4.4
Interventi per le zone umide e reticolo idrografico
superficiale
4.4.1
Recupero ambientale dei fontanili
I fontanili sono delle risorgive di pianura e rappresentano un ambiente ad elevato
valore naturalistico. La contemporanea presenza di un ambiente acquatico ed uno
agroforestale permette a comunità vegetali ed animali di insediarsi anche in ambienti
caratterizzati da un’agricoltura intensiva.
Le fasce boscate lungo le scarpate della testa di fonte e l’asta di deflusso, svolgono un
“effetto margine” (ecotono), ovvero la mescolanza di specie arboree ed arbustive costituisce
un ambiente in grado di fornire cibo e rifugio a molte specie faunistiche.
La struttura del fontanile
Il fontanile è costituito fondamentalmente da due elementi:
la testa di fonte e l’asta di deflusso delle acque.
La testa di fonte è una depressione avente una profondità variabile (da 1,5 m a 5m) ove
l’acqua della falda acquifera più superficiale, dotata di una certa pressione (falda semiartesiana), scaturisce attraverso delle piccole opere di presa.
Questi ambienti, che favoriscono la scaturigine dell’acqua, possono essere di tre tipi:
113
•
Muretti a secco o ad arco, attraverso i quali l’acqua di falda raggiunge la testa di
fonte. Questa tipologia quando il fontanile, di fatto, è una trincia drenante;
• Tini infissi nel fondo della testa ad una profondità, variabile da 1 a 2-2,5m,
sufficiente ad intercettare la falda superficiale semiartesiana.
• I tubi Norton, ovvero dei tubi infissi nel fondo della testa del fontanile che,
opportunamente finestrati, intercettano l’acqua di falda dotata di una certa pressione
e la convogliano nella testa di fonte. La profondità alla quale vengono infissi varia da
3 a 8-10m, in funzione della localizzazione della falda semiartesiana.
L’asta di deflusso è costituita da un fosso o roggia (a secondo della dimensione) che
convoglia le acque della risorgiva verso il reticolo idrico superficiale per essere utilizzate per
l’irrigazione delle coltivazioni.
Il fontanile nella forma in cui oggi noi lo vediamo è opera dei Padri Cistercensi, i quali
utilizzavano le acque di risorgiva, aventi una temperatura sostanzialmente costante nelle
diverse stagioni, per il funzionamento agronomico delle marcite.
Asta del fontanile
Testa di fonte
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Polla di risorgiva con Tino
Polla di risorgiva con
tubo “Norton”
Testa di fonte a trincea drenante
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Evoluzione del fontanile
Il fontanile, essendo, di fatto, un’opera dell’uomo, richiede una corretta gestione e una
continua manutenzione. Tradizionalmente la testa di fonte e l’asta venivano
periodicamente sottoposte ad operazioni di spurgo e di sfalcio della vegetazione acquatica.
In particolare lo spurgo è quella operazione che consente di mantenere la testa di fonte in
efficienza. Con questa pratica viene tolto il materiale terroso che, franando dalle sponde,
porta ad un progressivo interramento e quindi alla scomparsa del fontanile stesso.
L’abbandono dell’utilizzo dell’acqua di risorgiva per l’irrigazione, e per l’abbassamento
della falda acquifera superficiale, ha portato all’instaurarsi di fenomeni degenerativi a carico
delle teste di fonte.
Testa di fonte in progressivo interramento
La vegetazione di coronamento
La vegetazione arborea ed arbustiva originaria ha subito radicali modifiche con la diffusione
della robinia. La fascia boschiva ripariale della testa del fontanile e dell’asta di deflusso era
utilizzata per la produzione di legna da ardere, e quindi governata a ceduo, ovvero con
ceppaie dalle quali periodicamente vengono asportati i polloni sviluppatisi.
La grande diffusione della robinia, dovuta alle caratteristiche di pianta pioniera e del suo
legno, ha causato radicali modifiche nei popolamenti originari, formati dalle specie tipiche
116
del querceto-carpineto e del querceto-olmeto. Questo fenomeno ha portato ad una
semplificazione specifica della vegetazione riparariale, che oggi è rappresentata, molto
frequentemente, solamente da robinia e sambuco.
