POLITICHE DEL LAVORO
a.a. 2012/13
Prof.ssa Marina Capparucci
Per valutare
l’adeguatezza e l’efficacia
sia delle politiche occupazionali
che del lavoro
occorre in primo luogo conoscere
le caratteristiche e meccanismi di funzionamento del
MERCATO DEL LAVORO
su cui tali politiche generano i relativi effetti
IL MERCATO DEL LAVORO
..è quel luogo immateriale dove si
manifesta la domanda (espressa dagli
imprenditori) e l’offerta (espressa dai
lavoratori) del principale fattore
produttivo*: il lavoro
(misurato in termini di ore di lavoro o numero di lavoratori).
Su tale mercato viene così a
determinarsi il “prezzo” di scambio
(salario) dell’attività lavorativa
Dal punto di vista statistico
• - la DOMANDA = numero di lavoratori (o
ore di lavoro richieste dalle imprese: si
traduce in OCCUPAZIONE per la parte di
domanda soddisfatta; ma può esserci una
parte coincidente con “posti vacanti”,che
sono ancora non sono coperti da lavoratori
• -l’OFFERTA = FORZE di LAVORO =
occupati + disoccupati
OCCUPATI E DISOCCUPATI
definizioni
* Per essere considerato occupato un individuo tra i 15
e 64 anni deve aver svolto almeno un’ora di lavoro
retribuito nella settimana di riferimento
* Per essere considerato disoccupato un individuo tra i
15 e 64 anni deve aver svolto almeno un’azione di
ricerca nelle 4 settimane precedenti e deve essere
disposto a lavorare entro le 2 settimane successive.
In Italia, nel 2012 la popolazione era = 61 milioni circa
di abitanti
Le FORZE di LAVORO (Occupati + Disoccupati) = 26 milioni circa
Gli Occupati = 23milioni circa; i Disoccupati = 3 milioni circa
FORZE DI LAVORO (T.A.63%)
OCCUPAZIONE
(23 milioni circa)
( T.O.= 57%)
+
21 milioni non in età lavorativa+
40 milioni in età lavorativa
D
I
S
O
C
C
U
P
A
Z
I
O
N
E
T.D. =10%
Tasso di inattività
= 37%
(15 milioni circa)
3.000.000
In Italia T.O. è di circa 7 punti inferiore alla media UE
per le donne di circa 12 punti, per i giovani 14 punti, per gli anziani 10 punti
La domanda, l’offerta e lo scarto tra le due
possono essere misurati attraverso alcuni indicatori che consentono di effettuare confronti
nel tempo e nello spazio (tra paesi e aree geografiche); essi sono:
•Il Tasso di attività : indicatore dell’offerta di lavoro =
•Forze di lavoro/popolazione in età lavorativa (15-64 anni di età)
Il Tasso di occupazione: indicatore della domanda di lavoro
(al netto dei posti vacanti) = occupati/ popolazione in età lavorativa
Il Tasso di disoccupazione: indicatore dell’eccedenza relativa
dell’offerta sulla domanda = disoccupati/forze di lavoro
Il prezzo del lavoro,
anche nei confronti internazionali, è in genere riferito al
salario medio di un’economia
INDICATORI statistici DEL MERCATO DEL LAVORO
Italia 2012
Popolazione = 60 milioni Forze di lavoro = 25 milioni (occupati = quasi 23 milioni + disoccupati = circa 3 milioni)
•
•
•
T.A.= FL/ POP. (15-64)
rapporto tra forze di lavoro (occupati +disoccupati)
e popolazione di 15 – 64 anni di età
T.O. = OCC/ POP. (15-64)
rapporto tra occupati e popolazione
di 15-64 anni di età
T.D. = DISOC./FL
rapporto tra disoccupati e forze di lavoro
64%
(m.74% - f.54%)
57%
(m.67% - f.47,5%)
10,6%
m.9,9%- f.11,6%
Il TASSO DI ATTIVITA’ :
forti differenze di genere che si attenuano nel tempo
2011
73.1
2011
51.5
Minore partecipazione femminile
soprattutto nelle classi di età centrali
Sui TASSI DI ATTIVITA’ incide anche la SCOLARITA’:
le donne tendono a proseguire di più gli studi (rispetto agli uomini)
e hanno risultati migliori, sia nel completare gli studi che nella votazione
In Italia i tassi di attivita’ e di occupazione sono bassi anche per l’alta presenza
dell’economia sommersa:
Le stime variano, ma indicano comunque valori superiori a quelli degli altri paesi europei
Stima dell’economia sommersa tramite il model approach – Schneider F.
In Italia
il tasso
di
irregolarità
è pari a
circa il 12%
degli
occupati
e al 17%
del PIL
secondo
l’ISTAT
Ma
le stime
variano…
Il TASSO DI OCCUPAZIONE
è notevolmente diminuito negli anni della crisi
a partire dal 2008
il T.O. maschile è diminuito più del T.O. maschile
Il TASSO di DISOCCUPAZIONE
LE DIFFERENZE TERRITORIALI
Geographical areas
2008
Men Women
2009
Men Women
2010
Men Women
2011
Men Women
Employment rate
North
Center
South
Total
76,2
73,0
61,1
70,3
57,5
52,7
31,3
47,2
74,5
72,1
59,0
68,6
56,5
52,0
30,6
46,4
73,8
71,4
57,6
67,7
56,1
51,8
30,5
46,1
73,8
70,7
57,4
67,5
56,6
51,7
30,8
46,5
2,9
4,6
10,0
5,5
5,2
8,2
15,7
8,5
4,5
5,7
10,9
6,8
6,4
9,2
15,3
9,3
5,1
6,6
12,0
7,6
7,0
9,0
15,8
9,7
5,0
6,7
12,1
7,6
6,8
8,9
16,2
9,6
21,5
23,4
32,0
25,6
39,3
42,6
62,8
48,4
21,9
23,4
33,7
26,3
39,6
42,7
63,9
48,9
22,1
23,5
34,4
26,7
39,6
43,1
63,7
48,9
22,3
24,2
34,5
26,9
39,2
43,2
63,2
48,5
Unemployment rate
North
Center
South
Total
Inactivity rate
North
Center
South
Total
IL CONFRONTO EUROPEO
nel 2010
• Rispetto alla media comunitaria l’Italia presenta:
• T.A. più bassi (62% contro 71% circa)
• T.O. più bassi (57% contro 64% circa)
• T.D. anche più bassi (9% contro 10% circa)
• La situazione apparentemente migliore è dovuta al
fatto che la scarsa offerta (T.A. bassi) dovuta al sommerso e allo scoraggiamento non rivela tutta la potenziale
disoccupazione e la gravità del sottoutilizzo di forza lavoro
Obiettivo delle politiche
è aumentare il tasso di occupazione
più che ridurre il tasso di disoccupazione
• Il tasso di disoccupazione potrebbe facilmente ridursi anche
solo se crescesse la quota di
INATTIVITA’
e di
SOMMERSO
Al contrario, occorre ridurre sia l’inattività che l’economia
irregolare ed implementare quelle politiche occupazionali
e del lavoro
in grado di accrescere il T.O.
difatti
- La Strategia Europea dell’Occupazione (SEO) si
proponeva, per il 2010, di raggiungere il T.O. totale al 70%., quello
femm. al 60% e per gli anziani al 50%
LE RIFORME
DEL MERCATO DEL LAVORO
IN EUROPA
ALL’ ORIGINE….
il dibattito teorico alimentato dall’evidenza empirica relativa
alla dinamica dei tassi di disoccupazione USA-UE:
La persistenza dell’alta disoccupazione europea dopo gli shock petroliferi degli
anni settanta lasciava intuire l’esistenza di “rigidità” del relativo mercato del
lavoro (a fronte della maggiore “flessibilità” del m.d.l. statunitense) che
impedivano il riassorbimento dell’offerta di lavoro in eccesso
(OECD Job study 1994; Layard Nickell Jackman 1994; Bean 1994; Blanchard
1998, 2005 Sapir 2005; Algan Cahuc 2006)
Tasso di disoccupazione
1970-2006
Trattato Amsterdam 1997
Consiglio Europeo Lussemburgo
Consiglio Europeo Lisbona 2000
Tasso di occupazione
1970-2006
Fonte: Elaborazione su dati OECD.
