Capitolo II “Deep Inelastic Scattering “ leptone (e,m,n)- nucleone: interazione e.m. e debole di “corrente carica” ; funzioni di struttura inelastiche e.m. e deboli del nucleone. Ipotesi partonica, invarianza di scala. Bibliografia: - F.Halzen, A.D.Martin , “Quarks & leptons”, Wiley & Sons, 1984 cap. 8 - D.H. Perkins, “Introduction to High Energy Physics”, Addison-Wesley ,1987 cap. 7 e 8 - W.E. Burcham, M.Jobes “Nuclear and Particle Physics, Longman 1995, cap. 12 1 Deep Inelastic Scattering Nel processo di diffusione fortemente inelastico (“DIS”) eNeX il sistema adronico X nello stato finale non e’ piu’ il nucleone, che viene distrutto dall’ urto; il sistema ha una massa invariante arbitraria W2=(P+q)2 (nello scattering elastico W2=MN2 ) Dove P e’ il 4-momento niziale del nucleone (nel laboratorio: P = (MN,0) ) e q=(k’-k) e’ il 4-momento trasferito nell’urto con l’ elettrone. L’energia del sistema adronico finale ed il momento trasferito: Eadr E E ' q 2 (k 'k ) 2 Pq n MN ek ek’ q=k’-k (2.1) sono ora variabili cinematiche indipendenti. [Nota: l’invariante Pq calcolato nel sistema del Laboratorio da’: P q M N q0 M N ( E E ' ) ] nucleone X P=(MN,0) 2 Deep Inelastic Scattering Infatti: W 2 ( P q) 2 P 2 q 2 2 P q 1 1 2 2 2 2 P q M Nn (W P q ) (W 2 M N q 2 ) 2 2 In definitiva: 2M Nn W 2 M N q 2 2 (2.2) dove la massa invariante W puo’ essere arbitraria (nella diffuisone elastica: W2=MN2 2M Nn q 2 ) Da un punto divista puramente fenomenologico, si puo’ ottenere la sezione d’urto di diffusione in maniera analoga a quanto fatto per la sezione d’urto elastica, modificando la corrente adronica nell’ ampiezza di scattering rispetto all’ ampiezza point-like; le funzioni che sostituiscono i fattori di forma elastici F1(q2) e F2(q2) sono ora funzioni, a priori, delle due variabili cinematiche indipendenti q2 e n. 3 Deep Inelastic Scattering La sezione d’urto di scattering va ora scritta in forma doppio differenziale (l’ angolo di diffusione q e l’ energia E’ dell’ elettrone diffuso sono ora variabili indipendenti): 2 2 Scattering d q2 d 2 k q 2 2 2 2 F cos ( / 2) ( F1 kF2 ) sin ( / 2) F1 2 2 2 elastico 4M 2M d eN eN d Ruth. [eq. (1.19)] Scattering Inelastico: (2.3) d d 2 2 2 2 W2 (q ,n ) cos ( / 2) 2W1 (q ,n ) sin ( / 2) dE ' d eN eX d Ruth. [ricordiamo, eq. (1.16): 2 2 E '2 4 2 E '2 d 2 4 2 2 4 q4 d Ruth. 4 E sin ( / 2) 4 E E ' sin ( / 2) q 2 4 EE' sin 2 ( / 2) ] Le “funzioni di struttura inelastiche” W1(q2,n) e W1(q2,n) vanno determinate sperimentalmente. 4 Deep Inelastic Scattering Vediamo ora a quale predizione porta per le funzioni di struttura l’ “ipotesi partonica” sulla struttura del nucleone, ossia la supposizione che il processo di diffusione inelastica eN eX risulti dalla sovrapposizione incoerente delle sezioni d’urto di processi di scattering elastico ‘point-like’ su singoli partoni, oggetti ‘puntiformi’ (come l’ elettrone) di spin ½ e carica elettrica frazionaria, che identificheremo successivamente con i quarks. La sezione d’urto di Mott (1.16’) per lo scattering elastico elettromagnetico eq eq : 4 2e 2 q E '2 ( E ' / E ) 2 q2 d 2 cos ( / 2 ) sin ( / 2 ) 2 (1.16’) d q4 2 m eq eq puo’ essere riscritta ( d d dE ' ) : d (2.4) ddE ' 4 2e 2 q E '2 ( E ' / E ) 2 q2 q2 d 2 sin ( / 2) n cos ( / 2) 4 2 q 2m 2m ddE ' eq eq La funzione in (2.4) esprime il fatto che E’ deve essere tale da soddisfare la relazione di elasticita’ : n q 2 / 2m , dove ora n pq q / m 5 con pq momento del partone e m massa del partone. Deep Inelastic Scattering Il partone i-esimo all’ interno del nucleone porta una frazione x del momento totale: pq=xP; valgono le relazioni: Mq2 = x2P2 = x2MN2, ossia mq = xMN e quindi n=pqq/m=xPq/ xM = Pq/M ossia la variabile n=pqq/m che entra nell’ espressione dello scattering Mott eq e’ la stessa variabile n=E-E’ che compare nella cinematica dello scattering del nucleone. f i ( x) xdx 1 (2.5) La conservazione del momento impone inoltre: i dove fi(x) sono le funzioni di densita’ partoniche (“PDF”) che danno la densita’ di probabilita’ di trovare il partone i-esimo con momento frazionario x all’ interno del nucleone Se si confronta l’ espressione della sezione d’urto inelastica (2.3) con (2.4), si vede che ponendo: d d ddE ' eN eX i ddE ' eqi eqi deve essere: 6 Deep Inelastic Scattering (nz)=(z)/n W2 (q 2 ,n ) i = g(x) f i ( x) 2 q2 q2 f i ( x)ei (n )dx ei (1 )dx 2m n 2nMx i 2 