26. Interventi su zone umide
Riqualificazione: effetto del qualificare.
Definire in base a precise qualità e caratteristiche (Zingarelli, 1999)
Ri-assegnazione di un ruolo specifico ad una area
Riqualificazione
Recupero
di aree degradate
Obiettivi
• garantire il necessario risanamento
delle aree degradate
• permettere la fruizione da parte
della collettività
Ripristino
di ambienti naturali
Obiettivi
• ricostituire habitat prioritari
• creazione di reti ecologiche
• permettere la fruizione da
parte della collettività
Metodologie di azione e di intervento
(spesso di Ingegneria Naturalistica)
Riqualificazione
Situazioni di degrado
origine
naturale
• difesa del suolo (frana, erosione, piene, ecc.)
• ecc.
Artificiale
(antropica)
•
•
•
•
cava
discarica
miniera
scarpata da
rinverdire
• ecc.
Origine artificiale
Processi di urbanizzazione, industrializzazione, attività agricola, ecc.
hanno indotto profonde modificazioni sugli ambienti naturali,
aventi funzioni ecologiche ben definite
(variazioni di superficie agro-forestale: bosco, zone umide, anse fluviali,
ecc.)
crisi del sistema ecologico in cui vive l’uomo
L’esigenza di mettere in azione piani volti al miglioramento di
situazioni di degrado
Obiettivo
Pianificazione territoriale per la co-esistenza
delle esigenze socio-economiche ed ecologiche,
salvaguardando l’interesse della collettività
Toscana
Delibera Consiglio Regionale n. 155 del 20 maggio 1997
“Direttive sui criteri progettuali per l’attuazione degli interventi in
materia di difesa idrogeologica”
1. Premessa
“Gli interventi in materia di difesa del suolo devono essere progettati e realizzati
anche in funzione della salvaguardia dell’ambiente in tutti i suoi aspetti.
Compatibilmente con la sicurezza e l’efficacia richieste le opere da realizzare
dovranno essere tali da non compromettere l’ambiente biologico in cui sono
inserite e dovranno rispettare i valori paesistici dell’ambiente medesimo. Nel
momento della progettazione preliminare, dovranno essere esaminate le diverse
soluzioni possibili tenendo conto, nella valutazione costi benefici, anche dei costi
e dei benefici di tipo ambientale, ed optando per la soluzione che realizza il
miglior grado di integrazione tra i diversi obiettivi.
“Non desiderate che la natura si accomodi a quello che parrebbe
disposto e ordinato per noi, ma conviene che noi accomodiamo
l’interesse nostro a quello che ella ha fatto, sicuri tale essere
l’ottimo e non l’altro…”
Galileo Galilei (1564-1642)
Conservazione: “[…] un complesso di misure necessarie per mantenere
o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna e flora
selvatiche in uno stato soddisfacente […]” ai fini di promuovere lo
”Stato di conservazione di un habitat naturale” e lo “Stato di conservazione
di una specie” (art. 1, D. CEE 92/43, 21.5.’92).
Rinaturalizzazione: aggiunta di caratteristiche di naturalità
(Malcevschi, 1996)
può essere applicato anche a realtà non ecosistemiche
recupero di un ambiente naturale antropizzato
Rinaturazione: creazione di nuova natura in siti ormai artificializzati
(Malcevschi, 1996)
Incremento della quantità di natura presente su un dato territorio
Artificializzazione del territorio
Consapevolezza che l’uomo ha trasformato in modo eccessivo l’ambiente
naturale originario
con la conseguenza di una quasi completa scomparsa di habitat
naturali
Artificializzazione ha prodotto la sostituzione della maggior parte
degli ecosistemi naturali originari con neo-ecosistemi realizzati
dall’uomo (campi coltivati, aree urbane, ecc.)
Ecosistema
insieme di comunità di esseri viventi vegetali e animali (biocenosi) e
del luogo dove essi vivono (biotopo)
Un ecosistema ha componenti viventi o biotiche (piante, animali, micro-organismi)
e componenti abiotiche (roccia, suolo, acqua, aria, luce, calore).
Gli ecosistemi sono collegati da scambi energetici e da cicli materiali
(acqua, azoto, carbonio, fosforo)
Ecomosaico
È la combinazione spaziale e funzionale di ecosistemi fisicamente
riconoscibili
La frammentazione dell’ambiente naturale
Produce una serie di aree naturali circondate da una matrice territoriale
dette “isole”.
La criticità della frammentazione dipende dalle caratteristiche delle specie
a cui si fa riferimento.
Il problema della capacità di organismi di spostarsi attraverso la matrice
in cui si collocano le isole è influenzato dalla geometria e dalle distanze
reciproche tra le unità.
Non sempre le isole rappresentano l’unica barriera. La matrice stessa
può contenere barriere.
