UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO
MASTER II LIVELLO
IN
DIDATTICA DELLE SCIENZE PER INSEGNANTI DI SCUOLE MEDIE ED ELEMENTARI
STORIA DELLE SCIENZE
DAI GIARDINI DEI SEMPLICI AGLI ORTI BOTANICI
DOCENTE : PROF. RE ROBERTO ZINGALES
CORSISTE : BENIGNO GIOVANNA
MELIS BARBARA
SANFILIPPO VENERE
INDICE
• DEFINIZIONE E SIGNIFICATO DEL GIARDINO
• DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE
• DEFINIZIONE DI ORTO BOTANICO
• CENNI STORICI
• L’ERBARIO
• LE FUNZIONI DEGLI ORTI BOTANICI OGGI
• GLI ORTI BOTANICI IN ITALIA
• ORTO BOTANICO DI PISA
• ORTO BOTANICO DI PADOVA
• ORTO BOTANICO DI FIRENZE
• ORTO BOTANICO DI BOLOGNA
• ORTO BOTANICO DI PALERMO
DEFINIZIONE E SIGNIFICATO DEL GIARDINO
Dal francese <jardin>, derivato dal franco gart o gard (recinto), il giardino è
un terreno coltivato senza scopo produttivo, nel quale l'uomo, isolato dal
resto del territorio, svolge una serie di attività a contatto con la natura:
riposo, passeggiata, svago, gioco, coltivazione di piante. Altre sue
caratteristiche sono il legame con l’edificio di cui il giardino rappresenta il
suo espandersi all'aperto, la presenza di piante ritenute particolarmente
decorative.
Il carattere estetico del giardino è collegato soprattutto a due elementi:
• La scelta delle specie vegetali con selezione degli esemplari migliori
• La distribuzione delle colture secondo un disegno iniziale che rappresenta
il momento tipicamente architettonico o progettistico.
In tale progettualità le coltivazioni sono distribuite in modo che il giardino, in
tutte le stagioni, offra un aspetto ameno e fiorente, proponendosi come una
natura in piccolo.
DEFINIZIONE E SIGNIFICATO DEL GIARDINO
Ogni cultura e religione, sia occidentale
che orientale ha attribuito al giardino,
globalmente o, nelle sue parti, importanti
significati simbolici. In principio fu l’Eden,
luogo di pace e piacere, denso di profumi
e fecondo. La parola stessa “ paradiso “
deriva dal greco “ paradeison “ che
significa – appunto - “ giardino “.Già agli
albori del III millennio a.C. i frutteti ed i
giardini della città di Uruk sono motivo di
orgoglio per il re Gilgamesh e dopo
altri 1000 anni ormai tutti i palazzi reali
della Mesopotamia, la regione dove la
tradizione vuole che avesse sede
l’Eden, possiedono il proprio giardino
Adamo ed Eva nell’Eden
DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel 476 d.C., le invasioni
barbariche e l'instabilità politica rendono insicure le campagne: le società si
ritirano in luoghi chiusi e protetti come castelli e monasteri, che diventano i
luoghi di riferimento per la civiltà e la cultura durante il lungo arco dell'epoca
Medievale. Anche l'arte dei giardini, come le altre forme della cultura, in
Europa, viene preservata attraverso queste strutture, laiche e religiose,
dove si definiscono due tipologie che racchiudono l'essenza del giardino
medievale:
• < l’ hortus deliciarum> , giardino paradisiaco
fonte di piaceri terreni, frutto della cultura cortese
e troubadour
• < l' hortus conclusus>, simbolo della Chiesa, in
cui si esprimono i principi fondamentali della
religione cattolica.
DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE
Durante tutto l’Alto Medioevo i monasteri si dedicarono all'assistenza dei
pellegrini ammalati, oltre alla costruzione ed alla gestione di altri centri di
assistenza presso i monasteri stessi. Si registra che il monastero di San
Gallo nell’820 avesse un giardino di erbe mediche, 6 camere per malati,
una farmacia e un alloggio speciale per i medici. La medicina monastica
basava la “speranza della guarigione” sulla misericordia di Dio e l'azione
dei <semplici>. Per semplice (in latino medievale “medicamentum
simplex”) si intendeva un erba medicinale o un medicamento fatto con
erbe medicinali. Le piante, infatti, sono da sempre un ricco e prezioso
serbatoio di sostanze farmacologicamente attive.Per consuetudine, col
tempo, la parola medicamenti venne omessa e il solo termine "semplici"
rimase ad indicare le piante utilizzate a scopo salutare. Da qui, il termine
Hortus simplicium, "giardino dei semplici", ad indicare il luogo dove
queste venivano coltivate.
DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE
Nasce così, dentro le mura del monastero, l'orto dei semplici e l'armarium
pigmentariorum, rispettivamente per la coltivazione delle erbe medicinali e
per la loro conservazione.
Secondo alcuni il lemma “orto” dovrebbe indicare
quella zona dove le piante venivano coltivate a
scopo utilitaristico (alimentare, medicinale ecc.).
Esempio di giardino utilitaristico
(Orchard, orto con alberi da frutto)
DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE
Il lemma “giardino”, invece,
dovrebbe
essere riservato esclusivamente a quelle
zone dove le piante venivano coltivate
per scopi estetici. Nella pratica questa
distinzione non è così rigorosa e i due
Esempio di giardino di piacere tratto dal testo di Pietro De
Crescenzi, de Ruralium Commodorum
termini vengono indifferentemente usati
l’uno al posto dell’altro.
DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE
Agli inizi del 1500 lo studio delle piante riceveva
un grande impulso dalla pubblicazione del
Commento al De materia medica di Dioscoride
ad opera di Pietro Andrea Mattioli (1500-1577)
grazie alla quale si fece un vaglio accuratissimo
dal punto di vista della identificazione delle
piante e del loro utilizzo, al fine di fornire a
Dioscoride
medici e speziali un testo affidabile che desse
chiare
ed
inequivocabili
riconoscimento
dei
indicazioni
semplici
e
per
il
spiegazioni
esaurienti in relazione alla preparazione dei
medicamenti.
"De Materia Medica"
DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE
E’ questo il periodo in cui il collezionismo botanico acquista un preciso
intendimento scientifico e, di conseguenza, si attua la grande metamorfosi
del “giardino”. La sua trasformazione in orto dei semplici a carattere
accademico e, successivamente, in orto botanico dedicato alla coltura
disciplinata e allo studio delle diverse piante, permette la nascita delle prime
strutture di questo genere in Italia seguite poi da altri orti nei vari paesi
d’Europa. Per i monasteri medioevali, in cui questa realtà ebbe origine, il
giardino dei semplici era una specie di farmacia vivente, dalla quale attingere
i rimedi offerti dalla natura. Divenne, poi, con la nascita delle Università, utile
laboratorio di osservazione e sperimentazione, in cui le piante erano
mostrate dal vivo (Ostentio simplicium) agli studenti di medicina e di
farmacia, che dovevano imparare a farne buon uso.
DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE
Il primo Hortus Simplicium di tipo universitario nacque a Pisa nel 1543 per
opera di Luca Ghini, e viene considerato il primo Orto Botanico in senso
moderno. Invece, il più antico Hortus simplicium universitario ancora
esistente nel luogo di fondazione è quello di Padova.
Successivamente, anche in altre città italiane
vennero fondati degli Orti botanici che
risultano tutt’oggi inseriti nelle Università in
cui è previsto un insegnamento di Botanica:
Torino, Modena, Parma, Pavia, Palermo,
Bologna, Genova, Urbino, Napoli, Camerino,
Siena, Catania, Cagliari (1864), Messina,
Roma ecc..
Orto botanico di Padova con alle spalle la Basilica di S. Antonio
DEFINIZIONE DI ORTO BOTANICO
Orto botanico o più raramente Giardino botanico è un ambiente naturale
ricreato artificialmente che raccoglie una grande varietà di piante
categorizzate per scopi scientifici.
Spesso associato ad esso vi sono una biblioteca ed un erbario per lo
studio e la catalogazione delle specie.
Gli orti botanici divennero presto non solo luoghi di studio, di formazione
scientifica, di sperimentazione e di didattica, ma anche luoghi di ricerca
e di diffusione delle informazioni, nonché importanti centri di riferimento
per attività economiche e commerciali.
DEFINIZIONE DI ORTO BOTANICO
In Italia si fa distinzione tra Orti Botanici e Giardini Botanici.
L'Orto Botanico è una istituzione che rispetta in gran parte i criteri seguenti:
° supporto scientifico e appropriata documentazione delle collezioni;
°
apertura
al
pubblico;
° comunicazione di informazioni ad altri Orti, alle Istituzioni ed al pubblico;
° attuazione di ricerche scientifiche o tecniche sulle piante in collezione.
Il Giardino Botanico è invece una raccolta di piante vive, per lo più
cartellinate, con finalità principalmente ricreative e didattiche. La distinzione
è quindi sottile e non sempre semplice da rilevare analizzando casi
concreti. Nella breve storia degli Orti e dei Giardini Botanici che segue si
rispetta comunque la convenzione di attribuire il rango di Orto Botanico
solamente a quelle strutture (quasi esclusivamente universitarie) sorte
dopo il 1544, data di fondazione del primo Orto Botanico universitario
caratterizzato da finalità di ricerca scientifica di tipo moderno.
CENNI STORICI
Teofrasto (371 – 286 a.C.).
L’idea
di
un
Orto
Botanico per lo studio
delle piante è attribuita
ad Aristotele e la sua
prima realizzazione a
Teofrasto.
Anche
nell’epoca romana si
hanno notizie di orti per
la coltivazione di erbe
medicamentose,
ad
esempio
Plinio
che
aveva visitato l’orto del
medico
e
botanico
Antonio
Filoromeo
Castore.
Aristotele (384 – 322 a.C.)
Plinio (23 – 79 d.C.)
CENNI STORICI
L’orto botanico può essere considerato alla sua
origine una variante del giardino italiano del
rinascimento. Fu Cosimo I dei Medici a disporre che
il giardino delle suore di San Vito in riva all’Arno
fosse messo a disposizione di Luca Ghini, il
naturalista e medico imolese inviato dal granduca a
Pisa nel 1543, ad insegnare le virtù delle piante agli
allievi dell’università. Ghini privilegia l’osservazione
diretta – ostensio simplicium – dei reperti naturali,
Luca Ghini(1490-1556)
rispetto alla descrizione fatta dagli autori classici
come Dioscoride e Teofrasto - lectura simplicium - dei quali è pronto a
rilevarne gli errori e le incongruenze
CENNI STORICI
Le varie essenze già in coltivazione, con le
nuove accessioni che il celebre botanico ha
procurato, costituiscono la prima collezione
didattica della storia. Al contrario del giardino
rinascimentale, nel quale la componente
vegetale è permanente e statica, come fatto
architettonico,
l’Orto
Botanico
diventa
un’istituzione dinamica, in stretta connessione
con le nuove scoperte scientifiche e con le
rinnovate necessità didattiche. Nasce così, il
primo
Orto
Botanico
dipendenze di un Ateneo.
del
mondo
alle
Planimetria del Giardino dei Semplici di Pisa
L’ERBARIO
La necessità di avere a disposizione
piante vive per le lezioni giustifica, come
abbiamo visto, la nascita degli orti
Botanici. Dell’hortus vivus. Ma l’esigenza
di avere sempre a portata di mano
elementi naturali da proporre agli
studenti e da poter comparare con
piante di varie provenienze, anche in
stagioni poco favorevoli, ha portato,
sempre nel ‘500, ad inventare uno
strumento di fondamentale importanza
documentale: l’erbario, ovvero, l’hortus
siccus. Si tratta di raccolte di piante
essiccate, da conservare presso gli
Orti Botanici, per poterle consultare in ogni momento, le quali testimoniano
tangibilmente la realtà vegetale, frutto di raccolte in stagioni e luoghi
diversi.
