Produzione di particelle in collisioni Pb Pb Parte 1: Molteplicità di particelle non identificate Produzione di particelle in collisioni di ioni Molteplicità = numero di particelle prodotte in una collisione La molteplicità in collisioni nucleari contiene informazioni su: Entropia del sistema creato nella collisione Come l’energia iniziale disponibile nella collisione viene ridistribuita per produrre particelle nello stato finale. Densità di energia nello stato iniziale (formula di Bjorken) Meccanismi di produzione delle particelle Geometria (centralità) della collisione Quindi, si possono ottenere informazioni importanti sulla collisione “semplicemente” contando il numero di particelle prodotte Analisi che non richiede identificazione di particelle, quindi viene normalmente effettuata nei primi giorni di presa dati A RHIC il primo articolo è apparso 7 giorni dopo aver acceso il fascio 3 E’ semplice contare le particelle? In collisioni PbPb centrali all’SPS si creano più di 1000 particelle !!! 4 E’ semplice contare le particelle? In collisioni AuAu centrali alla massima energia RHIC si creano circa 5000 particelle !!! 5 Molteplicità e detector design Il numero di particelle prodotte nella collisione è un parametro importante per progettare esperimenti con ioni L’ “occupazione” di un rivelatore (es. la frazione di pixel in cui passa una particella) è legata alla densità di particelle (es. il numero di particelle per cm2 sul sensore) e quindi alla molteplicità Il danneggiamento da radiazione è legato al numero di particelle che attraversano il volume del rivelatore o dell’elettronica Al momento della progettazione di ALICE all’LHC i dati sulle molteplicità a RHIC non erano disponibili ALICE è stato progettato sulla base delle molteplicità date da simulazioni Monte Carlo delle collisioni PbPb I valori di dN/dy attesi a midrapidity variavano tra 2000 e 8000 particelle per unità di rapidità a seconda del modello di produzione di particelle implementato in un particolare Monte Carlo I rivelatori di ALICE sono stati progettati per avere buone performances fino a valori di densità di particelle dN/dy = 8000 6 Molteplicità e centralità Il numero di particelle prodotte è legato alla centralità (parametro di impatto) della collisione Le collisioni di nuclei sono descritte come sovrapposizione di collisioni elementari tra i nucleoni (es. modello di Glauber) Il numero di collisioni tra nucleoni ( Ncoll ) e il numero di nucleoni partecipanti ( Npart ) dipendono dal parametro di impatto b Ogni collisione/partecipante contribuisce alla produzione di particelle e quindi alla molteplicità 7 Produzione di particelle - Hard Processi Hard = processi ad alto momento trasferito piccole distanze Interazioni a livello partonico La produzione di particelle avviene su scale di tempi brevi La costante di accoppiamento è piccola, quindi sono calcolabili con tecniche perturbative (pQCD) Sono processi rari (con piccola sezione d’urto shard) Scalano con il numero di collisioni hard p AB (b) 1 1 s hardTAB (b) AB 1 1 ABs hardTAB (b) s hard ABTAB (b) s hard N coll 8 Produzione di particelle - Soft Processi Soft = processi a basso momento trasferito grandi distanze Non sono in grado di risolvere la struttura partonica dei nucleoni La costante di accoppiamento è grande, l’approccio perturbativo non funziona richiedono l’uso di modelli fenomenologici non perturbativi 99.5% soft Il 99.5% (“bulk”) degli adroni prodotti è soft (pT< 1 GeV) La molteplicità di particelle prodotte in processi soft è prevista scalare con il numero di partecipanti Wounded nucleon model 9 Wounded nucleon model (I) Basato sull’osservazione sperimentale (inizio anni ’70) che le molteplicità misurate in collisioni protone-nucleo scalano come: R N chpA N chpp 1 1 2 2 v è il numero medio di collisioni elementari tra nucleoni (=Ncoll) Quindi: R N chpA N chpp 1 1 pA N coll 2 2 pA pA N coll 1 N part pp 2 N part ricordando che in pp: Npart = 2 e in pA: Npart= Ncoll+1 10 Wounded nucleon model (II) Motivazione: la molteplicità “soft” è prevista scalare con Npart