Si ringraziano
per avere concesso in prestito foto e cartoline tratte
dalla propria collezione:
Sig. Mario Girgenti, prof. Alberto Jannì, prof. Rosario
La Duca, dott. Giulio Perricone.
per la disponibilità nel fornire notizie:
Angela Maria Alcuri, Renato Ammirata, Cesare
Barbera, Silvano Barraja, Claudio Benvenuti,
Fortunato Bonafede, Valerio Cammarata, Sabina
Caruso, Giovanni Chiavetta, Lelia Collura, Ernesto
Dagnino, Salvina Falletta, Gaetano Friscia, Luigi
Giuffrè Sirretta, Salvatore Greco, Salvatore Mario
Inzerillo, Salvatore Lazzara, Renato Lipari, Cesare
Augusto Madia, Antonino Maggiore, Rosalia Merulla,
Donato Messina, Aldo Nuccio, Rosalia Perricone
Buccheri, Pino Ingraiti, Rosa Maria Ponte Fucarino,
Ida Rampolla del Tindaro, Franco Reale, Vittorio
Riera, Elena Sbacchi Cusimano, Caterina Saeli,
Mario Scaccianoce, Nunzio Scibilia, Giulia
Sommariva, Giacomo Tornabene, Nino Vicari.
Un sentito ringraziamento ad Eliana Calandra,
direttrice, Cecilia Bilello, Antonio Di Lorenzo, Anna
Massa, Girolamo Mazzola ed al personale tutto
dell’Archivio Storico Comunale.
Adriana Chirco - Mario Di Liberto
VIA ROMA La “Strada Nuova” del Novecento
ISBN 978-88-7758-836-4
© 2008 by Dario Flaccovio Editore s.r.l.
Viale Croce Rossa, 28 - 90144 Palermo
Tel. 0916700686
www.darioflaccovio.it - [email protected]
Prima edizione novembre 2008
Fotografie
Salvo Veneziano
Progetto grafico e impaginazione
Maurizio Accardi
Fotografia copertina
Rino Porrovecchio
Stampa e allestimento
Priulla, Palermo
Chirco, Adriana <1956->
Via Roma / Adriana Chirco, Mario Di Liberto. Palermo : D. Flaccovio, 2008.
ISBN 978-88-7758-836-4
1. Palermo – Via Roma.
I. Di Liberto Mario <1942->
711.4109458231 CDD-21
SBN Pal0214434
CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere
effettuate nei limiti del 15% del volume dietro pagamento
alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della
legge 22 aprile 1941 n. 633.
Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale,
economico o comunque per uso diverso da quello personale
possono essere effettuate solo a seguito di specifica
autorizzazione rilasciata dagli aventi diritto/dall’editore.
Un sentito particolare ringraziamento ai dirigenti ed a
tutto il personale dell’Archivio notarile di Palermo.
Indice
Presentazione
9
La via Roma entro le mura
• Il progetto della via Roma
• Il primo tronco: dalla via Vittorio Emanuele alla via Cavour
• L’appalto Bonci & Rutelli per il secondo tronco: dalla Stazione centrale
alla via Vittorio Emanuele
11
11
14
19
Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione
25
Cronologia comparata
32
Nota redazionale
37
SECONDO TRONCO 1915 -1922
Stazzone-Ospedaletto: dalla Stazione centrale alla via Divisi
• Ingresso monumentale
43
49
Lato destro
1
2
3
4
5
6
7
Palazzo Caputo-Pirrotta
Palazzo delle Ferrovie
Palazzo Rutelli-Traina
Palazzo Prestana
Palazzo Corselli-Traina
Palazzo Corradino-Alesi
Palazzo Ingrassia - Società Sicula Palermitana
54
55
57
58
59
60
61
Lato sinistro
1
2
3
4
5-6
7
Palazzo Cooperativa “La Vittoria” II
Palazzo Napolitano
Palazzo Cooperativa “Il Piave”
Palazzo Lombardo Lagane I
Palazzi Vilardo e Gagliardi
Palazzo Bonci-Rutelli
63
64
66
67
68
70
Giardinaccio: dalla via Divisi alla Discesa dei Giudici
71
Lato destro
Palazzo Tarantino
9 Palazzo Frisella Vella
10 Palazzo Lepanto
77
78
79
8
5
VIA ROMA
Palazzi Caputo e Di Leo-Troja
13 Palazzo Ganci Cavarretta
14 Palazzo Barraja
15 Palazzo Celestre
80
82
83
85
11-12
Lato sinistro
8
9
10
11
12
Palazzo Scibilia detto “S.P.E.”
Palazzo Vaccaro
Palazzo Caltagirone II
Palazzo Pino Ingraiti
Palazzina Di Carlo-Dones
87
89
90
92
94
Tornieri: dalla Discesa dei Giudici alla via Vittorio Emanuele
95
Lato destro
Palazzo Giglio Sabatini
Palazzo del Banco di Sicilia
18 Palazzo Scordato
101
103
106
16
17
Lato sinistro
Palazzo Paladino
Cine Teatro e Palazzo Finocchiaro
15 Palazzo Coffaro
16 Palazzo Savona
108
110
113
115
13
14
PRIMO TRONCO 1895-1910
Rione Sant’Antonio e Conceria:
dalla via Vittorio Emanuele alla via Bandiera
119
Lato destro
Palazzo Tramontana
chiesa di Sant’Antonio Abate
21 Uffici comunali
129
131
134
19
20
Lato sinistro
Palazzo Arezzo
18 Teatro Biondo
19 Palazzo Biondo
20 Palazzo Avarna di Gualtieri
136
138
140
141
17
Piazza San Domenico:
dalla via Bandiera alla via Torre di Gotto
143
Lato destro
• La chiesa e il convento di San Domenico
22 Palazzo La Rinascente (ex Palazzo Bonomolo)
151
154
Lato sinistro
Palazzo Moncada di Paternò (ex Palazzo Montalbano)
22 Palazzina Agnese-Bonsignore
23 Palazzo Ponza (Marassi Rossi)
21
Palazzo e giardino Monteleone: dalla via Torre di Gotto al cortile Piccolo
158
162
163
165
Lato destro
23
24
Palazzo della Banca Nazionale del Lavoro
Palazzo Lombardo Lagane II
176
177
6
Indice
25
Palazzo Caltagirone I
178
Lato sinistro
24
25
Palazzo del Credito Italiano
Palazzo delle Poste
179
182
Itria e Olivella: dal cortile Piccolo alla via Cavour
187
Lato destro
26
27
28
29
30
31
Palazzina Rosano
Palazzo Chiarchiaro
Palazzo Abbate-De Castro
Palazzo Florio-Tirrenia
Palazzo Ammirata
Palazzo Assicurazioni Venezia
191
192
194
196
198
200
Lato sinistro
Museo archeologico regionale “A. Salinas”
Palazzo Oddo Fileti
28 Palazzo Ponte-Cavarretta
29 Palazzo Gallo Favaloro
202
206
207
208
26
27
VIA INGHAM 1863-1912
•
•
•
•
La via Ingham: via Roma fuori le mura
Dalla via Cavour alla via Francesco Bentivegna
Dalla via Francesco Bentivegna alla via Principe di Granatelli
Dalla via Principe di Granatelli alla via Emerico Amari
Il quartiere della via Ingham
211
214
217
219
220
Lato destro
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
Palazzo Carella
Palazzina Romano
Palazzina La Manna-Costantino-Romano
Palazzo Boero (ex Palazzo Guglielmini-Carcione)
Palazzo Compagnia Tirrena di Assicurazioni (ex Palazzo San Giuseppe)
Palazzo D’Arca
Palazzo Argento-Zangara
Chiesa Anglicana della Santa Croce (Holy Cross)
Palazzo Madìa (ex Palazzo Russo Radicella)
Palazzo Cooperativa “La Vittoria” I
Cristal Palace Hotel (ex Palazzo Ammirata)
Palazzo Planeta
Palazzo Mancuso
Palazzo Milia-Porzio
Palazzo Savagnone-Riccobono
222
223
224
225
227
228
229
231
234
237
238
239
240
241
242
Lato sinistro
30
31
32
33
34
35
36
243
247
248
249
251
252
257
Palazzo Saponara
Palazzo Lipari-Baratta
Palazzo De Ponte-Scaccianoce
Palazzo Giunta-Scaglia
Palazzo Di Lorenzo
Grand Hotel et Des Palmes
Palazzo Amoroso (ex Palazzina Pintacuda)
7
VIA ROMA
Palazzo Carella Lo Casto
38 Palazzo Edilpalermo (ex Palazzo Scribani)
39 Palazzo Moretti-Romano
40 Palazzo Geraci-Di Pisa
258
259
260
261
37
Genealogie
Bonomolo Zingone
Caminneci Valguarnera Lello
Carella
Cavarretta
Chacon
Ingham Whitaker
Montalbano
Pignatelli Aragona Tagliavia Cortes
Russo Radicella
Tagliavia
263
264
265
266
267
268
269
270
271
272
273
Bibliografia
275
Indice dei nomi
279
8
Presentazione
Nel guardare la foto dei luoghi distrutti per l’apertura di via Roma ho rivissuto le stesse emozioni, gli
stessi angoscianti pensieri vissuti qualche anno fa, in occasione della preparazione di una mostra fotografica, davanti alle immagini dei bombardamenti del 1943.
Nel primo caso, i risultati di un’azione scellerata, nel secondo i presupposti di un progetto cieco; in
entrambi, sono scorse tra le mie mani immagini di luoghi lontanissimi, non nel tempo – sono passati appena ottant’anni dalle demolizioni per la via Roma e sessanta dall’ultima guerra – eliminati dalla memoria
della città che ha rinnegato più volte intere fasi del suo passato.
È vero, nelle immagini che precedono l’apertura della via Roma, scattate tra la fine del XIX secolo e l’inizio del successivo per documentare il degrado che giustificava le demolizioni, alcune delle quali riportate nel
testo, si scorgono piccoli e ciechi cortili privi di luce ma pieni di tangibile povertà. Però vi appare una città viva,
ricca di operosa quotidianità: si vedono gli impagliatori, i trasportatori, gli uomini seduti a conversare, le donne
intente ai lavori domestici, i “robbi stinnuti”, i bambini occupati a raccogliere acqua dalle fontanelle.
Vi sono anche interessanti scorci di strade con la tipica pavimentazione a basole, palazzi nobiliari
mescolati a bei palazzetti con i balconi a petto d’oca e ricercate cornici in stucco, a ricalcare più nobili
dimore. Poi le botteghe, spesso senza insegna, che fanno pensare a tempi e a paesi lontani anni luce dal
nostro perverso sistema pubblicitario basato su abbacinanti congestioni.
Incroci, passaggi, dedali di strade attive, un delizioso susseguirsi di percorsi, intricati e intriganti, che
rimandano a quei centri antichi che spesso ammiriamo e ricerchiamo in altre realtà.
Le belle piazze: la raccolta piazza S. Rosalia, la piazzetta dell’Ospedaletto, la piazzetta della Messinese. Quale sorpresa, poi, sbucare dalla stretta via Monteleone, dalla convulsa via Bandiera o dalla
brulicante via Maccheronai e trovarsi nello spazio elegante della raffinata piazza S. Domenico, vera e
unica piazza, creata secondo un piano preordinato di sapore settecentesco mitteleuropeo.
Mi è sembrato surreale che la sua eliminazione sia stata perpetrata in modo così sistematico e preordinato. La via Roma ha rappresentato, nel Novecento, un “taglio” importante del tessuto urbano preesistente,
allo stesso modo in cui lo fu, nel XVII secolo, la “Strada Nuova”, poi denominata via Maqueda. Da qui l’idea di documentare, prima che venga definitivamente archiviata, una pagina della città irrimediabilmente
perduta, sicuri che oggi, con la mutata cultura dei beni architettonici e la diversa sensibilità nei confronti
del patrimonio edilizio e sociale di una città, tutto questo non sarebbe possibile.
