Laboratorio
TEDESCO– LATINO
DEUTSCH und LATEIN
Referenti:
prof.ssa D’Amico - prof.ssa Blasi.
Attraverso l’analisi testuale di semplici testi, fiabe e
aneddoti si è voluto cogliere il rapporto tra la lingua
latina, quella tedesca ed italiana attraverso una didattica laboratoriale, utilizzando il metodo della
ricerca e dell’analisi, della rielaborazione e della
progettazione, della creatività e della libera espressione. In particolare è stato concordato come
tema comune quello del lavoro, così discusso e
attuale: il lavoro come fatica, diritto, dovere, aspirazione, realizzazione, il lavoro, insomma, come
una delle attività più qualificanti dell’uomo. Le morali e gli insegnamenti tradizionali hanno costituito
lo spunto di riflessione per i nostri studenti, lasciando poi il posto alla loro creatività, alla fantasia, alla loro visione critica del mondo. In particolare
i ragazzi hanno riscritto le fiabe proposte rielaborandole con fantasia in forma di parodia e commento.
Intervistatore: viene chiesto ai ragazzi, perché
hanno deciso di frequentare questo corso pomeridiano di potenziamento dell’offerta formativa della
nostra scuola.
Alunni classi terze: i ragazzi hanno manifestato
motivazioni diverse, anche se molte scelte sono
state comuni. Innanzitutto è stata un’occasione per
approfondire una disciplina e conoscerne un’altra,
offrendo contemporaneamente spunti di riflessione
sulla scelta della scuola superiore.
Gli alunni hanno così concluso:

“ci sarebbe piaciuto approfondire maggiormente la lingua latina”;

“ci sarebbe piaciuto affrontare altre attività
laboratoriali sul latino e il tedesco”;

“ci sarebbe piaciuto riuscire a lavorare su
un’altra favola e, magari, studiare un’altra
declinazione latina per riuscire a capire meglio questa lingua”.
LE NOSTRE FIABE
LA PRINCIPESSA TRISTE
M. Iesari cl. III E
IL PANE COME PIETRA
BROTE AUS STEIN (MÄRCHEN)
„Ich habe selber kein Brot“, sagte die
reiche Frau, „wie soll ich dir dann etwas
geben?“ „Ach“, sagte die Arme, „du bist
doch so reich. Gewiss hast du ein bisschen Brot im Schrank.“ „Nein“, sagte die
Reiche, „wenn ich auch bloß ein Stückchen habe, dann soll Gott es mir in
Stein verwandeln!“ Da ist die arme
Frau weggegangen und hat geweint.
Und die reiche Frau sagte zu ihren
Kindern: „So, jetzt will ich euch mal
ein feines Butterbrot machen.“
M. Gaetani, G Cimini cl. III D
PARODIE ED ALTRO ...
Era estate e la formica lavorava,
mentre la cicala cantava.
Il piccolo animaletto non si divertiva affatto,
ma era motivato dal fatto
che durante l'inverno sarebbe potuta stare tranquilla,
mentre la cicala, oramai meno arzilla,
avrebbe bussato alla sua porta chiedendo da mangiare,
e lei le avrebbe risposto che se ne sarebbe dovuta
andare...
niente le avrebbe dato,
neanche pane e cioccolato,
perché d'estate l'aveva infastidita,
sabotando ogni sua fatica.
La cicala, infatti, non aveva voglia di lavorare,
e la formica le piaceva disturbare
perché voleva con lei giocare.
Un giorno la formica dalla campagna tornava
e, mentre una camicia sudata indossava,
un sacco colmo di molliche sulle spalle portava,
ma la cicala, sulla piccola testolina della formica,
l'acqua spruzzava.
La formica si fermò
e la situazione alla cicala spiegò.
Al futuro bisognava pensare
e non solo e sempre giocare.
La cicala si scusò,
la formica la perdonò
e da quel giorno una grande amicizia iniziò.
Insieme cominciarono a raccogliere provviste per
l'inverno,
così da poter fronteggiare il freddo esterno.
Tutto era tranquillo
finché non arrivò il formichino Camillo.
Questi era il capo di una banda che nulla aveva da
fare
se non arrogare e picchiare.
Purtroppo la cicala fece esperienza
della sua violenza e prepotenza.
Di nascosto Camillo l'aspettava,
con botte e parole la tormentava
e con minacce la ricattava.
“Sei differente,
troppo alta e sorridente
e poi la tua pelle non è di un nero splendente,
ma di un verde deludente!”
e rivolto agli amici diceva ”nella nostra società,
non c'è posto per questa qua'”.
La cicala preoccupata
iniziò a piangere disperata
e quando verso la sua casetta tornò,
subito Camillo ne approfittò:
all'interno della sua tana entrò
e tutte le riserve di cibo le rubò.
La cicala voleva lavorare
ed insieme alla sua amica restare,
ma di fronte a tanta cattiveria
si arrese come un fiore all'intemperia.
Triste ed esasperata abbandonò la vallata.
Ormai la sua vita era rovinata.
Quando la sua amica formichina più non la trovò,
molto si preoccupò
ed intuendo quello che era accaduto
andò a parlarne con il grande capo baffuto.
Un gruppo di adulti si mobilitò
e ben presto la pace e la calma per tutti ritornò.
Camillo era un bambino disagiato,
che doveva essere aiutato
e sulla retta via indirizzato.
A quel punto la cicala, sicura di essere protetta,
tornò nella sua vecchia casetta.
Quando ormai la fredda stagione era arrivata,
la cicala a casa della formica si era rifugiata,
e tutte le provviste, insieme all'amica, si era divorata.
La morale è sempre quella:
L'amicizia è tanto bella:
un vero amico, lo sai,
riesce a tirarti fuori dai guai!
E ricorda che se mai in un bullo ti imbatterai,
insieme a chi ti vuol bene lo sconfiggerai.
“Purtroppo il fenomeno del bullismo è di triste attualità. Atti di violenza fisici e psicologici compiuti da
ragazzi contro altri ragazzi è un qualcosa di assurdo ed ingiustificabile, causa di episodi drammatici. Il
bullo fa della prepotenza, della violenza e dell'arroganza la sua bandiera e chi ne è vittima spesso non
trova la forza ed il coraggio di reagire. Un po' come
la cicala che, esasperata, decide di abbandonare la
sua casa e la sua amica, pur sapendo di andare
incontro a morte sicura con l'arrivo del freddo invernale. Il messaggio che deve passare ai ragazzi è
quello di non consentire alla paura e alla disperazione di avere la meglio e, soprattutto, di non costruirsi delle barriere attorno, di non sentirsi soli.
Sarà la piccola cicala a trovare la soluzione ad una
situazione più grande di
lei, semplicemente riponendo la sua fiducia in un
adulto, che di fatto riuscirà a risolvere un episodio
triste, la cui conclusione
poteva essere drammatica. Avere il coraggio di
volersi bene in un momento in cui il mondo ti
sembra crollare addosso,
può significare anche affidarsi a qualcuno che ci
ama per tornare a vedere il cielo sereno.”
Mignucci Martina cl. 3 A
MA QUESTA È UN’ALTRA STORIA …
E ANCORA…
(PARODIE E NON SOLO!)
La nostra storia ha inizio durante l'inverno. Ci troviamo all'interno di una fabbrica di scarpe. La cicala sta
lavorando assiduamente per riuscire a portare a casa la sua paga, costituita da due chicchi di grano.
All'inizio della primavera, la cicala viene convocata
dal direttore che le dice: “Il suo lavoro è stato per noi
fondamentale, ma da oggi lei non ci serve più..”. La
cicala sorpresa ribatte: “E io cosa dovrei fare? Non
sono una formica che riesce a procurarsi il cibo da
sé...”. “Fai quello che vuoi... per me puoi anche cantare durante tutta la bella stagione” conclude il direttor Verme, ridendo.
Arrivata l'estate, la cicala non prova nemmeno a
mettersi a lavorare e passa le sue giornate a rallegrare i contadini. Dal sasso sul quale è seduta, può
vedere una formica che va avanti ed indietro con i
chicchi di grano che raccoglie. La formica incrocia il
suo sguardo e le chiede: “Ma tu che canti solo... cosa mangerai durante l'inverno ?”.
