TUTTI SIAMO TOCCATI
DA QUESTA RIFORMA
• Come operatori della scuola (insegnanti e
dipendenti)
• Come utenti della scuola (genitori e studenti,
poiché riguarda i nostri figli dai 2 ai 18 anni,
tutti e da subito e non solo quelli che si
iscriveranno in futuro)
• Come cittadini, perché ridisegna il percorso
dell’istruzione e dell’educazione nel nostro paese
LE PREMESSE CULTURALI
• Vengono aboliti gli articoli 118 e 161 del Testo Unico sulla
scuola che dicevano: “La scuola elementare (e media) …
concorre alla formazione dell’uomo e del cittadino
secondo i principi della Costituzione e nel rispetto e
valorizzazione delle diversità individuali, sociali e
culturali”.
• Dalla lettera del ministro Moratti alle famiglie: “La
scuola che stiamo costruendo è una scuola che mette in
sintonia i loro studi con le loro carriere professionali e li
aiuta a sviluppare i loro talenti, perché possano trovare
un lavoro ben retribuito.”
al centro del
processo educativo
c’è quindi
il denaro !
E’ significativa poi la trasformazione
dal vecchio concetto dell’obbligo
scolastico (la cui evasione costituiva un
reato cui si applicavano delle sanzioni)
all’attuale di diritto-dovere
Sarà una sfumatura, ma per la
mancata osservanza di un dovere non
si applicano sanzioni
Il modello di scuola pubblica disegnato
dalla
riforma
sminuisce
il
ruolo
dell’istituzione scolastica, a cui non viene
più richiesto un progetto educativo
finalizzato alla formazione del cittadino.
Si esalta invece il suo ruolo di servizio
subordinato alle richieste dell’utenzaclientela, intesa come somma di singole
individualità, trasformando gli alunni in
“fruitori di servizi”.
IL METODO
• E’ stata fatta una scelta precisa, quella della legge-delega,
che é molto criticabile.
• Con questa scelta il Parlamento (il cui compito istituzionale è
quello di fare le leggi) si è limitato a votare poco più di una
bozza, delegando il governo a costruire i contenuti precisi
della legge senza successivi passaggi e verifiche parlamentari.
• Per una materia di tale rilevanza non sono stati quindi
garantiti tempi e modi che consentissero il pieno
coinvolgimento della società e di chi nella scuola vive e lavora
ogni giorno.
• Una legge così importante per il futuro del paese per molte
generazioni è nata in una situazione di semi-clandestinità.
Anche gli “addetti ai lavori”, coloro che vivono e operano nella
scuola da molti anni, non sono stati coinvolti nella sua
elaborazione dal punto di vista culturale e pratico e in ogni
occasione hanno fatto sentire la loro contrarietà.
IL METODO - 2
• Si è fatto invece un gran dispendio di mezzi (soldi di
tutti) privilegiando la pubblicità quale canale esclusivo di
comunicazione, creando una disinformazione generale nel
Paese.
• Non
si
sono
fatti
elaborazione
culturale
e
approfondimento, ma soltanto propaganda.
• In un altro paese a noi vicino, la Francia, nella stessa
situazione il cammino di una riforma di questa portata è
stato avviato dal Presidente della Repubblica, che ha
lanciato un dibattito culturale a livello nazionale.
• Ogni genitore ha iscritto suo figlio a scuola scegliendo un
modello sulla base di quelli disponibili in quel momento.
• Tutti noi abbiamo firmato un primo contratto, che
prevedeva la realizzazione e il mantenimento del modello
prescelto per i 5 anni della scuola elementare, e dopo i 5
anni un secondo contratto, che prevedeva la realizzazione
e il mantenimento del modello prescelto per i 3 anni della
scuola media.
• Qual è quel venditore di qualunque prodotto che a metà
della realizzazione si può permettere, senza che ci sia un
accordo, di cambiare i termini del contratto, se non
pagando penali elevate?
• E’ regola comune che non si applichino cambiamenti in
corso d’opera e, infatti, in tutte le precedenti riforme si
é sempre prima esaurito il ciclo in corso, applicando le
novità solo con le nuove iscrizioni.
io pretendo che venga rispettato
il contratto che ho firmato
I punti salienti della nuova riforma:
• la possibilità di anticipare le iscrizioni
• le modifiche del tempo-scuola
• l’introduzione della figura del tutor
I punti salienti della nuova riforma:
• la possibilità di anticipare le iscrizioni
• le modifiche del tempo-scuola
• l’introduzione della figura del tutor
• L’ingresso nella scuola materna di bambini di due anni e
mezzo, che non hanno l’autonomia sufficiente per essere
inseriti in classi con 25/28 alunni (senza personale aggiunto
perché la Legge Moratti non lo prevede), sarà causa di
disagio per loro e di degrado per la scuola, il cui ruolo
educativo viene declassato a ruolo assistenziale.
