UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO MASTER II LIVELLO IN DIDATTICA DELLE SCIENZE PER INSEGNANTI DI SCUOLE MEDIE ED ELEMENTARI STORIA DELLE SCIENZE DAI GIARDINI DEI SEMPLICI AGLI ORTI BOTANICI DOCENTE : PROF. RE ROBERTO ZINGALES CORSISTE : BENIGNO GIOVANNA MELIS BARBARA SANFILIPPO VENERE INDICE • DEFINIZIONE E SIGNIFICATO DEL GIARDINO • DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE • DEFINIZIONE DI ORTO BOTANICO • CENNI STORICI • L’ERBARIO • LE FUNZIONI DEGLI ORTI BOTANICI OGGI • GLI ORTI BOTANICI IN ITALIA • ORTO BOTANICO DI PISA • ORTO BOTANICO DI PADOVA • ORTO BOTANICO DI FIRENZE • ORTO BOTANICO DI BOLOGNA • ORTO BOTANICO DI PALERMO DEFINIZIONE E SIGNIFICATO DEL GIARDINO Dal francese <jardin>, derivato dal franco gart o gard (recinto), il giardino è un terreno coltivato senza scopo produttivo, nel quale l'uomo, isolato dal resto del territorio, svolge una serie di attività a contatto con la natura: riposo, passeggiata, svago, gioco, coltivazione di piante. Altre sue caratteristiche sono il legame con l’edificio di cui il giardino rappresenta il suo espandersi all'aperto, la presenza di piante ritenute particolarmente decorative. Il carattere estetico del giardino è collegato soprattutto a due elementi: • La scelta delle specie vegetali con selezione degli esemplari migliori • La distribuzione delle colture secondo un disegno iniziale che rappresenta il momento tipicamente architettonico o progettistico. In tale progettualità le coltivazioni sono distribuite in modo che il giardino, in tutte le stagioni, offra un aspetto ameno e fiorente, proponendosi come una natura in piccolo. DEFINIZIONE E SIGNIFICATO DEL GIARDINO Ogni cultura e religione, sia occidentale che orientale ha attribuito al giardino, globalmente o, nelle sue parti, importanti significati simbolici. In principio fu l’Eden, luogo di pace e piacere, denso di profumi e fecondo. La parola stessa “ paradiso “ deriva dal greco “ paradeison “ che significa – appunto - “ giardino “.Già agli albori del III millennio a.C. i frutteti ed i giardini della città di Uruk sono motivo di orgoglio per il re Gilgamesh e dopo altri 1000 anni ormai tutti i palazzi reali della Mesopotamia, la regione dove la tradizione vuole che avesse sede l’Eden, possiedono il proprio giardino Adamo ed Eva nell’Eden DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel 476 d.C., le invasioni barbariche e l'instabilità politica rendono insicure le campagne: le società si ritirano in luoghi chiusi e protetti come castelli e monasteri, che diventano i luoghi di riferimento per la civiltà e la cultura durante il lungo arco dell'epoca Medievale. Anche l'arte dei giardini, come le altre forme della cultura, in Europa, viene preservata attraverso queste strutture, laiche e religiose, dove si definiscono due tipologie che racchiudono l'essenza del giardino medievale: • < l’ hortus deliciarum> , giardino paradisiaco fonte di piaceri terreni, frutto della cultura cortese e troubadour • < l' hortus conclusus>, simbolo della Chiesa, in cui si esprimono i principi fondamentali della religione cattolica. DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE Durante tutto l’Alto Medioevo i monasteri si dedicarono all'assistenza dei pellegrini ammalati, oltre alla costruzione ed alla gestione di altri centri di assistenza presso i monasteri stessi. Si registra che il monastero di San Gallo nell’820 avesse un giardino di erbe mediche, 6 camere per malati, una farmacia e un alloggio speciale per i medici. La medicina monastica basava la “speranza della guarigione” sulla misericordia di Dio e l'azione dei <semplici>. Per semplice (in latino medievale “medicamentum simplex”) si intendeva un erba medicinale o un medicamento fatto con erbe medicinali. Le piante, infatti, sono da sempre un ricco e prezioso serbatoio di sostanze farmacologicamente attive.Per consuetudine, col tempo, la parola medicamenti venne omessa e il solo termine "semplici" rimase ad indicare le piante utilizzate a scopo salutare. Da qui, il termine Hortus simplicium, "giardino dei semplici", ad indicare il luogo dove queste venivano coltivate. DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE Nasce così, dentro le mura del monastero, l'orto dei semplici e l'armarium pigmentariorum, rispettivamente per la coltivazione delle erbe medicinali e per la loro conservazione. Secondo alcuni il lemma “orto” dovrebbe indicare quella zona dove le piante venivano coltivate a scopo utilitaristico (alimentare, medicinale ecc.). Esempio di giardino utilitaristico (Orchard, orto con alberi da frutto) DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE Il lemma “giardino”, invece, dovrebbe essere riservato esclusivamente a quelle zone dove le piante venivano coltivate per scopi estetici. Nella pratica questa distinzione non è così rigorosa e i due Esempio di giardino di piacere tratto dal testo di Pietro De Crescenzi, de Ruralium Commodorum termini vengono indifferentemente usati l’uno al posto dell’altro. DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE Agli inizi del 1500 lo studio delle piante riceveva un grande impulso dalla pubblicazione del Commento al De materia medica di Dioscoride ad opera di Pietro Andrea Mattioli (1500-1577) grazie alla quale si fece un vaglio accuratissimo dal punto di vista della identificazione delle piante e del loro utilizzo, al fine di fornire a Dioscoride medici e speziali un testo affidabile che desse chiare ed inequivocabili riconoscimento dei indicazioni semplici e per il spiegazioni esaurienti in relazione alla preparazione dei medicamenti. "De Materia Medica" DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE E’ questo il periodo in cui il collezionismo botanico acquista un preciso intendimento scientifico e, di conseguenza, si attua la grande metamorfosi del “giardino”. La sua trasformazione in orto dei semplici a carattere accademico e, successivamente, in orto botanico dedicato alla coltura disciplinata e allo studio delle diverse piante, permette la nascita delle prime strutture di questo genere in Italia seguite poi da altri orti nei vari paesi d’Europa. Per i monasteri medioevali, in cui questa realtà ebbe origine, il giardino dei semplici era una specie di farmacia vivente, dalla quale attingere i rimedi offerti dalla natura. Divenne, poi, con la nascita delle Università, utile laboratorio di osservazione e sperimentazione, in cui le piante erano mostrate dal vivo (Ostentio simplicium) agli studenti di medicina e di farmacia, che dovevano imparare a farne buon uso. DAL “GIARDINO DEI SEMPLICI ALL’ORTO BOTANICO”: VICENDE STORICHE Il primo Hortus Simplicium di tipo universitario nacque a Pisa nel 1543 per opera di Luca Ghini, e viene considerato il primo Orto Botanico in senso moderno. Invece, il più antico Hortus simplicium universitario ancora esistente nel luogo di fondazione è quello di Padova. Successivamente, anche in altre città italiane vennero fondati degli Orti botanici che risultano tutt’oggi inseriti nelle Università in cui è previsto un insegnamento di Botanica: Torino, Modena, Parma, Pavia, Palermo, Bologna, Genova, Urbino, Napoli, Camerino, Siena, Catania, Cagliari (1864), Messina, Roma ecc.. Orto botanico di Padova con alle spalle la Basilica di S. Antonio DEFINIZIONE DI ORTO BOTANICO Orto botanico o più raramente Giardino botanico è un ambiente naturale ricreato artificialmente che raccoglie una grande varietà di piante categorizzate per scopi scientifici. Spesso associato ad esso vi sono una biblioteca ed un erbario per lo studio e la catalogazione delle specie. Gli orti botanici divennero presto non solo luoghi di studio, di formazione scientifica, di sperimentazione e di didattica, ma anche luoghi di ricerca e di diffusione delle informazioni, nonché importanti centri di riferimento per attività economiche e commerciali. DEFINIZIONE DI ORTO BOTANICO In Italia si fa distinzione tra Orti Botanici e Giardini Botanici. L'Orto Botanico è una istituzione che rispetta in gran parte i criteri seguenti: ° supporto scientifico e appropriata documentazione delle collezioni; ° apertura al pubblico; ° comunicazione di informazioni ad altri Orti, alle Istituzioni ed al pubblico; ° attuazione di ricerche scientifiche o tecniche sulle piante in collezione. Il Giardino Botanico è invece una raccolta di piante vive, per lo più cartellinate, con finalità principalmente ricreative e didattiche. La distinzione è quindi sottile e non sempre semplice da rilevare analizzando casi concreti. Nella breve storia degli Orti e dei Giardini Botanici che segue si rispetta comunque la convenzione di attribuire il rango di Orto Botanico solamente a quelle strutture (quasi esclusivamente universitarie) sorte dopo il 1544, data di fondazione del primo Orto Botanico universitario caratterizzato da finalità di ricerca scientifica di tipo moderno. CENNI STORICI Teofrasto (371 – 286 a.C.). L’idea di un Orto Botanico per lo studio delle piante è attribuita ad Aristotele e la sua prima realizzazione a Teofrasto. Anche nell’epoca romana si hanno notizie di orti per la coltivazione di erbe medicamentose, ad esempio Plinio che aveva visitato l’orto del medico e botanico Antonio Filoromeo Castore. Aristotele (384 – 322 a.C.) Plinio (23 – 79 d.C.) CENNI STORICI L’orto botanico può essere considerato alla sua origine una variante del giardino italiano del rinascimento. Fu Cosimo I dei Medici a disporre che il giardino delle suore di San Vito in riva all’Arno fosse messo a disposizione di Luca Ghini, il naturalista e medico imolese inviato dal granduca a Pisa nel 1543, ad insegnare le virtù delle piante agli allievi dell’università. Ghini privilegia l’osservazione diretta – ostensio simplicium – dei reperti naturali, Luca Ghini(1490-1556) rispetto alla descrizione fatta dagli autori classici come Dioscoride e Teofrasto - lectura simplicium - dei quali è pronto a rilevarne gli errori e le incongruenze CENNI STORICI Le varie essenze già in coltivazione, con le nuove accessioni che il celebre botanico ha procurato, costituiscono la prima collezione didattica della storia. Al contrario del giardino rinascimentale, nel quale la componente vegetale è permanente e statica, come fatto architettonico, l’Orto Botanico diventa un’istituzione dinamica, in stretta connessione con le nuove scoperte scientifiche e con le rinnovate necessità didattiche. Nasce così, il primo Orto Botanico dipendenze di un Ateneo. del mondo alle Planimetria del Giardino dei Semplici di Pisa L’ERBARIO La necessità di avere a disposizione piante vive