dossier pedagogico
Homo sapiens
La grande storia della diversità umana
Ogni villaggio è un microcosmo che tende a riprodurre il macrocosmo dell’umanità
intera, anche se in proporzioni un po’ diverse.
Luigi Luca Cavalli Sforza, 2011
Martin Harvey Getty Images
• indicazioni per l’uso del dossier
• schede di lavoro
mal d’Africa
la solitudine è un’invenzione recente
geni, popoli e lingue
tracce di mondi perduti
Italia, l’unità nella diversità
tutti parenti, tutti differenti
• consigli di lettura
dello Scaffale d’arte
• filmografia
• siti internet
guida all’uso del dossier
Il dossier è pensato per tutti
coloro che sono curiosi di sapere
e sperimentare. Suggerisce spunti
di discussione e attività.
Le schede di lavoro approfondiscono
temi chiave con immagini,
informazioni, citazioni
e proposte operative.
Il dossier è uno strumento utile
per sviluppare a scuola o a casa
gli argomenti trattati al museo.
Per un rapporto costante di scambio
e riflessione con scuole e famiglie,
oltre la visita in mostra.
per approfondire la nostra
metodologia di lavoro,
vi consigliamo:
C. Francucci e P. Vassalli (a cura di),
Educare all’arte. Immagini esperienze
percorsi, Electa Milano 2009
e Educare all’arte, Electa Milano 2005
istruzioni d’uso
una risorsa per insegnanti, genitori e operatori
Con la mostra Homo sapiens. La grande storia della diversità umana il gruppo
internazionale di scienziati, appartenenti a differenti discipline e coordinati
da Luigi Luca Cavalli Sforza, presenta le più recenti scoperte sull’evoluzione dell’uomo
e sulle strade percorse dai nostri antenati durante la diffusione della specie umana.
Il risultato è una mostra interattiva e multimediale che racconta in sei sezioni le storie e le
avventure degli spostamenti, in larga parte ancora sconosciuti, che hanno generato l’attuale
mosaico della diversità umana.
Come la mostra, il dossier è diviso in sei sezioni e intreccia discipline diverse
con l’obiettivo di rendere più facile e chiara la comprensione delle tematiche affrontate
lungo il percorso espositivo, che spazia dall’archeologia alla preistoria, dalla genetica
all’antropologia e all’arte.
Aspettiamo di conoscere la vostra opinione su questo dossier e le sue proposte d’uso.
Scriveteci all’indirizzo: [email protected]
Per ringraziarvi, i primi cinquanta che invieranno commenti, idee e elaborati riceveranno un
ingresso omaggio. Vi preghiamo di specificare se siete insegnanti, genitori o operatori.
obiettivi didattici
• Sollecitare abilità già presenti in maniera spontanea in ogni ragazzo
• Lavorare in gruppo confrontandosi con gli altri: raccontare, descrivere, dialogare
scambiandosi domande, informazioni, opinioni ed emozioni
• Cogliere legami e sinergie fra le diverse discipline per lo studio della preistoria
• Incontrare il fatto storico a partire dal confronto con il quotidiano per stimolare la curiosità
e sollecitare rinvii al presente
• Collocare nel cosiddetto tempo profondo gli eventi, dalla preistoria a oggi
• Accrescere la capacità di osservazione di antichi manufatti e opere d’arte per comprendere
il contesto in cui sono stati realizzati
• Sperimentare le tecniche grafiche e pittoriche dell’arte preistorica
• Studiare il linguaggio come caratteristica tipica della nostra specie in continuo
cambiamento e evoluzione
• Capire che la specie umana è unica, di origine africana, anche se la sua storia è multiforme
• Comprendere l’inconsistenza scientifica del concetto di “razza”
• Percepire il museo come risorsa per l’educazione interculturale
• Offrire modalità di apprendimento che utilizzino criteri teorici e soluzioni laboratoriali
La grande mappa della diffusione umana nel mondo
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scheda di lavoro
primati ordine di mammiferi
che comprende lemuri,
scimmie e ominidi.
specie in biologia, insieme
di individui il cui incrocio porta
alla nascita di una prole fertile.
geologo studia l’origine, la storia,
la forma e la costituzione della Terra
e delle rocce che la compongono.
La storia dell’umanità inizia con i piedi.
André Leroi-Gourhan, 1964
Mal d’Africa
Strani primati di grossa taglia emergono dalle radure africane e colonizzano
il Vecchio Mondo. Siamo poco dopo gli inizi del genere Homo, quasi 2 milioni di anni fa.
Qual è il loro tratto distintivo? L’espansione cerebrale? L’utilizzo di strumenti in pietra?
Certamente, ma ciò che contraddistingue queste nuove specie sembra soprattutto
l’acquisizione di una locomozione bipede completa. Il bacino è compatto, arcuato,
con l’attaccatura di potenti muscoli. L’andatura smette di essere incerta e oscillante
e gli arti superiori non penzolano più, lunghissimi, sui fianchi. I primi Homo sono esseri
slanciati e agili, adattati agli ambienti in via di inaridimento dell’Africa orientale.
