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Natural Vet
IL BENESSERE DEL CAVALLO
osserva ogni cosa mentre cammini:
Akita mani yo
Continua il viaggio nel giardino
dei semplici, dove le erbe, anche quelle
più comuni, nella loro modestia celano
magnifiche proprietà
Testo di Stefano Morini*
E
Eccoci qui, puntuali, per
la seconda puntata relativa
all’uso di erbe curative, da
usare prevalentemente in situazioni critiche, all’aperto,
in zone selvagge, dovunque
la natura generosa ci fornisca
le erbe giuste e non siano
presenti veterinari e armadietto dei farmaci.
Proseguiamo il nostro
viaggio tra le erbe di facile
reperibilità nelle nostre
campagne e nei boschi, per
rendere i vostri trekking più
sicuri e interessanti. Cominciamo a parlare del Vischio ( Viscum album ), considerato sacro nell’antichità, veniva usato come
pianta medicinale e magica. È una pianta piena di misteri. Era sacra ai druidi (sacerdoti celti) , che la consideravano un medicinale
contro qualsiasi male. Ricordatevi che si raccolgono
le foglie e i rametti solo dai
primi giorni di ottobre fino
a metà dicembre ed anche
nei mesi di marzo e aprile:
durante il resto dell’anno il
vischio è privo di potere curativo. Vi chiederete perchè
decanti tanto il vischio,
che dopotutto è tossico. In82
nanzitutto foglie e rami
non sono velenosi, solo le
bacche, che comunque possono essere usate ottimamente per un uso esterno,
qualora vengano schiacciate
e amalgamate allo strutto di
maiale per ottenere una pomata, estremamente efficace
per i congelamenti. Anche
la tisana di vischio ha una
grande efficacia terapeutica usata a freddo e insufflata
nelle cavità nasali perchè
funziona come emostatico
nelle emorragie nasali e, presa per bocca, agisce nelle
emorragie polmonari e intestinali.
Chi ha avuto la fortuna di
non vedere il proprio cavallo
perdere sangue in modo
traumatico dal naso o dall’ano, con lo sguardo disperato, in pieno panico, non
sa quale effetto possa avere sulla sua psiche: forse è
un ricordo ancestrale, fissato
nella nostra mente, che perdere sangue sia letteralmente
perdere la vita, il suo torrente
vitale, la nostra forza.
Adesso è il turno della Veronica (Veronica Officinalis),
pianta grandemente apprezzata dagli antichi romani, che la scoprirono invadendo la Germania. Era
chiamata “panacea universale” proprio in quanto
era usata per curare una mi-
riade di malattie. A noi basta conoscere la sua rara efficacia nei casi di ferite infiammate e a lenta guarigione, soprattutto nella zona dello stinco, in cui il tessuto sottocutaneo è assai
scarso e quindi la pelle è in
stretto contatto con l’osso.
In questo caso si lava la ferita con la tisana di Veronica,
si copre, durante la notte, con
un impacco bagnato con un
infuso appena scaldato e si
fascia con fasce da riposo.
In un paio di notti di questo trattamento, spesso le ferite cosiddette “torpide”
sono quasi completamente
guarite. Vi sento mormorare
commenti increduli e sorridere con amabile sufficienza al leggere di queste
doti curative apparentemente miracolose. Vi capisco, siete abituati all’effetto dei farmaci e siete disorientati dalle erbe, misteriose,
belle da vedersi, ma sconosciute come cure reali.
Non fraintendetemi, non voglio sminuire i farmaci , che
d’altronde uso spesso anch’io
in particolare associati alle
cure fitoterapiche, ma vorrei farvi conoscere un mondo nuovo che puo’, a volte,
curare in modo meravigliosamente efficace le malattie che resistono alle cure farmacologiche. In ogni
caso, come si dice : “provare
per credere!”.
La Verga d’Oro (Solidago
Virga Aurea). Il suo nome
pomposo non le rende onore, ma la sua efficacia, sì…
È molto efficace in tutte le
malattie renali, in particolare ripristina tessuti e metabolismi danneggiati dell’apparato renale. Pensate,
per esempio, ad un caso di
emoglobinuria parossistica
in pieno trekking: il vostro
cavallo si pianta sulle quattro zampe (o si accascia a
terra…), urinando a fatica
quelli che sembrano schizzi di caffe!! Ci vorranno anche altre erbe depurative, già
precedentemente descritte,
per aiutare il cavallo a riprendersi e ad arrivare in
scuderia, ma già solo la tisana di Verga d’Oro, semplice e veloce da fare, toglierà
il dolore e ripristinerà la funzionalità renale, evitando
danni peggiori. Quando
parlo di farmacia a cielo
aperto, non sto esagerando.