perché si assume che la produzione di particelle soft avvenga in questo modo: Un nucleone quando subisce una collisione passa in uno stato eccitato a vita media lunga Le eventuali collisioni successive non alterano significativamente questo “baryon-like object” La lunga vita media e la dilatazione lorentziana dei tempi fanno sì che il “baryon-like object” attraversi tutto il nucleo bersaglio prima di decadere In altre parole, il tempo di formazione ( = ħ/E ) delle particelle soft è sufficientemente lungo che la loro materializzazione avviene fuori dal nucleo La produzione di particelle soft quindi: Avviene al di fuori dei nuclei collidenti E’ indipendente dal numero di collisioni subite da ciascun nucleone Dipende solo dal numero di nucleoni che hanno subito almeno una collisione passando in uno stato eccitato, cioè da Npart 11 Misurare la molteplicità Sperimentalmente si misura la molteplicità di: particelle cariche (ionizzanti) particelle in una certa regione spaziale coperta dai rivelatori (accettanza) Problema: è difficile confrontare risultati di esperimenti con accettanze diverse Per questo motivo, le molteplicità vengono comunemente espresse in termini di densità di particelle cariche in un certo intervallo di angolo polare Normalmente si usa il numero di particelle cariche in un’unità di (pseudo)rapidità intorno a midrapidity: Nch(|h|<0.5) o Nch(|y|<0,5) Inoltre, le distribuzioni dN/dh (dN/dy) contengono altre informazioni sulla dinamica dell’interazione La pseudorapidità è più facilmente accessibile sperimentalmente perché richiede di misurare una sola quantità (l’angolo q) e non richiede identificazione di 12 particelle e misura di momenti Distribuzioni dN/dh e dN/dy Rapidità a RHIC (collider) Prima della collisione: pBEAM=100 GeV/c per nucleone EBEAM=(mp2+pBEAM2)=100.0044 per nucleone b=0.999956, gBEAM≈100 y PROJ yTARGET 1 E BEAM p BEAM 1 1 b ln ln 5.36 2 E BEAM p BEAM 2 1 b y y PROJ yTARGET 10 .8 Dopo la collisione: I nucleoni del proiettile e del bersaglio (in verde) sono rallentati e si trovano a valori di y (e di b e di g) più bassi di quelli iniziali Le particelle prodotte (in rosso) sono distribuite nella regione cinematica compresa tra le rapidità iniziali di proiettile e bersaglio La massima densità è nella regione di rapidità centrale (midrapidity) : y MID y PROJ yTARGET 0 2 14 Rapidità a SPS (targhetta fissa) Prima della collisione: pBEAM=158 GeV/c , bBEAM=0.999982 pTARGET=0 , bTARGET=0 y PROJ 1 E BEAM p BEAM 1 1 b ln ln 5.82 2 E BEAM p BEAM 2 1 b 1 ln 1 0 2 y y PROJ yTARGET 5.82 yTARGET Midrapidity yMID y PROJ 2.91 2 La distribuzione dN/dy nel sistema del centro di massa si ottiene da quella misurata nel laboratorio con una traslazione y’ = y - yMID La distribuzione dN/dh invece non ha questa proprietà 15 Pseudorapidità pT = pL q = 45 (135) degrees h = ±0.88 pL>>pT pT>pL pL>>pT Regione di midrapidity Particelle con pT>pL prodotte ad angoli q intorno a 90° Formula di Bjorken per stimare la densità di energia nel caso in cui ci sia un plateau a midrapidity invariante per boost di Lorentz BJ mT dN Ac f dy y 0 Regioni di frammentazione Particelle con pL>>pT prodotte nella frammentazione dei nuclei collidenti ad angoli q intorno 16 a 0° e 180° Collisioni PbPb all’SPS Pb-Pb at 40 GeV/c (√s=8.77 GeV) Pb-Pb at 158 GeV/c (√s=17.2 GeV) centrali periferiche La posizione del picco si sposta (midrapidity = ybeam/2 ) La densità di particelle al picco aumenta con l’energia 17 Collisioni AuAu a RHIC centrali centrali periferiche periferiche energia s 18 Molteplicità per coppia di partecipanti Si introducono le variabili: dN / dh h 0 N part / 2 N ch N part / 2 con N ch dN dh dh che sono la densità di particelle a mid-rapidity e la molteplicità totale per coppia di partecipanti Motivazione Semplice verifica dello scaling con Npart Se la produzione di particelle scala come Npart , queste variabili (o una delle due) devono mostrare un andamento piatto in funzione della centralità della collisione Semplice confronto con le collisioni pp in cui Npart=2 19 Dipendenza dalla centralità dN/dh a