Sì, il Signore, cammina con noi:
...ascoltiamo la Sua parola,
lasciamo che riscaldi il nostro cuore.
N. 4 - Aprile 2011
Rassegna mensile di informazione
il Volto di Carate
Comunità Pastorale Spirito Santo, Carate Brianza
il Volto di Carate
Da ricordare
ORARI DELLE SANTE MESSE
FESTIVE
Chiesa Prepositurale
ore 8.30 - 9.30 - 18.00
ore 11.00 S. Messa con le famiglie
Chiesa di Cristo Re
ore 8.00 - 10.30
Basilica di Agliate
ore 8.00 - 10.30
FESTIVE DELLA VIGILIA
Chiesa Prepositurale ore 18.30
Chiesa di Realdino ore 20.30
Basilica di Agliate ore 18.30
FERIALI
Chiesa Prepositurale:
ore 8.30 - 18.30
Chiesa di Cristo Re:
dal lunedì a venerdì ore 7.00
San Bernardo: sabato ore 7.00
Basilica di Agliate: ore 8.30
TELEFONI UTILI
Sig. PREVOSTO
via Caprotti, 1
Don SANDRO
via Cavour, 40
Don MARCO
via Volta, 3
Don MASSIMO
via A. Colombo, 2
Don ANTONIO
via Caprotti, 3
Diac. Emilio CESANA
CHIESA DI CRISTO RE
p.za Mons. Colombo
CASA DEllE SuORE
via Manzoni
Tel. 0362.900.164
Tel. 0362.903.419
Tel. 0362.903.562
Cell. 339.7479771
Tel. 0362.903942
Cell. 3382133432
Tel. 0362.901.430
Tel. 0362.900.186
LA LIBRERIA CATTOLICA
lunedì dalle 9.00 alle 11,30
giovedì - venerdì - sabato
dalle 16.00 alle 19.00
LA BUONA STAMPA
è aperta: sabato dalle 17.00 alle 18.30
domenica dalle 7.30 alle 11.30
In copertina
Disegno delle Trappiste di Quilvo, Chile
Il Signore risorto con i discepoli di Emmaus
Il Volto di Carate
Registrato al Tribunale di Monza il 15/5/1967
al numero 135 del registro dei periodici
Direzione, Redazione, Amministrazione
via Caprotti 1 - 20048 Carate Brianza
telefono e fax 0362.900164
Direttore responsabile Don Sandro Bianchi
Progetto grafico
Valerio Bovati
Stampa
Edizioni GR srl, Besana Brianza
Da un’omelia dell’Arcivescovo
Non dimenticare
la croce di Cristo
Nella Via Crucis possiamo rivivere l’itinerario
spirituale con cui san Carlo Borromeo non si
stancava di sollecitare ed educare tutto il
popolo a lui affidato.
In qualche modo potremmo dire che l’opera
pastorale di san Carlo è stata un incessante
tentativo di “piantare la croce” nel cuore della sua Chiesa.
la croce veniva “piantata” stabilmente agli
incroci delle strade, veniva posta in evidenza
in ogni chiesa, veniva portata in processione
e proposta alla venerazione del popolo.
Soprattutto, però, san Carlo desiderava ardentemente che la croce venisse “piantata”
e trovasse stabilmente posto nel cuore e nella vita di ogni cristiano. E’ questa la motivazione delle processioni penitenziali con cui il
santo Vescovo percorreva la città soprattutto nei momenti di sofferenza e di pericolo:
non per distrarre il popolo o per proporre
pratiche superstiziose, ma per rinnovare la
memoria della croce di Cristo, soprattutto in
mezzo alle angustie e alle fatiche della vita.
Anche noi vogliamo metterci alla scuola di
san Carlo per non dimenticare la Croce di
Cristo, ma piuttosto piantarla ben salda nel
cuore della nostra vita e nel cuore delle nostre comunità cristiane.
Sì, dobbiamo riconoscere che l’origine dei
nostri peccati e delle nostre miserie è tutta
nella dimenticanza della croce! Così come
dobbiamo riconoscere che l’origine di ogni
conversione sarà nel fare memoria della Passione di Cristo!
Così diceva san Carlo in una sua omelia del
febbraio 1584: “Oh se fossimo memori di
tanti benefici, da potergli dire in verità: Non
mi dimenticherò di te, dolcissimo Gesù: ecco,
sulle mie mani, nel mio cuore ti ho disegnato! Muore per noi, peccatori e rei, l’Innocentissimo e tra tutti il Giustissimo Cristo, e nessuno se ne da pensiero; di tutto questo noi,
spesso, ci dimentichiamo, o comunque non
riflettiamo, come se non fosse vero o non ci
riguardasse e non fosse stato operato per
causa nostra”
Come frumento
Nel mondo antico della Bibbia il frumento era un importante elemento di base
per l’alimentazione. E per questo rivestiva
anche un considerevole valore di scambio. Dunque cibo e ricchezza, la cui disponibilità dipende sempre da un buon
raccolto. Il frumento esprime un’immagine di pienezza e rigogliosità, che manifesta le abbondanti benedizioni di Dio al
suo popolo. E, come può rappresentare
ciò che alimenta e sostiene la vita, il frumento può servire anche come metafora
o immagine della vita stessa.
In questo senso nel Vangelo di Giovanni
Gesù usa l’immagine del grano per spiegare il significato e lo scopo della sua
morte imminente. “Se il grano di frumento, caduto per terra, non muore, resta esso solo. Ma se muore, porta molto frutto”
(Gv 12,24). Vale a dire, Gesù muore e dalla sua passione e morte ci deriva un frutto abbondante di vita nuova. Nei giorni
ormai prossimi della Settimana di Pasqua
ancora una volta nella celebrazione della
passione, morte e resurrezione di Cristo
potremo contemplare il divin frumento,
macinato per essere quel pane senza lievito o fermento vecchio. Quel pane di novità che nell’Eucaristia è spezzato per la
vita del mondo.
Rispondendo all’invito del Signore – “fate
questo in memoria di me” – e accostandosi a ricevere il dono della Comunione di
Gesù nell’Eucaristia, anche il cristiano è
chiamato ad essere “come frumento”. I
martiri della Chiesa dei tempi apostolici
lo affermano in modo esplicito: “Io sono
frumento di Dio e sono macinato dai
denti delle belve, perché possa divenire
pane immacolato di Cristo” (Ignazio
d’Antiochia, lettera ai Romani). Nei giorni santi della Pasqua siamo anche chiamati a sentirci insieme, come Chiesa che
nasce attorno alla mensa eucaristica.
“Come questo pane spezzato era prima
sparso qua e là su per i colli e, raccolto,
divenne una cosa sola, così si raccolga la
tua Chiesa dai confini della terra nel tuo
regno” (Dottrina dei dodici apostoli, IX).
“Come frumento”, dunque, per essere
Chiesa che nasce dalla Pasqua.
il Volto di Carate
Fraternamente
Fraternamente don Gianpiero
il Volto di Carate
Pastorale giovanile
Dentro una storia d’amore
Cammini dell’Iniziazione Cristiana
Carissimi ragazzi e genitori,
attraverso l’itinerario di animazione
delle settimane di Quaresima desideriamo accompagnarci dentro una «storia d’amore» che ci conduce all’incontro
con Gesù, l’unico Maestro, che, con il dono di se stesso sulla Croce, indica a tutti
la strada per diventare santi come Lui è
santo. Insieme a noi, davanti a noi, camminerà San Carlo Borromeo nel IV anniversario della sua canonizzazione (1611),
che si è fatto fedele discepolo della Croce
di Gesù. Vi auguriamo quindi una santa
avventura d’Amore!
prendesse vita attraverso i loro gesti, i loro impegni, rendendo ancora più presente e visibile l’amore di Gesù in
mezzo a noi e partecipando alla sua opera di salvezza che passa attraverso il suo
sacrificio sulla Croce.
Il Salvadanaio per la
Quaresima di Fraternità
Qui trovi alcuni strumenti e suggerimenti
per camminare, con la tua FAMIGLIA,
in questa “Santa avventura d’amore”
Il Puzzle della Carità
Attraverso questo cammino i ragazzi sono invitati a far si che il brano del Vangelo non rimanesse solo sulla carta ma
Viene consegnato ai ragazzi un piccolo
salvadanaio in cartone.
Il suo scopo è quello di EDuCARE ad una
carità che nasca unicamente dal Cuore,
una carità vera.
I ragazzi sono invitati a porre nel salvadanaio unicamente il frutto del loro impegno o delle loro rinunce, non il superfluo, non l’offerta dell’ultimo minuto.
Abbiamo detto e ribadito a tutti i ragazzi
che, davanti a Gesù, è meglio un salvadanaio vuoto ma vero, sincero, che un salvadanaio falso.
Il salvadanaio andrà consegnato, anche
se vuoto, nella domenica delle palme, 17
aprile 2011, prima della santa messa, nei
luoghi in cui sarà indicato.
Qui trovi alcuni strumenti e suggerimenti
per camminare, con il tuo ORATORIO,
in questa “Santa avventura d’amore”
LA mESSA
ALLA DomEnICA mATTInA
L’incontro settimanale con Gesù nell’Eucarestia è condizione essenziale
per una reale crescita per ogni ragazzo/a.
È vero che alcuni ragazzi possono vivere
un po’ di fatica (ma chi non ha vissuto
questo passaggio interiore?); è vero che si
potrebbero cercare linguaggi sempre più
attenti anche alla presenza dei ragazzi;
ma è anzitutto la presenza dei ragazzi
stessi, insieme agli adulti, che rende possibile e fa scatenare una riflessione ed un
clima celebrativo dentro il quale, sia ragazzo che adulto, si sente accompagnato,
percepisce di vivere una esperienza vera,
di stare con Gesù.
L’incontro settimanale con Gesù nell’Eucarestia è anche condizione necessaria per una testimonianza vera
da parte di noi adulti.
LA PREGhIERA
SoTTo LA CRoCE
ogni venerdì di Quaresima ti aspettiamo per stare insieme “davanti alla Croce
di Gesù”.
Per ogni ragazzo questa è l’occasione per
conoscere la vera misura della vita. Non è
vero che i nostri ragazzi sono e saranno
felici quando sono in grado di essere
sempre vincenti, di sapere tante cose, di
avere non poche cose.
Stare sotto la Croce di Gesù, riporta il
cuore, la mente, la vita nel suo solco originale, perché porti frutto.