TRATTATO di LISBONA 2009
Percorso Strategia Europea Occupazione (SEO)
TRATTATO DI AMSTERDAM
1997
1999
TITOLO VIII
• Gli Stati membri e la Comunità (l’Ue) (…) si adoperano per sviluppare una
strategia coordinata a favore dell’occupazione e, in particolare, a favore
della promozione di una forza lavoro competente, qualificata, adattabile
e di mercati del lavoro in grado di rispondere ai mutamenti economici
(…) (art. 125 TUE)
_______________________________________________________________
• SUMMIT LUSSEMBURGO 1997
SEO
--------------------------------------------------------------------------------------------------------CONSIGLIO EUROPEO LISBONA 2000
Obiettivo dell’Ue per il decennio successivo è quello di “diventare
l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del
mondo, capace di una crescita economica sostenibile, con maggiori e
migliori posti di lavoro e maggiore coesione sociale”
Metodo di Coordinamento Aperto
________________________________
TRATTATO LISBONA 2007
2009
TITOLO IX (Occupazione), X (Politica sociale) e XI (FSE)
MAC
•Cooperazione
•Buone pratiche
•Convergenza
monitoraggio
TAB. 3
TASSI DI ATTIVITA’ per genere ed età – 2010
T.A. paesi UE – anni 2000-2010
TASSI DI OCCUPAZIONE
EU - 2010
TASSI DI OCCUPAZIONE distinti per GENERE
anno 2010
Politiche volte ad accrescere
l’occupazione femminile innalzano
di molto i tassi di occupazione totali
L’Italia conta differenze
di genere tra le più
elevate (T.O. femminili
tra i più bassi)
TASSI DI OCCUPAZIONE per genere ed età
Tassi di occupazione per classi di età
Anche una più equa ripartizione
per classi di età innalza
l’occupazione totale
anno 2010
L’Italia ha tassi di
occupazione dei
giovani e degli
anziani tra i più
bassi dell’Ue
PAESI “VIRTUOSI” rispetto agli obiettivi SEO
nel 2010
T.O.tot.
>= 70%
T.O.femm.
>= 60%
T.O. anziani
>= 50%
DANIMARCA, OLANDA, SVEZIA, AUSTRIA,
FINLANDIA, GERMANIA; Regno unito(69,5%); Cipro (69,7%)
DANIMARCA, OLANDA, SVEZIA, AUSTRIA, REGNO UNITO,
FINLANDIA, CIPRO,GERMANIA, ESTONIA, LETTONIA,
SLOVENIA, PORTOGALLO, FRANCIA
SVEZIA, ESTONIA, DANIMARCA, REGNO UNITO,
FINLANDIA, IRLANDA, GERMANIA, PORTOGALLO,OLANDA,
CIPRO
Giovani NEET di 15-29 anni per sesso
nei paesi UE, anno 2010, %
+3.2% dal 2007 al 2010
1/ 3 sono disoccupati, 2/3 inattivi
Fonte: ns elaborazione su Eurostat online database.
Tassi di occupazione per titolo di studio
I T.O.
dei più
istruiti
sono in
Italia
i più
bassi
rispetto
a tutti
gli altri
paesi
UE
Tassi di occupazione per titolo di studio
I T.O.
dei più
istruiti
sono in
Italia
i più
bassi
rispetto
a tutti
gli altri
paesi
UE
PART-TIME
CONTRATTI A TERMINE
Dispersione dei Tassi di occupazione regionali
(coefficienti di variazione dei T.O. regionali)
pop. 15-64 anni età- anni 2005 e 2010
L’Italia ha la dispersione più elevata –e per di più aumentata negli
anni della crisi- dei tassi di occupazione regionali
I paesi con minore dispersione territoriale
hanno più elevati tassi di occupazione totale
TASSI DI DISOCCUPAZIONE
UE - 2011
TASSI DI DISOCCUPAZIONE: elevati scarti dalla media
UNIONE EUROPEA – luglio 2010
All’interno
dei paesi UE,
anche se
“in media”
I tassi di
disoccupazione
specifici di
uomini e donne
si allineano
su un valore
del 9%
persistono forti
differenze a livello
territoriale:
Spagna, Lettonia
Estonia e Lituania
(con T.D. che vanno
dal 20 al 17%)
si contrappongono
Ai bassi valori di
Austria, Olanda,
Danimarca e
Germania
(non più del 7%)
IL SALARIO
•
•
•
•
•
•
•
COSTO DEL LAVORO (CL)– Cuneo contributivo=
differenza tra CL e RL
ONERI SOCIALI (OS)=
in % CL
__________________
RETRIBUZIONE LORDA (RL)Cuneo fiscale e
IMPOSTE DIRETTE=
Contributivo =
differenza tra CL e
___________________
RN in % CL
RETRIBUZIONE NETTA (RN)
IL SALARIO
•
•
•
•
•
•
•
COSTO DEL LAVORO (CL)–
ONERI SOCIALI (OS)=
______________prelievo per FORMAZIONE
RETRIBUZIONE LORDA (RL)IMPOSTE DIRETTE=
___________________
RETRIBUZIONE NETTA (RN)
100
31,5
0,5
68
15,4
52,6
Costo del lavoro, prelievo fiscale e contributivo – anno 2010
33,4
39,3
31,5
In Italia il peso del cuneo contributivo e
fiscale…
è elevato rispetto alla media europea, ma in altri
paesi dove è anche più alto, il tasso di occupazione
è superiore a quello dell’Italia (rigidità con bassa e
non esclusiva influenza sulla domanda di lavoro)
comunque
• alcune aliquote potrebbero essere ridotte e parte
del prelievo spostato su altre fonti di reddito
•
poichè
• la relativa maggiore incidenza del prelievo
contributivo sul costo del lavoro viene indicata tra
le cause determinanti dell’ampia area del lavoro
sommerso
IL COSTO DEL LAVORO PER UNITA’ DI PRODOTTO
CLUP
• Ai fini della competitività internazionale ciò che è
rilevante non è tanto avere un costo del lavoro
basso, ma una produttività elevata : è importante
cioè avere un basso costo del lavoro per unità di
prodotto (CLUP)
• Germania, Regno Unito e Francia, ad esempio,
hanno un costo del lavoro superiore a quello
dell’Italia, ma un livello e una dinamica della
produttività superiori a quelli italiani
La produttivitò del lavoro negli anni duemila Totale economia
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
Usa
Uk
Ger
Fra
Ita
Spa
Olan
var % medie annue; elaborazioni REF Ricerche su dati Eurostat
FONTE: CNEL 2012
IL COSTO DEL LAVORO VIENE RAPPORTATO ALLA PRODUTTIVITA’
(per valutare il costo del fattore rispetto al relativo rendimento)
Costo del lavoro
Produttività del lavoro
Fra
Ger
Ita
Fra
Spa
Ger
Ita
Spa
150
150
140
140
130
130
120
120
110
110
100
100
90
90
1998
2000
2002
2004
2006
2008
1998
2010
2000
2002
2004
2006
2008
2010
Settore manifatturiero - Indice 1998 = 100
Elaborazioni REF Ricerche su dati Bls
Settore manifatturiero - Indice 1998 = 100
Elaborazioni REF Ricerche su dati Bls
23
Fonte: CNEL
Carlo Dell’Aringa
Tab.7
Retribuzioni lorde annuali, distinte per genere,
settore privato. Anni 2005, 2009 Valori in Euro
LE RETRIBUZIONI VENGONO RAPPORTATE ALL’INDICE
DEI PREZZI AL CONSUMO (per valutarne il potere d’acquisto)
135
130
105
100
IPCA =Indice calcolato in relazione ad un paniere di beni e servizi costruito tenendo conto
sia delle particolarità di ogni paese, sia di regole comuni per la ponderazione dei beni
che compongono tale paniere
La domanda, l’offerta e il prezzo
•
•
•
definiti in termini statistici attraverso i tassi di occupazione, tassi di attività, livello di
salario medio dell’economia vengono determinati da diverse variabili. Il peso delle stesse
su ciascuna componente del mercato viene individuato in modo diverso a seconda delle
TEORIE
i PARADIGMI TEORICI SERVONO A COMPRENDERE
•
A) quali sono le variabili che rispettivamente determinano la domanda, l’offerta e il
prezzo del lavoro– e quindi che possono causare disoccupazione (quando l’offerta è
maggiore della domanda, dato un certo livello di salario), definendone la natura
(disoccupazione frizionale, congiunturale o ciclica, s trutturale….)….
•
B) quali interventi si richiedono per aumentare la partecipazione attiva della
popolazione e l’occupazione, nonché per sanare i diversi tipi di disoccupazione e i
fenomeni ad essa connessi (disparità occupazionali –di genere, di età, territorialiemigrazione, lavoro sommerso…)….
•
C) come si determina il “prezzo del lavoro” (salario) e come avviene la distribuzione
(funzionale) del reddito tra coloro che rispettivamente offrono lavoro, capitale e terra
QUESITO E PERCORSO DI ANALISI:
L’aumento dell’occupazione e
la riduzione della disoccupazione
sono raggiungibili attraverso la “flessibilità” dei salari?
verranno quindi esaminati:
• 1) I meccanismi concorrenziali e la distribuzione conflittuale
nella visione dei classici (mercato e contesto storico-sociale)
• 2) L’equilibrio con disoccupazione “volontaria” nell’approccio
neoclassico (mercato e produttività marginale)
3) Le rigidità “nominali” e la disoccupazione “involontaria” in
Keynes (insufficienza della domanda effettiva)
4) Le imperfezioni di mercato e le rigidità salariali nei modelli
microfondati (istituzioni e vincoli alla concorrenza perfetta)
CHIAVI DI LETTURA
DEL MERCATO DEL LAVORO
CLASSICI
A.Smith (1776)
D.Ricardo (1817)
C.Marx (1867)…
KEYNESIANI
da
Keynes: Teoria generale…(1936)
NEOCLASSICI
L.Walras (1877)
A.Marshall(1890)
V.Pareto (1906)
A.Pigou (1933) …..
