VITALI
Antica ed illustre famiglia bussetana.
Dall'albero genealogico, pubblicato da Emilio Seletti nelle sue Memorie di Busseto, si rileva che essa
ebbe a capostipite Bcrtolino, podestà di Borgo San Donnino, patrizio di Roma e di Bergamo, cittadino di
Piacenza e di Milano, morto a Busseto nel 1386.
Esponenti di questo casato ricopersero importanti cariche pubbliche ed ecclesiastiche.
Ricorderemo, tra essi, Giacopo, detto Capelleto, podestà di Busseto (I 1446); Giovanni Giacopo, podestà
di Borgo San Donnino nel 1500; Antonio, reputato giureconsulto, nobile di Cremona e podestà di
Busseto (+ 1487); altro Giovanni Giacopo, gentiluomo di camera di Galeazzo Maria Sforza, duca di
Milano (- 1531) ; Bartolomeo, valoroso uomo d'armi al servizio di Massimiliano Sforza (+ circa ne! 1531);
Niccolò, arciprete della chiesa collegiata di Cortcmaggiore (+ 1634); Cesare, fondatore del primicerato
della cattedrale di Fidenza e primo primicerio nel 1614; Arcangelo, primo primicerio anch'egli della
stessa cattedrale (+ 16791; Pietro, fondatore del monastero di Santa Chiara in Busseto (+ 1512);
Battista, condottiero e gentiluomo di camera di Lodovico XII re di Francia; Giacopo, governatore di
Pontremoli.
Numerosi Vitali sono ricordati come anziani del Comune di Busseto.
A questa famiglia appartengono inoltre i più sotto ricordati Buonafede senior e junior, mons. Fabio,
Girolamo, Giuseppe, mons. Lattanzio e Pietro.
VITALI BUONAFEDE Senior (detto l'Anonimo)
Medico, nato a Busseto il 13 luglio 1686; morto a Caldiero Bagni (Verona) il 2 ottobre 1745.
Buonafede Vitali senior, l’anonimo
Ritratto di G. Levi nel Civico Museo di Busseto
Ebbe ingegno precoce e si narra a questo proposito che, dodicenne appena, tenesse pubbliche
discussioni di filosofia all'ateneo parmense.
Trascorse una giovinezza movimentata ed avventurosa. Figlio di un militare, si arruolò volontario per
poter seguire il padre nella guerra mossa ai turchi dai veneziani, pervenendo al grado di alfiere
nell'esercito della Repubblica di San Marco.
Ripresi in seguito gli studi, si laureò a Parma in chimica e medicina, trasferendosi quindi a Milano in
qualità dì chirurgo nel reggimento Caylus Dragoni. Rimasto ferito durante la battaglia di Cassano tra
tedeschi e francesi, si recò, non appena guarito, a Roma per perfezionarsi negli studi. Da Roma passò
a Londra, dove per tre anni frequentò l'università di Cantherburv, pubblicando nel 1710 un opuscolo
medico sulle origini della peste, che a quel tempo imperversava in Inghilterra. Fu poi in Francia, Belgio,
Olanda, Germania, Danimarca, Russia, Svezia ed infine in Spagna e Portogallo.
Sbarcato a Genova nel 1714, si presentò per la prima volta in pubblico con l'appellativo di Anonimo,
offrendosi di rispondere a qualsiasi quesito scientifico. Intraprese quindi a viaggiare per l'Italia,
occupato ad esercitare la professione ed a tenere conferenze nel corso delle quali esponeva il proprio
sistema di medicina, dichiarandosi contrario ai dottrinari. Le sue conoscenze scientifiche, sfruttate sul
piano pratico, lo resero celebre e gli procurarono notevoli guadagni, che egli prodigalmente spese in
un trattamento principesco. Tornato a Parma, fu proclamato maestro ed annoverato nel Collegio dei
dottori, onore che gli tributarono in seguito Milano e Bologna nel 1719 e più tardi, nel 1730, Firenze.