La cicala le risponde: ”Io avevo un lavoro, ma sono
stata licenziata.. e ai servizi per l'impiego non hanno
trovato nulla per me!! E pensa che non ho nemmeno
avuto il diritto di ottenere la liquidazione e l'indennità
di disoccupazione..”. La formica a questo punto le
propone di lavorare con lei, ma la cicala non ne vuole sapere e continua a cantare. L'inverno giunge e la
povera cicala inizia a morire di fame. Si avvia verso
la tana della formica che ha conosciuto durante l'estate, la quale sta cenando al calduccio guardando
la televisione. Quella, vedendola, la scaccia subito
dicendo: “Prima cantavi, ora balla!”
La favola “La formica e la cicala” scritta da Esopo e
poi confluita nella tradizione latina ha una morale
molto attuale: “Chi nulla mai fa, nulla mai ottiene”.
Nella parodia mi sono concentrato sull'aspetto
quanto mai attuale della vicenda: la crisi e la disoccupazione. Ho condannato la crisi, ma anche la cicala. Questo perché oggi più che mai il mondo del
lavoro richiede una flessibilità ed una mobilità, che
non siamo più disposti ad avere. Ed ecco quindi il
personaggio della cicala che, dopo il licenziamento,
si rassegna totalmente e che conta solo su quelle
associazioni che dovrebbero aiutare i disoccupati,
ma che oggi non sempre sono o possono essere
efficienti.
Il personaggio della formica invece ha la stessa caratterizzazione della favola originale. La mia parodia
vuole quindi comunicare questo messaggio:
“Bisogna avere una flessibilità ed una mobilità nel
mondo del lavoro e dopo il licenziamento si dovrebbe far di tutto pur di lavorare e quindi non abbandonarsi al proprio destino”.
Stefano Caserta cl. III A
Un giorno d’estate la giovane cicala canterina se ne
stava nel bosco all’ombra di un grande albero, concentratissima nel comporre una dolce canzone
d’amore, suonando la sua chitarra. Passava di lì la
vecchia, bisbetica formica che, al contrario della
giovane cicala, era tutta intenta nell’accumulare le
provviste per l’inverno, bofonchiando tra sé e sé.
Sentendo cantare la cicala, esclamò: ”Che scansafatiche che sei! Te ne stai tutto il giorno a riposare
all’ombra! Mamma mia, che vergogna... guarda me,
piuttosto, che lavoro senza sosta per non patire la
fame in inverno!”
La cicala, dal canto suo, replicò: ”Hai una bella faccia tosta, sai? Io non sto tutto il giorno a riposare
come dici tu, io compongo dolci canzoni con la mia
chitarra e allieto tutti con il mio canto melodioso...
questa è la mia passione, il mio lavoro...non guadagno mai il becco di un quattrino, anche questo è
vero, ma mi basta poter rendere più allegra la gente
con la mia musica per essere soddisfatta del mio
mestiere!”
La formica, rimasta scettica, continuò ad andare di
qua e di là accumulando sempre più cibo, tornando
a scuotere la testa e a borbottare: ”Pensa di vivere
d’arte, di passioni...! Ah, com’era bello ai miei tempi...! Ah, la gioventù d’oggi, così sfaticata...! Dove
andremo a finire di questo passo? Mah...”
Di lì a poco vennero le prime tempeste e tutte le
piante si seccarono: era ormai giunto l’inverno. La
vecchia formica, diligente com’era stata, se ne stava tranquilla e beata nella sua calda tana a ingozzarsi e a sorseggiare una coca-cola spaparanzata
sulla sua poltrona davanti alla tv: ”Eh sì, sono stata
proprio brava!” pensava ” mica come la cicala...ma
quanto mi mancano le sue belle canzoni!”
Quest’ultima, invece, poiché d’estate aveva composto molte dolci melodie, ma non si era procurata
alcuna provvista, soffriva la fame. Diceva fra sé e
sé: ”Ohimè, che sciocca sono stata! Aveva ragione
la buona formica!”
Decise così di andare da quest’ultima a elemosinare qualche piccola briciola, e così fece. La formica,
appena la vide, scosse la testa e si mise come
al solito a borbottare: ”Eh no, cara mia, troppo comodo...ci dovevi pensare prima,,,sbagliando si impara...mamma mia, che gioventù...! Ai miei tempi...”
Così la cicala le propose uno scambio: ”Io vengo a
suonare e cantare per te ogni giorno e in cambio tu
mi dai una piccolissima parte delle tue provviste!”
La formica si mostrò reticente, borbottò un po’ ma il
desiderio di ascoltare il melodioso canto della cicala,
per di più ogni giorno e tutto per sé, fu così forte che
finì con l’accettare di buon grado la proposta della
giovane amica. La cicala fu molto soddisfatta di ciò e
pensò tra sé e sé:”Caspita, ma allora non è vero che
le proprie passioni non pagano!”
A tutti i lavori dovrebbe essere riconosciuta la
stessa dignità poiché ogni mestiere ha la sua importanza nella società. Quasi sempre, soprattutto
al giorno d’ oggi, senza la fatica non si arriva a
guadagnare. Attualmente vivere delle proprie passioni è difficile ma non impossibile: fortunatamente ci
sono ancora dei casi in cui il proprio mestiere e i propri interessi coincidono. Sicuramente questa è una
cosa positiva: un lavoro svolto con piacere risulta
di certo migliore di uno svolto svogliatamente.
Testella Giulio cl. 3D
CONCORSO
“CRONISTI IN CLASSE”
In collaborazione con “Il Resto del Carlino”
PROGETTO ORIENTAMENTO
E’ tempo di scelte importanti…
Per i ragazzi di terza media si avvicina il momento dell’iscrizione alla scuola superiore
tra dubbi, perplessità e piccole certezze.
Questo è un anno molto particolare per noi ragazzi:
per la prima volta possiamo scegliere cosa fare del
nostro futuro. Fino ad ora abbiamo giocato e scherzato, ma il tempo è passato scorrendo a tutta velocità
sotto i nostri piedi. Entro un mese di tempo
dovremmo
prendere
coscienza di noi stessi
in maniera pressoché
definitiva, delle nostre
attitudini ed inclinazioni e dei valori in cui
crediamo, per maturare una personalità capace di portarci ovunque vogliamo con un
po’ di impegno.
Fare tutto questo, però, in un mese varrebbe a
dire buttarsi con un paracadute nel vuoto. Per
evitare ciò, quindi, i professori, già da inizio anno,
hanno cominciato a “bombardarci” con
l’orientamento che per noi studenti di terza media
non è soltanto un percorso per scegliere “cosa
fare” nel prossimo anno o nei prossimi cinque
anni; l’orientamento è per noi un’opportunità che
ci guida alla “scelta di noi stessi”: cosa vorremmo
fare, cosa faremo, chi vorremmo essere, chi saremo, come vorremmo essere ricordati e soprattutto come saremo ricordati. Durante questo periodo, quindi, mentre ci barcameniamo, come funamboli, tra patentino per il ciclomotore, sbalzi
ormonali, angoscia per gli esami e continui sforzi
per mantenere una vita sociale al di fuori dello
studio, siamo alle prese anche con la scelta tra le
varie Scuole Superiori, molte delle quali ci vedono come possibili “acquirenti”, allettandoci con
proposte accattivanti, nascondendo i difetti e confondendoci sempre più …
Inizialmente, molti di noi hanno vissuto questa
situazione prendendola sotto gamba, come un
modo per “saltare” un paio d’ore di lezione; solo
dopo, abbiamo capito che ci stavamo perdendo
un’occasione importante e che, se avessimo continuato ad atteggiarci in quel modo, avremmo avuto dei rimpianti.
A dire il vero, il percorso di orientamento che la
nostra scuola ci ha permesso di fare ci è piaciuto
molto perché è stato ricco di proposte ed è stato
organizzato benissimo.
Per due settimane consecutive verso la fine di
novembre ci hanno fatto visita al mattino i rappresentanti di molte scuole limitrofe, avendo così la
possibilità di conoscere le caratteristiche di ognuna e la loro offerta formativa.
