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settimanale di prevenzione medica e di solidarietà
SERVIZIO NOTTURNO CONTINUATIVO CONSEGNA DOMICILIARE FARMATAXI
anno 7 n. 40 del 22 ottobre 2012 - edizioni nell’attesa sas - da un’idea del Dott. Diego Fabra - www.nellattesa.it - e-mail: redazione@nell’attesa.it
La speranza di cambiare
M
i accorgo che non cessa la tendenza collettiva al catastrofismo. Siamo sempre prontissimi a cogliere qualsiasi notizia brutta e a diffonderla, quasi con perverso piacere. È
un istinto dell’uomo e della donna… Lo si sa da sempre. I
saggi dicono che fa più rumore un albero che crolla rispetto ad un’intera foresta che cresce. E il catastrofismo cosmico dell’anno
in corso, con le terribili previsioni del popolo maya, viene alimentato
dall’improvvisa burrasca, dal caldo ottobrino, dal tifone che spazza una
parte lontana del mondo e dal terremoto che sconquassa un’altrettanto remota terra. Quattro casi di meningite fanno rabbrividire l’intera
nazione; le previsioni sulla sopravvivenza del pianeta (“se continua
così…”) ci sgomentano; il buco dell’ozono, lo spopolamento dei mari, le
foreste distrutte raggiungono il centro delle nostre paure e tagliano il
fiato nel petto.
Eppure tutto è ancora possibile. Tutto può essere condotto verso una
serenità planetaria e, soprattutto, personale. Come?...
Innanzitutto sapendo leggere le notizie per quel che portano, scremando gli appelli seri dalle bufale di redazione. Ascoltiamo sempre e
comunque le agenzie ambientaliste e promettiamo il nostro impegno
più serio e deciso: “Se ciascuno fa qualcosa – diceva don Pino Puglisi – il
mondo cambierà”. Ma davvero. Dobbiamo promettere a noi stessi in
questo preciso istante di farlo. Perché gli ambientalisti non sono corvi
neri che portano sfiga: sono, invece, persone che lavorano sodo sulla
speranza.
Riflettiamo: nessuno si affannerebbe a cercare e fornire dati, se ciò non
fosse importante per guarire il pianeta. Di fronte a morte certa, nessuno si affannerebbe. Dunque il nostro piccolo impegno e la diffusione di
esso può essere decisivo per cambiare tutto. Poi scremiamo: troppe
bufale, specie nel campo della salute, girano nei giornali.
Non lasciamoci prendere dal virus sottile del catastrofismo…non diamo
voce e credito a tutte le “mucche pazze” che si aggirano nei network.
Siamo maturi: smontiamo il pessimo gioco a chi la spara più grossa!
Tanto, noi che lavoriamo nel settore siamo in grado di garantire prevenzione, cura e guarigione per la maggior parte delle patologie presenti nel globo!
Allora prendiamo fiato, rilassiamo la mente e decidiamo per un vero e
serio impegno a cambiar qualcosa… Se possibile con un bel sorriso, che
porta pure bene.
Buon lavoro!
Le vampate di calore
L
a menopausa non è una malattia, ma una stagione naturale della vita della donna. Dal punto di vista medico,
la menopausa coincide con la cessazione del periodo fertile, ovvero con il termine dell’attività mestruale ed
ovarica. In generale, la menopausa compare tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni, tuttavia va incontro a menopausa qualsiasi donna che abbia subito l'asportazione chirurgica o un danno irreversibile alle ovaie.
Con l’arrivo della menopausa, diminuisce ogni beneficio apportato
fino a quel momento dagli estrogeni e quindi si ha una minore protezione del cuore, un minore controllo glicemico e del sovrappeso, del
tasso pressorio, si riduce l’assorbimento del calcio nelle ossa, ecc…
I disturbi più frequentemente riscontrati sono: vampate di calore e
sudorazione, cambiamenti d’umore, mal di testa, secchezza vaginale, insonnia, aumento del peso corporeo, calo della libido, e via
dicendo.
