LA M O S T R A D ’A R T E G R A F IC A
D E L M U S E O DI B E L L E ARTI DI B U D A P E ST
L a m oderna a rte grafica ungherese è certam ente tra le p iù c a ra t­
teristiche ed individuali d ’E uropa. I com petenti italiani se ne sono po tu ti
accertare alle esposizioni d i a rte grafica organizzate, u n a volta, a F irenze,
ed alle Biennali di Venezia. M eno, o p u n to noti in Italia sono invece i
m onum enti p iù antich i dell’arte grafica u ngherese, quelli della decora­
zione applicata al libro, in genere, e ai codici, in specie. P articolarm ente
op p o rtu n a ap p are perciò la recente M o stra del M useo di Belle A rti di
B udapest che p resen ta ed illustra l’evoluzione d ell’arte grafica ungherese
negli ultim i cin q u e secoli, non trascu ran d o però l’acquarello, la tem pera
e il guazzo. P u r tro p p o , il M useo di Belle A rti non possiede m ateriale
originale p er l’epoca p iù antica d ell’a rte grafica u ngherese, i cui m onum enti
sono nella B iblioteca del M useo N azionale U ngherese, che ne ha cu ra
gelosa. T a li tesori sono, p. e., il C odice Pray, del prin cipio del sec. X I I I , che
ci ha conservato il p iù an tico m o n u m en to della lingua e della lette ratu ra
ungherese, il co sid d etto «Serm one funebre», e la «Cronaca illustrata» del
canonico M arco K àlti, che narra la n o stra storia dalla venuta degli ungheresi
in E urop a fino alla m età del sec. X IV . D i q uesta C ronaca, la M ostra del
M useo di Belle A rti p resen ta unicam en te la rip ro d u zio n e fotografica di
qualche m iniatura ; m a anche così il visitatore intelligente può form arsi
u n ’idea della bellezza degli originali e del fine senso artistico decorativo
dell’ignoto m iniatore. N el 1342 succede a C aro b erto angioino il figlio
L uigi, denom inato in seguito «il G rande» ; C aro b erto derivava dal ram o
napoletano degli Angioini di F rancia, essendo nipote di C arlo II lo Z oppo,
re di N apoli e di Sicilia. M a la nonna di C aroberto, rispettivam ente la b is­
nonna di Luigi il G ran d e, era l’arpadiana M aria, figlia di Stefano V e nipote
di Béla IV. L uigi il G ran d e (1342— 1382) spalanca la sua corte alla cu ltu ra
italiana ; l’um anesim o b atte alle porte d ell’U ngheria precisam ente sotto
il lungo e glorioso regno di questo sovrano veram ente eccezionale. A llora
viene scritta e m iniata la C ronaca «de gestis hungarorum », d etta anche
296
«Cronaca illustrata» o «figurata». Si tra tta di u n codice di straordinaria
im portanza storica ed artistica, del quale però ignoriam o chi fosse il
m iniatore. In ogni m odo, era ungherese. L e m iniature del codice —
conosciute ed am m irate in tu tta E u ro p a — riflettono palesi affinità con
la m iniatu ra italiana, e specialm ente con i codici m iniati napoletani-senesi
della seconda m età del T re c e n to . L e influenze sono evidenti nelle sottili
figure stilizzate, nella ricca ornam entazione delle iniziali e delle decora­
zioni m arginali. M a l’ignoto m iniatore ungherese, p u r riflettendo influenze
italiane, conserva il suo stile individuale e caratteristico.
U n altro b rillan te periodo d ell’arte u n gherese è quello del regno
di M attia C orvino, nella seconda m età del Q u attro cen to (1458— 1490).
I codici della B iblioteca d i L uigi il G ra n d e an d aro no quasi tu tti d istru tti
nelle tem pestose vicende storiche della N azione. P iù num erosi sono,
invece, oggi i codici m iniati d ell’epoca di M attia C orvino : le celebrate
C orvine, o codici corviniani, della fam osa B iblioteca C orvina, orgoglio
e decoro della sua m agnifica reggia rinascim entale di Buda. Il re, m ecenate
splendido che incarnava p erfettam en te lo sp irito italiano del R inasci­
m ento, era in continui rap p o rti con gli artisti fiorentini. I p iù rinom ati
m iniatori di F iren ze, R om a, N apoli, M ilano, M odena, di F errara e del­
l’U m b ria lavoravano per M attia e p er la sua B iblioteca ; e tra essi, uno
dei più ricercati, l’A ttavante fiorentino.
