Agesci Fo.Ca.— Sicilia
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
Presentazione della IV edizione .
Finito di stampare nel novembre 2006
Come “usare” questo opuscolo.-
La redazione è stata curata da Nunzio Zagara (IRFC) , Katia Costa (Inc. Reg.
Tirocinio 2005) e Antonio Campagna (Inc. Reg. Tirocinio 2006).
Sono trascorsi dieci anni dalla stesura della prima edizione di questo opuscolo; dieci anni nei quali i capi che si sono confrontati su questo tema e
lo hanno approfondito sono stati moltissimi a dimostrazione dell’interesse
per un argomento da ritenersi sicuramente strategico per il futuro della
nostra associazione. La nostra regione, in particolare, si è mostrata da
sempre molto attenta al tema del tirocinio ed alla sua importanza rispetto alla formazione dei capi; tale attenzione, in concreto, si è tradotta in
alcune scelte per nulla scontate: prima fra tutte quella di prevedere un
coordinamento al livello regionale del tirocinio e di stimolare le zone affinché individuassero gli IZT, così come la scelta di far coincidere la figura del capo gruppo con quella del tutor (non è così in altre regioni) conforme alla nostra convinzione che il capo gruppo debba essere il principale artefice della formazione permanente dei capi.
Hanno collaborato per la pattuglia Fo.Ca. regionale: Linda Incorvaia (IRFC
2005) e Annalisa Spadaro (IRFC 2006), p. Sebastiano Gozzo, Antonio Cannavò, Gaspare Giurlanda, Antonio Bertocchi, Luigi Consoli, Eliana Grasso, Piero
Verdura, Valentina Castelli.
Hanno contribuito gli incaricati di zona al tirocinio delle zone: Conca D’oro,
Erea, Monrealese, Concordia, Torri, Laghi, Aretusea, Lilibeo, Elimi, Eleuterio, Etnea Liotru.
Le vignette sono state realizzate da Giuseppe Meli, il disegnio di copertina
è di Riccardo Francaviglia .
GRAZIE A TUTTI per l’impegno
Il confronto con gli incaricati al tirocinio di zona, la lettura delle relazioni
dei CFM, la circolazione di esperienze particolari vissute in alcune zone,
ci ha permesso, negli anni, di compiere qualche passo in avanti nello studio
di questo argomento e di cogliere ulteriori stimoli che saranno certamente utili a tutti coloro (capi gruppo in testa) ai quali sta a cuore la formazione dei capi. Abbiamo scelto di strutturare questo opuscolo in due sezioni: la prima parte è dedicata ai capi gruppo e contiene alcune riflessioni che possono risultare utili al capo gruppo che si cimenta per la prima
volta nel suo ruolo di tutor e che sente il bisogno di approfondire il tema
ma anche ai capi gruppo più esperti che potranno trarre stimoli per la
ricerca di nuovi percorsi e modalità. La seconda parte dell’opuscolo, invece, è dedicata proprio ai destinatari della proposta formativa: i tirocinanti. Lungi dal voler sostituire le esperienze che verranno loro offerte da
vari soggetti, questa parte del libretto costituisce un simpatico promemoria che accompagna il tirocinante nei primi passi della sua avventura di
capo.
Annalisa Spadaro, Nunzio Zagara e p. Sebastiano Gozzo
Incaricati e Assistente Ecclesiastico Formazione Capi Sicilia
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
Tirocinio: i contenuti
Capi scout non si nasce, si diventa. Ovvero, non è possibile improvvisarsi educatori sin dal primo momento in cui si entra a far parte di una comunità capi;
quella dell’educazione è un’arte che deve essere appresa nei tempi e con le
modalità adeguate. Un po’ come gli artisti anche gli educatori devono, infatti, possedere da un lato le competenze che permettono loro di mettere in
pratica le intenzioni e realizzare i sogni e dall’altro l’indispensabile sensibilità che nasce dal cuore e che può essere certamente “scoperta”, ma non imparata.
Il regolamento di Formazione Capi, d'altronde, nell’enunciare gli scopi del
Tirocinio propone un cammino che non si rivolge semplicemente agli aspetti
“tecnici” dell’essere capo, ma che mira ad aiutare il tirocinante a verificarsi,
da adulto, in relazione alle scelte ed alla vocazione di essere capo ed educatore.