Inoltre, da prima delle vacanze di Natale fino ad
ora, c’è stato lo psicologo: prima teneva gli incontri in classe descrivendoci le scuole che ci interessavano e facendoci compilare dei test, ora, invece, tutti i giovedì è aperto lo sportello d’ascolto e
qui, singolarmente, siamo aiutati nella nostra scelta. Infine non molto tempo fa, di pomeriggio, nel
nostro Istituto c’è stato l’ “Open Day”: moltissime
Scuole
Superiori
sono venute qui
alla Pirandello e noi
ragazzi,
questa
volta accompagnati
dai genitori, abbiamo chiesto ulteriori
informazioni. Inoltre
ci è stata data la
possibilità di partecipare ad i vari stage organizzati presso le scuole stesse e di visitarne i locali, i laboratori e conoscere meglio qualche
docente.
Tuttavia, c’è da dire che spesso tutto questo non
basta, come pure non sono sufficienti le letture antologiche di brani e testimonianze appartenenti a
quanti hanno realizzato i propri sogni con mille sacrifici o gli incontri con esponenti del mondo del lavoro
che raccontano della loro esperienza. Spesso a
questa età ci si lascia condizionare in modo sbagliato: tanti ragazzi scelgono una scuola piuttosto che
un’altra per accodarsi ai loro amici; oppure non seguono le proprie passioni perché i genitori non sono
d’accordo sperando di realizzare i loro sogni attraverso i figli. Beh, noi pensiamo che ognuno debba
scegliere un percorso
di studi che lo appassioni, altrimenti finirà
per avere un lavoro
che non lo entusiasma e non lo soddisfa. Fortunatamente i
nostri genitori e i professori ci aiutano
molto, dandoci consigli utili e alla fine saranno d’accordo con noi qualunque scelta facciamo. A volte ci capita di domandarsi: “E se farò la scelta sbagliata?”, oppure “Se da
grande finirò per fare un lavoro che non mi piace?”,
… ma poi ci si ripensa: “Perché dovrei pentirmi se
scelgo da solo ciò che mi piace?”, “ Perché dovrei
avere un lavoro che non amo, se studio quello che
mi appassiona di più?”. Vedendo il bicchiere mezzo
pieno, siamo convinti che alla fine prenderemo la
decisione giusta. In particolare noi quattro saremmo
intenzionati a frequentare un corso di studi liceale
che ci consentirà di coltivare e concretizzare le nostre passioni
anche attraverso l’università.
Quest’anno cercheremo di impegnarci al massimo in
modo da uscire a testa alta e pronti per il percorso
che abbiamo scelto. Adesso non ci rimane che aspettare l’esito degli esami e fino a quel giorno non
possiamo che sognare il nostro futuro e sperare che
dietro tutta questa attesa non si celi una grande
delusione.
Luca Ciabocco, Enrica D’Anneo,
Sara Fini, Alice Pagnanini cl. III B
NOI ABBIAMO SCELTO…
Riflessioni di ragazzi pronti a scommettere sul
proprio futuro.
Da piccola, quando qualcuno mi chiedeva cosa avrei fatto da grande, io rimanevo in silenzio e, per
quanto ci provassi, non riuscivo a trovare una risposta.
Oggi, all’età di tredici anni, nel momento della scelta
della scuola superiore che, necessariamente, segnerà o perlomeno influenzerà la strada verso il mio
futuro lavorativo, ho fnalmente trovato la risposta
che tutti attendevano: farò lo chef e per questo frequenterò l’Istituto Alberghiero. La passione per la
cucina è nata all’incirca quando avevo cinque anni,
nel corso del tempo è cresciuta e ora non posso
più fare a meno di passare parte del mio tempo tra
pentole e tegami. Quando preparo un piatto posso
esprimere tutta me stessa: ogni emozione, che sia
gioia, rabbia o tristezza, viene fuori perché stare ai
fornelli è un piacere immenso e quello che per molti è una “tragedia”, per me diventa fonte di piacere.
A dir la verità, la scelta della scuola non è stata
affatto semplice perché me la sono dovuta vedere
con il parere contrario di mio padre. A lui piacerebbe che frequentassi una scuola più “importante”
ma, alla fine, dopo molte discussioni e grazie alla
mia testardaggine, papà ha assecondato la mia
preferenza. In effetti, il carattere con cui ho affrontato i pareri contrari, nasce dal fatto che la mia passione per la cucina è molto più di un sogno nel cassetto, è qualcosa che semplicemente mi fa stare
bene. Quando cucino la mente si libera di ogni
pensiero, in quel momento mi sento realizzata e
torno ad essere quella bambina che all’età di cinque anni guardava la mamma con occhi incantati
mentre cucinava o che ha messo a soqquadro la
cucina per imparare a fare il tiramisù. Normalmente
sono confusionaria, rumorosa ma i miei piatti si
presentano come un modello di semplicità e precisione. Io sono pienamente consapevole della fatica
che mi aspetterà, degli ostacoli che dovrò affrontare e delle volte che sarò messa alla prova per dimostrare il mio valore. Di certo non sarà semplice
ma è questo il percorso che ho scelto.
Ogni giorno ci riempiono la testa dicendo che non
c’è lavoro, che l’Italia sta fallendo ma sono convinta che siamo NOI a poter risollevare il nostro Paese trasformando i sogni in realtà e le idee non si
trasformeranno mai in fatti se non crediamo fortemente in esse.
Marscha Brugiati cl. III E
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Scegliere la scuola non è un compito semplice,
insomma scegli ciò che diventerai da grande, il
lavoro che farai. Ho iniziato la terza media con tantissimi dubbi, volevo fare tutto e niente, qualsiasi
cosa sarei stata disposta a farlo; mi piace tutto,
dalla meccanica alla cucina, dall’arte alla chimica,
alla letteratura; insomma potrei scegliere qualsiasi
scuola. I miei insegnanti mi consigliano un Liceo ma
non credo di aver tempo necessario per frequentare
un istituto del genere in maniera dignitosa tra corsi
vari e danza. Ci ho ragionato molto su, mesi e mesi,
durante i quali a pranzo l’argomento era sempre la
scuola. Sono molti i fattori da considerare: la vicinanza a casa, le materie, lo studio, i rientri, il parere dei
genitori e dei professori. Con le scuole professionali ti
affacci subito sul mondo del lavoro, già dal terzo anno, mentre per un Liceo prima di iniziare a lavorare
devi superare la maturità e frequentare l’Università.
Ritengo che un Istituto Professionale sia molto meglio
per me perché si prediligono le attività manuali. Io
sono brava a scuola ma solo perché ho un alto senso
del dovere altri menti impiegherei il mio tempo in altre
cose. Vorrei frequentare l’Istituto Alberghiero ma tutti
dicono che sono “sprecata” per quella scuola. Pensare che la scuola Alberghiera di Milano è una delle più
importanti d’Italia e invece qui è discriminata.
Sinceramente trovo che sia una follia decidere ciò che
farai nella tua vita a tredici anni. In tre mesi ho cambiato idea più di cinque volte tra Liceo delle Scienze
Umane, Liceo Artistico, Istituto Alberghiero, Liceo Linguistico, Tecnico grafico e Tecnico turistico. Io penso
che l’adolescenza vada vissuta nel migliore dei modi
e non tutto il giorno a studiare: bisogna anche divertirsi e, soprattutto, quando torni a casa da scuola devi
essere contento di ciò che fai e soddisfatto dei tuoi
studi. Ho sempre aspirato a una vita felice, piena di
amore e di impegni, e sul lavoro voglio le stesse cose.
Felicità, amore e impegno. Sono questi i fattori che
portano al successo. I grandi si lamentano sempre
per la loro vita piena di stress ma io non sarò come
loro. Sarò un’adulta e una donna felice e serena come poche. Alla fine ciò che conta è una cosa sola:
qualsiasi tipo di scuola, se fatta bene, ti darà soddisfazione nella vita e io che sono una persona determinata farò ciò che scelgo nel migliore dei modi. Sono
convinta che, qualsiasi scuola sia, avrò un futuro assicurato!
Alice Marani cl. III B
IL MONDO DEL LAVORO OGGI
I ragazzi provano a capire cosa offre il mercato del
lavoro
La crisi iniziata nel 2008 continua ad avanzare.