• Invece di rendere obbligatorio e gratuito l'ultimo anno della
scuola d'infanzia, si anticipa la possibilità di iscrizione alla
scuola elementare senza nessuna ragione di tipo pedagogico,
lasciando tale scelta all’esclusivo giudizio delle famiglie
interessate e senza fornire nessuno strumento di
orientamento e supporto. E' una scelta che può portare nelle
classi bambini con una differenza di età di venti mesi, senza
tenere in alcun conto i loro bisogni cognitivi, affettivi e
sociali e la necessità di crescita armonica della loro
personalità. Si rende così più difficile la vita dei singoli
bambini e delle classi, aumentando il disagio scolastico.
I punti salienti della nuova riforma:
• la possibilità di anticipare le iscrizioni
• le modifiche del tempo-scuola
• l’introduzione della figura del tutor
L’orario a massima estensione sarà quindi:
• elementari: 27 ore + 3 ore + mensa
• media: 27 ore + 6 ore
Se la somma aritmetica sembra tornare, il risultato
educativo sarà ben diverso
Una cosa è garantire il “parcheggio” dei bambini, altro
è un modello educativo a misura di bambino, che
prevede tempi distesi di apprendimento, la
possibilità di alternare momenti intensi e momenti
rilassati, la presenza di un gruppo fisso di coetanei
(la classe) e di figure fisse di riferimento (il team
docente).
Lo “spezzatino” che viene proposto sarà una scuola da
fare "di corsa", magari muovendosi, alunni e insegnanti,
nella rete di scuole della zona consorziate per
un'offerta di spezzoni di tempo-scuola, paragonabile al
giro tra gli scaffali di un supermercato. Sarà in ogni
caso altra cosa rispetto a quel tempo condiviso con gli
stessi compagni di classe, di gruppo, di laboratorio, con
i docenti della scuola frequentata per le prime 27 ore
“obbligatorie”.
La permanenza a scuola viene trasformata in un
mosaico di tempi e di insegnanti che cancella
compresenze, gruppo classe, possibilità di integrazione
e individualizzazione dell'apprendimento.
I punti salienti della nuova riforma:
• la possibilità di anticipare le iscrizioni
• le modifiche del tempo-scuola
• l’introduzione della figura del tutor
• Nell’attuale organizzazione la compresenza dei docenti
permette la realizzazione di progetti di qualità,
sperimentazioni e laboratori di creatività.
• La legge Moratti prevede la creazione della figura del
tutor.
• Questo concretamente vorrà dire che il mio bambino che
alle elementari oggi fa il tempo pieno l’anno prossimo invece
di avere la maestra Maria e la maestra Patrizia, che sono
allo stesso livello e lavorano in armonia, ne avrà una sola
(scelta da chi? con quale criterio?), aiutata da qualche
figura di livello inferiore che si occuperà di riempire gli
spezzoni orari per arrivare al monte ore previsto.
• Il figlio dei miei amici che oggi fa il modulo non avrà più i
suoi 3 insegnanti, ma chissà.
LE CONSEGUENZE DEL RITORNO
ALL’INSEGNANTE UNICO
• relazionali, perché il bambino avrà una sola figura forte di
riferimento (e se non ci va d’accordo?);
• psicologiche, perché verrà a mancare il confronto proficuo con
diversi punti di vista;
• sull’apprendimento di tutti, perché da anni gli insegnanti hanno
affinato le loro competenze in un particolare settore;
• sulla possibilità di seguire tutti: se nelle classi non ci sono ore di
compresenza come seguire e recuperare chi ha qualche difficoltà?;
se non ci sono insegnanti a loro dedicati specificamente, gli alunni
stranieri o disabili costituiscono un freno invece che un
arricchimento per tutti gli altri;
• la perdita della programmazione,in cui si stabiliscono obiettivi e
metodi comuni;
• mettiamo per ultime le conseguenze occupazionali per gli insegnanti,
con la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Non oso neanche pensare (e chiedo
lumi ai cervelloni che l’hanno
escogitata) quale possa essere
l’applicazione di una simile figura
professionale a livello della scuola
media, che dalla sua nascita ha
visto la pari dignità di tutti gli
insegnanti e insegnamenti.