Chiamato a Roma da Innocenzo XIII, guarì quel pontefice da una grave forma di singulto di fronte alla
quale i più valenti medici della capitale s'erano dimostrati impotenti. A Palermo, ove andò poco dopo, fu
nominato pubblico lettore di chimica e filosofia sperimentale ed in seguito direttore di un importante
laboratorio chimico. Ma la naturale irrequietezza l'indusse a ritornare in Alta Italia, dove ricusò di
entrare al servizio del duca Antonio Farnese per accettare il lucroso incarico di soprintendente alle
miniere di piombo e d'argento di Schio e del Treto nel vicentino, che gli era stato offerto dalla
Repubblica di Venezia.
Anche questa attività finì tuttavia con l'annoiarlo e riprese allora a peregrinare per la Penisola. Fu a
Bologna, Firenze, Genova, Torino ed a Milano, città nella quale si trattenne tre anni. Da Milano passò a
Brescia; si occupò poi di scavi di miniere in Valcamonica, quindi si recò di nuovo a Venezia, donde
raggiunse Trieste e Gorizia. Nel 1711 ritornò nel Veneto ed a Verona, infierendo un'epidemia di peste, si
rese benemerito per l'opera di assistenza prestata ai colpiti, così da essere acclamato protomedico
della città.
Fu uomo di indiscusso valore. Suo merito principale è quello di aver volgarizzato la medicina,
monopolio allora di pochi, rendendola accessibile a tutti. In questo campo, egli può essere considerato
a buon diritto un precursore. Avendo fatto tesoro delle esperienze acquisite durante i suoi viaggi, non
v'era formula o ricetta che non conoscesse e della quale non si fosse servito per dispensare a buon
mercato la salute. Il suo ampio Ricettario per la cura delle malattie (1724) ebbe larghissima diffusione
e contribuì efficacemente a combattere il dilagante empirismo e l'inveterata abitudine del popolo a
ricorrere alle prestazioni dei medicastri.
Accanto a quest'opera, fondamentale, meritano di essere ricordati i trattati sull'efficacia curativa
delle acque bollenti di Acqui di Monferrato (1714) e sulle Terme di Masino in Valtellina (1734), oltre al
citato opuscolo londinese sulla peste. Ingegno versatile, si dilettò anche di letteratura e pubblicò una
commedia, La bella Negromantessa, una tragedia, Circe, ed un opuscolo sul Vero modo di apprendere
l'arte della Cabala.
Aveva accettato nel 1745 dal re di Prussia la cattedra di medicina all'università d Stato, retribuito con
5 mila fiorini all'anno ma la morte lo colse a Caldiero, dove stava ultimando uno studio sul potere
terapeutica di quei bagni.
La sua salma, traslata a Verona per la esequie, ebbe sepoltura nella chiesa dei Ss Apostoli di quella
città.
VITALI BUONAFEDE ( junior)
Medico e letterato, nato a Bersano di Besenzone il 29. settembre 1726; morto a Busseto il 10 settembre
1799.
Buonafede Vitali junior
Ritratto nel Civico Museo di Busseto.
Fratello di Fabio, più oltre ricordato fu adottato dal cugino Buonafede, il quale allorchè il bimbo era
ncora in grembo alla madre, aveva chiesto e ottenuto da genitori del nascituro, che già dovevano
provvedere alle cure di dodici figli, di tenerlo con sè e di imporgli il proprio nome. Il giovanetto
ricevette la prima istruzione a Busseto e seguì poi l'illustre parente nei frequenti viaggi attraverso
l'Italia. Durante una sosta in Valcamonica fu iniziato allo studio delle lettere da un sacerdote del luogo,
certo don Arcangelo Barcellandi, ma molto apprese dal dotto cugino, che fu il suo vero precettore e
che l'istruì in filosofia, nelle scienze chimico, fisico e matematiche e persino nella cabalistica, allora in
voga.
