POLITICHE DEL LAVORO a.a. 2012/13 Prof.ssa Marina Capparucci Per valutare l’adeguatezza e l’efficacia sia delle politiche occupazionali che del lavoro occorre in primo luogo conoscere le caratteristiche e meccanismi di funzionamento del MERCATO DEL LAVORO su cui tali politiche generano i relativi effetti IL MERCATO DEL LAVORO ..è quel luogo immateriale dove si manifesta la domanda (espressa dagli imprenditori) e l’offerta (espressa dai lavoratori) del principale fattore produttivo*: il lavoro (misurato in termini di ore di lavoro o numero di lavoratori). Su tale mercato viene così a determinarsi il “prezzo” di scambio (salario) dell’attività lavorativa Dal punto di vista statistico • - la DOMANDA = numero di lavoratori (o ore di lavoro richieste dalle imprese: si traduce in OCCUPAZIONE per la parte di domanda soddisfatta; ma può esserci una parte coincidente con “posti vacanti”,che sono ancora non sono coperti da lavoratori • -l’OFFERTA = FORZE di LAVORO = occupati + disoccupati OCCUPATI E DISOCCUPATI definizioni * Per essere considerato occupato un individuo tra i 15 e 64 anni deve aver svolto almeno un’ora di lavoro retribuito nella settimana di riferimento * Per essere considerato disoccupato un individuo tra i 15 e 64 anni deve aver svolto almeno un’azione di ricerca nelle 4 settimane precedenti e deve essere disposto a lavorare entro le 2 settimane successive. In Italia, nel 2012 la popolazione era = 61 milioni circa di abitanti Le FORZE di LAVORO (Occupati + Disoccupati) = 26 milioni circa Gli Occupati = 23milioni circa; i Disoccupati = 3 milioni circa FORZE DI LAVORO (T.A.63%) OCCUPAZIONE (23 milioni circa) ( T.O.= 57%) + 21 milioni non in età lavorativa+ 40 milioni in età lavorativa D I S O C C U P A Z I O N E T.D. =10% Tasso di inattività = 37% (15 milioni circa) 3.000.000 In Italia T.O. è di circa 7 punti inferiore alla media UE per le donne di circa 12 punti, per i giovani 14 punti, per gli anziani 10 punti La domanda, l’offerta e lo scarto tra le due possono essere misurati attraverso alcuni indicatori che consentono di effettuare confronti nel tempo e nello spazio (tra paesi e aree geografiche); essi sono: •Il Tasso di attività : indicatore dell’offerta di lavoro = •Forze di lavoro/popolazione in età lavorativa (15-64 anni di età) Il Tasso di occupazione: indicatore della domanda di lavoro (al netto dei posti vacanti) = occupati/ popolazione in età lavorativa Il Tasso di disoccupazione: indicatore dell’eccedenza relativa dell’offerta sulla domanda = disoccupati/forze di lavoro Il prezzo del lavoro, anche nei confronti internazionali, è in genere riferito al salario medio di un’economia INDICATORI statistici DEL MERCATO DEL LAVORO Italia 2012 Popolazione = 60 milioni Forze di lavoro = 25 milioni (occupati = quasi 23 milioni + disoccupati = circa 3 milioni) • • • T.A.= FL/ POP. (15-64) rapporto tra forze di lavoro (occupati +disoccupati) e popolazione di 15 – 64 anni di età T.O. = OCC/ POP. (15-64) rapporto tra occupati e popolazione di 15-64 anni di età T.D. = DISOC./FL rapporto tra disoccupati e forze di lavoro 64% (m.74% - f.54%) 57% (m.67% - f.47,5%) 10,6% m.9,9%- f.11,6% Il TASSO DI ATTIVITA’ : forti differenze di genere che si attenuano nel tempo 2011 73.1 2011 51.5 Minore partecipazione femminile soprattutto nelle classi di età centrali Sui TASSI DI ATTIVITA’ incide anche la SCOLARITA’: le donne tendono a proseguire di più gli studi (rispetto agli uomini) e hanno risultati migliori, sia nel completare gli studi che nella votazione In Italia i tassi di attivita’ e di occupazione sono bassi anche per l’alta presenza dell’economia sommersa: Le stime variano, ma indicano comunque valori superiori a quelli degli altri paesi europei Stima dell’economia sommersa tramite il model approach – Schneider F. In Italia il tasso di irregolarità è pari a circa il 12% degli occupati e al 17% del PIL secondo l’ISTAT Ma le stime variano… Il TASSO DI OCCUPAZIONE è notevolmente diminuito negli anni della crisi a partire dal 2008 il T.O. maschile è diminuito più del T.O. maschile Il TASSO di DISOCCUPAZIONE LE DIFFERENZE TERRITORIALI Geographical areas 2008 Men Women 2009 Men Women 2010 Men Women 2011 Men Women Employment rate North Center South Total 76,2 73,0 61,1 70,3 57,5 52,7 31,3 47,2 74,5 72,1 59,0 68,6 56,5 52,0 30,6 46,4 73,8 71,4 57,6 67,7 56,1 51,8 30,5 46,1 73,8 70,7 57,4 67,5 56,6 51,7 30,8 46,5 2,9 4,6 10,0 5,5 5,2 8,2 15,7 8,5 4,5 5,7 10,9 6,8 6,4 9,2 15,3 9,3 5,1 6,6 12,0 7,6 7,0 9,0 15,8 9,7 5,0 6,7 12,1 7,6 6,8 8,9 16,2 9,6 21,5 23,4 32,0 25,6 39,3 42,6 62,8 48,4 21,9 23,4 33,7 26,3 39,6 42,7 63,9 48,9 22,1 23,5 34,4 26,7 39,6 43,1 63,7 48,9 22,3 24,2 34,5 26,9 39,2 43,2 63,2 48,5 Unemployment rate North Center South Total Inactivity rate North Center South Total IL CONFRONTO EUROPEO nel 2010 • Rispetto alla media comunitaria l’Italia presenta: • T.A. più bassi (62% contro 71% circa) • T.O. più bassi (57% contro 64% circa) • T.D. anche più bassi (9% contro 10% circa) • La situazione apparentemente migliore è dovuta al fatto che la scarsa offerta (T.A. bassi) dovuta al sommerso e allo scoraggiamento non rivela tutta la potenziale disoccupazione e la gravità del sottoutilizzo di forza lavoro Obiettivo delle politiche è aumentare il tasso di occupazione più che ridurre il tasso di disoccupazione • Il tasso di disoccupazione potrebbe facilmente ridursi anche solo se crescesse la quota di INATTIVITA’ e di SOMMERSO Al contrario, occorre ridurre sia l’inattività che l’economia irregolare ed implementare quelle politiche occupazionali e del lavoro in grado di accrescere il T.O. difatti - La Strategia Europea dell’Occupazione (SEO) si proponeva, per il 2010, di raggiungere il T.O. totale al 70%., quello femm. al 60% e per gli anziani al 50% LE RIFORME DEL MERCATO DEL LAVORO IN EUROPA ALL’ ORIGINE…. il dibattito teorico alimentato dall’evidenza empirica relativa alla dinamica dei tassi di disoccupazione USA-UE: La persistenza dell’alta disoccupazione europea dopo gli shock petroliferi degli anni settanta lasciava intuire l’esistenza di “rigidità” del relativo mercato del lavoro (a fronte della maggiore “flessibilità” del m.d.l. statunitense) che impedivano il riassorbimento dell’offerta di lavoro in eccesso (OECD Job study 1994; Layard Nickell Jackman 1994; Bean 1994; Blanchard 1998, 2005 Sapir 2005; Algan Cahuc 2006) Tasso di disoccupazione 1970-2006 Trattato Amsterdam 1997 Consiglio Europeo Lussemburgo Consiglio Europeo Lisbona 2000 Tasso di occupazione 1970-2006 Fonte: Elaborazione su dati OECD. TRATTATO di LISBONA 2009 Percorso Strategia Europea Occupazione (SEO) TRATTATO DI AMSTERDAM 1997 1999 TITOLO VIII • Gli Stati membri e la Comunità (l’Ue) (…) si adoperano per sviluppare una strategia coordinata a favore dell’occupazione e, in particolare, a favore della promozione di una forza lavoro competente, qualificata, adattabile e di mercati del lavoro in grado di rispondere ai mutamenti economici (…) (art. 125 TUE) _______________________________________________________________ • SUMMIT LUSSEMBURGO 1997 SEO --------------------------------------------------------------------------------------------------------CONSIGLIO EUROPEO LISBONA 2000 Obiettivo dell’Ue per il decennio successivo è quello di “diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile, con maggiori e migliori posti di lavoro e maggiore coesione sociale” Metodo di Coordinamento Aperto ________________________________ TRATTATO LISBONA 2007 2009 TITOLO IX (Occupazione), X (Politica sociale) e XI (FSE) MAC •Cooperazione •Buone pratiche •Convergenza monitoraggio TAB. 3 TASSI DI ATTIVITA’ per genere ed età – 2010 T.A. paesi UE – anni 2000-2010 TASSI DI OCCUPAZIONE EU - 2010 TASSI DI OCCUPAZIONE distinti per GENERE anno 2010 Politiche volte ad accrescere l’occupazione femminile innalzano di molto i tassi di occupazione totali L’Italia conta differenze di genere tra le più elevate (T.O. femminili tra i più bassi) TASSI DI OCCUPAZIONE per genere ed età Tassi di occupazione per classi di età Anche una più equa ripartizione per classi di età innalza l’occupazione totale anno 2010 L’Italia ha tassi di occupazione dei giovani e degli anziani tra i più bassi dell’Ue PAESI “VIRTUOSI” rispetto agli obiettivi SEO nel 2010 T.O.tot. >= 70% T.O.femm. >= 60% T.O. anziani >= 50% DANIMARCA, OLANDA, SVEZIA, AUSTRIA, FINLANDIA, GERMANIA; Regno unito(69,5%); Cipro (69,7%) DANIMARCA, OLANDA, SVEZIA, AUSTRIA, REGNO UNITO, FINLANDIA, CIPRO,GERMANIA, ESTONIA, LETTONIA, SLOVENIA, PORTOGALLO, FRANCIA SVEZIA, ESTONIA, DANIMARCA, REGNO UNITO, FINLANDIA, IRLANDA, GERMANIA, PORTOGALLO,OLANDA, CIPRO Giovani NEET di 15-29 anni per sesso nei paesi UE, anno 2010, % +3.2% dal 2007 al 2010 1/ 3 sono disoccupati, 2/3 inattivi Fonte: ns elaborazione su Eurostat online database. Tassi di occupazione per titolo di studio I T.O. dei più istruiti sono in Italia i più bassi rispetto a tutti gli altri paesi UE Tassi di occupazione per titolo di studio I T.O. dei più istruiti sono in Italia i più bassi rispetto a tutti gli altri paesi UE PART-TIME CONTRATTI A TERMINE Dispersione dei Tassi di occupazione regionali (coefficienti di variazione dei T.O. regionali) pop. 15-64 anni età- anni 2005 e 2010 L’Italia ha la dispersione più elevata –e per di più aumentata negli anni della crisi- dei tassi di occupazione regionali I paesi con minore dispersione territoriale hanno più elevati tassi di occupazione totale TASSI DI DISOCCUPAZIONE UE - 2011 TASSI DI DISOCCUPAZIONE: elevati scarti dalla media UNIONE EUROPEA – luglio 2010 All’interno dei paesi UE, anche se “in media” I tassi di disoccupazione specifici di uomini e donne si allineano su un valore del 9% persistono forti differenze a livello territoriale: Spagna, Lettonia Estonia e Lituania (con T.D. che vanno dal 20 al 17%) si contrappongono Ai bassi valori di Austria, Olanda, Danimarca e Germania (non più del 7%) IL SALARIO • • • • • • • COSTO DEL LAVORO (CL)– Cuneo contributivo= differenza tra CL e RL ONERI SOCIALI (OS)= in % CL __________________ RETRIBUZIONE LORDA (RL)Cuneo fiscale e IMPOSTE DIRETTE= Contributivo = differenza tra CL e ___________________ RN in % CL RETRIBUZIONE NETTA (RN) IL SALARIO • • • • • • • COSTO DEL LAVORO (CL)– ONERI SOCIALI (OS)= ______________prelievo per FORMAZIONE RETRIBUZIONE LORDA (RL)IMPOSTE DIRETTE= ___________________ RETRIBUZIONE NETTA (RN) 100 31,5 0,5 68 15,4 52,6 Costo del lavoro, prelievo fiscale e contributivo – anno 2010 33,4 39,3 31,5 In Italia il peso del cuneo contributivo e fiscale… è elevato rispetto alla media europea, ma in altri paesi dove è anche più alto, il tasso di occupazione è superiore a quello dell’Italia (rigidità con bassa e non esclusiva influenza sulla domanda di lavoro) comunque • alcune aliquote potrebbero essere ridotte e parte del prelievo spostato su altre fonti di reddito • poichè • la relativa maggiore incidenza del prelievo contributivo sul costo del lavoro viene indicata tra le cause determinanti dell’ampia area del lavoro sommerso IL COSTO DEL LAVORO PER UNITA’ DI PRODOTTO CLUP • Ai fini della competitività internazionale ciò che è rilevante non è tanto avere un costo del lavoro basso, ma una produttività elevata : è importante cioè avere un basso costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) • Germania, Regno Unito e Francia, ad esempio, hanno un costo del lavoro superiore a quello dell’Italia, ma un livello e una dinamica della produttività superiori a quelli italiani La produttivitò del lavoro negli anni duemila Totale economia 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 Usa Uk Ger Fra Ita Spa Olan var % medie annue; elaborazioni REF Ricerche su dati Eurostat FONTE: CNEL 2012 IL COSTO DEL LAVORO VIENE RAPPORTATO ALLA PRODUTTIVITA’ (per valutare il costo del fattore rispetto al relativo rendimento) Costo del lavoro Produttività del lavoro Fra Ger Ita Fra Spa Ger Ita Spa 150 150 140 140 130 130 120 120 110 110 100 100 90 90 1998 2000 2002 2004 2006 2008 1998 2010 2000 2002 2004 2006 2008 2010 Settore manifatturiero - Indice 1998 = 100 Elaborazioni REF Ricerche su dati Bls Settore manifatturiero - Indice 1998 = 100 Elaborazioni REF Ricerche su dati Bls 23 Fonte: CNEL Carlo Dell’Aringa Tab.7 Retribuzioni lorde annuali, distinte per genere, settore privato. Anni 2005, 2009 Valori in Euro LE RETRIBUZIONI VENGONO RAPPORTATE ALL’INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO (per valutarne il potere d’acquisto) 135 130 105 100 IPCA =Indice calcolato in relazione ad un paniere di beni e servizi costruito tenendo conto sia delle particolarità di ogni paese, sia di regole comuni per la ponderazione dei beni che compongono tale paniere La domanda, l’offerta e il prezzo • • • definiti in termini statistici attraverso i tassi di occupazione, tassi di attività, livello di salario medio dell’economia vengono determinati da diverse variabili. Il peso delle stesse su ciascuna componente del mercato viene individuato in modo diverso a seconda delle TEORIE i PARADIGMI TEORICI SERVONO A COMPRENDERE • A) quali sono le variabili che rispettivamente determinano la domanda, l’offerta e il prezzo del lavoro– e quindi che possono causare disoccupazione (quando l’offerta è maggiore della domanda, dato un certo livello di salario), definendone la natura (disoccupazione frizionale, congiunturale o ciclica, s trutturale….)…. • B) quali interventi si richiedono per aumentare la partecipazione attiva della popolazione e l’occupazione, nonché per sanare i diversi tipi di disoccupazione e i fenomeni ad essa connessi (disparità occupazionali –di genere, di età, territorialiemigrazione, lavoro sommerso…)…. • C) come si determina il “prezzo del lavoro” (salario) e come avviene la distribuzione (funzionale) del reddito tra coloro che rispettivamente offrono lavoro, capitale e terra QUESITO E PERCORSO DI ANALISI: L’aumento dell’occupazione e la riduzione della disoccupazione sono raggiungibili attraverso la “flessibilità” dei salari? verranno quindi esaminati: • 1) I meccanismi concorrenziali e la distribuzione conflittuale nella visione dei classici (mercato e contesto storico-sociale) • 2) L’equilibrio con disoccupazione “volontaria” nell’approccio neoclassico (mercato e produttività marginale) 3) Le rigidità “nominali” e la disoccupazione “involontaria” in Keynes (insufficienza della domanda effettiva) 4) Le imperfezioni di mercato e le rigidità salariali nei modelli microfondati (istituzioni e vincoli alla concorrenza perfetta) CHIAVI DI LETTURA DEL MERCATO DEL LAVORO CLASSICI A.Smith (1776) D.Ricardo (1817) C.Marx (1867)… KEYNESIANI da Keynes: Teoria generale…(1936) NEOCLASSICI L.Walras (1877) A.Marshall(1890) V.Pareto (1906) A.Pigou (1933) ….. CLASSICI • Il LAVORO è il “fattore produttivo” per eccellenza: senza il suo apporto gli altri due fattori (terra e capitale) non sono in grado –da soli- di realizzare un prodotto • Il CAPITALE, combinato con il lavoro, ne aumenta la capacità produttiva (in quanto al suo interno contiene attività lavorativa passata; esempio: un macchinario è stato costruito grazie ad altro lavoro impiegato e può essere utilizzato solo attraverso lavoro) • La TERRA (o una proprietà immobiliare) è il terzo fattore necessario per realizzare un’attività di produzione, ma anche questo necessita del lavoro per dare origine ad un prodotto da scambiare sul un mercato dei beni Secondo i CLASSICI ° L’offerta di lavoro è rigida: tutti si offrono “a prescindere”dal livello di salario ° La domanda di lavoro è decrescente al crescere del salario: a parità di “fondo salari”, se il salario aumenta gli imprenditori domanderanno meno lavoratori ° Il salario di mercato può variare a seconda di come varia la domanda e l’offerta di lavoro, ma il suo valore tende a stabilirsi intorno al salario “naturale” che riflette, in ogni perio do storico e ambiente geografico, il relativo “salario di sussistenza” ° la disoccupazione dipende