Per i ragazzi di Albiate
al mattino, ragazzi delle medie e delle
elementari, con don Massimo, in chiesa
parrocchiale, secondo gli orari e le modalità indicate sul programma di catechesi
Per i ragazzi di Agliate
al mattino, ragazzi delle elementari con
le catechiste, nella palestra scolastica, secondo gli orari e le modalità indicate sul
programma di catechesi
Per i ragazzi di Costa Lambro
al mattino, ragazzi delle elementari con
le catechiste, nella palestra scolastica, secondo gli orari e le modalità indicate sul
programma di catechesi
Per i ragazzi di Carate
al mattino, ragazzi delle elementari con
le catechiste, in prepositura o Cristo Re,
secondo gli orari e le modalità indicate
sul programma di catechesi
I ragazzi delle medie di Carate, Agliate e
Costa lambro, sono invitati ed attesi ogni
venerdì di quaresima alle ore 18.00 all’Agorà
IL RITIRo DI QuARESImA
la quaresima è tempo favorevole per riportare il cuore più vicino alla Croce e all’amore di Gesù. Perché rinunciare alla
possibilità di stringere questa amicizia?
Perché non intensificare ciò che fa bene
alla mia vita?
Il ritiro
aiuta ogni ragazzo ad intuire che la quaresima è un tempo particolare;
gli permette di vivere una esperienza bella ed intensa con i propri coetanei aiutandolo a stringere relazioni significative,
senza competizione ma nella gratuità e
nella semplicità (ecco perché è importante che tutti si fermino al pranzo ed al gioco nel pomeriggio);
è l’occasione per una esperienza di preghiera differente, a misura di ragazzo/a,
dove Gesù viene “presentato” (e speriamo
conosciuto o intuito) come Amico, come
compagno.
il Volto di Carate
Pastorale giovanile
il Volto di Carate
In margine alle “Via Crucis” dell’Arcivescovo
Le processioni col Santo Chiodo
Con quelle processioni San Carlo liberò la città dalla peste
l’immagine di San Carlo che devotamente porta in processione per le strade della città colpita dalla peste la croce con il
Santo Chiodo è impressa nella memoria
dei fedeli ambrosiani.
Quando nell’agosto del 1576 le autorità
proclamarono in modo ufficiale che il
contagio della peste era penetrato a Milano, San
Carlo si trovava fuori
città, in una
delle sue
numerose
visite pastorali.
Prontamente, allora,
l’arcivescovo rientrò in
città per organizzare
l’assistenza
spirituale e materiale, mentre le autorità
civili si allontanavano abbandonando un
popolo impaurito e stremato.
Spogliatosi di tutto ciò che gli era rimasto, il Borromeo usò persino gli arredi e i
tendaggi dell’arcivescovado per aiutare i
bisognosi.
Ma mentre soccorreva i malati, San Carlo non tralasciava di pregare e di far pregare, promuovendo funzioni penitenziali, celebrazioni di messe all’aperto (perché anche coloro che non potevano
uscire dalle loro case potessero assistervi), e processioni pubbliche.
Frate Giacomo da Milano, uno dei cappuccini che organizzò su impulso del vescovo l’assistenza agli appestati, scriveva
che a queste processioni «eravi tutto il
clero regolare e secolare, scalzo e con le
corde al collo».
Così faceva anche «il buon Cardinale»,
portando egli in più un «pesantissimo
Crucifisso» e terminando, dal pulpito della cattedrale, con «una così divina predica che faceva crepare di pianto gli audienti».
Di queste processioni a Milano ne furono
previste inizialmente tre, che partendo
dal Duomo raggiunsero rispettivamente
le basiliche di Sant’Ambrogio, quella di
san lorenzo
e il santuario di Santa
Maria presso san Celso.
la terza fu
la più solenne
e
drammatica, anche
perché
il
Borromeo
volle portare in quell’occasione proprio la croce con il Santo
Chiodo e tutte le reliquie conservate a
Milano.
l’arcivescovo precedeva il popolo, come
dice il Giussani, «con li piedi ignudi e con
un aspetto tanto mesto e doloroso che
moveva a gran pietà e pianto ognuno
che lo mirava, imperocchè s’era vestito
della cappa pontificia paonazza e tirato il
cappuccio sugli occhi». Come infatti il
Quadrone del Duomo lo ritrae con efficace espressività.
le processioni con il Santo Chiodo proseguirono poi anche nei giorni seguenti
per volontà dello stesso San Carlo. Che a
distanza di alcuni anni, in una sua lettera pastorale, esortava i milanesi a ricordare come proprio «con quella santa reliquia, implorando la misericordia di Dio,
fummo così mirabilmente e quasi all’improvviso liberati dalla pestilenza».
Luca Frigerio - www.chiesadimilano.it
Con San Carlo verso la Pasqua
il Volto di Carate
Settimana Autentica
non siam degni di chiederti che le tue stimmate sacratissime visibilmente s’imprimano nel nostro corpo. ma ti supplichiamo almeno di questo: che tu infiammi del tuo amore i nostri cuori... Affinché, portando nel nostro corpo la tua morte, anche la tua vita si
manifesti in noi e, partecipando alla tua Passione, meritiamo di
partecipare alla tua gloria. Amen.
San Carlo, Omelia 9 Marzo 1584
il Volto di Carate
Settimana Autentica
8
la Settimana Autentica è, come dice il
nome, la più vera e la più santa di tutto
l’anno liturgico. Infatti, unisce strettamente l’ultima parte del cammino di
Quaresima con la solenne celebrazione
del Triduo pasquale. Essa si apre con la
Domenica delle Palme, memoria dell’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme. Prosegue come memoria - attinta
nella Scrittura e alimentata dalla preghiera - dei grandi momenti e gesti della
nostra salvezza: la passione, la morte, la
sepoltura e la risurrezione di Gesù.
Non siamo chiamati soltanto a rievocare
un avvenimento ormai passato, ma a “celebrare” per lasciarci santificare e redimere dal mistero della Pasqua.
la liturgia Ambrosiana ci ripropone antichi riti, sempre vivi ed eloquenti. Tocca a
noi sostenerli con la fede e con una partecipazione attiva. A noi convocati il
compito di percepirne il senso per tradurli nella vita.
1 aprile Domenica delle Palme
Benedizione dell’ulivo
Tutte le S. Messe con ingresso
solenne e benedizione degli ulivi
Processione e S. messa
ore 10.00 dal battistero di Agliate
ore 10.40 dall’oratorio femminile di Carate
Nelle chiese sono disponibili
sacchetti di ulivo benedetto
da portare in famiglia
Pasqua degli ammalati
ore 15.30 in Prepositurale
DomEnICA DELLE PALmE
Nei primi giorni della settimana ci prepariamo con la celebrazione del perdono
Sante Confessioni
18 aprile Lunedì
in Basilica ad Agliate
ore 17.00 per i ragazzi della catechesi
per adulti e anziani i sacerdoti
sono a disposizione (lunedì,
martedì e mercoledì) prima o
dopo la messa del mattino
Si incomincia con la Domenica delle Palme che interpreta il mistero dell’entrata
di Gesù in Gerusalemme e ci prepara a ricevere a nostra volta, nella sincerità dell’anima «Colui che viene nel nome del Signore».
La grande folla che era venuta per la
festa, udito che il Signore veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palma e
uscì incontro a lui gridando: «Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del
Signore, il re d’Israele». Giovanni 12,6
18 aprile Lunedì
ore 21.00 Stabat mater
in Prepositurale
la Schola Cantorum di Carate
ci guida al cammino della
Settimana Santa con una
Elevazione musicale
eseguendo lo “Stabat Mater”
di J.G. Rheinberger, per Coro
e accompagnamento d’Organo
19 aprile martedì
in Prepositurale
ore 15.00 per i ragazzi della Scuola media
e Scuole parrocchiali
ore 17.00 Quarta e quinta elementare
ore 21.00 Confessioni per gli adulti
0 aprile mercoledì
in Prepositurale
ore 9.00-10.30 e 15.00-18.00
in Parrocchia di Albiate
ore 21.00 Confessione Adolescenti Giovani
Per tutto il triduo pasquale, dopo le celebrazioni, i sacerdoti sono disponibili
per la Riconciliazione
1 aprile Giovedì Santo
in Basilica ad Agliate
in Parrocchia di Albiate
ore 16.00 Per i ragazzi
Accoglienza del Crisma
e rievocazione della
Lavanda dei piedi
nella Chiesa di Cristo Re
ore 18.30 Santa Messa
nelle 4 Chiese parrocchiali
ore 21.00 Celebrazione
della Cena del Signore
Riceviamo la santa Comunione
con il Pane e il Vino
dell’Eucaristia e sosteniamo
con la nostra offerta l’opera
diocesana per i sacerdoti
anziani o malati
VEnERDÌ SAnTo
TRIDuo PASQuALE
Il Triduo della Passione e della Risurrezione del Signore risplende al vertice dell’anno liturgico. Questi giorni ripropongono alla Chiesa i grandi eventi del piano
di Dio che nella passione, morte sepoltura e risurrezione di Cristo trova il suo senso e la sua piena realizzazione.
GIoVEDÌ SAnTo
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il
pane, recitò la benedizione, lo spezzò e,
mentre lo dava ai discepoli, disse:
“Prendete, mangiate: questo è il mio
corpo”. Poi prese il calice, rese grazie e
lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il
perdono dei peccati. Matteo 26, 26-28
Siamo convocati ricordare particolarmente quel «convito d’amore» in cui
«consegnandosi alla morte», Cristo affida
alla Chiesa «il nuovo ed eterno sacrificio».
Nel corpo dato per noi e nel sangue versato per la remissione dei peccati troviamo i segni visibili della carità di Cristo.
Era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu
tolto di mezzo Isaia 53,7-9
Oggi non prendiamo parte alla cena del
Signore. lo accompagniamo nella sua
passione dai tribunali che emisero l’iniqua sentenza, allo spasimo dell’agonia,
alla morte sul Calvario, al silenzio della
sepoltura. la parola di Dio rievoca con
prolungata lettura questi momenti dolorosi. Sono i misteri del Signore che per
salvarci si consegna liberamente e, subendo il supplizio, infrange l’opera del demonio, spezza le catene della nostra colpa, guarisce l’uomo dal contagio del male. Adorando con fede il mistero della
Santa Croce, ci prostriamo davanti all’ineffabile mistero dell’amore di Dio.
aprile Venerdì Santo
nelle 4 Chiese parrocchiali
ore 15.00 memoria della
Passione del Signore
I ragazzi sono particolarmente
invitati nella basilica di Agliate
ore 21.00 Via Crucis cittadina
dalla Basilica di Agliate fino
all’Oratorio di Costa lambro
il Volto di Carate
Settimana Autentica
9
il Volto di Carate
Settimana Autentica
VEGLIA PASQuALE
E DomEnICA DI PASQuA
L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Matteo 28, 1-7
la Veglia Pasquale è la più santa e solenne
di tutte le veglie, in essa, «nella rapida corsa di un’unica notte, si avverano preannunzi e fatti profetici di vari millenni».