Fasce boscate aventi una composizione specifica così semplificata esprimono una modesta
biodiversità, una scarsa stabilità e una bassa capacità di reazione a fenomeni perturbativi
(bassa resilienza).
In diverse aree, negli ultimi decenni, si propagata e amplimanete diffusa un’altra specie
invasiva in grado di produrre ulteriori processi degenerativi, ovvero l’ailanto.
Tecniche di recupero ambientale dei fontanili
Le operazioni da intraprendere per il recupero ambientale dei fontanili devono riguardare il
sistema nel suo complesso, cercando di ridurre al minimo le manutenzioni necessarie al
regolare funzionamento.
Le opere necessarie per conseguire tali obiettivi, possono essere così schematizzate:
•
Consolidamenti spondali
Il maggior fattore degenerativo della testa di fonte e dell’asta di deflusso è il progressivo
interramento dovuto alla franosità delle sponde.
Opere di consolidamento spondale limitano l’interramento e le operazioni periodiche di
spurgo.
Ripristinare una testa di fonte alle condizioni originarie, o anche leggermente approfondita,
si deve procedere al consolidamento spondale con tecniche di ingegneria naturalistica,
quali:
• Palificate;
• Palizzate;
• viminate;
• fasciate
Schemi ed esempi di realizzazione delle opere di consolidamento
117
118
119
Manutenzione straordinaria delle polle di risorgiva
La manutenzione straordinaria dei tini deve essere eseguita manualmente o meccanicamente
se ne esiste la possibilità. Con questa operazione viene tolto tutto il materiale che, negli
anni, si è accumulato ostacolando la libera fuoriuscita dell’acqua.
I tubi “Norton” devono essere spurgati con un compressore di elevata potenza, in modo
che la pressione dell’aria all’interno dei tubi riesca a pulire i filtri (finestratura) dal materiale
che li ostruisce.
Infissione di nuove polle di risorgiva
Tini
I tini, che un tempo venivano cotruiti in legno di robinia o di rovere, vengono infissi nel
fondo della testa del fontanile scavando al loro interno. Oggi vengono utilizzati tini in
cemento prefabbricato forati alla base, ma la tecnica di infissione è rimasta la stessa
Infissione del tino nel fondo della testa
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Tubi “Norton” o calandra
I tubi norton vengono infissi nel fondo
del fontanile con dei battitubo o
martelli peneumatici montati su piccoli
scavatori.
Il primo metro e mezzo o due di tubo
deve essere opportunamente forato. Per
permettere la penetrazione alla base del
primo tronco del tubo si deve montare
una “puntazza” in acciaio o ghisa.
finestratura
“puntazza”
Tubo “Norton”
preparato per
l’infissione
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La profondità alla quale i tubi devono essere infissi varia in funzione della collocazione della
falda semiartesiana. E’ buona norma approfondire il tubo progressivamente, controllando il
comportamento dell’acqua all’interno del tubo stesso. Quando tale livello tende a risalire
rapidamente si deve fermare l’approfondimento e tagliare il tubo ad un livello maggiore del
pelo libero dell’acqua nella testa di fonte. Prima di eseguire quest’ultima operazione è
necessario procedere allo spurgo con un compressore e attendere che i livelli di acqua si
assestino.
Infissione del tubo “Norton” con
martello peneumatico
Operazione di spurgo con
compressore
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Fasciate/viminate
Nuovi tubi
Norton
Palificata/palizzata
Nuovi tini
Esempio del risultato finale di un recupero ambientale di fontanile
123
4.4.2
Manutenzione e conservazione delle zone umide
Questi interventi si configurano come delle misure atte a mantenere le zone umide che con
il tempo tenderebbero a scomparire.
L’interramento di queste importanti aree (lanche, stagni, paludi, boschi umidi e formazioni
alveali) è dovuto principalmente al progressivo interramento per azione dei corsi d’acqua.
