CRITICA DELLA RAGION PRATICA:
che cosa devo fare?
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Le opere di Kant dedicate alla morale sono due:
Fondazione della metafisica (1785)… e Critica
della ragion pratica (1787).
La ragione non serve solo a dirigere la
conoscenza, ma anche l’azione, accanto all’uso
teoretico ne abbiamo anche uno pratico (l’azione).
Nella Critica della ragion pura Kant ha criticato le
pretese della ragion pura di trascendere
l’esperienza, nella Critica della ragion pratica di
restare sempre e solo legata all’esperienza.
ORIGINE DELLA MORALITA’
La filosofia morale kantiana è radicata nell’illuminismo e non può
accettare l’idea che la morale possa essere fondata su qualche
autorità religiosa o politica.Si pone in contrasto con tutte quelle
etiche del 700 che erano influenzate dal catechismo cattolico o
protestante, ma anche da qualunque elemento empirico, cioè
legato a impulsi sensibili. Nonostante questo affonda le sue origini
nel cristianesimo, vagliato attraverso l’analisi razionale. Infatti
Kant nella prefazione alla II edizione alla Critica della Ragion pura
scrive “Ho dovuto sopprimere il sapere per far posto alla fede”Ma
è una fede razionale che trova espressione nelle sue opere morali
più rappresentative: Fondazione e Critica della ragion pratica.
Per Kant: se un principio morale deve valere per ogni uomo, deve
avere i caratteri dell’universalità e della necessità, perciò
dev’essere a priori cioè il fondamento dei principi morali,
dev’essere indipendente dall’esperienza. Kant critica tutte quelle
posizioni che non danno luogo a una morale universale e
necessaria.
Infatti prima di Kant l’origine della moralità è stata cercata:
nel sentimento (Hutcheson), ma per Kant il sentimento morale è tropp
soggettivo;
nel piacere (Epicuro), ma questo impulso è troppo personale;
nell’autorità religiosa Crusius), non va bene, perché sarebbe una mor
eteronoma (trovata all'esterno dell'uomo) e valida solo per chi accett
l’autorità religiosa.
Dove dobbiamo cercare l’origine dell’azione morale?
NELLA RAGIONE?
SI PERCHE’ PERMETTE
una morale universale, necessaria, autonoma. La ragione infatti ci ind
ciò che è doveroso (morale razionale).
Dunque non si può cercare l’origine dell’ eticità all’infuori del soggett
stesso. Per Kant noi dobbiamo guardare dentro di noi per ascoltare c
che la ragion pratica ci comanda! La legge morale ha il carattere
d’un’imperativo che comanda categoricamente.
La legge morale deve avere il carattere del dovere deve
avere un fondamento oggettivo e diviene possibile per opera
del soggetto stesso.
La legge morale dev’essere autonoma, perciò non può
derivare dall’esperienza, ma dev’essere cercata nel soggetto
stesso;
La legge morale ci vincola in modo incondizionato: perciò
dev’essere a priori (indipendente dall’esperienza), deve
scaturire dalla ragione libera e universale.
La legge morale può essere ricercata solo
nell’autolegislazione della volontà.
Poiché autonomia significa libertà, la parola chiave per capire
il nuovo concetto di eticità è la libertà.
Kant si oppone anche nella filosofia pratica: al relativismo, al
dogmatismo e allo scetticismo.
Dunque non può accettare il punto di vista di Aristotele che
la associava alla ricerca della felicità, infatti questa dipende
da una molteplicità di fattori e in loro assenza non si
potrebbe realizzare la legge morale. Kant riconduce la
moralità alla volontà libera da ogni causalità. L’uomo deve
scoprire al suo interno una legge morale, proprio perché
possiede questa dimensione della libertà che è il
presupposto della legge morale. Gli animali sono determinati
solo dall’istinto, ma l’uomo ha una natura ambivalente,
perché da un lato è legato al mondo fenomenico, ma anche
al mondo noumenico dei fini e della libertà.
Il debito con Rousseau
Kant critica le concezioni morali dei sentimentalisti inglesi che poi abbandonò
insoddisfatto perché il loro metodo d'indagine si riduceva a una semplice analisi
psicologica ma è profondamente influenzato dalla concezione morale di Roussea che
basava la morale sul sentimento, ma Kant capì che il sentimento di cui parlava
Rousseau era differente dalle posizioni dei sentimentalisti inglesi, perché lo intendeva
come
il sentimento della dignità umana.