Conoscendo l’aspetto delle
erbe più semplici e utili, ba-
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sta raccoglierle e poi, con
semplice manualità (tagliandole, sminuzzandole per
applicarle come cataplasmi
o facendo tisane) somministrarle agli animali. Dopotutto chi non si porta in
viaggio un coltello e l’occorrente per fare il caffe, pentola e fuoco?
Forse ci fa anche bene
riassaporare manualità antiche e odori e sapori dimenticati, usare le nostre
mani per qualcosa di veramente utile, di intensamente efficace… Sono convinto che queste cose ci mancano.
Torniamo a noi. Vorrei
parlarvi ora del Tarassaco
(Taraxacum Officinale), volgarmente ma più simpaticamente chiamato piscialetto, dente di leone, soffione, ingrassaporci, cicoria selvaggia e cicoria burda. Vi ricorderete certamente il nome “piscialetto”, caro ricordo
d’infanzia per me e forse per
molti di voi. Nei prati artificiali viene considerata
una pianta infestante, ma in
realtà è un’erba medicinale preziosa per tutti. Fiorisce in aprile e maggio lungo i viottoli, nei prati e nei
campi erbosi e si raccolgono le foglie prima della fioritura, le radici in primavera
e autunno, gli steli duran-
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te la fioritura. La sua azione depurativa del sangue,disintossicante e diuretica, particolarmente efficace nelle malattie del ricambio, nelle epatiti, negli
avvelenamenti, è ben conosciuta dai cavalli che si nutrono sempre di queste erbe, quando le trovano. Pensate alla loro umile, ma determinante utilità nelle tossicosi acute (avvelenamenti, emoglobinuria, ecc.) o negli stati di particolare affa- noscere le erbe velenose dalticamento, tipici di un du- le buone e, ancora, hanno
ro trekking, sia utilizzate co- imparato a scegliere di
me tisane che come parte del quali erbe nutrirsi per cuforaggio somministrato. E rare le varie malattie delle
poi che dire, ci sono tante quali possono soffrire. Ale tali piante da citare che si lora… svezziamo i puledri
perde il filo del discorso… con un po’ di ritardo, laScegliamo la più umile: la sciamoli a pascolo con gli
Salvia (Salvia officinalis). La- adulti, permettiamo loro di
sciate stare per un attimo il utilizzare l’ultimo latte delsuo utilizzo in cucina e scor- la madre per poi imparare
datevi di arrosti e caccia- seriamente a pascolare, atgione. Il nome Salvia deri- tività che in teoria dovrebva dal latino “salvare” ov- be occupare la maggior parte della loro giornata. In queverossia guarire.
Un proverbio del 1300 di- sto modo più raramente vece: perchè morire finchè nel dremo coliche o allergie o lagiardino cresce la salvia? miniti causate da spanciaUsiamone le foglie sminuz- te di erba medica e trifoglio
zate sulle punture d’inset- e, ancor meno di frequento e i ponfi spariranno. Usia- te, dovremo curare avvelemola come tisana nei casi namenti da foglie di vite, tasin cui la fatica del percorso so, equiseto palustre (non
abbia scatenato infiamma- quello usato a scopi curatizioni delle tonsille, focolai pu- vi dal sottoscritto…), felce,
rulenti dei denti o in caso di senecio, e così via.
In pratica un ritorno fetraumi al cavo orale (ascessi, lesioni da morso severo… lice a un metodo antico di
o mal adoperato!!!). Usia- allevare, con animali che dimola ancora nel caso in cui ventano sani e forti e manun colpo d’aria su un cavallo tengono nel tempo queste
sudato abbia provocato qualità, con la gioia di conuna paralisi, in caso di tre- dividere l’orgoglio delle fatmori e convulsioni delle trici per quei puledri che dimembra. Beh, la Salvia sarà ventano figli, nipoti, creature
anche umile, ma va alla della nostra terra, con il senso atavico della natura che
grande!
Per ultimo, lasciatemi dà corpo e significato alla vigettare un piccolo sasso nel ta…
Scegliamo la terra… e lei
lago, sperando che sollevi un
po’ di onde… I cavalli che si prenderà cura di noi.
da puledri hanno avuto la
possibilitàdi pascolare con
la madre e con soggetti adul* [email protected]
ti, hanno imparato a rico- www.ilveterinarionaturopata.it
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