Convegno di studio:
“S.Gerardo, la sua storia ed il nostro tempo”.
Materdomini (AV)
Suor Lina Strianese
Le Suore Gerardine: Carisma e Apostolato
La Congregazione delle Suore Gerardine ha origine in S. Antonio Abate (NA)
per opera di Mons. Mosè Mascolo, sacerdote della Diocesi di Castellammare di
Stabia. Don Mosè nasce nel 29 settembre del 1890, in S. Antonio Abate. Un uomo di
Dio, che è vissuto intimamente col mistero di Cristo, scegliendo come suo modello
San Gerardo Maiella: preferito per la schietta semplicità, per la gioiosa umiltà, per
l’allegria spirituale, per la carità senza fondo verso i bisognosi e i rifiutati. Il fascino
di San Gerardo, condiziona molto don Mosè, anche per la scoperta delle affinità che
questi aveva fatto tra la sua adolescenza e quella del santo. Ambedue appartenevano a
famiglie numerose e bisognose; Mosè doveva guadagnarsi il pane col mestiere di
ciabattino, mentre Gerardo con quello di sarto. Ambedue avevano sentito la
medesima vocazione redentorista in età ormai matura. Mosè sa di dover lottare
ancora con i familiari per seguirla, come già aveva lottato Gerardo 1.
Dalla tomba del Santo a Materdomini, alla tomba di S. Alfonso Maria dei
Liguori, a Pagani, insieme ai colloqui con i Padri Redentoristi, don Mosè giunge alla
decisione, vi è solo la difficoltà della scelta tra la vita religiosa o il clero secolare.
Il 26 marzo 1921, don Mosè è ordinato sacerdote nel clero diocesano. Inizia
l’apostolato con i piccoli e ben presto anche i giovani restano coinvolti dal suo zelo.
Si organizzano tre istituzioni (Associazione Gerardina, Ricreatorio Gerardino,
Squadra Sportiva Gerardina) che danno una nuova fisionomia al grande borgo (S.
Antonio Abate), raccogliendo i ragazzi in attività ricreative e sportive, affermandoli
nello spirito e nel fisico, perché sono sempre sotto l’occhio vigile del maestro.
Tra le varie occupazioni però, il primo posto è riservato agli ammalati, ai
vecchietti bisognosi di cure, di calore umano, di una persona con cui parlare del più e
del meno, di un sorriso, di una mano da stringere, amministrando loro anche i
conforti religiosi; un apostolato senza frontiere, senza ma, senza se, passa tra gli
stanchi della vita, tra gli esclusi della società, tra i derelitti e i frustrati, seminando in
ogni cuore la rinascita della fede.
Proprio per provvedere all’assistenza dei fanciulli e degli anziani abbandonati,
fonda, nel 1927, l’Ospizio di carità “San Gerardo Maiella”.
I lavori di costruzione del Tempio in onore di San Gerardo cominciano nel
1937. Per la difficoltà dell’impresa don Mosè non si scoraggia; anzi, affida tutto nelle
mani del Signore e confida sempre nella Santa Provvidenza. Egli bussa a tutte le
1
Cf. Suor CONCETTINA D’ANIELLO - Don Mosè Mascolo: opere e carisma, S. Antonio Abate (NA), 1975, p. 111.
porte, percorre le campagne e i paesi vicini, non si arrende davanti ai rifiuti; mette da
parte i soldi, senza far mancare nulla ai vecchietti; sempre col sorriso sulle labbra,
con la corona in mano, in casa e per la strada, leale e prudente con tutti.
Il Tempio viene consacrato il 4 dicembre 1966.
Nel 1938, fonda la Congregazione delle Suore Gerardine, la quale viene
riconosciuta come “Istituto di Diritto Pontificio”, il 25 marzo 1981.
Dunque, il sogno di don Mosè diventa realtà con la collaborazione delle prime
tre gerardine: Suor Crocifissa, Suor Gerarda e Suor Giuseppina. Saranno esse, con la
loro disponibilità, il loro impegno, ma soprattutto con il loro calore, a dedicarsi ai
“suoi padroni”, ai suoi rifiutati, ai suoi emarginati dalla società corrente. Per questo
egli non manca di eleggerle Madri dell’età cadente.
Pascolo delle Suore Gerardine è: la frequenza dei sacramenti, l’ascolto della
Parola di Dio, la benedizione Eucaristica, passare ore in adorazione davanti a Gesù
Sacramentato, ecc., insomma vivere la vita di Gesù come Gesù e per Gesù.