per le lezioni giustifica, come abbiamo visto, la nascita degli orti Botanici. Dell’hortus vivus. Ma l’esigenza di avere sempre a portata di mano elementi naturali da proporre agli studenti e da poter comparare con piante di varie provenienze, anche in stagioni poco favorevoli, ha portato, sempre nel ‘500, ad inventare uno strumento di fondamentale importanza documentale: l’erbario, ovvero, l’hortus siccus. Si tratta di raccolte di piante essiccate, da conservare presso gli Orti Botanici, per poterle consultare in ogni momento, le quali testimoniano tangibilmente la realtà vegetale, frutto di raccolte in stagioni e luoghi diversi. LE FUNZIONI DEGLI ORTI BOTANICI OGGI Gli Orti Botanici assolvono a numerose funzioni. • In primo luogo sono supporto alla didattica a tutti i livelli: in particolare a quella universitaria, cui sono deputati istituzionalmente, ma da qualche anno a questa parte anche a quella preuniversitaria, con iniziative volte a dare agli alunni di ogni ordine e grado elementi basilari di conoscenza del mondo vegetale e soprattutto destinate a creare una coscienza naturalistica. Tra le azioni degli Orti Botanici rivolte all'utenza extrauniversitaria, occorre distinguere, naturalmente la "divulgazione" dalla "didattica" vera e propria: la prima è rivolta all'ambito cittadino, mentre la seconda rientra prevalentemente nella sfera dell'utenza scolastica. • Gli Orti Botanici universitari svolgono anche una notevole attività scientifica, soprattutto nel campo degli studi biosistematici e in alcuni casi nel campo dell'acclimatazione o del miglioramento genetico di vegetali; in ogni caso, fungono da laboratorio all'aperto e da luogo di coltura e conservazione dei materiali viventi usati per la sperimentazione nel campo della biologia vegetale. LE FUNZIONI DEGLI ORTI BOTANICI OGGI • Un'altra fondamentale attività che Orti Botanici universitari svolgono tradizionalmente ed istituzionalmente è rappresentata dalla conservazione ex situ che si attua sia attraverso la "conservazione statica" delle collezioni, sia attraverso lo scambio di semi . • Un'altra funzione che gli Orti Botanici sono chiamati a svolgere è la conservazione in situ, vale a dire il mantenimento delle specie e degli habitat, quindi della biodiversità, non tanto nelle proprie collezioni, quanto direttamente nell'ambiente naturale. • E'anche importante, specie per quanto riguarda gli Orti Botanici "storici", la loro funzione di attrattiva turistica di tipo culturale, dovuta, oltre che alle collezioni botaniche, alla bellezza degli allestimenti ed alla presenza di beni artistici ed archeologici. Non è trascurabile, infine, la funzione ricreativa che viene svolta da molti Orti Botanici. Gran parte degli Orti Botanici considerati storici, infatti, a causa della loro antica istituzione si trova oggi inglobata nel tessuto urbano e rappresenta per la cittadinanza un apprezzato spazio verde, oltretutto pulito, ben tenuto e sicuro (a differenza di quanto avviene spesso in altri giardini pubblici). GLI ORTI BOTANICI IN ITALIA In Italia gli Orti e i Giardini Botanici importanti sono una cinquantina. Tra questi ricordiamo: Padova (1542), Pisa (1543), Firenze (1545), Torino (1729), Pavia (1773), Siena (1784), Palermo (1795), Urbino (1808), Napoli (1810), Camerino (1828), Messina (1830). La maggior parte degli Orti Botanici italiani sono coordinati dal Gruppo di Lavoro per gli Orti Botanici della Società Botanica Italiana istituito in seguito alla realizzazione del primo ortobotanico del mondo fondato a Pisa nel 15431544. Tra le finalità del Gruppo rientrano la promozione e lo stimolo delle attività degli Orti Botanici e dei Giardini di tutta Italia per mezzo di riunioni scientifiche o tecniche dedicate a vari temi, quali le collezioni botaniche, la didattica (sia universitaria che extra-universitaria), la divulgazione, la storia e l'architettura dei giardini, la gestione delle collezioni botaniche e del verde pubblico e storico, la conservazione della biodiversità vegetale. ORTO BOTANICO DI PALERMO Tutte le piante che io ero abituato a vedere imprigionate entro grandi vasi, qui vivono gaie e libere sotto il libero cielo..." Così, nel 1787, Johann Wolfgang Goethe, nel suo libro "Viaggio in Italia", scrive della Villa Giulia, accanto alla quale, di lì a poco, doveva sorgere il nuovo Orto Botanico. Aperto al pubblico nel 1795, dette i natali ad un'attività che, ininterrottamente, ha consentito la diffusione di innumerevoli specie vegetali, sia a Palermo che in Europa ORTO BOTANICO DI PALERMO CENNI STORICI L’Orto Botanico è un'istituzione dell’Università degli Studi di Palermo aperta al pubblico. Costituisce la più rilevante struttura didattico-scientifica del Dipartimento di Scienze Botaniche, rappresentando il nucleo storico attorno al quale la botanica accademica si è sviluppata a partire dal 1795, data in cui l’Orto stesso fu solennemente inaugurato. L’origine risale al 1779, anno in cui a Palermo sorse l’Accademia dei Regi Studi, (corrispondente alla odierna Università) che, istituita la cattedra di "Botanica e Materia medica", ottenne di usufruire del vecchio baluardo di Porta Carini e di un’esigua area circostante per insediarvi un piccolo Orto botanico da adibire alla coltivazione dei "semplici", cioè delle piante medicinali utili alla didattica e alla salute pubblica. ORTO BOTANICO DI PALERMO CENNI STORICI Ben presto questo primo orto accademico si rivelò insufficiente alle necessità del tempo; così, nel 1786, si decise di trasferirlo in una sede sufficientemente ampia da consentire l'impianto di un orto concepito secondo criteri più moderni di quelli di un modesto giardino dei "semplici". Fu scelta un'area adiacente alla "Villa Giulia", da poco impiantata dal Senato palermitano, nel piano di S. Erasmo in località Vigna del Gallo. Il nuovo orto nacque, quindi, con lo scopo di contribuire allo sviluppo delle Scienze botaniche nell'interesse soprattutto della Medicina e dell'Agricoltura e di dare ulteriore decoro alla Città. ORTO BOTANICO DI PALERMO ARCHITETTURA Il Calidarium L’orto botanico di Palermo, non è soltanto un luogo nel quale la natura regna sovrana, ammaliando e affasciando anche il visitatore più distratto, ma è pure un luogo che ha ricevuto una sua organizzazione e strutturazione dall’opera di insigni architetti, che hanno improntato a criteri estetici e decorativi il nascente giardino, così come gli edifici in esso presenti. Pertanto muoversi all’interno dell’Orto Botanico significa anche rintracciare in esso i segni dell’originaria struttura architettonica, ripercorrendone i sentieri e riattraversandone gli spazi, in maniera da scorgere e cogliere, come ogni elemento dell’opera dell’uomo contribuisca alla suggestione e all’incanto del tutto. ORTO BOTANICO DI PALERMO ARCHITETTURA Il complesso architettonico dell’orto, al quale si accede da Via Lincoln, si presenta come frutto della Il Gymnasium cultura illuministica, che si diffonde a Palermo alla fine del 700, ed espressione di una meditata progettualità a cui certamente collaborano i più celebri architetti del tempo.La costruzione del corpo principale degli edifici dell’Orto, in stile neoclassico, fu iniziata nel 1789 e terminata nel 1795. Esso è costituito da un edificio centrale, il Gymnasium, e da due corpi laterali, il Tepidarium e il Calidarium, progettati dall’architetto francese Lèon Dufourny e realizzati con la collaborazione di valenti architetti locali quali Pietro Trombetta, Domenico Marabitti e Venanzio Marvuglia. ORTO BOTANICO DI PALERMO ARCHITETTURA Gli elementi decorativi sono dovuti a diversi artisti fra i quali si ricordano: il pittore Giuseppe Velasco, che affrescò la volta della cupola e del tetrastilo; lo scultore Gaspare Firriolo che modellò le statue raffiguranti le quattro stagioni; lo stuccatore Domenico Danè, autore dei bassorilievi che abbelliscono i prospetti del Calidario e del Tepidario, nonché delle statue in stucco rappresentanti Dioscoride e Teofrasto poste alla sommità dei pilastri dell’originario cancello d’ingresso che si apriva sul lato confinante con la Villa Giulia; lo scultore Vitale Tuccio, il quale scolpì le due sfingi che si osservano all’ingresso del Ginnasio e realizzò le statue poste al suo interno, tra cui quella eretta in onore del grande naturalista e sistematico svedese Carlo Linneo. Nella sala centrale del Ginnasio si trova ancora la cattedra e il banco su cui il dimostratore esponeva le piante medicinali con gli ausili didattici del tempo, mentre nelle vetrine addossate alle pareti sono tuttora custodite varie raccolte di semi, frutti e materiali vari; in alto, nel tondo centrale della volta la rappresentazione della dea Flora che "miscuit utile dulci" sintetizza le funzioni botanicofarmaceutiche che secoli fa si attribuivano ai moderni orti botanici. ORTO BOTANICO DI PALERMO ARCHITETTURA Gymnasium: particolare del soffitto del porticotetrastilo L'ala sinistra del Ginnasio era destinata ad abitazione del direttore, mentre quella destra è tutt'oggi occupata dall'erbario nel quale si custodiscono preziose collezioni di piante essiccate di varia provenienza geografica, raccolte e donate da illustri naturalisti in differenti periodi. Nel 1795, finiti i lavori di costruzione, iniziò un'attività di studi che nel corso dei due secoli successivi hanno avuto come esito anche la diffusione di un gran numero di specie esotiche subtropicali e tropicali sia a Palermo che in Sicilia e perfino in Europa e nel Mediterraneo. Nel tempo l'Orto botanico si è ripetutamente ampliato fino a raggiungere, nel 1892, l'estensione attuale di circa 10 ettari. ORTO BOTANICO DI PALERMO ORDINAMENTI Oggi nel giardino si distinguono due settori principali, corrispondenti rispettivamente alla parte più antica, prossima al Ginnasio, in cui le specie sono disposte secondo il sistema sessuale di Linneo, e alla parte più moderna, prossima all'edificio del Dipartimento cui l'Orto stesso è annesso - che rispecchia invece l'ordinamento sistematico di Engler il quale tiene conto dei rapporti filogenetici delle famiglie. ORDINAMENTO DI LINNEO Nella parte storica, che fu impiantata dal francescano Bernardino da Ucria tra il 1789 e il 1791, le collezioni sono disposte per classi secondo il sistema di classificazione sessuale di Linneo. Nei "quartini", ripartiti in aiuole rettangolari secondo un modulo aperto, le piante sono disposte sia in piena terra che in vaso. i viali della Crocevia ORTO BOTANICO DI PALERMO ORDINAMENTO DI LINNEO I viali della Crocevia che dividono l’orto antico in quattro quartini Le prime