LE FUNZIONI DEGLI ORTI BOTANICI OGGI
Gli Orti Botanici assolvono a numerose funzioni.
• In primo luogo sono supporto alla didattica a tutti i livelli: in particolare a
quella universitaria, cui sono deputati istituzionalmente, ma da qualche
anno a questa parte anche a quella preuniversitaria, con iniziative volte a
dare agli alunni di ogni ordine e grado elementi basilari di conoscenza del
mondo vegetale e soprattutto destinate a creare una coscienza
naturalistica. Tra le azioni degli Orti Botanici rivolte all'utenza extrauniversitaria, occorre distinguere, naturalmente la "divulgazione" dalla
"didattica" vera e propria: la prima è rivolta all'ambito cittadino, mentre la
seconda rientra prevalentemente nella sfera dell'utenza scolastica.
• Gli Orti Botanici universitari svolgono anche una notevole attività
scientifica, soprattutto nel campo degli studi biosistematici e in alcuni casi
nel campo dell'acclimatazione o del miglioramento genetico di vegetali; in
ogni caso, fungono da laboratorio all'aperto e da luogo di coltura e
conservazione dei materiali viventi usati per la sperimentazione nel campo
della biologia vegetale.
LE FUNZIONI DEGLI ORTI BOTANICI OGGI
• Un'altra fondamentale attività che Orti Botanici universitari svolgono
tradizionalmente ed istituzionalmente è rappresentata dalla conservazione
ex situ che si attua sia attraverso la "conservazione statica" delle
collezioni, sia attraverso lo scambio di semi .
• Un'altra funzione che gli Orti Botanici sono chiamati a svolgere è la
conservazione in situ, vale a dire il mantenimento delle specie e degli
habitat, quindi della biodiversità, non tanto nelle proprie collezioni, quanto
direttamente nell'ambiente naturale.
• E'anche importante, specie per quanto riguarda gli Orti Botanici "storici", la
loro funzione di attrattiva turistica di tipo culturale, dovuta, oltre che alle
collezioni botaniche, alla bellezza degli allestimenti ed alla presenza di
beni artistici ed archeologici. Non è trascurabile, infine, la funzione
ricreativa che viene svolta da molti Orti Botanici. Gran parte degli Orti
Botanici considerati storici, infatti, a causa della loro antica istituzione si
trova oggi inglobata nel tessuto urbano e rappresenta per la cittadinanza
un apprezzato spazio verde, oltretutto pulito, ben tenuto e sicuro (a
differenza di quanto avviene spesso in altri giardini pubblici).
GLI ORTI BOTANICI IN ITALIA
In Italia gli Orti e i Giardini Botanici importanti sono una cinquantina. Tra
questi ricordiamo: Padova (1542), Pisa (1543), Firenze (1545), Torino
(1729), Pavia (1773), Siena (1784), Palermo (1795), Urbino (1808),
Napoli (1810), Camerino (1828), Messina (1830). La maggior parte degli
Orti Botanici italiani sono coordinati dal Gruppo di Lavoro per gli Orti
Botanici della Società Botanica Italiana istituito in seguito alla
realizzazione del primo ortobotanico del mondo fondato a Pisa nel 15431544.
Tra le finalità del Gruppo rientrano la promozione e lo stimolo delle attività
degli Orti Botanici e dei Giardini di tutta Italia per mezzo di riunioni
scientifiche o tecniche dedicate a vari temi, quali le collezioni botaniche,
la didattica (sia universitaria che extra-universitaria), la divulgazione, la
storia e l'architettura dei giardini, la gestione delle collezioni botaniche e
del verde pubblico e storico, la conservazione della biodiversità vegetale.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Tutte le piante che io ero
abituato a vedere imprigionate
entro grandi vasi, qui vivono
gaie e libere sotto il libero
cielo..."
Così, nel 1787, Johann Wolfgang Goethe, nel suo libro "Viaggio
in Italia", scrive della Villa Giulia, accanto alla quale, di lì a
poco, doveva sorgere il nuovo Orto Botanico. Aperto al pubblico
nel 1795, dette i natali ad un'attività che, ininterrottamente, ha
consentito la diffusione di innumerevoli specie vegetali, sia a
Palermo che in Europa
ORTO BOTANICO DI PALERMO
CENNI STORICI
L’Orto Botanico è un'istituzione dell’Università
degli Studi di Palermo aperta al pubblico.
Costituisce la più rilevante struttura didattico-scientifica del Dipartimento di
Scienze Botaniche, rappresentando il nucleo storico attorno al quale la
botanica accademica si è sviluppata a partire dal 1795, data in cui l’Orto
stesso fu solennemente inaugurato. L’origine risale al 1779, anno in cui a
Palermo sorse l’Accademia dei Regi Studi, (corrispondente alla odierna
Università) che, istituita la cattedra di "Botanica e Materia medica",
ottenne di usufruire del vecchio baluardo di Porta Carini e di un’esigua
area circostante per insediarvi un piccolo Orto botanico da adibire alla
coltivazione dei "semplici", cioè delle piante medicinali utili alla didattica e
alla salute pubblica.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
CENNI STORICI
Ben presto questo primo orto accademico si rivelò insufficiente alle
necessità del tempo; così, nel 1786, si decise di trasferirlo in una sede
sufficientemente ampia da consentire l'impianto di un orto concepito
secondo criteri più moderni di quelli di un modesto giardino dei
"semplici". Fu scelta un'area adiacente alla "Villa Giulia", da poco
impiantata dal Senato palermitano, nel piano di S. Erasmo in località
Vigna del Gallo. Il nuovo orto nacque, quindi, con lo scopo di contribuire
allo sviluppo delle Scienze botaniche nell'interesse soprattutto della
Medicina e dell'Agricoltura e di dare ulteriore decoro alla Città.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
ARCHITETTURA
Il Calidarium
L’orto botanico di Palermo, non è soltanto un luogo nel quale la natura
regna sovrana, ammaliando e affasciando anche il visitatore più distratto,
ma è pure un luogo che ha ricevuto una sua organizzazione e strutturazione
dall’opera di insigni architetti, che hanno improntato a criteri estetici e
decorativi il nascente giardino, così come gli edifici in esso presenti.
Pertanto muoversi all’interno dell’Orto Botanico significa anche rintracciare
in esso i segni dell’originaria struttura architettonica, ripercorrendone i
sentieri e riattraversandone gli spazi, in maniera da scorgere e cogliere,
come ogni elemento dell’opera dell’uomo contribuisca alla suggestione e
all’incanto del tutto.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
ARCHITETTURA
Il complesso architettonico dell’orto, al quale si
accede da Via Lincoln, si presenta come frutto della
Il Gymnasium
cultura illuministica, che si diffonde a Palermo
alla fine del 700, ed espressione di una meditata progettualità a cui
certamente collaborano i più celebri architetti del tempo.La costruzione del
corpo principale degli edifici dell’Orto, in stile neoclassico, fu iniziata nel 1789
e terminata nel 1795. Esso è costituito da un edificio centrale, il Gymnasium,
e da due corpi laterali, il Tepidarium e il Calidarium, progettati dall’architetto
francese Lèon Dufourny e realizzati con la collaborazione di valenti architetti
locali quali Pietro Trombetta, Domenico Marabitti e Venanzio Marvuglia.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
ARCHITETTURA
Gli elementi decorativi sono dovuti a diversi artisti fra i quali si ricordano:
il pittore Giuseppe Velasco, che affrescò la volta della cupola e del
tetrastilo; lo scultore Gaspare Firriolo che modellò le statue raffiguranti le
quattro stagioni; lo stuccatore Domenico Danè, autore dei bassorilievi
che abbelliscono i prospetti del Calidario e del Tepidario, nonché delle
statue in stucco rappresentanti Dioscoride e Teofrasto poste alla sommità
dei pilastri dell’originario cancello d’ingresso che si apriva sul lato
confinante con la Villa Giulia; lo scultore Vitale Tuccio, il quale scolpì le
due sfingi che si osservano all’ingresso del Ginnasio e realizzò le statue
poste al suo interno, tra cui quella eretta in onore del grande naturalista e
sistematico svedese Carlo Linneo. Nella sala centrale del Ginnasio si
trova ancora la cattedra e il banco su cui il dimostratore esponeva le
piante medicinali con gli ausili didattici del tempo, mentre nelle vetrine
addossate alle pareti sono tuttora custodite varie raccolte di semi, frutti e
materiali vari; in alto, nel tondo centrale della volta la rappresentazione
della dea Flora che "miscuit utile dulci" sintetizza le funzioni botanicofarmaceutiche che secoli fa si attribuivano ai moderni orti botanici.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
ARCHITETTURA
Gymnasium: particolare del soffitto
del porticotetrastilo
L'ala sinistra del Ginnasio era destinata ad abitazione del direttore,
mentre quella destra è tutt'oggi occupata dall'erbario nel quale si
custodiscono preziose collezioni di piante essiccate di varia provenienza
geografica, raccolte e donate da illustri naturalisti in differenti periodi.
Nel 1795, finiti i lavori di costruzione, iniziò un'attività di studi che nel
corso dei due secoli successivi hanno avuto come esito anche la
diffusione di un gran numero di specie esotiche subtropicali e tropicali sia
a Palermo che in Sicilia e perfino in Europa e nel Mediterraneo. Nel
tempo l'Orto botanico si è ripetutamente ampliato fino a raggiungere, nel
1892, l'estensione attuale di circa 10 ettari.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
ORDINAMENTI
Oggi nel giardino si distinguono due settori principali, corrispondenti
rispettivamente alla parte più antica, prossima al Ginnasio, in cui le
specie sono disposte secondo il sistema sessuale di Linneo, e alla
parte più moderna, prossima all'edificio del Dipartimento cui l'Orto
stesso è annesso - che rispecchia invece l'ordinamento sistematico di
Engler il quale tiene conto dei rapporti filogenetici delle famiglie.
ORDINAMENTO DI LINNEO
Nella parte storica, che fu impiantata dal francescano
Bernardino da Ucria tra il 1789 e il 1791, le collezioni
sono disposte per classi secondo il sistema di
classificazione
sessuale
di
Linneo.