Il preconio e le varie letture proclamano
tutto il mistero della nostra salvezza nei
grandi momenti del suo avvenire.
Quando Cristo risorge anche «l’universo
abbattuto e decrepito risorge e si rinnova
e tutto torna all’integrità primitiva».
Cristo morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha rinnovato la vita.
Allora possiamo dire senza menzogna
«Morivo con te sulla croce, oggi con te io
rivivo. Con te dividevo la tomba, oggi con
te io risorgo».
aprile Sabato santo
nelle 4 Chiese parrocchiali
ore 21.00 Veglia Pasquale
DomEnICA DI PASQuA
10
Maria invece stava all’esterno, vicino
al sepolcro, e piangeva. (…) si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù:
“Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del
giardino, gli disse: “Signore, se l’hai
portato via tu, dimmi dove l’hai posto
e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse:
“Maria!”. Ella si voltò e gli disse in
ebraico: “Rabbunì!”
Giovanni 20, 11- 18
Andiamo anche noi, come le donne del
Vangelo, al sepolcro per onorare Gesù.
Come Maria noi pensiamo di trovare un
cadavere nel sepolcro, qualcosa che si
può prendere e si può spostare. È invece
l’incontro con il Vivente che conosce il
nostro nome.
Come Maria pensiamo che il sentimento
giusto sia quello della pietà e della com-
passione, dopo ciò che nella passione noi
uomini abbiamo fatto a Dio, ma il nostro
occhio velato dalle lacrime è incapace di
vedere, perché è volto al passato. E invece la risurrezione di Gesù chiama a guardare al nuovo che viene da Dio.
Come Maria, anche noi siamo venuti al
sepolcro insieme. È la Chiesa che corre
nel mattino di Pasqua...
Se la risurrezione è questa novità rivoluzionaria, non si può stare fermi. la Chiesa deve continuare la sua corsa. Egli, il Vivente, ci precede ancora sulle strade del
mondo.
Giornate di Pasqua
in Basilica ad Agliate
“non è qui. È risorto!”
aprile Domenica
ore 15.30 Apertura
aprile Lunedì
Mattino e pomeriggio
Predicazione e Adorazione
aprile martedì
Mattino e pomeriggio
Predicazione e Adorazione
ore 20.30 Santa Messa e processione
Quell’impossibilità di credere al perdono
Una pagina del libro del Papa “Gesù di Nazaret”
Il tradimento di Giuda nel Vangelo di
Giovanni, su cui Benedetto XVI si sofferma nel suo nuovo libro, è una cronaca di
poche parole, scarne ma gravi come il
piombo. Gesù che annuncia: «Uno di voi
mi tradirà». Il discepolo più amato che gli
si china accanto, turbato: «Signore, chi
è?» Gesù: «È colui per il quale intingerò
un boccone e glielo darò… allora satana
entrò in lui».
Sembra ancora, a chi duemila anni dopo
legge, calato il buio su quella tavola imbandita; come una notte repentina e rapace che cancella ogni cosa. Si avverano
le profezie dei Salmi: tutto era stato annunciato, e ora s’incarna.
Il Papa nel suo libro si ferma sull’ora di
Giuda, ci riaccompagna alla tavola dell’ultima cena. Ci riporta in quella sala affollata e all’apparenza festosa dove si
perpetra il peggiore tradimento, quello
dell’amico. Noi che stiamo a guardare ci
chiediamo com’è stato possibile. Magari
non ce lo domandiamo per Giuda, ma
torna, questo sbalordito “perché?”, ogni
volta che ci troviamo di fronte al mistero
del male. (Perché Sarah, 15 anni, uccisa
da chi l’aveva tenuta in braccio, bambina? … Perché Yara, tredicenne, tradita da
qualcuno di cui si fidava?) Su questo
eterno attonito “perché” il Papa dice che
non è cosa “psicologicamente spiegabile”: Giuda è ormai “sotto il dominio di un
altro”. Si è aperto ad un altro potere, di
cui adesso è schiavo. Il dramma del giovedì santo si ripete ancora in quel male
grande, inspiegabile di cui gli uomini sono capaci.
È una scelta: è l’aprire la porta a qualcuno che subito occupa, da padrone, la casa. È il riemergere del male originario.
E tuttavia non finisce qui la storia di Giuda. Sappiamo, ricorda il Papa, che c’è “un
primo passo verso la conversione”. Ho
peccato, dice Giuda, e cerca di salvare
Gesù, e di restituire i denari. E noi, ex scolari distratti di lezioni di catechismo in
verità piuttosto noiose, confessiamo di
aver provato pena per quell’uomo, il più
solo di tutti nella folla di Gerusalemme.
Quello che, come tornato in sé, vedendo
ciò che ha fatto, insegue chi lo ha comprato, supplica che si riprendano le monete dannate. Però poi Giuda si impicca,
e il suo nome per sempre suonerà come
una maledizione. Perché nessuna pietà
per lui? Ci siamo chiesti da bambini.
Ma la seconda tragedia di Giuda è silenziosa. la seconda tragedia di Giuda, dice
Benedetto XVI, “è che non riesce più a
credere a un perdono. Il suo pentimento
diventa disperazione. Egli vede solo se
stesso e le sue tenebre”. Non solo il tradimento lo condanna dunque, ma il disperare che Cristo sia di quel tradimento più
forte. È un’autocondanna, nello sguardo
fisso e ristretto solo ossessivamente su sé.
E quanto attuale è duemila anni dopo ripercorrere la “seconda tragedia” di Giuda
- nei nostri tempi in cui il suicidio è, in
molti Paesi d’Europa, fra le prime cause di
morte. Quante disperazioni alzate come
mura, a non ammettere, a non lasciar
passare alcuna luce. All’incoscienza ebete
di chi crede di non avere bisogno di perdono oggi si affianca il nulla di chi non
crede alcun perdono possibile. Il più luciferino degli orgogli: farsi giudice di sé, e
condannarsi da soli. Rifiutando un abbraccio, in cui ci si dovrebbe riconoscere
figli di un padre: creature.
E siamo grati al Papa di averci ricondotto
in quella sala, a quella tavola imbandita.
Di accompagnarci di nuovo in quei giorni, dietro a quell’uomo; spiegandoci che
tutto è vero - oggi, proprio come allora.
Marina Corradi Sito della diocesi - 3 marzo 2011
il Volto di Carate
nell’ora di Giuda
11
il Volto di Carate
Festa degli Anniversari
1
Sposi ieri, oggi e domani... Grazie!
Protagonisti di un’avventura che è dono e grazia
Carissimi sposi, la Comunità cristiana loda il Signore e vi ringrazia per il vostro
cammino di coppia iniziato con il sacramento del Matrimonio e per la fatica
gioiosa e feconda della vita nelle vostre
famiglie.
no come le ombre, che rendono più luminosi e riconoscibili i lineamenti del volto.
Grazie, dunque, e auguri! Sentiamo il bisogno di raccoglierci con voi attorno all’altare del Signore, per ritrovare in lui la
sorgente di quell’Amore che genera amore nella vostra e nostra vita. Avvertiamo la
gioia di riconoscerci fratelli, perché insieme chiamati a “dimorare nel suo amore”.
Abbiamo scelto, perciò, un giorno per celebrare tutto questo. la domenica 8
maggio viviamo con voi la festa degli
anniversari. Al mattino la S. Messa e poi
per chi desidera il pranzo insieme.
Maggiori informazioni sul foglio settimanale. Intanto vi aspettiamo e vi chiediamo di segnalarvi per la Messa ed eventualmente di prenotarvi per il pranzo in
Segreteria pastorale (via Caprotti 1 – Carate Brianza).
Con gratitudine e vivissime felicitazioni.
Di giorno in giorno siete chiamati a vivere e a continuare a celebrare la vostra vocazione di sposi e di genitori, al Matrimonio e alla Famiglia.
Niente fu scontato, anche se desiderato e
pensato. Tutto è dono e grazia. A cominciare dal dono che vi siete regalati accogliendovi come sposo e come sposa.
Tutto è dono e grazia, specialmente la vita e l’avventura dei vostri figli. Tutto è
dono e grazia, perfino la bellezza di offrire la vostra collaborazione alla vita della
Comunità cristiana. la Chiesa, la Chiesa
che abita tra le nostre casa – la Parrocchia, appunto – porta traccia dei vostri
volti, del vostro amore e della vostra responsabilità educativa. Non possiamo
non dirvi: Grazie!
Anche le vostre debolezze e le vostre
mancanze, perfino i vostri peccati (perdonati dalla fedeltà di Dio-misericordia) so-
don Gianpiero
Rimanete nel mio amore…
Vi ho detto queste cose
perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia piena
Gv 15, 9.11
Sempre l’amore
sta sulla finestra
e continua infinito
a germogliare
A. Merini
Parole di canto e di luce
Alle finestre e sui balconi della nostra comunità cristiana, in modo discreto e sincero, sempre germogliano e fioriscono
storie di amore e di vita familiare. Desideriamo presentare qui – unicamente a titolo di esempio concreto – alcune narrazioni di vita familiare. È sempre bello
ascoltare la famiglia quando si racconta…
Ci auguriamo che in tutte le nostre famiglie ci si raccontino i ricordi e le esperienze. Con semplicità, senza giudicare e, soprattutto, senza pregiudizi.
Dalle coppie che si preparano e celebrare
il loro Matrimonio facilmente raccogliamo queste confidenze: “Desideriamo formare una famiglia cristiana spinti dal nostro amore, cresciuto nel tempo e sempre
più intenso e diverso .. Quanto ai figli,
speriamo entrambi di riuscire a crescerli
come i nostri genitori hanno fatto con
noi …” E ancora: “Abbiamo trovato l’uno
nell’altra la persona con cui desideriamo
passare il resto della nostra vita. Siamo
convinti di voler creare una nostra famiglia per vivere quotidianamente il nostro
amore e donarlo domani ai nostri figli”. O
anche: “ I figli sono il dono prezioso nel
Matrimonio e siamo consapevoli che da
genitori saremo i maestri della loro fede;
li educheremo come i nostri genitori
hanno fatto con noi”.