f i ( x) 2 2Mn 2 1 2 ei x e i xfi ( x ) 2 q i n x q 2 / 2 Mn v i f ( x) [ g ( x)]dx f ( x) | g ' ( x) | e analogamente: 2W1 (q 2 ,n ) i 2 ei q 2 q2 f i ( x) (n )dx 2 2 2M x 2Mx 2 ei q 2 2Mn 2 2 f i ( x) f i ( x) x ei 2 2 2 2 M nx q M i i x q 2 / 2 Mn 7 Deep Inelastic Scattering In definitiva: f i ( x) MW1 (q ,n ) ei F1 ( x) 2 i 2 2 nW2 (q 2 ,n ) ei 2 f i ( x) x F2 ( x) (2.6) i ossia l’ipotesi che il DIS eN eX sia la sovrapposizione incoerente di scattering elastici eq eq su oggetti puntiformi di spin ½ porta a prevedere che le funzioni di struttura W1(q2,n), W2(q2,n) siano funzioni dell’ unica variabile adimensionale x=-q2/2Mn, detta “variabile di Bjorken”: “invarianza di scala” (o “Bjorken scaling”) delle funzioni di struttura Inoltre dalla (2.6) segue la relazione: F2 ( x) 2xF1 ( x) (2.7) detta “relazione di Callan-Gross”, che e’ verificata sperimentalmente. 8 Deep Inelastic Scattering Gli esperimenti a SLAC hanno verificato l’ invarianza di scala [Ann.Rev.Nucl.Sci. 22 (203) 1972]: nW2 [da: Burcham-Jobes, Fig.12.15] x=q2/ 2M(E-E’) fissato 2xF1/F2 q 2 4 EE' sin 2 ( / 2) e la validita’ della relazione di Callan-Gross: [da: Burcham-Jobes, Fig.12.18] 9 x=-q2/ 2Mn Deep Inelastic Scattering La relazione di Callan-Gross ha conseguenze interessanti sulla espressione della sezione d’urto (2.3): 1-sin2q/2 4 2 E '2 d 2 2 2 2 W ( q , n ) cos ( / 2 ) 2 W ( q , n ) sin ( / 2) 2 1 4 q dE ' d eN eX 2 2 4 2 E '2 4 E ' 2 W ( 2 W W ) sin ( / 2) 2 1 2 4 q q4 =F1/M =F2/n F2 1 1 xyM F 2 n Mx n 2 E ' F2 ( x) 2xF1 ( x) dove si e’ introdotta la “ variabile di inelasticita’ “ : y Eadr E E ' n E E E 2 2 2 q 4 EE ' sin / 2 2 E ' sin /2 Mxy [ nota: x sin 2 / 2 2Mn 2MEy My 2E ' Nel CM invece, la relazione tra y e l’ angolo di scattering q* e’: 1 – y =(1/2)(1+cosq*) [vedi es. 2.1 ] ] (2.8) 10 Deep Inelastic Scattering In definitiva: 4 2 E '2 d q4 dE ' d eN eX 2 2 F2 1 1 xyM 4 E ' F2 Ey Mx F 1 Ey 2 n 4 q Ey Mx n 2 E ' 2 EE ' 4 2 E '2 F2 E y 2 Mxy 1 4 q Ey E ' 2 2 E ' n Ey E’ conveniente esprimere la sezione d’urto doppio-differenziale in funzione delle variabili x ed y; utilizzando: E dE ' d 2M ydxdy [vedi es. 2.2] E' si ha: E ' d 4 2 E '2 F2 E y 2 Mxy 1 4 2 ME ydxdy q Ey E ' 2 2 E ' eN eX =s = 1-y d 4 2 s E ' E y 2 Mxy 4 2 s E y 2 Mxy F2 1 F2 4 4 q E E ' 2 2E ' q dxdy eN eX E' 2 2E 4 2 s y2 F2 1 y 4 q 2 11 = 0 per E>>M Deep Inelastic Scattering Sviluppando: si ottiene infine: y2 1 1 y 1 (1 y ) 2 2 2 d 2 2 s 2 1 ( 1 y ) F2 ( x) 4 q dxdy eN eX dove, ricordiamo dalla (2.6): (2.9) F2 ( x) ei f i ( x) x 2 i La sezione d’urto di DIS elettromagnetico eNeX misura le densita’ partoniche f(x) all’ interno del nucleone. Se indichiamo con: (2.10) q ( x) u p ( x) d p ( x) q ( x) u p ( x) d p ( x) le densita’ di quark e di antiquark nel protone (up(x) e dp(x) sono le densita’ di quark di tipo “up”, con carica 2/3, e di tipo “down”, con carica -1/3) si ha 12 Deep Inelastic Scattering per il protone: 2 2 1 2 2 ( p) F2 ( x) ei f i ( x) x x u p ( x) u p ( x) d p ( x) d p ( x) 3 i 3 1 4 x u p ( x) u p ( x) d p ( x) d p ( x) 9 9 e per il neutrone, utilizzando l’ invarianza di isospin, per cui un(x)=dp(x) e dn(x)=up(x): 4 1 (n) F2 ( x) x un ( x) un ( x) d n ( x) d n ( x) 9 9 1 4 x d p ( x) d p ( x) u p ( x) u p ( x) 9 9 Per il nucleone in un processo di scattering su una “targhetta isoscalare”, in cui: 1 | N | p | n 2 1 ( p) (n) F2 ( x) F2 ( x) 2 1 5 5 x u p ( x) u p ( x) d p ( x) d p ( x) 13 2 9 9 F2 ( x) Deep Inelastic Scattering F2 ( x) 5 q( x) q ( x)x 18 Il modello a partoni, con l’ assegnazione di carica elettrica ai quark up e down derivata dal modello statico a quark degli adroni (vedi seguito), predice quindi: d 2 2 s 2 5 q( x) q ( x)x 1 ( 1 y ) 4 q 18 dxdy eN eX (2.9’) Confronteremo questa predizione con quella che deriva dall’ analogo processo di diffusione da interazione debole nN nX (in cui non sono in gioco le cariche elettriche), per il quale viene predetto lo stesso andamento nelle variabili y e x (ma senza il fattore 5/18, che e’ una conseguenza delle assegnazioni di carica ai quark). Lo scattering elettromagnetico non permette di separare il contributo dei quark (di valenza) da quello degli antiquark (dal ‘mare’ dei processi di annichilazione qq all’interno del nucleone); cio’ come vedremo sara’ possibile usando i neutrini al posto degli elettroni come ‘sonde’ per scandagliare la struttura 14 