Divisi in più specie, sono grandi camminatori, forse già senza pelo, figli a modo loro
della formazione della Great Rift Valley, una valle tettonica dell’Africa orientale
in cui sono stati scoperti numerosi resti fossili risalenti a più di 16 milioni di anni fa.
Si spostano in cerca di cibo, si diffondono, esplorano ambienti inediti, si muovono
incessantemente. C’è qualcosa di loro, in tutti noi, ancora oggi.
Nel momento in cui abbiamo cominciato a diventare umani, abbiamo anche iniziato
a vagare negli spazi aperti, a solcare praterie, ad attraversare vallate e istmi,
a cercare qualcosa oltre la collina.
Ricostruzione di due individui di Australopithecus afarensis
che lasciarono le loro impronte presso il sito di Laetoli,
Tanzania © AMNH
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attività
su due zampe
Camminare “su due zampe” provoca una serie di vantaggi e svantaggi rispetto,
ad esempio, all’andatura quadrupede dei nostri parenti più prossimi, gli scimpanzé.
Se è vero che, grazie al modo in cui ci spostiamo, abbiamo le mani libere per trasportare
cibo e oggetti, l’abbandono del quadrupedismo comporta una riorganizzazione costosa
di tutta l’anatomia: rende più instabili, porta a esporre gli organi vitali, restringe il canale
del parto nelle femmine ed è più difficile da apprendere per i cuccioli.
Ancora oggi, il nostro corpo non è completamente adattato alla postura eretta:
chi soffre di ernia del disco, mal di schiena e logorio delle articolazioni ne sa qualcosa!
Proponete ai vostri studenti, durante una giornata di sole, a ridosso del mezzogiorno, di
camminare su 4 zampe, e di osservare l’ombra che proiettano rispetto a quando
camminano con due. Qual è stato uno dei vantaggi più importanti del bipedismo
per una specie che si muoveva nelle infuocate radure africane?
attività
dai tempo al tempo!
I primi rappresentanti del genere Homo compaiono sulla Terra circa 2.5 milioni di anni fa.
A noi sembra un tempo incredibilmente antico ma riusciamo a immaginare esattamente
quanto sia? Concepire in modo astratto periodi così lunghi, quello che gli scienziati
chiamano “tempo profondo”, è quasi impossibile anche per un adulto.
Vi proponiamo allora un modo “pratico” per visualizzarlo. Paragoniamo l’età della Terra,
circa 4.5 miliardi di anni, alla lunghezza di un rotolo di carta igienica, mediamente
24 metri. Rispetto alla lunga età della Terra, dove si colloca la comparsa di Homo sapiens?
La soluzione si ottiene con una proporzione:
2400 cm: 2500 millenni = x cm: 2.5 millenni, x = 2.4 cm.
Considerando che uno strappo misura in media 12 cm, il genere Homo sapiens compare
solo alla fine del nostro rotolo, quindi in tempi molto recenti!
attività
abili primitivi
Congiuntamente alla comparsa del genere Homo, gli scienziati hanno trovato i primi
strumenti in pietra: la costruzione di utensili con questo materiale è una caratteristica
tipicamente umana. Questi oggetti sono davvero così “primitivi”? Quali erano le
conoscenze che un “artigiano” preistorico doveva avere? Provate con gli studenti,
prendendo due sassi e colpendo uno con l’altro, a ottenere l’oggetto che avete in mente,
anche molto elementare. E’ semplice? I nostri antenati, oltre a essere in grado
di immaginare una forma senza vederla e a essere abili scheggiatori, erano anche esperti
geologi. Provate a scheggiare pietre di tipo diverso: alcune saranno troppo dure, altre
troppo fragili. Le pietre utilizzate per gli strumenti preistorici, come la selce e l’ossidiana,
hanno invece la giusta durezza e da esse si possono ottenere margini estremamente affilati.
Tavoletta narrativa Inuit d’avorio, ricavata
dalla sezione longitudinale di una zanna di tricheco.
Le incisioni sul davanti e sul retro narrano scene
di caccia e pesca e di vita del villaggio
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scheda di lavoro
uomo di Neanderthal specie del
genere Homo, parente più prossimo
di Homo sapiens. Specie documentata
in Europa e in Asia occidentale
fra 250 mila e 30 mila anni fa.
Il nome deriva dal sito tedesco
in cui sono stati scoperti alcuni
dei loro primi reperti.
filogenesi storia evolutiva
di una specie o di un gruppo
e delle sue parentele.
Una sola specie umana abita adesso questo pianeta, ma gran parte della storia ominide
è stata caratterizzata dalla molteplicità, non dall’unità. Lo stato attuale dell’umanità
come un’unica specie, massimamente diffusa sull’intero pianeta, è decisamente insolito.
Stephen J. Gould, 1998
La solitudine è un’invenzione recente
Quando la nostra specie Homo sapiens nasce in Africa, intorno a 200 mila anni fa secondo
i dati genetici e archeologici, una delle sue prima attività è quella di… spostarsi!