midrapidity La densità per coppia di partecipanti cresce di ≈25% dalle collisioni AuAu periferiche a quelle centrali Molteplicità totale Nch proporzionale a Npart Nch per coppia di partecipanti diverso rispetto a collisioni pp 20 Dipendenza da s dN/dh a midrapidity dN/dh|h0 in collisioni centrali di ioni pesanti cresce come ln s Andamento diverso in collisioni pp e AA Estrapolazione a LHC (s=5.5 TeV) dN/dh|h=0 ≈ 1100-1500 Molteplicità totale Andamento diverso in collisioni pp e AA Estrapolazione per LHC (s=5.5 TeV) Nch ≈ 25000-30000 21 Conclusioni Dalla misura della molteplicità delle particelle cariche (non identificate) e della loro distribuzione in pseudorapidità (=angolo polare) si impara che: La produzione di particelle segue semplici leggi di scaling al variare della centralità e dell’energia La molteplicità totale scala come Npart produzione di particelle dominata da processi soft La densità di particelle dN/dh a midrapidity cresce come il logaritmo di s Se si usa la formula di Bjorken per calcolare la densità di energia partendo dalle dN/dy (dN/dh) misurate alla massima energia di RHIC si ottengono valori di: BJ mT dN 0.6 GeV / c 3 700 1 . 1 Ac 0 dy y 0 145 fm 2 c 0 2 2 ≈15 GeV/fm3 (0= 0.35 fm/c) ≈5 GeV/fm3 (0= 1 fm/c) ben al di sopra della densità critica (c≈1 GeV/fm3) previsti dalla lattice QCD per la transizione di fase 22 Parte 2: Molteplicità delle varie specie adroniche Introduzione La misura delle molteplicità di particelle della varie specie adroniche (= quanti pioni, quanti kaoni, quanti protoni …), cioè della composizione chimica dopo l’adronizzazione, permette di rispondere ad alcune domande sullo stato del sistema al momento del chemical freeze-out La fireball era in equilibrio termico e chimico al momento del freeze-out ? Qual era la temperatura Tch al momento del chemical freeze-out? Qual era il contenuto barionico della fireball Note: Equilibrio termico: a livello macroscopico: temperatura T della fireball definita e uniforme a livello microscopico: distribuzione di velocità delle particelle descritta da una distribuzione tipo Maxwell-Boltzmann con un unico parametro, la temperatura T Equilibrio chimico: a livello macroscopico: densità ni delle varie specie di particelle uniformi all’interno della fireball a livello microscopico: molteplicità di particelle delle varie specie adroniche dipende solo dalle masse e dalla temperatura 24 Molteplicità di particelle identificate (I) Pioni vs protoni A basse energie (s<5 GeV) la fireball è dominata dai nucleoni che provengono dai nuclei collidenti (alto stopping power) I pioni (prodotti nell’interazione) dominano per alte energie (s>5 GeV) La diminuzione dell’abbondanza di protoni la crescere di s indica un aumento della trasparenza dei nuclei collidenti al crescere dell’energia 25 Molteplicità di particelle identificate (II) Pioni Sono i più abbondanti tra gli adroni prodotti (perché sono quelli con massa minore e soglia di produzione più bassa) La differenza tra le abbondanze di p+ e p- a basse energie è dovuta alla conservazione dell’isospin L’alto stopping power che si ha a basse energie forma una fireball dominata dai nucleoni dei nuclei collidenti eccesso di neutroni (N > Z per i nuclei pesanti) isospin totale negativo 26 Molteplicità di particelle identificate (III) Antiprotoni Sono particelle prodotte nella collisione Diversamente dai protoni per i quali nella fireball ci sono sia quelli prodotti sia quelli “stoppati” dai nuclei collidenti Forte dipendenza da s (onset of production) alle energie SPS Alle energie di RHIC il numero di antiprotoni è ≈ a quello di protoni Net-protons ≈ 0 Il numero di protoni “stoppati” dai nuclei collidenti è piccolo 27 Molteplicità di particelle identificate (IV) Kaoni (e iperoni L) Il numero maggiore di K+ e L rispetto alle rispettive particelle (Ke Lbar) a basse energie è dovuto al contenuto di quark di questi adroni Il K+ (u+anti-s) e la L (u+d+s) richiedono solo la produzione del quark strano, mentre i quark leggeri sono presenti nei nucleoni stoppati Il K- (anti-u+s) e la Lbar richiedono