costituiscono i resti dell'impianto originario che nel tempo si è caratterizzato per lo sviluppo assunto da alcuni grandi esemplari a danno di altre piante che, sopraffatte, gradualmente sono scomparse. Nel sistema di Linneo, malgrado le trasformazioni avvenute, è ancora possibile ammirare alcuni esemplari rappresentativi dell'antico impianto e fra essi un grande esemplare di Gingko biloba. Al centro del sistema di Linneo, particolarmente suggestiva è la “crociera”, il piccolo piazzale generato dall’incrocio del viale centrale con quelle delle palme che collega l’originario ingresso con la Serra "Carolina". ORTO BOTANICO DI PALERMO Ordinamento di Engler Cycas revoluta esemplare femminile Nella parte meridionale dell'Orto delimitata dal Viale Montemartini, le piante sono disposte secondo la classificazione di Engler che si basa sulle relazioni filogenetiche dei vari gruppi tassonomici. Le collezioni sono ripartite in tre settori: rispettivamente dedicati alle gimnosperme, alle angiosperme dicotiledoni e alle angiosperme monocotiledoni. L’impianto fu realizzato nei primi decenni del ventesimo secolo. ORTO BOTANICO DI PALERMO Ordinamenti Bio-Ecologici e Geografici Bambus vulgaris”vittata” Ficus magnolioides Bambusa ventricosa In questo settore le piante sono disposte secondo criteri bioecologici e geografici. Vi trovano posto il Giardino a succulente, costituito da numerose specie degli ambienti aridi africani, il Palmetum, il Cycadetum, e la collinetta mediterranea che ospita alcune specie significative della flora spontanea mediterranea, compresi diversi endemismi e alcune rarità. ORTO BOTANICO DI PALERMO L’AQUARIUM E LE ALTRE VASCHE In fondo al viale centrale, si trova l'Aquarium, un grande vasca circolare suddivisa in 24 comparti, ottenuti ripartendo radialmente tre settori concentrici in 8 parti, che ospita numerose specie acquatiche. L’Aquarium è disposto in modo di poter ospitare piante adattate a vivere a profondità progressivamente minore procedendo dall’esterno. A pochi metri dall'Aquarium si trova il laghetto, un'altra ampia vasca in cui le piante sono disposte in modo informale. Anche nel cosiddetto laghetto sono state predisposte differenti profondità. In questo modo l’ordinamento delle piante non segue un criterio sistematico, ma è basato soprattutto sulle differenti esigenze ecologiche: nei comparti dell’Aquarium vivono esclusivamente le piante acquatiche, e nei punti di minore profondità i giunchi e i ciperi. Altre vasche minori si trovano nei quartini del sistema linneiano. ORTO BOTANICO DI PALERMO SETTORE SPERIMENTALE E DELLE PIANTE UTILI Nel settore sperimentale situato alle spalle del Giardino d'Inverno, si coltivano piante tropicali e subtropicali sottoposte a studi, conclusi o in corso, quali quelli del cotone, degli agrumi, della canna da zucchero, del sorgo. Il settore delle essenze utili, che si estende sul versante sudoccidentale dell'Orto, comprende zone riservate alle piante officinali, tessili, da resina e gomma, da olio, da essenza e da corteccia. ORTO BOTANICO DI PALERMO L’HERBARIUM Il moderno Herbarium mediterraneum, ospitato in alcuni edifici adiacenti all'Orto (19), si estende su una superficie di circa 6000 mq. Il corpo principale delle collezioni è costituito dall' Erbario Siculo e e dall' Erbario Generale del Dipartimento di Scienze Botaniche, stimate rispettivamente intorno a 50.000 e 200.000 specimina; di queste ultime circa un quarto è di provenienza mediterranea. Il materiale extrasiciliano è costituito da collezioni provenienti da Portogallo, Spagna, Francia, Corsica, Sardegna, Grecia, Creta, Cipro, Algeria e Egitto. Comprende anche circa 2000 alghe, 1600 licheni, 4700 briofite e un migliaio di miceti. ORTO BOTANICO DI PALERMO LA BANCA DEL GERMOPLASMA La banca del germoplasma, sorta nel 1993, flora dell'area mediterranea. Le funzioni specifiche della banca sono la conservazione ex situ a lungo e a breve termine dei semi delle specie endemiche, rare o minacciate. I semi delle piante, una volta raccolti e catalogati, sono opportunamente trattati e conservati in ampolle vitree, a disposizione delle istituzioni per scambi. I semi così conservati sono sottoposti a prove di germinazione e di vitalità periodiche. La banca fa parte della Rete Italiana delle Banche per la conservazione Ex-Situ del germoplasma. ORTO BOTANICO DI PALERMO SPECIE PRESENTI Sebbene quasi tutte le piante che vivono all'aperto nell'Orto possano essere facilmente coltivate nelle zona della Conca d'oro, è certamente straordinario che esse qui riescano a raggiungere sviluppo e dimensioni uguali o quasi a quelle che raggiungono nel loro ambiente naturale. L'Orto botanico di Palermo ospita attualmente oltre 12.000 specie differenti. Sviluppatosi in una epoca di grandi esplorazioni, l'Orto palermitano si trovò, tra la seconda metà dell'800 e i primi decenni del '900 ad essere punto di riferimento dei grandi orti botanici del Nord Europa che, a causa del clima favorevole, trasferirono qui molte specie ancora sconosciute o non ben classificate della flora esotica tropicale. Estremamente importante fu sotto questo profilo il collegamento con l'Orto botanico di Berlino, sotto la direzione di Adolf Engler, e quello con le regioni d'origine di molte specie esotiche asiatiche, africane, australiane e sudamericane. All'Orto botanico di Palermo si deve, per fare alcuni esempi, l'introduzione nell'area mediterranea del mandarino (Citrus deliciosa) e del nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica). Il primitivo impianto linneiano comprendeva 1580 specie differenti, 658 delle quali tuttora esistenti. Tra esse merita un cenno particolare un grande esemplare di Ginkgo biloba. ORTO BOTANICO DI PALERMO Nell'Aquarium si trovano varie specie di ninfee, fra le quali Nymphaea alba, N. tuberosa, gli ibridi di Nymphaea × marliacea, dalle vistose fioriture multicolori, Nuphar lutea e il fior di loto Nelumbum nucifera. Inoltre, nella parte più interna non sommersa ma sempre umida si trovano Alocasia sp., Colocasia sp., Zantedeschia sp., mentre nel vicino specchio d'acqua, il cosiddetto "laghetto", prosperano il papiro egiziano (Cyperus papyrus) ed altre ciperacee quali lo Scirpus lacustris e il Cyperus Laghetto dei papiri alternifolius. ORTO BOTANICO DI PALERMO Ficus macrophylla A poca distanza crescono poi varie specie di bambù e dietro, su una collinetta artificiale, spicca un notevole esemplare di albero del drago (Dracaena draco). Non lontano si trovano poi la pianta più alta dell'Orto, una vetusta Araucaria columnaris, e quella più grande, un gigantesco esemplare di Ficus magnolioides (Ficus macrophylla subsp. columnaris) con grosse radici tabulari e fulcranti, importato dalle Isole Norfolk (Nuova Zelanda), nel 1845. Il giardino a succulente dell'area degli ordinamenti bioecologici ospita una ampia varietà di specie del genere Aloe e varie altre piante degli ambienti aridi quali Cereus, Crassula, Euphorbia e Opuntia. Accanto alla collezione delle succulente, un grande esemplare di Ficus rubiginosa dà vita ad un ambiente che richiama la giungla. ORTO BOTANICO DI PALERMO Cycadetum Nell'area del Cycadetum hanno trovato dimora alcune specie di cicadi che si possono definire storiche. Tra esse la Cycas revoluta, donata dalla regina Maria Carolina nel 1793, è stato il primo esemplare di questa specie posto a dimora in Europa. In epoca successiva furono acquisite le zamiacee Ceratozamia mexicana e Dioon edule, entrambe di origine messicana, e la Cyca circinalis, elegante specie della penisola indiana. Nel 1997 la collezione si è ulteriormente arricchita grazie all'acquisizione di diversi esemplari di particolare pregio, tra i quali Dioon spinulosum, Encephalartos altensteinii, Encephalartos longifolius, Encephalartos villosus, Macrozamia moorei e Zamia furfuracea. ORTO BOTANICO DI PALERMO Washingtonia filifera Nell'area del Palmetum si trovano oltre alla Chamaerops humilis, unica palma spontanea in Sicilia, numerose palme esotiche, di cui l'Orto è particolarmente ricco, potendo annoverare, tra esemplari in piena terra o in vaso, ben 34 generi e circa 80 specie. Il genere Washingtonia è rappresentato dalla W. filifera, che per la prima volta fiorì proprio a Palermo, e dalla W. robusta. Nel genere Phoenix, oltre alla "palma da datteri" (Phoenix dactylifera) figurano la P. rupicola, la P. reclinata, la P. canariensis, la P. roebelinii e la P. theophrasti. Sono presenti numerosi altri generi: Chamaedorea, Brahea, Sabal, Erythea, Livistona, Howea e Trachycarpus. ORTO BOTANICO DI PALERMO Il Giardino d'Inverno ospita numerose specie provenienti dalle regioni calde di Africa, America Centrale, Sud America, Asia e Australia. Tra esse meritano un cenno Ingresso del giardino d’inverno la pianta del caffè (Coffea arabica), la papaia (Carica papaya), numerose specie di Bougainvillea , la cannella (Cinnamomum zeylanicum), la parmentiera (Parmentiera cereifera) e la mimosa sensitiva (Mimosa spegazzinii). Nella serra della Regione, si coltivano in vaso la cosidetta "palma del viaggiatore" (Ravenala madagascariensis) e varie specie di Anthurium, Codiaeum, Pandanus e altre piante proprie dei climi caldo-umidi tropicali ed equatoriali. Accanto ad essa, due serre più piccole ospitano, rispettivamente, orchidee e piante carnivore. Notevole anche la collezione di succulente della omonima serra, tra cui spiccano esemplari di Echinocactus grusonii di notevoli dimensioni. ORTO BOTANICO DI PALERMO Nel Settore Sperimentale e delle Piante Utili figurano piante alimentari come la canna da zucchero (Saccharum officinarum) e il sorgo zuccherino (Sorghum saccharatum), entrambe utilizzate per l'estrazione dello zucchero; l'avocado (Persea americana), varie cultivar di banano (Musa × paradisiaca, Musa cavendishi), il noce pecan (Carya olivaeformis), oltre alla ricca collezione di agrumi con oltre cento cultivar di notevole valore storico e di grande importanza per la conservazione del germoplasma locale. Meritano infine un cenno le piante medicinali tra cui figurano l'assenzio maggiore (Artemisia absinthium), lo stramonio comune (Datura stramonium), il ginseng indiano (Withania somnifera), la canfora (Cinnamomum canphora) ed il papavero da oppio (Papaver somniferum). ORTO BOTANICO DI PALERMO CURIOSITA’ L'Orto ospita da alcuni anni una colonia di una decina di esemplari di pappagalli della specie Psittacula krameri, sfuggiti dalle voliere della vicina Villa Giulia e perfettamente ambientatisi nell'habitat subtropicale dell'orto. Nell'orto è ambientato il romanzo I delitti di via Medina-Sidonia