V ediam o esposti alla M o stra del M useo di Belle A rti, in una custodia
di vetro, i fogli di pergam ena del codice del vescovo di E ger (Agria),
U rb an o di N agylucse, col L ib ro dei Salm i. Il codice ricorda le C orvine
di M attia, e si im pone alla nostra attenzione specialm ente per il suo ricco
frontespizio. Il m iniatore, ungherese, lavorava ev identem ente nello «scriptorium » della Reggia di M attia C orvino, affidato ad un artista italiano,
che era p recisam ente G iovanni A ntonio C attaneo da M ilano, abate di
M adocsa, la cui figura era rim asta p er tan to tem p o avvolta nel m istero.*
L ’ignoto m iniatore del codice del vescovo di A gria, era aiuto nella bottega
b u dense del m ilanese C attaneo, dal quale venne iniziato nei segreti dello
stile R inascim ento.
N el perio d o che separa il regno di L uigi il G ran d e angioino da
quello di M attia C orvino, non cessano affatto i rap p orti tra l’arte ungherese
e quella italiana : anzi essi sono p articolarm ente intensi sotto il regno
di Sigism ondo di L ussem burgo, re d ’U ngheria (1387— 1437) ed im pera­
to re germ anico-rom ano, senza raggiungere però lo splendore che ebbero
sotto il secondo A ngioino ed av ran n o sotto il C orvino, quan d o la C orte di
B uda sarà una delle più sp lendide d ’E uropa, e co stituirà uno dei centri
spirituali più efficenti del R inascim ento.
N el nefasto periodo p iù che secolare della dom inazione tu rca, deca­
dono nei territo ri ungheresi soggetti alla M ezzaluna le arti tu tte e con esse
le grafiche, che rip ren d o n o sensibilm ente soltanto sul principio del S e tte­
cento, dopo la cacciata del T u rc o . N el secolo X IX , riacquistati i naturali
confini e l’antica un ità, l’U ng h eria può nuovam ente m ettersi in gara sul
*
Cfr. F l o r i o B a n f i , Fra Giovanni Antonio Cattaneo in Ungheria;
«Memorie Domenicane», anno L III, fase. 5, e la notizia datane in «Corvina»,
1939, fase. 4, P. 357.
297
F r o n t e st ip io
della
«C ronaca
il l u st r a t a »
Luigi il Grande e la sua corte
(Budapest — Biblioteca nazionale centrale)
299
piano dell’arte con i g randi S tati d ’E u ro p a. Il nucleo della M ostra è costi­
tu ito infatti d all’arte grafica ungherese d ell’O tto cento ; * il m ateriale dei
secoli X V I I - X V I I I non ne è che l’introduzione.
P u r nell’O tto cento i nostri artisti co n tin u an o a recarsi nei grandi
cen tri artistici italiani, a n z itu tto a R om a ed a F irenze, p e r dim ore più
0 m eno lunghe, e rito rn an o in patria saturi di im pressioni incancellabili
e feconde per il loro u lterio re sviluppo artistico. C arlo M arkó (1790— 1860)
è rap presen tato alla M o stra da u n a elo q u en te serie di acquarelli e di
guazzi. M arkó senior trasco rre la m aggior p arte della vita a R om a, a
F irenze, a Pisa.** Il M arkó non sa staccarsi d all’Italia, né liberarsi dal
fascino di R om a e di F irenze. In Italia egli p u ò afferm arsi meglio che
in patria, dove le condizioni n on eran o certam en te favorevoli all’evolu­
zione di u n artista geniale e volitivo quale il M arkó. In quel periodo, e
specialm ente nei prim i decenni d e ll’O tto cen to , p iù che la p ittu ra , dom inava
l’a rch itettu ra. E d il M arkó, da p rin cip io , si avviò com e arch itetto. M a
in seguito, p er l’influenza di rem iniscenze di C laude L o rrain e e p e r quella
di artisti rom ani co ntem poranei, egli si dà alla p ittu ra di paesaggi idillici,
creando le cose m igliori della sua arte , dei veri capolavori. L e p ittu re
a guazzo — d u re ed esatte — del suo perio d o giovanile, e tali sono, p . e.,
1 paesaggi «I C arpazi presso K akaslom nic» e «C sortm e Nedecz», ci m o­