Ma il Vecchio Mondo è già affollato di specie del genere Homo fuoriuscite dall’Africa
in almeno due ondate precedenti. Così i nostri antenati sapiens, uscendo dall’Africa
a ondate successive ed espandendosi di regione in regione, incontrano i loro cugini
più antichi, convivono lungamente con loro negli stessi territori, fino a quando - per ragioni
non ancora chiare, forse a seguito di una competizione per le risorse - rimangono l’unico
rappresentante del genere Homo sulla Terra, con la faccia piatta, le gambe lunghe,
i lobi frontali ben sviluppati, l’infanzia prolungata. Un’evenienza assai tardiva e forse
casuale. Fino a 40 millenni prima, un battito di ciglia del tempo geologico, ben cinque
specie del genere Homo vivono tutte insieme nel Vecchio Mondo.
Ricostruzione del possibile aspetto di un uomo
di Neanderthal il quale, secondo alcuni recenti
ritrovamenti, utilizzava penne di uccello come ornamento.
Illustrazione di Mauro Cutrona
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attività
parliamo neandertaliano?
L’uomo di Neanderthal doveva avere una forma elementare di linguaggio articolato,
come testimonia la conformazione della sua gola. Probabilmente a causa
di un adattamento ai climi freddi, il suo collo è più corto del nostro, e di conseguenza
laringe, faringe e corde vocali sono più brevi. Studiandone la forma, gli scienziati
ipotizzano che questi nostri cugini non riuscissero a pronunciare le vocali “i”, “a”, “u”
e le consonanti “g” e “k”. Provate a leggere una frase omettendo questi suoni:
la lingua che ascolterete avrà qualcosa di affine all’antico neandertaliano!
attività
il cespuglio degli ominidi
La storia evolutiva umana è più complessa di quello che ci si potrebbe aspettare.
Non solo perché i fossili sono spesso pochi e frammentari, ma anche perché l’umanità
è rappresentata da una notevole varietà di forme, che si sono spostate, probabilmente
anche incrociandosi fra loro, fino all’estinzione quasi totale del genere Homo.
Di questo “cespuglio” di specie ne è sopravvissuta una sola: la nostra.
Provate a diventare paleoantropologi e a ricostruire il cespuglio del genere
Homo. Ritagliate i crani e poi attaccateli su un pannello provando a ricostruire
la filogenesi utilizzando i dati della tabella. È molto complesso poiché, in base
al criterio di ordine che sceglierete, verranno fuori “cespugli” sempre diversi.
Gli scienziati cercano di costruirne uno che sintetizzi al meglio
l’insieme di tutti gli altri.
probabile comparsa
e estinzione
altezza
volume cranico
provenienza
Homo erectus
1.8 milioni
50.000 anni
180 cm
fino a 1000 cm3
Africa, Europa
e Asia
Homo floresiensis
95.000 > 17.000
100 cm
fino a 400 cm3
Indonesia
Homo sapiens
200.000 > ?
170 cm
fino a 1450 cm3
Africa,
poi tutto il pianeta
Homo habilis
2.3 > 1.4 milioni
di anni
130 cm
fino a 650 cm3
Africa
Homo
heidelbergensis
700.000
200.000 anni
180 cm
fino a 1400 cm3
Europa, Asia
e Africa
Homo ergaster
1.9 > 1.4 milioni
di anni
180 cm
fino a 1000 cm3
Africa
Homo
neanderthalensis
250.000
30.000 anni
160 cm
fino a 1500 cm3
Europa e Medio
Oriente
nome
cranio
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scheda di lavoro
Cro-Magnon Homo sapiens
con caratteristiche anatomiche
moderne, documentato in Europa
a partire da 40 mila anni fa.
Il nome deriva dall’omonimo sito
francese in cui sono stati trovati
i loro primi reperti.
genetica scienza che studia
la trasmissione ereditaria
dei caratteri biologici.
archeologia scienza che studia
La nostra scala di progresso tanto glorificata è in realtà la documentazione di una diversità
declinante in una linea genealogica di scarso successo, la quale finì a un certo punto
per imbattersi in una bizzarra invenzione dell’evoluzione chiamata coscienza.
le civiltà del passato attraverso
la raccolta e l’analisi delle tracce
materiali che queste hanno lasciato.
linguistica scienza che studia
il linguaggio umano e la sua
evoluzione nel tempo e nello spazio.
megafauna il termine indica
animali di grandi dimensioni
ed è spesso associato alla fauna
estinta nella preistoria,
come mammut e dinosauri.
Stephen J. Gould, 1993
Geni, popoli e lingue
Il mosaico del popolamento di Homo sapiens sulla Terra si va componendo e con esso
prendono forma i tracciati della diversità genetica, linguistica e antropologica
dell’umanità. Dai siti europei dei sapiens di Cro-Magnon, ma forse già da ritrovamenti
sudafricani più antichi, emergono i primi segni di un profondo cambiamento
comportamentale e cognitivo che gli studiosi definiscono “Rivoluzione Paleolitica”
e rappresentano la “seconda nascita” cognitiva e linguistica della specie umana,
la specie parlante. Per la prima volta compaiono in natura capacità di pensiero e abilità
creative che apparentemente non si riscontrano in alcun essere vivente, comprese
le altre specie umane del passato. Perduto il nostro primato in quanto esseri
eccezionali e unici, emergono i contorni della nostra specificità.