CLASSICI
•
Il LAVORO è il “fattore produttivo” per eccellenza: senza il suo
apporto gli altri due fattori (terra e capitale) non sono in grado –da
soli- di realizzare un prodotto
•
Il CAPITALE, combinato con il lavoro, ne aumenta la capacità
produttiva (in quanto al suo interno contiene attività lavorativa
passata; esempio: un macchinario è stato costruito grazie ad altro
lavoro impiegato e può essere utilizzato solo attraverso lavoro)
•
La TERRA (o una proprietà immobiliare) è il terzo fattore necessario
per realizzare un’attività di produzione, ma anche questo necessita
del lavoro per dare origine ad un prodotto da scambiare sul un
mercato dei beni
Secondo i CLASSICI
° L’offerta di lavoro è rigida:
tutti si offrono “a prescindere”dal livello di salario
° La domanda di lavoro è decrescente al crescere del salario:
a parità di “fondo salari”, se il salario aumenta gli imprenditori domanderanno meno lavoratori
° Il salario di mercato può variare a seconda di come varia la
domanda e l’offerta di lavoro, ma il suo valore tende a
stabilirsi intorno al salario “naturale” che riflette, in ogni perio
do storico e ambiente geografico, il relativo
“salario di sussistenza”
° la disoccupazione dipende soprattutto dal processo di
sostituzione del capitale al lavoro (disoccupazione tecnologica)
ed è sempre di tipo involontario (dal momento che i lavoratori
sono disponibili a lavorare a qualsiasi salario):
Tale disoccupazione potrebbe essere sanata se una eventuale
crescita della domanda dei beni (la cui produzione richiederebbe
più lavoro) riuscisse a compensare la riduzione di occupati
provocata dal ProgressoTecnologico.
La FLESSIBILITA’ del SALARIO
secondo i Classici
non è una condizione necessaria e sufficiente
per raggiungere la piena occupazione: può esserci comunque disoccupazione
tecnologica e permanente
•
I meccanismi concorrenziali (secondo i quali, quando l’offerta > della domanda
il salario tende a scendere) fanno sì che il salario di mercato (misurato in
termini “reali”, cioè in rapporto al prezzo dei beni) tenda verso il valore
della sussistenza. Di fatto l’offerta è quasi sempre > della domanda o per fattori
demografici (aumento popolazione/immigrazione) o per disoccupazione causata dalla
sostituzione del lavoro con capitale.
•
Gli imprenditori potrebbero reimpiegare i profitti realizzati ampliando
la produzione e l’occupazione; ma è necessario che
•
A) ci sia una sufficiente domanda di beni (altrimenti “crisi da sovrapproduzione”)
•
B) si realizzi comunque un saggio di profitto positivo
NEOCLASSICI
A.C.Pigou
V.Pareto
• Ogni fattore produttivo (lavoro, capitale e terra) ha
una sua produttività specifica che si può misurare nel
modo seguente, ad esempio:
• per il lavoro:
si osserva di quanto varia il prodotto finale quando si
impiega una unità (o una quantità molto piccola) di
lavoro in più, “ferma rimanendo la quantità degli altri
fattori impiegati” (produttività –o rendimentomarginale del lavoro)
In precedenza si è data una prima rappresentazione grafica del
mercato del lavoro
•
dove si è supposto che, in linea generale:
La quantità domandata (Nd) del fattore “lavoro” varii in funzione inversa rispetto al suo
prezzo (salario = wage = w);(gli imprenditori domandano più lavoro quando w )
•
La quantità offerta (No) varii invece in funzione diretta rispetto al suo prezzo: No se w
w
No
offerta
Le variabili che muovono
la domanda e l’offerta di
lavoro – e quindi il livello
dell’occupazione- sono in
realtà più numerose e com
plesse.
we
prezzo
Nd
domanda
0
Ne
N
La teoria neoclassica del mercato del lavoro costruisce le funzioni di offerta e di
domanda del lavoro specificando in dettaglio l’influenza delle diverse variabili
I diversi mercati secondo i NEOCLASSICI
La moneta serve solo per scambiare
beni e servizi
M v = Y P
M= moneta; v= velocità circolazione
Y = reddito prodotto P = livello prezzi
N = occupazione
C = Consumi;
I = Investimenti
i = saggio di interesse
o
Y/N = produttività
Del lavoro
d
w/p = salario reale
(potere d’acquisto)
Secondo i Neoclassici
L’offerta di lavoro cresce
-al crescere della popolazione o dell’immigrazione (spost.
della funzione a destra)
-al crescere del salario reale (w/p, spost. lungo la curva)
• La domanda di lavoro cresce
-al diminuire del salario reale (w/p, supposto = alla produttività
marginale di breve periodo, cioè con capitale invariato),
-all’aumentare della produttività del lavoro nel lungo periodo
(mutata la quantità del capitale: P’L aumenta, spostamento della
funzione a destra)
- all’aumentare della domanda dei beni (spostamento a destra)
Tutti i lavoratori che si offrono a salari superiori a quelli
di equilibrio (a destra di Ne) e che non sono perciò occupati
(poiché la funzione di domanda segna il “limite” di salario
“compatibile con una data produttività del lavoro”)
debbono considerarsi disoccupati volontari
La disoccupazione potrebbe eliminarsi facendo sì che il
mercato sia lasciato libero di operare secondo il meccanismo
della “flessibilità” salariale (l’eccesso di offerta dovrebbe
far scendere il salario così che la domanda possa riassorbire
il lavoro in eccesso)
we
Ne
La FLESSIBILITA’ del SALARIO
secondo i Neolassici
è una condizione necessaria e sufficiente
per raggiungere la piena occupazione
•
I meccanismi concorrenziali (secondo i quali, quando l’offerta > della domanda il salario
tende a scendere) fanno sì che il salario di mercato (misurato in termini “reali”, cioè
in rapporto al prezzo dei beni) tenda verso il valore di equilibrio (o di market
clearing): la disoccupazione è volontaria perché si suppone che i lavoratori si
offrano a salari> di quelli di equilibrio
•
Laddove esistano “rigidità” di mercato che impediscano al salario di scendere in
presenza di disoccupazione (se, quindi il salario è fissato al di sopra di quello
ritenuto di equilibrio, come nelle spiegazioni dei modelli “microfondati”) è necessa
rio e sufficiente rimuovere tali rigidità affinchè si arrivi alla piena occupazione
•
•
E’ però altrettanto necessario che esista flessibilità dei prezzi sul mercato del
capitale e su quello dei prodotti
L’OFFERTA DI LAVORO: strumenti analitici
• E’ possibile rappresentare graficamente il modo in cui un
lavoratore decide di offrire ore di lavoro:
- Sull’asse delle ascisse si indicano le ore di tempo libero
(riducendo le quali si offrono via via più ore di lavoro)
- Si rappresenta sull’asse delle ordinate il livello di consumo che un
determinato reddito (dato dal salario per le ore di lavoro + il reddito non da lavoro)
consente di effettuare
- Si ipotizza che ciascuno goda di un livello minimo di reddito non
da lavoro (V) che consenta consumi minimi anche senza lavorare
(in assenza di tale reddito V=0)
- Si rappresentano il vincolo di bilancio (retta con pendenza data dal salario) e le
curve di indifferenza (che rappresentano i diversi livelli di utilità)
L’OFFERTA DI LAVORO:
effetti possibili di un aumento del salario
b) Il lavoratore
aumenta le ore di tempo libero:
Si riduce l’offerta di lavoro
(accade soprattutto se il
salario aumenta partendo
da livelli alti: tratto alto e
decrescente della funzione
di offerta)
a) Il lavoratore
riduce le ore di tempo libero:
aumenta l’offerta di lavoro
(accade soprattutto se il
salario aumenta partendo
da livelli bassi: tratto più
basso e crescente della
funzione di offerta)
Fonte: BORJAS, Economia del lavoro, Brioschi 2009
Offerta di lavoro – La curva di offerta di lavoro
Prevale l’effetto reddito
Aumenta il
tempo libero
Si riduce il
tempo libero
Prevale l’effetto
sostituzione
La curva d’offerta di lavoro descrive la relazione tra il salario e le ore di lavoro. Per i salari
inferiori al salario di riserva (10€) un soggetto decide di non lavorare. Per i salari superiori a 10€,
ci si offre invece sul mercato del lavoro. Nel segmento rivolto verso l’alto della curva di offerta di
lavoro, gli effetti di sostituzione (scambio tra ore di lavoro e tempo libero) sono più forti
all’inizio; nel segmento rivolto all’indietro gli effetti reddito (per il consumo di beni) finiscono per
dominare.
Fonte: BORJAS, Economia del lavoro, Brioschi 2009
L’OFFERTA DI LAVORO: elasticità rispetto al salario
•
Elasticità dell’offerta = variazione % della quantità di lavoro offerto in rapporto alla
variazione % del salario
W
No
La funzione d’offerta è tanto più
“rigida” (verticale) quanto minore
è l’aumento dell’offerta di lavoro
rispetto all’aumento del salario;
al contrario, è tanto più elastica
(piatta) quanto maggiore è l’aumento
dell’offerta rispetto alla variazione
del salario
N
LA DOMANDA DI LAVORO: Approccio Microeconomico
• Gli imprenditori nel domandare ore di lavoro o numero
di lavoratori valutano tre variabili fondamentali
- a) il salario reale (salario nominale –o monetario- in
rapporto al livello dei prezzi)
- b) la produttività del lavoro (prodotto totale in
rapporto alle ore lavorate o al numero di lavoratori9
- c) la domanda dei beni (La quantita di prodotto
richiesto dal mercato)
a) In linea generale la DOMANDA DI LAVORO….