Per attenuare questi fastidi è importante, innanzitutto, rispettare
alcuni consigli pratici, partendo dall’alimentazione. Tenendo conto
che in menopausa il metabolismo diventa più pigro e che quindi diminuisce il fabbisogno calorico della donna, occorre trovare un equilibrio tra l’apporto calorico dei cibi e il proprio fabbisogno energetico
in base alle attività che abitualmente si svolgono (lavoro, sport,
relax).
segue a pagina 8
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nell’
22 ottobre 2012
psicologia
Quando il gioco da alla testa: la notte in una bisca
2
La testimonianza di un dealer di una casa da gioco apre scenari inquietanti su un terribile vizio
E
’ comune provare
un senso di fastidio, forse di disprezzo, alla parola
bisca: mentre per
alcuni è un luogo di
perdizione, ma un problema che
non li tocca direttamente, lì altri
hanno rischiato o rischiano di
perdere un loro caro, o anche se
stessi, la famiglia, i sacrifici di
una vita, la dignità.
Non basta essere giudiziosi per
non lasciarsi prendere la mano:
quando il gioco diventa malattia
si viene immersi in una realtà
particolare dove il tempo e lo
spazio sembrano congelarsi.
Ne è certo un nostro lettore che,
preferendo rimanere anonimo, ci
racconta la sua trascorsa esperienza lavorativa in una bisca
dove, ora da dealer (il passacarte), ora da assistente alla direzione, ha vissuto da vicino le vincite, le perdite, la disperazione,
l’euforia che il gioco può dare.
“Nella sala si creava un mondo
parallelo, nascosto nel segreto
più profondo; assistevo alle telefonate delle mogli, ignare di
dove fossero i mariti, le loro
bugie (sono fuori a comprare le
sigarette), in un’aria d’indifferenza per tutto quello che non
fosse scommessa, puntata”.
Una realtà a sè stante dove si è
uno contro tutti e conta solo vincere il più possibile.
“La notte iniziava alle 23 e finiva
alle 7 dell’indomani. Era inquietante vedere le stesse persone
che poco prima erano sedute al
tavolo andare subito dopo, come
se niente fosse, a lavorare,
impiegati, professionisti, personalità politiche, persino uomini
di legge – continua la testimo-
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nell’a
nianza –. L’un contro l’altro ostili, anche se genitori e figli. In
quei momenti si è solo giocatori,
per poi tornare amici fuori dal
tavolo da gioco. Il giocatore difficilmente ammetterà che punta
per vincere, dirà che vuole solo
divertirsi, ma non credetegli,
questa è solo una maschera”.
E se tra una mano fortunata e
una rovinosa perdita le sorti dei
giocatori sono legate al filo sottile della fortuna, la nostra testimonianza ci avverte che un vincitore esiste sempre, al di là di
ogni incertezza.
“In una notte ho visto perdere
fino a 1500 euro, ma si può arrivare anche a dieci volte di più in
altre bische. Nessuno ha vita
facile, nemmeno se vinci, in quel
caso non puoi più andartene (e se
ricominci a giocare, aumenti le
probabilità di perdere tutto) perché gli altri ti cercheranno, pensando che li hai fregati (ovvero
che hai fregato i loro soldi). Alla
fine ci rimettono tutti, ma uno
che vince c’è sempre: la casa,
che, dopo ogni colpo, si prende
la tassa, una parte dei soldi che
va dal 5 al 10% del piatto”.
IL MONDO INCANTATO
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Rapportarsi con un giocatore
d’azzardo non è facile, si tratta
di un tipo superstizioso “molti
portano dei portafortuna come le
statuette”, arrabbiato “ci prendevano a parolacce quando perdevano, per poi chiederci scusa
fuori dalla bisca”, riservato “non
parlano della propria vita privata
per paura di venire scoperti,
fuori invece arrivano a fare confidenze intime, come se cambiassero personalità”.
Tutti comportamenti dettati
dalla mania del gioco, che fa
perdere interesse per tutto il
resto e che aiuta a spiegare
atteggiamenti apparentemente
stravaganti e contradditori.
