RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
RASSEGNA STAMPA
SISTEMA AGROALIMENTARE E FILIERE DEL PIEMONTE
SETTIMANA DAL
25 marzo al 9 aprile 2011
I.rur Innovazione rurale – www.irur.it
via del carmine 10 10122 torino – tel. +39 011 5217965 fax + 39 011 4358520 e-mail: [email protected]
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I LINK DELLA RASSEGNA STAMPA
AGRISOLE
www.agrisole.it
AGRICOLTURA ITALIANA ON – LINE
http://www.agricolturaitalianaonline.gov.it/contenuti/attualit/news
L’INFOMATORE AGRARIO
http://www.informatoreagrario.it/ita/Riviste/infoagri/lia4707/sommario.asp
IL VELINO
http://www.ilvelino.it/canale.php?IdCanale=4
TERRA E VITA
http://www.edagricole.it/terraevita/default.asp
ERMESAGRICOLTURA
http://www.ermesagricoltura.it/Informazioni/Agricoltura
SHERWOOD
http://www.rivistasherwood.it/
ENTE RISI
http://www.enterisi.it/index.jsp
REGIONE PIEMONTE
http://www.regione.piemonte.it/
COLDIRETTI
http://www.coldiretti.it/
CIA
http://www.cia.it/cia/
MONDO AGRICOLO – Rivista Confagricoltura on line
http://www.mondoagricolo.crol.it/index.asp
NEWSFOOD.COM
http://www.newsfood.com
INEA – RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA
http://www.inea.it/rassegna/index.cfm
IL NOTIZIARIO AGRICOLO
http://www.asti.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_ASTI_STRUTTURA%7C10310473&ssostatus=ANO
NYMOUS
IL COLTIVATORE PIEMONTESE
http://www.torino.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_TORINO_ATTIVITA%7C10310960&ssostatus=A
NONYMOUS,
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IL COLTIVATORE CUNEESE
http://www.agricolbiz.it/coltivatore.asp?artic=1120&start=999999999.
L’ARATRO
http://www.confagricolturalessandria.it/aratro.htm:
completamente scaricabile dal sito; contiene informazioni soprattutto interessante per la filiera del vino,
delle orticole/frutta e delle bioenergie.
AGRONOTIZIE
http://agricolturaonweb.imagelinenetwork.
ASSOCIAZIONE STAMPA AGROALIMENTARE ITALIANA
http://www.asa-press.com/
ITALIAOGGI
http://www.italiaoggi.it/giornali/giornali.asp?codiciTestate=1&codTt=(AO)&argomento=AgricolturaOggi
VENETO AGRICOLTURA
http://www.venetoagricoltura.org/content.php?IDSX=19&SIDSX=81)
Rapporto sul mercato del frumento, del mais e della soia: viene aggiornato periodicamente
Bollettino "Il florovivaismo Veneto": viene aggiornato periodicamente
MIDA AGRICOLTURA
http://www.midagri.inea.it/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1
Sito su cui navigare per scaricare materiale vario del settore agroalimentare
DATI ANNUALI SULLE SUPERFICI E LE UTILIZZAZIONI FORESTALI
http://www.istat.it/agricoltura/datiagri/foreste/
COMMISIONE UE SULL’AGRICOLTURA E SVILUPPO RURALE
http://ec.europa.eu/agriculture/index_it.htm
Vi segnaliamo inoltre di monitorare i siti:
http://www.newsfood.com/
che offre una finestra panoramica sul settore agroalimentare nelle sue diverse componenti.
http://www.milkmaps.com/
che fornisce in particolare informazioni sulla dislocazione dei distributori automatici di latte crudo in
Italia.
SITI ENERGIE RINNOVABILI
http://www.fonti-rinnovabili.it/index.php
http://atlasole.gsel.it/viewer.htm
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GLI ARTICOLI DELLA SETTIMANA
Riportiamo il sommario delle riviste e delle newsletter scaricabili on line di maggior interesse per tutte le
filiere del sistema agroalimentare piemontese. Per scaricare il testo degli articoli occorre collegarsi al link
indicato oppure al link che compare come collegamento ipertestuale.
Dal link http://www.agrisole.it/ è possibile scaricare la prima pagina e gli articoli di primo piano dei
numeri. Vi segnaliamo :
AGRISOLE N. 12 del 25/03/2011: pag. 3 “Pac, UE divisa sugli aiuti ambientali” - Latte, nessuna flessibilità
sulle quote. Galan: Italia debitrice di 2,4 miliardi”; pag. 7 “Fotovoltaico, premi ai mini-impianti; pag. 9
“Ortofrutta, diminuite le irregolarità”; pag. 10 L’export alimentare ritrova lo sprint”; pag. 12 “Latte, un
test per svelare la qualità”; pag. 17 “Per gli impianti fotovoltaici il leasing è un rompicapo”.
AGRISOLE N. 13 del 29/03/2011: pag. 5 “ Sulle misure di mercato «delega» agli Stati membri”; pag. 6
“L’universo delle coop rialza la testa”; Pag. 7 “Alimentare, il motore resta l’export”; Pag. 13-16 SPECIALE
ORTOFRUTTA.
Dal link http://www.edagricole.it/terraevita/default.asp sono scaricabili i PDF del Sommario del n. 13 del
2 aprile 2011. Vi segnaliamo:
NUMERO 13 – 2 aprile 2011
Gli articoli a pag 3 “Rinnovabili? Si grazie purché ‘agricole’ ”; pag. 8 “LATTE Parmalat, scalata
all’italianità” (scaricabile on-line sul sito); pag. 12 “MIPAAF Cambio in corsa al Ministero”; pag. 16
“RIFORMA PAC Articolo 68, la chiusura del 2010”; Pag. 21 “ZOOTECNIA Ma la carne rossa non fa male”;
pag. 22 “ZOOTECNIA Tiene nella Ue il mercato del latte”.
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AGRICOLTURA ITALIANA ON – LINE
http://www.aiol.it/
Novel food: trattativa fallita per rifiuto Consiglio Ue di etichettare cibi clonati
29.03.11
I negoziati sulle modifiche alla legislazione sui nuovi alimenti (novel foods) della notte del 27 marzo si
sono conclusi senza un accordo a causa del rifiuto del Consiglio di accettare l'offerta finale presentata dal
Parlamento. Di conseguenza, la legislazione adottata nel 1997 resta in vigore.
I negoziati sulle modifiche alla legislazione sui nuovi alimenti (novel foods) della notte del 27 marzo si
sono conclusi senza un accordo a causa del rifiuto del Consiglio di accettare l'offerta finale presentata dal
Parlamento. Di conseguenza, la legislazione adottata nel 1997 resta in vigore.
Il Presidente della delegazione del Pe Gianni Pittella (S&D, IT) e la relatrice per il Parlamento sulla
legislazione sui nuovi alimenti Kartika Liotard (GUE/NGL, NL) hanno fatto la seguente dichiarazione:
"È molto frustrante il rifiuto del Consiglio di ascoltare le preoccupazioni dei cittadini e sostenere misure,
urgenti e necessarie, per proteggere i consumatori e il benessere degli animali.
Il Parlamento, a grandissima maggioranza, ha chiesto una messa al bando degli alimenti derivanti da
animali clonati e dalla loro discendenza. Abbiamo fatto il massimo sforzo per arrivare a un compromesso,
ma non abbiamo intenzione di sacrificare il diritto dei consumatori di sapere se il proprio cibo deriva da
animali clonati. Poiché l'opinione pubblica europea è a stragrande maggioranza contraria alla clonazione
per fini di alimentazione, l'etichettatura di tutti i cibi derivati da animali clonati è il minimo che si possa
fare. Il Consiglio invece è pronto a sostenere solo una proposta di etichettatura per un unico tipo di
prodotto: la carne fresca.
Le misure che riguardano la prole degli animali clonati sono assolutamente indispensabili, poiché i cloni
hanno un valore commerciale solo per l'allevamento, non per la produzione alimentare. Nessun agricoltore
spenderebbe, infatti, 100.000 € per un toro clonato, solo per farne hamburger.
Il Consiglio inoltre si è opposto alla possibilità che il Parlamento eserciti il suo diritto di veto nel caso di
nuovi cibi aggiunti alla lista dei nuovi alimenti. L'incapacità di accettare il compromesso si traduce anche
nella bocciatura di altre importanti modifiche previste dal pacchetto: Ad esempio, continuerà a non
esserci nessuna regola specifica sull'uso dei nano-materiali nei prodotti alimentari".
Chiusi i lavori della quarta sessione del Cda, del Trattato internazionale sulle risorse genetiche
vegetali per l'alimentazione e l'agricoltura
24.03.11
La sessione ha avuto successo e si sono raggiunti risultati significativi. L'organo direttivo ha adottato nove
risoluzioni. In particolare, adottato un programma di lavoro e di bilancio per il biennio 2012-2013, incluso
un moderato aumento del bilancio, e risoluzioni su un certo numero di articoli, compresi i diritti degli
agricoltori, l'uso sostenibile e l'attuazione della strategia di finanziamento. Il budget per i progetti di
conservazione della biodiversità è di 10 milioni di dollari. L’Italia ha contribuito con più di 800 mila euro al
progetto ed è il terzo Paese per contributi dopo la Spagna e l’Australia.
La quarta sessione del Consiglio di amministrazione, del Trattato internazionale sulle risorse genetiche
vegetali per l'alimentazione e l'agricoltura (Itpgr) si è svolta dal 14 al 18 marzo 2011, a Bali, in Indonesia.
Circa 400 partecipanti provenienti da partiti, governi, , organizzazioni internazionali non governative e di
agricoltori e dell'industria hanno partecipato alla sessione, che è stata preceduta da una Conferenza
ministeriale ad alto livello, organizzata dal governo dell'Indonesia (11 marzo 2011), e due giorni delle
consultazioni regionali (12-13 marzo 2011).
L'incontro aveva lo scopo di: esaminare l'attuazione del sistema multilaterale del trattato per quel che
riguarda l’accesso e la condivisione dei benefici (Abs); adottare procedure e meccanismi operativi volti a
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favorire i problemi di conformità e di non conformità; esaminare l'implementazione delle strategie di
finanziamento del trattato; e risolvere le norme finanziarie in sospeso del Corpo Direttivo. I delegati
hanno inoltre discusso: il funzionamento dei beneficiari; i diritti degli agricoltori; l’implementazione
dell'articolo 6 (Uso sostenibile delle risorse fitogenetiche); cooperazione con le organizzazioni pertinenti,
e il programma di lavoro e il bilancio per il 2012-2013.
Contrassegnata da processi di razionalizzazione e una maggiore attenzione ai dibattiti sostanziali, la
sessione ha avuto successo e si sono raggiunti risultati significativi. L'organo direttivo ha adottato nove
risoluzioni. In particolare, adottato un programma di lavoro e di bilancio per il biennio 2012-2013, incluso
un moderato aumento del bilancio, e risoluzioni su un certo numero di articoli, compresi i diritti degli
agricoltori, l'uso sostenibile e l'attuazione della strategia di finanziamento. Il budget per i progetti di
conservazione della biodiversità è di 10 milioni di dollari. L’Italia ha contribuito con più di 800 mila euro al
progetto ed è il terzo Paese per contributi dopo la Spagna e l’Australia.
Una delle risoluzioni più importanti adottate riguarda le procedure e meccanismi sulla conformità, che
sancisce l’obbligatorietà, per tutti e 127 Stati firmatari, di seguire le regole. Dando quindi più forza e
trasparenza al Trattano e, essendo il primo che sancisce delle specifiche regole di conformità, dando un
modello da seguire per altri trattati.
Necessarie innovazioni nella gestione delle risorse idriche per sostenere le città
23.03.11
Vista l'espansione urbana in atto nei paesi in via di sviluppo, entro i prossimi 20 anni, il 60% della
popolazione mondiale vivrà nelle città. Garantire l'accesso a cibo che sia nutriente e abbia prezzi
accessibili per i più poveri abitanti delle città, sta diventando una vera sfida. Si legge in una nota
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione.
Mentre la popolazione urbana mondiale continua a crescere, la necessità di utilizzare approcci nuovi e
innovativi per garantire acqua potabile agli abitanti delle città nei paesi in via di sviluppo sta diventando
sempre più pressante, ha affermato l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e
l'agricoltura, Fao.
"Vista l'espansione urbana in atto nei paesi in via di sviluppo, entro i prossimi 20 anni, il 60% della
popolazione mondiale vivrà nelle città. Garantire l'accesso a cibo che sia nutriente e abbia prezzi
accessibili per i più poveri abitanti delle città, sta diventando una vera sfida ", ha dichiarato Alexander
Mueller, vice direttore generale per le risorse naturali della Fao.
La popolazione sempre crescente delle città richiede un aumento di approvvigionamento di acqua per
bere, lavarsi e cucinare. A sua volta, quest’aumento di richiesta di alimenti si tramuta in un crescente
bisogno di acqua per i mercati in espansione, le agro-industrie e le operazioni di trasformazione dei
prodotti alimentari. Inoltre la crescita dell’agricoltura urbana e peri-urbana comporta una maggiore
domanda di acqua per l'irrigazione.
Questa serie di pressioni sulle risorse idriche urbane richiede alternative non convenzionali per fare in
modo che le città siano più resistenti, ha aggiunto Muller.
Per esempio, l'acqua piovana raccolta in città ha un grande potenziale per l'agricoltura urbana, ma è
ancora relativamente inutilizzata.
Nel frattempo, l'agricoltura e le buone pratiche forestali possono contribuire alla buona gestione dei
bacini idrografici e alla salvaguardia del deflusso e nel ridurre fenomeni di ‘ruscellamento’ e allagamenti
in città – temi sempre più importanti visto che i cambiamenti climatici aumentano la frequenza di eventi
meteorologici estremi.
I cittadini, che devono acquistare, invece di coltivare il loro cibo, sono particolarmente vulnerabili agli
aumenti del loro prezzo- soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Per integrare i loro redditi e sfamare le loro famiglie, molti cittadini a basso reddito, hanno per molto
tempo fatto uso degli orti urbani cortili o a pollai.
In quest’epoca di volatilità dei prezzi alimentari, c'è stato un ritorno a queste pratiche tradizionali di
coltivazione di cibo in ambiente urbano.
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Le domande chiave, secondo la Fao, sono ora come aumentare in maniera sicura e sostenibile l’agricoltura
urbana e peri-urbana e aumentare il suo contributo nel soddisfare i bisogni delle popolazioni urbane, allo
stesso tempo facendo fronte alla carenza di risorse.
Carenze di acqua per irrigazione nelle città e dintorni, combinate con un crescente interesse
nell’agricoltura urbana, ha evidenziato la possibilità di riutilizzo dell'acqua in ambito urbano.
Secondo Javier Mateo-Sagasta, uno specialista della Fao water unit: “In questo momento, gli agricoltori e
le città sono in competizione per l'acqua. Le città usano l’acqua e poi la rimettono fuori, inquinando
l'ambiente. Quindi avrebbe molto più senso se l'acqua utilizzata in città venisse purificata e riutilizzata in
agricoltura."
In questo modo si ridurrebbe la scarsità d'acqua e si avrebbe a disposizione una preziosa risorsa per i
produttori di urbani e peri-urbani di cibo, che non solo spenderebbero meno per l'acquisto dell'acqua, ma
anche per l'acquisto di fertilizzanti, in quanto le acque reflue trattate sono ricche di sostanze nutritive.
La Fao sta lavorando con i suoi paesi membri per esaminare come riutilizzare l'acqua, nel contempo
assicurando che questa acqua venga attentamente curata e gestita in modo da essere in sicura e pulita per
poter essere usata per produrre colture.
Nelle zone di alta scarsità d'acqua, alcune città stanno già facendo il cambiamento.
In Tunisia, dove esistono solide infrastrutture di trattamento delle acque, il 30-43% di acqua reflua
depurata viene utilizzata per l'irrigazione agricola.
Gli agricoltori della Valle Tula, a valle di Città del Messico, irrigano 90 000 ettari di terreno utilizzando,
ogni anno, 1 500 milioni di metri cubi di acque comunali reflue non trattate. Anche se durante il trasporto
si verifica una parziale depurazione naturale delle acque, sono in cantiere dei progetti per la costruzione
di sei impianti di trattamento per affrontare adeguatamente le questioni della sicurezza alimentare.
In Senegal, la Fao sta lavorando con l'agenzia di risanamento della città di Dakar per un progetto che
fornirà acqua da due impianti di depurazione per i distretti urbani di irrigazione ad uso dei contadini
locali; questi, a loro volta, stanno seguendo corsi per apprendere quali sono le migliori pratiche per
garantire la sicurezza dei loro prodotti.
L'agricoltura urbana aumenta la disponibilità di alimenti sani e accessibili - di solito frutta fresca, verdura,
uova e latticini - per altri consumatori, visto che la produzione di eccedenza viene venduta ai vicini.
Il programma Fao "Crescere città più verdi " sostiene l'agricoltura urbana e peri-urbana per garantire che
famiglie urbane abbiano più cibo sicuro e possano beneficiare di una dieta più varia.
Coltivare sostenibile: la “road map” per vincere la fame nel mondo
22.03.11
Il rapporto annuale realizzato dal Worldwatch institute è stato presentato il 22 marzo in occasione della
Giornata mondiale dell’acqua: oggi si produce più cibo che mai, ma ancora oltre 900 milioni di esseri
umani soffrono la fame. La percentuale degli aiuti allo sviluppo dedicata all’agricoltura ha raggiunto il
minimo storico del 4% (contro il 16% del 1980). Per aumentare la produzione di cibo a larga scala, si è
sviluppata un’agricoltura intensiva, meccanizzata e fortemente inquinante, che compromette la fertilità
dei suoli, la disponibilità delle risorse idriche, la diversità delle colture da cui dipendiamo, e
complessivamente è responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra. Ma il 40% del cibo
prodotto a livello mondiale viene sprecato prima ancora di essere consumato.
Una vera e propria “road map” fatta di innovazioni agricole e centinaia di progetti già realizzati, per
alleviare la povertà globale, migliorare la sicurezza alimentare e favorire la lotta al cambiamento
climatico e il mantenimento delle risorse naturali. È quanto contiene lo State of the World 2011 “Nutrire il
pianeta”, il rapporto annuale realizzato dal Worldwatch institute di cui il 22 marzo, nella Giornata
mondiale dell’acqua, è stata presentata l’edizione italiana curata dal Wwf Italia per Edizioni ambiente.
Oggi si produce più cibo che mai, ma ancora oltre 900 milioni di esseri umani soffrono la fame. La
percentuale degli aiuti allo sviluppo dedicata all’agricoltura ha raggiunto il minimo storico del 4% (contro
il 16% del 1980). Per aumentare la produzione di cibo a larga scala, si è sviluppata un’agricoltura
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intensiva, meccanizzata e fortemente inquinante, che compromette la fertilità dei suoli, la disponibilità
delle risorse idriche, la diversità delle colture da cui dipendiamo, e complessivamente è responsabile di un
terzo delle emissioni globali di gas serra. Ma il 40% del cibo prodotto a livello mondiale viene sprecato
prima ancora di essere consumato.
“Lo State of the World 2011, realizzato dopo due anni di ricerche in 25 Paesi africani, racconta le pratiche
agricole innovative, a basso costo e sostenibili sotto il profilo ambientale, che applicate localmente
possono migliorare la produttività, ridurre gli sprechi e sfamare centinaia di milioni di persone, ¬dando
alle comunità più povere del pianeta, e in particolare alle donne, la chiave per vincere la fame nel mondo
nel rispetto degli equilibri naturali” ha detto Danielle Nierenberg, co-direttore dello State of the world
2011, oggi a Roma per presentare il volume.
Per esempio l’agricoltura urbana, che può sfamare città e baraccopoli sprovviste di suoli coltivabili,
attraverso tecniche come la coltivazione sui tetti o gli “orti verticali” su sacchi di terra muniti di fori,
come accade nella più grande baraccopoli del Kenya, a Nairobi, grazie al lavoro di oltre 1000 contadine.
Un sistema che già oggi occupa 800 milioni di persone producendo il 15-20% del cibo mondiale e che entro
il 2050 sarà la fonte di sostentamento di 35-40 milioni di africani (si stima che il 60% della popolazione
africana vivrà in città).
Oppure, in tema di Giornata mondiale dell’acqua¬¬, le innovazioni low cost per sfruttare meglio risorse
idriche difficilmente accessibili (solo il 4% della terra coltivata in Africa sub-sahariana è attrezzata per
l’irrigazione, rispetto al 37% in Asia e al 18% nel resto del mondo): con un investimento di appena 35
dollari, 2,3 milioni di agricoltori nei paesi in via di sviluppo hanno acquistato pompe a pedali che aspirano
l’acqua fino a sette metri di profondità, per un indotto annuo, solo in Africa, di 37 milioni di dollari in
nuovi profitti e salari. In 10 distretti del Ruanda la raccolta dell’acqua piovana da tetti e altre superfici ha
portato alla costruzione di centinaia di bacini di raccolta utilizzati per le coltivazioni, risparmiando alle
donne 3-4 ore al giorno per raccogliere acqua da fonti lontane e spesso contaminate. Mentre in Kenya, una
migliore gestione del suolo ha consentito di sfruttare l’acqua piovana e l’umidità del terreno, aumentando
la resa dei campi del 20-120% per il mais e del 35-100% per il tef, cereale alla base della dieta etiope.
E poi la coltivazione di varietà locali tramite metodi tradizionali e sostenibili, come le 6000 donne che in
Gambia hanno creato un piano di gestione collettiva delle ostriche per prevenirne la raccolta
indiscriminata, o i pastori del Sud Africa che conservano le varietà autoctone di animali che si sono
adattate all’aumento delle temperature e alla siccità, o ancora, in Etiopia, il progetto che insegna agli
agricoltori a migliorare la qualità del caffè selvatico che cresce nelle foreste locali, trasformandolo da
prodotto di seconda scelta a prodotto di qualità con un più alto valore di mercato.
Tutti i risultati dei progetti raccolti nello State of the world sono stati consegnati ai responsabili del
settore agricolo, ministeri, decisori politici, organizzazioni di agricoltori, ambientaliste e per la
cooperazione allo sviluppo, come linee guida per lo sviluppo di un’agricoltura efficace e sostenibile. I
database delle innovazioni, i podcast, i video realizzati sono disponibili su www.nourishingtheplanet.org.
Sicurezza alimentare: l'Ue rafforza i controlli sulle importazioni dal Giappone
25.03.11
Gli Stati membri della Ue hanno approvato, durante una riunione del comitato permanente per la catena
alimentare e la salute animale (SCoFCAH), una proposta della Commissione di imporre condizioni speciali
per l’importazione di prodotti alimentari e cibi provenienti dal Giappone.
Al fine di limitare ulteriormente i possibili rischi per la sicurezza della catena alimentare, l'Unione
europea ha deciso, il 24 marzo, di rafforzare i controlli sulle importazioni di prodotti alimentari e mangimi
provenienti da talune regioni del Giappone (Fukushima, Gunma, Ibaraki, Tochigi, Miyagi, Yamagata,
Niigata, Nagano, Yamanashi, Saitama, Tokyo and Chiba), dove la produzione potrebbe essere coinvolta
dall’incidente della centrale nucleare di Fukushima Daiichi . Gli Stati membri hanno approvato, durante
una riunione del comitato permanente per la catena alimentare e la salute animale (SCoFCAH), una
proposta della Commissione di imporre condizioni speciali per l’importazione. Le misure si applicano a
tutti i mangimi e gli alimenti originati di o provenienti da le 12 prefetture giapponesi, incluso le quattro
più colpite dall'incidente. Tutti i prodotti di tali prefetture devono essere testati prima di lasciare il
Giappone e saranno soggetti a controlli casuali nella Ue. I mangimi e prodotti alimentari provenienti dalle
restanti 35 prefetture dovranno essere accompagnati da una dichiarazione attestante la prefettura di
origine e saranno testati in modo casuale al momento dell'arrivo nella Ue. L'Unione dovrà riesaminare tali
misure ogni mese.
In particolare, il regolamento approvato stabilisce che ogni partita di alimenti o mangimi proveniente
dalle 12 prefetture deve essere accompagnata da una dichiarazione- fornita dalle autorità giapponesi attestante che il prodotto non contiene i livelli di radionuclidi che superano il massimo livello consentito
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dalla Ue. I radionuclidi sono elementi radioattivi e il regolamento della Commissione fa espresso
riferimento allo iodio-131, cesio 134 e cesio-137.
Inoltre, gli importatori sono tenuti a notificare alle autorità nazionali competenti, due giorni prima,
l'arrivo di ciascuna partita di prodotti alimentari e mangimi dal Giappone. I mangimi e prodotti alimentari
che sono stati raccolti o trattati prima dell’11 marzo non sono coinvolti dalle disposizioni del presente
regolamento. Tuttavia, i prodotti provenienti da tutto il territorio del Giappone, devono essere
accompagnati da una dichiarazione in cui si afferma chiaramente che essi sono stati raccolti / elaborati
prima dell’11 marzo.
Per quanto riguarda gli alimenti e i mangimi raccolti/prodotti dopo l’11 marzo, le misure prevedono che:
• Al loro arrivo nella Ue, le autorità competenti del Posto d'ispezione frontaliero (Fip) o del Punto di
entrata designato (Pde) effettueranno controlli documentali e di identità su tutte le partite di prodotti
alimentari e dei mangimi provenienti dal Giappone;
• I controlli fisici, comprese le analisi di laboratorio, saranno effettuati su almeno il 10% delle partite di
alimenti o mangimi provenienti dalle 12 prefetture sovra menzionate. I controlli fisici saranno effettuati
su almeno il 20% delle partite provenienti dalla rimanenti 35 prefetture;
• In attesa dei risultati delle prove, i prodotti devono essere tenuti sotto controllo per un periodo massimo
di cinque giorni lavorativi. Le spedizioni verranno rilasciate quando l'importatore presenterà, alle autorità
doganali, i risultati positivi dei controlli ufficiali di cui sopra;
• I prodotti che si trovano a superare i livelli massimi ammissibili non possono essere immessi sul mercato
e potranno essere smaltiti in modo sicuro o rimandati in Giappone.
La proposta della Commissione, approvata il 24 marzo dal SCoFCAH, sarà adottata formalmente il 25
marzo. Il regolamento di esecuzione risultante entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione
nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, che dovrebbe avvenire sabato 26 marzo.
Olio, arriva “I migliori d’Italia”
04.04.11
La prima guida Gambero rosso – Unaprol dei migliori oli extravergine per accompagnare i consumatori
attraverso la conoscenza della realtà olivicola del Paese, verrà presentata l’8 aprile nella Sala Salieri del
Palaexpo di Veronafiere.
Nasce la prima guida dei migliori oli extravergine. L’iniziativa editoriale, “I migliori d’Italia” pubblicata da
Gambero Rosso con la collaborazione di Unaprol, il consorzio olivicolo italiano, vuole essere un tributo a
quanti con il loro impegno contribuiscono a fare sempre più grande questo Paese e un utile strumento di
orientamento per i consumatori attraverso la conoscenza della realtà olivicola italiana e del forte legame
con i diversi territori regionali.
La guida conterrà informazioni relative alle aziende, alla loro storia, ai loro prodotti con i profili
sensoriali, ma anche consigli per il loro uso in cucina e indirizzi utili per dove dormire e mangiare nelle
vicinanze dell’azienda o del frantoio. Per ogni regione saranno evidenziati ristoranti, trattorie, enoteche e
botteghe con una particolare attenzione alla cultura dell'extravergine in un percorso dell'alta qualità che
premia chi sceglie la strada dell'eccellenza e fa vincere nel mondo la diversità dei territori italiani. Infatti,
nel periodo gennaio - dicembre 2010 l'esportazione di olio di oliva nel mondo ha registrato un incremento
pari al 16,7% rispetto allo stesso periodo del 2009. C’è dunque un’Italia che cresce di più all’estero e che
tiene alto il prestigio del nostro made in Italy in tutto il mondo.
L’evento si svolgerà venerdì 8 aprile alle ore 15,00 nella Sala Salieri del Palaexpo di Veronafiere.
Ocm vino paesi terzi: promuovere per competere
31.03.11
Il seminario, promosso dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, si terrà l'8 aprile,
nell'ambito di Vinitaly, presso lo stand del Mipaaf.
In occasione della 45° edizione del Vinitaly, il Salone internazionale del vino e dei distillati, in programma
dal 7 all'11 aprile a Veronafiere, il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali promuoverà,
giunti al terzo anno di attuazione della misura dell’Ocm vino, il seminario: “Ocm vino paesi terzi:
promuovere per competere”.
L’incontro vuole essere uno spazio di riflessione con Regioni ed operatori del settore, basato su esperienze
concrete, anche alla luce dell’auspicata ripresa economica nei paesi Ocse e dello sviluppo dei mercati
emergenti, potrà fornire idee e proposte per rafforzare l’efficacia dell’applicazione futura della misura
“promozione nei Paesi terzi”.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Parteciperanno all’incontro, che si terrà dalle ore 11.15 alle 13.30 di venerdì 8 aprile presso lo stand del
Mipaaf: Renzo Cottarella, amministratore delegato marchesi Antinori; Rolando Chiossi, vice presidente del
Gruppo italiano vini; Carlo Dal Bosco, direttore amministrativo Cavit; Vittorio Frascobaldi, presidente
Compagnia De’ Frescobaldi; Lucio Mastroberardino, presidente dell’Unione italiana vini, Michele Alessi e
Riccardo Deserti, dirigenti del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.
Ad oggi sono 109 i progetti di promozione del vino italiano che interessano in particolare gli Stati Uniti,
attualmente cofinanziati con fondi comunitari e regionali e pagati da Agea (Agenzia per le erogazioni in
agricoltura). Seguono il Canada con 43 progetti, la Cina con 35, la Russia e la Svizzera con 30, il Giappone
con 28, il Brasile con 24; la Corea e l’Asia con 7, il Messico con 5, Hong Kong e l’India con 4, la Norvegia
con 3, l’America Latina, il Ghana, l’Australia e l’Ucraina con 2 chiudono Israele, California, Serbia,Taiwan
e Albania con un programma a testa. In totale i progetti in atto, svolti in uno o più stati al di fuori della
Ue, sono 161 per un impegno finanziario totale di 87,5 milioni di euro che gode di un finanziamento
comunitario totale di 42,2 milioni di euro, integrato con 2,8 milioni di euro di provenienza regionale. Le
domande di finanziamento sono state presentate per l’approvazione alle Regioni competenti e al
ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali da singole aziende, da consorzi, da istituti ed
enoteche a carattere regionale, da raggruppamenti temporanei di imprese. La regione col maggior numero
di programmi finanziati è la Toscana (24), seguita dal Piemonte (23), dalla Sicilia (18) dall’Umbria (16),
dal Veneto e Abruzzo con 14 a testa. Dieci progetti sono a carattere nazionale, mentre il Consorzio dei
Vini Veneti e l’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna hanno ottenuto il finanziamento per un progetto
con rispettivamente di 12 e 11 destinazioni diverse. Il finanziamento comunitario più elevato, per un
importo di 2,95 milioni di euro, per un programma triennale, è stato riconosciuto al Gruppo italiano vini
spa, prima azienda vinicola italiana che gestisce 10 diverse cantine su tutto il territorio nazionale. Segue il
Consorzio italiano del vino con 2,67 milioni di euro. In tutti questi casi, si tratta di programmi di
promozione che interessano produzioni vinicole diffuse in tutto il Paese. Il finanziamento comunitario più
elevato per singola regione è stato concesso all’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna con 2,6 milioni di
euro.
Sequestrate 3000 tonnellate di olio
30.03.11
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali commenta le indagini condotte dal Nucleo
Antifrodi dei Carabinieri di Parma e dalla Compagnia dei Carabinieri di Sciacca (Agrigento), coadiuvati
dall’Ufficio antifrode dell’Agenzia delle dogane di La Spezia, che hanno portato al sequestro di oltre
tremila tonnellate di olio, per un valore commerciale di almeno 10 milioni di euro, nelle province di
Agrigento, Bari e La Spezia.
“La sicurezza, la trasparenza e la salute dei nostri cittadini rappresentano una priorità del Ministero delle
Politiche agricole alimentari e forestali e l’importante operazione appena conclusa del Nucleo antifrodi
dei Carabinieri di Parma, a difesa di un prodotto simbolo del nostro Made in Italy, l’olio extravergine di
oliva, ne è una dimostrazione”.
Così il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano, sulle indagini condotte dal
Nucleo Antifrodi dei Carabinieri di Parma e dalla Compagnia dei Carabinieri di Sciacca (Agrigento),
coadiuvati dall’Ufficio antifrode dell’Agenzia delle dogane di La Spezia, che hanno portato al sequestro di
oltre tremila tonnellate di olio, per un valore commerciale di almeno 10 milioni di euro, nelle province di
Agrigento, Bari e La Spezia.
Di queste, 2.450 tonnellate sono state individuate in una grossa impresa del settore oleario di Agrigento,
che commercializzava olio straniero come nazionale e falso olio extravergine di oliva, chiusa su
provvedimento della Procura della Repubblica presso il tribunale di Sciacca.
Il titolare, accusato di frode aggravata nell’esercizio del commercio e sottoposto a misura cautelare del
divieto di esercizio delle attività imprenditoriali, avrebbe commesso frodi su ingenti quantitativi di olio,
oltre che all’estero (Usa e Cina), anche in altre province. Altri sequestri sono avvenuti, infatti, presso
stabilimenti produttivi produzione e di stoccaggio di olio di oliva, in provincia di Bari (500 tonnellate),
Genova e La Spezia (50 tonnellate).
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
L’olio dichiarato di “extravergine di oliva”, in seguito ad analisi, è risultato in alcuni casi “lampante”
(quindi non commestibile) e in altri solo “olio di oliva vergine”, pertanto di qualità molto inferiore
rispetto a quella dichiarata in etichetta.
Le indagini hanno preso avvio dal sequestro, lo scorso dicembre, di un carico di olio, di provenienza
tunisina e non italiana, come invece dichiarato in etichetta, destinato ai mercati della Cina e degli Stati
Uniti, pari a 47.000 kg.
Le indagini, ancora in corso, sono indirizzate anche alla verifica di ulteriore prodotto irregolare ancora in
commercio.
“Va evidenziato il prezioso lavoro svolto dai Nuclei antifrodi del Comando dei Carabinieri presso il Mipaaf
e delle loro unità temporali, continua Romano, a difesa della sicurezza agroalimentare e della qualità dei
nostri prodotti”.
Nuovo sito per il Ministero delle Politiche agricole
31.03.11
Un sito completamente accessibile, creato per essere un polo di riferimento tanto per gli operatori di
settore, quanto per i consumatori. Attraverso www.politicheagricole.it sarà possibile accedere alle banche
dati legislative, consultare i bandi di gara e ricevere informazioni legate all’attività del Ministero.
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali lancia, in versione di test, il rinnovato sito
www.politicheagricole.it. L’innovativo progetto rientra in una più ampia strategia di avvicinamento del
Ministero agli utenti, fornendo in una veste grafica moderna il grande patrimonio informativo e normativo
legato all’agricoltura. Un sito completamente accessibile, creato per essere un polo di riferimento tanto
per gli operatori di settore, quanto per i consumatori. Attraverso www.politicheagricole.it sarà possibile
accedere alle banche dati legislative, consultare i bandi di gara e ricevere informazioni legate all’attività
del Ministero. Il Ministro Saverio Romano darà visibilità all’iniziativa il 7 aprile a Verona in occasione
dell’inaugurazione del prossimo Vinitaly, che sarà un vero e proprio banco di prova per il sito, che vedrà
uno spazio notizie dedicato all’evento più importante del settore vitivinicolo.
Romano: nessuno spazio agli Ogm nel nostro mercato
04.04.11
Occorre alzare un muro altissimo nei confronti degli Ogm che stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura
italiana. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano da Catania.
“Da ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali dico che non può esserci nessuno spazio per gli
Ogm nel nostro mercato. Non potremo mai competere sulla quantità, ma sulla qualità certamente sì, lo
facciamo già e lo faremo ancora di più”. “Occorre alzare un muro altissimo nei confronti degli Ogm che
stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura italiana”. “La qualità dei nostri prodotti va difesa e tutelata, e
da ministro delle Politiche agricole mi impegno in tale direzione”. Così il ministro delle Politiche agricole
alimentari e forestali Saverio Romano da Catania.
Parlamento europeo: DHA negli alimenti per lattanti: il Parlamento approva indicazioni sulla salute
06.04.11
La proposta di permettere ai produttori di affermare che aggiungere l'acido grasso DHA nei cibi per
lattanti contribuisce allo sviluppo visivo dei lattanti fino a 12 mesi è stata approvata dal Parlamento
mercoledì, bocciando una risoluzione che ne chiedeva il divieto.
Il DHA, acido docosaesaenoico, è un acido grasso che si trova naturalmente nel latte materno. Molti
prodotti di latte per bambini lo contengono come additivo sintetico. I produttori hanno chiesto il permesso
per apporre sui loro prodotti l'indicazione sulla salute per tale additivo, per bambini fra i 6 e il 12 mesi.
L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha dato parere positivo alla richiesta e la
Commissione europea ha pertanto proposto l'inclusione dell'indicazione di salute, che afferma il contributo
positivo del DHA per lo sviluppo normale visivo del bambino, fra quelle autorizzate. Il Parlamento ha
tempo fino al 21 aprile per bloccare tale processo, se lo desidera.
Durante il voto di mercoledì, una risoluzione che si opponeva a tale proposta non ha raggiunto la
necessaria maggioranza qualificata per l'approvazione di 368 voti, ricevendo, infatti, 328 voti a favore,
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
323 contrari e 26 astensioni. Di conseguenza, respingendo il testo, il voto ha avuto l'effetto di approvare la
proposta di autorizzazione della dicitura.
La risoluzione respinta, preparata da Glenis Willmott (S&D, UK), Daciana Sarbu (S&D, RO), Nessa Childers
(S&D, IE) e Karin Kadenbach (S&D, AT) affermava che non ci sono prove scientifiche degli effetti del DHA
sui lattanti e che ulteriori ricerche sono necessarie, considerando pertanto l'indicazione come
ingannevole. L'Aula ha deciso altrimenti, seguendo il parere dell'EFSA.
Uliveti nel Lazio, anche quest’anno al Salone dell’olio extravergine di oliva
06.04.11
‘Uliveti nel Lazio’, l’associazione promossa da Unaprol – consorzio olivicolo italiano, torna anche
quest’anno al Salone dell’olio extra vergine di oliva con un nutrito programma, realizzato con il sostegno
di Arsial e la collaborazione dell’assessorato Agricoltura della Regione Lazio.
Gli eventi si svolgeranno presso lo stand di Arsial nel Pad. C allo stand n.27. Da giovedì 7 a lunedì 11aprile,
la Regione Lazio, in collaborazione con Uliveti del Lazio, propone come un vero tour operator del gusto un
viaggio tra i sapori della regione. Si parte con le degustazioni il giorno 7 e si prosegue ogni giorno, mattina
e pomeriggio, con eventi specifici collegati ad un determinato territorio. Dalla Sabina, al Reatino, al
Frusinate alla provincia di Latina passando per Roma, il più grande comune agricolo d’Europa. Due in
particolare i momenti che richiamano maggiormente l’attenzione del programma: sabato 9 aprile, Tablea-Huile, la preziosa collaborazione di Uliveti con giovani chef d’autore si sposta a Verona per annunciare
le nuove attività che avranno inizio a Roma e in tutta Italia dopo il Sol di Verona. Si tratta di incontri
d’autore tra l’arte culinaria e la produzione di eccellenza laziale e ad essere protagonisti saranno i
produttori di Uliveti che incontreranno gli chef d’autore. Sempre sabato 9, lo chef Dino De Bellis
organizzerà un finger food presso lo spazio espositivo di Arsial cui seguirà una degustazione guidata degli
oli delle aziende socie di Uliveti.
Romano, strumenti informatici nuove opportunità di successo contro truffe
05.04.11
L’operazione rientra nel quadro degli interventi di controllo delle attività di commercializzazione di
alimenti mediante canali non convenzionali predisposti dall’Icqrf a tutela della sicurezza dei consumatori.
Così il ministro delle Politiche agricole Saverio Romano alla notizia della truffa in rete sventata
dall’Ispettorato a danno della denominazione Prosecco.
“Il web è un valido strumento d’investigazione contro i reati di contraffazione e sofisticazione.
L’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi quale presidio fondamentale di legalità
e vanto del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali”. Così il ministro delle Politiche
agricole alimentari e forestali Saverio Romano alla notizia della truffa in rete sventata dall’Icqrf a danno
della denominazione Prosecco. Gli ispettori dell’Ufficio di Conegliano hanno sequestrato, presso
un’azienda della provincia di Treviso, circa 8000 bottiglie di vino spumante bianco per l’ingannevole
presentazione in rete del prodotto, che lasciava intendere che il vino fosse stato ottenuto con uve
Prosecco, mentre in realtà era semplice vino bianco. Durante un normale sopralluogo di cantina, è stata
rinvenuta una partita di vino spumante bianco che riportava in etichetta anche un codice (quick response
code) che, mediante un telefono cellulare abilitato, consente di accedere a una vasta serie di
informazioni relative al prodotto, collegandosi alla pagina web dell’azienda. Con il successivo
collegamento, i funzionari dell’Ispettorato hanno scoperto che il vino pubblicizzato, lo stesso rinvenuto in
cantina, era presentato come vino ottenuto da uve Prosecco. Il doveroso controllo documentale ha, poi,
definitivamente stabilito che il prodotto era stato ottenuto dalla spumantizzazione di una partita di vino
di 100 ettolitri, introdotta allo stato sfuso. “L’operazione, ha concluso Romano, rientra nel quadro degli
interventi di controllo delle attività di commercializzazione di alimenti mediante canali non convenzionali
predisposti dall’Ispettorato a tutela della sicurezza dei consumatori e del rispetto delle regole e delle
normative, per evitare fraudolente alterazioni delle condizioni di mercato”.
Romano: dialogo fondamentale per risolvere problemi agricoltura
05.04.11
Ho dato la mia piena disponibilità ad iniziare un percorso di confronto e collaborazione e ho raccolto da
parte loro uno spirito costruttivo che è già di per sé un presupposto fondamentale per il raggiungimento di
importanti obiettivi. Così il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, ha commentato i colloqui
che ha avuto con i presidenti di Confagricoltura, Coldiretti e Cia.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
“Stamane ho avuto una serie di incontri con alcuni dei protagonisti più rappresentativi del mondo
dell’agricoltura italiana. Sono certo che il dialogo intrapreso con essi sia un buon punto di partenza per
avviare in modo corretto e positivo il lavoro che ci aspetta per tutelare e promuovere l’agricoltura
italiana. Ho dato, per tanto, la mia piena disponibilità ad iniziare un percorso di confronto e
collaborazione e ho raccolto da parte loro uno spirito costruttivo che è già di per sé un presupposto
fondamentale per il raggiungimento di importanti obiettivi. ”
Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano, ha commentato i colloqui
che ha avuto con Mario Guidi, Sergio Marini e Giuseppe Politi rispettivamente presidente di
Confagricoltura, presidente di Coldiretti e presidente di Cia.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
COLDIRETTI
http://www.coldiretti.it/
http://www.ilpuntocoldiretti.it/Pagine/Home.aspx
N.212 - 24 Marzo 2011
PARMALAT: COLDIRETTI,STRANIERI 3 LITRI DI LATTE SU 4
Marini: difendere italianità dalla stalla alla borsa
Tre litri di latte a lunga conservazione sui quattro venduti in Italia con marchi del Made in Italy sono in
realtà già stranieri senza indicazioni per il consumatore come pure il latte impiegato in quasi la metà delle
mozzarelle sugli scaffali. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini in riferimento alla
vicenda Parmalat nel sottolineare che “l’italianità va difesa dalla stalla alla borsa e per questo è
prioritario un progetto industriale che valorizzi veramente il latte e i quasi 40mila allevamenti italiani e si
impegni su un Made in Italy che, oltre al marchio, contenga materie prime nazionali”. E’ auspicabile sostiene Marini - che siano imprenditori italiani a governare questo processo in quanto dovrebbero essere
piu’ sensibili alla tutela del vero prodotto italiano. Non è piu’ pensabile - precisa Marini - slegare
l’italianità dal coinvolgimento pieno della zootecnia e dell’agricoltura italiana. Peraltro - continua Marini la strategicità del settore agroalimentare non può essere legata al solo fatto che nel nostro Paese ci sia
solo la sede legale del marchi o la sola trasformazione industriale. Nel 2010 - rileva la Coldiretti - ben 8,6
miliardi litri in equivalente latte hanno attraversato la frontiera per essere confezionati dietro marchi
italiani. Il caso Parmalat conferma che la delocalizzazione degli approvvigionamenti e spesso
accompagnata - conclude Marini - da una delocalizzazione degli stabilimenti produttivi e quindi della
proprietà.
N.231 - 31 Marzo 2011
SALUTE COLDIRETTI, BENE CFS. PAURA A TAVOLA PER 6 ITALIANI SU 10
Marini: sistema di controlli da primato garantisce leadership Italia in sicurezza
Le frodi a tavola sono quelle più temute dagli italiani con sei cittadini su dieci che le considerano più gravi
di quelle fiscali e degli scandali finanziari. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Swg in occasione
della presentazione dell’attività operativa di controllo dei cibi del Corpo Forestale dello Stato con il
Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano. Alla domanda su quali fossero le frodi più gravi - rileva la
Coldiretti - il 60 per cento dei cittadini ha indicato quelle alimentari poiché possono avere effetti sulla
salute, al secondo posto (40 per cento) vengono quelle fiscali, mentre le truffe finanziarie sono lo
spauracchio del 26 per cento degli italiani, seguite a stretta distanza da quelle commerciali, come la
contraffazione dei marchi (25 per cento). Un atteggiamento - continua Coldiretti - confermato peraltro
dall’ultima indagine Eurobarometro secondo la quale gli italiani associano al cibo un rischio potenziale
addirittura superiore a quello di un incidente in macchina, dell’essere vittima della criminalità o delle
malattie.
L’attività operativa del Corpo Forestale nel 2010 ha messo in evidenza un cambio di marcia dell’industria
della contraffazione alimentare che si avvale - sottolinea la Coldiretti - di internet attraverso le vendite
on line e colpisce soprattutto prodotti di alta qualità, dall’amarone alla mozzarella di bufala, dal
gorgonzola all’extravergine di oliva. Gli ottimi risultati dell’attività del Corpo Forestale dello Stato
confermano - sottolinea la Coldiretti - la necessità di tenere alta la guardia contro le frodi a tavola, che
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
mettono a rischio la salute dei cittadini e fanno concorrenza sleale alle imprese che sono impegnate nel
mantenere alti standard di qualità.
“La credibilità conquistata dagli agricoltori italiani nel garantire la qualità delle produzione è un
patrimonio da difendere nei confronti di quanti con le frodi e la contraffazione cercano di sfruttare la
fiducia acquisita nelle campagne per fare affari”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini
nel sottolineare che si tratta di “un crimine particolarmente odioso perché si fonda soprattutto
sull'inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli
acquisti di alimenti”. Occorre diffidare - ha precisato Marini - delle offerte esagerate come quelle per
l’olio di oliva che viene venduto a prezzi stracciati sugli scaffali che non riescono a coprire neanche i costi
della raccolta delle olive. In Italia si scoprono le frodi perché si fanno i controlli. Fortunatamente continua Marini - l’attività del Corpo Forestale dello Stato insieme a quella degli altri organismi pubblici e
privati garantisce all’Italia una rete nazionale di controllo con oltre un milione tra le verifiche e le
ispezioni effettuate sul Made in Italy alimentare nel 2010.
Una garanzia che - precisa la Coldiretti - ha fatto conquistare nel 2010 all’Italia il primato nella sanità e
nella sicurezza alimentare, con un record del 99 per cento di campioni regolari di frutta, verdura, vino e
olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge. Nel nostro Paese si trova un terzo delle imprese
biologiche europee e un quarto della superficie bio dell'Unione, superando il milione di ettari.
L’agricoltura italiana vanta inoltre la leadership nei prodotti tipici con 223 prodotti a denominazione o
indicazione di origine protetta riconosciuti dall'Unione Europea, senza contare le 4.511 specialità
tradizionali censite dalle regioni. Ma il Made in Italy a tavola è anche - continua Coldiretti - l’emblema nel
mondo della dieta mediterranea che è stata riconosciuta dall’Unesco anche per il modello nutrizionale
ormai universalmente riconosciuto fondamentale ai fini del mantenimento di una buona salute e che si
fonda su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi di cui l’Italia è particolarmente
ricca.
Per questo l’impegno dell’attività di controllo nei confronti dell’illegalità deve essere accompagnato da
una stretta nelle maglie larghe della legislazione che permette tuttora di spacciare come Made in Italy
quasi la metà della spesa fatta dagli italiani perché - conclude la Coldiretti - non è ancora operativo
l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima in tutti i prodotti alimentari in
vendita.