invece la produzione di 2 o 3 quark nuovi Produzione associata di K+ e L (coppie s anti-s)28 Molteplicità di particelle identificate (V) Kaoni (e iperoni L) La differenza tra K+ e K- (e tra L e Lbar) diminuisce al crescere di s perché con il diminuire dello stopping power diminuisce il peso dei quark “stoppati” rispetto a quelli “prodotti” Le abbondanze di Lbar e di antiprotoni (entrambi formati da 3 quark “prodotti” e con masse simili) sono molto simili 29 Molteplicità di particelle identificate (VI) Conclusioni Basso s (< 5 GeV): fireball dominata dalle particelle stoppate Alto contenuto barionico Importanza dell’isospin e dei quark “stoppati” dai nuclei collidenti Alto s (> 20 GeV): Fireball dominata dalle particelle prodotte Basso contenuto barionico Gerarchia in massa ( Np > NK > Np ) 30 Modelli statistici di adronizzazione Modelli statistici: assunzioni di base Il sistema (fireball) creato in una collisione di ioni pesanti si trova in equilibrio termico e chimico al momento del freezeout chimico Si può scrivere una funzione di partizione del sistema e usare la meccanica statistica Idea originale: Fermi (1950s), Hagedorn (1960s): la produzione di adroni in sistemi eccitati avviene secondo una legge puramente statistica Per collisioni di ioni si usa l’ensemble grande canonico Il sistema adronico è descritto come un gas ideale di adroni e risonanze ideale = non interagenti 32 Modelli statistici: note L’equilibrio termico e chimico è POSTULATO come ipotesi di lavoro Con questa assunzione si può prevedere la molteplicità di adroni delle varie specie (quanti pioni, quanti kaoni, quanti protoni…) che si fissano al momento del freeze-out chimico del sistema Dal confronto delle molteplicità previste con quelle misurate sperimentalmente si può verificare la validità dell’ipotesi di equilibrio chimico e termico Non si fanno assunzioni sulla presenza o assenza di una fase partonica Non si dice niente su COME e QUANDO il sistema raggiunge l’equilibrio chimico e termico Però: se si forma un sistema partonico in equilibrio chimico e termico (= il QGP) a un tempo QGP, ci si aspetta che l’equilibrio venga mantenuto nella successiva evoluzione della fireball fino al freeze-out e che quindi il sistema sia in equilibrio al momento dell’adronizzazione 33 Perché ensemble gran-canonico? I calcoli sono più semplici perché l’energia e le cariche sono conservate “in media” su un volume grande (e non esattamente e localmente come in un sistema canonico) E’ una buona approssimazione per un sistema di molte particelle La “slice” di fireball a midrapidity (quella di cui si misurano le abbondanze di particelle) è un sistema che scambia particelle e energia con un “serbatoio” esterno ( = le altre particelle prodotte nella collisione) Per sistemi più piccoli (cioè collisioni di ioni a basse energie, collisioni periferiche o collisioni elementari pp e e+e-) si deve usare: l’ensemble canonico in cui l’energia è conservata “in media” nel sistema mentre le cariche sono conservate esattamente e localmente l’ensemble microcanonico in cui energia e cariche sono conservate esattamente 34 Gas di adroni e risonanze Nei modelli statistici di adronizzazione si usa solitamente un gas di adroni e risonanze non interagenti che contiene i contributi di: Tutti i mesoni noti con masse <≈ 1.8 GeV Tutti i barioni noti con masse <≈ 2 GeV In questo range di massa: Lo spettro adronico e’ ben conosciuto e misurato con precisione Le catene di decadimento delle particelle e delle risonanze sono noti I limiti di massa limitano la validità del modello a temperature T<190 MeV circa. Per temperature superiori il contributo di risonanze più pesanti non è più trascurabile In ogni caso, al di sopra della temperatura critica per la transizione di fase (≈160-200 MeV) non avrebbe senso parlare di gas di adroni 35 Perché gas di adroni e risonanze? Per densità e temperature non troppo alte contiene tutti i gradi di libertà di un sistema confinato e fortemente interagente Le interazioni che portano alla formazione di risonanze sono incluse implicitamente