Così il regolamento di formazione capi:
“lo scopo del periodo di tirocinio è:
•
•
permettere la verifica, nella CoCa, delle proprie scelte e del processo
di maturazione del “Progetto del Capo” nella quotidianità dell’impegno
e nel realismo della propria organizzazione personale;
permettere la verifica della propria competenza metodologica con l’aiuto del Capo Unità attraverso la comprensione delle relazioni esistenti tra i diversi livelli di progetto associativo e di questi con le progettualità presenti nel territorio. […omissis…..]
Partendo da questa enunciazione possiamo facilmente individuare tre aree
prioritarie all’interno delle quali si muoveranno i vari soggetti coinvolti dal
percorso del tirocinio: un’area “vocazionale”, una “metodologica” ed una
“associativa”.
Area Vocazionale.
Il Tirocinio è il momento iniziale dell’Iter di Formazione Capi che coinvolge il
tirocinante in merito alle scelte vocazionali e lo conduce alla redazione del
proprio Progetto del Capo.
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
Se proposto in questi termini, l’anno di tirocinio diventa un’esperienza di accoglienza feconda dove gli adulti possono, con chiarezza e lealtà, esplicitarsi
a vicenda obiettivi, aspirazioni, bisogni ed aspettative.
Il tirocinio diviene, quindi, l’occasione per il nuovo arrivato per comprendere
se l’essere educatore scout costituisca o meno la propria vocazione; perché
ciò accada, sarà necessario che chi accoglie sappia individuare tempi ed occasioni idonee per dare al nuovo arrivato la capacità di scegliere consapevolmente.
Per questo motivo il cammino che aiuterà il tirocinante a scoprire giorno per
giorno il progetto che Dio ha su di lui, non può essere improvvisato, ma richiede un’adeguata progettazione e la compartecipazione di più soggetti nel
suo svolgersi oltre che un atteggiamento di accoglienza da parte di tutta la
comunità capi.
<<Lo stile dell’accoglienza è il saper rischiare sulle persone accogliendone le
diversità ed è un modo di essere , un clima che deve permeare tutta la comunità capi (…e tutta l’associazione) e che quando c’è, è tangibile non solo nei
rapporti con i nuovi arrivati, ma anche in quelli che intercorrono fra tutti i
membri della stessa. >> 1
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
Arturo è stato molto chiaro, il mio tirocinio dura un anno, alias 12 mesi,
alias 365 giorni, alias 8760 ore, alias 525600 minuti, per un totale di 31536000 secondi,
da quando la co.ca. mi ha affidato un incarico in unità. Mi ha detto pure che alla fine faremo una piccola cerimonia per festeggiare la conclusione del mio tirocinio.
10° ATTO — Evviva è Finita!!!
Certo che il tempo è passato in fretta, mi sono progettato, mi sono giocato, confrontato ed anche un po' esaurito. Mi attende la verifica, l’ultima. Nel corso dell’anno ci sono stati altri momenti di verifica, certo non
ci sarei arrivato se tutta la co.ca. non mi avesse sostenuto, la presenza
del mio angelo custode il tutor ha permesso di dare giusto peso e sostanza alla mia crescita di capo.
Ora sono pronto ad affrontare l’im-possibile …
Alla luce di queste riflessioni crediamo che il Tirocinio, se proposto in maniera adeguata, diventi una sorta di investimento di lungo periodo per il futuro della comunità capi e dell’intera associazione perché pone le basi per
una permanenza duratura e consapevole all’interno dell’associazione. L’esperienza, invece, ci ha insegnato che quelle volte in cui questi percorsi sono
stati tralasciati per la fatidica “carenza di capi” o per scarsa sensibilità della comunità capi, i problemi non hanno tardato ad insorgere.
Area Metodologica
L’obiettivo del tirocinio è di contribuire alla formazione di un educatore
scout, non certo quello di preparare un buon intrattenitore di giovani. Un
anno da far vivere, quindi, con lo spirito dell’imparare facendo, ma nel quale
il supporto di chi è più esperto diviene indispensabile perché fa si che ogni
esperienza vissuta venga inquadrata nella giusta dimensione, a cominciare
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
“Prova!. - Mi ha detto Arturo — Ne tornerai soddisfatto …”
Mah? facciamoci anche questa …
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
dagli strumenti metodologici, che andranno presentati alla luce del concetto
di intenzionalità educativa.
