Si ringraziano per avere concesso in prestito foto e cartoline tratte dalla propria collezione: Sig. Mario Girgenti, prof. Alberto Jannì, prof. Rosario La Duca, dott. Giulio Perricone. per la disponibilità nel fornire notizie: Angela Maria Alcuri, Renato Ammirata, Cesare Barbera, Silvano Barraja, Claudio Benvenuti, Fortunato Bonafede, Valerio Cammarata, Sabina Caruso, Giovanni Chiavetta, Lelia Collura, Ernesto Dagnino, Salvina Falletta, Gaetano Friscia, Luigi Giuffrè Sirretta, Salvatore Greco, Salvatore Mario Inzerillo, Salvatore Lazzara, Renato Lipari, Cesare Augusto Madia, Antonino Maggiore, Rosalia Merulla, Donato Messina, Aldo Nuccio, Rosalia Perricone Buccheri, Pino Ingraiti, Rosa Maria Ponte Fucarino, Ida Rampolla del Tindaro, Franco Reale, Vittorio Riera, Elena Sbacchi Cusimano, Caterina Saeli, Mario Scaccianoce, Nunzio Scibilia, Giulia Sommariva, Giacomo Tornabene, Nino Vicari. Un sentito ringraziamento ad Eliana Calandra, direttrice, Cecilia Bilello, Antonio Di Lorenzo, Anna Massa, Girolamo Mazzola ed al personale tutto dell’Archivio Storico Comunale. Adriana Chirco - Mario Di Liberto VIA ROMA La “Strada Nuova” del Novecento ISBN 978-88-7758-836-4 © 2008 by Dario Flaccovio Editore s.r.l. Viale Croce Rossa, 28 - 90144 Palermo Tel. 0916700686 www.darioflaccovio.it - [email protected] Prima edizione novembre 2008 Fotografie Salvo Veneziano Progetto grafico e impaginazione Maurizio Accardi Fotografia copertina Rino Porrovecchio Stampa e allestimento Priulla, Palermo Chirco, Adriana <1956-> Via Roma / Adriana Chirco, Mario Di Liberto. Palermo : D. Flaccovio, 2008. ISBN 978-88-7758-836-4 1. Palermo – Via Roma. I. Di Liberto Mario <1942-> 711.4109458231 CDD-21 SBN Pal0214434 CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dagli aventi diritto/dall’editore. Un sentito particolare ringraziamento ai dirigenti ed a tutto il personale dell’Archivio notarile di Palermo. Indice Presentazione 9 La via Roma entro le mura • Il progetto della via Roma • Il primo tronco: dalla via Vittorio Emanuele alla via Cavour • L’appalto Bonci & Rutelli per il secondo tronco: dalla Stazione centrale alla via Vittorio Emanuele 11 11 14 19 Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione 25 Cronologia comparata 32 Nota redazionale 37 SECONDO TRONCO 1915 -1922 Stazzone-Ospedaletto: dalla Stazione centrale alla via Divisi • Ingresso monumentale 43 49 Lato destro 1 2 3 4 5 6 7 Palazzo Caputo-Pirrotta Palazzo delle Ferrovie Palazzo Rutelli-Traina Palazzo Prestana Palazzo Corselli-Traina Palazzo Corradino-Alesi Palazzo Ingrassia - Società Sicula Palermitana 54 55 57 58 59 60 61 Lato sinistro 1 2 3 4 5-6 7 Palazzo Cooperativa “La Vittoria” II Palazzo Napolitano Palazzo Cooperativa “Il Piave” Palazzo Lombardo Lagane I Palazzi Vilardo e Gagliardi Palazzo Bonci-Rutelli 63 64 66 67 68 70 Giardinaccio: dalla via Divisi alla Discesa dei Giudici 71 Lato destro Palazzo Tarantino 9 Palazzo Frisella Vella 10 Palazzo Lepanto 77 78 79 8 5 VIA ROMA Palazzi Caputo e Di Leo-Troja 13 Palazzo Ganci Cavarretta 14 Palazzo Barraja 15 Palazzo Celestre 80 82 83 85 11-12 Lato sinistro 8 9 10 11 12 Palazzo Scibilia detto “S.P.E.” Palazzo Vaccaro Palazzo Caltagirone II Palazzo Pino Ingraiti Palazzina Di Carlo-Dones 87 89 90 92 94 Tornieri: dalla Discesa dei Giudici alla via Vittorio Emanuele 95 Lato destro Palazzo Giglio Sabatini Palazzo del Banco di Sicilia 18 Palazzo Scordato 101 103 106 16 17 Lato sinistro Palazzo Paladino Cine Teatro e Palazzo Finocchiaro 15 Palazzo Coffaro 16 Palazzo Savona 108 110 113 115 13 14 PRIMO TRONCO 1895-1910 Rione Sant’Antonio e Conceria: dalla via Vittorio Emanuele alla via Bandiera 119 Lato destro Palazzo Tramontana chiesa di Sant’Antonio Abate 21 Uffici comunali 129 131 134 19 20 Lato sinistro Palazzo Arezzo 18 Teatro Biondo 19 Palazzo Biondo 20 Palazzo Avarna di Gualtieri 136 138 140 141 17 Piazza San Domenico: dalla via Bandiera alla via Torre di Gotto 143 Lato destro • La chiesa e il convento di San Domenico 22 Palazzo La Rinascente (ex Palazzo Bonomolo) 151 154 Lato sinistro Palazzo Moncada di Paternò (ex Palazzo Montalbano) 22 Palazzina Agnese-Bonsignore 23 Palazzo Ponza (Marassi Rossi) 21 Palazzo e giardino Monteleone: dalla via Torre di Gotto al cortile Piccolo 158 162 163 165 Lato destro 23 24 Palazzo della Banca Nazionale del Lavoro Palazzo Lombardo Lagane II 176 177 6 Indice 25 Palazzo Caltagirone I 178 Lato sinistro 24 25 Palazzo del Credito Italiano Palazzo delle Poste 179 182 Itria e Olivella: dal cortile Piccolo alla via Cavour 187 Lato destro 26 27 28 29 30 31 Palazzina Rosano Palazzo Chiarchiaro Palazzo Abbate-De Castro Palazzo Florio-Tirrenia Palazzo Ammirata Palazzo Assicurazioni Venezia 191 192 194 196 198 200 Lato sinistro Museo archeologico regionale “A. Salinas” Palazzo Oddo Fileti 28 Palazzo Ponte-Cavarretta 29 Palazzo Gallo Favaloro 202 206 207 208 26 27 VIA INGHAM 1863-1912 • • • • La via Ingham: via Roma fuori le mura Dalla via Cavour alla via Francesco Bentivegna Dalla via Francesco Bentivegna alla via Principe di Granatelli Dalla via Principe di Granatelli alla via Emerico Amari Il quartiere della via Ingham 211 214 217 219 220 Lato destro 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 Palazzo Carella Palazzina Romano Palazzina La Manna-Costantino-Romano Palazzo Boero (ex Palazzo Guglielmini-Carcione) Palazzo Compagnia Tirrena di Assicurazioni (ex Palazzo San Giuseppe) Palazzo D’Arca Palazzo Argento-Zangara Chiesa Anglicana della Santa Croce (Holy Cross) Palazzo Madìa (ex Palazzo Russo Radicella) Palazzo Cooperativa “La Vittoria” I Cristal Palace Hotel (ex Palazzo Ammirata) Palazzo Planeta Palazzo Mancuso Palazzo Milia-Porzio Palazzo Savagnone-Riccobono 222 223 224 225 227 228 229 231 234 237 238 239 240 241 242 Lato sinistro 30 31 32 33 34 35 36 243 247 248 249 251 252 257 Palazzo Saponara Palazzo Lipari-Baratta Palazzo De Ponte-Scaccianoce Palazzo Giunta-Scaglia Palazzo Di Lorenzo Grand Hotel et Des Palmes Palazzo Amoroso (ex Palazzina Pintacuda) 7 VIA ROMA Palazzo Carella Lo Casto 38 Palazzo Edilpalermo (ex Palazzo Scribani) 39 Palazzo Moretti-Romano 40 Palazzo Geraci-Di Pisa 258 259 260 261 37 Genealogie Bonomolo Zingone Caminneci Valguarnera Lello Carella Cavarretta Chacon Ingham Whitaker Montalbano Pignatelli Aragona Tagliavia Cortes Russo Radicella Tagliavia 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 Bibliografia 275 Indice dei nomi 279 8 Presentazione Nel guardare la foto dei luoghi distrutti per l’apertura di via Roma ho rivissuto le stesse emozioni, gli stessi angoscianti pensieri vissuti qualche anno fa, in occasione della preparazione di una mostra fotografica, davanti alle immagini dei bombardamenti del 1943. Nel primo caso, i risultati di un’azione scellerata, nel secondo i presupposti di un progetto cieco; in entrambi, sono scorse tra le mie mani immagini di luoghi lontanissimi, non nel tempo – sono passati appena ottant’anni dalle demolizioni per la via Roma e sessanta dall’ultima guerra – eliminati dalla memoria della città che ha rinnegato più volte intere fasi del suo passato. È vero, nelle immagini che precedono l’apertura della via Roma, scattate tra la fine del XIX secolo e l’inizio del successivo per documentare il degrado che giustificava le demolizioni, alcune delle quali riportate nel testo, si scorgono piccoli e ciechi cortili privi di luce ma pieni di tangibile povertà. Però vi appare una città viva, ricca di operosa quotidianità: si vedono gli impagliatori, i trasportatori, gli uomini seduti a conversare, le donne intente ai lavori domestici, i “robbi stinnuti”, i bambini occupati a raccogliere acqua dalle fontanelle. Vi sono anche interessanti scorci di strade con la tipica pavimentazione a basole, palazzi nobiliari mescolati a bei palazzetti con i balconi a petto d’oca e ricercate cornici in stucco, a ricalcare più nobili dimore. Poi le botteghe, spesso senza insegna, che fanno pensare a tempi e a paesi lontani anni luce dal nostro perverso sistema pubblicitario basato su abbacinanti congestioni. Incroci, passaggi, dedali di strade attive, un delizioso susseguirsi di percorsi, intricati e intriganti, che rimandano a quei centri antichi che spesso ammiriamo e ricerchiamo in altre realtà. Le belle piazze: la raccolta piazza S. Rosalia, la piazzetta dell’Ospedaletto, la piazzetta della Messinese. Quale sorpresa, poi, sbucare dalla stretta via Monteleone, dalla convulsa via Bandiera o dalla brulicante via Maccheronai e trovarsi nello spazio elegante della raffinata piazza S. Domenico, vera e unica piazza, creata secondo un piano preordinato di sapore settecentesco mitteleuropeo. Mi è sembrato surreale che la sua eliminazione sia stata perpetrata in modo così sistematico e preordinato. La via Roma ha rappresentato, nel Novecento, un “taglio” importante del tessuto urbano preesistente, allo stesso modo in cui lo fu, nel XVII secolo, la “Strada Nuova”, poi denominata via Maqueda. Da qui l’idea di documentare, prima che venga definitivamente archiviata, una pagina della città irrimediabilmente perduta, sicuri che oggi, con la mutata cultura dei beni architettonici e la diversa sensibilità nei confronti del patrimonio edilizio e sociale di una città, tutto questo non sarebbe possibile. Quella che appare oggi, quando il passaggio di tre o quattro generazioni ha visto sfumare i ricordi del passato, è tuttavia un’immagine elegante, che sta riprendendo corpo attraverso i restauri. La via Roma è un interessante repertorio dell’architettura del XX secolo, vi si possono leggere con facilità stili, sistemi costruttivi, mode che hanno caratterizzato i primi cinquant’anni del secolo scorso: bei palazzi, ricchi di decorazioni eclettiche e liberty, si susseguono lungo il lineare percorso che svela qualche interessante tappa artistica, come il Palazzo delle Poste – vero scrigno di arte déco e futurista – le antiche chiese, il Museo archeologico e i teatri liberty. Il cittadino attento scorgerà un vero e proprio registro di elementi decorativi tra i più fantasiosi, utilizzati con maestria ed eleganza: particolari di pregio come vetrate policrome, stucchi, dettagli, che arricchiscono gli edifici, dando a ciascuno un’identità propria. 