subnucleare. Interazione debole di corrente carica In analogia con la descrizione dell’ interazione elettromagnetica, per la quale l’ ampiezza di transizione in un processo di diffusione tra fermioni carichi point-like e’ data dalla (1.13): eeq M if 2 [ue (k ' ) m ue (k )][uq ( p' ) m uq ( p)] q la teoria di Fermi dell’ interazione debole descrive anch’essa lo scattering come un’ interazione corrente-corrente: M if G[ue (k ' ) m un (k )][uu ( p' ) m ud ( p)] (2.11) In assenza (al momento) di una teoria di campo completa Fermi introdusse la costante di interazione debole G, che ha le dimensioni dell’ inverso del quadrato dell’ energia: [G] = [1/q2] ek e- e k’ q=k’-k quark p eq p’ quark n k ek’ G L’ interazione e’ di “corrente carica”, nel senso che (a p differenza dello scattering e.m.) la carica del fermione quark d uscente cambia di un unita’ rispetto a quella del fermione entrante: la carica elettrica e’ stata trasferita nell’ interazione. p’ quark u 15 Interazione debole: decadimento b Storicamente, l’ interazione ‘di contatto’ (ossia non ‘mediata’ dal quanto di un campo come il fotone) fu introdotta da Fermi per descrivere il decadimento b del neutrone all’ interno dei nuclei radioattivi, che e’ il ‘prototipo’ dell’ interazione debole (di corrente carica; p vedi lezioni successive): n (2.12) e- n p e- ne ne A livello elementare dei costituenti: (2.12’) d u e- ne u n u d d [ Il processo (2.12’) e’ descritto dalla stessa matrice di transizione del processo di scattering: GF ne d e- u in cui l’ antineutrino ‘uscente’ dall’ interazione di decadimento e’ sostituito dal neutrino entrante nel processo di diffusione ] p d u e- ne 16 Interaz. debole di C.C.: matrice di transizione La forma piu’ generale possibile di una interazione corrente-corrente, che preservi l’ invarianza di Lorentz di Mif, che puo’ essere costruita dagli spinori delle particelle in gioco e dalle matrici di Dirac e’ la seguente [vedremo infatti successivamente come per il decadimento b la semplice forma (2.11) non e’ sufficiente a descrivere correttamente l’ interazione ] : M if C (u O u i i S , P ,V ,T , A u i d )(ueOi un ) C 'i (uu Oi ud )(ueOi 5un ) (2.13) viola la conservazione della parita’ dove per brevita’ si sono omessi i quadri-momenti delle particelle e gli Oi sono operatori bilineari covarianti delle matrici di Dirac m [per una piu’ dettagliata discussione, vedi Burcham-Jobes, pg 396 e segg., Renton, pg.124 e 204 ; convenzionalmente, la matrice 5 nel termine di violazione della parita’ viene inserita nella corrente leptonica]: Specificamente: OA 5 m OS 1 OV m OP 5 i i OT mn [ m , m ] ( m n n m ) 2 2 17 Operatore di parita’ Per inversione di parita’: x x' x t t' x x' x con l’ operatore di parita’ SP che agisce sugli spinori, definito da: 1 1 1 1 S P ( x, t ) ( x, t ) e’: SP 0 Inoltre: S P ( ) viceversa: S P ( 5 ) 5 ossia 5 (poiche’ e’ uno pseudoscalare. e’ uno scalare, 5 0 0 5 ) 18 Interaz.debole di C.C.: matrice di transizione L’ analisi dei dati relativi ai decadimenti b nucleari (sia con DJ=0,1 dove J e’ lo spin del nucleone; discuteremo in dettaglio piu’ avanti l’analisi dei decadimenti b nelle transizioni cosidette “di Fermi” e “di Gamow-Teller”) dimostra che i termini scalare (S), pseudoscalare (P) e tensore (T) nell’ ampiezza (2.13) sono nulli [vedi Burcham-Jobes, pg 398 e segg.]. Sperimentalmente, si osserva inoltre che i neutrini sono “left-handed” (spin antiparallelo alla direzione del momento; gli anti-neutrini sono right-handed) [ esperimento di Goldaber,Grodzins, Phys.Rev. 109 (1958), 1015; vedi anche Burcham-Jobes pg 371] . Cio’ implica: C’V, A= - CV A. In definitiva: M if CV [uu ( p' ) m ud ( p)][ue (k ' ) m (1 5 )un (k )] C A[uu ( p' ) m 5ud ( p)][ue (k ' ) m (1 5 )un (k )] M if [uu ( p' ) m (CV C A 5 )ud ( p)][ue (k ' ) m (1 5 )un (k )] (2.14) 19 Interazione debole di C.C.: teoria V-A Se la corrente adronica nell’ interazione e’ uguale a quella leptonica (ossia CA= -CV ), si ha la “teoria V-A” dell’ interazione debole di corrente carica: G M if [uu ( p' ) m (1 5 )ud ( p)][ue (k ' ) m (1 5 )un (k )] 2 (2.15) Nel decadimento b nucleare cio’ non e’ vero [ sperimentalmente, dalle frequenze di decadimento delle transizioni di Fermi (“vettoriali pure”: 14O 14N+e+ne) e “miste” (di Gamow-Teller (“vettoriali-assiali”) e di Fermi, come ad esempio il decadimento di neutroni liberi: n p+e-ne ) si misura: ] CA CV 1.26 0.02 Questo e’ dovuto all’ interazione forte tra i quarks all’ interno del nucleone, che alle energie tipiche dei decadimenti b ( MeV) sono importanti. Alle alte energie utilizzate nei processi di DIS i quarks si possono considerare liberi, e la teoria V-A risulta valida. 