N.232 - 31 Marzo 2011
INFLAZIONE: COLDIRETTI, VOLA SPESA PER ANIMALI (+19 %) IN CASE E STALLE
Per riempire la mangiatoia rincari quasi 10 volte superiori a quelli per apparecchiare la tavola
Aumento record del 19 per cento per i prezzi dei mangimi che fanno segnare rincari quasi dieci volte
superiori a quelli degli alimentari necessari per apparecchiare la tavola degli uomini che crescono solo del
2,3 per cento. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della divulgazione dei dati
Istat sull’inflazione a marzo. Il forte aumento - sottolinea la Coldiretti - riguarda praticamente tutti gli
animali sia nelle case per i pesci negli acquari e per gli uccellini nelle gabbie che gli zoo ed i circhi ma
soprattutto gli allevamenti dove è sempre piu’ costoso riempiere la mangiatoia di mucche e maiali.
L’Ismea - precisa la Coldiretti - ha infatti rilevato a febbraio 2011 un rincaro medio dei mangimi del 19,3
per cento con aumenti record per quelli a base di orzo e cruscami che crescono del 66,4 per cento.
Considerato ch si stima siano circa 59 milioni gli animali tenuti nelle case degli italiani tra cani, gatti,
pesci, roditori e uccellini, si tratta - precisa la Coldiretti - di un andamento che incide notevolmente sui
bilanci delle famiglie. Ancora maggiore è l’incidenza nelle aziende agricole italiane dove si allevano quasi
600 milioni di animali con la spesa per l’alimentazione che è proprio una delle principali voci di costo. In
grave difficoltà - conclude la Coldiretti - sono tra gli altri gli allevamenti di pecore e maiali per i quali
all’aumento dei costi non ha fatto seguito un aumento dei prezzi di vendita alla stalla anche a causa
dell’importazioni di prodotti che vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di norme chiare
sull’etichettatura.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
N.233 - 31 Marzo 2011
ITALIA 150: COLDIRETTI, PREMIATE LE PRIME IMPRESE DELL’ITALIA UNITA
Sono soprattutto nelle campagne che resistono e crescono ancora le prime imprese nate con l’unità
d’Italia quando undici milioni di lavoratori (75 per cento del totale) erano impegnati in agricoltura. Queste
imprese che hanno fatto la storia dell’Italia unita sono state premiate a Roma a Palazzo Rospigliosi,
nell’ambito dell’iniziativa “150°: voler bene all’Italia per affrontare il futuro”, organizzata da Coldiretti e
Symbola in collaborazione con il Censis nel corso della quale sono stati conferiti dal presidente nazionale
della Coldiretti Sergio Marini dodici riconoscimenti alle aziende agricole italiane con oltre centocinquanta
anni di attività per le performance dimostrate e i risultati raggiunti negli anni.
Mille lire per aprire l’impresa - E’ il 1861 quando tredici agricoltori della zona di San Severino Marche
(Macerata) hanno l’idea di costituire una “Comunità privata per il taglio” con l’obiettivo di gestire in
forma associata circa 53 ettari di terreni destinati a pascolo per il bestiame e di boschi per il taglio della
legna. Nell’atto costitutivo si legge che la società inizia l’attività con un capitale sociale, all’epoca
consistente, di circa 1000 lire. Sono questi gli inizi della Comunione familiare di taglio di Castel San
Pietro, azienda tutt’ora esistente nelle mani di tre imprenditori che rappresentano la migliore
testimonianza del fatto che l’agricoltura, allora come oggi, è un settore più che mai strategico per lo
sviluppo del territorio. L’azienda marchigiana, unitamente ad altre undici è stata premiata
Un pilastro dell’Abruzzo vitivinicolo - Per l’Abruzzo, a rappresentare l’agricoltura, è stata la cantina della
famiglia Ciavolich, fondata a metà del 1800 da una famiglia di mercanti di lana che già nel 1500 si era
stabilita a Miglianico, in provincia di Chieti. Nel 1853 - ricorda la Coldiretti - il vitivinicoltore Francesco
Ciavolich costruì, di fronte al Palazzo di residenza e nel punto più alto del paesino, di fronte alla Chiesa di
San Pantaleone, la prima cantina della famiglia, per vinificare in proprio le uve che provenivano dai
terreni circostanti. Un’attività che ha avuto espansione alla fine della seconda guerra mondiale e che ora
è nelle mani di Chiara Ciavolich che dal 2004, all'età di 26 anni, è subentrata nell’azienda paterna
iniziando un'opera di modernizzazione e potenziamento dell'Azienda, con annessa vineria, nella quale non
è mancato un attento lavoro di restauro conservativo dell'antica cantina al centro di Miglianico per
riportare all’antico splendore uno dei più significativi esemplari della storia della vitivinicoltura
abruzzese.
175 anni a presidio del territorio – Franco Angeluzzi di Amelia (Terni) – informa la Coldiretti – è l’erede di
una lunga dinastia di agricoltori che dal 1856, e quindi per 175, anni hanno coltivato i 15 ettari
dell’Azienda omonima dove trovano spazio seminativi (cereali e foraggere), la vite, l’olivo e dove
pascolano 4 bovini da carne. Nel dolce paesaggio umbro sono passati gli inverni e le primavere, sono
cambiati i metodi di coltivazione e gli uomini, ma il nome degli Angeluzzi è sempre rimasto a presidio del
territorio.
Il bigliettino nel cappello - La Fattoria Madonna delle Macchie di Castiglione in Teverina (Viterbo) – rileva
la Coldiretti - è l’espressione dell’ultima generazione della famiglia Belcapo che vanta un’antica
tradizione imprenditoriale nel territorio orvietano. A metà dell’800 l’azienda era composta da quattro
grandi fattorie situate nel territorio ai confini tra Lazio e Umbria nei comuni di Castiglione in Teverina,
Civitella d’Agliano, Orvieto, Poirano e Guardea, un territorio che visse rilevanti avvenimenti nel
risorgimento, particolarmente dopo il 1860, quando facendo ancora parte dello Stato Pontificio venne a
trovarsi al confine al confine dal Regno d’Italia, nel quale fu annesso il 18 settembre 1970, due giorni
prima della breccia di Porta Pia. Nel 1913 i figli di Cesare Belcapo, alla sua scomparsa sorteggiarono a
sorte l’eredità, mettendo tanti bigliettini in un cappello, quanti erano i “poderi”, come si faceva a quel
tempo. A Vincenzo e a suo fratello Settimio toccò in sorte la fattoria Madonna delle Macchie. Ora
l’azienda è nelle mani di Decio e del figlio Leonardo che hanno modernizzato l’azienda dando un forte
impulso alla qualità delle produzioni (vino, olio extravergine, tabacco, prodotti ortofrutticoli) e facendo
della Fattoria Madonna delle Macchie un autentico gioiello della Teverina, realtà imprenditoriale volta ad
un lavoro costante come quello di centocinquanta anni fa in continua sperimentazione e
ammodernamento tecnologico.
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Da mezzadri a proprietari - Dal 1832 i Mussini sono mezzadri a Rio Saliceto (Reggio Emilia). Dal 1880 –
informa la Coldiretti - sono diventati mezzadri nell’attuale podere, dove nel 1917 sono diventati
affittuari. Negli anni sono cambiati i padroni del terreno, ma i contadini sono rimasti sempre i Muzzini,
fino al 1974, quando i genitori di Arnaldo, oggi titolare dell’omonima Azienda agricola, hanno acquistato il
podere, sono diventati coltivatori diretti, ampliando la superficie coltivata a 33 ettari e dando vita a
un’agricoltura moderna e di qualità.
Tra i padri dello spumante trentino - Una storia lunga oltre 150 anni e strettamente legata alla vigna è
quella dell’Azienda agricola e Distilleria Fratelli Pisoni di Sarche (Trento) come testimonia – precisa la
Coldiretti - l’incisione riportata sulla “chiave di volta” del portone d’ingresso dell’abitazione. Da un secolo
e mezzo nella Piana delle Sarche si sono alternati vigneti. I più vecchi sono oggi allevati in forma
tradizionale con la classica “pergola trentina”, quelli nuovi con sistema a spalliera. La frequentazione
dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige, sin dalla sua fondazione nel 1874, ha rappresentato un
denominatore comune della formazione di quasi tutti i Pisoni e la nuova generazione ha completato la
preparazione ottenendo diplomi di laurea, viaggiando all’estero per conoscere le migliori zone vitivinicole
del mondo e frequentando (la quinta generazione) la rinomata Scuola Agraria di San Michele all’Adige. 150
anni di successi in campo enologico (l’Azienda è stata una delle prime a intuire la predisposizione del
Trentino alla spumantizzazione) di cui oggi – conclude la Coldiretti - sono responsabili Marco, Stefano,
Elio, Giuliano, Andrea e Francesco Pisoni che, fra non molto, affideranno a una nuova generazione il
compito di proseguire questa lunga vicenda familiare con la passione appresa dai padri.
Dal trisnonno l’impulso allo sviluppo - L’azienda Società Agricola Filippo di Giuseppe Vannicelli Casoni & C.
Bettolle (Sinalunga), Torrita di Siena, Montepulciano ha origini molto antiche, essendo principalmente
ricondotta – precisa la Coldiretti - alle proprietà della famiglia Passerini, originaria di Cortona e della
quale si hanno già documenti dal 1180. Ha subito un forte impulso allo sviluppo in particolare sotto la
guida del trisnonno dell’attuale conduttrice, il prof. Napoleone Passerini (1862-1951), Senatore del Regno
d’Italia, fondatore della scuola agraria di Scandicci e direttore dell’Ateneo di Pisa, illustre agronomo,
botanico e importantissimo selezionatore della razza Chianina nelle sue tenute in Val Di Chiana. Giuseppe
Vannicelli Casoni si occupa dell’azienda dal 1997, ha investito in moderne attrezzature e macchinari per
rendere l’azienda, dove si coltivano seminativi, ortaggi, vigneti e oliveti, più efficiente e si è sempre più
indirizzato verso la multifunzionalità.
Vite e vino da quattordici generazioni - Risalendo nel tempo attraverso manoscritti presso gli Archivi di
Stato e Parrocchiale l’Azienda vitivinicola Mossi viene rilevata nel primo Estimo Rurale Farnese del 1558
relativo al Comune di Albareto di Ziano Piacentino (Piacenza). In tale documento – afferma la Coldiretti si legge che Jo. Francesco Mossi, nato nel 1516, era il capo famiglia, aveva moglie e sei figli, una casa, del
bestiame e dei terreni "culti, affilagnati e vineati”. Da allora, quattordici generazioni si sono succedute,
sempre in Albareto, a produrre uva e vino. Oggi l'Azienda Mossi produce diversi tipi di vini, spumanti ed
altri prodotti, soprattutto da vitigno autoctoni, di cui ha mantenuto nei secoli la tradizione produttiva, a
partire dai vini piacentini per eccellenza: Ortrugo, Gutturnio, Bonarda.
L’inizio con 6 “piò” bresciani di terra - La storia dell’Azienda agricola Uberti di Erbusco (Brescia) – informa
la Coldiretti - nasce nel lontano 1793 quando Agostino Uberti con atto del 12 ottobre diviene unico
proprietario di 6 piò bresciani (circa 2 ettari) di terreno ad uso misto, un po’ di superficie vitata e un po’
con piante da frutto e gelsi e un fabbricato rurale delle dimensioni di circa 200 metri quadri. Oltre ad una
piccola cantina e alla stalla allora c’era una porcilaia, un forno per fare il pane, un piccolo orto, animali
da cortile e delle superfici di terreno coltivate a prato per la fienagione e a granoturco. A partire dal 1978
l’azienda subisce importanti lavori di ampliamento della proprietà, circa 24 ettari con una cascina di circa
5.000 metri quadri dove la produzione di vino spicca poiché si aggira attorno alle 180.000 bottiglie annue.
Di essa si occupano soprattutto le donne di casa Uberti: mamma Eleonora e le figlie Silvia, laureata in
Vticoltura ed Enologia all’Università di Milano, e Francesca.
Dalle candele al fotovoltaico - La famiglia Gattesco esercita l’attività agricola fin dal 1818 in quel di
Mortegliano (Udine). Nell’attuale Azienda, condotta da Vittorino Gattesco, cui si è affiancato il figlio
Stefano – rileva la Coldiretti - sono stati modernizzati i macchinari, è stata incrementata la superficie
coltivata (seminativi e ortaggi) portandola a circa 30 ettari, è stato ristrutturato un capannone eliminando
la vecchia copertura in eternit ed installando un impianto fotovoltaico di 72 KW (400 mq di superficie dei
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pannelli) che rifornisce abitazione e capannone con cella frigo per la conservazione di ortaggi. L’azienda,
inoltre, si sta preparando ad avviare la vendita diretta dei suoi prodotti.
Nelle “terre di mezzo del Friuli” - L’azienda Gardisan, ubicata a Camino al Tagliamento (Udine), nel cuore
delle “terre di mezzo del Friuli” – sostiene la Coldiretti - nasce nel 1699 come famiglia di mezzadri del
Signor Daniele Moro. Dopo la seconda guerra mondiale avviene il passaggio da mezzadri ad affittuari. Negli
anni ’60 Eno, Giovanni e Sergio Gardisan cominciano ad acquistare i terreni e a rinnovare le aziende
adeguandosi alle nuove richieste dei mercati. Nella seconda metà degli anni ’80 la conduzione delle
aziende passa alla nuova generazione: Gabriele, Giuseppe e Luigino si specializzano nell’allevamento avicunicolo e produzione di uve, mentre Michele porta avanti una delle attività storiche familiari, quella
della produzione di vino e relativa vendita diretta in azienda.
Da “villici” a imprenditori - La prima informazione dell’Azienda agricola Pavan di S.Angelo (Treviso) è
reperibile – informa la Coldiretti - nell’estratto di matrimonio di Pavan Davide e Bachin Teresa, villici sul
fondo di proprietà di nobili trevigiani, successivamente acquistato dai figli di Davide nel 1872. L’azienda,
storicamente a indirizzo produttivo misto zootecnico viticolo, ha raggiunto anche l'ampiezza di ha 30 per
poi iniziare a frazionarsi in vari piccoli fondi rustici con le divisioni fra fratelli a partire dal 1919. Erede
diretto di Davide Pavan, nato nel 1808 è Raffaelo Pavan che attualmente è proprietario del nucleo
aziendale iniziale, coltivato dall’avo e acquistato da suo bisnonno assieme ai suoi zii.
QUESTE LE AZIENDE “CENTOCINQUANTENARIE” PREMIATE
Comunione familiare di taglio di Castel San Pietro (Macerata)
Azienda agricola Ciavolich – Miglianico (Chieti)
Azienda Agricola Angeluzzi Franco – Amelia (Terni)
Fattoria Madonna delle Macchie – Castiglione in Teverina (Viterbo)
Azienda Agricola Arnaldo Mussini – Rio Saliceto (Reggio Emilia)
Azienda agricola e distilleria Fratelli Pisoni – Sarche (Trento)
Società Agricola Filippo di Giuseppe Vannicelli Casoni e C. (Siena)
Azienda vitivinicola Mossi – Albareto di Ziano Piacentino (Piacenza)
Azienda Agricola Uberti Giovanni & Giovanni Agostino – Erbusco (Brescia)
Azienda agricola Gattesco Vittorino – Mortegliano (Udine)
Azienda agricola Gardisan Gabriele – Camino al Tagliamento (Udine)
Azienda agricola Pavan Raffaelo (Treviso)
N.236 - 1 Aprile 2011
LAVORO: COLDIRETTI PRIMATO CRESCITA NEI CAMPI . 1 SU 4 E’ GIOVANE
Raccolta frutta e vendemmia alternative a disoccupazione
In controtendenza rispetto all’andamento generale torna ad aumentare l’occupazione nelle campagne
dove è giovane addirittura un lavoratore dipendente su quattro e si registra il piu’ elevato tasso di crescita
nel 2010. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della divulgazione dei dati Istat che
evidenzia come per un numero crescente di giovani il lavoro nei campi sia diventata una valida alternativa
alla disoccupazione. Nel 2010 si è verificato un aumento degli occupati in agricoltura dell’1,9 per cento a
fronte del calo generale dello 0,7 per cento. Sono 891mila gli occupati agricoli in Italia nel 2010 dei quali
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462mila indipendenti (+0,6 per cento) e 429mila dipendenti (+3,3 per cento) che fanno registrare il record
della crescita tra tutte le attività produttive, secondo la Coldiretti che associa il maggior numero di
imprese che assumono manodopera. Nei campi - precisa la Coldiretti - la crescita dell’occupazione
riguarda sia le regioni del nord (+3,1 per cento) che quelle del sud (+2 per cento) mentre in flessione sono
quelle del centro (-1,5 per cento). Dopo anni - continua la Coldiretti - si registra dunque un ritorno al
lavoro nei campi legato soprattutto alle campagne di raccolta di frutta, verdura e la vendemmia che
riguarda anche studenti e giovani sotto i 40 anni. I dati - sostiene la Coldiretti - dimostrano che
l’agricoltura ha grandi potenzialità per battere la disoccupazione e che la stabilizzazione delle
agevolazioni contributive per le aree montane e svantaggiate, prevista dalla legge ‘Stabilità 2011’,
fortemente voluta da Coldiretti, ha consentito di continuare a svolgere questa funzione essenziale. Un
impatto positivo si deve anche all’esperienza dei buoni lavoro, i cosiddetti voucher, tenuto conto che in
agricoltura - precisa la Coldiretti - sono stati utilizzati quasi un terzo (27 per cento) dei circa 12,3 milioni
di buoni cartacei per venduti in Italia dall’1 agosto 2008 ad oggi secondo l’Inps. Le opportunità di
occupazione in agricoltura riguardano anche gli immigrati con la presenza dei lavoratori stranieri
impegnati nelle campagne italiane ha superato quota centomila. Tra gli stranieri nelle campagne prevale
la presenza dei lavoratori neocomunitari di provenienza principalmente rumena, slovacca e polacca. Tra
quelli extracomunitari si stabilizza invece il numero di albanesi e cittadini dell’ex Jugoslavia, mentre
aumentano gli asiatici (India) e nordafricani (Marocco). Sono molti i "distretti agricoli" dove i lavoratori
immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso - aggiunge
la Coldiretti - della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle
mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia
dove a svolgere l'attività di “bergamini” sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti
principalmente nella pastorizia. La presenza di lavoratori immigrati - conclude la Coldiretti - è divenuta
indispensabile per le produzioni di qualità: dagli allevamenti dei bovini di razza piemontese a quelli delle
vacche per il parmigiano reggiano dove quasi un lavoratore su tre è indiano, ma i lavoratori
extracomunitari sono diventati decisivi nella raccolta delle mele della Val di Non, produzione del
prosciutto di Parma, della mozzarella di Bufala o nella raccolta delle uve destinate al Brunello di
Montalcino .
N.238 - 1 Aprile 2011
ALIMENTARE: MARINI (COLDIRETTI), CON ROMANO PER DIFESA MADE IN ITALY E NO OGM
Il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano troverà la Coldiretti sempre al suo fianco nelle
battaglie per difendere in Italia ed in Europa l’identità territoriale delle nostre produzioni agricole contro
l’omologazione provocata dagli organismi geneticamente modificati (Ogm) e per smascherare il prodotto
estero spacciato come Made in Italy con l’obbligo di indicare la provenienza della materia prima in
etichetta. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare
positivamente le dichiarazioni rilasciate dal Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano sulle linee
programmatiche del suo dicastero “dico sì alla etichettatura, dico sì alla lotta alla contraffazione dei
prodotti, dico no agli ogm. La strategia politica del Ministero dell’agricoltura si snoderà su alcune linee
guida e quelle indicate sono prioritarie”. Il futuro della nostra agricoltura – ha concluso Marini - sarà
infatti nell’essere diversi e migliori e non omologati a quei sistemi produttivi che operano con strutture di
costi per noi irraggiungibili e in situazioni di dumping sociale e ambientale intollerabili.
N.240 - 3 Aprile 2011
OGM: COLDIRETTI NO A LATTE BIOTECH NEL BIBERON DA 3 ITALIANI SU 4
Meglio puntare sul latte d’asina che ha naturalmente proprietà simili al materno
Quasi 3 italiani su 4 non vogliono il latte ottenuto da mucche biotech nel biberon secondo l’indagine
Coldiretti/Swg dalla quale emerge che il 72 per cento dei cittadini italiani che esprimono una opinione
ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati (Ogm) siano meno salutari
rispetto a quelli tradizionali. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alle mucche transgeniche
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allevate in Cina che producono latte con proteine come il lisozima che lo rendono simile a quello materno
grazie ad un progetti degli scienziati della State Key Laboratories for AgroBiotechnology della China
Agricultural University che hanno peraltro alzato del 20 per cento il contenuto in grasso, secondo l'inglese
Daily telegraph. Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove
modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone ad
accrescimento rapido al riso ipervitaminico fino al latte materno da mucche transgeniche) rimane elevato
- sostiene la Coldiretti - il livello di scetticismo. La realtà - continua la Coldiretti - è infatti che gli OGM
attualmente in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi
nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini. Peraltro in Italia - riferisce
la Coldiretti - si sta rapidamente riscoprendo il latte d’asina con il quale si ottengono ottimi risultati per i
bambini con allergie gastrointestinali dovute a intolleranza al normale latte di mucca e, per quelli che non
possono essere allattati al seno. Il latte d'asina che ha caratteristiche simili a quello materno rappresenta
una valida alternativa per non far mancare un nutrimento essenziale alla crescita. Il latte d'asina è un vero
e proprio farma-food che risolve i problemi delle intolleranze al latte vaccino nell'età neonatale, ma
l'elevato contenuto in calcio lo rende estremamente utile tanto per gli anziani affetti da osteoporosi che
per le donne in menopausa. Un animale che sembrava solo pochi anni fa spacciato ha trovato una ragione
d'essere nel combattere le nuove patologie dei tempi moderni con un aumento del 30 per cento negli
ultimi 5 anni in Italia dove – conclude la Coldiretti - si contano complessivamente oltre 36mila quadrupedi
dalle grandi orecchie, che dopo aver rischiato l'estinzione stanno vivendo un momento di grande riscossa.
N.243 - 4 Aprile 2011
OGM: COLDIRETTI, BENE SEQUESTRO PER PREVENIRE CONTAMINAZIONE
E’ importante la tempestiva iniziativa assunta dalla procura di Pordenone per evitare il ripetersi di
contaminazione da organismi geneticamente modificati (Ogm) nell’ambiente a tutela del territorio e della
qualità delle produzioni agricole. E’ quanto ha affermato la Coldiretti nel commentare positivamente la
decisione della Procura della Repubblica di Pordenone di porre sotto sequestro tutti i beni dell'azienda
agricola il cui titolare nei giorni scorsi aveva annunciato di voler seminare mais Ogm nonostante la
precedente condanna per violazione delle leggi in materia nell’ambito di un procedimento per lo stesso
reato. Si potranno evitare dunque i rischi di contaminazione che durante la precedente estate hanno
mobilitato la task force “per una Italia libera da Ogm” e che hanno portato la Coldiretti a costituirsi parte
civile. Occorre infatti ricordare che dai risultati delle analisi rese note dal Ministero delle Politiche
agricole era emersa l a presenza nei terreni confinanti di 15 campioni contaminati da Ogm su 30. Una
enormità considerando che - ha concluso la Coldiretti - la contaminazione era avvenuta da un solo campo
e in solo anno.
N.242 - 4 Aprile 2011
GIAPPONE: COLDIRETTI, OCCHIO A ETICHETTA PER PESCE MEDITERRANEO
Per controllare direttamente l’origine del pesce acquistato occorre verificare sul bancone l’etichetta, che
per legge deve prevedere la zona di pesca, e scegliere la “zona Fao 37” se si vuole acquistare prodotto
pescato del Mediterraneo. E’ quanto afferma ImpresaPesca della Coldiretti in riferimento ai dati
allarmanti sul versamento in mare di acqua radioattiva proveniente dell'impianto nucleare di Fukushima in
Giappone. Nonostante il fatto che le importazioni di pesce dal Giappone siano praticamente trascurabili,
per un valore che nel 2010 è stato di appena 700mila euro, vale la pena di cogliere l’occasione – sottolinea
la Coldiretti - per preferire il pesce del Mediterraneo considerato anche che gli acquisti di pesce azzurro
come alici e di triglie sono diminuiti del 12 per cento nel 2010, secondo una analisi ImpresaPesca
Coldiretti. In sofferenza anche il pesce bianco con i consumi di merluzzi e naselli che - precisa Coldiretti
ImpresaPesca - sono in calo addirittura del 13 per cento. Nessun problema quindi per il pesce
mediterraneo ma anche - precisa la Coldiretti - per gli altri pesci utilizzati nei ristoranti giapponesi per la
preparazione del sushi che vengono comunque acquistati localmente.
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N.249 - 7 Aprile 2011
VINO: COLDIRETTI, ALL’ESTERO I PICCOLI CRESCONO IL DOPPIO DEI GRANDI
Le esportazioni di vino Made in Italy dei piccoli produttori sotto i 25 milioni di euro di fatturato sono
cresciute in valore del 16 per cento, quasi il doppio dell’8,5 per cento fatto segnare dalle prime 103
società italiane produttrici di vino che fatturano piu’ dei 25 milioni di euro. E’ quanto emerge da una
analisi presentata al Vinitaly dalla Coldiretti sulla base dei dati sul commercio estero nel 2010 di
Mediobanca e dell’Istat. Questo significa - ha rilevato la Coldiretti - che le 103 grandi società del vino (che
fatturano complessivamente il 55 per cento del totale del mercato) sui mercati esteri sono cresciute la
metà delle altre. Una situazione che si verifica nonostante il fatto che - ha precisato la Coldiretti - spesso
i sostegni pubblici alla promozione all’estero si siano indirizzati prevalentemente a favore delle grandi
imprese.
“La dimensione da sola non è sufficiente per garantire competitività e quindi il successo delle imprese che
devono puntare sul legame con il territorio e sulla distintività che i nuovi concorrenti stranieri non possono
offrire”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Una dimostrazione concreta purtroppo si
ha anche per le grandi cooperative che, secondo il rapporto Mediobanca, segnano riduzioni nei margini e
nella redditività che sono in controtendenza rispetto a quanto emerge nelle altre società di capitali. Un
andamento coerente - ha sostenuto la Coldiretti - con una collocazione di mercato prevalentemente in
fasce di prezzo competitivo e una politica commerciale caratterizzata da grandi volumi e sorretta per lo
più dalla grande distribuzione organizzata. “C’è la necessità di impegnarsi in politiche di più forte
differenziazione, innovazione e valorizzazione del legame con il territorio che rappresentano il vero valore
aggiunto della cooperazione. Gli stessi processi di riorganizzazione dimensionale hanno successo solo se
legati all’esistenza o alla creazione di sbocchi di mercato remunerativi, altrimenti possono addirittura
dimostrarsi dannosi”, ha concluso il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che
“purtroppo le uve nelle cantine sociali sono state spesso sottopagate ai viticoltori ad importi che
rappresentano in media appena il 15 per cento del prezzo di vendita delle bottiglie”.
LA CRESCITA DEL VINO ITALIANO ALL’ESTERO
2009
Imprese con fatturato oltre i 25 milioni
1,89
Imprese con fatturato sotto i 25 milioni 1,62
TOTALE
3,51
2010
Variazione %
2,05
+ 8,5
1,89
3,93
+ 16
+ 12
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Mediobanca e Istat
N.245 - 5 Aprile 2011
ALCOL: COLDIRETTI, DIMEZZATO IL CONSUMO DI VINO IN 30 ANNI
Si è praticamente dimezzato negli ultimi 30 anni in Italia il consumo di vino che è sceso a circa 40 litri a
persona per un totale di circa 20 milioni di ettolitri. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in
occasione della divulgazione del rapporto Istat sugli italiani e l’alcol alla vigilia dell’apertura del Vinitaly,
la piu’ importante rassegna vitivinicola nazionale. Nel 2010 le famiglie italiane hanno speso piu’ per
acquistare acqua minerale che vino: con 19,71 euro mensili per famiglia, l’acquisto dell’acqua minerale è
diventato la prima voce di spesa del bilancio familiare per le bevande e supera il vino per il quale la spesa
media familiare mensile è stimata pari a 12 euro. Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli
italiani, che ha avuto una accelerazione negli ultimi dieci anni in cui si è verificato un calo del 20 per
cento, è stato accompagnato - sottolinea la Coldiretti - da un atteggiamento piu’ responsabile di consumo.
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Insieme al cambiamento delle abitudini alimentari a far calare la domanda soprattutto nelle ristorazione
sono stati, oltre ai ricarichi eccessivi, le campagne antialcol e la stretta sulle norme del codice della
strada che hanno colpito indiscriminatamente anche il vino che è in realtà caratterizzato da un piu’
responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a che fare con i binge drinking del fine settimana.
Il vino - precisa la Coldiretti - è divenuto l'espressione di uno stile di vita "lento", attento all'equilibrio
psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol.
Si tratta di un cambiamento che - continua la Coldiretti - occorre riconoscere per evitare il rischio di una
dannosa criminalizzazione, mentre è necessario investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza
del vino con il suo legame con il territorio e la cultura, a partire proprio dalle giovani generazioni. Nel
giorno di apertura del Vinitaly, giovedì 7 aprile alle ore 15,00 si svolgerà l’incontro “Dal lavoro della vigna
riparte l’economia” organizzato dalla Coldiretti insieme a Città del vino per approfondire l’impatto
sociale, ambientale, occupazionale ed economico del vino nell’anno che ha rivoluzionato il mercato del
prodotto piu’ rappresentativo del Made in Italy. Con il 2010 si sono verificati cambiamenti straordinari sul
mercato nazionale ed internazionale del vino che sono destinati a segnare il futuro della produzione
nazionale secondo il piu’ aggiornato studio sugli andamenti del settore elaborato dalla Coldiretti, che
evidenzia le nuove tendenze. Con l’occasione, già a partire dalla mattina allo stand Coldiretti presso il
Centro Servizi Arena - stand A, tra il padiglione 6 e 7, sarà esposta la bottiglia di vino con etichetta in
braille per i non vedenti insieme ad altri esempi di impegni concreti ottenuti dal lavoro in vigna sul piano
dell’integrazione culturale, del recupero sociale, del ritorno alla legalità, della solidarietà e del
superamento delle barriere. All’iniziativa promossa da Coldiretti e Città del Vino intervengono il Ministro
delle Politiche Agricole Saverio Romano, il Governatore del Veneto Luca Zaia il Presidente di Città del
Vino Giampaolo Pioli e il Presidente di Coldiretti Sergio Marini.
Lavoro: agricoltura in controtendenza, crescono gli occupati nei campi
04/04/2011 pubblicato in: Lavoro - In controtendenza rispetto all’andamento generale torna ad
aumentare l’occupazione nelle campagne. Lo affermano i dati Istat, secondo i quali nel 2010 si è
verificato un aumento dei lavoratori in agricoltura dell’1,9 %, a fronte del calo generale dello 0,7%.
Sono oggi 891mila gli occupati agricoli, dei quali 462mila indipendenti (+0,6%) e 429mila dipendenti
(+3,3%) che fanno registrare il record della crescita tra tutte le attività produttive.
Nei campi la crescita dell’occupazione riguarda sia le regioni del nord (+3,1%) che quelle del sud (+2%)
mentre in flessione sono quelle del centro (-1,5 %).
Dopo anni si registra dunque un ritorno al lavoro nei campi legato soprattutto alle campagne di raccolta di
frutta, verdura e la vendemmia che riguarda anche studenti e giovani sotto i 40 anni. Secondo i dati, è
giovane addirittura un lavoratore dipendente su quattro.
“I dati – commenta la Coldiretti che associa il maggior numero di imprese che assumono manodopera dimostrano che l’agricoltura ha grandi potenzialità per battere la disoccupazione e che la stabilizzazione
delle agevolazioni contributive per le aree montane e svantaggiate, prevista dalla legge ‘Stabilità 2011’,
fortemente voluta da Coldiretti, ha consentito di continuare a svolgere questa funzione essenziale. Ma
restano ancora gravi problemi da risolvere in settori chiave come la pastorizia e la suinicoltura”.
Un impatto positivo si deve anche all’esperienza dei buoni lavoro, i cosiddetti voucher, tenuto conto che
in agricoltura sono stati utilizzati quasi un terzo (27%) dei circa 12,3 milioni di buoni cartacei per venduti
in Italia dall’1 agosto 2008 ad oggi, secondo l’Inps.
Carne clonata, Coldiretti chiede un piano immediato di controlli
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoA causa della mancanza di accordo a livello comunitario non esistono ora
norme sulle importazioni che impongano di etichettare un alimento come derivato da progenie o
discendenti di animali clonati con il rischio concreto che i discendenti della pecora Dolly possano arrivare
in tavola.
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25/03/2011- 9/04/2011
La denuncia arriva dalla Coldiretti che chiede l’immediato avvio di un piano di controlli alle frontiere,
dopo che è scaduto il mandato negoziale della Commissione a seguito dell’impossibilità di trovare un
compromesso per regolamentare la clonazione a fini alimentari in Europa.
Senza l'accordo gli operatori commerciali sono liberi di importare latte, formaggi o carne derivati dalla
progenie e discendenza degli animali clonati senza peraltro alcuna etichettatura. Un rischio sollevato
anche in Inghilterra dal Daily Mail secondo il quale prodotti derivati da progenie di animali clonati
potrebbero arrivare entro l’estate nei supermercati.
Sotto osservazione in Europa e in Italia sono soprattutto le importazioni di carne proveniente da Brasile,
Argentina e Usa dove la pratica della clonazione si è rapidamente diffusa. L’Italia, secondo una analisi
della Coldiretti su dati Istat, ha importato nel 2010 carne fresca, congelata o refrigerata per ben 18
milioni di chili dal Brasile, per 9,3 milioni di chili dall’Argentina e per 1,3 milioni di chili dagli Usa. Quasi
marginali sono invece le importazioni di prodotti lattiero caseari da questi Paesi che assommano
complessivamente a 350mila chili.
Il rischio non riguarda tanto gli animali clonati, ma la loro discendenza poiché nessuno spenderebbe
decine di migliaia di euro per ottenere un toro clonato per farne hamburger. Il consiglio per i consumatori
è quindi di verificare l’etichetta di origine che, grazie al pressing della Coldiretti, è oggi obbligatoria per
la carne bovina e per quella di pollo e di preferire la produzione nazionale.
"Occorre intensificare subito i controlli alle frontiere in attesa che la Commissione intervenga per
prevedere - sottolinea la Coldiretti - regole chiare che vietino tali prodotti nell’Unione Europea e
stabiliscano norme chiare e trasparenti di etichettatura, come richiesto dal Parlamento Europeo".
Crescono ancora i costi agricoli, a febbraio aumento del 4,9%
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoAumentano ancora i costi agricoli. Lo affermano le rilevazioni di Ismea sul
mese di febbraio, secondo le quali si registra un incremento del 4,9% rispetto all'anno scorso. I mangimi
fanno segnare un aumento del 19,3% con aumenti record per quelli a base di orzo e cruscami che crescono
del 66,4 per cento.
Un problema rilevante per le aziende agricole italiane dove si allevano quasi 600 milioni di animali e la
spesa per l’alimentazione è proprio una delle principali voci di costo. In grave difficoltà, ricorda la
Coldiretti, sono tra gli altri gli allevamenti di pecore e maiali per i quali all’aumento dei costi non ha fatto
seguito un aumento dei prezzi di vendita alla stalla, anche a causa dell’importazioni di prodotti che
vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di norme chiare sull’etichettatura.
Aumentano anche concimi (+5,7%) e prodotti energetici (+3,4%), sotto la spinta soprattutto del carocarburanti (+6,5%). Diminuiscono, invece, i costi degli animali da allevamento: -12,9%.
Su base annua si registrano rialzi moderati per antiparassitari e sementi, rincarati rispettivamente dello
0,4% e dello 0,6%, mentre il costo della manodopera ha fatto segnare in media un aumento dell'1,6%.
Corpo Forestale, aumentano i controlli contro le frodi a tavola
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoIn aumento nel 2010, 102 rispetto ai 75 del 2009, i reati accertati e i
controlli effettuati nel corso del 2010 dal Corpo forestale dello Stato nel settore della sicurezza
agroambientale ed agroalimentare. Crescono anche le persone denunciate all'Autorità giudiziaria e gli
illeciti amministrativi contestati lo scorso anno per un importo di circa 1milione e 500mila euro.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Lo ha annunciato il capo del Corpo forestale dello Stato (Cfs), in una conferenza stampa di presentazione
del Rapporto 2010 sull'attività operativa nella Sicurezza agroambientale e agrolimentare, alla presenza del
ministro per le Politiche agricole Saverio Romano, e il presidente di Coldiretti Sergio Marini.
Sui prodotti agroalimentari certificati, fiore all'occhiello del Made in Italy, oltre 700 controlli per
contrastare frodi e contraffazioni, anche nelle vendite su web. In aumento, sottolineano i forestali, anche
le persone segnalate all'Autorità Giudiziaria che passano dalle 64 del 2009 alle 120 del 2010. Gli illeciti
amministrativi contestati lo scorso anno sono stati 772 a fronte dei 359 del 2009 per un importo
complessivo di 1milione e 525mila euro e sono incrementati anche i controlli, passati dai 4.423 del 2009 ai
5.056 del 2010.
L’attività operativa del Corpo Forestale nel 2010 ha messo in evidenza un cambio di marcia dell’industria
della contraffazione alimentare che si avvale di internet attraverso le vendite on line e colpisce
soprattutto prodotti di alta qualità, dall’amarone alla mozzarella di bufala, dal gorgonzola
all’extravergine di oliva.
“La credibilità conquistata dagli agricoltori italiani nel garantire la qualità delle produzione è un
patrimonio da difendere nei confronti di quanti con le frodi e la contraffazione cercano di sfruttare la
fiducia acquisita nelle campagne per fare affari - ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini . Un crimine particolarmente odioso perché si fonda soprattutto sull'inganno nei confronti di quanti, per la
ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti. Occorre diffidare - ha
precisato Marini - delle offerte esagerate come quelle per l’olio di oliva che viene venduto a prezzi
stracciati sugli scaffali che non riescono a coprire neanche i costi della raccolta delle olive. In Italia si
scoprono le frodi perché si fanno i controlli. Fortunatamente - continua Marini - l’attività del Corpo
Forestale dello Stato insieme a quella degli altri organismi pubblici e privati garantisce all’Italia una rete
nazionale di controllo con oltre un milione tra le verifiche e le ispezioni effettuate sul Made in Italy
alimentare nel 2010”.
Zootecnia, via al Sistema Nazionale Qualità per valorizzare le produzioni
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoVia libera alla nuova normativa sulla Regolamentazione del sistema di
qualità nazionale zootecnica riconosciuto a livello nazionale ai sensi del Regolamento (Ce) n. 1974/2006. Il
Sistema di Qualità Nazionale (Sqn), permette di valorizzare le produzioni mediante l'adozione di sistemi di
qualità che siano conformi alle normative comunitarie e di facilitare ai produttori l'adesione alle azioni di
sostegno previste dallo sviluppo rurale e all’art 68 del Regolamento (Ce) n.73/2009.
Il Sqn riguarda i prodotti agricoli primari di origine zootecnica destinati all'alimentazione umana con
specificità di processo e/o di prodotto, aventi caratteristiche qualitativamente superiori rispetto alle
norme di commercializzazione o ai requisiti minimi stabiliti dalla normativa comunitaria e nazionale nel
settore zootecnico. Le filiere zootecniche interessate sono quelle per la produzione di carne bovina,
suina, ovina, caprina, bufalina, equina, avicola, cunicola, latte, uova, miele, prodotti dell'acquacoltura ed
eicicoltura.
Il Sistema richiede per ciascuna tipologia di prodotto:
- la predisposizione di disciplinari di produzione, per ciascun prodotto che il Mipaaf può riconoscere per
decreto, redatti secondo Linee guida stilate da una apposita Commissione Sqn e adottate d'intesa con la
conferenza Stato Regioni, che contraddistinguono la «qualità superiore» del prodotto e/o del processo.
- un piano di controllo delle specifiche di processo e/o prodotto contenute nel disciplinare di produzione,
il rispetto del quale è verificato da un organismo di controllo indipendente;
- la rispondenza agli sbocchi di mercato.
Per il primo riconoscimento nel Sqn i disciplinari devono contenere requisiti minimi riguardanti:
- la denominazione identificativa della tipologia del prodotto riconosciuto nel Sqn;
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
- i requisiti per l'alimentazione, superiori e qualificanti rispetto a quanto previsto dalle norme di legge, in
grado di migliorare le caratteristiche del prodotto anche dal punto di vista del consumatore;
- i requisiti relativi alle condizioni di allevamento in grado di aumentare il benessere degli animali,
superiori rispetto a quanto previsto dalle normative specifiche della filiera in questione.
I disciplinari possono inoltre contenere requisiti relativi ad aspetti ambientali e obblighi previsti dalle
normative della specifica filiera, in merito all'etichettatura delle informazioni relative agli aspetti
qualitativi o all'origine delle produzioni.
Possono presentare al Ministero proposta di riconoscimento per un disciplinare di produzione, le
organizzazioni dei produttori, le associazioni, le cooperative e i consorzi purché dimostrino di essere
rappresentativi di almeno il 50% della produzione nazionale relativa alla tipologia di prodotto. Anche le
regioni sono legittimate a presentare proposte purché riunite in un numero minimo di 4 soggetti, oppure
in un numero inferiore purché dimostrino di essere rappresentative di almeno il 50% della produzione
relativa alla tipologia di prodotto.
I prodotti conformi ad un Sqn possono essere etichettati riportando obbligatoriamente – oltre alle
informazioni previste dalla normativa comunitaria e nazionale – anche la denominazione prevista dallo
specifico disciplinare di produzione e l'indicazione del paese di origine e di allevamento del prodotto, ove
non sia già previsto da specifica normativa.
È inoltre possibile indicare in etichetta il nome del produttore o dell'associazione di produttori, un
eventuale marchio commerciale detenuto dall'organizzazione o dall'associazione, l'indicazione della
regione di origine o di allevamento, purché ne sia garantita la rintracciabilità, il nome dell'organismo di
controllo pubblico o privato.
Arrivano le misure di emergenza per la lotta al cancro batterico del kiwi
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoE’ stato pubblicato il decreto ministeriale che definisce le misure di
emergenza per la prevenzione, il controllo o l’eradicazione del cancro batterico del kiwi (actinidia)
causato dal batterio Pseudomonas syringae pv. Actinidiae (PSA) e, in particolare, le modalità in base alle
quali i Servizi fitosanitari, a seguito di monitoraggio, istituiscono nei territori di competenza la aree e le
zone di intervento.
Il territorio viene diviso in: “aree contaminate” in cui si sono riscontrate piante infette; le “zone di
contenimento” in cui la diffusione dell’infezione è tale da non rendere possibile l’eradicazione nel breve
periodo, ma in cui è necessario il contenimento dell’organismo nocivo e l’eliminazione delle fonti di
inoculo per perseguire l’eradicazione come obiettivo di lungo termine e le relative “zone di sicurezza”
(ovvero le aree di raggio di 500 metri intorno all’area contaminata o alla zona di contenimento).
Per la revoca delle delimitazioni è necessario che non venga riscontrato per due anni l’organismo nocivo.
E’ fatto obbligo ai proprietari o ai detentori, a qualsiasi titolo, di piante di actinidia, di segnalare ogni
sintomo sospetto di cancro batterico al Servizio fitosanitario, tranne nelle “zone di contenimento”.
Nel decreto viene definito anche il piano di azione per la prevenzione e il controllo del cancro batterico
dell’actinidia nelle zone di contenimento e la disciplina di produzione vivaistica di piante di actinidia e
relativo materiale di moltiplicazione.
In particolare, gli attrezzi di potatura devono essere adeguatamente disinfettati, mentre le piante di
actinidia e i relativi materiali di moltiplicazione, prodotti secondo il disciplinare definito dal decreto,
devono essere accompagnati da apposite etichette. Sono inoltre definite le procedure per la gestione dei
residui di potatura e di espianto.
Arrivano le sanzioni per chi viola l'anagrafe equina
05/04/2011
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoAl via le sanzioni per chi viola il Regolamento comunitario n.504/2008 sui
metodi di identificazione degli equidi e della gestione dell'anagrafe equina da parte dell'Unire. Le nuove
norme sono contenute nel Decreto Legislativo n.29 del 16 febbraio 2011 recentemente pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale.
Il provvedimento fissa sanzioni in materia di:
- mancate comunicazioni (ad esempio denuncia di nascita del puledro, richiesta di registrazione in
anagrafe di un equide nato in Italia o proveniente dall'estero, comunicazioni riguardanti la vendita o
l'esportazione definitiva di un equide, il passaggio di proprietà, la morte o l'abbattimento di un equide in
luogo diverso, dal macello, il furto o lo smarrimento dell'equide o del passaporto, il ritrovamento
dell'equide o del passaporto rubato o smarrito);
- mancate registrazioni (dal registro aziendale al passaporto, fino alla verifica nello stabilimento di
macellazione della congruenza delle informazioni presenti sul passaporto e quelle registrate nella Banca
dati equina nazionale).
In base al decreto, chiunque detenga equidi non in regola con gli obblighi di identificazione, è soggetto al
pagamento di una multa da 300 a 1.500 euro per ogni capo non regolarmente identificato delle specie
diverse dal cavallo e degli ibridi e da 900 euro a 4.500 euro per ogni capo non regolarmente identificato
della specie equina. Inoltre, il proprietario di un equide o il detentore che sposti dall'azienda o introduca
in essa un equide non in regola con l'identificazione senza che sia accompagnato dal passaporto e dal
documento di provenienza (o modello IV), è soggetto al pagamento di una sanzione fino a 1.800 euro per
ogni capo.
Il veterinario – o qualsiasi persona in possesso di equivalente qualifica – incaricato di applicare un
transponder ad un equide che ometta l'impianto o impianti il dispositivo senza essersi accertato
dell'assenza di altro dispositivo in precedenza impiantato e ancora funzionante o della presenza di segni
clinici indicanti che un transponder precedentemente impiantato sia stato rimosso per via chirurgica o lo
applichi in maniera non conforme, è soggetto al pagamento da 150 euro a 900 euro per ogni capo.
Sanzionato anche, in assenza di autorizzazione, l'impianto su un equide di un transponder, fino a 4.500
euro, fatta salva la possibilità di identificazione degli equidi da parte dei Servizi veterinari competenti per
territorio per specifiche esigenze inerenti la gestione di emergenze di carattere sanitario. Sanzione fino a
18.000 euro per la sostituzione del transponder che, senza autorizzazione, modifichi o contraffaccia il
passaporto di un equide.
L'autorità incaricata del controllo – il Mipaaf, il Ministero della salute, le Aziende sanitarie locali, le
Regioni e le Province Autonome – dovrà indicare nel verbale di accertamento delle violazioni le carenze
riscontrate e le prescrizioni di adeguamento necessarie per assicurare che il detentore dell'equide rispetti
le norme nel decreto legislativo. Qualora si tratti del primo accertamento e di violazioni giudicate
sanabili, al proprietario (o detentore delegato) può essere concesso un termine massimo di quindici giorni
per mettersi in regola e evitare la sanzione; una tolleranza temporale che non viene riconosciuta agli
stabilimenti di macellazione.
Friuli Venezia Giulia, approvata la legge che dice no agli Ogm
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoIl Friuli Venezia Giulia si conferma una regione Ogm free. La nuova
normativa che lo stabilisce, frutto di una convergenza tra partiti di maggioranza ed opposizione su due
proposte di legge presentate nell’autunno 2010 a seguito della polemica sulle semine di mais transgenico
per cui è stata condannata un'azienda (e ora posta sotto sequestro), è stata approvata dal Consiglio
regionale con 33 voti favorevoli e solo 5 tra contrari e astenuti.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Su tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia non sarà quindi possibile piantare o coltivare semi di
Organismi geneticamente modificati e la sperimentazione potrà svolgersi solo in luoghi in cui sia attiva la
vigilanza dell’Ersa (l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale); le regole che verranno applicate sono
quelle della direttiva comunitaria del 2001, in modo da non andare incontro ad eventuali impugnazioni né
del governo italiano né dell’Unione Europea. Il testo prevede sanzioni da 5 a 50mila euro per i
trasgressori.
Tra le novità introdotte nella legge, anche un articolo in cui si raccomanda la somministrazione – nella
ristorazione collettiva, nelle scuole e nei luoghi di cura della regione ma anche negli uffici degli enti locali
e regionali e in quelli dei privati convenzionati – di prodotti che non contengano Ogm, preferendo quelli
biologici, tradizionali, a denominazione protetta o a Indicazione geografica tipica (Igp).
Per Coldiretti il voto bipartisan in Consiglio Regionale denota un'attenzione ormai diffusa per le
coltivazioni tipiche e di qualità che non possono in alcun modo essere danneggiate da coltivazioni Ogm che
stanno arretrando anche in Europa, visto la riduzione di oltre il 3% delle superfici coltivate.
È un buon segnale per l'agricoltura del Friuli Venezia Giulia, che non può che concentrarsi sulla qualità e
la tipicità delle produzioni per sperare in un futuro di crescita dei redditi, e che ora, grazie a questa
legge, può dedicarsi con maggior vigore alle cose da fare per raggiungere l'obiettivo primario: quello di
restituire reddito alle imprese agricole.
Latte materno prodotto da mucche Ogm, i cittadini dicono no
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoLatte materno prodotto da mucche Ogm. L’ultima trovata biotech, a metà
tra minaccia reale e annuncio miracolistico, viene dalla Cina. Mucche transgeniche produrrebbero latte
con proteine umane come il lisozima, che lo rendono simile a quello materno, grazie ad un progetto degli
scienziati della State Key Laboratories for AgroBiotechnology della China Agricultural University.