“Chi lavora in una bisca sa che il
giocatore vuole essere coccolato, non giudicato, la regola d’oro
potrebbe essere fatti i fatti
tuoi!, quindi discrezione, niente
domande personali, innanzitutto
freddezza. Questo l’ho imparato
pian piano. Prima mi chiedevo
perché facessero così, poi ho
capito che si tratta di una malattia e come tale non si può spiegare con la logica”. Se questo
scenario non è dei più confortanti c’è anche chi riesce a limitarsi: “Non bisogna demonizzare il
gioco, ma capire quando è ora di
fermarsi, e alcuni per fortuna lo
fanno!”, conclude il nostro testimone. Che questo possa servire
da esempio per chi, abusando del
gioco, finisce con il distruggere
la propria vita e quella dei propri
cari e li aiuti a capire che, quando il gioco non è più un gioco, ci
si deve rivolgere a personale
competente in grado di fornire
strumenti e supporto verso la
guarigione. Perché chiedere
aiuto è la vera vincita!
settimanale di prevenzione medica e di solidarietà - da un’idea del Dott. Diego Fabra Registrato presso il Tribunale di Palermo al n° 11 del 29/05/2006 - Iscritto al ROC con il n. 21038
editore
edizioni nell’attesa di S. Fabra & C. s.a.s.
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Amministratore unico
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Direttore responsabile
Michele Guccione [email protected]
Direttore editoriale
Diego Fabra [email protected]
Responsabile commerciale
Marcello Barbaro [email protected]
Hanno collaborato a questo numero
Maria Grazia Costantino [email protected] - Diego Fabra
[email protected] - Angela Ganci [email protected] - M. Stefania
Leto Barone [email protected] - Giusy Egiziana Munda giusy-
[email protected] - Francesco Sanfilippo [email protected] - Studio Nutrizione e Dietetica [email protected] - Roberto
Tobia [email protected]
Comitato etico scientifico
Diego Fabra coordinatore - Giovanni Alberti medicina estetica - Sergio
Fasullo cardiologia Silvia Tinaglia psicologia
Stampa
Sprint s.a.s. Via Telesino 18/a - Palermo
Distribuzione
Sicula Distribuzioni di M. La Barbera Via C. Camilliani 79 - Palermo
Questo numero è stato chiuso in tipografia il 16 ottobre 2012.
Un modulo (mm. 48x20): Euro 25,00. Consigliati: 4 annunci 50,00 Euro
più IVA. Una pagina: 48 moduli. Abbonamento sostenitore: 100,00
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Il giornale viene distribuito in circa 500 punti.
Gli articoli firmati riflettono esclusivamente l’opinione degli autori.
E’ consentita la riproduzione anche parziale citandone la fonte.
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sanità
22 ottobre 2012
Gli ospedali di quartiere non saranno più un’utopia
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Il piano consentirebbe un notevole risparmio, ma resta il problema del reperimento delle risorse
I
n
questi
due
decenni, si sono
avute
riduzioni
notevoli di risorse
dedicate al sistema sanitario, con
un aumento dei disservizi e dei
disagi. Eppure, la necessità del
presidio del territorio non è
venuta meno, anche se dovrebbe
essere coniugata con una riduzione delle spese superflue.
Di recente, il sottosegretario alla
Sanità, Elio Adelfio Cardinale, ha
esposto un piano nazionale che
prevede una sanità “a portata di
mano”. Questa riforma consentirebbe forti risparmi, trasferendo
dagli ospedali alla periferia i casi
non urgenti che costituiscono il
90% delle visite al Pronto
Soccorso, dove solo il 5% dei 20
milioni di utenti è in codice rosso
ed ha bisogno delle strutture di
un ospedale.
Ogni quartiere, in pratica, avrebbe un ambulatorio aperto 24 ore,
sette su giorni su sette, dove si
potrà trovare sia il medico di
famiglia, sia lo specialista. In
queste strutture, infatti, opererebbero anche pediatri, ginecologi e cardiologi, pronti a visitare
anche a notte fonda. Questi presidi avrebbero, secondo la densità abitativa, dai dieci ai trenta
tra medici, infermieri, tecnici e
una segreteria per la telemedicina. Si potrebbero avere medici di
una sola specialità o garantire
figure professionali diverse.