Gli interventi devono tendere a mantenere lo stato attuale delle zone umide naturali,
evitandone la bonifica e gestendole in modo da evitare la sparizione per cause naturali.
Gli interventi conservativi di possibile applicazione sono i seguenti:
1) Recupero di zone umide diffuse lungo le rive di corpi idrici o nella matrice agricola
• mantenimento dei livelli idrici minimi, con la creazione di manufatti idraulici di
regolazione delle acque;
• asportazione del sedime in eccesso;
• risagomatura delle sponde e dei fondali al fine di ricreare microhabitat di interesse
faunistico;
• ripristino della vegetazione tra il corpo idrico e la matrice agraria;
• ripristino e controllo della vegetazione palustre, con formazione di fasce consistenti
di canneto, e modellamento delle stesse con tagli a rotazione in modo da favorire la
formazione di anse e canaletti interni;
• ripristino e creazione di siepi campestri e fasce boscate
2) Recupero di lanche in via di interramento,
• regimazione delle acque e riattivazione dei collegamenti idraulici con il corso d’acqua
di origine;
• rimozione di depositi e sedimenti in eccesso;
• tagli di controllo sullo sviluppo della vegetazione acquatica;
• sistemazione delle rive e dei fondali al fine di creare microhabitat di interesse
faunistico.
3) miglioramento e recupero di boschi prossimi alle zone umide (ontano nero, pioppi e
salici, querceti olmeti, querce carpineti, e formazioni antropogene)
• Applicazione di interventi selvicolturali su base tipologica per migliorare e conservare
i popolamenti;
• Creazione di pozze o altre zone umide all’interno del popolamento;
Gli interventi di manutenzione e conservazione delle zone umide avvantaggiano le specie
d’interesse gestionale come gli anatidi, ma soprattutto le specie d’interesse naturalistico
come: uccelli acquatici nidificanti (Marzaiola, Alzavola, Ardeidi, Cavaliere d’Italia,
Porciglione), svernanti e di passo (Svassi, Anatidi, Rallidi, Ardeidi, Limicoli), Falco di palude,
Passeriformi dei canneti.
124
4.4.3
Risagomature d’alveo
Il valore conservativo di rogge e canali d’irrigazione quali elementi delle reti ecologiche e
come ambienti ricchi di biodiversità è rilevante, e concorrono al mantenimento degli
ecosistemi acquatici e dei collegamenti fra biotopi acquatici naturali ed artificiali,
consentono il flusso di organismi e la colonizzazione di ambienti appena formati o
periodicamente disturbati.
La conservazione di questi elementi idrografici superficiali è importante anche per il
mantenimento della rete di collegamento fra ecosistemi ed organismi terrestri e palustri, in
quanto le rogge sono quasi sempre associate a fasce di vegetazione naturale o naturaliforme
che ospitano specie vegetali ed animali e loro popolazioni in condizioni di vitalità.
La rete consente lo spostamento di organismi specializzati che non potrebbero sopravvivere
negli ambienti agricoli aperti.
Il reticolo idrografico superficiale e il suo equipaggiamento vegetale svolge una serie di
importanti funzioni:
ƒ Conservazione di ecosistemi acquatici
ƒ Conservazione di ecosistemi palustri
ƒ Conservazione degli elementi lineari del paesaggio (siepi e filari)
ƒ Corridoi ecologici e mantenimento di una rete di ecosistemi acquatici, palustri e terrestri
ƒ Conservazione di ambienti idonei per la fauna terrestre ed acquatica
ƒ Autodepurazione delle acque
ƒ Mantenimento della falda superficiale
Per migliorare le caratteristiche naturalistiche ed ecologico-funzionali di un corso d’acqua di
tipo rettilineo, si può ricorrere alla risagomatura d’alveo. La risagomatura d’alveo consente
di creare degli ambienti vocati per molte specie che frequentano gli habitat acquatici e che
possono svolgere la funzione di cassa di espansione per portate eccezionali che
porterebbero il corso d’acqua ad esondare.