Ovviamente ciò non significa che l’anno di tirocinio sarà un anno vissuto da
“osservatore” magari posto all’esterno degli staff o addirittura immaginando
una sorta di rotazione nelle branche! Al contrario al tirocinante sarà chiesto
di mettere, da subito, le mani in pasta coinvolgendosi in uno staff e giocandosi nei rapporti con altri capi e con i ragazzi.
L’attenzione formativa, quindi, dovrà essere quella di trasmettere dello
scoutismo non solo come, ma soprattutto perché usare un determinato strumento del metodo piuttosto che un altro.
<<L’adulto apprende a partire dalla sua esperienza. Egli, infatti, non arriva al
9° ATTO — Ma quando finisce ‘sto tirocinio
momento formativo come “tabula rasa”, ma con una serie di esperienze precedenti a cui fa riferimento. Le conseguenze per l’accompagnatore diventano: -la necessità di fargli percepire che la sua esperienza è realmente riconosciuta e valorizzata. – l’aver presente che l’esperienza precedente di ogni
capo adulto può giocare in modo diverso nel percorso di formazione permanente.>> 2
È stato osservato, inoltre, che l’adulto apprende a partire da una varietà di
bisogni, potrà capitare quindi che nello slancio di dare risposte ai ragazzi/e
con i quali si rapporterà, il tirocinante sembri più interessato ad imparare le
parole del ban o le regole dello scout-ball piuttosto che le motivazioni pedagogiche di tali attività. Ciò non deve sconvolgere e richiede la capacità, da
parte del capo unità, da un lato di porre l’adeguata attenzione ai bisogni ed
agli interessi del tirocinante, dall’altro di far leva su questi bisogni per offrire occasioni nelle quali si possano approfondire temi metodologici.
Area Associativa
Sin dal suo ingresso in comunità capi il tirocinante deve sentire di entrare a
far parte di una “grande famiglia”.
Superando la semplice enunciazione di principio, pensiamo che sia particolarmente utile che il nuovo entrato senta di essere accolto da tutta l’associazione: da un lato per sentirsi più coinvolto ed iniziare a sperimentare la par-
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
tecipazione alle scelte, dall’altro avendo l’opportunità di percepire le strutture, ad esempio attraverso le occasioni formative che gli verranno offerte,
come un valido supporto al proprio servizio.
In tale quadro la Zona ha un ruolo estremamente strategico proprio perché
sarà la prima struttura attraverso cui il tirocinante scoprirà l’associazione.
L’attenzione ai tirocinanti, ad esempio con l’organizzazione degli appositi incontri (ma non solo), costituisce un primo momento nel quale il tirocinante
potrà trovare confronto e sostegno dall’incontro con altri adulti che stanno
sperimentando un cammino simile.
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
7° ATTO — IL CFM
Che bello, parto per il Campo di Formazione Metodologica, ho avuto difficoltà nel compilare la scheda, ma per fortuna c’è il mitico tutor. Chi ha
già partecipato della mia co.ca. mi dà un sacco di consigli, mi dicono soprattutto che molte cose sono solo teoria, la realtà è quella che si vive
in gruppo. Ma io sono convinto delle motivazioni che mi hanno spinto a
partire …
Ovviamente, come per gli altri ambiti formativi, anche per questo vale il
principio della testimonianza. Il capo gruppo è il primo “formatore associativo” e quindi, se egli stesso non è profondamente convinto dell’importanza
della partecipazione e del confronto fra capi, difficilmente potrà incoraggiare alla partecipazione associativa.
Tirocinio: le modalità
Abbiamo appena affermato che il Capo Gruppo, nel suo ruolo di tutor, è chiamato ad essere un vero e proprio formatore associativo a lui, infatti, spetterà il compito di leggere i bisogni formativi del nuovo entrato e di ipotizzare adeguati percorsi in grado di soddisfare questi bisogni. Percorsi formativi, dunque, che nascono dal dialogo fra adulti e che più saranno caratterizzati dalla personalizzazione del percorso tanto più saranno efficaci.