Quella che appare oggi, quando il passaggio di tre o quattro generazioni ha visto sfumare i ricordi del
passato, è tuttavia un’immagine elegante, che sta riprendendo corpo attraverso i restauri.
La via Roma è un interessante repertorio dell’architettura del XX secolo, vi si possono leggere con facilità stili, sistemi costruttivi, mode che hanno caratterizzato i primi cinquant’anni del secolo scorso: bei
palazzi, ricchi di decorazioni eclettiche e liberty, si susseguono lungo il lineare percorso che svela qualche interessante tappa artistica, come il Palazzo delle Poste – vero scrigno di arte déco e futurista – le
antiche chiese, il Museo archeologico e i teatri liberty.
Il cittadino attento scorgerà un vero e proprio registro di elementi decorativi tra i più fantasiosi, utilizzati con maestria ed eleganza: particolari di pregio come vetrate policrome, stucchi, dettagli, che arricchiscono
gli edifici, dando a ciascuno un’identità propria.
9
VIA ROMA
La ricerca d’archivio, svolta con la consueta professionalità e caparbietà da Mario Di Liberto, ha consentito di ricostruire per intero sia le fasi progettuali, sia la realizzazione dei vari tronchi della via Roma
e degli edifici che la affiancano. E, con grande emozione, ci ha consentito di ritrovare le tracce di antichi
palazzi la cui reale ubicazione era rimasta misteriosa.
È il caso di Palazzo Monteleone, l’enorme edificio con magnifico giardino che sembrava scomparso
insieme al nome e del quale, invece, è stato possibile ricostruire storia e vicende.
A.C.
10
La via Roma entro le mura
Il 7 giugno del 1886 s’inaugurava la nuova Stazione Centrale della Ferrovia che si apriva lungo
la via Lincoln in posizione intermedia tra via Garibaldi e via Maqueda, di fronte alla piazzetta del
Grano, a ridosso delle mura cinquecentesche della città. La posizione della nuova importante struttura determinò la necessità di sistemare dal punto di vista urbanistico l’intera zona tra corso dei
Mille e il piazzale della Stazione e di definire un
comodo e immediato accesso alla città dal piazzale.
Nel 1885 fu dato incarico a un collegio di tecnici di proporre un “piano di fondamentali riforme e ingrandimenti” per la città3. Il nuovo piano
doveva comprendere case per i lavoratori, reti
idriche e fognarie, infrastrutture, proposte di
sventramento delle zone ritenute malsane, specialmente in alcuni quartieri del centro storico,
e interventi di diradamento dell’edilizia.
La proposta dei tecnici fu definita in due progetti, uno grandioso e l’altro economico. Il primo
prevedeva la divisione dei quattro mandamenti
in sedici comparti con l’apertura di quattro nuove arterie, all’incrocio delle quali era prevista la
realizzazione di piazze. Il piano “economico” si
basava invece su piccole brecce tra le strade considerate più malsane e sul reperimento, attraverso dosati diradamenti, di piccole aree libere.
Fu preferito un piano intermedio, redatto dall’ing. Felice Giarrusso, che pur dando attuazione
al piano economico non rinunciava ad alcune novità previste dal piano grandioso. Il piano Giarrusso prevedeva l’apertura di quattro grandi arterie che avrebbero tagliato il vecchio centro, e
nuovi ampliamenti edilizi in quartieri esterni dove avrebbero dovuto trovare posto gli abitanti
Il progetto della via Roma
Subito dopo l’unificazione, il primo sindaco di
Palermo, Giulio Benso, duca della Verdura, diede mandato a un collegio di architetti di studiare un progetto di riforme topografiche e decorative per la città, con proposte di sventramento e
risanamento delle zone ritenute malsane e la creazione di grandi arterie, meglio rispondenti ai nuovi criteri di viabilità e di trasporto urbano1.
Fra le altre, era prevista una strada larga venti metri che da piazza Fieravecchia – odierna
piazza Rivoluzione, dove giungeva via Garibaldi
– attraversando piazza S. Domenico e allargando via Gagini si prolungava oltre via Cavour, fino a via Scinà, creando una comunicazione diretta tra il porto e corso dei Mille, dove si svolgeva allora il traffico principale con le altre province siciliane2.
In seguito a tale piano nel 1863-64, sotto la sindacatura di Antonio Starrabba, marchese di Rudinì, fu realizzato un tratto tra via Cavour e via
Mariano Stabile, denominato via Ingham.
Nel 1866 l’ufficio tecnico del Comune elaborò
un piano regolatore e di ampliamento della città
che teneva conto delle indicazioni del progetto
del 1860, delle infrastrutture e dei progetti per la
nuova linea ferroviaria di circonvallazione e della stazione ferroviaria che a partire dal 1863 erano in fase di studio.
1 Cfr. Felice Giarrusso, La via Roma, in “Panormus”, rivista amministrativa del Comune, anno II, n. 3, ago-dic. 1922,
pag. 45.
2 La prima linea ferroviaria della Sicilia da Palermo a Bagheria fu inaugurata il 28 aprile 1863; in seguito il tratto fu
proseguito fino a Termini. La stazione provvisoria si trovava in via del Secco, nei pressi di via Oreto. Cfr. M. Carcasio,
S. Amoroso (a cura di), Le stazioni ferroviarie di Palermo, Palermo, 2000.
3 Delibera comunale 28 marzo 1885.
11
VIA ROMA
cerchio che circondava il monumento a Vittorio
Emanuele, eretto nel piazzale esterno della Stazione, andava ad uscire nel mezzo dello sbocco
di via Ingham sulla via Cavour. La lunghezza dal
monumento alla via Ingham sarebbe stata di m.
1375 circa”5.
Il nuovo asse stradale, dunque, con il sistema
del rettifilo riproponeva il principio barocco dell’incisione operata direttamente sul tessuto precostituito [...] nascondendo […] complessi rioni popolari e l’intricato mercato della Vucciria 6 con
nuove cortine edilizie in cui sistemare i contenitori delle attrezzature necessarie al sistema economico-amministrativo della moderna borghesia. Sui nuovi fronti si prevedeva infatti di allineare banche, grandi edifici pubblici per i nuovi servizi amministrativi, uffici pubblici e commerciali, sedi di rappresentanza di istituti di credito, teatri, caffè, palazzi residenziali prestigiosi e negozi.
Il progetto della via Roma fu presentato alla
città come un’opera di grande respiro, un completo rinnovamento edilizio della città una via
larga, elegante, signorile, simile ad un polmone
che permettesse la respirazione di aria pura e salubre ad interi rioni [...] fiancheggiata da magnifici edifici, da palazzi che la rendessero una delle
più aristocratiche strade della nostra città 7.
Nelle intenzioni dei progettisti e dei promotori dell’opera, a destra e a sinistra della nuova strada, sarebbero dovuti sorgere: il Palazzo delle Poste, il Palazzo di Giustizia, il Palazzo delle Ferrovie, il Palazzo della Banca d’Italia e il Palazzo del
Banco di Sicilia, a renderla magnifica e solenne
con l’imponenza delle loro moli.
La nuova arteria fu divisa in cinque tronconi:
1 dalla via Lincoln alla via Divisi,
2 dalla via Divisi alla via Vittorio Emanuele,
3 dalla via Vittorio Emanuele alla via Bandiera,
o piazza S. Domenico,
4 dalla via Bandiera alla via Bara,
5 dalla via Bara alla via Cavour.
delle case demolite; nell’assegnazione delle abitazioni prevalevano però le distinzioni di casta
in base al reddito. Nell’ambito del centro antico
si riteneva opportuna la riqualificazione di comparti urbani per mezzo di gallerie coperte, previste nei pressi di piazza S. Domenico, e di portici per le nuove strade.
Nel piano di risanamento della città di Palermo, redatto in data 8 settembre 1886, fra gli altri
lavori volti a bonificare la parte centrale della
città, era prevista una grande arteria che, in rettifilo, partendo dalla Stazione delle “Ferrovie Sicule”, e attraversando i due mandamenti Tribunali e Castellammare, sfociava nella via Cavour
di fronte alla via Ingham, già realizzata. L’andamento della nuova arteria fu poi modificato in un
tratto rettilineo fino alla via Bara e un secondo
tratto di raccordo con la via Ingham per diminuire la divergenza dei due assi stradali.
La larga strada che tagliava trasversalmente
due mandamenti del centro antico, comprendeva il risanamento dei rioni Stazzone, Santa Rosalia, Giardinaccio, Lattarini, Conceria e Itria. L’arteria aveva lo scopo dichiarato di collegare le
maggiori attrezzature urbane, la Stazione ferroviaria e il porto mercantile, agevolare la viabilità
nel centro antico e consentire il risanamento igienico di quartieri ritenuti degradati; tuttavia era
palese l’interesse degli urbanisti per una nuova
struttura viaria che desse alla città prestigio storico e politico, sull’esempio di realizzazioni simili in altre città europee. Questa nuova ampia strada, oltre allo scopo di creare una diretta comunicazione centrale col porto, ha altresì lo scopo importantissimo di diminuire il traffico della via Maqueda che, in talune ore era divenuto eccessivo,
essendone la larghezza circa dodici metri 4.
Nello stesso tempo, la nuova arteria, collegando in modo veloce le due importanti attrezzature commerciali e scavalcando la città antica, avrebbe rappresentato in modo tangibile un segno nuovo e moderno, ferma indicazione della svolta che
la Palermo borghese e imprenditoriale dell’ultimo quarto dell’Ottocento avrebbe voluto imprimere alla sonnolenta città borbonica.
“La nuova arteria era in progetto fissata secondo un perfetto rettifilo con larghezza di metri 20
e con asse che dalla metà della corda del semi-
5 Municipio di Palermo, Relazione della Commissione governativa d’inchiesta sulla costruzione di via Roma in Palermo, 1907, pag. 2.
6 M. Gentile, Il Museo nazionale di Palermo. Progetti e controversie nella lunga storia del fronte su via Roma, in LEXICON, Storia dell’architettura in Sicilia, numero 0, n.s. luglio
2004.
7 Giornale di Sicilia, 1 febbraio 1916.
4 F. Giarrusso, cit., pag. 46.
12
La via Roma entro le mura
Alla fine del 1905 veniva presentata al Consiglio comunale la proposta del consigliere Giuseppe Lanza di Scalea di un’inchiesta in merito alle
varianti intervenute rispetto al progetto approvato per la via Roma. A seguito delle inchieste si
sospettarono irregolarità e favoritismi nelle procedure e nei prezzi pagati per l’esproprio dei fabbricati, che ebbero voce pubblica a seguito di
un’intervista pubblicata sul Giornale di Sicilia del
19 febbraio 1907.
Il 22 febbraio successivo il Consiglio comunale deliberava l’istituzione di una Commissione ad
hoc, formata dal sindaco, due assessori, un consigliere e un membro esterno, che si dimise poco tempo dopo; con decreto 23 aprile 1907 fu infine istituita una nuova commissione formata da
tre funzionari statali.
L’inchiesta riguardò sia gli atti, sia gli amministratori, i funzionari e gli appaltatori. La commissione esaminò in particolare la regolarità del tracciato della via Roma, la corrispondenza di questo con il progetto approvato, la regolarità sulle
concessioni delle aree relative al rione Conceria
e sui prezzi pattuiti per gli espropri e relative responsabilità.