La qualità e la funzionalità della rete ecologica dipende anche dalla
natura e dalla distribuzione delle barriere presenti nella matrice, oltre
che dalle distanze reciproche delle unità e dalla presenza di corridoi di
collegamento.
Si possono verificare le seguenti situazioni:
1. Presenza di barriere naturali discontinue attraverso una matrice
naturale relativamente continua (rupi o scarpate su versanti con pendenze
variabili)
2. Presenza di barriere naturali continue attraverso una matrice naturale
relativamente continua (fiumi di grandi dimensioni che attraversano aree
boscate)
3. Presenza di barriere artificiali continue costituite da manufatti lineari
(strade e ferrovie)
4. Presenza di barriere puntuali artificiali entro una matrice naturale
continua (centri abitati)
5. Presenza di aree naturali di varia geometria e distanza reciproca entro
una matrice a bassa permeabilità (matrice costituita da aree agricole
permettono lo spostamento)
6. Presenza di una rete di corridoi di connessione
Corridoi ecologici di connessione
Una fascia di territorio, con caratteristiche omogenee, che si differenziano
dalla matrice in cui si colloca
Consentono alla fauna spostamenti da una zona ad un’altra
Tipi di corridoi ecologici:
1. Sistemi di siepi e fasce arboree ed arbustive in
territori agricoli
2. Sistemi ripari a vegetazione arborea ed
arbustiva
3. Fasce arboree ed arbustive legate
a infrastrutture lineari (strade, ferrovie,
canali artificiali) che attraversano
terreni antropizzati
4. Corridoi lineari di vegetazione
erbacea entro matrici boscate
Il D.P.R. 357/1997 “Regolamento recante attuazione della direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” prevede
l’utilizzo dei corridoi ecologici.
Stepping stones
Sono aree di varie dimensioni, poste in modo da costituire un
appoggio per trasferimenti di organismi tra grandi bacini di
naturalità (unità), quando non esistano corridoi naturali continui.
Rete ecologica
È l’insieme di unità ecosistemiche di alto valore naturalistico (corsi
d’acqua, zone umide, laghetti, siepi, filari, ecc.) presenti su un dato
territorio, tra loro collegate in modo funzionale.
Il funzionamento dipende dalla natura e dalla disposizione dei suoi
elementi costitutivi.
Elementi ben funzionanti sono in grado di garantire una elevata
biodiversità al fine di avere una rete ecologica ben strutturata ed
efficiente.
Ingegneria naturalistica
“È una disciplina tecnico-scientifica che studia le
modalità di utilizzo, come materiale da costruzione,
di piante viventi, o di parti di esse, o addirittura di
intere biocenosi vegetali, spesso in unione con
materiali non viventi come pietrame, terra,
legname e acciaio”.
(Schiechtl, 1973)
L’uso di organismi vegetali nelle opere di sistemazione merita particolare
attenzione nelle zone comprese all’interno di aree protette e quelle
definite ad elevato valore ambientale.
Interventi di Ingegneria Naturalistica
Migliorare l’inserimento paesaggistico di indispensabili opere di
regimazione idrica o stabilizzazione del suolo.
Migliorare la diversità e la qualità ambientale del territorio,
riducendo i fenomeni di frammentazione degli habitat ed
accelerando i naturali processi di recupero degli ecosistemi
degradati
•
•
•
•
•
•
•
recupero di zone umide
realizzazione ex-novo di zone umide
ripristino di ex aree estrattive
rinverdimento di discariche
recupero di ecosistemi fluviali degradati
creazione di nuovi ecosistemi forestali (p.e vicino alle aree urbane)
ampliamento o nuova creazione di ecosistemi dunali
(da associare ad interventi di riduzione di erosione costiera)
•….
Parametri di analisi nella valutazione di una zona umida
Bilancio idrologico annuale e stagionale
Livelli massimo e minimo
Durata di sommersione per le varie zone
Portate e modelli di flusso
Idrologici
Tempi di ritenzione
Precipitazioni nel bacino
Caratteristiche delle correnti
Composizione del substrato
Collegamenti col reticolo idraulico
Copertura del bacino ed erosione del suolo
Interrimento ed
erosione
Processi di erosione principali
Tasso di erosione superficiale
Tasso di deposito dei sedimenti
Bilancio erosione/deposito
Colore
Temperatura
Ossigeno (BOD, COD)
Qualità delle acque
Sedimenti in sospensione
Caratteristiche chimiche e fisiche
Caratteristiche microbiologiche
Specie vegetali acquatiche ed habitat derivati
Specie vegetali ripariali ed habitat derivati
Specie acquatiche e
ripariali ed habitat
Specie vegetali ed animali autoctone ed
alloctone
Specie minacciate e a rischio di estinzione
Specie microinvertebrate e vertebrate indicatrici
Impatti sulle zone umide naturali
“ogni causa capace di generare alterazione degli equilibri esistenti in
un’area altrimenti soggetta alle sole trasformazioni legate alla sua
naturale evoluzione. Costituisce, quindi, motivo di impatto anche ogni
causa perturbatrice della velocità di variazione della dinamica evolutiva
comunque presente”
Hanno subito l’aggressione delle varie forme di inquinamento, reagendo con
alterazioni ambientali.
