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Ciclismo
TRENTINO LUNEDÌ 25 MAGGIO 2015
GIRO D’ITALIA
SOLO APPLAUSI
PER IL RAGAZZO
DI VILLACIDRO
arà stata la suggestione di
quella salita, di quel
traguardo dove 16 anni fa
si era celebrato l’ultimo vero
Marco Pantani, santo e
demonio al tempo stesso di un
ciclismo che per fortuna non c’è
più. O forse la segreta speranza
che quel che si era visto il giorno
prima durante la cronometro
del Prosecco fosse solo
un’impressione e nulla più. La
realtà invece ha certificato quel
che il buon senso consigliava già
da giorni: Alberto Contador ha
un passo e una classe diversa
dagli altri. Questo non vuol dire
che il Giro sia del tutto chiuso; le
grandi salite della prossima
settimana, Mortirolo e colle
delle Finestre su tutte, possono
ancora regalare un colpo di
scena. Ma ci sono momenti in
cui occorre riconoscere che chi
doveva, e soprattutto poteva, far
qualcosa per batterlo l’ha fatto
nel modo migliore ma non è
bastato. E non si può non
riferirsi a Fabio Aru e alla sua
squadra, l’Astana, che a un certo
punto sembrava impegnata in
una cronosquadre. Cambi
regolari, tutti a tirare e un solo
“intruso” in testa al drappello
dei migliori, sua maestà
Contador. Poi, nel finale, si è
aggiunto anche il russo Yury
Trofimov ma è stata la squadra
del giovane di Villacidro a far
l’unica cosa che si poteva:
sfiancare tutti gli altri, isolare il
leader della corsa e tentare
l’affondo. È riuscito tutto
fuorché quell’affondo. Anzi, si è
avuta netta l’impressione – al di
là del diniego, comprensibile,
dei protagonisti – che Contador
abbia “scelto” a chi far vincere la
corsa. Il rivale diretto non
poteva lasciarlo andare, il
secondo uomo della squadra
avversaria sì. Anche se poco
prima aveva sprintato per gli
spiccioli d’abbuono di un
traguardo volante, Contador
non ha bisogno di sprecare
energie per vittorie di tappa che
nulla aggiungerebbero ai suoi
immensi meriti. È
semplicemente il migliore e
tutto il resto, Fabio Aru e Astana
a parte, ha fatto un’altra corsa.
Di retrovia. Per questo
bisognerà ringraziare il ragazzo
di Villacidro. Comunque vada.
S
@s__tamburini
©RIPRODUZIONE RISERVATA
@cauz_
IRRESISTIBILE
Contadordomina
eArurimaneinscia
Madonna di Campiglio: vince Landa, gli altri big affondano
di Antonio Simeoli
◗ INVIATO A M. DI CAMPIGLIO (Tn)
Poco distante ci sono i monti
dove i nostri soldati cent’anni
fa combatterono da leoni per difendere l’Italia. In paese c’è l’albergo dove Marco Pantani iniziò la discesa della sua vita. C’è
la pista dove Alberto Tomba
trionfava. Madonna di Campiglio è un crocevia di sport e
shopping naturalmente. Ottimo posto per fare regali. Alberto Contador, uomo di mondo,
oltre che ciclista superlativo, lo
sa bene.
E ieri, nel tappone dolomitico, ha pensato bene di confezionare un bel regalo alla formazione rivale, l’Astana di Fabio Aru.
Ma non ha fatto vincere il sardo, ha completato il capolavoro
tattico non inseguendo a 500
metri dalla fine, il compagno di
squadra di Aru, il basco Mikel
Landa.
L’epilogo della frazione è
questo e la sensazione in carovana è che i titoli di coda sul Giro stiano già scorrendo. È vero,
domani, dopo il giorno di riposo, ci saranno da scalare il Mortirolo con le sue damigelle. Poi
si arriverà all’ombra del Cervino, ci sarà in colle delle Finestre. Ma qui i corridori stanno
lottando per la classifica dal secondo posto in giù. Contador
pare inattaccabile. Anche ieri si
è fatto portare a spasso
dall’Astana da Marostica ai piedi di Madonna di Campiglio.