(espressa in numero di lavoratori oppure ore di lavoro offerte)
varia in misura inversa al variare del salario reale (w/p = salario
nominale –o monetario- in rapporto al livello dei prezzi = potere
d’acquisto del salario)
w/p
Nd
N (h)
La domanda complessiva di
lavoro si costruisce
partendo dalla quantità di
ore di lavoro (o numero di
lavoratori) che un
imprenditore è disposto a
domandare in relazione ad
un determinato salario.
Ipotizzando che il salario
(o costo del lavoro)
diminuisca l’imprenditore
tenderà a richiedere una
maggiore quantità di
lavoro
b) La DOMANDA DI LAVORO, secondo i neoclassici,
riflette l’andamento della
produttività marginale del lavoro
La domanda di lavoro dipende anche dalla produttività del lavoro. Le
condizioni salariali che l’imprenditore è disposto a corrispondere a
ogni lavoratore impiegato nella produzione (o per ogni ora di lavoro
prestata) debbono riflettere la relativa produttività, misurata in
termini “marginali” (di incremento “al margine”)
• La produttività marginale del lavoro ha un andamento, prima
crescente e poi decrescente al crescere del numero di lavoratori (o
numero di ore prestate) perché si suppone che ogni aggiunta di
lavoro impiegato “renda” via via di più fin quando il capitale
disponibile non è stato pienamente utilizzato; ma poi renda via via
meno -rendimenti marginali decrescenti- una volta che il capitale
ha raggiunto l’utilizzo ottimale.
• La domanda di lavoro “ricalca” il tratto discendente della
produttività marginale del lavoro
un’impresa che
massimizza il profitto assume lavoratori fino al punto il cui il salario uguaglia il
valore del prodotto marginale del lavoro. Se il salario è pari a 22€, l’impresa assume
Figura 3-2 La decisione di assunzione dell’impresa nel breve periodo:
otto
lavoratori.
Il valore del prodotto medio dà il valore dell’output per lavoratore: la
curva del valore del prodotto marginale e la curva del valore del
prodotto medio sono versioni “ingrandite” del prodotto marginale e del
64
prodotto medio, quindi la relazione geometrica è identica
Figura 3-13 Le curve della domanda di lavoro nel breve e nel
lungo periodo
Nel l.p. l’impresa può trarre il massimo vantaggio dalle opportunità economiche offerte da una
variazione del salario, quindi la curva di domanda nel lungo periodo è più elastica di quella di breve
periodo. C’è un certo consenso nell’affermare che l’elasticità è compresa tra - 0,4 e - 0,5, ovvero un
aumento del 10% del salario riduce l’occupazione di circa 4-5 punti percentuali nel breve periodo. I
dati indicano che le stime dell’elasticità si concentrano a circa – 1 (è più elastica di quella di b.p).
Nel l.p., una variazione del 10% del salario porta ad una variazione del 10% dell’occupazione.65Circa
un terzo dell’elasticità di l.p. può essere attribuita all’effetto sostituzione e due terzi all’effetto scala.
EQUILIBRIO sul
mercato del lavoro
L’incontro tra le funzioni di domanda e di offerta danno luogo al salario di equilibrio (we)
o salario di market clearing. Ne è il livello di occupazione di equilibrio.
w
No
offerta
w
we
prezzo
Nd
domanda
0
N
Ne
N
In un mercato del lavoro concorrenziale se il salario fosse al di sopra di quello di equilibrio
i movimenti della domanda e dell’offerta riporterebbero w al livello di equilibrio
IL CAPITALE UMANO
Introduzione
Ognuno di noi porta nel mercato del lavoro abilità
innate e competenze acquisite: il capitale umano.
• Come le scegliamo? Come queste influenzano i
guadagni nel corso della vita lavorativa?
• Le qualifiche scolastiche sono sempre più importanti
del nostro stock di conoscenze.
• Nel 2008, il 36% degli italiani fra i 15 - 64 anni aveva
la licenzia media inferiore, il 39% aveva un diploma,
solo il 12% era laureato.
•
67
Se si considera la distribuzione del livello d’istruzione
della popolazione italiana fra i 15 ed i 64 anni nel 2008
si nota che:
• La % maschile e femminile di diplomati è quasi
uguale, mentre quella di donne laureate è di 2 punti e
mezzo > quella maschile.

•
Ci sono più laureati al centro ed al nord che al Sud:
migrazione interna.
Nell’indagine Banca d’Italia, il 25% delle
persone in età da lavoro emigrate da Sud al Centro - Nord fra 1997 e 2002 era
laureato, contro il 7% dei residenti al Sud. La partenza dei giovani più
qualificati è causa e conseguenza dell’impoverimento economico e culturale
del Sud.
68
< 10%
85%
12,5%
60%
…tuttavia la % di laureati in Italia è più bassa che in
altri paesi comunitari
(più alta è invece la quota di chi ha appena adempiuto all’obbligo scolastico, completando solo al
secondaria inferiore)
Composizione della popolazione per titolo di studio ed età, 2005 (perc.)
25-34
35-64
secondaria secondaria
secondaria secondaria
terziaria
terziaria
inf.
sup.
inf.
sup.
Italia
Francia
Germania
Svezia
Regno Unito
33,1
18,6
16,7
9,6
8,3
49,8
41,7
60,7
53,3
55,9
17,1
39,7
22,6
37 ,2
35,8
54
38,7
17 ,7
18,3
16,7
34,8
41,2
56,9
54,6
55,5
11,2
20,1
25,4
27 ,1
27 ,8
Investimento in capitale umano
e
differenziali di salario
nell’impostazione neoclassica
la decisione di investire in istruzione dipende dal
* profilo retributivo che un individuo si aspetta di ottenere dopo la
formazione: tale rendimento rifletterà la maggiore “produttività” del
lavoratore
* l’ammontare dei costi sostenuti per acquisire istruzione
* la probabilità di occupazione , misurata come complemento a 100 del
tasso di disoccupazione
•
IN ITALIA GLI INDIVIDUI INVESTONO IN ISTRUZIONE MENO CHE IN
ALTRI PAESI INDUSTRIALIZZATI EUROPEI
Profilo temporale del rendimento e del costo dell’istruzione
un anno di istruzione aggiuntivo conviene quando il
beneficio supera i costi
reddito
del laureato
Maggior reddito
da lavoro
Costi
indiretti
Costi
diretti
reddito
del diplomato
età
pensionamento
TEORIA DEL CAPITALE UMANO (C.U.):
gli individui investono in formazione solo se la sommatoria dei rendimenti previsti dall’impiego del
C.U. acquisito, al netto della sommatoria dei costi sostenuti per acquisirlo risulta > 0 (positiva):
i valori debbono essere calcolati nella stessa unità di tempo (attualizzati: riportati tutti ad oggi
rendimenti e costi riferiti a periodi diversi)
benefici
costi
VF = VA (1+i)n
VAN = Σ Benefici (salari futuri)/(1+i
futuri) –
)n
–
Σ Costi (diretti e indiretti) /(1+i)n
capitalizzazione:
VA = VF/(1+i)n attualizzazione:
si riportano ad oggi i valori futuri
Quando conviene investire in istruzione?
Dal punto di vista economico conviene se il VAN (valore
attuale netto) dei benefici derivanti dall’investimento, al
netto dei relativi costi è positivo (>0)
- Occorre inoltre “ponderare” i benefici previsti per la
probabilità di ottenerli; moltiplicando cioè la sommatoria
dei benefici per (1- T.D. dei laureati)
- Anche i costi indiretti (mancati guadagni derivanti dalla
rinuncia a lavorare da diplomato) vanno moltiplicati per
la relativa probabilità di conseguirli (1-T.D. dei diplomati)
DIFFERENZIALI SALARIALI per titolo di studio
Elab.Isfol
Tasso di disoccupazione in Italia per titolo di studio, sesso e ripartizione geografica.