In questi anni, inoltre, l’associazione ha individuato alcune modalità che si
sono rivelate efficaci e che possono validamente costituire un punto di partenza nell’approccio al tirocinio.
Innanzitutto abbiamo già osservato che <<lo stile tipico del tirocinio è pret-
tamente sperimentale; è necessario che si metta quotidianamente in pratica
l'interdipendenza tra pensiero ed azione passando dal pensare (progetto) al
fare (programma). Si tratta, quindi, di un periodo di apprendistato in cui il
tirocinante impara a progettare ed a progettarsi come adulto, come membro
di una Co.Ca. per acquisire competenza pedagogica e metodologica.
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8° ATTO — La Zona
Alla faccia delle poche ore! Pure gli incontri di Zona! Ho chiesto ad
Arturo se poteva evitarmeli, devo sostenere un esame, ma Arturo mi ha
fatto capire che la Zona è una cosa molto importante, li si vive il senso
dell’ appartenenza associativa, c’è addirittura un incaricato Zonale al
Tirocinio che si occupa di noi e delle nostre esigenze.
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
E ci saranno
occasioni
di
partecipare ed
offrire il mio
contributo all’A s s o c ia z io n e ,
vivendone
la
dimensione comunitaria …
6° ATTO — Il progetto del capo
Venerdì in Co.Ca. ognuno dei Capi ha presentato il proprio progetto del
Capo, Arturo mi ha detto che quest’anno di tirocinio mi servirà per maturare il mio progetto di capo, E’ stato molto istruttivo non so se ne sarò
capace, ma farò del mio meglio…
In Co.Ca egli può mettere in pratica ciò che ha progettato attraverso l'assunzione graduale della responsabilità in una unità; per questo motivo il servizio educativo deve essere continuativo in un unica branca per l’intera durata del tirocinio, seguendo le aspirazioni, le tendenze ed il Progetto del Capo
del soggetto.
Il tirocinante è un capo che opera in unità come aiuto senza avere la diretta
responsabilità dell'unità. Il rispetto della gradualità si attua anche opponendosi a tutti i livelli associativi ad ogni forma di deroga, anche per motivi seri,
ai tempi del tirocinio: né fretta a giocarsi subito in un ruolo di eccessiva responsabilità né flemma nel lanciarsi come capo. Bisogna, comunque stimolare
la riflessione critica del proprio operato, proprio per far risaltare la gradualità del cambiamento>>3
Sta innanzitutto al tutor garantire che il percorso formativo rispetti i tempi
di ognuno e che le proposte vengano dosate in maniera adeguata. In questo
percorso il tutor accompagnerà il tirocinante offrendogli gradualmente adeguati stimoli sia dal punto di vista delle esperienze (l’inserimento attivo nelle
dinamiche della comunità capi, la preghiera comunitaria, la partecipazione ad
eventi), sia dal punto di vista della conoscenza dei concetti
(approfondimento sui contenuti del Patto Associativo, del Progetto Educativo di gruppo, di documenti associativi ecc.).
Riteniamo, inoltre, possibile individuare alcuni passaggi “temporali” nell’itinerario formativo appena descritto che costituiscono vere e proprie fasi dello
stesso:4
la fase dell’accoglienza e del” contratto”.
È la fase nella quale vengono instaurati i primi contatti con l’adulto che chiede di entrare a far parte della comunità capi. Crediamo utile che in questa
primissima fase si faccia riferimento al capo gruppo che provvederà a fornire le prime spiegazioni. Nel caso di adulti di provenienza extra-associativa
potrà essere utile una panoramica dei valori e degli obiettivi dello scoutismo,
mentre per i giovani che hanno vissuto l’esperienza scout generalmente sarà
più utile sottolineare la necessità di ridefinire il proprio essere scout escludendo automatismi nelle scelte (dal clan alla comunità capi).
