La teoria dell’attaccamento
le relazioni familiari
la relazione
bambino/insegnante
Come le parti influenzano il tutto
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La teoria dell’attaccamento
 TEORIA DELL’ATTACCAMENTO
(BOWLBY 1969,1973,1980)
 IMPRITING
studi etologici sui primati
(scimmie)
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La teoria dell’attaccamento

John Bowlby (1907-1990), psicologo inglese,
elabora una teoria dello sviluppo psicologico
basato sul concetto di attaccamento
 Nel 1950 riceve l’incarico dalla OMS di effettuare
una ricerca in alcuni Paesi d’Europa e negli
USA sui bambini “orfani o privati della
propria famiglia per altre ragioni, che devono
essere affidati a famiglie educative, istituti o
altre organizzazioni di assistenza collettiva”
 i risultati della ricerca venne pubblicata in una
monografia (in Italia nel 1957) dal titolo “cure
materne e igiene mentale del fanciullo”
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La teoria dell’attaccamento
Opere principali:
Bowlby, J. (1957): Cure materne e igiene mentale del fanciullo,
Giunti Barbera, Firenze.
Bowlby, J. (1976): Attaccamento e perdita, Vol. 1: L'attaccamento
alla madre, Boringhieri, Torino.
Bowlby, J. (1978): Attaccamento e perdita, Vol. 2: La separazione
dalla madre, Boringhieri,
Torino.
Bowlby, J. (1982): Costruzione e rottura dei legami affettivi,
Raffaello Cortina Editore, Milano.
Bowlby, J. (1983): Attaccamento e perdita, Vol. 3: La perdita della
madre, Boringhieri, Torino.
Bowlby, J. (1989):Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria
dell'attaccamento, Raffaello
Cortina Editore, Milano.
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La teoria dell’attaccamento

Il neonato umano è biologicamente predisposto
a interagire con gli adulti della propria specie e a
formare un legame di attaccamento sulla base di
modelli di comportamento iscritti dall’evoluzione
del patrimonio genetico
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La teoria dell’attaccamento

SCHEMI INNATI sono suddivisi in due categorie:
 Schemi di segnalazione (pianto, sorriso,
lallazione)

Sistemi di avvicinamento (aggrapparsi,
seguire e raggiungere il genitore)
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La teoria dell’attaccamento

L’EVOLUZIONE DELLA NOSTRA SPECIE HA
ISCRITTO NELLA GENETICA LA
PREDISPOSIZIONE ALL’INTERAZIONE
SOCIALE QUALE FONDAMENTO
DELLA SOPRAVVIVENZA E
DELLO SVILUPPO
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La teoria dell’attaccamento
 LE
ROUTINE QUOTIDIANE SONO UN
PONTE PER LA SOPRAVVIVENZA
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Il legame di attaccamento
….ho cercato in largo e in lungo e
finalmente ti ho trovato e ho riflettuto a
lungo e ho capito che tu sei la più bella,
brava, mamma che abbia trovato in quel
lungo viaggio che ho fatto per venire da te
e così ti dico solo:
ti voglio tanto bene
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Il bambino sviluppa sempre e comunque un LEGAME DI
ATTACCAMENTO (Bowlby, 1986) verso i genitori, il quale
persiste anche in situazioni di difficoltà
ATTACC.
SICURO
INSICURO
-EVITANTE
INSICUROAMBIVALENTE
DISORGANIZZAT
O-DISORIENTATO
SVILUPPO DI MODELLI OPERATIVI INTERNI
Tendenza alla riproduzione nello spazio e nel tempo del modello
relazionale acquisito
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Le conseguenze






Le caratteristiche della personalità
(autostima, la conoscenza di sé, l’entusiasmo)
La relazione con i coetanei (la socievolezza,la
cordialità, l’empatia, la cooperatività)
La relazione con gli adulti (indipendenza,
fiducia)
Gli aspetti emotivi (affetti positivi e negativi)
Gli aspetti cognitivi (perseveranza, curiosità,
attenzione)
L’adattamento (comportamento antisociale)
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Stili di attaccamento
I bambini con attaccamento insicuro
hanno prestazioni inferiori in :
- sviluppo linguistico, lettura e scrittura
- sviluppo cognitivo
- gioco
- interazione sociale con coetanei e adulti
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Stili di attaccamento
I bambini con attaccamento disorganizzato
hanno deficit:
- visivo-spaziali
- di sviluppo linguistico e logicomatematico
- metacognitivo
- autoregolativo
(relazioni/emozioni/autostima)
- nell’apprendimento scolastico
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La teoria dell’attaccamento:una
questione culturale?