Queste e altre voci ci incoraggiano a
chiedere che nella Comunità e tra le no-
DomEnICA 8 mAGGIo
Invitiamo tutti gli sposi e particolarmente coloro che hanno celebrato il
loro Matrimonio nel:
191 – 19 – 191
19 – 191 – 19 – 1981
198 – 1991 – 001
alla S. mESSA
e al PRAnZo
(per coloro che lo desiderano)
A tutti chiediamo di segnalarsi in segreteria pastorale entro giovedì 28
Aprile.
le coppie che lo desiderano sono vivamente esortate a inviare alle famiglie della comunità un AuGuRIo
PER LA PASQuA, che rispecchi la loro esperienza.
È possibile recapitare uno scritto (in
segreteria) o inviare messaggio elettronico a:
www.comunitaspiritosanto.it
il Volto di Carate
Festa degli Anniversari
stre famiglie continui questa narrazione
preziosa e convincente.
la sola capace di far tacere il rumore di
tanta cronaca allarmante e irrispettosa
nei confronti della ricchezza e della bellezza della famiglia.
1
il Volto di Carate
In ascolto delle famiglie
1
Testimonianze e riflessioni
Raccontate da due coppie di sposi
Domenica 6 febbraio abbiamo festeggiato il nostro 55° anniversario di matrimonio. Inevitabilmente siamo stai spinti a
guardarci indietro e vorremmo rendere
partecipe la nostra comunità dei sentimenti che abbiamo nel cuore.
55 anni sono tanti, vi è racchiusa l’esperienza della vita, una vita assieme segnata dalla gioia e dal dolore, una vita della
quale dobbiamo anzitutto ringraziare il
Signore, perché è stata ricca di segni del
Suo intervento. Questo lungo cammino
che lui ci ha donato di fare assieme non
è sempre stato facile. Ci siamo sposati nel
1956, quando la vita era forse più semplice ma anche più dura di oggi, soprattutto per chi, come noi, non aveva mezzi
economici. l’avvio dell’attività nel negozio significava allora un’opportunità per
raggiungere il benessere, ma era un impegno molto intenso: il negozio era aperto tutti i giorni, anche la domenica mattina. Tutta la settimana era determinata
dal lavoro, la domenica bisognava alzarsi
prestissimo per la S. Messa e l’unico tempo da trascorrere in famiglia era la domenica pomeriggio. Giusto qualche gita in
Brianza in primavera! Perfino in occasione della prima comunione dei figli era
difficile che il papà fosse presente.
la nascita del primo figlio Massimo è stata una grande gioia, ma contemporaneamente è stata un momento di prova: il
parto fu difficilissimo, la vita della mamma era in pericolo e serviva subito del
sangue: Ma il buon Dio aveva voluto che
il sangue del papà fosse assolutamente
adatto alla donazione. le trasfusioni immediate e abbondanti permisero di risolvere la situazione. E da allora Franco è
stato disponibile per numerose trasfusioni come volontario dell’AVIS.
Il Signore aveva già un progetto e la sua
volontà iniziava a manifestarsi. la famiglia
era una grande gioia, ma proprio lì il Signore ci metteva alla prova. Dopo il primo
figlio Massimo abbiamo desiderato averne
altri, superando la paura della prima esperienza e affidandoci al Signore. Così sono
arrivati luisa e luca. la vita scorreva serena, segnata dal lavoro e dall’armonia.
un’armonia non certo spontanea, ma desiderata, voluta e perseguita anche smussando angoli e ricercando la pace. In casa
c’era anche la nonna anziana e dunque le
fatiche non mancavano certo.
In quegli anni Tina inizia una collaborazione più precisa con la vita della parrocchia. Racconta: « Quando mi è stato chiesto di fare la catechista ho detto sì, perché volevo capire meglio le ragioni dei
sacramenti e dalla fede per me. Portando
i figli ai sacramenti, i genitori devono essere convinti del loro valore per la vita. E
fare la catechista voleva dire capire bene
cosa offrivo ai miei figli».
Ma nella vita c’è un disegno di Dio che
non riusciamo a capire e che forse solo
con gli anni si riesce a intravvedere. Così
Il Signore decide di riprendersi Massimo
all’età di 28 anni, durante una spedizione
sulle montagne dell’Himalaya, il luogo
della Terra più vicino al cielo. Massimo
aveva come secondo nome Angelo: Per
noi Massimo Angelo è stato come un angelo custode che Dio ci ha dato e ci ha
tolto per richiamarci che tutto è suo. E
oggi Massimo ci segue come un angelo.
la coscienza di questo aspetto buono
della tragedia che ci ha colpito, non è
stata però naturale e immediata. All’angoscia dei primi anni ha fatto pian piano
spazio un sentimento di tristezza che rimane sempre, ma è accompagnato dalla
certezza che c’è un disegno buono. Perché anche nelle cose che sembrano tragiche c’è una speranza. Adesso possiamo
dire che la nostra vita è stata fortunata e
che il Signore ci ha voluto bene.
la nostra storia è continuata, con l’arrivo
dei nostri 5 nipoti e la dimensione più
tranquilla della pensione. Ora che gli anni vanno avanti, la nostra vita da “vecchietti” è ora costellata dagli acciacchi e
da diverse malattie. la tentazione di abbandonarsi allo sconforto e alla tristezza
è sempre presente. Ma rimane la fiducia.
Anche se oggi non possiamo partecipare
attivamente alla vita della Parrocchia,
siamo sempre molto affezionati alla nostra comunità. Molti ricordi ci accompagnano dei numerosi sacerdoti che ci sono
stati vicini, specialmente quando abbiamo perso Massimo: mons. Saldarini, don
Sandro, don Gaudenzio, don Roberto. E
poi tutti i sacerdoti che si sono succeduti
a Carate, che sono la ricchezza della nostra comunità. Siamo una comunità fortunata, perché siamo sempre stati guidati da persone di valore, sacerdoti amati
perché a loro volta amano la comunità.
Tina e Franco Caslini
***
Siamo Carla e Marco
43 anni di matrimonio... Abbiamo accettato di fare questa testimonianza solo per
proclamare la fedeltà del Signore...
«Quanti prodigi hai fatto Signore Dio nostro, quali disegni in nostro favore se ti
voglio annunziare e proclamare, sono
troppi per essere contati». (Salmo 39,6)
la vita si legge a ritroso e se noi leggiamo la nostra storia possiamo proprio dire
che il Signore è stato fedele con noi e
nella sua fedeltà si inserisce la fedeltà
della nostra coppia ai valori del matrimonio cristiano... Sappiamo che i pilastri
principali del matrimonio cristiano sono:
fedeltà agli impegni presi col sacramento,
indissolubilità, generosità, fecondità che
non si misura nel numero dei figli ma
nella ricchezza della coppia... Con la certezza a questi valori abbiamo cercato di
essere perserveranti nella regola di vita.
Per noi l’importanza del giorno del Signore, il confronto con la Parola, la preghiera
in famiglia, la sobrietà, l’apertura al prossimo, all’amicizia, all’accoglienza, fidandoci sempre della Provvidenza... In questo
cammino siamo sempre stati aiutati dai
diversi incontri, parrocchia, AC, rinnovamento nello Spirito Santo; gruppi famigliari, incontro matrimoniale, ecc. Il partecipare a questi incontri ci ha sempre
dato l’occasione per verificarci e arricchirci. l’apertura agli altri è stata la nostra ricchezza...
Abbiamo sempre avuto la disponibilità all’affido ma sempre con esperienze brevi
(un mese o due). Quando avevamo chiuso la disponibilità per l’età (57-62 anni) ci
hanno proposto un bambino di un anno
e mezzo... l’abbiamo ancora adesso che
ha 12 anni; anche questo è stato uno
scherzo della Provvidenza...
Abbiamo avuto la possibilità di mettere a
disposizione dei bilocali per donne sole o
mamme con bambino in situazione di
disagio sociale - economico per un anno
rinnovabile due.
Non pensavamo che fosse così difficoltoso perchè abbiamo dovuto essere a disposizione anche noi, ma ci fa constatare
più ancora quante povertà ci sono.....
Gli imprevisti in 43 anni sono stati tanti,
ma la fedeltà del Signore che ci precede
ci ha sempre aiutato a superare...
Abbiamo avuto due figli: Mauro e laura.
Mauro avrebbe avuto 42 anni, era un sacerdote Passionista; a 40 anni per un infarto è andato in Paradiso...
Quando eravamo tutti presi a ristrutturare gli appartamenti che dicevamo prima,
un incendio ha bruciato la mansarda della casa nuova dove abitavamo da un anno... Come abbiamo già detto, abbiamo
accettato di fare questa testimonianza
solo per proclamare la fedeltà del Signore... Ma crediamo che ciascuno di chi ci
legge avrebbe potuto raccontare la sua
storia. Per tutto questo lodiamo e ringraziamo il Signore.
il Volto di Carate
In ascolto delle famiglie
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il Volto di Carate
In ascolto delle famiglie
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Nella salute e nella malattia
Riflessioni di un padre di famiglia
Nella celebrazione del matrimonio, gli
sposi pronunciano la formula «Io prendo
te come mia sposa... (mio sposo)... e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia
e nel dolore, nella salute e nella malattia
e di amarti ed onorarti tutti i giorni della
mia vita». Promessa solenne di fedeltà incondizionata nella buona e la cattiva sorte, nella salute e la malattia…
Non so quanto queste parole siano ben
ponderate ed accolte in quei momenti dai
due sposi novelli, poiché l’emozione del
momento, la gioia e l’euforia di quegli attimi, preparati da mesi con immani sforzi
di ordine fisico, psichico nonché economico, non fanno cogliere la portata di
queste che in apparenza appaiono retoriche formule rituali; ma poi le circostanze
a volte spietate e drammatiche della vita
ne riveleranno nella loro reale consistenza, tutt’altro che retorica e rituale.
Alcuni tra i partecipanti al rito nuziale,
ascolteranno le parole facendo debiti
scongiuri, giudicandole magari inopportune, avendo in quel momento pensieri
ed aspettative assai diverse: le signore solitamente impegnate nella gara sotterranea e non manifesta nello sbirciare a destra e a manca con fare discreto, chi sfoggia maggiore o minore eleganza negli abiti; formidabile occasione per alimentare il
chiacchiericcio nei mesi a venire.