Perché il team kazako, oltre al
sogno impossibile di staccare
Contador, ieri aveva l’obiettivo,
ben più alla portata, di levarsi di
mezzo i (rabberciati) concorrenti per il secondo posto. Ecco
INUMERI
IL PUNTO
di STEFANO TAMBURINI
Un grande Contador che lascia la vittoria come omaggio ai suoi
infaticabili gregari dell’Astana
ORDINE D’ARRIVO
1) Mikel Landa(Astana) in 4h22’36 (+10” ab)
2) Yury Trofimov (Kathusa)
a 2” (+6” ab)
3) Alberto Contador (Tinkoff) a 5” (+6” ab)
4) Fabio Aru (Astana)
a 06”
5) Steven Kruijswijk (Jumbo)
a 38”
6) Andrey Amador (Movistar)
a 42”
7) Leopold Koenig (Sky)
a 01’
8) Tanel Kanget (Ast) a 1’10” (+ 1’ abb)
9) Alexandre Geniez (Fdj)
a 01’49”
10) Damiano Caruso (Bmc)
a 02’13”
11) Maxime Monfort (Lotto)
a 02’18”
CLASSIFICA
Mikel Landa,
vincitore
della tappa
1) Alberto Contador (Tinkoff) in 60h01’34”
2) Fabio Aru (Astana)
a 2’35”
3) Andrey Amador (Movistar) a 4’19”
4) Mikel Landa (Astana)
a 4’46”
5) Leopold Konig (Sky)
a 6’36”
6) Yury Trofimov (Kat)
a 6’58”
7) Damiano Caruso (Bmc)
a 7’10”
8) Maxime Monfort (Lotto)
a 8’20”
9) Giovanni Visconti (Mov)
a 9’53”
15) Rigoberto Uran Uran (Etixx) a 12’15”
27) Richie Porte (Sky)
a 35’57”
classifica al frullatore in SETTE giorni
ReAlberto,Fabio...poic’èl’abisso
Dopo un avvio equilibrato distacchi elevati: Uran e Porte ko
Rigoberto Uran Uran è affondato
Il Giro d’Italia è strano. Pensate a una settimana esatta fa:
primo giorno di riposo in carovana. Fabio Aru che sogna il
golpe a re Alberto Contador
perché dopo una settimana di
tappe a perdifiato, cadute,
spalle doloranti e altro, gli è incollato a tre, sottolineamo, tre
secondi. Rigoberto Uran
(Etixx), uno che faceva parte
del poker dei favoriti alla vigilia, che si leccava le ferite, ma
era lì a tre minuti di distacco e
preparava la remuntada nella
crono del Prosecco, si diceva
sua alleata. E Richie Porte? Veleggiava a 22 secondi dietro la
maglia rosa. Il terzo incomodo,
il tasmaniano sornione e succhiaruote pronto ad azzannare
il Giro. «La Sky è una squadra
forte», si diceva. E via tutti a ve-
dere il motorhome in cui l’atleta ritemprava i muscoli e preparava chissà quali assalti alla
generale. Poi un manipolo di
uomini-appoggio dei capitani
ancora incollati in classifica.
In sette giorni il Giro d’Italia
è stato rivoltato come un calzino. A rimetterci un po’ tutti,
tranne naturalmente re Contador e, vista l’età, la classe e la
grande grinta, Fabio Aru che
segue lo spagnolo a 2’35”. Do-
perché, già all’inizio del passo
Daone, la più impegnativa delle
tre salite di giornata, i celesti si
sono messi davanti a fare la corsa dura. Un blocco granitico:
Luis Leon Sanchez, Diego Rosa, Tanel Kangert, naturalmente Fabio Tiralongo e Mikel Landa. Uno squadrone, passisti,
scalatori. Forti, per l’amor di
dio, capaci di scremare il gruppo, di far saltare subito gente
come Rigoberto Uran (Etixx) o
Richie Porte (Sky). Più forti dei
pretoriani di Contador, che ben
presto sulla salita più dura hanno abbandonato il capitano.
Ma non più forti della maglia rosa.
Che anzi, al traguardo volan-
te di Pinzolo, proprio all’inizio
della salita finale, è uscito dalla
ruota del trenino kazako andando a sprintare per guadagnare
due secondi d’abbuono. Una
provocazione? No. Con quel gesto lo spagnolo ha voluto far capire agli avversari che comunque, per quanto si sfiancassero,
lui era lì. Poi la salita finale. Gli
Astana a sbuffare a oltre 30 orari, quindi a sfilarsi a uno a uno.
In paese, a un passo dall’arrivo
della pista dei miracoli dell’Albertone nazionale, l’Alberto de
España è entrato in negozio.
E ha deciso di fare regali. Nel
tratto duro della salita, dopo un
primo attacco di Landa, la maglia rosa ha provato l’allungo.
dall’inviato
◗ MADONNA DI CAMPIGLIO (Tn)
Ciclismo
LUNEDÌ 25 MAGGIO 2015 TRENTINO
Vedere Landa e Aru mi sembra di rivedere Froome e Wiggins al
tour....
@Martinos85
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Salutiamo Uran. Non arriverà tra i primi 10 #giro
@SanteTricarico
I PROTAGONISTI
Albertoel’omaggio
alPirata:«Loguardavo
eloimitavoinbici»
Anche il giovane sardo ricorda Pantani («Era un mito»)
e poi elogia la sua Astana: «Landa se la merita, è uno leale»
dall’inviato
◗ MADONNA DI CAMPIGLIO (Tn)
po di loro un solco. Andrey
Amador (Movistar), il costaricano, ieri leggermente in calo
negli ultimi chilometri, è a
4’19”; il sorprendente Mikel
Landa a 4’46” e in piena corsa
per il podio. Un altro abisso è
un uomo Sky: Leopold Konig,
Repubblica Ceca, con tanti tifosi al seguito (ieri uno di questi
correva a torso nudo col nome
dell’idolo dipinto sulla schiena) a 6’36”. Lui, erede di un’ar-
mata schiantatasi insieme con
il suo generale, quel Richie Porte ieri planato sul traguardo a
quasi mezz’ora dai primi. Stavano quasi smontando le transenne. Sesto Yuri Trofimov,
uomo di classifica della Katusha a 6’58”. Per trovare nella
generale il quarto favoritissimo della vigilia, Rigoberto
Uran bisogna scorrerla fino a
quindicesimo posto. È a 12’15”
il colombiano, due volte sul po-
dio negli ultimi due anni. Damiano Cunego a 15’48”, non
una novità visto il trend degli
ultimi anni, Davide Formolo
(Cannondale) e 21esimo a poco più di 17 minuti. È qui per
crescere, diamogli tempo, anche se nella cronometro ha dimostrato più di un limite. Una
settimana fa si contavano i secondi, ora i minuti. È il Giro
d’Italia signori.