di Santo Piazzese. ORTO BOTANICO DI PISA L'Orto Botanico di Pisa è una struttura didattico-scientifica del Dipartimento di botanica della Università di Pisa. L'Orto Botanico dell'Università di Pisa è sorto nel 1544 per l'intuizione di Luca Ghini, famoso medico e botanico imolese, e grazie ai finanziamenti concessi dal granduca di Toscana, Cosimo I dei Medici, che l'anno precedente l'aveva chiamato a tenere la cattedra di botanica nella città toscana. ORTO BOTANICO DI PISA Laureato in filosofia e medicina presso l'Università di Bologna, il Ghini ha successivamente alternato l'esercizio della professione medica con l'insegnamento della medicina e delle piante medicinali nell'Ateneo bolognese fino al 1544, anno in cui si trasferisce a Pisa per tenervi la cattedra universitaria di Botanica, su invito LUCA GHINI IMOLA 1490 – Bologna 1556 del Granduca Cosimo I de‘ Medici. Nella città toscana, il Ghini fonda il primo Orto Botanico universitario del mondo, che in breve tempo si dimostra uno strumento didattico e di ricerca insostituibile: in pochi anni, Orti Botanici analoghi a quello pisano vengono istituiti presso le più famose sedi universitarie italiane ed europee. ORTO BOTANICO DI PISA CENNI STORICI Le origini Si tratta quindi del più antico Orto Botanico universitario del mondo, anche se la localizzazione scelta dal Ghini era diversa dall'attuale. Il primo Orto si trovava infatti presso l'arsenale mediceo, sulla riva destra del fiume Arno, da cui il primitivo nome "Giardino dell'Arzinale". Con l'Orto Botanico il Ghini introdusse una grande novità che consisteva nell'uso didattico delle piante fresche, mostrate e discusse non solo per le proprietà terapeutiche, ma anche per la loro identità e nomenclatura. La necessità di avere sempre disponibili campioni vegetali per uso didattico indusse il Ghini alla consuetudine di seccare le piante per costiture l'erbario, i cui fogli potevano essere facilmente scambiati tra gli studiosi. ORTO BOTANICO DI PISA CENNI STORICI Le origini Per ovviare alla perdita di alcune caratteristiche d' interesse diagnostico, come il colore, vennero utilizzate dal Ghini anche tavole che illustravano con grande rigore i dettagli più significativi delle piante, sulla scia di quanto proposto dai grandi botanici dell'Europa centrale. Successivamente la necessità di potenziare le difese militari della città indusse il Granduca ad ingrandire l'arsenale, estendendolo anche su parte del terreno di pertinenza dell'Orto Botanico. Questo fu pertanto trasferito nel 1563 in una seconda sede, nella zona nord-orientale della città, sotto la guida del botanico Andrea Cesalpino, che era subentrato a Luca Ghini nella direzione dell'Orto. Neanche questa ubicazione risultò soddisfacente, sia per la scarsa insolazione che le piante vi ricevevano, sia per la distanza dalla Sapienza, il centro della vita universitaria di quel periodo. Così nel 1591, l'Orto Botanico fu trasferito in una terza sede, corrispondente alla attuale localizzazione, presso la celebre Piazza dei Miracoli, tra via S. Maria e via Roma. ORTO BOTANICO DI PISA CENNI STORICI Le origini I lavori di trasferimento, iniziati sotto la direzione di Lorenzo Mazzanga, furono completati nel 1595 ad opera del fiammingo Joseph Goedenhuitze, noto in Italia come Giuseppe Casabona, ed inclusero anche la ristrutturazione di un edificio che già esisteva nel perimetro dell'Orto. Questo edificio attraverso un lungo corridoio, consentiva l'accesso da via S. Maria ed ospitava l'Istituto di Botanica con l'annesso Museo di Scienze Naturali. L'ingresso pricipale dell'Orto lungo via Roma fu aperto nella seconda metà del XVIII secolo contemporaneamente la facciata dell'Istituto fu rivestita con decorazioni in stile "Grottesco". Le piante dell'Orto venivano studiate prevalentemente per le loro proprietà medicinali; giova ricordare che in quel periodo la botanica era considerata una branca della medicina e che numerosi botanici dell'epoca erano valenti medici, come anche il già ricordato Luca Ghini. ORTO BOTANICO DI PISA CENNI STORICI Le origini Al Casabona, il cui vero nome era Joseph Goedenhuitze, il Granduca di Toscana Ferdinando I affidò, nel 1591, la responsabilità di trasferire l'Orto Botanico di Pisa dalla sua seconda sede a quella attuale, e l'incarico di Praefectus dell'Orto stesso, incarico che egli tenne fino alla sua morte nel 1595. Casabona ebbe cura di attivare contatti scientifici con molte istituzioni straniere, ed in particolare con Giuseppe Casabona 1535 1595 l'Orto Botanico di Leida, con testimoniato un intenso scambio di piante. cui è ORTO BOTANICO DI PISA Dalla fine del XVI al XIX secolo La disposizione delle piante all'interno dell'Orto, come risulta da una mappa pubblicata da Michelagelo Tilli nel 1723, era guidata da criteri prevalentemente di natura estetica, ispirati ai canoni stilistici comuni in molti giardini dell'epoca con allusione ai quattro elementi: il quadrato per quelli terrestri, il cerchio per quelli celesti, il triangolo per il fuoco e le vasche per il riferimento diretto all'acqua. Le specie erano infatti collocate in otto grandi aiuole quadrate, a loro volta suddivise in porzioni più piccole di forma geometrica definita, simmetricamente disposte intorno a otto fontane con vasca. A partire dalla fine del XVI secolo venne allestita dal francescano minorita Franceso Malocchi, chiamato a dirigere l'Orto, dopo la morte del Casabona nel 1595, la Fonderia, un laboratorio di chimica dove venivano preparati i medicamenti a partire dai "semplici" coltivati nell'Orto. ORTO BOTANICO DI PISA Dalla fine del XVI al XIX secolo L'importanza della fonderia divenne tale da costituire un punto di riferimento per gli ospedali cittadini e le persone più bisognose in un epoca difficile segnata da devastanti epidemie. Presso l'Orto era attiva anche una bottega d'arte dove artisti anche di notevole fama come Jacopo Ligozzi, Giuseppe Paladini e Daniel Froeschl, lavoravano per raffigurare gli animali, le piante e gli altri oggetti del mondo naturale studiati dagli scienziati dell'epoca. Questo stretto connubio tra attività scientifiche e discipline artistiche ed umanistiche ha caratterizzato l'Orto Botanico Pisano come un centro di promozione culturale ad alto livello riconosciuto anche all'estero. ORTO BOTANICO DI PISA Il funzionamento della Fonderia proseguì sino alla metà del XVIII secolo quando la distribuzione delle sostanze medicinali fu affidata alla Farmacia dell'Ospedale; questo segnò il distacco netto tra l'Orto Botanico e le scienze medico-farmaceutiche. Con il XIX secolo l'Orto Botanico subisce sostanziali cambiamenti, anche in relazione alle mutate esigenze della botanica che ormai evoluta come scienza autonoma si specializza in svariate branche compresa quella sistematico-evolutiva. In base alle teorie proposte da Darwin, Linneo, Tournefort, ecc. le piante vengono classificate e presentate secondo criteri nuovi prettamente scientifici che evidenziano le affinità biologiche. ORTO BOTANICO DI PISA Così in varie fasi a partire dalla prima metà dell'800 l'impianto cinquecentesco delle grandi aiuole viene smantellato per dare spazio ad altre aiuole più piccole di forma rettangolare disposte in file regolari, intercalate dai viali e dai muretti, al cui centro si trovano sei residue fontane con vasca originaria, a memoria dell'antica organizzazione degli spazi dell'Orto. Questa riorganizzazione fu attuata, in varie fasi nella seconda metà dell'ottocento, dai prefetti Gaetano Savi e Teodoro Caruel: a lavoro ultimato si contavano 148 aiuole con più di 2.000 specie disposte in ordine sistematico ORTO BOTANICO DI PISA L'assetto attuale L'assetto planimetrico generale dell'Orto differisce notevolmete da quello originario, per una serie di modifiche ed ampliamenti. Già a partire dal 1783, grazie ai finaziamenti concessi dal granduca Francesco II di Lorena, fu acquisito un appezzamento detto Orto del Cedro, facente parte del vicino convento di S.Teresa. Successivamente nella prima meta del XIX secolo si registrò la perdita di un piccolo settore nella parte meridionale per permettere la costruzione del Museo di Storia Naturale, compensata dall'acquisizione dell'Orto Nuovo nel 1841. L'acquisizione dell'Orto Del Gratta sul lato nord porterà la superficie dell'Orto agli attuali 3 ettari. Nel XIX secolo con la costruzione del nuovo Istituto di Botanica, eseguita nel 1891 su progetto dell'ingegnere pisano Perfetto Frediani, il vecchio Istituto di Botanica perde gran parte del suo significato funzionale. ORTO BOTANICO DI PISA Solo recentemente nel 1988 una parte del piano terreno dell'antico Istituto di Botanica è stata riacquisita per accogliere la Sezione storico-didattica dell'Orto il cui allestimento relaizzato in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Ambientali Artistici ed Architettonici e Storici ed il Dipartimento di Storia delle Arti, ha rappresentato un operazione di ampia valenza culturale che si è tradotta con l'esposizione al pubblico di vari oggetti d'interesse storico, artistico e scientifico quali modelli in cera di funghi e di altri organismi vegetali, un mobiletto detto lo "studiolo del granduca", l'antica porta monumentale di accesso all'Orto da via S. Maria, preziosi manoscritti, libri e ritratti dei "semplicisti". ORTO BOTANICO DI PISA ARCHITETTURA Il Museo Botanico di Pisa ha sede in un edificio settecentesco di piccole dimensioni posto all’interno dell’Orto Botanico. La facciata è riccamente decorata con incastonature di conchiglie e sassi colorati ed è di notevole suggestione apparendo al visitatore immerso nel verde del giardino. Sulle origini del Museo Botanico non si hanno notizie certe, ma sembra che sia stato costituito alla fine del XVIII secolo da Gaetano Savi che fu anche direttore dell’Orto Botanico dal 1814 al 1844. Il nucleo iniziale del museo fu arricchito da altre collezioni soprattutto da Alberto Chiarugi che ne fu il direttore dal 1930 al 1950. Il museo è costituito da una raccolta di collezioni tra le quali hanno particolare importanza gli erbari, cioè raccolte di piante pressate, seccate, fermate su fogli di carta e corredate da notizie sulla pianta stessa e sul luogo e il momento in cui è stata raccolta. ORTO BOTANICO DI PISA ARCHITETTURA Alcune delle collezioni sono considerate chiuse, cioè per motivi storici non possono essere incrementate. Sembra che proprio presso l’Università di Pisa sia nata la consuetudine di seccare e conservare le piante ad uso didattico e scientifico, che è stata praticata fin dal XVI secolo sostituendo la tradizione