BLAISE PASCAL
La vita
Blaise nacque a Clermont il 19 giugno 1623 da famiglia altolocata. Mostrò sin da
subito una vocazione più scientifica che umanistica tanto che a soli 16 anni
scrisse un trattato sulle coniche. Comunque la sua formazione non fu solo
scientifica. Si dedicò anche allo studio del greco, del latino, della logica e della
filosofia". Successivamente inventò la prima macchina calcolatrice, la Pascalina.
A ventitré anni, avendo appreso l'esperienza di Torricelli, fece diversi esperimenti
e redasse tre trattati: sul vuoto, sull'equilibrio dei liquidi e sulla pesantezza
dell'aria. Il suo atteggiamento nei confronti della ricerca scientifica è il medesimo
che troviamo in Galileo, Bacone, Cartesio ma a differenza di quest'ultimo, più
astratto e interessato all'algebra, Pascal fu attratto dalle, più concrete, fisica e
geometria. Nel 1646 si avvicina al giansenismo: ciò determinò quella che si suole
chiamare la prima conversione di Pascal.
La vita
chiamare la prima conversione di Pascal. Egli era sempre stato religioso, ma da
quel momento decise, di rinunciare alle soddisfazioni mondane e di dedicarsi
totalmente alla ricerca di Dio. Continuò però i suoi studi scientifici, a Parigi si
incontrò con Cartesio e contemporaneamente si recò dai "solitari" di Port-Royal,
una comunità religiosa dedita alla meditazione, allo studio e all'insegnamento.
Tra il 56 e il 57 scrive 18 celebri lettere, le "Provinciali"il cui scopo è quello di
difendere
difendere Port-Royal
Port-Royal dalla
dalla accuse
accuse degli
degli antigiansenisti.
antigiansenisti. In esse criticò a morale e i
presupposti filosofico-teologici dei Gesuiti. Avviene proprio qui la la cosiddetta
seconda conversione. Tornato ad occuparsi di interessi scientifici, si dedica al
problema roulette, ponendo le basi del calcolo probabilistico moderno. Muore nel
1662. e i frammenti della sua opera apologetica vengono pubblicati postumi con il
titolo di pensieri nel 1669.
L'interrogativo del senso della vita
“Non so chi mi abbia messo al mondo, ne che cosa sia il mondo, ne che cosa
sia io stesso. Sono di un'ignoranza spaventosa di tutto. Non so che cosa siano
il mio corpo,i miei sensi, la mia anima e questa parte di me che pensa quel
che dico, che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio
del resto. Vedo quegli spaventosi spazi dell'universo, che mi rinchiudono, e mi
trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché
sono collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo po' di tempo che mi
è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro
di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Da
ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come
un'ombra che dura un istante e scompare poi per sempre. Tutto quello che so
è che debbo presto morire; ma quello che ignoro di più è, appunto, questa
stessa morte che non posso evitare”
L'interrogativo del senso della vita
Per Pascal il senso della vita è un vero e proprio mistero, un'
enigma a cui tutti gli uomini dovrebbero cercare di trovare una
risposta e non rimanervi indifferenti: essi infatti non essendo
in grado di rispondervi, evitano di pensarci e si dedicano al
divertissement, che per Pascal è “oblio e stordimento di se”,
cercando nello svago e negli intrattenimenti sociali una via di
fuga dalla sua miseria esistenziale. Ecco perché secondo Blaise
l'uomo non cerca le cose, ma la ricerca delle cose.
L'interrogativo del senso della vita
Il divertissement
L'unica cosa che ci consola delle nostre miserie è il divertimento, e intanto
questa è la maggiore tra le nostre miserie. Perché è esso che principalmente
ci impedisce di pensare a noi stessi e ci porta inavvertitamente alla
perdizione. Senza di esso noi saremmo annoiati, e questa noia ci spingerebbe
a cercare un mezzo più solido per uscirne. Ma il divertimento ci divaga e ci fa
arrivare inavvertitamente alla morte.
I limiti della scienza
Il pensiero tra cuore e ragione
“Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”
“Conosciamo la verità non solo con la ragione ma anche col
cuore”
“Due cose istruiscono l'uomo su tutta la sua natura; l'istinto
e l'esperienza”
I limiti della scienza
Per Pascal la scienza ha dei limiti strutturali: l'imprescindibilità
dell'esperienza, l'indimostrabilità dei principi primi e
l'impotenza di fronte ai problemi esistenziali. Per questo alla
ragione scientifica e dimostrativa Blaise oppone il “Cuore”.