Media 2008 Fonte: ISTAT
Licenza
elementare
Licenza
media
Diploma
2-3 anni
Diploma
4-5 anni
8,9
8,3
5,3
6,3
Uomini
7,8
6,6
3,6
5,1
3,2 (4,5)
5,5
Donne
11,4
11,6
7,5
7,8
5,8
8,5
NORD
5,6
5,0
3,9
3,2
2,7
3,9
Uomini
4,5
3,7
2,3
2,4
1,9
2,9
Donne
7,8
7,3
5,7
4,1
3,5
5,2
CENTRO
6,9
7,3
6,3
5,9
4,7
6,1
Uomini
5,5
5,0
3,9
4,7
3,3
4,6
Donne
9,0
11,6
9,4
7,3
5,8
8,2
SUD
13,2
13,9
11,6
11,8
7,8
12,0
Uomini
11,7
11,3
8,4
9,6
5,6
10,0
Donne
17,4
21,0
17,9
15,1
9,8
15,7
ITALIA M-F
Laurea dottorato
2008 (2010)
4,6
(5,7)
(6,9)
Totale
6,7
76
Cmg
Bmg
Anni di istruzione
L’effetto dell’abilità individuale
I’ , c’
A
B
Costo
marginale
c’
Rendimento
marginale
I’
Si*
S°
S
Un individuo più abile avrà minori costi marginali (se la maggiore capacità di apprendere
ridurrà il tempo necessario ad acquisire un titolo) e avrà maggiore produttività e più
alti rendimenti marginali
L’effetto sarà quello di acquisire un maggiore stock di istruzione (S°)
Il capitale umano
Reddito da Lavoro (in €)
Anno 2006
Sesso
Maschi
Femmine
19.696
14.447
fino a 30 anni
da 40 anni
da 50 anni
da 65 anni
oltre 65 anni
12.451
16.880
20.452
18.636
21.174
senza titolo
licenza elementare
media inferiore
media superiore
laurea
10.436
12.046
14.969
18.629
25.090
Età
Titolo di studio
+15%
+24%
+24%
+34%
Tabella 6 - 2 Reddito individuale da lavoro
Fonte: “Supplementi al bollettino statistico. Indagini campionarie. I bilanci delle famiglie italiane
nell’anno 2006”, Banca d’Italia, Anno XVIII Numero 7, 28 Gennaio 2008. Reddito individuale per
caratteristiche del percettore, Tavola C7.
81
In Italia è basso sia il numero dei laureati, che il rendimento
dell’istruzione superiore
POLITICHE FORMATIVE
KEYNES
•Keynes scrive la Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse
e della moneta nel 1936, dopo la Grande Depressione (scarsa
domanda di beni, scarsa produzione, alta disoccupazione…)
•considera il salario non solo come un “costo del lavoro”
ma anche come reddito spendibile: sostiene che una “flessibilità”
verso il basso dei salari non è una garanzia sufficiente affinchè
aumenti l’occupazione e la produzione offerta: è necessario che
le prospettive di (le aspettative degli imprenditori circa la)
crescita della domanda effettiva (consumi, investimenti, spesa
pubblica, esportazioni al netto delle importazioni) siano tali
giustificare una maggiore produzione e, quindi, una maggiore
domanda di lavoro
***la diminuzione dei salari potrebbe accrescere l’occupazione
solo se agisse riducendo il saggio di interesse e aumentando gli
Investimenti e/o non comprimendo i Consumi (i prezzi dei beni
dovrebbero però scendere nella stessa misura della riduzione dei salari)
Secondo KEYNES
alla flessibilità dei salari sarebbe preferibile la flessibilità del saggio di interesse
Keynes prefigura:
•Una offerta di lavoro in larga parte elastica
(la maggior parte dei lavoratori si offrono allo
stesso salario contrattuale) e solo una piccola
parte si offre in misura maggiore se il salario
cresce (off. Permanente + off. Fluttuante)
•Una domanda di lavoro che dipende:
- dal salario reale e dalla produttività marginale,
oltre che dalla domanda di beni
•Un “equilibrio di sottoccupazione”, cui corrisponde una disoccupazione involontaria: i disoccupati
sarebbero disponibili a lavorare al salario di equili
brio, ma l’insufficienza della domanda “effettiva”
di beni (C+I+G+E-M)impedisce di espandere la
produzione e l’occupazione.
No
Disoccup. Invol.
w
Nd
N
In caso di disoccupazione da carenza di domanda per espandere l’occupazione è necessario
che l’intervento pubblico sostenga la domanda di beni o direttamente (+ spesa corrente, +
investimenti pubblici), oppure indirettamente, agendo sulle variabili che incidono sui consumi
e/o sugli investimenti e/o sulla domanda estera (esportazioni)
La flessibilità del salario (riduzione in caso di disoccupazione) non è una
condizione necessaria e sufficiente per accrescere l’occupazione
i
LM
w
N
i
o
A
w
IS
o
Y
w'
N
o
d
B
C
N'
e
Y
Y
o
o
Y
o
o
o
Y
d
N
e
N
Effetti possibili di una
riduzione salariale su tutti i mercati e sull’occupazione
a)
Riduzione del salario nominale: la curva di offerta si sposta in basso
momentaneamente l’occupazione
aumenta
b)
“Se” i prezzi si riducono (a parità di margini di profitto), la curva di domanda si sposta a
sinistra, riportando l’occupazione al punto di partenza (con salario reale e occupazione
inalterati (ma occorre verificare se i prezzi sono diminuiti nella stessa misura dei salari)
c)
La diminuzione dei prezzi cambia l’equilibrio sul mercato della moneta:
si riduce la domanda di moneta necessaria per le transazioni e aumenta quella a scopo
speculativo: la maggiore domanda di titoli, a parità di offerta degli stessi, ne aumenta il
prezzo (il valore attuale) e ne riduce il rendimento (saggio di interesse)
Md = Mt ( p, y ) + MS ( i )
d)
“Se” non ci troviamo nella “trappola della liquidità” (troppa moneta offerta), la riduzione
del saggio di interesse potrebbe far crescere gli investimenti (la domanda effettiva), la
produzione e l’occupazione: questi effetti sono però “incerti” (dipendono anche dalle
possibili variazioni della propensione al consumo e dall’efficienza marginale del capitale)
La flessibilità (riduzione) dei salari
potrebbe comportare un aumento dell’occupazione solo se
• La propensione al consumo (c)
• Il saggio di interesse (i)
• L’efficienza marginale del capitale (r)…..
…variano in modo tale da stimolare
rispettivamente
I CONSUMI e/o gli INVESTIMENTI
…ma lo stesso risultato potrebbe ottenersi aumentando l’offerta di moneta:
secondo Keynes una Politica monetaria flessibile potrebbe essere preferibile
ad una Politica salariale flessibile (piu complesso e socialmente meno
accettabile ridurre il salario “medio” dell’economia )
i
w
LM
LM’
i
N
o
A
w
IS
o
Y
w'
N
o
d
B
C
N'
e
Y
Y
o
o
Y
o
o
o
Y
d
N
e
N
INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE
• Nel 1958, A.W.H. Phillips pubblicava uno
studio che documentava una relazione
negativa tra il tasso di variazione dei salari e
il tasso di disoccupazione in UK dal 1861 al
1957 “la curva di Phillips”.
• La relazione fu poi verificata anche tra
(tasso di variazione dei prezzi) inflazione e
tasso di disoccupazione (Samuelson e
Solow)
Curva di PHILLIPS
Curva di PHILLIPS
I politici esprimono delle preferenze nel trade-off tra
disoccupazione e inflazione
A
Nella curva A i policy maker
preferiscono ridurre più
disoccupazione anche a costo
di una maggiore inflazione
(laburisti)
Nella curva B prevale
l’obiettivo di contenimento
dell’inflazione (conservatori)
B
Il tasso naturale di disoccupazione
Negli anni ’70 la nozione di una curva di Phillips stabile
va in crisi: secondo alcuni economisti un trade - off di lungo
periodo non aveva un senso teorico, la curva diventa verticale
=> esiste un tasso di disoccupazione d’equilibrio:
tasso naturale di disoccupazione (persiste indipendentemente
dall’inflazione).
FONTE:
Zanetti,
Economia
Curva di Phillips “verticale”
• Secondo verifiche della curva di Phillips per gli anni settanta, essa è
risultata spostata a destra (più inflazione e più disoccupazione), e in
molti casi più “verticalizzata”:
• A spiegazione si ipotizza che, nella fissazione dei salari, gli operatori
siano condizionati dalle aspettative inflazionistiche (adattive,
razionali..): ne deriva inefficacia delle politiche occupazionali
• Se la disoccupazione è
di natura “strutturale” le
politiche monetarie espansi
ve possono accelerare l’in
flazione senza poter ridurre
la disoccupazione (inefficaci)
N.A.I.R.U
TASSO DI DISOCCUPAZIONE CHE NON ACCELERA L’INFLAZIONE
È quel tasso di disoccupazione che include solo la disoccupazione
frizionale e strutturale, ma non quella congiunturale
Disoccupazione
“frizionale”
è quella sperimentata
per brevi periodi e
dovuta al tempo neces
sario per il “normale”
passaggio dallo status
di disoccupato a quello
di occupato
(valori intorno al 2%)
Disoccupazione “strutturale” è quella dovuta a
-Squilibri qualitativi nella struttura della domanda e dell’offerta
di lavoro (mismatch di tipo professionale, settoriale,territoriale
…..) , sanabili solo nel medio lungo periodo e con specifiche politi
che “strutturali” (sul capitale umano, sui processi di investimento
e di sviluppo…)
-Imperfezioni e rigidità di mercato: spiegazioni
MODELLI MICROFONDATI
SALARI DI EFFICIENZA
• Date le “imperfezioni” di mercato (asimmetria informativa
sulle capacità produttive dei lavoratori)
• Alcuni imprenditori possono trovare più conveniente pagare
salari superiori a quelli di mercato:
• a) per evitare assenteismo (modello di “shirking” o scanzafatiche)
• b) per attrarre i lavoratori migliori (m. di “selezione avversa”)
•
•
c) per evitare i costi di rotazione (m. di “turnover”)
d) per gratificare i lavoratori piu produttivi rispetto agli altri
(modelli sociologici)
. Spiegazioni di tipo “nutrizionale”
DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA (w più alto ma deciso dall’imprenditore)
SALARIO di EFFICIENZA
è quello in cui l’elasticità (variazione %) dello sforzo
rispetto al(la variazione% del) salario è pari all’unità
JOB SEARCH THEORY
• Esistono costi di ricerca che vengono confrontati con i previsti
rendimenti, derivanti dal salario che il lavoratore si attende di
ricevere: ne scaturisce (laddove cmg=rmg) un salario di riserva
(o salario minimo di accettazione) che rappresenta una “rigidità”
.
Eventuali sussidi possono far crescere il salario di riserva,
poiché abbassano costi della ricerca (cmg si sposta in basso)
Disoccupazione di tipo “volontario” perché la rigidità salariale
è voluta dal lavoratore
JOB SEARCH THEORY
TEORIA CONTRATTI IMPLICITI
• Il salario dovrebbe variare in relazioni alle diverse fasi cicliche
(stato della congiuntura più o meno favorevole)
.
Il lavoratore, avverso al rischio, preferisce contrattare un
salario “stabile”, accettando di essere “momentaneamente”
disoccupato (o sospeso/cassintegrato)
.
Ne scaturisce una “rigidità salariale” che aumenta la probabilità
di perdere il posto di lavoro (cfr grafico)
La disoccupazione è di tipo “volontario” perché la rigidità salariale è decisa
dal lavoratore
TEORIA CONTRATTI IMPLICITI
Riduzione della
probabilità di
rimanere occupato
INSIDER-OUTSIDER
• All’imprenditore conviene sostituire un lavoratore interno con uno
esterno solo se la produttività del primo – al netto del salario e
dei costi di rotazione (assunzione, addestramento e
licenziamento) è inferiore alla produttività dell’esterno, al netto
del suo salario
• I lavoratori interni hanno un salario superiore a quello degli
esterni perché hanno produttività maggiore e perché sfruttano il
fatto che l’imprenditore non è facilmente disposto a sostenere
nuovi costi di turnover per la rotazione dei lavoratori
•
I lavoratori esterni accetterebbero salari più bassi degli interni, ma
rimangono disoccupati dati i costi di turnover di cui si avvantaggiano gli
interni
Ne scaturisce una disoccupazione di tipo “involontario”
INSIDER-OUTSIDER
Se gli insiders
accettassero
lo stesso salario
proposto dagli
outsider, ci
sarebbe piena
occupazione
Modelli di contrattazione sindacale
Non sempre il salario risente, in modo diretto, delle
condizioni della domanda e dell’offerta di lavoro: in
molti settori dell’economia le condizioni retributive
vengono fissate attraverso contrattazione sindacale
I modelli teorici considerano due principali situazioni di
contrattazione salariale:
SINDACATO MONOPOLISTA
CONTRATTAZIONE
EFFICIENTE
Tassi di iscrizione al sindacato
USA
Italia
Sindacato monopolista
Si ipotizza che:
• Il sindacato fissi il livello del salario
• L’imprenditore vi adegui il livello di
occupazione cui corrisponde una produttività
del lavoro pari a quel salario richiesto
• La funzione di “utilità” del sindacato giaccia
sulla curva di domanda del lavoro
Modelli di contrattazione sindacale
Curve di isoprofitto
Contrattazione efficiente
Si ipotizza che:
- Il sindacato abbia come obiettivi sia l’occupazione
che il salario
- La funzione di utilità del sindacato giaccia sulla
curva di isoprofitto
- I punti di tangenza tra funzione di utilità e
isoprofitto –paralleli alla curva di domandaindividuano la linea dei contratti efficienti
Modelli di contrattazione sindacale
Funzione di utilità
- o indifferenzadel sindacato
Dai
modelli teorici alle verifiche empiriche:
IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO…
… è rigido o flessibile?
….è utile la flessibilità per accrescere l’occupazione?
un mercato del lavoro flessibile in genere presenta:
1)
Alta variabilità dei salari nel tempo e nei differenziali
territoriali e per componenti lavorative (genere ed età)
2)
Basso peso del cuneo contributivo nel costo del lavoro
3)
Alta quota di lavoratori autonomi ed atipici (a termine e
part-time)
4)
Alto tasso di worker turnover (rotazione dei lavoratori sullo
stesso posto) e job turnover (creazione e distruzione dei
posti di lavoro): bassa protezione del posto di lavoro (EPL)
(1)
Salari reali e cuneo fiscale
In Italia è rilevante il cuneo fiscale –e contributivo in particolarema meno di Francia e Germania
1) La variabilità del salario e i differenziali
salariali
in Italia negli anni duemila
I salari “reali” non mostrano particolari “rigidità”: sono
aumentati al di sotto della dinamica della produttività
(tranne che negli due anni quando la produttività è
nettamente diminuita) e spesso al di sotto della
dinamica inflazionistica
I differenziali salariali sembrano rispecchiare le diverse
posizioni dis/occupazionali (eccedenze relative) delle
specifiche componenti (giovani, donne, immigrati…)
I contratti atipici
1)A termine
Job Sharing (lavoro ripartito)
Job on call (lavoro a chiamata)
Lavoro accessorio (prestazioni occasionali
di tipo accessorio)
Lavoro a progetto
Lavoro intermittente
Lavoro occasionale
Staff leasing (lavoro in affitto)
2) A tempo parziale
Job Sharing
E' il cosiddetto ''lavoro ripartito'': un contratto atipico che introduce il principio della
condivisione del lavoro, secondo il quale due o piu' persone in accordo con il datore
assumono ''in solido'' un'unica obbligazione di lavoro.
Cio' significa che ciascuno sara' indifferentemente tenuto nei confronti del datore
all'esecuzione della stessa prestazione.
Il contratto di ''job sharing'' prevede quindi due intestatari, che possono liberamente
concordare come ripartirsi gli incarichi e come suddividersi in due o piu' fasce orarie un
lavoro a tempo pieno.
Job on call (lavoro a chiamata)
E' definito anche ''lavoro intermittente''. Il lavoratore si mette a disposizione del datore e
aspetta la sua chiamata: la prestazione viene quindi svolta in maniera discontinua e la
disponibilita' del prestatore potrebbe essere ricompensata da una sorta di ''indennita’ di
disponibilita’'' corrisposta dal datore oltre alla retribuzione per le ore effettivamente
lavorate. Una nuova tipologia contrattuale che il Governo intende introdurre nel nostro
ordinamento per contrastare formule simili utilizzate spesso in modo fraudolento.
Lavoro Accessorio (Prestazioni occasionali di tipo accessorio)
Attivita' lavorative di natura meramente occasionale che non superano i 30 giorni
all’anno ed i 3 mila euro.
Le prestazioni di carattere accessorio vengono incoraggiate come attivita' di assistenza
sociale rese a favore di famiglie o enti da parte di disoccupati di lungo periodo o altri
soggetti a rischio di esclusione sociale, oppure non ancora entrati nel mercato del lavoro
o in procinto di uscirne .
Il contratto attiene a particolari prestazioni lavorative quali:
piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresa la assistenza domiciliare ai
bambini e alle persone anziane, ammalate o con handicap;
insegnamento privato supplementare;
piccoli lavori di giardinaggio, nonche' di pulizia e manutenzione di edifici e monumenti;
realizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli;
collaborazione con enti pubblici e associazioni di volontariato per lo svolgimento di lavori
di emergenza, come quelli dovuti a calamita' o eventi naturali improvvisi, o di solidarieta'.
Lavoro a Progetto
Si tratta in pratica delle “Vecchie” Co.Co.Co., e può essere definito come rapporto di
lavoro personale e senza vincolo di subordinazione, riconducibile a uno o piu' progetti
specifici o programmi di lavoro determinati dal committente e gestiti autonomamente dal
collaboratore in funzione del risultato, nel rispetto del coordinamento con la
organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per
l'esecuzione della attivita' lavorativa.
Part-time (Lavoro a tempo parziale)
Lavoro con carico orario inferiore rispetto all’orario normale di lavoro fissato dai CCNL
(Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro).
Soggetti interessati: tutti i lavoratori dipendenti senza distinzione di qualifica e settori.
Tre le tipologie:
* Orizzontale: riduzione giornaliera dell’orario di lavoro rispetto l’orario pieno
* Verticale: attività svolta a tempo pieno ma limitata a periodi predeterminati nel corso
della settimana\-mese\-anno
* Misto: combinazione di part time verticale e orizzontale
Lavoro intermittente
Il contratto di lavoro intermittente è il contratto mediante il quale un lavoratore si pone a
disposizione di un datore di lavoro che ne può utilizzare la prestazione lavorativa per lo
svolgimento di prestazioni di carattere discontinuo o intermittente secondo le esigenze
individuate dai contratti collettiva.
Si tratta, in definitiva, di una particolare forma di rapporto di lavoro subordinato dove la
prestazione lavorativa non è soggetta a vincoli di orario e all’obbligo di presenza
prestabilito.
Per i periodi nei quali il lavoratore garantisce la disponibilita' al datore di lavoro in attesa
di utilizzazione, è un’indennità detta di disponibilità.