9 VIA ROMA La ricerca d’archivio, svolta con la consueta professionalità e caparbietà da Mario Di Liberto, ha consentito di ricostruire per intero sia le fasi progettuali, sia la realizzazione dei vari tronchi della via Roma e degli edifici che la affiancano. E, con grande emozione, ci ha consentito di ritrovare le tracce di antichi palazzi la cui reale ubicazione era rimasta misteriosa. È il caso di Palazzo Monteleone, l’enorme edificio con magnifico giardino che sembrava scomparso insieme al nome e del quale, invece, è stato possibile ricostruire storia e vicende. A.C. 10 La via Roma entro le mura Il 7 giugno del 1886 s’inaugurava la nuova Stazione Centrale della Ferrovia che si apriva lungo la via Lincoln in posizione intermedia tra via Garibaldi e via Maqueda, di fronte alla piazzetta del Grano, a ridosso delle mura cinquecentesche della città. La posizione della nuova importante struttura determinò la necessità di sistemare dal punto di vista urbanistico l’intera zona tra corso dei Mille e il piazzale della Stazione e di definire un comodo e immediato accesso alla città dal piazzale. Nel 1885 fu dato incarico a un collegio di tecnici di proporre un “piano di fondamentali riforme e ingrandimenti” per la città3. Il nuovo piano doveva comprendere case per i lavoratori, reti idriche e fognarie, infrastrutture, proposte di sventramento delle zone ritenute malsane, specialmente in alcuni quartieri del centro storico, e interventi di diradamento dell’edilizia. La proposta dei tecnici fu definita in due progetti, uno grandioso e l’altro economico. Il primo prevedeva la divisione dei quattro mandamenti in sedici comparti con l’apertura di quattro nuove arterie, all’incrocio delle quali era prevista la realizzazione di piazze. Il piano “economico” si basava invece su piccole brecce tra le strade considerate più malsane e sul reperimento, attraverso dosati diradamenti, di piccole aree libere. Fu preferito un piano intermedio, redatto dall’ing. Felice Giarrusso, che pur dando attuazione al piano economico non rinunciava ad alcune novità previste dal piano grandioso. Il piano Giarrusso prevedeva l’apertura di quattro grandi arterie che avrebbero tagliato il vecchio centro, e nuovi ampliamenti edilizi in quartieri esterni dove avrebbero dovuto trovare posto gli abitanti Il progetto della via Roma Subito dopo l’unificazione, il primo sindaco di Palermo, Giulio Benso, duca della Verdura, diede mandato a un collegio di architetti di studiare un progetto di riforme topografiche e decorative per la città, con proposte di sventramento e risanamento delle zone ritenute malsane e la creazione di grandi arterie, meglio rispondenti ai nuovi criteri di viabilità e di trasporto urbano1. Fra le altre, era prevista una strada larga venti metri che da piazza Fieravecchia – odierna piazza Rivoluzione, dove giungeva via Garibaldi – attraversando piazza S. Domenico e allargando via Gagini si prolungava oltre via Cavour, fino a via Scinà, creando una comunicazione diretta tra il porto e corso dei Mille, dove si svolgeva allora il traffico principale con le altre province siciliane2. In seguito a tale piano nel 1863-64, sotto la sindacatura di Antonio Starrabba, marchese di Rudinì, fu realizzato un tratto tra via Cavour e via Mariano Stabile, denominato via Ingham. Nel 1866 l’ufficio tecnico del Comune elaborò un piano regolatore e di ampliamento della città che teneva conto delle indicazioni del progetto del 1860, delle infrastrutture e dei progetti per la nuova linea ferroviaria di circonvallazione e della stazione ferroviaria che a partire dal 1863 erano in fase di studio. 1 Cfr. Felice Giarrusso, La via Roma, in “Panormus”, rivista amministrativa del Comune, anno II, n. 3, ago-dic. 1922, pag. 45. 2 La prima linea ferroviaria della Sicilia da Palermo a Bagheria fu inaugurata il 28 aprile 1863; in seguito il tratto fu proseguito fino a Termini. La stazione provvisoria si trovava in via del Secco, nei pressi di via Oreto. Cfr. M. Carcasio, S. Amoroso (a cura di), Le stazioni ferroviarie di Palermo, Palermo, 2000. 3 Delibera comunale 28 marzo 1885. 11 VIA ROMA cerchio che circondava il monumento a Vittorio Emanuele, eretto nel piazzale esterno della Stazione, andava ad uscire nel mezzo dello sbocco di via Ingham sulla via Cavour. La lunghezza dal monumento alla via Ingham sarebbe stata di m. 1375 circa”5. Il nuovo asse stradale, dunque, con il sistema del rettifilo riproponeva il principio barocco dell’incisione operata direttamente sul tessuto precostituito [...] nascondendo […] complessi rioni popolari e l’intricato mercato della Vucciria 6 con nuove cortine edilizie in cui sistemare i contenitori delle attrezzature necessarie al sistema economico-amministrativo della moderna borghesia. Sui nuovi fronti si prevedeva infatti di allineare banche, grandi edifici pubblici per i nuovi servizi amministrativi, uffici pubblici e commerciali, sedi di rappresentanza di istituti di credito, teatri, caffè, palazzi residenziali prestigiosi e negozi. Il progetto della via Roma fu presentato alla città come un’opera di grande respiro, un completo rinnovamento edilizio della città una via larga, elegante, signorile, simile ad un polmone che permettesse la respirazione di aria pura e salubre ad interi rioni [...] fiancheggiata da magnifici edifici, da palazzi che la rendessero una delle più aristocratiche strade della nostra città 7. Nelle intenzioni dei progettisti e dei promotori dell’opera, a destra e a sinistra della nuova strada, sarebbero dovuti sorgere: il Palazzo delle Poste, il Palazzo di Giustizia, il Palazzo delle Ferrovie, il Palazzo della Banca d’Italia e il Palazzo del Banco di Sicilia, a renderla magnifica e solenne con l’imponenza delle loro moli. La nuova arteria fu divisa in cinque tronconi: 1 dalla via Lincoln alla via Divisi, 2 dalla via Divisi alla via Vittorio Emanuele, 3 dalla via Vittorio Emanuele alla via Bandiera, o piazza S. Domenico, 4 dalla via Bandiera alla via Bara, 5 dalla via Bara alla via Cavour. delle case demolite; nell’assegnazione delle abitazioni prevalevano però le distinzioni di casta in base al reddito. Nell’ambito del centro antico si riteneva opportuna la riqualificazione di comparti urbani per mezzo di gallerie coperte, previste nei pressi di piazza S. Domenico, e di portici per le nuove strade. Nel piano di risanamento della città di Palermo, redatto in data 8 settembre 1886, fra gli altri lavori volti a bonificare la parte centrale della città, era prevista una grande arteria che, in rettifilo, partendo dalla Stazione delle “Ferrovie Sicule”, e attraversando i due mandamenti Tribunali e Castellammare, sfociava nella via Cavour di fronte alla via Ingham, già realizzata. L’andamento della nuova arteria fu poi modificato in un tratto rettilineo fino alla via Bara e un secondo tratto di raccordo con la via Ingham per diminuire la divergenza dei due assi stradali. La larga strada che tagliava trasversalmente due mandamenti del centro antico, comprendeva il risanamento dei rioni Stazzone, Santa Rosalia, Giardinaccio, Lattarini, Conceria e Itria. L’arteria aveva lo scopo dichiarato di collegare le maggiori attrezzature urbane, la Stazione ferroviaria e il porto mercantile, agevolare la viabilità nel centro antico e consentire il risanamento igienico di quartieri ritenuti degradati; tuttavia era palese l’interesse degli urbanisti per una nuova struttura viaria che desse alla città prestigio storico e politico, sull’esempio di realizzazioni simili in altre città europee. Questa nuova ampia strada, oltre allo scopo di creare una diretta comunicazione centrale col porto, ha altresì lo scopo importantissimo di diminuire il traffico della via Maqueda che, in talune ore era divenuto eccessivo, essendone la larghezza circa dodici metri 4. Nello stesso tempo, la nuova arteria, collegando in modo veloce le due importanti attrezzature commerciali e scavalcando la città antica, avrebbe rappresentato in modo tangibile un segno nuovo e moderno, ferma indicazione della svolta che la Palermo borghese e imprenditoriale dell’ultimo quarto dell’Ottocento avrebbe voluto imprimere alla sonnolenta città borbonica. “La nuova arteria era in progetto fissata secondo un perfetto rettifilo con larghezza di metri 20 e con asse che dalla metà della corda del semi- 5 Municipio di Palermo, Relazione della Commissione governativa d’inchiesta sulla costruzione di via Roma in Palermo, 1907, pag. 2. 6 M. Gentile, Il Museo nazionale di Palermo. Progetti e controversie nella lunga storia del fronte su via Roma, in LEXICON, Storia dell’architettura in Sicilia, numero 0, n.s. luglio 2004. 7 Giornale di Sicilia, 1 febbraio 1916. 4 F. Giarrusso, cit., pag. 46. 12 La via Roma entro le mura Alla fine del 1905 veniva presentata al Consiglio comunale la proposta del consigliere Giuseppe Lanza di Scalea di un’inchiesta in merito alle varianti intervenute rispetto al progetto approvato per la via Roma. A seguito delle inchieste si sospettarono irregolarità e favoritismi nelle procedure e nei prezzi pagati per l’esproprio dei fabbricati, che ebbero voce pubblica a seguito di un’intervista pubblicata sul Giornale di Sicilia del 19 febbraio 1907. Il 22 febbraio successivo il Consiglio comunale deliberava l’istituzione di una Commissione ad hoc, formata dal sindaco, due assessori, un consigliere e un membro esterno, che si dimise poco tempo dopo; con decreto 23 aprile 1907 fu infine istituita una nuova commissione formata da tre funzionari statali. L’inchiesta riguardò sia gli atti, sia gli amministratori, i funzionari e gli appaltatori. La commissione esaminò in particolare la regolarità del tracciato della via Roma, la corrispondenza di questo con il progetto approvato, la regolarità sulle concessioni delle aree relative al rione Conceria e sui prezzi pattuiti per gli espropri e relative responsabilità. Tuttavia non mancarono casi evidenti di favoritismo nell’assegnazione delle aree e negli atti, legittimati dalla mancanza del tempo necessario alla redazione completa degli stessi, dall’incalzare dei lavori, da sopravvenute necessità e dalla volontà di dare lavoro alle masse operaie. Dall’inchiesta emersero supervisioni troppo affrettate da parte dei funzionari di controllo, mancati inoltri a organismi competenti, intese e ordini verbali, giustificati da “assoluta buonafede” dei funzionari pubblici. Furono accertate vere e proprie incompatibilità tra funzioni assegnate a uno stesso professionista, risultarono clausole mancanti o male espresse nei contratti di appalto, casi di tolleranza dovuti alle “speciali circostanze del momento”, concessioni edilizie rilasciate senza opportuni controlli sull’adempimento degli