Tuttavia non mancarono casi evidenti di favoritismo nell’assegnazione delle aree e negli atti,
legittimati dalla mancanza del tempo necessario
alla redazione completa degli stessi, dall’incalzare dei lavori, da sopravvenute necessità e dalla
volontà di dare lavoro alle masse operaie. Dall’inchiesta emersero supervisioni troppo affrettate da parte dei funzionari di controllo, mancati inoltri a organismi competenti, intese e ordini
verbali, giustificati da “assoluta buonafede” dei
funzionari pubblici. Furono accertate vere e proprie incompatibilità tra funzioni assegnate a uno
stesso professionista, risultarono clausole mancanti o male espresse nei contratti di appalto, casi di tolleranza dovuti alle “speciali circostanze
del momento”, concessioni edilizie rilasciate senza opportuni controlli sull’adempimento degli
obblighi assunti dagli imprenditori con il Comune o palesi interessi degli imprenditori all’esecuzione di fabbricati sulla nuova via e la conseguente fretta di edificare, anche in assenza del pieno
possesso delle aree e quindi in mancanza dell’allineamento regolare e dei livelli. L’unica cosa positiva accertata fu la massima sollecitudine, in
un primo momento, a risolvere i contenziosi nel
Il progetto fu approvato dal Consiglio comunale con delibera 27 novembre 1886, fu quindi presentato per ottenere la dichiarazione di pubblica utilità e l’estensione delle opere necessarie secondo la legge n. 2892 del 15 gennaio 1885, detta legge di Napoli,8 col cui strumento era previsto il risanamento dei rioni insalubri previsto dal
piano regolatore redatto da Felice Giarrusso e
adottato nel 1886. In particolare, rientravano negli interventi di risanamento del piano i tratti:
primo (dalla via Lincoln alla via Divisi), terzo (dalla via Vittorio Emanuele alla via Bandiera) e quinto (dalla via Bara alla via Cavour).
Poiché il piano di risanamento non ottenne l’approvazione, si rese necessario un nuovo progetto, redatto dallo stesso ing. Giarrusso nel 1889 e
approvato nella seduta consiliare dell’11 ottobre
dello stesso anno. Il nuovo progetto limitava il
risanamento ai rioni considerati insalubri in modo da ottenere i finanziamenti previsti con la legge di Napoli; il tracciato della strada fu lievemente spostato verso oriente, prevedendo l’innesto
con la via Ingham all’altezza del cortile Caruso,
riducendo la lunghezza della nuova arteria di circa cinquanta metri (m 1316), e la creazione di
una piazza per ottenere un migliore raccordo tra
le due strade. Il nuovo tracciato inoltre aveva il
vantaggio di evitare la demolizione di parte del
Museo Nazionale che, secondo il primo progetto, avrebbe interessato la Sala delle Metope.
Con contratto d’appalto 20 luglio 1895, fu aggiudicata all’impresa Cuzzaniti-Rutelli l’esecuzione del tratto via Vittorio Emanuele-via Bandiera,
sotto la direzione dell’Ufficio del Risanamento,
diretto dall’ing. Felice Giarrusso. In questo tratto rientravano i risanamenti dei rioni S. Antonio
e Conceria. I lavori durarono dall’ottobre 1895 all’ottobre 1898.
In seguito fu compilato un nuovo piano particolareggiato approvato con legge 19 maggio 1904,
detta legge Bonanno dal nome dell’allora prosindaco Pietro Bonanno, confermato dal Regio decreto 23 marzo 1905.
8 La legge nazionale per Napoli fu promulgata in seguito
alla terribile epidemia di colera propagatasi nella città partenopea nell’estate del 1884, che mise in luce le disastrose
condizioni igieniche ed edilizie di molti quartieri di quella
città; il 15 gennaio 1885 la legge, che consentiva l’esproprio
per pubblica utilità in caso di risanamento, fu estesa all’intero territorio nazionale.
13
VIA ROMA
Piano d’insieme della nuova via Roma, compreso tra la piazza della Stazione Centrale e la via Cavour, 1897 (propr. Rosario La Duca).
caso di interessi reciproci dell’amministrazione
e dei privati.
I risultati della commissione misero l’accento
soprattutto sulle negligenze dei funzionari pubblici, su alcuni conflitti d’interesse e sui ritardi
nel compiere i lavori, dovuti principalmente alle
controversie per le espropriazioni e ai lavori sopravvenuti per inconvenienti di diversa natura,
al contrario della fretta che nei primi atti dei lavori aveva fatto sorvolare su molte formalità e
adempimenti. Nel 1907 appariva chiaro che i lavori non sarebbero stati conclusi entro l’anno
successivo, così come previsto all’atto dell’approvazione dei lavori.
Complessivamente i lavori comportarono per
il Comune un guadagno rispetto alle cifre preventivate: maggiori incassi si ebbero nella vendita
delle aree di risulta dalle demolizioni e per i materiali utili ricavati; altri risparmi si ebbero negli
espropri e nelle demolizioni stesse, spesso effettuate dagli stessi proprietari.
Per convenzione si suole indicare come primo tronco il tratto di strada da via Vittorio Ema-
nuele a via Cavour, il cui taglio è stato eseguito
per primo, tra il 1895 e il 1910, e come secondo
tronco il tratto che va dalla Stazione ferroviaria
a via Vittorio Emanuele, eseguito tra il 1915 e il
1922.
Tuttavia, occorre tener conto che le costruzioni hanno seguito tempi e modalità diverse di esecuzione. I primi fabbricati sorsero nei primi anni del Novecento, ma l’edificazione fu completata, per entrambi i tronchi, verso la fine degli anni Trenta.
Il primo tronco:
dalla via Vittorio Emanuele alla via Cavour
Nel 1892, in attesa della definitiva approvazione del piano, che avverrà con legge n. 344 del 19
luglio 1894, fu decisa l’attuazione degli stralci relativi al risanamento dei rioni S. Antonio e Conceria9.
9 Seduta consiliare del 10 marzo e Regio decreto 19 luglio.
14
La via Roma entro le mura
Il nuovo tracciato della strada veniva però a
passare a soli 8,5 m dalla piazzetta Marchese Arezzo, e il Palazzo Arezzo – che doveva essere in
buona parte demolito – avrebbe avuto sulla via
Vittorio Emanuele solo un breve prospetto che
fu giudicato poco decoroso. L’Ufficio tecnico rinvenne allora un errore nella pianta catastale (sic!)
per cui il 31 maggio 1893, essendo sindaco il marchese Pietro Ugo delle Favare e su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici, Pietro Bonanno, fu
approvata la variante al tracciato precedente,
con la quale – a fronte di un ulteriore spostamento verso oriente di quattro metri dell’asse stradale all’altezza di Palazzo Arezzo – restava al palazzo stesso un prospetto su via Vittorio Emanuele di metri 12, con notevole vantaggio economico e di posizione per l’edificio che veniva a trovarsi in un punto nevralgico della nuova strada.
La motivazione della variante addotta dal Consiglio comunale fu il risparmio economico rispetto al progetto originario per i minori oneri d’esproprio dovuti alla conservazione di Palazzo
Arezzo.
Nella seduta del Consiglio comunale del 10 febbraio 1895, fu approvata la variante al piano di
risanamento del rione Conceria che, pur non intervenendo direttamente sul tracciato della via
Roma nell’attraversamento del rione stesso, mutava la disposizione delle strade adiacenti, degli
innesti e delle superfici disponibili sul lato occidentale della nuova via Roma.
Il 22 novembre 1897, fu approvato il progetto
particolareggiato e di esecuzione del tronco di
via Roma compreso tra via Vittorio Emanuele e
via Bandiera, che faceva parte del piano di risanamento della città.
I lavori furono eseguiti sotto la direzione dell’ing. Felice Giarrusso, coadiuvato dall’ing. Francesco Corrao, sulla base della variante al progetto del 1889 approvata nel 1893 che permise la
conservazione di Palazzo Arezzo nella quasi totale integrità. I nuovi lavori comportarono, invece, ulteriori demolizioni sul fronte orientale, sia
lungo via Vittorio Emanuele (Palazzo Tramontana) sia in corrispondenza della via Maccheronai
dove residuava un’esigua superficie stretta e al15
VIA ROMA
Nel 1901, tali problematiche furono indagate
dall’inchiesta Carlo Schanzer, i cui effetti in ogni
modo non influenzarono l’andamento dei lavori.
La vista degli edifici rimasti parzialmente demoliti, delle aree vuote di quelli eliminati, nonché delle povere e degradate case della Vucciria,
rimaste scoperte dai lavori, spinse l’amministrazione comunale a deliberare in breve tempo la
prosecuzione dei lavori. Ma, sebbene la delibera consiliare del 3-11 agosto 1899 e la delibera 24
gennaio 1904 avessero approvato l’inizio dei lavori del successivo tratto della via Roma da via
Bandiera a via Bara (quarto tratto), per la mancanza dei fondi necessari, tali lavori furono intrapresi solo nella seconda metà del 1904, dopo la
delibera comunale che stornava parte dei fondi
destinati al risanamento della città antica a favore del completamento della via Roma11. Né il piano di Risanamento del 1889, né il piano della via
Roma del 1904 furono mai approvati dalla Giunta provinciale, che nel 1889 approvò il progetto
di risanamento solo in linea tecnica e per il vincolo di bilancio ed espresse soltanto un voto favorevole alle due iniziative comunali.
Per il completamento del quarto e quinto troncone dalla via Bandiera alla via Cavour, furono
assegnati tre anni di tempo e una somma di Lire
1.128.900. Nel 1905 fu istituito un Ufficio speciale, composto da funzionari di fiducia dell’amministrazione comunale, tra i quali l’avv. Vincenzo
Ramirez, vice segretario generale, e l’ing. Felice
Giarrusso, capo dell’Ufficio lavori pubblici, sostituito poi dell’ing. Francesco Corrao. La Commissione aveva funzioni amministrative, tecniche,
legali, direttive ed esecutive; avrebbe dovuto procedere agli espropri, alla presa di possesso dei
fabbricati, all’assegnazione per le demolizioni e
agli adempimenti dei lavori occorrenti. Non si
tenne conto dell’unicità dell’opera che continuò
a presentare ritardi nell’esecuzione; inoltre, l’anno successivo fu collocato a riposo l’ing. Giarrusso, progettista e direttore tecnico dell’opera, e a
capo dell’Ufficio lavori pubblici fu nominato l’ing.
Luigi Castiglia.
Ai fini delle espropriazioni il nuovo tronco della
via Roma fu suddiviso in zone: zona 1 da via Bandiera a via Monteleone; zona 2 da via Monteleone
lungata, la soppressione del vicolo e della piazzetta S. Antonio che dava accesso alla chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate, che venne a trovarsi a una quota notevolmente più alta rispetto
a quella del tracciato stradale, le demolizioni delle case del rione Conceria ricadenti sul tracciato stradale, la parziale demolizione di Palazzo
Avarna dei duchi di Gualtieri10. Il lato orientale
della nuova arteria venne a coincidere con l’antica via Maccheronai, verso la quale fu innalzata
una balaustra per coprire il notevole dislivello
tra le due strade.
Il tracciato della via Roma, sempre in rettifilo,
risultava lievemente spostato lungo tutto il percorso. Infatti, nella pianta allegata alla revisione
del progetto nel 1904, l’inizio dell’arteria risultava spostato a valle di circa due metri; il punto di
partenza non fu più alla metà della corda del semicerchio formato di fronte al monumento a Vittorio Emanuele, bensì a partire dal monumento
stesso; lo spostamento verso oriente all’altezza
di Palazzo Arezzo risultava di quattro metri, e di
due metri all’altezza del Museo archeologico. Nell’ultimo tratto, il raccordo con la via Ingham a partire dalla via Bara risultava un altro rettifilo con
l’asse leggermente spostato rispetto al primo.