Nei "quartini", ripartiti in aiuole rettangolari secondo un
modulo aperto, le piante sono disposte sia in piena
terra che in vaso.
i viali della Crocevia
ORTO BOTANICO DI PALERMO
ORDINAMENTO DI LINNEO
I viali della Crocevia che dividono l’orto
antico in quattro quartini
Le prime costituiscono i resti dell'impianto originario che nel tempo
si è caratterizzato per lo sviluppo assunto da alcuni grandi
esemplari a danno di altre piante che, sopraffatte, gradualmente
sono scomparse. Nel sistema di Linneo, malgrado le trasformazioni
avvenute, è ancora possibile ammirare alcuni esemplari
rappresentativi dell'antico impianto e fra essi un grande esemplare
di Gingko biloba. Al centro del sistema di Linneo, particolarmente
suggestiva è la “crociera”, il piccolo piazzale generato dall’incrocio
del viale centrale con quelle delle palme che collega l’originario
ingresso con la Serra "Carolina".
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Ordinamento di Engler
Cycas revoluta esemplare femminile
Nella parte meridionale dell'Orto delimitata dal Viale Montemartini, le
piante sono disposte secondo la classificazione di Engler che si basa
sulle relazioni filogenetiche dei vari gruppi tassonomici. Le collezioni
sono ripartite in tre settori: rispettivamente dedicati alle gimnosperme,
alle angiosperme dicotiledoni e alle angiosperme monocotiledoni.
L’impianto fu realizzato nei primi decenni del ventesimo secolo.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Ordinamenti Bio-Ecologici e Geografici
Bambus vulgaris”vittata”
Ficus magnolioides
Bambusa ventricosa
In questo settore le piante sono disposte secondo criteri bioecologici
e geografici. Vi trovano posto il Giardino a succulente, costituito da
numerose specie degli ambienti aridi africani, il Palmetum, il
Cycadetum, e la collinetta mediterranea che ospita alcune specie
significative della flora spontanea mediterranea, compresi diversi
endemismi e alcune rarità.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
L’AQUARIUM E LE ALTRE
VASCHE
In fondo al viale centrale, si
trova l'Aquarium, un grande
vasca circolare suddivisa in
24
comparti,
ottenuti
ripartendo radialmente tre
settori concentrici in 8 parti,
che ospita numerose specie
acquatiche.
L’Aquarium è disposto in modo di poter ospitare piante adattate a vivere a
profondità progressivamente minore procedendo dall’esterno. A pochi metri
dall'Aquarium si trova il laghetto, un'altra ampia vasca in cui le piante sono
disposte in modo informale. Anche nel cosiddetto laghetto sono state
predisposte differenti profondità. In questo modo l’ordinamento delle piante non
segue un criterio sistematico, ma è basato soprattutto sulle differenti esigenze
ecologiche: nei comparti dell’Aquarium vivono esclusivamente le piante
acquatiche, e nei punti di minore profondità i giunchi e i ciperi. Altre vasche
minori si trovano nei quartini del sistema linneiano.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
SETTORE SPERIMENTALE E DELLE PIANTE UTILI
Nel settore sperimentale situato alle spalle del Giardino d'Inverno,
si coltivano piante tropicali e subtropicali sottoposte a studi,
conclusi o in corso, quali quelli del cotone, degli agrumi, della
canna da zucchero, del sorgo. Il settore delle essenze utili, che si
estende sul versante sudoccidentale dell'Orto, comprende zone
riservate alle piante officinali, tessili, da resina e gomma, da olio, da
essenza e da corteccia.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
L’HERBARIUM
Il moderno Herbarium mediterraneum, ospitato in alcuni edifici adiacenti
all'Orto (19), si estende su una superficie di circa 6000 mq. Il corpo
principale delle collezioni è costituito dall' Erbario Siculo e e dall' Erbario
Generale del Dipartimento di Scienze Botaniche, stimate
rispettivamente intorno a 50.000 e 200.000 specimina; di queste ultime
circa un quarto è di provenienza mediterranea. Il materiale extrasiciliano
è costituito da collezioni provenienti da Portogallo, Spagna, Francia,
Corsica, Sardegna, Grecia, Creta, Cipro, Algeria e Egitto.
Comprende anche circa 2000 alghe, 1600 licheni, 4700 briofite e un
migliaio di miceti.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
LA BANCA DEL GERMOPLASMA
La banca del germoplasma, sorta nel 1993, flora dell'area mediterranea.
Le funzioni specifiche della banca sono la conservazione ex situ a lungo
e a breve termine dei semi delle specie endemiche, rare o minacciate. I
semi delle piante, una volta raccolti e catalogati, sono opportunamente
trattati e conservati in ampolle vitree, a disposizione delle istituzioni per
scambi. I semi così conservati sono sottoposti a prove di germinazione e
di vitalità periodiche.
La banca fa parte della Rete Italiana delle Banche per la conservazione
Ex-Situ del germoplasma.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
SPECIE PRESENTI
Sebbene quasi tutte le piante che vivono all'aperto nell'Orto possano
essere facilmente coltivate nelle zona della Conca d'oro, è certamente
straordinario che esse qui riescano a raggiungere sviluppo e dimensioni
uguali o quasi a quelle che raggiungono nel loro ambiente naturale.
L'Orto botanico di Palermo ospita attualmente oltre 12.000 specie
differenti.
Sviluppatosi in una epoca di grandi esplorazioni, l'Orto palermitano si
trovò, tra la seconda metà dell'800 e i primi decenni del '900 ad essere
punto di riferimento dei grandi orti botanici del Nord Europa che, a causa
del clima favorevole, trasferirono qui molte specie ancora sconosciute o
non ben classificate della flora esotica tropicale. Estremamente
importante fu sotto questo profilo il collegamento con l'Orto botanico di
Berlino, sotto la direzione di Adolf Engler, e quello con le regioni
d'origine di molte specie esotiche asiatiche, africane, australiane e
sudamericane.
All'Orto botanico di Palermo si deve, per fare alcuni esempi,
l'introduzione nell'area mediterranea del mandarino (Citrus deliciosa) e
del nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica).
Il primitivo impianto linneiano comprendeva 1580 specie differenti, 658
delle quali tuttora esistenti. Tra esse merita un cenno particolare un
grande esemplare di Ginkgo biloba.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Nell'Aquarium si trovano varie specie di ninfee, fra le
quali Nymphaea alba, N. tuberosa, gli ibridi di
Nymphaea
×
marliacea,
dalle
vistose
fioriture
multicolori, Nuphar lutea e il fior di loto Nelumbum
nucifera.
Inoltre,
nella
parte
più
interna
non
sommersa ma sempre umida si trovano Alocasia sp.,
Colocasia sp., Zantedeschia sp., mentre nel vicino
specchio
d'acqua,
il
cosiddetto
"laghetto",
prosperano il papiro egiziano (Cyperus papyrus) ed
altre ciperacee quali lo Scirpus lacustris e il Cyperus
Laghetto dei papiri
alternifolius.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Ficus macrophylla
A poca distanza crescono poi varie specie di bambù e dietro, su una
collinetta artificiale, spicca un notevole esemplare di albero del drago
(Dracaena draco). Non lontano si trovano poi la pianta più alta
dell'Orto, una vetusta Araucaria columnaris, e quella più grande, un
gigantesco esemplare di Ficus magnolioides (Ficus macrophylla subsp.
columnaris) con grosse radici tabulari e fulcranti, importato dalle Isole
Norfolk (Nuova Zelanda), nel 1845.
Il giardino a succulente dell'area degli ordinamenti bioecologici ospita una ampia
varietà di specie del genere Aloe e varie altre piante degli ambienti aridi quali
Cereus, Crassula, Euphorbia e Opuntia. Accanto alla collezione delle succulente,
un grande esemplare di Ficus rubiginosa dà vita ad un ambiente che richiama la
giungla.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Cycadetum
Nell'area del Cycadetum hanno trovato dimora alcune specie di cicadi
che si possono definire storiche. Tra esse la Cycas revoluta, donata dalla
regina Maria Carolina nel 1793, è stato il primo esemplare di questa
specie posto a dimora in Europa. In epoca successiva furono acquisite le
zamiacee Ceratozamia mexicana e Dioon edule, entrambe di origine
messicana, e la Cyca circinalis, elegante specie della penisola indiana.
Nel 1997 la collezione si è ulteriormente arricchita grazie all'acquisizione
di diversi esemplari di particolare pregio, tra i quali Dioon spinulosum,
Encephalartos altensteinii, Encephalartos longifolius, Encephalartos
villosus, Macrozamia moorei e Zamia furfuracea.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Washingtonia filifera
Nell'area del Palmetum si trovano oltre alla Chamaerops humilis, unica
palma spontanea in Sicilia, numerose palme esotiche, di cui l'Orto è
particolarmente ricco, potendo annoverare, tra esemplari in piena terra
o in vaso, ben 34 generi e circa 80 specie. Il genere Washingtonia è
rappresentato dalla W. filifera, che per la prima volta fiorì proprio a
Palermo, e dalla W. robusta. Nel genere Phoenix, oltre alla "palma da
datteri" (Phoenix dactylifera) figurano la P. rupicola, la P. reclinata, la P.
canariensis, la P. roebelinii e la P. theophrasti. Sono presenti numerosi
altri generi: Chamaedorea, Brahea, Sabal, Erythea, Livistona, Howea e
Trachycarpus.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Il Giardino d'Inverno ospita numerose specie provenienti
dalle regioni calde di Africa, America Centrale, Sud
America, Asia e Australia. Tra esse meritano un cenno
Ingresso del giardino d’inverno
la pianta del caffè (Coffea arabica), la papaia (Carica
papaya), numerose specie di Bougainvillea , la
cannella (Cinnamomum zeylanicum), la parmentiera
(Parmentiera cereifera) e la mimosa sensitiva
(Mimosa spegazzinii).
Nella serra della Regione, si coltivano in vaso la cosidetta "palma del
viaggiatore" (Ravenala madagascariensis) e varie specie di Anthurium,
Codiaeum, Pandanus e altre piante proprie dei climi caldo-umidi tropicali ed
equatoriali.
Accanto
ad
essa,
due
serre
più
piccole
ospitano,
rispettivamente, orchidee e piante carnivore. Notevole anche la collezione di
succulente della omonima serra, tra cui spiccano esemplari di Echinocactus
grusonii di notevoli dimensioni.
ORTO BOTANICO DI PALERMO
Nel Settore Sperimentale e delle Piante Utili figurano piante alimentari
come la canna da zucchero (Saccharum officinarum) e il sorgo
zuccherino (Sorghum saccharatum), entrambe utilizzate per l'estrazione
dello zucchero; l'avocado (Persea americana), varie cultivar di banano
(Musa × paradisiaca, Musa cavendishi), il noce pecan (Carya
olivaeformis), oltre alla ricca collezione di agrumi con oltre cento cultivar
di notevole valore storico e di grande importanza per la conservazione
del germoplasma locale. Meritano infine un cenno le piante medicinali tra
cui figurano l'assenzio maggiore (Artemisia absinthium), lo stramonio
comune (Datura stramonium), il ginseng indiano (Withania somnifera), la
canfora (Cinnamomum canphora) ed il papavero da oppio (Papaver
somniferum).
ORTO BOTANICO DI PALERMO
CURIOSITA’
L'Orto ospita da alcuni anni una colonia di una decina di esemplari di
pappagalli della specie Psittacula krameri, sfuggiti dalle voliere della
vicina Villa Giulia e perfettamente ambientatisi nell'habitat subtropicale
dell'orto.
Nell'orto è ambientato il romanzo I delitti di via Medina-Sidonia di
Santo Piazzese.