obblighi assunti dagli imprenditori con il Comune o palesi interessi degli imprenditori all’esecuzione di fabbricati sulla nuova via e la conseguente fretta di edificare, anche in assenza del pieno possesso delle aree e quindi in mancanza dell’allineamento regolare e dei livelli. L’unica cosa positiva accertata fu la massima sollecitudine, in un primo momento, a risolvere i contenziosi nel Il progetto fu approvato dal Consiglio comunale con delibera 27 novembre 1886, fu quindi presentato per ottenere la dichiarazione di pubblica utilità e l’estensione delle opere necessarie secondo la legge n. 2892 del 15 gennaio 1885, detta legge di Napoli,8 col cui strumento era previsto il risanamento dei rioni insalubri previsto dal piano regolatore redatto da Felice Giarrusso e adottato nel 1886. In particolare, rientravano negli interventi di risanamento del piano i tratti: primo (dalla via Lincoln alla via Divisi), terzo (dalla via Vittorio Emanuele alla via Bandiera) e quinto (dalla via Bara alla via Cavour). Poiché il piano di risanamento non ottenne l’approvazione, si rese necessario un nuovo progetto, redatto dallo stesso ing. Giarrusso nel 1889 e approvato nella seduta consiliare dell’11 ottobre dello stesso anno. Il nuovo progetto limitava il risanamento ai rioni considerati insalubri in modo da ottenere i finanziamenti previsti con la legge di Napoli; il tracciato della strada fu lievemente spostato verso oriente, prevedendo l’innesto con la via Ingham all’altezza del cortile Caruso, riducendo la lunghezza della nuova arteria di circa cinquanta metri (m 1316), e la creazione di una piazza per ottenere un migliore raccordo tra le due strade. Il nuovo tracciato inoltre aveva il vantaggio di evitare la demolizione di parte del Museo Nazionale che, secondo il primo progetto, avrebbe interessato la Sala delle Metope. Con contratto d’appalto 20 luglio 1895, fu aggiudicata all’impresa Cuzzaniti-Rutelli l’esecuzione del tratto via Vittorio Emanuele-via Bandiera, sotto la direzione dell’Ufficio del Risanamento, diretto dall’ing. Felice Giarrusso. In questo tratto rientravano i risanamenti dei rioni S. Antonio e Conceria. I lavori durarono dall’ottobre 1895 all’ottobre 1898. In seguito fu compilato un nuovo piano particolareggiato approvato con legge 19 maggio 1904, detta legge Bonanno dal nome dell’allora prosindaco Pietro Bonanno, confermato dal Regio decreto 23 marzo 1905. 8 La legge nazionale per Napoli fu promulgata in seguito alla terribile epidemia di colera propagatasi nella città partenopea nell’estate del 1884, che mise in luce le disastrose condizioni igieniche ed edilizie di molti quartieri di quella città; il 15 gennaio 1885 la legge, che consentiva l’esproprio per pubblica utilità in caso di risanamento, fu estesa all’intero territorio nazionale. 13 VIA ROMA Piano d’insieme della nuova via Roma, compreso tra la piazza della Stazione Centrale e la via Cavour, 1897 (propr. Rosario La Duca). caso di interessi reciproci dell’amministrazione e dei privati. I risultati della commissione misero l’accento soprattutto sulle negligenze dei funzionari pubblici, su alcuni conflitti d’interesse e sui ritardi nel compiere i lavori, dovuti principalmente alle controversie per le espropriazioni e ai lavori sopravvenuti per inconvenienti di diversa natura, al contrario della fretta che nei primi atti dei lavori aveva fatto sorvolare su molte formalità e adempimenti. Nel 1907 appariva chiaro che i lavori non sarebbero stati conclusi entro l’anno successivo, così come previsto all’atto dell’approvazione dei lavori. Complessivamente i lavori comportarono per il Comune un guadagno rispetto alle cifre preventivate: maggiori incassi si ebbero nella vendita delle aree di risulta dalle demolizioni e per i materiali utili ricavati; altri risparmi si ebbero negli espropri e nelle demolizioni stesse, spesso effettuate dagli stessi proprietari. Per convenzione si suole indicare come primo tronco il tratto di strada da via Vittorio Ema- nuele a via Cavour, il cui taglio è stato eseguito per primo, tra il 1895 e il 1910, e come secondo tronco il tratto che va dalla Stazione ferroviaria a via Vittorio Emanuele, eseguito tra il 1915 e il 1922. Tuttavia, occorre tener conto che le costruzioni hanno seguito tempi e modalità diverse di esecuzione. I primi fabbricati sorsero nei primi anni del Novecento, ma l’edificazione fu completata, per entrambi i tronchi, verso la fine degli anni Trenta. Il primo tronco: dalla via Vittorio Emanuele alla via Cavour Nel 1892, in attesa della definitiva approvazione del piano, che avverrà con legge n. 344 del 19 luglio 1894, fu decisa l’attuazione degli stralci relativi al risanamento dei rioni S. Antonio e Conceria9. 9 Seduta consiliare del 10 marzo e Regio decreto 19 luglio. 14 La via Roma entro le mura Il nuovo tracciato della strada veniva però a passare a soli 8,5 m dalla piazzetta Marchese Arezzo, e il Palazzo Arezzo – che doveva essere in buona parte demolito – avrebbe avuto sulla via Vittorio Emanuele solo un breve prospetto che fu giudicato poco decoroso. L’Ufficio tecnico rinvenne allora un errore nella pianta catastale (sic!) per cui il 31 maggio 1893, essendo sindaco il marchese Pietro Ugo delle Favare e su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici, Pietro Bonanno, fu approvata la variante al tracciato precedente, con la quale – a fronte di un ulteriore spostamento verso oriente di quattro metri dell’asse stradale all’altezza di Palazzo Arezzo – restava al palazzo stesso un prospetto su via Vittorio Emanuele di metri 12, con notevole vantaggio economico e di posizione per l’edificio che veniva a trovarsi in un punto nevralgico della nuova strada. La motivazione della variante addotta dal Consiglio comunale fu il risparmio economico rispetto al progetto originario per i minori oneri d’esproprio dovuti alla conservazione di Palazzo Arezzo. Nella seduta del Consiglio comunale del 10 febbraio 1895, fu approvata la variante al piano di risanamento del rione Conceria che, pur non intervenendo direttamente sul tracciato della via Roma nell’attraversamento del rione stesso, mutava la disposizione delle strade adiacenti, degli innesti e delle superfici disponibili sul lato occidentale della nuova via Roma. Il 22 novembre 1897, fu approvato il progetto particolareggiato e di esecuzione del tronco di via Roma compreso tra via Vittorio Emanuele e via Bandiera, che faceva parte del piano di risanamento della città. I lavori furono eseguiti sotto la direzione dell’ing. Felice Giarrusso, coadiuvato dall’ing. Francesco Corrao, sulla base della variante al progetto del 1889 approvata nel 1893 che permise la conservazione di Palazzo Arezzo nella quasi totale integrità. I nuovi lavori comportarono, invece, ulteriori demolizioni sul fronte orientale, sia lungo via Vittorio Emanuele (Palazzo Tramontana) sia in corrispondenza della via Maccheronai dove residuava un’esigua superficie stretta e al15 VIA ROMA Nel 1901, tali problematiche furono indagate dall’inchiesta Carlo Schanzer, i cui effetti in ogni modo non influenzarono l’andamento dei lavori. La vista degli edifici rimasti parzialmente demoliti, delle aree vuote di quelli eliminati, nonché delle povere e degradate case della Vucciria, rimaste scoperte dai lavori, spinse l’amministrazione comunale a deliberare in breve tempo la prosecuzione dei lavori. Ma, sebbene la delibera consiliare del 3-11 agosto 1899 e la delibera 24 gennaio 1904 avessero approvato l’inizio dei lavori del successivo tratto della via Roma da via Bandiera a via Bara (quarto tratto), per la mancanza dei fondi necessari, tali lavori furono intrapresi solo nella seconda metà del 1904, dopo la delibera comunale che stornava parte dei fondi destinati al risanamento della città antica a favore del completamento della via Roma11. Né il piano di Risanamento del 1889, né il piano della via Roma del 1904 furono mai approvati dalla Giunta provinciale, che nel 1889 approvò il progetto di risanamento solo in linea tecnica e per il vincolo di bilancio ed espresse soltanto un voto favorevole alle due iniziative comunali. Per il completamento del quarto e quinto troncone dalla via Bandiera alla via Cavour, furono assegnati tre anni di tempo e una somma di Lire 1.128.900. Nel 1905 fu istituito un Ufficio speciale, composto da funzionari di fiducia dell’amministrazione comunale, tra i quali l’avv. Vincenzo Ramirez, vice segretario generale, e l’ing. Felice Giarrusso, capo dell’Ufficio lavori pubblici, sostituito poi dell’ing. Francesco Corrao. La Commissione aveva funzioni amministrative, tecniche, legali, direttive ed esecutive; avrebbe dovuto procedere agli espropri, alla presa di possesso dei fabbricati, all’assegnazione per le demolizioni e agli adempimenti dei lavori occorrenti. Non si tenne conto dell’unicità dell’opera che continuò a presentare ritardi nell’esecuzione; inoltre, l’anno successivo fu collocato a riposo l’ing. Giarrusso, progettista e direttore tecnico dell’opera, e a capo dell’Ufficio lavori pubblici fu nominato l’ing. Luigi Castiglia. Ai fini delle espropriazioni il nuovo tronco della via Roma fu suddiviso in zone: zona 1 da via Bandiera a via Monteleone; zona 2 da via Monteleone lungata, la soppressione del vicolo e della piazzetta S. Antonio che dava accesso alla chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate, che venne a trovarsi a una quota notevolmente più alta rispetto a quella del tracciato stradale, le demolizioni delle case del rione Conceria ricadenti sul tracciato stradale, la parziale demolizione di Palazzo Avarna dei duchi di Gualtieri10. Il lato orientale della nuova arteria venne a coincidere con l’antica via Maccheronai, verso la quale fu innalzata una balaustra per coprire il notevole dislivello tra le due strade. Il tracciato della via Roma, sempre in rettifilo, risultava lievemente spostato lungo tutto il percorso. Infatti, nella pianta allegata alla revisione del progetto nel 1904, l’inizio dell’arteria risultava spostato a valle di circa due metri; il punto di partenza non fu più alla metà della corda del semicerchio formato di fronte al monumento a Vittorio Emanuele, bensì a partire dal monumento stesso; lo spostamento verso oriente all’altezza di Palazzo Arezzo risultava di quattro metri, e di due metri all’altezza del Museo archeologico. Nell’ultimo tratto, il raccordo con la via Ingham a partire dalla via Bara risultava un altro rettifilo con l’asse leggermente spostato rispetto al primo. L’intero lotto sul fronte occidentale della via Roma, risultante dalle demolizioni del rione Conceria, fu acquistato dai fratelli Biondo, che in breve tempo costruirono un teatro e un edificio residenziale. Con i primi lavori emergevano le difficoltà nel provvedere alle ingenti spese ed al metodo da adottare per stabilire l’ammontare delle espropriazioni, poiché occorreva sottrarre a questo il valore dei materiali utili e delle aree fabbricabili che venivano lasciate libere dalle demolizioni, nella maggior parte dei casi riacquistate dai proprietari per l’ampliamento e il completamento degli edifici intersecati dal tracciato. In questi casi ai proprietari competeva l’onere della demolizione e delle chiusure dei vani rimasti aperti lungo il tracciato; altrimenti le demolizioni venivano affidate ad altre ditte, a lotti. Altri appalti riguardarono i lavori di sistemazione stradale e la rete fognante. 