soprattutto dal processo di sostituzione del capitale al lavoro (disoccupazione tecnologica) ed è sempre di tipo involontario (dal momento che i lavoratori sono disponibili a lavorare a qualsiasi salario): Tale disoccupazione potrebbe essere sanata se una eventuale crescita della domanda dei beni (la cui produzione richiederebbe più lavoro) riuscisse a compensare la riduzione di occupati provocata dal ProgressoTecnologico. La FLESSIBILITA’ del SALARIO secondo i Classici non è una condizione necessaria e sufficiente per raggiungere la piena occupazione: può esserci comunque disoccupazione tecnologica e permanente • I meccanismi concorrenziali (secondo i quali, quando l’offerta > della domanda il salario tende a scendere) fanno sì che il salario di mercato (misurato in termini “reali”, cioè in rapporto al prezzo dei beni) tenda verso il valore della sussistenza. Di fatto l’offerta è quasi sempre > della domanda o per fattori demografici (aumento popolazione/immigrazione) o per disoccupazione causata dalla sostituzione del lavoro con capitale. • Gli imprenditori potrebbero reimpiegare i profitti realizzati ampliando la produzione e l’occupazione; ma è necessario che • A) ci sia una sufficiente domanda di beni (altrimenti “crisi da sovrapproduzione”) • B) si realizzi comunque un saggio di profitto positivo NEOCLASSICI A.C.Pigou V.Pareto • Ogni fattore produttivo (lavoro, capitale e terra) ha una sua produttività specifica che si può misurare nel modo seguente, ad esempio: • per il lavoro: si osserva di quanto varia il prodotto finale quando si impiega una unità (o una quantità molto piccola) di lavoro in più, “ferma rimanendo la quantità degli altri fattori impiegati” (produttività –o rendimentomarginale del lavoro) In precedenza si è data una prima rappresentazione grafica del mercato del lavoro • dove si è supposto che, in linea generale: La quantità domandata (Nd) del fattore “lavoro” varii in funzione inversa rispetto al suo prezzo (salario = wage = w);(gli imprenditori domandano più lavoro quando w ) • La quantità offerta (No) varii invece in funzione diretta rispetto al suo prezzo: No se w w No offerta Le variabili che muovono la domanda e l’offerta di lavoro – e quindi il livello dell’occupazione- sono in realtà più numerose e com plesse. we prezzo Nd domanda 0 Ne N La teoria neoclassica del mercato del lavoro costruisce le funzioni di offerta e di domanda del lavoro specificando in dettaglio l’influenza delle diverse variabili I diversi mercati secondo i NEOCLASSICI La moneta serve solo per scambiare beni e servizi M v = Y P M= moneta; v= velocità circolazione Y = reddito prodotto P = livello prezzi N = occupazione C = Consumi; I = Investimenti i = saggio di interesse o Y/N = produttività Del lavoro d w/p = salario reale (potere d’acquisto) Secondo i Neoclassici L’offerta di lavoro cresce -al crescere della popolazione o dell’immigrazione (spost. della funzione a destra) -al crescere del salario reale (w/p, spost. lungo la curva) • La domanda di lavoro cresce -al diminuire del salario reale (w/p, supposto = alla produttività marginale di breve periodo, cioè con capitale invariato), -all’aumentare della produttività del lavoro nel lungo periodo (mutata la quantità del capitale: P’L aumenta, spostamento della funzione a destra) - all’aumentare della domanda dei beni (spostamento a destra) Tutti i lavoratori che si offrono a salari superiori a quelli di equilibrio (a destra di Ne) e che non sono perciò occupati (poiché la funzione di domanda segna il “limite” di salario “compatibile con una data produttività del lavoro”) debbono considerarsi disoccupati volontari La disoccupazione potrebbe eliminarsi facendo sì che il mercato sia lasciato libero di operare secondo il meccanismo della “flessibilità” salariale (l’eccesso di offerta dovrebbe far scendere il salario così che la domanda possa riassorbire il lavoro in eccesso) we Ne La FLESSIBILITA’ del SALARIO secondo i Neolassici è una condizione necessaria e sufficiente per raggiungere la piena occupazione • I meccanismi concorrenziali (secondo i quali, quando l’offerta > della domanda il salario tende a scendere) fanno sì che il salario di mercato (misurato in termini “reali”, cioè in rapporto al prezzo dei beni) tenda verso il valore di equilibrio (o di market clearing): la disoccupazione è volontaria perché si suppone che i lavoratori si offrano a salari> di quelli di equilibrio • Laddove esistano “rigidità” di mercato che impediscano al salario di scendere in presenza di disoccupazione (se, quindi il salario è fissato al di sopra di quello ritenuto di equilibrio, come nelle spiegazioni dei modelli “microfondati”) è necessa rio e sufficiente rimuovere tali rigidità affinchè si arrivi alla piena occupazione • • E’ però altrettanto necessario che esista flessibilità dei prezzi sul mercato del capitale e su quello dei prodotti L’OFFERTA DI LAVORO: strumenti analitici • E’ possibile rappresentare graficamente il modo in cui un lavoratore decide di offrire ore di lavoro: - Sull’asse delle ascisse si indicano le ore di tempo libero (riducendo le quali si offrono via via più ore di lavoro) - Si rappresenta sull’asse delle ordinate il livello di consumo che un determinato reddito (dato dal salario per le ore di lavoro + il reddito non da lavoro) consente di effettuare - Si ipotizza che ciascuno goda di un livello minimo di reddito non da lavoro (V) che consenta consumi minimi anche senza lavorare (in assenza di tale reddito V=0) - Si rappresentano il vincolo di bilancio (retta con pendenza data dal salario) e le curve di indifferenza (che rappresentano i diversi livelli di utilità) L’OFFERTA DI LAVORO: effetti possibili di un aumento del salario b) Il lavoratore aumenta le ore di tempo libero: Si riduce l’offerta di lavoro (accade soprattutto se il salario aumenta partendo da livelli alti: tratto alto e decrescente della funzione di offerta) a) Il lavoratore riduce le ore di tempo libero: aumenta l’offerta di lavoro (accade soprattutto se il salario aumenta partendo da livelli bassi: tratto più basso e crescente della funzione di offerta) Fonte: BORJAS, Economia del lavoro, Brioschi 2009 Offerta di lavoro – La curva di offerta di lavoro Prevale l’effetto reddito Aumenta il tempo libero Si riduce il tempo libero Prevale l’effetto sostituzione La curva d’offerta di lavoro descrive la relazione tra il salario e le ore di lavoro. Per i salari inferiori al salario di riserva (10€) un soggetto decide di non lavorare. Per i salari superiori a 10€, ci si offre invece sul mercato del lavoro. Nel segmento rivolto verso l’alto della curva di offerta di lavoro, gli effetti di sostituzione (scambio tra ore di lavoro e tempo libero) sono più forti all’inizio; nel segmento rivolto all’indietro gli effetti reddito (per il consumo di beni) finiscono per dominare. Fonte: BORJAS, Economia del lavoro, Brioschi 2009 L’OFFERTA DI LAVORO: elasticità rispetto al salario • Elasticità dell’offerta = variazione % della quantità di lavoro offerto in rapporto alla variazione % del salario W No La funzione d’offerta è tanto più “rigida” (verticale) quanto minore è l’aumento dell’offerta di lavoro rispetto all’aumento del salario; al contrario, è tanto più elastica (piatta) quanto maggiore è l’aumento dell’offerta rispetto alla variazione del salario N LA DOMANDA DI LAVORO: Approccio Microeconomico • Gli imprenditori nel domandare ore di lavoro o numero di lavoratori valutano tre variabili fondamentali - a) il salario reale (salario nominale –o monetario- in rapporto al livello dei prezzi) - b) la produttività del lavoro (prodotto totale in rapporto alle ore lavorate o al numero di lavoratori9 - c) la domanda dei beni (La quantita di prodotto richiesto dal mercato) a) In linea generale la DOMANDA DI LAVORO…. (espressa in numero di lavoratori oppure ore di lavoro offerte) varia in misura inversa al variare del salario reale (w/p = salario nominale –o monetario- in rapporto al livello