L’intero lotto sul fronte occidentale della via
Roma, risultante dalle demolizioni del rione Conceria, fu acquistato dai fratelli Biondo, che in breve tempo costruirono un teatro e un edificio residenziale.
Con i primi lavori emergevano le difficoltà nel
provvedere alle ingenti spese ed al metodo da
adottare per stabilire l’ammontare delle espropriazioni, poiché occorreva sottrarre a questo il
valore dei materiali utili e delle aree fabbricabili
che venivano lasciate libere dalle demolizioni,
nella maggior parte dei casi riacquistate dai proprietari per l’ampliamento e il completamento
degli edifici intersecati dal tracciato. In questi casi ai proprietari competeva l’onere della demolizione e delle chiusure dei vani rimasti aperti lungo il tracciato; altrimenti le demolizioni venivano affidate ad altre ditte, a lotti. Altri appalti riguardarono i lavori di sistemazione stradale e la
rete fognante.
10 Il duca inoltrò ricorso contro il Comune per il prezzo
pagato per l’esproprio; la lite giudiziaria durò quasi dodici
anni.
11 Legge 19 maggio 1904 n. 185 e Regio decreto 23 marzo
1905 n. 155.
16
La via Roma entro le mura
a via Torre di Gotto; zona 3 da via Torre di Gotto
al cortile Piccolo; zona 4 dal cortile Piccolo a via
Bara; zone 9, 10, 11 da via Bara a via Cavour.
La zona 1 comprendeva sostanzialmente Palazzo Montalbano; la zona 2 attraversava il fabbricato ad angolo tra via Monteleone e il fronte
settentrionale di piazza S. Domenico; la zona 3
era costituita dalla proprietà del principe Giuseppe Pignatelli Aragona Cortes, duca di Terranova
e di Monteleone, con il suo antico palazzo ed ampio giardino che veniva attraversato per intero
dalla nuova strada; la quarta zona comprendeva
il Museo nazionale e case private prospettanti su
via Gagini e sui cortili Piccolo e Grande, la cui superficie di risulta fu acquistata dai proprietari limitrofi; le zone 9, 10, 11 comprendevano edifici
privati con prospetti sulle vie Gagini, Bara, piazza Porta Colonna, cortile S. Lazzaro e cortile Caruso. Tra questi ultimi figuravano le proprietà
Florio, Fileti Oddo, Gallo Favaloro e Ammirata.
Le espropriazioni si sarebbero dovute effettuare in base alla legge di Napoli, tranne che per la
zona 1, in quanto i prezzi erano stati concordati
con i proprietari prima del 190512 e per le espropriazioni parziali delle altre zone, dove fu spesso
applicata la legge 25.06.1865 n. 2359 (pubblica utilità). In realtà furono pagati prezzi più elevati, giustificati dal fatto che si trattava della zona più centrale della città, prossima al mercato, e che i fabbricati – nella maggior parte dei casi in buone condizioni – erano destinati a botteghe nei piani terra e ad abitazioni del ceto “civile” negli altri piani, da cui i proprietari traevano un alto reddito13.
Le demolizioni della zona 1 furono affidate all’appaltatore Giuseppe Minneci Zito, a esclusione della proprietà Valguarnera Paternò, alla quale provvidero gli stessi proprietari che aggregarono alla loro proprietà la residua area lasciata libera, poco più di 173 mq, dalla demolizione di Palazzo Montalbano (proprietà De Almagro e Vanni) per la costruzione di un edificio su via Roma14.
Progetto di Palazzo Gagliardi, prospetto. (A.S.C. Palermo LL.PP. 1926 3-4-89).
Le demolizioni della zona 2 furono decise durante la seduta consiliare del 6 dicembre 1905 e
furono effettuate l’anno successivo da Francesco
Bonomolo Zingone, che intendeva acquistare le
proprietà limitrofe, circa 474 mq, per la costruzione di un grande fabbricato lungo la nuova via
Roma15. Le demolizioni della zona 3 furono compiute dal proprietario, principe Giuseppe Pignatelli Aragona Cortes. Qui il tracciato stradale avrebbe attraversato il magnifico giardino del principe,
uno dei più grandi della città; tuttavia i fabbricati
su via Monteleone sarebbero dovuti rimanere in15 Il contratto tra Comune e Francesco Bonomolo fu stipulato il 4 maggio 1906; l’imprenditore si impegnava a costruire entro un anno un “edificio civile convenientemente
decorato e degno dell’importanza della via Roma”. Una lite
giudiziaria fu intentata da parte della signora Filippa Traetta, residente nel fabbricato da demolire parzialmente, che
rivendicava il diritto di prelazione per le aree lasciate libere delle demolizioni. La controversia proseguì fino al 31 gennaio successivo, con esito favorevole al Bonomolo, che frattanto aveva iniziato la costruzione. L’avvocato che sostenne le tesi del Comune nella controversia era lo stesso patrocinatore di Francesco Bonomolo.
12 Regio decreto 23.03.1905.
13 Vi fu un maggior esborso complessivo dell’1,5 per cento, compensato da lavori compiuti al risparmio.
14 Compromesso tra Comune e i coniugi Paternò, 31.07.1905,
approvato il 18.08.1905; con l’approvazione definitiva della
vertenza tra Comune e proprietà Paternò, 2.03.1906, i coniugi Paternò si impegnarono a ultimare le demolizioni residue
entro tre mesi e, nello stesso tempo, a presentare il progetto per il nuovo edificio da completare in un anno.
17
VIA ROMA
Piano particolareggiato del tronco della nuova via Roma compreso tra la via Vittorio Emanuele e la stazione centrale (Contratto d’appalto 6 marzo 1915, Allegato D, notar Ferdinando Lionti, Archivio notarile di Palermo).
Il 16 ottobre del 1905 furono assegnati alla ditta Minneci Zito i lavori di demolizione delle zone 9, 10, 11; ma, poiché le opere andavano a rilento, l’anno successivo i restanti lavori furono
rilevati da Francesco Paolo Ammirata17, proprietario di alcuni immobili della zona, che aspettava l’assegnazione di aree di risulta, in compensazione degli espropri subiti, per la costruzione
di un palazzo sulla stessa via Roma.
tegri. Dell’area a giardino espropriata, esclusa la
superficie occorrente per l’impianto della strada,
risultarono disponibili altri 2500 mq; di questi, circa 600 mq furono ceduti in parte al Museo per la
sistemazione dei fabbricati, e altri 420 mq furono
acquistati dalla comunità metodista per l’edificazione di un tempio vesleyano, che non fu mai realizzato.
Col compromesso dell’8 agosto 1905 fu concesso alla signora Bianca Fileti, vedova Oddo, una
zona di terreno – all’angolo tra la via Roma e la
via Bara e confinante con la futura traversa parallela alla via Roma – da aggregare alla contigua proprietà per la costruzione di un edificio civile16.
16 Compromesso approvato dal Consiglio comunale il
18.08.1905; contratto stipulato il 4.10.1905 dal notaio Ferdinando Lionti.
17 Compromesso 2 luglio 1906 e contratto 22 febbraio
1907, notaio Ferdinando Lionti.
18
La via Roma entro le mura
L’apertura del tratto stradale avvenne tra il
1907 e il 1910.
Emanuele Rutelli19, ingegnere, assumeva l’appalto20 per il completamento del tratto meridiona-
Il secondo tronco: dalla Stazione centrale alla
via Vittorio Emanuele. L’appalto Bonci & Rutelli
co di Palermo, realizzando, oltre a un tronco di via Roma, il
sistema di edifici dell’ex rione Conceria e la Galleria delle
Vittorie. Fu progettista di complessi monumentali di ispirazione neoclassica e di piani regolatori.
19 Emanuele Rutelli (Palermo, 27.1.1872-1954), ingegnere.
Il padre, Nicolò, era cugino in primo grado dello scultore Mario (1859-1941). Con l’architetto Paolo Bonci costituì l’impresa di costruzioni “Bonci & Rutelli”. Rutelli e Bonci erano tra
loro cognati, avendo sposato due sorelle Gejmet, rispettivamente Deborah (1878-1967) e Lidia Virginia (1883-1967), appartenenti a una famiglia francese di religione valdese.
20 Il compromesso del 7.04.1914 fu firmato dal sindaco
Girolamo Di Martino e dall’assessore ai Lavori pubblici Giu-
Nel 1915, sotto la sindacatura di Salvatore Tagliavia, l’impresa di Paolo Bonci18, architetto, ed
18 Paolo Bonci (Castellina in Chianti, Siena, 11.4.1874 –
Palermo, 26.10.1958), architetto e urbanista, fu impegnato
fino alla seconda guerra mondiale, insieme a Emanuele Rutelli, in attività imprenditoriali soprattutto nel centro stori-
19
VIA ROMA
Imbocco della via Roma da piazza Giulio Cesare. Sono visibili, a sinistra, palazzo Cooperativa “La Vittoria”, a destra, palazzo Caputo Pirrotta. All’estrema destra le antiche case
sull’attuale via Manzoni. Cartolina fine anni ’20 (propr. Alberto Jannì).
nari della linea tranviaria, affidata alla Società Les
Tramways de Palerme.
Il contratto prevedeva l’esecuzione della pavimentazione stradale con basole di calcare duro
di Boccadifalco, di prima categoria per la via Roma, di seconda categoria per le altre strade; i marciapiedi sarebbero stati eseguiti con basolato di
Billiemi.
Le aree risultanti dalle demolizioni, libere da
strade e piazze, sarebbero rimaste proprietà dell’impresa che avrebbe dovuto provvedere alla
costruzione di edifici, secondo le prescrizioni del
progetto, oppure venderli, previa certificazione
del sindaco.
Restava da convenire la proprietà di due spezzoni di terreno per i quali si prevedeva l’approvazione di una variante al progetto iniziale entro
i successivi due anni23. Nel 1913 era stato stipulato un compromesso tra il Comune e la Banca
d’Italia, per la vendita di un lotto di terreno di risulta nel tratto meridionale della via Roma ancora da aprirsi, vendita mai avvenuta24. La costru-
le della via Roma, tra via Lincoln e via Vittorio
Emanuele. L’appalto comprendeva l’esecuzione
delle opere previste dai progetti approvati per il
tronco via Lincoln-via Divisi, tra cui le opere di
risanamento dei rioni Lattarini, Giardinaccio, Santa Rosalia e Stazzone e l’espletamento delle opere del tronco via Divisi-via Vittorio Emanuele, previste dalle varianti al progetto originario della via
Roma fin dal 190521.
Oggetto dell’appalto erano le espropriazioni
degli stabili ricadenti nei piani, le demolizioni, le
opere di chiusura, di raccordo e di sistemazione
e difesa, le sistemazioni stradali, i raccordi delle
nuove strade con quelle preesistenti e gli impianti fognari. Restava a carico delle aziende municipali la sistemazione delle condotte dell’acqua22,
del gas e della linea elettrica; inoltre la collocazione della pavimentazione stradale avrebbe dovuto procedere di pari passo con la posa dei bi-
seppe Lanza di Scalea. Contratto d’appalto del 6.03.1915, notaio Ferdinando Lionti.
21 In esecuzione del piano particolareggiato approvato
con la legge 19 luglio 1894 n. 344 e variato col Regio decreto 23 marzo 1905 n. 155 e col Decreto luogotenenziale 6.7.1919
n. 1222.
22 L’acqua fornita alla città proveniva dalla condotta di
Scillato.
23 Indicati nella pianta di progetto con i numeri 1 e 1b,
successivamente inserita nella “variante Tornieri”; Art. 22
del contratto.