10 Il duca inoltrò ricorso contro il Comune per il prezzo pagato per l’esproprio; la lite giudiziaria durò quasi dodici anni. 11 Legge 19 maggio 1904 n. 185 e Regio decreto 23 marzo 1905 n. 155. 16 La via Roma entro le mura a via Torre di Gotto; zona 3 da via Torre di Gotto al cortile Piccolo; zona 4 dal cortile Piccolo a via Bara; zone 9, 10, 11 da via Bara a via Cavour. La zona 1 comprendeva sostanzialmente Palazzo Montalbano; la zona 2 attraversava il fabbricato ad angolo tra via Monteleone e il fronte settentrionale di piazza S. Domenico; la zona 3 era costituita dalla proprietà del principe Giuseppe Pignatelli Aragona Cortes, duca di Terranova e di Monteleone, con il suo antico palazzo ed ampio giardino che veniva attraversato per intero dalla nuova strada; la quarta zona comprendeva il Museo nazionale e case private prospettanti su via Gagini e sui cortili Piccolo e Grande, la cui superficie di risulta fu acquistata dai proprietari limitrofi; le zone 9, 10, 11 comprendevano edifici privati con prospetti sulle vie Gagini, Bara, piazza Porta Colonna, cortile S. Lazzaro e cortile Caruso. Tra questi ultimi figuravano le proprietà Florio, Fileti Oddo, Gallo Favaloro e Ammirata. Le espropriazioni si sarebbero dovute effettuare in base alla legge di Napoli, tranne che per la zona 1, in quanto i prezzi erano stati concordati con i proprietari prima del 190512 e per le espropriazioni parziali delle altre zone, dove fu spesso applicata la legge 25.06.1865 n. 2359 (pubblica utilità). In realtà furono pagati prezzi più elevati, giustificati dal fatto che si trattava della zona più centrale della città, prossima al mercato, e che i fabbricati – nella maggior parte dei casi in buone condizioni – erano destinati a botteghe nei piani terra e ad abitazioni del ceto “civile” negli altri piani, da cui i proprietari traevano un alto reddito13. Le demolizioni della zona 1 furono affidate all’appaltatore Giuseppe Minneci Zito, a esclusione della proprietà Valguarnera Paternò, alla quale provvidero gli stessi proprietari che aggregarono alla loro proprietà la residua area lasciata libera, poco più di 173 mq, dalla demolizione di Palazzo Montalbano (proprietà De Almagro e Vanni) per la costruzione di un edificio su via Roma14. Progetto di Palazzo Gagliardi, prospetto. (A.S.C. Palermo LL.PP. 1926 3-4-89). Le demolizioni della zona 2 furono decise durante la seduta consiliare del 6 dicembre 1905 e furono effettuate l’anno successivo da Francesco Bonomolo Zingone, che intendeva acquistare le proprietà limitrofe, circa 474 mq, per la costruzione di un grande fabbricato lungo la nuova via Roma15. Le demolizioni della zona 3 furono compiute dal proprietario, principe Giuseppe Pignatelli Aragona Cortes. Qui il tracciato stradale avrebbe attraversato il magnifico giardino del principe, uno dei più grandi della città; tuttavia i fabbricati su via Monteleone sarebbero dovuti rimanere in15 Il contratto tra Comune e Francesco Bonomolo fu stipulato il 4 maggio 1906; l’imprenditore si impegnava a costruire entro un anno un “edificio civile convenientemente decorato e degno dell’importanza della via Roma”. Una lite giudiziaria fu intentata da parte della signora Filippa Traetta, residente nel fabbricato da demolire parzialmente, che rivendicava il diritto di prelazione per le aree lasciate libere delle demolizioni. La controversia proseguì fino al 31 gennaio successivo, con esito favorevole al Bonomolo, che frattanto aveva iniziato la costruzione. L’avvocato che sostenne le tesi del Comune nella controversia era lo stesso patrocinatore di Francesco Bonomolo. 12 Regio decreto 23.03.1905. 13 Vi fu un maggior esborso complessivo dell’1,5 per cento, compensato da lavori compiuti al risparmio. 14 Compromesso tra Comune e i coniugi Paternò, 31.07.1905, approvato il 18.08.1905; con l’approvazione definitiva della vertenza tra Comune e proprietà Paternò, 2.03.1906, i coniugi Paternò si impegnarono a ultimare le demolizioni residue entro tre mesi e, nello stesso tempo, a presentare il progetto per il nuovo edificio da completare in un anno. 17 VIA ROMA Piano particolareggiato del tronco della nuova via Roma compreso tra la via Vittorio Emanuele e la stazione centrale (Contratto d’appalto 6 marzo 1915, Allegato D, notar Ferdinando Lionti, Archivio notarile di Palermo). Il 16 ottobre del 1905 furono assegnati alla ditta Minneci Zito i lavori di demolizione delle zone 9, 10, 11; ma, poiché le opere andavano a rilento, l’anno successivo i restanti lavori furono rilevati da Francesco Paolo Ammirata17, proprietario di alcuni immobili della zona, che aspettava l’assegnazione di aree di risulta, in compensazione degli espropri subiti, per la costruzione di un palazzo sulla stessa via Roma. tegri. Dell’area a giardino espropriata, esclusa la superficie occorrente per l’impianto della strada, risultarono disponibili altri 2500 mq; di questi, circa 600 mq furono ceduti in parte al Museo per la sistemazione dei fabbricati, e altri 420 mq furono acquistati dalla comunità metodista per l’edificazione di un tempio vesleyano, che non fu mai realizzato. Col compromesso dell’8 agosto 1905 fu concesso alla signora Bianca Fileti, vedova Oddo, una zona di terreno – all’angolo tra la via Roma e la via Bara e confinante con la futura traversa parallela alla via Roma – da aggregare alla contigua proprietà per la costruzione di un edificio civile16. 16 Compromesso approvato dal Consiglio comunale il 18.08.1905; contratto stipulato il 4.10.1905 dal notaio Ferdinando Lionti. 17 Compromesso 2 luglio 1906 e contratto 22 febbraio 1907, notaio Ferdinando Lionti. 18 La via Roma entro le mura L’apertura del tratto stradale avvenne tra il 1907 e il 1910. Emanuele Rutelli19, ingegnere, assumeva l’appalto20 per il completamento del tratto meridiona- Il secondo tronco: dalla Stazione centrale alla via Vittorio Emanuele. L’appalto Bonci & Rutelli co di Palermo, realizzando, oltre a un tronco di via Roma, il sistema di edifici dell’ex rione Conceria e la Galleria delle Vittorie. Fu progettista di complessi monumentali di ispirazione neoclassica e di piani regolatori. 19 Emanuele Rutelli (Palermo, 27.1.1872-1954), ingegnere. Il padre, Nicolò, era cugino in primo grado dello scultore Mario (1859-1941). Con l’architetto Paolo Bonci costituì l’impresa di costruzioni “Bonci & Rutelli”. Rutelli e Bonci erano tra loro cognati, avendo sposato due sorelle Gejmet, rispettivamente Deborah (1878-1967) e Lidia Virginia (1883-1967), appartenenti a una famiglia francese di religione valdese. 20 Il compromesso del 7.04.1914 fu firmato dal sindaco Girolamo Di Martino e dall’assessore ai Lavori pubblici Giu- Nel 1915, sotto la sindacatura di Salvatore Tagliavia, l’impresa di Paolo Bonci18, architetto, ed 18 Paolo Bonci (Castellina in Chianti, Siena, 11.4.1874 – Palermo, 26.10.1958), architetto e urbanista, fu impegnato fino alla seconda guerra mondiale, insieme a Emanuele Rutelli, in attività imprenditoriali soprattutto nel centro stori- 19 VIA ROMA Imbocco della via Roma da piazza Giulio Cesare. Sono visibili, a sinistra, palazzo Cooperativa “La Vittoria”, a destra, palazzo Caputo Pirrotta. All’estrema destra le antiche case sull’attuale via Manzoni. Cartolina fine anni ’20 (propr. Alberto Jannì). nari della linea tranviaria, affidata alla Società Les Tramways de Palerme. Il contratto prevedeva l’esecuzione della pavimentazione stradale con basole di calcare duro di Boccadifalco, di prima categoria per la via Roma, di seconda categoria per le altre strade; i marciapiedi sarebbero stati eseguiti con basolato di Billiemi. Le aree risultanti dalle demolizioni, libere da strade e piazze, sarebbero rimaste proprietà dell’impresa che avrebbe dovuto provvedere alla costruzione di edifici, secondo le prescrizioni del progetto, oppure venderli, previa certificazione del sindaco. Restava da convenire la proprietà di due spezzoni di terreno per i quali si prevedeva l’approvazione di una variante al progetto iniziale entro i successivi due anni23. Nel 1913 era stato stipulato un compromesso tra il Comune e la Banca d’Italia, per la vendita di un lotto di terreno di risulta nel tratto meridionale della via Roma ancora da aprirsi, vendita mai avvenuta24. La costru- le della via Roma, tra via Lincoln e via Vittorio Emanuele. L’appalto comprendeva l’esecuzione delle opere previste dai progetti approvati per il tronco via Lincoln-via Divisi, tra cui le opere di risanamento dei rioni Lattarini, Giardinaccio, Santa Rosalia e Stazzone e l’espletamento delle opere del tronco via Divisi-via Vittorio Emanuele, previste dalle varianti al progetto originario della via Roma fin dal 190521. Oggetto dell’appalto erano le espropriazioni degli stabili ricadenti nei piani, le demolizioni, le opere di chiusura, di raccordo e di sistemazione e difesa, le sistemazioni stradali, i raccordi delle nuove strade con quelle preesistenti e gli impianti fognari. Restava a carico delle aziende municipali la sistemazione delle condotte dell’acqua22, del gas e della linea elettrica; inoltre la collocazione della pavimentazione stradale avrebbe dovuto procedere di pari passo con la posa dei bi- seppe Lanza di Scalea. Contratto d’appalto del 6.03.1915, notaio Ferdinando Lionti. 21 In esecuzione del piano particolareggiato approvato con la legge 19 luglio 1894 n. 344 e variato col Regio decreto 23 marzo 1905 n. 155 e col Decreto luogotenenziale 6.7.1919 n. 1222. 22 L’acqua fornita alla città proveniva dalla condotta di Scillato. 