Nel frattempo avvengono due epiche avventure di esplorazione e colonizzazione
dei “nuovi mondi”: il continente australiano e le Americhe. Grazie alla convergenza
di dati provenienti da discipline diverse – come la genetica di popolazioni, l’archeologia
e la linguistica – è oggi possibile ricostruire l’albero genealogico delle diversificazioni
dei popoli sulla Terra e le ramificazioni che hanno portato la specie umana
a diffondersi in tutto il globo. È la storia planetaria della diversità umana scritta
nei geni, nei popoli e nelle lingue.
Rappresentazione di un mitocondrio,
organulo cellulare contenente materiale genetico
utilizzato per datare le relazioni filogenetiche
di popolazioni e specie
© Science Picture Co/Science Faction/Corbis
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Pittura rupestre con cavallo proveniente
dalla Grotta di Lascaux, Francia, Paleolitico Superiore
attività
pagine di pietra
Intorno a 40 mila anni fa diventiamo anatomicamente e mentalmente moderni.
E’ il fiorire di un’intelligenza divenuta simbolica e capace di astrazione: pitture rupestri
straordinarie, animate sia da magnifiche scene di caccia realistiche sia da figure stilizzate
e simboliche; opere d’arte intagliate nell’osso; sepolture rituali sontuose e sofisticate;
ornamenti per il corpo, monili e abbellimenti; i primi strumenti musicali.
E’ come se avessimo imparato a inventare mondi possibili, anziché accettare passivamente
la dura realtà. Nasce la mente umana moderna, pronta a cimentarsi nelle sue
“prime volte”, come l’arte e la musica. Provate a immedesimarvi in un artista preistorico:
immaginate che la vostra classe sia una caverna buia, illuminata solo dal fuoco delle torce.
Prendete dei sassi: saranno le vostre “pagine di pietra”. Disegnate i contorni delle figure
con il carboncino (i nostri antenati usavano legno bruciato), mentre per i colori potete
usare pigmenti naturali (ocra, caolino, limonite) mischiati con acqua. Pennelli?
Dei sottili bastoncini simuleranno gli strumenti usati migliaia di anni fa. Lasciate asciugare
il colore e infine fissate i pigmenti con la colla spray.
attività
Calco storico di cranio di Smilodon populator, la specie
più grande mai vissuta di tigre dai denti a sciabola.
Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze,
sezione di Geologia e Paleontologia
deviazioni linguistiche
L’evoluzione delle lingue ha molti tratti in comune con l’evoluzione delle specie animali
e vegetali. A partire da una “lingua madre” le lingue accumulano piccole variazioni
nel tempo fino a diventare molto diverse dall’originale. Se due popolazioni che parlano
la medesima lingua si isolano l’una dall’altra, le loro lingue cominceranno a differenziarsi
divergendo, fino a che un individuo della prima popolazione non riuscirà più a comunicare
con uno della seconda. Proviamo a simulare questo fenomeno. Dividete la classe in due
gruppi. Comunicate a un membro di ciascun gruppo la frase:
“Le migrazioni e gli adattamenti possono determinare una differenziazione tra i vari tipi di
Homo sapiens”. Poi fate giocare al “telefono senza fili” entrambi i gruppi.
Ogni errore di trasmissione simula una mutazione linguistica ma, essendo i due gruppi
isolati, accumulano mutazioni differenti. Dopo qualche turno, ogni gruppo scrive l’ultima
frase sussurrata su un foglio. Suddividete i due gruppi in due sottogruppi e proseguite
il gioco. Alla fine confrontate le quattro frasi “figlie”. Cos’è successo? Quale frase assomiglia
di più all’originale? Procedendo alla rovescia e confrontando somiglianze e differenze fra
le lingue, i linguisti riescono a ricostruire gli alberi genealogici delle lingue del mondo.
spunti di discussione
Ricostruzione di Homotherium serum,
grande felino americano vissuto tra 2 milioni
e 100.000 anni fa © Davide Buonadonna
estinzioni ieri, oggi e domani
Ovunque sia arrivato nel suo migrare per il mondo e durante tutta la sua storia,
Homo sapiens ha modificato gli ambienti e le specie viventi con cui è venuto in contatto.
Celebri le estinzioni delle megafaune preistoriche, americana e australiana:
animali di notevoli dimensioni, come il diprotodonte, o decisamente pericolosi,
come la tigre dai denti a sciabola, non sono riusciti a sopravvivere all’incontro
con il primate bipede, a causa della caccia intensiva o della distruzione del loro habitat.
Ma questo è successo anche in epoca storica, basti pensare al Moa o al Dodo;
purtroppo questo è un processo non ancora interrotto. Provate a fare una ricerca su quante
sono le specie preistoriche che si sono estinte a causa dell’uomo e quante hanno subito
la stessa sorte solo negli ultimi dieci anni.
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scheda di lavoro
uomo di Flores soprannominato
hobbit man per via della sua piccola
statura, si è estinto misteriosamente
solo 12 mila anni fa, pur essendo
anatomicamente arcaico.
È l’ultima specie del genere Homo
a essersi estinta. Il nome deriva
dall’omonima isola indonesiana
in cui sono stati scoperti i suoi reperti.
adattamenti biologici
e culturali
In biologia si definisce adattamento
una qualsiasi caratteristica ereditabile
di un organismo che accresce
la sua capacità di sopravvivere
e di riprodursi nel suo ambiente.