Alcune comunità capi prevedono, per l’ingresso in comunità capi, una vera e
propria cerimonia (vicina allo stile del “contratto” previsto dai modelli unitari
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
di CFM e CFA) nella quale la comunità capi accoglie il tirocinante da un lato
presentandogli ciò che l’associazione “offre” e dall’altro però evidenziando
(con gesti che richiamano la simbologia scout) cosa l’associazione “chiede”: il
rispetto delle regole a cominciare dal Patto Associativo (del quale in questa
occasione si potrebbe una consegnare copia), la disponibilità a donare un po’
del proprio tempo, la voglia di confrontarsi con altri adulti e di formarsi per
servire, di essere parte attiva della Chiesa…ecc.ecc.
La fase del progetto.
Quello progettuale è uno stile del quale lo scoutismo è permeato e sul quale
non ci soffermeremo in questa sede se non per ribadire che il regolamento
di formazione capi in tema di tirocinio parla di processo di maturazione del
“Progetto del Capo”, ciò significa che nel corso dell’anno di tirocinio il nuovo
arrivato dovrà essere messo in condizione, quanto meno, di realizzare il suo
primo progetto del capo. Affinché questo processo vada a buon fine, è indispensabile che il capo gruppo e l’intera comunità capi aiutino l’interessato
nella progettazione di una serie di “passaggi” ed occasioni formative
(l’incontro per tirocinanti di zona o lo stage regionale di branca o di catechesi o…) da affiancare all’indispensabile esperienza vissuta all’interno dello
staff.
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
anno, sono aiuto capo reparto.
reparto Pasquale il Capo Reparto, (a proposito
non so come il capo reparto è ritornato, forse ho capito male, mah??? )
Comunque dicevo, Pasquale mi insegnerà la metodologia della Branca
E/G, mi ha detto che mi spiegherà COME si fanno le cose, ma soprattutto PERCHE’, mi accennava ad una certa “intenzionalità educativa”.
Non ho capito
cosa significa,
ma ho fatto
finta di capire, tanto c’è il
Tutor...
Pasquale
mi
spiegava inoltre che il tirocinio si fa
sempre nella
stessa branca,
nel mio caso
nella Branca
E/G
La fase della prova e della verifica.
È la fase dell’imparare facendo, vivendo lo scoutismo attraverso la fatica del
servizio di tutti i giorni, la sfida di instaurare relazioni significative (fra
adulti e con i ragazzi/e), la delusione del fallimento e la consapevolezza che
l’educazione ha i suoi tempi.
Tutto ciò sarà vissuto, spesso, con un entusiasmo ed una partecipazione da
parte del tirocinante capace di contagiare anche i più “stanchi”, ma richiederà da parte dei componenti la comunità capi la capacità di testimoniare i valori comuni.
La verifica, infine, nelle sue varie forme e momenti costituisce una delle
modalità di crescita privilegiata da noi scouts perché non ci si ferma alla
semplice elencazione di errori e successi ma precorre sempre un nuovo progetto.
8
Pasquale ha
detto anche
che ci saranno occasioni
per
approfondire
la
solidità della
mia scelta di
essere Capo
come Risposta ad una
Chiamata….
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
detto che “è sempre così le prime volte ”, ma la prossima riunione sarà
diversa, ti presenteremo il Patto Associativo”.
“Un documento importantissimo - continua Arturo - infatti, ogni Ca-
po sceglie di essere tale aderendo ai valori che sono espressi nel Patto
e che costituiscono la base, comune a tutti i Capi, su cui costruire la
propria identità di educatore”.
“E’ un documento che ti introdurrà nella realtà associativa e che ti
farà meglio comprendere qual è il tuo ruolo “
4° ATTO — il segreto del “tutor”
All’ultima riunione di Co.Ca. mi hanno detto che sono un
“tirocinante”, che la co.ca. ha pronto un percorso per aiutarmi a maturare la vocazione di educatore. Inoltre, in questo percorso non sarò solo, Arturo, il Capo Gruppo è il mio tutor.
tutor
Sarà sempre a mia disposizione, giorno e notte, seguirà la mia crescita
in quest’anno, soprattutto per quanto riguarda la continua verifica
della solidità
della
mie
scelte, la possibilità di avere spazi in
cui potermi
progettare e
il mio sentirmi parte attiva dell’Associazione …
5° ATTO — Non ti preoccupare un paio di ore la settimana...