La Congregazione delle Suore Gerardine ha per fine primario la gloria di Dio e
la santificazione dei suoi membri, con l’osservanza dei tre voti comuni: castità,
povertà e obbedienza. Ha per fine secondario l’assistenza spirituale e materiale ad
infermi specialmente gli anziani, i bambini negli asili e nella scuola elementare,
l’insegnamento del catechismo nelle parrocchie.
La nostra è una famiglia religiosa semplice, pensata proprio per allenarsi nell’
esercizio della carità: dedita nel beneficare i poveri, gli abbandonati, gli ultimi della
società; comunicando calore, bontà, delicatezza, speranza.
Noi Suore Gerardine, seguendo l’esempio del Padre Fondatore, ancora oggi
continuiamo a scorgere Cristo nel sofferente e a prodigarci per lenire le sofferenze
fisiche e morali dei numerosi anziani che bussano alla nostra porta. Solo così essi si
sentono aiutati, alleviati, considerati come persone. Infatti, Don Mosè diceva:
“Quando avete scoperto la sofferenza in chi vi sta accanto, avete ricevuto più di
quanto non abbiate dato: perché l’anziano, il povero, il sofferente è Cristo, lo vela e
lo svela, ne è come il sacramento misterioso: “Quello che avete fatto al più piccolo
dei vostri fratelli, l’avete fatto a me”; e questa presenza educa, purifica l’anima
sensibile, le fa comprendere che l’amore di Dio è esigente, e chiede donazione e
generosità per gli altri”. E ancora “…coraggio e fede, amore e perseveranza, silenzio
e preghiera, avanti sempre,…stiamo marciando verso l’ideale più bello e più santo,
quello cioè di fare quanto più bene possiamo al nostro prossimo per amore di
Dio;...dunque, avanti e sempre avanti con fede, lavoro e preghiera”2.
Con queste direttive tendiamo ad esprimere una carità premurosa, rispettosa
della persona, nutrita di sacrifici. Una carità accompagnata dalla fede nella
Provvidenza e dalla sicurezza che Dio, la Santa Vergine e S.Gerardo sono pronti a
darci un aiuto.
Attualmente noi Suore Gerardine operiamo in Italia, Perù ed Africa. In Italia su
otto case, cinque accolgono anziani in ambienti confortevoli dove regnano tuttora la
semplicità e la sobrietà, tipiche dello spirito del grande Gerardo Maiella. In quattro
2
ARCHIVIO SUORE GERARDINE S. Antonio Abate (NA), FOGLIO MV II.
case non manca la presenza dei piccoli, curati dalle suore in scuole materne ed
elementari; ci poniamo anche al servizio delle Chiese locali con l’insegnamento del
Catechismo e con l’aiuto nelle attività parrocchiali.
La Casa Madre è rimasta a S.Antonio Abate. Qui le suore svolgono varie
attività: dall’assistenza agli anziani, circa una quarantina, alla formazione dei
fanciulli che va dalla scuola materna alle elementari, all’apostolato presso le
parrocchie limitrofe, al catechismo, all’animazione di piccoli gruppi di ragazzi, al
laboratorio di taglio, cucito e ricamo, per le ragazze che vogliono imparare un’arte
antica.
Con discreta presenza siamo impegnate a Muro Lucano, Capodigiano, terra
natale di San Gerardo, accogliendo anziani presso la nostra casa di riposo e visitando
a domicilio anziani ed infermi, dando loro una parola di conforto e di speranza e
avvicinando così le numerose famiglie che vivono ancora sparpagliate per le varie
campagne.
A Materdomini, dove riposano le spoglie del nostro santo Patrono, noi suore,
oltre a pregare accanto alla tomba del nostro modello di vita, ci sforziamo di essere
sue testimoni per i numerosi pellegrini che affollano il Santuario per pregare, ed
implorare grazie e benedizioni, dall’umile fratello redentorista, che a distanza di anni,
è ancora conforto per tanti.
In terra di missione lavoriamo accanto e per i più poveri, secondo lo spirito di
Don Mosè. In Perù, attualmente ci sono 3 comunità:
A Lima, all’estrema periferia della città, sorge la casa di formazione che
accoglie le giovani per fare esperienza di vita religiosa gerardina e si preparano per
fare professione; inoltre vengono accolti ed educati fanciulli nella scuola materna ed
elementare;
A Trujillo, invece, oltre alla scuola materna ed elementare e alla catechesi ai
piccoli ed agli adulti, le suore assistono amorevolmente i “bambini speciali”, ossia
bambini portatori di handicap, rifiutati dalle famiglie, perché considerati solo come
bocche in più da sfamare. E’ verso questi ultimi che le suore gerardine si prodigano
secondo lo spirito del nostro fondatore, sono questi i prediletti di Gesù e della nostra
Congregazione;
A Santiago de Chuco, paese dove prevalgono la povertà ed il freddo, ci
dedichiamo alla catechesi dei bambini e degli adulti, alla pastorale degli anziani e
degli infermi; qui la nostra casa è un punto di riferimento per tutti, un’oasi dove ci si
può ristorare e proseguire il cammino.