E’ uno dei concetti chiave su cui
si basa la teoria evoluzionistica
di Darwin: la selezione naturale,
durante il tempo, ha permesso
la sopravvivenza di quelle popolazioni
i cui individui erano in possesso
delle caratteristiche più funzionali
in un determinato ambiente.
Gli artigli di un leone, le pinne
pettorali di un pesce, la pelliccia
bianca di una volpe artica sono tutti
classici esempi di adattamento.
La nostra specie, però, è particolare:
sono ormai decine di migliaia di anni
che la nostra sopravvivenza
non è garantita soltanto
da determinate caratteristiche fisiche,
ma anche e soprattutto
da innovazioni culturali. Ad esempio,
benché non possediamo più una folta
pelliccia, siamo in grado di
sopravvivere in climi freddissimi
grazie ad avanzamenti tecnologici
come fuoco e vestiti. La specie umana
si adatta all’ambiente soprattutto
in modo “culturale” e tecnologico:
sono sopravvissute nel tempo quelle
popolazioni che hanno progettato
e realizzato innovazioni tali
da permettere loro di sopravvivere
in ambienti inediti.
Spostarsi sul territorio è una prerogativa dell’essere umano, è parte integrante
del suo “capitale”, è una capacità in più per migliorare le proprie condizioni di vita.
E’ una qualità connaturata, che ha permesso la sopravvivenza dei cacciatori e raccoglitori,
la dispersione della specie nei continenti, la diffusione dell’agricoltura, l’insediamento in spazi
vuoti, l’integrazione del mondo, la prima globalizzazione ottocentesca.
Massimo Livi Bacci, 2010
Tracce di mondi perduti
Se l’uomo di Neanderthal e l’uomo di Flores fossero sopravvissuti qualche millennio
in più, avrebbero visto campi coltivati e le prime città di Catal Huyuk, di Tell es Sultan
e di Gerico. La domesticazione di piante e animali, avviata in più parti del mondo
tra 11 mila e 7 mila anni fa, finito il grande freddo dell’ultima glaciazione, immette
nel sistema terrestre un insieme di pratiche che fanno sì che gli ecosistemi producano
ben più di quanto sarebbe naturale. La popolazione umana, con le prime civiltà agricole
e urbane, inizia a crescere a ritmi mai visti prima, innescando nuove diffusioni
di popoli, colonizzazioni, ibridazioni e nuovi conflitti tra antichi e recenti tracciati
di espansione umana. Le carte del popolamento si rimescolano come le famiglie
linguistiche e il grande viaggio della diversità umana riparte. Homo sapiens raggiunge
tutti o quasi i lembi di terre emerse accessibili, con conseguenze irreversibili. L’impatto
dell’uomo sulla diversità biologica diventa pesante e il ritmo di estinzione dei viventi
per cause umane accelera.
Anche la diversità culturale, nell’intreccio di spostamenti, non è esente da minacce:
agricoltori e nomadi si incontrano e si scontrano. Queste storie ci consegnano
un messaggio chiaro: gli spostamenti di popoli continuano a essere il motore
principale dei cambiamenti nel mosaico della diversità umana.
Zemi, idolo realizzato in fibre di cotone lavorate,
intrecciate e mescolate a ossa, appartenente alla
popolazione caraibica precolombiana dei Taino, unico
esemplare esistente al mondo di “idolo” antillano. Museo
di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino
9
attività
di segni e di scritture
Connessa con la nascita del commercio e delle prime forme di economia, la scrittura
nasce come strumento per semplificare queste attività, attraverso, ad esempio,
l’uso di simboli per indicare il numero di capi di bestiame, di quantità di merce
e per imprimere dati in qualcosa di più solido e duraturo della memoria umana.
Di lì a breve, questo potente strumento invade ogni aspetto della vita umana,
dalla religione alla letteratura, alla matematica. Dividete in due la classe.
Un rappresentante di ciascun gruppo va alla lavagna e partendo dalla stessa frase deve
farla indovinare alla sua squadra, senza parlare ma disegnando. Non vince chi ci arriva
prima ma chi usa meno “segni”, perché la scrittura è nata anche per velocizzare
la traduzione dei pensieri, usare concetti astratti e stimolare la fantasia.
spunti di discussione
Tavoletta in terracotta dell’antica Babilonia, 1700 a. C.,
contenente quella che gli studiosi pensano
sia una formula, in caratteri cuneiformi, per calcolare
la diagonale del quadrato. Il Teorema di Pitagora
ben prima della nascita di Pitagora stesso.
Yale Babylonian Collection
animali a domicilio
A partire dalla fine dell’ultima era glaciale, l’umanità comincia a produrre il proprio
nutrimento, affrancandosi sempre più dalla necessità di sfruttare ciò che la natura
offriva spontaneamente. Mentre sono molte le specie vegetali addomesticate in varie
parti del globo, lo stesso non si può dire per quelle animali. Provate a scoprire quante
e quali sono le specie animali addomesticate dall’uomo: come mai così poche?
Quali sono secondo voi le caratteristiche di una specie “addomesticabile”? E perché queste
specie hanno accettato un simile compromesso? Che vantaggio ne hanno tratto?
Emblematica è la storia della specie allevata più antica: il cane. Provate a ricostruirla
per capire come mai anche altre specie hanno avuto il suo stesso destino.
Diverse razze di cani domestici
© Chris Collins/CORBIS
spunti di discussione
estremamente adattabili
Oggi organizzare un’escursione in ambienti estremi, come quelli artici, non è affatto
semplice. Eppure già migliaia di anni fa questi territori erano colonizzati dalla nostra
specie. Provate a scoprire quali sono le attrezzature necessarie a un esploratore
che oggi vuole recarsi al Polo Nord. Provate ora a sostituirle tutte con qualcosa di affine
ma preistorico. Deve essere stato semplice colonizzare quegli ambienti?
Cosa ha permesso il successo di questi esploratori preistorici? Quali adattamenti
si ebbero in prima battuta: adattamenti biologici, come il colore della pelle
e dei capelli, o culturali?
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scheda di lavoro
Dicono i dotti che uno degli abitanti di quella regione, Italo, diventò re dell’Enotria;
che questi dal suo nome, avendo mutato l’antico, si chiamarono Itali invece che Enotri
e che da lui prese il nome di Italia tutta quella penisola dell’Europa compresa tra i golfi
Scilletico e Lametico; distano questi l’uno dall’altro mezza giornata di cammino.
Aristotele
Italia, l’unità nella diversità
La storia planetaria della diversità umana è ricca di casi emblematici.
L’Italia deve la sua diversità biologica e culturale alla posizione geografica, alla forma
del suo territorio e all’incessante stratificazione di popolazioni in ingresso e in uscita.
Ne risulta un’unità nella diversità e una diversità nell’unità che non ha eguali al mondo.
A partire dalla storia dei primi “italiani”, appartenenti ad altre specie umane
che condivisero con noi i territori della penisola prima che i sapiens rimanessero gli unici
rappresentanti viventi del genere Homo, il nostro Paese è da sempre terreno di incontri
e transiti. Già dopo l’invenzione dell’agricoltura, l’Italia ha avuto una posizione strategica
durante le fasi di popolamento del Mediterraneo. Le espansioni e le successive dispersioni
di popoli lasciano traccia nel complesso mosaico genetico italiano. In queste trame
di diversità emerge lentamente in filigrana l’unità culturale, come illustrato dalla nascita
della lingua italiana molto tempo prima della nascita dell’Italia come entità politica
unitaria. In epoca moderna i migranti sono stati gli italiani, sia nel periodo delle
navigazioni planetarie che ci videro protagonisti, sia negli anni tra il 1840 e il 1914 durante
i quali espatriarono 11 milioni di persone. Oggi Italia ed Europa sono di nuovo la meta
di una crescente migrazione da terre lontane e il futuro sembra essere sempre più
all’insegna della diversità.
Il “Giovane Principe” di Arene Candide
(grotta presso Finale Ligure, Savona),
sepoltura di un giovane, vissuto 24.000 anni fa.
Il corredo funebre, ricchissimo e perfettamente
conservato, fa presupporre che il ragazzo fosse
una personalità di spicco della sua comunità
© Gustavo Tomsich/CORBIS
11
attività
sulle tracce della preistoria
Il nostro paese è conosciuto in tutto il mondo per la sua storia, ma molto poco
per la sua preistoria. Sui libri di scuola l’Italia fa la sua comparsa a partire dall’epoca
Romana (fatta eccezione per la Magna Grecia) ma Homo sapiens viveva già
da centinaia di migliaia di anni lungo lo stivale lasciando “tracce” del suo passaggio.
Andate alla scoperta dei tesori preistorici presenti in Italia e provate a ipotizzare
come mai il nostro paese è abitato da così tanto tempo.
attività
multiculturale è meglio
Il nostro paese, dopo un lungo periodo di emigrazione, sta vivendo una fase
di immigrazione. Spesso si tende a pensare a questo fatto come a un problema
che ha come conseguenza un impoverimento generalizzato. In realtà la storia
ci insegna che gli incontri di popoli, per quanto burrascosi, hanno sempre arricchito
e mai impoverito. La multiculturalità è stata spesso un vantaggio per le civiltà
che ne hanno fatto esperienza. Provate a cercare a scuola o nel vostro quartiere
persone che parlano una lingua diversa dalla nostra. Chiedete loro di tradurre l’articolo
1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “Tutti gli esseri umani nascono
liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono
agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. In quante lingue differenti siete
riusciti a tradurre la frase?
spunti di discussione
mutazioni linguistiche
L’Italiano è nato prima dell’Italia. Se la nostra unità nazionale è stata raggiunta
solo nel 1861, i primi passi della nostra lingua risalgono agli ultimi secoli dell’Impero
Romano. Un idioma antico, dunque, che è stato fra i pochi comuni denominatori
di genti politicamente e culturalmente divise per secoli. La nostra lingua,
con la sua lunga storia, non ha smesso di evolversi: come sta cambiando oggi?