Alla morte nel 1745 del congiunto, cui era legato da profondo affetto, si arruolò nell'esercito ducale,
pervenendo un anno dopo al grado di alfiere in un reggimento di stanza a Guastalla; ma, poco versato
alla carriera militare, lasciò l'uniforme e intraprese gli studi di medicina, laureandosi il 9 giugno 1747
all'Università di Padova.
L'amore per le belle lettere era connaturato nei Vitali ed anch'egli non ne andò alieno. Ritornato infatti
a Busseto si dilettò di poesia e con il fratello prevosto Fabio e l'abate Francesco Eletti fondò
l'accademia Emonia, della quale dettò egli stesso il regolamento e fece parte con lo pseudonimo di
Egisto Mantide.
Esercitò la professione di medico condotto a Bettola, ma per breve tempo, perchè la cagionevole
salute l'indusse a troncare quell'attività ed a rientrare a Busseto, dove insegnò a lungo nelle pubbliche
scuole lingue antiche e storia.
Raccoglitore di memorie locali, svolse ricerche sulle origini della famiglia Pallavicino, che indicò negli
antichi marchesi di Toscana. Rivendicò a Busseto, contro l'opinione dell'Ughelli e di altri, l'onore di aver
dato i natali al celebre vescovo di Montefiascone e Cornetto Guinigi; illustrò l'altro Buonafede Vitali
scrivendone la vita e ricostruì alberi genealogici di illustri famiglie bussetane.
Fu maestro del giovane Affò, il quale si dichiarò debitore verso di lui di quanto sapeva, definendolo
inoltre mare di erudizione, enciclopedia ambulante, grande maestro. All'Affò, divenuto bibliotecario
della Parmense, il Vitali inviò Cenni sulla città di Busseto che I'Orlandi pubblicò in una sua opera sulle
città d'Italia.
Lasciò inediti i lavori di indagine storica Del tempo in cui fiori Nino, gran conquistatore e fondatore
dell'Impero delli Assiri; Dei pretesi Astri, o Costellazioni del libro di Giobbe; Ragionamenti intorno a
Borgo S. Donino: Di Teodora Romana e di Teodora e Marocia di lei figlie; Ricerca intorno all'Anonimo
Ravennate: Di Sanconiatone. Scrisse intorno agli Atti dei Santi Giovanni e Paolo; si rivelò critico non
privo di acume nella Dissertazione intorno a un passo del V libro della geografia di Strabonee; lasciò
infine Difese della Cabalistica e, incompiuti, Serie cronologica dei Papi da San Pietro ad Urbano 1; Della
Cattedra di S. Pietro; Della Chiesa posseditrice prima di Costantino: Dell'anno del nascere di Cristo e
dell'anno di Sua morte; Chi è il Papa?, quest'ultimo lavoro a confutazione di un libro recante lo stesso
titolo, apparso a Vienna nel 1782.
Fu Prefetto a Busseto della pubblica Biblioteca e socio di varie accademie letterarie.
La morte gli impedì di continuare la Storia di Parma lasciata incompiuta dalI'Affò, incarico che gli era
stato affidato dal Seniorato parmense e che egli aveva di buon grado accettato.
VITALI FABIO
Prevosto di Busseto, nato a Busseto I'll ottobre 1724; morto ivi il 31 dicembre 1812.
Iniziò gli studi a Busseto e li continuò a Parma, fintanto che, sorta in lui la vocazione al sacerdozio,
entrò nel seminario diocesano per seguirvi i corsi teologici. Ventottenne, ricevette la sacra
ordinazione dal vescovo di Reggio Emilia, essendo allora vacante la sede episcopale fidentina, ed in
quella città conseguì la laurea nelle leggi civili e canoniche.
L'insegnamento in seminario e la predicazione in diocesi ed altrove assorbirono la sua attività prima
della nomina a prevosto di Busseto, disposta il 19 marzo 1762 dal vescovo Girolamo Bajardi.