del disegno. Il museo comprende anche una sala storica nella quale, fra le altre cose, è esposta una serie di ritratti dei direttori dell’Orto Botanico di particolare interesse storico-scientifico perché spesso sono raffigurati con piante di importazione e dai ritratti si può quindi risalire al periodo in cui vennero importate. Di notevole interesse è anche la collezione di modelli in cera eseguiti da Luigi Calamai nel 1831 fra i quali circa duecento modelli di funghi e un modello di felce di particolare interesse per la Storia della Scienza, perché raffigurata senza protallo. Il protallo è la parte della felce attraverso la quale essa si riproduce. Inizialmente i botanici avevano classificato la felce come pianta a riproduzione criptogama, cioè nascosta. Il protallo è stato scoperto in epoca recente con l’ausilio di strumenti ottici particolari. All’epoca in cui questo modello in cera fu realizzato, il protallo, quindi, non era ancora stato scoperto. ORTO BOTANICO DI PISA COLLEZIONI Arboreto - destinazione d'uso: didattica, divulgazione Nella parte dell'Orto Botanico situata a nord del palazzo oggi sede del Dipartimento di Scienze Botaniche, si estende l'arboreto, dove sono coltivati alberi, principalmente appartenenti al gruppo delle conifere e delle amentifere, disposti in parcelle di forma irregolare, attraversate da sentieri secondo lo schena d'impianto proposto nel XIX secolo dai prefetti Gaetano Savi e Teodoro Caruel. Anche fuori dell'arboreto si trovano svariati alberi di grande rilevanza storica, come nell'Orto del Cedro, dove vivono i due esemplari più vecchi dell'Orto: una Magnolia grandiflora L. ed un Ginkgo biloba L., piantati nel 1787 dal prefetto Giorgio Santi. ORTO BOTANICO DI PISA Collezione sistematica - destinazione d'uso: didattica, divulgazione Questa collezione consiste in una serie di piante raggruppate per famiglie nelle aiuole della "Scuola Botanica", secondo un criterio didattico-sistematico. L'impianto fu ideato e realizzato, nella seconda metà del secolo scorso, dal botanico Teodoro Caruel. Questo settore è stato recentemente recuperato ed in parte restaurato per un totale di circa 45 aiuole, dove sono rappresentate 550 specie appartenenti a 39 famiglie. Questo tipo di disposizione consente di apprezzare le affinità esistenti tra i vari gruppi vegetali, mediante l'osservazione diretta e l'immediato confronto delle strutture fiorali, del tipo di accrescimento di e di altri aspetti morfologici. ORTO BOTANICO DI PISA Flora officinale - destinazione d'uso: ricerca, didattica e divulgazione L'utilizzo delle piante nella cura delle malattie è una pratica antichissima; svariati Orti Botanici, tra cui quelli di Pisa, di Padova e di Firenze, come precedentemente accennato, sono nati come "Giardini dei Semplici". Nel settore detto "Orto del Mirto", per la presenza di un vetusto esemplare di Myrtus communis L. subsp. tarentina (L.) Arcangeli, vengono coltivate circa 140 specie di piante officinali, alcune utilizzate anche dalla farmacopea ufficiale italiana come il ricino (Ricinus communis L.), la digitale (Digitalis purpurea L.), ecc. ORTO BOTANICO DI PISA Piante acquatiche - destinazione d'uso: didattica divulgazione, conservazione Si tratta di una collezione di specie prevalentemente autoctone specializzate per la vita negli ambienti ricchi di acqua, che un tempo caratterizzavano ampiamente il territorio toscano. Alcune di queste come la farferugine di palude (Caltha palustris L.) non esistono più negli ambienti naturali, mentre altre sono fortemente minacciate, e rischiano di scomparire, a causa dell'inquinamento delle acque e delle ripetute bonifiche idrauliche, come l'ibisco palustre (Hibiscus palustris L.) ed il nannufero (Nuphar lutea (L.) S. et S., ecc. Inoltre, vengono coltivate anche svariate piante acquatiche esotiche come la Victoria regia Lindley ORTO BOTANICO DI PISA Geofite mediterranee - destinazione d'uso: ricerca Si tratta di una collezione che raccoglie specie erbacee afferenti prevalentemente ai generi Allium, Ornithogalum e Muscari, raccolte in diversi paesi del bacino del Mediterraneo, che costituiscono oggetto di studi citotassonomici e geobotanici da parte di un gruppo di ricerca. ORTO BOTANICO DI PISA Succulente - destinazione d'uso: didattica. Un'intera serra dell'Orto Botanico è riservata a questo tipo di piante ed ospita sia specie a succulenza caulinare come le Cactaceae e le Euphorbiaceae, che esemplari a succulenza fogliare presenti nei generi Aloe ed Agave e nella famiglia delle Crassulaceae. La disposiziene delle specie segue due criteri: uno sistematico ed uno geografico. Nel primo caso gli esemplari sono coltivati in vaso e disposti ordinatamente su appositi bancali in muratura; nel secondo caso le piante sono state messe a dimora in piena terra in aiuole appositamente allestite. ORTO BOTANICO DI PISA ATTIVITA’ Fin dalla sua origine l'Orto ha svolto un'importante funzione nelle attività didattiche universitarie. Oggi l'Orto è fonte di materiale per vari corsi di Botanica, afferenti a quattro facoltà universitarie, ai dottorati di ricerca ed alla Scuola di specializzazione in Scienza e Tecnica delle piante medicinali, che prevedono esercitazioni o dimostrazioni basate sull'impiego di materiale vegetale fresco, preparato dal personale dell'Orto, sia utilizzando le piante in collezione, sia raccogliendo i campioni vegetali in campagna. L'attività didattica, tuttavia non si limita ai soli corsi universitari: sono migliaia gli scolari e gli studenti, provenienti da scuole di ogni ordine e grado del territorio nazionale, che effettuano ogni anno la visita guidata all'Orto Botanico. Alcune scolaresche cittadine seguono uno specifico programma, concordato con gli insegnanti, sull'evoluzione del regno vegetale, articolato in lezioni con dimostrazioni di piante fresche (realizzate a scuola dagli insegnanti o nell'aula didattica dell'Orto dal personale del Giardino) ed in visite guidate, su percorsi appositamente tracciati nell'Orto. ORTO BOTANICO DI PISA ATTIVITA’ Nel corso del 1994 sono stati accompagnati in visita guidata, su itinerari prestabiliti o comunque concordati con gli insegnanti, circa 3.000 alunni appartenenti a 150 classi di ogni ordine e grado. Non mancano infine proposte educative per il pubblico generico, che può accedere all'Orto durante tutto l'anno. Le attività in questo settore hanno inoltre subito un notevolissimo impulso in seguito all'adesione dell'Orto Pisano alle settimane nazionali della cultura scientifica, promosse dal MURST ogni anno a partire dal 1991. Sono state organizzate delle manifestazioni con specifiche iniziative, concretizzate nell'allestimento di mostre tematiche, nella produzione di guide, audiovisivi e sussidi didattici su elaboratore elettronico. Tramite questionari sono stati rilevati il gradimento del pubblico nei confronti di queste iniziative e i desiderata per i programmi futuri. Le collezioni dell'Orto sono anche un supporto ai vari programmi di ricerca attivi presso i diversi settori del Dipartimento. Essi sono indirizzati sia su aspetti biologici, genetici e naturalistici della ricerca, ma anche su settori più strettamente applicativi quali quello farmaceutico, veterinario ed agrario. Alcune attività prevedono un impegno ancora più diretto da parte del personale dell'Orto. Nell'ambito di progetto finanziato dalla CEE è stata preparata una lista di piante citate nelle flore di uso popolare in Toscana ed è in fase di costruzione una banca di semi per consentire la conservazione ex situ della diversità biologica. ORTO BOTANICO DI PISA BIODIVERSITA’ E CONSERVAZIONE L'Orto Botanico di Pisa attua progetti di conservazione di specie vegetali minacciate in collaborazione con Parchi e Riserve Naturali, in accordo con un protocollo d'intesa siglato da Società Botanica Italiana e Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali nel 1997, teso a incoraggiare l'interazione tra Orti Botanici e Parchi in rapporto alla conservazione integrata. Con questo termine si intende la sinergica attuazione di interventi in differenti settori disciplinari (Bedini e Cavalli, 1996), nello spirito della Convenzione sulla diversità biologica e precisamente: •Identificazione e controllo dei componenti della diversità biologica; •Conservazione in situ; •Conservazione ex situ; •Ricerca sulle tecniche di conservazione e uso sostenibile dei componenti della diversità biologica; •Programmi didattico-educativi; •Programmi nazionali e internazionali di cooperazione tecnico-scientifica. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Cenni storici Decreto di fondazione dell’orto botanico di Padova L'Orto Botanico di Padova è il più antico Orto Botanico Universitario del mondo che abbia conservato l'ubicazione originaria e che abbia mantenuto, praticamente inalterata, la sua originaria struttura. Fu fondato nel 1545 su uno dei terreni dei monaci benedettini e istituito su delibera del Senato della Repubblica di Venezia, accogliendo la proposta di Francesco Bonafede, titolare della cattedra di Lectura Simplicium ( riguardava l’insegnamento delle piante officinali ed il loro commento sulle loro virtù terapeutiche)che deliberò, con votazione pressochè unanime, l'istituzione in Padova di un Horto Medicinale dove coltivare, osservare, studiare e sperimentare le piante medicinali sia indigene che esotiche. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA La possibilità di poter disporre di un Horto dove gli studenti di Medicina potessero ricevere anche una preparazione pratica, oltre che teorica, e si impratichissero nel riconoscimento delle droghe vegetali, consentiva anche di individuare le frequenti sofisticazioni e frodi cui erano soggetti in L’ingresso al giardino dei semplici di Padova quel tempo i semplici vegetali, da parte dei fornitori e degli speziali. Sorto come Horto Medicinale, ha seguito nel tempo l'evoluzione delle discipline botaniche, adeguando le collezioni alle mutate esigenze didattiche e scientifiche. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA L'Orto fu continuamente arricchito di piante provenienti da varie parti del mondo e specialmente dai paesi dove la Repubblica di Venezia aveva possedimenti o rapporti commerciali. Per questo Padova ha avuto un posto preminente nell'introduzione e nello studio di molte piante esotiche. Analogamente agli altri Orti Botanici italiani, anche l'Orto Botanico patavino durante i suoi oltre quattro secoli di vita ha contribuito all'introduzione e alla diffusione in Italia di numerose piante esotiche, alcune delle quali molto note, come il ginkgo biloba, la magnolia, la patata, il gelsomino, l'acacia e il girasole, il lillà, il rabarbaro, il ciclamino persiano, per un totale di circa 70 specie. Una specifica raccolta, collocata di fronte alle serre, documenta queste introduzioni, che sono esposte in ordine cronologico. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Si narra che le piante, costituite da circa 1800 esemplari, che il primo "custode" dell'Orto, Luigi Squalermo detto Anguillara, fece piantare furono rubate dopo qualche giorno. Per questa ragione nel 1552, pochi anni dopo la fondazione, fu costruito un alto muro circolare di recinzione per impedire i continui furti notturni e furono stabilite anche le pene (multe, carcere, esilio) che sarebbero state inflitte a tutti coloro che avessero osato Giardino dei semplici di Padova rubare o danneggiare le piante dell'Orto. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Tra i vari Prefetti che si sono succeduti nella direzione dell'Orto patavino, si annoverano personalità scientifiche di rilievo in vari settori delle discipline botaniche: il celebre medico Prospero Alpino, il florista Roberto de Visiani, il micologo Pier Andrea Saccardo, il fisiologo Giuseppe Gola. Pier Andrea Saccardo Prospero Alpino L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Il progetto Il progetto dell'Orto viene attribuito al dotto patrizio veneziano Daniele Barbaro e a Pietro da Noale, insigne professore di Medicina all'Università realizzazione è di opera Padova. La invece del bergamasco Andrea Moroni, il cui nome è legato a numerose altre Daniele Barbaro opere architettoniche padovane, tra cui il Palazzo del Bo' (sede centrale dell'Università), la Basilica di Santa Giustina e il palazzo che attualmente è sede del Municipio(Palazzo Moroni). Palazzo del Bo' L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Architettura L'Orto sorge su un'area di forma trapezoidale di circa due ettari, su un terreno un tempo di proprietà dei monaci benedettini di S. Giustina; esso è delimitato su due lati dal canale Alicorno dal quale, fino a pochi decenni fa, veniva prelevata l'acqua per l'irrigazione. Il nucleo originario dell'Orto è rappresentato dal cosiddetto Hortus Sphaericus, una circonferenza di circa 85 metri di diametro, in cui è inscritto un quadrato, a sua volta suddiviso in quattro quadrati minori detti “quarti”, o anche "spalti" separati da due viali perpendicolari orientati secondo i punti cardinali che rappresentano i quattro elementi: acqua, terra, aria, fuoco. Hortus Sphaericus L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA La forma circolare e la caratteristica ripartizione geometrica che suddivide l'area in 16 settori, è ricca di riferimenti e di simbologie cosmologiche, proprie del periodo rinascimentale. La circonferenza è il simbolo della perfezione dell'Universo. Cerchio e quadrato rappresentano infatti, nei principi filosofici del tempo, l'universo e la terra. Attualmente ogni quarto, provvisto di fontana centrale, è diviso a sua volta in 250 aiuole, chiamate areole, disposte secondo differenti ed eleganti geometrie. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Vasca delle quattro stagioni La configurazione architettonica esterna è stata completata agli inizi del Settecento con la realizzazione dei quattro ingressi monumentali, delle cancellate in ferro battuto di raffinata fattura e della balaustra in pietra d'Istria che sovrasta il muro circolare. Appartengono allo stesso secolo la statua di Teofrasto collocata presso la porta sud e quelle di Salomone e delle Quattro Stagioni, ubicate in prossimità della vasca omonima. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Collezioni In conseguenza della limitata disponibilità di serre, le collezioni vive dell'Orto sono collocate prevalentemente all'aperto. E' stata recentemente allestita una raccolta di piante velenose con finalità spiccatamente didattiche: alcune appartengono alla flora spontanea del Oleandro Veneto (colchico, veratro, aconito, ecc.), altre rappresentano specie di comune impiego ornamentale (mughetto, oleandro, tuia, ecc.); sull'etichetta è riportata anche una indicazione del loro grado di tossicità. Molte di queste piante velenose si ritrovano anche nel settore delle piante medicinali, in quanto a dosi opportune possono esplicare una benefica attività nella cura delle malattie. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Nell'Orto sono stati ricreati anche alcuni ambienti naturali che ripropongono esempi di vegetazione di macchia mediterranea, di roccera alpina, di torbiera e dei litorali veneti. Tra le piante arboree ultracentenarie presenti nel giardino, particolare rilievo assume un esemplare di palma di S. Pietro (Chamaerops humilis v. arborescens) messa a dimora nel 1585 e meglio conosciuta come Palma di Goethe, da quando il sommo poeta tedesco nel 1786, dopo averla studiata, espresse la sua intuizione evolutiva nel saggio "Le Metamorfosi delle piante". La famosa palma di Goethe protetta dall’apposita serra. L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Erbari e altre raccolte Oltre alle collezioni vive dell'Orto, sono presenti nell'attiguo edificio botanico, numerose altre raccolte, articolate in diverse sezioni, che rappresentano una delle documentazioni botaniche, scientifiche e storiche, più importanti d'Italia. Esse sono costituite dall'Erbario Fanerogamico e Crittogamico, da una Xiloteca, una Spermoteca, una Cecidoteca e una Chermoteca L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Attività e fruizione Analogamente agli altri Orti Botanici italiani, anche l'Orto Botanico patavino durante i suoi oltre quattro secoli di vita ha contribuito all'introduzione e alla diffusione in Italia di numerose piante esotiche, alcune delle quali molto note, come la patata, il girasole, il lillà, il rabarbaro, il ciclamino persiano, per un totale di circa 70 specie.Da qualche anno è stato allestito in Orto, per la prima volta in Italia, un itinerario didattico studiato appositamente per non vedenti e ipovedenti. Si tratta di collezioni tematiche di piante coltivate in vasi che possono essere sostituiti nel corso dell'anno. Ciascuna pianta, dotata di particolari caratteristiche apprezzabili con il tatto o l'odorato, è contrassegnata da una formella in cotto che indica il nome e le peculiarità delle specie in scrittura Braille. . L’ ORTO BOTANICO DI PADOVA Nel 1997 L’Orto Botanico di Padova è stato inserito, come bene culturale, nella Lista del patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Questa lista comprende tutti quei beni culturali o naturali ai quali, per la loro ragguardevole qualità, viene riconosciuto un “valore universale eccezionale” e che rappresentano dei beni inestimabili e insostituibili non solo di ogni nazione ma dell’umanità intera. ORTO BOTANICO DI BOLOGNA Fin dal Cinquecento Bologna fu una delle principali sedi della cultura botanica italiana: nel 1568, su proposta di Ulisse Aldrovandi, il Senato bolognese istituì l'Orto Botanico, uno dei più antichi d'Italia, il quarto al mondo dopo Pisa, Padova e Firenze, tutti fondati attorno alla metà del '500. La sua storia è stata sin dall'inizio strettamente connessa al ruolo e all'evoluzione degli studi botanici in Italia. La prima sede dell'Orto fu nel centro della città, all'interno del Palazzo Pubblico, in un cortile che oggi corrisponde approssimativamente alla Sala Borsa. ORTO BOTANICO DI BOLOGNA L’Orto botanico, già al tempo di Aldrovandi, non era solo una collezione di piante medicinali: avendo il suo fondatore spiccati interessi naturalistici, comprendeva al fianco dei «semplici» numerosi esemplari di piante esotiche raccolte personalmente od ottenute da corrispondenti. A questo proposito, lo stesso Aldrovandi, scrisse che l’Orto superava «ogni giardino d’Europa di bellezza di tante varietà di straniere piante». Inevitabilmente il cortile del Palazzo Pubblico si rivelò poco adatto ad ospitare un tale Orto e così, nel 1587 si provvide a trasferire la coltivazione in un sito più ampio presso l’attuale Porta S. Stefano, dove le piante coltivate salirono da 800 nel 1573 a circa 3000 nel 1595. Porta S. Stefano ORTO BOTANICO DI BOLOGNA All’interno del Palazzo Pubblico rimase solo la collezione dei«semplici», cioè delle piante medicinali, necessaria alle esercitazioni.Il trasferimento fu voluto e guidato dallo stesso Aldrovandi che, in realtà, sin dall’epoca del primo impianto aveva auspicato per il giardino una sede più spaziosa. Nel 1803, infine, l’Università acquistò un’ampia area prevalentemente agricola, ma già provvista di giardini e viali alberati, dove venne definitivamente ubicato, nella sede attuale, il nuovo Orto Botanico, sorto dalla riunificazione delle collezioni di Palazzo Pubblico e di Porta Santo Stefano. Mappa orto dei semplici ORTO BOTANICO DI BOLOGNA Esso fu affiancato poco dopo da un Orto Agrario e nelle vicinanze furono trasferiti col tempo i principali istituti scientifici universitari secondo un più vasto progetto di rinnovamento dell’Università bolognese. La sistemazione degli spazi fu ideata e realizzata entro la fine del 1804 dall’architetto Giovanni Battista Martinetti in collaborazione con Scannagatta, direttore dell’Orto e responsabile delle oltre 4000 piante che necostituivano allora la dotazione. Oggi la superficie complessiva è di circa due ettari e su di essa sono coltivati più di cinquemila Mappa Martinetti esemplari di piante locali ed esotiche. GIARDINO ANTERIORE Situato subito d'ingresso, caratterizzato piante oltre il il giardino cancello anteriore principalmente arboree, in da particolare gimnosperme, largamente coltivate negli Orti Botanici europei. Particolarmente interessanti sono il grande esemplare di Ginkgo, la pianta a seme di origine più antica e l’esemplare di Metasequoia, conifera diffusa nel Terziario, circa 60 milioni di anni fa. Ad esse si aggiungono piante arbustive ed erbacee a fioriture vistose. Ingresso giardino anteriore GIARDINO POSTERIORE In questa zona si trovano le ricostruzioni ambientali, le serre, il giardino dei semplici, le collezioni tematiche tra cui quelle di piante carnivore e il bosco-parco. La ricostruzione di ambientali naturali, dove le specie vegetali sono inserite in modo simile a quanto avviene in natura, ha un elevato valore didattico anche per un pubblico non specializzato. Giardino posteriore Subito oltre la cancellata è situata una vasca rotonda che accoglie piante acquatiche spontanee in Italia, alcune divenute ormai rare; un'altra vasca, posta