Società occidentali



Il bambino dipende
totalmente dalla madre
Il padre aiuta la diade nel
processo di separazione ed
individuazione
Nel processo educativo il
bambino viene sostenuto
ad affermare la propria
individualità
Africa dell’ovest
(Mossi del Burkina Faso, i
Wolof, i Lebu e i Serrer
del Senegal)
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

Il bambino nuovo-nato è
uno straniero che i genitori
devono accogliere,
imparare a conoscere,
umanizzare ed adottare
È fondamentale
l’aggregazione del bambino
al gruppo come legame
che collega i viventi, gli
antenati e il mondo
invisibile
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Il contesto familiare
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Il contesto familiare
 La
famiglia funzionale
 Chiarezza
di confini
rispetto dei ruoli generazionali all’interno
del contesto familiare
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Il contesto familiare
 La
famiglia funzionale
 Chiarezza
di contesto
interiorizzazione del senso di
appartenenza da parte dei membri del
sistema familiare
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Il contesto familiare
 Stili
genitoriali
 FAMIGLIA BI-GENERAZIONALE
COMPOSTA DA COPPIA UNITA DAL
MATRIMONIO E DAI FIGLI BIOLOGICI
 FAMIGLIE TRI O QUADRI
GENERAZIONALI
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Il contesto familiare
 Stili
genitoriali
 FAMIGLIE AFFIDATARIE
 FAMIGLIE ADOTTIVE
 FAMIGLIE
MONOPARENTALI A
CONDUZIONE MATERNA O PATERNA
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Il contesto familiare
 Stili
genitoriali
 COPPIE
OMOSESSUALI CON O SENZA
FIGLI
 PERSONE CHE VIVONO INSIEME
SENZA VINCOLI DI PARENTELA, MA
UNITE DA FORTI LEGAMI AFFETTIVI E
DA IMPEGNI RECIPROCI
 ( Fruggeri- Florence Klaslow)
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Il contesto familiare
 Stili

genitoriali
FAMIGLIA COME SISTEMA RELAZIONALE
PRIMARIO NEL PROCESSO DI
INDIVIDUAZIONE,
CRESCITA E CAMBIAMENTO
DELL’INDIVIDUO DEL QUALE SI IPOTIZZANO
TRE CARATTERISTICHE:
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Il contesto familiare
La flessibiltà e l’autonomia intrinseca del
sistema familiare nella relazione tra i membri
 La possibilità di cambiamento e di
riorganizzazione che può essere stimolata
sia dall’interno che dall’esterno
 Il fatto che i singoli membri della famiglia
siano soggetti a notevoli influenze
provenienti dall’appartenere a sistemi sociali
extra-familiari

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Il contesto familiare
La competenza genitoriale
 Due
domande:
 A QUALI FONTI ATTINGERE LA
CAPACITA’ DI ESSERE GENITORI?
 QUALI FATTORI SOCIALI E PERSONALI
CONTRIBUISCONO A FORMARLA?
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Il contesto familiare
 La
competenza genitoriale
 SCHAFFER
attribuisce alla funzione
genitoriale tre obiettivi:



La sopravvivenza del piccolo
Il benessere economico
L’autorealizzazione
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Il contesto familiare
 La
competenza genitoriale

BELSKY(1984) propone un modello
processuale in quanto considera in un
processo dinamico l’interazione dei fattori
che specificano la funzione genitoriale :
 Il contesto sociale in cui la relazione
genitore-bambino è inserita
 La personalità dei genitori
 Le caratteristiche individuali del bambino
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Il contesto familiare
 Gli
studi sugli stili educativi

Maccoby e Martin (1983)
considerano fondamentali due dimensioni:
 Controllo (modalità con cui i genitori cercano di
controllare i comportamenti dei figli)