L’esperimento avrebbe inoltre portato ad alzare del 20% il contenuto in grasso, secondo il quotidiano
inglese Daily Telegraph.
Un annuncio che non ha mancato di suscitare polemiche e reazioni, come sempre accade in occasione
della diffusione di notizie sensazionalistiche (e sovente infondate) sui presunti effetti benefici della
modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio, dal supersalmone al riso
ipervitaminico.
“La realtà – sottolinea la Coldiretti - è che gli Ogm attualmente in commercio riguardano pochissimi
prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici
riscontrabili dai cittadini”.
Difficile dunque stupirsi del fatto che quasi 3 italiani su 4 non vogliono il latte ottenuto da mucche biotech
nel biberon, secondo l’indagine Coldiretti/Swg dalla quale emerge che il 72 per cento dei cittadini italiani
che esprimono una opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente
modificati (Ogm) siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.
Senza voler ricorrere al “latte di Frankenstein”, in Italia si sta tra l’altro riscoprendo il latte d’asina con il
quale si ottengono ottimi risultati per i bambini con allergie gastrointestinali dovute a intolleranza al
normale latte di mucca e, per quelli che non possono essere allattati al seno.
Il latte d'asina ha, infatti, caratteristiche simili a quello materno e rappresenta una valida alternativa per
non far mancare un nutrimento essenziale alla crescita, senza dove ricorrere ad esperimenti genetici.
Ortofrutta, esportazioni in Russia più facili col sistema Icarus
04/04/2011
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoIl ministero della Salute ha comunicato che alla fine del primo trimestre
di operatività di Icarus – un sistema finalizzato a razionalizzare e velocizzare le procedure relative alle
certificazioni sanitarie sull’export – risulta insufficiente il numero delle registrazioni relative alle imprese
di esportazione ed alle partite esportate con la Federazione Russa, un mercato in crescita per le
produzioni ortofrutticole italiane.
Questa situazione pone l’Italia in una condizione di inadempienza rispetto agli accordi che erano stati
presi con le autorità russe. È quindi necessario che gli operatori ortofrutticoli – singoli o associati – che
esportano direttamente nella Federazione Russa, si iscrivano al sistema informatico Icarus
(https://www.icarus.izs.it/export/) ed inseriscano i dati relativi alle partite esportate.
Nasce l'Organizzazione mondiale degli agricoltori
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoLe organizzazioni agricole di tutto il mondo si sono riunite il 29 marzo per
sottolineare la necessità che la voce degli agricoltori sia ascoltata sulla scena mondiale e per dar vita
all'Organizzazione mondiale degli agricoltori.
La missione dell'Organizzazione consiste nel riunire delle organizzazioni nazionali di produttori e delle
organizzazioni nazionali di produttori per l'elaborazione di politiche e la difesa degli interessi degli
agricoltori di tutto il mondo nell'intento di migliorare le condizioni economiche e di sostentamento dei
produttori, delle loro famiglie e delle comunità rurali.
Uno dei principali obiettivi dell'Organizzazione risiede nel miglioramento delle condizioni di vita degli
agricoltori e della solidità economica delle comunità rurali del pianeta.
Il secondo grande obiettivo è quello di contribuire alla sicurezza di approvvigionamento alimentare in
tutto il mondo, favorendo la cooperazione fra le organizzazioni membri.
Tale obiettivo è stato definito dai partecipanti all’incontro di importanza primordiale dato che, secondo
le previsioni, la domanda alimentare mondiale dovrebbe aumentare di almeno il 70% entro il 2050.
L'Organizzazione mira inoltre a facilitare l'organizzazione dei produttori agricoli e a permettere loro di
migliorare la loro posizione all'interno della catena di approvvigionamento alimentare.
Essa è altresì tesa ad assicurare una coerenza con altre attività connesse all'agricoltura, quali la
silvicoltura, l'acquacoltura, l'ambiente, il commercio, la ricerca e l'educazione. Infine, l'Organizzazione
intende incoraggiare l'impegno degli agricoltori rispetto a uno sviluppo rurale sostenibile, all'ambiente e
alle nuove sfide emergenti, quali il cambiamento climatico e il rinnovo generazionale.
Le prossime tappe includono la convocazione di un'Assemblea generale nel corso di quest'anno allo scopo
di avanzare sulle principali questioni identificate dall'Organizzazione. La sede sarà stabilita a Roma.
Frutta nelle scuole, arrivano fondi per 18 milioni di euro
04/04/2011
Aumenta le dimensioni del testoL’Italia sarà il maggiore beneficiario del programma Frutta nelle scuole
per l’anno scolastico 2011/2012, con 18 milioni di euro. Questo è il dato reso noto dalla Commissione
europea, relativamente alla ripartizione definitiva dei fondi Ue a sostegno di tale programma, giunto alla
terza edizione.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Il programma ha ricevuto l’adesione di 24 Stati membri, solo la Finlandia, la Svezia ed il Regno Unito non
parteciperanno all’iniziativa che si prefigge l’obiettivo di incentivare il consumo di frutta e verdura tra i
bambini in età scolare tra i 6 e gli 11 anni.
Nel nostro paese, studi hanno evidenziato che circa un adulto su tre ha problemi di sovrappeso e quasi un
italiano su dieci è decisamente obeso. Inoltre, il problema dell’obesità e del sovrappeso nei bambini sta
acquisendo un’importanza crescente. Gli esperti sono d’accordo, infatti, che un'alimentazione sana in età
scolare può svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione, riducendo il rischio di gravi problemi di
salute – come le malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2 – negli anni successivi. Pertanto,
l’educazione alimentare diventa la leva principale di una strategia volta ad introdurre comportamenti e
abitudini più sane con una maggiore assunzione di frutta e verdura nella dieta quotidiana.
La scorsa edizione del programma, per l'anno scolastico 2010/2011, ha coinvolto oltre 1.340.000 alunni di
circa 8.500 scuole primarie di tutta Italia. Dopo il nostro paese, i principali beneficiari della nuova
edizione saranno la Germania (11 milioni), la Francia (10 milioni), la Polonia (9 milioni) e la Romania (8
milioni).
N.13 - 21/03/2011
Conclusi con successo gli incontri con le imprese
Torino – Nei giorni scorsi la Federazione ha concluso gli incontri con le imprese agricole, organizzati in
tutte le zone della provincia. Da febbraio a inizio marzo il presidente Riccardo Chiabrando e il direttore
Diego Furia hanno organizzato le assemblee per confrontarsi con gli imprenditori torinesi e in particolare
per verificare lo stato di attuazione della realizzazione del progetto economico lanciato un anno fa da
Coldiretti che ha come obiettivo la costruzione di una filiera agricola tutta agricola e tutta italiana. Gli
incontri hanno visto una straordinaria partecipazione degli associati e hanno consentito alle imprese
agricole di approfondire l’impegno sindacale ed economico portato avanti da Coldiretti. Durante le
assemblee i funzionari hanno informato sulle modifiche in arrivo con la nuova Pac, sugli aggiornamenti in
merito alla campagna assicurativa contro le avversità atmosferiche, sulle novità fiscali in vigore da
gennaio 2011 e hanno fornito una serie di indicazioni sulle nuove norme di sicurezza per le macchine
agricole.
«Ho aperto le riunioni – spiega Riccardo Chiabrando, presidente di Coldiretti Torino – sintetizzando le
principali tappe del percorso sindacale avviato da Coldiretti, impegno che ha portato al varo della legge
sull’etichettatura, un risultato che consideriamo una chiave di volta per la difesa del Made in Italy. Le
assemblee di zona sono state momento di confronto reale con gli associati rispetto alle problematiche
territoriali: dalle iniziative contro il consumo di suolo e il dilagare di impianti fotovoltaici sui terreni, al
contenimento dei danni alle coltivazioni provocati da ungulati e fauna selvatica».
Diego Furia, direttore di Coldiretti Torino, aggiunge: «A livello sindacale il 2010 è stato un anno di
mobilitazione continua, fitto di impegni. Le tante iniziative avviate da Coldiretti in modo capillare, in ogni
regione e in tutte le province, hanno portato grandi risultati rispetto al progetto di una filiera agricola
tutta italiana. Nelle riunioni zonali abbiamo presentato agli imprenditori le tappe più significative
compiute a livello regionale e provinciale. Oggi stiamo lavorando su nuove opportunità di reddito che
derivano dalla ristrutturazione operata su alcune filiere e per molte produzioni del settore primario.
Abbiamo già conseguito soddisfacenti risultati per il settore latte – l’accordo per il conferimento di latte al
polverizzatore di Moretta è un valido esempio. I Punti Compagna Amica, la vendita diretta e i mercati di
Campagna Amica sono realtà che rappresentano un fiore all’occhiello per la Federazione torinese. Ora
siamo al lavoro per chiudere un importante accordo anche nella filiera dei cereali. Abbiamo progetti in
corso per altri settori, quali quello zootecnico che – in questo momento – vede gli allevatori di Piemontese
particolarmente in sofferenza».
N.248 - 7 Aprile 2011
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25/03/2011- 9/04/2011
VINO: COLDIRETTI, DALLA VIGNA LAVORO PER 1,2 MILIONI DI PERSONE
Nel distretto del Prosecco lavorano immigrati di 53 differenti nazionalità da 4 continenti
Dalle 250mila aziende vitivinicole italiani nascono opportunità di lavoro per 1,2 milioni di persone
impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività
connesse e di servizio. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione del Vinitaly
dal quale si evidenzia che la vigna è anche momento di integrazione come dimostra il fatto che n el solo
distretto del Prosecco lavorano immigrati di ben 53 differenti nazionalità da 4 diversi continenti.
Sono circa mezzo milione i titolari di vigneti in Italia dove - sottolinea la Coldiretti - trovano occupazione
oltre 210mila lavoratori dipendenti, dei quali oltre 50mila sono giovani e 30mila stranieri. N el vino hanno
trovato occasione di impegno diversamente abili, carcerati, ed ex tossicodipendenti come dimostra
l’esposizione presentata allo stand della Coldiretti
presso il Centro Servizi Arena - stand A, tra il
padiglione 6 e 7. Dal vino prodotto da ragazzi autistici a quello realizzato da giovani diversamente abili ma
anche le bottiglie portatrici di solidarietà come quelle del progetto wine for life della Comunità di
S.Egidio e il vino solidale della Società mutuo soccorso fino a quello responsabile con l’etichetta “se bevi
non guidare”. E ancora il vino con etichetta braille per i non vedenti e quello dei detenuti e delle
comunità di ex tossicodipendenti come S an Patrignano dover sono passati in cantina e tra i filari 496
giovani, in una vigna che oggi si estende per oltre cento ettari. Una conferma del ruolo anche sociale del
settore del vino viene anche dalle esperienze nate sui terreni recuperati alla criminalità. Dall’ultima
relazione del Commissario straordinario del Governo per i beni confiscati ad organizzazioni criminali si
evidenzia che - rileva la Coldiretti - i vigneti e gli oliveti rappresentano ben il 25 per cento dei terreni
definitivamente confiscati. O ltre il 91 per cento di essi si trova in Sicilia, Calabria e Puglia, con una
superficie totale pari a 4.317.917 metri quadrati.
L’impatto positivo non si ha però solo in vigna poiché la raccolta di un grappolo alimenta, secondo l’analisi
della Coldiretti, opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3)
commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6)
trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9)
vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo,
13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18)
bioenergie.
Il vino è il settore dove sono stati utilizzati il maggior numero di voucher o buoni lavoro tra le diverse
attività agricole ed extragricole. I voucher sono stati introdotti in via sperimentale proprio nel vino nella
vendemmia 2008 e da allora (1/8/2008) ne sono stati utilizzati complessivamente 12,3 milioni dei quali
3,4 milioni in agricoltura di cui 1,8 milioni per la vendemmia secondo una elaborazione della Coldiretti.
“Si tratta di un contributo alla trasparenza del lavoro che ha certamente sostenuto la crescita
dell’occupazione in agricoltura che nel 2010 è stato il settore con il piu’ elevato tasso di crescita”, ha
affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.
In controtendenza rispetto all’andamento generale è infatti aumentata l’occupazione nelle campagne. Nel
2010 si è verificato un aumento degli occupati in agricoltura dell’1,9 per cento a fronte del calo generale
dello 0,7 per cento. Sono 891mila gli occupati agricoli in Italia nel 2010 dei quali 462mila indipendenti
(+0,6 per cento) e 429mila dipendenti (+3,3 per cento) che fanno registrare il record della crescita tra
tutte le attività produttive, secondo la Coldiretti che associa il maggior numero di imprese che assumono
manodopera. I dati - conclude la Coldiretti - dimostrano che l’agricoltura ha grandi potenzialità per
battere la disoccupazione e che la stabilizzazione delle agevolazioni contributive per le aree montane e
svantaggiate, prevista dalla legge ‘Stabilità 2011’, fortemente voluta da Coldiretti, ha consentito di
continuare a svolgere questa funzione essenziale.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
N.247 - 7 Aprile 2011
VINO: COLDIRETTI, STORICO SORPASSO EXPORT SU CONSUMI NAZIONALI
Per la prima volta nella storia le esportazioni di vino Made in Italy in valore hanno sorpassato i consumi
nazionali nel 2010. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione del Vinitaly
dove è stata presentata la prima mostra dell’”altra vitivinicoltura solidale – Il welfare in bottiglia”, con i
risultati del buon lavoro in vigna e in cantina di diversamente abili, detenuti ed ex tossicodipendenti
(stand Coldiretti presso il Centro Servizi Arena - stand A, tra il padiglione 6 e 7).
Per il giorno di apertura la maggiore organizzazione degli imprenditori agricoli ha previsto l’incontro “ Dal
lavoro in vigna riparte l’economia” con il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano, il Governatore
del Veneto Luca Zaia e il Presidente di Coldiretti Sergio Marini che ha sottolineato l’importante ruolo di
traino dell’intera economia nazionale svolto dal vino all’estero.
Si tratta - sottolinea la Coldiretti - dell’effetto congiunto dell’aumento del valore delle esportazioni che
con una crescita del 12 per cento hanno raggiunto la cifra record di 3,93 miliardi di euro e del calo del 4,8
per cento negli acquisti familiari degli italiani, secondo Ismea, che ha portato il valore delle vendite a
livello nazionale a 3,89 miliardi di euro. Il risultato è stato comunque - precisa la Coldiretti - un aumento
del fatturato complessivo che è passato da 7,6 a 7,82 miliardi di euro del 2010, con un aumento del 3 per
cento.
Il 2010 segna dunque - sostiene la Coldiretti - una svolta epocale sul mercato che è destinata a
condizionare fortemente la produzione e la distribuzione del vino Made in Italy che dovrà fare i conti con
il mutato scenario internazionale. Non è infatti un caso che lo storico sorpasso delle esportazioni sui
consumi interni avviene proprio nell’anno in cui - riferisce la Coldiretti - gli Stati Uniti sono diventati per
la prima volta il Paese dove si consuma complessivamente la maggior quantità di vino al mondo davanti
rispettivamente a Francia ed Italia, secondo il report di Gomberg-Fredrikson nel 2010, durante il quale gli
americani avrebbero consumato 329 milioni di casse da 12 bottiglie in mercato che, solo nel canale retail,
vale 30 miliardi di dollari.
Nonostante la produzione californiana rappresenti il 61 per cento del vino consumato negli States, nel
2010 è cresciuto l’export del vino Made in Italy che ha conquistato il primato tra i vini stranieri. Negli Usa,
dove si realizza oltre un quinto del fatturato all’estero, il vino italiano è cresciuto in valore dell’11 per
cento ed è leader di mercato davanti a Francia e Australia mentre l’aumento è stato “appena” del 4 per
cento nel mercato tradizionale della Germania che rimane comunque la destinazione piu’ importante.
Non mancano però risultati sorprendenti sui nuovi mercati come la Cina dove è addirittura raddoppiato nel
2010 il valore del vino Made in Italy esportato con un aumento del 108 per cento o in India con un + 65 per
cento, mentre la Russia - precisa la Coldiretti - con un aumento del 58 per cento e un valore delle
esportazioni nel 2010 di 104 milioni di euro è divenuto uno dei principali partner commerciali.
Alla domanda in crescita sui nuovi mercati si contrappone il preoccupante calo a livello nazionale con le
famiglie italiane che nel 2010 hanno speso piu’ per acquistare acqua minerale che vino: con 19,71 euro
mensili per famiglia, l’acquisto dell’acqua minerale è diventata la prima voce di spesa del bilancio
familiare per le bevande e supera il vino per il quale la spesa media familiare mensile è stimata pari a 12
euro. Negli ultimi 30 anni in Italia - sostiene la Coldiretti - si è praticamente dimezzato il consumo
procapite di vino che è sceso a circa 40 litri a persona per un totale di poco piu’ di 20 milioni di ettolitri. Il
forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani, che ha avuto una accelerazione negli ultimi dieci
anni, in cui si è verificato un calo del 20 per cento, è stato accompagnato - sottolinea la Coldiretti - da un
atteggiamento piu’ responsabile di consumo. Insieme al cambiamento delle abitudini alimentari
soprattutto nelle ristorazione a far calare la domanda sono state, oltre ai ricarichi eccessivi, le campagne
antialcol e la stretta sulle norme del codice della strada che hanno colpito indiscriminatamente anche il
vino che è in realtà caratterizzato da un piu’ responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a
che fare con i binge drinking del fine settimana.
Il risultato complessivo del 2010 è comunque di buon auspicio per l’ultima vendemmia, stimata su valori
contenuti di 45,1 milioni di ettolitri, con il 60 per cento della produzione che - continua la Coldiretti - è
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25/03/2011- 9/04/2011
destinato alla realizzazione dei 504 vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e
garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (330 vini Doc, 56 Docg e 118 Igt). Un numero di
riconoscimenti superiore a quello dei cugini francesi mentre sul piano produttivo - conclude la Coldiretti si ripete anche quest’anno la sfida con la produzione oltralpe che è attualmente stimata pari a 45,6
milioni di ettolitri in attesa dei dati definitivi.
IL VALORE DELLE VENDITE DI VINO IN MILIARDI
2009
2010
Var. %
In Italia
4,09
3,89
- 4,8
All’estero
3,51
3,93
+ 12
TOTALE
7,6
7,82
+3
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Mediobanca, Istat e Ismea
EXPORT: DOVE VA IL VINO ITALIANO?
EXPORT: DOVE VA IL VINO ITALIANO?
Paese
Germania
Stati Uniti
Russia
India
Totale
2009
2010
valori in milioni di
euro
816,9
742,0
65,5
0,95
3.510
valori in milioni di
euro
850,6
827,3
104,0
1,57
3.930
% 2010/2009
4,1
11,5
58,8
65,0
12,0
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Istat 2010
IL VINO MADE IN ITALY IN PILLOLE
Aziende con vigne
Aziende vitivinicole
Aziende imbottigliatrici
Superficie vigneto Italia
Produzione
Consumi procapite
Occupati nella filiera allargata
500mila
250mila
35mila
680mila ettari di cui 40mila biologici
45,1 milioni di ettolitri
40 litri/anno
1,2 milioni
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Rivista Piemonte Rurale
n. 04/2011
Torino, 9 marzo 2011
Sommario
•
Burocrazia in agricoltura: un tavolo permanente presso l’Assessorato Regionale
•
Non il vino, ma i superalcolici fanno impazzire l’etilometro
•
Il Piemonte incontra il neopresidente Federpensionati Coldiretti
•
La crisi dei prezzi dei suini si combatte con la legge sull’etichettatura
•
Il futuro della Pac con gli esperti Coldiretti di Bruxelles
•
Coldiretti: l’infedeltà al negozio dimezza il costo della spesa
•
Nuove indennità per l’abbattimento dei capi
•
L’impegno di Coldiretti per l’adeguamento delle gabbie delle galline ovaiole
•
Patate: “La tendenza al rialzo dei prezzi premia le esportazioni”
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25/03/2011- 9/04/2011
CONFAGRICOLTURA
http://www.confagricoltura.it/Pages/default.aspx
22/03/2011
Ue-Cina. Confagricoltura: la vera sfida è estendere il riconoscimento delle denominazioni di origine da
Pechino al Wto
“Il riconoscimento a breve di un pacchetto di denominazioni di origine europee, ancora limitato a
pochissimi prodotti che comprendono il Grana Padano e il Prosciutto di Parma, da parte della Cina, grazie
ad un progetto pilota, è solo un primo passo importante sulla strada della reciprocità tra Pechino e
Bruxelles”. Questo il commento di Confagricoltura in relazione alle notizie del meeting euro-cinese a cui
ha partecipato il commissario europeo Ciolos.
“Il negoziato con la Cina è importante ed innovativo - sottolinea Confagricoltura -. Non si avviino però
estenuanti trattative bilaterali, ma si proceda sulla strada della totale reciprocità che preveda
l’approvazione in blocco da parte della Cina di tutte le denominazioni di origine europee e dall’Ue dei
prodotti caratteristici a indicazione di origine (IG) cinese”.
“Il prossimo passo fondamentale che attende l’Unione europea - conclude Confagricoltura - dovrà essere
quello di far recepire il sistema delle denominazioni di origine al Wto, in modo da ottenere un
riconoscimento a livello globale dei suoi marchi di garanzia”.
23/03/2011
Prezzo pomodoro, Confagricoltura: al Sud serve subito l’accordo, non si può produrre “al buio”
Preoccupazione per il mancato accordo sul prezzo del pomodoro da industria per il Sud Italia, malgrado gli
impegni assunti dalle associazioni degli industriali e dai rappresentati delle Organizzazioni di produttori, in
tutti i tavoli tecnici e politici, viene espressa dal vicepresidente della Federazione nazionale di Prodotto di
Confagricoltura Marco Nicastro.
“Siamo quasi a fine marzo e le imprese agricole stanno per iniziare le operazioni di trapianto, anticipando
tutti i costi di produzione, senza conoscere ancora né il prezzo, né le griglie qualità dei pomodori che
raccoglieremo” denuncia Nicastro. Circa il 50% del pomodoro italiano viene prodotto in Meridione e la
provincia di Foggia, con più di 21.000 ettari, è quella che investe di più in questa coltura.
Negli ultimi anni c’è stato un deprezzamento del pomodoro, sotto la soglia dei costi di produzione.
Confagricoltura si batte per la giusta remunerazione degli agricoltori e auspica che tutte le parti in causa,
trasformatori e OP, si siedano quanto prima al tavolo delle trattative per definire un accordo.
25/03/2011
Confagricoltura: “calo generalizzato delle vendite al dettaglio, neanche i discount si salvano.
Consumatori cambiano abitudini”
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25/03/2011- 9/04/2011
“La crisi economica fa sentire i suoi effetti sulla spesa delle famiglie”. Lo sottolinea Confagricoltura
analizzando i dati diffusi oggi da Istat sulle vendite al dettaglio, ed in particolare degli alimentari che
diminuiscono dello 0,5% a gennaio 2011 rispetto a dicembre 2010 e dello 0,3% nel trimestre novembregennaio, rispetto al precedente.
A gennaio 2011 rispetto a gennaio 2010 il calo maggiore delle vendite al dettaglio di alimentari si ha
presso le imprese operanti su piccole superfici (-1,5%) rispetto a quelle presso la GDO (-0,9%); neanche i
discount alimentari riescono a resistere, anche se le perdite sono inferiori (-0,6%).
Confagricoltura - riferendosi alla recente indagine di Nielsen-Ores (Osservatorio regionale sull’esclusione
sociale) su “Difficoltà economiche e scelte d’acquisto alimentari nella grande distribuzione” nella regione
Lombardia - fa presente come le difficoltà economiche spingono a cambiare le abitudini delle famiglie,
che consumano a casa prodotti che tendenzialmente facevano parte dell’intrattenimento fuori di casa (ad
esempio bibite, patatine, caffè ed in genere prodotti da colazione); e riducendo la spesa per prodotti ad
alto contenuto di servizio (tra cui verdura e frutta di IV gamma, e prodotti preparati) notoriamente più
costosi.
01/04/2011
Occupazione: Confagricoltura, nel 2010 il settore agricolo ha guidato la crescita dei posti di lavoro
“L’agricoltura è l’unico settore produttivo in cui - nonostante la crisi economica ed il calo delle imprese cresce il numero degli occupati”. Lo sottolinea Confagricoltura commentando i dati dall’Istat
sull’occupazione nel 2010. E l’Organizzazione degli imprenditori agricoli stima che si siano avute due
milioni di giornate lavorative in più.
Solo nel quarto trimestre dell’anno scorso, per l’occupazione totale si è avuta una modesta crescita
(+0,1%) che ha segnato però l’attesa inversione di tendenza, dal momento che era stato sempre in calo il
numero dei posti di lavoro. “A questo risultato importante si è giunti – osserva Confagricoltura – proprio
grazie all’agricoltura che ha guidato la crescita occupazionale (+2,5% nel quarto trimestre)”.
Situazione ancor più confermata, ad avviso di Confagricoltura, analizzando l’andamento complessivo
dell’occupazione dipendente nel 2010 che è diminuita dell’1%, mentre in agricoltura è aumentata del
3,3%.
“I dati Istat – commenta il presidente dell’Organizzazione Mario Guidi - confermano che l’agricoltura ha
grandi potenzialità economiche ed occupazionali anche se le difficoltà con cui devono confrontarsi le
imprese del settore restano tante e gravi”.
“Il settore primario – conclude Guidi - garantisce occupazione a circa un milione di lavoratori. Una cifra
rilevante, sia in termini assoluti, sia in relazione ai livelli occupazionali degli altri comparti produttivi. E
non va dimenticato che in Italia assorbe anche 100 mila immigrati regolari originari di diverse aree del
globo; a dimostrazione di quanto essa può fare, anzi già fa concretamente, in termini di coesione sociale e
integrazione multietnica”.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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02/04/2011
Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi: «per la filiera del grano il vero problema è l’altalena dei
prezzi»
“Il vero problema per il settore del grano duro è la volatilità che condiziona le produzioni. L’altalena dei
prezzi ha impedito di programmare sul lungo periodo”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario
Guidi, intervenendo a Bologna al convegno di Italmopa alla manifestazione fieristica “Pastatrend”. Ed ha
fatto un esempio: “Abbiamo avuto un anno con il grano a 150 euro a tonnellata. Troppo basso e quindi
molti cerealicoltori hanno abbandonato e così sono andati in fumo 300 mila ettari dedicati a questa
coltivazione. L’anno successivo, 300 euro a tonnellata ma intanto quei 300 mila ettari non c’erano più.
Se per due anni il prezzo fosse stato stabile a 225 euro, non li avremmo persi».
Il presidente di Confagricoltura ha quindi ricordato l’importanza del grano duro, di cui i produttori italiani
detengono la leadership produttiva su scala mondiale, e l’esigenza di rafforzare le filiere - con rapporti
trasparenti - per un comune obiettivo: quello di rilanciare un prodotto come la pasta, made in Italy per
eccellenza, che è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo.
“Da Bruxelles e dalla politica agricola comune rinnovata dopo il 2013 - ha proseguito Mario Guidi - ci
attendiamo la difesa dell’autoapprovvigionamento nazionale. L’industria non può strutturalmente
dipendere per oltre il 50% dalle importazioni”.
Il presidente di Confagricoltura ha poi concluso: “L’obiettivo da parte agricola dovrà essere quello di
affrontare ed orientare la produzione sugli standard qualitativi richiesti dall’industria. I contratti quadro
di coltivazione rappresentano la via maestra per fare filiera, in quanto instaurano rapporti continuativi tra
produttori e utilizzatori”.
Romano: nessuno spazio agli Ogm nel nostro mercato
04.04.11
Occorre alzare un muro altissimo nei confronti degli Ogm che stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura
italiana. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano da Catania.
“Da ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali dico che non può esserci nessuno spazio per gli
Ogm nel nostro mercato. Non potremo mai competere sulla quantità, ma sulla qualità certamente sì, lo
facciamo già e lo faremo ancora di più”. “Occorre alzare un muro altissimo nei confronti degli Ogm che
stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura italiana”. “La qualità dei nostri prodotti va difesa e tutelata, e
da ministro delle Politiche agricole mi impegno in tale direzione”. Così il ministro delle Politiche agricole
alimentari e forestali Saverio Romano da Catania.
05/04/2011
Il presidente di Confagricoltura Guidi incontra il ministro Romano: “L’agricoltura ha bisogno di
certezze e di una programmazione di lungo periodo”
Oggi c’è stato un primo cordiale incontro tra il neoministro per le Politiche agricole Saverio Romano ed il
neopresidente di Confagricoltura Mario Guidi, occasione per un costruttivo e positivo scambio di vedute
sulle iniziative di più viva attualità. Lo rende noto un comunicato della Confagricoltura.
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25/03/2011- 9/04/2011
Guidi ha evidenziato le difficoltà, in particolare la volatilità dei prezzi che condiziona la redditività delle
imprese. “L’agricoltura, più di altri comparti, ha bisogno di certezze di riferimento per programmare al
meglio investimenti e strategie produttive - ha sottolineato il presidente della Confagricoltura -. Il settore
non gode della flessibilità di altri; non può interrompere la produzione, non può sospendere le lavorazioni,
non può rinviare i raccolti”.
La riforma della Pac post 2013, i provvedimenti in gestazione per le energie rinnovabili, le risorse per le
assicurazioni agevolate in agricoltura, sono alcuni dei temi sottoposti all’attenzione del ministro Romano.
Romano: no alla liberalizzazione dell’impianto di nuove vigne
07.04.11
Abbiamo un obiettivo chiaro: eliminare la norma che riguarda la liberalizzazione dell’impianto di nuove
vigne. D’accordo con la Francia, porteremo con forza la nostra voce nell’ambito dell’Unione Europea. Così
il Ministro delle politiche agricole Saverio Romano, durante l’inaugurazione della 45° edizione di Vinitaly.
“L’Europa deve continuare anche in futuro ad essere la stella polare delle nostre politiche, per il bene di
ogni singolo Paese produttore e per questo stiamo già lavorando sulla riforma Ocm vino del post 2015, con
un obiettivo chiaro: eliminare la norma che riguarda la liberalizzazione dell’impianto di nuove vigne.
D’accordo con la Francia, porteremo con forza la nostra voce nell’ambito dell’Unione Europea: non
permetteremo che vengano applicate nuove regole senza fornire ai produttori e alle filiere adeguate
certezze di conservazione di quel valore di sistema, che fino ad oggi ha consentito lo sviluppo del nostro
vino Made in Italy di qualità”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano, durante
l’inaugurazione della 45° edizione di Vinitaly.
Il ministro Saverio Romano su Vinitaly 2011
07.04.11
Vinitaly rappresenta, fin dalla sua nascita, un momento fondamentale per il comparto, un’occasione unica
per sottolineare, anche sotto il profilo vitivinicolo, la centralità dell’Italia a livello internazionale, così il
Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali inaugurando l'evento internazionale che si tiene a
Verona dal 7 all'11 aprile.
Desidero ringraziare la regione Veneto ed il presidente Luca Zaia, l’onorevole Russo, il presidente Miozzi,
il sindaco Tosi e Veronafiere, che ha dimostrato negli anni di essere un punto di riferimento assoluto nel
campo vinicolo.
Inaugurare da Ministro delle politiche agricole la più importante manifestazione enologica d’Italia è per
me un onore, anche perché nel tempo ho cercato di acquisire maggiore conoscenza di un settore come
quello del vino, di per sé affascinante e poliedrico. Vinitaly rappresenta, fin dalla sua nascita, un
momento fondamentale per il comparto, un’occasione unica per sottolineare, anche sotto il profilo
vitivinicolo, la centralità dell’Italia a livello internazionale.
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Il vino è da sempre un simbolo unitario per la nostra cultura, un elemento indissolubile delle nostre radici,
capace di trasformare l’Italia nel vero cuore pulsante della civiltà mediterranea. La storia ci dimostra
come l’uva e l’olivo rappresentino da migliaia di anni lo spirito delle nostre tradizioni, un valore che si
rinnova quotidianamente e che contribuisce a proiettare il nostro stile di vita nel mondo. Non è un caso
che costituisca uno dei pilastri della Dieta mediterranea, così come non è un caso che l’Italia sia la patria
di queste eccellenze.
Per festeggiare i 150 anni dell’Unità del nostro Paese non esiste nessun comparto, più di quello vinicolo,
che abbia titoli e onori per rappresentare un’Italia unita, una nazione in grado di esprimere in tutti i suoi
magnifici territori una qualità diffusa nella coltivazione della vite. Una tradizione che unisce ancora oggi
Nord e Sud in un coro di ricchezza realmente identitaria.
Se guardiamo i dati economici del comparto possiamo affermare con certezza che il vino italiano è un
capitale, una vera e propria punta di diamante del nostro sistema agroalimentare. Un capitale che va
preservato, anzi accresciuto. Gli ultimi anni ci hanno dimostrato come la recessione e la crisi economicofinanziaria non facciano sconti a nessuno, arrivando a minare la stabilità anche di settori sostanzialmente
sani. Ritengo sia questo il momento di costruire le basi per un futuro capace di garantire al bicchiere
italiano delle prospettive di medio-lungo termine. Desidero per questo aprire un dialogo proficuo,
costante e attivo con le Regioni, con le organizzazioni professionali e con tutti i protagonisti, affinché
nelle sue varie sedi il vino abbia il giusto riconoscimento per il proprio alto e significativo valore. Un
confronto necessario, per far sì che il Ministero che mi onoro di guidare possa effettivamente essere al
fianco del sistema vitivinicolo italiano, adottando le misure adeguate a favorirne lo sviluppo.
L’obiettivo comune dovrà essere quello di rendere stabile la crescita, favorire uno sviluppo sostenibile per
il nostro ambiente, senza dimenticare che ogni giorno i viticoltori e i produttori compiono un
fondamentale lavoro di rispetto dei paesaggi rurali, di strenua difesa delle nostre campagne, di
valorizzazione dei territori, che costituiscono, senza dubbio, una priorità strategica per il Paese.
Non bisogna sicuramente cullarsi sugli allori: mai come oggi è necessario pensare tanto all'export,
elemento decisivo per tutte le aziende italiane, quanto al mercato interno, dove va affrontato il problema
del calo dei consumi, attraverso una comunicazione mirata che riporti il vino alla sua primaria natura, che
è quella, lo ripeto, di prodotto tradizionale italiano.
Sul fronte interno, la sfida dei prossimi anni, anche e soprattutto sotto il profilo politico, sarà quella di
riconquistare l’affezione degli italiani al vino. Bisogna ripartire dalla comunicazione del prodotto,
specialmente verso i nostri giovani. Ritengo necessaria e strategica una comunicazione che sia educazione
al consumo, che si traduca in passione e quindi, inevitabilmente, in rispetto tanto della propria salute,
quanto delle regole. Ecco perché tutti si dovranno impegnare per una comunicazione più immediata,
diretta, che sappia parlare un linguaggio comprensibile. Desidero rivolgere un plauso alla stampa di
settore, ai giornalisti che attraverso la televisione, la radio e i giornali contribuiscono a trasmettere
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l’importanza della cultura del vino. Credo che il web, con il fenomeno Social Media, sia un’altra delle
strade da percorrere, e, coerentemente con queste convinzioni, ho fortemente voluto che anche il
Ministero si adeguasse e rinnovasse il proprio sito istituzionale, trasformandolo in una vetrina
dell’Agricoltura a disposizione dei cittadini.
Siamo di fronte alla necessità di valorizzare attraverso l’immagine e la comunicazione questa qualità, di
trasformare ogni singola bottiglia in un messaggio di italianità. Un messaggio legato ai tesori della nostra
terra, che fanno innamorare ogni anno più di 5 milioni di turisti, per un giro d’affari, come sapete, di più
di 4 miliardi di euro. L’enoturismo è, e deve essere ancor più in futuro, una voce importante del fatturato
delle aziende, ma soprattutto un vanto per il sistema Paese. Un turismo che deve essere sostenuto in
maniera più efficace, con azioni coordinate e con una crescita anche nella formazione specifica per
l’accoglienza, vera garanzia di consolidamento del rapporto con i visitatori italiani e stranieri.
La qualità ormai è una premessa per la competizione mondiale e i produttori italiani hanno dimostrato di
averlo capito da tempo. I numeri ne sono una dimostrazione: abbiamo 386 vini a Denominazione d’Origine
e 118 a Indicazione geografica. L’Europa ci riconosce un ruolo chiave a livello comunitario, un ruolo che
sapremo far valere come Governo fino in fondo. A tale proposito il Ministero, come richiesto dalla riforma
dell’Organizzazione comune di mercato del 2009, entro dicembre presenterà all’Unione europea tutti i
dossier completi dei vini italiani tutelati.
Il nostro sistema di garanzia della qualità vinicola rappresenta un’ulteriore colonna portante del settore.
Dovremo cercare di comunicare e far comprendere a tutti i consumatori, anche in chiave di export,
qualità e sicurezza dei nostri prodotti. Mi preme in questa sede ricordare il grande lavoro svolto dalle
Forze dell’ordine ed in particolare dagli organismi di diretta dipendenza del Ministero, come il Corpo
forestale dello Stato, il Nucleo antifrodi carabinieri, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e
repressioni frodi dei prodotti agroalimentari, che ogni giorno mettono in campo competenza e
professionalità, raggiungendo risultati fondamentali per l’Italia. È indubbio che sul fronte internazionale il
positivo dato delle esportazioni, al +11,9 % del 2010, vada capitalizzato. Il vino rischia di trasformarsi
sempre più in una commodity, legata alla fluttuazioni delle monete, alle dinamiche economiche che non
danno peso alcuno alla qualità. L’Italia ha tradizioni e forze produttive in grado di contrastare questo
fenomeno, dobbiamo far sì che emergano in una luce, anche legislativa, sempre maggiore.
Concordo con chi pensa che il mercato mondiale sia un orizzonte necessario per l’economica vinicola,
soprattutto guardando alle opportunità che si potranno aprire in Paesi con economie in crescita, come
quelli del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), o negli Stati Uniti d’America, dove il consumo procapite si
attesta a 9,5 litri, dimostrando di fatto una possibilità di miglioramento significativa sulla quale puntare.
Una grande opportunità è rappresentata in tal senso dalle risorse previste in ambito Ocm (Organizzazione
comune di mercato) dall’Unione europea, che consentiranno all’Italia di spendere nei Paesi terzi quasi 500
milioni di euro nei prossimi tre anni per sostenere la comunicazione delle imprese. Sarà mio impegno
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personale stimolare anche le Regioni al fine di riuscire ad utilizzare tutte le somme disponibili. Il mondo
della produzione ha oggi di fronte la possibilità di scegliere come investire, trovando nel Ministero delle
politiche agricole un partner sensibile e attento.
Se, dunque, la sfida e l’opportunità sarà quella di comunicare al meglio, desidero insistere su un concetto:
il mercato globale è una necessità, ma la competizione deve avere regole valide per tutti. Primo:
l’effettiva provenienza dei prodotti, quindi dell’italianità nel nostro caso. Secondo: la lotta alla
contraffazione, che rappresenta un punto cardine dell’azione governativa, un nodo cruciale per la tutela
del vino e dell’agroalimentare italiano in generale. La contraffazione nel settore agroalimentare genera
un danno stimato di più di 4 miliardi di euro all’anno, dunque, la parola d’ordine è tolleranza zero per chi
usurpa il nome dell’Italia.
L’Europa tutta dovrà essere coinvolta in questo campo, perché siamo l’area geografica mondiale che
esprime come numeri e come tradizione un incomparabile ruolo. L’Europa deve continuare anche in futuro
ad essere la stella polare delle nostre politiche, per il bene di ogni singolo Paese produttore e per questo
stiamo già lavorando sulla riforma Ocm vino del post 2015, con un obiettivo chiaro: eliminare la norma che
riguarda la liberalizzazione dell’impianto di nuove vigne. D’accordo con la Francia, porteremo con forza la
nostra voce nell’ambito dell’Unione europea: non permetteremo che vengano applicate nuove regole
senza fornire ai produttori e alle filiere adeguate certezze di conservazione di quel valore di sistema che
fino ad oggi ha consentito lo sviluppo del nostro vino Made in Italy di qualità.
07/04/2011
Vino: “no alla liberalizzazione degli impianti”. Riunita a Verona la Giunta di Confagricoltura
La Giunta di Confagricoltura, riunita oggi a Verona, in occasione del Vinitaly, ha ribadito la sua netta
contrarietà alla liberalizzazione degli impianti vitati voluta da Bruxelles a partire dal 2015.
“Si andrebbe verso l’ingovernabilità del sistema vitivinicolo - ha detto il presidente Mario Guidi -.
Eliminare i diritti di impianto avrebbe conseguenze gravissime: aumento incontrollato delle superfici a
denominazione d’origine, eccedenze nell’offerta, concentrazione nelle aree con costi di produzione più
bassi, flessione del valore del vigneto, affermazione di una viticoltura lontana dalla nostra “storia”.
Senza il sistema dei diritti - a parere di Confagricoltura - crollerebbe la base della piramide qualitativa del
nostro sistema di denominazioni. Il senso di responsabilità verso i nostri produttori ci impone di difendere
quanto da loro storicamente creato e valorizzato, in primis il patrimonio territoriale e ampelografico.
Il problema - secondo la Giunta - non è solo per le denominazioni di origine, ma riguarda anche i vini
comuni. L’Ocm ha aperto la strada ai “vini varietali” che, con la liberalizzazione e la delocalizzazione
potrebbero minare fortemente il mercato dei vini Igt/Igp.
“Terre aurunche” Dop: pubblicata sulla Ge la domanda di riconoscimento
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08.04.11
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Saverio ha commentato la pubblicazione sulla
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 7 aprile – serie C 108 - la domanda di registrazione come Dop
della denominazione “Terre aurunche”. Da questo momento in poi la procedura comunitaria prevede sei
mesi di tempo per permettere agli altri Stati membri di presentare eventuali domande di opposizione alla
richiesta di riconoscimento. Trascorso questo periodo, l’olio extra vergine di oliva “Terre aurunche” sarà
iscritto nel registro ufficiale europeo delle Dop e Igp.
“Registriamo oggi un importante riconoscimento all’immenso patrimonio agroalimentare italiano. Una
ennesima dimostrazione della qualità e della unicità della nostra produzione, che dimostra di non avere
rivali per quanto riguarda la tipicità dei propri prodotti”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari
e forestali Saverio Romano ha commentato la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
del 7 aprile – serie C 108 - la domanda di registrazione come Dop della denominazione “Terre aurunche”.
Da questo momento in poi la procedura comunitaria prevede sei mesi di tempo per permettere agli altri
Stati membri di presentare eventuali domande di opposizione alla richiesta di riconoscimento. Trascorso
questo periodo, l’olio extra vergine di oliva “Terre aurunche” sarà iscritto nel registro ufficiale europeo
delle Dop e Igp.
L’olio extra vergine di oliva “Terre aurunche” deve essere ottenuto esclusivamente da oliveti costituiti
dalle cultivar autoctone: “Sessana”, per non meno del 70%; “Corniola”, “Itrana” e “Tenacella” per non più
del 30%. La cultivar “Sessana” è quella originaria della zona di produzione (il suo nome deriva dal nome
della cittadina Sessa Aurunca, comune più esteso della zona di produzione), mentre le altre sono
originarie dei territori confinanti e rappresentano un altrettanto importante patrimonio che nel tempo ha
assunto carattere di autoctonicità.
Nell’olio extra vergine di oliva “Terre aurunche” si percepiscono profumi fruttati puliti con tipici sentori
riconducibili a spiccate note di carciofo, accompagnati da un gusto dai buoni toni di amaro e piccante, il
tutto equilibrato da percezioni mandorlate talvolta dolci. L’olio extra vergine di oliva “Terre aurunche” si
contraddistingue anche per un buon contenuto in polifenoli.
Apicoltura, focus su tecniche e prodotti contro la varroa
07.04.11
Lunedì 11 aprile, incontro a Vigalzano di Pergine, con i tecnici della Fondazione Mach, per affrontare il
problema della malattia parassitaria dell’ape causata da un piccolo acaro che da alcuni anni attanaglia gli
apicoltori di tutto il mondo.
Si getterà luce sul problema Varroa, malattia parassitaria dell’ape causata da un piccolo acaro che da
alcuni anni attanaglia gli apicoltori di tutto il mondo, e si anticiperanno i primi risultati delle
sperimentazioni avviate nel 2009 dal Centro trasferimento tecnologico dell’Istituto agrario di San Michele
all’Adige. Lunedì 11 aprile, alle ore 20, nella sede di Vigalzano, oltre ai tecnologi di San Michele e ai
veterinari dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, interverrà anche uno dei massimi esperti europei
di malattie delle api, Franco Muttinelli del Centro di referenza nazionale per l'apicoltura presso l’Istituto
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zooprofilattico sperimentale delle Venezie che illustrerà le tecniche apistiche ed i prodotti consentiti
dalla legge per il controllo della Varroa.
L’incontro è aperto a tutti gli apicoltori, alle rispettive associazioni e a quanti sono interessati alle
problematiche di questo settore.
“Uno dei più gravi problemi per l’apicoltura moderna è senz’altro quello della Varroasi, una patologia
delle api provocata dall’acaro Varroa destructor, spiega Paolo Fontana. La maggior parte delle ricerche
deriva da aree molto produttive dal punto di vista apistico e per questo mancano alcune informazioni di
base relativamente ad aree montane”.
La Fondazione Edmund Mach ha condotto due sperimentazioni, una con lo scopo di valutare il grado di
infestazione di Varroa in alveari di api di razze diverse (Ape carnica e Ape ligustica) e posizionati a quote
diverse (500 e 1000 m di altitudine), la seconda per valutare l’efficacia di tre sostanze, applicate in due
momenti diversi della stagione, con o senza l’ingabbiamento della regina.
Magic Italy in tour
07.04.11
Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali attraverso Buonitalia Spa e il ministro del
Turismo hanno scelto diciannove città europee, tra le maggiori, dove portare la magia dell’Italia
rappresentandola attraverso le sue produzioni enogastronomiche legate imprescindibilmente alla cultura
territoriale da cui provengono. Quarta tappa a Berna, dal 7 al 10 aprile.
Il cibo rappresenta uno degli elementi fondanti della cultura di un popolo, di un territorio. Con lo scopo di
promuovere quello che di più importante il nostro Paese produce e ha prodotto, in termini culturali ed
economici, il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali attraverso Buonitalia Spa e il ministro
del Turismo hanno scelto diciannove città europee, tra le maggiori, dove portare la magia dell’Italia
rappresentandola attraverso le sue produzioni enogastronomiche legate imprescindibilmente alla cultura
territoriale da cui provengono. L’obiettivo è quello di valorizzare, al di fuori dei confini nazionali,
l’eccellenza dei nostri prodotti enogastronomici affiancandoli alla bellezza, paesaggistica ed artistica, dei
nostri territori. Coinvolgendo Regioni, Enti locali, Consorzi, Associazioni di categoria e imprese, ‘Magic
Italy in tour’ si presenta come uno strumento innovativo per promuovere i vari aspetti della nostra
cultura, della nostra offerta turistica, del nostro essere italiani nel suo complesso. Così dopo Colonia,
Vienna e Monaco di Baviera il ‘Magic Italy in tour’ è arrivato il 7 aprile a Berna in Waisenhausplatz per
rivolgersi anche in questa occasione non solo ai buyer e ai giornalisti presenti all’evento, ma anche ai
semplici consumatori che potranno scoprire o conoscere meglio l’Italia attraverso un viaggio - virtuale e
non - tra le nostre eccellenze enogastronomiche e territoriali, visitando l’area allestita con uno spazio
ristorante, due padiglioni a cura rispettivamente del Mipaaf attraverso Buonitalia Spa e del ministero del
Turismo, e uno spazio dedicato agli eventi culturali. Per rappresentare il vero sapore dell’Italia hanno
aderito al ‘Magic Italy in tour’ i Consorzi del Grana Padano Dop, dell’olio Terra d'Otranto Dop, dell’Olio
Val di Mazara Dop, dell’Oliva da mensa D.O.P. La Bella della Daunia – cultivar Bella di Cerignola, del
Pecorino Romano Dop, del Pecorino Toscano Dop e dello Speck Dop. Workshop, seminari, incontri B2B e
B2C così come iniziative promozionali, informative e di intrattenimento sono gli elementi che compongono
le tappe del tour che proseguirà fino ad agosto approdando a Stoccarda (14 – 17 aprile); Berlino (28 aprile
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– 1 maggio); Bruxelles (5 – 8 maggio); Amsterdam (12 - 15 maggio); Amburgo (17 – 20 maggio); Parigi (26 –
29 maggio); Oslo (9 – 12 giugno); Goteborg (15 - 18 giugno); Stoccolma (22– 25 giugno); Copenhagen (29
giugno – 2 luglio); Marsiglia (7 - 10 luglio); Barcellona (14 – 17 luglio); Madrid (21 – 24 luglio); Lisbona (28 31 luglio); per concludere infine a Francoforte dal 4 al 7 agosto.
Rallentano i prezzi alimentari mondiali
07.04.11
L’ultimo Indice dei prezzi alimentari della Fao registra un calo per la prima volta in otto mesi
L'indice dei prezzi alimentari dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura,
Fao, registra per la prima volta un calo dopo otto mesi di continui aumenti dei prezzi, ha reso noto oggi la
Fao.
Nel marzo 2011 l'Indice ha registrato una media di 230 punti, un calo del 2,9% dal picco raggiunto in
febbraio, ma ancora 37% più alto rispetto al marzo dello scorso anno.