Inoltre, sarebbero i sanitari a
decidere liberamente con chi e
come aggregarsi, se utilizzare i
loro spazi oppure usare i locali
messi a loro disposizione dalle
Asl e i turni di lavoro.
L’Asl, inoltre, potrebbe decidere
di mandare anche dottori e tirocinanti dall'ospedale più vicino.
Le squadre con diversi specialisti
sarebbero disposte ogni 10/20
mila abitanti secondo la densità
abitativa e la posizione geografica.
Questi centri d’intervento territoriale dovrebbero essere dotati
di un ecografo, di un elettrocardiografo, di materiali per esami
di laboratorio, (esami del san-
gue, urine, tamponi). Inoltre, è
prevista un'attrezzatura informatica, necessaria per vedere la
propria cartella sanitaria in rete,
ma anche per curare a distanza,
in collegamento con gli ospedali.
Ciò permetterebbe una riduzione
della spesa fino a 10 miliardi l'anno.
Secondo i lavori d’aula, questa
riforma dovrebbe vedere le
prime applicazioni tra la primavera e l’autunno del 2013, sempre che le vicende politiche lo
permettano. Tuttavia, esiste un
punto debole in questa riforma
che riguarda la copertura finanziaria, poiché i fondi dovrebbero
essere trovati dalle Regioni.
Queste, alle prese con il patto di
stabilità, difficilmente troverebbero i finanziamenti per un simile progetto. Ciò potrebbe scoraggiare i medici liberi professionisti
a coprire un'attività di 24 ore
senza risorse aggiuntive.
Queste strutture servirebbero ad
alleggerire i Pronto soccorso,
facendo guadagnare tutti i cittadini, che non dovrebbero più
aspettare ore e ore in corridoio.
In questo modo, si vogliono evitare i semplici tagli orizzontali
che, spesso, provocano la perdita di poli d’eccellenza, e modificare in profondità la sanità, non
perdendo il contatto col territorio. Così, si favorirebbe una
medicina d'iniziativa e non solo
d'attesa, risparmiando al contempo sui costi.
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Esame baropodometrico: fondamentale per la diagnosi
e la prevenzione di patologie del piede
D
22 ottobre 2012
all’anziano
allo
sportivo fino al
bambino: l’esame
baropodometrico
può essere utile a
tutti. Attraverso
l’uso di una pedana elettronica
composta da migliaia di sensori,
che permettono di rilevare e
visualizzare le pressioni plantari,
l’esame consente d’individuare i
punti di ipercarico podalico e di
capire come i piedi trasmettono
a terra i carichi del paziente che
si sta esaminando.
Il professionista che per eccellenza utilizza questo tipo di strumentazione è il podologo. La utilizzano anche l’ortopedico e il
fisiatra. Il software collegato alla
pedana rileva l’impronta dei
piedi del paziente e, a seconda
del carico esercitato, colora in
modo diverso i vari punti di
appoggio dei piedi sulla pedana.
“Si ricavano, così, informazioni
che rivestono un ruolo molto
importante nella scelta della
scarpa che meglio si adatta a ciascuno di noi e, ancora di più,
nella valutazione e progettazione, qualora ce ne fosse la necessità, di un supporto plantare correttivo delle problematiche del
piede”. Lo afferma il podoposturologo Giuseppe Alagna, specializzato in posturologia e podologia sportiva e in patomeccanica
del piede presso l’università di
Barcellona in Spagna.
“Sempre più prescritto dai medici di base e dai fisiatri – spiega questo esame è indicato per i
bambini, per gli sportivi e per gli
anziani. Il test, che ha una durata variabile (dai 3 secondi ad un
minuto) in base al tipo di rilevazione che lo specialista intende
fare, può essere eseguito sia in
statica che in dinamica per verificare come il peso del corpo si
sposta sui piedi quando il paziente è fermo o mentre compie il
passo. In generale – prosegue
Alagna – il test viene eseguito in
entrambe le modalità per consentire d’individuare sia problematiche evidenti in fase statica,
come il piattismo o il cavismo o
una metatarsalgia da plantar
flessione, sia patologie connesse
con la dinamica del piede, quali
la fascite plantare da iperpronazione o la tendinite del tibiale
posteriore, entrambi analizzabili
attraverso l’esame in modalità
dinamica”.