23 Indicati nella pianta di progetto con i numeri 1 e 1b, successivamente inserita nella “variante Tornieri”; Art. 22 del contratto. 24 Delibere comunali 13.11.1912 e 13.02.1913; delibera della giunta provinciale 4.04.1913. 20 La via Roma entro le mura Secondo tronco della via Roma negli anni Venti. Sullo sfondo la Stazione centrale. In primo piano: a sinistra, i palazzi Barraja e Cavarretta, separati dalla via Cagliari, a destra i palazzi Caltagirone e Pino Ingraiti, separati dalla via Livorno. Cartolina (propr. Alberto Jannì). La via Roma dalla Stazione centrale negli anni Venti; lo spazio libero davanti agli edifici Cooperativa “La Vittoria”, a sinistra, e palazzo Caputo Pirrotta, a destra, verrà occupato dall’ingresso monumentale costruito tra il 1932 ed il 1940. Cartolina (propr. Alberto Jannì). con prospetti omogenei per isolati, comunque uniformati in altezza e nella ricorrenza dei piani. Su via Roma erano previsti edifici alti tra i venti e i ventisette metri e veniva regolamentata an- zione degli edifici sui due nuovi fronti stradali era considerata parte integrante del piano per la via Roma; erano previsti edifici con decorazioni esterne adeguate all’importanza della nuova arteria, 21 VIA ROMA Restauro della facciata in via Roma dell’edificio tra Discesa dei Giudici e via Firenze, prospetto (non eseguito). (A.S.C. Palermo, 1929) ni a decorrere dalla data del contratto. Le costruzioni sarebbero potute avvenire anche per conto o da parte di terzi. L’impresa si obbligava a lasciare libera, per conto del Comune, una superficie di 400 mq per l’edificazione di una nuova chiesa, in sostituzione di quella di S. Rosalia che doveva essere demolita26. L’articolo 28 del contratto prescriveva la costruzione di due edifici monumentali con prospet- che l’ampiezza delle camere e la superficie dei cortili interni. Negli ultimi due piani degli edifici l’impresa si obbligava a costruire almeno cento appartamenti di tipo economico, cioè con non più di quattro ambienti principali25. Per la costruzione degli edifici, previa approvazione dell’Ufficio tecnico del Comune, si stabilivano dodici an25 Con lo stesso contratto, all’articolo 44, l’impresa si obbligava a costruire duecento appartamenti di tipo popolare, cioè con non più di tre ambienti principali, entro il termine di otto anni, in “lotti esterni alla città”, ma in vicinanza di una “arteria principale”, che il Comune avrebbe dovuto cedere all’impresa a prezzo concordato, in un termine di tre anni. 26 Secondo il contratto, l’edificazione della nuova chiesa sarebbe stata affidata alla stessa impresa su progetto elaborato dal Comune. 22 La via Roma entro le mura prietari, ma che notevoli difficoltà di ordine pratico e tecnico erano sopravvenute per lo spostamento delle condutture idriche, senza il quale non si poteva procedere alle demolizioni. Nel frattempo era scoppiata la Prima Guerra Mondiale. Nel 1919 l’impresa aveva eseguito solo parte dei lavori, a causa delle difficoltà legate allo stato di guerra, alla carenza di operai disponibili e al reperimento sul mercato dei materiali necessari al completamento dell’opera. Dopo una serie di controversie con l’amministrazione comunale, atti stragiudiziari e sequestri, nel 1920 l’impresa chiese e ottenne dal Comune un nuovo accordo, che – pur confermando quelli del 6 marzo 1915 – concedeva all’impresa una proroga di tre anni rispetto ai termini prescritti dal contratto per le varie categorie dei lavori; un’uguale proroga era concessa al Comune per gli adempimenti di sua competenza28. A vantaggio dell’impresa, con l’articolo 3 del nuovo accordo venivano modificati i materiali per la pavimentazione stradale, da realizzare con asfalto anziché con basole; dei marciapiedi, da eseguire con getto di cemento, e dei canali di fognatura. L’amministrazione comunale avrebbe mantenuto il prezzo a forfait stabilito dal precedente accordo, compreso il premio in caso di consegna anticipata. Il Comune si riservava ancora un anno di tempo per la variante al progetto degli edifici dell’imbocco dalla via Lincoln. Dopo l’accordo, le demolizioni furono portate avanti rapidamente; la strada fu completata il 30 luglio 1922 e aperta al transito nel dicembre successivo. Nel mandamento Tribunali furono calcolate demolizioni per circa 28.000 mq, mentre si ricavarono 26.000 mq di aree edificabili. I lotti ricavati dalle demolizioni furono quindi ceduti in enfiteusi e le costruzioni eseguite tra il 1921 e il 1936. Per procedere alla definizione dell’ultimo tratto, verso via Vittorio Emanuele, interessato dalla cosiddetta Variante Tornieri, si dovette invece attendere il 1930. In questo secondo tratto della via Roma, il tempo relativamente breve intercorso tra le demolizioni e le nuove edificazioni e il rispetto di un piano preordinato consentirono la realizzazione di cortine edilizie più uniformi e omogenee, per composizione e utilizzazione, rispetto al tratto di strada tra la via Vittorio Emanuele e via Cavour. ti uniformi e composizione architettonica tale da costituire un conveniente imbocco dalla via Lincoln, per la quale l’impresa avrebbe dovuto presentare, entro quattro mesi dal contratto, una variante al piano per estendere gli edifici fino alla piazzetta dell’Albergo che nella precedente versione del piano non era coinvolta nei lavori27 . Per l’esecuzione delle opere all’impresa sarebbero spettate, a forfait, Lire 3.630.000, oltre a un premio di Lire 200.000 in caso di consegna entro quattro anni della parte riguardante le espropriazioni e i lavori di sistemazione stradale. Per l’esecuzione degli espropri, delle demolizioni e dei lavori si stabiliva il termine di quattro anni per il tratto tra via Divisi e via Vittorio Emanuele; per la rimanente parte, compresa tra le vie Divisi e Lincoln – che includeva la sistemazione delle aree comprese tra le vie Parrocchia dei Tartari, Stazzone, Maqueda e corso dei Mille – era stabilito un termine di sei anni; infine si assegnavano dodici anni per l’edificazione completa della aree fabbricabili lungo i fronti della nuova strada. Pertanto si prevedeva la conclusione dei lavori stradali tra il 1919 e il 1921 e la completa edificazione dei fronti entro il 1927. L’inizio dei lavori fu celebrato con una cerimonia senza pompa il 20 settembre del 1915, ma immediatamente si ebbe la percezione delle difficoltà nel procedere ai lavori: il 2 febbraio del 1916 dalle pagine del Giornale di Sicilia si tuonava contro la lentezza delle opere che per il lungo corso di ben quattro mesi [si sono] limitate e ristrette all’esclusivo abbattimento di due o tre catapecchie, poveri e umili tuguri, sorgenti al futuro imbocco della nuova via [e alla] costruzione di un basso e antiestetico muretto di cinta che sa il cielo per quanto tempo ancora saremo costretti a vedere e sopportare nella mostruosità della sua linea. L’impresa asseriva che si procedeva celermente dal punto di vista legale per gli espropri e i concordati con i pro27 In conseguenza di questa obbligazione dell’impresa Bonci e Rutelli, rimase fermo il progetto dell’imbocco di via Roma dalla parte di via Lincoln, ideato con prospetti uniformi dall’arch. Paolo Bonci, come si vede pubblicato in Architettura italiana, anno XI, tav. XXXVII, nella “Veduta prospettica”. Dopo quattro anni di studi e riflessioni, si provvide a fare approvare la variante relativa all’imbocco di via Roma costituita dalla zona II, mantenendo così sempre limitata alla piazzetta dell’Albergo l’estensione delle aree destinate a detto imbocco. Cfr. Decreto luogotenenziale 6 luglio 1919 n. 1222, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 luglio 1919 n. 181. 28 Atto 22.10.1920, notaio Ferdinando Lionti. 23 La via Roma dalla chiesa di S. Antonio Abate. Sulla destra palazzo Arezzo e palazzo Savona, separati da via Vittorio Emanule. Cartolina (propr. Alberto Jannì) Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione La sistemazione urbanistica di via Roma comportò un allineamento geometrico e rettilineo dei lotti, effettuato più con l’uso della squadra e secondo concetti di linearità che non con criteri di effettivo rinnovamento. Di fatto, si trattò di un taglio vero e proprio tra i vecchi quartieri, una sovrapposizione di maglie nuove con l’intento di scavalcare l’edilizia esistente, piuttosto che di rinnovarla. Lungo il tracciato, nuove lottizzazioni, create ex novo dalle demolizioni dei vecchi quartieri ritenuti degradati, si alternano ai tentativi di ricucitura degli isolati superstiti, sventrati dal taglio profondo della nuova via Roma. La nuova arteria, come era avvenuto tre secoli prima per la sistemazione di via Maqueda, sovrapponeva un impianto viario lineare alle antiche strade con andamento est-ovest, parallelo alle curve di livello. Il tracciato della via Roma ha interessato in realtà una fascia molto più larga della semplice sede stradale e dei suoi fronti edificati, coinvolgendo a occidente per tre tratti l’intera area tra la nuova strada e via Maqueda, e, sul fronte orientale, scardinando il sistema viario medievale degli antichi quartieri artigiani e mercantili. Sistemazioni di strade ortogonali regolari furono attuate nel primo tratto tra via Lincoln e via Divisi, corrispondente all’ex rione Stazzone-S. Rosalia, che investì anche il tratto di via Maqueda più vicino alla Stazione centrale; in corrispondenza col rione Conceria, con una sistemazione parziale, allargata negli anni Venti all’intero rione fino a via Maqueda, e nell’ultimo tratto a settentrione, in corrispondenza delle case e dei cortili addossati alle mura dell’Itria. In tutti e tre i casi furono tracciati isolati trapezoidali regolari serviti da nuove strade perpendicolari, alle qua- li fu data la denominazione delle principali città italiane. Tra via Divisi e via Vittorio Emanuele gli irregolari isolati corrispondono a un tentativo di far coincidere la sutura dei vecchi rioni artigianali e mercantili con l’allineamento dei nuovi e importanti fronti. Dal punto di vista dell’uso, fu privilegiato l’aspetto commerciale, con l’allineamento costante di botteghe lungo tutta la via, e la risposta dei commercianti non si fece attendere: la nuova via Roma divenne ben presto sede ambita dai principali negozi della città. I collegamenti con le altre zone commerciali della città furono assicurati dalla tranvia. Lungo la strada furono aperti due importanti teatri, Biondo e Finocchiaro, forniti di sala cinematografica, ed alcuni rinomati