nell’hamiltoniana (Hagedorn) Si approssima un gas di adroni che interagiscono tra loro scambiandosi delle risonanze con un gas di adroni e risonanze che non interagiscono E’ consistente con l’equazione di stato che risulta da calcoli di QCD su reticolo al di sotto della temperatura critica Quindi: il gas di adroni e risonanze è un “modello effettivo” di un sistema fortemente interagente 36 Ensemble gran canonico La funzione di partizione per il caso di gas non interagente è data dal prodotto delle funzioni di partizione (indipendenti tra loro) delle varie specie adroniche: Z GC (T , V , m ) Z iGC (T , V , m i ) i Dove l’indice i indica la specie adronica (pione, kaone, protone …) T è la temperatura e V il volume del sistema mi è il potenziale chimico che garantisce la conservazione in media del numero di particelle di specie i Può essere diverso per le varie specie adroniche: ad esempio la conservazione del numero barionico influisce sui protoni, ma non sui pioni Passando ai logaritmi ln Z GC (T ,V , m ) i ln Z iGC (T ,V , mi ) 37 Potenziale chimico m Il potenziale chimico m è il parametro che nell’ensemble gran-canonico garantisce la conservazione “in media” delle cariche ed è dato da: m mQ j Q j j Qj sono le cariche (numeri quantici) conservate mQj sono i potenziali chimici che garantiscono che le cariche Qi siano conservate “in media” nell’intero sistema m = energia necessaria per aggiungere al sistema una particella con numeri quantici Qj In un gas adronico (=governato da interazioni forti) limitato a masse <1.8 GeV (= senza charm, bottom e top) ci sono 3 cariche conservate: Carica elettrica Q (o terza componente I3 dell’isospin) Numero barionico B Stranezza S Quindi per una particella di specie i con isospin I3i, numero barionico Bi e stranezza Si si ha: mi m I 3 I 3i m B Bi m S Si 38 Statistiche quantistiche (I) Funzione di partizione gran-canonica: Z iGC (T , V , m i ) e b ( Es mi N s ) s s sono gli stati del sistema di particelle identiche di specie i l’energia e il numero di particelle dipendono dallo stato (Es e Ns) b=1/T (se T è misurata in MeV) Per un sistema quantistico: Lo stato |s> è definito dai numeri di occupazione degli stati |a> di particella singola ( es. : |s> = |1,0,0,3,5…> = |n1, n2, n3 … > = |{na(s)}> ) Il numero di particelle e l’energia dello stato s sono dati da: Ns a na( s ) Es a na( s ) Ea a sono gli autostati (di energia Ea) dell’hamiltoniana di particella singola (= livelli energetici con degenerazione di spin) 39 Statistiche quantistiche (II) Inseriamo Es e Ns nella funzione di partizione: Z iGC (T ,V , mi ) e b ( na( s ) Ea mi na( s ) ) a a e n b ( Ea mi )na( s ) a (s) s a Usiamo le proprietà dell’esponenziale: ex+y=ex·ey e exy=(ex)y Z iGC (T ,V , m i ) na( s ) e a avendo definito: b ( Ea mi ) na( s ) n ( s ) a X a a na( s ) X a e b ( Ea mi ) Esplicitando sommatorie e produttorie: Z iGC (T ,V , mi ) n1 n2 ... X 1n1 X 2n2 ... n1 X 1n1 n2 X 2n2 ... a ( Xa )n n 40 Statistica di Fermi-Dirac Vale il principio di esclusione di Pauli: il numero di occupazione per uno stato a di particella singola puo’ essere solo 0 o 1 Z iGC (T ,V , mi ) 1 a ( Xa )n n 0 b ( E m ) 1 X 1 e a a a i a ricordando che si era definito: X a e b ( Ea mi ) 41 Statistica di Bose-Einstein Il numero di occupazione per uno stato a di particella singola puo’ assumere qualunque valore intero na = 0, 1, 2, 3, … Z iGC (T ,V , mi ) ( Xa ) a a n n 0 1 1 X a 1 e a b ( Ea mi ) 1 ricordando che si era definito: X a e b ( Ea mi ) Nota: la somma della serie geometrica Sxn converge a 1/(1-x) solo nel caso in cui x < 1, che nel nostro caso si traduce in un vincolo su mi: e b ( Ea mi ) 1 b ( Ea mi ) 0 mi Ea a mi E0 42 Funzione di partizione gran canonica La funzione di partizione per l’i-esima specie adronica si può quindi scrivere come: Z iGC (T ,V , mi ) 1 e a b ( Ea mi ) 1 gas ideale di particelle identiche (gas di Bose o gas di Fermi) il + vale per i fermioni e il – per i bosoni a sono gli autostati (di energia Ea) dell’hamiltoniana di particella singola = livelli energetici con degenerazione di spin