Per i signori la valutazione è in ordine al
fatto se il pranzo nuziale sarà di pari dignità e di adeguato soddisfacimento rispetto ai quattrini sborsati per comprare i vestiti, calzature ed annessi e connessi alla signora, nonché per il regalo ai
nubendi.
Poi, nella vita, l’esperienza dolorosa e
drammatica della malattia entra nella famiglia ed infrange la serenità che lo sta-
to di salute donava fino a qualche attimo
di tempo prima. E se ad essere colpiti dalla malattia sono i figli piccoli, parlo per
esperienza diretta, la situazione è lacerante. Sperimentare il dramma del sentirsi inermi ed impotenti.
Eppure in questi momenti viene passato al
crogiuolo e purificato il nostro amore tra
coniugi e l’amore per i figli, e la famiglia o
si consolida nei suoi legami o si sfascia.
Qui si mette alla prova la nostra fede e la
capacità di invocare il Signore Gesù il Dio
della vita che vince la morte e la sofferenza del male fisico.
Questo è il senso della Pasqua cristiana
che molte famiglie vivono nella carne in
vicende quotidiane.
Non facciamo del dolorismo o pietismo, il
massimo del successo per un genitore
quando i figli non stanno bene è riuscire
nonostante tutto a ricambiare il loro sorriso, che scioglierebbe il cuore più gelido.
Dedico questo scritto a tutti i genitori ed
i loro bambini che vivono la situazione di
malattia e per poco che valga li tengo
tutti nel mio cuore affidandoli a Gesù ed
alla Madre sua Maria.
Solo chi ha fatto l’esperienza estrema e
drammatica di vedere un figlio soffrire
può capire il senso della Pasqua vissuta
da Maria di Nazareth: nessun teologo, biblista, intellettuale o critico d’arte potrà
penetrare a fondo le scene evangeliche
trasferite nella forma artistica pittorica o
scultorea, quanto una madre o un padre
che queste scene le ha vissute nel profondo dello spirito.
Buona Pasqua a tutte le famiglie che vivono questa situazione: il Dio della vita
doni salute e pace!
Francesco Cecchetti
La Croce e l’Icona della G.M.G.
Due simboli in qui si vede la presenza dell’Amore di Dio
È conosciuta come la “Croce dell´Anno
Santo”, la “Croce del Giubileo”, la “Croce
della GMG”, la “Croce pellegrina”; molti la
chiamano la “Croce dei giovani”, perché è
stata consegnata ai giovani perché la
portassero per tutto
il mondo, in ogni
luogo ed in ogni
tempo.
Questa è la sua storia.
Era il 1984, Anno
Santo della Redenzione, quando Papa
Giovanni Paolo II
decise che bisognava porre una croce come simbolo di fede - vicino all´altare maggiore della Basilica di San
Pietro, dove tutti potessero
vederla. Così venne posta
una croce di legno, alta 3,8
metri, esattamente come
egli la desiderava.
Al termine dell´Anno Santo,
dopo aver chiuso la Santa
Porta, il Papa consegnò
quella stessa croce alla gioventù del mondo. Queste furono le sue parole in tale occasione: “Cari giovani, alla
chiusura dell´Anno Santo vi affido il segno di quest´Anno Giubilare: la Croce di
Cristo! Portatela per il mondo come segno dell´amore del Signore Gesù nei confronti dell´umanità e annunciate a tutti
che la salvezza e la redenzione esistono
solo in Cristo morto e resuscitato” (Roma,
22 Aprile 1984).
I giovani accolsero il desiderio del Santo
Padre.
Nel 2003, alla fine della Messa delle Palme, Giovanni Paolo II volle regalare ai
giovani una copia dell´icona di Maria Sa-
lus Populi Romani: “Alla delegazione che
è venuta in Germania oggi lascio anche
l´icona di Maria. D´ora in avanti, insieme
alla Croce, quest´icona accompagnerà le
Giornate Mondiali della Gioventù. Sarà il
segno della presenza materna di Maria
vicina ai giovani,
chiamati,
come
l´apostolo san Giovanni, ad accoglierla nelle loro vite.”
(Angelus, XVIII Giornata Mondiale della
Gioventù, 13 Aprile
2003). la versione
originale dell´icona
è custodita nella
Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Sono molte le testimonianze
di persone che sono state
profondamente
toccate
dall´incontro con la Croce:
negli ultimi anni, queste testimonianze sono state ancor più numerose, o forse
hanno ottenuto una maggiore diffusione grazie ad internet. Esse si possono trovare nel Centro Internazionale Giovanile San lorenzo,
dimora abituale della Croce, ma anche
nelle riviste e nelle pubblicazioni dedicate alla GMG.
Alcuni si domandano come due pezzi di
legno possano avere un tal effetto nella
vita di una persona; comunque, ovunque
vada la Croce, la gente chiede che possa
ritornare. In questa Croce si vede la presenza dell´amore di Dio. Attraverso questa Croce, molti giovani riescono a comprendere meglio la Resurrezione e alcuni
trovano il coraggio per prendere decisioni riguardo le proprie vite.
il Volto di Carate
Giornata mondiale della Gioventù
1
il Volto di Carate
Voci nella Chiesa
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Educare e crescere oggi
Fatica di crescere e fiducia nell’educare
A margine degli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana 2010 – 2020
“Educare alla vita buona del Vangelo”, ospitiamo un’ articolata riflessione di PAoLA BIGnARDI, pedagogista, già presidente dell’Azione Cattolica Italiana, membro del Comitato
per il Progetto culturale promosso
dalla Chiesa italiana.
la cronaca facilmente riserva notizie in
cui i giovani e i ragazzi sono protagonisti
di episodi sconcertanti...
la situazione di oggi è responsabilità dei
giovani, o di una generazione adulta che
non ha dato loro punti di riferimento, valori cui ispirarsi, ideali nei quali credere?
Ai credenti e a tutte le persone pensose si
chiede innanzitutto di “interpretare ciò
che avviene in profondità nel mondo
d’oggi, di cogliere le domande e i desideri dell’uomo (CEI-Educare alla vita buona
del Vangelo, n.7).
Nelle nuove generazioni oggi si riflette la
crisi di un mondo adulto chiuso in se
stesso, che ha perso la dimensione generativa e oblativa della vita e che in tal
modo è diventato sterile anche sul piano
educativo … Siamo tutti sconfitti dal modello di sviluppo e di società che abbiamo
costruito: i giovani, abbandonati alla solitudine di crescere senza adeguata guida
e sostegno; gli adulti, vittime della vita di
corsa cui li costringe un’organizzazione
sociale che non ha al centro la persona,
lanciati nella rincorsa ad un’affermazione
di sé generata dall’individualismo e dal
consumismo imperanti.
Nella crisi educativa sembra evidenziarsi
la fragilità complessiva dell’umano (fati-
ca); per questo è, però, “cresciuta la consapevolezza che è proprio l’educazione la
sfida che ci attende” (fiducia) come affermano i vescovi nel documento.
La fatica di educare
In famiglia: i tempi del lavoro, dell’impegno sociale e quelli della cura e dell’educazione sono spesso in conflitto, con l’effetto che il tempo dell’ascolto dei figli e
del dialogo con loro è sempre più ridotto.
Spesso vissuto nella tensione, dopo una
giornata di lavoro stressante. E così talvolta si lascia correre, non si propone, si
lascia alla TV il compito di far compagnia
ai figli: è più mancanza di energia che
scelta, ma l’effetto è quello di una sostanziale delega, quando non anche dimissione dal compito educativo.
Eppure, se le analisi sociali dicono che i
giovani di oggi considerano la famiglia un
punto di riferimento forte, significa che
essa ha ancora carte buone da giocare.
A scuola: la crisi di autorevolezza della
scuola manifesta la fatica di reinterpretare la sua funzione sociale in un mondo
che è ormai diverso da quello in cui la
scuola di oggi ha definito i suoi obiettivi
…la tentazione ricorrente di rifugiarsi
nella trasmissione di contenuti culturali o
di irrigidirsi in atteggiamenti sanzionatori, dice della difficoltà del mondo docente a stabilire con i ragazzi una relazione
significativa.
Eppure, proprio una relazione capace di
interpellare sul piano educativo fa intravedere come la cultura costituisca la via
ordinaria per la crescita in umanità di
ciascuno.
La fatica di crescere
Se educare è difficile, non si può dire che
lo sia meno il crescere …. È sempre stata
una fatica che mette alla prova tutta la
persona, in un processo che poco a poco
da forma al singolo e alla sua collocazione nella società.
Oggi questo percorso ha alcune caratteristiche particolari. I ragazzi e i giovani
oggi mostrano una “voglia di diventare
grandi” spesso superiore alla loro età (le
conoscenze, le sollecitazioni, le esperienze possibili). la società oggi offre ai ragazzi molte informazioni, molte abilità,
numerosi strumenti, ma nel permanere di
“un infantilismo affettivo”, che rende fragili nel compiere delle scelte, nel mantenersi fermi in esse, nel sentire il valore
delle proprie responsabilità.
le “scelte definitive sono sostituite dalla
sperimentazione”(anche nel matrimonio
o nel lavoro...).
Questo ha un prezzo altissimo: il senso di
provvisorietà che caratterizza la vita di
molti giovani. E la timidezza con cui gli
adulti offrono ai più giovani proposte di
vita o il valore di una vita impegnata fa sì
che le nuove generazioni crescano in una
“profonda solitudine”.
In questa solitudine devono cercare un
senso per le fondamentali esperienze
umane: ad esempio il voler bene, capire il
proprio corpo e dare un senso alla sessualità...
la difficoltà di cogliere e coltivare l’interiorità in una società fortemente esteriore espone “il cammino di fede” al rischio
di essere superficiale e faticoso. Per di più
i ragazzi e i giovani si trovano spesso di
fronte a un cristianesimo di tradizioni e di
abitudini. Difficilmente si incontrano con
contesti di esperienze umane arricchite
dal Vangelo.
Le opportunità
“Queste condizioni, in cui si colloca oggi
il percorso formativo, se comportano
maggiore fatica, accrescono lo spazio di
libertà della persona nelle proprie decisioni e fanno appello alla propria responsabilità” (CEI-Educare alla vita buona del
Vangelo, n.7). Dunque, l’attuale contesto
favorisce la possibilità di superare un’idea
di educazione che si fa per intuizione, per
recuperare il senso umano di educazione,
come azione intenzionale in cui un adulto mette in gioco se stesso, i valori in cui
crede, la propria maturità e la capacità di
voler bene in modo maturo e consapevole. Passi che possono favorire una diversa
qualità della pratica educativa, ma anche
una stima sociale di essa.