Quali sono state le ultime parole inserite nel nostro vocabolario? Prevalgono anglicismi
e neologismi. Come ve lo spiegate? E voi ragazzi parlate forse una “lingua” che i vostri
genitori non capiscono? E quando scrivete un messaggio con il cellulare,
il nonno è in grado di comprenderlo?
Cranio cerimoniale colorato con ocra e adorno
di conchiglie, oggetto di culto delle isole Andamane.
Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze,
sezione di Antropologia
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scheda di lavoro
emozioni primarie secondo la
psicologia cognitivista ed
evoluzionista sono paura, gioia,
rabbia, sorpresa. Al contrario delle
emozioni secondarie – vergogna,
imbarazzo, senso di colpa – quelle
primarie si esprimono attraverso
mimica facciale, gestualità e tono di
voce; sono universali, cioè
indipendenti dalla cultura di
appartenenza e accomunano specie
umana e primati.
Le razze ce le siamo inventate, le abbiamo prese sul serio per secoli,
ma adesso ne sappiamo abbastanza per lasciarle perdere.
Laetoli, la prima camminata
dell’umanità
A Laetoli, in Tanzania, su uno strato
di cenere fresca poi pietrificata
del vulcano Sadiman, sono state
scoperte numerose impronte
lasciate da due esemplari adulti
di australopiteco, un maschio
e una femmina, insieme a quelle
di un piccolo che probabilmente
saltellava per camminare dentro
le grandi impronte del papà.
Datate oltre 3 milioni e mezzo
di anni fa, sono le impronte
più antiche di primati bipedi
della storia.
Guido Barbujani, 2006
Tutti parenti, tutti differenti
Non c’è mai stato un inizio della storia, ma storie prima di altre storie.
La diversità umana non è dovuta a caratteristiche biologiche o cognitive prestabilite,
ma è figlia di molteplici storie contingenti che sono ancora in corso.
Più che “esseri umani”, sarebbe meglio se ci definissimo “divenienti umani”.
Se l’origine di Homo sapiens è così recente, unica e africana, e se poi la nostra giovane
specie è stata così mobile, significa che non c’è stato il tempo sufficiente per separare
le popolazioni umane in “razze” geneticamente distinguibili. La variabilità genetica
umana è assai ridotta e si distribuisce in modo continuo. Il duplice messaggio
di questa storia è la forte unità biologica e al contempo la straordinaria diversità
culturale interna alla specie umana. Dopo l’età dei grandi esodi, viviamo oggi un’epoca
di mescolanza biologica e culturale da una parte e di conflitti e uniformazioni dall’altra.
Non sappiamo come evolverà la nostra specie perché il futuro dipende da noi.
Sappiamo però che le “civiltà” non sono monoliti isolati, assomigliano piuttosto
a organismi in trasformazione, ricchi di differenze interne e interdipendenti
sia nel tempo sia nello spazio. Le radici di questi sistemi plastici di culture e di popoli
sono tutte intrecciate fra loro. Il tema dell’unità nella diversità può essere letto
a più livelli, dalle emozioni primarie alle lingue, dai tratti fisici alle culture.
Da quei passi incerti nel tufo di Laetoli alla camminata dell’uomo sulla Luna,
ne abbiamo fatta di strada!
In ordine da sinistra a destra:
© Jason Brown,
© Raffaele Petralla,
© Kazuyoshi Nomachi/CORBIS,
© Gregor M. Schmid/CORBIS,
© Tiziana and Gianni Baldizzone/CORBIS,
© Lawrence Manning/CORBIS
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spunti di discussione
quali “razze”?
All’interno di una specie possono esistere “varietà geografiche”, “razze”
o “sotto-specie”, cioè popolazioni geneticamente differenziate e distinguibili dalle altre
per alcune caratteristiche fisiche, i cui membri tuttavia restano reciprocamente
fecondi. Ciò avviene anche nella specie umana? Sfidate i vostri ragazzi a definire
le caratteristiche fisiche di alcune “razze” come Ispanici, Latinos, Indiani dell’India,
Caraibici, o degli abitanti del Brasile e della Cina. Scopriranno, confrontandone
le immagini, che ciò è impossibile. Ad esempio i cosiddetti Ispanici, spesso citati
nei polizieschi americani, comprenderebbero contemporaneamente uno spagnolo
europeo, un messicano con antenati Indios e un nero cubano. Gli individui della nostra
specie non sono stati isolati geograficamente abbastanza a lungo da creare varietà
distinte. Inoltre, poiché siamo stati e siamo una specie in continuo movimento
e promiscua, le varietà umane si diluiscono una nell’altra senza soluzione di continuità.
spunti di discussione
il mondo in un piatto
Oggi il termine “modernità” è spesso associato a quello di “globalizzazione”.
In realtà, soprattutto se con questo si intende il fenomeno di scambi culturali a livello
mondiale, è interessante scoprire che questo processo è sempre avvenuto.
Lo stesso si può dire per un ambito solo apparentemente impensabile come la cucina
regionale. Chiedete ai ragazzi qual è il loro piatto preferito, meglio se un piatto
regionale. Cercatene insieme gli ingredienti e provate a scoprire da dove provengono.