20 Decadimento del muone e determinazione di G La determinazione piu’ precisa della costante di Fermi G ( la meno affetta da incertezze sistematiche di origine teorica, presenti nel decadimento b, dovute alla struttura nucleare) si ha dal decadimento del muone: m e n en m m GF p per il quale l’elemento di matrice e’: nm ne k ep’ k’ G M if [un (k ) m (1 5 )um ( p)][ue ( p' ) m (1 5 )un (k ' )] (2.15’) 2 La frequenza di decadimento G e’ definita dalla relazione: dN (t ) GN (t ) dt n.o di particelle esistenti al tempo t N (t ) N 0 e Gt N 0 e t / n.o di particelle iniziali G 1/ 21 Decadimento del muone e determinazione di G Ge’ l’integrale delle frequenza di decadimento differenziale dG per avere una data configurazione cinematica dei prodotti di decadimento, esteso su tutto il volume dello spazio delle fasi permesso dalla conservazione del 4-impulso. dG M if nV 2 dQ spazio delle fasi che compete allo stato finale in cui: - l’ elettrone ha 4-momento compreso tra p’ e p’+dp’ - ne tra k’ e k’+dk’ nm k (k0 , k ) - nm tra k e k+dk n.o di particelle che m decadono per unita’ di volume p d 3 p' d 3k ' d 3k d 3 p' d 3k ' d 3k dQ 3 3 3 2 E ' h 2 k '0 h 2 k 0 h 2 E ' (2 )3 3 2k '0 (2 )3 3 2k0 (2 )3 3 1 dG M if 2E 2 Dalla normalizzazione degli spinori: V0 GF ne e- p' ( E ' , p' ) k ' (k '0 , k ' ) d 3 p' d 3k ' d 3k ( p p'k k ' )( 2 ) 4 3 3 3 2 E ' (2 ) 2k '0 (2 ) 2k0 (2 ) dV 2 EV0 nV 2 E dalla cons.del 4-impulso, integrando sulle 4-coordinate spaziali 22 Decadimento del muone e determinazione di G Nel “rest-frame” del muone: E=m, ed integrando su d3k ( momento del nm): 1 dG M if 5 2m(2 ) 2 d 3 p' d 3k ' [m 2 2mk '0 2mE'2k '0 E ' (1 cos )] 2 E ' 2k '0 angolo tra ne ed e- dove la di Dirac indica che tra tutti i valori di k, nell’integrazione viene selezionato quello per cui il 4-impulso e’ conservato: 0 k k ' p' m k 0 k '0 E ' 2 2 2 k k ' p ' 2k ' p ' k0 k '0 E'2 2k '0 E' cos (trascurando me) 2 2 m 2 k02 k '02 E '2 2k0 k '0 2k0 E '2k '0 E ' m 2 2k '02 2 E '2 2k '0 E ' (1 cos ) 2k0 ( E ' k '0 ) 2k0 (m k0 ) 2mk0 2k02 m 2 2k '0 E ' (1 cos ) 2m 2 2mk '0 2mE' m 2 2mk '0 2mE'2k '0 E ' (1 cos ) m k '0 E ' 23 Decadimento del muone e determinazione di G Utilizzando l’ algebra delle matrici di Dirac, dalla forma (2.15’) si dimostra [per maggiori dettagli, vedi Halzen, cap. 12.5]: M if 2 64G 2 [( kp' )( k ' p)] Inoltre, nel rest-frame del muone in cui p=(m,0,0,0): 2kp' (k p' ) 2 ( p k ' ) 2 m 2 2 pk ' m 2 2mk0 ' k2=mn2=0 p2=me20 M if 2 p=p’+k’+k 2[( kp' )( k ' p)] (m 2 2mk0 ' )mk0 ' 32G 2 (m 2 2mk0 ' )mk0 ' Inoltre, integrando su tutte le possibili direzioni dell’ elettrone e sull’angolo azimutale del ne: p' d 3 p' d 3k ' 4E '2 dE '2k0 ' sin k0 ' ddk0 ' 8 2 E '2 k0 '2 dE ' dk0 ' d cos q e- ne k' 24 Decadimento del muone e determinazione di G In definitiva: 1 dG M if 5 2m(2 ) 2 d 3 p' d 3k ' [m 2 2mk '0 2mE'2k '0 E ' (1 cos )] 2 E ' 2 k '0 G 2 mk0 '2 (m 2 2mk0 ' ) 8 2 E '2 k0 '2 dE ' dk0 ' d cos 1 (... cos ) 5 2m 4 E ' k0 ' 2 E ' k0 ' dove si e’ usata la proprieta’ della funzione : [m 2 2mk '0 2mE'2k '0 E ' (1 cos )] 1 (... cos ) 2 E ' k0 ' Infine, integrando su tutti gli angoli q del ne rispetto all’ elettrone, si ha: G2 dG 3 mk0 '2 (m 2k0 ' )dE ' dk0 ' 2 25 Decadimento del muone e determinazione di G Lo spettro in energia dell’ elettrone si ottiene integrando, per una fissata energia E’, su tutte le possibili energie dell’ anti-neutrino: 2 dG G 2 G 2 2 3 m k0 '2 (m 2k0 ' )dk0 ' m E ' (3 4 E ' / m) 3 dE ' 2 12 m / 2 E ' m/ 2 Infine la frequenza di decadimento totale e’: m/ 2 G 0 dG G2 5 dE ' m dE ' 192 3 Se si tiene conto della massa dell’ elettrone, l’ espressione va leggermente modificata: 2 m m 1 G2 5 e e G m 1 4 8 3 192 m m 26 [si ricordi: mm / me= (106 MeV )/ ( 0.511 MeV) 200 correzione del 2% ] Decadimento del muone e determinazione di G Dalla vita media osservata : m = ( 2.19703 0.00004) 10-6 s si ottiene: G = (1.16632 0.00002) 10-5 GeV-2 Verifichiamo l’ ordine di grandezza: 192 3 192 3 192 3 G 5 5 5 6 5 5 6 34 1 m 0.106 GeV 2.2 10 s 1.34 10 GeV 2.2 10 0.95 10 J 192 3 13 4 1330 10 GeV 2.8 10 11GeV 5 1034 1,6 