Sono molto contento, la co.ca. mi ha chiarito cosa devo fare quest’20
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
La precedente edizione di questo opuscolo proponeva alcune osservazioni
sulla fase della verifica che ci sembra utile riportare, si parlava di:
- verifica a dimensione personale (autovalutazione). Consiste nel confronto
intimo tra la situazione iniziale in cui si trovava il tirocinante all'inizio
dell'anno e la propria attuale figura.
- verifica a dimensione comunitaria (in Co.Ca.) alla fine del tirocinio. A tal
proposito bisogna sottolineare l'importanza della figura dei Capi Gruppo e
dell' AE nel creare la giusta atmosfera in Co.Ca. che possa smorzare fortemente i toni di un'eventuale verifica-processo verso cui si può facilmente scivolare;
- verifica a dimensione associativa (in Zona) dove si raccoglie il frutto teorico del progetto che il Consiglio (di zona n.d.r.) aveva indicato.5
Reputiamo utile, infine, che analogamente a quanto avvenuto per l’inizio del
tirocinio, la comunità capi sancisca con una cerimonia semplice, ma solenne
anche la fine di tale periodo offrendo lo slancio e la prospettiva tipica della
formazione permanente.
Ci sembra utile, infine, dedicare poche righe alle problematiche riscontrate
in passato in merito alla durata del tirocinio ed alla collocazione (temporale)
del Campo di Formazione Metodologica. L’associazione in questi anni si sta
interrogando alla ricerca di nuovi assetti nell’iter di formazione, ma in attesa delle modifiche, ancora una volta, richiamiamo l’attuale regolamento di
formazione capi che sottolinea che il periodo del tirocinio dura 12 mesi, tale
periodo ha inizio nel momento in cui il tirocinante comincia il suo servizio in
Unità. Appare poi evidente che da un punto di vista pratico è preferibile che
i tirocinanti inizino la loro esperienza in coincidenza con l’inizio delle attività
poiché ciò permetterà loro di vivere con gradualità le proposte zonali e le
attività con i ragazzi.
In merito alla partecipazione al CFM si osservi come tale esperienza viene
considerata una di quelle qualificanti (insieme alla partecipazione alla vita
della co.ca ed agli incontri specificamente organizzati da zona e/o regione)
del tirocinio; il campo, infatti, <<viene effettuato entro pochi mesi dall’in-
gresso in comunità capi per favorire l’acquisizione degli strumenti utili a
svolgere un servizio con i ragazzi>>.
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
Riteniamo di dover sottolineare, ancora una volta, quanto sia importante il
ruolo del capo gruppo-tutor anche rispetto a questo specifico aspetto della
partecipazione al campo scuola. È evidente che un tirocinante che partecipa
al campo scuola adeguatamente preparato trarrà il massimo beneficio dall’esperienza e ben presto l’investimento della comunità capi sarà ripagato da
una maggiore qualità del servizio prestato. Per “adeguata preparazione” non
intendiamo nulla di astratto, ma una serie di attenzioni concrete a cominciare dal verificare le aspettative che il tirocinante ha rispetto al campo scuola
ed eventualmente re-indirizzarle verso quella che (secondo quanto stabilito
dall’associazione nel Modello Unitario di CFM) sarà la proposta che riceverà.
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
2° ATTO — Una grande Famiglia
Dopo avermi incastrato, Arturo mi invita alla prossima riunione di
Co.Ca. dove sarò accolto come si conviene, ci
sarà una piccola cerimonia che mi introdurrà a
pieno titolo nella comunità capi...
Sono meritevoli di tali attenzioni sia coloro che hanno già vissuto (da educandi) l’esperienza scout che coloro che da adulti si accostano a questo tipo
di esperienza, sebbene le difficoltà riscontrate siano, talvolta, di genere
diverso.
Nei casi in cui il campo sia proposto troppo prematuramente, infatti, è possibile riscontrare in questi ultimi una certa difficoltà ad adeguarsi allo stile
della vita da campo (giocare, dormire in tenda con altri, rispettare orari rigidi, lasciare a casa i figli, usare adeguatamente i telefoni cellulari, il fumo
ecc. ecc.). La nostra regione a suo tempo ha scelto di rendere obbligatoria (e
propedeutica rispetto al CFM) la partecipazione al CAEX (Campo per Adulti
di provenienza Extra-associativa), proprio con l’obiettivo di aiutare il nuovo
arrivato ad orientarsi gradualmente; il ruolo del tutor, che indirizza ed accompagna alla partecipazione dei due eventi formativi, rimane fondamentale.