L’esame baropodometrico è
molto importante in ambito sportivo e viene eseguito anche con
finalità preventive. “Ogni anno ,
infatti, prima dell’inizio della
stagione sportiva gli atleti dei
club di calcio medio–alti devono
sottoporsi a questo test per evitare danni da ipercarico, fratture
da stress o problemi a carico del
primo metatarso, piuttosto diffu-
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del territorio. Inoltre, fornisce informazioni su previdenza, servizi e attività pubbliche e private, sul volontariato e su criteri e modalità per accedervi
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Il Dott. Giuseppe Alagna
si nel settore. L’esame, che in
quest’ambito è di tipo dinamico,
viene eseguito a piedi nudi, per
individuare le zone di sovraccarico, e successivamente, con le
podoposturologia
scarpe, per verificare la congruità della correzione apportata con
ortesi plantare. Fondamentali
sono la professionalità e l’esperienza del podologo che deve
individuare e realizzare l’ortesi
plantare più idonea per la correzione delle problematiche che
emergono”.
L’esame porta benefici anche in
ambito pediatrico perché permette di individuare in tempo
eventuali deformità del piede e
di instaurare un trattamento
ortesico idoneo ad escludere
condizioni più severe. “Sui bambini il test viene eseguito attraverso l’uso del podoscopio (uno
strumento meno avanzato della
pedana, che rileva le problematiche del piede attraverso un sistema di specchi e luce riflessa)
perché è la strumentazione di cui
dispongono, ancora oggi, molti
studi pediatrici – spiega Alagna-.
I risultati che ne emergono sono
soggetti, però, all’interpretazione dello specialista che deve
basarsi su una valutazione visiva.
Per avere dati più precisi è preferibile che l’eventuale piattismo o cavismo individuati attraverso il podoscopio venga ripetuto su pedana baropodometrica.
Il vantaggio sarà quello di avere
una grande quantità di dati
oggettivi, che possono essere
usati e letti nello stesso modo da
più specialisti e memorizzati per
poter essere confrontati con
esami futuri, rivalutati al termine di un’eventuale terapia o di
ginnastica posturale o a seguito
dell’uso di un’ortesi plantare”.
E in ambito geriatrico?
“ L’esame ha funzione prevalentemente di tipo diagnostico e di
guida alla risoluzione della patologia riscontrata – precisa Alagna
-. Il paziente geriatrico che arriva al mio studio accusando un
segue a pagina 5
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allergie
22 ottobre 2012
Gli acari non vivono solo in primavera. Cosa fare
per combattere i parassiti nella stagione fredda
S
pesso si ritiene che
le allergie siano un
problema tipicamente primaverile.
Non
molti
sanno, invece, che
esistono degli allergeni che
determinano sintomi prevalentemente nel periodo invernale. I
responsabili sono gli acari della
polvere domestica, del genere
Dermatophagoides pteronissinus
e farinae. Questi allergeni hanno
il loro habitat naturale nella polvere di casa e nei materiali letterecci (materassi, cuscini, lana,
piume, sommier), in quanto la
loro fonte di alimentazione è
costituita da forfora umana e
residui alimentari. Ottimali per il
loro sviluppo sono le temperature fredde e gli ambienti relativamente umidi. Per questo motivo
gli acari non si trovano ad altitudini superiori ai 1500 metri e si
sviluppano nei mesi autunnali.
Questi parassiti hanno vita media
variabile da due a quattro mesi e
durante questo periodo hanno
uno o due accoppiamenti dopo i
quali la femmina depone da 20 a
50 uova; il numero può cambiare, infatti, se le condizioni
ambientali sono favorevoli, si
possono trovare da 100 a 1000
acari per grammo di polvere.
Oltre agli acari cosiddetti maggiori, esistono gli acari minori
che si trovano prevalentemente
nelle derrate alimentari, nei granai, nei fienili.