10 10 GeV 1 2 G 1,16 105 GeV 2 27 GF dal decadimento b In maniera analoga al decadimento del muone, e’ possibile ricavare la costante debole di C.C. dall’ analisi del decadimento b nucleare. Se si considerano transizioni tra stati nucleari con JP=0+, in cui cioe’ Gli stati iniziale e finale del nucleo abbiano lo stesso momento angolare J e la stessa parita’ (“transizioni di Fermi super-permesse” , SFT), il termine pseudoscalare ~ CA5m nella corrente adronica dell’ elemento di matrice (2.14): M if [uu ( p' ) m (CV C A 5 )ud ( p)][ue (k ' ) m (1 5 )un (k )] e’ nullo, e quindi: M SFT if Gb 2 [un ( p' ) m u p ( p)][ue (k ' ) m (1 5 )un (k )] [nota: il processo di transizione e’, per questi nuclei: p n e+ ne ; esso e’ possibile solo all’ internodei nuclei, essendo mp< m n ] 28 GF dal decadimento b Esempi di transizioni SFT sono: Emax(MeV) 14O 14N* + e+ + n 1.814 e 26Al 26Mg* + e+ + n 3.208 e 34Cl 34S* + e+ + n 4.460 e t1/2= ln2 (s) 71.36 6.37 1.56 Tempi di dimezzamento Un’ ulteriore semplificazione deriva dal fatto che, date le energie in gioco (Emax~MeV), il nucleone di rinculo nel processo e’ non relativistico; in tale limite [ pn 0; per maggiori dettagli vedi Halzen, cap.12.3]: u n m u p 0 ( m=1,2,3 ) u n 0 u p 2mN e quindi: M SFT if Gb 2 2mN [ue (k ' ) 0 (1 5 )un (k )] 29 GF dal decadimento b Calcolando, come per il caso del muone, la frequenza di decadimento: dG M SFT 2 if 2m N dQ si arriva all’ espressione: G 1 Gb 2 30 3 5 EMAX f (Z ) simile a quella vista per il mdecay, dove ora il ruolo della massa mm e’ giocato dalla massima energia disponibile; vi e’ inoltre una correzione f(Z) dipendente dalla struttura del nucleo (dall ‘interazione coulombiana tra gli Z protoni del nucleo radiattivo). [ Per una piu’ dettagliata discussione, Si veda: E.Segre’, “Nuclei e particelle”, Zanichelli, 1986, cap.9 ] Dalle misure dei tempi di dimezzamento si ottiene: G = (1.136 0.003) 10-5 GeV-2 con una piccola (ma importante!) discrepanza dal valore G ottenuto dal 30 decadimento del muone, dovuta al “mixing dei quarks”. Quark mixing e angolo di Cabibbo Come vedremo, in natura esistono tre diversi “sapori” (“flavours”) dei quarks di tipo “up” (carica elettrica +2/3): u,c,t e di tipo “down” (carica -1/3) : d,s,b di masse molto diverse tra loro. La loro esistenza rende conto della ricca spettroscopia degli stati adronici. Nel modello a quarks, ad esempio: | p | uud , | n | ddu mN= 940 MeV Adroni con stranezza 0 m= 140 MeV | | ud , | | uu dd ,... nulla (S=0) | 0 | sud , | K | us , | K | sd ,... 0 | c | cud , | D | cd , | D 0 | cu ,... | 0b | bud , | B | ub , | B 0 | bd ,... m= 1115 MeV mK= 490 MeV m= 2280 MeV mD= 1860 MeV m= 5640 MeV mB= 5280 MeV Adroni con stranezza S=1 Adroni con charm C=1 Adroni con beauty B=1 I numeri quantici S, C, B sono conservati nelle interazioni forti. 31 Quark mixing e angolo di Cabibbo L’ autostato di interazione dei quark di tipo “down” che entra negli elementi di matrice di transizione e’ una mistura degli autostati di massa: q’ = UCKM q q’ = (d’,s’,b’) , q = (d, s, b ) dove UCKM e’ una matrice complessa unitaria 3x3 detta di Cabibbo-Kobayashi-Maskawa [ storicamente, il mixing fu introdotto negli anni ’60 d ' cos qC da Cabibbo per i primi due quark d,s allora noti: s' sin q C sin q C d cos q C s con un unico angolo di mixing (“angolo di Cabibbo”); il formalismo fu esteso (1973) a 3 famiglie di quarks [ UCKM e’ descritta da 3 angoli di mixing + una fase] da Kobayashi e Maskawa. Discuteremo in dettaglio nella 2a parte del corso la teoria CKM e le sue verifiche sperimentali. Rimanendo per ora nell’ ambito della teoria di Cabibbo, nel calcolo dell’ elemento della matrice MSFT compare la combinazione: d’ = cosqC d + sin qC s e quindi: Gb=GFcosqC cos q C Gb GF 0.974 0.003 qC 13o. 32 Quark mixing e angolo di Cabibbo Come detto, il primo angolo di mixing fu introdotto da Cabibbo (1963) per ricondurre ad una sola costante di accoppiamento i decadimenti deboli con DS = 0 e quelli con | DS | = 1 : DS=0 n pe n e u u d d n u |DS|=1 m+ e- nm d ne GF M if GF [u m (1 5 )un ][uu m (1 5 )ud ' ] pe n e u 0 0 p d u m n m u p d u u d s e- GF ne K m n m m+ K s ud ' cos qC ud sin qC us nm 33 Quark mixing e angolo di Cabibbo Nel processo: u m n m m+ d nm L’ elemento di matrice e’ simile a quello visto per il decadimento del muone [eq. (2.15’)], con l’ importante differenza che la corrente