Il notevole incremento dei territori urbanizzati ha inoltre alterato la dinamica dei
deflussi delle acque provocando, in molti casi, variazioni rapide e significative
nella portata dei corsi d’acqua.
Alterazione delle caratteristiche ambientali
Riduzione numerica delle zone umide
Contrazione delle superfici
Interrimento
Mancanza di gestione della componente vegetale
Modifiche dell’assetto dei territori circostanti
Effetti di disturbo
Alterazione dei parametri idraulici
Volumi e regimi
• variazioni di volume degli invasi indotti dalle bonifiche
• abbassamento del letto dei fiumi
• abbassamento del livello di falda per eccessivo
sfruttamento
• prelievo e sfruttamento idrico superficiale
• canalizzazioni
• modifica delle portate
Modifica di sponde e
argini
• rettifica degli argini
• cementificazione
Qualità
• inquinamento diffuso di acque superficiali e profonde
• riduzione presenza ossigeno
• temperatura
Approccio gestionale
BACINO
SUPERIORE
ZONA
UMIDA
BACINO
INFERIORE
ZONE DI MARGINE
“Le attività di gestione all’interno delle zone umide possono avere impatti
sostanziali sulle comunità biotiche che si sviluppano a valle o a monte delle
stesse, nel raggio di una distanza dipendente dalla capacità di movimento degli
organismi che in qualche modo sono legati alle zone umide”.
Interventi di conservazione delle zone umide
Conservazione: “[…] un complesso di misure necessarie per mantenere
o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna e flora
selvatiche in uno stato soddisfacente […]” ai fini di promuovere lo
”Stato di conservazione di un habitat naturale” e lo “Stato di conservazione
di una specie” (art. 1, D. CEE 92/43, 21.5.’92).
Per le zone umide del nostro Paese, gli interventi di conservazione ambientale
possono essere distinti in (Bresci & Sorbetti Guerri, 2002):
• interventi di manutenzione
• interventi di ripristino: - recupero funzionale
- ricostituzione
- realizzazione ex-novo
Interventi di manutenzione
Si intendono quelle operazioni finalizzate a garantire la permanenza delle condizioni
ottimali sia negli ambienti umidi già caratterizzati da assetti funzionali preesistenti
sia in quelli di nuova realizzazione.
Nel caso in cui la zona umida sia ancora soggetta alle pratiche “storiche” di
utilizzazione dei suoi prodotti, gli interventi di manutenzione, sia sulla componente
idraulica che su quella vegetale, si identificano con queste.
Padule di Fucecchio
Interventi di ripristino
1. Recupero funzionale
è rappresentato da quel complesso di interventi che hanno lo
scopo di aumentare l’efficienza di una zona umida esistente per
migliorare la sua funzionalità, senza però apportare marcate
modifiche strutturali al sistema.
Tali interventi si rendono di norma necessari nelle aree ove è stata
abbandonata da tempo ogni pratica di gestione, con la conseguenza
che negli ecosistemi si sono innescati processi evolutivi verso forme
ambientali che mostrano evidenti differenziazioni rispetto ai caratteri
tipici delle zone umide.
Interventi di ripristino
2. Ricostituzione
Si intende il complesso degli interventi che hanno lo scopo di
ricostituire una zona umida in un’area che aveva originariamente
tale destinazione e che, essendo stata sottoposta a radicali
trasformazioni, ha perso definitivamente i caratteri tipici palustri.
È questo un caso molto comune nelle zone contigue agli attuali
crateri palustri ove sono stati condotti, in passato, interventi di
bonifica.
Questi territori si dimostrano particolarmente vocati alla
ricostituzione di zone umide, soprattutto laddove sono presenti
terreni agricoli di scarso valore produttivo, perché non richiedono,
di norma, interventi molto impegnativi per ricondurli a tipologie
palustri.
Interventi di ripristino
3. Realizzazione ex-novo
Per realizzazione ex-novo o creazione di zone umide, si intendono
quegli interventi mirati alla realizzazione di ambienti umidi in aree
che non hanno avuto, almeno in tempi recenti o, più spesso, hanno
definitivamente perso, il carattere di comprensori palustri.
Si caratterizzano per la loro spiccata artificialità, per le notevoli
trasformazioni che inducono sul territorio e per il non indifferente
impegno economico che quasi sempre richiedono.
Ciò, in particolare, quando non si configurino come operazioni
limitate alla rinaturalizzazione di bacini preesistenti generati
dall’attività umana come, ad esempio, ex cave di inerti, vasche
industriali, laghetti per irrigazione, ove sia già presente la
componente idrica.