Non è infrequente che i pazienti
allergici agli acari possano avere
delle manifestazioni di tipo cutaneo. Alcuni individui, soprattutto
bambini affetti da dermatite atopica, possono essere sensibilizzati verso questi allergeni che ne
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peggiorano il quadro clinico
cutaneo. A volte, invece, compare l’orticaria, la cui manifestazione tipica é il ponfo, lesione
simile a un morso di zanzara. Le
cause possono essere diverse:
l’assunzione di alimenti contaminati, come ad esempio i salumi o
i formaggi stagionati; a volte
invece la reazione è dovuta a una
cross reattività: l’organismo reagisce verso un alimento come se
stesse ingerendo acari, provocando uno spettro di reazioni che
vanno dall’orticaria, all’angioedema, al broncospasmo.
In commercio esistono numerosi
prodotti con la dicitura antiacaro
per la pulizia della casa o per la
stanza da letto, ma già pulire con
un panno umido strizzato, cambiare frequentemente lenzuola e
pigiami, togliere peluche dalla
stanza del bambino per ridurre il
contatto potrebbe bastare.
Ovviamente il tutto dev’essere
accompagnato da una valida
terapia qualora queste precauzioni non fossero più sufficienti a
controllare i sintomi.
segue da pagina 4: ESAME BAROPODOMETRICO (...)
forte dolore alla pianta dei piedi nella maggior parte dei casi presenta a carico di essi un dismorfismo dovuto ai traumi subiti nell’arco
della vita, all’uso di calzature non idonee, alla comparsa di calli, spesso ignorata e trascurata, che dà luogo a metatarsalgie, ossia a dolore
sotto la pianta del piede in corrispondenza delle teste metatarsali. Gli
interventi sono in genere di natura correttiva e variano a seconda del
tipo di patologia evidenziato. Per agire in maniera efficace e radicale
su una patologia, è fondamentale la collaborazione tra gli specialisti
coinvolti (in questi casi fisiatra e fisioterapista) e il medico di base,
senza la quale un problema rischia di essere risolto solo in parte o di
ripresentarsi”.
Ma, se compare un callo, cosa occorre fare?
“La comparsa di un callo o di un’ipercheratosi alla pianta dei piedi non
dev’essere considerata un fatto normale, ma occorre individuare ed
agire sulla causa che l’ha determinata per rimuoverli definitivamente.
E i benefici per il paziente sono anche di tipo economico. La prima cosa
da fare se si avverte un problema quando si calza una scarpa è quella
di cambiarla immediatamente”.
E alla nostra domanda su quali siano le calzature più adatte per ogni
paziente l’esperto precisa: “Dipende dall’uso che ne fa e dal tipo di
attività che svolge. Una valutazione che può fare con accuratezza il
podologo che, oltre a prescrivere il tipo di calzatura più adatta ad
ogni caso, può dare preziosi consigli. La scarpa più adatta per uno
sportivo, per esempio, dev’essere ammortizzata a livello dell’avampiede. L’anziano invece ha bisogno di scarpe stabili. A casa sono più
adatte le ciabatte, purché abbiano una fascia a sostegno del tallone
e due a livello del dorso e siano piuttosto morbide ed elastiche
lasciando libere eventuali zone deformi (come l’alluce valgo, o il neuroma di Morton) che, se costrette, provocano dolore. Durante l’acquisto di ciabatte consiglio di scegliere quelle con solette estraibili
che, in caso di necessità, possono essere sostituite con un’eventuale
ortesi plantare piuttosto che doverne acquistare un altro paio. E per
la casalinga che sfaccenda molto a casa, suggerisco di scegliere scarpe morbide e ammortizzate. Sono molto indicate le scarpe da running come quelle dei maratoneti. E’ possibile trovarle anche di tipo
leggero e traspirante”.
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GRAZIA LOCASCIO
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rubriche
22 ottobre 2012
L’acido pantotenico:
energia nascosta
L
a forma biologicamente attiva dell’acido pantotenico,
il coenzima A, entra nella costituzione dell’acetilCoA,
importantissimo elemento che serve al metabolismo
dei glucidi, dei lipidi e delle proteine. Vengono così
alimentate le sintesi dell’emoglobina, il trasportatore
naturale di ossigeno dei globuli rossi, del colesterolo,
precursore di molti ormoni, dell’acido ippurico e degli acidi grassi. Attraverso questa vitamina è possibile l’acetilazione di molte
sostanze, come i sulfamidici ed altri farmaci. Le fonti naturali
sono il fegato, la carne di vitello, le uova, il latte, i formaggi, i
pesci, i legumi, le verdure. L’eccessiva carenza produce astenia,
torpore, cefalea, depressione, stipsi e bruciore ai piedi.