ORTO BOTANICO DI PISA
L'Orto Botanico di Pisa è una struttura didattico-scientifica del
Dipartimento di botanica della Università di Pisa.
L'Orto Botanico dell'Università di Pisa è sorto nel 1544 per
l'intuizione di Luca Ghini, famoso medico e botanico imolese, e
grazie ai finanziamenti concessi dal granduca di Toscana, Cosimo I
dei Medici, che l'anno precedente l'aveva chiamato a tenere la
cattedra di botanica nella città toscana.
ORTO BOTANICO DI PISA
Laureato in filosofia e medicina presso
l'Università
di
Bologna,
il
Ghini
ha
successivamente alternato l'esercizio della
professione medica con l'insegnamento
della medicina e delle piante medicinali
nell'Ateneo bolognese fino al 1544, anno
in cui si trasferisce a Pisa per tenervi la
cattedra universitaria di Botanica, su invito
LUCA GHINI IMOLA 1490 – Bologna 1556
del Granduca Cosimo I de‘ Medici.
Nella città toscana, il Ghini fonda il primo Orto Botanico universitario
del mondo, che in breve tempo si dimostra uno strumento didattico e
di ricerca insostituibile: in pochi anni, Orti Botanici analoghi a quello
pisano vengono istituiti presso le più famose sedi universitarie italiane
ed europee.
ORTO BOTANICO DI PISA
CENNI STORICI
Le origini
Si tratta quindi del più antico Orto Botanico universitario del mondo,
anche se la localizzazione scelta dal Ghini era diversa dall'attuale. Il
primo Orto si trovava infatti presso l'arsenale mediceo, sulla riva destra
del fiume Arno, da cui il primitivo nome "Giardino dell'Arzinale".
Con l'Orto Botanico il Ghini introdusse una grande novità che
consisteva nell'uso didattico delle piante fresche, mostrate e discusse
non solo per le proprietà terapeutiche, ma anche per la loro identità e
nomenclatura. La necessità di avere sempre disponibili campioni
vegetali per uso didattico indusse il Ghini alla consuetudine di seccare
le piante per costiture l'erbario, i cui fogli potevano essere facilmente
scambiati tra gli studiosi.
ORTO BOTANICO DI PISA
CENNI STORICI
Le origini
Per ovviare alla perdita di alcune caratteristiche d' interesse
diagnostico, come il colore, vennero utilizzate dal Ghini anche tavole
che illustravano con grande rigore i dettagli più significativi delle piante,
sulla scia di quanto proposto dai grandi botanici dell'Europa centrale.
Successivamente la necessità di potenziare le difese militari della città
indusse il Granduca ad ingrandire l'arsenale, estendendolo anche su
parte del terreno di pertinenza dell'Orto Botanico. Questo fu pertanto
trasferito nel 1563 in una seconda sede, nella zona nord-orientale della
città, sotto la guida del botanico Andrea Cesalpino, che era subentrato a
Luca Ghini nella direzione dell'Orto.
Neanche questa ubicazione risultò soddisfacente, sia per la scarsa
insolazione che le piante vi ricevevano, sia per la distanza dalla
Sapienza, il centro della vita universitaria di quel periodo. Così nel
1591, l'Orto Botanico fu trasferito in una terza sede, corrispondente alla
attuale localizzazione, presso la celebre Piazza dei Miracoli, tra via S.
Maria e via Roma.
ORTO BOTANICO DI PISA
CENNI STORICI
Le origini
I lavori di trasferimento, iniziati sotto la direzione di Lorenzo Mazzanga,
furono completati nel 1595 ad opera del fiammingo Joseph Goedenhuitze,
noto in Italia come Giuseppe Casabona, ed inclusero anche la
ristrutturazione di un edificio che già esisteva nel perimetro dell'Orto.
Questo edificio attraverso un lungo corridoio, consentiva l'accesso da via S.
Maria ed ospitava l'Istituto di Botanica con l'annesso Museo di Scienze
Naturali. L'ingresso pricipale dell'Orto lungo via Roma fu aperto nella
seconda metà del XVIII secolo contemporaneamente la facciata dell'Istituto
fu rivestita con decorazioni in stile "Grottesco".
Le piante dell'Orto venivano studiate prevalentemente per le loro proprietà
medicinali; giova ricordare che in quel periodo la botanica era considerata
una branca della medicina e che numerosi botanici dell'epoca erano valenti
medici, come anche il già ricordato Luca Ghini.
ORTO BOTANICO DI PISA
CENNI STORICI
Le origini
Al Casabona, il cui vero nome era Joseph
Goedenhuitze, il Granduca di Toscana Ferdinando
I affidò, nel 1591, la responsabilità di trasferire
l'Orto Botanico di Pisa dalla sua seconda sede a
quella attuale, e l'incarico di Praefectus dell'Orto
stesso, incarico che egli tenne fino alla sua morte
nel
1595.
Casabona ebbe cura di attivare contatti scientifici
con molte istituzioni straniere, ed in particolare
con
Giuseppe Casabona 1535 1595
l'Orto
Botanico
di
Leida,
con
testimoniato un intenso scambio di piante.
cui
è
ORTO BOTANICO DI PISA
Dalla fine del XVI al XIX secolo
La disposizione delle piante all'interno dell'Orto, come risulta da una
mappa pubblicata da Michelagelo Tilli nel 1723, era guidata da criteri
prevalentemente di natura estetica, ispirati ai canoni stilistici comuni in
molti giardini dell'epoca con allusione ai quattro elementi: il quadrato per
quelli terrestri, il cerchio per quelli celesti, il triangolo per il fuoco e le
vasche per il riferimento diretto all'acqua. Le specie erano infatti collocate
in otto grandi aiuole quadrate, a loro volta suddivise in porzioni più piccole
di forma geometrica definita, simmetricamente disposte intorno a otto
fontane con vasca. A partire dalla fine del XVI secolo venne allestita dal
francescano minorita Franceso Malocchi, chiamato a dirigere l'Orto, dopo
la morte del Casabona nel 1595, la Fonderia, un laboratorio di chimica
dove venivano preparati i medicamenti a partire dai "semplici" coltivati
nell'Orto.
ORTO BOTANICO DI PISA
Dalla fine del XVI al XIX secolo
L'importanza della fonderia divenne tale da costituire un punto di
riferimento per gli ospedali cittadini e le persone più bisognose in un
epoca difficile segnata da devastanti epidemie. Presso l'Orto era attiva
anche una bottega d'arte dove artisti anche di notevole fama come
Jacopo Ligozzi, Giuseppe Paladini e Daniel Froeschl, lavoravano per
raffigurare gli animali, le piante e gli altri oggetti del mondo naturale
studiati dagli scienziati dell'epoca. Questo stretto connubio tra attività
scientifiche e discipline artistiche ed umanistiche ha caratterizzato l'Orto
Botanico Pisano come un centro di promozione culturale ad alto livello
riconosciuto anche all'estero.
ORTO BOTANICO DI PISA
Il funzionamento della Fonderia proseguì sino alla metà del XVIII secolo
quando la distribuzione delle sostanze medicinali fu affidata alla Farmacia
dell'Ospedale; questo segnò il distacco netto tra l'Orto Botanico e le
scienze medico-farmaceutiche.
Con il XIX secolo l'Orto Botanico subisce sostanziali cambiamenti, anche
in relazione alle mutate esigenze della botanica che ormai evoluta come
scienza autonoma si specializza in svariate branche compresa quella
sistematico-evolutiva. In base alle teorie proposte da Darwin, Linneo,
Tournefort, ecc. le piante vengono classificate e presentate secondo criteri
nuovi prettamente scientifici che evidenziano le affinità biologiche.
ORTO BOTANICO DI PISA
Così in varie fasi a partire dalla prima metà dell'800 l'impianto cinquecentesco
delle grandi aiuole viene smantellato per dare spazio ad altre aiuole più piccole
di forma rettangolare disposte in file regolari, intercalate dai viali e dai muretti, al
cui centro si trovano sei residue fontane con vasca originaria, a memoria
dell'antica organizzazione degli spazi dell'Orto. Questa riorganizzazione fu
attuata, in varie fasi nella seconda metà dell'ottocento, dai prefetti Gaetano Savi
e Teodoro Caruel: a lavoro ultimato si contavano 148 aiuole con più di 2.000
specie disposte in ordine sistematico
ORTO BOTANICO DI PISA
L'assetto attuale
L'assetto planimetrico generale dell'Orto differisce notevolmete da quello originario,
per una serie di modifiche ed ampliamenti. Già a partire dal 1783, grazie ai
finaziamenti concessi dal granduca Francesco II di Lorena, fu acquisito un
appezzamento
detto
Orto
del
Cedro,
facente
parte
del vicino convento di S.Teresa. Successivamente nella prima meta del XIX secolo si
registrò la perdita di un piccolo settore nella parte meridionale per permettere la
costruzione del Museo di Storia Naturale, compensata dall'acquisizione dell'Orto
Nuovo nel 1841. L'acquisizione dell'Orto Del Gratta sul lato nord porterà la superficie
dell'Orto agli attuali 3 ettari.
Nel XIX secolo con la costruzione del nuovo Istituto di Botanica, eseguita nel 1891 su
progetto dell'ingegnere pisano Perfetto Frediani, il vecchio Istituto di Botanica perde
gran parte del suo significato funzionale.
ORTO BOTANICO DI PISA
Solo recentemente nel 1988 una parte del piano terreno dell'antico Istituto
di Botanica è stata riacquisita per accogliere la Sezione storico-didattica
dell'Orto
il
cui
allestimento
relaizzato
in
collaborazione
con
la
Soprintendenza per i Beni Ambientali Artistici ed Architettonici e Storici ed il
Dipartimento di Storia delle Arti, ha rappresentato un operazione di ampia
valenza culturale che si è tradotta con l'esposizione al pubblico di vari
oggetti d'interesse storico, artistico e scientifico quali modelli in cera di
funghi e di altri organismi vegetali, un mobiletto detto lo "studiolo del
granduca", l'antica porta monumentale di accesso all'Orto da via S. Maria,
preziosi manoscritti, libri e ritratti dei "semplicisti".
ORTO BOTANICO DI PISA
ARCHITETTURA
Il Museo Botanico di Pisa ha sede in un edificio settecentesco di piccole
dimensioni posto all’interno dell’Orto Botanico. La facciata è riccamente
decorata con incastonature di conchiglie e sassi colorati ed è di notevole
suggestione apparendo al visitatore immerso nel verde del giardino.
Sulle origini del Museo Botanico non si hanno notizie certe, ma sembra
che sia stato costituito alla fine del XVIII secolo da Gaetano Savi che fu
anche direttore dell’Orto Botanico dal 1814 al 1844.
Il nucleo iniziale del museo fu arricchito da altre collezioni soprattutto da
Alberto Chiarugi che ne fu il direttore dal 1930 al 1950. Il museo è
costituito da una raccolta di collezioni tra le quali hanno particolare
importanza gli erbari, cioè raccolte di piante pressate, seccate, fermate
su fogli di carta e corredate da notizie sulla pianta stessa e sul luogo e il
momento in cui è stata raccolta.