In Africa, nel Benin, esattamente a Porto-Novo, noi Suore Gerardine, oltre a
svolgere l’apostolato presso i numerosi villaggi, abbiamo un piccolo dispensario
dove, dalla mattina presto fino al tardi pomeriggio vi è un via vai di gente, dai neonati
ai bambini, dagli adulti agli anziani, che si accalcano per potersi far somministrare
del chinino per la malaria, oppure altri tipi di medicinali, per alleviare un poco la
propria sofferenza, già martoriata dalla fame, dalla scarsità di acqua, dalle mancate
condizioni igienico-sanitarie, dal contagio di malattie infettive mortali come l’AIDS,
dal caldo torrido ed afoso, dalle guerre tra le varie tribù. Inoltre, ci occupiamo anche
dell’educazione delle giovani madri nel crescere i propri piccoli, facendo loro
imparare a cucinare, a nutrire, ad assistere i propri bambini. E’ quasi terminata, anche
la costruzione di una casa, per accogliere bambini soli ed abbandonati a se stessi.
Le caratteristiche del carisma voluto da don Mosè sono profetiche, perché gli
anziani sono un grande problema anche oggi (e molto spesso diventano un business
per chi tende a trarre benefici economici e fa sorgere case di riposo o case di cura che
spesso tramontano con altrettanta rapidità di come sono sorte).
Dopo il Concilio Vaticano II, tutte le Congregazioni, oltre alle loro
Costituzioni, che hanno revisionato secondo lo spirito nuovo dei documenti
conciliari, hanno accolto l’invito a “rileggere” il carisma proprio della fondazione,
per renderlo più attuale e far sì che risponda alle esigenze del mondo moderno.
Rileggere il nostro carisma significa viverlo sempre meglio, in profondità, con
la più completa dedizione a questi che sono i gioielli di Dio. Noi Suore Gerardine
continuiamo quest’opera voluta dal Signore con dedizione e spirito di sacrificio,
facendo nostre le parole di Gesù: “Quello che avete fatto al più piccolo dei vostri
fratelli, l’avete fatto a me”.
Due anni prima della sua morte, il 24 febbraio 1960, don Mosè aveva scritto
una poesia in difesa dei suoi poverelli:
L’INDUGIO DELLA CARITÀ
Quando il meschino, vostro fratello,
senza ricovero, senza mantello,
con un accento che fa pietà,
vi chiede supplice la carità,
oh! Come spesso dire s’ascolta:
un’altra volta, un’altra volta!
Un’altra volta! Ma non vedete
quell’ infelice che ha fame e sete,
e un’altra volta saranno invano
pane, ricovero, pietosa mano?
Chi sa? Domani, forse oggi ancora
chi sa se il misero per voi non mora!
Per non offendere il molle guanto,
per non isciogliere il caldo manto,
per meno ancora, spesso per nulla,
pel cagnolino che si trastulla,
chi un pane implora dire s’ascolta:
un’altra volta, un’altra volta!
Ah! È troppo orribile questa risposta!
Voi non pensate quel prezzo costa
la leggerezza con cui trattate
quei bisognosi che discacciate,
voi non credete che di dolore,
di fame il povero reietto more.
Pei vostri inutili capricci tanti,
per falsi amici, per suoni e canti,
sprecate, stolti!, tanto denaro;
ma per un soldo vi fate avaro.
Vergogna! Schiudasi il vostro cuore
a caritade, figlia d’amore;
soccorso d’opera e di consiglio
siate ai fratelli di duro esiglio;
fatevi aita di chi vi chiede
e aspettatevi larga mercede.
Nella stess’opera, in voi trovate
la ricompensa che meritate;
e in miglior vita vi aspetterà
centuplicata la carità:
donate ai miseri con mano sciolta.
Potrebbe ucciderli: un’altra volta!3.
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ARCHIVIO SUORE GERARDINE S. Antonio Abate (NA), Scritti poetici, 10.05.1958.
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