Tali interventi si dimostrano di notevole interesse ed importanza al
fine di ricostruire una rete diffusa sul territorio di ambienti umidi
idonei alla vita di numerose specie ornitiche, anche di notevole
pregio.
Lago artificiale da caccia nella piana
fra Firenze e Sesto Fiorentno
Le componenti della progettazione di interventi di
riqualificazione
Principi base
1. Identificazione delle funzioni da recuperare o ricreare nella
zona umida esistente
•
•
•
•
Biologico-naturalistiche
Idrauliche
Miglioramento qualità delle acque
Sociali
2. Identificazione del sito più appropriato per la creazione ex-novo di
zona umida
I siti migliori sono quelli dove in passato esistevano zone umide
Principali fasi progettuali della conservazione di zone umide
determinazione
delle
caratteristiche
di base dei siti
prescelti
identificazione
delle funzioni
palustri
definizione
degli
obbiettivi
manutenzione


recupero
funzionale

ricostituzione
realizzazione
ex novo
analisi e
selezione di
siti
alternativi
definizione
dei criteri
di verifica
dei risultati
definizione
dei criteri di
monitoraggio
stesura
del
progetto
realizzazione
del progetto



























Sistemi coinvolti nella conservazione di zone umide
•
•
•
•
il sistema idraulico
la componente vegetale
la componente animale
l’assetto globale del territorio
Principi fondamentali per una corretta progettazione di
conservazione di zone umide
– preferire sistemi che richiedano la minima manutenzione
– progettare sistemi che possano utilizzare energie naturali come quelle
dei corsi d’acqua e delle maree
– progettare tenendo conto del contesto ambientale e del clima
- prevedere risultati a medio-lungo termine (possono essere necessari
anche diversi anni prima che la vegetazione si insedi completamente
e si generino le condizioni per la colonizzazione da parte della fauna selvatica)
- prevedere fasce di transizione attorno alle aree di intervento
- progettare le zone umide come zone di transizione fra terre emerse ed
eventuali sistemi acquatici ad acque profonde
- non eccedere nell’artificialità, né prevedere strutture rigide, lineari
e troppo regolari
- progettare per massimizzare la vitalità dell’ecosistema e minimizzare
i costi
Tipologie operative per la conservazione degli ambienti palustri
finalizzate ad intervenire sulle componenti strutturali
finalizzate alla pratica gestionale
INTERVENTI SULLA
COMPONENTE STRUTTURALE
COMPONENTE IDRICA
COMPONENTE VEGETALE
ASSETTO GENERALE
realizzazione, ripristino
e adeguamento
del reticolo idraulico
incremento dell'eterogeneità
delle specie
realizzazione e ripristino
di profili irregolari di
sponde e argini
realizzazione di impianti e
manufatti per
l'approvvigionamento delle acque
ripristino
della vegetazione tipica
creazione di isole, spiagge
e zattere galleggianti ancorate
realizzazione di strutture
per la prevenzione dell'interrimento
ricostituzione di gruppi arborei
creazione di zone filtro
differenziazione della
profondità dei fondali
realizzazione di fasce permanenti
di vegetazione spontanea e coltivata
creazione di nuove aree
allagabili
realizzazione di strutture
per il controllo della
qualità delle acque
realizzazione di aree di pastura
con specie coltivate
suddivisione in
comparti
INTERVENTI SUGLI
ASPETTI GESTIONALI
COMPONENTE IDRICA
COMPONENTE VEGETALE
ASSETTO GENERALE
manutenzione
del reticolo idraulico
conservazione dell'eterogeneità
delle specie
mantenimento di profili
irregolari di sponde e argini
gestione delle acque
mantenimento
della vegetazione tipica
incentivazione di pratiche
agricole a basso impatto
prevenzione
dell'interrimento
cure colturali sui
gruppi arborei
mantenimento funzionale
di zone filtro
mantenimento della differenziazione
della profondità
dei fondali
mantenimento delle fasce
di vegetazione spontanea
e coltivata
controllo della qualità
delle acque
Padule di Fucecchio: manutenzione su un canale minore
Spesso si rende necessario il recupero di canali esistenti o la realizzazione di
nuovi per valorizzare, dal punto di vista naturalistico, aree che altrimenti
sarebbero destinate a degrado.
Padule di Fucecchio
L’estensione delle unità colturali
tipiche dell’agricoltura intensiva,
periodicamente prive di
vegetazione, rappresenta un
ostacolo al collegamento fra le
diverse biocenosi.
La realizzazione di “stepping stones”
consente di ricreare connessioni tra
lembi di vegetazione ed habitat naturali,
incrementando sia la loro estensione che
il loro livello di collegamento.
Programmazione degli interventi
attuare interventi di recupero naturalistico in zone fortemente
impoverite dal punto di vista faunistico per tentare di innescare
almeno una inversione di tendenza in aree già compromesse
attuare interventi conservativi in aree che presentano una
discreta o buona idoneità complessiva, al fine di migliorare
ulteriormente i collegamenti tra le parcelle residue
Si dovrà intervenire su appezzamenti di superficie ridotta ma distribuiti in
maniera tale da ricucire tra loro zone già idonee, al fine di ottenere una
superficie adatta più estesa e vicina ai valori teorici ottimali.
Principali esigenze della componente animale relative alle caratteristiche strutturali
degli ecosistemi palustri
Classi di profondità
Specie o gruppi
Uccelli
0 – 50
cm
50 - 200
cm
Morfologia
Rive
dolcemente
digradanti
Banchi di
sabbia o
fango senza
vegetazione
Isole
A
S
S
S
S
AS
S
S
S
Anatre di sup.
A
Anatre tuffatrici
A
Aironi
A
Folaghe
A
Laridi e Sterne
A
A
ARS
ARS
Limicoli
A
A
ARS
ARS
Martin pescatore
A
A
A
A
Passeriformi
Rettili
Svassi
A
Altri Rallidi
A
A
Natrici
A
AS
A
Sauri
Testuggine palustre
Anfibi
A
A
ARS
ARS
ARS
AS
AS
AR
ARS
Rane
ARS
AS
AS
AS
Raganella
ARS
AS
Rospi
ARS
AS
AS
AS
Pesci
ARS
Insetti
ARS
A: alimentazione; S: sosta; R: rifugio
ARS
Principali esigenze della componente animale relative alle caratteristiche vegetazionali
degli ecosistemi palustri
CARATTERISTICHE VEGETAZIONALI
Specie o Gruppi
Colture
artificiali
ARS
ARS
ARS
A
ARS
R
R
AS
ARS
AS
AS
A
ARS
AS
AS
A
ARS
ARS
Idrofite
galleggianti
Canneti
Anatre di superficie
A
A
Anatre tuffatrici
A
Aironi
Folaghe
Uccelli
Vegetazione
erbacea
bassa
Idrofite
sommerse
A
Laridi e Sterne
ARS
Passeriformi
Svassi
Altri Rallidi
Natrici
AS
AS
ARS
ARS
RS
A
ARS
ARS
AS
AS
AS
AS
AS
AS
AS
Rane
ARS
ARS
ARS
Raganella
ARS
ARS
ARS
Rospi
ARS
ARS
Pesci
ARS
ARS
ARS
Insetti
ARS
ARS
ARS
A: alimentazione; S: sosta; R: rifugio
ARS
RS
Sauri
Testuggine palustre
Anfibi
RS
Limicoli
Martin pescatore
Rettili
Alberi e
arbusti
ARS
AS
AS
AS
AS
AS
ARS
ARS
AR
Componente idrica
Realizzazione, ripristino, manutenzione del reticolo idraulico
adeguato reticolo
di canali
consentendo una razionale circolazione
delle acque
costituisce condizione indispensabile sia per la
sopravvivenza sia per la costituzione di una zona
umida
Componente idrica
Il reticolo minore
risente maggiormente della scarsa
manutenzione
eccessivo sviluppo della vegetazione
accumulo di sedimenti
interruzioni localizzate dei flussi idrici
con peggioramanto delle caratteristiche degli habitat
Componente idrica
La manutenzione della funzionalità del reticolo idraulico costituisce il requisito
di base per la sopravvivenza, la gestione e la valorizzazione di una zona
umida.
Componente idrica
Componente idrica
Svolgimento di operazioni di manutenzione nel Padule di
Fucecchio
Componente idrica
Controllo della vegetazione, protezione delle sponde, controllo
dell’erosione/interrimento
Componente idrica
Opere idrauliche per la regolazione delle acque
paratoie, canali di derivazione
consentono la regolazione del flusso idrico all’interno delle
varie zone palustri e quindi la gestione dei livelli idrici
Componente idrica
pompaggio delle acque per il riempimento degli invasi
dopo le periodiche lavorazioni del fondo, per il
mantenimento dei tiranti richiesti e per la regolazione
delle acque per consentire i necessari ricambi
Attenzione al corretto posizionamento della zona di immissione e
emissione
Componente idrica
Manufatti di scarico
• permettere di effettuare, attraverso l’azionamento di opportune
paratoie, le necessarie variazioni stagionali dei tiranti idrici
• lo scarico in condizioni di sicurezza in caso di eccessi idrici
• realizzati secondo tipologie e dimensioni idonee per la
raccolta della fauna ittica al momento del totale svuotamento
(disegno F. Sorbetti Guerri)
Componente idrica
Mantenimento e ripristino di profili irregolari di sponde e argini
• perimetro irregolare dell’area
• presenza di insenature
• sponde che digradano dolcemente verso l’acqua
creano le condizioni
ambientali ottimali
per la vita di molte
specie animali
(disegno F. Sorbetti Guerri)
Componente idrica
Modalità per rendere irregolari i perimetri dell’area umida
• aumento dei siti di nidificazione
• diminuzione delle possibilità di disturbo reciproco
• riduzione della frequenza delle dispute territoriali fra le varie coppie
– rimodellamento delle sponde attraverso l’escavazione e il riporto del
materiale in tratti contigui
– creazione di prolungamenti dell’area umida nella zona asciutta
– creazione di penisole che si protendono verso gli specchi d’acqua
– realizzazione di fossi di collegamento con bacini realizzati ex-novo
Componente idrica
Differenziazione della profondità dei fondali
(disegno F. Sorbetti Guerri)
a) zona ripariale, occupata da vegetazione igrofila erbacea, arbustiva ed arborea, idonea alle
diverse esigenze vitali di specie animali terrestri, all’alimentazione ed alla nidificazione di
acquatici, ecc.
b) zona con acque profonde pochi centimetri ove si determinano condizioni ottimali per
l’alimentazione di limicoli
c) zona con acque profonde fino a 30-40 cm frequentata da ardeidi, anatidi di superficie, ecc.
d) zona ad acque più profonde ideale area di alimentazione di anatidi, anseriformi, ecc.
Componente idrica
•
•
•
•
operazioni di escavazione
creazione di isolotti (anche galleggianti ancorati al fondo)
modellamento delle sponde
allagamento di terreni marginali non più funzionali alle attività
agricole
Componente idrica
isolotti in terra
o galleggianti
Fascine
interventi di impianto e di semina, per favorire
lo sviluppo della vegetazione in modo da
renderli più idonei alla vita delle specie animali
selvatiche
Componente idrica
Fascinata spondale
Componente idrica
Fascinata spondale viva con culmi di canna
Stabilizzazione di sponda di neoformazione da dragaggi a bassa
pendenza su substrati limo sabbiosi in aree lagunari o stagnanti o
soggette a moto ondoso di lieve entità
• fascine di culmi di canna
(Phragmites australis) di 80 ÷ 120 cm
di lunghezza e di ø di circa 10 cm
• fissate al substrato con picchetti
di legno o di ferro di 0.6 ÷ 1 m,
• infossate nel limo per circa 1/3 2/3 del diametro, disposte lungo la
linea di battigia
Componente idrica
Rullo spondale con zolle (pani) di canne
Protezione immediata della sponda.
Le canne del rullo e i provvedimenti che in genere vengono abbinati sulla
restante superficie della sponda (fascinate, rizomi, ecc.) garantiscono il
consolidamento e la rapida rivegetazione delle sponde.
1. Formazione di un solco di 40 x 40 cm
2. Posizionamento di pali di legno verso l'esterno del solco rispetto alla sponda,
in quantità e distribuzione in funzione del substrato, in genere a distanza
l'uno dall'altro di 1 m
3. Stesura del telo di rete già rivestito con la stuoia o il tessuto sintetico
filtranti
4. Riempimento con materiale sabbioso-limoso
5. Riempimento con pani di canne
6. Chiusura superiore, con punti di ferro, del telo di rete a formare un cilindro
di ø 40 - 60 cm
7. Eventuale raccordo con la sponda mediante impiego di fascine o ramaglie
vive
Componente idrica
Rullo spondale con zolle (pani) di canne
Componente idrica
Rullo spondale in fibra di cocco
Cilindri in rete di fibre di cocco o in fibra sintetica e/o metallica zincata e
plastificata, riempiti con fibre di cocco a formare dei rulli di diametri da 20 a 60
cm e lunghezza da 3 a 6 m.
Componente idrica
Pennelli vivi
Componente idrica
Allagamento di porzioni di terreni
In tratteggio le aree dove sono previsti interventi di ampliamento dell’area
allagata in una porzione di territorio protetta del comprensorio di Fucecchio
(A.T.C. 16, Pistoia).