caffè. Nei milletrecento metri della nuova strada, la presenza più numerosa fu quella degli istituti di credito – Banco di Sicilia, Banco di Credito Italiano, Banca Nazionale del Lavoro – che ebbero le proprie sedi di rappresentanza; il Banco di Sicilia ebbe anche uffici nei piano nobile dei più rappresentativi edifici. Per l’imponente facciata basiliana della Cassa di Risparmio, realizzata qualche anno prima, fu sventrato il rione Tornieri e aperta una larga strada prospettica. Altre banche hanno trovato collocazione, anche negli ultimi decenni, negli edifici di via Roma. Numerosi uffici furono sistemati nei piani ammezzati e furono costruite le sedi delle Ferrovie dello Stato, delle Poste, delle Assicurazioni Venezia e il grande edificio degli uffici comunali. Non fu costruito nessun edificio scolastico, né religioso; si mantenne soltanto la chiesa di S. Antonio Abate e, nel tratto esterno alle mura, la chiesa anglicana costruita dalla potente comunità inglese a Palermo. Non fu edificato nessun grande 25 VIA ROMA Alcuni immobili adottarono per la prima volta le nuove tecniche costruttive in cemento armato. Il successo dell’operazione urbanistica ed edilizia è provato dalla grande quantità di fotografie e cartoline che immediatamente circolarono, dando lustro anche al di fuori della Sicilia alla nuova immagine di città contemporanea che Palermo intendeva dare di sé, seppure con qualche decennio di ritardo rispetto alle capitali europee. Scorci della “nuova via Roma”, con le vetture fiammanti e le carrozze dei tram in primo piano, soppiantarono le immagini degli edifici storici della città. L’allineamento della strada mantenne in qualche caso i manufatti preesistenti, alcuni dei quali, come l’ex Casa dei Padri Filippini, divenuta Museo Nazionale, comportarono variazioni al progetto iniziale; molto più numerosi furono gli edifici demoliti e grave la perdita del tessuto edilizio di supporto e la cesura provocata nella continuità delle piccole strade dei quartieri artigiani. Tra gli edifici perduti si annoverano il monastero di S. Rosalia, alcune chiese parrocchiali e di confraternite e molti palazzi monumentali. Alcuni edifici esprimono grande ricercatezza formale, buona distribuzione interna – pur nei limiti imposti dalla sistemazione urbanistica – ed elementi architettonici e di arredo di qualità. Pochi, sebbene molto ricercati, gli esempi di quello stile liberty che andava affermandosi negli stessi anni nel quartiere Libertà; si potrebbe pensare a un’occasione mancata di fare dell’arteria che andava ad aprirsi un manifesto rappresentativo della nuova moda stilistica e comunque di una nuova Palermo. I motivi vanno cercati nella logica ancora ottocentesca in cui nasce e si sviluppa la nuova strada, nelle ragioni imprenditoriali che hanno favorito la destinazione a uffici – perciò più funzionale che ricercata – nello sfruttamento dei piani residenziali per appartamenti da pigione, nelle necessità via via occorse e infine negli avvenimenti storici – una Guerra Mondiale, una profonda recessione economica e un ventennio fascista – che hanno caratterizzato i tempi di attuazione. Dai documenti emerge un iter burocratico di approvazione dei progetti a volte veramente farraginoso; in altri casi, quando si trattava di seguire pedissequamente i piani imposti, più veloce e sbrigativo. magazzino commerciale, come invece andavano sorgendo nelle più grandi capitali europee1. Non furono previste piazze, viali alberati e luoghi di sosta. L’unica piazza importante fu il residuo spazio di piazza S. Domenico, mentre si crearono degli slarghi poco sfruttabili, piazza Due Palme e piazzetta della Messinese, alla confluenza delle vecchie strade. Mancavano del tutto i servizi per il traffico veicolare, che poteva essere previsto nei piani prodotti nel XX secolo. Via Roma, dunque, si caratterizzava sempre più come arteria di passaggio e di transito verso le zone settentrionali della città, che già nel XIX secolo avevano raggiunto un ruolo trainante nell’espansione urbana. Tuttavia, l’apertura della nuova strada ha prodotto spazi per fantasiose esercitazioni architettoniche nei primi anni del XX secolo. Le due cortine edilizie, secondo i piani, dovevano avere caratteristiche costanti, come la tipologia – con negozi al piano terra e abitazioni e uffici ai piani superiori – un’altezza media di quattro-cinque piani e una composizione architettonica prestigiosa; pur entro questi limiti, i progettisti furono lasciati liberi di esprimere il loro gusto personale e vi profusero tutti i possibili motivi del repertorio decorativo in uso. I nomi più prestigiosi, tra gli architetti dell’epoca, progettarono palazzi di gusto eclettico e composito che diedero alla nuova strada un’impronta di elegante carattere internazionale. Elementi caratterizzanti risultarono, oltre agli sporti dei balconi, i cornicioni aggettanti e le strutture d’angolo, spesso di grande piacevolezza formale. Particolarmente curati risultarono in molti casi i dettagli ornamentali degli apparati esterni: ghirlande in stucco, stemmi, fasce, mascheroni e mensole; in altri furono inseriti pregevoli elementi di arredo fisso, quali vetrate, ferri battuti e infissi. I palazzi ebbero spesso lunghi fronti su strada, ma brevi profondità, poiché si inserivano forzatamente in maglie edilizie di epoche e orditure diverse. Spesso le nuove cortine di palazzi ebbero lo scopo preciso di nascondere miseri quartieri. 1 L’unico grande magazzino fu sistemato negli anni Quaranta al piano terra del Palazzo Bonomolo. Nel 1970, demolito tutto l’isolato, fu costruito un intero magazzino per conto de La Rinascente. 26 Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione Palazzo Celestre, particolare. Palazzo Gallo Favaloro, particolare. Palazzo Lepanto, particolare. Palazzo Lepanto, particolare. Palazzo Gallo Favaloro, particolare. Palazzo Gallo Favaloro, particolare. Le due cortine edilizie mostrano, a tratti, caratteri di discontinuità in dipendenza dei diversi periodi di realizzazione. I primi isolati, dall’imbocco monumentale fino alla discesa dei Giudici, presentano prospetti e volumetrie omogenei con edifici che, seppure realizzati nel terzo decennio del XX, mostrano caratteri ancora derivanti dallo stile classico accademico ottocentesco, con qualche guizzo di novità, seppure dimentichi della lezione basiliana. Fa eccezione l’edificio di via Divisi, costruito nel 1958, che rical- ca ben altri criteri volumetrici e si inserisce come fuori scala, fortunatamente arretrato rispetto al fronte compatto della via Roma. Il tratto più vicino a via Vittorio Emanuele presenta una certa disomogeneità dei fronti, realizzati in qualche caso negli anni Venti e in altri negli anni Trenta, con marcate differenze stilistiche. Forte discontinuità presentano anche i fronti successivi, fino a piazza S. Domenico, dove – accanto a riferimenti ancora ottocenteschi nei rifacimenti dei palazzi nobiliari Arezzo e Avarna – si 27 VIA ROMA Palazzo Paternò, particolare. Palazzo Celestre, particolare. Palazzo Caltagirone II, particolare. Palazzo Caputo Pirrotta, particolare. Palazzo Caputo Pirrotta, particolare. allineano elementi qualificanti, come il Teatro Biondo, differenze di quota che sottolineano preesistenze di antica data, chiesa di S. Antonio Abate, e i ritmi ripetitivi degli Uffici comunali. Ancora più frastagliati e sfrangiati appaiono i fronti del tratto piazza S. Domenico-via Bara, dove si susseguono, con leggere ma percepibili sfasature rispetto all’allineamento della strada, eterogenei edifici, tra i quali l’eclettica sede del Credito Italiano, il severo Palazzo delle Poste, la scialba facciata posticcia del Museo archeologico e, sul lato opposto, una serie di palazzi uniformati solo dall’altezza del volume. Su questo fronte, realizzato nel primo decennio del XX secolo, emergono alcuni esempi decorativi di un certo interesse, come la ripresa dello stile medievale di Palazzo Chiarchiaro e la decorazione liberty di Palazzo Abbate-De Castro. Nell’ultimo tratto, verso via Cavour, sul lato occidentale, sono tre interessanti esempi di classica compostezza architettonica, nei lotti regolari che nascondono gli antichi vicoli dell’Itria; a orien28 Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione Palazzo Caputo Pirrotta, particolare. Palazzo Caputo Pirrotta, particolare. Palazzo Scordato, particolare. Palazzo Gallo Favaloro, particolare. Palazzo Barraja, particolare. Palazzo Oddo Fileti, particolare. te, due esempi architettonici significativi del secondo decennio del XX secolo: Palazzo Ammirata, fantasiosa casa liberty dell’arch. Francesco Paolo Rivas, e il palazzo delle Assicurazioni Venezia, elegante edificio per uffici, del maestro del Novecento palermitano, Ernesto Basile. Al momento della costruzione degli edifici – i primi sorti ex novo risalgono al 1900 – non vigeva alcun vincolo di salvaguardia per gli immobili storici. Un primo elenco dei fabbricati di carattere monumentale o storico della città di Palermo fu approvato dal Consiglio comunale il 19 giugno 1901 e il 5 luglio 1902 e stabiliva, in base all’art. 4 del Regolamento edilizio del 1889, che per gli immobili compresi nell’elenco era necessario richiedere la preventiva licenza del sindaco per qualsiasi modificazione o restauro esterno o interno; inoltre, per i proprietari che non provvedevano convenientemente alla loro conservazione, era possibile l’esproprio dell’immobile per causa di pubblica utilità in base alla legge 25 giugno 1865 n. 2359. 