Lavoro occasionale
Rapporti di lavoro occasionale o discontinuo con uno stesso committente per un
periodo che non supera i 30 giorni complessivi nell’anno solare ed il cui compenso
non supera i 5 mila euro.
Al di sopra dei limiti temporali e reddituali citati si parla di lavoro a progetto.
Staff leasing (lavoro in affitto)
Lo Staff leasing, o somministrazione di lavoro, è la fornitura professionale di
manodopera da parte delle Agenzie per il lavoro.
La somministrazione di lavoro, diversamente chiamata lavoro in affitto, riconosce tre
attori principali:
Somministratore (Agenzie per il lavoro)
Utilizzatore (Proprietario di un’ impresa)
Lavoratore (lavora presso l’utilizzatore ma è dipendente del somministratore)
Per tutta la durata della somministrazione i lavoratori svolgono la propria attivita'
nell'interesse nonchè sotto la direzione e il controllo dell'utilizzatore.
4) Tasso di turnover e normative
a protezione del posto di lavoro (EPL)
• In Italia si contano quasi 66 imprese ogni mille abitanti, valore tra i
piu’ elevati d’Europa, a testimonianza soprattutto del prevalere delle
imprese di ridotte dimensioni (anno 2008).
• Il tasso di imprenditorialita’ – calcolato come rapporto tra numero di
lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese – e’ pari
al 31,3 per cento, valore quasi triplo rispetto alla media europea. E’
quanto emerge dal (report “Noi Italia. 100 statistiche per capire
il Paese in cui viviamo” Istat).
• La dimensione media delle imprese italiane – circa 4 addetti per
impresa – nell’Ue27 e’ superiore soltanto a quella di Portogallo e
Grecia. Per quanto attiene alla dinamica demografica delle imprese,
in Italia l’indicatore di turnover lordo e’ pari al 14,6 per cento,
con valori piu’ elevati nelle regioni meridionali.
4) l’EPL è inferiore alla media europea
sia per i lavoratori standard che per i temporanei
EPL lavoratori regolari (a) e dei lavoratori temporanei (b)
14 paesi UE 1997-2008
EPL lavoratori regolari
EPL lavoratori temporanei
LE RIFORME
DEL MERCATO DEL LAVORO
IN EUROPA
ALL’ ORIGINE….
il dibattito teorico alimentato dall’evidenza empirica relativa
alla dinamica dei tassi di disoccupazione USA-UE:
La persistenza dell’alta disoccupazione europea dopo gli shock petroliferi degli
anni settanta lasciava intuire l’esistenza di “rigidità” del relativo mercato del
lavoro (a fronte della maggiore “flessibilità” del m.d.l. statunitense) che
impedivano il riassorbimento dell’offerta di lavoro in eccesso
(OECD Job study 1994; Layard Nickell Jackman 1994; Bean 1994; Blanchard
1998, 2005 Sapir 2005; Algan Cahuc 2006)
TASSI DISOCCUPAZIONE USA-UE
Persistenza dell’alta disoccupazione europea
FONTE: CER Rapporto n.1.2008
Fasi SEO
2000-2003 quattro pilastri SEO:
a) Occupabilità
b) Imprenditorialità
c) Adattabilità
d) Pari opportunità
Obiettivi per il 2010
T.O. totale = 70%
T.O. femminile= 60%
T.O. età 55-65 = 50%
2003-2007 “Futuro della Strategia Europea dell’Occupazione”
tre obiettivi strategici (+ 10 linee guida):
1) raggiungimento della piena occupazione
2) miglioramento della qualità e della produttività del lavoro
3) rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale
(2005 – Italia/ Piano per l’Occupazione, la Crescita e l’Occupazione
PICO)
2007-2013 Riforma SEO
Trattato di Lisbona 2007(2009)
Titolo IX: occupazione
Titolo X: politica sociale
TitoloXI: fondo sociale europeo
TitoloXII: istruzione, formazione professionale
(Titolo IV: libera circolazione delle persone…)
Durante gli anni novanta…
- sono state avviate numerose riforme sui mercati del lavoro dei paesi
comunitari con l’obiettivo di ridurre le rigidità esistenti attraverso:
***
-
A) maggiore diffusione dei contratti atipici (part-time e a termine) e
deregolamentazione più marcata dei rapporti di lavoro (solo Fl, Sl, Au)
e Sp hanno ridotto EPL per i regolari), anche attraverso un più ampio
ricorso alle “agenzie” di lavoro temporaneo (Be, It, Gr, Sv, DK , Hu, Po e
Ge); rimborso di contributi o crediti di imposta per l’impiego di
lavoratori part-time (Fr e Sp)
-
B) riforme dei sistemi pensionistici innalzando l’età minima del
pensionamento (AT, BE, IT) , incentivi al pensionamento “attivo” (Sv)
-
C) modifiche dei criteri di accesso ai sussidi di disoccupazione (Fr,
Ge, Be) e/o di invalidità (Ol)
INTERVENTI
messi in atto nei paesi europei
nei primi anni della crisi che si è manifestata a partire dal 2007
-Incentivi alla flessibilità dell’orario di lavoro
(Ger, Fra, Ita)
-Miglioramento dei servizi di impiego (Ger, Fra, Ita, Spa, RU)
-Rafforzamento protezione sociale (Fra, Ita, RU)
-Tagli nei costi del lavoro (Ger, Fra, Spa)
-Intensificazione istruzione e formazione (Ger)
-Sostegno al potere d’acquisto delle famiglie (Ger, Spa, Fra, Ita, RU)
-Attenuazione dell’impatto della crisi finanziaria sugli individui (Spa, Fra, Ita)
Fonte: Carone, Koopman e Pichelmann, 2009
Popol 15-65 a.; anni 2004-11
La FLEXICURITY
Principali variabili che identificano la FLESSIBILITA’:
-
% di lavoratori part-time (indicatore di flessibilità interna) e di lavoratori temporanei
(indicatore di flessibilità esterna)
-
% di lavoratori autonomi (variabile non sempre considerata negli studi empirici)
Indice di EPL (Employment Protection Legislation, a volte considerato anche indicatore di Job Security)
% di popolazione che partecipa al LLL (LifeLongLearning o formazione continua)
Principali variabili che identificano la SICUREZZA:
- La % di spesa per le Politiche attive rispetto al PIL
- La % di spesa per le Politiche passive rispetto al PIL e/o indicatori di
“generosità” dei sussidi di disoccupazione (tasso di rimpiazzo rispetto al
salario, grado di copertura dei disoccupati, ecc…)
- % di popolazione che partecipa al LLL
Quote di Part-time (%sinistra) di lavoro temporaneo (%destra)
F
L
E
S
S
I
B
I
L
I
T
A’
Alta flessibilità/occ
Alta flessibilità/occ.
Bassa sicurezza
• Z
HU
UK
25 - 6
IE
17 - 4
Alta sicurezza
PO
4 - 7
SE
10 - 27
CZ
SK
EL
FI
5 - 9
3 - 5
IT
14- 13
6 - 11
AT
22 - 9
ES
PT
46 - 17
21 - 34
11 - 21
Media UE 27
S I C U R E Z Z A
DK
14 - 16
BE 22 - 9 NL
FR 17-13 DE 58 - 11
Bassa flessibilità
Bassa sicurezza
24 – 9
25 - 17
Bassa flessibilità
Part time = 19% circa
Contratti a termine = 13,5%
Fonte: Jorgensen & Madsen, 2007/Eurostat-OECD data
I° Gruppo: IRLANDA E REGNO UNITO
Caratteristiche:
- ampio ricorso al part-time, in media del 20% circa (flessibilità
interna).
- Per quanto tali paesi dispongano di una ridotta protezione dei
lavoratori occupati (EPL),
- essi hanno un ricorso all’occupazione temporanea piuttosto ridotto
(5.8% in media).
- La spesa per politiche attive e servizi supera di poco lo 0.5%.
- I tassi di rimpiazzo si attestano in media intorno al 43.5%,
- mentre la quota di popolazione coinvolta nel life-long learning è
piuttosto elevata (16.1%) ;
-
nel complesso il grado di sicurezza e flessibilità interna è
intermedio;
II° gruppo: SPAGNA, GRECIA E PORTOGALLO
Caratteristiche:
elevato grado, il più alto, della seconda componente e valori medio-bassi
della prima.
-
una percentuale di contrattazione temporanea di circa il 23%Tuttavia la deviazione
standard è piuttosto elevata, l’occupazione con contratti di natura temporanea in
Spagna raggiunge il 28%.
-
il ricorso al part-time si attesta intorno al 12%
-
una regolamentazione del mercato del lavoro assai rigida
-
la spesa per politiche attive e servizi è pari a circa lo 0.73% del PIL,
-
il tasso di rimpiazzo dei sussidi al 42%,
-
la percentuale di popolazione coinvolta in life long learning solo del 6.9%.
III° Gruppo: REPUBBLICA CECA, GRECIA,
ITALIA, UNGHERIA, POLONIA E SLOVACCHIA
•
•
•
•
•
•
•
il ricorso alla contrattazione temporanea è piuttosto
discreto (quasi il 10%)
l’EPL è in media dell’1.9.