Attenzione, perché per sopire mugugni e proteste ci stanno
raccontando che nell’ambito dell’autonomia scolastica ogni
scuola potrà organizzarsi come meglio crede. Ma non si può
garantire un servizio senza l’organico adeguato, mentre la
legge prevede che il numero di docenti assegnato alla scuola
è in relazione solo a quello necessario per coprire l’orario
corto.
Il modello organizzativo (e orario) che si può attuare
dipende dall’organico disponibile (il numero dei docenti) e
dopo tutte le proteste l’organico per coprire l’orario lungo
viene
garantito
solo
per
il
prossimo
anno.
E poi?
E’ possibile, magari per i primi anni, che venga assegnato, pur sempre
nei limiti delle disponibilità finanziarie, un organico per garantire
tutte le attività, ma non si intende garantire per legge il diritto
delle famiglie di avere un servizio corrispondente alle loro
richieste.
Si
vuole rimandare a provvedimenti amministrativi successivi
l’eventuale “concessione” di tali servizi. Si vuole, in sostanza, far
dipendere interamente dagli equilibri politici, all’interno della
maggioranza e tra maggioranza e opposizione, ai rapporti di forza
con i sindacati, alla misurazione della pressione delle famiglie, quello
che invece dovrebbe essere assicurato da una norma di carattere
generale. Si crea un’oggettiva situazione d’incertezza, che penalizza
le famiglie che dovranno, di anno in anno, studiare la legge
finanziaria e le circolari ministeriali per capire quale e quanta scuola
potranno avere i loro figli.
Si uccide l’autonomia degli istituti scolastici: quale capacità di
progettare modelli organizzativi e didattici si potrà avere senza
alcuna certezza di risorse?
Nella realtà già da quest'anno scolastico:
• sono stati tolti insegnanti di sostegno;
• non sono stati riconfermati i docenti su progetti
intercultura
(quelli
che
si
occupano
dell’inserimento degli alunni stranieri).
E’
la cristallizzazione dell'impotenza e della
rassegnazione della scuola nei confronti dei
fallimenti
scolastici
derivanti
principalmente
dall'ambiente sociale e familiare di provenienza,
quasi che la scuola non dovesse più comprendere
tra i suoi compiti quello di rendere concrete pari
opportunità per tutti e quello di creare le
condizioni adeguate per il successo scolastico di
ognuno.
L’OFFERTA FORMATIVA
 L'introduzione dell'insegnamento della lingua inglese e
dell'alfabetizzazione informatica fin dal primo anno
della scuola primaria
 Per alcune scuole però questo ha voluto dire soltanto
“spalmare” le ore previste in 3 anni (3 ore alla
settimana in 3°, 4° e 5°) sull’arco dei 5 anni (1 ora alla
settimana in 1° e 2 ore alla settimana in 2°, 3°, 4° e
5°). Il vantaggio per i bambini è nullo; è notevole il
peggioramento per gli insegnanti, che si trovano a
dover saltabeccare tra numerose classi, senza riuscire
a stabilire rapporti significativi e proficui con i
bambini
L’OFFERTA FORMATIVA - 2
 L'introduzione di una seconda lingua europea e
il
potenziamento
dell'alfabetizzazione
informatica a partire dalla prima classe della
scuola secondaria di primo grado (l’attuale
media inferiore)
 Passa sotto silenzio però che diminuisce il
numero di ore dedicate all’italiano e alla prima
lingua straniera, che si dimezzano le ore di
matematica e scienze, che si abolisce
l’educazione tecnica. E che ne sarà delle
sperimentazioni: linguistica, musicale, ecc.?
La flessibilità ipotizzata dal decreto, nell'introdurre una
netta distinzione tra ore curricolari obbligatorie (che
sono fortemente ridotte) e attività facoltative e
aggiuntive (di dubbio significato) impoverisce l’offerta
formativa complessiva rivolta a tutti gli alunni e rende
impossibile un’efficace organizzazione dei curricoli
scolastici (lasciata per buona parte alle scelte individuali
degli utenti). Se verranno confermati questi orientamenti,
la scuola non potrà progettare attività opzionali
significative né organizzare gruppi di lavoro, laboratori e
iniziative coerentemente inseriti nei programmi delle
classi.
Con il rischio di trasformare la scuola in una "fiera delle
attività integrative" di inconsistente valore educativo.
Inoltre la flessibilità ipotizzata introduce una
pericolosa gerarchia fra le discipline,
ingiustificata dal punto di vista culturale e
pedagogico ed estranea alla cultura professionale
dei docenti.
C’è quindi il fondato timore che piuttosto che
lasciare a scuola i propri figli a svolgere attività di
dubbia qualità, chiunque ne avrà la possibilità se li
andrà a prendere. Chi potrà farlo si pagherà corsi
pomeridiani di buon livello fuori dalle scuole;
resteranno a scuola gli altri, i figli di chi proprio
non può fare a meno di lasciarli a scuola o di chi
non può permettersi attività a pagamento.