24 Delibere comunali 13.11.1912 e 13.02.1913; delibera della giunta provinciale 4.04.1913.
20
La via Roma entro le mura
Secondo tronco della via Roma negli anni Venti. Sullo sfondo la Stazione centrale. In primo piano: a sinistra, i palazzi Barraja e Cavarretta, separati dalla via Cagliari, a destra i
palazzi Caltagirone e Pino Ingraiti, separati dalla via Livorno. Cartolina (propr. Alberto Jannì).
La via Roma dalla Stazione centrale negli anni Venti; lo spazio libero davanti agli edifici Cooperativa “La Vittoria”, a sinistra, e palazzo Caputo Pirrotta, a destra, verrà occupato
dall’ingresso monumentale costruito tra il 1932 ed il 1940. Cartolina (propr. Alberto Jannì).
con prospetti omogenei per isolati, comunque
uniformati in altezza e nella ricorrenza dei piani.
Su via Roma erano previsti edifici alti tra i venti
e i ventisette metri e veniva regolamentata an-
zione degli edifici sui due nuovi fronti stradali era
considerata parte integrante del piano per la via
Roma; erano previsti edifici con decorazioni esterne adeguate all’importanza della nuova arteria,
21
VIA ROMA
Restauro della facciata in via Roma dell’edificio tra Discesa dei Giudici e via Firenze, prospetto (non eseguito). (A.S.C. Palermo, 1929)
ni a decorrere dalla data del contratto. Le costruzioni sarebbero potute avvenire anche per conto o da parte di terzi.
L’impresa si obbligava a lasciare libera, per conto del Comune, una superficie di 400 mq per l’edificazione di una nuova chiesa, in sostituzione
di quella di S. Rosalia che doveva essere demolita26.
L’articolo 28 del contratto prescriveva la costruzione di due edifici monumentali con prospet-
che l’ampiezza delle camere e la superficie dei
cortili interni. Negli ultimi due piani degli edifici
l’impresa si obbligava a costruire almeno cento
appartamenti di tipo economico, cioè con non
più di quattro ambienti principali25. Per la costruzione degli edifici, previa approvazione dell’Ufficio tecnico del Comune, si stabilivano dodici an25 Con lo stesso contratto, all’articolo 44, l’impresa si obbligava a costruire duecento appartamenti di tipo popolare, cioè con non più di tre ambienti principali, entro il termine di otto anni, in “lotti esterni alla città”, ma in vicinanza di una “arteria principale”, che il Comune avrebbe dovuto cedere all’impresa a prezzo concordato, in un termine di
tre anni.
26 Secondo il contratto, l’edificazione della nuova chiesa
sarebbe stata affidata alla stessa impresa su progetto elaborato dal Comune.
22
La via Roma entro le mura
prietari, ma che notevoli difficoltà di ordine pratico e tecnico erano sopravvenute per lo spostamento delle condutture idriche, senza il quale non
si poteva procedere alle demolizioni. Nel frattempo era scoppiata la Prima Guerra Mondiale.
Nel 1919 l’impresa aveva eseguito solo parte dei
lavori, a causa delle difficoltà legate allo stato di
guerra, alla carenza di operai disponibili e al reperimento sul mercato dei materiali necessari al completamento dell’opera. Dopo una serie di controversie con l’amministrazione comunale, atti stragiudiziari e sequestri, nel 1920 l’impresa chiese e
ottenne dal Comune un nuovo accordo, che – pur
confermando quelli del 6 marzo 1915 – concedeva
all’impresa una proroga di tre anni rispetto ai termini prescritti dal contratto per le varie categorie
dei lavori; un’uguale proroga era concessa al Comune per gli adempimenti di sua competenza28.
A vantaggio dell’impresa, con l’articolo 3 del
nuovo accordo venivano modificati i materiali
per la pavimentazione stradale, da realizzare con
asfalto anziché con basole; dei marciapiedi, da
eseguire con getto di cemento, e dei canali di fognatura. L’amministrazione comunale avrebbe
mantenuto il prezzo a forfait stabilito dal precedente accordo, compreso il premio in caso di consegna anticipata. Il Comune si riservava ancora
un anno di tempo per la variante al progetto degli edifici dell’imbocco dalla via Lincoln.
Dopo l’accordo, le demolizioni furono portate
avanti rapidamente; la strada fu completata il 30
luglio 1922 e aperta al transito nel dicembre successivo. Nel mandamento Tribunali furono calcolate demolizioni per circa 28.000 mq, mentre si ricavarono 26.000 mq di aree edificabili. I lotti ricavati dalle demolizioni furono quindi ceduti in enfiteusi e le costruzioni eseguite tra il 1921 e il 1936.
Per procedere alla definizione dell’ultimo tratto, verso via Vittorio Emanuele, interessato dalla cosiddetta Variante Tornieri, si dovette invece attendere il 1930.
In questo secondo tratto della via Roma, il tempo relativamente breve intercorso tra le demolizioni e le nuove edificazioni e il rispetto di un piano preordinato consentirono la realizzazione di
cortine edilizie più uniformi e omogenee, per composizione e utilizzazione, rispetto al tratto di strada tra la via Vittorio Emanuele e via Cavour.
ti uniformi e composizione architettonica tale da
costituire un conveniente imbocco dalla via Lincoln, per la quale l’impresa avrebbe dovuto presentare, entro quattro mesi dal contratto, una variante al piano per estendere gli edifici fino alla
piazzetta dell’Albergo che nella precedente versione del piano non era coinvolta nei lavori27 .
Per l’esecuzione delle opere all’impresa sarebbero spettate, a forfait, Lire 3.630.000, oltre a un
premio di Lire 200.000 in caso di consegna entro
quattro anni della parte riguardante le espropriazioni e i lavori di sistemazione stradale.
Per l’esecuzione degli espropri, delle demolizioni e dei lavori si stabiliva il termine di quattro
anni per il tratto tra via Divisi e via Vittorio Emanuele; per la rimanente parte, compresa tra le vie
Divisi e Lincoln – che includeva la sistemazione
delle aree comprese tra le vie Parrocchia dei Tartari, Stazzone, Maqueda e corso dei Mille – era
stabilito un termine di sei anni; infine si assegnavano dodici anni per l’edificazione completa della aree fabbricabili lungo i fronti della nuova strada. Pertanto si prevedeva la conclusione dei lavori stradali tra il 1919 e il 1921 e la completa edificazione dei fronti entro il 1927.
L’inizio dei lavori fu celebrato con una cerimonia senza pompa il 20 settembre del 1915, ma immediatamente si ebbe la percezione delle difficoltà
nel procedere ai lavori: il 2 febbraio del 1916 dalle pagine del Giornale di Sicilia si tuonava contro
la lentezza delle opere che per il lungo corso di ben
quattro mesi [si sono] limitate e ristrette all’esclusivo abbattimento di due o tre catapecchie, poveri
e umili tuguri, sorgenti al futuro imbocco della nuova via [e alla] costruzione di un basso e antiestetico muretto di cinta che sa il cielo per quanto tempo ancora saremo costretti a vedere e sopportare
nella mostruosità della sua linea. L’impresa asseriva che si procedeva celermente dal punto di vista legale per gli espropri e i concordati con i pro27 In conseguenza di questa obbligazione dell’impresa Bonci e Rutelli, rimase fermo il progetto dell’imbocco di via Roma dalla parte di via Lincoln, ideato con prospetti uniformi
dall’arch. Paolo Bonci, come si vede pubblicato in Architettura italiana, anno XI, tav. XXXVII, nella “Veduta prospettica”.
Dopo quattro anni di studi e riflessioni, si provvide a fare approvare la variante relativa all’imbocco di via Roma costituita dalla zona II, mantenendo così sempre limitata alla piazzetta dell’Albergo l’estensione delle aree destinate a detto imbocco. Cfr. Decreto luogotenenziale 6 luglio 1919 n. 1222, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 luglio 1919 n. 181.
28 Atto 22.10.1920, notaio Ferdinando Lionti.
23
La via Roma dalla chiesa di S. Antonio Abate. Sulla destra palazzo Arezzo e palazzo Savona, separati da via Vittorio Emanule. Cartolina (propr. Alberto Jannì)
Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione
La sistemazione urbanistica di via Roma comportò un allineamento geometrico e rettilineo dei
lotti, effettuato più con l’uso della squadra e secondo concetti di linearità che non con criteri di
effettivo rinnovamento. Di fatto, si trattò di un
taglio vero e proprio tra i vecchi quartieri, una
sovrapposizione di maglie nuove con l’intento di
scavalcare l’edilizia esistente, piuttosto che di
rinnovarla.
Lungo il tracciato, nuove lottizzazioni, create
ex novo dalle demolizioni dei vecchi quartieri ritenuti degradati, si alternano ai tentativi di ricucitura degli isolati superstiti, sventrati dal taglio
profondo della nuova via Roma. La nuova arteria, come era avvenuto tre secoli prima per la sistemazione di via Maqueda, sovrapponeva un
impianto viario lineare alle antiche strade con
andamento est-ovest, parallelo alle curve di livello.
Il tracciato della via Roma ha interessato in
realtà una fascia molto più larga della semplice
sede stradale e dei suoi fronti edificati, coinvolgendo a occidente per tre tratti l’intera area tra
la nuova strada e via Maqueda, e, sul fronte orientale, scardinando il sistema viario medievale degli antichi quartieri artigiani e mercantili.
Sistemazioni di strade ortogonali regolari furono attuate nel primo tratto tra via Lincoln e via
Divisi, corrispondente all’ex rione Stazzone-S. Rosalia, che investì anche il tratto di via Maqueda
più vicino alla Stazione centrale; in corrispondenza col rione Conceria, con una sistemazione
parziale, allargata negli anni Venti all’intero rione fino a via Maqueda, e nell’ultimo tratto a settentrione, in corrispondenza delle case e dei cortili addossati alle mura dell’Itria. In tutti e tre i
casi furono tracciati isolati trapezoidali regolari
serviti da nuove strade perpendicolari, alle qua-
li fu data la denominazione delle principali città
italiane.
Tra via Divisi e via Vittorio Emanuele gli irregolari isolati corrispondono a un tentativo di far
coincidere la sutura dei vecchi rioni artigianali e
mercantili con l’allineamento dei nuovi e importanti fronti.
Dal punto di vista dell’uso, fu privilegiato l’aspetto commerciale, con l’allineamento costante di botteghe lungo tutta la via, e la risposta dei
commercianti non si fece attendere: la nuova via
Roma divenne ben presto sede ambita dai principali negozi della città. I collegamenti con le altre zone commerciali della città furono assicurati dalla tranvia. Lungo la strada furono aperti due
importanti teatri, Biondo e Finocchiaro, forniti
di sala cinematografica, ed alcuni rinomati caffè.
Nei milletrecento metri della nuova strada, la
presenza più numerosa fu quella degli istituti di
credito – Banco di Sicilia, Banco di Credito Italiano, Banca Nazionale del Lavoro – che ebbero le
proprie sedi di rappresentanza; il Banco di Sicilia ebbe anche uffici nei piano nobile dei più rappresentativi edifici. Per l’imponente facciata basiliana della Cassa di Risparmio, realizzata qualche anno prima, fu sventrato il rione Tornieri e
aperta una larga strada prospettica. Altre banche hanno trovato collocazione, anche negli ultimi decenni, negli edifici di via Roma.
Numerosi uffici furono sistemati nei piani ammezzati e furono costruite le sedi delle Ferrovie
dello Stato, delle Poste, delle Assicurazioni Venezia e il grande edificio degli uffici comunali.
Non fu costruito nessun edificio scolastico, né
religioso; si mantenne soltanto la chiesa di S. Antonio Abate e, nel tratto esterno alle mura, la chiesa anglicana costruita dalla potente comunità inglese a Palermo. Non fu edificato nessun grande
25
VIA ROMA
Alcuni immobili adottarono per la prima volta
le nuove tecniche costruttive in cemento armato.
