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Il lavoro? Vi pag
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I m parare la lin g ua
ed essere « resistenti
allo stress » è il pri m o
passo per l'interazione
Andrea B onzi
MILANO
«WI R WO LL EN IC ». Ovvero
we wantyou, nella lingua di Angela Merkel. Sono anni che il governo tedesco richiama giovani
dall'Europa per formarsi e iniziare la loro carriera professionale in
Germania con il programma
«The job of my life». E, in particolare, punta sui Paesi del vecchio
continente in cui l'occupazione è
un problema pressante, a partire
da Italia, Croazia, Ungheria, Spagna e Portogallo: non a caso nelle
lingue di quelle nazioni (oltre
all'inglese) è tradotto il bando.
F UNZI ONA così: il diplomato, tra
i 18 e i 27 anni, manda il curriculum, viene selezionato (tra i lavori operaio metalmeccanico, media designer, cuoco, parrucchiere), gli viene coperta parte della
trasferta e un corso di lingua tedesca, poi entra in una azienda con
un tirocinio pagato.
Il tutto dura tra i due e i tre anni,
con tanto di esami finali. Dopo di
che, può decidere se proseguire la
sua vita in Germania, o dirigersi
altrove. Dal pieghevole di presentazione del programma, però, la
scelta pare ovvia. «Dai tutto. E
noi ti daremo molto di più», si legge nell'edizione 2014 della guida
L'istruzione è «la mi kore»
e può garantire un posto
di lavoro in tutto il mondo
di The job of my life. «Mach dich
schlau!», ovvero «fatti furbo!», si
esorta nelle 24 pagine che compongono una sorta di piccolo manuale del german way of life, con i
capisaldi che hanno reso la Germania la locomotiva d'Europa.
Q UELLO T ED ESCO, infatti, viene
proposto come «il migliore sistema di formazione che si possa immaginare», e si spinge l'interessato ad «approfittarne». L'ha fatto
anche Michael Schumacher, con
«un corso da meccanico, prima di
diventare pluricampione mondiale di Fl». In Germania non si studia «semplicemente in una scuola», ma «a diretto contatto con gli
esperti» e ricevendo - cosa che in
Italia non sempre è scontata «un'indennità di formazione» a seconda della professione.
Non c'è solo questo. Da Amburgo
a Berlino, da Monaco a Colonia,
la Germania viene presentata come il Paese delle opportunità e,
perché no, del divertimento. «Bella per viverci, perfetta per lavorarci», è un altro dei motti della brochure, che non dimentica di sottolineare «l'elevata qualità della vita, anche delle città di piccole dimensioni», qualche curiosità gastronomica («300 tipi di pane e
1.300 produttori di birra») e la tolleranza di un Paese «poliedrico e
aperto ad altre culture. Anche alla
tua».
Tanto che nei grossi centri, viene
specificato, «sono attive grandi co-
i:
a
táteví furb
1
a
munità straniere, in cui molti
tuoi connazionali esprimono e
preservano la loro cultura».
Ma chi viene in Germania deve
avere anche delle caratteristiche
precise. Come essere «una persona con la mentalità aperta, pronta
a impegnarsi e applicarsi al lavoro
(nell'edizione 2013 veniva tradotto con il più diretto `sei resistente
allo stress, efficente e cortese?',
ndr) e con una predisposizione al
lavoro di squadra». E siccome per
l'integrazione la lingua è importante, bisogna essere «risolutamente disposti ad apprendere la
lingua, anche ascoltando musica
pop tedesca e guardando film tedeschi» e, soprattutto, sapersi
«adattare», mostrando «interesse
per la conoscenza di nuovi ambienti e nuove persone».
«CI AUG URIAMO che tu voglia
mettere in pratica le tue conoscenze qui in Germania anche dopo la
formazione - conclude l'opuscolo
del programma, le cui iscrizioni
per il 2015 sono già chiuse (i posti
per l'Italia erano 246) - . Ma grazie a ciò che avrai imparato, potrai trovare lavoro anche nel tuo
Paese, in Europa e nel mondo».
Del resto, sei in Germania. E, come recita l'inno, «Deutschland
über alles».
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ALL'ESTERO
In alto : ragazzi
davanti
alla porta di
Brandeburgo
a Berlino
(0lycom)
A sinistra:
la copertina
dell'opuscolo
Job of my life
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