29 VIA ROMA Tralasciando le sporadiche realizzazioni più tarde, l’ultimo edificio realizzato è stato il Palazzo La Rinascente (ex UPIM)2, finora l’unico esempio di sostituzione di una costruzione successiva al taglio della via Roma. L’edificio, realizzato nei primissimi anni Settanta del XX secolo, ha sostituito Palazzo Bonomolo, di impronta classica, con una moderna struttura dai prospetti lineari e dalla volumetria compatta. Nel 1993 è stato pubblicato il piano particolareggiato del centro storico di Palermo (PPE)3 nel quale l’intera cortina edilizia della via Roma è considerata quale edilizia conseguente al piano regolatore Giarrusso (1886) di cui si intende conservare la misura caratteristica e il pregio architettonico e per i cui immobili sono ammessi solo il restauro, il ripristino filologico, dove opportunamente indicato, e la ristrutturazione, cioè interventi che preservino l’impianto tipologico originale, la conservazione dei fronti interni ed esterni, la conservazione delle coperture e di tutti gli elementi architettonici originali4. Fanno eccezione tre edifici, Palazzo Ingrassia al n. 59, Palazzo La Rinascente e Palazzo Banca del Lavoro, considerati “edilizia post bellica”, per i quali sono possibili interventi di ristrutturazione con ripristino tipologico o la demolizione senza ricostruzione5. Più antico e sontuoso doveva apparire, al suo sorgere, il tratto settentrionale della via Roma, in origine intitolata via Ingham; qui la lottizzazione veniva realizzata in terreni liberi da costruzioni e in relazione a un innovativo, per l’epoca, piano di urbanizzazione che poteva avvalersi di larghe strade ortogonali e piazze. Il secondo tratto della via Ingham fu considerato per quasi quarant’anni il rione degli Inglesi per la presenza del vasto palazzo di Benjamin Ingham, trasformato più tardi nel Grand Hotel et des Palmes, e del magnifico giardino antistante, lo square Emily, oggi quasi interamente edificato. Il giardino rappresentò un polmone verde di notevole entità e un modello residenziale “all’in- Nella fascia interessata dal passaggio della via Roma erano inclusi nell’elenco: gli avanzi medievali nel palazzo al civico n. 20 di via Monteleone (Palazzo Ponza); la chiesa e il campanile di S. Antonio Abate; il monumento marmoreo all’Immacolata, la chiesa di S. Domenico con il chiostro adiacente; la fontana con sculture marmoree di piazza Conceria (demolita); resti di architettura del XV secolo nella facciata del Palazzo Vanni, già Montalbano, al n. 1 di via Bandiera (demolito); la chiesa di S. Vincenzo Ferreri in via Procida (demolita); la facciata della casa del barone Acates con la statua dell’Infante D. Carlos, figlio di Filippo II di Spagna, al n. 68 di via Teatro S. Cecilia (demolita); la chiesa della congregazione dei Pollieri in vicolo Schioppettieri (demolita); la chiesa delle Raccomandate poi delle Dame in via Maqueda (demolita); resti di una casa del XIV secolo nel lato occidentale del cortile Cannella in via Divisi (demolita); la chiesa di S. Rosalia (demolita); la chiesa di S. Nicolò degli Scalzi e annesso oratorio del Salvatore in piazzetta degli Scalzi (demoliti). Dal 1910, con la legge n. 364 del 20 giugno 1909, aggiornata con la successiva legge n. 1089 del 1 giugno 1939, fu possibile vincolare gli immobili ritenuti di interesse storico o artistico. Il Comune predispose, allora, un secondo elenco in cui risultava vincolato Palazzo Ponza. Un terzo elenco degli edifici di interesse monumentale o ambientale fu allegato al piano regolatore di Palermo, approvato con decreto del presidente della Regione siciliana n. 110-A il 28 giugno 1962. In quest’ultimo elenco risultavano compresi: Palazzo Ponza, indicato come Palazzo Marassi, la chiesa di S. Antonio Abate e l’adiacente torre civica; il retroprospetto del Museo Archeologico (Museo Nazionale), la chiesa di S. Domenico e il chiostro attiguo; l’edificio del fronte settentrionale di piazza S. Domenico (indicato come Palazzo Torre di Gotto) di cui si prevedeva il mantenimento della facciata residua; il portale di Palazzo Tramontana, la chiesa dell’Ospedaletto (demolita) e la palazzina al civico n. 45 di via Divisi. Gli edifici della via Roma furono realizzati in circa un cinquantennio, esprimendo il variare del gusto in architettura, dall’Eclettismo tardo-ottocentesco al severo Funzionalismo. Tra questi ultimi vanno annoverati il monumentale Palazzo delle Poste, la rigorosa sede del Banco di Sicilia e la palazzina Tirrenia. 2 Per il quale è in corso (2008) un intervento di ristrutturazione. 3 Approvato con decreto dell’assessorato al Territorio e Ambiente della Regione siciliana il 13 luglio 1993. 4 Norme di attuazione del PPE, art. 29. 5 Norme di attuazione del PPE, art. 30. Per il Palazzo La Rinascente il 13 marzo 2008 è stata deliberata una variante al PPE per il mantenimento dell’immobile, con modalità di intervento ristrutturazione. 30 Architettura e urbanistica: aspetti formali della realizzazione destinati ad hotel spicca per mole, composizione e importanza, il Grand Hotel et des Palmes, la cui storia plurisecolare lo vede, prima, dimora aristocratica, quindi albergo di lusso con l’intervento progettuale di illustri professionisti. In questo secondo tratto le trasformazioni maggiori si sono avute dopo la Seconda Guerra Mondiale, che provocò notevoli danni agli immobili; furono aperte botteghe ai piani terra degli edifici più antichi e sei palazzi furono sostituiti con altrettanti grandi immobili condominiali adeguati al gusto dell’epoca. La panoramica offerta dagli edifici dell’intera via Roma è un interessante excursus delle architetture del Novecento: dalle re-impaginazioni fine Ottocento dei palazzi nobiliari, come Palazzo Tramontana e soprattutto Palazzo Arezzo, ai temi ancora aristocratici di Palazzo Avarna, al neobarocco di Palazzo Paternò, passando per vivaci quanto anonime definizioni classiche degli edifici residenziali, fino alle strutture pubbliche degli anni Trenta, marcatamente accademiche o pesantemente connotate in veste funzionalista. Inoltre, mette in luce due delle problematiche più discusse e non risolte di quel secolo: l’inserimento di nuovi immobili nel tessuto antico e l’opportunità offerta all’architettura di proporre cambiamenti nel panorama edilizio dei nuovi quartieri. In entrambi i casi si optò in favore della funzione, senza alcuna pretesa progettuale innovativa. glese” che orientò il disegno del piano regolatore del rione compreso tra la via Mariano Stabile e corso Scinà nel 1885; sull’area a verde si affacciavano, oltre al palazzo degli Ingham, l’annesso parco con giardino d’inverno, i giardini residui dei palazzi del fronte orientale di via Ruggero Settimo, il nuovo fronte edificato di via Francesco Bentivegna, i palazzi della nuova via Ingham, e la chiesa anglicana dotata di ampi spazi verdi, che costituivano un interessante sistema di giardini, caratteristica della città nuova che si andava realizzando. La presenza, dal 1872, della chiesa anglicana, con il suo spiccato carattere di revival neogotico, pare evidenziare la nuova componente stilistica storicistica che sarà amplificata negli stessi anni nella chiesa di S. Pietro e Paolo, non a caso inizialmente affacciata sul lato meridionale dello stesso square 6 e in una serie di prospetti dei vicini palazzi residenziali. La destinazione esclusivamente residenziale, l’ancora fitta presenza di giardini e spazi verdi e un certo aristocratico isolamento, dovuto al mancato collegamento delle strade ancora da aprirsi, ne facevano un luogo privilegiato. Dopo il 1891, la sistemazione delle infrastrutture viarie, da un lato in funzione dell’asse di via Ruggero Settimo e dall’altro verso i quartieri del porto, spinsero alla trasformazione di alcuni edifici in alberghi, mantenendo comunque al contesto la destinazione prettamente residenziale. Tra gli immobili 6 E. Mauro - E. Sessa, I luoghi dei Whitaker, edizioni Salvare Palermo, collezione “Conoscere e Tutelare”, Palermo 2008. 31 Cronologia comparata* Data Delibere e costruzioni Demolizioni 1861 1863 1863-1864 25.6.1865 Piano Moscuzza. Apertura primo tratto via Cavour - via Mariano Stabile. Palazzo Saponara. Legge n. 2359 espropriazione per pubblica utilità. 1868 1870 1871 1872-75 1881 15.1.1885 28.3.1885 8. 9.1886 27.11.1886 Palazzo Gandolfo di S. Giuseppe. Palazzo Guglielmini-Carcione Palazzo D’Arca. Palazzo De Ponte Scaccianoce. Chiesa anglicana Holy Cross. Palazzina La Manna. Legge n. 2892 detta “legge di Napoli” per il risanamento. Delibera comunale dispone la redazione di un piano di risanamento. Piano regolatore Giarrusso. Approvazione del piano Giarrusso. 1887 1888 22.8.1889 11.10.1889 1890 Palazzo Savagnone. Palazzo Ammirata. Palazzo Pintacuda. Prima variante: miglior raccordo con via Ingham, piazza, evitata la demolizione della sala delle Metope. Approvazione prima variante. Apertura tratto via Principe di Granatelli - via Emerico Amari. Palazzo Geraci Di Pisa. Palazzo Scribani. Palazzo Mancuso. Palazzo Porzio Milia. Palazzo Carella. 1891 1892 10.3.1892 19.7.1892 31.5.1893 1894 19.7.1894 Via Ingham Approvazione piano di risanamento rione S. Antonio e Conceria. R.D. che autorizza l’espropriazione e il risanamento del rione Conceria. Seconda variante: errore nella mappa catastale; si salva Palazzo Arezzo. Palazzo Moretti Romano. Legge n. 344 che approva il piano di risanamento. * In rosso le cose previste e non fatte 32 Cronologia comparata Data Delibere e costruzioni Demolizioni 1895 Ripristino Palazzo Tramontana. Demolizione rione Conceria: chiesa di S. Margherita, chiesa di S. Angelo Carmelitano, oratorio di Gesù e Maria. Demolizione parziale Palazzo Tramontana. Demolizione parziale Palazzo Avarna. 10.2.1895 Il Consiglio comunale approva la variante del rione Conceria. Contratto d’appalto ditta Cuzzaniti & Rutelli rione Conceria. Inizio lavori tratto via Vittorio Emanuele - via Bandiera. Prospetto Palazzo Arezzo. Approvazione del progetto particolareggiato per l’esecuzione del tratto via Vittorio Emanuele - via Bandiera. Fine lavori tratto via Vittorio Emanuele - via Bandiera. Delibera apertura tratto via Bandiera via Bara. Pubblicazione del piano particolareggiato relativo al tratto via Bandiera - via Bara. Costruzione Palazzo Biondo. Inchiesta Carlo Schanzer Inizio costruzione Teatro Biondo. 20.7.1895 ottobre 1895 1897 22.11.1897 ottobre 1898 3-11.8.1899 1.9.1899 1900 1901 1902 15.10.1903 gennaio 1904 24.1.1904 19.5.1904 1905 23.3.1905 Fine 1905 1906 Palazzo Cuzzaniti Scaglia. Palazzo Di Lorenzo. Apertura del Teatro Biondo. Inaugurazione del “Gran Caffè Royal” al Teatro Biondo. Delibera consiliare apertura tratto via Bandiera - via Bara (piazza S. Domenico). Legge n. 185 Approvazione piano particellare di esproprio tratto via Bandiera - via Cavour. Inizio lavori tratto via Bandiera - via Cavour. R.D. n. 155 che approva il piano particolareggiato di esecuzione del tratto via Bandiera - via Cavour. Interruzione lavori tratto via Bandiera - via Cavour. Apertura del cinematografo “Gran Salone Biondo” nel ridotto del teatro. 1907 Costruzione Palazzo Bonomolo. 22.2.1907 Il Consiglio comunale delibera l’istituzione di una commissione che indaghi su presunte irregolarità e favoritismi. Decreto di istituzione della 23.4.1907 Via Ingham Demolizioni tratto piazza S. Domenico - via Torre di Gotto: Palazzo Montalbano, parziale Casa Traetta. Demolizioni tratto via Bara - via Cavour e delle Mura dell’Itria. Espropriato giardino Pignatelli. Demolizione parziale Museo nazionale. Demolizioni tratto cortile Piccolo - via Cavour. 