Il successo dell’operazione urbanistica ed edilizia è provato dalla grande quantità di fotografie e cartoline che immediatamente circolarono,
dando lustro anche al di fuori della Sicilia alla
nuova immagine di città contemporanea che Palermo intendeva dare di sé, seppure con qualche decennio di ritardo rispetto alle capitali europee. Scorci della “nuova via Roma”, con le vetture fiammanti e le carrozze dei tram in primo
piano, soppiantarono le immagini degli edifici
storici della città.
L’allineamento della strada mantenne in qualche caso i manufatti preesistenti, alcuni dei quali, come l’ex Casa dei Padri Filippini, divenuta Museo Nazionale, comportarono variazioni al progetto iniziale; molto più numerosi furono gli edifici demoliti e grave la perdita del tessuto edilizio di supporto e la cesura provocata nella continuità delle piccole strade dei quartieri artigiani. Tra gli edifici perduti si annoverano il monastero di S. Rosalia, alcune chiese parrocchiali e
di confraternite e molti palazzi monumentali.
Alcuni edifici esprimono grande ricercatezza
formale, buona distribuzione interna – pur nei limiti imposti dalla sistemazione urbanistica – ed
elementi architettonici e di arredo di qualità.
Pochi, sebbene molto ricercati, gli esempi di
quello stile liberty che andava affermandosi negli stessi anni nel quartiere Libertà; si potrebbe
pensare a un’occasione mancata di fare dell’arteria che andava ad aprirsi un manifesto rappresentativo della nuova moda stilistica e comunque di una nuova Palermo. I motivi vanno
cercati nella logica ancora ottocentesca in cui
nasce e si sviluppa la nuova strada, nelle ragioni imprenditoriali che hanno favorito la destinazione a uffici – perciò più funzionale che ricercata – nello sfruttamento dei piani residenziali per appartamenti da pigione, nelle necessità via via occorse e infine negli avvenimenti
storici – una Guerra Mondiale, una profonda recessione economica e un ventennio fascista –
che hanno caratterizzato i tempi di attuazione.
Dai documenti emerge un iter burocratico di approvazione dei progetti a volte veramente farraginoso; in altri casi, quando si trattava di seguire pedissequamente i piani imposti, più veloce e sbrigativo.
magazzino commerciale, come invece andavano
sorgendo nelle più grandi capitali europee1. Non
furono previste piazze, viali alberati e luoghi di
sosta. L’unica piazza importante fu il residuo spazio di piazza S. Domenico, mentre si crearono degli slarghi poco sfruttabili, piazza Due Palme e
piazzetta della Messinese, alla confluenza delle
vecchie strade. Mancavano del tutto i servizi per
il traffico veicolare, che poteva essere previsto
nei piani prodotti nel XX secolo.
Via Roma, dunque, si caratterizzava sempre
più come arteria di passaggio e di transito verso
le zone settentrionali della città, che già nel XIX
secolo avevano raggiunto un ruolo trainante nell’espansione urbana.
Tuttavia, l’apertura della nuova strada ha prodotto spazi per fantasiose esercitazioni architettoniche nei primi anni del XX secolo. Le due cortine edilizie, secondo i piani, dovevano avere caratteristiche costanti, come la tipologia – con negozi al piano terra e abitazioni e uffici ai piani superiori – un’altezza media di quattro-cinque piani e una composizione architettonica prestigiosa; pur entro questi limiti, i progettisti furono lasciati liberi di esprimere il loro gusto personale
e vi profusero tutti i possibili motivi del repertorio decorativo in uso.
I nomi più prestigiosi, tra gli architetti dell’epoca, progettarono palazzi di gusto eclettico e
composito che diedero alla nuova strada un’impronta di elegante carattere internazionale.
Elementi caratterizzanti risultarono, oltre agli
sporti dei balconi, i cornicioni aggettanti e le strutture d’angolo, spesso di grande piacevolezza formale. Particolarmente curati risultarono in molti casi i dettagli ornamentali degli apparati esterni: ghirlande in stucco, stemmi, fasce, mascheroni e mensole; in altri furono inseriti pregevoli
elementi di arredo fisso, quali vetrate, ferri battuti e infissi.
I palazzi ebbero spesso lunghi fronti su strada,
ma brevi profondità, poiché si inserivano forzatamente in maglie edilizie di epoche e orditure diverse. Spesso le nuove cortine di palazzi ebbero
lo scopo preciso di nascondere miseri quartieri.
1 L’unico grande magazzino fu sistemato negli anni Quaranta al piano terra del Palazzo Bonomolo. Nel 1970, demolito tutto l’isolato, fu costruito un intero magazzino per conto de La Rinascente.
26
Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione
Palazzo Celestre, particolare.
Palazzo Gallo Favaloro, particolare.
Palazzo Lepanto, particolare.
Palazzo Lepanto, particolare.
Palazzo Gallo Favaloro, particolare.
Palazzo Gallo Favaloro, particolare.
Le due cortine edilizie mostrano, a tratti, caratteri di discontinuità in dipendenza dei diversi periodi di realizzazione. I primi isolati, dall’imbocco monumentale fino alla discesa dei Giudici, presentano prospetti e volumetrie omogenei
con edifici che, seppure realizzati nel terzo decennio del XX, mostrano caratteri ancora derivanti dallo stile classico accademico ottocentesco, con qualche guizzo di novità, seppure dimentichi della lezione basiliana. Fa eccezione l’edificio di via Divisi, costruito nel 1958, che rical-
ca ben altri criteri volumetrici e si inserisce come fuori scala, fortunatamente arretrato rispetto al fronte compatto della via Roma.
Il tratto più vicino a via Vittorio Emanuele presenta una certa disomogeneità dei fronti, realizzati in qualche caso negli anni Venti e in altri negli anni Trenta, con marcate differenze stilistiche.
Forte discontinuità presentano anche i fronti successivi, fino a piazza S. Domenico, dove – accanto a riferimenti ancora ottocenteschi nei rifacimenti dei palazzi nobiliari Arezzo e Avarna – si
27
VIA ROMA
Palazzo Paternò, particolare.
Palazzo Celestre, particolare.
Palazzo Caltagirone II, particolare.
Palazzo Caputo Pirrotta, particolare.
Palazzo Caputo Pirrotta, particolare.
allineano elementi qualificanti, come il Teatro
Biondo, differenze di quota che sottolineano preesistenze di antica data, chiesa di S. Antonio Abate, e i ritmi ripetitivi degli Uffici comunali.
Ancora più frastagliati e sfrangiati appaiono i
fronti del tratto piazza S. Domenico-via Bara, dove si susseguono, con leggere ma percepibili sfasature rispetto all’allineamento della strada, eterogenei edifici, tra i quali l’eclettica sede del Credito Italiano, il severo Palazzo delle Poste, la scialba facciata posticcia del Museo archeologico e,
sul lato opposto, una serie di palazzi uniformati
solo dall’altezza del volume. Su questo fronte,
realizzato nel primo decennio del XX secolo, emergono alcuni esempi decorativi di un certo interesse, come la ripresa dello stile medievale di Palazzo Chiarchiaro e la decorazione liberty di Palazzo Abbate-De Castro.
Nell’ultimo tratto, verso via Cavour, sul lato occidentale, sono tre interessanti esempi di classica compostezza architettonica, nei lotti regolari
che nascondono gli antichi vicoli dell’Itria; a orien28
Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione
Palazzo Caputo Pirrotta, particolare.
Palazzo Caputo Pirrotta, particolare.
Palazzo Scordato, particolare.
Palazzo Gallo Favaloro, particolare.
Palazzo Barraja, particolare.
Palazzo Oddo Fileti, particolare.
te, due esempi architettonici significativi del secondo decennio del XX secolo: Palazzo Ammirata, fantasiosa casa liberty dell’arch. Francesco
Paolo Rivas, e il palazzo delle Assicurazioni Venezia, elegante edificio per uffici, del maestro del
Novecento palermitano, Ernesto Basile.
Al momento della costruzione degli edifici – i
primi sorti ex novo risalgono al 1900 – non vigeva alcun vincolo di salvaguardia per gli immobili storici. Un primo elenco dei fabbricati di carattere monumentale o storico della città di Palermo
fu approvato dal Consiglio comunale il 19 giugno
1901 e il 5 luglio 1902 e stabiliva, in base all’art.
4 del Regolamento edilizio del 1889, che per gli
immobili compresi nell’elenco era necessario richiedere la preventiva licenza del sindaco per
qualsiasi modificazione o restauro esterno o interno; inoltre, per i proprietari che non provvedevano convenientemente alla loro conservazione,
era possibile l’esproprio dell’immobile per causa di pubblica utilità in base alla legge 25 giugno
1865 n. 2359.
29
VIA ROMA
Tralasciando le sporadiche realizzazioni più
tarde, l’ultimo edificio realizzato è stato il Palazzo La Rinascente (ex UPIM)2, finora l’unico esempio di sostituzione di una costruzione successiva al taglio della via Roma. L’edificio, realizzato
nei primissimi anni Settanta del XX secolo, ha sostituito Palazzo Bonomolo, di impronta classica,
con una moderna struttura dai prospetti lineari
e dalla volumetria compatta.
Nel 1993 è stato pubblicato il piano particolareggiato del centro storico di Palermo (PPE)3 nel
quale l’intera cortina edilizia della via Roma è considerata quale edilizia conseguente al piano regolatore Giarrusso (1886) di cui si intende conservare la misura caratteristica e il pregio architettonico e per i cui immobili sono ammessi solo il
restauro, il ripristino filologico, dove opportunamente indicato, e la ristrutturazione, cioè interventi che preservino l’impianto tipologico originale, la conservazione dei fronti interni ed esterni, la conservazione delle coperture e di tutti gli
elementi architettonici originali4. Fanno eccezione tre edifici, Palazzo Ingrassia al n. 59, Palazzo
La Rinascente e Palazzo Banca del Lavoro, considerati “edilizia post bellica”, per i quali sono possibili interventi di ristrutturazione con ripristino
tipologico o la demolizione senza ricostruzione5.
Più antico e sontuoso doveva apparire, al suo
sorgere, il tratto settentrionale della via Roma,
in origine intitolata via Ingham; qui la lottizzazione veniva realizzata in terreni liberi da costruzioni e in relazione a un innovativo, per l’epoca, piano di urbanizzazione che poteva avvalersi di larghe strade ortogonali e piazze.