Affettività (modalità con cui i genitori accettano
e rispondono ai segnali e alle richieste del
bambino)
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Il contesto familiare
 Gli
studi sugli stili educativi
 Baurmrid(
1971) e i suoi collaboratori
individuarono quattro categorie di stili
educativi:
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Il contesto familiare
 Gli
studi sugli stili educativi
 Stile
autoritario
 Stile permissivo
 Stile autorevole
 Stile trascurante o di rifiuto
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La relazione bambinoinsegnante
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La relazione bambinoinsegnante
Venendo in questa famiglia sono stato mandato
in una scuola nuova e quindi ho trovato degli
insegnanti che mi hanno inserito facendomi
acquisire fiducia in me stesso, questo a Lecco
non era successo. Quando penso alla mia storia
mi sembra di non averla mai vissuta, adesso a
me sembra di essere sempre stato in questa
famiglia.(Carlo 1 media)
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La relazione bambinoinsegnante
Io mi trovo bene con tutte le insegnanti, ma ho
nel cuore una in particolare. La maestra Anna
ci è vicino e cerca di scavare sempre per
risolvere i nostri piccoli problemi.
Ricordo che quando mia mamma è stata in
ospedale, lei ha raccolto con me dei fiori in
giardino per poi portarli alla
mamma………….(Terry, IV elementare)
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La relazione bambinoinsegnante
 Rischio
e percorsi evolutivi
 Nelle
ricerche si è evidenziato che non è
possibile associare in maniera univoca e
lineare la condizione di rischio precoce
alle conseguenze negative
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La relazione bambinoinsegnante
 Rischio
e percorsi evolutivi

I BAMBINI INSICURI, MALTRATTATI,
TRASCURATI, ABBANDONDONATI, HANNO
PROBLEMI DI APPRENDIMENTO E
COMPORTAMENTO.
 SOLO UNA PARTE DI ESSI SI TRASFORMA
IN STUDENTI DI SUCCESSO
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La relazione bambinoinsegnante
 Rischio
e percorsi evolutivi
 RISCHIO
---------------- RISULTATO
….DIPENDE DA QUELLO CHE
SUCCEDE NEL TEMPO
 UN COEFFICIENTE DI RICHIO NON
SEGNA IL PERCORSO IN MANIERA
DEFINITIVA
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La relazione bambinoinsegnante
 Rischio
e percorsi evolutivi
 UN
PERCORSO EVOLUTIVO PUO’
CAMBIARE SOVENTE DIREZIONE
 LO SVILUPPO PUO’ ESSERE VISTO
COME UN ALBERO IN FASE DI
CRESCITA
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La relazione bambinoinsegnante
QUALE RUOLO HA LA SCUOLA NEI
PERCORSI RAMIFICATI?
 Acquisizione
di abilita’ come la lettura
 Adattamento alla scuola
 Relazioni di amicizia con i compagni
 Accrescimento della propria autostima
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La relazione bambinoinsegnante
 Rischio
e percorsi evolutivi
 NEI PRIMI ANNI DI SCUOLA LA
FINESTRA DELLE OPPORTUNITA’ E’
SPALANCATA
 Periodo” sensibile” le opportunità di
influenzare i risultati successivi sono
maggiori e le esperienze positive hanno
effetti sorprendenti
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La relazione bambinoinsegnante

Fattori di protezione e contesti di crescita
 Fattori
protettivi
 Risorse specifiche delle singole storie
di vita.
 Eventi favorevoli che nel corso della
vita contrastano e riducono l’effetto di
situazioni difficili
 C’è un bambino specifico e il suo
contesto di vita
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La relazione bambinoinsegnante

Fattori di protezione e contesti di crescita

I fattori protettivi agiscono mediante
processi che consentono:
La riduzione dell’impatto con la condizione di
rischio
La riduzione della catena di reazioni negative
Lo stabilirsi e il mantenimento di sentimenti di
autostima
L’apertura a nuove opportunità di vita




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La relazione bambinoinsegnante

Fattori di protezione e contesti di crescita


In particolare:
Possibilità di instaurare una relazione di
attaccamento
con una persona significativa, affettivamente
importante nell’infanzia
Esperienze scolastiche positive
L’incontro con un partner affettuoso e capace di
fornire supporto emotivo
L’appartenenza a gruppi (sociali, religiosi)
Intraprendere percorsi terapeutici




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RESILIENZA:
Capacità di passare attraverso eventi traumatici e
uscirne rinforzati o, addirittura, trasformati
(Grotberg, 1996; Cyrulnik, 2002; Bonanno, 2005)
Un ruolo cruciale è dato dalla presenza di TUTORI
DI RESILIENZA:
1. Temperamento
2. Significato attribuito al trauma
3. Relazioni sociali
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La relazione bambinoinsegnante

Fattori di protezione e contesti di crescita
 Resilience
 Capacità
di essere flessibili e di
resistere agli urti
 Capacità di riorganizzare buone
capacità di adattamento rispetto a
situazioni specifiche
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Domande e riflessioni
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antonella - Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione