CAPITOLO 5
Lo sviluppo della competenza
emotiva
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Lo sviluppo della competenza emotiva
La prospettiva teorica
TEORIA DIFFERENZIALE (Izard) Prospettiva categoriale
Le emozioni primarie sono strutturate secondo un programma
maturativo innato e universale
Fin dalla nascita esiste una concordanza (biunivoca e naturale)
tra espressione facciale e esperienza emotiva.
Lo sviluppo del sistema emotivo è innato e può funzionare
anche prima del completo sviluppo del sistema cognitivo
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Lo sviluppo della competenza emotiva
-Inizialmente le espressioni facciali del bambino sono
stereotipate e automatiche
-In seguito grazie all’apprendimento e all’influenza sociale, il
bambino impara a sconnettere espressione e esperienza
emotiva imparando così a controllare e simulare le proprie
emozioni.
- Gradualmente il bambino raggiunge un proprio stile emotivo
che si trasformerà nel suo temperamento, rimanendo così
invariato nel corso della vita. Ciò che si modificherà saranno le
cause e gli effetti delle emozioni.
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Lo sviluppo della competenza emotiva
Le emozioni sono il sistema motivazionale primario necessario
per lo sviluppo cognitivo e l’acquisizione del linguaggio che a
loro volta aumentano la complessità del sistema emotivo.
Ogni volta che emerge una nuova emozione aumenta la
complessità dell’esperienza e si passa da un piano sensoriale a
uno immaginativo-intellettuale.
Tre livelli di esperienza cosciente:
Esperienza sensorio affettiva (1-2 mesi)
Esperienza percettivo-affettiva (3-9 mesi)
Esperienza cognitivo-affettiva (dai 9 mesi in poi)
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Limiti della teoria differenziale:
- prevede il primato dell’emotivo sul cognitivo
- non spiega come può l’influenza sociale, che dovrebbe
svolgere solo un ruolo secondario, incidere fortemente sul
legame tra espressione e emozione.
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TEORIA DELLA DIFFERENZIAZIONE
Prospettica costruttivistica
• Bridges: le emozioni sono il risultato di un processo di
differenziazzione da uno stato iniziale indifferenziato di
eccitazione. La differenziazione avviene grazie alle influenze
esercitate dalla cultura di appartenenza
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Lo sviluppo della competenza emotiva
• Sroufe: la reazione emotiva non è generata dalla
semplice eccitazione ma dall’interpretazione che l’attività
cognitiva fa dell’eccitazione.
Propone una sequenza evolutiva delle emozioni che è in
stretto collegamento con lo sviluppo cognitivo (Piaget) e
lo sviluppo sociale (Sander)
Sorriso endogeno: precursore di piacere, riso attivo,
gioia ed esultanza
Trasalimento e dolore: precursore di attenzione coatta,
paura, ansia e vergogna
Sconforto: precursore di rabbia e collera
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Età
Livello
cognitivo
Livello emotivo
3 mesi
Sorriso
esogeno
Distinzione tra
interno e
esterno
rabbia
7-9 mesi
Angoscia
dell’estraneo
Permanenza
dell’oggetto
gioia, paura,
collera,
sorpresa
Dai 15 mesi
Negativismo
Sviluppo della
coscienza di sé
come essere
separato
Esultanza,
ansia,
vergogna,
petulanza
36 mesi
Immagine di sé
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Orgoglio,
amore, senso
di colpa
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• LEWIS distingue tra:
-Stati emotivi: insieme delle modificazione dell’attività
neurofisiologica
- Esperienza emotiva: valutazione della situazione, del proprio
stato emotivo, delle aspettative e delle reazioni altrui.
- Espressioni emotive: cambiamenti corporei osservabili
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Periodo neonatale
Appagamento
gioia
Interesse
Sorpresa
Sconforto
Tristezza, disgusto,
collera e paura
6 mesi
Consapevolezza
Imbarazzo, empatia e
invidia
2 anni
Assimilazione regole
culturali
Emozioni sociali.
Orgoglio, colpa e
vergogna
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Limiti della teoria della differenziazione
- viene data eccessiva enfasi agli aspetti culturali perdendo
di vista l’identità personale e quindi le emozioni stesse. Si
ha quindi il primato del cognitivo sull’emotivo.
- i vari passaggi di differenziazione devono essere ancora
verificati
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LA TEORIA COMPONENZIALE
Prospettiva dimensionale
Scherer: le emozioni si sviluppano passando da forme
semplici (determinate biologicamente) a configurazioni
complesse.
Alla formazione di queste ultime partecipano:
-Memoria
-Elaborazione ideativa
-Assimilazione di script e norme culturali
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Lo sviluppo avviene secondo tre livelli distinti:
LIVELLO
SENSOMOTORIO
Gli stimoli, interni e esterni, mettono in moto
automaticamente:
- i programmi espressivo motori innati
- i sistemi di attivazione cerebrale
si generano così i primi comportamenti emotivi.
