Il parere dell'economista capo di Raiffeisen
Cantoni: ognuno pensa solo a se stesso
Le chiusure dei conti cantonali
2014 sono disponibili ormai da
tempo e dividono in due lo scenario dei Cantoni svizzeri. Esattamente 13 Cantoni hanno registrato cifre nere, mentre gli altri
13 hanno evidenziato cifre in
rosso. Le chiusure quindi non
hanno avuto gli esiti pronosticati
ancora più negativi. Infatti, per il
2014 16 Cantoni avevano previsto un deficit. Tuttavia, questo risultato non è dovuto a
ricche fonti di reddito né all'esemplare condotta di risparmio, bensì all'estrema difficoltà di stimare anticipatamente gli introiti fiscali. L'importo di questi ultimi, evidentemente, per il 2014 era stato stimato come più elevato da alcuni Cantoni. Pertanto, sono sempre le entrate
la causa delle principali divergenze tra conto e budget. La
città e il Canton Zurigo sono esemplificativi al riguardo.
Se le due grandi banche vengono a mancare in quanto
contribuenti, come è successo dopo la crisi finanziaria, la
città della Limmat soffre di ristrettezze finanziarie, che
lasciano tracce anche nel Cantone.
Ciò che in una visione globale a prima vista sembra un
quadro piuttosto positivo, si relativizza se si considera
che nel 2014 i conti dei Cantoni hanno ricevuto un discreto sostegno da un'elevata benedizione monetaria,
mai avvenuta prima. Molti Cantoni infatti erano partiti
dal presupposto che la Banca nazionale svizzera non
avrebbe potuto effettuare neanche la distribuzione regolare degli utili, pari a CHF 1 miliardo. Ai Cantoni è invece
confluito un importo pari al doppio. Dopo aver registrato
un utile record di CHF 40 miliardi nel 2014, la BNS a
inizio 2015 poteva aumentare l'importo di distribuzione a
ben due miliardi di franchi.
Condividere è difficile anche in tempi buoni
Vista l'inaspettata fortuna, si potrebbe pensare che i
Cantoni non litigheranno per i centesimi e che il Parlamento sarà un po' più generoso. Ma chi ha seguito il
dibattito di due settimana fa nel Parlamento nazionale,
giunge necessariamente a conclusioni diverse. Nel dibattito sulla distribuzione dei contributi dei Cantoni finanziatori alla perequazione finanziaria cantonale, nel Consiglio
non solo non è stato possibile giungere a un accordo, ma
si è assistito anche a discussioni estremamente violente. Il
punto principale della discussione è stata la prevista riduzione di CHF 67 milioni dei contributi da versare da parte
dei Cantoni finanziatori e di CHF 98 milioni di quelli da
versare dalla Confederazione, come proposto dalla Conferenza dei governi cantonali (CdC). Il Consiglio federale
voleva addirittura ridurre gli importi rispettivamente del
doppio. Ma anche la proposta moderata di riduzione
della CdC non aveva alcuna possibilità di suc-
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16.06.2015
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cesso in Parlamento. La Svizzera in questo modo riproduce in piccolo una realtà più ampia: condividere è difficile.
Anche i toni si sono inaspriti. Proprio tra Cantoni finanziatori e Cantoni finanziati esiste un grande malumore,
che finora era percepibile solo a livello latente, ma che
può scoppiare in qualsiasi momento. Soprattutto nel
momento in cui tutti devono stringere la cinghia. Il modello attuale di per sé si è dimostrato valido, poiché considera la diversa situazione di partenza dei Cantoni basandosi sulla loro potenza economica. Ma se anche i
Cantoni finanziariamente più forti prosperano meno, vi è
anche meno da distribuire. E in questo caso non si tratta
più di voler essere efficienti o meno, ma di esserlo effettivamente.
Vittime del proprio successo
Nel Canton Zugo ad esempio la quota dei versamenti
nella cassa di ridistribuzione cantonale è pari al 20% delle
entrate complessive. Anche il Canton Svitto, che spera in
un referendum che contrasti il nuovo orientamento della
perequazione finanziaria federale, imputa la sua cattiva
situazione finanziaria agli addebiti supplementari del
trasferimento cantonale. I Cantoni che hanno dato vita
alla concorrenza fiscale in Svizzera in tal modo saranno le
vittime del loro stesso successo o piuttosto delle invidie
altrui? Non c'è dubbio che questo era il sentimento che
regnava in molti Cantoni, a inizio degli anni '90, nei confronti di Zugo, dove gli introiti fiscali confluivano in massa pur in presenza di aliquote bassissime. Alcuni hanno
«copiato» il modello fiscale di questo Cantone (basso
onere fiscale) oppure lo hanno modificato con interventi
specifici sull'imposizione fiscale delle persone fisiche o
giuridiche. Altri invece hanno fatto poco o addirittura
nulla per incrementare la loro attrattiva dal punto di vista
fiscale e hanno puntato invece sulla migliore commercializzazione della loro immagine. Gli anni '90 non sono
stati solo gli anni in cui è nata la controversia fiscale ma
anche quelli dei promotori economici cantonali, i quali in
poco tempo si sono trasformati in promotori di siti locali
e che da allora commercializzano, in un ambiente ristretto, l'attrattiva di regioni o addirittura di comuni. Tuttavia,
nella concorrenza dei siti ciò che conta sono pur sempre i
fatti. Imposizione fiscale, collegamenti pubblici, disponibilità di risorse umane e infrastruttura sono i fattori che
sono alla base della scelta di un sito al posto di un altro e
proprio in quest'ordine di importanza. La Svizzera farebbe bene a non soffocare questa competizione. Se infatti
essa non avesse avuto modo, a suo tempo, di svilupparsi,
oggi forse non avremmo alcun Cantone finanziatore,
ovvero nulla da distribuire.
Martin Neff, Economista capo di Raiffeisen
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