Rispetto ai capi che provengono dall’interno dell’associazione, invece, può
riscontrarsi la difficoltà di “passare dall’altro lato”, compiere quel processo
di “inversione” per cui le attività vissute da educando debbono ora essere
inquadrate nell’ottica dell’intenzionalità educativa. Un tutor che abbia già
affrontato questo tema con il giovane capo che progetta di partecipare al
CFM, certamente lo aiuterà ad entrare sin dal primo giorno di campo nell’ottica giusta rispetto alle tematiche metodologiche.
3° ATTO — I Valori di Fondo
Certo la riunione di accoglienza è stata un po' pesante, ma Arturo ha
Qualche volta abbiamo riscontrato come l’attenzione formativa abbia ceduto
il passo alla premura di conseguire “il diplomino” per poter essere a posto
rispetto ai censimenti ecc.
Riteniamo che tali atteggiamenti, alla lunga, non portino alla reale soluzione
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
dei problemi dei nostri gruppi ma costituiscano semplicemente dei palliativi;
il tutor che immaginiamo è un formatore di adulti, capace di seminare pur
sapendo che il raccolto arriverà, probabilmente, alla stagione successiva.
Note Bibliografiche:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
2001- Atti del Seminario di formazione capi nazionale “Introduzione al servizio e accoglienza in comunità capi” (contributo al seminario della regione Sicilia di Nunzio Zagara).
2000. Relazione Pattuglia Reg. Fo.Ca. Veneto. (don Francesco Marconato, Lorenzo Pinton,
Daniela Perazzolo- Veneto).
1999. Il Tirocinio in Agesci –terza edizione- (Patt. Reg.le Fo.Ca. Sicilia).
2001. cf. su questo tema la relazione contenuta in Atti del Seminario di formazione capi
nazionale “Introduzione al servizio e accoglienza in comunità capi” (a cura di Pasquale Zagarese –Campania).
1999. Il Tirocinio in Agesci –terza edizione- (Patt. Reg.le Fo.Ca. Sicilia).
2001 Tirocinio un peso in più o un’occasione da sfruttare? (QuadrAgenda — Nunzio Zagara)
Ho chiesto ad Arturo, quanto tempo dovrei dedicare al servizio, per
poter organizzare meglio le altre cose. Arturo mi ha risposto che il
servizio in associazione richiede qualche piccolo sacrificio e soprattutto costanza. Ho deciso di investire buona parte del tempo libero
nel servizio del prossimo.
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
TIROCINIO: I soggetti coinvolti — Compiti
IL MIO TIROCINIO
(ovvero: Le confessioni di un tirocinante in 10 Atti)
CHI
COSA
Dovete sapere che ogni anno, fra Settembre e Ottobre, riaprono le sedi
dei gruppi scout Agesci per accogliere nuovamente i ragazzi,
ma non solo…
Garantiscono alla Co.Ca.:
Tutor = Capi Gruppo
• il collegamento con la Zona, affinché le attività di supporto siano
rispondenti alle necessità delle Comunità Capi;
• la realizzazione dell’itinerario di
accoglienza, accompagnamento e
verifica.
Formula l’itinerario suddetto i cui
elementi chiave sono:
Co.Ca.
• chiarezza delle responsabilità del
mandato di un Capo;
• proposta di un percorso
(formazione istituzionale, permanente, Progetto del Capo,ecc.).
1° Atto — l’adescamento
Salve! Mi chiamo Osvaldo, ho 21 anni, sono stato scout nel gruppo Vattelapesca 1, ho preso la partenza già da un anno ed era da un po’ di tempo
che non passavo dalla sede, mi piacerebbe entrare in co.ca. …
Assicura:
Staff Unità
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• il coinvolgimento del tirocinante
verso una piena responsabilità nella realizzazione educativa;
• la sperimentazione nell’uso del metodo;
• la costruzione del rapporto con i
ragazzi;
Entrando in sede incontro Arturo, il Capo Gruppo ne approfitto per dirgli che stavo valutando l’idea di fare il capo. Arturo ne è entusiasta, ma
sottolinea la profonda differenza tra vivere l’associazione da educando e
vivere l’associazione “servendo”, mi evidenzia che l’agesci è un’associazione cattolica dove i capi sono veri testimoni del vangelo, che educare
comporta dare per primi l’esempio, mi garantisce infine, che non sarò solo in questo cammino che mi porterà ad essere un educatore e non un
intrattenitore...