dei prezzi = potere d’acquisto del salario) w/p Nd N (h) La domanda complessiva di lavoro si costruisce partendo dalla quantità di ore di lavoro (o numero di lavoratori) che un imprenditore è disposto a domandare in relazione ad un determinato salario. Ipotizzando che il salario (o costo del lavoro) diminuisca l’imprenditore tenderà a richiedere una maggiore quantità di lavoro b) La DOMANDA DI LAVORO, secondo i neoclassici, riflette l’andamento della produttività marginale del lavoro La domanda di lavoro dipende anche dalla produttività del lavoro. Le condizioni salariali che l’imprenditore è disposto a corrispondere a ogni lavoratore impiegato nella produzione (o per ogni ora di lavoro prestata) debbono riflettere la relativa produttività, misurata in termini “marginali” (di incremento “al margine”) • La produttività marginale del lavoro ha un andamento, prima crescente e poi decrescente al crescere del numero di lavoratori (o numero di ore prestate) perché si suppone che ogni aggiunta di lavoro impiegato “renda” via via di più fin quando il capitale disponibile non è stato pienamente utilizzato; ma poi renda via via meno -rendimenti marginali decrescenti- una volta che il capitale ha raggiunto l’utilizzo ottimale. • La domanda di lavoro “ricalca” il tratto discendente della produttività marginale del lavoro un’impresa che massimizza il profitto assume lavoratori fino al punto il cui il salario uguaglia il valore del prodotto marginale del lavoro. Se il salario è pari a 22€, l’impresa assume Figura 3-2 La decisione di assunzione dell’impresa nel breve periodo: otto lavoratori. Il valore del prodotto medio dà il valore dell’output per lavoratore: la curva del valore del prodotto marginale e la curva del valore del prodotto medio sono versioni “ingrandite” del prodotto marginale e del 64 prodotto medio, quindi la relazione geometrica è identica Figura 3-13 Le curve della domanda di lavoro nel breve e nel lungo periodo Nel l.p. l’impresa può trarre il massimo vantaggio dalle opportunità economiche offerte da una variazione del salario, quindi la curva di domanda nel lungo periodo è più elastica di quella di breve periodo. C’è un certo consenso nell’affermare che l’elasticità è compresa tra - 0,4 e - 0,5, ovvero un aumento del 10% del salario riduce l’occupazione di circa 4-5 punti percentuali nel breve periodo. I dati indicano che le stime dell’elasticità si concentrano a circa – 1 (è più elastica di quella di b.p). Nel l.p., una variazione del 10% del salario porta ad una variazione del 10% dell’occupazione.65Circa un terzo dell’elasticità di l.p. può essere attribuita all’effetto sostituzione e due terzi all’effetto scala. EQUILIBRIO sul mercato del lavoro L’incontro tra le funzioni di domanda e di offerta danno luogo al salario di equilibrio (we) o salario di market clearing. Ne è il livello di occupazione di equilibrio. w No offerta w we prezzo Nd domanda 0 N Ne N In un mercato del lavoro concorrenziale se il salario fosse al di sopra di quello di equilibrio i movimenti della domanda e dell’offerta riporterebbero w al livello di equilibrio IL CAPITALE UMANO Introduzione Ognuno di noi porta nel mercato del lavoro abilità innate e competenze acquisite: il capitale umano. • Come le scegliamo? Come queste influenzano i guadagni nel corso della vita lavorativa? • Le qualifiche scolastiche sono sempre più importanti del nostro stock di conoscenze. • Nel 2008, il 36% degli italiani fra i 15 - 64 anni aveva la licenzia media inferiore, il 39% aveva un diploma, solo il 12% era laureato. • 67 Se si considera la distribuzione del livello d’istruzione della popolazione italiana fra i 15 ed i 64 anni nel 2008 si nota che: • La % maschile e femminile di diplomati è quasi uguale, mentre quella di donne laureate è di 2 punti e mezzo > quella maschile. • Ci sono più laureati al centro ed al nord che al Sud: migrazione interna. Nell’indagine Banca d’Italia, il 25% delle persone in età da lavoro emigrate da Sud al Centro - Nord fra 1997 e 2002 era laureato, contro il 7% dei residenti al Sud. La partenza dei giovani più qualificati è causa e conseguenza dell’impoverimento economico e culturale del Sud. 68 < 10% 85% 12,5% 60% …tuttavia la % di laureati in Italia è più bassa che in altri paesi comunitari (più alta è invece la quota di chi ha appena adempiuto all’obbligo scolastico, completando solo al secondaria inferiore) Composizione della popolazione per titolo di studio ed età, 2005 (perc.) 25-34 35-64 secondaria secondaria secondaria secondaria terziaria terziaria inf. sup. inf. sup. Italia Francia Germania Svezia Regno Unito 33,1 18,6 16,7 9,6 8,3 49,8 41,7 60,7 53,3 55,9 17,1 39,7 22,6 37 ,2 35,8 54 38,7 17 ,7 18,3 16,7 34,8 41,2 56,9 54,6 55,5 11,2 20,1 25,4 27 ,1 27 ,8 Investimento in capitale umano e differenziali di salario nell’impostazione neoclassica la decisione di investire in istruzione dipende dal * profilo retributivo che un individuo si aspetta di ottenere dopo la formazione: tale rendimento rifletterà la maggiore “produttività” del lavoratore * l’ammontare dei costi sostenuti per acquisire istruzione * la probabilità di occupazione , misurata come complemento a 100 del tasso di disoccupazione • IN ITALIA GLI INDIVIDUI INVESTONO IN ISTRUZIONE MENO CHE IN ALTRI PAESI INDUSTRIALIZZATI EUROPEI Profilo temporale del rendimento e del costo dell’istruzione un anno di istruzione aggiuntivo conviene quando il beneficio supera i costi reddito del laureato Maggior reddito da lavoro Costi indiretti Costi diretti reddito del diplomato età pensionamento TEORIA DEL CAPITALE UMANO (C.U.): gli individui investono in formazione solo se la sommatoria dei rendimenti previsti dall’impiego del C.U. acquisito, al netto della sommatoria dei costi sostenuti per acquisirlo risulta > 0 (positiva): i valori debbono essere calcolati nella stessa unità di tempo (attualizzati: riportati tutti ad oggi rendimenti e costi riferiti a periodi diversi) benefici costi VF = VA (1+i)n VAN = Σ Benefici (salari futuri)/(1+i futuri) – )n – Σ Costi (diretti e indiretti) /(1+i)n capitalizzazione: VA = VF/(1+i)n attualizzazione: si riportano ad oggi i valori futuri Quando conviene investire in istruzione? Dal punto di vista economico conviene se il VAN (valore attuale netto) dei benefici derivanti dall’investimento, al netto dei relativi costi è positivo (>0) - Occorre inoltre “ponderare” i benefici previsti per la probabilità di ottenerli; moltiplicando cioè la sommatoria dei benefici per (1- T.D. dei laureati) - Anche i costi indiretti (mancati guadagni derivanti dalla rinuncia a lavorare da diplomato) vanno moltiplicati per la relativa probabilità di conseguirli (1-T.D. dei diplomati) DIFFERENZIALI SALARIALI per titolo di studio Elab.Isfol Tasso di disoccupazione in Italia per titolo di studio, sesso e ripartizione geografica. Media 2008 Fonte: ISTAT Licenza elementare Licenza media Diploma 2-3 anni Diploma 4-5 anni 8,9 8,3 5,3 6,3 Uomini 7,8 6,6 3,6 5,1 3,2 (4,5) 5,5 Donne 11,4 11,6 7,5 7,8 5,8 8,5 NORD 5,6 5,0 3,9 3,2 2,7 3,9 Uomini 4,5 3,7 2,3 2,4 1,9 2,9 Donne 7,8 7,3 5,7 4,1 3,5 5,2 CENTRO 6,9 7,3 6,3 5,9 4,7 6,1 Uomini 5,5 5,0 3,9 4,7 3,3 4,6 Donne 9,0 11,6 9,4 7,3 5,8 8,2 SUD 13,2 13,9 11,6 11,8 7,8 12,0 Uomini 11,7 11,3 8,4 9,6 5,6 10,0 Donne 17,4 21,0 17,9 15,1 9,8 15,7 ITALIA M-F Laurea dottorato 2008 (2010) 4,6 (5,7) (6,9) Totale 6,7 76 Cmg Bmg Anni di istruzione L’effetto dell’abilità individuale I’ , c’ A B Costo marginale c’ Rendimento marginale I’ Si* S° S Un individuo più abile avrà minori costi marginali (se la maggiore capacità di apprendere ridurrà il tempo necessario ad acquisire un titolo) e avrà maggiore produttività e più alti rendimenti marginali L’effetto sarà quello di acquisire un maggiore stock di istruzione (S°) Il capitale umano Reddito da Lavoro (in €) Anno 2006 Sesso Maschi Femmine 19.696 14.447 fino a 30 anni da 40 anni da 50 anni da 65 anni oltre 65 anni 12.451 16.880 20.452 18.636 21.174 senza titolo licenza elementare media inferiore media superiore laurea 10.436 12.046 14.969 18.629 25.090 Età Titolo di studio +15% +24% +24% +34% Tabella 6 - 2 Reddito individuale da lavoro Fonte: “Supplementi al bollettino statistico. Indagini campionarie. I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2006”, Banca d’Italia, Anno XVIII Numero 7, 28 Gennaio 2008. Reddito individuale per caratteristiche del percettore, Tavola C7. 