dello stato iniziale e’ ora costituita da quarks che interagiscono all’ interno di uno stato legato (il pione): M if GF [u m (1 5 )un ] jmhadr Cio’ e’ parametrizzato da un fattore di forma, analogamente a quanto fatto per il nucleone nello scattering e.m. Il pione e’ un mesone scalare (spin J=0); vi e’ quindi un unico fattore di forma f(q2) (a differenza del nucleone), che va considerato al valore fisso q2=m2 ; in definitiva: M if GF [u m (1 5 )un ]qm f (m2 ) 34 Quark mixing e angolo di Cabibbo Il calcolo di dG M if 2 2m dQ procede quindi in maniera analoga a quanto visto sia per il muone che per il decadimento b, ottenendo 2 m G 2 cos 2 q C 2 m G( mn ) f m mm2 1 2 [ vedi Halzen, cap 12.6 ]: 8 m 2 mm G sin q C 2 2 G( K mn ) f k mk mm 1 2 8 mk 2 2 Per il decadimento del K: f k2 mk G( K mn ) 2 tan q C 2 1 mm2 / mk2 G( mn ) f m Sperimentalmente: G( K mn ) G( mn ) cos qC 0.965 BR ( K mn ) K BR ( mn ) 2 18.5 tan 2 q C 0.64 s 1 8 1.24 10 1. s 1 8 2.6 10 2 2 [assumendo fK(mK2)= f(m2) ] tan qC 0.27 valore che si discosta di appena 1% da quello trovato dal rapporto Gb/Gm=0.974 35 Sezioni d’urto dei processi di scattering debole Vedremo piu’ avanti che la sezione d’ urto per lo scattering debole e’: (s) G2 s/ Per s = 1 GeV2 : ( s 1GeV ) 1,33 10 10 GeV 41GeV 2 / 0.4 10 10 GeV 2 0.4 10 10 (0.197 fm) 2 0.4 10 10 0.0388 10 30 m 2 0.4 10 10 0.388mb 0.15 10 4 nb Questa sezione d’urto va confrontata , ad esempio, con quella per lo scattering e.m. e+e- m+m- , che vedremo essere: QED(s=1 GeV) = 87 nb ossia circa 6 ordini di grandezza maggiore 36 Scattering debole neutrino-quark Il calcolo della sezione d’ urto del processo di scattering debole nd e- u procede in maniera analoga a quella del processo elettromagnetico eq eq , con le sostituzioni: 2 2 e e q 4 G 2 q m m (1 5 ) Il termine che nel processo di QED vale [cfr. (1.15) e (1.16’), trascurando il termine in mq2]: 2 e 2 q m m M if 2 e 2e 2 q e 2e 2 q s 2 u 2 4 2[( k ' p' )( kp) (k ' p)( kp' )] 2 q 2 t ora vale [di nuovo, calcolo laborioso; cfr. Perkins, app.F ] : (2.16) 2 e 2 q m m M if 2 4G [( k ' p' )( kp)] G s 2 2 2 s/2 dove si e’ utilizzata la variabile s di Mandelstam. n k p d k’ ep’ u s=(k+p)22kp 37 Scattering debole neutrino-quark In definitiva, per la sezione d’urto [cfr. (1.14’)]: d 1 mm M if 2 d (2 ) s 2 e d 2 sin d * * 2d (cos * ) 4dy 2 q d dy 2 2 G s (2 ) 2 k=(E,k) n 2 2 1 me mq M if 2 s nn emddemuu (2 ) e- k’=(E’, k’) q* d u 2 G2s (2.17) dove si e’ espressa la sezione d’urto in funzione della variabile di inelasticita’ introdotta nel DIS [cfr. (2.8)]: E E' y E 1 1 y (1 cos * ) [ si dimostra, vedi es. 2.1: d (cos * ) 2dy 2 dove q* e’ l’angolo di scattering nel CM; N.B.: la relazione tra y e l’angolo di scattering nel laboratorio e’: ] Mxy 38 2 sin / 2 2E ' Scattering debole n-quark B n Per il processo di diffusione da anti-neutrini (dal punto di vista sperimentale, interessa lo scattering da anti-neutrini del muone): n u m d m o del processo di scattering inverso: m d n m u l’ elemento di matrice e’ lo stesso del processo da neutrini: n m d m u A d (I) D m- k k’ p p’ u C dn m um AB CD s ( p A pB ) ( pd pn ) 2 u ( p A p D ) ( pd p m ) 2 se si sostituiscono le particelle della corrente leptonica crossing (n, m) con le antiparticelle con momenti opposti (“crossing”), ossia sostituendo [per le relazioni tra B -k’ D -k nm le variabili di Mandelstam, vedi es. 2.3]: m+ s s u (1 cos ) 2 A nelle variabili cinematiche che entrano nell’ ampiezza di scattering: 2 2 (2.18) me mq M if spin 2 G 2 s 2 me2 mq2 M if spin 2 G 2u 2 d p ( II ) p’ u C dm un m AD CB s ( II ) ( pd pm ) 2 ( pd p m ) 2 u ( I ) Scattering debole n-quark In definitiva, con la sostituzione (2.18) la sezione d’urto (2.17) diventa: d 1 1 2 2 me mq M if 2 d (2 ) s spin d 4dy 1 cos 2(1 y ) d dy 2 G 2u 2 G 2 s(1 cos ) 2 2 (2 ) s (2 ) 2 4 G2s (1 y ) 2 n m u m d (2.19) dove di nuovo si e’ espressa la sezione d’urto differenziale in funzione della variabile di inelasticita’ y. Per invarianza rispetto all’inversione CPT, si ha inoltre: d dy d G2s (1 y ) 2 n m u m d dy n m u m d (2.19’) 40 Scattering debole n-quark Riassumendo, abbiamo i seguenti “mattoni fondamentali” per costruire le sezioni d’ urto di diffusione neutrino - nucleone: d dy Notiamo le elicita’: G2s m u nn m dd m u m d dy G2s (1 y ) 2 m d nn m uu m d m m- n m+ n q d q u d u q: q: m- u elicita’ permessa per m, d m+ d