Fu sacerdote di scienza e pietà.
Inclinato alle lettere e raccoglitore appassionato di memorie locali, scrisse una documentata e
diligente Storia delle Chiese di Busseto. Compose anche molte poesie, in parte inedite, e, con il fratello
Buonafede e l'amico Francesco Eletti, fondò l'accademia bussetana Emonia per incrementare nei
giovani l'amore per le belle lettere, in seno alla quale ricoprì la carica di gran pastore con il nome di
idalmo Talaride. Fece parte di numerose altre accademie e, oltre a lasciare omelie adorne di eleganze
letterarie, compose operette per uso del clero, fra le quali una stampata a Parma nel 1786 con i tipi
Carmignani.
Si distinse nell'epígrafia latina e appartengono a lui le due iscrizioni scolpite nella sagrestia della
collegiata di Busseto.
Fermo sostenitore dei diritti della sua chiesa, continuò l'azione pili volte intrapresa dai prevosti che
l'avevano preceduto perchè venisse riconosciuto ad essa il diritto di preminenza sulla collegiata di
Monticelli d'Ongina ed a questo scopo indirizzò nel 1790 al vescovo di Fidenza una legazione in forma di
supplica sottoscritta dall'intero capitolo.
Il 3 luglio 1778 era stato dal pontefice Pio V1 annoverato fra i suoi prelati domestici e successivamente
elevato alla dignità di protonotario apostolico.
Per la santità della vita, la bontà del carattere e l'operante carità fu molto caro al suo popolo.
Racconta il Seletti che, quando morì, i bussetani pretesero si facesse per lui eccezione al divieto di
seppellire nelle chiese al punto di ribellarsi alle forze militari, intervenute durante le esequie per
impedire che tale proposito fosse posto in atto; e, chiuse le porte della collegiata, la salma del
benemerito parroco fu inumata nel tempio.
VITALI GIROLAMO
Giureconsulto, nato a Busseto nel 1519; morto ivi il 21 marzo 1571.
Si laureò in entrambe le leggi a Piacenza nel febbraio 1550 ed entrò al servizio del marchese Sforza
Pallavicino, del quale seppe acquistare la fiducia, ottenendo da lui le cariche di podestà di Fiorenzuola,
quindi eli Cortemaggiore, di Borgo San Donnino ed infine di Sant'Arcangelo di Romagna, territorio
recato in dote al marchese dalla moglie Giulia Sforza.
Rientrato al diretto servizio del suo signore, questi lo nominò ministro e segretario di Stato e come
tale lo volle seco a Padova allorchè si recò in missione in quella città come generale dei Veneziani.
Nel 1596 si ritirò per ragioni di salute dalla vita pubblica e ritornò a Busseto, dove morì due mesi dopo
e fu sepolto con gran pompa nella chiesa collegiata.
Scrisse numerose Allegazioni. ma di lui non rimangono che Annotazioni allo Statuto Pallavicino,
stampate in calce alle stesse con quelle di Pietro Pettorelli.
VITALI GIUSEPPE
Magistrato e letterato, nato a Busseto il 3 marzo 1783; morto a Piacenza 1'8 dicembre 1856.
Fratello di Pietro, ebbe in comune con lui l'amore per le belle lettere, che coltivò in gioventù
componendo poesie che gli valsero l'aggregazione all'accademia bussetana Emonia con il nome di
Idalgo Archeside.
Studiò legge e, conseguita a Bologna la laurea, esercitò la professione a Parma, dove s'era stabilito,
acquistando fama di valente avvocato. Intrapresa la carriera della magistratura, fu membro del
collegio parmense dei giudici, consigliere di Corte d'appello, pro-pretore a Bettola ed a Ponte dell'Olio,
giudice infine a Piacenza.
Appassionato raccoglitore di codici antichi, molti dei quali cedette alla Biblioteca civica di Parma, si
interessò anche di archeologia e della ricerca di genealogie di nobili famiglie parmigiane.