Spesso la parola crisi viene utilizzata come sinonimo
di difficoltà, ma in realtà è soltanto un cambiamento di
qualcosa che non funziona più correttamente. In questo senso, la scelta alla fine dellascuola superiore,
diventa fondamentale perché i percorsi di studio successivi si differenziano moltissimo e già dopo il biennio dell’obbligo, i ragazzi possono scegliere se continuare la scuola o abbandonarla. Infatti, i più giovani
dovrebbero trovare lavoro molto più facilmente degli
adulti, in quanto dal punto di vista contrattuale per le
aziende è più conveniente ma, considerata l’alta
percentuale di perdita dei posti di lavoro, alla fine
si corre il rischio di ritrovarsi senza un titolo di
studio utile per una nuova occupazione o una
posizione lavorativa migliore. Da alcune statistiche si deduce che la maggiore richiesta di lavoratori avviene nei settori che riguardano l’energia e
le telecomunicazioni. Infatti coloro che, in questi
anni, hanno trovato lavoro più facilmente sono
proprio gli addetti ai settori prima elencati, ma
anche gli impiegati nell’ambito della progettazione, dell’ingegneria e del commerciale.
Cosorzio
AlmaLaurea
LAUREATI PRIMO LIVELLO
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE E
FORMATIVA DOPO UN ANNO DALLA LAUREA
Possiamo dunque dedurre che nel 2014 i settori
che traineranno il mercato del lavoro italiano saranno quelli delle vendite, dell’informatica, delle
telecomunicazioni e dell’ingegneria. Oggi la laurea non ha più lo stesso valore di un tempo. Infatti, sebbene possa offrire l’accesso a dei lavori ben
retribuiti, dai dati è emerso che la percentuale dei
disoccupati laureati (19%) è maggiore della percentuale dei disoccupati diplomati (16.3%). Tra i
laureati più richiesti troviamo: l’esperto di software, di gestione aziendale, analista programmatore, progettista, operatore commerciale estero,
addetto al marketing. I diplomati maggiormente
richiesti, invece, risultano gli esperti nel settore
delle telecomunicazioni, dell’alimentazione,
dell’informatica,
della
meccanica,
dell’elettrotecnica e della moda.
Crediamo, quindi, che l’orientamento scolastico
sia fondamentale per noi ragazzi perché da esso
dipenderà il percorso di studi successivo e le opportunità lavorative che il futuro ci potrà riservare.
Samuele Brunasso, Alisia Capozucca, Stefano
Caserta, Martina Mignucci cl. III A
Il progetto proposto quest’anno dalla prof.ssa Mazzarella offre la possibilità a noi ragazzi delle classi Prime di
imparare a mangiare sano per sentirci meglio. Infatti,
assumendo in modo vario e completo i vari alimenti,
compiamo il primo e più importante passo verso una
vita in buona salute ed energica perché mangiare bene
equivale a volersi bene. Ogni prodotto ha le sue caratteristiche benefiche differenti:
porzioni raccomandate; la situazione più critica
riguarda la fascia giovanile e anche l’aumento
dell’obesità tra i giovani è dovuta prevalentemente ad una cattiva alimentazione ricca di
grassi e povera di frutta e verdura. L’iniziativa,
quindi, ha lo scopo di proporre nella scuola
un’alternativa alle solite merende coinvolgendo
ragazzi, insegnanti, genitori, produttori, nel comune intento di favorire un modo più sano di
alimentarsi.
Giulia Camerlengo cl. I D
PROGETTO “BIBLIOTECA”
AUTORE-STUDENTI:
FACCIA A FACCIA SULLA RESISTENZA
(pubblicato su “ Il Resto del Carlino”)
Il 5 marzo, nell’auditorium della Scuola Primaria
“S. Giovanni Bosco” l’autore Elio Scialla ha presentato agli alunni delle classi Terze della Scuola Secondaria di I grado “L. Pirandello” il suo
libro intitolato “Il binocolo di Cesare”.
In particolare, frutta e verdura sono alla base di una
sana alimentazione apportando sali minerali come potassio, magnesio, selenio, ferro poiché contengono numerosi composti antiossidanti che proteggono il nostro
organismo contrastando i radicali liberi.
Iris Alessi cl. I D
Nell’ambito dello stesso progetto, la nostra scuola ha
aderito all’iniziativa del “Mercoledì della frutta” in collaborazione con il servizio igiene degli alimenti dell’ASUR
di Civitanova Marche. Si tratta di una progetto che mira
a sensibilizzare, responsabilizzare ed anche indirizzare
i ragazzi al consumo di frutta fresca di stagione come
spuntino scolastico, rendendo ciò naturale, piacevole e
abituale. Gli obiettivi principali dell’intervento sono quelli
di informare sugli effetti positivi di frutta e verdura, di
incentivare il consumo nelle scuole e a casa di alimenti
gustosi, salutari a basso contenuto energetico e di provenienza territoriale e, infine, di proporre spuntini alternativi a base di frutta e verdura fresche. Negli ultimi
anni, infatti, si evidenzia un calo enorme dei consumi di
questi alimenti ed un progressivo disinteresse soprattutto nei ragazzi in età scolare, a scapito di una alimentazione equilibrata. I giovani prediligono alimenti industriali confezionati, magari di più veloce e pratico utilizzo e ben pubblicizzati. In Italia il consumo di frutta e
ortaggi è in diminuzione e ben lontano dalle cinque
L’evento, legato al progetto “Biblioteca”, arriva al
termine di un percorso di lettura in classe al
quale si è dedicato diverso tempo nel corso
dell’anno scolastico. Il romanzo è incentrato
sugli eventi legati alla seconda guerra mondiale
e racconta di un ragazzo di nome Cesare che,
dalla fine del 1942, è costretto a vivere come
sfollato a casa del nonno paterno a Mondovì in
Piemonte. In questo paese egli trascorre gli ultimi anni del conflitto mondiale in assenza dei
genitori e spesso anche del nonno, attivista nelle
fila dei partigiani. Pur trovandosi in una nuova
città, il ragazzo riesce comunque a trovarsi degli
amici che lo aiuteranno nei momenti di difficoltà
e che ritroverà al ritorno a Torino. I ragazzi sono
stati accolti con entusiasmo dall’autore che è
anche protagonista, perché l’impianto della storia è completamente autobiografico. Durante la
conferenza il Prof. Scialla ha rivelato di aver
scritto il libro più di quarant’ anni fa e che la versione letta non è la prima stesura bensì la terza.
Inizialmente, il libro era addirittura il doppio di
quello attuale. L’autore ha, inoltre, riferito che il
romanzo non è stato pubblicato subito perché
nell’Italia del dopoguerra non si voleva parlare e
ha iniziato la stesura del libro è legato, quindi, alla volontà di non voler dimenticare i duri anni della guerra e
i problemi ad essa connessi, in particolare le vicende
della Resistenza e della lotta tra gli italiani dopo i fatti
del 1943. Al termine di una breve introduzione, molto
spazio è stato dedicato alle domande degli studenti,
che per una giornata sono diventati veri e propri giornalisti e grazie alle esaurienti risposte dell’autore hanno potuto soddisfare le curiosità nate durante
l’approfondita e accurata lettura del libro: sono emersi i
ricordi e sentimenti dello scrittore e ciò ha suscitato
una profonda commozione nella platea verso un passato così difficile.
Tutti gli alunni presenti si sono dimostrati molto partecipi e interessati alle memorie del professore. Oggi noi
ragazzi non riusciamo a renderci conto di come vivevano i nostri coetanei nel periodo della guerra: i pericoli,
le privazioni, la paura per la propria sicurezza e per
quella dei propri cari… E’ per questo che dovremmo
apprezzare la vita e renderci conto che essa è un bene
prezioso. Il rapporto scrittore-alunni è stato intenso e
“ravvicinato” così da permettere al professor Scialla di
raccontare anche aneddoti molto personali per destare
sempre più interesse e curiosità da parte di un centinaio di alunni completamente presi dai suoi racconti e
che non hanno faticato a mantenere alta la loro attenzione. L’incontro si è concluso con un gesto inatteso:
l’autore è stato così gentile da firmare i libri per tutti
noi, l’impronta del nostro emozionante incontro che
porteremo nei nostri ricordi.