stran o il giovane artista che n on ha sap u to em anciparsi dall’influenza dei
suoi studi e non ha tro v ato ancora la sua strada. I successivi acquarelli
(«Tobia e l’angelo», «D onne italiane alla fontana», «Cristo crea S an P ietro
capo della Chiesa», «Paesaggio con co ntadini italiani»), ispirati dalle re m i­
niscenze italiche, significano già u n alto livello artistico nella evoluzione
del M arkó. In questi q uadri dalle to n alità calde, si afferm ano special­
m ente le bellezze del paesaggio ; il drappeggio delle figure dom inato da
fini colori, i rossi trasp aren ti si in q u ad ran o arm onicam ente nel verde-oro
del fogliam e degli alberi d ip in ti nello sfondo. H a per noi u n particolare
interesse il q u ad ro «Paesaggio con co ntadini italiani», rim asto incom piuto :
non vi è che la p rim a-tin ta b ru n o -ru g g in e degli alberi, e l’azzurro del
cielo e dei fium i. L e figure del prim o piano sono rim aste in bianco, e
sem brano m uoversi com e silouette, com e statu e m arm oree incorporee
ed evanescenti : il delicato q u ad retto , con i suoi d u e -tre colori, ci ricorda
le ceram iche u m b re del R inascim ento.
D ello scultore Stefano F erenczy (1792— 1856), contem poraneo del
M arkó, la M ostra p resen ta u n disegno a seppia e inchiostro di C ina, per
un m onum ento funeb re di stile classicheggiante. Il Ferenczy, prim a di
essere scultore, era stato a p p ren d ista fab b ro a R im aszom bat. D im orò,
poi, a lungo a R om a (1818— 1824) ; e, rito rn ato in patria, volle riform are
la scultu ra ungherese nello sp irito del C anova e del T horw aldsen, affer­
m andosi com e il m igliore ra p p resen tan te d ell’indirizzo neoclassico in
U ngheria. Il disegno esposto riflette a p p u n to q u este sue tendenze neo­
classiche. U n altro artista ungherese, m a m eno im p o rtan te, A lessandro
*
Cfr. Influssi italiani nell’arte ungherese dell’Ottocento, di L a d i s l a o
in «Corvina», 1939, fase. 5, pp. 418—425.
** Per Carlo M arkó sen., cfr. Un pittore dell’alta Ungheria in Italia,
E u g e n i o K o p p , in «Corvina», 1938, fase. 10, p p . 675—679.
G e re v ic h ,
di
300
K osina (1801— 1873), viaggia m olto in Italia e ce ne lascia il ricordo nei
delicati disegni a colori «Olevano» e «Città italiana sul monte». Q uest’ultim o
rapp resen ta con speciale leggiadria il panoram a di una cittad in a italiana
costruita sulla cim a di u n m onte.
D i C arlo Brocky (1807— l£55) sono esposti alcuni ritratti di donna ;
m a il q u a d ro che m aggiorm ente si im pone è l’acquarello «D onne che
leggono» ; colla sua tecnica m eno legata, cogli effetti di colore m oderni,
esso riflette u n o ttim o in tu ito p ittorico-coloristico, che il Brocky si appropriò
dallo stu d io della p ittu ra veneta e che conservò anche p iù tard i nel suo
lungo soggiorno in In g h ilterra.
N e p p u re M ichele K ovàcs (1819— 1892) seppe sottrarsi al fascino
degli sfum ati italiani e delle dorate calde tonalità dei M aestri italiani del
C inquecen to . «La vedova del colonnello q u a ra n to ttin o C arlo Lenkey»,
u n a piccola m in iatu ra a d olio eseguita nel 1853, riflette essa p u re il calore
e la forza dei to n i italiani.
A nche N iccolò B arabàs (1810— 1890) — il p iù popolare dei ritra ttisti
ungheresi nel periodo del ro m anticism o borghese, il cosiddetto periodo
«bidermeier» — fece in Italia u n lungo viaggio di studio con l’am ico W il­
liam L eig h to n L eich t, celebre acquarellista inglese, la cui fine tecnica
non rim ase certam en te senza influenza su ll’a rte del N ostro. M a nei suoi
q u a d ri ad olio, il B arabàs conservò d u ra n te tu tta la vita gli eterni insegnam enti della p ittu ra italiana.