elicita’ proibita per m, d la sezione d’urto si annulla a q (ossia ad y = 1; si ricordi: 1-y=(1+cosq)/2 ) Siamo ora in grado di studiare il processo di deep inelastic scattering debole, utilizzando cioe’ come sonde i neutrini e gli anti-neutrini; vedremo che essi mettono in evidenza la stessa struttura nucleare (lo stesso andamento delle densita’ partoniche in funzione del momento frazionario x e lo stesso 41 comportamento di invarianza di scala delle funzioni di struttura). Scattering neutrino-nucleone Abbiamo visto che la sezione d’urto doppio-differenziale per il DIS elettromagnetico su una targhetta isoscalare e’ data dalla (2.9): d 2 2 s 2 1 ( 1 y ) F2 ( x) 4 q (2.9) dxdy eN eX 2 2 s 2 5 q( x) q ( x)x 1 (1 y ) 4 q 18 ottenuta sulla base dell’ ipotesi partonica e della sezione d’urto del processo elementare di QED (scattering Mott eeqeq), che nella forma Lorentz-invariante (1.16’’) e’: k 2 2 2 2 2 2 2 1 e eq s u 1 e eq s u d 1 2 2 2 2 2 d ( 4 ) 2 s t ( 4 ) 2 t eq eq s 2 2 2 e 2eq2 s 1 1 e eq s 2 1 ( 1 cos ) 1 1 y 2 4 (4 ) 2 2q 4 2 (4 ) 2q 1 t =-q2 u = -s(1+cosq)/2 = 1-y e- e k’ q=k’-k quark p eq p’ quark 42 Scattering neutrino-nucleone In maniera analoga, partendo dalle sezioni d’urto elementari (2.17) e (2.19’) per lo scattering debole: d (2.17) dy G2s n m d m u d (2.19’) dy G2s (1 y ) 2 n m u m d d G2 1 xsq( x) xs(1 y) 2 q ( x) dxdy nN m X 2 (si ricordi la sostituzione: G k’ d nm si ottiene la sezione d’urto per lo scattering di neutrino su una targhetta isoscalare che contiene quark q(x) ed antiquark q(x): m- nm k u u k G k’ m- d (2.20) e 2e 2 q (4 ) 2 2e 2 q 2 G ; q4 q4 43 l’ energia del CM del processo elementare che coinvolge il quark di momento frazionario x all’ interno del nucleone e’ s’=xs ) Scattering n-N nm Gli anti-neutrini vengono diffusi dai quark u e anti-d all’ interno del nucleone; la loro sezione d’urto e’ data quindi da: d G 1 xs(1 y) 2 q( x) xsq ( x) dxdy n N m X 2 2 k’ G u (2.21) nm d k G Ne consegue dunque che nell’ ipotesi partonica, la somma delle sezionid’urto doppio differenziali per lo scattering di neutrini e di anti-neutrini: d dxdy nN m X m+ k k’ u d d G 2 xs G 2 xs 2 1 (1 y) q( x) 1 (1 y) 2 q ( x) 2 2 dxdy n N m X d dxdy nN m X d G 2 xs 1 (1 y) 2 q( x) q ( x) 2 dxdy n N m X m+ misura la stessa funzione di densita’ partonica q(x)+q(x) misurata dallo scattering e.m. eqeq [cfr. (2.9) e (2.9’)]. 44 Scattering n-N d (2.22) dxdy nN m X d G2s G2s 2 1 (1 y) xq( x) q ( x) 1 (1 y) 2 F2nN ( x) 2 dxdy n N m X 2 F2nN f i ( x) x [q( x) q ( x)] x dove si e’ introdotta la funzione di struttura “debole”: i analogamente a quanto fatto per lo scattering e.m. La predizione del modello a quark per il nucleone, con le assegnazioni di carica +2/3 e -1/3 per i quark up e down , e’ quindi che il rapporto: d dxdy eN eX d d dxdy nN m X dxdy n N m X sia indipendente da x, e che la funzione di struttura F2nN misurata attraverso la relazione (2.22) sia: 18 F2nN ( x) F2eN ( x) 5 e’ la funzione di struttura e.m. misurata attraverso la relazione dove F2eN (2.9) : d 2 2 s 2 eN 1 ( 1 y ) F 2 ( x) 4 q dxdy eN eX 45 Scattering n-N La verifica sperimentale fu data dal confronto dei dati dai neutrini ottenuti con la camera a bolle GARGAMELLE F2nN(x) ( situata inizialmente presso il proto-sincrotrone (PS) da 26 GeV del CERN; successivamente collocata presso il SuperProtoSincrotrone (SPS) da 400 GeV) con i dati di DIS e.m. di SLAC: [ da: Perkins, Fig.8.12 ] x=-q2/2Mn A differenza dello scattering e.m., l’ insieme dei dati di neutrini e anti-neutrini permette di separare il contributo da quark ed antiquark; infatti : d (2.23) dxdy nN m X 2 d G2s G s 1 (1 y) 2 xq( x) q ( x) 1 (1 y) 2 xF3nN ( x) 46 2 dxdy n N m X 2 Scattering n-N dove si e’ introdotta la funzione: F3nN q( x) q ( x) E’ quindi possibile determinare separatamente le densita’ partoniche di quark e anti-quark: q( x) ( F2 xF3 ) / 2 x q ( x) ( F2 xF3 ) / 2 x [da: Perkins, Fig. (8.13)] x=-q2/2Mn Sperimentalmente si osserva che i quarks sono portatori di circa il 70% del momento totale portato dai partoni; gli antiquark sono concentrati a valori47di basso momento frazionario. Scattering n-N Dai dati risulta: 1 1 1 18 nN eN q ( x ) q ( x ) xdx F ( x ) dx F 2 ( x)dx 0.50 0 0 2 5 0 ossia l’integrale del momento frazionario portato dai partoni e’ all’incirca solo la meta’ del momento totale del nucleone vi sono altri costituenti, non