Componente idrica
Controllo dell’interrimento
Rappresenta il problema più grave e diffuso per la conservazione
delle zone umide
Possibili soluzioni
• impedire l’entrata di acque ricche di materiale solido,
mediante opere di regolazione, realizzare canali deviatori e
vasche di colmata
• accumulo nell’area umida
Componente idrica
Controllo dell’interrimento
Periodica escavazione del materiale solido depositato sul fondo dei
canali può consentire il regolare movimento delle acque all’interno della
zona umida
Padule di Fucecchio
Riserva Regionale
Padule di Fucecchio
Provincia di Firenze
Superficie: 25,00 ha
Provincia: Firenze
Istituzione: D.C.P. 136 - 21/09/1998
Provincia di Pistoia
Superficie: 207 ha
Provincia: Pistoia
Istituzione: CP/PT/61 - 27/05/1996
Padule di Fucecchio
L’andamento delle quote nel
cratere del Padule di
Fucecchio
Rilievo plano-altimetrico
Isoipse
12,60 m
13 m
13,50 m
14 m
Reticolo idrografico
N
W
E
S
1
0
1
2
3
4 Km
Padule di Fucecchio
In posa su un “barcone” per il
trasporto delle merci (1930-40)
Il trasporto delle erbe palustri
in una foto storica del Porto
de Le Morette
(circa 1930)
Padule di Fucecchio
Il caratteristico “barchino”
oggi
Il caratteristico “barchino” per
la caccia in Padule
(circa 1960)
Padule di Fucecchio
Il Porto de “Le Morette”
Era una piccola darsena con gli argini sostenuti da muri di pietra (1700)
Oggi trasformato in osservatorio faunistico
9 febbraio ’04
Padule di Fucecchio
16 luglio ‘04
27 agosto ‘04
Padule di Fucecchio
9 novembre ‘04
12 dicembre ‘04
Padule di Fucecchio
4 maggio ’05
11 luglio ‘05
Padule di Fucecchio
1 agosto ‘05
16 agosto ‘05
Lavori annuali di sfalcio
Padule di Fucecchio
7 settembre ‘05
Interventi per il recupero di bacini profondi
Bacini artificiali
(ex-cave estrazione di inerti)
(disegno F. Sorbetti Guerri)
rive molto scoscese e una profondità
delle acque troppo elevata per consentire
lo sviluppo della vegetazione palustre
Interventi per la realizzazione ex-novo di zone umide
• semplici interventi di movimenti terra (50 cm a 2 m)
• impianti di specie vegetali erbacee, arbustive e arboree
• impegno economico per la gestione e manutenzione
(disegno F. Sorbetti Guerri)
La creazione di nuove zone umide
Tali zone risultano essere allagate per almeno il 60% dell'area
interessata, e la presenza di acqua deve essere garantita per almeno
8 mesi (da ottobre a maggio).
Gli interventi previsti per la creazione di una nuova zona umida sono:
• rimodellamaneto del piano di campagna al fine di creare aree a
differente profondità del tirante d'acqua, con una profondità
massima di 2 m;
• realizzare un profilo tale da consentire lo sviluppo di una fascia di
vegetazione palustre per almeno 5 m su % del perimetro della zona
umida;
• sulla restante superficie devono essere realizzate delle
piantagioni forestali a gruppi alternate con radure a vegetazione
erbacea;
• costruzione di isolotti
Il perimetro della zona umida deve essere il più irregolare possibile
Le zone umide possono essere di diversa tipologia:
1.
2.
3.
4.
Zona umida ad acque basse
Zona umida ad acque profonde
Zone umide a lanche nel bosco
Praterie umide
1. Zone umide ad acque basse
Le aree a zona umida delle acque basse costituisco un ambiente ideale
per l'alimentazione e la riproduzione degli uccelli acquatici, in pratica si
tratta di aree aventi un tirante d'acqua perenne di 30-35 cm.
Gli argini perimetrali, in prossimità di queste zone, devono essere
estesi a 3 metri di larghezza, in modo da poter effettuare la
piantagione di una fascia arborea-arbustiva.
2. Zone umide ad acque profonde (max 2 metri)
L'intervento di creazione di nuove zone umide deve prevedere dei
settori ad acqua bassa, con profondità variabile dai 15 cm ai 70 cm,
alternati a settori con acqua relativamente alta
(da 1,5 a 1,90, mediamente 1,2-1,3 m), al fine di creare
un'alternanza tra acque stagnanti e libere, originando una
diversificazione ambientale tipica delle aree umide naturali.
Il profilo delle sponde e del fondo deve prevedere una gradualità nella
differenziazione dei livelli per consentire lo sviluppo delle successioni
vegetali acquatiche.
Gli argini devono avere una larghezza tale da consentire la
piantagione di fasce arboreo-arbustive alternate a piccole radure.
3. Zone umide a lanche nel bosco
Questa tipologia d'intervento si riferisce alla creazione di complessi
prato umido-bosco, utilizzando come riferimento le tipologie
precedenti. Il rapporto spaziale fra i diversi ambienti che si vanno a
creare può essere:
50% superficie allagata, 20% canneto e 30% bosco planiziale con
tipologia ecologicamente coerente.
4. Praterie umide
I prati umidi vengono realizzati attraverso la creazione di zone
alternate a vegetazione erbacea e fasce/aree allagate. La
conformazione morfologica deve essere creata in modo da
ottenere un'alternanza tra dossi e piccole depressioni in cui l'acqua
può rimanere e che vengono sfalciate periodicamente e ripulite
durante i periodi di arciutta.
La maggior parte della superficie deve essere mantenuta a prato.
AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA GR.7
via Buozzi, 55 - 58100 Grosseto
PROGRAMMA DI INTERVENTO PER I MIGLIORAMENTI
AMBIENTALI AI SENSI DELL’ART. 48 L.R.