LIVELLO
SCHEMATICO
- Attraverso l’interazione con l’ambiente e le persone che
lo accudiscono, il bambino si costruisce degli schemi che
rappresentano delle situazioni emotive prototipiche.
- Gli schemi si ampliano e complessificano nel tempo
LIVELLO
CONCETTUALE
Il bambino impara:
- a riflettere sulle risposte che da all’ambiente
- a trovare le regole emotive più adeguate e le strategie
più efficaci
- a cogliere le aspettative in gioco
Il processo è diventato intenzionale e consapevole e ciò
richiede l’interazione tra aspetti cognitivi di comprensione
e emotivi di risposta.
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I tre livelli sono attivati da un processo di valutazione che
opera basandosi su di una griglia di criteri:
VALUTAZIONE
DELLA:
SENSO MOTORIO
SCHEMATICO
CONCETTUALE
NOVITA’
Stimolazione
improvvisa
Mancanza di
familiarità
Aspettative
PIACEVOLEZZASPIACEVOLEZZA
Preferenza o
avversione innata
Preferenza o
avversione
appresa
Anticipazione di
esperienze
positive o
negative
PERTINENZA CON
GLI SCOPI
Bisogni di base
Motivi appresi
Scopi consapevoli
LIVELLO DI
CONTROLLO
Energia disponibile Elaborazione
schemi corporei e
sociali
COMPATIBILITA’
CON LE NORME
SOCIALI
Schemi sociali
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Abilità di problem
solving
Valutazione
morale
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LA TEORIA DEI SISTEMI DINAMICI
Camras: le diverse componenti delle emozioni si sviluppano
in modo indipendente e con ritmi differenti.
Emozioni= sistemi in grado di auto-organizzarsi composti da
elementi collegati e coordinati tra loro sia dal programma
centrale (processi top-down) sia dalla natura del compito e
del contesto (processi top-down).
Lo sviluppo delle emozioni consiste nel passaggio da un certo
livello di coordinazione a uno superiore grazie al
cambiamento di una singola componente critica (parametro
di controllo)
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LA TEORIA FUNZIONALISTA
Barret e Campos: le emozioni hanno la funzione di mediatori tra
organismo e ambiente e di regolazione dei rapporti
interpersonali.
Non emergono come totalità, ma come fenomeni diversi che si
modificano e si evolvono per concrezione.
Barrete e Campos non parlano di singole emozioni ma di famiglie
di emozioni. Le emozioni sono imparentate tra loro in base alle
funzioni che svolgono.
Sul piano evolutivo → svolgono per il neonato una funzione
biologica per la sopravvivenza
Sul piano comunicativo → forniscono al neonato gli elementi per
comprendere e valutare gli eventi ambigui e le situazioni
complesse
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L’emergenza evolutiva delle espressioni
emotive
Nell’evoluzione continua e progressiva delle emozioni si
possono individuare tre periodi:
PRIMO
MOMENTO
Alla nascita
Reazioni emotive presenti alla nascita e
fondamentali per la sopravvivenza. Sono
regolate dai processi biologici innati e genetici.
Sono già operanti alla nascita:
 Piacere e disgusto
 Reazioni di trasalimento
 Reazioni di sconforto
 Espressioni di interesse
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SECONDO
MOMENTO
Dai 2 ai 12
mesi
Compaiono espressioni emotive volte alle
interazioni sociali associate con la
comunicazione delle proprie intenzioni e con il
controllo dello stimolo. Compaiono:
 Sorriso sociale (5-8 settimane)
 Gioia-tristezza/rabbia e collera (6-10
settimane)
 Paura (5-9 mesi)
 Paura per l’estraneo (7-9 mesi)
TERZO
MOMENTO
Dai 12 mesi
Compaiono le emozioni sociali autoconsapevoli
apprese dal contesto culturale e attraverso la
socializzazione. Inizia la valutazione non solo
delle proprie esperienze ma anche di quelle
altrui. Compaiono:
 Vergogna, colpa e timidizza (12 mesi)
 Disprezzo (15 mesi)
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Capacita’ di riconoscimento delle emozioni
altrui da parte del bambino
A 3 o 4 mesi i bambini riescono a riconoscere correttamente
le emozioni altrui e a rispondervi in modo appropriato.
Due ipotesi per spiegare queste precoci capacità:
• Darwin: il bambino nasce con un innata risonanza empatica
che gli consente di provare e sentire l’esperienza emotiva
altrui.
• Trevarthen: parla di funzione interattiva, il neonato imita le
espressioni mimiche dell’adulto anche se per lui sono prive di
valore. Tale imitazione porta l’adulto a generare risposte
emotive appropriate. Si crea quindi una spirale continua
grazie alla quale il bambino impara a riconoscere le
espressioni emotive pertinenti.