Naturalmente questo non avverrà in maniera automatica, ma solo per scelta, per
consapevolezza, per riscoperta della responsabilità …
Negli Orientamenti per il decennio, i vescovi italiani, pur nella consapevolezza
delle difficoltà in cui si dibatte l’opera
educativa, nutrono “una grande fiducia,
sapendo che i tempo dell’educazione non
è finito” (CEI-Educare alla vita buona del
Vangelo, n.7). Educazione e speranza sono due termini che hanno uno stretto legame: entrambe sono orientate al futuro
e hanno le loro radici nel presente. la
speranza è “sogno” sul futuro; anche l’educazione è sogno sulle persone. la speranza è “attesa” di un bene e operare perché si realizzi; anche l’educazione è attesa perché il progetto che è inscritto nelle
persone si manifesti e si realizzi. la speranza è “impegno”; anche l’educazione è
impegno, che persevera quando sembra
che tutto sia inutile.
di Paola Bignardi
in “Educare impegno di tutti”, AVE, Roma 2010
il Volto di Carate
Voci nella Chiesa
19
il Volto di Carate
Scuole parrocchiali
Educare alla vita buona del Vangelo
Davanti ai giovani con un giudizio
Giappone - Sendai, un tratto della costa prima e dopo lo tsunami del 12 marzo 2011
Di fronte ai fatti gravi del Giappone, che
non hanno ancora finito di mostrarsi in
tutta la loro gravità, non siamo potuti rimanere indifferenti di fronte ai nostri
alunni più grandi. Dovevamo dire loro
qualcosa, far sentire che siamo anche noi
adulti inseriti nella concretezza di un
quotidiano che ti interpella e ti mette alla prova. Avevamo appena detto a genitori che una delle fatiche che vivono i
preadolescenti è quella di non saper fare
i conti con la realtà (nella scuola in particolare con lo studio). E noi adulti?
Così ci siamo sentiti di parlare per comunicare loro qual è il nostro giudizio di cristiani di fronte agli avvenimenti successi.
Ci siamo fatti aiutare dalle riflessioni di
due giornalisti espresse a pochi giorni di
distanza l’una dall’altra sul quotidiano
“Avvenire”. la riflessione proposta loro nel
momento mattutino che dà inizio alla
giornata di scuola si è poi trasformata in
preghiera.
Dice Davide Rondoni, poeta e giornalista:
«Come formiche. laboriose, geniali. Ma
formiche. Tutta la tua vita di uomo o di
donna – amori, dolori, ricordi, fatiche –
spazzata via in un istante. Il terremoto e
il maremoto giapponese ci riportano con
il febbrile succedersi di immagini e di titoli sempre più inquietanti una verità di
cui da sempre l’uomo parla: di fronte alla
potenza della natura non siamo quasi
niente. C’è chi di fronte e dentro a questo
evento naturale (e umano) trova una
provocazione a vivere più coscientemente il senso del limite. l’uomo religioso da
sempre chiama queste cose: un segno.
Tendiamo a dimenticare. Troppi pensieri
di banale sufficienza, di autodeterminazione albergano nelle nostre menti. Fino a
che la luce dura della tragedia non ci ricorda: non sei quasi nulla. Noi cristiani ce
lo siamo sentiti ripetere nel Mercoledì
delle ceneri. l’uomo religioso riflette sul
limite della condizione umana. Non conosce la sorpresa ipocrita ed egoista di
chi si scandalizza o disperando si affida a
una dea cieca. In ogni esperienza umana
– di dolore come di gioia – si tocca il nostro essere limitati. E sempre dobbiamo
aprirci appunto a una misura più grande
per comprendere il mistero dell’amore.
Del dolore. Del reale vivere. leopardi diceva che il segno più netto della nostra
grandezza è questo senso di piccolezza,
d’essere un “quasi niente” che però abbraccia il mistero infinito del reale, essendone cosciente e ponendo domande: che
fai tu luna in ciel? Siamo “quasi” niente, e
quindi no, non siamo pari a niente.
Ogni uomo, pur disperso come in un soffio dagli elementi è differente (anche ora,
nell’ora della morte) dal niente.
la sventura giapponese o ci lascia più coscienti del mistero o ci sarà inutile. O lascia più attenti a cercare quale sia il volto di questo mistero, o sarà qualcosa da
cui voltare il capo».
le domande che sorgono in noi e nelle
persone che vivono accanto a noi di fronte ai tragici avvenimenti recenti o lontani sono sempre le stesse: dov’era Dio, e
perché ha permesso tanta morte? Che
Dio è un Dio distratto o indifferente, che
lascia annegare i malati immobili nei letti, e i vecchi troppo lenti per scappare?
Marina Corradi mette a confronto la tragedia giapponese con quanto gli è capitato di toccare con mano in seguito allo
tsunami che ha colpito l’isola di Sumatra
nel dicembre 2004 e ricorda le parole di
un missionario italiano che era rimasto
accanto alla popolazione di quel paese.
«Sei anni fa, arrivando a Banda Aceh, la
prua dell’isola di Sumatra colpita in pieno
dall’onda, avevo queste domande addosso. In un povero mercato tra le macerie si
vendeva pesce infangato che nessuno
comprava; e da un registratore chissà come scampato usciva struggente la voce
di Bob Dylan, knockin’ on Heaven’s door,
«bussando alle porte del paradiso». Già, il
paradiso, e il mio Dio buono, dov’erano?
A Banda Aceh, regione islamica integralista, c’era un unico missionario cattolico,
un prete italiano. lo incontrai mentre
guidava una jeep decrepita d’anni e di
fango; era andato a benedire altri morti
di quella strage infinita. Senza fiato per
ciò che vedevo gli feci prima di tutto, con
urgenza, quella domanda: dov’era Dio?
Perché lo ha permesso? Il missionario, un
romagnolo di settant’anni ancora dritto e
vigoroso, mi guardò con durezza: «Queste
sono le domande che vi fate voi oggi in
Occidente», rispose secco. «Noi cristiani
dovremmo sapere che dal giorno del peccato di Adamo il mondo è in equilibrio
precario, come in bilico. Che è incrinato
nella profondità: e qualche volta il male
prevale e scoppia, in modo anche terribile. Ma non è colpa di Dio: è il male scelto
da Adamo, è il nostro male. E però noi
sappiamo anche che Cristo ha vinto la
morte, e che quindi ogni volta dobbiamo
ricominciare». Mentre mi dava questa
brusca lezione il prete non perdeva tempo: intanto caricava sulla sua jeep cibo e
acqua da portare ai superstiti, chissà dove. Se ne andò con il rombo faticoso del
motore vegliardo, e mi lasciò nella missione. Il “nostro” male? Rimuginavo le
parole del prete. A me nessuno aveva
parlato del peccato originale così, come
di un motore attivo e potente di male;
alimentato da tutte le infinite violenze
palesi e nascoste che ogni giorno si compiono nel mondo. Tutta la massa di male
degli uomini, capace di avvelenare il
creato, di muovere gli abissi: possibile? Io
ricordavo il libro della Sapienza: «Dio non
ha creato la morte, e non gode per la rovina dei viventi». Che cosa dunque avvelena le faglie, e spinge gli uragani? Nel
catechismo della Chiesa cattolica ho letto: in conseguenza del peccato originale
«la creazione visibile è diventata ostile e
aliena all’uomo. A causa dell’uomo la
creazione è soggetta alla schiavitù della
corruzione». Dunque il giudizio del vecchio missionario era ortodosso, e io ignorante o dimentica, come tanti? «Tutta intera la storia umana è pervasa dalla potenza delle tenebre, lotta incominciata
fin dall’origine del mondo, che durerà,
come dice il Signore, fino all’ultimo giorno», dice la Gaudium et Spes.
Quel missionario già pensava a come cominciare di nuovo: cosciente del male e
però ostinatamente certo di un Dio più
forte della morte».
Primo Viganò
scuola media parrocchiale
il Volto di Carate
Scuole parrocchiali
1
il Volto di Carate
Vita della Comunità
Un secolo fa nasceva don Ferdinando Baj
Dalla Rovella ai Seminari diocesani, una vita di servizio
Nacque ad Agliate di Carate Brianza, in
quella che una volta era la più importante Pieve del territorio, il 31 luglio 1911 da
una modesta ma rispettabile famiglia che
abitava alla Rovella. la madre Maria era
spazzacamino, il padre luigi contadino.
Orfano di guerra con altri tre fratellini
(Italo, luigia e Carlo), riuscì ad entrare a
soli dodici anni nei seminari diocesani
grazie alla generosità di un benefattore, il
commendatore Guido Sacchi (soleva trascorrere le vacanze estive in una villa di
Carate), che gli assicurò il pagamento
dell’allora onerosa retta. Erano tempi duri in cui la vita quotidiana era scandita
dal lavoro nei campi e dalla frugalità, inevitabile retaggio della Grande Guerra che
aveva impoverito le famiglie brianzole.
Dura anche la vita per i giovani seminaristi che dovevano fare i conti con lo studio e con una rigida disciplina. Nel 1935
Ferdinando Baj fu ordinato prete dall’allora cardinale Ildefonso Schuster. Volle
celebrare la sua Prima Santa Messa nella
stessa basilica di Agliate dove era stato
anche battezzato.
licenziato in Teologia nello stesso anno,
nel 1938 si laureò dottore in lettere alla
Cattolica di Milano con una tesi su Sant’Ambrogio che gli valse il massimo dei
voti. una vita da prete lungamente dedicata all’insegnamento negli allora affollatissimi seminari di Vengono inferiore,
Seveso, Saronno e diventando successivamente direttore spirituale nel ginnasio,
nei licei e negli ultimi anni presso la comunità dei Fratelli Oblati. una presenza
ed una disponibilità ininterrotta che lo ha
portato anche a conquistare il record, che
molti considerano mondiale, di ininterrotta residenza nei seminari: ben 62 anni!
umile e distaccato, non ha mai inteso
piegare il suo carisma e il suo ascendente a mire di dominio sulle persone e nelle
istituzioni: «Presentava - disse di lui l’arcivescovo Carlo Maria Martini - la fisionomia dell’antico Padre del deserto. una
fede granitica, trasparente, semplice alimentata con la preghiera. Sapeva farsi
ascoltare da adolescenti e giovani. In tutto traspariva una paternità capace di
consolare, incoraggiare, di accogliere e di
sdrammatizzare».