Passando al logaritmo: ln Z iGC (T , V , m i ) a ln 1 e b ( Ea mi ) 43 Funzione di partizione gran canonica Limite macroscopico: dalla somma sugli stati a di particella singola si passa all’integrale sui momenti: a V h (2s 1) d p 3 3 V h (2s 1) 4p p dp 3 2 4p V h3 g i p 2 dp dove gi=2s+1 è il fattore di degenerazione di spin Sostituendo nell’espressione di lnZGC si ricava (ħ=c=1): ln Z iGC (T ,V , m i ) Vg i 2p 2 0 Vg i 2p 2 p 2 dp ln 1 e b ( E mi ) 0 p 2 dp ln 1 li e bE Dove si è introdotta la fugacità li definita come: li e bm i 44 Densità di particelle La densità ni di particelle di specie i si ricava come: N i 1 (T ln Z iGC ) ni V V mi in cui Ni è il numero totale di particelle di specie i nel sistema Sostituendo l’espressione della funzione di partizione si ricava: Tg i b ( E mi ) 2 ni (T , m i ) p dp ln 1 e 2 0 m i 2p Tg i 1 b ( E mi ) 2 p dp ( ) e b 2 0 b ( E mi ) 2p 1 e gi 2p 2 0 p 2 dp e b ( E mi ) 1 che sono le distribuzioni di Fermi-Dirac (+) e di Bose-Einstein (-) 45 Integrazione della funzione di partizione (I) L’espressione analitica della molteplicita’ Ni di adroni di specie i si ottiene integrando la funzione di partizione Sviluppando il logaritmo in serie di Taylor si ottiene: ln Z iGC (T , V , m i ) Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 0 Vg i 2p 2 0 p 2 dp ln 1 li e bE k ( 1 ) p 2 dp lik e bE k k 1 (1) k k li k k 1 k p 2 e kbE dp 0 Nota: lo sviluppo di Taylor si può fare se: li e bE 1 e bm i e bE mi E 46 Integrazione della funzione di partizione (II) Integrando per parti si arriva a: k Vg ( 1 ) GC k 2 kbE i ln Z i (T , V , m i ) l p e dp i 2 0 2p k 1 k 3 Vg i (1) k p kbE li e 2 2p k 1 k 3 k Vg i 2p 2 (1) k k li k k 1 0 0 0 p kbE dE dp e (kb ) 3 dp 3 p 3 kbE p dp e (kb ) 3 E ricordando che: E p 2 mi2 dE d dp dp p 2 mi2 1 2 p 2 mi2 (2 p) p E 47 Integrazione della funzione di partizione (III) Cambiando variabile di integrazione (da p a E) si ha: ln Z iGC (T ,V , m i ) Vg i 2p 2 (1) k k li k k 1 0 p 3 kbE p dp e (kb ) 3 E 3 Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 (1) k k li k k 1 (1) k li k k 1 k mi 2 2 E mi E p kbE dE e (kb ) p 3 E E dE mi ricordando che: E p 2 mi2 2 2 3/ 2 mi 3 e kbE (kb ) p dp E p 0 E mi dE 48 Integrazione della funzione di partizione (IV) Introducendo la variabile x=kbE si ha: ln Z iGC (T , V , m i ) Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 k k (1) k li k k 1 (1) k k 1 2 k b d (kbE ) 2 (1) k li k k 1 (1) k li k k 1 k E dE k b k mi dx x k mi 2 k mi li kb b k mi 2 3/ 2 mi 3 mi 2 b 2 k b 2 x dx 2 2 2 3/ 2 mi 3k 3 b 3 2 3k 3 b 2 E k b 2 e kbE (kb ) 2 3/ 2 mi 3 ex 2 3/ 2 k b mi 3k 2 b 2 mi2 2 2 e kbE ex 49 Integrazione della funzione di partizione (V) Introducendo w=kbmi si riscrive come: ln Z iGC (T , V , m i ) Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 k 1 Vg i 2p 2 (1) k (1) k 1 2 m lik i k 2 k mi li kb dx x 2 k2 k2 k lik mi2 b 2 k mi li x dx b k mi w 2 3/ 2 3w 2 w x w 1 w2 dx w 3w 2 x dx 2 1 w 3/ 2 2 1 w b 3 w 2 2 2 3/ 2 k b mi 3k 2 b 2 mi2 2 2 ex ex 3/ 2 3 (1) k k 1 b k2 (1) k k 1 ex ex 50 Integrazione della funzione di partizione (VI) Introducendo y=x/w si ricava: ln Z iGC (T , V , m i ) Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 k 1 (1) 2 m lik i k 1 w b 3 k2 (1) k k mi2 1 li w k kb 3 k 1 dy y 1 (1) k k mi2 1 2 li w k kb 3 k 1 w x2 dx 2 1 w wdy y 1 2 2 1 1 3 / 2 wy e 3/ 2 ex 3 / 2 wy e Il termine tra parentesi quadre coincide con la seguente rappresentazione integrale delle funzioni di Bessel modificate: p t K n (t ) 1 (n ) ! 