Con la sponsorizzazione di: Indice Introduzione pg. 5 Marketing pg. 7 Vendite e front office pg. 67 Management pg. 107 Ospitalità pg. 151 Il manuale è stato promosso da PromoVeneto e dalle Camere di Commercio di Belluno, Verona e Vicenza. Risorse umane e servizio pg. 226 Ristorazione pg. 292 Ideazione e testi a cura di Teamwork srl di Rimini. Editing: Elisa Cimatti. Hanno collaborato alla realizzazione: Carla Padovan, Vladimiro Riva e Serafina Santoliquido. Trends pg. 302 Housekeeping pg. 327 Yield management pg. 339 Web marketing pg. 357 Wellness pg. 374 Progettazione e revamping pg. 384 Idee dal mondo pg. 396 Hotel Da Porto & Residence Viale del Sole, 142 36100 Vicenza www.hoteldaporto.com Fitt Spa Via Piave, 4 36066 Sandrigo (VI) www.fitt.it Copyright © 2006 by Teamwork srl, Rimini, Italy È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata dagli autori. “Antologia di Marketing Turistico” (prima edizione) è distribuito da PromoVeneto e utilizzato da Teamwork per la formazione aziendale. via Enrico Fermi 134 36100 Vicenza tel 0444 994780 fax 0444 994785 e-mail [email protected] 2 via Angherà 7 47900 Rimini tel 0541 57474 fax 0541 59980 e-mail [email protected] www.teamwork-rimini.com Indice 3 Introduzione Da diversi anni pubblichiamo manuali dedicati all’ospitalità, in collaborazione con Teamwork, società di consulenza turistica, con la quale prosegue già da tempo una interessante collaborazione. Oggi è la prima volta che vi presentiamo un’antologia, in cui abbiamo raccolto i principali articoli apparsi sulle diverse riviste di settore e newsletter in 8 anni di attività, dal 1998 al 2005. Li abbiamo raccolti e suddivisi in categorie: marketing, vendite e front office, management, ospitalità, risorse umane e servizio, ristorazione, trends, housekeeping, yield marketing, wellness, progettazione e revamping e oggi ve li proponiamo. Nonostante si tratti di una manciata di anni, sarà immediatamente percepibile dalla lettura degli articoli lo sviluppo del turismo in questi ultimi tempi, uno sviluppo sicuramente accelerato rispetto al passato. In particolare, la comunicazione, intesa nel senso più ampio del termine, ha avuto una crescita decisamente esponenziale, così come l’approccio ai segmenti turistici che oggi vengono considerati nelle loro peculiarità e nei loro bisogni, sempre più particolari ed evoluti. In questi anni, infatti, sono apparse le nicchie di mercato, logica conseguenza di un mutamento della domanda turistica, ormai matura e consapevole, quindi orientata ad una crescente personalizzazione dell’offerta. Di conseguenza sono nate le proposte specializzate nei confronti di tipologie turistiche fino a quel momento sconosciute, come i bikers, le famiglie con bambini, gli appassionati di enogastronomia, gli amanti della natura e dell’ecologia, per non parlare dei nuovi mercati come quello cinese e indiano, che stanno catturando l’attenzione di un numero sempre più ampio di albergatori. Alcuni articoli sono sicuramente datati (troverete indicazioni di prezzi in lire, in quanto scritti prima del 2002), altri strettamente legati al momento in cui venivano realizzati (un esempio fra tutti, l’11 settembre). Eppure tutti hanno ancora una loro valenza, una loro attualità, in tutti riuscirete a trovare uno spunto, un utile suggerimento, una chiave di lettura diversa 4 Introduzione 5 per la vostra attività nell’industria ospitale. Marketing La Regione Veneto, con il Vice Presidente Luca Zaia, ha appena avviato una interessante attività di formazione per gli addetti del settore; è appena iniziata e dovrà necessariamente essere messa a regime, ma è una iniziativa importante, in cui PromoVeneto si sta già impegnando da anni, con seminari e pubblicazioni. Clienti “per caso” Ci auguriamo che questa antologia sia dunque uno strumento in più per accrescere le vostre conoscenze e migliorare la gestione dei vostri alberghi. È un patrimonio prezioso, in cui cercare la risposta a domande che forse da tempo vi fate senza trovare l’idea giusta o il consiglio giusto per soddisfarla. Stavolta, forse, ci potrete riuscire. Auguriamo a tutti, come sempre, una proficua lettura e rivolgiamo un ringraziamento particolare a chi ci ha consentito di realizzare questa antologia: Rinaldo Mezzalira, illuminato imprenditore titolare di Fitt Group e sponsor con il suo Hotel Da Porto. Vladimiro Riva Segretario Generale PromoVeneto 6 Giuseppe Lorenzini Presidente PromoVeneto Introduzione Conquistare la clientela di passaggio. Ecco alcuni consigli per conquistare la clientela di passaggio, ovvero, quella che entra casualmente in albergo: 1. Stabilire un’immediata, positiva relazione con il cliente: salutare e sorridere per primi. 