ATTUALITA’
Dieci anni di donazioni in Veneto
Due lustri
di crescita
I dati finalmente
comparabili
di un significativo
arco di tempo.
Il Registro Sangue Veneto: 10 anni
S
iamo arrivati a dieci! Sono dieci ormai gli anni dell'attuale Registro Sangue, quello che ogni anno, entro il
mese di febbraio, tutti i centri trasfusionali devono
compilare ed inviare in Regione e da qui poi all'Istituto
Superiore di Sanità. Questi Registri sono accessibili
all'Avis e quindi l'Avis Veneto dispone ora di dati di
lungo periodo per capire quali sono i parametri fondamentali del settore trasfusionale in Veneto e soprattutto come sono andati evolvendosi nell'insieme della
regione e in ogni provincia.
Raccolta-Consumi-Eliminate-Margine
I
l primo gruppo di parametri riguarda il raffronto fra
l'andamento della raccolta di sangue intero e quello
del consumo delle unità di globuli rossi, le emazie. Non
è sufficiente infatti dire che doniamo di più ogni anno,
bisogna donare quello che serve e nella misura che
serve agli ammalati. Nel decennio 1996-2006 i consumi
di sangue in Veneto sono passati da 145 a 204 mila
unità, circa 59.000 in più; le donazioni di sangue intero
sono passate da 179 a 231 mila, 52.000 in più. Nello
stesso periodo le unità perdute per scadenza sono
passate da 12.000 a 2.500 e quelle complessivamente
perdute (comprese quindi le eliminate per motivi tecnici o sanitari) sono passate da 19.900 a 9.800, circa
10.000 in meno. Va ricordato che nel 1995 ci fu la più
grave turbativa trasfusionale italiana dovuta allo scandalo esploso con la compravendita di sangue nelle cliniche private di Roma e al sequestro di plasma infetto
giacente nei magazzini generali di Padova. Questi gravi
fatti portarono ad un brusco calo di trasfusioni per l'allarme sociale determinatosi in quell'anno e quindi ad un
aumento notevole delle donazioni che andarono perdute per scadenza. Presi gli opportuni provvedimenti dal
governo nazionale dell'epoca, tutto il trambusto venne
poi riassorbito nel volgere di 3-5 anni. Dalla differenza
fra donazioni e consumi, sottraendo inoltre il numero
delle unità comunque perdute (il cosiddetto “sfrido”), si
ottiene “il margine operativo netto” cioè le unità di
sangue eccedenti il fabbisogno, disponibili in caso di
imprevisto aumento dei consumi o di calo delle donazioni. Pochi conoscono questo parametro che però
sintetizza lo stato reale dell'autosufficienza di un territorio, nel nostro caso il Veneto: esso è passato da circa
14.000 a quasi 17.000 unità.
Il destino del margine operativo
M
a che fine fanno le unità a disposizione in caso di
squilibrio fra raccolta e consumi? Dopo circa 40
giorni le unità di globuli rossi scadono se non vengono
trasfuse agli ammalati e devono essere eliminate per
incenerimento.
In realtà questo non avviene perché attraverso
complessi e vari meccanismi di cessione verso regioni
italiane carenti le unità in eccedenza vengono inviate
fuori Veneto e trasfuse ad ammalati curati presso altri
ospedali italiani (nel 2005 sono state circa 13.300). In
buona sostanza le scorte strategiche regionali, non
potendo essere conservate a lungo trattandosi di
“merce fresca e deperibile”, vengono continuamente
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lavorazione” funziona. Funziona
cioè la felice intuizione che portò
allora il Veneto per primo in Italia a
stipulare un contratto con l'industria
farmaceutica privata per ottenere i
plasmaderivati senza mai vendere il
plasma e retribuendo l'azienda solo
per la lavorazione. Dal 1999 si è
costituito l'Accordo Interregionale
Plasma al quale partecipano 11 fra
Regioni e Province autonome, del
quale il Veneto è regione capofila. Il
volume complessivo del plasma
veneto consegnato per la lavorazione industriale è passato nel decennio da 55.300 a 70.000 litri circa e
consente di arrivare quasi alla
completa autosufficienza ospedaliera per le principali frazioni plasmatiche prodotte.
P
avvicendate senza dissiparle grazie ad un meccanismo
di cessione necessario agli ammalati curati in regioni
italiane non autosufficienti. Le regioni carenti attraverso
le proprie aziende sanitarie ristorano i costi sostenuti
dalle aziende sanitarie del Veneto sulla base di tariffe
stabilite a livello nazionale.
In sostanza il Veneto può permettersi di avere una
riserva operativa discreta, che ha funzionato in diverse
occasioni (la più vistosa nel 2003 quando ad un aumento imprevisto dei consumi di circa 10.500 unità corrispose un incremento delle donazioni di sole 4.300),
grazie al meccanismo delle cessioni. Si tratta di un mirabile circuito virtuoso in equilibrio difficile e delicato,
costantemente costruito e vegliato da tutti gli attori del
sistema trasfusionale veneto, solidale verso gli ammalati delle regioni carenti e sostanzialmente equo anche
verso gli amministratori di quelle regioni. Personalmente
ritengo che nelle condizioni attuali il Veneto debba
avere un margine operativo annuo complessivamente
non inferiore a 10.000 unità di sangue, pena il concreto pericolo di ritrovarsi in qualche momento dell'anno in
condizioni di sostanziale carenza.
O
Conclusioni
ossiamo con soddisfazione grande e legittima dire che i dati
decennali, di lungo periodo, evidenziano un sostanziale parallelismo fra
un deciso incremento del fabbisogno per gli ammalati del Veneto e il
robusto incremento delle donazioni, con il costante mantenimento
dell'equilibrio trasfusionale, senza
sprechi economici e soprattutto
senza dissipazioni del sangue donato. E’ stato così possibile anche
mantenere un significativo contributo all'autosufficienza nazionale. In sostanza il settore
trasfusionale veneto è stato “governato” bene. Noi
sappiamo quanto ci è costato in termini di preoccupazioni e di faticosi confronti in tutte le sedi aziendali,
provinciali e regionale con i “decisori”: politici, amministratori e medici. Il risultato però, grazie soprattutto a
voi donatori, è splendido e splendente.
Bernardino Spaliviero
Il plasma e i plasmaderivati
vvero l'altra metà del pianeta sangue. Non è possibile spiegare adeguatamente gli aspetti molto
complicati di questa questione: sarebbero necessarie
molte pagine. Tuttavia in estrema sintesi possiamo dire
che la strada inaugurata dal Veneto nel 1986 del “conto
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La Situazione Trasfusionale 292.51 kB