"Il calo di questo mese dell'Indice nel suo complesso rappresenta una benvenuta tregua rispetto agli
costanti aumenti registrati negli ultimi otto mesi", dice David Hallam, direttore della Divisione commercio
e mercati della Fao. "Ma sarebbe prematuro concludere che si tratti di un'inversione di rotta rispetto alla
precedente tendenza al rialzo", ha aggiunto.
"Si dovrà vedere come nelle prossime settimane procederà la nuova stagione delle semine per avere
un'idea dei livelli di produzione futura. Tuttavia il livello basso delle scorte, le implicazioni per il prezzo
del greggio dell'attuale situazione politica nel Medio Oriente ed in Nord Africa e gli effetti della catastrofe
in Giappone sono tutti elementi che suggeriscono una continuazione di incertezza e volatilità dei prezzi
nei mesi a venire", dice Hallam.
I prezzi internazionali degli oli e dello zucchero sono quelli che hanno registrato i ribassi maggiori, seguiti
dai cereali, mentre i prodotti caseari e la carne sono saliti, sebbene solo in misura marginale nel caso
della carne.
L'Indice dei prezzi dei cereali ha registrato in marzo una media di 252 punti, un calo del 2,6% rispetto a
febbraio, ma ancora 60% più alto rispetto allo stesso mese nel 2010. Marzo è stato estremamente volatile
per i cereali, con le quotazioni internazionali che dapprima sono crollate bruscamente, trascinate
soprattutto da sviluppi esterni al mercato come la crescente incertezza economica che ha accompagnato i
tumulti in Nord Africa ed in parti del Medio Oriente, ed il terremoto e lo tsunami in Giappone, prima di
riguadagnare buona parte delle perdite. Anche i prezzi del riso sono calati, a seguito di un'offerta
abbondante nei paesi esportatori e di un ristagno nella domanda di importazioni.
L'Indice Fao degli oli/grassi è sceso in marzo di 19 punti, vale a dire del 7%, interrompendo un trend di
nove mesi consecutivi di aumenti.
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L'Indice Fao del prezzo dello zucchero ha registrato una media di 372 punti, un ribasso di ben il 10%
rispetto ai picchi di gennaio e febbraio.
L'Indice Fao per i prodotti latteo-caseari ha registrato una media di 243 punti, un aumento dell'1,9% dal
febbraio e 37% più alto rispetto al marzo 2010.
L'indice Fao del prezzo della carne ha registrato 169 punti, un cambiamento impercettibile rispetto al
mese di febbraio.
La produzione mondiale di cereali è calata nel 2010, causando un conseguente abbassamento delle scorte,
mentre l'utilizzo totale di cereali si prevede che nel 2010/11 raggiunga livelli record.
Se la maggior parte degli indicatori suggeriscono un aumento della produzione cerealicola nel 2011, la
prevista crescita potrebbe non essere sufficiente a ricostituire le giacenze, nel qual caso i prezzi
potrebbero rimanere stabili anche per tutto il 2011/12.
Le eccellenze tra i formaggi italiani protagoniste al Vinitaly
07.04.11
Caseus montanus presenterà i formaggi vincitori delle Grolle d'oro di Saint Vincent durante la rassegna del
vino che si svolgerà a Verona dal 7 all'11 aprile, presso lo stand del Mipaaf.
I formaggi vincitori delle Grolle d'oro di Saint Vincent per il miglior formaggio italiano, le eccellenze
lattiero casearie la "Collina veneta" caseificio San Rocco, il rinomato e miglior formaggio d'alpeggio
"Raschera di Alpeggio", il pluridecorato Bleu d'Aoste, il celebre pecorino toscano caseicio Il Fiorino,
l'impareggiabile Piave, l'insuperabile Fontina, il nazionale Parmigiano Reggiano di montagna, sono i gioielli
dell'agroalimentare italiano che Caseus montanus presenterà a Vinitaly, la rassegna del vino che si
svolgerà a Verona dal 7 all'11 aprile.
“Nello stand del ministero Politiche agricole alimentari e forestali, ha precisato Gerardo Beneyton,
presidente di Caseus montanus, presentiamo in degustazione alcuni dei migliori formaggi italiani a
dimostrazione del nostro impegno per promuovere i grandi prodotti dell'agroalimentare italiano e
particolarmente legati al territorio, alle tradizioni e alla cultura di popolazioni che pur vivendo in zone
difficili perpetuano tecniche di lavorazione di alta qualità tramandate di generazione in generazione con
immutato amore per la terra”.
I formaggi presentati da Caseus montanus saranno abbinati, per le degustazioni ai grandi vini italiani che
stanno conoscendo grande successo all'estero così come è in continua crescita l'export dei formaggi italiani
vincitori delle Grolle d'Oro di Saint Vincent o delle Olimpiadi dei formaggi di montagna organizzate con
cadenza biennale da Caseus montanus.
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“Con oltre 95 mila mq di area espositiva, 4 mila espositori, 153 mila operatori da tutto il mondo, 47 mila
visitatori esteri, 2 mila giornalisti accreditati, Vinitaly, ha concluso Gerardo Beneyton, rappresenta la più
importante occasione per promuovere le nostre eccellenze frutto di un duro lavoro rispettoso del
territorio e attento alla salvaguardia dell'ambiente e delle risorse naturali”.
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CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI
CIA
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31.3.2011
Istat: a febbraio “boom” dei costi di produzione agricoli. Più 6,5 per cento solo per il carburante
Secondo la Cia, i prezzi sui campi restano non remunerativi per le aziende del settore, mentre crescono
ancora i fattori produttivi, trascinati in alto dal “caro-petrolio”. Se le quotazioni del Brent non
scenderanno in corso d’anno, l’agricoltura pagherà una “bolletta” da 2 miliardi di euro nel 2011.
A febbraio i prezzi alla produzione agricola cedono lo 0,9 per cento su base mensile, mentre restano su
valori positivi rispetto allo stesso mese del 2010. Ma l’incremento del 21 per cento tendenziale non solo
non permette di recuperare i crolli pesanti degli anni scorsi ma è “gonfiato” dai rincari su scala mondiale
delle commodity, da cui le imprese agricole non traggono però nessun vantaggio. Anzi, risentono del
“caro-gasolio” che aumenta notevolmente i costi di produzione. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana
agricoltori, in occasione della diffusione dei dati Istat sui prezzi alla produzione dell’industria.
Nel mese di febbraio infatti -ricorda la Cia- i costi di produzione in agricoltura segnano rincari record del
19,3 per cento per i mangimi e del 6,5 per cento per i carburanti. Per le imprese si tratta di una spesa
insostenibile, visto che il gasolio è “re” nel settore: non solo è necessario per il riscaldamento di serre e
stalle ma per l’alimentazione dei mezzi meccanici, a partire dai trattori. E si fa indispensabile proprio in
questi mesi primaverili, visto che da aprile a giugno ci sono le operazioni di semina, concimazione,
diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta. Tutte pratiche che richiedono l’impiego di macchinari e,
quindi, un grande utilizzo di carburante.
Proprio l’andamento del greggio condiziona anche i prezzi dei concimi, che a febbraio salgono del 5,7 per
cento -continua la Cia- e in generale il trend dei prodotti energetici, in rialzo del 3,4 per cento su base
annua.
Anche il futuro non è roseo. Secondo le prime stime del centro studi della Cia, se le quotazioni del Brent
restassero in linea con quelle attuali, e in più la Bce confermasse la decisione di rialzare i tassi d’interesse
da aprile, l’aggravio complessivo di costi per il settore primario giungerebbe nella media del 2011 a quota
2 miliardi di euro. Ciò significa che ogni azienda agricola dovrà sborsare dai 3 mila ai 5 mila euro in più in
un anno solo per gli effetti del “boom” del gasolio.
Ecco perché ora è indispensabile agire con urgenza e pensare a una serie di misure a sostegno del settore
primario. L’agricoltura -conclude la Cia- è un settore vitale per il Paese, ma combatte già con redditi in
picchiata, oneri burocratici e contributivi in costante crescita e prezzi sui campi non remunerativi. Adesso
il rialzo incontrollato del petrolio, e quindi di costi e tariffe, potrebbe dare al comparto un colpo
durissimo. Serve reintrodurre immediatamente “l’accisa zero” sui carburanti, cancellata nel novembre
2009 e mai più inserita, nonostante le promesse del governo.
31/03/2011
Inflazione: il “caro-carburante” stravolge le tavole degli italiani. Alimenti più cari e consumi tagliati.
E l’agricoltura vede crescere solo le spese
La forte impennata di benzina e gasolio -ricorda la Cia- non hanno pesato soltanto sui consumatori, ma
anche sulle aziende agricole, i cui costi hanno continuato a lievitare. Sui listini influisce negativamente
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soprattutto il fatto che in Italia oltre l’85 per cento dei prodotti agroalimentari viaggia con l’autotrasporto
su gomma.
E’ sempre il “caro-carburante” a sconvolgere le tavole degli italiani: fa rincarare i prodotti (più 2,3 per
cento a marzo) e riduce i consumi alimentari (meno 0,6 per cento nel 2010 e meno 0,5 per cento nei primi
due mesi del 2011). E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati
provvisori dell’Istat sull’inflazione nel mese di marzo che torna ad infiammarsi (più 2,5 per cento).
La nuova corsa dei prezzi dei prodotti agroalimentari -rileva la Cia- ha trovato la sua spinta decisiva
proprio nell’aumento inarrestabile di benzina e gasolio, che va, inevitabilmente, ad incidere sui listini al
dettaglio, visto che i prodotti agricoli viaggiano dal campo alla tavola per oltre l’85 per cento con
l’autotrasporto su gomma. Un incremento che sta avendo i suoi negativi effetti anche sulle imprese
agricole che a febbraio hanno fatto i conti con rincari di oltre il 6 per cento dei carburanti (in pochi mesi il
gasolio agricolo è, infatti, passato da 50 centesimi a circa un euro al litro).
Ovviamente -sostiene la Cia- la crescita vertiginosa del petrolio si è ripercossa anche sulle quotazioni
all’origine di una serie di prodotti agricoli che, come segnalato dall’Ismea, hanno subito (pur se a febbraio
si è avuto un calo congiunturale dello 0,9 per cento) un’accelerazione che, tuttavia, da sola non poteva
provocare un aumento così marcato dei prezzi sugli scaffali. Incremento al quale ha concorso, pertanto, la
“bolletta energetica” e in alcuni casi anche le tensioni causate da spinte speculative.
L’impennata degli alimentari -rimarca la Cia- ha avuto, comunque, le sue conseguenze sui consumi
domestici. Evidenti cali si registrano, in particolare, per il pane, la pasta, le carni bovine, i prodotti ittici,
la frutta e i vini.
Del resto, un ribasso che si è riscontrato lungo tutto il 2010 e che è proseguito anche nei primi due mesi di
quest’anno. Una situazione -sostiene la Cia- che ha costretto, proprio nell’anno passato, una famiglia su
tre a “tagliare” gli acquisti alimentari, mentre tre su cinque hanno dovuto modificare il menù quotidiano
e oltre il 30 per cento è obbligato, a causa delle difficoltà economiche, a comprare prodotti di qualità
inferiore. Uguale è la percentuale di chi si rivolge ormai esclusivamente alle “promozioni” commerciali.
31/03/2011
In Italia la “donna in campo” vale quasi 9 miliardi di euro l’anno
Le imprese agricole “rosa” sono poco più di 255 mila ma incidono per il 34 per cento sul valore aggiunto
complessivo del settore, che è di oltre 26 miliardi di euro. Soltanto negli agriturismi, le donne muovono un
giro d’affari annuo pari a circa 500 milioni. Ma i problemi restano: serve un nuovo modello di welfare e
bisogna abbattere le discriminazioni nell’accesso al credito.
Creative, flessibili e soprattutto efficaci. Titolari di aziende agricole ad altissimo valore aggiunto ma
anche regine dell’arte dell’accoglienza e custodi delle antiche tradizioni enogastronomiche. Sono queste
le “donne in campo” in Italia. Un piccolo esercito di imprenditrici che guida oltre 255 mila aziende
agricole, orientate prevalentemente verso i settori più innovativi: il biologico, le produzioni di “nicchia”
Dop e Igp, la vitivinicoltura. E poi gli agriturismi, gli agriasili, le fattorie sociali e le fattorie didattiche:
cioè quelle attività naturalmente femminili, nate dall’idea della “madre”, del dover unire al lavoro la
cura della casa e della famiglia. Tutti servizi all’avanguardia che oggi contribuiscono a far schizzare al 34
per cento il contributo delle donne al valore aggiunto complessivo dell’agricoltura, che nel 2010 ha
superato i 26 miliardi di euro. Di questi, quindi, ben 8,8 miliardi sono “rosa”: una cifra importante, che
rivela il coraggio e la tenuta delle imprese femminili, capaci di percorrere strade e mercati nuovi pur di
non soccombere alla crisi. E’ quanto afferma la Confederazione italiana agricoltori, in occasione della
presentazione del rapporto “Il pane e le rose” di ActionAid con l’associazione Donne in Campo della Cia.
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Soltanto negli agriturismi, per esempio, metà del giro d’affari “dipende” dalle donne: su 19 mila strutture
in tutt’Italia, quasi il 40 per cento è gestito da imprenditrici, che muovono ogni anno un fatturato di circa
500 milioni di euro su un totale di 1,1 miliardi dell’intero settore.
I numeri delle donne in agricoltura- Insieme al commercio, ricorda la Cia, l’agricoltura è il settore
produttivo dove il tasso di “femminilizzazione” è più elevato. Dal 1970 a oggi è stato un vero crescendo: si
è passati da 19 aziende su 100 condotte da donne a 31 su 100 nel 2010. Più in dettaglio, nell’ultimo anno
in Italia la quota di donne titolari di aziende agricole si è attestata al 29,2 per cento del totale: vuol dire
che oggi un imprenditore agricolo su tre è donna.
Secondo le stime della Cia, elaborate sulla base degli ultimi dati Unioncamere sull’imprenditoria
femminile, la “palma d’oro” di regione con il numero più alto di imprese agricole guidate da donne è il
Molise, dove è “rosa” il 40,1 per cento delle aziende. Seguono la Liguria (39,1 per cento), la Campania
(37,6 per cento), la Basilicata (36 per cento), il Lazio (35 per cento), la Valle d’Aosta (33,9 per cento) e il
Friuli Venezia Giulia (33,4 per cento). Di contro, in fondo alla classifica e molto al di sotto della media
nazionale, si trovano il Trentino Alto Adige (17 per cento), la Lombardia (22,7 per cento) e la Sardegna
(23,3 per cento).
Le agricoltrici italiane hanno anche un profilo ben preciso: fanno innovazione di processo e di prodotto e
hanno forti aspettative professionali, si mettono in gioco più per scelta che per necessità, prediligono la
dimensione aziendale “micro” e resistono meglio dei “colleghi” uomini alle fluttuazioni del mercato. Un
trend confermato da Unioncamere, secondo cui tra giugno 2009 e giugno 2010 le imprese femminili (1,4
milioni in totale) sono aumentate del 2,1 per cento (più 29 mila unità), a fronte di una crescita negativa
(meno 0,4 per cento) delle imprese maschili, che hanno perso nello stesso periodo 17 mila unità.
Tra i giovani agricoltori la componente femminile sale al 40 per cento- Dal 2000 al 2007 la quota di giovani
imprenditrici (con meno di 40 anni) sul totale dei giovani nel comparto agricolo è diminuita in maniera
costante, passando dal 30 per cento al 27 per cento. Ma negli ultimi tre anni la tendenza si è decisamente
capovolta. Sulla base di un’indagine effettuata sulla propria base associativa, la Cia ha rilevato come oggi
ben il 40 per cento delle giovani imprese è condotta da una donna. E le “under 40” che guidano le aziende
del settore hanno anche un elevato tasso di scolarizzazione: due su tre sono laureate. All’agricoltura
giungono per scelta: in moltissimi casi non proseguono semplicemente l’attività di famiglia ma arrivano da
altri settori. Una determinazione che si traduce in decisioni coraggiose e innovative: 5 imprese su 10
guidate da imprenditrici giovani, infatti, praticano agricoltura multifunzionale con una produzione
diversificata e sostenibile.
I problemi: poca visibilità e difficoltà di accesso al credito. Servono incentivi e un nuovo welfare- I saperi
antichi, l’arte dell’accoglienza e l’arte della trasformazione dei prodotti -che hanno sempre fatto parte
della vita quotidiana delle donne rurali- sono diventati oggi “fattori d’impresa”, utili a integrare se non a
sorreggere i redditi agricoli in caduta libera. Eppure, rispetto ai colleghi uomini, le agricoltrici hanno
ancora poca visibilità, e quindi poco spazio per denunciare i problemi che le riguardano. In particolare, le
donne subiscono ancora forti discriminazioni nell’accesso al credito agricolo, mentre oggi servirebbero
garanzie precise da parte di banche e Istituzioni, per esempio studiando un progetto sul microcredito
specifico per la categoria o un fondo ad hoc.
Più in generale, andrebbero sbloccati gli incentivi all’imprenditoria agricola femminile, visto che la legge
215/92 -che prevedeva azioni positive e facilitazioni per le imprese “in rosa” sia da avviare che già
esistenti- non viene rifinanziata.
Inoltre, non va dimenticato che le aziende agricole multifunzionali possono essere la risposta alle esigenze
di un nuovo “welfare” che veda rafforzati i servizi per l’infanzia e per gli anziani non autosufficienti a
livello rurale e che quindi permetta alle donne, sulle quali ricade la maggiore responsabilità di cura, più
libertà di scelta senza dover rinunciare alla conduzione dell’impresa. Tanto più che incoraggiare la
realizzazione di asili rurali e aziende agro-sociali costituirebbe non solo un supporto alle donne ma nuove
occasioni di reddito.
“Le donne sono una risorsa che ancora non viene adeguatamente valorizzata -sottolineano il presidente
della Cia Giuseppe Politi e la presidente di Donne in Campo Mara Longhin- e che, invece, può rivelarsi uno
dei driver vincenti per lo sviluppo dell’Italia. Un loro maggiore coinvolgimento nel mondo del lavoro, e
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quindi nelle aziende agricole, può e deve avvenire. Anche perché le donne hanno dimostrato di saper fare
impresa. E di saperlo fare anche bene”.
Dall’Italia al Sud del mondo. La Fao: meno affamati con agricoltura “rosa”- L’esperienza italiana, pur con
i suoi problemi, può costituire un esempio per il Sud del mondo. Come rivela ActionAid, proprio
l’agricoltura rappresenta ancora oggi una fonte di sopravvivenza insostituibile in molti Paesi in via di
sviluppo, dove le donne costituiscono larga parte dei piccoli agricoltori. Eppure -nonostante il ruolo
cruciale che ricoprono all’interno dei nuclei familiari rurali- le donne contadine in Kenya, in Mozambico,
in Etiopia, in Brasile, spesso non ricevono adeguato sostegno da parte delle Istituzioni locali e nazionali,
né sono sempre riconosciute come soggetti economici da coinvolgere nei programmi di sviluppo rurale e
spesso affrontano discriminazioni nella proprietà ed eredità della terra. Una situazione a cui bisogna
necessariamente porre rimedio, garantendo alle agricoltrici dei Paesi in via di sviluppo accesso al suolo e
all’acqua; accesso al credito e ai servizi di supporto, ricerca e sviluppo; accesso alla commercializzazione
dei prodotti.
D’altronde, come ha spiegato la Fao lo scorso 8 marzo, “se le donne nelle zone rurali avessero le stesse
opportunità degli uomini nell’accesso alla terra, alla tecnologia, ai servizi finanziari e ai mercati, la
produzione agricola dei Paesi in via di sviluppo potrebbe aumentare tra il 2,5 e il 4 per cento e il numero
degli affamati ridursi di 100-150 milioni di unità”.
01/04/2011
Agricoltura: i costi corrono più dei prezzi. E i redditi dei produttori sono sempre più “tagliati”. Nel
2010 oltre 25 mila imprese costrette a chiudere
La Cia in merito ai dati resi noti dall’Istat avverte: la ripresa delle quotazioni sui campi non ha
compensato i pesanti oneri produttivi che gravano sugli agricoltori. La “voce” energetica continua a
incidere in maniera drammatica. E le difficoltà aumentano.
Per le imprese agricole italiane i problemi non finiscono mai. E’ vero che i prezzi all’origine, dopo il
crollo del 2009, hanno ripreso a salire (più 1,5 per cento nel 2010), ma è altrettanto vero che i costi
produttivi hanno fatto registrare un’impennata quasi doppia (più 2,5 per cento lo scorso anno). Il che
significa che i redditi degli agricoltori hanno subito una nuova “sforbiciata”: le stime parlano di un meno
6-7 per cento nell’anno passato. E’ quanto sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai
dati resi noti oggi dall’Istat che confermano tutte le difficoltà che incontrano i produttori nella loro
attività.
L‘Istat -avverte la Cia- inquadra perfettamente la complessa situazione che stanno vivendo le imprese
agricole del Belpaese che, nel 2010, hanno dovuto fronteggiare considerevoli aumenti dei prodotti
acquistati (beni e i servizi intermedi e beni di investimento): si va da un più 6 per cento per i mangimi a
un più 1,2 per cento per le costruzioni agricole, da un più 6,6 per cento per l’energia e i carburanti a un
più 3,3 per cento per la manutenzione e la riparazione delle macchine. Un crescendo preoccupante che lo
scarso anno ha costretto più di 25 mila imprese a chiudere i battenti.
Uno scenario negativo che neanche la ripresa dei prezzi praticati sui campi ha schiarito. Gli aumenti, in
particolare per frutta, verdura, cereali, non hanno per nulla compensato gli oneri (non solo produttivi, ma
anche contributivi e burocratici) che le imprese devono fronteggiare.
Ed è proprio la voce “energia” quella che ha inciso in maniera drammatica sui bilanci delle aziende, serre
in testa, a causa del “caro gasolio” e del mancato ripristino delle agevolazioni fiscali. Un costo che è
cresciuto anche, e pesantemente, nei primi tre mesi del 2011. Ora la situazione rischia di aggravarsi
ulteriormente con le operazioni primaverili in campagna, ma soprattutto con l’irrigazione e le grandi
raccolte dei prodotti durante le quali aumenta considerevolmente il consumo dei prodotti petroliferi.
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In più, il quadro che si sta delineando a livello internazionale, con le forti tensioni sui prezzi del greggio e
delle materie prime, alimentate da quanto sta avvenendo nei paesi del Nord Africa, a cominciare dalla
Libia, contribuirà a rendere ancora più problematico il lavoro degli agricoltori.
Si preannuncia, quindi, uno scenario molto difficile per le imprese agricole che -rileva la Cia- vivono una
stagione complessa, caratterizzata da una profonda crisi che ormai si protrae da più di tre anni. Ma il
fronte dei costi è da tempo che sta minando le basi della nostra agricoltura. Basti pensare che in cinque
anni, dal 2006 a oggi, si è assistito a rincari considerevoli. Per alcuni prodotti i prezzi pagati
dall’agricoltore sono addirittura triplicati.
Aumento dei costi produttivi per le aziende agricole
2000 + 3,5%
2001 + 4,8%
2002 + 3,6%
2003 + 2,8%
2004 + 5,1%
2005 + 4,6%
2006 + 5,2%
2007 + 6,1%
2008 + 10,6%
2009 + 11%
2010 +2,5
05/04/2011
Vinitaly: per ogni bottiglia autentica di vino “made in Italy” ce n’è una contraffatta. Le frodi nel
mondo creano un business da 2 miliardi di euro l’anno
Contro la falsificazione dei nostri vini più pregiati e per la tutela dei consumatori, per la Cia è sempre più
necessaria una politica efficace di controlli e di gestione del capitale produttivo.
Sugli scaffali e nei ristoranti di tutto il mondo sono sempre di più le bottiglie di vino che di italiano hanno
soltanto il nome. Per ogni bottiglia autentica ce n’è una contraffatta. Il settore dell’agroalimentare
italiano che esporta di più perde ogni anno cifre astronomiche a causa dei falsi “made in Italy” immessi sul
mercato. Tra bottiglie palesemente contraffatte, etichette che “suonano” italiane senza esserlo, marchi o
denominazioni non riconosciuti, ammonta a 2 miliardi il giro d’affari del vino “tarocco” nel mondo:
pressappoco la metà del fatturato che l’export vitivinicolo ha fatto registrare nel 2010. Un vero e proprio
furto ai danni del settore, che proprio quest’anno ha fatto registrare il suo maggior successo all’estero,
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trainando le esportazioni dell’agroalimentare nel suo complesso. È quanto rileva la Cia-Confederazione
italiana agricoltori in occasione del Vinitaly, che apre i battenti il prossimo 7 aprile.
La prima voce dell’export “made in Italy” è fortemente minacciata dall’“italian sounding”, fenomeno
diffuso soprattutto in Usa e in Canada, che -ricorda la Cia- utilizza in maniera impropria parole, immagini
e marchi che si richiamano all’Italia. Si tratta di illeciti che colpiscono in maggior misura i vini più richiesti
che seguono, in quanto a numero di imitazioni, i cibi in assoluto più clonati: subito dopo il Parmigiano
Reggiano, il prosciutto di Parma, il San Daniele e il Grana Padano, troviamo tra i prodotti più imitati il
Chianti e, a seguire, l’Amarone, il Prosecco, il Barbera, il Barolo e i vari vini friulani e siciliani.
Per tutelare i consumatori e il buon nome del nostro vino è necessario intraprendere una politica più
efficace per il settore che percorra una duplice direzione. Per quanto riguarda il mercato interno
all’Unione europea, dove vigono i meccanismi di tutela previsti per le denominazioni, è necessario
rafforzare i controlli, rendendo più efficaci le sanzioni per i trasgressori, e introducendo provvedimenti
come ad esempio la sospensione al diritto a produrre la denominazione d’origine frodata. Per
disincentivare le frodi, inoltre, vanno rafforzati -secondo la Cia- gli attuali meccanismi di autogoverno che
fanno capo ai Consorzi, a cui è affidata la gestione del potenziale produttivo.
Fuori dalla Ue il problema si complica. Non esistendo ancora meccanismi consolidati che consentano di
evitare o ridurre al minimo la falsificazione del “Made in Italy”, il mercato del vino italiano oltre i confini
europei è particolarmente esposto ai rischi della falsificazione, soprattutto nel mercato statunitense, che
da solo assorbe il 33 per cento dell’export italiano, per un valore di circa 827,3 milioni di euro. Dopo la
Germania, infatti, gli Usa sono i primi importatori del vino del Belpaese e anche i più grandi imitatori dei
nostri prodotti più pregiati.
Per arginare il fenomeno -conclude la Cia- è necessario armonizzare le normative che tutelano i nostri vini
di qualità anche nell’ambito della Wto, dove occorre un registro multilaterale in grado di difendere la
qualità e la tipicità delle produzioni, anche in previsione delle possibili frodi che potrebbero minacciare
l’enologia italiana nei mercati dei paesi emergenti, dove si giocherà la partita del vino italiano nei
prossimi anni.
04/04/2011
Vinitaly: export da record, le bottiglie tricolori conquistano anche Cina e Russia. Nel 2010 sfiorati i 4
miliardi di euro
Ma se il vino “made in Italy” cresce all’estero, sul mercato interno continua la flessione dei consumi: gli
acquisti domestici sono diminuiti nell’anno tra il 2 e il 3 per cento. Per la Cia occorre una nuova politica
del settore: da un lato bisogna incentivare l’azione di promozione, dall’altro è necessario dare prospettive
ai produttori di uva in difficoltà andando verso una maggiore aggregazione di filiera.
Mai come quest’anno le cantine italiane giungono al “Vinitaly” da superstar, potendo contare su cifre e
numeri da record. Per il vino tricolore, infatti, il 2010 è stato più di una “buona annata”: la performance
eccezionale dell’export non solo ha tirato il settore fuori dalla crisi, ma ha contribuito più di tutti a
contenere il passivo della bilancia commerciale del Belpaese. Dimostrando di essere uno dei prodotti più
“internazionali” dell’economia italiana. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in occasione
della prossima edizione del “Vinitaly”, che aprirà ufficialmente i battenti il 7 aprile a Verona.
Dopo un biennio difficile in cui l’aumento dei volumi esportati era avvenuto a discapito del fatturato e del
prezzo medio delle bottiglie -ricorda la Cia- il 2010 si è chiuso con un giro d’affari che ha sfiorato i 4
miliardi di euro sui mercati oltreconfine, pari a un incremento in valore del 12 per cento, ovvero il
massimo di sempre. Si tratta di 22 milioni di ettolitri di vino e oltre 2,5 miliardi di bottiglie “made in
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Italy” vendute in tutto il mondo, un quantitativo che anno su anno ha fatto registrare un rialzo dell’11 per
cento, controbilanciando per un verso il calo degli acquisti sul fronte interno.
Ma la vera novità del boom dell’export riguarda i Paesi di destinazione -spiega la Cia-. Nel 2010 non sono
cresciute soltanto le quote esportate nei mercati tradizionali, come Germania (più 16,3 per cento) e Stati
Uniti (più 14,4 per cento), anzi. Un ruolo centrale alla crescita delle esportazioni vinicole è stato giocato
dalle potenze emergenti racchiuse nel Bric: in un anno la domanda di bottiglie tricolori è salita del 69 per
cento in Russia, del 54 per cento in Brasile e del 145 per cento in Cina.
Ecco perché ora la parola d’ordine deve essere “promozione”. Il successo del nostro vino all’estero osserva la Cia- va pubblicizzato, valorizzato, incentivato. Ora basta muoversi in ordine sparso, col rischio
di duplicazioni e sovrapposizioni, serve una strategia unitaria che assicuri l’efficacia delle azioni di
promozione del vino “made in Italy”, nell’ottica di radicarsi nei mercati già esistenti ma anche di trovare
nuovi sbocchi dove esportare.
Questa però è solo una delle sfide che il settore vitivinicolo deve affrontare -prosegue la Cia-. Non basta
recuperare nuovi mercati all’estero, bisogna anche trovare nuovi consumatori “in casa”. Dal 1995 al 2009,
infatti, il consumo pro capite di vino in Italia è passato da 55 a 43 litri, “perdendo” per strada ben 12 litri.
Solo nel 2010 le vendite sul mercato interno, soprattutto sul fronte del prodotto sfuso, sono calate tra il 2
e il 3 per cento. E la colpa sta in parte nella facile “criminalizzazione” del prodotto, che ha portato a
confondere il consumo di vino (che, se bevuto con moderazione e regolarmente, fa bene alla salute, come
confermano recenti studi scientifici) con l’abuso di alcool.
Infine -conclude la Cia- non si può ignorare il fatto che non tutti gli attori della filiera vitivinicola
raccolgono gli stessi risultati dalle performance positive del settore. In questo senso, a soffrire di più è il
primo anello della “catena”, costituito dai produttori di uva. Fatto 100 il prezzo di vendita finale di una
bottiglia, solo meno del 15 per cento va nelle tasche del produttore. Per questo ora è necessaria una
nuova e più efficace politica che corregga il malfunzionamento del mercato. Due le leve principali su cui
agire: una maggiore aggregazione di filiera e relazioni più strette con la Grande distribuzione organizzata
(Gdo), che ormai detiene oltre il 50 per cento della commercializzazione di vino in Italia.
05/04/2011
Alcol: non è il vino la causa dello “sballo” tra i giovani. “No” a criminalizzazioni, ma campagne per
bere consapevole e moderato
Il rapporto dell’Istat -sottolinea la Cia- conferma che sono i superalcolici e i cosiddetti “alcolpops” a
determinare, con la moda del “binge drinking”, gli effetti più deleteri tra i giovani e a causare i troppi
incidenti stradali. Le generalizzazioni possono innescare pesanti contraccolpi per la nostra produzione
vitivinicola, sempre più orientata alla qualità. Occorre sviluppare un’adeguata informazione sulla stregua
del progetto europeo “Wine in moderation”.
Lo “sballo” con gli alcolici tra i giovani non è causato dal vino, ma da altre bevande, come aperitivi, amari
e superalcolici, come la nuova moda del “binge drinking” (bere molti e piccoli superalcolici uno dietro
l’altro). La conferma viene oggi dall’Istat che rileva come siano diminuiti i consumatori di vino e
aumentati, soprattutto tra le nuove generazioni, coloro che bevono altri tipi di bevande alcoliche. Quindi,
“no” alla criminalizzazione del vino in quanto con il demonizzare non si ottiene nulla, se non colpire
l’immagine della produzione vitivinicola italiana. Bisogna, invece, far crescere, soprattutto tra i giovani,
la logica di una degustazione consapevole, moderata. Ben diversa dall’uso sregolato di alcolici. E’ quanto
sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito al rapporto “L’uso e l’abuso di alcol in
Italia” presentato oggi dal nostro Istituto di statistica.
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Per la Cia, quindi, è molto meglio educare e prevenire che reprimere. Il rischio è che campagne
criminalizzanti e ordinanze di divieto, come si è registrato negli ultimi tempi, possono penalizzare
pesantemente prodotti come il vino, che fa parte della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della
nostra storia. La generalizzazione fa soltanto danni.
Sarebbe molto più efficace e opportuno -avverte la Cia- fare un’adeguata informazione per educare, in
particolare i giovani, a un bere moderato e consapevole. Altrimenti, si corre il pericolo di innescare una
spirale negativa che porta inevitabilmente alla discriminazione dei vini, con conseguenze fortemente
negative per i nostri produttori vitivinicoli che, in questi anni, hanno investito molto in qualità.
Oltretutto, è dimostrato anche dai dati che -rileva la Cia- non è assolutamente il vino la causa dei troppi
incidenti stradali, ma bevande, come i cocktail, i superalcolici e gli “alcolpops”, particolari bibite fatte
spesso con vodka, rum, mescolati ad analcolici che favoriscono consumi all’eccesso. E così gli effetti, in
particolare sui giovani, diventano devastanti.
Per la Cia è, quindi, indispensabile sviluppare la prevenzione e l’educazione facendo conoscere il valore
del vino ai giovani. E questo può realmente dare un apporto significativo ad evitare il bere eccessivo di
alcol tra le nuove generazioni.
D’altra parte, proprio il vino -rimarca Cia- non può essere assolutamente catalogato tra le bevande
alcoliche. Il vino è il “prodotto principe” delle nostre terre. Il suo uso moderato e consapevole non è
motivo delle tante tragedie che, purtroppo, funestano le strade italiane. E lungo questa direzione si
muove e si articola il progetto europeo “Wine in moderation”, che ha come obiettivo prioritario quello di
diffondere la cultura del buon bere senza esagerazioni.
05/04/2011
Agricoltura: Conferenza nazionale, concertazione, Pac, tutela della qualità, etichetta e sostegni ai
produttori, “no” agli Ogm. Positivo incontro tra il ministro Romano e il presidente Politi
Affrontati oggi i problemi che condizionano pesantemente l’attività agricola nel nostro Paese.
Condivisione sulle proposte avanzate dalla Cia. Difesa dei redditi degli agricoltori.
“Un incontro cordiale e costruttivo durante il quale abbiamo riscontrato una piena condivisione sui
problemi dell’agricoltura, a cominciare dalla difesa dei redditi dei produttori, della tutela della tipicità e
della qualità delle nostre produzioni, della valorizzazione dell’etichettatura d’origine, della netta
contrarietà nei confronti degli Ogm che non servono al nostro mondo agricolo e che possono annientare la
sua splendida biodiversità”. Così si è espresso il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori
Giuseppe Politi in merito all’incontro, avvenuto oggi, con il ministro delle Politiche agricole, alimentari e
forestali Saverio Romano.
“Al ministro abbiamo ribadito -ha aggiunto Politi- le nostre proposte: una ripresa concreta e fattiva della
concertazione, la Conferenza nazionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, un appuntamento
fondamentale per delineare una nuova e condivisa politica agraria; un forte impegno unitario in sede
comunitaria nel negoziato sulla riforma della Pac post 2013; un’azione decisa per ridurre i pesanti costi
che gravano sulle imprese e condizionano i redditi degli agricoltori, sempre più falcidiati; sostegno alle
aziende, soprattutto in una fase difficile come l’attuale, con prezzi sui campi tutt’altro che
remunerativi”.
“Con il ministro Romano -ha sottolineato il presidente della Cia- ci siamo trovati dì’accordo sulla crisi che
attraversa il settore primario e sull’esigenza di individuare al più presto il percorso indispensabile per
ridare nuove prospettive agli imprenditori agricoli che non possono continuare ad operare in un contesto
privo delle necessarie certezze. Per questo abbiamo riaffermato l’esigenza di un confronto serrato in
modo da dare entro tempi brevi risposte realmente esaurienti ai nostri produttori”.
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“Da parte del ministro -ha concluso Politi- abbiamo trovato grande attenzione sui problemi posti. Un
incontro, quindi, molto positivo. Nostro auspicio è che la strada oggi indicata possa condurre alla soluzione
delle molte questioni che rendono complessa l’attività in agricoltura. Ci auguriamo che la concertazione
con il ministero, dopo tre anni di non confronto, possa svilupparsi sempre più. Il comune obiettivo, d’altra
parte, è quello di rilanciare sviluppo e competitività delle imprese agricole che hanno bisogno di politiche
serie, di interventi incisivi e di solidi sostegni”.
05/04/2011
Terremoto: promesse non mantenute, dopo due anni niente risorse per l’agricoltura
Il sisma aveva provocato oltre 100 milioni di danni al settore primario abruzzese, ma ad oggi sono arrivati
solo poco più di 4 milioni. Eppure l’agricoltura costituisce il 15 per cento del Pil regionale e “vale” quasi
un miliardo di euro. La Cia sollecita il ripristino di tutte le attività produttive e di trasformazione e
annuncia l’apertura a L’Aquila di un nuovo “mercato contadino”. La speranza restano i giovani:
nonostante le difficoltà, oltre 100 “under 40” hanno deciso di dedicarsi all’attività agricola nelle zone del
sisma.
A due anni dal terremoto a L’Aquila i palazzi sono ancora puntellati e le saracinesche dei negozi
abbassate. Nel centro storico è tutto fermo ma anche fuori dalle mura della città la ricostruzione stenta a
partire. Le attività produttive fanno fatica a ricominciare e anche l’agricoltura locale è in ginocchio. Tutte
le promesse fatte all’indomani del sisma non sono state mantenute e gli agricoltori si ritrovano all’anno
zero. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, ricordando che domani ricorre il secondo
anniversario del terremoto che sconvolse l’Abruzzo nella notte tra il 5 e il 6 aprile.
Nell’emergenza sono state dette tante cose -spiega la Cia- poi però tutto si è bloccato. Finora le azioni
concrete sono state poche e le ristrutturazioni “pesanti” non sono partite. All’agricoltura erano stati
promessi 100 milioni di euro per provvedere ai danni provocati dal sisma alla viabilità rurale e alle
strutture agricole, alle stalle e ai fienili, ai magazzini e ai laboratori di trasformazione. Risorse che
sarebbero dovute arrivare dalle altre Regioni, che avrebbero rinunciato ognuna a una piccola quota dei
finanziamenti Pac per i Piani di sviluppo rurale. Ma ad oggi al settore primario aquilano non è arrivato
neppure un centesimo.
Le uniche risorse faticosamente reperite per l’agricoltura sono arrivate dal Psr regionale -continua la Cia-.
Si tratta, però, solo di 4 milioni e 372 mila euro. Una cifra troppo bassa, visto che solo per uscire dalla
stretta emergenza servirebbero almeno 20 milioni di euro.
Eppure -ricorda la Cia- l’agricoltura costituisce un settore economico non secondario in Abruzzo: il 15 per
cento del Pil della regione, infatti, deriva dalle attività agricole che danno vita a un tessuto produttivo
composto da oltre 82 mila aziende, con una produzione lorda vendibile di circa un miliardo. Nella zona
dell’Aquilano, interessata dal terremoto, operano quasi 1.500 imprese agricole, soprattutto nel comparto
zootecnico.
Ma le difficoltà degli agricoltori abruzzesi non dipendono solo dai danni “strutturali” -osserva la Ciariguardano anche la collocazione dei prodotti agroalimentari sul mercato. Fino al terremoto era
ovviamente la città dell’Aquila la “valvola di sfogo” per la commercializzazione di frutta, verdura, salumi,
latte e formaggi tipici. Ora però non ci sono sbocchi, visto che la città è non è ancora vivibile.
Anche per questo motivo la Cia, dopo aver destinato alle imprese agricole danneggiate metà delle risorse
raccolte con la sottoscrizione nazionale ‘La Cia per l’Abruzzo’, ha deciso di utilizzare l’altra metà per
l’apertura di un nuovo “mercato contadino” nel cuore dell’Aquila. Un progetto a cui hanno contribuito
finanziariamente anche Slow Food e il Senato della Repubblica. “L’obiettivo -sottolinea la Cia abruzzeseè quello di risvegliare il legame tra agricoltori e cittadini. I produttori agricoli e zootecnici, infatti, da due
anni hanno perso il mercato di Piazza Duomo che rappresentava un punto di riferimento importante per le
loro produzioni, insieme a tutti quei piccoli esercizi commerciali, spesso di prodotti tipici del territorio,
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presenti nel centro storico della città. Ora, con questa iniziativa, speriamo di poter tornare presto ad
avere un mercato di vendita diretta dei prodotti locali. E’ un piccolo gesto che vuole contribuire a
risvegliare L’Aquila, a coinvolgere i cittadini aquilani e del comprensorio che hanno perso il gusto e il
piacere di comprare.
Un altro segnale di speranza, per l’agricoltura locale e per L’Aquila intera, viene dai giovani: secondo la
Cia, sono oltre 100 gli “under 40” che hanno deciso negli ultimi due anni di dedicarsi all’attività agricola
nelle zone terremotate. Si tratta di un gesto importante -conclude la Confederazione- con un grande
significato politico: vuol dire che, nonostante tutto, i giovani hanno fiducia nel futuro dell’agricoltura e
della loro città e quindi non l’abbandonano, ma restano e combattono per riportarla in vita dalle macerie
del terremoto.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DEL PIEMONTE
Link:http://www.piemonte.cia.it/ciapiemonte/svl/documentiLst?sez_id=93
20/03/2011
Asti docg" Allini" in vendita a 1,99 euro. Assomoscato protesta
Bottiglie di Asti spumante “Allini”, con il bollino del Consorzio, in vendita a 1,99 euro: è l’offerta lanciata,
in tutta Italia dalla catena di discount “Lidl”.
Non è la prima volta che accade che l’Asti venga venduto ad un prezzo così basso. In occasione del Natale
2009, ad esempio, la catena di supermercati Sisa, per i suoi punti vendita del centro-sud Italia, propose
una bottiglia da 75 cl. di Asti spumante Riccadonna allo stesso prezzo: 1,99 euro.
Anche allora, come oggi, una parte del mondo dell’Asti protestò vivacemente contro una scelta
commerciale per lo meno discutibile. Alcune industrie, si disse, preferiscono svendere l’Asti anziché
posizionarlo su fasce medio-alte, vanificando, di fatto, il piano di rilancio dell’Asti.
Questa volta a protestare vivacemente, contro un gioco che se da una parte punta ad aumentare, e non è
detto che ci si riesca, i volumi del venduto, dall’altra, certamente, svilisce un prodotto che merita più
fiducia, rispetto e considerazione, sono i vignaioli di Assomoscato.
Della protesta, si è fatto portavoce Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato, già ai ferri corti con il
presidente del Consorzio dell’Asti Paolo Ricagno e la sua squadra.
“L’industria ci dice che entro Pasqua- ha dichiarato Satragno-, finiranno le scorte e noi allora ci
chiediamo: è questo il modo di fare promozione a un prodotto super richiesto che ora scarseggia?”. Con
un’aggravante aggiunge Satragno: “Bottiglie a prezzi sviliti sotto i due euro e pure con il marchio del
Consorzio. È ora di finirla: bisognar cambiar musica se vogliamo tutelare la docg e il suo territorio di
produzione”.
20/03/2011
Esportazioni di vino: Cina +145%, Russia +69%. I bianchi sorpassano i rossi
IL VINO ITALIANO E’ USCITO DAL MOMENTO BUIO. IL RECUPERO E’ AVVENUTO SUL MERCATO
INTERNAZIONALE. CINA +145%, RUSSIA +69%
Il vino targato Made in Italy è uscito dal momento buio. A segnalarlo è Assoenologi sulla base del
consuntivo 2010. Alla fine dello scorso, grazie soprattutto alle vendite all’estero. Assoenologi informa
inoltre che i vini bianchi hanno sorpassato i rossi e coprono ormai il 60% dei consumi internazionali di vino
made in Italy.
Il settore appare dunque in ripresa. ''I dati di fine anno – afferma infatti il direttore generale Giuseppe
Martelli - lasciano intravedere un incremento di vendite all'estero non solo quantitativo ma anche di
introiti che, se confermato nel 2011, potrebbe far ipotizzare un' inversione di rotta. La congiuntura a
livello internazionale è pesante ma il vino italiano, sia pur manifestando degli spiragli superiori ad altri
prodotti agroalimentari, non rimane più in balia della schizofrenia dei mercati''.
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25/03/2011- 9/04/2011
In particolare l’analisi sul 2010 dell’associazione sottolinea una produzione italiana di 45,5 milioni di
ettolitri di vino e cioè il 3,3% in meno rispetto alla media quinquennale attestata su 47 milioni di ettolitri.
Il dato – segnala una nota - testimonia che a livello strutturale il settore si sta contraendo sensibilmente
(nel 2000 si produssero 54,1 milioni di ettolitri), ma con prospettive di sviluppo per le aziende che hanno
saputo interpretare e gestire la crisi.
Allo stesso tempo il giro d’affari ha tenuto rispetto al 2009 rimanendo sui 13,5 miliardi di euro con una
netta flessione di introiti nei primi mesi dell'anno poi recuperata sui mercati internazionali. A questo va
aggiunto che una nota piacevole arriva dai mercati extra-europei. ''Tra gli aspetti positivi – spiega infatti
Martelli - è da rilevare la crescita dei mercati extra-europei''. Nello specifico nel mese di novembre il
valore export ha superato per la prima volta la barriera dei 400 milioni di euro, 414 per l'esattezza, e la
soglia dei 2,2 milioni di ettolitri. L’andamento è chiaro anche nella lettura dei dati. La fase espansiva dei
nuovi mercati vede la Cina con +145% e la Russia +69%. Buono anche il trend del mercato canadese
+67,5%, Danimarca +37,1%, Paesi Bassi +32,2%. Positiva anche in Germania e negli Stati Uniti,
rispettivamente +14,4% e +16,3% . Segnali importanti arrivano anche dalla Svizzera con +15,5%
21/03/2011
Cala la superficie coltivata a riso, prezzi in rialzo
SI PREVEDE UN CALO DELLA SUPERFICIE COLTIVATA A RISO, MA I PREZZI SONO IN COSTANTE RIALZO
L’elaborazione dei dati che sono pervenuti all´Ente Risi da centinaia di aziende produttrici intervistate,
comparate con le segnalazioni provenienti dalle aziende sementiere, ha messo in luce che alla vigilia della
nuova annata, con la sommersione delle risaie (in Piemonte oltre il 50% dell’intera superficie italiana), la
superficie risicola italiana (concentrata nel triangolo Vercelli-Novara-Pavia) dovrebbe subire una leggera
flessione, allontanandosi dal tetto storico dello scorso anno, quando arrivò a 248 mila ettari. Anche i
mercati dei principali competitori del riso, mais e grano, eserciteranno un’influenza significativa sulle
scelte colturali della prossima primavera.
I prezzi del riso sono intanto segnalati in costante rialzo. La quotazione di alcune varietà da consumo
interno, come il Carnaroli, principe della risicoltura e del Made Italy, è aumentata oltre il 100-150% in un
anno, passando da 370 euro la tonnellata a 865. Un balzo mai registrato. Aumenti considerevoli anche per
altre tipologie, come l’Arborio (da 370 a 676); il S. Andrea (260-480); il Roma (290-525); il Balilla (220420). Bene il balzo anche per le varietà Indica da esportazione: da 220 a 320.
Paolo Carrà, neo presidente Ente Nazionale Risi, è ottimista: “Abbiamo già venduto il 66% della
produzione 2010, con un ritmo costante. Anche l’export tira. Il riso italiano è richiesto in tutto il mondo,
soprattutto dai Paesi che si affacciano sull’area del Mediterraneo. Ma non esultiamo, le fluttuazioni del
mercato sono sempre in agguato. Un anno fa i prezzi erano a terra”.
Anna Del Ciello, dello stesso Ente, specialista in analisi dei mercati, ha sottolineato che : “Una minore
produzione non solo in Italia, ma in tutto il mondo, ed un calo delle importazioni nell’area comunitaria,
stanno favorendo le esportazioni del nostro riso con un +12%. I Paesi maggiormente interessati sono
Turchia, Libano, Siria, Croazia, Albania, Svizzera, Stati Uniti. Il 65% dell’export complessivo dell’Ue è
rappresentato dal riso made in Italy”.
Data: 21/03/2011
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25/03/2011- 9/04/2011
Assicurazioni, il Piemonte paga per responsabilità delle altre Regioni
IL PIEMONTE PAGA PER LE MANCANZE DELLE REGIONI CHE NON HANNO ANCORA FORNITO I DATI NECESSARI
La Regione ha scritto al Governo per sollecitare interventi per le assicurazioni agevolate per agricoltura. Il
Piemonte, puntuale negli adempimenti, paga le mancanze delle regioni che ancora non hanno fornito i
dati necessari per ricevere il premio assicurativo al 65% come previsto dalla normativa europea.
