il futuro dipende anche da noi
Da un sondaggio svolto all’interno degli aeroporti
milanesi di Malpensa e Linate, alla domanda “che
cosa è Sea oggi?” è emerso che il 70% degli
intervistati considera Sea “un’azienda soffocata e
imprigionata da burocrazie arcaiche, che non
lasciano spazio a nuovi piani aziendali volti a
migliorare lo stato delle infrastrutture e l’aspetto
gestionale della società”. Che attualmente pare
navigare in cattive acque, sia per quanto riguarda i
bilanci sia per quanto concerne l’equilibrio etico
tra dirigenza e Mezzogiorno. Il 20% afferma poi di
lavorare in “un’azienda poco attenta agli andamenti
del mercato del lavoro e che, nonostante l’attuale
crisi economica, continua a fare investimenti
sbagliati”. Il restante 10%, infine, preferisce
astenersi da ogni commento, limitandosi a scuotere
il capo in segno di rassegnazione.
Ma come dovrebbe essere Sea secondo i propri
dipendenti? Un punto che accomuna l’opinione di
tutti i lavoratori è la voglia di una società
nuova, giovane, che riesca a comunicare con il
proprio personale e che guardi al futuro in maniera
positiva e costruttiva. Un’azienda insomma che
applichi il principio di uguaglianza e democrazia
tra i propri dipendenti. Perché non vi sono solo
elementi impigriti, poco dediti ai propri compiti e
pretenziosi, ma anche persone che ancora credono nel
posto in cui lavorano, che si applicano e fanno del
loro meglio nonostante, spesso, non vi siano mezzi e
risorse necessarie a svolgere in maniera adeguata il
lavoro. Nella speranza che Sea abbia le
potenzialità per rinascere dalle ceneri.
Ci vorrebbe un piano che accantoni il vecchio
ordinamento strategico e ne costituisca uno nuovo,
facendo spazio a una dirigenza junior che in
addestramento all’attuale management, di impronta
anni settanta, riesca a mettere le basi per un
futuro passaggio del testimone in modo da riportare
alla luce una nuova società di esercizi
aeroportuali, basata sull’esperienza apportata nel
tempo e da l’introduzione di un know-how e di
strategie aziendali di nuova generazione. In altri
termini ci si auspica quindi una società che sia in
grado di gestire al meglio le proprie risorse,
insegnando loro ad avere rispetto del materiale in
dotazione evitando inutili sperperi e abusi di mezzi
patrimoniali, materiali e tecnologici, trovando una
propria identità etica distaccata dal “concetto
Alitalia”. Introducendo poi nuove procedure e
attuando una rivalutazione degli “skills”, imparando
a comunicare e a rendere partecipe le proprie
risorse umane. Per questa fase, la partecipazione
alla vita della società è importante e ancora più
importante è la comunicazione che deve
necessariamente avvenire all’interno.
I fattori sociali ed economici, cruciali, che
potrebbero consentire a Sea di rinascere sono la
comunicazione azienda-cliente e azienda-dipendente ,
la collaborazione, gli investimenti, il
ricollocamento sul mercato attuale con un nuovo
brand e con un’immagine dell’azienda che si
identifichi nel concetto di mercato, dando serietà
a chi la sceglie e fiducia a chi ancora non la
scelta. Con una corretta ripartizione dei compiti e
sane manovre di gestione e una riconsiderazione
delle assunzioni part-time, invece che full time, in
modo da ricoprire tutte le fasce orarie e limitando
i contratti di lavoro subordinato. Ognuno di noi si
deve sentire contribuente nell’apporto del successo
aziendale dando il meglio dai vertici agli
operativi per costruire una nuova Sea insieme,
perché il futuro di Sea dipende anche da tutti noi.
Elena Ferrari
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Sea, il futuro dipende anche da noi