Il secondo tratto della via Ingham fu considerato per quasi quarant’anni il rione degli Inglesi
per la presenza del vasto palazzo di Benjamin Ingham, trasformato più tardi nel Grand Hotel et
des Palmes, e del magnifico giardino antistante,
lo square Emily, oggi quasi interamente edificato. Il giardino rappresentò un polmone verde di
notevole entità e un modello residenziale “all’in-
Nella fascia interessata dal passaggio della via
Roma erano inclusi nell’elenco: gli avanzi medievali nel palazzo al civico n. 20 di via Monteleone
(Palazzo Ponza); la chiesa e il campanile di S. Antonio Abate; il monumento marmoreo all’Immacolata, la chiesa di S. Domenico con il chiostro adiacente; la fontana con sculture marmoree di piazza Conceria (demolita); resti di architettura del
XV secolo nella facciata del Palazzo Vanni, già Montalbano, al n. 1 di via Bandiera (demolito); la chiesa di S. Vincenzo Ferreri in via Procida (demolita);
la facciata della casa del barone Acates con la statua dell’Infante D. Carlos, figlio di Filippo II di Spagna, al n. 68 di via Teatro S. Cecilia (demolita); la
chiesa della congregazione dei Pollieri in vicolo
Schioppettieri (demolita); la chiesa delle Raccomandate poi delle Dame in via Maqueda (demolita); resti di una casa del XIV secolo nel lato occidentale del cortile Cannella in via Divisi (demolita); la chiesa di S. Rosalia (demolita); la chiesa di
S. Nicolò degli Scalzi e annesso oratorio del Salvatore in piazzetta degli Scalzi (demoliti).
Dal 1910, con la legge n. 364 del 20 giugno 1909,
aggiornata con la successiva legge n. 1089 del 1
giugno 1939, fu possibile vincolare gli immobili
ritenuti di interesse storico o artistico. Il Comune predispose, allora, un secondo elenco in cui
risultava vincolato Palazzo Ponza. Un terzo elenco degli edifici di interesse monumentale o ambientale fu allegato al piano regolatore di Palermo, approvato con decreto del presidente della
Regione siciliana n. 110-A il 28 giugno 1962. In
quest’ultimo elenco risultavano compresi: Palazzo Ponza, indicato come Palazzo Marassi, la chiesa di S. Antonio Abate e l’adiacente torre civica;
il retroprospetto del Museo Archeologico (Museo Nazionale), la chiesa di S. Domenico e il chiostro attiguo; l’edificio del fronte settentrionale di
piazza S. Domenico (indicato come Palazzo Torre di Gotto) di cui si prevedeva il mantenimento
della facciata residua; il portale di Palazzo Tramontana, la chiesa dell’Ospedaletto (demolita)
e la palazzina al civico n. 45 di via Divisi.
Gli edifici della via Roma furono realizzati in
circa un cinquantennio, esprimendo il variare del
gusto in architettura, dall’Eclettismo tardo-ottocentesco al severo Funzionalismo. Tra questi ultimi vanno annoverati il monumentale Palazzo
delle Poste, la rigorosa sede del Banco di Sicilia
e la palazzina Tirrenia.
2 Per il quale è in corso (2008) un intervento di ristrutturazione.
3 Approvato con decreto dell’assessorato al Territorio e
Ambiente della Regione siciliana il 13 luglio 1993.
4 Norme di attuazione del PPE, art. 29.
5 Norme di attuazione del PPE, art. 30. Per il Palazzo La
Rinascente il 13 marzo 2008 è stata deliberata una variante
al PPE per il mantenimento dell’immobile, con modalità di
intervento ristrutturazione.
30
Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione
destinati ad hotel spicca per mole, composizione e importanza, il Grand Hotel et des Palmes, la
cui storia plurisecolare lo vede, prima, dimora
aristocratica, quindi albergo di lusso con l’intervento progettuale di illustri professionisti.
In questo secondo tratto le trasformazioni maggiori si sono avute dopo la Seconda Guerra Mondiale, che provocò notevoli danni agli immobili;
furono aperte botteghe ai piani terra degli edifici più antichi e sei palazzi furono sostituiti con
altrettanti grandi immobili condominiali adeguati al gusto dell’epoca.
La panoramica offerta dagli edifici dell’intera
via Roma è un interessante excursus delle architetture del Novecento: dalle re-impaginazioni fine Ottocento dei palazzi nobiliari, come Palazzo
Tramontana e soprattutto Palazzo Arezzo, ai temi ancora aristocratici di Palazzo Avarna, al neobarocco di Palazzo Paternò, passando per vivaci quanto anonime definizioni classiche degli edifici residenziali, fino alle strutture pubbliche degli anni Trenta, marcatamente accademiche o pesantemente connotate in veste funzionalista. Inoltre, mette in luce due delle problematiche più discusse e non risolte di quel secolo: l’inserimento di nuovi immobili nel tessuto antico e l’opportunità offerta all’architettura di proporre cambiamenti nel panorama edilizio dei nuovi quartieri.
In entrambi i casi si optò in favore della funzione, senza alcuna pretesa progettuale innovativa.
glese” che orientò il disegno del piano regolatore del rione compreso tra la via Mariano Stabile
e corso Scinà nel 1885; sull’area a verde si affacciavano, oltre al palazzo degli Ingham, l’annesso
parco con giardino d’inverno, i giardini residui
dei palazzi del fronte orientale di via Ruggero Settimo, il nuovo fronte edificato di via Francesco
Bentivegna, i palazzi della nuova via Ingham, e la
chiesa anglicana dotata di ampi spazi verdi, che
costituivano un interessante sistema di giardini,
caratteristica della città nuova che si andava realizzando. La presenza, dal 1872, della chiesa anglicana, con il suo spiccato carattere di revival
neogotico, pare evidenziare la nuova componente stilistica storicistica che sarà amplificata negli stessi anni nella chiesa di S. Pietro e Paolo,
non a caso inizialmente affacciata sul lato meridionale dello stesso square 6 e in una serie di prospetti dei vicini palazzi residenziali.
La destinazione esclusivamente residenziale,
l’ancora fitta presenza di giardini e spazi verdi e
un certo aristocratico isolamento, dovuto al mancato collegamento delle strade ancora da aprirsi, ne facevano un luogo privilegiato. Dopo il 1891,
la sistemazione delle infrastrutture viarie, da un
lato in funzione dell’asse di via Ruggero Settimo
e dall’altro verso i quartieri del porto, spinsero
alla trasformazione di alcuni edifici in alberghi,
mantenendo comunque al contesto la destinazione prettamente residenziale. Tra gli immobili
6 E. Mauro - E. Sessa, I luoghi dei Whitaker, edizioni Salvare Palermo, collezione “Conoscere e Tutelare”, Palermo 2008.
31
Cronologia comparata*
Data
Delibere e costruzioni
Demolizioni
1861
1863
1863-1864
25.6.1865
Piano Moscuzza.
Apertura primo tratto via Cavour - via
Mariano Stabile.
Palazzo Saponara.
Legge n. 2359 espropriazione per
pubblica utilità.
1868
1870
1871
1872-75
1881
15.1.1885
28.3.1885
8. 9.1886
27.11.1886
Palazzo Gandolfo di S. Giuseppe.
Palazzo Guglielmini-Carcione
Palazzo D’Arca.
Palazzo De Ponte Scaccianoce.
Chiesa anglicana Holy Cross.
Palazzina La Manna.
Legge n. 2892 detta “legge di Napoli”
per il risanamento.
Delibera comunale dispone la
redazione di un piano di risanamento.
Piano regolatore Giarrusso.
Approvazione del piano Giarrusso.
1887
1888
22.8.1889
11.10.1889
1890
Palazzo Savagnone.
Palazzo Ammirata.
Palazzo Pintacuda.
Prima variante: miglior raccordo con
via Ingham, piazza, evitata la
demolizione della sala delle Metope.
Approvazione prima variante.
Apertura tratto via Principe
di Granatelli - via Emerico Amari.
Palazzo Geraci Di Pisa.
Palazzo Scribani.
Palazzo Mancuso.
Palazzo Porzio Milia.
Palazzo Carella.
1891
1892
10.3.1892
19.7.1892
31.5.1893
1894
19.7.1894
Via Ingham
Approvazione piano di risanamento
rione S. Antonio e Conceria.
R.D. che autorizza l’espropriazione e il
risanamento del rione Conceria.
Seconda variante: errore nella mappa
catastale; si salva Palazzo Arezzo.
Palazzo Moretti Romano.
Legge n. 344 che approva il piano di
risanamento.
* In rosso le cose previste e non fatte
32
Cronologia comparata
Data
Delibere e costruzioni
Demolizioni
1895
Ripristino Palazzo Tramontana.
Demolizione rione Conceria: chiesa di
S. Margherita, chiesa di S. Angelo
Carmelitano, oratorio di Gesù e Maria.
Demolizione parziale Palazzo
Tramontana.
Demolizione parziale
Palazzo Avarna.
10.2.1895
Il Consiglio comunale approva la
variante del rione Conceria.
Contratto d’appalto ditta Cuzzaniti &
Rutelli rione Conceria.
Inizio lavori tratto via Vittorio
Emanuele - via Bandiera.
Prospetto Palazzo Arezzo.
Approvazione del progetto
particolareggiato per l’esecuzione del
tratto via Vittorio Emanuele - via
Bandiera.
Fine lavori tratto via Vittorio Emanuele
- via Bandiera.
Delibera apertura tratto via Bandiera via Bara.
Pubblicazione del piano
particolareggiato relativo al tratto via
Bandiera - via Bara.
Costruzione Palazzo Biondo.
Inchiesta Carlo Schanzer
Inizio costruzione Teatro Biondo.
20.7.1895
ottobre 1895
1897
22.11.1897
ottobre 1898
3-11.8.1899
1.9.1899
1900
1901
1902
15.10.1903
gennaio 1904
24.1.1904
19.5.1904
1905
23.3.1905
Fine 1905
1906
Palazzo Cuzzaniti Scaglia.
Palazzo Di Lorenzo.
Apertura del Teatro Biondo.
Inaugurazione del “Gran Caffè Royal”
al Teatro Biondo.
Delibera consiliare apertura tratto via
Bandiera - via Bara (piazza S.
Domenico).
Legge n. 185 Approvazione piano
particellare di esproprio tratto via
Bandiera - via Cavour.
Inizio lavori tratto via Bandiera - via
Cavour.
R.D. n. 155 che approva il piano
particolareggiato di esecuzione del
tratto via Bandiera - via Cavour.
Interruzione lavori tratto via Bandiera
- via Cavour.
Apertura del cinematografo “Gran
Salone Biondo” nel ridotto del teatro.
1907
Costruzione Palazzo Bonomolo.
22.2.1907
Il Consiglio comunale delibera
l’istituzione di una commissione che
indaghi su presunte irregolarità e
favoritismi.
Decreto di istituzione della
23.4.1907
Via Ingham
Demolizioni tratto piazza S. Domenico
- via Torre di Gotto: Palazzo
Montalbano, parziale Casa Traetta.
Demolizioni tratto via Bara - via
Cavour e delle Mura dell’Itria.
Espropriato giardino Pignatelli.
Demolizione parziale Museo
nazionale.
Demolizioni tratto cortile Piccolo - via
Cavour.
33
VIA ROMA
Data
1908
1909
1910
1912
1913
1914
6.3.1915
20.9.1915
Delibere e costruzioni
commissione formata da tre
funzionari statali.
Prevista conclusione lavori primo
tronco.
Ripresa lavori tratto via Bandiera - via
Cavour
Costruzione Uffici comunali
Costruzione palazzi: Rosano;
Chiarchiaro; Abbate-De Castro;
Ammirata; Gallo Favaloro.
Costruzione palazzi: Paternò; Fileti
Oddo; Ponte-Cavarretta; Gualtieri
Avarna.
Fine lavori tratto via Bandiera - via
Cavour.
Costruzione Palazzo Florio-Tirrenia.
Il Banco di Sicilia acquista dal
Comune il terreno ex giardino
Pignatelli.
Costruzione Palazzo delle
Assicurazioni Venezia.
Il Banco di Sicilia acquista dal duca di
Terranova altro terreno ex giardino
Pignatelli.
Compromesso tra il Comune e la
Banca d’Italia per la vendita di un lotto
nel tratto meridionale della via Roma
da aprirsi (mai avvenuto).
Costruzione Palazzo Caltagirone
Il Banco di Sicilia inizia la costruzione
del palazzo su progetto di F. P.
Palazzotto.
Progetto di Paolo Bonci per l’ingresso
monumentale.
Si sospendono i lavori del Palazzo del
Banco di Sicilia.
Appalto Bonci & Rutelli per il secondo
tronco dalla Stazione a via Vittorio
Emanuele.
Inizio dei lavori tratto via Vittorio
Emanuele - via Divisi.
1916
1917-1919
6.7.1919
9.10.1920
22.10.1920
1919-1921
1920
Demolizioni
Via Ingham
Apertura tratto via Stabile - via Principe
di Granatelli.