81 In Italia è basso sia il numero dei laureati, che il rendimento dell’istruzione superiore POLITICHE FORMATIVE KEYNES •Keynes scrive la Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta nel 1936, dopo la Grande Depressione (scarsa domanda di beni, scarsa produzione, alta disoccupazione…) •considera il salario non solo come un “costo del lavoro” ma anche come reddito spendibile: sostiene che una “flessibilità” verso il basso dei salari non è una garanzia sufficiente affinchè aumenti l’occupazione e la produzione offerta: è necessario che le prospettive di (le aspettative degli imprenditori circa la) crescita della domanda effettiva (consumi, investimenti, spesa pubblica, esportazioni al netto delle importazioni) siano tali giustificare una maggiore produzione e, quindi, una maggiore domanda di lavoro ***la diminuzione dei salari potrebbe accrescere l’occupazione solo se agisse riducendo il saggio di interesse e aumentando gli Investimenti e/o non comprimendo i Consumi (i prezzi dei beni dovrebbero però scendere nella stessa misura della riduzione dei salari) Secondo KEYNES alla flessibilità dei salari sarebbe preferibile la flessibilità del saggio di interesse Keynes prefigura: •Una offerta di lavoro in larga parte elastica (la maggior parte dei lavoratori si offrono allo stesso salario contrattuale) e solo una piccola parte si offre in misura maggiore se il salario cresce (off. Permanente + off. Fluttuante) •Una domanda di lavoro che dipende: - dal salario reale e dalla produttività marginale, oltre che dalla domanda di beni •Un “equilibrio di sottoccupazione”, cui corrisponde una disoccupazione involontaria: i disoccupati sarebbero disponibili a lavorare al salario di equili brio, ma l’insufficienza della domanda “effettiva” di beni (C+I+G+E-M)impedisce di espandere la produzione e l’occupazione. No Disoccup. Invol. w Nd N In caso di disoccupazione da carenza di domanda per espandere l’occupazione è necessario che l’intervento pubblico sostenga la domanda di beni o direttamente (+ spesa corrente, + investimenti pubblici), oppure indirettamente, agendo sulle variabili che incidono sui consumi e/o sugli investimenti e/o sulla domanda estera (esportazioni) La flessibilità del salario (riduzione in caso di disoccupazione) non è una condizione necessaria e sufficiente per accrescere l’occupazione i LM w N i o A w IS o Y w' N o d B C N' e Y Y o o Y o o o Y d N e N Effetti possibili di una riduzione salariale su tutti i mercati e sull’occupazione a) Riduzione del salario nominale: la curva di offerta si sposta in basso momentaneamente l’occupazione aumenta b) “Se” i prezzi si riducono (a parità di margini di profitto), la curva di domanda si sposta a sinistra, riportando l’occupazione al punto di partenza (con salario reale e occupazione inalterati (ma occorre verificare se i prezzi sono diminuiti nella stessa misura dei salari) c) La diminuzione dei prezzi cambia l’equilibrio sul mercato della moneta: si riduce la domanda di moneta necessaria per le transazioni e aumenta quella a scopo speculativo: la maggiore domanda di titoli, a parità di offerta degli stessi, ne aumenta il prezzo (il valore attuale) e ne riduce il rendimento (saggio di interesse) Md = Mt ( p, y ) + MS ( i ) d) “Se” non ci troviamo nella “trappola della liquidità” (troppa moneta offerta), la riduzione del saggio di interesse potrebbe far crescere gli investimenti (la domanda effettiva), la produzione e l’occupazione: questi effetti sono però “incerti” (dipendono anche dalle possibili variazioni della propensione al consumo e dall’efficienza marginale del capitale) La flessibilità (riduzione) dei salari potrebbe comportare un aumento dell’occupazione solo se • La propensione al consumo (c) • Il saggio di interesse (i) • L’efficienza marginale del capitale (r)….. …variano in modo tale da stimolare rispettivamente I CONSUMI e/o gli INVESTIMENTI …ma lo stesso risultato potrebbe ottenersi aumentando l’offerta di moneta: secondo Keynes una Politica monetaria flessibile potrebbe essere preferibile ad una Politica salariale flessibile (piu complesso e socialmente meno accettabile ridurre il salario “medio” dell’economia ) i w LM LM’ i N o A w IS o Y w' N o d B C N' e Y Y o o Y o o o Y d N e N INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE • Nel 1958, A.W.H. Phillips pubblicava uno studio che documentava una relazione negativa tra il tasso di variazione dei salari e il tasso di disoccupazione in UK dal 1861 al 1957 “la curva di Phillips”. • La relazione fu poi verificata anche tra (tasso di variazione dei prezzi) inflazione e tasso di disoccupazione (Samuelson e Solow) Curva di PHILLIPS Curva di PHILLIPS I politici esprimono delle preferenze nel trade-off tra disoccupazione e inflazione A Nella curva A i policy maker preferiscono ridurre più disoccupazione anche a costo di una maggiore inflazione (laburisti) Nella curva B prevale l’obiettivo di contenimento dell’inflazione (conservatori) B Il tasso naturale di disoccupazione Negli anni ’70 la nozione di una curva di Phillips stabile va in crisi: secondo alcuni economisti un trade - off di lungo periodo non aveva un senso teorico, la curva diventa verticale => esiste un tasso di disoccupazione d’equilibrio: tasso naturale di disoccupazione (persiste indipendentemente dall’inflazione). FONTE: Zanetti, Economia Curva di Phillips “verticale” • Secondo verifiche della curva di Phillips per gli anni settanta, essa è risultata spostata a destra (più inflazione e più disoccupazione), e in molti casi più “verticalizzata”: • A spiegazione si ipotizza che, nella fissazione dei salari, gli operatori siano condizionati dalle aspettative inflazionistiche (adattive, razionali..): ne deriva inefficacia delle politiche occupazionali • Se la disoccupazione è di natura “strutturale” le politiche monetarie espansi ve possono accelerare l’in flazione senza poter ridurre la disoccupazione (inefficaci) N.A.I.R.U TASSO DI DISOCCUPAZIONE CHE NON ACCELERA L’INFLAZIONE È quel tasso di disoccupazione che include solo la disoccupazione frizionale e strutturale, ma non quella congiunturale Disoccupazione “frizionale” è quella sperimentata per brevi periodi e dovuta al tempo neces sario per il “normale” passaggio dallo status di disoccupato a quello di occupato (valori intorno al 2%) Disoccupazione “strutturale” è quella dovuta a -Squilibri qualitativi nella struttura della domanda e dell’offerta di lavoro (mismatch di tipo professionale, settoriale,territoriale …..) , sanabili solo nel medio lungo periodo e con specifiche politi che “strutturali” (sul capitale umano, sui processi di investimento e di sviluppo…) -Imperfezioni e rigidità di mercato: spiegazioni MODELLI MICROFONDATI SALARI DI EFFICIENZA • Date le “imperfezioni” di mercato (asimmetria informativa sulle capacità produttive dei lavoratori) • Alcuni imprenditori possono trovare più conveniente pagare salari superiori a quelli di mercato: • a) per evitare assenteismo (modello di “shirking” o scanzafatiche) • b) per attrarre i lavoratori migliori (m. di “selezione avversa”) • • c) per evitare i costi di rotazione (m. di “turnover”) d) per gratificare i lavoratori piu produttivi rispetto agli altri (modelli sociologici) . Spiegazioni di tipo “nutrizionale” DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA (w più alto ma deciso dall’imprenditore) SALARIO di EFFICIENZA è quello in cui l’elasticità (variazione %) dello sforzo rispetto al(la variazione% del) salario è pari all’unità JOB SEARCH THEORY • Esistono costi