Questa contrapposizione tra cuore e ragione è espressa dal
filosofo come “esprit de finesse” e “esprit de gèomètrie”.
Il primo ha per oggetto l'uomo, le realtà morali e religiose e si
fonda sull'istinto e l'intuito, mentre il secondo ha per oggetto le
realtà fisiche e gli enti estratti della matematica procede in
maniera discorsivo-dimostrativa.
I limiti della filosofia
I filosofi e il problema di Dio
“Poiché Dio, se esiste, è nascosto, ogni religione che non afferma che Dio è
nascosto non può essere vera.”
“La natura ha delle perfezioni per dimostrare che essa è l’immagine di Dio e
ha dei difetti per mostrare che ne è solo un’immagine”
I limiti della filosofia
Secondo Pascal, anche la filosofia ha dei limiti. Ad esempio
essa infatti non è mai riuscita a provare l'esistenza di Dio: tutte
le prove metafisiche fin ora utilizzate descrivono una divinità
astratta, un “Dio dei filosofi e degli scienziati” ben lontano dal
“Dio di amore e consolazione” cristiano. Inoltre la tesi secondo
cui la natura è essa stessa una prova dell'esistenza di Dio è
erronea, poiché solo chi vede in essa Dio, e quindi crede in lui,
la interpreta in questo modo. Pertanto la presenza di una
fantomatica divinità è oscura e misteriosa e non va cercata con
la ragionevolezza filosofica o scientifica ma con il “Cuore”.
I limiti della filosofia: il problema di
Dio
La scommessa su Dio
“Valutiamo il guadagno e la perdita, scegliendo croce, cioè l'esistenza di Dio.
Esaminiamo questi due casi: se guadagnate, guadagnate tutto; se perdete,
non perdete nulla. Scommettete dunque che egli esiste, senza esitare.”.
I limiti della filosofia: il problema di
Dio
Pascal, che fu l'iniziatore del calcolo probabilistico, esaminò in
modo statistico anche il problema di Dio e pervenne alla
conclusione che nella scelta tra vivere come se Dio ci fosse o
vivere come se non esistesse conviene scegliere la prima: infatti
scommettendo su di essa se si vince si guadagna l'infinito (la
beatitudine eterna), mentre se si perde si sacrifica il finito (i
piaceri mondani). Viceversa scommettendo contro se si vince il
finito, ma se si perde si perde l'infinito (dannazione eterna).
I limiti della filosofia: la condizione
umana
“Il silenzio eterno degli spazi infiniti mi sgomenta”
“Che cos'è in fondo l'uomo nella natura? Un nulla rispetto all'infinito, un
tutto rispetto al nulla; un qualcosa di mezzo tra il niente e il tutto.
Infinitamente lontano dall'abbracciare gli estremi, la fine delle cose e il loro
principio gli sono invincibilmente nascosti in un impenetrabile segreto, ed
egli è ugualmente incapace di vedere il nulla da cui è stato tratto e l'infinito
dal quale è inghiottito.”
“Il supremo passo della ragione sta nel riconoscere che c'è un'infinità di cose
che la sorpassano. È ben debole, se non giunge a riconoscerlo. Se le cose
naturali la trascendono, che dire di quelle soprannaturali?
I limiti della filosofia: la condizione
umana
Un' altro grande limite della filosofia secondo Pascal è il
l'incapacità di stabilire la condizione dell'uomo nel mondo.
Blaise sostiene le tesi copernicane e l'infinità dell'universo, ma
in questo spazio infinito l'uomo è in bilico tra due condizioni: è
nulla rispetto al tutto ma allo stesso tempo è tutto rispetto al
nulla, poiché è consapevole della sua duplice natura e possiede
il pensiero e il linguaggio.
I limiti della filosofia: la condizione
umana
“L'uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna
pensante. Non c'è bisogno che tutto l'universo s'armi per schiacciarlo: un
vapore, una goccia d'acqua basta a ucciderlo. Ma, anche se l'universo lo
schiacciasse, l'uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di
morire e conosce la superiorità dell'universo su di lui; l'universo invece non
ne sa niente.”
I limiti della filosofia: la condizione
umana
Allo stesso tempo l'essere umano è in bilico tra l'ignoranza
assoluta e l'assoluta conoscenza; ne è testimonianza il fatto che
egli non riesce a comprendere l'inizio e la fine di un fenomeno.
La stessa doppiezza caratterizza anche l'animo umano, che
tende inesorabilmente al raggiungimento della felicità ma non
riesce a realizzarla.