Sotto il suo illuminato carisma si sono
praticamente forgiate due generazioni di
preti ambrosiani. Numerosi prelati lo
hanno avuto come insegnante e padre
spirituale. Introdusse con largo anticipo
sui tempi e con suggestive intuizioni una
serie di attenzioni ai processi di crescita
dei giovani seminaristi. Durante i suoi 62
anni di sacerdozio ha accompagnato agli
Altari Orione, Gnocchi, Sonzini, Monza,
Dalla Costa, Roncalli, lazzati, Candia, Alberione, Schuster e Montini.
Fu anche instancabile cappellano della
Polizia stradale di Varese. Amava ritornare spesso nella sua natia Agliate dove nel
1995 ebbe l’opportunità di festeggiare il
Concorso di idee per un
ricordo permanente di Padre Baj
suo Sessantesimo di sacerdozio. In quella
occasione a tutti i presenti regalò una copia della sua ultima fatica letteraria. Teologo e agiografo, è stato infatti autore di
numerosi libri, saggi, articoli pubblicati su
riviste e giornali. la morte lo colse nel
sonno nella notte tra il 13 e 14 novembre
1997 a Venegono Inferiore dove quattro
giorni dopo si svolsero i solenni funerali
alla presenza del cardinale Carlo Maria
Martini, dei vescovi Bernardo Citterio,
Francesco Coccopalmerio, Angelo Mascheroni, Pasquale Macchi, Sandro Maggiolini e di un popolo straripante di preti,
seminaristi e gente che lo aveva conosciuto e apprezzato per la sua grandissima disponibilità.
Alle esequie erano presenti anche numerosi agliatesi che vollero portare l’ultimo
saluto al loro concittadino. È sepolto nel
mausoleo del seminario accanto agli altri
padri spirituali che lo hanno preceduto.
Nel 2000 i residenti della piccola comunità caratese avanzarono all’amministrazione comunale una petizione per dedicare a don Ferdinando Baj una via. la richiesta fu accolta nel gennaio 2008
quando la giunta decise di intitolargli il
tratto di strada che da via Pasubio sale a
villa Beldosso.
Il Consiglio Pastorale di Agliate, in accordo con Don Gianpiero, propone un concorso di idee per la realizzazione di un segno concreto che si vorrebbe dedicare all’agliatese che fu guida spirituale per
molti i sacerdoti della nostra Diocesi nella fase di formazione della loro prima
giovinezza nel seminario Arcivescovile di
Venegono Inferiore dagli anni trenta agli
anni novanta. Per oltre sessant’anni di intrepido servizio sacerdotale. Di lui si ricorderà in breve la vita nelle prossime
edizioni del bollettino parrocchiale.
A ricordo di Don Ferdinando Baj è nostro
desiderio porre una stele o altro manufatto artistico creativo e sobrio nell’area
verde a sud del complesso basilicale nei
pressi dell’ingresso al Centro Pastorale.
Il concorso di idee è aperto a tutte le persone della nostra Comunità Pastorale
“Spirito Santo”.
Invitiamo tutti coloro che vogliono partecipare a questa iniziativa, ed in particolare
coloro che sono dotati di talento artistico,
a condividere le proprie idee, disegni, o
progetti con i rappresentanti del Consiglio
Pastorale di Agliate o inviando alla Segreteria pastorale della Comunità Pastorale
entro la fine del mese di Maggio.
Gigi Baj
Maurizio Cereda
il Volto di Carate
Vita della Comunità
il Volto di Carate
Vita della Comunità
Pellegrinaggio Fatima-Santiago de Compostela
Dal 12 al 17 settembre
1° giorno
Da Malpensa per Oporto via Lisbona
Proseguimento per
SAnTIAGo DE ComPoSTELA
° giorno
SAnTIAGo DE ComPoSTELA
Come gli antichi pellegrini del medioevo,
si compirà a piedi il tragitto dal Monte
della Gioia sino alla cattedrale di S. Giacomo (circa 4 km), dove si venera la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore
(possibilità comunque di utilizzare il pullman sino al centro città).
Partecipazione alla Messa del Pellegrino.
Nel pomeriggio visita della cattedrale e
della città con guida locale.
° giorno
SAnTIAGo DE ComPoSTELA,
BRAGA, CoImBRA, FATImA
Rientro in Portogallo. Sosta a Braga per la
visita del Santuario del Bom Jesus. Continuazione per Coimbra: visita panoramica
della città. Arrivo a Fatima.
° giorno
FATImA
Giornata dedicata alle attività religiose:
Santa Messa, Via Crucis e visita ai luoghi
dei Tre Pastorelli, alla Cappella delle Apparizioni e alla Basilica della Ss. Trinità.
° giorno
TomAR, BATALhA, ALCoBACA, nAZARÈ
Partenza per Tomar per la visita al Convento dell’ Ordine di Cristo, complesso di
edifici che si sono sviluppati fino al secolo XVII intorno alla prima costruzione del
XII secolo, testimoniando nelle strutture
le vicende dei templari e dell’Ordine dei
Cavalieri di Cristo connesse a quelle della
Nazione. Nel pomeriggio visita ai Monasteri di Batalha e Alcobaca con sosta al tipico villaggio di pescatori di Nazarè.
° giorno
FATImA, LISBonA
Rientro in ITALIA
Quota di partecipazione € 980,00
supplemento camera singola € 155,00
La quota comprende
Trasferimenti in pullman e viaggi in aereo,
tasse aeroportuali, alloggio e vitto dalla
cena del 1° giorno al pranzo del 6° giorno,
guida parlante italiano per tutto il tour in
pullman, assistenza sanitaria, assicurazione bagaglio e annullamento viaggio.
N.B.: È necessario un documento d’identità valido, non è valida la carta d’identità cartacea con timbro di proroga
sul retro nè la carta d’identità formato
elettronico con rinnovo cartaceo.
È valido il passaporto.
Iscrizioni
Acconto di € 200,00 entro il 15 maggio
2011 presso la parrocchia “Santi Ambrogio
e Simpliciano” in Carate Brianza
Referente
diacono Emilio Cesana cell. 338.2133432
Le Suore della Carità di Santa Croce
Le difficoltà degli inizi
Il fondatore Padre Teodosio Florentini
avrebbe voluto che i due rami della sua
opera fossero riuniti in una unica casamadre a Coira, nel canton Grigioni.
la Provvidenza guidava sempre i suoi
passi; egli viveva sereno e in pace, certo
di “Essere sempre nelle mani del Signore”,
come lui ripeteva spesso.
Intanto, il numero delle suore aumentava
e questo era per lui un segno della Volontà di Dio. Così, vicino all’ospedale della S. Croce, eresse un orfanotrofio, un
pensionato e una scuola per la formazione delle insegnanti.
Mentre progettava un luogo per il Noviziato nelle vicinanze, le autorità civili cominciarono ad ostacolarlo. Gli giunse l’intimazione: tutte le persone non strettamente legate all’attività caritativa devono abbandonare Coira.
P. Teodosio dovette in breve tempo, trovare un altro luogo. Si presentò l’occasione di acquistare, per pochi spiccioli una
fattoria a Ingenbohl nel Canton Svitto,
nella Svizzera centrale.
Con Menzingen, nel frattempo le tensioni aumentarono, creandogli molte difficoltà e così si giunse ad una dolorosa e
sofferta “Separazione”.
Se quella situazione fu angosciosa, oggi,
vediamo che, in quell’avvenimento era
all’opera la mano di Dio. Infatti, si formarono due Congregazioni che da più di
centocinquanta anni operano attivamente. Ingenbohl divenne la casa-madre delle Suore di Carità della S. Croce, Menzingen delle Suore Insegnanti della S. Croce.
Nell’aprile del 1856 arrivarono le prime
suore nella collina di Ingenbohl. Era una
fattoria in rovina circondata da prati verdi. le suore abituate alla povertà di Coira
non si spaventarono, ma si misero subito
all’opera per renderla abitabile.
Si dicevano: «Tutti gli inizi sono duri, l’anno prossimo sarà migliore». C’erano macerie e rifiuti un po’ ovunque. la cucina
non aveva che poche cose, tanto che il
parroco diede loro delle pentole e dei
piatti. Dopo aver lavorato parecchio e
raccolta la legna nel bosco, poterono accendere il camino. Prepararono la Cappella, dove per altare poterono utilizzare
soltanto quattro ceppi sui quali misero
una porta.
una tenda copriva la mensa ornata da due
candelieri e una croce appartenenti alla
parrocchia. In mancanza di letti, le suore
dormivano sulla paglia, ma raccontarono,
che erano contente, perché sull’esempio di
S. Francesco anche loro sperimentarono la
gioia e la letizia francescana.
Nei giorni seguenti, con grande gioia P.
Teodosio poté tenere i S. Esercizi, che furono una sfida per la missione, che stava
per iniziare.
Il Fondatore sapeva rafforzare nei loro
cuori la disposizione a donarsi al Signore
con sempre maggior radicalità, suscitando entusiasmo e generosità.
Egli, indicando il crocifisso diceva: «Qui
imparate a soffrire, sopportare e perseverare». Al termine degli Esercizi, otto Novizie fecero la loro Prima Professione Religiosa. In quella gioiosa povertà le suore si
riunivano ogni giorno in preghiera, attingendo forza e pace alla Fonte Eucaristica
e alla contemplazione del crocifisso.
Nella casa di Ingenbohl rimasero alcune
suore, mentre le altre tornarono nelle loro comunità. Si iniziarono poi i lavori per
la ristrutturazione della fattoria e venne
affidata anche questa responsabilità a Sr.
Maria Teresa Scherer, che divenne la prima Superiora Generale.
Suor Elisa
il Volto di Carate
La storia della Congregazione
il Volto di Carate
Caritas
Centro di ascolto
Due aspetti un solo problema: amicizia e fraternità... nonostante...
Ecco il tempo donato all’ascolto dell’altro in nome e con la comunità
Liberamente tratto da
“Ogni cosa alla sua stagione”
di Enzo Bianchi
La speranza di stare meglio
C’è un periodo dell’inizio di autunno in
cui le rondini si radunano sui fili della luce e poi se ne vanno, emigrano. la destinazione delle rondini sono cieli e terre
conosciute dai loro padri e madri: sono
luoghi in cui sanno di stare meglio.