di ricerca che vengono confrontati con i previsti rendimenti, derivanti dal salario che il lavoratore si attende di ricevere: ne scaturisce (laddove cmg=rmg) un salario di riserva (o salario minimo di accettazione) che rappresenta una “rigidità” . Eventuali sussidi possono far crescere il salario di riserva, poiché abbassano costi della ricerca (cmg si sposta in basso) Disoccupazione di tipo “volontario” perché la rigidità salariale è voluta dal lavoratore JOB SEARCH THEORY TEORIA CONTRATTI IMPLICITI • Il salario dovrebbe variare in relazioni alle diverse fasi cicliche (stato della congiuntura più o meno favorevole) . Il lavoratore, avverso al rischio, preferisce contrattare un salario “stabile”, accettando di essere “momentaneamente” disoccupato (o sospeso/cassintegrato) . Ne scaturisce una “rigidità salariale” che aumenta la probabilità di perdere il posto di lavoro (cfr grafico) La disoccupazione è di tipo “volontario” perché la rigidità salariale è decisa dal lavoratore TEORIA CONTRATTI IMPLICITI Riduzione della probabilità di rimanere occupato INSIDER-OUTSIDER • All’imprenditore conviene sostituire un lavoratore interno con uno esterno solo se la produttività del primo – al netto del salario e dei costi di rotazione (assunzione, addestramento e licenziamento) è inferiore alla produttività dell’esterno, al netto del suo salario • I lavoratori interni hanno un salario superiore a quello degli esterni perché hanno produttività maggiore e perché sfruttano il fatto che l’imprenditore non è facilmente disposto a sostenere nuovi costi di turnover per la rotazione dei lavoratori • I lavoratori esterni accetterebbero salari più bassi degli interni, ma rimangono disoccupati dati i costi di turnover di cui si avvantaggiano gli interni Ne scaturisce una disoccupazione di tipo “involontario” INSIDER-OUTSIDER Se gli insiders accettassero lo stesso salario proposto dagli outsider, ci sarebbe piena occupazione Modelli di contrattazione sindacale Non sempre il salario risente, in modo diretto, delle condizioni della domanda e dell’offerta di lavoro: in molti settori dell’economia le condizioni retributive vengono fissate attraverso contrattazione sindacale I modelli teorici considerano due principali situazioni di contrattazione salariale: SINDACATO MONOPOLISTA CONTRATTAZIONE EFFICIENTE Tassi di iscrizione al sindacato USA Italia Sindacato monopolista Si ipotizza che: • Il sindacato fissi il livello del salario • L’imprenditore vi adegui il livello di occupazione cui corrisponde una produttività del lavoro pari a quel salario richiesto • La funzione di “utilità” del sindacato giaccia sulla curva di domanda del lavoro Modelli di contrattazione sindacale Curve di isoprofitto Contrattazione efficiente Si ipotizza che: - Il sindacato abbia come obiettivi sia l’occupazione che il salario - La funzione di utilità del sindacato giaccia sulla curva di isoprofitto - I punti di tangenza tra funzione di utilità e isoprofitto –paralleli alla curva di domandaindividuano la linea dei contratti efficienti Modelli di contrattazione sindacale Funzione di utilità - o indifferenzadel sindacato Dai modelli teorici alle verifiche empiriche: IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO… … è rigido o flessibile? ….è utile la flessibilità per accrescere l’occupazione? un mercato del lavoro flessibile in genere presenta: 1) Alta variabilità dei salari nel tempo e nei differenziali territoriali e per componenti lavorative (genere ed età) 2) Basso peso del cuneo contributivo nel costo del lavoro 3) Alta quota di lavoratori autonomi ed atipici (a termine e part-time) 4) Alto tasso di worker turnover (rotazione dei lavoratori sullo stesso posto) e job turnover (creazione e distruzione dei posti di lavoro): bassa protezione del posto di lavoro (EPL) (1) Salari reali e cuneo fiscale In Italia è rilevante il cuneo fiscale –e contributivo in particolarema meno di Francia e Germania 1) La variabilità del salario e i differenziali salariali in Italia negli anni duemila I salari “reali” non mostrano particolari “rigidità”: sono aumentati al di sotto della dinamica della produttività (tranne che negli due anni quando la produttività è nettamente diminuita) e spesso al di sotto della dinamica inflazionistica I differenziali salariali sembrano rispecchiare le diverse posizioni dis/occupazionali (eccedenze relative) delle specifiche componenti (giovani, donne, immigrati…) I contratti atipici 1)A termine Job Sharing (lavoro ripartito) Job on call (lavoro a chiamata) Lavoro accessorio (prestazioni occasionali di tipo accessorio) Lavoro a progetto Lavoro intermittente Lavoro occasionale Staff leasing (lavoro in affitto) 2) A tempo parziale Job Sharing E' il cosiddetto ''lavoro ripartito'': un contratto atipico che introduce il principio della condivisione del lavoro, secondo il quale due o piu' persone in accordo con il datore assumono ''in solido'' un'unica obbligazione di lavoro. Cio' significa che ciascuno sara' indifferentemente tenuto nei confronti del datore all'esecuzione della stessa prestazione. Il contratto di ''job sharing'' prevede quindi due intestatari, che possono liberamente concordare come ripartirsi gli incarichi e come suddividersi in due o piu' fasce orarie un lavoro a tempo pieno. Job on call (lavoro a chiamata) E' definito anche ''lavoro intermittente''. Il lavoratore si mette a disposizione del datore e aspetta la sua chiamata: la prestazione viene quindi svolta in maniera discontinua e la disponibilita' del prestatore potrebbe essere ricompensata da una sorta di ''indennita’ di disponibilita’'' corrisposta dal datore oltre alla retribuzione per le ore effettivamente lavorate. Una nuova tipologia contrattuale che il Governo intende introdurre nel nostro ordinamento per contrastare formule simili utilizzate spesso in modo fraudolento. Lavoro Accessorio (Prestazioni occasionali di tipo accessorio) Attivita' lavorative di natura meramente occasionale che non superano i 30 giorni all’anno ed i 3 mila euro. Le prestazioni di carattere accessorio vengono incoraggiate come attivita' di assistenza sociale rese a favore di famiglie o enti da parte di disoccupati di lungo periodo o altri soggetti a rischio di esclusione sociale, oppure non ancora entrati nel mercato del lavoro o in procinto di uscirne . Il contratto attiene a particolari prestazioni lavorative quali: piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresa la assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con handicap; insegnamento privato supplementare; piccoli lavori di giardinaggio, nonche' di pulizia e manutenzione di edifici e monumenti; realizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli; collaborazione con enti pubblici e associazioni di volontariato per lo svolgimento di lavori di emergenza, come quelli dovuti a calamita' o eventi naturali improvvisi, o di solidarieta'. Lavoro a Progetto Si tratta in pratica delle “Vecchie” Co.Co.Co., e può essere definito come rapporto di lavoro personale e senza vincolo di subordinazione, riconducibile a uno o piu' progetti specifici o programmi di lavoro determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore in funzione del risultato, nel rispetto del coordinamento con la organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l'esecuzione della attivita' lavorativa. Part-time (Lavoro a tempo parziale) Lavoro con carico orario inferiore rispetto all’orario normale di lavoro fissato dai CCNL (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro). Soggetti interessati: tutti i lavoratori dipendenti senza distinzione di qualifica e settori. Tre le tipologie: * Orizzontale: riduzione giornaliera dell’orario di lavoro rispetto l’orario pieno * Verticale: attività svolta a tempo pieno ma limitata a periodi predeterminati nel corso della settimana\-mese\-anno * Misto: combinazione di part time verticale e orizzontale Lavoro intermittente Il contratto di lavoro intermittente è il