Nel corso del 2009 l'UE concordò con gli stati membri la suddivisione di risorse tra i diversi settori
dell'agricoltura: fra le altre, venne fatta la scelta di inserire, tra le azioni, le assicurazioni agevolate
(articolo 68) per gli agricoltori che decidono di adottare lo strumento assicurativo (difesa passiva)
finalizzato alla protezione del proprio bilancio aziendale da avversità atmosferiche. Agli stati membri la
UE corrisponde una somma di denaro che deve andare a coprire il 65% del costo delle polizze sul territorio
nazionale. Secondo le dichiarazioni del Ministero, quest’anno, il contributo europeo verrebbe integrato
ulteriormente attraverso il fondo di solidarietà nazionale, il regime d’aiuto supererebbe il 65% e
raggiungerebbe quindi l’80% sul costo sostenuto dalle aziende. Il termine ultimo imposto dall’UE per
erogare il sostegno corrisponde al 30 giugno 2011.
Da gennaio i Condifesa piemontesi hanno regolarmente terminato le operazioni di raccolta informazioni e
attendono notizie da Agea e Ministero i quali necessitano però dei dati da parte di tutte le regioni (anche
quelle ritardatarie) per poter procedere alla liquidazione del contributo.
L’Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto ha lamentato che quella che il Piemonte sta
vivendo è "Una situazione paradossale poichè da un lato abbiamo uno strumento sicuro ed efficace che
mette a disposizione l'Unione Europea, ovvero l'articolo 68, il quale garantisce maggiore certezza al
finanziamento delle assicurazioni; dall'altro però non possiamo procedere poichè alcune regioni sono in
ritardo e rallentano tutto il Paese. il Piemonte è pronto da molto tempo”.
“Comprendo le difficoltà di Agea e Ministero – ha scritto Sacchetto -, i quali necessitano del dato totale
per poter procedere alla suddivisione fra regioni, ma credo sia giunto il momento di operare utilizzando
strumenti di penalizzazione per coloro che ancora non hanno adempiuto agli impegni e di premiazione per
le regioni pronte da tempo. Negli ultimi anni, purtroppo, il sistema di sostegno alle assicurazioni è stato
molto instabile, con ritardi nel finanziamento del fondo nazionale (notevoli problemi di anticipo di cassa
da parte dei Condifesa): adesso che abbiamo la certezza dell'articolo 68 ci ritroviamo ad affrontare i
ritardi di alcune aree del Paese. Una situazione assolutamente inaccettabile”.
22/03/2011
Ercole: no alla distribuzione delle risorse della Pac in base alla superficie
ROBERTO ERCOLE: ALEGGIA IL TENTATIVO DI DISTRIBUIRE LE RISORSE IN BASE A CRITERI DI SUPERFICIE. IL
NOSTRO PAESE DEVE OPPORSI CON FERMEZZA
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25/03/2011- 9/04/2011
Fra gli stati membri aleggia il tentativo, capitanato dalla Polonia, di redistribuire le risorse della Pac in
base a criteri di superficie. Un ettaro di pascolo scozzese dovrebbe essere remunerato come l’equivalente
di un campo di cardo gobbo di Nizza. Ciò è inaccettabile: i nostri agricoltori hanno diritto a ricevere un
volume di sostegno proporzionale al valore delle loro produzioni.
L‘agricoltura infatti non è tutta uguale. Molte produzioni non sono neanche paragonabili fra di loro. Il
nostro Governo deve perciò opporsi con fermezza a che la superficie diventi il criterio dominante nel
calcolo della ripartizione degli aiuti europei all'agricoltura, neppure con grandissimi termini di dilazione.
Con altrettante fermezza il nostro Governo deve battersi per impedire la riduzione del plafond destinato
al nostro Paese. Già ora l’Italia riceve solo il 10% della spesa agricola comunitaria, a fronte di un
contributo italiano al bilancio Ue del 13,5%, con conseguente saldo negativo del 3,5%”.
Purtroppo mentre la discussione sulla nuova Pac sta entrando nel vivo, sembra che il rappresentante del
nostro Governo nel Consiglio UE, il Ministro Galan, sia in procinto di essere sostituito. Il rimpasto di
Governo è per ora congelato, ma Saverio Romano, del gruppo dei Responsabili, preme per prendere il
posto di Galan.
La trattativa per la nuova Pac è molto complicata. Dal suo andamento dipende il destino di molte persone
e famiglie. E' una occasione per cambiare le cose e spendere meglio i soldi della politica agraria europea.
E' necessario perciò che chi porta avanti la trattativa a nome del nostro Paese sia addentro alle questioni e
garantisca continuità. Il clima d'incertezza sull'azione del Ministero per le politiche agricole, determinato
dalle continue voci che vorrebbero un cambio alla sua guida, in virtù di logiche politiche estranee alle
esigenze dl mondo agricolo, condiziona negativamente la capacità negoziale del nostro Paese.
ROBERTO ERCOLE - Presidente Cia Piemonte
Data: 23/03/2011
Debutta "Arengo", la doc Piemonte Barbera della Cantina sociale di Vinchio
Sarà la ribalta internazionale dell’ormai imminente Vinitaly di Verona (dal 7 al 12 aprile) ad ospitare il
debutto ufficiale di “Arengo”, la Doc Piemonte Barbera della Produttori Associati di Vinchio e Vaglio Serra,
in provincia di Asti, che rappresenta una vera e propria svolta nella concezione della Doc regionale, in
questo caso non più utilizzata nell’abituale uso di ricaduta, bensì come una denominazione di pieno diritto
e dignità.
“Di ricaduta non dobbiamo proprio parlare – ha affermato l’enologo Giuliano Noè, “padre” del nuovo vino
e storico consulente della Cantina, durante la recente presentazione alla stampa di “Arengo” – perché in
questo caso si è cambiata completamente filosofia produttiva e questa Barbera è quanto di meglio
potevano dare alcuni selezionati vigneti dei nostri soci, non certo un vino di risulta”.
La vera innovazione introdotta dalla Cantina per “Arengo” sta infatti nell’avere, nell’estate dello scorso
anno, selezionato scrupolosamente i vigneti che, per posizione e caratteristiche pedoclimatiche, avevano
costantemente fornito negli ultimi dieci anni uve che, in maniera naturale e senza alcun arricchimento,
davano vita a vini di gradazione contenuta (mai superiore ai 12°) pur essendo nel contempo ricchi di
profumi e sapori.
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25/03/2011- 9/04/2011
Una vera e propria rivoluzione nella concezione della Doc Piemonte, nei mesi scorsi ampiamente
modificata nel suo impianto normativo, che ha consentito di innalzare le rese ad ettaro a 120 quintali (dai
90 della Barbera d’Asti docg) e di ottenere dunque un vino che poteva essere immesso sul mercato a
prezzi molto interessanti (al di sotto dei 4 euro a bottiglia presso il punto vendita della Cantina) pur
proponendo al consumatore un prodotto di notevole appeal e qualità. Un vino fresco, di facile beva,
pronto nelle prime settimane di ogni anno (per il 2012 la data di uscita potrebbe essere fissata al 14
Febbraio) e soprattutto di gradazione contenuta.
“Non dimenticheremo certo le grandi selezioni che hanno reso famosa la nostra Cantina – ha detto il
presidente Lorenzo Giordano – ma oggi le tendenze del mercato sono notevolmente mutate rispetto a
qualche anno fa e c’è una crescente richiesta di un vino fresco, profumato, da bere subito. Un prodotto
che abbiamo ottenuto grazie ad una programmazione in vigneto che è un’assoluta novità per una Cantina
cooperativa come la nostra”.
Di “Arengo” è stata anche sottolineata la singolare ricorrenza del nome, già usato, oltre venticinque anni
or sono, in un altro momento di importante svolta dell’enologia piemontese che dovette subito dopo
affrontare però il terribile “tsunami” dello scandalo Metanolo.
“Quel nome – ha sottolineato il direttore della Cantina, Ernestino Laiolo – fu all’epoca il segno della
volontà di cambiamento e di riscossa del sistema vino del Piemonte. Il significato è oggi lo stesso,
ricordando come “Arengo” fosse nel Medioevo il luogo di incontro e di partecipazione della popolazione di
un Comune, così come in questo caso è stata partecipata dai soci (oltre duecento) la scelta dei vigneti che
ha consentito di produrre questo nuovo vino”.
“Arengo”, prodotto per il momento in 10mila bottiglie - ma il potenziale è di oltre 120mila - dal “vestito”
molto classico (forse fin troppo austero, è stato rilevato durante l'incontro con i rappresentanti
dell'informazione), sarà immesso in tutti i canali di vendita nella confezione da 0,75 lt., ad eccezione di
quello della Grande distribuzione organizzata. A seconda di come saranno le reazioni ed i suggerimenti dei
consumatori, è anche prevista, per il prossimo anno, una possibile confezione in bag-in-box di cui la
Cantina di Vinchio e Vaglio è stata da sempre una convinta utilizzatrice (oltre 300mila i contenitori
sottovuoto venduti lo scorso anno).
Dopo le parole, i fatti. Al termine dell'incontro stampa, “Arengo” è stato proposto in degustazione – con
unanime giudizio positivo – abbinato a due tradizionali e straordinari piatti della cucina di territorio: gli
Agnolotti quadrati d'Asti De.Co. e la Finanziera.
LA SCHEDA DI “ARENGO”
Piemonte Doc Barbera
100% uve Barbera
Gradazione 12% vol.
Acidità totale 5,30 g/l
Zuccheri residui 5,89 g/l
Invecchiamento in acciaio e bottiglia
Colore: rosso rubino con leggeri riflessi granata
Profumo: fine, elegante, fresco, fruttato
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25/03/2011- 9/04/2011
Sapore: rotondo, sapido, sTruttura discreta, buona persistenza, equilibrio acido.
24/03/2011
Il gasolio è aumentato del 40% in nemmeno sei mesi
Sui primi germogli della ripresa s’abbatte la scure del caro-petrolio. E il conseguente aumento del gasolio
agricolo. Il prezzo del barile è da tempo stabilmente sopra i 100 dollari e il rally del gasolio non sembra
arrestarsi. L’impennata iniziata nello scorso autunno deve ancora concludersi. Dai 55 centesimi al litro di
fine settembre siamo oggi attorno agli 80 cent/litro di gasolio agricolo. L’aumento è di circa 25 centesimi,
quasi il 40% in nemmeno 6 mesi.
Uno scenario che rischia così di peggiorare sensibilmente la redditività delle colture. Alcuni esempi sono
particolarmente significativi.
L’aggravio per un agricoltore medio è notevole. Il consumo di gasolio nel grano su terreno lavorato,
indicativamente, varia fra 185 e 210 litri/ ettaro. Consumo che scende a 70-100 l/ha su sodo. Sul mais non
irriguo si sale a 230 l/ha medi, per arrivare a 350 l/ha medi con punte fino a 500 l/ha su mais irriguo. Il
sorgo è agli stessi livelli del grano, mentre si scende di circa 15-20 l/ha su girasole e soia.
Proviamo a tradurre in euro queste cifre, considerando l’aumento sopra riportato di circa 25 centesimi al
litro. Ci troviamo di fronte ad aumenti variabili dai 50 €/ha per il grano ai 60-70 €/ha per mais non irriguo,
fino a superare i 100 €/ha nel caso di mais irriguo.
Come dire che alcuni quintali di prodotto della prossima campagna 2011 se ne sono già andati.
Sacrificati al gasolio.
Sembra poi imminente l’aumento delle tariffe di lavorazione degli agromeccanici. I quali, dopo aver
cercato per un buon periodo di limitare gli incrementi, non riescono più ad assorbirli. Si tratta,
ovviamente, di una questione che verrà gestita a livello delle singole aree, ma la tendenza è delineata.
FONTE “SOLE 24 ORE”
25/03/2011
L'Italia contro la liberalizzazione dei diritti di reimpianto dei vigneti .
ITALIA, FRANCIA E GERMANIA SI OPPONGONO ALLA LIBERALIZZAZIONE DEI DIRITTI DI REIMPIANTO DEI
VIGNETI
Tema caldo della viticoltura italiana di questi giorni è quello della liberalizzazione dei diritti di
reimpianto.
Attualmente il settore vitivinicolo si avvale di uno strumento per gestire le produzioni: i diritti di
impianto. I nuovi vigneti possano essere impiantati solo se supportati da diritti di impianto in mano ai
viticoltori. Si tratta di un modo indiretto di controllare la produzione attraverso la gestione del vigneto
con l'obiettivo di stabilizzare i prezzi e di contrastare le crisi di sovrapproduzione.
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25/03/2011- 9/04/2011
La nuova Ocm vino prevede la soppressione al 31 dicembre 2015 del regime di blocco dei nuovi impianti. A
ciò si oppongono Italia, Francia e Germania secondo i quali la liberalizzazione degli impianti dei vigneti
potrebbe avere degli effetti devastanti. Il settore, qualora non fossero introdotti altri strumenti di
gestione della produzione che consentano di mantenere un certo equilibrio tra domanda ed offerta,
potrebbe essere investito da fenomeni destabilizzanti, come sovrapproduzioni, cadute dei prezzi,
speculazioni, perdita dei valori patrimoniali dei vigneti.
Il presidente del Comitato Nazionale delle Denominazione d’Origine, Giuseppe Martelli, è già sceso in
campo per ribadire che con la liberalizzazione dei diritti emerge “effettivamente il rischio deregulation,
in particolare per i Paesi tradizionalmente produttori di vino, come l’Italia”.
La situazione è in divenire.
“Appena sarà possibile - aveva detto l'ex ministro delle Politiche agricole alimentari forestali, Giancarlo
Galan,- l’Italia chiederà fortemente a Bruxelles di ripensare o rivisitare il Regolamento comunitario che
dal 2015 prevede la liberalizzazione degli impianti di nuove vigne nell’Unione europea, cancellando così
l’attuale sistema delle licenze produttive. Più ancora di Francia e Germania faremo sentire la nostra voce.
La preoccupazione per gli effetti che potrebbero derivare dalla decisione dell’Unione europea è forte,
soprattutto alla luce dei nuovi scenari di mercato. Per questo motivo non permetteremo che vengano
applicate nuove regole senza fornire ai produttori e alle filiere adeguate certezze di conservazione di quel
valore di sistema che fino ad oggi ha consentito lo sviluppo del nostro vino Made in Italy di qualità.
Chiederemo, dunque, che i tempi e i modi per la liberalizzazione vengano ripensati.”
La questione riguarda da vicino decine di migliaia di produttori piemontesi e centinaia di migliaia in Italia.
Tutti ci auguriamo che nonostante il recente cambio della guardia al Ministero per le politiche agricole,
determinato da logiche politiche estranee alle esigenze dl mondo agricolo, il nostro Governo non faccia
venire meno il proprio impegno.
DINO SCANAVINO – Vice Presidente nazionale Cia – Membro del Comitato nazionale vini
27/03/2011
Priorità dei contributi PSR ai caseifici che applicano il prezzo indicizzato
L’assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto ufficializzerà nei prossimi giorni un accordo quadro
che, di fatto, farà del prezzo indicizzato, cui aderiscono per ora solo alcuni caseifici, quello di riferimento
regionale. In base a quell’indice, il latte alla stalla oggi vale 43 centesimi di euro al litro.
Confindustria e Assolatte però giudicano scorretto, come ha intenzione di fare l’Assessore Sacchetto, che
vengano assegnati i contributi del Piano di sviluppo rurale solo a chi accetta il prezzo indicizzato. “Non è
vero – ha replica l’assessore regionale -: ci sono priorità ma nulla più, altrimenti l’Unione Europea avrebbe
bocciato il nostro Psr”.
28/03/2011
Il caso Parmalat, l'Italia è un Paese scalabile
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25/03/2011- 9/04/2011
L’ITALIA E’ UN PAESE SCALABILE? IL SETTORE DEL LATTE E LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA SONO
ORMAI IN MANO AI FRANCESI
Non sappiamo se il decreto varato dal Governo a difesa delle imprese italiane potrà stoppare l'attacco
della francese Lactalis a Parmalat, ma la vicenda in questione dimostra ancora una volta che l’Italia è un
Paese scalabile. Anzi che è già tato scalato. Lo shopping ai danni delle imprese italiane è già andato molto
avanti e non ha risparmiato neppure settori strategici come quello alimentare.
Il Gruppo Lactalis - che in Piemonte ha lasciato un pessimo ricordo: la multinazionale francese nel 1998
comprò lo stabilimento Locatelli a Moretta, salvo poi chiuderlo nove anni più tardi lasciando senza lavoro
250 persone -,ad esempio, è ormai il leader assoluto nel mercato italiano dei prodotti lattiero-caseari con
i marchi Galbani, Invernizzi, Cademartori, Locatelli e Président.
La presenza straniera in Italia non si limita al latte o all’alimentare: si estende anche alla grande
distribuzione organizzata. In questi ultimi vent'anni un terzo dell'intera distribuzione agroalimentare in
Italia è finita in mano ai Francesi che ormai dominano nel settore dei supermercati. I Tedeschi invece sono
leader incontrastati tra i discount. Le catene nazionali si trovano ormai soverchiate dalla potenza dei
colossi esteri.
Chi ha governato il nostro Paese in questi anni ha assistito impassibile al passaggio in mani straniere di
importanti settori delle nostra economia e porta le responsabilità più gravi, ma anche una parte del
mondo agricolo non è esente da colpe, se non altro per aver distratto l'attenzione da quel che avveniva sul
piano economico con inziative propagandistiche ed autoreferenziali, di fatto inutili.
Mentre i Francesi “occupavano” il settore della trasformazione del latte nel nostro Paese, qualche
Organizzazione illudeva gli allevatori che si poteva preservare l’italianità del nostro latte bloccando per
qualche ora alle frontiere le cisterne che trasportavano il latte proveniente dall'estero.
Ancor di più: qualche Organizzazione, in un crescendo di demagogia e velleitarismo, ora vuol far credere
che è pronta a battere la grande distribuzione organizzata “attraverso la più estesa rete commerciale
nazionale” formata “dai mercati dei contadini, dai punti di vendita delle cooperative e dei consorzi
agrari”.
La grande distribuzione organizzata concentra più del 70% della spesa alimentare domestica ed è una
realtà consolidata con cui il mondo agricolo, volente o nolente, non può non fare i conti.
Un’attività economica come quella agricola, che dà lavoro a quasi 80.000 addetti in Piemonte, non può
infatti sopravvivere solo grazie ai circuiti corti di commercializzazione. Vendita diretta e mercati dei
contadini sono iniziative lodevoli e da incentivare, ma la grande distribuzione organizzata rimane uno
sbocco fondamentale per la stragrande parte della produzione agricola.
L’associazionismo dei produttori agricoli può costituire un valido contrappeso allo strapotere della grande
distribuzione organizzata ed è strategico per riequilibrare, sotto il profilo del potere contrattuale, i
rapporti tra i vari componenti delle filiere e per ripartire più equamente il valore aggiunto.
La premessa obbligata per un associazionismo forte è l'unità delle rappresentanze del mondo agricolo. Le
divisioni, i particolarismi, gli interessi di parte indeboliscono il fronte degli agricoltori. Oggi nessuna
organizzazione può più definirsi di rappresentanza del mondo agricolo, o peggio pretendere di essere
l'unica organizzazione di rappresentanza, se nel suo progetto politico non è contemplata la ricerca delle
convergenze di tutti i soggetti economici e sociali che fanno parte del mondo agricolo per sviluppare
un'azione comune a tutela del reditto delle imprese.
ROBERTO ERCOLE – Presidente Cia Piemonte
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28/03/2011
La Cia di Torino costituisce l'Associazione "Mercati e Fiere"
Riuniti in assemblea i produttori agricoli torinesi per formalizzare la costituzione dell'associazione "Mercati
e Fiere", nuova creazione della Cia di Torino e Provincia mirata a organizzare e supportare i propri iscritti
in occasione di mercati e manifestazioni fieristiche.
Francesco Amatuzzo, direttore della Cia torinese, introduce l'incontro spiegando che l'obiettivo
dell’Associazione Mercati e Fiere è di organizzare le attività di vendita, fornire servizi ai propri soci con il
fine di migliorare la commercializzazione dei prodotti con una serie mirata di interventi: dalla gestione di
aree e strutture destinate alla commercializzazione ed alla promozione dei prodotti ed, in modo indiretto,
i servizi connessi alla valorizzazione e promozione di prodotti freschi, trasformati o conservati di
provenienza delle aziende associate. "Momento importante - ricorda Amatuzzo - è la gestione della
logistica e dei servizi all’interno delle aree di commercializzazione, migliorando la presentazione e
l’immagine delle merci commercializzate".
L'Associazione può concorrere ad appalti, licitazioni private, pubbliche, ecc. per la gestione delle aree
commerciali e, inoltre, ricercare, organizzare e sviluppare nuove aree mercatali, avvalendosi di ogni
strumento utile al raggiungimento dei propri scopi ed in particolare della collaborazione con gli Enti
Locali, anche attraverso la stipula di apposite convenzioni, della collaborazione con altre associazioni,
società od enti aventi scopi analoghi o connessi ai propri. Altro intervento prevede la partecipazione e la
promozione diretta o per conto delle proprie imprese associate, a progetti e programmi finanziati con
fondi comunali, provinciali, regionali, nazionali o comunitari, svolgendo pure, funzioni di coordinamento,
amministrazione, consulenza e quant’altro necessario per la puntuale realizzazione del progetto o
programma. Per quanto riguarda l'organigramma direttivo a presiedere l'Associazione è stato chiamato
Roberto Barbero (vicepresidente Cia Torino), vicepresidente Manuela Gaiotti, esperta del settore,
Francesco Amatuzzo, Sergio Ferraro e Roberto Leone (componente tecnico e già consulente Cna).
Prossimo passo l'incontro per l'approvazione del regolamento.
30/03/2011
Insediato il tavolo anti-burocrazia, concluderà i lavori entro la fine di Aprile
Il 28 marzo scorso, su sollecitazione delle Organizzazioni agricole piemontesi, si è insediato, presso
l’Assessorato Regionale all’Agricoltura, il tavolo anti-burocrazia del settore vitivinicolo. L’obiettivo del
tavolo è quello di far emergere tutti quegli adempimenti burocratici e quelle stratificazioni dei controlli
che portano il sistema a non essere più comprensibile da parte degli operatori del settore.
I componenti del tavolo hanno convenuto nell’individuazione di un percorso che dovrà concludersi entro la
fine del mese di aprile 2011. Le Organizzazioni interessate comunicheranno all’Assessorato Agricoltura,
entro il 20 aprile, le proprie riflessioni e proposte. Nei giorni successivi gli uffici competenti
individueranno le questioni che competono alla Regione e quelle che riguardano invece la sfera normativa
nazionale. I punti di competenza regionale saranno oggetto di modifica normativa, per quelli di
competenza nazionale invece si avvieranno riflessioni con il Ministero della semplificazione normativa e
con la Commissione delle politiche agricole. La volontà del sistema agricolo piemontese è quella di
fungere da capofila, anche a livello nazionale, nella difficile partita della semplificazione in agricoltura.
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25/03/2011- 9/04/2011
31/03/2011
I numeri ballerini della "filiera agricola tutta italiana"
LA FILIERA AGRICOLA TUTTA ITALIANA E' SOLO IMMAGINE O ANCHE SOSTANZA? I NUMERI BALLERINI DEI
FARMER'S MARKET E DELLE COOPERATIVE ADERENTI AL PROGETTO
Lo scopo dichiarato della filiera agricola tutta italiana è quello di accreditare la Coldiretti come soggetto
decisivo della rappresentanza dell’agroalimentare made in Italy e come "la vera protagonista della
rigenerazione dell’agricoltura”.
"Si tratta di un progetto aperto a tutti – ha precisato il presidente Marini - grande distribuzione
organizzata, ristorazione e distribuzione che credono nel valore dei prodotti italiani” ma decisamente
chiuso a tutti gli altri soggetti del mondo agricolo che "devono essere relegati" - come ha scritto il
segretario organizzativo Vincenzo Gesmundo nel documento riservato ai direttori dell’organizzazione
agricola dal titolo 'Febbre di crescita' - al misero spazio delle testate agricole” (fonte Il Velino).
Sulla grande distribuzione, Marini ha avvisato tuttavia che ‘’si tratta di un mondo poco abituato alla
concorrenza e abituato a comprare i prodotti senza pagarli” e quindi non c'è da farci molto affidamento.
L'orgoglio della filiera agricola tutta italiana sono i 705 mercati degli agricoltori di Campagna Amica "attivi
nel 2010" (Farmers' market, primo report 2011), “un primato straordinario conquistato in appena due anni
dell’inizio di queste esperienze in Italia”. Ma i mercati degli agricoltori non erano già 2.000 nel 2009? Il
Presidente Marini aveva infatti annunciato alla convention del Palalottomatica di Roma, in occasione del
lancio della filiera agricola tutta italiana (Punto Coldiretti, 11 maggio 2009), che “il prodotto agricolo
cento per cento italiano firmato dagli agricoltori sarà offerto attraverso la più estesa rete commerciale
nazionale che coinvolge 2.000 mercati di campagna amica". In meno di due anni i farmer’s market si sono
quindi ridotti ad un terzo.
In occasione della Convention, Marini aveva annunciato che la rete era composta anche da 2.000
cooperative di cui 1.500 era già socie Coldiretti, in quanto avevano fatto una delibera in consiglio di
amministrazione, mentre le altre erano molto interessate al progetto.
Un giornalista scrisse per l’occasione: "Le cifre furono annunciate con sicurezza, ma lasciarono non pochi
dubbi e perplessità. A precise domande sulla realtà di questa duemila cooperative, sulla loro dislocazione
geografica, sulla diversa incidenza sul territorio nazionale (Nord, centro e Sud), sulle provenienze
regionali, Marini affastellò risposte generiche, poco dettagliate e poco convincenti. Ovvero che le
cooperative di Coldiretti erano 'soprattutto nel centro nord. Poi che sono in Lombardia, Veneto, Toscana,
Puglia, Sicilia, Lazio…'. Un elenco per dire che potevano essere dovunque perché in realtà non erano in
nessun luogo”.
Pochi giorni dopo la Convention, Marini dichiarò che il numero delle cooperative aderenti a Coldiretti non
erano più 1500, ma 1300 (Punto Coldiretti dell’11 maggio 2009)
L’Unione nazionale cooperative italiane, l’Associazione che ha siglato un accordo con la Coldiretti per
diventare partner nel progetto della filiera agricola tutta italiana, è stata a sua volta accusata di
millantare la propria rappresentatività. Confcooperative nel 2009 commentava così i dati forniti dall’UNCI
sul numero e sul fatturato delle cooperative socie: “In una recente conferenza stampa sono stati resi noti
alcuni dati sulla rappresentatività dell’Unci. Secondo questi dati l’Unci avrebbe 9.526 cooperative
aderenti (in tutti i settori, non solo agricole n.d.r.) che realizzerebbero un fatturato complessivo di 3
miliardi di euro e darebbero lavoro a 160.000 persone. Delle due l’una: o i numeri forniti dall’Unci sono
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25/03/2011- 9/04/2011
grandemente gonfiati, oppure con un fatturato medio di 18.750 euro per addetto l’Unci stessa confessa
una realtà deprimente di sottoccupazione e di sottoremunerazione. Dunque rappresentatività millantata?
Sfruttamento del lavoro? O entrambi?. Dal calcolo del rapporto tra fatturato realizzato dalle cooperative
aderenti per ciascun occupato il dato dell’Unci è inferiore rispetto alle altre tre centrali da 1/5 a quasi
1/7”.
Che il "grande sistema agroalimentare" annunciato dalla Coldiretti sia comunque, almeno per ora, poco
visibile lo ha ammesso lo stesso presidente Marini. Nel corso del suo intervento all’assemblea annuale dei
consorzi aderenti alla Coldiretti (Capcoldiretti) del dicembre scorso, Marini affermò : “Se il 2009 è stato
l’anno del lancio del progetto per la Filiera Agricola Italiana e il 2010 quello in cui si è sviluppato, il 2011
sarà l’anno in cui la Filiera Agricola Italiana sarà visibilmente presente su tutto il territorio nazionale e
prenderà forma il nuovo modello di sviluppo dell’agroalimentare italiano”.
Non ci rimane quindi che attendere la fine del 2011, quando la filiera agricola tutta italiana sarà
"visibilmente presente", per esprimere una valutazione compiuta, perchè per ora è forte il dubbio che si
tratti di una filiera più mediatica che reale, tutta "chiacchere e distintivo", come diceva Robert De Niro
nel film "Gli intoccabili".
Un precedente dovrebbe comunque indurre la Coldiretti ad una certa prudenza ed a praticare
l'understatement: il clamoroso naufragio del famoso progetto “Aquila” che negli anni Novanta avrebbe
dovuto "mettere in rete tutto il sistema agricolo nazionale".
31/03/2011
Firmato in Regione un accordo "storico" per il latte
Nella mattinata del 29 marzo sono stati presentati, in sede di conferenza stampa a Torino, i termini
dell’accordo per la definizione del meccanismo indicizzato di determinazione del prezzo del latte, valido
per la campagna lattiero – casearia 2011/2012
Il sistema di prezzo indicizzato, condiviso da parte agricola (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri,
Alpilat) e da una parte dell’industria di trasformazione (Inalpi, Caseificio pugliese), si basa
sull’osservazione di un paniere di 15 voci, equamente ripartito fra quotazioni di prodotti caseari sul
mercato internazionale, nazionale e di prodotti costituenti costo di produzione per l’allevatore.
Diversi i punti rilevanti dell’accordo quadro stipulato fra le parti: il prezzo del latte sarà innanzitutto
definito secondo le modalità del sistema indicizzato a titoli (grasso e proteine, per il polverizzato, grasso
e caseine, per la caseificazione ed eventuali altri parametri qualitativi in base alla destinazione del latte)
e aggiornato mensilmente dall’Osservatorio Latte di Cremona – Università Cattolica del Sacro Cuore di
Piacenza; una commissione paritetica appositamente costituita si riunirà periodicamente per monitorare il
meccanismo di indicizzazione e definire modalità di indicizzazione di eventuali altri parametri qualitativi.
Sarà l’acquirente a farsi carico delle analisi per il latte, inoltre è prevista l’applicazione dei protocolli del
programma regionale di monitoraggio della qualità del latte. Il prezzo del prodotto, calcolato sulla base
dell’indice, è riferito ad un prodotto intero e genuino, refrigerato alla stalla a +4°C nel rispetto delle
prescrizioni della normativa igienico-sanitaria nazionale e comunitaria, senza IVA, con modalità di
pagamento non oltre i 60 giorni dalla data di fatturazione e parametri di espressi in peso/volume. Infine, i
contenuti del presente accordo, saranno trasferiti a cura delle parti in regolari contratti di compravendita
sottoscritti da produttore e acquirente: gli stessi contratti, in assenza di modifiche, potranno essere
tacitamente rinnovati in mancanza di disdetta comunicata da una delle parti almeno 90 giorni prima della
scadenza effettiva.
Soddisfatto il presidente della Cia Torino, Confederazione Italiana Agricoltori, Lodovico Actis Perinetto
che ha sottolineato “la grande valenza dell’accordo per i produttori e anche per i consumatori poiché
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l’indicizzazione del prezzo viene condizionato mensilmente dall’andamento del mercato e in questa
particolare condizione il vincolo con il mercato stesso diventa quindi una concreta garanzia per tutti: da
un lato assicura la tutela del margine per il produttore agricolo, dall’altro garantisce trasparenza al
consumatore. Ci adopereremo – ha continuato Actis - per far sì che anche le altre aziende piemontesi
possano aderire all’accordo”.
Soddisfazione anche dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto: “Oggi si è scritta una
pagina importante per quel che concerne i rapporti all’interno del sistema lattiero caseario piemontese.
La Regione ha inteso dar seguito alle sollecitazioni che provenivano dalla parte agricola e da alcune
industrie, adottando come riferimento regionale l’indice determinato dall’Osservatorio Latte di Cremona –
Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, impostato sulla presa in considerazione di ben 15
parametri fra i quali, aspetto fondamentale, i costi di produzione delle aziende agricole. Per la prima
volta quindi, viene sancito un accordo che tiene conto dei costi sostenuti dagli agricoltori nella produzione
delle materie prime. Questo accordo ci permetterà di coinvolgere in maniera più incisiva la grande
distribuzione nel tentativo di creare accordi interprofessionali completi che vadano dal produttore al
consumatore. Ringrazio la componente agricola, Inalpi e Caseificio pugliese per la sensibilità e buonsenso
dimostrati in questa importante fase del sistema agricolo piemontese. Per la prima volta si stabiliscono
condizioni di accordo all’inizio della campagna che inizierà lo 01/04/2011. Mi piace pensare che in futuro
grazie anche a questo accordo il sistema agroalimentare piemontese potrà apporre sulle confezioni la
scritta: questo prodotto rispetta l’agricoltore”.
L’accordo quadro sarà aperto a chiunque voglia sottoscriverlo in futuro.
01/04/2011
Fotovoltaico, le proposte della Regione Piemonte
LA REGIONE PROPONE DI RIDURRE GRADUALMENTE GLI INCENTIVI PER GLI IMPIANTI A TERRA AL FINE DI
TUTELARE LE AREE PREGIATE
Ridurre gradualmente le incentivazioni per gli impianti fotovoltaici e mantenere almeno fino a fine 2011
gli attuali livelli previsti dal “Terzo Conto Energia”.
Sono le due proposte più significative formulate a Torino nell'ambito della Commissione Ambiente e
Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, coordinata e presieduta dall'assessore
allo Sviluppo Economico della Regione Piemonte, Massimo Giordano . La riunione era finalizzata a
condividere alcune prime indicazioni da trasmettere al Governo, ai fini della predisposizione del decreto
legislativo 28/2011 di riformulazione degli incentivi per gli impianti di produzione elettrica da fonte solare
fotovoltaica, previsto dal decreto legislativo di recepimento della Direttiva 2009/28/CE sulle fonti
rinnovabili.
" Riteniamo sicuramente doveroso - commenta l'assessore Giordano - tutelare la filiera industriale di
riferimento, di cui abbiamo già raccolto in questi giorni alcune preoccupazioni in vista dell'attuazione del
decreto legislativo in materia di rinnovabili. La proposta di graduale riduzione degli incentivi al
fotovoltaico che oggi ribadiamo, servirà innanzitutto ad allineare gli stessi a quelli previsti negli altri paesi
dell'Unione Europea e permetterà inoltre di comunicare con largo anticipo al mercato il programma
relativo all'entità degli incentivi, per evitare cambiamenti delle regole del gioco in corso d'opera ."
Durante la conferenza, a cui hanno partecipato, tra gli altri, gli assessori all'Energia della Regione Emilia
Romagna Giancarlo Muzzarelli e della Puglia, Angela Capone , è stata poi evidenziata la necessità di
stabilire una limitazione agli incentivi per gli impianti fotovoltaici a terra e viceversa una maggiorazione di
quelli correlati agli impianti “integrati” (potenza < 200 kWp). Ribadita anche l'opportunità di dosare
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l’intensità degli incentivi per gli impianti a terra a seconda della tipologia di aree interessate,
privilegiando le aree già compromesse e limitando in tal modo il consumo di suolo.
“ Tale problema - sottolinea ancora l'assessore Giordano - lo abbiamo ben chiaro da tempo, tant'è che già
nel luglio scorso avevamo approvato una moratoria sugli impianti fotovoltaici a terra, consapevoli del
problema di tutelare le aree pregiate ed evitare allo stesso tempo la proliferazione di impianti deturpanti
”.
03/04/2011
Boom delle esportazioni. L'ortofrutta fa un balzo in avanti e supera il vino
BOOM DELLE ESPORTAZIONI: L'ORTOFRUTTA FA UN BALZO IN AVANTI E SUPERA IL VINO. LE CASE
SPUMANTIERE TEMONO DI FINIRE LE SCORTE DI ASTI DOCG ENTRO PASQUA
Dopo tanti anni di primato del vino italiano come prima voce del nostro export agroalimentare, nel 2010
l’ortofrutta, eterna seconda voce del nostro export verde, ha fatto un balzo ed è diventata prima con 4,1
miliardi di valore, lasciando il vino a 3,9 miliardi. Dopo un 2009 da incubo, la frutta italiana è ripartita alla
grande: +19% in volume e +25% in valore. L’ortofrutta ha messo a segno anche la seconda migliore
performance del decennio come saldo attivo fra import-export con 1,2 miliardi (+112%sul 2009). Bene
anche l'export di formaggi e latticini, olio e pasta.
Il valore complessivo delle esportazioni di prodotti agroalimentari nel 2010 ha toccato il massimo storico
di 27,7 miliardi, con un eccellente più 13% sul 2009. I primi dati 2011 confermano il trend positivo
dell’anno passato. E, per quanto riguarda il Piemonte, segnali positivi continuano ad arrivare dal comparto
vitivinicolo: le Case spumantiere temono addirittura di finire le scorte di Asti spumante e Moscato prima di
Pasqua.
La globalizzazione dei mercati non è quindi un demone da esorcizzare, ma anche un’opportunità da
cogliere. Se poi la guerra alla agro-pirateria sarà supportata da politiche nazionali ed europee più incisive
e sarà introdotto l'obbligo dell'indicazione in etichetta della provenienza dei cibi in vendita, per
consentire ai consumatori di fare scelte consapevoli, non si potranno che incrementare i primati raggiunti
nel 2010.
Il made in Italy alimentare è una carta vincente in tutto il mondo ed è ormai chiaro che senza export la
nostra agricoltura andrebbe a picco, posto che produciamo vino, frutta e ortaggi in quantità doppie o
triple rispetto al nostro fabbisogno interno. Si compiacciono per le vendite di vino italiano in Cina anche
coloro che tuonavano contro il vino importato dall'Australia "perchè percorre 16mila chilometri con un
consumo di 9,4 chili di petrolio e l'emissione di 29,3 chili di anidride carbonica". Forse che il trasporto del
nostro vino in Cina non comporta il consumo di altrettanto petrolio e l'emissione di altrettanta anidride
carbonica?
La vendita diretta nelle sue varie declinazioni (in azienda, nei farmer's market, negli spacci aziendali,
tramite i gruppi di acquisto solidale ecc.ecc.) è sicuramente una realtà interessante ed un'opportunità
economica in più per le aziende agricole, ma è evidente che il futuro dell'agroalimentare italiano è
sempre più legato all'export, diventato la strada obbligata anche per molte imprese agricole. Il mercato
interno è ormai stagnante e le imprese devono necessariamente allargare gli orizzonti, per cogliere le
opportunità offerte dai mercati esteri, in particolare da quelli emergenti. Il nostro agroalimentare stretto
dentro i confini nazionali morirebbe.
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25/03/2011- 9/04/2011
Il mercato globale non è più una cosa “lontana”, ma una realtà fondamentale per la vita di molte aziende
agricole.
Il dibattito condotto in termini ideologici su quale filiera sia meglio, se quella corta o quella lunga, offusca
qualsiasi ragionamento obiettivo.
Mercato locale, mercato nazionale e mercato globale sono obbiettivi rispetto ai quali ogni imprenditore
deve aver la possibilità di scegliere liberamente, facendo i propri conti e decidendo di conseguenza.
Piuttosto che perder tempo ad alimentare contrapposizioni inutili e fuorvianti, meglio adoperarsi per
assicurare alle imprese agricole adeguati sostegni per investire in innovazione e qualità, determinanti per
rispondere alle sfide del mercato globale.
ROBERTO ERCOLE - Presidente Cia Piemonte
03/04/2011
Il Ministro Romano esordisce con un secco no nei confronti degli ogm
"Da Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali dico che non può esserci nessuno spazio per gli
Ogm nel nostro mercato. Non potremo mai competere sulla quantità, ma sulla qualità certamente sì, lo
facciamo già e lo faremo ancora di più". Ad affermarlo è stato il ministro delle Politiche agricole
alimentari e forestali, Saverio Romano.
"Occorre alzare un muro altissimo nei confronti degli Ogm che stanno mettendo in ginocchio l'agricoltura
italiana. La qualità dei nostri prodotti - ha sottolineato il ministro - va difesa e tutelata, e da ministro
delle Politiche agricole mi impegno in tale direzione".
Le dichiarazioni del nuovo Ministro all'Agricoltura sono incoraggianti. Il mondo agricolo si aspetta anche
altre risposte, su questioni ben più impegnative. All'Italia serve un vero progetto di politica agraria che al
momento non c'è, ma il no in tema di Ogm è comunque positivo ed è coerente con la volontà della Cia di
valorizzare il profilo della qualità e della sicurezza che caratterizza il Made in Italy agroalimentare nel
mondo.
I divieti da soli però non bastano ed il muro nei confronti degli ogm va alzato per davvero, con politiche
attive, altrimenti si rischia di fare solo della propaganda.
I nostri allevamenti di bestiame (oltre 300 mila stalle) sono invasi da mangime Ogm di provenienza estera.
Più di 4 milioni di tonnellate di soia (un quarto del fabbisogno nazionale) e due milioni di tonnellate di
mais biotech (in pratica, oltre il 25 per cento del totale) entrano nell'alimentazione degli animali allevati
in Italia. Se non si fa nulla la cifra destinata a raddoppiare nel giro di 4-5 anni.
E’ quindi quanto mai urgente ampliare la produzione nazionale ed europea di proteine vegetali per
soddisfare le necessità dei nostri allevatori che hanno anche sempre più difficoltà a trovare soia e mais
non transgenici sul mercato internazionale.
Lo stesso Parlamento europeo ha compreso la gravità della situazione ed ha recentemente approvato una
Risoluzione per chiedere alla Commissione europea di inserire una “politica sulle proteine” all’interno
della prossima riforma della Pac che preveda nuovi strumenti per incrementare la produzione interna di
colture proteiche nell’UE.
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25/03/2011- 9/04/2011
Le intenzioni del Ministro Romano sono buone, ora però attendiamo i fatti.
05/04/2011
Gli alimenti da animali clonati non possono essere commercializzati in Italia
GLI ALIMENTI DERIVANTI DA ANIMALI CLONATI NON POSSONO ESSERE COMMERCIALIZZATI NEL NOSTRO
PAESE, PAROLA DEL MINISTRO DELLA SALUTE FERRUCCIO FAZIO
Qualche Organizzazione aveva già sollecitato il Governo ad intensificare i controlli alle frontiere per
impedire che l’Italia venisse invasa da latte, formaggi o carne derivati dalla progenie e discendenza degli
animali clonati. Ciò a seguito del mancato accordo in sede UE per regolamentare la clonazione a fini
alimentari.
Il Ministro della Salute Ferruccio Fazio ha invece precisato che il mancato accordo a livello comunitario
sul nuovo regolamento ‘novel food’ non va inteso affatto come una liberalizzazione dell’uso di tali
alimenti, che dunque non possono essere commercializzati nel nostro Paese.
“Quelli derivati da animali clonati – ha chiarito Fazio – sono ‘nuovi alimenti’ secondo la normativa vigente
e, in quanto tali, non potrebbero essere immessi in commercio nell’Unione europea senza una preventiva
autorizzazione comunitaria, che richiederebbe una complessa procedura volta ad accertarne la sicurezza e
che coinvolgerebbe tutti gli Stati membri, la Commissione europea e l’Autorità europea per la sicurezza
alimentare (Efsa). A tutt’oggi, procedure di autorizzazione per alimenti del genere non sono state mai
attivate e, in ogni caso, non si vede come potrebbero avere un esito favorevole, considerando le posizioni
che si sono delineate sulla clonazione per finalità alimentari, nel corso dei lavori comunitari per
l’approvazione del nuovo regolamento”.
Attorno a certe questioni si crea spesso un eccesso di allarmismo. Talvolta si ha perfino l'impressione che
alcuni pericoli vengano amplificati o addirittura inventati per distrarre l'attenzione degli agricoltori o
dell'opinione pubblica da problemi molto più concreti, quali, ad esempio, la costante riduzione dei redditi
agricoli ed il calo dei consumi da parte delle famiglie per mancanza di risorse a causa della crisi
economica.
Come se non bastassero le preoccupazioni per i derivati da animali clonati, un nuovo pericolo sembra
profilarsi all'orizzonte: i laboratori della China Agricultural University avrebbero inventato le mucche che
producono latte umano. "Tra dieci anni sarà nei supermercati" hanno dichiarato gli scienziati cinesi. Un
articolista de "La Stampa ha scritto:"Dopo il Franken-salmone, arriva la Franken-vacca, modificata
geneticamente". I media hanno iniziato a battere la grancassa. Qualche Organizzazione agricola ha citato
il solito sondaggio demoscopico per informarci che la maggioranza degli Italiani è contraria al latte umano
prodotto dalle mucche.
Nessuno ha ancora avuto l'occasione di approfondire lo studio, ma molti si sentono già autorizzati ad
emettere giudizi tranchant.
06/04/2011
3,5 milioni di euro per le retti antigrandine
STANZIAMENTO DA PARTE DELLA REGIONE DI 3,5 MILIONI DI EURO PER L’INSTALLAZIONE DI RETI
ANTIGRANDINE
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25/03/2011- 9/04/2011
La Giunta Regionale ha deliberato il programma quadro straordinario per la realizzazione di reti
antigrandine, precisando le disposizioni per l’emanazione del bando per la presentazione e la gestione
delle domande di contributi da parte dei titolari di imprese rurali.
Nell’ambito delle nuove sfide del PSR previste dall’health check, tra le quali “Adattamento ai
cambiamenti climatici e mitigazione dei relativi effetti”, l’Assessorato all’Agricoltura destinerà 3,5 milioni
di euro all’installazione di reti antigrandine (rientranti nella disponibilità della misura 121 –
Ammodernamento aziende agricole).
L’apertura del bando è urgente: le reti antigrandine infatti dovranno essere installate prima del
sopraggiungere della stagione estiva. Inoltre, in base alle disposizioni della misura 121, le aziende agricole
non potranno procedere alla realizzazione delle reti antigrandine prima della presentazione della
domanda di contributo.
Date le condizioni di urgenza, l’Assessorato Regionale all’Agricoltura ha predisposto un sistema di
istruttorie rapido e maggiormente semplice “prendendo esempio dal modello francese”: obiettivi primari
sono la celere esecuzione degli interventi e la veloce erogazione dei pagamenti, risultati raggiungibili
mediante le specifiche modalità gestionali programmate in questa occasione.
Le aziende agricole, per richiedere il contributo, dovranno presentare la domanda per via telematica,
utilizzando i modelli già predisposti per la misura 121. Successivamente, entro cinque giorni, il documento
andrà stampato e presentato alla Provincia competente.
Modulistica più agile e velocizzazione delle operazioni consentiranno all’Assessorato Agricoltura di
accorciare i tempi per mettere a disposizione degli agricoltori i 3,5 milioni di euro stanziati per le reti
antigrandine.
07/04/2011
E i costi di produzione continuano ad aumentare ....
A febbraio i costi agricoli hanno subito un rialzo del 4,9% rispetto all'anno scorso. È quanto ha rilevato
Ismea sulla base all'indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione agricoli.
Aumenti più rilevanti per concimi (+5,7%) ed energetici (+3,4%), sotto la spinta soprattutto del carocarburanti (+6,5%).
Rialzi più moderati per antiparassitari e sementi, rincarati rispettivamente dello 0,4% e dello 0,6%, mentre
il costo della manodopera ha fatto segnare in media un aumento dell'1,6%.
La voce “energia” è quello che in questo momento preoccupa di più. Il caro gasolio ha già inciso in
maniera drammatica sui bilanci delle aziende, serre in testa. La situazione si aggraverà ulteriormente
quando in campagna inizieranno le operazioni primaverili: irrigazione e raccolta dei prodotti richiedono
infatti un grande dispendio di carburante.
Le forti tensioni sui prezzi del greggio, causate degli avvenimenti del Nord Africa, sembrano destinate a
durare ancora per molto tempo.
Il nostro Governo assiste inerte alla crescita dei costi di produzione, che stanno minando le basi della
nostra agricoltura, incapace di adottare i provvedimenti necessari.
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25/03/2011- 9/04/2011
Il mondo agricolo italiano paga l'assenza di un'organica politica agraria nazionale. Per questo la Cia ha
proposto la convocazione di una Conferenza nazionale per individuare insieme gli obbiettivi di una
strategia per rilanciare il settore.
ROBERTO ERCOLE - Presidente Cia Piemonte
07/04/2011
VINO
NEL 2010 IL VALORE DEL VINO ESPORTATO HA SUPERATO QUELLO DEL VINO VENDUTO SUL MERCATO
INTERNO. IL PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE NON VALE PER LA COLDIRETTI --- Nel 2010 il valore
complessivo delle esportazioni di prodotti agroalimentari ha toccato il massimo storico di 27,7 miliardi,
con un eccellente più 13% sul 2009. I primi dati 2011 confermano il trend positivo.
Nello stesso 2010, dopo tanti anni di primato del vino italiano come prima voce del nostro export
agroalimentare, l’ortofrutta, eterna seconda voce del nostro export verde, ha fatto un balzo in avanti ed
è diventata prima con 4,1 miliardi di valore.
Un’altra novità del 2010 è che il vino esportato ha superato in valore il vino venduto sul mercato interno.