I limiti della filosofia: la condizione
umana
“Tutti gli uomini cercano di essere felici. Per quanto i mezzi possano differire,
ciò si verifica senza eccezione. Tutti tendono a questo fine. Chi va in guerra e
chi non ci va sono spinti dallo stesso desiderio, anche se con idee diverse. La
volontà non si muove di un passo se non in questa direzione. È la causa di
tutte le azioni di tutti gli uomini, anche di quelli che vanno a impiccarsi”.
I limiti della filosofia: la condizione
umana
In bilico tra tutto e niente, tra aspirazioni e delusione, l'uomo
di Pascal è un desiderio frustrato, un “mostro incomprensibile,
un “paradosso di fronte a se stesso” e in balia di questo dissidio
interiore l'errore che ha commesso la filosofia fino ad ora è
proprio il non considerare la duplicità della natura umana, per
esaltarne solo un aspetto.
“Se esso si esalta, lo deprimo; se si abbassa, lo esalto, e sempre lo
contraddico, finché non comprenda che è un mostro incomprensibile”
I limiti della filosofia: i principi
morali e pratici
“Tre gradi di latitudine capovolgono tutta la giurisprudenza, un meridiano
decide della verità. In pochi anni di dominio le leggi fondamentali cambiano,
il diritto ha le sue epoche, l'entrata di Saturno nel Leone segna l'origine del
tale crimine. Ridicola giustizia, delimitata da un fiume! Verità al di qua dei
Pirenei, errore al di là.”
I limiti della filosofia: i principi
morali e pratici
Il terzo errore della filosofia è l'incapacità di stabilire un'etica
valida universalmente. Infatti riguardo a tutto ciò che riguarda
il bene, di fronte all'animo umano si presentano dubbi
insolubile. Un fiume, un meridiano, una catena montuosa
possono fare la differenza nella definizione di “bene”, poiché ci
sono dei fattori che ci influenzano: convenzione, forza, storia,
abitudini, interessi e arbitrio. Questo relativismo culturale è
ispirato a Montaigne e Epitteto, due scettici studiati da Blaise.
La Meta-filosofia
“Ridersela della filosofia significa filosofare per davvero.”
La Meta-filosofia
Consapevole di tutti i limiti della filosofia e della ragione, per
Pascal l'unica filosofia è una meta-filosofia conscia dei suoi
vincoli. Tuttavia non va considerata come una forma raffinata
di scetticismo, ma piuttosto un ponte tra ragione e pensiero
cristiano.
Il pensiero cristiano tra fede e ragione
“Incomprensibile che Dio esista e incomprensibile che non esista; che l'anima
sia unita al corpo e che noi non abbiamo anima; che il mondo sia creato e
che non lo sia ecc.; che il peccato originale esista e che non esista.”
“La fede dice quel che i sensi non dicono, ma non il contrario di quel che i
sensi vedono. È al di sopra e non contro.”
“Il cuore, e non la ragione, sente Dio. E questa è la fede: Dio sensibile al
cuore e non alla ragione”.
Il pensiero cristiano tra fede e ragione
Pascal sostiene che l'unica vera religione è il cristianesimo, in
quanto solo essa riesce a dare una spiegazione al problema
dell'uomo: attraverso la dottrina del peccato originale essa
riesce a spiegare sia la duplice condizione umana, che la sua
perenne inquietudine. Tutto ciò deriva dalla “caduta” dell'uomo
che ha provocato la perdita di qualcosa che oggi ricerca
incessantemente. In questo modo, la fede ricolma le carenze
della ragione e dimostra la ragionevolezza del cristianesimo.
Il pensiero cristiano tra fede e ragione
Tuttavia secondo Blaise, non si raggiunge la fede con la
ragione, in quanto essa è un dono divino. E' inoltre necessario
impegnarsi per essa con tutto il nostro essere, anche
nell'esteriorità dei comportamenti e quindi vivere come se si
credesse in Dio. Tutto ciò fa si che nel Cristianesimo non tutto
sia riconducibile alla ragione, e che tra essa e la fede si crei una
rottura, dovuta al salto da una logica razionale, tipica della
ragione, ad una logica meta-razionale, tipica del pensiero
religioso.
Il pensiero cristiano tra fede e ragione
La tesi secondo cui la fede è un dono divino crea ambiguità di
fondo: da una parte infatti è necessario l'impegno nel
raggiungimento di essa, ma allo stesso tempo è Dio a fare la
grazia di questo dono, svalutando così l' opera umana. Questa
concezione è tipicamente giansenista.
Grazie per l'attenzione.
Elena Tomarelli
classe Ivb Ls
Mazzatinti
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