2. Offrire sempre una gamma di opzioni. Dando all’ospite la possibilità di scegliere, lo si incoraggia a pensare quale alternativa preferisce, anziché concentrarsi solo sul prezzo o andarsene. 3. Descrivere le opzioni (camere, prezzi, condizioni), dando al cliente l’opportunità di immaginare la camera, gli arredi, i servizi esclusivi, etc. In questo modo aumentano le possibilità di concludere positivamente la vendita e fare up-grading, ovvero, vendere le camere al prezzo più alto che il cliente è disposto a pagare. 4. Anche se sono rimaste disponibili solamente camere a prezzo elevato o le meno piacevoli, usare sempre espressioni positive (“Bene, abbiamo ancora...”), evitando formule negative come “Purtroppo è rimasto solo...”. 5. Durante la trattativa di vendita utilizzare frasi che comunichino calore e suggestione evitando un freddo elenco di servizi. Limitarsi a dire, ad esempio, “la colazione è a buffet” difficilmente suscita particolare interesse. 6. Mettere le persone a loro agio, offrire un caffè, una bevanda. Se ci sono bambini, regalare loro un gadget, proporre un succo di frutta, un gelato o un lecca lecca. 7. Dare al cliente la possibilità di toccare con mano ciò che potrebbe acquistare. Proporgli di vedere la camera e gli altri servizi dell’albergo (ristorante, piscina, colazione, centro fitness, etc.). Marketing 7 8. Mantenere sempre pulito e in ordine il banco di ricevimento. Se è possibile, tenere sempre dei fiori freschi in bella vista. Prima ancora di aver visto la camera il cliente si fa un’idea del tipo di ospitalità da ciò che vede intorno a sé. 9. Misurare e controllare i risultati per sapere quanto rappresenta la clientela di passaggio rispetto al mix della clientela. Se il computer lo permette, assegnare ai clienti di passaggio un codice speciale, oppure, creare un modulo su cui registrare i risultati delle vendite a questi clienti. 10. Un consiglio per il management: sviluppate un sistema di incentivi per premiare i receptionist che hanno realizzato il maggior numero di vendite e sono, quindi, riusciti a far aumentare occupazione e fatturato! non significa automaticamente avere clienti fedeli. Monitorare costantemente la soddisfazione dei clienti significa conoscerne meglio i gusti, non solo per soddisfarli, ma soprattutto per renderli fedeli all’albergo. Oggi si parla spesso di qualità, di miglioramento continuo della qualità, di servizio al cliente e di soddisfazione del cliente. Nonostante molti ne parlino, nelle imprese alberghiere italiane è ancora raro trovare esempi di applicazione concreta di questi concetti. Salvo rari casi, dove la soddisfazione del cliente è ritenuta un elemento fondamentale della gestione, nella maggioranza degli alberghi italiani non si avverte traccia di un efficace sistema teso al controllo della soddisfazione della clientela. Spesso s’incontrano albergatori occupati e indaffarati nella ricerca di nuovi clienti, per la quale investono ingenti risorse in campagne pubblicitarie, in attività promozionali, nella partecipazione a fiere, etc. Tuttavia, una volta che si sono raggiunti e catturati questi nuovi clienti, la loro conquista e fedeltà non è un processo automatico e scontato. Non tutti gli alberghi, infatti, riescono a fare tutto il necessario per soddisfare, conquistare e fidelizzare la clientela, una volta ottenuta. In realtà, esiste un fortissimo legame tra livello di occupazione delle camere, qualità del servizio, soddisfazione del cliente e guadagni. Più il cliente è soddisfatto, più spende e maggiore risulta il profitto dell’albergo. I clienti soddisfatti, infatti, acquistano di più e spesso e parlano della loro esperienza positiva ai loro amici e parenti, innescando un positivo passaparola. È, però, anche importante considerare il fatto che avere clienti soddisfatti Che cosa è, dunque, e come si potrebbe definire la soddisfazione del cliente? È sicuramente definibile come la sensazione che il cliente ha di veder realizzate, o superate, le proprie aspettattive. Quando il cliente sceglie un albergo si aspetta che tutto funzioni perfettamente: è ovvio che se questo avviene si sente soddisfatto, altrimenti giudica in modo negativo l’esperienza provata. Come si fa a sapere quello che il cliente chiede, vuole o si aspetta? Ci si deve mettere nei suoi panni e, se non è sufficiente a capire le sue necessità, occorre chiedere a lui cosa possiamo fare per soddisfarle! Si tratta di una cosa molto semplice e ragionevole. Dimostrare interesse nei confronti dei clienti