dotati di carica e.m. e debole, che sono portatori di un’ equivalente frazione di momento; essi sono, come vedremo, i “gluoni”, i mediatori dell’ interazione forte tra i quark all’ interno del nucleone. L’integrale di F3(x)=q(x)-q(x) misura invece il numero di quarks di valenza nel nucleone, poiche’ il ‘mare’ contiene un egual numero di quark e antiquark; Vale cioe’ la ‘regola di somma” di 1 Gross-Llewelling Smith: nN F 3 ( x)dx 3 0 che risulta verificata sperimentalmente [CDHS, Zeit.Phys.C1,143 (1979), Phys.Rev.Lett.42, 1317 (1979)] 48 Scattering neutrino-nucleone Collisione di CC nN nella Big European Bubble Chamber (BEBC): n m N m adroni nm m “Narrow-band” n beam al SPS del CERN, En200 GeV; il muone e’ identificato grazie alla sua penetrazione attraverso il ferro posto a monte della camera, e misurato da camere a fili proporzionali [da: Perkins, Fig. 8.1] 49 BEBC [Nucl.Instr.Meth. 154 (1978), 445.] Camera a bolle: - Targhetta : mistura H2/Ne - Massa fiduciale M = 14 tons - Immersa in un campo magnetico B= 3 T (magnete superconduttore) Dp/p 7% Identificatore di muoni: nm beam 150 m2 di camere proporzionali a multifilo (MWPC) 50 Esperimento CDHS n beam ( Cern-Dortmund-Heidelberg-Saclay collaboration) [Nucl. Instr.Meth. 148 (1978) 235 ] Fe+scintillatore; (19 moduli, separati da camere a deriva) Massa 1200 tons eventi di CN (vedi dopo) eventi di CC 51 Confronto F2nN - F2e.m. F2 Esperimenti BCDMS, NMC: e-N scattering a SLAC Esperimento CCFR: nN scattering al CERN 5 vN F ( x, q ) F2 ( x, q 2 )(1 corr ( s ( x), c( x)) 18 eN 2 2 piccola correzione per i quark strange e charm del “mare” Notare la dipendenza di F2 da q2 a x fissato (“violazione dell’ invarianza di scaling”, vedi dopo) Q2(GeV2) [QCD Workshop, Aachen, 1992] 52 Fasci di neutrini Principio di funzionamento: Lo spettro di adroni secondari nella collisione altamente anelastica di p (450 GeV) su targhetta di Berillio: Lo spettro ‘ideale’ di energia di neutrini di decadimento da un fascio monocromatico di adroni (pioni e kaoni) di energia EH: m= 140 MeV 2 2 m H mm mK= 494 “ En E H 2 mm= 106 “ mH E H2 2 [ es. 2.4 ] angolo di decadimento del n ,K m nm 53 Fasci di neutrini n beam setup al CERN: Spettro dei n nel “Narrow Band Beam” (NBB) del CERN Effetti di: - divergenza angolare del fascio di adroni primario - dispersione in energia del fascio primario 54 Es.2.1: variabile di inelasticita’ Dimostriamo la relazione: k’=(E’, k’) 1 (1 cos * ) m2 k=(E,k) q* per la variabile di inelasticita’: y E E ' n p d E p’ u Si ha: E ' mq E ' pk ' [ q*: angolo di diffusione nel CM; 1 y E mq E pk nel laboratorio: y 2 E ' sin 2 / 2 ] Mx 1 y ( E, E’ si intendono misurate nel laboratorio, in cui p=(mq,0) e quindi pk’=mqE’ e pk=mqE ) Allora: e quindi: 2 pk ' | p || k ' | p k ' | p | (1 cos( * )) k’ q* m| p 2 | (1 cos * ) p q* d pk | p 2 | (1 cos ) 2 | p 2 | pk ' 1 (1 cos * ) pk 2 55 Es.2.2: calcolo di dE’d Dimostriamo la relazione: Ricordiamo: y n E dE ' d 2M E ydxdy E' E E' E' 1 E E dE ' Edy d 2 sin d 2 d cos dE ' d Edy 2 d cos Inoltre: sin 2 ( / 2) (1 / 2)(1 cos ) 2d sin 2 ( / 2) d cos dE ' d 4Edy d sin 2 ( / 2) q 2 4EE' sin 2 / 2 2E ' sin 2 / 2 Ricordiamo inoltre: x 2Mn 2MEy My 2E ' d sin 2 / 2 Mydx Ad` un fissato y : dx 2 d sin / 2 My 2E' Mydx E e quindi: dE ' d 4Edy 2 E ' 2M E ' ydxdy 56 Es.2.3: relazioni tra le variabili di Mandelstam Richiami sulle relazioni tra le variabili di Mandelstam: k k’ s (k p ) 2 (k ' p ' ) 2 2kp 2k ' p ' t (k k ' ) 2 q 2 p u (k p ' ) (k ' p ) 2kp' 2k ' p 2 p’ 2 k’ k In funzione dell’ angolo di scattering nel CM: s (k p ) 2kp 2( EEq k p ) n q quark p 2 2(k 2 k 2 cos ) t (k k ' ) 2 2kk' 2( EE 'kk' cos ) 2k (1 cos ) 2 u (k p' ) 2 2kp' 2k (1 cos( )) 2k (1 cos ) 2 2 2 s 4k 2 ECM s t (1 cos ) 2 s u (1 cos ) 2 57 Es.2.4: energia di fasci di neutrini Dimostrare la relazione: En E H pn p pm mH2 mm2 mH2 E H2 2 angolo di decadimento del n p pm pn 2 ( p pn ) p2 En2 2 p En cos pm2 E Em En E2 m2 En2 2 p En cos Em2 mm2 E2 En2 2E En mm2 2 En ( E2 p E cos ) D E 2En ( E p cos ) m mm D 2 2 Per l’ espressione entro parentesi si ha: E2 E E2 m2 cos E2 E2 1 m2 / E2 cos E2 E2 (1 m2 / 2 E2 )(1 2 / 2) E E (1 / 2 m / 2 E m / 4 E ) E / 2 m / 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 58 Es.2.4: energia di fasci di neutrini (cont.) In definitiva: 2 En 2 2 En E2 2 m2 2 2 ( E p E cos ) D m m m E E 2 2 En E m2 mm2 m2 E2 2 59