S. Brunasso, S. Caserta, M. Mignucci
cl. III A
I. Ciccarelli, C. Marabini, M. Gaetani, A. Paolucci
cl. III D
GITA A ROMA
Udienza con il Santo Padre
Il giorno 5 marzo 2014 siamo partiti per Roma, così
come era previsto nel progetto “Mister Cittadino” organizzato dalla prof.ssa Mazzarella. Ci siamo ritrovati
davanti al cortile della scuola alle h 5.00 e subito
dopo ci siamo messi in viaggio; alle h 9.00 siamo
arrivati a Roma.
Ci siamo fermati davanti al Palazzaccio e da lì a
piedi siamo arrivati in Piazza san Pietro, dove
abbiamo incontrato il professore referente del
progetto “Educare alla Solidarietà” dell’istituto
superiore “Ceccherelli-Volta”, che ci ha fornito i
biglietti per l’udienza prevista con il Papa. Ci siamo disposti lungo le transenne sotto le arcate di
Piazza san Pietro, in attesa dell’ arrivo del Pontefice e nel frattempo abbiamo esposto uno striscioni, che la nostra scuola ha dedicato a Lui.
L’ entrata del Papa è stata molto emozionante:
dopo essere passato con la Papa-mobile per le
transenne, Egli si è disposto e ha iniziato il suo
discorso, che è stato molto bello e profondo, e
dato che era il mercoledì delle Ceneri, ha parlato
soprattutto del modo in cui dovremmo vivere la
Quaresima. Dopo l’udienza ci siamo recati al ristorante, già prenotato dalla scuola, per fare
pranzo e dove abbiamo mangiato pasta all’ amatriciana, arrosto e dolce. Dopo il pranzo, insieme
al professore e alla classe III del suo istituto, abbiamo fatto una passeggiata per Borgo Pio, fiancheggiando il camminamento di Castel Sant’ Angelo fino ad arrivare al ponte sotto cui scorre il
fiume Tevere. Lungo le strade c’erano molte persone intente a chiedere l’ elemosina in modi un
po’ bizzarri: c’era chi rimaneva sospeso in aria
aggrappato a un palo, chi invece si mascherava.
Sul ponte di Castel Sant’ Angelo, invece, molti
ragazzi ritraevano le diverse statue lì presenti.
Da lì siamo arrivati in Piazza Navona che era
molto bella, perché si vedeva la parte opposta
della cupola di San Pietro, inoltre al centro c’era
una fontana ed intorno molti negozi, infatti le professoresse ci hanno lasciato fare un po’ di acquisti. Infine, alle h 16.15 siamo ripartiti con il ricordo
di questa bella gita.
Santori Francesca cl.II A
Venerdì 07 marzo le classi Seconde della Scuola secondaria di I grado ”Luigi Pirandello” hanno assistito ad
un concerto dell’Orchestra filarmonica marchigiana.
L’evento è stato introdotto dalla presentazione della
Preside la quale ci ha raccomandato di essere educati.
Poco dopo ha passato il microfono ad un componente
dell’orchestra che ci ha spiegato il significato della parola “overture”: apertura.
Billie Holiday “Man I love”. Lo spettacolo si è
concluso con la canzone “Wolf Gangster” di Mario Gagliani eseguita da tutti gli strumenti. Credo
che ognuno di noi abbia imparato qualcosa, come ad esempio i due punti di riferimento
nell’orchestra, cioè la mano destra e la mano
sinistra. La destra scandisce il tempo, la velocità
o lentezza per il ritmo binario, ternario , quaternario; la mano sinistra, invece, il timbro del suono, più forte o più leggero. A nome di tutte le
classi Seconde ringrazio le insegnanti e la Preside per averci dato la possibilità di vivere
un’esperienza tanto bella ed emozionante!
Tommaso Lelli cl. II B
CONOSCERE PER CONOSCERSI
UN’ESPERIENZA DI VITA E STUDIO…
IN TEDESCO
(pubblicato su “ Il Resto del Carlino”)
Il primo brano che abbiamo ascoltato è stata appunto
l’overture di Gioachino Rossini, “Il signor Bruschino”,
suonata da alcuni strumenti a fiato come l’oboe, il corno, le trombe, il clarinetto e, per gli archi, contrabbasso
e violini. Il primo brano è stato allegro ed è stato ap-
prezzato da tutti; al termine
il rappresentante
dell’orchestra ci ha spiegato le differenze tra il suono
del violino, della viola, del violoncello e del contrabbasso. Quest’ultimo è stato suonato da un alunno della
classe II E, Edoardo Di Matteo, che ci ha dimostrato le
sue abilità di bravo musicista. Il secondo brano di Wolfgang Amedeus Mozart, “La Serenata”, è stato molto
coinvolgente; il terzo, eseguito con le corde pizzicate,
“Pizzicato Polka” di Johann Strauss, ci è apparso immediatamente divertente e gioioso. Subito dopo, i legni
hanno suonato un brano chiamato ”Tico Taco” di origine popolare. Abbiamo assistito inoltre ad una esecuzione di ottoni: hanno iniziato i corni subito seguiti dal suono inconfondibile delle trombe accompagnate dalle
percussioni che hanno eseguito il brano di
Il 17 febbraio per alcuni ragazzi delle classi seconde è iniziata un’esperienza linguistica magnifica, speciale ed istruttiva.
Siamo partiti per raggiungere Bressanone, località dell’ Alto Adige. Appena arrivati siamo stati
accolti nel miglior modo dal titolare dell’ hotel e
dal suo personale, cosa fatta anche dai ragazzi
del liceo che partecipavano allo scambio culturale, che ci hanno messo a nostro agio nonostante la differenza d’età. Siamo stati travolti da
un‘atmosfera accogliente, che ci ha permesso di
ampliare le nostre conoscenze linguistiche! Ci
siamo trovati molto bene nonostante le diversità
che abbiamo riscontrato sia nell’ambiente naturale sia nel carattere dei ragazzi!
Ci ha molto stupito anche la struttura della scuo-
la, differente per la grandezza ma anche per
l’organizzazione. E poi, come dimenticare tutte
le meraviglie che abbiamo ammirato a partire
dalla mummia Otzi, l’uomo venuto dai ghiacci, la
caratteristica torre bianca di Bressanone con la
piazza del duomo, e poi tante altre ancora, Bolzano, Trento e, infine, la bellissima giornata in
montagna alla Plose! Per noi ragazzi questo viaggio
è stata un’esperienza bellissima e indimenticabile, ci
siamo aperti a nuovi orizzonti, ci siamo immersi in
una nuova cultura, abbiamo stretto rapporti con ragazzini di un’altra lingua e ognuno di noi si è impegnato moltissimo nel parlare tedesco. Di certo non è
stato facile comunicare con la gente del posto e adeguarsi alla vita, alle tradizioni, ai cibi a agli usi dei
ragazzi di Bressanone! Questo viaggio è stato
un’opportunità immensa in cui abbiamo scoperto
anche alcune sfumature in più su noi stessi; inoltre ci
siamo sentiti più responsabili e maturi grazie anche
ai professori e ai genitori che ci hanno dato fiducia.
Ci siamo sentiti in dovere e onorati di rappresentare
la nostra scuola e di far conoscere, a nostra volta,
una piccola parte di essa ai ragazzi di Bressanone e
abbiamo capito, infine, che viaggiare non significa
solo “ ESPLORARE IL MONDO” ma “COSTRUIRE
UN PONTE “ fra culture e persone diverse!
F. Capozucca, A. Del Papa, G. Lo Scocco,
C. Morresi, T. Cognigni, M. Emiliozzi, A. Medori
cl.II E
RIAPRIAMO LE PORTE ALLA STORIA: la
SHOAH raccontata ai ragazzi delle classi III
(pubblicato su “ Il Resto del Carlino”)
Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Novecento si è consumata una delle più grandi tragedie di
sempre: il genocidio degli ebrei da parte dei nazisti.
Sono passati molti anni da allora, tuttavia non possiamo permettere che si dimentichi un momento così
importante della storia dell’uomo. Quest’anno, quindi, in occasione della “Giornata della memoria”, il
nostro Istituto ha deciso di andare oltre le semplici
informazioni e nozioni da apprendere sui testi e far
conoscere meglio ai suoi alunni di Terza questo periodo storico così importante attraverso un’iniziativa
molto interessante che è riuscita a catturare
l’attenzione di tutti i presenti. Gli studenti, dopo aver
visto l’orrore dell’Olocausto vissuto dai bambini guardando il recente film francese “Vento di primavera” si
sono recati all’auditorium della Scuola Primaria “S.
Giovanni Bosco” per assistere alla conferenza del
Brigadiere della Guardia di Finanza e studioso della
Shoah Vito Carlo Mancino che ha raccontato, tra
l’altro, l’esperienza della propria famiglia, toccata
direttamente dall’Olocausto.
Il Brigadiere si è presentato portando con sé la sciarpa e la kippah, il tipico berretto ebraico, del suo
grande amico Shlomo Venezia, uno dei più importanti testimoni diretti della Shoah, venuto a mancare
circa due anni fa. “Questi vestiti”, ha spiegato Mancino, “mi danno forza. Per questo li porto sempre con
me”. Dopo un’introduzione esauriente che ha permesso agli alunni di comprendere meglio il periodo
storico di cui avrebbe trattato nel suo dibattito,
il Brigadiere Mancino ha parlato delle vicende che
hanno visto drammaticamente protagonisti i propri
parenti, di come le vite di questi ultimi insieme a
quelle di altri milioni di ebrei siano state stravolte
dalla storia, alternando questi ritagli di eventi familiari a riflessioni personali molto profonde e condivisibili.
Tra le numerose cose dette, il Brigadiere ha citato
una frase di suo nonno, esempio di grande saggezza popolare: “Nella vita di ogni uomo”, ha detto
Mancino, “ci sono tre giudizi: uno è quello della
magistratura ma per saperlo prima devi essere
arrestato; quello di Dio ma per conoscerlo devi aspettare la morte… e poi c’è un terzo giudizio, al
quale non si può sfuggire in alcun modo ed è quello dello specchio, perché è lì che ogni giorno devi
trovare il coraggio di guardarti ed è in quel momento che devi fare i conti con la tua coscienza”.
Durante la conferenza è intervenuto brevemente il
Capitano della Guardia di Finanza di Civitanova
Valerio Pica mentre, al termine, il Brigadiere Mancino ha chiamato accanto a sé l’Assessore
all’istruzione Prof. Piergiorgio Balboni e il Sindaco
Dott. Tommaso Claudio Corvatta che ha dimostrato tutta la sua commozione per il tema trattato e le
toccanti parole di Mancino.
L’applauso finale, spontaneo e sentito, non ha lasciato alcun dubbio: questo incontro si è dimostrato
un’ottima occasione per andare al di là delle cose
che si possono imparare a scuola riguardo la Shoah e per ascoltare la storia di questo immane sacrificio umano raccontata in maniera diretta ed efficace impedendo, in questo modo, che l’Olocausto
venga catalogato come qualcosa che ormai appartiene al passato e finire nel dimenticatoio.
Giulio Testella
cl. III D
Se mi fermo a
pensare
alla
mia
classe,
rifletto e mi
accorgo che
con essa trascorro la metà
dell’anno,
la
metà del giorno e proprio su quei banchi, che sopporto poco, ho conosciuto persone fantastiche
che mi sostengono e mi vogliono un mondo di
bene. La mia classe è “da urlo” e non la cambierei
mai, anche perché è una seconda famiglia, un po’
più grande, ma molto unita. Noi preadolescenti in
classe parliamo del più e del meno, si discute di
problemi, di amicizie, ma soprattutto di sciocchezze varie. Nell’aula vola sempre una nuvola di allegria e serenità e se, per caso, qualcuno di noi è
triste ci si aiuta a vicenda. Una domanda che mi
pongo spesso è se siamo tutti amici o compagni
e, riflettendo, mi accorgo che la classe è divisa in
piccoli gruppetti. Io però ho solo amici veri, quelli
che mi sostengono sempre, che non mi deridono
ma che mi aiutano a crescere. La maggior parte
degli amici sono femmine come CECILIA, una
ragazzina timida ma gentile, oppure l’altra CECILIA, sempre pronta a darti una mano, ma credendo all’amicizia tra maschi e femmine, ho amici
speciali anche maschi, come RICCARDO, MARCO e così via. Io credo nell’amicizia tra maschi e
femmine perché, forse, è anche più bella di quella
tutta al femminile. Nella mia classe, anche se non
siamo tutti amici, c’è un clima molto speciale e, se
anche non usciamo, siamo veramente uniti come
una catena invisibile ma indistruttibile. Come ogni
classe, anche la nostra non è proprio perfetta e,
anche se siamo una stella lucente, anche noi abbiamo dei punti di forza e dei punti deboli. I nostri
punti forti sono di essere tutti e 24 uniti, di divertirci senza escludere nessuno e i punti deboli sono
due: ci si prende ancora un po’ in giro per far ridere la classe e spesso si fa la spia sui compiti. Anche se siamo solo 24 ragazzini preadolescenti,
combiniamo molte marachelle, forse non tante
come in prima media, ma nemmeno poche! In
questo periodo, nella classe, ci sono i primi piccoli
amori, le prime delusioni e spesso anche le prime
rivalità. A me, personalmente, che piace disegnare, se dovessi ritrarre la mia classe, la rappresenterei in un grande cartellone vivace, con molti ragazzini che si divertono. Io stimo la mia classe e i
miei compagni, perché siamo unici, speciali, una
stella che esplode, una vera e propria “classe da
sballo”.
Siria Gambardella cl. II E
Polifemo, ciclope spaventoso!
Omero, parlandoci del terribile Polifemo, è proprio
riuscito a spaventarci. Polifemo era figlio del dio del
mare Poseidone e di una bellissima ninfa. Nella sua
figura la bellezza della mamma è andata persa. Altissimo, con un corpo massiccio coperto di peli, i capelli
aggrovigliati, aveva un unico occhio in mezzo alla
fronte, un occhio rotondo, grande come la luna.
“Me lo immagino enorme e sgraziato, selvaggio
nell’aspetto, con una forza fisica smisurata, violento
più di una bestia. Perché mangiarsi quei piccoli uomini, se non per mostrare la sua assoluta inospitalità
ed andare così contro quello che gli dei vogliono
dall’uomo giusto? Lui segue solo la propria volontà.
Eppure, nonostante la sua ferocia, sembra essere
amorevole e attento nella cura del suo gregge. Una
strana contraddizione, ma faccio un po’ fatica a immaginarlo a mungere le sue pecore!”
(Daniele Bongelli, I E)
“Secondo me è molto antipatico e anche poco intelligente e cortese. Si vede che non è mai andato a
scuola e dovrebbe imparare un po’ di cortesia se non
vuole essere accecato di nuovo!”
(Angelo Bartolini I E)
“Un consiglio che
gli voglio dare da
amico è che non
deve mangiare gli
uomini: uno di loro
potrebbe diventare
il suo migliore amico!”
(Manuel Mei, I E)
I ragazzi della II E volano sulla Luna…
Come Astolfo nell’ ”Orlando Furioso”, sono
al galoppo dell’ippogrifo e posso recuperare sulla Luna quello che si perde sulla Terra. Così ritrovo ….
Al galoppo dell’ippogrifo posso vedere tutto, pianeti
stelle e astri: è un panorama magnifico! La brezza di
quel viaggio nell’immenso universo mi accarezza i
capelli e mi fa sognare con la fantasia e immagino
quello che potrò trovare sulla Luna! Appena atterro
sulla superficie lunare, di color bianco grigiastro,
scorgo una fantasiosa catena montuosa: splendida!
Ci sono monti rosa, lilla, azzurri, indaco e perfino oro
e argento! Sono tutti monti altissimi ed è così che
comincio a domandarmi di quale materiale siano
composti. Provo a toccarli, ma più mi avvicino più mi
accorgo che sono impalpabili, anzi, riesco ad entrare in queste grandi “nuvole colorate”; adoro il colore
indaco, entro… Sono avvolta e abbracciata da tanta,
tanta tenerezza, sentimento dimenticato da tutti:
genitori e figli, mariti e mogli, capi e operai, sacerdoti
e popolo, governo e gente comune… Proprio di questo Papa Francesco ha parlato in tante occasioni:
dice che solo ritrovare la tenerezza ci può salvare e
che non bisogna averne paura. Pian piano, senza
accorgermene, la scala colore si abbassa e vengo
travolta da un’ondata di umiltà di color lilla: nessuno
di noi è umile, tutti vogliamo essere i primi e oggi,
sulla Terra, l’umiltà è vista come stupidità! Camminando, mi ritrovo circondata da tante piccole ampolle di color azzurro in cui inciampo e che formano la
montagna più alta: sono piene di senno, capacità
ormai estinta sulla Terra, la quale permette di giudicare e agire con saggezza. Un dolce e melodioso
suono di arpa mi attrae e mi accompagna nella nuvola rosa, piena di alberi nei cui fiori sono custodite
perle di serenità, che si ritrovano nelle cose semplici
e affettuose, che ormai sulla Terra non esistono
più… Sono un po’ stanca e vorrei uscire ma una
piccola collina argentea attrae la mia attenzione: c’è
un grande e brillante cartello con su scritto
“educazione”! Sulla Terra non ce n’è poichè chi è
educato è “out”! Attraversando la collinetta mi ritrovo
in un bagliore dorato che mi fa sentire a casa, a mio
agio; questo è l’unico posto pieno di vita (voci,
schiamazzi, profumi, nutella e tanta tanta sincerità);
qui trovo tutto ciò che sento di aver perso. Certo,
crescendo ho scoperto cose nuove, anche interessanti della mia età, ma sono certa che spontaneità,
collaborazione, divertimento sincero e piacere di
stare insieme non sono più quelli di quando ero
bambina; ora le nostre mani sono impegnate dai
cellulari! Non vorrei più andare via, mi voglio portare via tutto, ma come faccio? Farò due viaggi, ma
non intendo lasciare niente perché vorrei un mondo
migliore!
(Cecilia Olivieri)
Sto viaggiando sopra ad un cavallo alato, chiamato
Ippogrifo; da quassù la vista è meravigliosa: sono
circondata dal firmamento e da lontano vedo la Luna, una grossa palla bianca che viene illuminata dai
raggi del sole. Il magico cavallo posa le sue zampe
sulla superficie della luna e mi fa scendere. Quante
cose si trovano qui! Tutte che appartengono agli
uomini della terra. Mi giro un po’ intorno e scorgo
una cosa importantissima che gli uomini hanno perso: il senno. Vorrei proprio riportarlo sulla terra, perché gli uomini si stanno comportando così male che
si capisce proprio che non hanno più il senno della
ragione. Girando ancora un po’ vedo qualcosa che
mi appartiene: la spensieratezza di quando ero
bambina. L’ho perduta qualche anno fa, ormai non
sono più così piccola da non capire gli avvenimenti
che accadono, per questo di fronte a certe difficoltà,
che a volte mi fanno star male, vorrei riavere la mia
spensieratezza per superare le cose senza angoscia, ecco perchè vorrei riportarla a casa.
(Benedetta Capozucca)
“Tutti hanno un pezzettino di sé sulla Luna descritta da Ariosto”
Tutti, secondo me, hanno un pezzettino di sé sulla
Luna descritta da Ariosto; io vorrei poter riprendere
la sicurezza in me stessa, nelle mie capacità, nel
mio essere. Molte volte mi capita di lasciarla volare
via lontano verso quella Luna, a causa del mio carattere o per delle situazioni in cui perdo fiducia in
me; la rivorrei per mostrare a tutti ciò che valgo.
(Lisci Cecilia)
Voglio riprendere la cosa alla quale sono stato sempre devoto: il mio coraggio, una cosa che non ho
perso del tutto ma in parte, e l’amicizia delle persone a cui tengo di più.
(Matteo Cognigni)
Mi piacerebbe ritrovare dentro di me la mia infanzia,
perché, adesso che sto crescendo, mi ritrovo ad
affrontare difficoltà, ma soprattutto scelte, che cambieranno la mia vita e quindi il mio futuro.
(Lorenzo Belluccini)
Una cosa che perdo delle volte è l’autostima, che
invece serve moltissimo, secondo me, perché
quando ne sono privo mi sento isolato dal mondo.
(Edoardo Di Matteo)
Io vorrei recuperare la vera amicizia, che per me è il
sentimento più importante perchè mi dà la forza di
andare avanti, anche se ho capito che di veri amici
ce ne sono pochi nel mondo. Cercherei anche il mio
sorriso che a volte svanisce e a volte ritorna.
(Barbara Brasca)
Io recupererei la voglia di fare i miei doveri: la rivoglio
perché in certe giornate non ho voglia di fare i compiti o di andare all’allenamento. La voglia l’ho perduta
poco tempo fa, forse perché sono entrato nella fase
della preadolescenza e quindi spesso sto con il cellulare o al computer! (Tommaso Cognigni)
Io vorrei riportare sulla Terra l’altruismo, perché ci
sono molte persone a cui non importa niente degli
altri, più poveri o sfortunati (Leonardo Torregiani).
Dovremmo recuperare i valori e la “ricchezza” interiore che c’erano un tempo, come la solidarietà della
gente verso chi ne ha bisogno. (Arianna Del Papa)
Io prenderei la pace. Oggi la pace manca nel mondo,
perché gli adulti preferiscono fare la guerra! Riporterei la pace in tutte le famiglie così che i ragazzi possano vivere una vita migliore. (Antonio Medori)
Vorrei proprio vedere tutto ciò che la gente perde
con il tempo, nel bene e nel male, per capire se, riavendo quelle cose, il mondo potrebbe essere un luogo migliore, non solo per me, ma per tutti quelli che
lo vogliono. (Gemma Bordoni)
Se potessi fare
come Astolfo e
viaggiare
sull’
Ippogrifo fino alla
luna,
sarebbe
una
stupenda
occasione
per
riprendere la felicità. Credo che
sia partita per la
Luna molto tempo fa con l’ intenzione di non tornare. Non ricordo
bene quando è successo né il perché, so solo che se
potessi riprendere la felicità non scapperebbe da qui
una seconda volta!
(Riccardo Morbiducci)
Secondo me, in particolare, sulla luna c’è molta speranza; tra noi ragazzi, infatti, quasi nessuno crede
veramente in qualcosa, sperando di riuscire a realizzarla. Ormai in pochi faticano veramente per ottenere qualcosa in cui sperano e in cui credono, al di là
delle aspettative degli altri. Secondo me tra noi ragazzi manca veramente un po’ di speranza, specialmente, nel realizzare un futuro migliore, perché, forse, non ci rendiamo conto neanche del presente, di
ciò che stiamo vivendo e diamo la colpa dei nostri
problemi “al mondo”, quando in realtà è la nostra
determinazione a mancare!
(Francesca Capozucca)
Il bullismo è
un fenomeno
molto grave e
diffuso
specialmente nella fase della
preadolescenza, per questo
a scuola ne
abbiamo parlato molto e
abbiamo approfondito questo argomento. Abbiamo capito che
il bullismo è l’insieme delle azioni aggressive, fisiche o verbali, che subisce un ragazzo ritenuto
“debole” da parte di una o più persone.
Per parlare di bullismo vero e proprio devono essere presenti certe condizioni: l’intenzionalità, la persistenza e la relazione di disuguaglianza. Inoltre il
bullismo può essere diretto (offese e percosse) o
indiretto (isolamento e derisione alle spalle). La
scuola primaria e i primi anni della secondaria sono
luoghi dove il bullo attacca molto spesso ed oggi si
constata che anche le femmine tendono ad essere
aggressive e violente. Le vittime dovrebbero confidarsi con qualcuno, perché il silenzio protegge i
prepotenti, mentre parlarne li smaschera e li disarma! Sinceramente non ci è mai capitato di essere
protagoniste di un atto di bullismo né di assistervi,
ma ci è capitato molto più spesso, negli ultimi tempi, di sentir parlare del bullismo nelle scuole. Queste storie sono più o meno sempre simili tra loro e
riguardano lo stesso genere di persone. Infatti in
questi episodi è presente il bullo, accompagnato
dai suoi “amici”, che attacca la vittima, che generalmente è di età inferiore e perciò più debole e indifesa. Dopo aver sentito diverse di queste storie, possiamo ritenerci davvero fortunate perché nella nostra scuola non abbiamo vissuto esperienze di
questo tipo e perciò possiamo stare in classe in
tutta tranquillità, senza avere il “terrore” di stare
con gli altri.
G. Bordoni, F. Capozucca, C. Olivieri cl. II E
AMORE ASSASSINO
Si trovava nel suo ufficio, quando il telefono sulla scrivania squillò. Alzò la cornetta e rispose:
- Pronto?- nessuna risposta, ma dopo pochi secondi,
una voce velata da una leggera commozione parlò:
-Sono la duchessa Sofie Lebrois, vi prego di raggiungermi al più presto nel palazzo Renailles. Fate in fretta
non posso più aspettare, dovete risolvere questo caso.Un lungo suono interruppe la telefonata.
La detective Amelie si alzò prendendo il soprabito e
uscì rapidamente dalla stanza.
Si diresse sul luogo del delitto, varcò la soglia e si ritrovò in una sala dal perfetto stile barocco: specchi e finestre erano artefici di giochi di luce, i muri avevano decorazioni di stucchi e fregi
dorati e sul pavimento di
marmo c’era il corpo di un
uomo senza vita, con il
volto pallido, gli occhi
sbarrati, le braccia aperte
e una ferita sul ventre.
Amelie si avvicinò alla
vittima e dopo un attento
esame constatò che la
ferita era stata procurata da un'arma da taglio, pertanto
ordinò a tutti i presenti di non lasciare la sala, ma dal
momento che si stava rivolgendo ad un gran numero di
persone, aggiunse:
-Suppongo che non ci sia motivo di trattenere chi non
ha rapporti con la vittima. Coloro ai quali questo uomo
era estraneo, si possono allontanare, ma vi prego di
non lasciare la città.
- Come vi permettete di dare ordini, soprattutto in mia
presenza?- Una voce tuonò minacciosa nella stanza. Io
sia stata convocata qui per trovare il colpevole di questo omicidio, perciò d'ora in poi, voi dovrete stare ai
miei ordini.Purtroppo una donna come la nostra detective non amava chi assumeva toni scontrosi, poiché li riteneva il
più delle volte persone villane.
-Con chi ho il piacere di parlare?-Il capitano delle guardie di Parigi. Sia chiaro che da lei
pretendo il massimo rispetto, sia per le mia abilità di
spadaccino, sia per la carica che ricopro- Mi addolora dirvelo, sarete anche bravo con la spada,
ma a fingere con eleganza, voi signore, siete disarmato.L'attenzione si Amelie fu attirata da una piccola donna
che, in ginocchio sul pavimento, versava lacrime amare, imprigionata dalla disperazione.
Molte donne la circondavano tentando di consolarla,
una di queste era la contessa Sofie.Quando vide l' investigatrice, il suo volto fu attraversato da tutto il sollievo
che era possibile provare in quel momento.
- Vi presento la contessa Gabriel, la moglie della vittima.-
Una delle due signore, che erano rimaste a consolare la vedova, si allontanò e si diresse verso
la detective.
- Mi hanno parlato di voi come di una delle donne più scaltre di Parigi e non avevano torto.- La ringrazio. Scusi la mia irriverenza, ma vorrei
conoscere il nome di colei che mi sta elogiando
con tanta premura.La marchesa Dubarrie. -Se non vi dispiace, vorrei restare un minuto da
sola per esaminare il luogo del delitto.Dopo pochi secondi, Amelie era da sola. Cominciò a cercare l'arma: scostò le tende, ma queste
non celavano nessun indizio; non c'era niente
neppure sotto i tavoli. Pensò ai vecchi candelabri, inseriti in piccole fessure nel muro. Erano
quasi invisibili, decisamente un ottimo posto dove nascondere un'arma. Li esaminò attentamente e vi trovò incastrato un pugnale con il manico
dorato e la lama in ferro battuto. Fece rientrare i
sospettati, ma mantenne segreto il ritrovamento
dell'arma. Iniziò gli interrogatori e scoprì che la
contessa e la duchessa stavano conversando
con una delle dame di compagnia della regina,
la marchesa, la quale era andata a fare una passeggiata in giardino. Tutti avevano un alibi, tranne il capitano, che era molto indeciso su cosa
dire.
- Cari signori, noi ci rivedremo domani, io intanto
cercherò di trovare qualche indizio nelle risposte
che mi avete dato.Si avvertì una risatina sommessa. Era la marchesa, evidentemente divertita:
-Perché mai qualcuno di noi avrebbe dovuto
pugnalare il conte, a me sembra solo una grande sciocchezza!Forse, ma mi è stato chiesto di risolvere questo
caso e per me il mio lavoro non è mai una sciocchezza. Con permesso.Detto questo, Amelie di diresse verso la porta e
uscì.
Un'abitudine dell'investigatrice, era quella di passeggiare sulle rive della Senna. La luce della
luna illuminò i delicati tratti del volto della detective. L'aria la investì e ad un tratto tutti i pensieri,
prima confusi, si assemblarono in un ordinato
puzzle. L'indomani furono tutti riuniti al palazzo
Renailles.
- Ognuno di voi ha un alibi, tranne la marchesa
Dubarrie e il capitano.Improvvisamente, si levò un'accozzaglia di urla
tra i due indiziati.
- Mi rincresce, ma uno di voi due andrà in prigione: lei signor capitano, non sapeva cosa rispondere. Invece lei marchesa, ha affermato di essere andata a passeggiare in giardino, ma quella
sera c'era temporale e anche un forte vento,
perciò non era possibile stare all'aperto.
- Ma come osa? Basarsi su degli insignificanti
interrogatori per dire chi sia il colpevole!-
- Infatti non è stato quello a convincermi di chi fosse
il colpevole. L' assassino si è tradito rivelando il modo in cui la vittima era stata uccisa, poiché io non
avevo detto a nessuno quale fosse l'arma del delitto,
ma lei già lo sapeva. Come mai marchesa? Un silenzio agghiacciante calò sopra i volti sconcertati dei presenti.
- Ha ragione. La colpevole sono io, ho ucciso io il
conte. Noi due eravamo amanti da lungo tempo e lui
continuava a ripetere che avrebbe lasciato sua moglie perché mi amava, ma difatti non l’avrebbe mai
fatto. Così ho deciso di assassinarlo e subito dopo
ho nascosto l'arma. L'amore, la passione, il destino
del nostro rapporto non era quello di resistere all'oppressione che questa società ci imponeva, ma di
vivere insieme e felici. Alla fine ha prevalso l’odio e il
rancore; siamo uomini e la nostra volontà non conta
più di fronte a un odio simile, ad una simile voglia di
distruzione. Silvia Lattanzi cl. II D
Risolvi i rebus e scoprirai i nomi di
due padri della letteratura italiana
Risolvi il cruciverba e troverai la
parola chiave
nella colonna evidenziata
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
___________________________
Scrisse una delle opere definite “Divina”.
La incontrò Dante nel Paradiso.
Aiutò Dante nel suo cammino.
La prima cantica di Dante.
Traghettatore delle anime.
Nome della pena da scontare.
La legge usata per scontare le pene.
Demone dell’Inferno.
Nobile guerriero eretico pentito.
Lo sono Paolo e Francesca.
Fiume del purgatorio che fa dimenticare le
pene commesse.
Terza tappa di Dante.
Seconda tappa di Dante.
Lo è il Purgatorio.
V. Cingolani, F. Pini, F. Ruggeri cl.II A
Le referenti del progetto ringraziano tutti gli alunni e i docenti
che hanno contribuito alla pubblicazione di questo secondo numero del Giornalino della nostra
scuola e vi invitano a proseguire
nella collaborazione.
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F. Garbuglia cl. II A
ARRIVEDERCI AL PROSSIMO
ANNO SCOLASTICO...
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Laboratorio TEDESCO– LATINO DEUTSCH und LATEIN