ORTO BOTANICO DI PISA
ARCHITETTURA
Alcune delle collezioni sono considerate chiuse, cioè per motivi storici non
possono essere incrementate. Sembra che proprio presso l’Università di Pisa
sia nata la consuetudine di seccare e conservare le piante ad uso didattico e
scientifico, che è stata praticata fin dal XVI secolo sostituendo la tradizione
del disegno. Il museo comprende anche una sala storica nella quale, fra le
altre cose, è esposta una serie di ritratti dei direttori dell’Orto Botanico di
particolare interesse storico-scientifico perché spesso sono raffigurati con
piante di importazione e dai ritratti si può quindi risalire al periodo in cui
vennero importate. Di notevole interesse è anche la collezione di modelli in
cera eseguiti da Luigi Calamai nel 1831 fra i quali circa duecento modelli di
funghi e un modello di felce di particolare interesse per la Storia della
Scienza, perché raffigurata senza protallo. Il protallo è la parte della felce
attraverso la quale essa si riproduce. Inizialmente i botanici avevano
classificato la felce come pianta a riproduzione criptogama, cioè nascosta. Il
protallo è stato scoperto in epoca recente con l’ausilio di strumenti ottici
particolari. All’epoca in cui questo modello in cera fu realizzato, il protallo,
quindi, non era ancora stato scoperto.
ORTO BOTANICO DI PISA
COLLEZIONI
Arboreto - destinazione d'uso: didattica, divulgazione
Nella parte dell'Orto Botanico situata a nord del palazzo oggi sede del
Dipartimento di Scienze Botaniche, si estende l'arboreto, dove sono
coltivati alberi, principalmente appartenenti al gruppo delle conifere e
delle amentifere, disposti in parcelle di forma irregolare, attraversate
da sentieri secondo lo schena d'impianto proposto nel XIX secolo dai
prefetti Gaetano Savi e Teodoro Caruel. Anche fuori dell'arboreto si
trovano svariati alberi di grande rilevanza storica, come nell'Orto del
Cedro, dove vivono i due esemplari più vecchi dell'Orto: una Magnolia
grandiflora L. ed un Ginkgo biloba L., piantati nel 1787 dal prefetto
Giorgio Santi.
ORTO BOTANICO DI PISA
Collezione sistematica - destinazione d'uso: didattica, divulgazione
Questa collezione consiste in una serie di piante raggruppate per
famiglie nelle aiuole della "Scuola Botanica", secondo un criterio
didattico-sistematico. L'impianto fu ideato e realizzato, nella seconda
metà del secolo scorso, dal botanico Teodoro Caruel. Questo settore è
stato recentemente recuperato ed in parte restaurato per un totale di
circa 45 aiuole, dove sono rappresentate 550 specie appartenenti a 39
famiglie. Questo tipo di disposizione consente di apprezzare le affinità
esistenti tra i vari gruppi vegetali, mediante l'osservazione diretta e
l'immediato confronto delle strutture fiorali, del tipo di accrescimento di
e di altri aspetti morfologici.
ORTO BOTANICO DI PISA
Flora officinale - destinazione d'uso: ricerca, didattica e divulgazione
L'utilizzo delle piante nella cura delle malattie è una pratica antichissima;
svariati Orti Botanici, tra cui quelli di Pisa, di Padova e di Firenze, come
precedentemente accennato, sono nati come "Giardini dei Semplici". Nel
settore detto "Orto del Mirto", per la presenza di un vetusto esemplare di
Myrtus communis L. subsp. tarentina (L.) Arcangeli, vengono coltivate
circa 140 specie di piante officinali, alcune utilizzate anche dalla
farmacopea ufficiale italiana come il ricino (Ricinus communis L.), la
digitale (Digitalis purpurea L.), ecc.
ORTO BOTANICO DI PISA
Piante
acquatiche
-
destinazione d'uso: didattica divulgazione,
conservazione
Si tratta di una collezione di specie prevalentemente autoctone
specializzate per la vita negli ambienti ricchi di acqua, che un tempo
caratterizzavano ampiamente il territorio toscano. Alcune di queste come
la farferugine di palude (Caltha palustris L.) non esistono più negli
ambienti naturali, mentre altre sono fortemente minacciate, e rischiano di
scomparire, a causa dell'inquinamento delle acque e delle ripetute
bonifiche idrauliche, come l'ibisco palustre (Hibiscus palustris L.) ed il
nannufero (Nuphar lutea (L.) S. et S., ecc. Inoltre, vengono coltivate
anche svariate piante acquatiche esotiche come la Victoria regia Lindley
ORTO BOTANICO DI PISA
Geofite mediterranee - destinazione d'uso: ricerca
Si tratta di una collezione che raccoglie specie erbacee afferenti
prevalentemente ai generi Allium, Ornithogalum e Muscari, raccolte in diversi
paesi del bacino del Mediterraneo, che costituiscono oggetto di studi
citotassonomici e geobotanici da parte di un gruppo di ricerca.
ORTO BOTANICO DI PISA
Succulente - destinazione d'uso: didattica.
Un'intera serra dell'Orto Botanico è riservata a questo tipo di piante ed
ospita sia specie a succulenza caulinare come le Cactaceae e le
Euphorbiaceae, che esemplari a succulenza fogliare presenti nei generi
Aloe ed Agave e nella famiglia delle Crassulaceae. La disposiziene delle
specie segue due criteri: uno sistematico ed uno geografico. Nel primo
caso gli esemplari sono coltivati in vaso e disposti ordinatamente su
appositi bancali in muratura; nel secondo caso le piante sono state
messe a dimora in piena terra in aiuole appositamente allestite.
ORTO BOTANICO DI PISA
ATTIVITA’
Fin dalla sua origine l'Orto ha svolto un'importante funzione nelle attività
didattiche universitarie. Oggi l'Orto è fonte di materiale per vari corsi di
Botanica, afferenti a quattro facoltà universitarie, ai dottorati di ricerca ed
alla Scuola di specializzazione in Scienza e Tecnica delle piante
medicinali, che prevedono esercitazioni o dimostrazioni basate
sull'impiego di materiale vegetale fresco, preparato dal personale
dell'Orto, sia utilizzando le piante in collezione, sia raccogliendo i campioni
vegetali in campagna. L'attività didattica, tuttavia non si limita ai soli corsi
universitari: sono migliaia gli scolari e gli studenti, provenienti da scuole di
ogni ordine e grado del territorio nazionale, che effettuano ogni anno la
visita guidata all'Orto Botanico. Alcune scolaresche cittadine seguono uno
specifico programma, concordato con gli insegnanti, sull'evoluzione del
regno vegetale, articolato in lezioni con dimostrazioni di piante fresche
(realizzate a scuola dagli insegnanti o nell'aula didattica dell'Orto dal
personale del Giardino) ed in visite guidate, su percorsi appositamente
tracciati nell'Orto.
ORTO BOTANICO DI PISA
ATTIVITA’
Nel corso del 1994 sono stati accompagnati in visita guidata, su itinerari
prestabiliti o comunque concordati con gli insegnanti, circa 3.000 alunni
appartenenti a 150 classi di ogni ordine e grado. Non mancano infine
proposte educative per il pubblico generico, che può accedere all'Orto
durante tutto l'anno. Le attività in questo settore hanno inoltre subito un
notevolissimo impulso in seguito all'adesione dell'Orto Pisano alle settimane
nazionali della cultura scientifica, promosse dal MURST ogni anno a partire
dal 1991. Sono state organizzate delle manifestazioni con specifiche
iniziative, concretizzate nell'allestimento di mostre tematiche, nella
produzione di guide, audiovisivi e sussidi didattici su elaboratore elettronico.
Tramite questionari sono stati rilevati il gradimento del pubblico nei confronti
di queste iniziative e i desiderata per i programmi futuri. Le collezioni
dell'Orto sono anche un supporto ai vari programmi di ricerca attivi presso i
diversi settori del Dipartimento. Essi sono indirizzati sia su aspetti biologici,
genetici e naturalistici della ricerca, ma anche su settori più strettamente
applicativi quali quello farmaceutico, veterinario ed agrario. Alcune attività
prevedono un impegno ancora più diretto da parte del personale dell'Orto.
Nell'ambito di progetto finanziato dalla CEE è stata preparata una lista di
piante citate nelle flore di uso popolare in Toscana ed è in fase di
costruzione una banca di semi per consentire la conservazione ex situ della
diversità biologica.
ORTO BOTANICO DI PISA
BIODIVERSITA’ E CONSERVAZIONE
L'Orto Botanico di Pisa attua progetti di conservazione di specie vegetali
minacciate in collaborazione con Parchi e Riserve Naturali, in accordo
con un protocollo d'intesa siglato da Società Botanica Italiana e
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali nel 1997, teso a
incoraggiare l'interazione tra Orti Botanici e Parchi in rapporto alla
conservazione
integrata.
Con questo termine si intende la sinergica attuazione di interventi in
differenti settori disciplinari (Bedini e Cavalli, 1996), nello spirito della
Convenzione sulla diversità biologica e precisamente:
•Identificazione e controllo dei componenti della diversità biologica;
•Conservazione in situ;
•Conservazione ex situ;
•Ricerca sulle tecniche di conservazione e uso sostenibile dei componenti
della diversità biologica;
•Programmi didattico-educativi;
•Programmi nazionali e internazionali di cooperazione tecnico-scientifica.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Cenni storici
Decreto di fondazione dell’orto botanico di Padova
L'Orto Botanico di Padova è il più
antico Orto Botanico Universitario del
mondo
che
abbia
conservato
l'ubicazione originaria e che abbia
mantenuto, praticamente inalterata,
la sua originaria struttura. Fu fondato
nel 1545 su uno dei terreni dei
monaci benedettini e istituito
su delibera del Senato della Repubblica di Venezia, accogliendo la
proposta di Francesco Bonafede, titolare della cattedra di Lectura
Simplicium ( riguardava l’insegnamento delle piante officinali ed il loro
commento sulle loro virtù terapeutiche)che deliberò, con votazione
pressochè unanime, l'istituzione in Padova di un Horto Medicinale dove
coltivare, osservare, studiare e sperimentare le piante medicinali sia
indigene che esotiche.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
La possibilità di poter disporre di un
Horto dove gli studenti di Medicina
potessero
ricevere
anche
una
preparazione pratica, oltre che teorica,
e si impratichissero nel riconoscimento
delle droghe vegetali, consentiva anche
di individuare le frequenti sofisticazioni
e frodi cui erano soggetti in
L’ingresso al giardino dei semplici di Padova
quel tempo i semplici vegetali, da parte dei fornitori e degli speziali.
Sorto come Horto Medicinale, ha seguito nel tempo l'evoluzione delle
discipline botaniche, adeguando le collezioni alle mutate esigenze
didattiche e scientifiche.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
L'Orto fu continuamente arricchito di piante provenienti da varie parti del
mondo e specialmente dai paesi dove la Repubblica di Venezia aveva
possedimenti o rapporti commerciali. Per questo Padova ha avuto un
posto preminente nell'introduzione e nello studio di molte piante
esotiche. Analogamente agli altri Orti Botanici italiani, anche l'Orto
Botanico patavino durante i suoi oltre quattro secoli di vita ha contribuito
all'introduzione e alla diffusione in Italia di numerose piante esotiche,
alcune delle quali molto note, come il ginkgo biloba, la magnolia, la
patata, il gelsomino, l'acacia e il girasole, il lillà, il rabarbaro, il ciclamino
persiano, per un totale di circa 70 specie. Una specifica raccolta,
collocata di fronte alle serre, documenta queste introduzioni, che sono
esposte in ordine cronologico.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Si narra che le piante, costituite da circa 1800
esemplari, che il primo "custode" dell'Orto,
Luigi
Squalermo
detto
Anguillara,
fece
piantare furono rubate dopo qualche giorno.