2 2 n 1 dy y 2 1 n 1 / 2 ty e 51 Integrazione della funzione di partizione (VII) Ri-sostituendo w=kbmi e b1/T si conclude: ln Z iGC (T , V , m i ) Vg i 2p 2 Vg i 2p 2 Vg iT 2p 2 2p (1) k (1) k k 1 k k 1 k 1 k Vg i 2 2 (1) k k2 2 (1) k k mi2 1 2 li w k kb 3 k 1 lik lik mi2 b mi2 b dyy 1 2 1 3 / 2 wy e K 2 ( w) K 2 (kbmi ) k 2 li mi K 2 kmi T 52 Densità di particelle di specie i La densità ni di particelle di specie i si ricava come: N i (T ,V , m i ) V ni (T , m i ) g iT 2 2p 2 1 (T ln Z iGC ) V m i (1) k lik 2 kmi mi K 2 2 m i T k 1 k km i gT (1) T i 2 e 2 m i 2p k 1 k 2 g iT 2p 2 k kmi 2 mi K 2 T (1) k k 2 kmi li mi K 2 k T k 1 53 Correzioni (I) Catene di decadimento Il numero delle particelle di specie i misurate (es. pioni) è dato dalla produzione “thermal” (Ni) + il contributo dei decadimenti delle particelle a vita breve che non vengono misurate (ed es. le r che decadono in pioni) Ni MEAS (T ,V , m i ) N i THERM (T , V , m i ) BR j i N j (T , V , m i )THERM Ad alte temperature e/o alti mB, la molteplicità degli adroni leggeri è dominata dal contributo del decadimento delle risonanze np+total / np+thermal j 54 Correzioni (II) Per alte densità di particelle (cioè alti T e/o mB) bisogna inserire nella funzione di partizione le interazioni repulsive a piccole distanze che si osservano tra gli adroni Si introduce una repulsione “hard-core” di tipo Van der Waals assegnando ad ogni adrone un volume Veigen 4 4 p R3 3 (“Excluded volume correction”) Il raggio R viene normalmente posto a 0.3 fm (che corrisponde al volume di hard-core misurato in scattering nucleone-nucleone) per tutti i tipi di adrone 55 Correzioni (III) Larghezza delle risonanze Si inserisce nella funzione di partizione un’ulteriore integrazione sulla massa con una distribuzione Breit-Wigner ni (T , mi ) gi 2p 1 2 N BW dm 0 i2 p 2 dp (m mi ) 2 i2 / 4 e b ( Ei ( m) mi ) 1 Fattore gs (<1) di soppressione di stranezza Tiene conto del fatto che il quark strano per la sua massa maggiore potrebbe non aver raggiunto l’equilibrio chimico. Per riprodurre i dati PbPb a SPS e AuAu a RHIC non c’è bisogno di introdurre questo gS, cioè gS=1 che indica equilibrio chimico anche per le particelle strane) Per sistemi con poche particelle (p-p e collisioni di nuclei a basse energie) si trova invece gS<1 56 Parametri liberi del modello N i (T ,V , mi ) V ni (T ,V , mi ) con li e mi / T Vg iT 2p 2 (1) k k 2 kmi li mi K 2 k T k 1 mi Bi m B Si m S I 3i m I3 , Ci sono 5 parametri liberi: T, mB, mS, mI3 e V La conoscenza di carica elettrica (=terza componente dell’isospin), numero barionico e stranezza dello stato iniziale (= i protoni ZS e i neutroni NS “stoppati” dai nuclei collidenti) permette di fissare il volume della fireball V, e i potenziali chimici mS e mI3 V n I i 3i i ZS NS 2 V n B Z i i S NS i Restano quindi 2 parametri liberi: V n S i i 0 i T e mB 57 Fit alle abbondanze di particelle misurate Fit ai rapporti di particelle Perché usare i rapporti di particelle ? Si cancellano alcuni errori sistematici sulle misure sperimentali Si rimuove la dipendenza dal volume V (la cui determinazione è affetta dall’incertezza sullo stopping power e sulla correzione di “excluded volume”) nei calcoli del modello teorico Si ricavano i valori di T e mB che minimizzano lo scarto tra i rapporti di di particelle previsti dal modello statistico e quelli misurati. Si minimizza una quantità c2 definita come: c 2 i Riexp . model 2 Ri s i2 Riexp e Rimodel sono i rapporti misurati sperimentalmente e quelli previsti dal modello si è l’errore (statistico + sistematico) sui punti sperimentali 59 Rapporti di particelle all’AGS AuAu - Ebeam=10.7 GeV/nucleon - s=4.85 GeV Minimum of c2 for: T=124±3 MeV mB=537±10 MeV c2 contour lines 60 Rapporti di particelle all’SPS PbPb - Ebeam=40 GeV/ nucleon - s=8.77 GeV Minimum of c2 for: T=156±3 MeV mB=403±18 MeV c2 contour lines 61 Rapporti di particelle a RHIC AuAu - s=130 GeV Minimum of c2 for: T=166±5 MeV mB=38±11 MeV c2 contour lines 62 Fit alle molteplicità Se si usano le molteplicità anziché i rapporti di particelle Un parametro libero (il volume V) in più Maggiori incertezze sistematiche (sia nel modello che nei dati) T e mB in accordo con i risultati dei fit ai rapporti, ma c2 peggiore 63 Freeze-out chimico Parametri del modello termico vs. s La temperatura T aumenta rapidamente con s fino a raggiungere i 170 MeV (≈ temperatura critica per la transizione di fase) per s≈7-8 GeV e poi rimane costante Il potenziale chimico mB diminuisce al crescere di s in tutto il range di energia esplorato dall’AGS a RHIC 65 Freeze-out chimico sul diagramma delle fasi I parametri del modello di adronizzazione