Pertanto, il valore della seconda componente è di
tipo intermedio.
il ricorso al part-time si attesta al 6%,
la spesa per politiche attive e servizi è assai esigua
(0.31%)
il sistema di ammortizzatori sociali è assai poco
generoso (tasso di rimpiazzo del 14.8%).
Anche la partecipazione al life long learning è
estremamente esigua (4.4%).
IV Gruppo:
•
Svezia e Paesi Bassi
con una contrattazione temporanea media del 16.6%,
così come un EPL del 2.16. La prima componente,
quella relativa alla sicurezza e al ricorso al part- time è
superiore a tutti gli altri gruppi: l’occupazione a tempo
parziale media raggiunge un valore del 35%, le politiche
attive e servizi l’1.7%,il life-long learning 17.5%. Il tasso
di rimpiazzo medio è del 34%.
V Gruppo: BELGIO, GERMANIA, AUSTRIA, FINLANDIA
•
•
•
•
•
•
Caratteristiche:
il ricorso al part-time è piuttosto elevato (circa 20%)
l’EPL è ad un livello intermedio (2).
La contrattazione temporanea è in media del 12%
Il life-long learning è del 13% circa.
La media di spesa per politiche attive e servizi è dello
0.87%.
• Il tasso di rimpiazzo si attesta al 53.5%.
• Il livello della seconda componente è medio-basso, della
prima medio-alto
Modello esemplare di flexicurty: la DANIMARCA
•
•
•
•
•
•
L’EPL è ad un livello medio basso.
La contrattazione temporanea si attesta ad un livello
del 9% circa.
Il ricorso al part-time è assai diffuso (22.5%).
La spesa media per politiche sul mercato del lavoro è
dell’1.32%.
Il life-long learning è il più elevato dell’unione (28.5%)
e i tassi di rimpiazzo si attestano al 62%.
La Danimarca è il paese ad avere i valori più elevati
della prima componente “sicurezza e flessibilità
interna”. Il livello della seconda può essere
considerato medio-basso.
Occupati a tempo parziale
( % dell’occupazione totale distinta per genere)
anno 2010
Occupati a tempo determinato (temporanei)
in % dell’occupazione dipendente
anno 2010
FLEXICURITY E CRISI (1)
• L’attuale crisi economico-finanziaria ha messo in
luce eventuali limiti del modello occupazionale
della flexicurity.
• Infatti, molti dei paesi che attualmente rivelano
una discreta tenuta in termini di performance sul
mercato del lavoro, sono anche quelli che
appartengono a modelli occupazionali differenti
da quello nordico.
• Gli Stati cui si fa riferimento sono soprattutto
Austria, Germania e Regno Unito (modello
continentale ed anglosassone).
FLEXICURITY E CRISI (2)
• La Germania, paese emblema del modello continentale, presentava
prima della crisi (2007) un tasso di disoccupazione dell’8,8%.
Durante la crisi ha visto una riduzione di tale tasso, il quale ha
registrato un valore del 7,2% nel 2010 ed addirittura del 6,0% nel
2011.
• Anche l’Austria ha realizzato soddisfacenti performance sul mercato
del lavoro. Essa, infatti, ha mantenuto stabile il proprio tasso di
disoccupazione tra il 2007 ed il 2011 (4,5%).
• Infine, il Regno Unito (modello anglosassone) ha dimostrato una
buona capacità di contenere la disoccupazione durante i primi anni
della crisi, anche se tra il 2008 ed il 2010 è stato registrato un “salto”
del tasso di disoccupazione dal 5,7% al 7,7%.
FLEXICURITY E CRISI (3)
• Di contro la Danimarca, modello esemplare
della flexicurity, ha visto un incremento del tasso
di disoccupazione dal 3,8% del 2007 al 7,7% del
2011.
• La Finlandia ha subito un aumento del proprio
tasso di disoccupazione: dal 6,9% del 2007
all’8,5% del 2010, per ridursi al 7,9% nel 2011
l’EPL in Italia è inferiore alla media
europea
sia per i lavoratori standard che per i temporanei
EPL lavoratori regolari (a) e dei lavoratori temporanei (b)
14 paesi UE 1997-2008
EPL lavoratori regolari
EPL lavoratori temporanei
L’Italia è tra i paesi che ha maggiormente ridotto la regolamentazione
del lavoro temporaneo (dimezzandone il grado)
REGIMI D’IMPIEGO
Flex-esclusivi
Standardinclusivi
Flex-inclusivi
Standardesclusivi
NON-ST.
STANDARD
NON-ST.
Interpretazione delle componenti e
collocazione dei paesi
LOW SELECTIVE
HIGH TEMPORARY/
SELF AND INDUSTRIAL
EMPLOYMENT
HIGH SELECTIVE
HIGH TEMPORARY/
SELF AND INDUSTRIAL
EMPLOYMENT
FORDISTI
(standard-inclusivi)
Germania, Finlandia, Irlanda,
Austria
FAMILISTICI
(flex-esclusivi)
Italia, Grecia, Spagna,
Portogallo
FORDISM
A TEMPO PARZIALE
(flex-inclusivi)
Danimarca, Olanda, Norvegia,
Svezia, Svizzera, Regno Unito
CONSERVATORI
(standard-esclusivi)
Francia, Belgio
LOW SELECTIVE
HIGH PART-TIME AND
SERVICE EMPLOYMENT
—
HIGH SELECTIVE
HIGH PARTTIME/SERVICE
EMPLOYMENT
SELECTIVITY
+
ITALIA: I^ Fase
modello GARANTISTA
(seconda metà anni ’40 – seconda metà anni ’70)
• Elevata industrializzazione e “miracolo” economico
• L.25/1955 contratto di apprendistato (giovani 14-20 anni età)
• L.230/’62 contratto a tempo determinato (introdotto e disciplinato)
• L.604/’66 regolamentato licenziamento individuale
(per “giusta causa” o
“giustificato motivo)
• L.300/’70 regime sanzionatorio per licenziamenti non giustificabili
(applicazione nelle imprese>15 addetti)
ITALIA: II^ Fase
modello di GARANTISMO FLESSIBILE
(fine anni ’70 e decennio ’80)
• Shock petroliferi e crisi economica
• L.285/’77 Contratti di formazione (per giovani fino a 22 anni)
• L.863/’84 Contratti di formazione e lavoro (Cfl) (fino a 29 anni età e per
max 24 mesi); Contratti a tempo parziale
ITALIA: III^ Fase
stagione dei
protocolli e strategie europee (decennio ’90 a oggi)
• Politiche flessibilità per contenere INFLAZIONE e DISOCCUPAZIONE
• 1992 (accordo Amato) 1993 (protocollo Ciampi) riforma assetti contrattuali
• L.451/’94 (1^ gov. Berlusconi) fiscalizzazione oneri sociali per assunzioni a tempo
parziale; estensione CFL ai giovani di 21-34 a. età: piani di inserimento
professionale (PIP); Lavori Socialmente Utili (LSU) per disoccupati di lunga
durata
• L.196/’97 (legge Treu) L.30/’03 (legge Biagi) ampliamento contratti atipici
• L.388/2000 istituzione dei Fondi paritetici Interprofessionali per la
formazione continua
Partecipation in LLL by occupation, 2010
Nei paesi del Nord Europa
è molto più elevata la partecipazione alla formazione continua
Participation rate in formal education of
individuals aged 25-64 in 2007
Contrariamente agli altri paesi
In Italia la già bassa quota di istruzione formale
è indirizzata soprattutto ai lavoratori permanenti e poco ai temporanei
Imprese che ricorrono alla formazione per
sviluppare/implementare competenze legate
all’ICT per il proprio personale (2007)
Imprese con 10 addetti ed oltre che hanno svolto
formazione e che hanno valutato gli esiti delle attivita di
formazione, per classe di addetti e ripartizione geografica
(% su totale delle imprese, 2009)
Difficoltà per
le piccole imprese
e
soprattutto al Sud
Obbiettivi dei corsi (imprese con 10 addetti ed oltre che
hanno svolto corsi di formazione). Anno 2009 (% sul totale
delle imprese)
Ancora bassa
l’attività di
innovazione
Partecipanti ai corsi di formazione nelle imprese con 10
addetti ed oltre, secondo l’eta e la qualifica professionale.
Anno 2009 (% sul totale degli addetti di tute le imprese)
La bassa scolarità media
• Comporta
Bassa
Formazione continua
Scarsa INNOVAZIONE
Tecnologica e
di prodotto
Insufficiente CRESCITA
e
Bassa PRODUTTIVITA’
Scarsa COMPETITIVITA’
Scarse opportunità occupazionali
PIL per ora lavorata nei paesi UE
Anni 2002 e 2010 (numeri indice UE27=100)
INTERVENTI per fronteggiare la CRISI
verso un maggiore SVILUPPO
Politiche MACRO: di investimento
(capitale umano e infrastrutture)
Politiche industriali e sociali
(finanziati con recupero sommerso
e tagli spese “mirate” )
Sgravi contributivi e fiscali
(crediti d’imposta)
Voucher (rimborso costo)
per servizi cura
Formazione continua
Politiche MICRO:
del lavoro
attive
passive
Riforma
ammortizzatori sociali
Scarica

il lavoro