La Coldiretti ha commentato il fatto in questo modo: “Si tratta dell'effetto congiunto dell'aumento del
valore delle esportazioni che con una crescita del 12 per cento hanno raggiunto la cifra record di 3,93
miliardi di euro e del calo del 4,8 per cento negli acquisti familiari degli italiani, secondo Ismea, che ha
portato il valore delle vendite a livello nazionale a 3,89 miliardi di euro. Il risultato è stato comunque un
aumento del fatturato complessivo che è passato da 7,6 a 7,82 miliardi di euro del 2010, con un aumento
del 3 per cento.
Il 2010 segna dunque una svolta epocale sul mercato che è destinata a condizionare fortemente la
produzione e la distribuzione del vino Made in Italy che dovrà fare i conti con il mutato scenario
internazionale”. “Il risultato complessivo del 2010 è comunque di buon auspicio”.
La Coldiretti, che ora saluta come un buon auspicio la crescita delle esportazione, è la stessa
Organizzazione che lanciava l’allarme per la fragilità del sistema alimentare globale ed individuava la
risposta in un sistema produttivo locale e virtuoso, nel progetto dei "km zero".
Com’è possibile sostenere il consumo dei cibi a km zero e nel contempo auspicare l’incremento
dell'export, che è l’esatto contrario del consumo a km zero? Nella logica classica esisteva il principio di
non-contraddizione, ma evidentemente nella logica della Coldiretti tale principio è scomparso.
La verità è che la globalizzazione dei mercati non è un demone da esorcizzare, ma un’opportunità da
cogliere.
E’ ormai chiaro che senza export la nostra agricoltura andrebbe a picco, posto che produciamo vino, frutta
e ortaggi in quantità doppie o triple rispetto al nostro fabbisogno interno.
La vendita diretta nelle sue varie declinazioni (in azienda, nei farmer's market, negli spacci aziendali,
tramite i gruppi di acquisto solidale ecc.ecc.) è sicuramente una realtà interessante ed un'opportunità
economica in più per le aziende agricole, ma è evidente che il futuro dell'agroalimentare italiano è
sempre più legato all'export, diventato la strada obbligata anche per molte imprese agricole. Il mercato
interno è ormai stagnante e le imprese devono necessariamente allargare gli orizzonti, per cogliere le
opportunità offerte dai mercati esteri, in particolare da quelli emergenti. Il nostro agroalimentare stretto
dentro i confini nazionali morirebbe.
I.rur Innovazione rurale – www.irur.it
via del carmine 10 10122 torino – tel. +39 011 5217965 fax + 39 011 4358520 e-mail: [email protected]
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Il mercato globale non è più una cosa “lontana”, ma una realtà fondamentale per la vita di molte aziende
agricole. Il dibattito condotto in termini ideologici su quale filiera sia meglio, se quella corta o quella
lunga, offusca qualsiasi ragionamento obiettivo.
Mercato locale, mercato nazionale e mercato globale sono obbiettivi rispetto ai quali ogni imprenditore
deve aver la possibilità di scegliere liberamente, facendo i propri conti e decidendo di conseguenza.
Piuttosto che perder tempo ad alimentare contrapposizioni inutili e fuorvianti, meglio adoperarsi per far
la guerra alla agro-pirateria e per assicurare alle imprese agricole adeguati sostegni per investire in
innovazione e qualità, determinanti per rispondere alle sfide del mercato globale.
ROBERTO ERCOLE - Presidente Cia Piemonte
07/04/2011
VINITALY
AL VIA LA 45ESIMA EDIZIONE DI VINITALY: DAL PIEMONTE OLTRE 600 ESPOSITORI --- A Verona, la città di
Giulietta e Romeo, si rinnova, dal 7 all'11 aprile, il mito di Vinitaly, la manifestazione di riferimento
dell'universo enologico nazionale ed internazionale. Numero uno al mondo per dimensioni, Vinitaly è
andata assumendo nel tempo un rilievo sempre più importante anche a livello internazionale, aprendosi
alle innovazioni e imponendosi all'attenzione degli operatori non solo come fiera commerciale ma come e
vero e proprio "evento" imperdibile.
Sono oltre 600, il 14% del totale, gli espositori piemontesi che prendono parte alla 45esima edizione di
Vinitaly. In gran parte sono singole aziende, alle quali si aggiungono una ventina di cantine cooperative, 5
associazioni di produttori, 10 consorzi di tutela, organizzazioni economiche e professionali dei produttori e
numerosi enti e istituzioni, come le Province di Alessandria, Asti, Novara e Torino. A coordinare la
presenza la Regione Piemonte insieme a Unioncamere. ''Pur nelle difficoltà finanziarie, al Vinitaly abbiamo
garantito una presenza e una partecipazione degna del Piemonte vitivinicolo e dell'importanza che
rappresenta in termini economico produttivi e per l'alto valore aggiunto dei vini e dei suoi territori - ha
sottolineato l'assessore regionale all'Agricoltura, Claudio Sacchetto - consapevoli di ciò, l'importante
appuntamento del Vinitaly ci dà anche l'occasione per rinnovare l'impegno della Regione Piemonte con il
fine di far crescere e valorizzare sempre più questo comparto''. ''Il sistema camerale piemontese è da
sempre molto attento alla promozione e valorizzazione dei prodotti tipici e, in particolare, di quelli
vitivinicoli: le produzioni doc e docg della nostra regione sono i nostri migliori ambasciatori nel mondo,
perchè testimoniano la qualità e la passione del lavoro dei tanti produttori locali - ha aggiunto il
presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello - è quindi con orgoglio che, ancora una volta,
portiamo queste realtà al Vinitaly'.
Docg e Doc rappresentano l’85% della produzione regionale di vino, quasi tutta derivante da una ventina di
vitigni autoctoni. All’estero va circa il 60 per cento dei tre milioni di ettolitri prodotti con un fatturato
che supera il miliardo di euro. Le aziende censite a indirizzo vitivinicolo sono 28 mila su circa 112.000
aziende agricole totali, quelle operative sono circa 18.000. Ma del “sistema vino” fanno parte le 280
imprese industriali produttrici di vini e distillati con circa 3.300 addetti; le 54 cantine cooperative con
circa 15.000 soci e 14 tra grandi e piccoli Consorzi di Tutela che coprono tutte le DOC e DOCG, 2 grandi
Associazioni di Produttori.
08/04/2011
I.rur Innovazione rurale – www.irur.it
via del carmine 10 10122 torino – tel. +39 011 5217965 fax + 39 011 4358520 e-mail: [email protected]
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25/03/2011- 9/04/2011
In corso Vinitaly, dal Piemonte oltre 600 espositori
IN CORSO LA 45ESIMA EDIZIONE DI VINITALY: DAL PIEMONTE OLTRE 600 ESPOSITORI
Fino all'11 Aprile a Verona è tempo di Vinitaly, la manifestazione di riferimento dell'universo enologico
nazionale ed internazionale. Numero uno al mondo per dimensioni, Vinitaly è andata assumendo nel
tempo un rilievo sempre più importante anche a livello internazionale, aprendosi alle innovazioni e
imponendosi all'attenzione degli operatori non solo come fiera commerciale ma come e vero e proprio
"evento" imperdibile.
Sono oltre 600, il 14% del totale, gli espositori piemontesi che prendono parte alla 45esima edizione di
Vinitaly. In gran parte sono singole aziende, alle quali si aggiungono una ventina di cantine cooperative, 5
associazioni di produttori, 10 consorzi di tutela, organizzazioni economiche e professionali dei produttori e
numerosi enti e istituzioni, come le Province di Alessandria, Asti, Novara e Torino. A coordinare la
presenza la Regione Piemonte insieme a Unioncamere. ''Pur nelle difficoltà finanziarie, al Vinitaly abbiamo
garantito una presenza e una partecipazione degna del Piemonte vitivinicolo e dell'importanza che
rappresenta in termini economico produttivi e per l'alto valore aggiunto dei vini e dei suoi territori - ha
sottolineato l'assessore regionale all'Agricoltura, Claudio Sacchetto - consapevoli di ciò, l'importante
appuntamento del Vinitaly ci dà anche l'occasione per rinnovare l'impegno della Regione Piemonte con il
fine di far crescere e valorizzare sempre più questo comparto''. ''Il sistema camerale piemontese è da
sempre molto attento alla promozione e valorizzazione dei prodotti tipici e, in particolare, di quelli
vitivinicoli: le produzioni doc e docg della nostra regione sono i nostri migliori ambasciatori nel mondo,
perchè testimoniano la qualità e la passione del lavoro dei tanti produttori locali - ha aggiunto il
presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello - è quindi con orgoglio che, ancora una volta,
portiamo queste realtà al Vinitaly'.
Docg e Doc rappresentano l’85% della produzione regionale di vino, quasi tutta derivante da una ventina
di vitigni autoctoni. All’estero va circa il 60 per cento dei tre milioni di ettolitri prodotti con un fatturato
che supera il miliardo di euro. Le aziende censite a indirizzo vitivinicolo sono 28 mila su circa 112.000
aziende agricole totali, quelle operative sono circa 18.000. Ma del “sistema vino” fanno parte le 280
imprese industriali produttrici di vini e distillati con circa 3.300 addetti; le 54 cantine cooperative con
circa 15.000 soci e 14 tra grandi e piccoli Consorzi di Tutela che coprono tutte le DOC e DOCG, 2 grandi
Associazioni di Produttori.
08/04/2011
VINO
L'EXPORT DI VINO SUPERA I CONSUMI NAZIONALI. LA COLDIRETTI IGNORA IL PRINCIPIO DI NON
CONTRADDIZIONE--- Nel 2010 il valore complessivo delle esportazioni di prodotti agroalimentari ha
toccato il massimo storico di 27,7 miliardi, con un eccellente più 13% sul 2009. I primi dati 2011
confermano il trend positivo. Nello stesso 2010 l'ortofrutta ha superato il vino come prima voce del nostro
export agroalimentare. L’ortofrutta, eterna seconda, ha fatto un gran balzo in avanti ed è diventata prima
con 4,1 miliardi di valore.
Un’altra novità del 2010 è che il vino esportato ha superato in valore il vino venduto sul mercato interno.
Si tratta dell'effetto congiunto dell'aumento del valore delle esportazioni che con una crescita del 12% per
cento hanno raggiunto la cifra record di 3,93 miliardi di euro e del calo del 4,8% negli acquisti familiari
degli italiani, secondo Ismea, che ha portato il valore delle vendite a livello nazionale a 3,89 miliardi di
euro.
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25/03/2011- 9/04/2011
"Il 2010 segna dunque - ha commentato la Coldiretti - una svolta epocale sul mercato che è destinata a
condizionare fortemente la produzione e la distribuzione del vino Made in Italy che dovrà fare i conti con
il mutato scenario internazionale”. "Il risultato complessivo del 2010 è comunque di buon auspicio ....”.
La Coldiretti non molto tempo fa tuonava contro il vino importato dall'Australia "che per giungere sulle
tavole italiane deve percorrere oltre 16mila chilometri con un consumo di 9,4 kg di petrolio e l’emissione
di 29,3 kg di anidride carbonica", mentre ora si compiace per il vino italiano venduto persino in Estremo
Oriente. Forse che il carburante si consuma soltanto andando in una direzione e non nella direzione
inversa? Come si concilia poi lo slogan del cibo a km zero, cui la Coldiretti sembra attribuire un valore
universale, con l'esaltazione delle esportazioni?
Nella logica classica esisteva il principio di non-contraddizione che Aristotele definiva in questo modo:
"risulta evidentemente impossibile che la medesima persona, nel medesimo tempo, pensi che la medesima
cosa sia e non sia". Quel che per Aristotele era evidentemente impossibile, è invece possibile per la
Coldiretti.
Intendiamoci, a nessuno può venire in mente di sostenere che sia meglio la spesa a km 10.000, ma il
mercato globale, nonostante gli squilibri e le distorsioni che lo caratterizzano, è una realtà con cui
bisogna fare i conti, anche perchè senza export la nostra agricoltura andrebbe a picco, posto che
produciamo vino, frutta e ortaggi in quantità doppie o triple rispetto al nostro fabbisogno interno. Il
Piemonte, ad esempio, esporta circa il 60% dei suoi vini (il 30% sui mercati UE e il 70% su quelli extra UE).
La vendita diretta nelle sue varie declinazioni (in azienda, nei farmer's market, negli spacci aziendali,
tramite i gruppi di acquisto solidale ecc.ecc.) è sicuramente una realtà interessante ed un'opportunità
economica in più per le aziende agricole, ma è evidente che il futuro dell'agroalimentare italiano è
sempre più legato all'export, diventato la strada obbligata anche per molte imprese agricole. Il mercato
interno è ormai stagnante e le imprese devono necessariamente allargare gli orizzonti, per cogliere le
opportunità offerte dai mercati esteri, in particolare da quelli emergenti. Il nostro agroalimentare stretto
dentro i confini nazionali morirebbe.
Il mercato globale non è più una cosa “lontana”, ma una realtà fondamentale per la vita di molte aziende
agricole. Il dibattito condotto in termini ideologici su quale filiera sia meglio, se quella corta o quella
lunga, offusca qualsiasi ragionamento obiettivo.
Mercato locale, mercato nazionale e mercato globale sono obbiettivi rispetto ai quali ogni imprenditore
deve aver la possibilità di scegliere liberamente, facendo i propri conti e decidendo di conseguenza.
Piuttosto che perder tempo ad alimentare contrapposizioni inutili e fuorvianti, meglio adoperarsi per far
la guerra alla agro-pirateria e per assicurare alle imprese agricole adeguati sostegni per investire in
innovazione e qualità, determinanti per rispondere alle sfide del mercato globale.
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SUINICOLTURA
INTERVISTA A RENATO SILVESTRO, SUINICOLTORE, PRESIDENTE DI ZONA DELLA CIA DI FOSSANO --- “La crisi
– ci dice Renato Silvestro, presidente Cia della zona di Fossano-Savigliano, da oltre vent’anni allevatore
suinicolo, mestiere “ereditato” dal padre Giorgio,– è davvero pesante. Non so fino a quando gli allevatori
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saranno in grado di resistere…è da troppo tempo che i conti non tornano. Chi ha scelto di fare l’allevatore
di suini è ben conscio che il comparto, periodicamente, ha annate non buone…ma una cosa se capita una
volta ogni 2-3 anni, un’altra se, come nel nostro caso, la cadenza negativa è per 4-5 anni di seguito! Non
so cosa aspetta ancora il Governo a decretare lo stato di crisi del settore al fine di adottare quelle misure
urgenti, ed ora davvero improcrastinabili, che consentano non dico il rilancio del comparto ma almeno la
sopravvivenza!”
Con Renato è presente all’incontro il dr. Guido Soldi, da un mese nuovo responsabile di zona della Cia
fossanese, il quale rileva “ Purtroppo le quotazioni dei suini anche in questi ultimi tempi continuano a
registrare un trend negativo. La cosa preoccupante è che questo si accompagna al permanere di elevati
costi di produzione, determinati, in primis, dall’aumento dei prezzi delle materie prime (mais soprattutto)
necessarie per i mangimi.”
E’ su quest’ultimo argomento che Renato si accalora, alza il tono di voce: “La situazione del settore si
aggrava ogni giorno di più, perdiamo circa 20 euro per ogni capo di maiale ingrassato proprio per
l’esorbitante costo dei mangimi. Ma come si può pensare di battere la concorrenza, sempre più
agguerrita, che c’è già nella sola Europa, quando i prezzi dei mangimi da noi costano dal 20 al 30% in più?
Ti fornisco qualche dato dell’Associazione italiana allevatori suini: nel 2010 il prezzo medio dei mangimi è
stato in Italia di € 28,07, in Danimarca di € 25,60, in Spagna di € 24,50, in Olanda di € 21,69, in Francia di
€ 19,56. Differenze enormi che ci fanno soccombere e da noi, più che altre parti dove lo Stato c’è ed
interviene per abbassare i prezzi e togliere la tensione e la speculazione dal mercato, non si adottano
rimedi atti a fronteggiare la crisi”.
Allora, come difendersi? Come tradurre lo slogan “la globalizzazione deve dimostrarsi una opportunità” e
difendere i prodotti della grande tradizione suinicola italiana?
“La soluzione più ovvia- riafferma Renato – è quella di ottimizzare i costi. Per quanto riguarda la mia
azienda e quella di alcuni colleghi che hanno gli impianti nelle strette vicinanze, per non chiudere i
battenti stiamo giocando l’ultima carta, quella di cercare di contenere i costi dando vita ad una
cooperativa. Ma è un intervento-goccia nel grande mare dei problemi del settore. Ma per non per farci
annegare occorrono interventi, in più direzioni, da adottare a livelli superiori. Chiediamo anche alla Cia di
alzare il tono della voce perché i troppi sordi al Governo capiscano che è urgente attivare, in forma
concreta, iniziative capaci di assicurare non una momentanea boccata di ossigeno ma misure di carattere
finanziario che consentano, da una parte, di ridare competitività al settore e, dall’altra, di assicurare un
futuro alle aziende suinicole”.
Porto all’attenzione del dialogo il tema di attualità, abbandonare l’allevamento del suino pesante per
dedicarsi al suino leggero. Cosa ne pensi’
“Associazioni, Organizzazioni, ecc..- rileva Renato - sono alla ricerca di un tipo di allevamento per
consentirci almeno di sopravvivere ed ultimamente va di moda parlare del suino “leggero”. Certo allevare
il suino “pesante” costa parecchio, le sue cosce sono destinate ad un prodotto di eccellenza con
disciplinari da rispettare molto severi ed onerosi sotto l’aspetto dell’alimentazione, sotto l’aspetto delle
caratteristiche finali delle carni. Il suino fino a 130 kg cresce velocemente mentre per i restanti 40 kg (
quelli che sono richiesti per il “pesante”) la crescita è lieve. La produzione del suino “leggero” arriva fino
a 3 cicli all’anno mentre il “pesante” non arriva a due cicli, quindi i vantaggi valutati nei costi ci sono
certamente. Ma sarà davvero la strada giusta da percorrere?”.
Renato manifesta più di una perplessità: “Non vorrei che questa svolta produttiva verso il suino “leggero”,
che presenta proiezioni interessanti sotto taluni aspetti ( un mercato più premiante, possibili sbocchi di
export oltre ai minori costi di allevamento e, forse, anche ad un potenziale minor impatto ambientale)
non conseguisse il risultato più atteso, quello della remunerazione, soggetti come siamo ( sempre per il
discorso iniziale dei costi dei mangimi) ad una concorrenza che potrebbe essere in grado di vendere ad un
prezzo più basso. Così subiremmo danno, per aver abbandonato la peculiarità del nostro prodotto, e beffa,
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per trovarci, dopo aver affrontato nuovi costi di conversione produttiva, sempre avvitati nella solita
spirale dei bassi prezzi spuntati a fronte della lievitazione dei costi. Temo, però, che non ci siano, al
momento, altre alternative …”.
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IL COLTIVATORE PIEMONTESE
http://www.torino.coldiretti.it/Default.aspx?KeyPub=GP_CD_TORINO_ATTIVITA%7C10310960&ssostatus=A
NONYMOUS
Il Coltivatore Piemontese – 16-31 marzo 2011 – n. 6
Pag. 2
■………Multifunzionalità in agricoltura: si va verso una legge regionale
Pag. 3
■………Agricoltura sociale in provincia di Torino e alcune pratiche innovative di welfare
■………Prezzi dei bovini alla stalla: servono nuove strategie economiche
Pag. 4
■………La Coldiretti esprime solidarietà ai 3 milioni di agricoltori nipponici
■………Stop Ogm: bene leggi “salva territorio” approvate dalle Regioni Veneto e Friuli
■………Quote latte, la Regione Piemonte ritira la costituzione di parte civile
■………Delfino (Udc): “I soliti furbetti del latticino”
■………Ortofrutta: da Agea 92mila controlli in Italia
Pag. 5
■………Conclusi con successo gli incontri con le imprese in tutte le zone
■………Convocazioni assemblee Consorzio smaltimento rifiuti di origine animale
Pag. 6
■………Coldiretti costituisce Agritel
■………Immagini Giornate del Ringraziamento
Pag. 7
■………Moratoria dei debiti: rinnovato l’accordo per sostenere le piccole e medie imprese
■………Batteriosi del kiwi: Coldiretti chiede all’assessorato all’Agricoltura ulteriori stanziamenti economici
Pag. 8
■………Tecnica colturale e qualità del frumento coltivato in Piemonte
■………Il Consiglio dei ministri approva il nuovo decreto sulle fonti rinnovabili
Pag. 9
■………Sono al lavoro tre Ministeri per aggiornare la legislazione sui prodotti fitosanitari
■………L’innovativo tunnel in Pvc sostituisce la pacciamatura
■………Arrivano da Latina promettenti risultati di un protocollo sperimentale per contenere la batteriosi
del kiwi
Pag. 10
■………Mucca pazza, dopo dieci anni zero casi in allevamenti nostrani
■………Dall’anno 2000 a oggi le tappe per superare l’emergenza
Pag. 11
■………Così l’emergenza Bse ha modificato i nostri piatti: via il riso alla pajata, arriva l’hamburger di
Piemontese
■………La svolta dei sistemi di autocontrollo e certificazione della filiera dei produttori
Pag. 12
■………Mercatino
Pag. 13
■………Mercati
Pag. 14
■………Patronato Epaca – Famiglie numerose e maternità
Il Coltivatore Piemontese – 1-15 aprile 2011 – n. 7
Pag. 2
■………Per il prezzo del latte alla stalla il Piemonte adotta l’indicizzazione
■………L’accordo siglato è una conferma della giusta progettualità economica di Coldiretti
■………Sesta edizione della rassegna regionale di bovini di razza Pezzata rossa italiana
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Pag. 3
■………Pubblicità
Pag. 4
■………Agricoltura sociale in provincia di Torino e alcuni modelli innovativi di welfare
Pag. 5
■………L’interesse di Coldiretti per il tema del convegno
Pag. 6
■………Carne di razza Piemontese
Pag. 7
■………Pubblicità
Pag. 8
■………S.a.p.o.r.i. – Salute e agricoltura: percorsi di riflessione
Pag. 9
■………Rifiuti, ecco le indicazioni sul Mud 2011
■………Si riducono le superfici investite a frumento
■………Francesco Saverio Romano neo ministro dell’Agricoltura
■………Sergio Marini: «Auguro buon lavoro a Romano e grazie a Galan»
■………Sebastiano Fogliato: «Sono certo che valorizzerà il settore primario»
■………Russo: «Saprà raccogliere grandi sfide»
■………Donne Impresa in visita a Euroflora 2011
Pag. 10
■………Le iniziative di Donne Impresa Coldiretti Torino
Pag. 11
■………Patronato Epaca – Riscatto della laurea: ecco quando conviene
Pag. 12
■………Indicazioni pratiche per gestire la diabrotica del mais negli appezzamenti in monosuccessione nel
2011
Pag. 13
■………Il rilascio del patentino per l’acquisto e l’utilizzo di fitofarmaci
■………Norme tecniche di produzione integrata: difesa, diserbo e pratiche agronomiche
■………Biogas e fertilizzazione dei suoli
Pag. 14
■………Bilancio delle attività di controllo degli alimenti da parte del Corpo forestale dello Stato
■………Inflazione: vola la spesa per allevare gli animali
■………Editoriale – La strategicità del cibo
Pag. 15
■………Pac: Francia e Germania sollecitano un bilancio all’altezza
■………Il 77% dei cittadini dice no alla pecora Dolly
■………Clonazione: Coldiretti chiede controlli sull’importazione
Pag. 16
■………Articolo 68: l’assessore Sacchetto scrive a Roma per sollecitare l’erogazione del premio assicurativo
■………Il Piemonte vitivinicolo al Prowein di Dusseldorf
■………Un piano che tutela i pastori dagli attacchi dei lupi alle greggi
Pag. 17
■………Giornate del Ringraziamento
■………Coldiretti Giovani Impresa Torino
Pag. 18
■………Protezione giuridica delle invenzioni biotech: la politica dei brevetti danneggia i coltivatori
■………Il Parlamento chiede misure per ridurre il deficit di produzione di proteine vegetali
■………Da Eurostat un nuovo strumento per monitorare l’evoluzione dei costi lungo tutta la filiera
alimentare
Pag. 19
■………Risorse e obiettivi per mantenere una politica agricola comune
■………Carne di animali clonati: nessun accordo tra Parlamento e Commissione
■………Accordo con la Cina per difendere il Made in Italy
■………Denunce di successione
Pag. 20
■………Mercatino
Pag. 21
■………Mercati
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Pag. 22
■………Fotovoltaico: posizionato a terra il 40% degli impianti realizzati con il decreto Alcoa
■………Il mercato degli agrofarmaci nel mirino dell’Antitrust
■………Vini a denominazione di origine. Ultimi passi verso Dop e Igp
■………Aumenta dell’11,6% il consumo domestico di prodotti biologici
Pag. 23
■………Suinicoltura Dop: la crisi continua. Guadagnano tutti, tranne gli allevatori
Pag. 24
■………Pubblicità
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ENTE RISI
http://www.enterisi.it/index.jsp
Sono consultabili presso la sede dell’Associazione il numero di dicembre 2010 e gennaio 2011 del
Risicoltore.
Il numero di gennaio 2011 è anche scaricabile on line http://www.enterisi.it/doc/Risicoltore1-2011w.pdf.
Le ultime notizie
AGEA - Pubblicato bando per procedura negoziata per fornitura e trasporto preparato per risotto alle
verdure in aiuto alimentare agli indigenti
AGEA - "Errata corrige" - Bando di gara per la fornitura e il trasporto di crema di riso in aiuto alimentare
agli indigenti
Iscrizioni varietà 2011
AGEA - Pubblicato bando per procedura negoziata per fornitura e trasporto di crema di riso in aiuto
alimentare agli indigenti
Prende corpo l´Accordo quadro di filiera del settore del riso
Ricerca di Operatori per la selezione delle sementi di riso da iscrivere all´ALBO FORNITORI con
decorrenza 01/10/2010.
MODALITA´ DI GESTIONE DEI CERTIFICATI DI TRASFERIMENTO E BUONI DI CONSEGNA
Regolamento di esecuzione UE - Condizioni speciali di importazione prodotti originari del Giappone
Sistema di allerta comunitario. Sintesi delle notifiche relative al riso-anno 2010
Decreto annuale varietà di riso - annata agraria 2010/2011
SONDAGGIO SEMINE RISO 2011
Contingenti tariffari - Ptom - quote di gennaio
Contingente tariffario - Gatt - quota di gennaio 2011
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ERMESAGRICOLTURA
http://www.ermesagricoltura.it/Informazioni/Agricoltura
MARZO 2011 - anno 39°, n.3
EDITORIALE
I 150 anni dell'agricoltura e le nuove sfide di oggi (27,96 kB - PDF) Tiberio Rabboni
PSR NEWS
Primi risultati dal Psr: il Rapporto di valutazione (116,94 kB - PDF) A cura di Marilù D'Aloia, Roberto
Gigante, Teresa Schipani
AGREA NEWS
In tre mesi e mezzo Agrea ha pagato oltre 373 milioni (88,39 kB - PDF) A cura di Nicodemo Spatari
QUI REGIONE
Notizie dalla Giunta e dall'Assemblea legislativa (87,06 kB - PDF) A cura della Redazione
QUI EUROPA
La posizione dell'Italia sulla riforma della Pac (111,43 kB - PDF) A cura di Carla Cavallini
POLITICHE COMUNITARIE
Mercato e redditi agricoli: dieci anni di incertezze (98,74 kB - PDF) A cura di Rita Ricci
FISCO E PREVIDENZA
Iva: vanno autorizzate le operazioni nella Ue (94,45 kB - PDF) A cura di Corrado Fusai
LEGGI E DECRETI
LEGGI E DECRETI (84,93 kB - PDF) A cura di Patrizia Alberti e Paolo Pirani
NOVITA' DALLA RICERCA
NOVITA' DALLA RICERCA (76,26 kB - PDF) A cura di Maria Teresa Salomoni e Nicola Di Virgilio
IN BREVE
IN BREVE (108,06 kB - PDF) A cura della Redazione
AGENDA VERDE
AGENDA VERDE (95,98 kB - PDF) A cura della Redazione
SPAZIO INNOVAZIONE
Alla Granarolo si studia un latte più nutritivo (101,83 kB - PDF) A cura di Patrizia Alberti
LA VETRINA DEI SERVIZI
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Primo triennio positivo per il Catalogo verde (44,69 kB - PDF) Marcello Cannellini
MONDO BIO
Si può crescere, ma occorre spingere sull'aggregazione (81,79 kB - PDF) A cura di Rosa Maria Bertino
NEL GIARDINO/SALIX CAPREA
L'albero che si arrampica sui pendii delle montagne (103,85 kB - PDF) A cura di Maria Teresa Salomoni
AGROMETEO
AGROMETEO (84,50 kB - PDF) A cura di William Pratizzoli
LIBRI
LIBRI (66,96 kB - PDF) A cura di Elena Contini
DALLA PARTE DEI CONSUMATORI
Extravergine taroccato, una tutela a metà (49,57 kB - PDF) Enrico Cinotti
Sommario
I FATTI / PRIMO PIANO
Apa: i tagli del Governo mettono a rischio il futuro (74,48 kB - PDF) Giancarlo Martelli
I FATTI / ENERGIE RINNOVABILI
Per la centrale di Russi via libera della Regione (65,07 kB - PDF) Franco Stefani
I FATTI / CREDITO
Aziende: moratoria debiti prorogata a fine luglio (65,24 kB - PDF) Giancarlo Martelli
I FATTI / LA NOSTRA STORIA
Agricoltura: il cammino dall'Unità d'Italia a oggi (80,89 kB - PDF) Roberto Fanfani
I FATTI / FIERE INTERNAZIONALI
Macchine agricole: al Sima di Parigi sfilano le novità (116,43 kB - PDF) Mila Tani
DOSSIER
SUINICOLTURA (300,60 kB - PDF) L'ECONOMIA / CERTIFICAZIONE
Registro varietale sementi, le prove rischiano il blocco (86,36 kB - PDF) Paolo Marchesini
L'ECONOMIA / TENDENZE
Biologico in salute, la crisi non fa paura (138,24 kB - PDF) Guido Violini
L'ECONOMIA / CONTRATTO QUADRO
Pomodoro da industria: raggiunto l'accordo (66,32 kB - PDF) Nicola Benatti, Paola Giovannini
L'ECONOMIA / VENDITA DIRETTA
Farmer's market, dove la spesa non conosce crisi (112,51 kB - PDF) Antonio Apruzzese
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L'ECONOMIA / GREEN ECONOMY
Dagli scarti vegetali prodotti per la bellezza (82,93 kB - PDF) Roberto Frazzoli
L'ECONOMIA / EVENTI
A Pasta Trend il piatto cult del "made in Italy" (67,47 kB - PDF) Antonio Apruzzese
REPORT
AVICUNICOLTURA (235,48 kB - PDF) AGROENERGIE
I costi di investimento per un impianto di biogas (75,98 kB - PDF) Claudio Fabbri
AGROENERGIE
La normativa fiscale per la produzione "verde" (80,63 kB - PDF) Corrado Fusai
AGROENERGIE / PROVE IN SEI AZIENDE
Il recupero in campo dei residui di potatura (116,93 kB - PDF) Renato Canestrale, Angelo Giampaoli
RICERCA E SPERIMENTAZIONE / DIFESA IN FRUTTICOLTURA
Sharka: valutazioni della tolleranza varietale (44,73 kB - PDF) Federcia Fontana, AnnaRosa Babini
INSERTO
LA MECCANIZZAZIONE DEL VIGNETO (366,92 kB - PDF) A cura del Centro di Produzioni Vegetali
MALATTIE DELLE PIANTE / SOLANACEE
Patate, i consigli utili per la lotta ai nematodi (106,75 kB - PDF) Giovanna Curto
MALATTIE DELLE PIANTE / PARASSITI DA QUARANTENA
Un piccolo moscerino mette a rischio la frutta (124,90 kB - PDF) Davide Dradi, Massimo Bariselli
Zootecnia, Rabboni sui tagli alle APA: dal Ministero nessuna iniziativa
05/04/2011
Bologna -“La situazione è drammatica e si aggrava ogni giorno di più. Manca qualsiasi prospettiva e il
Ministero fa come lo struzzo e mette la testa sotto la sabbia. Mi auguro che il nuovo Ministro delle
politiche agricole voglia affrontare il problema. Al momento le uniche Istituzioni che si sono mosse sono
state le Regioni, a partire dall’Emilia-Romagna”. E’ il commento del’assessore regionale all’agricoltura
Tiberio Rabboni al mancato finanziamento da parte del Governo delle attività di miglioramento genetico
gestite dalle APA, le associazioni provinciali degli agricoltori, con pesanti conseguenze su tutto il
comparto zootecnico.
“Abbiamo promosso numerosi e infruttuosi incontri presso il Ministero – ricorda Rabboni – arrivando a
impegnare in prima persona lo stesso presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani in
un’iniziativa che ha visto la partecipazione dei presidenti delle Associazioni agricole, dei Sindacati,
dell’Associazione nazionale allevatori e di quelle regionali. In questo incontro Errani ha chiarito che non
c’è nessun rimpallo tra il Ministero e le Regioni perché il Governo ha vistosamente tagliato i trasferimenti
statali comprendendo in questo taglio anche le risorse destinate alle APA: dai 5,2 miliardi di euro del 2010
si è passati ai 0,9 miliardi del 2011. Sono numeri scritti nel bilancio dello Stato e delle Regioni e chiunque
può verificarli”.
“Proprio in quella occasione – spiega ancora Rabboni – il presidente Errani ha proposto di convocare una
riunione congiunta con i Ministri delle finanze, dell’agricoltura e dei rapporti con le Regioni sia per
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definire la situazione dei trasferimenti sia per mettere a punto un piano di emergenza in grado da
garantire l’operatività delle APA nel 2011 e negli anni successivi, chiedendo al Governo uno stanziamento
adeguato e assicurando la disponibilità delle Regioni a eventuali integrazioni.”
“Tuttavia – sottolinea Rabboni – sono trascorse diverse settimane e non c’è stato ancora modo di avere
l’incontro, annunciato dal ministro Fitto e poi sconvocato. E’ bene dunque che la pressione delle
Associazioni allevatori oltre che alle Regioni si indirizzi anche al Ministero perché faccia seguito ai suoi
impegni”. /PF
I frutti dell’Unità: primo appuntamento a Bologna
05/04/2011
Nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, l’Assessorato all’agricoltura della Regione
propone questo ciclo di seminari per riflettere sul tema dei rapporti tra costruzione dello Stato unitario e
sviluppo del sistema agricolo regionale. Sviluppati in collaborazione con l’Istituzione Villa Smeraldi –
Museo della civiltà contadina di S. Marino di Bentivoglio (BO), i seminari offrono, in primo luogo agli allievi
degli istituti Tecnici Agrari della regione, spunti e informazioni per comprendere i passaggi storici hanno
permesso lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle nostre produzioni di qualità fino ai riconoscimenti
europei di prodotti DOP e IGP.
Tre colloqui imperniati sulle relazioni di studiosi di storia economica contemporanea e di scienze agrarie e
veterinarie, dedicate: alla formazione del sistema regionale di istruzione e sperimentazione agraria, al
decollo della filiera emiliana dell’allevamento del latte e del formaggio e all’avvio dell’esperienza della
filiera frutticola romagnola.
Il primo incontro, presso la Facoltà di Agraria di Bologna in collaborazione con l'Istituto Tecnico Agrario "A.
Serpieri" sempre di Bologna, è dedicato ai rapporti che ricerca e sperimentazione agricola hanno avuto
nelle scuole e Università del nostro territorio, a vantaggio dello sviluppo dell'agricoltura emilianoromagnola e di tutto il Paese. Dopo l'introduziuone ai lavori di Tiberio Rabboni assessore regionale
all'agricoltura, Fiorenza Tarozzi parlerà del ruolo delle istituzioni nella ricerca e sperimentazione agraria,
Ercole Borasio del miglioramento genetico a vantaggio delle scelte varietali e Andrea Segrè delle
prospettive della formazione e istruzione in una moderna agricoltura.
Unità d'Italia e agricoltura, al via "I frutti dell'Unità" a Bologna
07/04/2011
Bologna - Dalla nascita delle scuole agrarie, all’affermarsi di alcune filiere tipiche dell’Emilia-Romagna,
quali quella dell’ortofrutta e della zootecnia. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, la Regione
promuove “I Frutti dell’Unità”, un ciclo di cinque seminari, per ripercorrere le tappe fondamentali che
tra 800 e 900 hanno caratterizzato lo sviluppo dell’agricoltura emiliano-romagnola. Un viaggio tra storia
e memoria alla scoperta delle radici di una delle agricolture più avanzate a livello europeo.
Il primo appuntamento, promosso in collaborazione con l’Istituzione Villa Smeraldi – Museo della Civiltà
contadina di San Marino di Bentivoglio (BO) e l’ITAS “A. Serpieri”, è in programma sabato 9 aprile a partire
dalle ore 10 presso l’Aula Magna della Facoltà di agraria dell’Università di Bologna e avrà per tema “Il
ruolo dell’istruzione e della ricerca agraria nello sviluppo della Regione e del Paese”. Tra i relatori:
Fiorenza Tarozzi e Andrea Segrè dell’Università di Bologna, Ercole Borasio della Società produttori
Sementi di Bologna. Introdurrà i lavori l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni.
Campagna lattiera 2011/2012
Sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna n. 38 del 10 marzo 2011 è stato pubblicato l’elenco
dei Primi Acquirenti di latte bovino attivi al 1 aprile 2011.
Acquirenti in attività al 1-4-2011 (34,63 kB - PDF) Nel corso della campagna lattiera possono intervenire
modifiche all'elenco degli acquirenti attivi, dovute a nuove iscrizioni o cancellazioni. Di seguito si
riportano le determinazioni di aggiornamento.
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Articoli tratti da
http://agronotizie.imagelinenetwork.com/view-newsletter.cfm?idSet=1514
Agronotizie n. 291 - 3/2011
Bruxelles, primi passi per l'Organizzazione mondiale degli agricoltori
Unirà più di cinquanta associazioni nazionali di categoria nel mondo e avrà sede a Roma. Tracciato il
profilo generale cui hanno già aderito Cia e Coldiretti
Verso l'Organizzazione mondiale degli agricoltori
Sicurezza alimentare, instabilità dei prezzi, vitalità delle aziende agricole di tutto il mondo.
Queste saranno le priorità nell'azione dell'Organizzazione mondiale degli agricoltori, che unirà più di
cinquanta associazioni nazionali di categoria nel mondo e avrà sede a Roma.
Il profilo generale dell'Organizzazione, cui hanno già aderito Cia e Coldiretti, è stato tracciato in un
incontro a Bruxelles, presente il presidente della Cia, Giuseppe Politi.
Ancora non c'è un acronimo ufficiale, ma l'organismo intende essere la "voce unita degli agricoltori e delle
cooperative agricole del mondo", a quanto si legge in una nota del Copa-Cogeca.
Presenti anche molte realtà del Sud del globo, e questa dovrebbe essere la differenza più marcata rispetto
alla Fipa (la Federazione internazionale dei produttori agricoli), nata nel 1946 e rappresentativa di molte
associazioni dei Paesi industrializzati.
"E' un'occasione storica – ha sottolineato Doug Taylor-Freeme, rappresentante della delegazione africana –
perché a fronte delle preoccupazione sulla volatilità dei mercati e sulla sicurezza alimentare gli agricoltori
di tutto il mondo hanno deciso di unirsi per scambiarsi idee, trovare soluzioni comuni ai problemi.
Un'iniziativa particolarmente importante, visto che la domanda di cibo crescerà del 70% entro il 2050".
La delegazione europea ha invece posto l'accento sulla necessità di mantenere vitali i territori rurali e
aumentare il potere contrattuale dei produttori nella filiera.
Zucchero, nuove misure dalla Commissione Ue
Fissati a 650mila tonnellate di zucchero e 50mila di isoglucosio i limiti per la produzione fuori quota
esportabile. Il pacchetto comprende l'apertura di una quota di import di 400mila tonnellate per lo
zucchero industriale. Obiettivo: dare certezze agli operatori
Commissione Agricoltura, nuove misure per il settore zucchero
La Commissione Ue ha varato nuove misure per il settore dello zucchero. L'intervento mira a "dare
certezze agli operatori – si legge in una nota della Commissione Agricoltura - in vista della prossima
campagna di vendita", che inizierà a ottobre 2011.
Le proposte hanno avuto il via libera del Comitato di gestione che ha fissato, dal 1 gennaio 2012, a
650mila tonnellate di zucchero e 50mila di isoglucosio i limiti per la produzione fuori quota esportabile. Il
pacchetto comprende l'apertura di una quota di import di 400mila tonnellate per lo zucchero industriale.
"Con queste misure – prosegue il comunicato – gli operatori di mercato ricevono un segnale forte: è
conveniente produrre zucchero".
Che il segnale sia colto o meno, l'intervento dell'Esecutivo Ue si spiega con prezzi mondiali di zucchero
eccezionalmente alti per la campagna di vendita in corso.
Nelle ultime settimane la Commissione aveva attivato una serie di misure eccezionali per migliorare
l'offerta già per l'anno di vendita in corso (2010/11), come l'apertura di una quota di import da 300mila
tonnellate a dazio zero, e il rilascio di 500mila tonnellate di zucchero (e 26mila di isoglucosio) fuori quota
nel mercato interno . Vale a dire 800mila tonnellate che nei prossimi mesi "arriveranno ad alleviare la
tensione sui mercati". E la Commissione si riserva di intervenire ancora durante l'anno, qualora le
condizioni di mercato lo richiedessero.
Se la mossa di Ciolos però intendeva rassicurare gli operatori, il risultato non è apprezzato da tutti.
Fonti dell'industria alimentare hanno reagito commentando negativamente l'iniziativa e bollando come
"prematuri" gli interventi che la Commissione si appresta a prendere per il prossimo anno.
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Rinnovabili, decreto entro i primi di aprile
Lo assicura il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Intanto, il decreto è diventato legge:
pubblicato in Gazzetta ufficiale è entrato in vigore il 29 marzo 2011. Per gli incentivi in arrivo il
modello tedesco di flessibilità annuale
Il Decreto rinnovabili diventa legge. Pubblicato in Gazzetta ufficiale è entrato in vigore il 29 marzo 2011.
E i tanto discussi incentivi? E' in arrivo il modello tedesco di flessibilità annuale: “entro la prima decade di
aprile vedrà la luce il decreto sulle fonti rinnovabili” assicura il ministro dell'Ambiente, Prestigiacomo.
Approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 3 marzo, il Decreto Legislativo sulle energie rinnovabili
firmato, non senza riserve, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 7 marzo scorso, ora è
legge e la sua pubblicazione è avvenuta in Gazzetta Ufficiale n° 71 del 28 marzo 2011.
Il Decreto Legislativo (n°28 del 3 marzo 2011), entrato in vigore il 29 marzo scorso, attua la direttiva
2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva
abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE'.
Come si legge all'articolo 1, il decreto 'definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro
istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi fino al 2020 in materia
di quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e di quota di
energia da fonti rinnovabili nei trasporti'.
Come definito all'articolo 2 del decreto, si intende per 'energia da fonti rinnovabili' quella proveniente da
'fonti non fossili, quali eolico, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica ma anche oceanica, idraulica,
biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas'. Il decreto inoltre, 'detta
norme relative ai trasferimenti statistici tra gli Stati membri, ai progetti comuni tra gli Stati membri e con
i Paesi terzi, alle garanzie di origine, alle procedure amministrative, all'informazione e alla formazione
nonché all'accesso alla rete elettrica per l'energia da fonti rinnovabili e fissa criteri di sostenibilità per i
biocarburanti e i bioliquidi'.
Come precedentemente accennato, l'iter di questo decreto non è stato proprio tra i più fluidi.
Fin dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri ha scatenato una vera pioggia di polemiche e
contestazioni, più o meno da parte di tutto il comparto interessato. Criticati diversi aspetti toccati dal
decreto tra cui, in primis, la revisione del sistema di incentivi.
Anche la firma da parte del Presidente Napolitano ha richiesto parecchie riflessioni ed è giunta solo dopo
attente analisi volte ad accertarne la costituzionalità. La richiesta di respingimento fatta al Presidente da
più parti, rivendicava infatti violazioni costituzionali imputabili all'abbattimento in corso d'opera degli
incentivi e, soprattutto, all'anticipo dei termini previsti dalla vecchia disciplina per certificare l'entrata in
funzione degli impianti da sovvenzionare con il precedente sistema. Il documento, infine siglato da
Napolitano, ha portato con sé le riserve della presidenza della repubblica accompagnate dall'indicazione e
dall'invito ad aggiustare e correggere, con i decreti attuativi che il Governo dovrà varare entro fine aprile,
il documento che in ogni caso recepisce un'importante direttiva europea.
A proposito del lavoro di Governo, stando a quanto affermato dal ministro dell'Ambiente Prestigiacomo lo
scorso 28 marzo durante un incontro alla Regione Lombardia, le consultazioni sarebbero state tutte
concluse durante la scorsa settimana.
“Oggi” ha dichiarato il ministro, “c'è l'ultimo incontro tecnico con la conferenza Stato Regioni. Credo che
entro la prima decade di aprile” ha proseguito il Ministro “finiremo il lavoro ed emaneremo il decreto
ministeriale che dovrà rispettare quanto votato all'unanimità alla Camera e al Senato. Vanno
salvaguardati” dichiara Prestigiacomo, “gli investimenti in corso e quindi là dove si parla di impianti in
esercizio si dovranno intendere gli impianti posati e non solo allacciati alla rete”.
Stando alle parole del ministro, nei sei mesi successivi all'emanazione del Decreto verrà applicata una
lieve riduzione degli incentivi in modo da non penalizzare né gli investimenti in corso e nemmeno quelli
programmati quando ancora era in vigore il vecchio regime di aiuti la cui dead line è fissata per fine
maggio.
“Dal 2012” ha quindi spiegato il ministro, “verrà fissato uno scalone sugli incentivi che non prevederà un
tetto basato sui megawatt annuali ma uno complessivo in milioni di euro e che resterà in vigore fino alla
fine degli incentivi. Mai come ora” ha concluso Prestigiacoo, “il Governo intende sostenere le fonti
rinnovabili adeguando gli incentivi nazionali, fino ad oggi sovradimensionati, alla media europea evitando
speculazioni ma valorizzando la filiera senza che fondi stranieri approfittino di un incentivo nazionale
alto. Si tratta” ha spiegato ''del modello tedesco di flessibilità annuale, richiesto da tutti gli operatori”.
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Censimento dell'agricoltura verso la chiusura
Acquisito il 99,4 % dei questionari. Emergono i primi trend: meno aziende attive (-20% rispetto al
2000), cresce l'uso di Internet e social network. 6° censimento generale dell'agricoltura.
E' in fase di chiusura il 6° censimento generale dell'agricoltura. Ad oggi, risulta acquisito il 99,4% dei
questionari complessivi; la Regione Lazio, con il 93,8%, registra un lieve ritardo dovuto soprattutto alla
città di Roma che conta oltre 20.000 conduttori da intervistare. E' già possibile constatare come il mondo
agricolo abbia subìto una contrazione del numero di aziende attive pari a circa il 20% rispetto al
censimento del 2000, attestandosi sugli stessi livelli stimati dall'Istat nell'indagine campionaria sulla
'Struttura e produzione delle aziende agricole del 2007'. Sarà importante, tuttavia, attendere la diffusione
dei risultati provvisori, prevista per giugno 2011, per interpretare questi dati e delineare i nuovi trend e le
evoluzioni del settore.
Questo censimento è stato anche il primo banco di prova dell'utilizzo del web quale alternativa alla
compilazione tradizionale del questionario tramite i rilevatori. Sono state oltre 61.000 le aziende che
hanno scelto di rispondere al questionario su Internet. Le regioni più virtuose in questo senso sono state la
Lombardia, la Toscana, il Veneto, il Friuli- Venezia Giulia, la Liguria, l'Emilia-Romagna e il Piemonte.
Per la prima volta in Italia un censimento ha fatto ricorso anche ai social network: il profilo Facebook
vanta oggi oltre 7.000 membri che, nella fase 'calda' della rilevazione, hanno ricevuto risposta in tempo
reale alle domande poste. Nel complesso, il profilo ha contato quotidianamente circa 44 post e 111
commenti.
Al fianco delle nuove tecnologie, fondamentale è stato il lavoro svolto dagli oltre 13.000 rilevatori scesi in
campo in tutta Italia. Una task force di uomini (per circa il 60%) e donne che per oltre tre mesi hanno
percorso in lungo e largo tutta la penisola per intervistare l'Italia agricola. Molti giovani fra i rilevatori: la
fascia d'età più rappresentata è stata, infatti, quella compresa tra i 26 e i 30 anni.
Quest'anno, per la prima volta, le operazioni di raccolta dei dati sono state realizzate dall'Istat con il
supporto attivo delle Regioni e delle Province autonome che, in base ad una valutazione di fattibilità sugli
aspetti organizzativi e finanziari, hanno aderito al censimento secondo un modello di partecipazione alta o
integrativa. "La stretta collaborazione con le Regioni e gli enti locali, che si è tradotta in un modello più
flessibile di gestione delle operazioni, è stata senza dubbio una esperienza di successo che ci auguriamo
potrà essere replicata anche in futuro - ha affermato Andrea Mancini, capo della direzione centrale dei
censimenti generali dell'Istat - Un doveroso ringraziamento va anche a tutti i conduttori di azienda, veri
protagonisti di questa rilevazione, che hanno collaborato attivamente alle operazioni consapevoli
dell'importanza di questa iniziativa per l'intero comparto agricolo".