Potete ripetere questo esercizio con diversi piatti tipici: l’hamburger americano,
il fish&chips inglese, il cioccolato svizzero. La pizza ad esempio è fatta con il grano
addomesticato in Medio Oriente, il pomodoro scoperto in America, la mozzarella
di mucca, animale originario delle steppe asiatiche, e il basilico che proviene dall’Asia
tropicale. Dunque la globalizzazione è davvero un processo squisitamente moderno?
E in che senso i diversi piatti possono dirsi regionali?
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Homo sapiens
La grande storia della diversità umana
11 novembre 2011 • 12 febbraio 2012
dossier pedagogico
credits
consigli di lettura dello Scaffale d’arte
progetto
Servizi educativi
Laboratorio d’arte
per adulti
Luigi Luca Cavalli Sforza, Telmo Pievani, Homo sapiens. La grande storia della diversità
umana, Codice Edizioni 2011 (catalogo della mostra)
Guido Barbujani, L’invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana, Bompiani 2006
Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani 2010
Luigi Luca Cavalli Sforza, Francesco Cavalli Sforza, Chi siamo.
La storia della diversità umana, Mondadori 1994
Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, Einaudi 1998
Giorgio Manzi, Homo sapiens, Il Mulino 2006
Telmo Pievani, La vita inaspettata, Cortina 2011
responsabile
Paola Vassalli
a cura di
Stefano Papi, Associazione Didattica
Museale, Milano
con Chiara Bandi e Francesca Romana
Mastroianni
consigli di lettura dallo
Scaffale d’arte
traduzione in inglese
Stephen Tobin
progetto grafico
rocchi pavese design
info
SIMILI DIVERSI
visita e laboratorio
scuole • infanzia e primaria
dal martedì al venerdì ore 11.30 - 13.30
ingresso euro 4,00
(gratuito scuola dell’infanzia)
attività euro 80,00 per gruppo classe
è possibile accogliere
contemporaneamente due classi
(max 25 ragazzi per classe)
prenotazione gratuita obbligatoria
famiglie • ragazzi 7 > 11 anni
domenica dalle 11.00 alle 13.00
attività + ingresso mostra euro 12,00
prenotazione consigliata euro 1,50
offerta famiglia
attività + ingresso mostra
euro 10,00 per ragazzo
ingresso mostra
euro 10,00 per adulto (max 2)
i ragazzi dai 7 agli 11 anni che nell’arco
di un mese partecipano a due
laboratori del percorso grandi mostre
al Palazzo delle Esposizioni
e alle Scuderie del Quirinale possono
acquistare lo speciale biglietto
integrato laboratorio a euro 18,00
Palazzo delle Esposizioni
via Nazionale 194, 00184 Roma
www.palazzoesposizioni.it
info e prenotazioni
scuole 06 39967 200
privati 06 39967 500
dal lunedì al venerdì
dalle 9.00 alle 18.00
sabato dalle 9.00 alle 14.00
per ragazzi
AA.VV., Sapiens & Co., Larus 2007
Marco Aime, Una bella differenza, Einaudi 2009
Henny Boccianti, Disegni e di scritture, Lapis 2007
Claire Didier, Le livre des têtes, Nathan 2009
Mara Dompè, Alessandro Blegino, Little Darwin, Codice Edizioni 2010
Andrea Dué, Le prime terre abitate. Dai primati all’homo sapiens, Jaca Book 1994
Jacqueline Kelly, L’evoluzione di Calpurnia, Salani 2011
Neal Layton, Grande Storia Universale, Editoriale Scienza, 2006
Jonathan Lindstrom, Tutto dal principio, Editoriale Scienza 2009
Alberto Moravia, Storie della preistoria, Rizzoli 2009
Telmo Pievani, La teoria dell’evoluzione, Il Mulino, 2010
Telmo Pievani, Federico Taddia, Perché siamo parenti delle galline?
E tante altre domande sull’evoluzione, Editoriale Scienza, 2010
Peter Sis, L’albero della vita, Fabbri 2005
Robert Winston, Da Darwin al DNA. L’evoluzione delle specie raccontata ai ragazzi,
EdiCart 2009
filmografia
La caverna dei sogni dimenticati (Werner Herzog, 2010, documentario 3D)
Cro-Magnon - Odissea nella preistoria (Michael Chapman, 1986, fantascienza)
Il cavernicolo (Carl Gottlieb, 1981, comico)
Il mondo perduto - Jurassick Park (Steven Spielberg, 1997, avventura)
La guerra del fuoco (Jean-Jacques Annaud, 1981, avventura)
L’era glaciale (Chris Wedge, Carlos Saldanha, 2002, animazione)
L’era glaciale 2 - il disgelo (Carlos Saldanha, 2006, animazione)
L’era glaciale 3 - l’alba dei dinosauri (Carlos Saldanha, 2009, animazione)
Un milione di anni fa (Don Chaffey, 1966, avventura)
Una notte al museo (Shawn Levy, 2006, avventura)
siti internet
www.homosapiens.net
www.antiqui.it/doc/preistoria/sommpre.htm
www.paleontologiaumana.it
www.pikaia.eu
www.becominghuman.org
www.amnh.org
www.humanorigins.si.edu
www.nhm.ac.uk
http://paleosite.free.fr
www.culture.gouv.fr/culture/arcnat/lascaux/fr
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