L a M o stra riu n isce e p resen ta an ch e alcu n e opere della fine del­
l’O tto cen to e dei prim i decenni del N ovecento, dove sono sem pre evidenti
le influenze italiane. Ecco, p. e., u n abbozzo p er una com posizione di
argom ento sacro di E d m o n d o K acziàny (1852— 1933): un sem plice sfondo
ad archi, evanescente in u n a n eb b ia azzurrognola, con in prim o piano
una santa dalle vesti color rosa, ed u n a altra dalle vesti color giallo-m anda­
rin o : abbozzo che ricorda le solenni com posizioni italiane del C inque­
cento. La «Pietà» di C arlo F erenczy (1862— 1917) — disegno ad inchiostro
di C ina — ci ap p are, p er la sua m arcata stilizzazione e p er le macchie di
colore esageratam ente accen tu ate, com e u n a com posizione di F ra B arto­
lom eo tro p p o m odernizzata. Il «Ricordo di Napoli» del Ferenczy è italiano
unicam en te p er il soggetto ; com e concezione artistica si scosta, p er il
suo realism o e p er la sua pesantezza, dallo sp irito italiano. Basta una
occhiata alI’«Amore», disegno a colori di L odovico G ulàcsy (1882— 1932),
p e r capire che il q u a d re tto dovette nascere a F irenze. Esso rapp resen ta
i due giovani am an ti, vestiti secondo la m oda del Q u attro cen to , nell’am ­
biente della eterna c ittà su ll’A rno, e ci rievoca la leggenda di Rom eo e
G iulietta.
S pecialm ente vicina all’Italia è la p iù giovane generazione dei nostri
p itto ri, m olti dei quali si sono im bevuti del sano clim a del N ovecento
italiano, com e «stipendiati» della rom ana A ccadem ia d ’U ngheria. P er
m ancanza di spazio, la M o stra del M useo di Belle A rti non ha potuto
p resen tare che pochi lavori loro : u n o solo p e r autore. Il cubism o legato
delle «Case di Newyork» di G uglielm o A ba N ovak rip ete il form alism o
severo del N ovecento ; le illustrazioni di Paolo C. M olnàr alla V ita di
B envenuto C ellini riflettono il disegno preciso ed i vivaci colori del prim o
Q u attro cen to , a p p aren d o tip icam en te italiane p e r il soggetto e lo stile.
301
P
aolo
C.
M
oln
Àr
: Cittadina italiana
303
T u tta l’opera di Paolo C. M olnàr — arte grafica e p ittu ra — deriva organicam ente p a rte d all’arte italiana del T re c e n to , p arte da quella m oderna.
G iorgio K àkay— S zabó ci p resenta in u n a vivace in terp retazio n e colori­
stica m oderna, il panoram a rom ano dal G ianicolo.
L a M ostra del M useo di Belle A rti — cu rata con fine gusto e grande
com petenza — ci dà u n ottim o diafram m a dello sviluppo degli indirizzi
artistici ungheresi, conferm ando che nel corso della storia (non escluse
le epoche di guerra p e r la p ro p ria esistenza e p er la difesa dell’E uropa
civile), l’U ngheria n on ha mai trascu rato le sue arti figurative e che ha
sem pre sentito il fascino e gli am m aestram en ti d ell’arte italiana, sia sotto
Luigi il G ran d e angioino, sia con M attia C orvino, sia con N iccolò H o rth y .
E che l’am ore p e r la cu ltu ra e lo sfarzo italiano sia stato sem pre
sincero e spontaneo, e non dovuto a fo rtu n ate contingenze del m om ento
o a considerazioni di o p p o rtu n ità , risu lta dal fatto che tale am ore si afferm a
non solo nelle epoche fo rtu n ate e ricch e di L uigi il G ra n d e e di M attia
C orvino, ma anche oggi : gli artisti della m u tila e povera U n gheria m irano
sem pre a ll'Ita lia , dove attin g o n o ispirazione alle loro concezioni artistich e
specificam ente ungheresi.
E len a R a d n a i- S zò r éd i
20
Scarica

Corvina - n.s. Anno 3. No. 4. (Aprile 1940.)