Sono ormai in partenza le fasi di controllo dei dati ed elaborazione dei risultati provvisori che saranno
diffusi a giugno mediante una base informativa costituita da 28 tavole nazionali e di dettaglio regionale e
provinciale relative alle principali variabili censite.
Clonazione sì, no, forse. E i prezzi soffrono.
Bruxelles ha deciso per il via libera alla carne clonata e scattano le polemiche. Che confondono i
consumatori e possono nuocere al mercato.
Il timore di ripercussioni sui commerci internazionali ha convinto Bruxelles a non imporre le etichette
sulle carni clonate Fonte immagine: McPig.
Alla fine è prevalsa la tesi sostenuta dal Commissario europeo alla Salute, John Dalli, e dunque via libera
alla carne e ai prodotti alimentari ottenuti a partire da animali clonati e soprattutto dalla loro progenie.
La discussione è stata accesa, con da una parte il Parlamento Europeo, disponibile ad accettare le carni
clonate purché ne fosse indicata in etichetta la presenza, e la contrarietà del Consiglio, preoccupato per
le conseguenze che una tale imposizione avrebbe creato nei commerci internazionali. Perché indicare la
presenza in etichetta comporterebbe la conoscenza dell'albero genealogico di ogni bovino e di ogni suino
destinato al macello. Un controllo difficile da realizzare nella Ue e ancor di più nei paesi abituali nostri
fornitori. Sull'argomento già Agronotizie della scorsa settimana è intervenuto ricordando che il problema
non coinvolge direttamente gli animali clonati, ma solo la loro progenie. Perché sarebbe un non senso
clonare un animale spendendo decine di migliaia di euro per poi farne bistecche. L'unico interesse della
clonazione è la replicazione di grandi riproduttori, capaci di trasferire nei loro discendenti caratteristiche
produttive eccellenti. E sono questi ultimi, dunque la progenie, a finire sulle nostre tavole.
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Preoccupazioni e certezze
Quali sono i rischi per i consumatori? A detta di Efsa che è stata più riprese chiamata ad esprimersi in
proposito, non ci sono rischi ad utilizzare carni di animali clonati, e tanto meno se si tratta della loro
progenie. Anche se poi le certezze, è sempre Efsa a dirlo, diminuiscono a causa della esiguità degli esami
e dei risultati sin qui condotti. Ma si sa, in biologia è difficile districarsi con assoluta certezza fra il no e il
sì.
Intanto l'apertura di Bruxelles ha suscitato molte proteste a iniziare da Gianni Pitella, capo delegazione
parlamentare nella trattativa che insieme alla relatrice Kartika Liotard ha firmato una dichiarazione nella
quale definisce “frustrante che il Consiglio non abbia voluto ascoltare l'opinione pubblica ed accettare
misure fortemente necessarie per proteggere i consumatori ed il benessere animale".
Tutti contrari
In Italia Coldiretti si è espressa ricordando che la maggior parte dei consumatori (come intuibile) è
contraria alla clonazione. La commercializzazione di prodotti ottenuti da animali clonati, è ancora
Coldiretti a rilevarlo, pone un problema di scelta consapevole da parte dei consumatori e di rispetto della
biodiversità. Posizione analoga quella espressa da Cia che ha ribadito il suo dissenso alla clonazione sia
sotto il profilo della sicurezza alimentare, sia sotto il profilo etico.
Evitare polemiche
Non è la prima volta che le decisioni prese a Bruxelles vengono messe in discussione e ciò è sicuramente
un bene. Un dibattito aperto e franco non può che essere utile a sciogliere dubbi e perplessità. Purchè,
come per gli Ogm, non si cada nel preconcetto e nella contrapposizione fra favorevoli e contrari. Lasciamo
che gli studi e le ricerche vadano avanti e che gli organismi scientifici, come l'Efsa, possano continuare il
loro lavoro e sciogliere, se vi sono, gli ultimi dubbi. Poi si decida di conseguenza. Senza inutili polemiche
che possono solo confondere i consumatori che reagiscono nell'unico modo possibile, rifuggendo la carne,
con l'inevitabile crollo dei prezzi di mercato. Ed è questo che, nell'interesse degli allevatori, bisogna
evitare. Cloni o non cloni.
Angelo Gamberini
Prezzo del latte, la 'rivoluzione' parte dal Piemonte
Raggiunto l'accordo per il sistema indicizzato. Intesa siglata anche nel Lazio, ma seguendo gli schemi
tradizionali
Il Piemonte si candida come capofila per l'indicizzazione del prezzo del latte alla stalla
Finalmente per il stabilire il prezzo del latte si ricorre ad un indice che tiene conto dell'andamento del
mercato e dei costi di produzione. Se ne parla da tempo e anche su Agronotizie a più riprese è stata
sostenuta l'esigenza di ricorrere all'indicizzazione del prezzo del latte. Ora il prezzo potrà seguire gli
andamenti del mercato e dare maggiori soddisfazioni a tutti, allevatori e industrie del settore. Avviene in
Piemonte, regione che è solo al quarto posto (870mila tonnellate), nella produzione di latte, ma
l'importante è che qualcuno abbia intrapreso questa via. Altri seguiranno, è solo questione di tempo. Nel
raggiungere l'obiettivo un ruolo chiave è stato svolto dalla Regione Piemonte e dall'assessore
all'Agricoltura, Claudio Sacchetto, che si sono adoperati per raggiungere questo risultato, con il quale è
stata scritta “una pagina importante - ha detto lo stesso Sacchetto - per quel che concerne i rapporti
all'interno del sistema lattiero caseario piemontese”.
I termini dell'intesa
L'accordo si basa sull'impiego di un paniere composto da 15 voci fra le quali figurano quotazioni nazionali e
internazionali di prodotti caseari ed elementi che entrano fra le voci di costo nella produzione del latte. A
cadenza mensile l'Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici dell'Università del Sacro Cuore di
Piacenza provvederà all'aggiornamento dei dati che costituiscono il paniere e alla definizione del prezzo
del latte. A garanzia del regolare andamento dell'accordo vigilerà una commissione paritetica che avrà il
compito di monitorare il meccanismo di indicizzazione e decidere gli eventuali aggiornamenti che si
rendessero necessari.
Nel definire il prezzo finale del latte entrano poi in gioco parametri di qualità valutati anche in base alla
destinazione finale del latte. L'accordo entra in vigore il primo aprile ed è stato sottoscritto per la parte
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industriale da Inalpi e dal Caseificio Pugliese. Soddisfazione da parte di Coldiretti, Confagricoltura, Cia e
Copagri (finalmente tutte insieme...) che hanno siglato l'accordo in rappresentanza degli allevatori.
Il prezzo nel Lazio
Resta invece legato agli schemi tradizionali l'accordo siglato nel Lazio con la mediazione dell'assessorato
all'Agricoltura, guidato da Angela Birindelli, dove allevatori e industrie hanno fissato a 42 centesimi al litro
il prezzo del latte. Prezzo che sale di un centesimo per il prodotto di alta qualità. E' uno dei prezzi più alti
pagati in Italia, ma nonostante questo non raccoglie consensi unanimi, tanto che già si parla di una
riapertura delle trattative nel prossimo agosto. E chissà che in quell'occasione anche il Lazio segua
l'esempio del Piemonte. Ma la vera svolta la si attende dalla Lombardia, dove si produce quasi la metà del
latte italiano (4,3 milioni di tonnellate) e dove il prezzo è fermo sotto quota 40 centesimi al litro. Quando
anche lì si passerà al prezzo indicizzato la “rivoluzione” potrà dirsi completata.
Piemonte
Insediato il tavolo anti-burocrazia
Su sollecitazione delle organizzazioni agricole piemontesi, si è insediato il 29 marzo, presso l'Assessorato
regionale all'agricoltura, il tavolo anti-burocrazia del settore vitivinicolo.
Le organizzazioni interessate comunicheranno all'Assessorato agricoltura, entro il 20 aprile, le proprie
riflessioni e proposte. Nei giorni successivi, gli uffici competenti individueranno le questioni che
competono alla Regione e quelle che riguardano invece la sfera normativa nazionale. L'Assessore regionale
all'agricoltura Claudio Sacchetto ha dichiarato: "Vogliamo far sì che il Piemonte rappresenti una Regione
capofila in questo ambito, tenuto conto del fatto che abbiamo ottenuto la disponibilità del Ministero".
Agronotizie n. 292 - 3/2011
Vinitaly, non solo export
Consumi interni e andamento del mercato fil rouge della 45ma edizione al via oggi a Veronafiere. Ha
inaugurato il ministro Saverio Romano. Oltre 4mila espositori provenienti da 23 Paesi per una
kermesse internazionale ricca di eventi e convegni
"La sfida dei prossimi anni sarà quella di riconquistare l’affezione degli italiani al vino. Bisogna ripartire
dalla comunicazione del prodotto, specialmente verso i giovani. Ritengo necessaria una comunicazione
che sia educazione al consumo, che si traduca in passione. Siamo di fronte alla necessità di valorizzare
attraverso l’immagine e la comunicazione questa qualità, di trasformare ogni singola bottiglia in un
messaggio di italianità". Così il ministro delle Politiche agricole Saverio Romano durante l'inaugurazione
della 45ma edizione di Vinitaly, il Salone internazionale del vino e dei distillati (Veronafiere, 7/11 aprile
2011), che ha aperto i battenti questa mattina.
Fitta di impegni la giornata di apertura della kermesse veronese iniziata, per il ministro, con la cerimonia
inaugurale cui hanno presenziato anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il ministro per i Beni
culturali Giancarlo Galan, il sindaco di Verona Flavio Tosi, il presidente della Provincia di Verona Giovanni
Miozzi, il presidente dell’Ice Umberto Vattani e il presidente di Veronafiere, Ettore Riello
Riello ha posto l'accento sul clima di ritrovata fiducia e straordinario fervore che sembrerebbe pervadere
il comparto. “In quanto ente Fiera, rappresentiamo” ha spiegato ”un osservatorio eccezionale delle
dinamiche di mercato. Rappresentiamo un affidabile termometro” ha proseguito “in grado di rilevare i
segnali di ripresa che i dati, confortanti, esprimono”.
Miozzi ha delineato i confini del settore agricolo in generale e vitivinicolo nello specifico, di grandissima
importanza per l'economia della provincia veronese che “guarda da sempre al comparto agricolo con un
occhio di particolare riguardo” annunciando la prossima apertura di un polo enologico che sorgerà sul
territorio provinciale grazie anche alla collaborazione attivata con l'Università di Verona.
Luca Zaia ha allargato il quadro al territorio regionale. “L'agricoltura veneta” ha spiegato “è
caratterizzata da aziende piccole le cui dimensioni medie si attestano su 1,45 ettari. Abbiamo produzioni
di eccellenza” e le 11 Docg ne sono una testimonianza. “Quello che chiediamo, e mi permetto di fare
alcune considerazioni al Ministro Romano, è di dare peso e considerazione ad alcune partite ancora
aperte”. Partendo dalla spinosa questione della deregulation che porterà nel 2015 all'abolizione dei diritti
d'impianto secondo quanto definito dall'Ocm vino, Zaia ha affermato che la persistenza dei diritti
d'impianto va di pari passo con la sopravvivenza del sistema vitivinicolo regionale.
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Il secondo punto toccato dal presidente regionale non è meno attuale del primo. “La mia impressione è”
ha proseguito, “che si cerchi di scaricare il problema della sicurezza stradale sui nostri viticoltori. Le
cause d'incidente, se le si vuole vedere, sono moltissime: la sigaretta fumata alla guida, l'uso improprio
del cellulare, l'uso di droghe, l'assunzione di farmaci per citarne alcune. Non può passare solo l'idea” ha
proseguito Zaia, “che chi si mette alla guida non possa toccare nemmeno un bicchiere di vino” una
prospettiva secondo il presidente resa concreta dalla volontà di abbassare ulteriormente i limiti imposti
dal codice stradale.
“La Regione Veneto” ha concluso Zaia, “ha adeguato il limite orario per la somministrazione di alcolici a
quello delle altre regioni passando dalle 2 alle 3 del mattino”.
Un rapido saluto di Giancarlo Galan, neoministro dei Beni culturali, che dopo un augurio per Romano si è
legato al discorso di Zaia chiosando con una citazione di Umberto Saba 'la vita è così amara e il vino così
dolce, perché dunque non bere?' invitando quindi a farlo con gusto ma moderazione.
Ultimo l'intervento del ministro Saverio Romano alla sua prima apparizione in qualità di rappresentante
del Mipaaf. Dopo una lunga introduzione in cui ha dato rilievo al comparto agricolo e agroalimentare per
l'economia del paese e per la tutela del territorio, il Rmano ha rivolto l'attenzione al comparto vitivinicolo
spiegando la particolare importanza che esso riveste in virtù della sua caratteristica capacità di aggregare
l'eterogenea cultura italiana.
“E' il momento” ha affemato “di dare al bicchiere una solida prospettiva di lungo termine; per questa
ragione desidero aprire un confronto ed un dialogo con le Regioni, le istituzioni e le associazioni”. Romano
ha quindi toccato il tema Ogm spiegando le ragioni del suo no alle colture geneticamente modificate.
“Non sono innamorato di una convinzione scientifica” ha spiegato, “ma della difesa di un mercato italiano
in forte difficoltà quando si tratta di competere con un mercato globale che spesso ricorre a metodi e
comportamenti fraudolenti. Dire no agli Ogm significa” ha concluso “radicare la qualità, difendere il
produttore e il consumatore”.
In ultima battuta un accenno ai diritti d'impianto, “stiamo lavorando” ha affermato il ministro “sul post
2015 per eliminare la norma di liberalizzazione dei diritti d'impianto”.
Apertura in contemporanea anche per i Saloni Agrifood, vetrina dell'eccellenza made in Italy, Sol, Salone
internazionale dell'olio di oliva extravergine di qualità ed Enolitech, Salone internazionale delle tecniche
per la viticoltura, l'enologia e le tecnologie olivicole e olearie.
Oltre 4mila espositori provenienti da 23 Paesi contribuiranno a disegnare su una superficie di oltre 90mila
metri quadrati una mappa delle produzioni italiane suddivise per Regioni, con contributi esteri tra cui i
vini francesi (sette le cantine che parteciperanno sotto la bandiera di Ubifrance) e californiani.
Novità dell'edizione 2011, oltre alla 'Bottiglia dell’Unità d’Italia' voluta dal presidente di Veronafiere che
partendo da un blend di 20 vini in purezza rossi e 20 bianchi rappresentativi delle regioni italiane ha dato
vita ad un vino rosso e uno bianco simbolo della varietà e dell’unità della penisola, anche Sparkling Italy
dedicato alle bollicine italiane.
Un servizio di degustazione professionale rivolto a buyer esteri, giornalisti e operatori preregistrati che,
per un tempo massimo di un'ora, a mezzo di una card con microchip ed un semplice calice, possono
degustare i migliori vini italiani (ottenuti sia con metodo classico che con metodo charmat) presentati dai
Consorzi di tutela.
Il visitatore può selezionare con uno schermo touch screen quali etichette degustare esprimendo poi un
voto; l'idea è quella di trasmettere una conoscenza delle varie tipologie di prodotto in relazione sia ai
metodi di produzione che ai territori di origine.
Nuove tecnologie affiancate a sommelier professionali che servono ciascun vino completandolo con una
preziosa descrizione.
Export e nuovo mercato asiatico i temi che caratterizzano Vinitaly e i suoi convegni. In collaborazione con
Winenews, Vinitaly ha voluto indagare, interpellando 50 tra le cantine di maggiore peso nel panorama
nazionale, come sarà il 2011 per il vino italiano. Con una chiusura del 2010 in positivo grazie sia alle
crescite di fatturato dell'8% che agli incrementi dell'export di 14 punti percentuali, le aziende italiane
sembrano ritrovare fiducia e vedere il 2011 come anno di definitivo recupero del trend di crescita.
Core business delle aziende pare essere l'export; se infatti, si assiste ad una ripresa dei mercati storici
quali Stati Uniti e Germania e alla nascita di nuovi mercati tra cui Cina, Russia ed Estremo Oriente, i
consumi interni vanno diminuendo. Dai 45 litri pro-capite del 2007 oggi si è scesi a quota 40 in un trend
destinato a non invertire la marcia almeno per i prossimi quattro anni.
“L’Italia” afferma Federico Castellucci direttore generale dell’Oiv, “mantiene la prima posizione mondiale
per volume di esportazione con il 20% ed è tra i primi consumatori pro capite con 40 litri”.
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E' evidente però, come spiega Massimo Bernetti presidente di Umani Ronchi “che il vino italiano non può
vivere né di solo export né di solo mercato interno. Con l’attuale altissimo livello di competizione sarebbe
un errore mortale non combattere su tutti i fronti”.
Un panorama produttivo come quello nazionale caratterizzato da molte piccole aziende – 450mila con
estensioni medie di 3 ettari – aggiunge Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi e presidente
del Comitato nazionale vini “non può vivere di solo export”.
Coldiretti in occasione della divulgazione del rapporto Istat sugli italiani e l’alcol sottolinea come nel 2010
le famiglie italiane abbiano speso 19,71 euro mensili per acquistare acqua minerale mentre solo 12 euro
siano stati investiti per il vino. Una domanda, secondo Coldiretti, in calo a causa dei ricarichi a volte
esagerati della ristorazione e delle rigide norme del codice stradale.
Slow, secondo l'associazione, il consumo ideale del vino.
Dello stesso parere Cia che ritiene importante diffondere, soprattutto tra i giovani, la logica di una
degustazione consapevole e moderata.
“Occorre lavorare in termini di comunicazione soprattutto sulla generazione over 20” afferma il direttore
generale dell'Oiv “proponendo sul mercato italiano la stessa strategia che sta dando risultati all’estero e
che pone l’accento su valori di territorialità, tradizione e cultura eno-gastronomica”.
Non imputabile al vino ma ad altre bevande tra cui aperitivi e superalcolici, secondo il commento di Cia ai
dati diffusi da Istat nel rapporto 'L’uso e l’abuso di alcol in Italia', lo sballo da alcolici diffuso tra i giovani.
I dati evidenziano come, soprattutto tra le nuove generazioni, siano in calo i consumatori di vino e di
contro siano in aumento i consumi di altri tipi di bevande alcoliche.
Da ricordare e tenere in considerazione, afferma Dell’Orefice, che in alcuni Paesi del Nord Europa dove i
limiti anti-alcol sono anche più stringenti dei nostri, i ritmi di crescita nel consumo di vino sono molto
rapidi.
Un sì deciso dunque alla promozione, al marketing e alla diffusione di un consumo slow e consapevole per
un prodotto che, secondo Coldiretti promotrice insieme alla Città del Vino del convegno 'Dal lavoro della
vigna riparte l’economia', si veste di importanza sociale, ambientale, occupazionale ed economica sul
piano dell’integrazione culturale, del recupero sociale, del ritorno alla legalità, della solidarietà e del
superamento delle barriere.
Le ragioni della disaffezione del pubblico italiano nei confronti di uno dei prodotti must del made in Italy,
le tendenze del vino italiano nel mondo, l’analisi dei mercati maturi e di quelli emergenti e le nuove
possibilità di business del mercato asiatico, saranno tra i principali argomenti approfonditi negli incontri in
programma.
Segnaliamo, tra gli altri appuntamenti, per venerdì 8 aprile la tavola rotonda 'Dalla vigna allo scaffale,
l'impegno della filiera per superare la crisi' che verterà sulle possibilità esistenti per coniugare le esigenze
delle cantine e dei viticoltori volte a soddisfare la domanda di qualità e convenienza dei consumatori e
quelle della Gdo.
'Pacchetto latte', piovono le critiche delle associazioni
Bruxelles - Dopo la presentazione della Commissione europea, il documento è all'esame del
Parlamento e del Consiglio. E i giovani agricoltori del Ceja chiedono un 'atterraggio morbido' per i
produttori dopo il 2015
Bruxelles, critiche dalle associazioni di categorie al pacchetto latte. Dopo la sua presentazione nel
dicembre dello scorso anno, il "pacchetto latte" della Commissione europea è all'esame del Parlamento e
del Consiglio.
Piovono critiche dalle associazioni di categoria, Coordinamento Via Campesina e European Milk Board in
testa. Con un documento congiunto, le due organizzazioni dei produttori hanno bollato come "insufficienti"
per un reale rilancio del settore sia le norme proposte dalla Commissione, sia gli emendamenti presentati
dall'eurodeputato nordirlandese James Nicholson, rapporteur per il Parlamento.
Anche i giovani agricoltori del Ceja hanno espresso le loro perplessità presentando una piattaforma di
richieste di modifica che prevedono innanzitutto l'adozione di un meccanismo di "soft landing", di
atterraggio morbido, per i produttori dopo il 2015, quando il sistema delle quote sarà definitivamente
smantellato.
Un'esigenza non recepita dal testo della Commissione, ma fatta propria dal Consiglio dei ministri agricoli e
dal rapporto Nicholson.
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Il principio più importante contenuto nelle proposte dell'Esecutivo è la necessità di agire per rafforzare il
potere contrattuale dei produttori nella filiera attraverso l'aggregazione dell'offerta, anche
interprofessionale.
Ma, come si legge nel rapporto Nicholson, il "pacchetto" non specifica come fare in concreto per
distribuire meglio il valore aggiunto nelle varie fasi della catena, né si fa accenno al ruolo della Grande
distribuzione organizzata nelle organizzazioni interprofessionali.
Gli ostacoli di carattere tecnico da superare sono molti, ma l'impressione che si ricava dal dibattito di
questi mesi è che senza interventi di sistema, cioè sulla filiera intera, l'applicazione pratica del principio
del potere contrattuale rischia di avere effetti limitati e scontentare anche gli stessi produttori.
Secondo il presidente della Commissione Agricoltura del Pe Paolo De Castro, il testo dell'esecutivo va
emendato per "mettere in condizione i consorzi di tutela Dop e Igp di fare una reale programmazione
dell'offerta, vincolare le Organizzazioni dei produttori ad avere un'effettiva disponibilità del prodotto,
accentuare il carattere interprofessionale delle Organizzazioni".
Anche il Consiglio sta lavorando su questo aspetto.
Ma la spaccatura tra gli Stati membri - Italia e Francia da un lato, Germania e Regno Unito dall'altro potrebbe impedire sviluppi concreti.
Piemonte
Confagricoltura Cuneo soddisfatta dell'accordo regionale sul prezzo del latte
La Confagricoltura di Cuneo accoglie con soddisfazione l'accordo sul prezzo del latte alla stalla che è stato
raggiunto in Regione. Ciò che convince è soprattutto il sistema dell'indicizzazione che pone le basi per una
determinazione reale delle quotazioni che considerino sia i prezzi dei prodotti caseari sul mercato
internazionale e nazionale, sia i costi di produzione sostenuti dagli allevatori. "Questa intesa è molto
importante perché, oltre ai termini più che soddisfacenti contenuti, rappresenta un primo passo per
riportare le trattative agricole a un livello istituzionale concordato" ha dichiarato il direttore di
Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio.
Il presidente della sezione Latte di Confagricoltura, Pierangelo Cumino, ha espresso soddisfazione per un
accordo che per la prima volta sarà calcolato in base a una serie di parametri oggettivi: "Finora il prezzo
era oggetto di trattative pressoché singole, con un mercato regionale squilibrato, penalizzante per gli
allevatori e non in grado di soddisfare l'industria. Il Piemonte diventa ora capofila nazionale con questo
sistema di definizione del prezzo indicizzato, che si presenta come uno strumento utile e oggettivo".
Confagricoltura da tempo sollecitava un confronto nella sede istituzionale dell'assessorato regionale
all'Agricoltura. Il prezzo del latte sarà aggiornato mensilmente dall'Osservatorio Latte di Cremona –
Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e una commissione paritetica si occuperà di monitorare
periodicamente il meccanismo di indicizzazione e definire modalità di indicizzazione di eventuali altri
parametri.
Fonte: Confagricoltura Cuneo
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http://www.ilvelino.it/canale.php?IdCanale=4
Vinitaly, Turismo enogastronomico: E' accordo fra Romano e Brambilla
L’accordo avrà la durata di quattro anni e prevede un piano annuale di attività congiunte fra i due
dicasteri. In Italia 500 mln di euro di risorse non spese.
Verona, 9 apr (Il Velino) - Un protocollo per valorizzare il turismo enogastronomico italiano. Lo hanno
siglato al Vinitaly di Verona il ministro delle Politiche agricole Saverio Romano e il ministro al Turismo
Michela Brambilla. L’accordo, articolato in quattro punti, avrà la durata di quattro anni e prevede un
piano annuale di attività congiunte fra i due dicasteri. “La bottoglia – ha detto Romano – è il miglior
ambasciatore dell’Italia nel mondo. Vantiamo un’ottima qualità, il vino rappresenta il 20 per cento
dell’export agroalimentare ed è un settore da 4 miliardi con eccellenze dalla Valle d’Aosta alla Sicilia che
saranno in grado di attrarre anche nuovi turisti”. “L’accordo che firmiamo oggi – ha aggiunto la Brambilla –
riunisce turismo ed enogastronomia, due cose che non saranno mai delocalizzabili e che sono asset
strategici che il mondo ci invidia e che si possono sviluppare sfruttando le loro potenzialità”. Il ministro ha
ricordato l’iniziativa dei “circuiti di eccellenza del turismo dell’enogastronomia” che rilanciano
l’economia dei territori e non sono legati alle stagioni. “Abbiamo stanziato 118 milioni di euro nei mesi
scorsi per progetti di eccellenza turistica, inclusi quelli enogastronomici, e altri 8 milioni nelle settimane
scorse per le regioni per sviluppare le vie del gusto”. Da parte sua Romano ha ricordato che il suo
ministero ha fatto un bando per 10 mln destinato alle “produzioni nazionali agricole di eccellenza, specie
per piccole e medie imprese” e per la tutela delle denominazioni di origine. Sempre sulla promozione il
ministro ha ricordato che ci sono “500 milioni di euro non spesi in Italia. Dobbiamo solo operare in modo
strategico fissando degli obiettivi insieme alle Regioni”. Sulle polemiche riguardo alla presunta assenza
all’incontro quadrilaterale sulla dieta mediterranea fra Italia francia spagna marocco ha chiosato: “Noi ci
saremo e anzi il nostro rappresentante avrà mandato da sottoscritto di chiedere che la sede del comitato
promotore sia individuata a Lampedusa”.
Parte il Vinitaly. Tutti a raccolta a Verona: Zaia, Galan e Romano
Vino come simbolo di unità d’Italia. Ma si parli di “agri-cultura”
Verona, 7 apr (Il Velino) - "Benvenuti al Vinitaly. Il momento è difficile ma c’è un buon ottimismo. Non
parleremo di ripresa ma di ritrovata fiducia. Dato oggettivo molto importante”, dichiara il presidente di
VeroanFiere Ettore Riello. “Da studi di Confindustria emerge che nel 2011 c’è una crescita del 6 per cento
nel sistema fieristico, che muove un giro di affari da 60 miliardi di euro in Italia. A Verona, il settore
agroalimentare rappresenta la metà del nostro operato e Vinitaly è l’appuntamento più importante con
200 milioni di euro di indotto. E la più grande kermesse sul vino a livello mondiale”. Un benvenuto anche
dal sindaco di Verona Flavio Tosi: “Un saluto al nuovo ministro della Cultura Giancarlo Galan già mio
governatore del Veneto e al governatore amico fraterno Luca Zaia. La fiera di Verona è il secondo sistema
fieristico d’Italia e deve continuare a crescere dal punto di vista dello sviluppo. E la è pronta a fare la sua
parte”.
“In bocca la lupo a Galan e a Romano, nuovi ministri della cultura e dell’agricoltura”, dichiara Luca Zaia.
La partita per il governatore del Veneto è quella relativa ai diritti di impianto, “da cui vale la vita o la
morte della nostra agricoltura”. Altro aspetto “è quella della partita della sicurezza stradale.
L’impressione è che si voglia scaricare la partita sui nostri produttori agricoli. La maggior parte degli
incidenti accade non per motivi legati all’alcol ma per una molteplicità di altri fattori, dal telefonino alla
sigaretta. Dire che chi guida non deve assolutamente toccare l'alcool significa abbattere anche il mercato
della ristorazione”. La regione Veneto, conclude Zaia, “la scorsa settimana in giunta ha adeguato l’orario
di somministrazione di alcolici alle tre del mattino come nel resto dell’Italia”.
Un grazie da Giancarlo Galan che è rimasto deluso “per non aver avuto la possibilità di inaugurare da
ministro dell’agricoltura un Vinitaly”. “In questi quindici anni la fiera di Verona è cresciuta tantissimo e
sta facendo bene il suo lavoro”. “VeronaFiere ha dimostrato negli anni di essere un punto di riferimento
per il settore vitivinicolo”, dichiara il neo ministro dell’Agricoltura Saverio Romano. “Per me è un onore
inaugurare da ministro delle Politiche agricole il Vinitaly, che rappresenta fin dalla sua nascita un
elemento importante per il comparto”. Vino vuol dire anche unità d’Italia. “L’Italia si è unita anche grazie
all’organizzazione delle infrastrutture del territorio e dell’impianto irriguo. Il comparto del vino è il
massimo esempio di unità del paese, simbolo unitario della cultura italiana”. “Non c’è prodotto distribuito
al mondo come il nostro vino, ambasciatore di qualità del paese all’estero”. Per non parlare dell’aspetto
economico: “Il vino è un capitale che va preservato. Ma bisogna costruire le basi per garantire il futuro al
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settore. Intendo fin da subito aprire un dialogo con tutti gli operatori del settore, dalle regioni alle
organizzazioni di categoria”. Obiettivo comune è quello di “rendere stabile la crescita”. Si dovrebbe
parlare, per Romano, di “agricoltura”. “Quella cultura che non muore mai, si mostra al mondo così come
è rappresenta il lato migliore dell’Italia all’estero”.
Ma sebbene l’estero abbia segnato una crescita del dieci per cento circa, per il nuovo ministro occorre
“fare una strategia di promozione tesa ad avvicinare le nuove generazioni al buon bere e al buon
mangiare” al fine di incrementare anche i consumi interni”. Bisogna ripartire da “un’educazione al
consumo che si traduca in rispetto per le regole”. E non solo stampa di settore per promuovere il
prodotto, ma anche i “social media”. E con il vino anche il turismo “che deve essere sostenuto sempre di
più”. Poi gli ogm: “Sono innamorato della difesa estrema del mercato italiano che non è in grado di
competere con i mercati globali che spesso usano metodi fraudolenti. Il 40 per cento del pomodoro
consumato in Italia è cinese”. “Abbiamo necessità di intensificare i controlli senza se e senza ma”, insiste
Romano. “Difendendo il prodotto italiano difendiamo anche il prodotto europeo”. Il nuovo ministro
annuncia che non mancherà mai ai tavoli di Bruxelles, “la cui presenza farà da deterrente” per chi vorrà
portare avanti interessi distanti da quelli legati alla qualità e al made in Italy. E solo “facendo sinergia con
i consumatori riusciremo a fermare lo tsunami della contraffazione”. Motivo per cui l’Europa “deve essere
coinvolta per poter essere considerata anche in futuro la stella polare del futuro”. Eliminare la norma che
riguarda la liberalizzazione dell’impianto delle nuove vigne, altro punto su cui si fonderà la politica
agricola di Romano. “Come sapete sono siciliano e in Sicilia qualche anno fa il vino non solo non veniva
bevuto da nessuno, ma non veniva neppure prodotto da nessuno. Solo grazie a una politica importante e al
lavoro di alcuni produttori oggi quel vino viene venduto in tutto il mondo”.
Vinitaly, Confagri: Bruxelles non sostiene “modello vincente” europeo
Rabobank: "Volatilità cambi giocherà ruolo importante su esportazioni". Riello: "non abbandonare
mercati interni"
Verona, 8 apr (Il Velino) - Sono stati decisivi, per il vino made in Italy, gli ultimi dieci anni. La crisi
economica globale da un lato e l’eccesso di offerta dall’altro hanno generato cambiamenti
nell’andamento del mercato del vino con la conseguente necessità di mettere a punto strategie. A tirare
le somme nel corso del Vinitaly sono stati gli analisti di Rabobank International, il colosso finanziario
olandese nato dalla fusione di due casse rurali a fine Ottocento. A fronte dell’eccesso dell’offerta l’Italia
a diminuire la quantità aumentando la qualità. Diversa la strategia adottata dai paesi emergenti che
hanno puntato invece sull’export di vino sfuso in grandi qualità. Secondo Rabobank i mercati promettenti
sono Usa, Cina e Regno Unito che rimane il maggior importatore al mondo sempre più legato però ai vini
provenienti dal Nuovo mondo. Ma l competitività si traduce, secondo gli analisti finanziari, nelle diverse
modalità di approccio, con le denominazioni di origine al primo posto.
Vinitaly, Fedagri: Puntare anche su vini di massa, vero traino export
Cantine cooperative crescono, Gardini: "Processo inarrestabile"
Verona, 8 apr (Il Velino) - Esportazioni in crescita ma i consumi interni battono la fiacca. Una cosa è certa
però: in cima alla lista per l’export del vino made in Italy nel mondo, c’è la cooperazione con il 18 per
cento di aumento. “Le esportazioni di vino hanno raggiunto nel 2010 la quota record di 22 milioni di
ettolitri, mentre i consumi interni sono fermi a quota 24,5 milioni”, spiega il presidente di FedagriConcooperative Maurizio Gardini. “Se questo trend prseguirà, l’Italia diventerà presto un paese exportoriented”. Ovvero un paese che esporta più di quanto consuma. Di tutti i settori agroalimentari, spiega
Antonello Ciambriello, del settore vino della Fedagri, “il vino è il comparto maggiormente
internazionalizzato con il 58 per cento delle cantine che può essere definito esportatore abituale e il
fatturato da export che rappresenta oltre il 34 per cento dell’aggregato, in crescita del 18 per cento
rispetto al 2009”.
Secondo l’indagine presentata da Fedagri, per le cantine cooperative con un fatturato inferiore ai due
milioni di euro, l’export rappresenta il 6,8 per cento del valore della produzione. Raggiunge invece l’8,9
per le cantine con un fatturato compreso tra i due e i dieci milioni di euro per salire al 34 per cento per le
cantine che fatturano fino a 50 milioni di euro. Tra i mercati di maggiore interesse la Germania in cui si
esporta l’83 per cento delle cooperative Fedagri, seguito da Usa con il 45 per cento e dal Canada e
Svizzera. Esempio del successo cooperativo la Giorgio Giacomello, cooperativa leader per la produzione e
commercializzazione di barbatelle che nel 2010 ha esportato in 32 paesi e quella della CAvit di Trento
diventata il primo esportatore italiano negli Usa con una qutoa di mercato in volume di una volta e mezza
superiore al secondo brand italiano presente negli Stati Uniti.
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“Il vino italiano non deve essere solo quello dei grandi vini”, spiega al VELINO Gardini. “Ma anche quello
dei vini di massa, spesso dimenticati ma in realtà importanti”. Nei prossimi anni faremo ancora meglio è
ormai un processo inarrestabile quello intrapreso dalle cantine cooperative. Dobbiamo crescere con i vini
in ogni segmento di mercato. Non solo con quelli di grandissima qualità ma anche con quelli che fanno
massa critica. Ovvero tutti quei vini Igt estrazione di realtà territoriali, da due a tre o quattro euro che si
traducono in grandi quantità di volumi. Il vino italiano – conclude - viene trainato anche da questi vini”.
Vinitaly, Ismea: Due terzi vino italiano è a denominazione origine
Nei prossimi tre anni prospettive di crescita
Verona, 7 apr (Il Velino) - Segnali di ripresa per il vino italiano, traino del made in Italy agroalimentare nel
mondo, un pacchetto complessivo da 124 miliardi di euro all’anno. Se per le esportazioni si registra un
aumento di oltre il 10 per cento, diversa la situazione per quanto riguarda i consumi interni. “Dopo due
anni di difficoltà si registrano segnali positivi con prospettive di crescita per i prossimi tre anni”, spiega al
VELINO Arturo Semerari, presidente di Ismea. “La situazione interna è diversa, si è passatti dai 100 litri
procapite degli anni Settanta ai 40 litri di oggi”. Ma è la qualità che conta: “In Italia i due terzi della
produzione di vino è a denominazione di origine”. Qualche difficoltà invece si registra per i vini non a
denominazione e per quanto riguarda i prezzi, “ancora troppo alti”. “Ma sono sicuro – conclude Semerari –
che abbiamo imboccato la strada giusta”.
Romano incontra le organizzazioni agricole. Che chiedono attenzione
Al Vinitaly presenti gli ultimi tre ministri dell’Agricoltura, Zaia, Galan e Romano
Roma, 5 apr (Il Velino) - A pochi giorni dal suo insediamento il nuovo ministro dell’Agricoltura Saverio
Romano non aspetta tempo. Dopo aver riorganizzato l’organigramma del dicastero, il ministro – che farà la
sua prima uscita pubblica a Verona nel corso del Vinitaly accanto ai suoi due predecessori Zaia a Galan –
incontra per la prima volta le organizzazioni del settore per fare il punto della situazione e capire le
esigenze delle parti. D’altra parte sin dall’inizio le quattro associazioni agricole non hanno esitato a
manifestare quelle che reputano essere le urgenze del comparto primario che, unito all’industria
agroalimentare, costituisce il secondo Pil nazionale con oltre 124 miliardi di euro. “Chiediamo al ministro
dell’Agricoltura di ridare al settore agricolo ed agroalimentare il ruolo che merita, come elemento
fondamentale del paese”, spiega al VELINO il presidente della Copagri Franco Verrascina. “Mi aspetto che
sia rimesso in piedi il tavolo verde e agroalimentare al fine di affrontare le problematiche agricole”,
insiste. Ma anche rimettere mano “a una conferenza del settore per stabilire quali sono le vie da portare
avanti come paese”. Infine Verrascina chiede a Romano una posizione ferma italiana a Bruxelles per
riprendere in mano le redini della politica agricola italiana. “Da parte nostra massima disponibilità a
collaborare”, conclude.
Pac, conferenza nazionale sull’agricoltura e concertazione i temi sui quali fa leva la Confederazione
italiana agricoltori-Cia. Ma soprattutto concertazione: “E’ importante – spiega il presidente della Cia
Giuseppe Politi - che vi sia al più presto una reale ripresa del confronto tra ministro e rappresentanze
dell’intero sistema agroalimentare che, purtroppo, in questi ultimi tre anni non ha trovato mai un
effettivo punto di partenza. Per la complessa situazione che sta vivendo il settore è fondamentale la
concertazione, con la quale portare avanti scelte condivise che permettano alle imprese di avere certezze
e prospettive future”. Percorso da percorrere attraverso la Conferenza nazionale sull’agricoltura che la
Cia promuove dal 2004.
Se i coltivatori della Coldiretti promuovono il chilometro zero e la filiera corta per un made in Italy
etichettato e che sia cento per cento italiano, per gli imprenditori agricoli della Confagricoltura al primo
posto c’è il reddito delle imprese per il quale è necessario lavorare con il ministero e le regioni. E non
solo. Bruxelles rimane il terreno su cui si giocano le partite del futuro nelle direzioni generali
dell’Agricoltura, dell’Ambiente e dell’Internazionalizzazione.
ECO - Romano incontra organizzazioni agricole: Dialogo è fondamentale
Roma, 5 apr (Il Velino) - “Stamane ho avuto una serie di incontri con alcuni dei protagonisti più
rappresentativi del mondo dell’agricoltura italiana. Sono certo che il dialogo intrapreso con essi sia un
buon punto di partenza per avviare in modo corretto e positivo il lavoro che ci aspetta per tutelare e
promuovere l’agricoltura italiana. Ho dato, per tanto, la mia piena disponibilità ad iniziare un percorso di
confronto e collaborazione e ho raccolto da parte loro uno spirito costruttivo che è già di per sé un
presupposto fondamentale per il raggiungimento di importanti obiettivi". Così Il Ministro delle politiche
agricole alimentari e forestali, Saverio Romano, ha commentato gli colloqui che ha avuto Mario Guidi,
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Sergio Marini e Giuseppe Politi rispettivamente Presidente di Confagricoltura, Presidente di Coldiretti e
Presidente di CIA.
ECO - Vinitaly. Mantovani: Bene export, non dimenticare i consumi interni
La fiera muove giro di affari da 250 mln l’anno. Ci si aspettano ripercussioni da mercato Giapponese
Roma, 4 apr (Il Velino) - Conto alla rovescia per il Vinitaly 2011. L’evento sarà occasione di debutto
pubblico per il nuovo ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, presente all’inaugurazione del 7 aprile.
Molti i temi di quest’anno: dalle bollicine (l’Italia con le 380 di tonnellate ha superato per la prima volta
la Francia), all’export, che ha segnato una crescita dell’11 per cento. “Vinitaly muove un giro di affari
circa dieci volte superiore al fatturato”, spiega al VELINO il direttore generale di VeronaFiere Giovanni
Mantovani. Il che vuol dire, considerando un fatturato di 23 milioni di euro, “quasi 250 milioni di euro di
indotto tra Verona, Vicenza e Trento”. Senza contare “tutto il movimento – prosegue il Dg – provocato
dagli eventi che le aziende agricole organizzano per l’occasione e che richiamano visitatori e operatori”.
Vinitaly, Federvini: Bene export, in Italia puntare sui giovani
Verona, 8 apr (Il Velino) - Nei primi mesi di quest’anno per l’export del vino italiano ci sono stati segnali
molto positivi, mentre i consumi interni, seppure stabili, sono all’insegna del bere di meno, ma meglio. A
confermarlo il presidente di Federvini Lamberto Vallarino Gancia in occasione del Vinitaly in corso a
Veronafiere. Gancia sottolinea come si sia recuperato lo stoccaggio, ci sia stata una ripresa di mercati
tradizionali come la Germania e l’Inghilterra e si continuino a registrare buone performance in paesi
emergenti come Russia e Cina e “resta una grande opportunità il mercato americano” dove si può ancora
crescere. In Italia invece i consumi interni rallentano: “Il mercato è saturo: si beve meno, ma meglio, e
questo fa ben sperare”. Per questo Gancia si dice d’accordo con il ministro Saverio Romano che ha detto
di puntare sui giovani: “La percezione del vino fra i giovani è cambiata e questo grazie al grande lavoro
fatto dai produttori e dalle cantine che hanno cercato di spiegare cosa c’è dietro l’indicazione geografica.
Il ministro Romano ha ragione: i giovani rappresentano il futuro e per questo vanno educati a valori come
il consumo responsabile”. Sui vini a bassa gradazione, il presidente di Federvini spiega che aldilà della
gradazione alcolica è importante “l’equilibrio” di un vino. Infine sulla Gdo aggiunge: “Prima la Gdo era
sinonimo di canale di prezzo, oggi invece visto che si consuma sempre di più in casa, si è organizzata per
allargare sempre di più la gamma. E il fatto che la fascia dei vini da 6 euro in su stia crescendo è un
segnale positivo”.
Vinitaly, cantine e supemercati insieme: Qualificare consumo interno
Verona, 8 apr (Il Velino) - Se le vendite di vino diminuiscono anche nei supermercati, che ne distribuiscono
più del 60%, allora è necessaria una maggiore collaborazione tra cantine e catene distributive per
affrontare le sfide del mercato. L’ampliamento degli assortimenti nei supermercati e la leva del prezzo e
delle promozioni sembrano non essere più sufficienti. Le nuove proposte vanno dalla installazione nelle
corsie dei supermercati di terminali touch screen che informano sul vino, all’introduzione della figura
dell’esperto tra gli scaffali, alla realizzazione di piattaforme comuni tra piccole aziende agricole per poter
entrare nella grande distribuzione. Questo è emerso oggi a Vinitaly nel corso della tavola rotonda “Dalla
vigna allo scaffale”, organizzata da Veronafiere, cui hanno partecipato i rappresentanti di Federvini,
Federdistribuzione, Coop, Conad, Confagricoltura, Movimento Consumatori, e condotta da Luigi Rubinelli
direttore di Mark Up-Il Sole 24 Ore.
Le statistiche sull’andamento del mercato del vino nella Grande Distribuzione nel 2010 sono state
presentate da SymphonyIri Group, che ha svolto una ricerca per conto di Vinitaly: il vino confezionato
(vino in bottiglia, da tavola e a denominazione d’origine, e vino in brik) scende dello 0,9% a volume
rispetto al 2009; crescono le vendite delle bottiglie di vino a denominazione d’origine del 2,3% a volume
ed aumentano ancora le vendite dello Spumante Italiano che cresce di 1,1% (se ci limitiamo al Metodo
Classico la crescita sempre è dell’1,7%) con lo champagne francese che cala del 5,2% (vedi le tabelle
allegate, pubblicate anche sul sito Vinitaly). L’attenzione dei consumatori per i vini a denominazione
d’origine, attirati anche dalle promozioni, è crescente: aumenta del 3,7% la fascia tra i 5 e i 6 euro;
dell’1,4% la fascia tra i 3 e i 5 euro; dell’1,2% della fascia sotto i 3 euro (tutti a volume).
“Si devono investire risorse nella qualificazione dell’offerta piuttosto che bruciare margini sull’altare della
massima convenienza di prezzo – ha detto Maurizio Zuccolo, rappresentante di Federvini e direttore
commerciale di Santa Margherita Spa – E’ giunta ormai al capolinea la crescita trainata dall’ampliamento
degli assortimenti, si tratta di trovare altre strade che non siano la leva del prezzo e delle promozioni.
D’altronde al consumatore interessa poco il prezzo ma piuttosto l’affare, cioè ricevere un valore percepito
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superiore al prezzo. In passato è stata introdotta sperimentalmente la figura dell’esperto di corsia, ma
probabilmente i costi dell’iniziativa erano superiori al ritorno”.
Cosa fare dunque? Per il rappresentante di Federvini serve una maggiore collaborazione tra le cantine e le
catene distributive: “Per quanto riguarda l’informazione si possono installare dei terminal touch screen sui
quali visualizzare informazioni sui vini presenti in corsia; oppure i codici QR code sulle etichette che
consentono agli smart phone di aprire siti web con tutte le informazioni richieste; o schede descrittive per
i vini di maggior pregio. Per le promozioni si possono prevedere attività che promozionino a rotazione
tipologie diverse e attività che propongano l’acquisto abbinato vino più cibo”. Anche per il rappresentante
di Federdistribuzione, l’associazione che rappresenta la maggioranza delle aziende della Gdo, Mario
Gasbarrino (amministratore delegato di Unes Supermercati) “serve una ancor migliore relazione con i
produttori e condividere iniziative mirate al risultato finale del mercato. I consumatori sempre più spesso
alternano l’acquisto di vini da 2-3 euro a quelli da 10-15 euro e anche le donne, cioè le maggiori
responsabili d’acquisto, chiedono più informazioni ed assistenza nell’acquisto del vino. Dobbiamo quindi
curare una maggiore selezione nell’assortimento, una maggiore ricerca sul layout espositivo, un utilizzo
più innovativo delle promozioni”.
Gasbarrino ha anche citato la novità adottata in alcuni punti vendita Unes, cioè la divisione dello scaffale
del vino in tre grandi fasce di prezzo: “Poteva sembrare un’eresia, ma il risultato finale è stato una
riqualificazione del mercato ed uno spostamento verso i prodotti della fascia più alta”. La Coop intende
muoversi sulla strada di una maggiore collaborazione con i produttori, specie con le piccole cantine legate
al territorio: “Vogliamo dare più spazio ai migliori produttori dei territori in cui operiamo – ha dichiarato
Sergio Soavi, Responsabile Prodotti Tipici di Coop Italia – Per esempio abbiamo già disegnato una nuova
linea “Assieme” che nasce dalla collaborazione tra le Cantine Sociali e la Coop per andare sulla fascia del
consumo quotidiano di vino, quindi sui 3 euro. Poi da maggio in 20 punti vendita di Unicoop Tirreno sarà
presente nei fine settimana uno specialista che aiuterà i clienti nella scelta dei vini”.
Confagricoltura chiede una maggiore presenza dei vini del territorio nei supermercati: “Per esempio in
Piemonte una rilevazione ha mostrato che i vini piemontesi sono poco presenti nei supermercati, ancor
meno i vini delle aziende agricole locali – ha riferito Andrea Faccio, rappresentante di Confagricoltura e
presidente della sezione vitivinicola del Piemonte – Per migliorare il rapporto con la Grande Distribuzione
stiamo sperimentando piattaforme comuni tra aziende vinicole, come è già avvenuto in Romagna dove le
più importanti aziende si sono aggregate e distribuiscono insieme, con ottimizzazione di tempi e costi. I
vini del territorio poi vanno spiegati e raccontati, vediamo quindi con favore la presenza di un ‘consulente
al consumatore’, come avviene regolarmente nei supermercati negli Usa”.
La grande distribuzione in questo contesto può rivestire un ruolo di traino e di risposta rispetto alle
esigenze ed al contesto dei consumi attuali: “Definendo assortimenti e proposte in grado di guidare la
scelta del vino – ha puntualizzato Francesco Avanzini, direttore commerciale di Conad - offrendo ampiezza
e profondità di etichette e vitigni e coniugandoli sia per fasce di prezzo che per rappresentatività,
soprattutto in chiave regionale. Noi abbiamo scelto di sviluppare una serie di etichette esclusive e
rappresentative delle regionalita' e dei vitigni più importanti e, da quest' anno, coniugandoli ad una già
esistente offerta di successo dei prodotti alimentari tipici e qualificati”.