CONCLUSIONI
• Si sta perseguendo coscientemente e
coerentemente
una
strategia
di
distruzione del sistema dei servizi
pubblici: si è cominciato con la sanità, si è
passati ora alla scuola pubblica.
• In questo senso vanno interpretati anche i
massicci finanziamenti alla scuola privata,
aggirando con un escamotage il divieto
costituzionale, e l’immissione in ruolo dei
docenti di religione con spese a carico
dello stato.
Due paginette di decreto legislativo spazzano quindi via, di
colpo, anni di lavoro, di corsi di aggiornamento, di
sacrificio, di impegno di dirigenti scolastici e di docenti.
Spazzano via la contitolarità e la pari dignità dei docenti, il
lavoro per team, il tempo pieno, l’integrazione delle diverse
attività offerte dalla scuola in un unico progetto didattico,
la
mensa
vissuta
come
momento
educativo.
Il decreto legislativo butta via una scuola che, finora, pur
con alcuni limiti, ha dimostrato di funzionare.
La riforma che viene pubblicizzata in tutti i modi,
utilizzando canali legittimi e illegittimi, pubblici e privati,
sussurrati e urlati da tutti i mezzi di comunicazione di
massa, non soddisfa assolutamente tutti quei genitori, tutti
quegli insegnanti, tutti quei cittadini che hanno avuto la
fortuna di ricevere su di essa un’informazione esauriente e
libera da manipolazioni e omissioni.
Il problema non è che la
riforma non piace
all’opposizione perché l’ha
fatta la maggioranza
E’ che viene giudicata
sbagliata dalla stragrande
maggioranza di chi la scuola
la fa concretamente.
Con questa riforma la scuola non è più il "luogo ideale" di
incontro, di apprendimento, di gioco e soprattutto di
crescita, ma appare come il ”contenitore-parcheggio" in cui
passare
a
ritirare
alcuni
prodotti.
Si tenta di far passare come "progetto educativo che pone
al centro la persona", un progetto che tende alla
distruzione delle relazioni e delle interrelazioni, che tanto
servono ad una crescita armoniosa dell'individuo. Chi è
cresciuto così, una volta diventato adulto riuscirà a sentirsi
parte integrante della società. Il modello culturale di
questa riforma porta invece a far crescere soggetti isolati,
che devono imparare in fretta a concretizzare e
monetizzare le proprie eventuali capacità e potenzialità,
ignorando le esigenze, capacità e potenzialità degli altri.
Non é giusto che l'indirizzo alle diverse
"carriere", come dice il ministro nella sua lettera
alle famiglie, ma che sarebbe forse più corretto
definire "destini", avvenga sulla base delle
condizioni di partenza dei vari individui-bambini:
questo nuovo sistema premia solo chi ha alle
spalle una famiglia solida (sia dal punto di vista
economico che sociale), che avrà cioè modo e
possibilità di curare al meglio tutte le cosiddette
"materie extracurricolari”. E’ esattamente il
contrario che fornire a tutti pari opportunità di
partenza, lasciando che siano poi l’impegno ed il
merito di ognuno a stabilire le differenze, come
propugnato da un’autentica cultura liberale.
Le scuole private sono sicuramente una
ricchezza del paese, che chiunque deve
poter
liberamente
scegliere
per
l'educazione del proprio figlio, ma non
devono essere né pagate né sovvenzionate
con i soldi delle tasse dei cittadini. I soldi
che i cittadini pagano con le tasse
dovrebbero invece essere completamente
dedicati a migliorare, ampliare e arricchire
le strutture della scuola pubblica, che
invece deve richiedere il contributo
personale e privato dei genitori per
comperare le cose più essenziali.
Non mi piace l'idea di società futura
prefigurata da questa riforma: una
società in cui viene enormemente
ampliata la biforcazione tra coloro i
quali si preparano ad assumere un ruolo
di guida nel Paese e coloro i quali non
avranno neanche gli strumenti critici
minimi per comprendere le più semplici
dinamiche sociali e politiche.
C'e una verità elementare, la cui ignoranza uccide
innumerevoli idee e splendidi piani: nel momento in
cui ci si impegna a fondo, anche la provvidenza
allora si muove. Infinite cose accadono per
aiutarla, cose che altrimenti mai sarebbero
avvenute. Qualunque cosa tu possa fare, o
sognare di poterla fare, incominciala. L'audacia ha
in sè genio, potere e magia.
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