Palazzo Lipari-Baratta.
Inizio dei lavori di demolizione del
secondo tronco.
Palazzo Russo Radicella.
Prime demolizioni del quartiere
Stazzone: Palazzo Ajroldi.
Decreto luogotenenziale n. 1222
che rende esecutivo il R.D. 23.3.1905
n. 155.
Il Comune sceglie il terreno ex
giardino Pignatelli per la costruzione
del Palazzo delle Poste e richiede la
restituzione del terreno al Banco di
Sicilia.
Modifica al contratto d’appalto Bonci
& Rutelli.
Prevista conclusione lavori stradali
secondo tronco.
Costruzione Palazzo Coffaro.
Inizio costruzione Teatro Finocchiaro.
Apertura del tratto Stazione - discesa
Demolizioni tratto via Schioppettierivia Vittorio Emanuele: chiesa e
convento di S. Giovanni Evangelista
dei Minoriti; chiesa di Nostra Signora
della Purificazione dei Gallinari;
chiesa di S. Maria alli Schioppettieri.
Demolizioni dei rioni Stazzone,
34
Palazzo cooperativa “La Vittoria”.
Cronologia comparata
Data
30.7.1922
9.12.1922
20.12.1922
1923
24.2.1923
24.3.1923
1.5.1923
1924
16.3.1925
1925
1926
1927
1928
30.7.1928
1929
1930
1932
4.2.1932
Delibere e costruzioni
Demolizioni
dei Giudici.
Costruzione palazzi: Rutelli-Traina;
Bonci-Rutelli; Frisella Vella; Pino
Ingraiti; Scordato; Savona.
S. Rosalia, Giardinaccio, mura dello
Stazzone.
Demolizione edifici religiosi: oratorio
di Santa Spina; chiesa, convento e
oratorio di S. Rosalia; chiesa di S.
Maria di Montesanto; chiesa di S.
Vincenzo Ferreri dei Confettieri.
Demolizione palazzi: Bonanno di
Linguaglossa; Di Napoli di
Buonfornello; Settimo di Fitalia e
Giarratana; Platamone-AchatesPiaggia; duca di Sorrentino.
Termine dei lavori del tratto Stazione via Divisi.
Delibera comunale sistemazione
decorativa imbocco di via Roma.
Delibera comunale approva la
“variante Tornieri”.
Costruzione palazzi: Prestana;
Cooperativa “La Vittoria”; Celestre;
Vaccaro; Di Carlo-Dones.
Apertura Teatro Finocchiaro.
Pubblicazione bando di concorso per
la sistemazione decorativa
dell’imbocco di via Roma in piazza
Stazione.
Il Comune di Palermo stipula una
convenzione con il Banco di Sicilia in
cui stabilisce di cedere un terreno
della “variante Tornieri” per la
costruzione dell’edificio del Banco di
Sicilia.
Costruzione palazzi: Caputo-Pirrotta;
Scibilia SPE.
R.D. n. 395 che approva la variante
Tornieri.
Costruzione palazzi: Corradino-Alesi;
Vilardo Gagliardi; Caputo-Di Leo-Troja;
Ganci Cavarretta.
Costruzione palazzi: Cooperativa “Il
Piave”; Lombardo Lagane; Tarantino;
Barraja; Caltagirone; Finocchiaro.
Prevista completa edificazione dei
fronti.
Costruzione del Palazzo del Credito
Italiano.
Inizia la costruzione del Palazzo delle
Poste.
Il Comune si impegna a cedere al
Banco di Sicilia il terreno entro 18
mesi.
Approvazione progetto vincitore del
concorso per la sistemazione
dell’imbocco monumentale.
Costruzione Palazzo Lombardo
Lagane.
Via Ingham
Demolizione di Palazzo Monteleone.
Palazzo Planeta.
Inizio costruzione edificio lato sinistro
imbocco monumentale.
Consegna del terreno “Variante
Tornieri” al Banco di Sicilia.
Demolizione chiesa della Madonna di
Visita Poveri.
35
VIA ROMA
Data
Delibere e costruzioni
1933
Inizia la costruzione del Banco di
Sicilia.
Costruzione Palazzo Giglio Sabatini.
Inizio costruzione edificio lato destro
imbocco monumentale.
Inaugurazione del Palazzo delle Poste.
Si delibera il cambio di intitolazione
da via Ingham a via Roma.
Costruzione Palazzo Paladino.
Si costituisce la Società Anonima di
Navigazione Tirrenia. Ristrutturazione
di Palazzo Florio.
Inaugurazione del Palazzo del Banco
di Sicilia.
Definizione prospetto Museo
archeologico.
Costruzione éalazzo Banca Nazionale
del Lavoro.
1934
28.10.1934
24.8.1935
1936
1937
19.8.1937
1939
1940
1943
1947
1956
1958
1959
1969
1971
Via Ingham
Bombardamenti su Ospedaletto.
Approvazione piano di ricostruzione.
Vendita alla società “La Rinascente”
di Palazzo Bonomolo.
Costruzione Palazzo Standa.
Costruzione palazzo UPIM.
1976
1978
2007
2008
Demolizioni
Demolizione resti Ospedaletto.
Palazzo Pintacuda.
Palazzo Guglielmini Carcione.
Palazzo Scribani.
Demolizione Palazzo Bonomolo e
Traetta.
Demolizione Palazzo Russo Radicella.
Palazzo Gandolfo S. Giuseppe.
Palazzo Ammirata.
Nuovo progetto palazzo UPIM.
Viene pubblicato Via Roma di
A. Chirco e M. Di Liberto.
36
Palazzo Argento-Zangara.
Palazzo Amoroso.
Palazzo Boero.
Palazzo Edilpalermo.
Palazzo Madìa.
Palazzo Compagnia Tirrenia
Assicurazioni.
Cristal Palace Hotel.
Nota redazionale
Il tracciato della via Roma è stato suddiviso in sette sezioni, corrispondenti ad altrettanti quartieri storici della città, oltre al tratto esterno alle mura, costituito dall’antica via Ingham.
Queste sezioni non corrispondono alla suddivisione della via Roma in primo e secondo tronco che
per consuetudine coincidono con le date storiche di costruzione della strada, ma seguono un ipotetico percorso coincidente con l’attuale senso di marcia veicolare della strada, dalla Stazione centrale
verso piazza Don Luigi Sturzo.
Per ogni sezione, una cartella introduttiva descrive la situazione dei luoghi prima dell’apertura della
via Roma. Seguono le schede degli edifici della sezione, procedendo prima con gli edifici del lato destro
per chi percorre la strada (versante orientale, o lato mare), poi con gli edifici del lato sinistro (versante
occidentale, o lato monte).
Le schede dei singoli edifici riportano la posizione dello stabile sia rispetto all’ubicazione stradale,
sia rispetto all’ordine progressivo di costruzione, con l’indicazione del tronco stradale.
Oltre ai dati della costruzione, vengono riportati – ove siano stati rintracciati – i riferimenti alle fonti
d’archivio dell’Archivio storico del Comune di Palermo, con la sigla A.S.C.P.
37
VIA ROMA
1
2
3
4
5
6
7
1
2
3
4
5-6
7
8
9
10
11-12
13
14
15
8
9
10
11
12
16
17
18
13
14
15
16
SECONDO TRONCO
1915 -1922
PRIMO TRONCO
1895-1910
Stazzone-Ospedaletto:
dalla Stazione centrale
alla via Divisi
Ingresso monumentale
Lato destro
Palazzo Caputo-Pirrotta
Palazzo delle Ferrovie
Palazzo Rutelli-Traina
Palazzo Prestana
Palazzo Corselli-Traina
Palazzo Corradino-Alesi
Palazzo Ingrassia
Società Sicula Palermitana
Lato sinistro
Palazzo Cooperativa “La Vittoria” II
Palazzo Napolitano
Palazzo Cooperativa “Il Piave”
Palazzo Lombardo Lagane I
Palazzi Vilardo e Gagliardi
Palazzo Bonci-Rutelli
Rione Sant’Antonio e Conceria:
dalla via Vittorio Emanuele
alla via Bandiera
Lato destro
Palazzo Tramontana
chiesa di Sant’Antonio Abate
Uffici comunali
Lato sinistro
Palazzo Arezzo
Teatro Biondo
Palazzo Biondo
Palazzo Avarna di Gualtieri
Giardinaccio:
dalla via Divisi alla discesa
dei Giudici
Lato destro
Palazzo Tarantino
Palazzo Frisella Vella
Palazzo Lepanto
Palazzi Caputo e Di Leo-Troja
Palazzo Ganci Cavarretta
Palazzo Barraja
Palazzo Celestre
Lato sinistro
Palazzo Scibilia detto “S.P.E.”
Palazzo Vaccaro
Palazzo Caltagirone II
Palazzo Pino Ingraiti
Palazzo Di Carlo-Dones
Tornieri:
dalla discesa dei Giudici
alla via Vittorio Emanuele
Lato destro
Palazzo Giglio Sabatini
Palazzo del Banco di Sicilia
Palazzo Scordato
Lato sinistro
Palazzo Paladino
Cine Teatro e Palazzo Finocchiaro
Palazzo Coffaro
Palazzo Savona
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Piazza San Domenico:
dalla via Bandiera alla via
Torre di Gotto
Lato destro
La chiesa e il convento
di San Domenico
Palazzo La Rinascente (ex Bonomolo)
Lato sinistro
Palazzo Paternò
(ex Palazzo Montalbano)
Palazzina Agnese-Bonsignore
Palazzo Ponza (Marassi Rossi)
Palazzo e giardino Monteleone:
da via Torre di Gotto
al cortile Piccolo
Lato destro
Palazzo della Banca Nazionale
del Lavoro
Palazzo Lombardo Lagane II
Palazzo Caltagirone I
Lato sinistro
Palazzo del Credito Italiano
Palazzo delle Poste
Itria e Olivella:
dal cortile Piccolo alla via Cavour
Lato destro
Palazzina Rosano
Palazzo Chiarchiaro
Palazzo Abbate-De Castro
Palazzo Florio-Tirrenia
Palazzo Ammirata
Palazzo Assicurazioni Venezia
Lato sinistro
Museo archeologico regionale
“A. Salinas”
Palazzo Oddo Fileti
Palazzo Ponte-Cavarretta
Palazzo Gallo Favaloro
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VIA INGHAM
1863-1912
Lato destro
32 Palazzo Carella
33 Palazzina Romano
34 Palazzina La Manna-CostantinoRomano
35 Palazzo Boero (ex Palazzo
Guglielmi Carcione)
36 Palazzo Compagnia Tirrena
di Assicurazioni
(ex Palazzo San Giuseppe)
37 Palazzo D’Arca
38 Palazzo Argento-Zangara
39 Chiesa Anglicana della Santa Croce
(Holy Cross)
40 Palazzo Madìa (ex Palazzo
Russo Radicella)
41 Palazzo Cooperativa “La Vittoria” I
42 Cristal Palace Hotel
(ex Palazzo Ammirata)
43 Palazzo Planeta
44 Palazzo Mancuso
45 Palazzo Milia-Porzio
46 Palazzo Savagnone-Riccobono
Lato sinistro
30 Palazzo Saponara
31 Palazzo Lipari-Baratta
32 Palazzo De Ponte-Scaccianoce
33 Palazzo Giunta-Scaglia
34 Palazzo Di Lorenzo
35 Grand Hotel et Des Palmes
36 Palazzo Amoroso
(ex Palazzina Pintacuda)
37 Palazzo Carella Lo Casto
38 Palazzo Edilpalermo
(ex Palazzo Scribani)
39 Palazzo Moretti-Romano
40 Palazzo Geraci-Di Pisa
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Indice e abstract - Dario Flaccovio Editore