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Il dialogo emotivo
Le emozioni connotano e qualificano affettivamente la
condivisione di una situazione fra adulto e bambino.
LE EMOZIONI COME MEDIATORI RELAZIONALI
Le espressioni emotive tra bambino e caregiver hanno la
funzione di favorire la regolazione dell’interazione.
Inizialmente viene usato un codice autosemantico
(costituito da segnali che sono il loro stesso signigicato;
significato = significante). Le configurazioni espressive del
bambino sono coerenti, prevedibili e corrispondo alle cure
dell’adulto.
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LA RESPONSIVITA’ DELL’ADULTO DI RIFERIMENTO
La relazione si costruisce attraverso feddback reciproci, in un
gioco interattivo dove il bambino gioca un ruolo attivo anche
se la maggiore responsabilità è dell’adulto.
L’adulto diventa una specchio delle emozioni del bambino
restituendogli la consapevolezza delle sue manifestazioni
emotive come appropriate al contesto e favorendo l’emergere
della sua intenzionalità emotiva e della sua coscienza di sé.
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La competenza emotiva
È la capacità di riconoscere comprendere e rispondere alle
altrui emozioni, così come saper regolare le proprie emozioni
in funzione del contesto.
IL RIFERIMENTO SOCIALE
Al termine del primo anno non solo i bambini sanno
riconoscere le emozioni altrui reagendovi in modo appropriato,
ma sanno usare le espressioni facciali dell’adulto come fonte di
informazione e guida al loro comportamento in situazioni di
incertezza.
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LA COMPRENSIONE EMOTIVA
Capacità di saper attivare o modificare intenzionalmente uno
stato emotivo in un’altra persona.
A 3-4 anni il bambino è in grado di dare una spiegazione delle
altrui emozioni, è cioè in grado di cogliere la connessione tra
intenzioni e condotte emotive altrui, arrivando ad elaborare una
teoria della mente. Grazie a queste nuove capacità riesce a
prevedere le risposte emotive altrui in funzione del contesto e
degli antecedenti situazionali.
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Regolazione e socializzazione delle emozioni
Per diventare competente il bambino deve riuscire a
controllare le proprie emozioni in funzione delle aspettative
della sua cultura.
REGOLAZIONE DELLE ESPRESSIONI EMOTIVE
RIFLESSI
processi involontari
ESPRESSIONI DELLE EMOZIONI
sono parzialmente controllabili e
soggette a regolazioni
intenzionali
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Passaggio da manifestazioni stereotipate e programmate
geneticamente a manifestazioni più consone agli standard
culturali. Si assiste quindi a una modificabilità evolutiva delle
espressioni emotive:
-cambiamenti nella frequenza e nella gamma delle
manifestazioni emotive
-cambiamenti nella definizione categoriale delle espressioni
emotive
-cambiamenti nella configurazione delle espressioni facciali
Alla base della modificabilità vi è la:
-capacità di sconnettere espressione emotiva e esperienza
soggettiva
-presenza di funzioni di regolazione interna e sociale
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A 3-4 anni i bambini cercano di modificare le situazione
ambientali all’origine delle emozioni attraverso:
•Coping primario
•Coping attivo
A 8 anni, pur conservando tali abilità, tendono a cercare
di modificare le proprie esperienze attraverso.
•Coping secondario
•Coping intrapsichico
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LA SOCIALIZZAZIONE DELLE EMOZIONI
NATURA DELLA SOCIALIZZAZIONE
Il bambino:
-assimila le regole della propria cultura
-impara quali sono le aspettative sociali
-impara a dare risposte emotive appropriate ai diversi contesti
Culture diverse regolano differentemente le proprie esperienze
emotive. L’educazione procede in modo conforme alla cultura di
riferimento insegnando ai bambini i corretti standard emotivi.
È un processo di appropriazione culturale che si gioca nel
rapporto tra novizio ed esperto, dove l’importanza sta nei modi
con i quali il novizio diventa emotivamente competente.
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FUNZIONE DELLA SOCIALIZZAZIONE
1. Attribuisce significato all’interazione tra soggetto e
ambiente consentendo di
• Decodificare gli antecedenti emotivi
• Interpretare gli eventi emotivi interni e esterni
2. Fornisce la gamma di modi corretti per far fronte agli
stimoli
Il bambino impara a scegliere il giusto livello di
manifestazione in base al contesto e all’intensità dello
stimolo
3. Mette il bambino nella condizione di adottare le condotte
emotive che rispondono alle attese del proprio ambiente.
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In sintesi la socializzazione fa si che il bambino impari:
Come esprimere le emozioni in base alle regole di esibizione
Quando esprimerle in base al contesto
Come definirle in base al lessico emotivo
Come classificare le espressioni altrui
Come interpretare le emozioni proprie e altrui
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