Close this window to return to IVIS
www.ivis.org
International Congress of
the Italian Association of Companion
Animal Veterinarians
May 19 – 21 2006
Rimini, Italy
Next Congress :
62nd SCIVAC International Congress
&
25th Anniversary of the SCIVAC Foundation
May 29-31, 2009 - Rimini, Italy
Reprinted in IVIS with the permission of the Congress Organizers
53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC
165
Diagnostica cito- istopatologica nei pesci ornamentali
Maurizio Manera
Med Vet, Teramo
Premesse
La diagnostica cito- istopatologica rappresenta un prezioso complemento diagnostico nei pesci ornamentali in virtù
del fatto che, differentemente da altri animali da compagnia,
minori sono le possibilità diagnostiche collaterali disponibili. Questo è dovuto in parte, e con le debite eccezioni, all’esiguo valore commerciale e, probabilmente affettivo, dei
pesci ornamentali, alla propensione al “fai da te” di proprietari ed operatori del settore, all’assenza di una capillare rete
di medici veterinari con specifiche competenze tecnicoscientifiche, alle ridotte dimensioni degli esemplari ed al
persistere di un certo “empirismo” nel settore per ritardo nel
trasferimento delle acquisizioni scientifiche nella pratica
professionale. Tuttavia tali tecniche diagnostiche, in parte
per le stesse motivazioni precedentemente ricordate, sono
prevalentemente utilizzate a corollario della pratica necroscopica, quindi su esemplari deceduti, piuttosto che su esemplari vivi. Ciò non toglie che la diagnostica cito- istopatologica possa essere applicata, con le accortezze dovute alle
peculiarità delle specie ittiche, anche sugli esemplari in vita,
a completamento della visita clinica.
Di seguito saranno illustrate alcune tecniche di prelievo
per l’allestimento di preparati cito-istopatologici applicabili
sugli animali in vita, nonché alcune nozioni di diagnostica
differenziale comparativa volte ad evitare errori diagnostici
per grossolane e maldestre trasposizioni di nozioni cito- istopatologiche proprie delle tradizionali specie da compagnia.
Resta inteso che ciò che è eseguibile in vita è ancor più facilmente eseguibile dopo il decesso, col vantaggio, negli esemplari morti, di poter accedere ad organi non accessibili in
vita e, soprattutto, ottenere campioni di dimensioni maggiori quindi più facilmente processabili ed interpretabili.
Tipologie di preparati microscopici
di più frequente utilizzo in diagnostica
ittiopatologica
Il preparato microscopico di più frequente impiego nella
pratica diagnostica cito- istopatologica ittica è quello “a fresco”, ottenuto per raschiamento (perlopiù cutaneo), schiacciamento (organi parenchimatosi, cavi, ecc.) o per biopsia
escissionale, perlopiù a carico degli apici lamellari branchiali o delle estremità delle pinne natatorie. Ciò è legato alla
facilità dell’allestimento di tali preparati, ed al fatto che,
viste le dimensioni medie dei pesci ornamentali, si possono
utilizzare campioni di dimensioni significative ottenendo
preparati con la sufficiente diafanità necessaria alla lettura
microscopica. Inoltre solo utilizzando preparati a fresco è
possibile individuare alcuni patogeni (microparassiti) mobili di piccole dimensioni, causa comune di patologia nei pesci
ornamentali. A taluni preparati a fresco possono essere successivamente ed estemporaneamente aggiunte gocce di
sostanze coloranti per aumentare il contrasto di particolari
strutture o parassiti (es: soluzione di Lugol per evidenziare i
granuli d’amido all’interno di Amyloodinium spp.) o possono essere successivamente processati come un tradizionale
preparato citologico. Il classico preparato istologico, ottenuto da frammenti di tessuto od organo fissato in formalina od
altro fissativo, disidratato nella serie crescente degli alcoli,
chiarificato ed incluso in paraffina, è particolarmente usato
su biopsie escissionali di grandi dimensioni, nei pesci in vita
o su campioni di tessuto ed organo, in pesci deceduti. I pesci
di piccole dimensioni, possono essere processati ed esaminati in toto. Per quanto attiene ai vantaggi/svantaggi della
diagnostica citologica, rispetto alla diagnostica istologica,
non c’è nulla da dire in più rispetto quanto noto per gli altri
animali da compagnia. Ad ogni modo, dopo il preparato
microscopico a fresco, il preparato istologico è più comunemente impiegato nella diagnostica ittiopatologica, anche per
una maggiore disponibilità bibliografica sull’argomento che,
purtroppo e ad oggi, non trova analogo riscontro nella diagnostica citologica.
Preparazione e manipolazione
degli esemplari
Le comuni procedure eseguibili in vivo sui pesci ornamentali sono relativamente poco invasive e traumatizzanti,
ciononostante, in considerazione della natura particolare del
paziente ittico, in soggetti particolarmente indocili, di notevoli dimensioni o veleniferi, potrebbe essere necessario
ricorrere alla sedazione/anestesia degli esemplari, secondo i
protocolli comunemente utilizzati nelle specie ittiche. Al
fine di preservare l’integrità delle mucose esterne non si
deterge/disinfetta normalmente la parte prima e dopo l’operazione di raschiamento, biopsia od agoaspirazione. Comunque sia, l’immersione per un tempo indefinito in una soluzione di sale marino al 1-5‰ (in specie prive di scaglie, particolarmente sensibili come, ad esempio, alcune specie di
“pesce gatto”, è bene impiegare i dosaggi più bassi) può
risultare particolarmente efficace ad impedire la sovrainfezione batterica o fungina della parte trattata ed a mitigare
eventuali traumi occorsi alla barriera osmotica cutanea e
branchiale nei pesci d’acqua dolce (stress osmotico) senza
effetto collaterale alcuno. I pesci devono essere manipolati
con guanti di lattice bagnati limitando allo stretto necessario
la permanenza fuori dall’acqua ed i movimenti bruschi.
166
53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC
Principali tecniche di prelievo
Le più comuni tecniche di prelievo, in ordine di frequenza di esecuzione, sono il raschiamento, la biopsia escissionale e l’agoaspirazione.
La metodica del raschiamento è praticata a livello cutaneo, in prossimità di lesioni o, di routine, alla base delle pinne. Il raschiamento può essere eseguito con un vetrino
coprioggetto o con una lama da bisturi (con la parte opposta
al tagliente), assicurandosi che nel raschiato siano comprese
alcune squame (raschiare con movimento cranio-caudale). Il
materiale così ottenuto è deposto su di un vetrino portaoggetto, sul quale è aggiunta una goccia d’acqua ed adagiato
un vetrino coprioggetto per l’osservazione.
La biopsia escissionale è comunemente impiegata per
allestire preparati microscopici di tessuto branchiale o
della membrana delle pinne. Per le branchie si opera con
una forbice a branche smusse inserendola delicatamente
in camera branchiale. Si prelevano gli apici di alcune
lamelle primarie, deposte, quindi, su di un vetrino portaoggetto. Per le pinne si asportano esili frammenti all’apice delle stesse, possibilmente in prossimità di lesioni. I
frammenti vengono stesi su vetrini portaoggetto. Per il
resto ci si comporta come per i raschiati (goccia d’acqua
e vetrino coprioggetto).
L’agoaspirazione propriamente detta è eseguibile sul
fegato, il pronefro (rene anteriore) e su neoformazioni. L’esecuzione di tale procedura è normalmente ben tollerata
anche se fortemente limitata dalle dimensioni del pesce e
dalla perfetta conoscenza della topografia addominale della specie in esame. Per quanto riguarda l’agoaspirazione
del pronefro, l’approccio avviene cranio-ventralmente
accedendo dalla camera branchiale ed infiggendo l’ago in
direzione caudo-dorso-spinale. Si opera, quindi, l’aspirazione fino ad individuare il sangue penetrare nel cono dell’ago. Il sangue così ottenuto è assimilabile, in tutto e per
tutto, al sangue midollare dei mammiferi e come tale può
essere processato.
Uno degli aspetti microscopici che sicuramente può destare maggior sconcerto ed essere causa di errori interpretativi
è connessa con le tipologie di cellule pigmentate dei pesci.
Nei pesci i melanociti si rinvengono anche negli organi interni, perlopiù associati ai vasi. Inoltre, possono essere reclutati in focolai flogistici cronici, in particolar modo parassitari.
In tali focolai possono comparire anche macrofagi contenenti pigmenti (melanina, cromolipoidi, emosiderina) solitari o formanti aggregati1. Tali aggregati si rinvengono fisiologicamente nel rene, nella milza, nel fegato e parafisiologicamente nelle gonadi. Il loro numero, le loro dimensioni ed il
contenuto in pigmenti varia con la stagione, lo stato di nutrizione e di salute. Inoltre sono stati proposti come promettenti biomarcatori di esposizione a xenobiotici1.
Ulteriore sconcerto possono destare i leucociti dei pesci e
questo perché, purtroppo, la classificazione a suo tempo fatta nei mammiferi, basata sull’affinità tintoriale piuttosto che
sulla funzione, non può essere trasposta tal quale in ambito
ittico. Infatti, in alcune specie ittiche i granulociti acidofili
(eosinofili, per intenderci) rappresentano la tipologia leucocitaria dominante pur non rappresentando l’equivalente funzionale dei granulociti eosinofili dei mammiferi. Di frequente riscontro, in presenza di parassiti, sono le così dette cellule granulari eosinofiliche, che a dispetto del nome, non hanno nulla a che vedere con gli eosinofili che qualsiasi veterinario si aspetterebbe di ritrovare in presenza di parassiti. In
realtà rappresenterebbero l’equivalente ittico dei mastociti
(di tutt’altra affinità tintoriale nei mammiferi!). Altre cellule
esclusivamente rinvenibili nei pesci ossei sono le rodlet cell,
cellule enigmatiche e dall’aspetto intrigante (inizialmente
furono descritte come parassiti!). Probabilmente costituiscono una prima linea difensiva epitelio-associata nei confronti
di patogeni e sono stati anche proposte come validi e sensibili biomarcatori di stress nei pesci2.
Bibliografia
1.
Note di diagnostica cito- istopatologica
comparativa nei pesci ornamentali
I pesci rappresentano il “prototipo” di vertebrato. Ciononostante le conoscenze del veterinario medio, circa la biologia di tali organismi, sono pressoché nulle. Di seguito si
riportano alcune note di diagnostica comparativa cito-istopatologica con il solo scopo di focalizzare l’attenzione su talune particolarità ittiche.
2.
Manera M, (1997), Gli aggregati dei macrofagi dei pesci. Supplemento “Organismi acquatici e ambiente” a Laguna, 6: 24-33.
Manera M, Dezfuli BS, (2004), Rodlet cells in teleosts: new insight
into their nature and functions, J Fish Biol, 65: 597-619.
Indirizzo per la corrispondenza:
Maurizio Manera
Ricercatore Dipartimento di Scienze degli Alimenti,
Facoltà di Medicina Veterinaria - Università degli Studi di Teramo
Viale Crispi, 212. I-64100 Teramo
This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee
Scarica

Diagnostica cito- istopatologica nei pesci ornamentali by M