Non succede così agli uomini che emigrano: i poveri, infatti, corrono dove c’è il
pane dove sperano di stare meglio non
tanto loro stessi, quanto i loro figli, ma
quello che trovano sono terre di altri,
luoghi sconosciuti e non sempre capaci di
accoglienza.
le migrazioni umane che oggi conosciamo quotidianamente hanno un sapore diverso dal ritorno a casa delle rondini: queste affrontano fatiche e rischi della migrazione ma sanno cosa li attende una
volta arrivate, gli uomini invece, oltre alle
paure e sofferenze del viaggio trovano a
destinazione patimenti, incomprensioni e
rifiuti, a volte oppressione e violenza, soprusi...: beate le migrazioni degli uccelli.
Dare ascolto
la prossimità crea e alimenta lo spazio e
il tempo in cui dare ascolto all’altro.
Dare ascolto è più pregnante del semplice ascoltare, è fare dono all’altro di una
presenza ascoltante: lascio che l’altro mi
stia di fronte, che mi parli attraverso tutta la sua persona, (con il suo corpo, il suo
vestito, il suo linguaggio, il suo profumo,
il suono della sua voce…)
Ascolto è anche il dono del tempo: attendere l’altro, con le sue esitazioni e i suoi
ritardi, con la sua difficoltà di esprimersi
con i suoi timore e le sue reticenze.
Tutto questo significa “sacrificare” il proprio tempo, cioè fare sacrificio della propria vita.
la comunità mi obbliga al confronto e
nella comunicazione l’incontro diventa
condivisione che, con i propri limiti, vuol
dire camminare insieme tra le diverse
possibilità rinunciando al proprio punto
di vista per sottomettersi alla volontà degli altri.
Si tratta di imparare a non giudicare frettolosamente e cercare di capire il perché
delle cose che emergono.
Solo così è possibile il passaggio dall’egoismo alla fraternità, alla solidarietà, alla carità.
Abbiamo sognato un mondo più abitabile, segnato da più giustizia e pace, ci ritroviamo, a volte smarriti e impotenti e
tentati dal cinismo, ma nonostante questo combattiamo perché il mondo non
cambi noi e la nostra determinazione e
impegno coerente verso la bontà, la bellezza, la felicità, la pazienza e la fiducia di
sperare ancora.
A cura di G. Z.
RIGEnERATI nELLo SPIRITo
Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano - Carate Brianza
12
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Agnese da Giacomo Bellani e da Alessandra Mascarini
Jacopo da Alessandro Colciago e da Mariana Modolo
Francesca da Gabriele Mario Dell’0rto e da Roberta Spinelli
leonardo Giorgio da Stefano Frigerio e da Roberta Colombari
Chiara da Mauro Mariani e da Barbara Besana
Giorgia da Roberto Ratti e da Alessandra Ballabio
Giulia da Gianluca Sarra e da Stefania Consonni
Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo - Agliate
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Riccardo da Emanuele Cesana e da Beatrice Fumagalli
Carlotta da Vincenzo Fanelli e da Vita Greta Centrone
Aurora Iris da Alberto Moretto e da Angela
Riccardo da Davide Seveso e da Erica Crippa
Parrocchia San martino - Costa Lambro
1
2
lucrezia da Giuseppe Campobasso e da Ilaria Colzani
Mario da Emiliano Nicola D’Alessandro e da Jessica Redaelli
unITI In CRISTo
il Volto di Carate
il libro della Vita
Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo - Agliate
6
Michele Fabio Molteni e Annamaria Colombo
RIToRnATI AL PADRE
Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano – Carate Brianza
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Sabatino Allocca
Massimo Galli
Giuseppe Benone
Maria Assunta Mazzeo, ved. Petullà
Augusto Fabbrica
Graziella Ponati
Simone Passarello
Maddalena De Giuli Botta
Antonio Sanvito
luigia Bonfanti ved. Beretta
lina Cesana ved. Mariani
Aldo Pozzi
di anni 52
di anni 57
di anni 73
di anni 76
di anni 73
di anni 55
di anni 71
di anni 87
di anni 80
di anni 88
di anni 88
A chi dà, sarà dato
il Volto di Carate
Generosità e gratitudine
Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano – Carate Brianza
Offerte varie
Tina e Franco ringraziando per il loro 55° di matrimonio
Per uso della sorgente
I famigliari ricordando Irene
Per i bisogni della parrocchia Terrani Adalberta
Contributo Istituto Valtorta
NN Per promessa offre per una famiglia bisognosa
Il marito ricordando la moglie Corti Antonietta
Gli amici del Valà
Offerte lumini Candelora
I famigliari in memoria di Angela Motta
I famigliari in memoria di Paolino Rigamonti
I famigliari in memoria di Francesca Mazzitelli
I nipoti ricordando la zia Antonietta Corti
I famigliari in memoria di Angela Perdon
I famigliari in memoria di Pietro Redaelli
NN in memoria del papà Angelo
I famigliari in memoria di Giulia Cesana
NN per la parrocchia
I famigliari in memoria di Sabatino Allocca
F. e T. per le missioni
Valeria per l’Agorà
NN per la chiesa
I famigliari in memoria di Augusto Fabbrica
I famigliari in memoria di Giuseppe Benone
I famigliari in memoria di Maria Assunta Mazzeo
NN per il Fondo Famiglia e lavoro
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250,00
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100,00
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2.000,00
864,00
100,00
100,00
15,00
115,00
50,00
100,00
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100,00
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100,00
50,00
50,00
Per il Tavolo Solidale
NN € 100,00 - NN € 50,00 - NN € 50,00
Offerte in occasione del Battesimo
Mattia € 100,00 – NN € 20,00 - Giacomo € 50,00 – NN € 50,00 – NN € 90,00
Agnese € 100,00 - NN € 50,00 – NN € 150,00 – NN € 50,00 – NN € 50,00
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Per il Santuario di San Bernardo
la mamma in memoria di Antonio € 50,00 - NN € 100,00 - NN € 50,00 - NN € 50,00
NN € 50,00 - NN in ringraziamento € 50.00 - NN Ringraziando per la nascita del nipotino
€ 100,00 - NN € 50,00 - NN € 50,00 - NN € 100,00 - NN € 100,00 – NN € 50,00 - NN implorando una benedizione € 20,00 - NN € 50,00 - NN € 100,00 - NN € 200,00 - NN € 200,00 –
NN € 80,00 - NN € 80,00
Per la chiesa di Cristo Re
NN per promessa € 100,00 - le amiche del seminario, per l’acquisto delle sedie offrono le
offerte del mercatino € 1.980,00
Per la San Vincenzo
NN € 500,00 – un grippo di amiche € 100,00 - NN € 500,00 – Gli amici di G. E. € 100,00
Parrocchia Santi Pietro e Paolo – Agliate
Offerte varie
Per la visita alla Basilica la Parrocchia di Giussano € 285,00
Matrimoni
Maria e Pietro € 350,00
Segreteria Pastorale
Presso la casa parrocchiale di Carate,
via Caprotti 1 per tutta la Comunità
pastorale Spirito Santo.
Con il seguente orario
LunEDÌ
dalle 1.00 alle 1.00
da mARTEDÌ a VEnERDÌ
dalle 9.00 alle 1.00 e dalle 1.00 alle 1.00
SABATo
dalle 9.00 alle 1.00
È sempre possibile rivolgersi ai sacerdoti.
Per oratorio e Pastorale Giovanile si fa
riferimento a don Massimo e collaboratori presso l’Agorà.
Per le varie opere Caritas si contatta il
Centro d’Ascolto o i referenti presso via
Manzoni 12.
Centro di Ascolto Caritas
mercoledì dalle 9.00 alle 11.00
giovedì dalle 17.00 alle 19.00
Oratorio femminile - tel. 0362.900.384
In segreteria sarà possibile a tutti i fedeli della Comunità Spirito Santo ricevere
informazioni, sottoporre necessità o segnalarsi per le attività pastorali.
È possibile contattarci anche telefonicamente al n. 0.9001.
Negli altri orari è sempre in funzione la
segreteria telefonica o il ricevimento fax.
È sempre possibile il contatto e_mail
Grazie!
www.comunitaspiritosanto.it
È il nuovo sito della Comunità Pastorale Spirito Santo di Albiate, Agliate,
Carate Brianza e Costa Lambro.
Invitiamo tutti a consultarlo per conoscere tutte le iniziative delle nostre quattro
parrocchie.
Cerchiamo poi collaboratori per aggiornare ed ampliare il più possibile questo
utile servizio di comunicazione e approfondimento per la vita della Comunità.
Da sempre ben piantati
nel territorio
il Volto di Carate
Comunità Pastorale Spirito Santo
Siamo presenti nei comuni di:
Agrate Brianza - Albiate - Besana in Brianza - Bollate
Brugherio - Carate Brianza - Casatenovo - Cinisello Balsamo
Cologno Monzese - Desio - Giussano - Lecco - Lissone
Mariano Comense - Meda - Milano - Monza - Muggiò
Nova Milanese - Paderno Dugnano - Rho - Seregno - Vimercate
9
Sede e Direzione Generale:
20841 Carate Brianza,
Via Cusani, 6 - Tel. 0362.9401
www.bcccarate.it
Azienda Accreditata
con il Servizio Sanitario Nazionale
Direttore Sanitario
Dott.ssa Silvana Chioatto
Presidio di Carate Brianza
Piazza Madonnina 1
20841 Carate Brianza
UNITÀ OPERATIVE
DI RICOVERO
ATTIVITÀ AMBULATORIALI RIABILITAZIONE
E DI DIAGNOSTICA
SPECIALISTICA
Cure Palliative
Geriatria
Riabilitazione Specialistica
con Unità Gravi Cerebrolesioni
Riabilitazione Psichiatrica
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Psichiatrici ad elevata assistenza:
Comunità Protetta (CPA)
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Terapeutico (CRA)
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da lunedì a venerdì
dalle ore 8.00 alle ore 9.30
senza appuntamento
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il Volto di Carate
Perchè cercate tra i morti colui che è vivo? Luca ,b
Cristo è risorto,
è veramente risorto!
Alle comunità religiose e a tutti i fedeli della
Comunità Pastorale Spirito Santo,
il Direttorio, i sacerdoti e i diaconi
augurano una felice e santa Pasqua,
nella pace dell’incontro con il Signore Risorto
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Aprile 2011