contratto mediante il quale un lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro che ne può utilizzare la prestazione lavorativa per lo svolgimento di prestazioni di carattere discontinuo o intermittente secondo le esigenze individuate dai contratti collettiva. Si tratta, in definitiva, di una particolare forma di rapporto di lavoro subordinato dove la prestazione lavorativa non è soggetta a vincoli di orario e all’obbligo di presenza prestabilito. Per i periodi nei quali il lavoratore garantisce la disponibilita' al datore di lavoro in attesa di utilizzazione, è un’indennità detta di disponibilità. Lavoro occasionale Rapporti di lavoro occasionale o discontinuo con uno stesso committente per un periodo che non supera i 30 giorni complessivi nell’anno solare ed il cui compenso non supera i 5 mila euro. Al di sopra dei limiti temporali e reddituali citati si parla di lavoro a progetto. Staff leasing (lavoro in affitto) Lo Staff leasing, o somministrazione di lavoro, è la fornitura professionale di manodopera da parte delle Agenzie per il lavoro. La somministrazione di lavoro, diversamente chiamata lavoro in affitto, riconosce tre attori principali: Somministratore (Agenzie per il lavoro) Utilizzatore (Proprietario di un’ impresa) Lavoratore (lavora presso l’utilizzatore ma è dipendente del somministratore) Per tutta la durata della somministrazione i lavoratori svolgono la propria attivita' nell'interesse nonchè sotto la direzione e il controllo dell'utilizzatore. 4) Tasso di turnover e normative a protezione del posto di lavoro (EPL) • In Italia si contano quasi 66 imprese ogni mille abitanti, valore tra i piu’ elevati d’Europa, a testimonianza soprattutto del prevalere delle imprese di ridotte dimensioni (anno 2008). • Il tasso di imprenditorialita’ – calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese – e’ pari al 31,3 per cento, valore quasi triplo rispetto alla media europea. E’ quanto emerge dal (report “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” Istat). • La dimensione media delle imprese italiane – circa 4 addetti per impresa – nell’Ue27 e’ superiore soltanto a quella di Portogallo e Grecia. Per quanto attiene alla dinamica demografica delle imprese, in Italia l’indicatore di turnover lordo e’ pari al 14,6 per cento, con valori piu’ elevati nelle regioni meridionali. 4) l’EPL è inferiore alla media europea sia per i lavoratori standard che per i temporanei EPL lavoratori regolari (a) e dei lavoratori temporanei (b) 14 paesi UE 1997-2008 EPL lavoratori regolari EPL lavoratori temporanei LE RIFORME DEL MERCATO DEL LAVORO IN EUROPA ALL’ ORIGINE…. il dibattito teorico alimentato dall’evidenza empirica relativa alla dinamica dei tassi di disoccupazione USA-UE: La persistenza dell’alta disoccupazione europea dopo gli shock petroliferi degli anni settanta lasciava intuire l’esistenza di “rigidità” del relativo mercato del lavoro (a fronte della maggiore “flessibilità” del m.d.l. statunitense) che impedivano il riassorbimento dell’offerta di lavoro in eccesso (OECD Job study 1994; Layard Nickell Jackman 1994; Bean 1994; Blanchard 1998, 2005 Sapir 2005; Algan Cahuc 2006) TASSI DISOCCUPAZIONE USA-UE Persistenza dell’alta disoccupazione europea FONTE: CER Rapporto n.1.2008 Fasi SEO 2000-2003 quattro pilastri SEO: a) Occupabilità b) Imprenditorialità c) Adattabilità d) Pari opportunità Obiettivi per il 2010 T.O. totale = 70% T.O. femminile= 60% T.O. età 55-65 = 50% 2003-2007 “Futuro della Strategia Europea dell’Occupazione” tre obiettivi strategici (+ 10 linee guida): 1) raggiungimento della piena occupazione 2) miglioramento della qualità e della produttività del lavoro 3) rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale (2005 – Italia/ Piano per l’Occupazione, la Crescita e l’Occupazione PICO) 2007-2013 Riforma SEO Trattato di Lisbona 2007(2009) Titolo IX: occupazione Titolo X: politica sociale TitoloXI: fondo sociale europeo TitoloXII: istruzione, formazione professionale (Titolo IV: libera circolazione delle persone…) Durante gli anni novanta… - sono state avviate numerose riforme sui mercati del lavoro dei paesi comunitari con l’obiettivo di ridurre le rigidità esistenti attraverso: *** - A) maggiore diffusione dei contratti atipici (part-time e a termine) e deregolamentazione più marcata dei rapporti di lavoro (solo Fl, Sl, Au) e Sp hanno ridotto EPL per i regolari), anche attraverso un più ampio ricorso alle “agenzie” di lavoro temporaneo (Be, It, Gr, Sv, DK , Hu, Po e Ge); rimborso di contributi o crediti di imposta per l’impiego di lavoratori part-time (Fr e Sp) - B) riforme dei sistemi pensionistici innalzando l’età minima del pensionamento (AT, BE, IT) , incentivi al pensionamento “attivo” (Sv) - C) modifiche dei criteri di accesso ai sussidi di disoccupazione (Fr, Ge, Be) e/o di invalidità (Ol) INTERVENTI messi in atto nei paesi europei nei primi anni della crisi che si è manifestata a partire dal 2007 -Incentivi alla flessibilità dell’orario di lavoro (Ger, Fra, Ita) -Miglioramento dei servizi di impiego (Ger, Fra, Ita, Spa, RU) -Rafforzamento protezione sociale (Fra, Ita, RU) -Tagli nei costi del lavoro (Ger, Fra, Spa) -Intensificazione istruzione e formazione (Ger) -Sostegno al potere d’acquisto delle famiglie (Ger, Spa, Fra, Ita, RU) -Attenuazione dell’impatto della crisi finanziaria sugli individui (Spa, Fra, Ita) Fonte: Carone, Koopman e Pichelmann, 2009 Popol 15-65 a.; anni 2004-11 La FLEXICURITY Principali variabili che identificano la FLESSIBILITA’: - % di lavoratori part-time (indicatore di flessibilità interna) e di lavoratori temporanei (indicatore di flessibilità esterna) - % di lavoratori autonomi (variabile non sempre considerata negli studi empirici) Indice di EPL (Employment Protection Legislation, a volte considerato anche indicatore di Job Security) % di popolazione che partecipa al LLL (LifeLongLearning o formazione continua) Principali variabili che identificano la SICUREZZA: - La % di spesa per le Politiche attive rispetto al PIL - La % di spesa per le Politiche passive rispetto al PIL e/o indicatori di “generosità” dei sussidi di disoccupazione (tasso di rimpiazzo rispetto al salario, grado di copertura dei disoccupati, ecc…) - % di popolazione che partecipa al LLL Quote di Part-time (%sinistra) di lavoro temporaneo (%destra) F L E S S I B I L I T A’ Alta flessibilità/occ Alta flessibilità/occ. Bassa sicurezza • Z HU UK 25 - 6 IE 17 - 4 Alta sicurezza PO 4 - 7 SE 10 - 27 CZ SK EL FI 5 - 9 3 - 5 IT 14- 13 6 - 11 AT 22 - 9 ES PT 46 - 17 21 - 34 11 - 21 Media UE 27 S I C U R E Z Z A DK 14 - 16 BE 22 - 9 NL FR 17-13 DE 58 - 11 Bassa flessibilità Bassa sicurezza 24 – 9 25 - 17 Bassa flessibilità Part time = 19% circa Contratti a termine = 13,5% Fonte: Jorgensen & Madsen, 2007/Eurostat-OECD data I° Gruppo: IRLANDA E REGNO UNITO Caratteristiche: - ampio ricorso al part-time, in media del 20% circa (flessibilità interna). - Per quanto tali paesi dispongano di una ridotta protezione dei lavoratori occupati (EPL), - essi hanno un ricorso all’occupazione temporanea piuttosto ridotto (5.8% in media). - La spesa per politiche attive e servizi supera di poco lo 0.5%. - I tassi di rimpiazzo si attestano in media intorno al 43.5%, - mentre la quota di popolazione coinvolta nel life-long learning è piuttosto elevata (16.1%) ; - nel complesso il grado di sicurezza e flessibilità interna è intermedio; II° gruppo: SPAGNA, GRECIA E PORTOGALLO Caratteristiche: elevato grado, il più alto, della seconda componente e valori medio-bassi della prima. - una percentuale di contrattazione temporanea di circa il 23%Tuttavia la deviazione standard è piuttosto elevata, l’occupazione con contratti di natura temporanea in Spagna raggiunge il 28%. - il ricorso al part-time si attesta intorno al 12% - una regolamentazione del mercato del lavoro assai rigida - la spesa per politiche attive e servizi è pari a circa lo 0.73% del PIL, - il tasso di rimpiazzo dei sussidi