33 VIA ROMA Data 1908 1909 1910 1912 1913 1914 6.3.1915 20.9.1915 Delibere e costruzioni commissione formata da tre funzionari statali. Prevista conclusione lavori primo tronco. Ripresa lavori tratto via Bandiera - via Cavour Costruzione Uffici comunali Costruzione palazzi: Rosano; Chiarchiaro; Abbate-De Castro; Ammirata; Gallo Favaloro. Costruzione palazzi: Paternò; Fileti Oddo; Ponte-Cavarretta; Gualtieri Avarna. Fine lavori tratto via Bandiera - via Cavour. Costruzione Palazzo Florio-Tirrenia. Il Banco di Sicilia acquista dal Comune il terreno ex giardino Pignatelli. Costruzione Palazzo delle Assicurazioni Venezia. Il Banco di Sicilia acquista dal duca di Terranova altro terreno ex giardino Pignatelli. Compromesso tra il Comune e la Banca d’Italia per la vendita di un lotto nel tratto meridionale della via Roma da aprirsi (mai avvenuto). Costruzione Palazzo Caltagirone Il Banco di Sicilia inizia la costruzione del palazzo su progetto di F. P. Palazzotto. Progetto di Paolo Bonci per l’ingresso monumentale. Si sospendono i lavori del Palazzo del Banco di Sicilia. Appalto Bonci & Rutelli per il secondo tronco dalla Stazione a via Vittorio Emanuele. Inizio dei lavori tratto via Vittorio Emanuele - via Divisi. 1916 1917-1919 6.7.1919 9.10.1920 22.10.1920 1919-1921 1920 Demolizioni Via Ingham Apertura tratto via Stabile - via Principe di Granatelli. Palazzo Lipari-Baratta. Inizio dei lavori di demolizione del secondo tronco. Palazzo Russo Radicella. Prime demolizioni del quartiere Stazzone: Palazzo Ajroldi. Decreto luogotenenziale n. 1222 che rende esecutivo il R.D. 23.3.1905 n. 155. Il Comune sceglie il terreno ex giardino Pignatelli per la costruzione del Palazzo delle Poste e richiede la restituzione del terreno al Banco di Sicilia. Modifica al contratto d’appalto Bonci & Rutelli. Prevista conclusione lavori stradali secondo tronco. Costruzione Palazzo Coffaro. Inizio costruzione Teatro Finocchiaro. Apertura del tratto Stazione - discesa Demolizioni tratto via Schioppettierivia Vittorio Emanuele: chiesa e convento di S. Giovanni Evangelista dei Minoriti; chiesa di Nostra Signora della Purificazione dei Gallinari; chiesa di S. Maria alli Schioppettieri. Demolizioni dei rioni Stazzone, 34 Palazzo cooperativa “La Vittoria”. Cronologia comparata Data 30.7.1922 9.12.1922 20.12.1922 1923 24.2.1923 24.3.1923 1.5.1923 1924 16.3.1925 1925 1926 1927 1928 30.7.1928 1929 1930 1932 4.2.1932 Delibere e costruzioni Demolizioni dei Giudici. Costruzione palazzi: Rutelli-Traina; Bonci-Rutelli; Frisella Vella; Pino Ingraiti; Scordato; Savona. S. Rosalia, Giardinaccio, mura dello Stazzone. Demolizione edifici religiosi: oratorio di Santa Spina; chiesa, convento e oratorio di S. Rosalia; chiesa di S. Maria di Montesanto; chiesa di S. Vincenzo Ferreri dei Confettieri. Demolizione palazzi: Bonanno di Linguaglossa; Di Napoli di Buonfornello; Settimo di Fitalia e Giarratana; Platamone-AchatesPiaggia; duca di Sorrentino. Termine dei lavori del tratto Stazione via Divisi. Delibera comunale sistemazione decorativa imbocco di via Roma. Delibera comunale approva la “variante Tornieri”. Costruzione palazzi: Prestana; Cooperativa “La Vittoria”; Celestre; Vaccaro; Di Carlo-Dones. Apertura Teatro Finocchiaro. Pubblicazione bando di concorso per la sistemazione decorativa dell’imbocco di via Roma in piazza Stazione. Il Comune di Palermo stipula una convenzione con il Banco di Sicilia in cui stabilisce di cedere un terreno della “variante Tornieri” per la costruzione dell’edificio del Banco di Sicilia. Costruzione palazzi: Caputo-Pirrotta; Scibilia SPE. R.D. n. 395 che approva la variante Tornieri. Costruzione palazzi: Corradino-Alesi; Vilardo Gagliardi; Caputo-Di Leo-Troja; Ganci Cavarretta. Costruzione palazzi: Cooperativa “Il Piave”; Lombardo Lagane; Tarantino; Barraja; Caltagirone; Finocchiaro. Prevista completa edificazione dei fronti. Costruzione del Palazzo del Credito Italiano. Inizia la costruzione del Palazzo delle Poste. Il Comune si impegna a cedere al Banco di Sicilia il terreno entro 18 mesi. Approvazione progetto vincitore del concorso per la sistemazione dell’imbocco monumentale. Costruzione Palazzo Lombardo Lagane. Via Ingham Demolizione di Palazzo Monteleone. Palazzo Planeta. Inizio costruzione edificio lato sinistro imbocco monumentale. Consegna del terreno “Variante Tornieri” al Banco di Sicilia. Demolizione chiesa della Madonna di Visita Poveri. 35 VIA ROMA Data Delibere e costruzioni 1933 Inizia la costruzione del Banco di Sicilia. Costruzione Palazzo Giglio Sabatini. Inizio costruzione edificio lato destro imbocco monumentale. Inaugurazione del Palazzo delle Poste. Si delibera il cambio di intitolazione da via Ingham a via Roma. Costruzione Palazzo Paladino. Si costituisce la Società Anonima di Navigazione Tirrenia. Ristrutturazione di Palazzo Florio. Inaugurazione del Palazzo del Banco di Sicilia. Definizione prospetto Museo archeologico. Costruzione éalazzo Banca Nazionale del Lavoro. 1934 28.10.1934 24.8.1935 1936 1937 19.8.1937 1939 1940 1943 1947 1956 1958 1959 1969 1971 Via Ingham Bombardamenti su Ospedaletto. Approvazione piano di ricostruzione. Vendita alla società “La Rinascente” di Palazzo Bonomolo. Costruzione Palazzo Standa. Costruzione palazzo UPIM. 1976 1978 2007 2008 Demolizioni Demolizione resti Ospedaletto. Palazzo Pintacuda. Palazzo Guglielmini Carcione. Palazzo Scribani. Demolizione Palazzo Bonomolo e Traetta. Demolizione Palazzo Russo Radicella. Palazzo Gandolfo S. Giuseppe. Palazzo Ammirata. Nuovo progetto palazzo UPIM. Viene pubblicato Via Roma di A. Chirco e M. Di Liberto. 36 Palazzo Argento-Zangara. Palazzo Amoroso. Palazzo Boero. Palazzo Edilpalermo. Palazzo Madìa. Palazzo Compagnia Tirrenia Assicurazioni. Cristal Palace Hotel. Nota redazionale Il tracciato della via Roma è stato suddiviso in sette sezioni, corrispondenti ad altrettanti quartieri storici della città, oltre al tratto esterno alle mura, costituito dall’antica via Ingham. Queste sezioni non corrispondono alla suddivisione della via Roma in primo e secondo tronco che per consuetudine coincidono con le date storiche di costruzione della strada, ma seguono un ipotetico percorso coincidente con l’attuale senso di marcia veicolare della strada, dalla Stazione centrale verso piazza Don Luigi Sturzo. Per ogni sezione, una cartella introduttiva descrive la situazione dei luoghi prima dell’apertura della via Roma. Seguono le schede degli edifici della sezione, procedendo prima con gli edifici del lato destro per chi percorre la strada (versante orientale, o lato mare), poi con gli edifici del lato sinistro (versante occidentale, o lato monte). Le schede dei singoli edifici riportano la posizione dello stabile sia rispetto all’ubicazione stradale, sia rispetto all’ordine progressivo di costruzione, con l’indicazione del tronco stradale. Oltre ai dati della costruzione, vengono riportati – ove siano stati rintracciati – i riferimenti alle fonti d’archivio dell’Archivio storico del Comune di Palermo, con la sigla A.S.C.P. 37 VIA ROMA 1 2 3 4 5 6 7 1 2 3 4 5-6 7 8 9 10 11-12 13 14 15 8 9 10 11 12 16 17 18 13 14 15 16 SECONDO TRONCO 1915 -1922 PRIMO TRONCO 1895-1910 Stazzone-Ospedaletto: dalla Stazione centrale alla via Divisi Ingresso monumentale Lato destro Palazzo Caputo-Pirrotta Palazzo delle Ferrovie Palazzo Rutelli-Traina Palazzo Prestana Palazzo Corselli-Traina Palazzo Corradino-Alesi Palazzo Ingrassia Società Sicula Palermitana Lato sinistro Palazzo Cooperativa “La Vittoria” II Palazzo Napolitano Palazzo Cooperativa “Il Piave” Palazzo Lombardo Lagane I Palazzi Vilardo e Gagliardi Palazzo Bonci-Rutelli Rione Sant’Antonio e Conceria: dalla via Vittorio Emanuele alla via Bandiera Lato destro Palazzo Tramontana chiesa di Sant’Antonio Abate Uffici comunali Lato sinistro Palazzo Arezzo Teatro Biondo Palazzo Biondo Palazzo Avarna di Gualtieri Giardinaccio: dalla via Divisi alla discesa dei Giudici Lato destro Palazzo Tarantino Palazzo Frisella Vella Palazzo Lepanto Palazzi Caputo e Di Leo-Troja Palazzo Ganci Cavarretta Palazzo Barraja Palazzo Celestre Lato sinistro Palazzo Scibilia detto “S.P.E.” Palazzo Vaccaro Palazzo Caltagirone II Palazzo Pino Ingraiti Palazzo Di Carlo-Dones Tornieri: dalla discesa dei Giudici alla via Vittorio Emanuele Lato destro Palazzo Giglio Sabatini Palazzo del Banco di Sicilia Palazzo Scordato Lato sinistro Palazzo Paladino Cine Teatro e Palazzo Finocchiaro Palazzo Coffaro Palazzo Savona 19 20 21 17 18 19 20 22 21 22 23 23 24 25 24 25 26 27 28 29 30 31 26 27 28 29 Piazza San Domenico: dalla via Bandiera alla via Torre di Gotto Lato destro La chiesa e il convento di San Domenico Palazzo La Rinascente (ex Bonomolo) Lato sinistro Palazzo Paternò (ex Palazzo Montalbano) Palazzina Agnese-Bonsignore Palazzo Ponza (Marassi Rossi) Palazzo e giardino Monteleone: da via Torre di Gotto al cortile Piccolo Lato destro Palazzo della Banca Nazionale del Lavoro Palazzo Lombardo Lagane II Palazzo Caltagirone I Lato sinistro Palazzo del Credito Italiano Palazzo delle Poste Itria e Olivella: dal cortile Piccolo alla via Cavour Lato destro Palazzina Rosano Palazzo Chiarchiaro Palazzo Abbate-De Castro Palazzo Florio-Tirrenia Palazzo Ammirata Palazzo Assicurazioni Venezia Lato sinistro Museo archeologico regionale “A. Salinas” Palazzo Oddo Fileti Palazzo Ponte-Cavarretta Palazzo Gallo Favaloro 38 VIA INGHAM 1863-1912 Lato destro 32 Palazzo Carella 33 Palazzina Romano 34 Palazzina La Manna-CostantinoRomano 35 Palazzo Boero (ex Palazzo Guglielmi Carcione) 36 Palazzo Compagnia Tirrena di Assicurazioni (ex Palazzo San Giuseppe) 37 Palazzo D’Arca 38 Palazzo Argento-Zangara 39 Chiesa Anglicana della Santa Croce (Holy Cross) 40 Palazzo Madìa (ex Palazzo Russo Radicella) 41 Palazzo Cooperativa “La Vittoria” I 42 Cristal Palace Hotel (ex Palazzo Ammirata) 43 Palazzo Planeta 44 Palazzo Mancuso 45 Palazzo Milia-Porzio 46 Palazzo Savagnone-Riccobono Lato sinistro 30 Palazzo Saponara 31 Palazzo Lipari-Baratta 32 Palazzo De Ponte-Scaccianoce 33 Palazzo Giunta-Scaglia 34 Palazzo Di Lorenzo 35 Grand Hotel et Des Palmes 36 Palazzo Amoroso (ex Palazzina Pintacuda) 37 Palazzo Carella Lo Casto 38 Palazzo Edilpalermo (ex Palazzo Scribani) 39 Palazzo Moretti-Romano 40 Palazzo Geraci-Di Pisa