(a.s.)
Aru ha sbuffato, si è riportato
sotto. Ha pure cercato un attacco. Nada. A quel punto il miracolato Yuri Trofimov (Katusha)
restato aggrappato ai big (Pgr
scrivono nei santuari) ha tentato il colpaccio. «Questi magari
si guardano e io li frego tutti»,
deve aver pensato con i battiti
cardiaci impazziti poco dopo
l’ultimo chilometro. Ma i regali
uno deve meritarseli. E Contador allora ha scelto il connazionale Landa. Non lo ha ammesso, naturalmente, ma ha pensato che era meglio far vincere
uno spagnolo e magari mettere
un po’ di zizzania dentro l’Astana. Aru? è arrivato dietro Contador e ancora una volta ha am-
messo la superiorità dell’avversario. «Si corre per il secondo
posto, Alberto è troppo forte»,
ha invece commentato il ds dei
kazaki Beppe Martinelli. Conosce a menadito il madrileno,
l’ho ha guidato dall’ammiraglia
al Tour 2010. Come dagli torto.
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@simeoli1972
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«Guardavo le sue corse in televisione, poi uscivo di casa con
la mia bicicletta e provavo a
scattare in salita come faceva
lui. Sì, Pantani era un mio mito,
se sono diventato un corridore
lo devo anche a lui. Mi sarebbe
piaciuto vincere a Madonna di
Campiglio anche per ricordarlo». Alberto Contador non ha
dimenticato Marco Pantani
(alla vigilia della tappa gli aveva
dedicato un tweet), nel giorno
del tappone in cui ieri tutti parlavano dello scalatore di Cesenatico.
Avrebbe voluto vincere Contador, ma... «Le corse vanno così – ha detto – tutti vogliono vincere una tappa del Giro, ancor
di più quando si arriva in un posto come Madonna di Campiglio diventato mitico perché ha
segnato la vita di una grande
come Pantani. Ma la corsa si è
messa in questo modo e alla fine ha vinto Landa, sono contento per lui gli ho fatto i complimenti».
Ora l’Astana però ha due uomini che seguono (anche se a
rispettosa distanza) la maglia
rosa in classifica. Poi una constatazione destinata a lasciare
in segno. «Landa oggi (ieri ndr)
stava meglio di Aru». Uno
sguardo al futuro, non fino a
una partecipazione alla Vuelta
che avrebbe del clamoroso.
«Io guardo avanti al massimo fino a domenica, ora sono
concentrato sul Giro che è una
corsa impegnativa. Lo sprint
per guadagnare due secondi al
traguardo volante? Uno sgarbo
ad Aru? No, solo la necessità di
guadagnare quanto più possibile. La corsa rosa è piena di insidie. Voglio vincere il Giro, poi
riposerò il fisico e la mente, perché vincere una corsa tappe è
Il duello in salita tra Fabio Aru (a sinistra) e Alberto Contador (in rosa)
Pantani in maglia rosa nel 1999
anche una questione di testa, e
preparerò il Tour... la Vuelta sarebbe decisamente troppo».
Sicuri che alla fine, naturalmente se dovesse realizzare la
doppietta, Contador non farebbe un pensierino tanto per entrare nella leggenda?».
Il campione spagnolo è raggiante, lancia la mascotte del
Giro, che ha ricevuto in regalo
sul podio, a un’addetta di Rcs.
Poi se ne va.
Fabio Aru? Omaggio a Pantani: «Un mito». Poi: «Grandissima Astana – ha detto – abbiamo voluto fortemente tenere il
ritmo altissimo per staccare i rivali e vincere la tappa. Obiettivo raggiunto, Landa se la merita tutta». Il sardo poi mette in
chiaro una cosa. «Ragazzi, non
stiamo cercando di vincere il
Giro contro un corridore qualsiasi. Alberto Contador è un fuoriclasse, non è decisamente facile staccarlo in salita. È un
campione. La mia squadra ha
fatto un grande lavoro, e io cercherò di continuare a fare bene».
Un concorrente dentro casa?. Mikel Landa conferma, si
dice pronto anche a “saltare”
se la corsa di Aru lo richiederà.
E, timidamente, ammette: «Sì,
alla Vuelta mi piacerebbe fare il
capitano». Il basco va forte. era
un bambino quando Pantani
correva, ma anche per lui «Marco è un mito».
(a.s.)
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