubarumque clangorem». Le
delibere del 1512 sulla processione civica per la festa di santa Rosa, tenutasi il 10 giugno 2012. Di entrambe le mostre è stato stampato
il catalogo, mentre della giornata di studio (che ha occasionato un
opuscolo con l’edizione e traduzione dei due documenti oggetto
dell’iniziativa) s’intende pubblicare a breve gli atti. Ma in cantiere
sono progetti di ricerca ben più consistenti. Il primo riguarda il
processo di canonizzazione di Rosa, indetto da papa Callisto iii nel
1456, svolto nel 1457 e mai concluso: fonte già nota, per merito
dei Bollandisti, però bisognosa di un’edizione critica. Così come
non è conosciuto quanto merita il patrimonio documentario e
librario del monastero viterbese di Santa Rosa. Alla valorizzazione
di esso, che è una delle sue ragioni fondative, il Centro si propone
di lavorare a fondo, una volta che si verificheranno i presupposti
per iniziare: il programma e l’organico sono già pronti, mancano
le risorse necessarie.
Pubblicare fonti, dunque: e pubblicarle bene. Questa l’intenzione del Centro Studi, che in tal modo potrà ottenere due risultati:
per un verso migliorare in quantità e qualità le conoscenze su
un fatto di storia religiosa e civile dai connotati tuttora sfuggenti (poiché tale è il caso di Rosa da Viterbo, sia quanto alla sua
esperienza in vita sia quanto al suo culto post mortem); per l’altro
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Premessa
affermare, al di là dei necessari coinvolgimenti occasionali e locali, una propria presenza – quanto si voglia piccola, ma di piena
dignità – nel panorama storiografico internazionale.
Coincidenza felice è perciò che questa prima prova, offerta generosamente al novello Centro Studi da Anna Maria Valente Bacci,
docente di Filologia germanica, nota specialista di letteratura
religiosa di area inglese e tedesca, riguardi una versione tardoquattrocentesca in lingua tedesca, per l’esattezza in dialetto alemanno, della legenda di santa Rosa. Non inedita (l’aveva fatta conoscere
nel 1987 Patricia A. Giangrosso, in un’edizione però da lei stessa
definita “minimale”), la leben der hailigen junckfrowen sant Rossen del
manoscritto di St. Gallen riceve qui da Valente Bacci un adeguato
trattamento critico, quanto alla tradizione, alle coordinate storiche,
ai dati testuali e linguistici. Non si poteva desiderare di più, per
togliere agli studi rosiani ogni angustia devozionale o localistica.
Come si leggerà ampiamente nell’Introduzione, il compendio
della vita di Rosa in tedesco si trova in una piccola raccolta agiografica scritta da e per le terziarie regolari francescane di St. Leonhard,
una comunità sangallese sorta all’inizio del medesimo secolo xv.
Si tratta della prima e unica legenda di Rosa non solo in antico
tedesco, ma in una lingua volgare, che si conosca (cosa diversa
è la successiva produzione storico-devozionale a stampa in lingue
nazionali). Questa unicità può essere giudicata in maniere opposte.
Certamente, come a ragione sottolinea Valente Bacci, una tradizione così esile dimostra la scarsa diffusione, all’epoca, del culto di
Rosa, una santa-non santa, venerata soprattutto in patria, morta da
relativamente poco tempo. Ma in altra prospettiva quella unicità,
quella singolarità si riempie di significati.
Nel manoscritto di St. Gallen la vita di Rosa compare come
terza; la prima è quella di Chiara d’Assisi, una tra le tantissime
vite tedesche della santa assisiate. Si pensi che tra xiv e xvi secolo
la portano oltre duecento manoscritti, contro i 26 in italiano, i 15
in francese, i 12 in fiammingo e olandese... (questi i risultati offerti in un recente convegno romano da Monica Benedetta Umiker,
che ringraziamo per averci anticipato il testo della sua relazione).
Il manoscritto in oggetto è a suo modo un Sand Claren-Buch, la
forma libraria in cui si consolidò la tradizione clariana tedesca.
L’unicum rosiano nasce all’ombra e sulla scia di Chiara.
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Premessa
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Nella legenda tedesca la Vergine viterbese riceve il titolo di
terziaria francescana: der driten regel sant Franciszen, «della terza
‘regola’ di san Francesco», porta l’incipit. Non è una novità, se
è vero che nel processo callistiano del 1456-57 Rosa è detta tertii
ordinis minorum sancti Francisci – questa è una spia che potrà essere avvalorata dopo l’edizione del processo di canonizzazione. Ma
quella piccola e lontana terziaria è a San Gallo qualcosa di più.
Le sorelle terziarie di St. Leonhard la invocano come pattronin vnd
beschirmerin vnssers gantzen orden, «patrona e protettrice di tutto il
nostro ordine». Si guardi la successione delle prime legendae nel
manoscritto sangallese: Chiara, la fondatrice dell’Ordine francescano femminile, è seguita da Bernardino, il santo simbolo dell’Osservanza francescana maschile, di fresca canonizzazione; dopo di
loro, Rosa ed Elzear di Sabran, primi santi rispettivamente del
Terz’ordine femminile e del Terz’ordine maschile. Una gradazione
perfetta. L’episodio di St. Leonhard segna l’assunzione di Rosa
nel pantheon del nuovo francescanesimo femminile osservante. Che
l’invenzione non abbia precedenti ne aumenta il significato; che
non abbia avuto seguito, non gliene toglie.
Ma Rosa non fu, lo sappiamo, una terziaria francescana, se non
altro perché, morta nel 1251, non poteva esserlo: lo divenne col
tempo, attraverso uno di quei percorsi di rilettura e di appropriazione ex post di cui è piena la storia dell’agiografia. E oggi santa
Rosa è, nella percezione collettiva, una santa francescana. Ne
coltivano la memoria le Clarisse di Viterbo; e coloro che hanno
lavorato alla sua restituzione storica, da Giuseppe Abate a Ernesto
Piacentini, appartengono all’ordine dei Minori. Motivo di più per
esercitare il dovere della discrezione prudente, del vaglio severo
delle fonti. Senza alcuna supponenza, senza nessuna volontà dissacratoria, e invece coltivando un affiatamento toto corde col monastero di Santa Rosa e con la città di Viterbo, a questo imperativo
il Centro Studi intende restare fedele.
Il Centro Studi
Santa Rosa da Viterbo
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Codex Sangallensis 589 - Centro Studi Santa Rosa Viterbo