Lasciò fra le opere date alle stampe alcuni sonetti, un'interpretazione del 30' verso della prima
cantica della Divina Commedia e lettere che trattano della natura degli atti contenuti nella tavola degli
Alimentari di Velleja; tra le inedite, oltre alle accennate notizie genealogiche, un'illustrazione della
tavola di bronzo rinvenuta a Macinesco di Lugagnano e più sopra citata, lettere su argomenti di
archeologia e di storia patria dirette al canonico Pietro Seletti, infine altre poesie scritte per
l'accademia Emonia.
VITALI LATTANZIO
Prevosto di Busseto nato a Busseto nel 1559; morto ivi nel 1612.
Era laureato in entrambe le leggi e la sua nomina a prevosto di Busseto con arcidiaconale dignità,
disposta nel 1606 dai marchesi Pallavicino, sollevò una questione di diritto sul patronato che fu
trascinata a Roma alla S. Congregazione del Concilio, la quale si espresse a favore del designato Mons.
Giovanni Linati, vescovo fidentino di allora, approfittò della momentanea vacanza per sottrarre alla
giurisdizione della chiesa bussetana le chiese di Zibello, Pieveottoville, Santa Croce e Ragazzola.
Prelato di vasta dottrina, fu protonotario apostolico e referendario di segnatura.
VITALI PIETRO
Bibliofilo e letterato nato a Busseto l'1l aprile 1759; morto a Parma i: 2 maggio 1839.
Pietro Vitali
Ritratto nel Civico Museo di Busseto.
Figlio del dr. Buonafede junior e della nobildonna Teresa Cantelli, ricevette dal padre la prima
istruzione. A Parma si applicò poi allo studio delle leggi, ma, non inclinato alla giurisprudenza,
l'abbandonò per le lingue orientali e per le belle lettere, nelle quali già s'era distinto componendo
poesie allorchè fece parte nel paese natale dell'Accademia Emonia con il nome dì Filoctipo Chelio.
A Busseto aveva anche avuto parte nella fondazione dell'accademia di lettere greche, in seno alla quale
fu eletto console con il nome di Anzioso.
Nel 1811 venne annoverato nel collegio elettorale del dipartimento e fu aggiunto al podestà, dando
prova, nell'esercizio di tale funzione, di prudenza e saggezza. Sposò la contessa Francesca Dordoni di
Busseto e, morta questa, Laura Avigni di Viadana, dalla quale ebbe numerosi tigli.
A Parma, dove nel 1814 aveva fissato la propria residenza, trascorse i rimanenti anni di vita. Sapiente
ed appassionato bibliofilo, raccolse una ricca biblioteca, impreziosita da codici manoscritti, medaglie,
monete e da rilevante numero di disegni e stampe. Lasciò opere di storia e letteratura italiana,
antiquaria, belle arti, musica e letteratura ebraica.
Nel 1819, con i tipi della Stamperia ducale, pubblicò un'opera illustrativa delle pitture di Busseto, con
citazione di importanti documenti per la storia di quel paese. Scrisse una biografia del padre e del
concittadino Francesco Delfò Ghirardelli, Memorie storiche di Busseto dalle origini alla caduta dello
Stato Pallavicino, Memorie dei Letterati Bussetani, lavori di dissertazione e critica letteraria, un
ragionamento sulla pittura degli Egizi, dei Greci, della scuola parmense; è autore infine di un'opera
suddivisa in tre libri dal titolo Delli elementi armonici dei suoni, di poesie, epigrafi, orazioni.
Colto archeologo e numismatico, conoscitore del greco e dell'ebraico, nel 1822 si dedicò
all'insegnamento, succedendo a Gian Bernardo De Rossi, che gli era stato maestro, nella cattedra di
lingue orientali all'ateneo parmense.
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Antica ed illustre famiglia bussetana. Medico, nato a