Per questa ragione nel 1552, pochi anni dopo
la fondazione, fu costruito un alto muro
circolare di recinzione per impedire i continui
furti notturni e furono stabilite anche le pene
(multe, carcere, esilio) che sarebbero state
inflitte a tutti coloro che avessero osato
Giardino dei semplici di Padova
rubare o danneggiare le piante dell'Orto.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Tra i vari Prefetti che si sono succeduti nella
direzione dell'Orto patavino, si annoverano
personalità scientifiche di rilievo in vari settori
delle discipline botaniche: il
celebre
medico
Prospero Alpino, il
florista Roberto de
Visiani, il micologo
Pier
Andrea
Saccardo, il fisiologo
Giuseppe Gola.
Pier Andrea Saccardo
Prospero Alpino
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Il progetto
Il progetto dell'Orto viene attribuito al dotto
patrizio veneziano Daniele Barbaro e a
Pietro da Noale, insigne professore di
Medicina
all'Università
realizzazione
è
di
opera
Padova.
La
invece
del
bergamasco Andrea Moroni, il cui nome è
legato
a
numerose
altre
Daniele Barbaro
opere
architettoniche padovane, tra cui il Palazzo
del Bo' (sede centrale dell'Università), la
Basilica di Santa Giustina e il palazzo che
attualmente è sede del Municipio(Palazzo
Moroni).
Palazzo del Bo'
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Architettura
L'Orto
sorge
su
un'area
di
forma
trapezoidale di circa due ettari, su un
terreno un tempo di proprietà dei monaci
benedettini di S. Giustina; esso è
delimitato su due lati dal canale Alicorno
dal quale, fino a pochi decenni fa, veniva
prelevata l'acqua per l'irrigazione.
Il nucleo originario dell'Orto è rappresentato dal
cosiddetto Hortus Sphaericus, una circonferenza di
circa 85 metri di diametro, in cui è inscritto un
quadrato, a sua volta suddiviso in quattro quadrati
minori detti “quarti”, o anche "spalti" separati da
due viali perpendicolari orientati secondo i punti
cardinali che rappresentano i quattro elementi:
acqua, terra, aria, fuoco.
Hortus Sphaericus
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
La forma circolare e la caratteristica
ripartizione
geometrica
che
suddivide
l'area in 16 settori, è ricca di riferimenti e di
simbologie
cosmologiche,
proprie
del
periodo rinascimentale. La circonferenza è
il simbolo della perfezione dell'Universo.
Cerchio e quadrato rappresentano infatti,
nei principi filosofici del tempo, l'universo e
la terra. Attualmente ogni quarto, provvisto di fontana centrale, è diviso a
sua volta in 250 aiuole, chiamate areole, disposte secondo differenti ed
eleganti geometrie.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Vasca delle quattro stagioni
La configurazione architettonica esterna è stata completata agli inizi del
Settecento con la realizzazione dei quattro ingressi monumentali, delle
cancellate in ferro battuto di raffinata fattura e della balaustra in pietra
d'Istria che sovrasta il muro circolare. Appartengono allo stesso secolo la
statua di Teofrasto collocata presso la porta sud e quelle di Salomone e
delle Quattro Stagioni, ubicate in prossimità della vasca omonima.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Collezioni
In
conseguenza
della
limitata
disponibilità di serre, le collezioni vive
dell'Orto
sono
collocate
prevalentemente all'aperto. E' stata
recentemente allestita una raccolta di
piante
velenose
con
finalità
spiccatamente
didattiche:
alcune
appartengono alla flora spontanea del
Oleandro
Veneto (colchico, veratro, aconito,
ecc.), altre rappresentano specie di comune impiego ornamentale
(mughetto, oleandro, tuia, ecc.); sull'etichetta è riportata anche una
indicazione del loro grado di tossicità. Molte di queste piante velenose si
ritrovano anche nel settore delle piante medicinali, in quanto a dosi
opportune possono esplicare una benefica attività nella cura delle
malattie.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Nell'Orto sono stati ricreati anche alcuni
ambienti naturali che ripropongono esempi di
vegetazione di macchia mediterranea, di
roccera alpina, di torbiera e dei litorali veneti.
Tra le piante arboree ultracentenarie presenti
nel giardino, particolare rilievo assume un
esemplare
di
palma
di
S.
Pietro
(Chamaerops humilis v. arborescens) messa
a dimora nel 1585 e meglio conosciuta come
Palma di Goethe, da quando il sommo poeta
tedesco nel 1786, dopo averla studiata,
espresse la sua intuizione evolutiva nel
saggio
"Le
Metamorfosi
delle
piante".
La famosa palma di Goethe protetta dall’apposita serra.
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Erbari e altre raccolte
Oltre alle collezioni vive dell'Orto, sono presenti nell'attiguo edificio
botanico, numerose altre raccolte, articolate in diverse sezioni, che
rappresentano una delle documentazioni botaniche, scientifiche e
storiche, più importanti d'Italia. Esse sono costituite dall'Erbario
Fanerogamico e Crittogamico, da una Xiloteca, una Spermoteca, una
Cecidoteca e una Chermoteca
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Attività e fruizione
Analogamente
agli
altri
Orti
Botanici italiani, anche l'Orto
Botanico patavino durante i suoi
oltre quattro secoli di vita ha
contribuito all'introduzione e alla
diffusione in Italia di numerose
piante esotiche, alcune delle quali
molto note, come la patata, il
girasole, il lillà, il rabarbaro, il
ciclamino persiano, per un totale di circa 70 specie.Da qualche anno è
stato allestito in Orto, per la prima volta in Italia, un itinerario didattico
studiato appositamente per non vedenti e ipovedenti. Si tratta di
collezioni tematiche di piante coltivate in vasi che possono essere
sostituiti nel corso dell'anno. Ciascuna pianta, dotata di particolari
caratteristiche apprezzabili con il tatto o l'odorato, è contrassegnata da
una formella in cotto che indica il nome e le peculiarità delle specie in
scrittura Braille. .
L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA
Nel 1997 L’Orto Botanico di Padova è stato
inserito, come bene culturale, nella Lista del
patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Questa
lista comprende tutti quei beni culturali o
naturali ai quali, per la loro ragguardevole
qualità,
viene
riconosciuto
un
“valore
universale eccezionale” e che rappresentano
dei beni inestimabili e insostituibili non solo di
ogni nazione ma dell’umanità intera.
ORTO BOTANICO DI BOLOGNA
Fin dal Cinquecento Bologna fu una
delle principali sedi della cultura
botanica italiana: nel 1568, su proposta
di Ulisse Aldrovandi, il Senato
bolognese istituì l'Orto Botanico, uno dei
più antichi d'Italia, il quarto al mondo
dopo Pisa, Padova e Firenze, tutti fondati
attorno alla metà del '500.
La sua storia è stata sin dall'inizio
strettamente connessa al ruolo e
all'evoluzione degli studi botanici in
Italia.
La prima sede dell'Orto fu nel centro
della città, all'interno del Palazzo
Pubblico, in un cortile che oggi
corrisponde approssimativamente alla
Sala
Borsa.
ORTO BOTANICO DI BOLOGNA
L’Orto botanico, già al tempo di
Aldrovandi, non era solo una collezione di
piante medicinali: avendo il suo fondatore
spiccati
interessi
naturalistici,
comprendeva al fianco dei «semplici»
numerosi esemplari di piante esotiche
raccolte personalmente od ottenute da
corrispondenti. A questo proposito, lo
stesso Aldrovandi, scrisse che l’Orto
superava «ogni giardino d’Europa di
bellezza di tante varietà di straniere
piante».
Inevitabilmente il cortile del Palazzo
Pubblico si rivelò poco adatto ad ospitare
un tale Orto e così, nel 1587 si provvide a
trasferire la coltivazione in un sito più
ampio presso l’attuale Porta S. Stefano,
dove le piante coltivate salirono da 800
nel 1573 a circa 3000 nel 1595.
Porta S. Stefano
ORTO BOTANICO DI BOLOGNA
All’interno del Palazzo Pubblico rimase
solo la collezione dei«semplici», cioè
delle piante medicinali, necessaria alle
esercitazioni.Il trasferimento fu voluto e
guidato dallo stesso Aldrovandi che, in
realtà, sin dall’epoca del primo impianto
aveva auspicato per il giardino una sede
più spaziosa. Nel 1803, infine, l’Università
acquistò un’ampia area prevalentemente
agricola, ma già provvista di giardini e
viali alberati, dove venne definitivamente
ubicato, nella sede attuale, il nuovo Orto
Botanico, sorto dalla riunificazione delle
collezioni di Palazzo Pubblico e di Porta
Santo Stefano.
Mappa orto dei semplici
ORTO BOTANICO DI BOLOGNA
Esso fu affiancato poco dopo da un Orto
Agrario e nelle vicinanze furono trasferiti col
tempo i principali istituti scientifici universitari
secondo un più vasto progetto di rinnovamento
dell’Università bolognese. La sistemazione
degli spazi fu ideata e realizzata entro la fine del
1804 dall’architetto Giovanni Battista Martinetti
in collaborazione con
Scannagatta, direttore
dell’Orto e responsabile delle oltre 4000 piante
che necostituivano allora la dotazione. Oggi la
superficie complessiva è di circa due ettari e su
di essa sono coltivati più di cinquemila
Mappa Martinetti
esemplari di piante locali ed esotiche.
GIARDINO ANTERIORE
Situato
subito
d'ingresso,
caratterizzato
piante
oltre
il
il
giardino
cancello
anteriore
principalmente
arboree,
in
da
particolare
gimnosperme, largamente coltivate
negli
Orti
Botanici
europei.
Particolarmente interessanti sono il
grande esemplare
di Ginkgo, la
pianta a seme di origine più antica e
l’esemplare di Metasequoia, conifera
diffusa nel Terziario, circa 60 milioni
di anni fa. Ad esse si aggiungono
piante arbustive ed erbacee a fioriture
vistose.
Ingresso giardino anteriore
GIARDINO POSTERIORE
In questa zona si trovano le
ricostruzioni ambientali, le serre, il
giardino dei semplici, le collezioni
tematiche tra cui quelle di piante
carnivore e il bosco-parco. La
ricostruzione di ambientali naturali,
dove le specie vegetali sono inserite in
modo simile a quanto avviene in natura,
ha un elevato valore didattico anche per
un
pubblico
non
specializzato.
Giardino posteriore
Subito oltre la cancellata è situata una vasca rotonda che accoglie piante
acquatiche spontanee in Italia, alcune divenute ormai rare; un'altra vasca,
posta poco oltre in posizione più soleggiata, ospita invece alcune specie
esotiche con lussureggiante vegetazione e belle fioriture nel periodo
estivo.
