Ibsen. Osservazioni tratte dalla monografia su Ibsen del 1912 di Scipio Slataper Scipio Slataper Ibsen. Osservazioni tratte dalla monografia su Ibsen del 1912 di Scipio Slataper Ibsen. Osservazioni tratte dalla monografia su Ibsen del 1912 di Scipio Slataper Scipio Slataper Il 31 agosto 1870 con la battaglia di Sedan lo scontro decisivo della prima fase della guerra franco‐prussiana si concluse con il totale accerchiamento e la resa dell'armata francese. A causa della catastrofe a Parigi venne rapidamente decisa la deposizione dell'imperatore e la fine del Secondo Impero. Otto mesi dopo alla Francia rivoluzionaria della Comune succedeva la Germania di Bismarck. Sedan aveva ammazzato il romanticismo al rombo delle batterie Krupp e la nuova Francia banchiera in poche settimane aveva raccolto i cinque miliardi di indennità per la Germania. Emergeva così una nuova borghesia che non riconosceva più per nonno il terzo stato: era la nuova aristocrazia del denaro. I diritti dei popoli oppressi diventavano la necessità dell'espansione commerciale e per merito di questa nuova aristocrazia, la vita dell'Europa s'accelerava stupefacenetemente. Nell’eccitato ritmo di grandezza di quegli anni nasceva un nuovo tipo di eroe, in cui la sfrenata ambizione era congiunta alla fredda tenacia, un di mezzo tra l'avventuriero, l'uomo di mondo e il banchiere. Tutto questo l'aveva intuito e quasi preannunziato epicamente Balzac con la sua Commedia Umana mentre i romantici dell'ultima ora come Dumas seppur scossi dai grandi disastri finanziari che seguirono l'avventato montare si sentivano i ponti tagliati dietro le spalle e mancava loro ancora la carta geografica per il nuovo paese. Ibsen, esule attraverso l'Europa era destinato ad esprimere i problemi sociali più importanti della sua generazione: la democrazia, l'eredità del passato, la donna ( il suffragio, la famiglia). Egli iniziò a scrivere nel 1870 una prima versione di un dramma: Casa di bambola, dramma che fu rappresentato nella versione definitiva e per la prima volta il 21 dicembre 1879 a Copenaghen I suoi eroi qui vestono i panni borghesi e nella lingua egli passa dal verso alla prosa. Così in Italia nasce Nora la sua prima figura psicologimante ricca,la sua grazia ci innamora, la sua protesta ribelle ci appassiona è la prima creatura che vive nei lati, negli angoli del sottosuolo della sua anima, non è definita, è un istinto, sotto cui c'è la possibilità di un carattere; è il diritto dell'individualità che si fa avanti e il problema della donna ne è una necessaria conseguenza. In questi termini si può dire che fosse stato impostato nella rivoluzione francese e che fosse stato ripreso dalla democrazia nuova tra 1830 eil 1848 prima in Francia e poi negli Stati Uniti finché nel 1851 Stuart Mill non pubbicò il famoso articolo sull' Emancipazione della donna. Ibsen non aveva simpatia per Mill, ma ne fu sicuramente influenzato e a Roma il 27 febbraio del 1879 Ibsen parlò per la prima volta pubblicamente di femminismo, per convincere i consoci del Circolo degli artisti scandinavi ad affidare il posto di bilbiotecaria a una donna e a riconoscere il voto alle socie. Ecco che cosa disse ai suoi colleghi artisti: "Le donne hanno qualcosa in comune con il vero artista, come con tutti i giovani in generale, il quale qualcosa supplisce alla mancanza di senso affaristico pratico...hanno l'istinto geniale che imbrocca ciò che vuole...in questa capacità hanno la loro grandezza istintiva e silenziosa, raggiungono con un moto spontaneo ciò che nell'uomo deriva da tutto un processo di meditazione e crisi…non della donna ho paura ...ma del raziocinio del signore ponderato e maturo”. Le donne che descrive in questa circostanza sono silenziose eroine come Nora prima della sua trasformazione. Sono donne che con la stessa naturalezza esigono che il loro uomo sia un eroe di sincerità; infatti non è la bugia che odiano, ma la grettezza della bugia. E Nora, eroina silenziosa, sa mentire magneficamente per poter mangiare dolci e per poter salvare il marito, ma quando una sua menzogna la potrebbe forse salvare da Gronstad senza esitazione rinuncia e si consegna a lui dicendo :" Io ho sottoscritto il nome di papà". 2
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7) Scipio Slataper su Ibsen