al 42%, - la percentuale di popolazione coinvolta in life long learning solo del 6.9%. III° Gruppo: REPUBBLICA CECA, GRECIA, ITALIA, UNGHERIA, POLONIA E SLOVACCHIA • • • • • • • il ricorso alla contrattazione temporanea è piuttosto discreto (quasi il 10%) l’EPL è in media dell’1.9. Pertanto, il valore della seconda componente è di tipo intermedio. il ricorso al part-time si attesta al 6%, la spesa per politiche attive e servizi è assai esigua (0.31%) il sistema di ammortizzatori sociali è assai poco generoso (tasso di rimpiazzo del 14.8%). Anche la partecipazione al life long learning è estremamente esigua (4.4%). IV Gruppo: • Svezia e Paesi Bassi con una contrattazione temporanea media del 16.6%, così come un EPL del 2.16. La prima componente, quella relativa alla sicurezza e al ricorso al part- time è superiore a tutti gli altri gruppi: l’occupazione a tempo parziale media raggiunge un valore del 35%, le politiche attive e servizi l’1.7%,il life-long learning 17.5%. Il tasso di rimpiazzo medio è del 34%. V Gruppo: BELGIO, GERMANIA, AUSTRIA, FINLANDIA • • • • • • Caratteristiche: il ricorso al part-time è piuttosto elevato (circa 20%) l’EPL è ad un livello intermedio (2). La contrattazione temporanea è in media del 12% Il life-long learning è del 13% circa. La media di spesa per politiche attive e servizi è dello 0.87%. • Il tasso di rimpiazzo si attesta al 53.5%. • Il livello della seconda componente è medio-basso, della prima medio-alto Modello esemplare di flexicurty: la DANIMARCA • • • • • • L’EPL è ad un livello medio basso. La contrattazione temporanea si attesta ad un livello del 9% circa. Il ricorso al part-time è assai diffuso (22.5%). La spesa media per politiche sul mercato del lavoro è dell’1.32%. Il life-long learning è il più elevato dell’unione (28.5%) e i tassi di rimpiazzo si attestano al 62%. La Danimarca è il paese ad avere i valori più elevati della prima componente “sicurezza e flessibilità interna”. Il livello della seconda può essere considerato medio-basso. Occupati a tempo parziale ( % dell’occupazione totale distinta per genere) anno 2010 Occupati a tempo determinato (temporanei) in % dell’occupazione dipendente anno 2010 FLEXICURITY E CRISI (1) • L’attuale crisi economico-finanziaria ha messo in luce eventuali limiti del modello occupazionale della flexicurity. • Infatti, molti dei paesi che attualmente rivelano una discreta tenuta in termini di performance sul mercato del lavoro, sono anche quelli che appartengono a modelli occupazionali differenti da quello nordico. • Gli Stati cui si fa riferimento sono soprattutto Austria, Germania e Regno Unito (modello continentale ed anglosassone). FLEXICURITY E CRISI (2) • La Germania, paese emblema del modello continentale, presentava prima della crisi (2007) un tasso di disoccupazione dell’8,8%. Durante la crisi ha visto una riduzione di tale tasso, il quale ha registrato un valore del 7,2% nel 2010 ed addirittura del 6,0% nel 2011. • Anche l’Austria ha realizzato soddisfacenti performance sul mercato del lavoro. Essa, infatti, ha mantenuto stabile il proprio tasso di disoccupazione tra il 2007 ed il 2011 (4,5%). • Infine, il Regno Unito (modello anglosassone) ha dimostrato una buona capacità di contenere la disoccupazione durante i primi anni della crisi, anche se tra il 2008 ed il 2010 è stato registrato un “salto” del tasso di disoccupazione dal 5,7% al 7,7%. FLEXICURITY E CRISI (3) • Di contro la Danimarca, modello esemplare della flexicurity, ha visto un incremento del tasso di disoccupazione dal 3,8% del 2007 al 7,7% del 2011. • La Finlandia ha subito un aumento del proprio tasso di disoccupazione: dal 6,9% del 2007 all’8,5% del 2010, per ridursi al 7,9% nel 2011 l’EPL in Italia è inferiore alla media europea sia per i lavoratori standard che per i temporanei EPL lavoratori regolari (a) e dei lavoratori temporanei (b) 14 paesi UE 1997-2008 EPL lavoratori regolari EPL lavoratori temporanei L’Italia è tra i paesi che ha maggiormente ridotto la regolamentazione del lavoro temporaneo (dimezzandone il grado) REGIMI D’IMPIEGO Flex-esclusivi Standardinclusivi Flex-inclusivi Standardesclusivi NON-ST. STANDARD NON-ST. Interpretazione delle componenti e collocazione dei paesi LOW SELECTIVE HIGH TEMPORARY/ SELF AND INDUSTRIAL EMPLOYMENT HIGH SELECTIVE HIGH TEMPORARY/ SELF AND INDUSTRIAL EMPLOYMENT FORDISTI (standard-inclusivi) Germania, Finlandia, Irlanda, Austria FAMILISTICI (flex-esclusivi) Italia, Grecia, Spagna, Portogallo FORDISM A TEMPO PARZIALE (flex-inclusivi) Danimarca, Olanda, Norvegia, Svezia, Svizzera, Regno Unito CONSERVATORI (standard-esclusivi) Francia, Belgio LOW SELECTIVE HIGH PART-TIME AND SERVICE EMPLOYMENT — HIGH SELECTIVE HIGH PARTTIME/SERVICE EMPLOYMENT SELECTIVITY + ITALIA: I^ Fase modello GARANTISTA (seconda metà anni ’40 – seconda metà anni ’70) • Elevata industrializzazione e “miracolo” economico • L.25/1955 contratto di apprendistato (giovani 14-20 anni età) • L.230/’62 contratto a tempo determinato (introdotto e disciplinato) • L.604/’66 regolamentato licenziamento individuale (per “giusta causa” o “giustificato motivo) • L.300/’70 regime sanzionatorio per licenziamenti non giustificabili (applicazione nelle imprese>15 addetti) ITALIA: II^ Fase modello di GARANTISMO FLESSIBILE (fine anni ’70 e decennio ’80) • Shock petroliferi e crisi economica • L.285/’77 Contratti di formazione (per giovani fino a 22 anni) • L.863/’84 Contratti di formazione e lavoro (Cfl) (fino a 29 anni età e per max 24 mesi); Contratti a tempo parziale ITALIA: III^ Fase stagione dei protocolli e strategie europee (decennio ’90 a oggi) • Politiche flessibilità per contenere INFLAZIONE e DISOCCUPAZIONE • 1992 (accordo Amato) 1993 (protocollo Ciampi) riforma assetti contrattuali • L.451/’94 (1^ gov. Berlusconi) fiscalizzazione oneri sociali per assunzioni a tempo parziale; estensione CFL ai giovani di 21-34 a. età: piani di inserimento professionale (PIP); Lavori Socialmente Utili (LSU) per disoccupati di lunga durata • L.196/’97 (legge Treu) L.30/’03 (legge Biagi) ampliamento contratti atipici • L.388/2000 istituzione dei Fondi paritetici Interprofessionali per la formazione continua Partecipation in LLL by occupation, 2010 Nei paesi del Nord Europa è molto più elevata la partecipazione alla formazione continua Participation rate in formal education of individuals aged 25-64 in 2007 Contrariamente agli altri paesi In Italia la già bassa quota di istruzione formale è indirizzata soprattutto ai lavoratori permanenti e poco ai temporanei Imprese che ricorrono alla formazione per sviluppare/implementare competenze legate all’ICT per il proprio personale (2007) Imprese con 10 addetti ed oltre che hanno svolto formazione e che hanno valutato gli esiti delle attivita di formazione, per classe di addetti e ripartizione geografica (% su totale delle imprese, 2009) Difficoltà per le piccole imprese e soprattutto al Sud Obbiettivi dei corsi (imprese con 10 addetti ed oltre che hanno svolto corsi di formazione). Anno 2009 (% sul totale delle imprese) Ancora bassa l’attività di innovazione Partecipanti ai corsi di formazione nelle imprese con 10 addetti ed oltre, secondo l’eta e la qualifica professionale. Anno 2009 (% sul totale degli addetti di tute le imprese) La bassa scolarità media • Comporta Bassa Formazione continua Scarsa INNOVAZIONE Tecnologica e di prodotto Insufficiente CRESCITA e Bassa PRODUTTIVITA’ Scarsa COMPETITIVITA’ Scarse opportunità occupazionali PIL per ora lavorata nei paesi UE Anni 2002 e 2010 (numeri indice UE27=100) INTERVENTI per fronteggiare la CRISI verso un maggiore SVILUPPO Politiche MACRO: di investimento (capitale umano e infrastrutture) Politiche industriali e sociali (finanziati con recupero sommerso e tagli spese “mirate” ) Sgravi contributivi e fiscali (crediti d’imposta) Voucher (rimborso costo) per servizi cura Formazione continua Politiche MICRO: del lavoro attive passive Riforma ammortizzatori sociali