IL BOSCHETTO
Per giungere allo stagno si può
attraversare
un
boschetto
che
rappresenta un esempio della boscaglia
tipica di pianura, con piante amanti
dell’umidità e in grado di tollerare anche
saltuarie inondazioni. Tra gli alberi
ritroviamo qui soprattutto il Pioppo
bianco dalla caratteristica corteccia
bianco-grigia
e
dalle
foglie
inferiormente «vellutate». Vi sono
inoltre alcuni giovani Frassini ed alcuni
Aceri. Tra gli arbusti si può notare il
Salice rosso così chiamato per il colore
rossastro dei rami, che generalmente si
trova lungo i corsi d’acqua su suoli sia
inondabili che asciutti. Altre specie
arbustive presenti sono il Nocciolo e il
Sambuco.
LO STAGNO
Un piccolo specchio d’acqua dolce ospita
specie animali e vegetali tipiche di un
ecosistema che allo stato spontaneo sta
attualmente scomparendo. Fortunatamente
da alcuni anni si verifica unacrescente
rivalutazione delle zone umide, la cui
conservazione
risulta
di
estrema
importanza per la salvaguardia delle specie
che le popolano, dalle ninfee con magnifici
fiori galleggianti ai grossi e lucidi
coleotteri acquatici. Durante la bella
stagione è sufficiente uno sguardo per
rendersi conto della complessità del piccolo
stagno: nelle sue acque basse le più svariate
forme animali si spostano sul fondo o
nuotano in superficie: tritoni, coleotteri,
girini di rane e rospi, chiocciole, larve di
libellula.
LA SERRA TROPICALE
Negli Orti Botanici vengono coltivate
piante tipiche di altri climi che non
possono, per ovvie ragioni, essere
sistemate all’aperto. Si ricorre in questi
casi alle serre,nelle quali le condizioni
ambientali
(umidità,temperatura,luce)
sono regolabili a seconda delle esigenze.
Le serre tropicali hanno temperature
elevate e una forte umidità ambientale, e
permettono la
coltivazione di piante delle zone tropicali e delle foreste pluviali
equatoriali. Nelle serre dell’Orto Botanico sono presenti bromeliacee ed
orchidee, che crescono negli strati alti di fitte foreste pluviali, piante
alimentari quali caffè e palme da cocco e dattero, piante produttrici di
spezie, piante ornamentali e piante medicinali.
LA SERRA DELLE PIANTE SUCCULENTE
Questa
collezione
annovera
attualmente circa 5000 esemplari. Vi
sono rappresentate tutte le principali
famiglie di piante succulente e la
collezione è una delle più importanti
in Italia. Nella serra le piante sono
state disposte nel seguente modo:
Aiuola quadrata : piante succulente
neotropicali Aiuola rettangolare :
piante succulente paleotropicali
Serra piante grasse
Bancale di sinistra : contiene piante grasse di piccola emedia taglia
caratterizzate da succulenza fogliare. Una parte del bancale ospita piante
con anomalie della crescita, le cosiddette«forme mostruose» Bancale di
destra : contiene piante grasse di piccola e media taglia caratterizzate da
succulenza caulinare.
LA SERRA DELLE PIANTE CARNIVORE
Le piante carnivore sono vegetali in
grado di integrare la loro dieta utilizzando
sostanze di origine animale, che si
procurano grazie a svariate strategie di
«cattura» ai danni di piccoli organismi,
soprattutto insetti, riuscendo così a
occupare ambienti estremamente poveri,
dovepoche piante riuscirebbero a vivere.
I meccanismi di cattura delle prede sono
costituiti da foglie modificate, associate
ad esche e a guide che attirano l'insetto
verso la «trappola». Le piante carnivore
si trovano in ambienti poveri di Sali
nutritivi: nelle paludi, sul terreno
impoverito delle radure e delle foreste, e
talvolta su terreni sabbiosi, su rocce
calcaree disgregate o su ceneri
vulcaniche. Le principali piante carnivore
presenti in Italia appartengono ai generi
Drosera, Pinguicola, Utricularia.
L’Orto Botanico attuale segue due criteri espositivi diversi: da un lato,
la presentazione di singole collezioni di particolare pregio, e dall’altro
la ricostruzione di ambienti naturali, nei quali le specie vegetali siano
inserite in modo simile a quanto avviene in natura. L’Orto moderno
infatti deve assolvere a funzioni nuove, in particolare di divulgazione e
didattica rivolte ad un pubblico ampio a cui l’Orto storico non si
rivolgeva. L’orto organizza anche percorsi didattici per le scuole
dell’infanzia e dell’obbligo, con possibilità di osservazione e raccolta.
Visione aerea orto botanico di Bologna
ULISSE ALDROVANDI
Ulisse Aldrovandi (1522 – 1605) è
stato
un
naturalista
e
botanico
italiano, realizzatore di uno dei primi
musei di storia naturale, studioso
delle diversità del mondo vivente,
esploratore che, negli ultimi decenni
del Cinquecento e fino ai primi del
Seicento, si impose come una delle
maggiori figure della scienza, nonché
guida e riferimento per i naturalisti
italiani
contemporanei.
Le
sue
imponenti raccolte naturalistiche sono
riunite ancora oggi in larga parte nel
Museo
Aldrovandiano
custodito
presso l'Università di Bologna.
La sua preparazione
comprese
studi
umanistici
e
di
Giurisprudenza alle
Università di Bologna
e
Padova,
ma
successivamente
i
suoi
interessi
si
spostarono verso la
logica, la filosofia, la
matematica
e
la
medicina.
Nel 1559 divenne professore di filosofia e, nel 1561, inaugurò la prima cattedra
di scienze naturali a Bologna. Parallelamente alla sua attività di docenza egli,
spinto dal suo forte spirito indagatore, portò avanti un'intensa attività empirica.
Aderendo pienamente a questo nuovo modo di rapportarsi con le "cose
naturali" egli dedicò molto del suo tempo all'organizzazione di viaggi ed
escursioni che da un lato gli permettevano di raccogliere materiali per il suo
erbario e per il suo museo e dall'altro lo portavano a far visita ad esperti e
studiosi delle scienze naturali del tempo per avere con loro un attivo scambio di
conoscenze.
ERBARIO
Aldrovandi infatti fu un attento
osservatore del mondo naturale: si
occupò di tutto ciò che lo
incuriosiva, studiando i più diversi
aspetti della natura raccogliendo
campioni ed esemplari sia animali
che vegetali, compilando oltre 360
volumi sui più diversi aspetti delle
scienze naturali. Tra le sue opere
figura anche l'Erbario, uno dei più
antichi giunti fino ai nostri giorni, e
senz'altro uno dei più ampi del
suo
tempo.
Iniziato
molto
probabilmente nel 1551 ed
ampliato da Aldrovandi durante
tutta la sua vita, arrivò a
comprendere oltre 5000 campioni
suddivisi in 15 volumi rilegati.
Volume erbario
E
R
B
A
R
I
O
Ogni
volume
comprende
diverse
centinaia di fogli sui quali sono incollate
le piante. A differenza di quanto è stato
notato
per
altri
antichi
erbari,
la
distribuzione delle piante nell'erbario
non sembra seguire alcun criterio se
non, almeno nei primi volumi, quello
alfabetico.
Il
maggior
valore
della
raccolta è dato quindi dal gran numero
di piante che lo compongono, dalla sua
antichità e dalla cura con cui èstato
allestito.
Dal 1567 egli fece seguire alle sue
lezioni teoriche un'esercitazione
nella quale mostrava realmente ai
suoi studenti ciò che aveva
spiegato loro durante la lezione. Si
faceva
quindi
sempre
più
importante l'esigenza di poter
disporre di un orto botanico
pubblico dove poter coltivare e
raccogliere le piante necessarie
alle esercitazioni. Su sua proposta il Senato bolognese istituì nel 1568
l'Orto Pubblico, che fu diretto per i suoi primi 38 anni dall'Aldrovandi
stesso. La prima sede dell'Orto fu nel centro della città, all'interno del
Palazzo Pubblico, in un cortile che oggi corrisponde approssimativamente
alla Sala Borsa e che si trovava vicino all'aula dove Aldrovandi impartiva
le sue lezioni.
Il preciso e attento lavoro di raccolta e conservazione di reperti
naturalistici portò alla realizzazione di uno dei primi musei di storia
naturale in cui si potevano studiare 18.000 "diversità di cose naturali"
e 7.000 "piante essiccate in quindeci volumi". Aldrovandi stilò il proprio
testamento nel 1603. Le sue volontà furono quelle di lasciare il suo
intero
patrimonio scientifico, collezionando esemplari botanici e
zoologici, al quale aveva dedicato l'intera esistenza, al Senato di
Bologna, il quale a sua volta avrebbe avuto l'impegno di conservarlo
idoneamente nella sua interezza in un unico luogo.
Alla sua morte avvenuta nel
1605, la città e l'Università di
Bologna
divennero
proprietari
e
così
custodi
dell'eredità
materiale
scientifica
di
naturalista,
e
questo
considerato
il
fondatore della Storia Naturale
moderna.
L‘
Aldrovanda
vesiculosa,
una
specie
di
pianta carnivora acquatica, è
stata così chiamata in suo
onore.
Aldrovanda vesiculosa
Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze
Il "Giardino dei Semplici" di Firenze è il
terzo Orto Botanico del mondo per
antichità. La sua origine si può far risalire
al 1 Dicembre 1545, quando Cosimo I
dei Medici prese in affitto dalle suore
domenicane il terreno su cui doveva
sorgere l'Orto. L'Orto Botanico di
Firenze, denominato"Giardino dei Semplici" perché nato come orto di
piante medicinali, fu disegnato da Niccolò detto"Il Tribolo" che aveva già
realizzato in quel periodo, nei pressi di Firenze, altri progetti di parchi
privati.
Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze
Una delle più antiche testimonianze
di quello che doveva essere il
primitivo volto dell'Orto Botanicoce
l'ha tramandata, nel 1684, Leopoldo
del
Migliore
che
descrive
minuziosamente la ripartizione delle
aiuole, la disposizione dei viali, la
grande vasca centrale ottagonale,
oggi
scomparsa
insieme
alla
maggior parte degli arredi del tempo.
A tutt'oggi nell'Orto restano solo, a
testimonianza di quell'epoca, un
cancello"storico“ che reca ancora lo
stemma e una epigrafe originaria dei
Medici ed un busto in pietra di
Esculapio,un greco protettore delle
arti mediche.Tutti i lavori inerenti alla
costruzione furono diretti da Luca
Ghini che si preoccupò anche di
incrementare le nuove collezioni di
Luca Ghini
piante conferendo subito all'Orto
grande prestigio.
Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze
Tutti i lavori inerenti alla costruzione furono diretti da Luca Ghini che si
preoccupò anche di incrementare le nuove collezioni di piante
conferendo subito all'Orto grande prestigio. Dopo la morte del Ghini,
avvenuta a Bologna nel 1556, la direzione fu affidata a persone meno
esperte ed appassionate che portarono il Giardino ad una veloce
decadenza solo dopo molti anni ebbe inizio il periodo migliore nella
storia dell'Orto; infatti nel 1718, per volontà di Cosimo III dei Medici,
venne affidato alle cure della Società Botanica Fiorentina ed ebbe
come Direttore il grande Pier Antonio Micheli, fondatore della Società
stessa.
Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze
Gli anni trascorsi sotto la guida
dell'illustre botanico videro il Giardino
incrementare in modo continuo le sue
collezioni che si arricchirono di piante,
non solo medicinali, così da renderlo
famoso in tutto il mondo e dargli una
importantissima impronta di modernità,
iniziando a diversificare lo studio della
Botanica dallo studio della Medicina,
discipline ancora allora strettamente
legate l'una all'altra. Alla morte del
Micheli (1737) la direzione del Giardino
passò a Giovanni Targioni Tozzetti ed in
seguito (1746) a Saverio Manetti che
rimase in carica fino al 1782. Al Manetti
va il grande merito di aver per primo
studiatoe pubblicato un indice dei semi
Pier Antonio Micheli ( 1679 – 1737)
provenienti dalle piante dell'Orto con lo
scopo precipuo di favorirne lo scambio
con gli altri Orti Botanici, italiani e
stranieri.
Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze
Nel 1783, in seguito alla fusione della
Società Botanica Fiorentina con l'Accademia
dei Georgofili, il Giardino passò alle
dipendenze dell'Accademia cambiando la
propria denominazione in "Orto Sperimentale
Agrario dell'Accademia dei Georgofili" e
cambiando notevolmente la propria struttura
interna che fu semplificata e razionalizzata
per far posto alle colture di piante agrarie e
da frutto. Nel 1801 la direzione del Giardino
passò ad Ottaviano Targioni Tozzetti, a cui
successe, nel 1829, il figlio Antonio. Sotto la
sua direzione l'Orto per Decreto granducale
riacquistò l'antico nome di"Giardino dei
Semplici",
mentre
veniva
ripresa
intensamente sia la coltivazione di piante
medicinali,sia la coltura di specie di interesse
scientifico.
Antonio Targioni Tozzetti
Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze
Nel 1865 venne incaricato della
direzione dell'Orto il grande botanico
Teodoro Caruel che divenne direttore
ufficiale nel 1880, anno in cui l'Orto
veniva assegnato al Regio Istituto
degli Studi Superiori Pratici con il
nome di "Orto Botanico dell'Istituto di
Studi Superiori". Fu Teodoro Caruel
che favorì la costruzione delle grandi
serre ancora oggi in uso nè va
dimenticato che fu solo grazie al suo
continuo interessamento per le sorti
dell'Orto che questo sfuggì al destino
di
essere
soppresso
dall'Amministrazione del Regio Istituto
degli Studi Superiori che non poteva
più
sostenerne
le
spese
di
mantenimento.
Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze
Ormai l'Orto era diventato una
istituzione di alto livello culturale
tanto che, negli anni seguenti, grazie
all'impegno dei due direttori che
succedettero al Caruel, Oreste
Mattirolo e Pasquale Baccarini, fu
realizzato il progetto di riunire
l'Istituto Botanico, fondato da Filippo
Parlatore, al Giardino dei Semplici.
Nell'Ottobre del 1905 si conclusero
le operazioni di trasferimento nei
locali del Giardino dei Semplici e si
costituì così l'Istituto e Orto Botanico
con annesso Museo Botanico
comprendente il sempre più famoso
"Herbarium Centrale Italicum".
Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze
Intorno al 1925 furono demoliti gli alti muri che lo circondavano. Insieme
ai muri, furono eliminate anche tre serrette calde e un piccolo bosco di
bambù. Durante la seconda guerra mondiale, alcune aiuole dell'Orto
furono adibite alla sepoltura dei morti che furono riesumati solo dieci
anni più tardi. Nel 1949 la direzione dell'Istituto e Orto Botanico fu
affidata ad Alberto Chiarugi al quale toccò il compito di riordinare e
riorganizzare il Giardino sconvolto dalla guerra. Durante questi anni
furono realizzate notevoli migliorie.
Nelle serre calde, tra le più grandi d’italia,
sono state riunite alcune piante tropicali,
da cui ancora oggi si estraggono prodotti
medicinali e alimentari di grandissima
importanza,come il caffè,il cacao, il cotone
e il pepe. Anche le collezioni furono
incrementate con l'aggiunta di esemplari
raccolti durante le spedizioni scientifiche
svolte in Italia e all'estero. Dal 1977 al
1981 l'Orto Botanico è stato diretto da
Fernando Fabbri. In questo periodo sono
state compiute spedizioni in località
dell'Asia e dell'Africa che hanno permesso
di incrementare le collezioni.Dal 1977
l'Orto Botanico è diretto da Pier Virgilio
Arrigoni.
LE COLLEZIONI
Il Giardino dei Semplici, nella sua
struttura
attuale,
occupa
una
superficie di 23.892 mq ed è suddiviso
in 21 quadri e 29 aiuole. L’edificio
principale, che occupa tutto il lato su
via Micheli, ospita gli uffici, la
biblioteca, un laboratorio e le serre.
L’edificio, a pianta rettangolare, ha
due grandi serre come corpi laterali e
le strutture organizzative nella zona
centrale. Altre cinque serre realizzate
in vetro e metallo sono collocate nel
giardino; sono serre fredde o calde
che ospitano collezioni di felci e
begonie.
Dall’edificio centrale si accede al terrazzo, coperto da due pergole in
ferro con rose rampicanti dal quale, tramite una scalinata, si scende
nel giardino.Tutti i vialetti sono pavimentati in ghiaia mentre le aiuole
sono delimitate da bassi bordi in pietra. Al centro del giardino è situata
una fontana in pietra, con zampillo centrale raffigurante un putto. La
vasca ha circa 4 metri di diametro ed ospita piante acquatiche e pesci
rossi. Oltre alla fontana centrale,con funzione prevalentemente
decorativa, vi sono numerose vasche : a destra dell’ingresso si trova
una vasca in cemento utilizzata per le ninfee e altre quattro vasche si
trovano sulla montagnola e ospitano collezioni di piante acquatiche.
Il prato delle conifere è una vasta zona
a prato, in parte in piano e in parte in
lieve pendenza, con conifere notevoli per
dimensioni ed età. Un piccolo laghetto
bordato da edera Hedera helixospita
diverse piante di loto. Notevole per
estensione (1690 mq) e cubatura è il
complesso delle grandi serre, costruite
alla fine del XIX secolo; esse sono
costituite
dalle
"serre
calde",
che
ospitano piante tropicali, e dalle "serre
fredde" dove trovano posto piante che
esigono temperature meno elevate. Il
Giardino dei Semplici dispone anche di
sei serrette di più recente costruzione.
Attualmente
l'Orto
Botanico
possiede
diverse collezioni di elevato valore, sia
storico sia scientifico. Nella serra fredda è
sistemata la collezione delle Cicadee,
costituita da 138 esemplari. In tempi più
recenti la collezione è stata incrementata
sia con le raccolte di Luciano Giugnolini in
Sud-America sia con donazioni private sia
con semi provenienti dal Sud-Africa e
dall'Australia. Sempre nella serra fredda sono collocate: la collezione di
agrumi; la nuova collezione di piante carnivore, di grande interesse
soprattutto didattico; la collezione delle palme, costituita da un centinaio di
esemplari, alcuni particolarmente vetusti; la collezione di piante succulente
con 850 esemplari appartenenti a 28 famiglie.
Nella serra calda trovano posto diverse piante alimentari e
numerose piante medicinali di provenienza esotica.
Nelle serrette sono coltivate le collezioni :
• delle Orchidaceae, costituita per la maggior parte da
esemplari assai vecchi e da altri di più recente
acquisizione ;
• delle Bromeliaceae ;
• delle Araceae .
Notevole, per numero e dimensione dei soggetti, la
raccolta di azalee che alla fioritura primaverile richiama
l’attenzione di numerosi visitatori.
Sotto l’aspetto didattico sono importanti
anche i comparti destinati alle piante
officinali, alle piante grasse e a quelle
carnivore. A destra del busto di
Esculapio, si trova la pianta più antica
dell’Orto,il Taxus baccata, conifera
estremamente velenosa, piantata nel
1720 da Pier Antonio Micheli. Lo
splendido esemplare maschile di Tasso
è iscritto nell’elenco degli alberi monumentali del Comune di Firenze.
Negli ultimi anni l’attività dell’Orto ha compreso anche l’allestimento di
mostre tematiche:
nel 2002 sulle piante della tradizione medicinale toscana e sulle
orchidee ;
nel 2003 sulla pittura botanica.
Il patrimonio vegetale dell’orto attualmente costituito da circa 9.000
esemplari di piante.
LUCA GHINI
Luca Ghini (1490-1556) è stato un medico e un botanico italiano.
Laureato in filosofia e medicina presso l'Università di
Bologna nel
1527, ha successivamente alternato l'esercizio della professione
medica con l'insegnamento della medicina e delle piante medicinali
nell'Ateneo bolognese. Nel 1534, su invito del Granduca Cosimo I de'
Medici che lo volle anche come medico personale, si trasferisce
all‘ Università di Pisa, ove ottiene la cattedra di Botanica.
Qui, nel 1543 fonda l' Orto dei semplici, il primo orto botanico
universitario del mondo. Secondo la terminologia medievale si dicevano
«semplici», o meglio «principi semplici», i farmaci tratti direttamente
dalle piante. Nel dicembre del 1545 fonda quindi l‘Orto botanico di
Firenze. Sono, assieme a quello di Padova, i primi orti botanici
universitari del mondo, utilizzati come sussidio didatticoe per la ricerca.
Ghini è tra i primi botanici ad utilizzare il metodo di conservazione e
catalogazione delle piante degli erbari mediante essiccazione, ottenuti
sottoponendo a forte pressione i reperti tra fogli di carta, affiancandogli
nell'attività didattica le illustrazioni dal vero delle specie botaniche.
Questo metodo si diffuse rapidamente tra i botanici e nelle università di
tutto il mondo occidentale, con la possibilità per gli studiosi di verificare
l'identità delle piante, provenienti da regioni anche molto lontane. Uomo
di
vastissima
cultura,
studiò
le
piante
secondo
il
metodo
dell'osservazione diretta, introducendo innovazioni determinanti, che
affrancarono lo studio della botanica dalle limitazioni imposte dalla sola
lettura dei testi antichi. Nel 1555 torna a Bologna, come lettore di
medicina ordinaria all'università, dove morì nel 1556. Tutte le opere di
Ghini, gli erbari e i disegni sono andati perduti, ci rimane solo quanto
riportato da alcuni suoi allievi come Ulisse Aldrovandi (1519-1605),
fondatore dell'Orto botanico di Bologna, che ci ha lasciato gli appunti
delle lezioni del Ghini.
ERBARI
L'erbario è un compendio che
descrive il regno vegetale. Nel
medioevo si trattava di una
particolare categoria di libri
che
raccoglievano
brevi
descrizioni spesso a carattere
medico, descrivevano le virtù
delle piante. Altre raccolte,
simili per l'impostazione ma di diverso argomento, sono i lapidari (che
raccoglievano le proprietà delle rocce e dei minerali) e i bestiari
(descrivevano gli animali, o bestie).Si chiama erbario anche una
collezione di piante o di parti di piante essiccate e pressate
accuratamente, individuate e classificate scientificamente, utilizzata
per studi botanici.
Scarica

Benigno/Melis/Sanfilippo