FARINATA DI CECI
Per
preparare
al
meglio questo piatto
non si possono usare
meno di 250 gr di farina di ceci, quindi è per
6 porzioni circa.
Versate in una ciotola
250 gr di farina di ceci.
Unite a filo sette decilitri e mezzo di acqua
girando con una forchetta per evitare che
si
formino
grumi.
Regolate di sale e di
pepe e lasciate riposare per 3 ore. Alla fine eliminate con un cucchiaio la schiumetta
che si sarà formata in superficie.
Ungete una teglia tonda con 2 cucchiai di olio e versate la farinata, rimestando con un cucchiaio di legno fino a quando tutto
l’olio sarà stato assorbito. L’altezza dovrà essere non superiore a
2 centimetri.
Cuocete la farinata in forno a 200° per 15 minuti. Tagliate la farinata a losanghe, come vuole la tradizione, e servitela ben calda.
Potete arricchire anche la farinata, prima di cuocerla, con cipollotti o cipolle o porri tagliati ad anelli e aghi di rosmarino.
I benefici
della naturopatia
6
L
e cure naturali sono da un po’ di tempo sempre più
utilizzate. Pur essendo state una volta oggetto di non
pochi pregiudizi, oggi hanno finito per riscuotere
attenzioni sempre crescenti.
Ma cosa vuol dire naturopatia?
Il termini indica in generale le cure
naturali e comprende
tutte le modalità terapeutiche che riportano l’organismo dell’uomo al suo
stato di integrità originaria utilizzando le risorse
della natura, come l’omeopatia, i rimedi floreali
di Bach, le cure psicosomatiche, i bagni, la dietetica con l’uso di vitamine,
i Sali minerali, la tifoterapia, il Reiki, la digitopressione, lo shiatsu, la cromoterapia, la
bioenergetica, la pranoterapia.
Essa si presta molto alla cura di alcuni disturbi di tipo reumatico,
metereopatico, delle sciatalgie.
Ma mai dei tumori!
Oggi in molti centri di cura del nostro Paese le cure offerte dalla
natutopatia sono accettate senza alcuna remora, anzi, si nota un
crescente interesse da parte di non pochi scienziati di chiara
fama verso i principi ed i meccanismi che la guidano.
Purtroppo, finora gli ospedali della nostra regione non l’accettano, come, invece, avviene in quasi tutte le altre aree del nostro
Paese.
Personalmente, da sempre mi sono adoperata affinché anche nei
centri di cura siciliani venisse accettato il sistema terapeutico
naturale, ma mi sono scontrata contro i tanti ostacoli burocratici
del sistema.
E’ importante precisare che il naturopata integra e non sostituisce le conoscenze ed i sistemi di cura della medicina tradizionale, crea un rapporto armonico che interessa corpo e mente, elimina i disagi e sonda le cause delle patologie.