Gli interventi di risagomatura d’alveo possono essere così articolati:
• smantellamento dei bordi del corso d’acqua per il tratto che interessa;
• realizzazione di nuovi bordi ad una adeguata distanza;
• abbassamento del terreno tra il vecchio ed il nuovo bordo, al fine di creare una zona
dove l’acqua si può espandere;
• facilitare l’insediamento di comunità idrofile;
• creazione di ambienti umidi per la fauna acquatica
• creazione di vasche di fondo, a quota inferiore a quella del canale, per il
mantenimento di una certa qualità di acqua durante i periodi di asciutta
Se non è possibile procedere con una risagomatura d’alveo, per vari motivi, si può
effettuare degli interventi di creazione di piccole zone umide parallele al corso d’acqua, ma
in collegamento idraulico con esso.
125
4.4.4 Creazione di nuove zone umide
La creazione di nuove zone umide vengono create per allegamento di almeno in 60%
dell’area interessata, e la presenza di acqua deve essere garantita per almeno 8 mesi (da
ottobre a maggio).
Gli interventi previsti per la creazione di una nova zona umida sono:
• rimodellamaneto del piano di campagna al fine di creare aree a differente profondità
del tirante d’acqua, con una profondità massima di 2m;
• realizzare un profilo tale da consentire lo sviluppo di una fascia di vegetazione
palustre per almeno 5 m su ¾ del perimetro della zona umida;
• sulla restante superficie devono essere realizzate delle piantagioni forestali a gruppi
alternate con radure a vegetazione erbacea;
• costruzione di isolotti
Il perimetro della zona umida deve essere il più irregolare possibile
Le zone umide possono essere di diversa tipologia
• Zona umida ad acque basse
• Zona umida ad acque profonde
• Zone umide a lanche nel bosco
• Praterie umide
Zone umide ad acque basse
Le aree a zona umida delle acque basse costituisco un ambiente ideale per l’alimentazione e
la riproduzione degli uccelli acquatici, in pratica si tratta di aree aventi un battente d’acqua
perenne di 30-35 cm.
Gli argini perimetrali, in prossimità di queste zone, devono essere estesi a 3 metri di
larghezza, in modo da poter effettuare la piantagione di una fascia arborea-arbustiva.
Zone umide ad acque profonde (max 2 metri)
L’intervento di creazione di nuove zone umide deve prevedere dei settori ad acqua bassa,
con profondità variabile dai 15 cm ai 70 cm, alternati a settori con acqua relativamente alta
(da 1,5 a 1,90, mediamente 1,2-1,3 m), al fine di creare un’alternanza tra acque stagnanti e
libere, originando una diversificazione ambientale tipica delle aree umide naturali.
Il profilo delle sponde e del fondo deve prevedere una scalarità per consentire lo sviluppo
delle successioni vegetali acquatiche.
Gli argini devono avere una larghezza tale da consentire la piantagione di fasce arboreoarbustive alternate a piccole radure.
Zone umide a lanche nel bosco
Questa tipologia d’intervento si riferisce alla creazione di complessi prato umido-bosco,
utilizzando come riferimento le tipologie precedenti. Il rapporto spaziale fra i diversi
ambienti che si vanno a creare può essere : 50% superficie allagata, 20% canneto e 30%
bosco planiziale con tipologia ecologicamente coerente.
Praterie umide
I prati umidi vengono realizzati attraverso la creazione di zone alternate a vegetazione
erbacea e fase/aree allagate. La conformazione morfologica deve essere creata in modo da
ottenere un’alternanza tra dossi e piccole depressioni in cui l’acqua può rimanere
permanente che vengono sfalciate periodicamente e ripulite durante i periodi di asciutta.
La maggior parte della superficie deve essere mantenuta a prato polifita.
126
4.4.5
Pozze di abbeverata
Questo intervento si configura con la creazione di piccole pozze di abbeverata e di insoglio
per gli ungulati, ma anche moltissime altre specie di interesse naturalistico possono
avantaggiarsene. Le modalità di realizzazione devono assicurare una impermeabilizzazione
del fondo con materiali naturali e garantire la presenza d’acqua per la maggior parte
dell’anno.
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Interventi per le zone umide