Ma se è importante dare più informazioni sul vino tra gli scaffali del supermercato, è anche vero che
questo è per antonomasia il luogo della spesa veloce. Cosa ne pensano i consumatori? “Certo, nessuno ha
tempo e voglia di passare troppo tempo nella corsia vini del supermercato – ha sottolineato Lorenzo
Miozzi, presidente del Movimento Consumatori - però è anche vero che spesso l’acquisto veloce “ad occhi
chiusi” lascia insoddisfatto il consumatore. Quindi, va evitato prima di tutto l’effetto giungla sugli scaffali
e occorre che la grande distribuzione lavori anch’essa per creare una cultura del buon bere e della scelta
consapevole del vino, evitando perciò di fare una concorrenza solo sul prezzo”.
In conclusione della tavola rotonda il moderatore Luigi Rubinelli ha così sintetizzato la discussione: "Il
grande problema del vino italiano venduto in Italia è il solito e si chiama posizionamento: è da sfatare il
luogo comune che dice che non si può lavorare con la Gdo. Tutt'altro: serve un posizionamento preciso e
una politica di pricing adeguata". La presenza della Gdo a Vinitaly 2011 è stata caratterizzata, oltre che
dalla tavola rotonda, dal tradizionale “GDO Buyers Club”, un’area dedicata agli incontri commerciali tra
Grande Distribuzione e cantine espositrici a Vinitaly, cui hanno partecipato Coop, Carrefour, Selex, Billa,
Pam, Interdis, Sisa, Sigma, Lombardini e decine di cantine.
Industria alimentare in ripresa. Anche grazie all'export
Federalimentare: Nel 2010 aumenta produzione ma i consumi calano
Roma, 29 mar (Il Velino) - L'industria alimentare cresce e vola all'estero. Federalimentare ha presentato
oggi i dati di bilancio relativi al 2010 dai quali emerge uno scenario altalenante. Da un lato, la produzione
è in crescita ( +1,6 per cento), grazie soprattutto alla spinta propulsiva dell’export che ha chiuso l’anno
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registrando aumenti a due cifre (+10,5 per cento). Dall’altro, invece, si deve registrare la lieve flessione
dei consumi interni delle famiglie (-1,3 per cento in quantità). Ma oggi, a preoccupare l’intero settore è
soprattutto il costante aumento delle quotazioni delle materie prime alimentari che dopo aver generato
l’aumento dei prezzi alla produzione (+5% a gennaio 2011), potrebbe avere ripercussioni anche sui prezzi
al consumo. L’industria alimentare italiana - secondo comparto del Paese con 124 miliardi di fatturato e
oltre 400 mila addetti per 6.500 imprese - ha evidenziato, nel 2010, i primi incoraggianti segnali di
ripresa. Lo dimostrano i dati resi noti da Federalimentare in occasione della conferenza stampa di
presentazione del bilancio 2010 del settore. La produzione 2010 ha recuperato il segno negativo dell’anno
precedente, segnando un +1,8 per cento su dati grezzi e un +1,6 per cento a parità di giornate lavorative,
dopo aver navigato a lungo sopra il +2,0 per cento. E’ emerso, perciò, un positivo rimbalzo, dopo il -1,5
per cento del 2009, anche se si è profilato, a dicembre 2010, un rallentamento di trend che si è
confermato all’inizio del 2011.
Guardando ai dati grezzi di produzione di gennaio, emerge infatti che solo alcuni comparti hanno
mantenuto il segno “più”. Tra questi: la “lavorazione e trasformazione della carne” (+3,9 per cento),
l’”ittico” (+12,7 per cento), il molitorio (+3,5 per cento), la “pasta” (+4,0 per cento) e le “bevande” (dal
vino, alla birra, alle acque minerali), con un +2,1 per cento aggregato. Mentre, altri comparti importanti
hanno segnato arretramenti, come la “lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi” (-11,8 per cento),
l’”oleario” (-6,6 per cento), il “lattiero-caseario” (-2,3 per cento), i “prodotti da forno e farinacei” (-8,2
per cento), il “cioccolatiero” (-5,4 per cento). Stazionaria, infine, l’”alimentazione animale” (+0,2 per
cento). Al di là dei dati squisitamente congiunturali, la produzione alimentare del Paese ha mostrato, nel
tempo, una dinamica largamente premiante. Sull’arco del decennio 2000-2010, essa ha messo a segno un
+12,1 per cento, con oltre 27 punti di differenza rispetto al -15,4 per cento segnato in parallelo
dall’industria nazionale nel suo complesso.
Dopo avere navigato, negli ultimi mesi del 2010, su tassi prossimi al +10 per cento, l’export dell’industria
alimentare ha chiuso l’anno sulla quota di 21 miliardi di euro, con una crescita del +10,5 per cento
sull’anno precedente. E’ un buon risultato, che recupera ampiamente il -4,2 per cento del 2009. Ed è
tanto più promettente se si considera che l’ultimo trimestre 2010 ha segnato un +11,9 per cento, facendo
meglio della media annuale. Guardando ai comparti di maggiore peso, spicca il risultato di un segmento di
grande spessore come il “lattiero-caseario”, con una quota di 1.925 milioni e un +23,6 per cento sull’anno
precedente. Superiori alla performance media di settore: il comparto leader dell’export, l’”enologico”,
con 4.277 milioni e un +12,2 per cento; il “dolciario”, con 2.588 milioni e un +11,2 per cento; gli “oli e
grassi”, con 1.559 milioni e un +16,3 per cento; le “carni preparate”, con 1.110 milioni e un +11,5 per
cento; la “trasformazione della frutta”, con 915 milioni e un +14,4 per cento; le “acquaviti e liquori”, con
una quota di 584 milioni e un +16,9 per cento. Vistoso, anche se su livelli assoluti ancora modesti, pari a
114 milioni, il risultato della birra, con un +41,4 per cento.
I mercati di maggiore peso hanno mostrato ampie capacità reattive. La Germania ha messo a segno una
spinta del +6,7 per cento, dopo il -3,4 per cento del 2009; la Francia un +7,4 per cento, dopo il -2,1 per
cento dell’anno precedente; gli Usa un +11,8 per cento, dopo il -9,1 per cento del 2009. Il quarto
mercato, il Regno Unito, ha recuperato con un +6,4 per cento, dopo il -6,5 per cento del 2009. Ma anche
altri mercati hanno mostrato spunti promettenti: a cominciare dai Paesi Bassi, con un vistoso +30,5 per
cento, per proseguire con l’Austria, (+13,6 per cento), col Canada, (+25,8 per cento) e con la Russia(+39,2
per cento). Inoltre, paesi importanti come Cina (+55,9 per cento), Brasile (+31,7 per cento), Arabia
Saudita (+31,6 per cento) e Turchia (+44,4 per cento) stanno superando lo stadio di “promesse”. Essi sono
ancora largamente al di sotto delle loro potenzialità, ma cominciano a situarsi su quote di esportazione
non più “simboliche”, in una fascia che oscilla ormai fra i 100 e i 200 milioni di euro. Come accaduto per
la produzione, anche l’export alimentare ha mostrato un andamento premiante sul lungo periodo. Nel
confronto 2000-2010, ha infatti messo a segno un +66,9%, con oltre 40 punti di vantaggio rispetto al +28,5
per cento registrato in parallelo dall’export totale del Paese.
Malgrado i recuperi recenti di produzione ed export, il quadro alimentare 2010 ha mantenuto ombre e
preoccupazioni. Le vendite alimentari 2010 censite dall’Istat segnano un nuovo arretramento in valuta
corrente del -0,3 per cento, a fronte del +0,3 per cento di quelle non alimentari. Mentre i consumi
domestici rilevati da Ismea su un campione di 9 mila famiglie registrano, sui dodici mesi, rispettivamente,
cali del -1,3 per cento in quantità e del -0,9 per cento in valore. Gli ultimi dati Istat sulle vendite
alimentari di gennaio 2011 confermano e appesantiscono il trend depresso delle vendite. Essi evidenziano,
infatti, un -1,2 per cento delle vendite in valori correnti, rispetto a gennaio 2010, sia per i prodotti
alimentari che per i non alimentari. E’ chiaro, perciò, che, con un quadro depresso dei consumi,
l’incremento della produzione 2010 dell’industria alimentare si è legato esclusivamente alla domanda
estera.
La spesa low cost è cresciuta e l’incidenza dei discount, nell’universo dei canali distributivi nazionali, ha
ormai raggiunto l’8 per cento. È importante, inoltre, sottolineare, che le vendite alimentari nel canale
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GDO segnano, a fine 2010, un +0,4 per cento, mentre quelle dei piccoli esercizi si fermano su un -1,4 per
cento. Un segnale importante sull’andamento del mercato viene dal nuovo paniere della spesa 2011
diffuso dall’Istat. Esso registra un peso dell’ “alimentare” del 16,9 per cento all’interno della spesa
complessiva degli italiani, con un calo di 0,7 punti sull’anno precedente, che conferma la prolungata
contrazione in termini quantitativi dei consumi alimentari. In un mercato che rimane comunque poco
dinamico, il valore aggiunto dell’industria alimentare ha finito inevitabilmente col soffrire. Nel 2009, ha
segnato un aumento del +3,9 per cento sul 2008. Quel che più conta, tuttavia, è che, in valori costanti,
esso ha segnato un nuovo calo del -1,4 per cento, dopo il -2,0 per cento del 2008. E’ una conseguenza, in
gran parte, della spesa “low cost” e della pressione, spesso esasperata, operata dalla GDO sulle
promozioni e sui prezzi alla produzione delle aziende. Ne deriva che, nel decennio 2000-2009, il valore
aggiunto del settore è calato in termini reali del -6,4 per cento: esso rischia di penalizzare l’identità
stessa di un settore che ha fatto del valore aggiunto e della qualità la sua bandiera e il suo parametro
portante, sul mercato nazionale e internazionale. Non a caso, negli ultimi anni industria e agricoltura,
ovvero i primi due anelli della filiera, hanno registrato una perdita di dieci punti nella catena del valore, a
vantaggio dei tre segmenti successivi: la distribuzione, i trasporti ed i servizi.
Per quanto riguarda la dinamioca dei rpezzi di fronte all'aumetno del costo delle materie prime, dal fronte
internazionale giungono nuovi e forti spunti di preoccupazione: i confronti tendenziali delle quotazioni
delle materie prime mostrano forti accelerazioni, comuni a tutti i grandi comparti. Esse sono indicative, in
parte, dell’atteso consolidamento della ripresa dell’economia mondiale, ma indicano anche che la
speculazione ha ricominciato a mordere. Col risultato che alcune commodity hanno già superato i picchi
registrati durante la crisi del 2007-2008. In sostanza, è tornata l’emergenza sul fronte degli
approvvigionamenti di materie prime agricole. Si impone perciò, sul medio-lungo periodo, uno sforzo
lungimirante e multilaterale, diretto a incrementare la produzione agro-zootecnica mondiale. Tale
prospettiva sta già influenzando la fase di progettazione della nuova PAC del dopo 2013. Essa dovrà
tornare in qualche modo alle origini, mettendo al primo posto la produzione, l’innovazione tecnologica e
la competitività dell’agricoltura europea, al di là dello stesso, importante impegno ambientalistico.
Intanto, l’aumento dell’indice generale delle quotazioni del febbraio scorso, calcolato da Confindustria,
porta il confronto sui dodici mesi (febbraio 2011/2010) su un +39,1 per cento. All’interno di questa
dinamica, spiccano proprio i prodotti alimentari, che svettano con un +47,5 per cento, ben sopra il +30,2
per cento e il +40,7 per cento segnati, rispettivamente, dai prodotti non alimentari e dai combustibili.
Queste dinamiche si stanno già riflettendo sui prezzi alimentari alla produzione, i quali, non a caso, sono
passati da variazioni tendenziali sui dodici mesi del –0,3 per cento di metà 2010 al +5,0 per cento di
gennaio. Ed è chiaro altresì che queste tensioni alla produzione finiranno col rimbalzare sui prezzi
alimentari al consumo, i quali stanno risalendo, anche se rimangono ancora largamente sotto il tasso
d’inflazione. Non è casuale che l’inflazione alimentare abbia raggiunto il +1,0 per cento, nel confronto
tendenziale gennaio 2011/10, dopo avere oscillato su una media annua 2010 (alimentare lavorato +
alimentare fresco) assai più bassa, attorno al +0,2 per cento.
L’uscita dalle difficoltà del mercato interno si dovrebbe saldare col ritorno del PIL nazionale ai livelli di
picco pre-crisi. Ma esso è atteso, secondo le proiezioni più aggiornate, non prima del 2014-15. E questo,
mentre i paesi più avanzati sono in fase di rientro sull’arco 2010-2012 (gli USA, proprio il paese che ha
innescato la crisi, hanno già chiuso il cerchio a metà 2010). La “traversata” del mercato italiano perciò
sarà lunga. Purtroppo, quindi, anche per l’accennato problema delle materie prime, il 2011 comincia in
modo penalizzato. La spinta dei prezzi alla produzione, che è piombata su molti comparti, non rema nella
direzione di una tenuta dei conti e di una incentivazione del mercato. Ma era ben chiaro, comunque, che
il 2011 avrebbe difficilmente replicato i buoni risultati del 2010, se non altro per la carenza dell’effettorimbalzo di cui esso ha goduto, rispetto a un anno negativo come il 2009. L’inflazione attesa al 2,7 per
cento, nel corso del 2011, e la spinta specifica delle quotazioni delle commodity agricole sui costi e sui
prezzi alimentari non aiuteranno l’attesa ripresa dei consumi alimentari. L’anno in corso rischia molto
concretamente, perciò, di caratterizzarsi come il quinto anno consecutivo di consumi interni in calo.
L’export, tuttavia, dovrebbe continuare nella sua spinta espansiva, anche se forse con tassi leggermente
inferiori a quelli del 2010. Solo col suo potenziamento, si potranno preservare stabilità e spazi significativi
di espansione del settore alimentare. Ma un aiuto dovrebbe arrivare anche dalle politiche industriali. Esse,
finora, non hanno incentivato un’industria strategica come quella alimentare, che è al secondo posto in
Italia, dopo quella meccanica, ed è portatrice di capacità di tenuta preziosa nella lunga fase di difficoltà
attraversata dallo sviluppo del Paese.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Agenzia di informazione su agricoltura, alimentazione e ambiente
Anno XXXI – n. 11
Venerdì 1 aprile 2011
Mario Guidi nuovo presidente di Confagricoltura, Ezio Veggia nella Giunta
esecutiva
E’ Mario Guidi il nuovo presidente di Confagricoltura, eletto ieri a Roma dall’assemblea
dell’Organizzazione agricola con 469 voti su un totale di 520 voti espressi. Nella Giunta esecutiva che lo
affiancherà per i prossimi tre anni, Ezio Veggia, presidente di Confagricoltura Piemonte, è risultato il più
votato dei nove membri che la compongono. I lavori assembleari si sono aperti con l’intervento di
commiato del presidente uscente Federico Vecchioni, che ha ricevuto una vera ovazione da parte dei
“grandi elettori” di Confagricoltura. Nel suo intervento, il neo-presidente Guidi ha ringraziato per
l’accoglienza ricevuta nelle varie province nel corso della “campagna elettorale” che ha portato i
candidati a confrontarsi sulle problematiche agricole di più viva attualità, ma anche sul nuovo modello che
si dovrà delineare per l’Organizzazione. “L’agricoltura ha dato molto alla crescita e allo sviluppo del
nostro Paese – ha dichiarato Guidi – ma molto ancora potrà dare se il Paese sarà in grado di restituire
almeno in parte quanto ha ricevuto”. “Credo nella necessità di una maggiore coesione nel settore per
affrontare le sfide future – ha proseguito – a partire dalla costruzione di una nuova politica agricola
comune”. Un ruolo centrale per la crescita del settore dovranno averlo, a suo giudizio, la cooperazione e
l’associazionismo economico. Guidi si è infine detto convinto che queste elezioni siano state una lezione
di maturità sindacale, con un confronto democratico su idee e programmi. “Mi impegno a proseguire sulla
strada del rinnovamento – ha detto – certo non da solo, ma assieme alla Giunta. Sono un uomo di
squadra”. Il nuovo presidente di Confagricoltura ha 49 anni ed è di Codigoro (Ferrara), dove conduce
l’azienda agricola di famiglia di 600 ettari a prevalente indirizzo cerealicolo e risicolo, cui si aggiungono
coltivazioni orticole e frutticole. E’ laureato in Scienze agrarie ed è attualmente presidente
dell’Associazione Nazionale Bieticoltori. Già componente della Giunta Vecchioni dal 2007, Mario Guidi è
stato presidente dell’Unione Agricoltori di Ferrara. Il nuovo componente di Giunta Ezio Veggia ha 56 anni e
conduce un’azienda agricola ad indirizzo cerealicolo-zootecnico di 350 ettari a Cocconato (Asti). Lo scorso
anno ha inaugurato un impianto a biogas, che utilizza i sottoprodotti aziendali. Già presidente dell’Unione
Agricoltori di Asti, ricopre attualmente la carica di presidente di Confagricoltura Piemonte. Con Ezio
Veggia sono entrati a far parte della Giunta Giandomenico Consalvo (Campania), Marco Pasetto (Veneto),
Nicola Cilento (Calabria), Paolo Leccisi (Puglia), Massimiliano Giansanti (Lazio), Salvatore Giardina
(Sicilia), Diana Theodoli Pallini (Toscana) e Antonio Piva (Lombardia).
Inflazione: gli agricoltori stretti nella doppia morsa del carovita
I dati provvisori dell’Istat relativi ai prezzi al consumo fanno emergere per i generi alimentari un
incremento, a marzo 2011 su marzo 2010, del 2,2%, inferiore però al +2,5% registrato per il totale dei
prodotti. A giudizio di Confagricoltura, il dato essenziale è quello della forbice costi-ricavi. Per la prima
volta, dal settembre 2010 al febbraio scorso, i prezzi all’origine dei prodotti agricoli sono risultati in
discesa (-0,9% secondo Ismea), ma i costi sono invece continuati a salire (+0,1%). Tendenza che a marzo,
prevede Confagricoltura, risulterà ancora più accentuata. In questo momento di grande instabilità
economica, conclude Confagricoltura, le difficoltà delle imprese agricole sono aumentate. Gli agricoltori
subiscono, come gli altri consumatori, le conseguenze dell’inflazione, senza avvantaggiarsi minimamente
dei rincari al consumo.
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Soddisfazione per l’intesa raggiunta sul prezzo indicizzato del latte alla
stalla
E’ stato firmato martedì 29 marzo, grazie all’iniziativa dell’assessore regionale all’Agricoltura Claudio
Sacchetto, l’accordo sul prezzo del latte alla stalla in Piemonte che, per la prima volta, sarà calcolato in
base a una serie di parametri in grado di soddisfare allevatori e industriali. A siglarlo, per la parte
agricola, le Organizzazioni professionali agricole Confagricoltura, Cia, Coldiretti e Copagri, oltre
all’Associazione Produttori Latte Piemonte, per la parte industriale, Inalpi e Gruppo Caseario PuglieseConrado. Dal 1° aprile, il prezzo del latte sarà calcolato mensilmente, secondo un metodo oggettivo
gestito da parte di un ente terzo (l’Osservatorio Latte di Cremona), in base all’andamento del mercato. E’
previsto anche un sottopaniere che tiene conto dell’andamento del costo di produzione del latte, a tutela
degli allevatori. L’impostazione del prezzo indicizzato è poi collegata alla destinazione d’uso del latte.
Saranno pertanto presi in considerazione il grasso e le proteine presenti nella materia prima, in modo da
rendere sostenibile il rapporto qualità-prezzo per l’industria e interessante il ricavo per i produttori.
“Finora il prezzo era oggetto di trattative singole – ha commentato Pierangelo Cumino, presidente della
sezione latte di Confagricoltura Piemonte – con un mercato regionale squilibrato, penalizzante per gli
allevatori e non in grado di soddisfare gli industriali. Con questo accordo, che adotta un sistema di
definizione del prezzo indicizzato, il Piemonte diventa capofila a livello nazionale”. Una Commissione
presieduta dal noto studioso Daniele Rama, docente all’Università Cattolica di Piacenza, vigilerà sulla
validità dell’accordo che, con cadenza semestrale, sarà ricalibrato sulla base dei parametri stabiliti.
Contestualmente, la Regione Piemonte si è impegnata a tutelare il settore lattiero-caseario, con l’intento
di stimolare le potenzialità produttive degli allevamenti bovini da latte piemontesi.
Assemblea di Confagricoltura Alessandria dedicata alla riforma della Pac
post 2013
Si è svolta nel pomeriggio di venerdì 25 marzo, nel Palazzo Monferrato di Alessandria, l’assemblea
generale di Confagricoltura Alessandria. Dopo la parte formale, dedicata all’approvazione dei bilanci, è
seguita la premiazione di nove dipendenti in servizio da oltre 25 anni, con la consegna di una targa da
parte del presidente Gian Paolo Coscia, affiancato dal Presidente di Confagricoltura Piemonte Ezio Veggia.
Sono poi intervenute le presidenti di Confagricoltura Donna Alessandria Maria Teresa Bausone e Agriturist
Alessandria Rosanna Varese. Ha preso successivamente avvio la parte pubblica dell’assemblea, alla
presenza del prefetto Francesco Paolo Castaldo, dell’europarlamentare Oreste Rossi, dei parlamentari
Franco Stradella, Marco Botta e Massimo Fiorio, del vice presidente del Consiglio regionale Riccardo
Molinari e dell’assessore provinciale all’Agricoltura Lino Rava. Di fronte a una nutrita platea di agricoltori,
ha preso la parola Franco Postorino, responsabile della Direzione economica di Confagricoltura, con una
relazione su “La riforma della Pac post 2013. Prospettive e ipotesi di ricaduta sull’agricoltura
alessandrina”. In questa fase preliminare di confronto, ha spiegato Postorino, alcuni Paesi membri hanno
ripetutamente chiesto una riduzione delle risorse destinate alla politica agricola comune e, di fatto, di
subappaltare la produzione agricola e no food ai Paesi extracomunitari. “Niente di più sbagliato a giudizio
di Confagricoltura – ha commentato – se si vogliono dare garanzie precise ai cittadini europei”. Un altro
problema evidenziato da Postorino è stato quello del riparto delle risorse per l’agricoltura tra gli Stati
membri. “Confagricoltura chiede agli europarlamentari italiani, al neoministro delle Politiche agricole
Saverio Romano e a tutto il Governo un forte impegno su due fronti: quello di un bilancio europeo
ambizioso, che garantisca almeno la conferma dell’attuale dotazione finanziaria per la Pac e quello della
salvaguardia delle risorse destinate al nostro Paese, dove l’agricoltura va necessariamente rafforzata”. In
conclusione, il presidente Coscia ha auspicato che, durante il percorso negoziale che condurrà alla riforma
della Pac, si intensifichino i momenti di confronto tra le Amministrazioni, anche a livello locale, e le
Organizzazioni di rappresentanza.
Insediato il
piemontese
tavolo
“anti-burocrazia”
per
il
settore
vitivinicolo
Si è insediato lunedì scorso all’Assessorato regionale all’Agricoltura il tavolo “anti-burocrazia” per il
settore vitivinicolo. L’obiettivo è quello di far emergere i numerosi adempimenti burocratici e le varie
forme di controllo che nel corso degli anni sono andati stratificandosi, gravando in modo ormai
insostenibile sulle imprese del settore. I rappresentanti delle Organizzazioni agricole e cooperativistiche
hanno definito un percorso da concludersi entro il mese di aprile con la semplificazione degli
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
adempimenti. Nel frattempo, gli uffici regionali individueranno gli aspetti che competono alla Regione e
quelli che attengono invece alla sfera statale. Per i primi, si proporranno modifiche normative, per i
secondi si avvierà una riflessione con il Ministero della Semplificazione normativa. “Vogliamo far sì che il
Piemonte diventi una Regione capofila – ha commentato l’assessore Claudio Sacchetto – tenuto conto
anche della disponibilità del Ministero in questa ambiziosa e stimolante sfida. L’unità di intenti fra
Assessorato e Organizzazioni di categoria potrà consentirci di rendere efficace la manovra a tenaglia che
vogliamo attuare in tema di burocrazia”.
A Cavour, Confagricoltura Torino dedica una serata-degustazione alla
carne bovina
Nell’ambito della Settimana della Carne, in programma a Cavour (Torino) dal 3 al 10 aprile,
Confagricoltura Torino organizza una serata di degustazione ed educazione al gusto dedicata alla carne
bovina piemontese, con il patrocinio della locale Amministrazione comunale. L’appuntamento è per
martedì 5 aprile, a partire dalle ore 20, nell’Ala comunale di Cavour. In programma, un menù a base di
carne, con diversi tagli proposti in degustazione e commentati da Sergio Capaldo, veterinario esperto
della razza bovina Piemontese. Saranno messi a confronto i vari tagli di carne e le diverse razze bovine,
con l’obiettivo di farne conoscere e apprezzare le caratteristiche. La serata avrà carattere divulgativo,
con una formula che permette un facile approccio alla materia, partendo dagli assaggi proposti. Il menùdegustazione sarà offerto a un prezzo popolare di 10 euro.
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Anno XXXI – n. 12
Venerdì 8 aprile 2011
Quote latte: imbarazzo in
costituzione di parte civile
Consiglio
regionale
per
la
mancata
Il dibattito sulle quote latte, che ha impegnato l’intera seduta di martedì 5 aprile del Consiglio regionale,
ha posto in evidenza il forte imbarazzo che attraversa la maggioranza di centro-destra per la decisione
della Giunta regionale di revocare la costituzione di parte civile nel processo d’appello a carico dei Cobas
del latte tuttora in corso a Torino, dove proprio il giorno prima il procuratore generale aveva chiesto il
raddoppio delle pene per i principali imputati. La posizione di Confagricoltura è nota: insieme con le altre
Organizzazioni professionali agricole e della cooperazione, essa ha confermato anche nel giudizio di
secondo grado la propria costituzione di parte civile, nell’interesse dei suoi associati che sono stati
pesantemente danneggiati dai comportamenti di coloro che hanno sistematicamente fatto ricorso ad ogni
espediente per eludere o apertamente trasgredire le leggi in materia, con deleteri e duraturi effetti di
mercato per l’intero comparto. E’ soprattutto per questa ragione che suscita indignazione il constatare
come alcune forze politiche continuino pervicacemente a voler equiparare un drappello di allevatori che
ha sempre operato in spregio alle regole alla stragrande maggioranza degli allevatori che, invece, anche a
prezzo di sacrifici pesantissimi, ha sempre onorato ogni impegno. Confagricoltura, che non è interessata a
speculazioni politiche sulla vicenda, è convinta che la brutta pagina del mancato rispetto delle regole in
materia di quote latte debba comunque essere chiusa al più presto. Si augura perciò che, anche
riflettendo sugli esiti di quest’ultimo dibattito, l’Assemblea legislativa e l’Esecutivo della Regione
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
sappiano operare concretamente al fine di favorire il pieno rispetto delle regole, senza scorciatoie ed
eccezioni per nessuno, unica condizione per poter assicurare ai produttori di latte prospettive di crescita e
un futuro dignitoso.
Nel 2010 il settore agricolo ha guidato la crescita dei posti di lavoro
I dati resi noti dall’Istat sull’occupazione nel 2010 dimostrano come l’agricoltura sia l’unico settore
produttivo in cui, nonostante la crisi economica e il calo delle imprese, il numero degli occupati è in
crescita. Secondo le stime di Confagricoltura, si sono avute due milioni di giornate lavorative in più. Solo
nel quarto trimestre dell’anno scorso, per l’occupazione totale si è avuta una modesta crescita (+0,1%),
che ha segnato però l’attesa inversione di tendenza, dal momento che era stato sempre in calo il numero
dei posti di lavoro e a questo risultato importante si è giunti proprio grazie all’agricoltura, che ha guidato
la crescita occupazionale con un +2,5% nel quarto trimestre. Situazione ancor più confermata, ad avviso di
Confagricoltura, analizzando l’andamento complessivo dell’occupazione dipendente nel 2010, che è
diminuita dell’1%, mentre in agricoltura è aumentata del 3,3%. I dati Istat confermano quindi che
l’agricoltura ha grandi potenzialità economiche ed occupazionali, anche se le difficoltà con cui devono
confrontarsi le imprese del settore restano tante e gravi. Il settore primario garantisce occupazione a
circa un milione di lavoratori. Una cifra rilevante, sia in termini assoluti, sia in relazione ai livelli
occupazionali degli altri comparti produttivi. Non va poi dimenticato che in Italia l’agricoltura assorbe
anche 100 mila immigrati regolari, originari di diverse aree del globo, a dimostrazione di quanto essa può
fare, anzi già fa concretamente, in termini di coesione sociale e integrazione multietnica.
Inaugurato ieri a Verona il 45^ Vinitaly, in programma fino all’11 aprile
“Siamo orgogliosi che l’Italia del vino che conta porti il marchio Confagricoltura: dalle griffe più blasonate
del made in Italy enoico alle piccole cantine emergenti. E’ un onore, ma anche un onere di cui siamo
pienamente consapevoli”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, intervenendo ieri
all’inaugurazione di Vinitaly con il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, e le altre autorità. La
45^ edizione della più grande rassegna internazionale del vino – che ha esordito ieri alla Fiera di Verona,
dove sarà in programma fino a lunedì 11 aprile – vede presente Confagricoltura con un proprio stand
(padiglione C, stand 25, corridoi C e D) e con una serie di iniziative finalizzate a proporre scenari,
tendenze, internazionalizzazione, tasting. Un articolato progetto per la “grande Italia del vino”, volto a
sostenere, valorizzare, promuovere e presentare le cantine aderenti a Confagricoltura e a dar loro la
possibilità di acquisire nuovi strumenti per essere sempre più competitive. A Verona sono anche presenti
circa seicento aziende vitivinicole piemontesi, che occupano l’intero padiglione 9, più un gruppo nel
padiglione 11 e il Consorzio di Tutela dell’Asti nel padiglione 7B. Una presenza forte e qualificata,
composta in gran parte da aziende singole, con una ventina di cantine cooperative, organizzata e
coordinata da Regione Piemonte e Unioncamere Piemonte, in collaborazione con Camere di Commercio,
Province, Ima Piemonte e Organizzazioni dei produttori. Molte le iniziative in programma nell’area
istituzionale del Piemonte, dove sono previsti oltre 22 incontri, degustazioni e presentazioni di progetti e
iniziative.
E’ nata a Torino Confagricoltura Donna Piemonte
Per iniziativa di un nutrito gruppo di imprenditrici agricole piemontesi, è nata a Torino, martedì 5 aprile
Confagricoltura Donna Piemonte. Il sodalizio si propone di favorire lo sviluppo dell’imprenditoria
femminile, di sostenere la diretta partecipazione delle imprenditrici agricole all’attività sindacale, di
promuovere iniziative di informazione e formazione professionale, di valorizzare il ruolo etico, economico
e sociale delle imprese condotte da donne, di assistere e fornire consulenza alle donne, imprenditrici o
aspiranti tali, che abbiano bisogno di orientarsi nel mondo dell’imprenditoria. Alla presidenza di
Confagricoltura Donna Piemonte è stata eletta Maria Teresa Bausone, presidente dal 2006 di
Confagricoltura Donna Alessandria. E’ affiancata da due vice presidenti: Felicia Perucca, presidente
dell’Associazione Donne & Riso di Vercelli, e Paola Battioli, vice presidente di Confagricoltura Novara e
Vco. Il Consiglio Direttivo risulta composto anche da: Maria Teresa Ballauri (Cuneo), Mariagrazia Calzoni
(Vercelli), Nicoletta Candelo (Asti), Gabriella Fantolino (Torino), Maria Teresa Melchior (Vercelli) e Paola
Maria Sacco (Alessandria).
Bollettino agronomico per le imprese frutticole delle Valli Curone, Grue
e Ossona
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25/03/2011- 9/04/2011
Un bollettino redatto ogni settimana allo scopo di fornire un orientamento agronomico alle imprese
frutticole delle Valli Curone, Grue e Ossona, è la nuova iniziativa promossa dalla Cooperativa Volpedo
Frutta, con il contributo della Provincia di Alessandria e la collaborazione di Confagricoltura, Cia e
Coldiretti. Il coordinamento tecnico sarà curato da Marco Visca, responsabile tecnico provinciale di
Confagricoltura Alessandria, in collaborazione con il tecnico specialista della Volpedo Frutta Marco Boveri
e dai tecnici Sonia Panattieri, dell’Ufficio zonale di Tortona di Confagricoltura, Vincenzo Raccone, della
Cia di Tortona, e Alessandro Albertelli, della Coldiretti di Tortona. Per redigere il bollettino, i tecnici si
baseranno sui fattori climatici ed epidemiologici al fine di fornire le indicazioni agronomiche relative alla
difesa delle colture di pesco, albicocco, melo, ciliegio, susino e pero. Particolare attenzione sarà riservata
alla lotta contro gli insetti dannosi delle colture frutticole, aspetto che troverà particolare spazio sul
bollettino settimanale. Il periodico verrà inviato per posta elettronica anche ai sedici Comuni delle tre
Valli e alla Comunità montana, per essere affisso nei luoghi di maggiore interesse e consentire agli
agricoltori una facile consultazione. Il coordinamento tecnico è a disposizione dei frutticoltori i martedì
pomeriggio, dalle 13,30 alle 17,30, a Monleale nella sede della Cooperativa Volpedo Frutta.
Avviato il programma “reti antigrandine” con 3,5 milioni di euro e
istruttorie semplificate
Nella seduta del 4 aprile, la Giunta regionale ha approvato il programma quadro straordinario per
l’installazione di reti antigrandine. A questo scopo, l’Assessorato all’Agricoltura destinerà 3,5 milioni di
euro, rientranti nella dotazione della Misura 121 del Psr, finalizzata alle nuove sfide previste dall’health
check (adattamento ai cambiamenti climatici e mitigazione dei relativi effetti). Data la necessità di
realizzare gli interventi prima del sopraggiungere della stagione estiva, l’Assessorato all’Agricoltura ha
predisposto un sistema di istruttoria semplificata delle domande, prendendo esempio dal modello
francese. Per accedere ai contributi, le aziende agricole dovranno presentare domanda per via
telematica, utilizzando i modelli già predisposti per la Misura 121. Entro i cinque giorni successivi, la
domanda andrà stampata e presentata alla Provincia territorialmente competente.
Stanziati 600 mila euro per l’adeguamento degli allevamenti di galline
ovaiole
In vista dell’entrata in vigore dal 1° gennaio 2012 della nuova disciplina comunitaria sul benessere delle
galline ovaiole – che di fatto renderà impossibile la pratica dell’allevamento in gabbia – la Giunta
regionale ha approvato un nuovo bando per la presentazione di domande di aiuto sulla Misura 215 del Psr
(pagamenti per il benessere animale). L’intervento è volto a sostenere gli investimenti di quelle aziende
del comparto avicolo che si impegneranno a raggiungere e mantenere condizioni igieniche e di benessere
animale superiori a quelle imposte dalla normativa europea. Il bando, che ha una dotazione di 600 mila
euro, provenienti da economie risultanti dalle istruttorie delle domande presentate sulla precedente
apertura della Misura, prevede un periodo limitato di presentazione delle istanze, stabilito a partire dal 15
aprile e sino al 16 maggio 2011.
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Link: http://www.informatoreagrario.it/
N°13 – 1 aprile 2011
Nuova pac, troppe voci possono confondere le idee (pdf, 373 kB) di V.A. Gallerani
La Commissione europea interviene per riequilibrare il mercato dello zucchero (pdf, 471 kB)
Segnali di ripresa per l’industria agroalimentare di L. Martirano
La burocrazia affossa la vitivinicoltura
Latte: in Piemonte prezzo indicizzato (pdf, 412 kB) di E. Zuccaro
Cominciano i guai per la vinificazione delle igt (pdf, 425 kB) di G. Ammassari
Ma quanto costerà ancora il Gran Suino Padano?
Definite le regole del Sistema di qualità zootecnico
Dop e igp: l’«operazione Cina» è un buon inizio di A. Di Mambro
Salta l’accordo per etichettare gli alimenti clonati
L’Europa in cerca di proteine di L. Di Rubbo
Dalle regioni
Emilia-Romagna: Nuove possibilità per l’interprofessione
Agromercati
Suinicoltura italiana afflitta da troppe rigidità di E. Cuomo
Mercato difficile per i bovini da macello di D. Bonfante
Patate novelle pugliesi su prezzi stabili di G. Lamacchia
Listini - Finanziamenti
InfoFinagri: bandi aperti per le aziende
Leggi e tributi
Si avvicina il 730 per dipendenti e pensionati di D. Hoffer
Agroindustria
New Holland in Italia vuole crescere ancora di G. Armentano
Contro l’oidio è arrivato Macho di P. Bertanza
Riammesso l’impiego di Basamid
Eventi e convegni
Da Trieste il Manifesto dell’olio italiano di L. Caricato
Fienagione: scegliere il cantiere per migliorare la qualità
Il percorso ottimale di fienagione prevede le operazioni di taglio, condizionamento, andanatura e
raccolta, inoltre permette una maggiore salvaguardia degli aspetti nutrizionali del foraggio. Già nella
scelta della tipologia di falciacondizionatrice (a dischi o tamburi con condizionatore a rulli o flagelli, ecc.)
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è possibile ottimizzare la macchina in funzione del prodotto da raccogliere.
- Cantieri di raccolta in continua evoluzione di A. Assirelli
- Falciacondizionatrici, parametri di scelta e costi di esercizio di R. Demaldè
Colture erbacee
Come fertilizzare il frumento per esaltarne la qualità di M. Blandino et al.
Zootecnia
Quanto conta l’amido nella dieta dei suini di F. Masoero et al.
Difesa delle colture
Post-emergenza del mais strategico contro la sorghetta da rizoma di G. Rapparini et al.
Vite&vino - intorno ai 12° In questo numero ...
Vini a ridotto tenore di alcol opportunità di mercato di C. Palese
Il programma del Convegno
Glossario
Norme internazionali e de alcolizzazione di E. Pomarici
Futuro roseo per i vini a bassa gradazione alcolica di A. Seccia, G. Maggi
Accumulo zuccherino nelle uve e maturazione polifenolica di L. Valenti, I. Ghiglieno
Potatura e ombreggiamento controllano il grado zuccherino di L. Valenti et al.
I vini meno alcolici sono sempre preferiti? di L. Valenti et al.
Controllo degli zuccheri nell’uva con il pinolene di A. Paliotti et al.
Riduzione del tasso alcolico dei vini: le tecniche disponibili di R. Ferrarini et al.
Dealcolizzazione del vino e identità sensoriale di M.T. Lisanti et al.
Link: http://www.informatoreagrario.it/
N°14 – 8 aprile 2011
Il Ministero che nessuno vuole (pdf, 372 kB) di C. Giacomini
Le simulazioni sulla nuova pac, c’è chi perde e chi guadagna (pdf, 440 kB)
Al vertice di Confagricoltura arriva Mario Guidi di L. Martirano
La pac non salverà il grano duro italiano di L. Andreotti
Burocrazia, un mostro che si può vincere (pdf, 394 kB) di M. Di Carlo
Il Friuli chiude alle colture gm di A. Del Fabro
Nuovi orizzonti per l’Anb
Consulenti aziendali ancora poco utilizzati
I Cospa latte non desistono
La pac e gli ogm «scaldano» il dibattito in Europa (Intervista a G. Lyon) di A. Di Mambro
Dalle regioni
Veneto: Futuro in bilico per gli enti strumentali
Agromercati
Ribassi generalizzati sul mercato dei cereali di C. Corticelli
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Segnali di rialzo per i prezzi dei broutards (pdf, 872 kB) di D. Bonfante
Mercato dei suini nel segno della stabilità di C.G. Basile
Finanziamenti
InfoFin@gri: bandi aperti per le aziende
Coop: confermati i limiti assicurativi al socio lavoratore di M. De Luigi
Agroindustria
Fragola, coltura da reddito
Patata: Compo Expert migliora la concimazione
Eventi e convegni
Marketing del vino, istruzioni per l’uso di C. Palese
Agriumbria ha fatto ancora centro di N. Castellani
Il «nuovo» estimo secondo i docenti
La difesa della vite da peronospora e tignole
La difesa della vite ha subìto negli ultimi anni importanti cambiamenti a seguito delle maggiori
conoscenze acquisite con l’introduzione di prodotti innovativi caratterizzati da un sempre più favorevole
profilo tossicologico. È pertanto fondamentale conoscere come impostare una corretta strategia
antiperonosporica insetticida e le caratteristiche peculiari dei prodotti.
- Contro la peronospora fondamentali le strategie di S. Lavezzaro et al.
- Azione collaterale della zoxamide sulla botrite della vite di M. Scannavini et al.
- La difesa dalle tignole e dalle cocciniglie parte dal monitoraggio di E. Egger
- Emamectina, valida possibilità contro la tignoletta di E. Marchesini et al.
Reportage
Fare agricoltura nei Paesi dell’Est: vietato improvvisare di L. Andreotti
Agronomia
Più valore al pastazzo di arance con il giusto compostaggio di A. Gelsomino et al.
Frutticoltura
Kiwi: effetti sulla pezzatura utilizzando forclorfenuron di V. Chiabrando, G. Giacalone
Difesa delle colture
Diserbo del riso in tre mosse di G. Rapparini et al.
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Il Piemonte al 45° Vinitaly
Saranno 600 le aziende piemontesi partecipanti al 45° Vinitaly, in programma a Verona dal 7 all’11 aprile.
Una presenza forte e qualificata - che occupa l’intero padiglione 9 più un gruppo di aziende nell’11 e il
Consorzio dell’Asti nel 7b - composta in gran parte da singole aziende, alle quali si aggiungono una ventina
di cantine cooperative, cinque associazioni di produttori, dieci consorzi di tutela, organizzazioni
economiche e professionali dei produttori e numerosi enti e istituzioni, come le Province di Alessandria,
Asti, Novara e Torino.
In particolare, Regione e Unioncamere, che coordinano l’intera presenza, organizzano all’interno del
padiglione 9, in collaborazione con IMA Piemonte, l’area collettiva che ospita circa 200 espositori e quella
istituzionale in cui si svolgeranno oltre 22 incontri e presentazioni di progetti e iniziative. Un compendio
di tutto quello che si fa in Piemonte per tutelare e valorizzare il grande patrimonio dei suoi vini, dei suoi
produttori, dei suoi territori. Ricco anche il calendario delle degustazioni selezionate dalle enoteche
regionali, in abbinamento con i principali prodotti agroalimentari dop, igp e tradizionali.
Tra le altre attività collaterali, la riproposizione del Ristorante Piemonte nella Cittadella della
Gastronomia nell’area H della fiera: qui, abbinati ai vini, i prodotti agroalimentari con il marchio
dell’Eccellenza Artigiana daranno vita ai piatti della tradizione piemontese, preparati da un gruppo di
chef.
Infine, per la Gran Medaglia Cangrande, conferita ogni anno dalla Fiera di Verona ai benemeriti della
vitivinicoltura segnalati dalle Regioni, il designato per il Piemonte è Pietro Berutti, fondatore dell’azienda
vitivinicola La Spinona di Barbaresco, che conduce assieme a figlio e nipoti.
Albo delle imprese forestali del Piemonte: aggiornamento al 31 marzo
Con Determinazione Dirigenziale n. 887 del 31.03.2011 (16 KB) è stato aggiornato l’Albo delle imprese
forestali del Piemonte con le 201 imprese iscritte entro la medesima data (ad oggi 207). Poco più di 20
sono attualmente in fase di inserimento, mentre la documentazione di altre 20 deve essere ancora
integrata e verificata.
L'Albo, entrato in vigore dal 1° ottobre 2010, è disponibile on-line su Sistemapiemonte, dove può essere
consultato, visualizzando le imprese a partire dai singoli dati di ognuna, per localizzazione geografica o
per attività svolta.
Attualmente le imprese sono così distribuite:
Alessandria: 14
Asti: 8
Biella: 15
Cuneo: 43
Novara: 13
Torino: 86
Verbania: 11
Vercelli:11
I.rur Innovazione rurale – www.irur.it
via del carmine 10 10122 torino – tel. +39 011 5217965 fax + 39 011 4358520 e-mail: [email protected]
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Mentre le attività svolte sono le seguenti (ogni impresa
può svolgere più di un'attività):
Tagli di utilizzazione: 168
Miglioramenti forestali ovvero cure colturali, ripuliture,
sfolli, tagli intercalari, diradamenti, difesa fitosanitaria:
95
Viabilità forestale: 70
Rimboschimenti e imboschimenti: 38
Vivaistica forestale: 10
Arboricoltura da legno: 27
Gestione del verde arboreo (escluso quello urbano): 48
Sistemazione idraulico forestali basate sui criteri della
ingegneria naturalistica: 52
Altro: 65
Tutte le informazioni relative all'Albo, comprese le modalità di iscrizione sono disponibili nell'apposita
pagina.
SOMMARIO - Quaderni della Regione Piemonte – Agricoltura – n. 72
Gli articoli sono scaricabili cliccando sul link
Notiziario
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Vendemmia 2010. Un’annata difficile dove la capacità del viticoltore ha
fatto la differenza (527 KB)
Una filiera corta per i pagamenti e per la comunicazione (498 KB)
Le novità del Programma comunitario FEP (571 KB)
Promozione "Latte Fresco" (524 KB)
La Regione Piemonte a conclusione del Salone del Gusto (506 KB)
I consiglieri agricoli di undici ambasciate hanno visitato il Piemonte (465 KB)
Ampelografia italiana nel 1800 (478 KB)
Nitrati. Avviata una procedura di Valutazione Ambientale Strategica per il Programma d'Azione
(507 KB)
Uno sguardo sull'Europa
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Il Parlamento chiede più tutela per agricoltori e consumatori (507 KB)
Maggiori fondi per il settore apistico (507 KB)
Bilancio 2009 dell'UE,il 35% va all'agricoltura (507 KB)
Documenti
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Il dibattito sul futuro della Politica Agricola Comune entra nel vivo (629 KB)
Domanda di terra e valori fondiari (725 KB)
Esperienze di agricoltura sociale in Piemonte (677 KB)
Il piano di comunicazione del PSR 2007/2013: 4 documentari (621 KB)
Nuove norme
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Azioni agroambientali: verifiche funzionali delle macchine irroratrici (632 KB)
Il PSR 2007-2013 raccoglie la sfida della biodiversità con una modalità innovativa (737 KB)
PSR 2007 – 2013. Misura 114 Aiuti per l’utilizzo di servizi di consulenza agricola in Piemonte (539
KB)
I.rur Innovazione rurale – www.irur.it
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
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25/03/2011- 9/04/2011
DOPo le DOC. Il rinnovo delle denominazioni d'origine dei vini in Piemonte (1.10 MB)
Informazione Tecnica
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Indicatori chimici e biochimici per la valutazione della qualità dei suoli sottoposti a diverse
fertilizzazioni organiche (801 KB)
Il genere Camellia nel Verbano: razionalizzazione e innovazione della tecnica colturale e
salvaguardia del germoplasma (916 KB)
Packaging innovativo per il settore ortofrutticolo (produzioni frutticole tradizionali) (765 KB)
Primo rinvenimento in Piemonte di Sclerotium rolfsii su melo (738 KB)
Recensioni
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Tutti i segreti del Genepì (534 KB)
Due schede di assistenza tecnica su sistemi colturali (534 KB)
Un’indagine su produzione e commercializzazione del vino (534 KB)
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RASSEGNA STAMPA – Filiere e sistema agroalimentare del Piemonte
25/03/2011- 9/04/2011
Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi
Link: http://www.rivistasherwood.it/sherwood.html
Sommario del numero 172 (Aprile 2011).
Editoriale
Chi fa Selvicoltura nei nostri boschi?
Una prima esperienza realizzata in Carnia di Verio Solari
Tronchi di faggio stoccati in "silo ermetico"
Bilancio qualitativo dopo dieci anni a Chizè (Francia) di Jérôme Moreau e Daniel Barré
pag.15
Il ciavardello nel Comune di Monticiano (SI)
Indagine conoscitiva sulla diffusione e sulle potenzialità di Massimo Damiani, Dalila Sansone, Francesco
Pelleri
Unione Europea e Mercato del legno
Un Regolamento per porre fine al commercio di legname tagliato illegalmente
di Risto Päivinen e Marco Marchetti
ForestAzione
Da impiantisti elettrici a professionisti del Legno Energia
La direzione lavori nei tagli di boschi privati
Contributo sugli aspetti generali di Alberto Biffoli
La nuova certificazione europea del pellet
ENplus: basata sulla norma EN 14961-2 di Annalisa Paniz
L'Intervista a ...
Bernardo Hellrigl
Residui di potatura dai noccioleti
Indagine di un ipotetico impiego come fonte energetica
di Raffaello Spina, Manuela Romagnoli, Massimo Felicetti, Sanzio Baldini
Schede Sicurezza nei lavori forestali
Esbosco con teleferica tipo gru a cavo di AA.VV.
PostScriptum
"Patentino" uguale Formazione? di Franco Piegai e Fabio Fabiano
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RASSEGNA STAMPA SISTEMA AGROALIMENTARE E FILIERE