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VERTICALI
1 Si svolgono ogni quattro anni 2 La cantante di colore di "Babyfather"
3 Lo causa il Morbo di Parkinson 4 Bagna la Grecia 5 Il dittongo di poiché 6 Potenza 7 Uno degli Aiace omerici 8 Coronato francese 9
Un'organizzazione mondiale che ha sede a New York 10 Affermazione
12 Ha perso la moglie 15 Madido 17 Divanetto a due posti 18 In fondo
al guardaroba 19 Fu rovinato da una donna 20 Preposizione 22 Un
secondo molto saporito e molto... cotto 23 Fermi, oziosi 24 Invio di
posta a scopo promozionale o commerciale 27 Volò troppo in alto 28
Viene usato in pubblicità 31 S'inserisce nel lettore 34 Offerta pubblica
di acquisto 36 Precede Vegas 39 Aerotrasporti italiani 40 La famigerata polizia segreta nazista 41 Acceso
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ORIZZONTALI
1 Una piaga della vecchiaia 11 Donazioni 13 Ne hanno tante gli inventori 14 Ama Calaf 15 Così s'inizia un'ipotesi 16 Promemoria sintetico 17
Poco sale 18 Lo Spencer di "Piedone lo sbirro" 19 I pesci farebbero
meglio a evitarlo 20 Ha sei facce 21 Né carne né pesce 24 Nota musicale 25 Avellino 26 Roccia di sabbia cementata 28 Lo pseudonimo di
Sergio Tofano 29 Provenienza 30 Mezzo cerchio 32 E' a New York 33
Calciatore brasiliano noto con il soprannome di “O Fenomeno” 35 Un
segnale del vigile 37 Sfavillavano nei forzieri 38 Divario tecnologico 40
Antica unità di misura del grano 42 L'aspetta il surfista 44 Una richiesta d'aiuto 45 Nè no, né sì 46 Lo furono Archimede ed Einstein
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Si devono disporre le cifre da 1 a 9 in una griglia quadrata di 9 caselle
per lato suddivisa in altrettanti riquadri, in maniera che in ciascuna
riga, colonna e sezione ogni cifra compaia una sola volta. Per dare al
solutore un punto di partenza, alcune caselle sono già riempite.
SOLUZIONI
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Fondamentale è quindi seguire una dieta varia, leggera ed equilibrata che comprenda proteine, carboidrati, vitamine, sali minerali, fibre
e microelementi come il ferro, il calcio, lo zinco, ecc…, che comprenda una buona quantità di soia, che, ricca di flavonoidi o fitoestrogeni (ormoni vegetali in grado di simulare nell’organismo l’azione
degli estrogeni umani), aiuta ad attenuare i disturbi della menopausa. Per il contenuto di proteine può essere un’ottima alternativa alla
carne. Assicura anche una quantità di fibre tali da permettere di
regolarizzare l’intestino e, per la presenza di acidi grassi come il linolenico e il linoleico, aiuta a mantenere elastica e tonica la pelle. In
menopausa, inoltre, si consiglia di limitare il consumo di bevande
alcoliche, di tè e di caffè, di ridurre l'uso del sale, di cibi speziati, di
pepe e peperoncino (che potrebbero innescare le caldane) e, soprattutto, di smettere di fumare.
Anche l’attività fisica può aiutare: le donne che si mantengono in
forma soffrono meno di vampate di calore. Usare abiti e lenzuola in
cotone, che lascino traspirare la pelle, riducendo il calore. Quando la
menopausa crea disagi tali da compromettere l’attività lavorativa e
la vita sociale, si può ricorrere alla tradizionale terapia ormonale
sostitutiva per la quale, però, è assolutamente necessario il consulto
medico. Tuttavia, per le donne che hanno controindicazioni a questo
tipo di terapia o per coloro che preferiscono trattamenti alternativi,
la medicina naturale può offrire rimedi particolarmente efficaci contro i disturbi connessi con la menopausa. Anche questi, però, contengono principi attivi che possono avere effetti collaterali. Prima dell’uso, quindi, è importante sentire sempre il parere del proprio medico curante o di un erborista di fiducia che possono stabilire anche le
dosi e i tempi di assunzione più idonee ad ogni caso. Particolarmente
indicati per calmare le vampate di calore sono i fitoestrogeni ricavati dalla cimicifuga racemosa, dalla salvia, dal trifoglio rosso, ma
anche dall’angelica, dall’erba medica, dal luppolo, dal ginseng, dalla
verbena. La fitoterapia suggerisce, inoltre, l’agnocasto per il suo
effetto antispastico e sedativo generale; la salvia per il suo effetto
diuretico, antispasmodico, e antisudorale; l’olio di enotera contro
irritabilità e umore depresso, per ridurre la tensione mammaria, per
contrastare la secchezza della cute e la ritenzione idrica. Ricco di
acidi grassi del tipo omega 6, ha anche funzione antinfiammatoria,
ipocolesterolemica e antiossidante.
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