3/94 e successive modifiche ed integrazioni
ANNO 2009 - 2010
MODALITA’ PER L’ACCESSO AI FONDI E PROCEDURE DI ATTUAZIONE
1) Soggetti beneficiari:
Possono accedere al presente bando gli imprenditori agricoli singoli o
associati, i proprietari e i conduttori di terreni agricoli ricadenti nei
Comuni compresi nel territorio libero alla caccia, nelle Zone di
Ripopolamento e Cattura, nelle Zone di Rispetto Venatorio e nelle
Zone Particolari di Caccia gestite dall’ATC.
2) Modalità di presentazione della domanda:
Le richieste di contributo relative agli interventi previsti dal presente
Programma di miglioramento agricolo ambientale dovranno essere
inoltrate al Comitato di Gestione dell’ATC in cui ricade il fondo,
mediante presentazione di una domanda (modello A) redatta in carta
semplice entro il 31 luglio 2009.
6) Interventi ammessi a contributo:
n. 5: Recupero e realizzazione di punti acqua
TIPOLOGIA DI INTERVENTO - Si prevede il recupero di vasche di abbeverata,
sorgenti, ecc., nonché il miglioramento dei punti acqua esistenti al fine di renderli
fruibili da parte della fauna selvatica (rimodellamento localizzato di tratti di sponda
di invasi artificiali, ecc..).
FINALITA’ DELL’INTERVENTO - Maggiore distribuzione delle disponibilità idriche a
favore della fauna selvatica.
TECNICHE DA ADOTTARE - Recupero di punti idrici preesistenti e convogliamento
delle acque reflue in canalette di deflusso. Realizzazione di punti di abbeverata e di
ritenzione idrica mediante impiego di materiale precario e facilmente reperibile in
loco.
DURATA DELL’INTERVENTO - 5 ANNI dalla realizzazione dell’intervento.
PRIORITA’ DI INTERVENTO - Aree a carenza idrica; se collegati ad altri interventi.
COSTO DELL’INTERVENTO - Devono computarsi: il costo del materiale e dei mezzi
impiegati, la manodopera per la realizzazione ed il mantenimento dell’invaso.
E’ obbligatorio allegare alla domanda un preventivo dettagliato delle spese da
sostenere (materiale e manodopera).
Contributo massimo ammissibile/punto acqua:
per il primo anno
con diametro di 3 metri e profondità 80 centimetri
€. 400,00
con diametro di 4 metri e profondità 80 centimetri
€. 500,00
con diametro di 5 metri e profondità 80 centimetri
€. 620,00
Manutenzione e conservazione delle zone umide
Questi interventi si configurano come delle misure atte a mantenere
le zone umide che con il tempo tenderebbero a scomparire.
L'interramento di queste importanti aree (lanche, stagni, paludi,
boschi umidi e formazioni alveali) è dovuto principalmente al
progressivo interramento per azione dei corsi d'acqua.
Gli interventi di conservazione sono:
1) Recupero di zone umide diffuse lungo le rive di corpi idrici o
nella matrice agricola
• mantenimento dei livelli idrici minimi, con la creazione di manufatti
idraulici di regolazione delle acque;
• asportazione del sedime in eccesso;
• risagomatura delle sponde e dei fondali al fine di ricreare microhabitat
di interesse faunistico;
• ripristino della vegetazione tra il corpo idrico e la matrice agraria;
• ripristino e controllo della vegetazione palustre, con formazione di
fasce consistenti di canneto, e modellamento delle stesse con tagli a
rotazione in modo da favorire la formazione di anse e canaletti
interni;
• ripristino e creazione di siepi campestri e fasce boscate
2) Recupero di lanche in via di interramento
• regimazione delle acque e riattivazione dei collegamenti idraulici
con il corso d'acqua di origine;
• rimozione di depositi e sedimenti in eccesso;
• tagli di controllo sullo sviluppo della vegetazione acquatica;
• sistemazione delle rive e dei fondali al fine di creare microhabitat
di interesse faunistico.
3) miglioramento e recupero di boschi prossimi alle zone umide
(ontano nero, pioppi e salici, querceti olmeti, querce
carpineti)
• applicazione di interventi selvicolturali su base tipologica per
migliorare e conservare i popolamenti;
• creazione di pozze o altre zone umide all'interno del popolamento;
Gli interventi di manutenzione e conservazione delle zone umide
avvantaggiano le specie d'interesse gestionale come gli anatidi, ma
soprattutto le specie d'interesse naturalistico come: uccelli acquatici
nidificanti (Marzaiola, Alzavola, Ardeidi, Cavaliere d'Italia,
Porciglione), svernanti e di passo (Svassi, Anatidi, Rallidi, Ardeidi,
Limicoli), Falco di palude, Passeriformi dei canneti.
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26. Interventi su zone umide