statistica si possono rappresentare sul piano T, mB E’ interessante confrontarli con la linea prevista con calcoli di QCD sul reticolo per la transizione di fase (“phase boundary”) da materia adronica a QGP 66 Freeze-out chimico e transizione di fase T Lattice-QCD RHIC SPS Stat.Thermal Model Caso 1: (T,mB) molto al di sotto del “phase boundary ” Lunga fase adronica dopo la transizione di fase? Il sistema non raggiunge mai il “phase boundary” ? mb RHIC Caso 2: (T,mB) al di sopra del “phase boundary ” Errore nel modello di adronizzazione statistica T SPS Cade l’ipotesi del gas di adroni e risonanze Errore nel calcolo del “phase boundary” in Lattice QCD mb T RHIC SPS AGS mb Caso 3: (T,mB) molto vicini al “phase boundary ” Rapido freeze-out chimico immediatamente dopo la transizione di fase ? Gli adroni “nascono” in equilibrio termico e chimico ? 67 Freeze-out chimico e transizione di fase La linea della transizione di fase viene raggiunta alle energie SPS (s≈ 8-10 GeV) Per energie più alte il freezeout chimico è molto vicino alla transizione di fase predetta dalla QCD sul reticolo 68 Freeze-out chimico e freeze-out termico Freeze out termico Cessano le interazioni elastiche Si fissa la dinamica delle particelle (“momentum spectra”) Tfo (RHIC) ~ 110-130 MeV Freeze-out chimico Cessano le interazioni inelastiche Si fissano le abbondanze delle particelle (“chemical composition”) Tch (RHIC) ~ 170 MeV 69 Conclusioni I modelli di adronizzazione statistica permettono di ricavare la temperatura T e il potenziale chimico barionico mB della fireball al momento del chemical freeze-out a partire dai rapporti misurati tra le abbondanze delle varie specie adroniche L’accordo tra le abbondanze di particelle misurate e quelle previste dal modello ci dice che il processo di adronizzazione avviene seguendo leggi statistiche (= massimizzazione dell’entropia) e che il sistema si trovava all’equilibrio chimico e termico al momento del freeze-out La linea di freeze-out chimico raggiunge quella della transizione di fase calcolata con la QCD sul reticolo per energie s ≈ 8-10 GeV (nel range di energie dell’SPS) Indicazione per un freeze-out chimico immediatamente successivo alla transizione di fase da QGP a gas di adroni ? 70 Tecniche sperimentali Identificazione di particelle in ALICE Inner Tracking System (ITS) Momentum, dE/dx Time of Flight (TOF) Time Projection Chamber (TPC) momentum, dE/dx 72 Inner Tracking System (ITS) 6 strati cilindrici di rivelatori al silicio Punti ricostruiti con alta precisione spaziale vicino al vertice di interazione Identificazione di particelle tramite dE/dx misurato nei layers di drift e strip Layer Technology Radius (cm) ±z (cm) Spatial resolution (mm) rf z 1 Pixel 4.0 14.1 12 100 2 Pixel 7.2 14.1 12 100 3 Drift 15.0 22.2 38 28 4 Drift 23.9 29.7 38 28 5 Strip 38.5 43.2 20 830 6 Strip 43.6 48.9 20 830 Silicon Pixel Detectors (2D) Silicon Drift Detectors (2D) Silicon Strip Detectors (1D) L= 97.6 cm R= 43.6 cm 73 ITS PIXELS DRIFTS STRIPS 74 Time Projection Chamber (TPC) Principale rivelatore tracciante Caratteristiche: Rin 90 cm Rext 250 cm Length (active volume) 500 cm Pseudorapidity coverage: -0.9 < h < 0.9 Azimuthal coverage: 2p # readout channels ≈560k Maximum drift time: 88 ms Gas mixture: 90% Ne 10% CO2 Fornisce Molti punti ricostruiti in 3D per ogni traccia Identificazione delle particelle basata sulla dE/dx 75 Identificazione attraverso dE/dx dE/dx estratta dal segnale generato dalla particella nell’attraversare i rivelatori dE Z 1 2 r 2 z ln ... dx A b Momento estratto dal raggio di curvatura della traccia nel campo magnetico B p [GeV / c] 0.3 B [T ] R [m] 76 Time Of Flight Multigap Resistive Plate Chambers per l’identificazione di pioni, kaoni e TOF protoni basata sulla misura del tempo di volo (efficiente fino a pT≈2.5 GeV/c) Caratteristiche: Rin 370 cm Rext 399 cm Length (active volume) 745 cm # readout channels ≈160k Pseudorapidity coverage: -0.9 < h < 0.9 Azimuthal coverage: 2p Dalla misura del tempo di volo si calcola la massa come: m p bg p 1 b b2 2 p ctTOF 1 p 2 b L 1 2 1 77