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Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
TIROCINIO: I soggetti coinvolti — Compiti
CHI
COSA
Garantisce il Comitato per:
IZT = Incaricato Zonale
al Tirocinio
• il collegamento tra i Capi Gruppo,
Zona e Regione sulla problematica
del tirocinio;
• il supporto diretto/indiretto alle
Co.Ca.;
• l’attuazione degli specifici incontri
organizzati dalla Zona;
• la verifica in CdZ del supporto alle
Co.Ca. riguardo il tirocinio;
• le esperienze di scoperta dell’appartenenza associativa, di partecipazione, di confronto e di formazione;
• la collaborazione con gli IIAABB,
per il coinvolgimento e l’attenzione
Provvedono:
Incaricati Fo.Ca.
Regionali
• alla realizzazione dei CFM
• alla formazione dei formatori
• alla realizzazione di Incontri Specifici
• al Coordinamento degli IZT
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Agesci Fo.Ca.— Sicilia
Il tirocinio in AGESCI — IV Edizione
TIROCINIO: I soggetti coinvolti — Tempi6
CHI
Capo
Gruppo
Capo
Unità
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TIROCINIO: I soggetti coinvolti — Tempi
I
Quadrimestre
II
Quadrimestre
III
Quadrimestre
* verifica le condizioni iniziali
(disponibilità nei confronti delle scelte del
P.A.; disponibilità alla
relazione con altri
adulti e con i ragazzi;
disponibilità a formarsi come educatore.)
* compie gesti concreti di accoglienza
(cerimonia/festa
in
co.ca;
preparazione
promessa per gli extra-associativi;
*indirizza (quale branca, quali documenti
associativi ecc.)
*ascolta (quali esigenze, aspettative, motivazioni )
*fa vivere nella co.ca.
la democrazia associativa.
*garantisce
l’acquisizione di una
visione unitaria dell’agesci attraverso l’attenzione al Progetto
Educativo ed alla PPU.
*agevola il processo
di maturazione del
Progetto del Capo.
*verifica
che si sia sviluppato il
sensodell’appartenenza associativa.
*verifica
-la rispondenza fra
disponibilità
iniziale
ed effettiva accettazione delle scelte del
P.A.
-la maturazione del
Progetto del Capo.
*sottolinea (di fronte
a tutta la comunità)
l’importanza del cammino fatto con una
semplice cerimonia o
con una fiesta.
° accoglie nello staff p r e s e n t a
g l i °verifica la capacità di
(dinamiche, ruoli, rap- “strumenti”
applicazione metodoporti)
(metodologia di bran- logica
ca, rapporto capo- °favorisce la lettura
ragazzo)
della realtà dei ragazzi e la “traduzione”
metodologica
CHI
I
Quadrimestre
II
Quadrimestre
^ accoglie nella zona
mostra che anche fuori della propria co.ca
c’è interesse per il
tirocinante
^agevola il confronto
fra persone che si
trovano nella stessa
Incaricato condizione e con le
di zona al quali è più facile conTirocinio dividere impressioni e
sensazioni
^garantisce che nel
Programma di Zona vi
sia lo spazio adeguato
alla formazione dei
tirocinanti.
REGIONE
(FO.CA;
M.I.E.)
III
Quadrimestre
^verifica
l’esperienza del tirocinio
il cui termine viene
sottolineato con un
momento di festa o di
cerimonia
^garantisce il crearsi
di un rapporto positivo
zona-capo
*CFM
-area vocazionale
-area metodologica
-area associativa
#“ricaduta” dell’esperienza nella co.ca .
# autovalutazione
°stage metodologici ed
incontri
*CFM
-area vocazionale
-area metodologica
-area associativa
#“ricaduta” dell’esperienza nella co.ca .
# autovalutazione
°stage metodologici
ed incontri
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Libretto Tirocini 2006