poco oltre in posizione più soleggiata, ospita invece alcune specie esotiche con lussureggiante vegetazione e belle fioriture nel periodo estivo. IL BOSCHETTO Per giungere allo stagno si può attraversare un boschetto che rappresenta un esempio della boscaglia tipica di pianura, con piante amanti dell’umidità e in grado di tollerare anche saltuarie inondazioni. Tra gli alberi ritroviamo qui soprattutto il Pioppo bianco dalla caratteristica corteccia bianco-grigia e dalle foglie inferiormente «vellutate». Vi sono inoltre alcuni giovani Frassini ed alcuni Aceri. Tra gli arbusti si può notare il Salice rosso così chiamato per il colore rossastro dei rami, che generalmente si trova lungo i corsi d’acqua su suoli sia inondabili che asciutti. Altre specie arbustive presenti sono il Nocciolo e il Sambuco. LO STAGNO Un piccolo specchio d’acqua dolce ospita specie animali e vegetali tipiche di un ecosistema che allo stato spontaneo sta attualmente scomparendo. Fortunatamente da alcuni anni si verifica unacrescente rivalutazione delle zone umide, la cui conservazione risulta di estrema importanza per la salvaguardia delle specie che le popolano, dalle ninfee con magnifici fiori galleggianti ai grossi e lucidi coleotteri acquatici. Durante la bella stagione è sufficiente uno sguardo per rendersi conto della complessità del piccolo stagno: nelle sue acque basse le più svariate forme animali si spostano sul fondo o nuotano in superficie: tritoni, coleotteri, girini di rane e rospi, chiocciole, larve di libellula. LA SERRA TROPICALE Negli Orti Botanici vengono coltivate piante tipiche di altri climi che non possono, per ovvie ragioni, essere sistemate all’aperto. Si ricorre in questi casi alle serre,nelle quali le condizioni ambientali (umidità,temperatura,luce) sono regolabili a seconda delle esigenze. Le serre tropicali hanno temperature elevate e una forte umidità ambientale, e permettono la coltivazione di piante delle zone tropicali e delle foreste pluviali equatoriali. Nelle serre dell’Orto Botanico sono presenti bromeliacee ed orchidee, che crescono negli strati alti di fitte foreste pluviali, piante alimentari quali caffè e palme da cocco e dattero, piante produttrici di spezie, piante ornamentali e piante medicinali. LA SERRA DELLE PIANTE SUCCULENTE Questa collezione annovera attualmente circa 5000 esemplari. Vi sono rappresentate tutte le principali famiglie di piante succulente e la collezione è una delle più importanti in Italia. Nella serra le piante sono state disposte nel seguente modo: Aiuola quadrata : piante succulente neotropicali Aiuola rettangolare : piante succulente paleotropicali Serra piante grasse Bancale di sinistra : contiene piante grasse di piccola emedia taglia caratterizzate da succulenza fogliare. Una parte del bancale ospita piante con anomalie della crescita, le cosiddette«forme mostruose» Bancale di destra : contiene piante grasse di piccola e media taglia caratterizzate da succulenza caulinare. LA SERRA DELLE PIANTE CARNIVORE Le piante carnivore sono vegetali in grado di integrare la loro dieta utilizzando sostanze di origine animale, che si procurano grazie a svariate strategie di «cattura» ai danni di piccoli organismi, soprattutto insetti, riuscendo così a occupare ambienti estremamente poveri, dovepoche piante riuscirebbero a vivere. I meccanismi di cattura delle prede sono costituiti da foglie modificate, associate ad esche e a guide che attirano l'insetto verso la «trappola». Le piante carnivore si trovano in ambienti poveri di Sali nutritivi: nelle paludi, sul terreno impoverito delle radure e delle foreste, e talvolta su terreni sabbiosi, su rocce calcaree disgregate o su ceneri vulcaniche. Le principali piante carnivore presenti in Italia appartengono ai generi Drosera, Pinguicola, Utricularia. L’Orto Botanico attuale segue due criteri espositivi diversi: da un lato, la presentazione di singole collezioni di particolare pregio, e dall’altro la ricostruzione di ambienti naturali, nei quali le specie vegetali siano inserite in modo simile a quanto avviene in natura. L’Orto moderno infatti deve assolvere a funzioni nuove, in particolare di divulgazione e didattica rivolte ad un pubblico ampio a cui l’Orto storico non si rivolgeva. L’orto organizza anche percorsi didattici per le scuole dell’infanzia e dell’obbligo, con possibilità di osservazione e raccolta. Visione aerea orto botanico di Bologna ULISSE ALDROVANDI Ulisse Aldrovandi (1522 – 1605) è stato un naturalista e botanico italiano, realizzatore di uno dei primi musei di storia naturale, studioso delle diversità del mondo vivente, esploratore che, negli ultimi decenni del Cinquecento e fino ai primi del Seicento, si impose come una delle maggiori figure della scienza, nonché guida e riferimento per i naturalisti italiani contemporanei. Le sue imponenti raccolte naturalistiche sono riunite ancora oggi in larga parte nel Museo Aldrovandiano custodito presso l'Università di Bologna. La sua preparazione comprese studi umanistici e di Giurisprudenza alle Università di Bologna e Padova, ma successivamente i suoi interessi si spostarono verso la logica, la filosofia, la matematica e la medicina. Nel 1559 divenne professore di filosofia e, nel 1561, inaugurò la prima cattedra di scienze naturali a Bologna. Parallelamente alla sua attività di docenza egli, spinto dal suo forte spirito indagatore, portò avanti un'intensa attività empirica. Aderendo pienamente a questo nuovo modo di rapportarsi con le "cose naturali" egli dedicò molto del suo tempo all'organizzazione di viaggi ed escursioni che da un lato gli permettevano di raccogliere materiali per il suo erbario e per il suo museo e dall'altro lo portavano a far visita ad esperti e studiosi delle scienze naturali del tempo per avere con loro un attivo scambio di conoscenze. ERBARIO Aldrovandi infatti fu un attento osservatore del mondo naturale: si occupò di tutto ciò che lo incuriosiva, studiando i più diversi aspetti della natura raccogliendo campioni ed esemplari sia animali che vegetali, compilando oltre 360 volumi sui più diversi aspetti delle scienze naturali. Tra le sue opere figura anche l'Erbario, uno dei più antichi giunti fino ai nostri giorni, e senz'altro uno dei più ampi del suo tempo. Iniziato molto probabilmente nel 1551 ed ampliato da Aldrovandi durante tutta la sua vita, arrivò a comprendere oltre 5000 campioni suddivisi in 15 volumi rilegati. Volume erbario E R B A R I O Ogni volume comprende diverse centinaia di fogli sui quali sono incollate le piante. A differenza di quanto è stato notato per altri antichi erbari, la distribuzione delle piante nell'erbario non sembra seguire alcun criterio se non, almeno nei primi volumi, quello alfabetico. Il maggior valore della raccolta è dato quindi dal gran numero di piante che lo compongono, dalla sua antichità e dalla cura con cui èstato allestito. Dal 1567 egli fece seguire alle sue lezioni teoriche un'esercitazione nella quale mostrava realmente ai suoi studenti ciò che aveva spiegato loro durante la lezione. Si faceva quindi sempre più importante l'esigenza di poter disporre di un orto botanico pubblico dove poter coltivare e raccogliere le piante necessarie alle esercitazioni. Su sua proposta il Senato bolognese istituì nel 1568 l'Orto Pubblico, che fu diretto per i suoi primi 38 anni dall'Aldrovandi stesso. La prima sede dell'Orto fu nel centro della città, all'interno del Palazzo Pubblico, in un cortile che oggi corrisponde approssimativamente alla Sala Borsa e che si trovava vicino all'aula dove Aldrovandi impartiva le sue lezioni. Il preciso e attento lavoro di raccolta e conservazione di reperti naturalistici portò alla realizzazione di uno dei primi musei di storia naturale in cui si potevano studiare 18.000 "diversità di cose naturali" e 7.000 "piante essiccate in quindeci volumi". Aldrovandi stilò il proprio testamento nel 1603. Le sue volontà furono quelle di lasciare il suo intero patrimonio scientifico, collezionando esemplari botanici e zoologici, al quale aveva dedicato l'intera esistenza, al Senato di Bologna, il quale a sua volta avrebbe avuto l'impegno di conservarlo idoneamente nella sua interezza in un unico luogo. Alla sua morte avvenuta nel 1605, la città e l'Università di Bologna divennero proprietari e così custodi dell'eredità materiale scientifica di naturalista, e questo considerato il fondatore della Storia Naturale moderna. L‘ Aldrovanda vesiculosa, una specie di pianta carnivora acquatica, è stata così chiamata in suo onore. Aldrovanda vesiculosa Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze Il "Giardino dei Semplici" di Firenze è il terzo Orto Botanico del mondo per antichità. La sua origine si può far risalire al 1 Dicembre 1545, quando Cosimo I dei Medici prese in affitto dalle suore domenicane il terreno su cui doveva sorgere l'Orto. L'Orto Botanico di Firenze, denominato"Giardino dei Semplici" perché nato come orto di piante medicinali, fu disegnato da Niccolò detto"Il Tribolo" che aveva già realizzato in quel periodo, nei pressi di Firenze, altri progetti di parchi privati. Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze Una delle più antiche testimonianze di quello che doveva essere il primitivo volto dell'Orto Botanicoce l'ha tramandata, nel 1684, Leopoldo del Migliore che descrive minuziosamente la ripartizione delle aiuole, la disposizione dei viali, la grande vasca centrale ottagonale, oggi scomparsa insieme alla maggior parte degli arredi del tempo. A tutt'oggi nell'Orto restano solo, a testimonianza di quell'epoca, un cancello"storico“ che reca ancora lo stemma e una epigrafe originaria dei Medici ed un busto in pietra di Esculapio,un greco protettore delle arti mediche.Tutti i lavori inerenti alla costruzione furono diretti da Luca Ghini che si preoccupò anche di incrementare le nuove collezioni di Luca Ghini piante conferendo subito all'Orto grande prestigio. Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze Tutti i lavori inerenti alla costruzione furono diretti da Luca Ghini che si preoccupò anche di incrementare le nuove collezioni di piante conferendo subito all'Orto grande prestigio. Dopo la morte del Ghini, avvenuta a Bologna nel 1556, la direzione fu affidata a persone meno esperte ed appassionate che portarono il Giardino ad una veloce decadenza solo dopo molti anni ebbe inizio il periodo migliore nella storia dell'Orto; infatti nel 1718, per volontà di Cosimo III dei Medici, venne affidato alle cure della Società Botanica Fiorentina ed ebbe come Direttore il grande Pier Antonio Micheli, fondatore della Società stessa. Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze Gli anni trascorsi sotto la guida dell'illustre botanico videro il Giardino incrementare in modo continuo le sue collezioni che si arricchirono di piante, non solo medicinali, così da renderlo famoso in tutto il mondo e dargli una importantissima impronta di modernità, iniziando a diversificare lo studio della Botanica dallo studio della Medicina, discipline ancora allora strettamente legate l'una all'altra. Alla morte del Micheli (1737) la direzione del Giardino passò a Giovanni Targioni Tozzetti ed in seguito (1746) a Saverio Manetti che rimase in carica fino al 1782. Al Manetti va il grande merito di aver per primo studiatoe pubblicato un indice dei semi Pier Antonio Micheli ( 1679 – 1737) provenienti dalle piante dell'Orto con lo scopo precipuo di favorirne lo scambio con gli altri Orti Botanici, italiani e stranieri. Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze Nel 1783, in seguito alla fusione della Società Botanica Fiorentina con l'Accademia dei Georgofili, il Giardino passò alle dipendenze dell'Accademia cambiando la propria denominazione in "Orto Sperimentale Agrario dell'Accademia dei Georgofili" e cambiando notevolmente la propria struttura interna che fu semplificata e razionalizzata per far posto alle colture di piante agrarie e da frutto. Nel 1801 la direzione del Giardino passò ad Ottaviano Targioni Tozzetti, a cui successe, nel 1829, il figlio Antonio. Sotto la sua direzione l'Orto per Decreto granducale riacquistò l'antico nome di"Giardino dei Semplici", mentre veniva ripresa intensamente sia la coltivazione di piante medicinali,sia la coltura di specie di interesse scientifico. Antonio Targioni Tozzetti Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze Nel 1865 venne incaricato della direzione dell'Orto il grande botanico Teodoro Caruel che divenne direttore ufficiale nel 1880, anno in cui l'Orto veniva assegnato al Regio Istituto degli Studi Superiori Pratici con il nome di "Orto Botanico dell'Istituto di Studi Superiori". Fu Teodoro Caruel che favorì la costruzione delle grandi serre ancora oggi in uso nè va dimenticato che fu solo grazie al suo continuo interessamento per le sorti dell'Orto che questo sfuggì al destino di essere soppresso dall'Amministrazione del Regio Istituto degli Studi Superiori che non poteva più sostenerne le spese di mantenimento. Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze Ormai l'Orto era diventato una istituzione di alto livello culturale tanto che, negli anni seguenti, grazie all'impegno dei due direttori che succedettero al Caruel, Oreste Mattirolo e Pasquale Baccarini, fu realizzato il progetto di riunire l'Istituto Botanico, fondato da Filippo Parlatore, al Giardino dei Semplici. Nell'Ottobre del 1905 si conclusero le operazioni di trasferimento nei locali del Giardino dei Semplici e si costituì così l'Istituto e Orto Botanico con annesso Museo Botanico comprendente il sempre più famoso "Herbarium Centrale Italicum". Orto Botanico “Giardino dei Semplici” di Firenze Intorno al 1925 furono demoliti gli alti muri che lo circondavano. Insieme ai muri, furono eliminate anche tre serrette calde e un piccolo bosco di bambù. Durante la seconda guerra mondiale, alcune aiuole dell'Orto furono adibite alla sepoltura dei morti che furono riesumati solo dieci anni più tardi. Nel 1949 la direzione dell'Istituto e Orto Botanico fu affidata ad Alberto Chiarugi al quale toccò il compito di riordinare e riorganizzare il Giardino sconvolto dalla guerra. Durante questi anni furono realizzate notevoli migliorie. Nelle serre calde, tra le più grandi d’italia, sono state riunite alcune piante tropicali, da cui ancora oggi si estraggono prodotti medicinali e alimentari di grandissima importanza,come il caffè,il cacao, il cotone e il pepe. Anche le collezioni furono incrementate con l'aggiunta di esemplari raccolti durante le spedizioni scientifiche svolte in Italia e all'estero. Dal 1977 al 1981 l'Orto Botanico è stato diretto da Fernando Fabbri. In questo periodo sono state compiute spedizioni in località dell'Asia e dell'Africa che hanno permesso di incrementare le collezioni.Dal 1977 l'Orto Botanico è diretto da Pier Virgilio Arrigoni. LE COLLEZIONI Il Giardino dei Semplici, nella sua struttura attuale, occupa una superficie di 23.892 mq ed è suddiviso in 21 quadri e 29 aiuole. L’edificio principale, che occupa tutto il lato su via Micheli, ospita gli uffici, la biblioteca, un laboratorio e le serre. L’edificio, a pianta rettangolare, ha due grandi serre come corpi laterali e le strutture organizzative nella zona centrale. Altre cinque serre realizzate in vetro e metallo sono collocate nel giardino; sono serre fredde o calde che ospitano collezioni di felci e begonie. Dall’edificio centrale si accede al terrazzo, coperto da due pergole in ferro con rose rampicanti dal quale, tramite una scalinata, si scende nel giardino.Tutti i vialetti sono pavimentati in ghiaia mentre le aiuole sono delimitate da bassi bordi in pietra. Al centro del giardino è situata una fontana in pietra, con zampillo centrale raffigurante un putto. La vasca ha circa 4 metri di diametro ed ospita piante acquatiche e pesci rossi. Oltre alla fontana centrale,con funzione prevalentemente decorativa, vi sono numerose vasche : a destra dell’ingresso si trova una vasca in cemento utilizzata per le ninfee e altre quattro vasche si trovano sulla montagnola e ospitano collezioni di piante acquatiche. Il prato delle conifere è una vasta zona a prato, in parte in piano e in parte in lieve pendenza, con conifere notevoli per dimensioni ed età. Un piccolo laghetto bordato da edera Hedera helixospita diverse piante di loto. Notevole per estensione (1690 mq) e cubatura è il complesso delle grandi serre, costruite alla fine del XIX secolo; esse sono costituite dalle "serre calde", che ospitano piante tropicali, e dalle "serre fredde" dove trovano posto piante che esigono temperature meno elevate. Il Giardino dei Semplici dispone anche di sei serrette di più recente costruzione. Attualmente l'Orto Botanico possiede diverse collezioni di elevato valore, sia storico sia scientifico. Nella serra fredda è sistemata la collezione delle Cicadee, costituita da 138 esemplari. In tempi più recenti la collezione è stata incrementata sia con le raccolte di Luciano Giugnolini in Sud-America sia con donazioni private sia con semi provenienti dal Sud-Africa e dall'Australia. Sempre nella serra fredda sono collocate: la collezione di agrumi; la nuova collezione di piante carnivore, di grande interesse soprattutto didattico; la collezione delle palme, costituita da un centinaio di esemplari, alcuni particolarmente vetusti; la collezione di piante succulente con 850 esemplari appartenenti a 28 famiglie. Nella serra calda trovano posto diverse piante alimentari e numerose piante medicinali di provenienza esotica. Nelle serrette sono coltivate le collezioni : • delle Orchidaceae, costituita per la maggior parte da esemplari assai vecchi e da altri di più recente acquisizione ; • delle Bromeliaceae ; • delle Araceae . Notevole, per numero e dimensione dei soggetti, la raccolta di azalee che alla fioritura primaverile richiama l’attenzione di numerosi visitatori. Sotto l’aspetto didattico sono importanti anche i comparti destinati alle piante officinali, alle piante grasse e a quelle carnivore. A destra del busto di Esculapio, si trova la pianta più antica dell’Orto,il Taxus baccata, conifera estremamente velenosa, piantata nel 1720 da Pier Antonio Micheli. Lo splendido esemplare maschile di Tasso è iscritto nell’elenco degli alberi monumentali del Comune di Firenze. Negli ultimi anni l’attività dell’Orto ha compreso anche l’allestimento di mostre tematiche: nel 2002 sulle piante della tradizione medicinale toscana e sulle orchidee ; nel 2003 sulla pittura botanica. Il patrimonio vegetale dell’orto attualmente costituito da circa 9.000 esemplari di piante. LUCA GHINI Luca Ghini (1490-1556) è stato un medico e un botanico italiano. Laureato in filosofia e medicina presso l'Università di Bologna nel 1527, ha successivamente alternato l'esercizio della professione medica con l'insegnamento della medicina e delle piante medicinali nell'Ateneo bolognese. Nel 1534, su invito del Granduca Cosimo I de' Medici che lo volle anche come medico personale, si trasferisce all‘ Università di Pisa, ove ottiene la cattedra di Botanica. Qui, nel 1543 fonda l' Orto dei semplici, il primo orto botanico universitario del mondo. Secondo la terminologia medievale si dicevano «semplici», o meglio «principi semplici», i farmaci tratti direttamente dalle piante. Nel dicembre del 1545 fonda quindi l‘Orto botanico di Firenze. Sono, assieme a quello di Padova, i primi orti botanici universitari del mondo, utilizzati come sussidio didatticoe per la ricerca. Ghini è tra i primi botanici ad utilizzare il metodo di conservazione e catalogazione delle piante degli erbari mediante essiccazione, ottenuti sottoponendo a forte pressione i reperti tra fogli di carta, affiancandogli nell'attività didattica le illustrazioni dal vero delle specie botaniche. Questo metodo si diffuse rapidamente tra i botanici e nelle università di tutto il mondo occidentale, con la possibilità per gli studiosi di verificare l'identità delle piante, provenienti da regioni anche molto lontane. Uomo di vastissima cultura, studiò le piante secondo il metodo dell'osservazione diretta, introducendo innovazioni determinanti, che affrancarono lo studio della botanica dalle limitazioni imposte dalla sola lettura dei testi antichi. Nel 1555 torna a Bologna, come lettore di medicina ordinaria all'università, dove morì nel 1556. Tutte le opere di Ghini, gli erbari e i disegni sono andati perduti, ci rimane solo quanto riportato da alcuni suoi allievi come Ulisse Aldrovandi (1519-1605), fondatore dell'Orto botanico di Bologna, che ci ha lasciato gli appunti delle lezioni del Ghini. ERBARI L'erbario è un compendio che descrive il regno vegetale. Nel medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni spesso a carattere medico, descrivevano le virtù delle piante. Altre raccolte, simili per l'impostazione ma di diverso argomento, sono i lapidari (che raccoglievano le proprietà delle rocce e dei minerali) e i bestiari (descrivevano gli animali, o bestie).Si chiama erbario anche una collezione di piante o di parti di piante essiccate e pressate accuratamente, individuate e classificate scientificamente, utilizzata per studi botanici.