L'uomo è degno di essere considerato un uomo è il senso morale.
Kant afferma che la morale è irriducibile al sentimento ed è indipendente dalla scienza,
infatti, il primo è qualcosa di debole e incostante su cui non si può fare affidamento,
mentre la scienza per essere tale ha bisogno della ragione teoretica che non può
giustificare la dimensione dell'uomo che è un essere che appartiene a due mondi: in
quanto dotato di sensi appartiene a quello naturale, ma in quanto può prendere
decisioni indipendenti dal mondo naturale appartiene l'uomo appartiene al mondo
"intellegibile" dei fini e della libertà.
Il dovere
La morale si deve basare su qualcosa di assolutamente certo e saldo : il dovere.
Ogni uomo infatti sente in modo sicuro e consapevole la morale come un dovere.
La morale quindi è un fatto di ragione. Ogni essere
razionale ha la morale, sente la necessità, il dovere di scegliere.
Dovere quindi che non ha niente a che fare con gli schemi della causalità del
mondo materiale, meccanicistico e deterministico. Il dovere riguarda solo la
morale.
Infatti se devo aiutare qualcuno la ragione teoretica non mi serve, ma in me si pone
Il problema della scelta, prendere una decisione in campo morale significa scegliere.
La scelta, quindi, è assolutamente libera Ma se la morale è dovere, quindi
obbligatorietà come potrà questa conciliarsi con l'assolutà libertà formale
della scelta? La risposta è nel concetto di autonomia. La morale dell'essere
razionale è cioè tale che egli deve obbedire ad un comando (obbligatorietà) che
egli stesso si è liberamente dato (libertà), conformemente alla sua stessa
natura razionale.
L'uomo che decide in obbedienza al dovere morale di compiere una determinata
azione sa che per quanto la sua decisione possa essere spiegata
naturalisticamente, magari con motivazioni psicologiche, la vera sostanza della
sua morale non risiede in questa concatenazione causale ma in una libertà che
coincide con l'essenza razionale del suo essere.
POSTULATI
Appare chiaro che la ragione pratica per poter dimostrare che sia
possibile l’azione morale deve poter ammettere due presupposti che
la ragione teoretica aveva scartato come indimostrabili: l’io come
libertà e immortalità e l’esistenza di Dio.
Infatti l’azione umana deve essere svincolata da tutte le inclinazioni
sensibili e guidare la condotta in modo sicuro. Se infatti l’uomo
agisce solo in virtù delle sue inclinazioni naturali l’azione morale
sarebbe una chimera. Perciò la libertà è una condizione necessaria
Se una legge morale esiste dev’essere incondizionata: deve
presupporre la libertà e la necessità, cioè la validità universale della
legge.
L’esistenza di Dio come Sommo bene.
IMPERATIVI IPOTETICI E CATEGORICI
Kant distingue fra massime e imperativi.
La massima è una prescrizione di carattere soggettivo: è
valida per il soggetto “se mi fanno un torto mi vendico”.
L’imperativo è una prescrizione di carattere oggettivo… che è
valida per tutti.
Gli imperativi possono essere ipotetici o categorici.
Ipotetici: se vuoi ottenere x devi fare y, se vuoi essere
promosso devi studiare.
Ma la legge morale deve ordinare in modo incondizionato
perciò non può risiedere negli imperativi ipotetici.
Imperativo categorico
Ordina in modo incondizionato, cioè a prescindere da qualsiasi
scopo, ha la forma del
Tu devi
È un comando che vale in modo perentorio per tutte le
persone e per tutte le cicostanze.
Nella Critica della ragion pratica viene presentato in
quest’unica forma “ agisci in modo che la massima della tua
volontà possa sempre valere come principio di una
legislazione universale”.
Caratteri della legge morale
Formalità: non ci dice ciò che dobbiamo fare, ma come
dobbiamo fare ciò che facciamo.
Ama la patria: è valido se la patria non è una dittatura.
Anti-utilitaristico: non si può agire in vista di una fine o di un utile.
Autonomia: l’uomo si fa la norma da se stesso
Dovere per il dovere: attuare la legge della ragione per il rispetto
di essa.
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