e delle loro esigenze è il primo passo per offrire loro ciò che desiderano e sapere proporre anche di più per stupirli e conquistarli. Questa è una delle chiavi del successo dell’impresa alberghiera. Customer satisfaction significa, dunque, studiare i propri clienti per conoscerli meglio e sapere come soddisfarli. Essere in grado di individuare i loro gusti (cosa gradiscono e cosa non apprezzano), i cambiamenti che desidererebbero, i loro bisogni e i loro desideri, le esigenze e aspettative (ora e nel futuro) serve a sviluppare in loro quel senso di fedeltà che li terrà legati all’albergo. Oltre ai classici questionari che in molti alberghi il cliente trova in camera, un modo efficace per conoscere le opinioni del cliente sul servizio ricevuto è scrivergli a casa al suo ritorno, chiedendogli di rispondere ad alcune domande. Quando si è ormai a casa, di solito si 8 Marketing (Tratto da Hospitality News 1998) La soddisfazione del cliente val bene un questionario Cartoline, schede, colloqui. Tutti i segreti per scoprire se il vostro cliente è soddisfatto. Marketing 9 risponde sinceramente e si riesce ad indicare non solo ciò che ha soddisfatto, ma anche quei dettagli che non sono stati particolarmente graditi e che non si è avuto il coraggio di far notare mentre si era ancora presenti nella struttura alberghiera. Un’altra efficace modalità utilizzata per misurare la soddisfazione della clientela è la telefonata a casa dopo qualche giorno dal soggiorno in albergo. In questo caso, oltre a condurre un’intervista in profondità, tesa ad individuare bisogni, aspettative e soddisfazione, si trasmette al cliente la sensazione di volersi prendere cura di lui, ascoltarlo e tenerlo in grande considerazione. Queste sono sicuramente modalità per misurare la soddisfazione del cliente più efficaci del questionario lasciato in camera che mantiene il suo valore statistico per aziende con grandi numeri di clientela, ma risulta piuttosto sterile per alberghi di piccole e medie dimensioni, in cui il cliente si aspetta un rapporto e un’attenzione personalizzata. Chiamare i clienti regolarmente, scrivere loro, invitarli a tornare, cercare di scoprire i loro gusti, dimostrare interesse, consente non solo di misurarne la soddisfazione, ma anche di mantenerne la fedeltà nel tempo. Le domande da porsi. Qualunque sia la modalità scelta, costruire un programma di misurazione della soddisfazione del cliente, significa aver chiari alcuni elementi. • Chi deve misurare la soddisfazione del cliente? Tutto il personale. • Che cosa deve essere misurato? Tutto ciò che riguarda i clienti. • Quando si deve misurare la soddisfazione del cliente? Sempre. • Dove si misura? In tutti i reparti dell’albergo. • Come si misura? Si stabiliscono livelli e criteri di performance da raggiungere e da superare. • Perché si misura? Per apprendere come migliorare la qualità, accrescere la soddisfazione dei clienti e aumentarne la fedeltà. 10 Marketing Quali strumenti e tecniche può utilizzare un albergo per misurare la soddisfazione del cliente? Le 10 regole d’oro: 1. Innanzitutto, occorre evitare spontaneismo e casualità, ma ricercare continuità della rilevazione. In questo senso, si dovrebbero creare strumenti da utilizzare nel tempo per dare luogo a risultati comparabili. 2. Si può procedere preparando una piccola scheda-questionario, formato cartolina, contenente poche e semplici domande, comprensibili e disposte in ordine logico. Le domande da porre dovranno concentrarsi su problemi non scontati, escludendo quesiti che possono trovare risposta con osservazioni dirette da parte del personale. 3. Le cartoline dovranno contenere domande riferite a temi specifici che non dovranno essere banalmente quelli di dare un voto alla qualità della cucina o al comfort delle camere, ma dovranno essere molto dettagliati per individuare azioni di miglioramento. 4. La distribuzione di queste cartoline può avvenire al front-office o inserendole nella linea di cortesia in camera. Le cartoline conterranno l’invito alla compilazione e alla restituzione, segnalando anche eventualmente la possibilità di ricevere un gadget omaggio o partecipare al sorteggio di un soggiorno. 5. Con l’avvento di Internet una scheda per un giudizio più articolato potrà essere sempre reperibile sul sito web dell’hotel. 6. La lettera aperta da inviare ai clienti al loro ritorno a casa per conoscere le loro opinioni, oppure una lettera con un breve questionario allegato da rispedire (preaffrancato). 7. L’intervista telefonica in profondità dopo qualche giorno dalla partenza del cliente. 8. L’intervista in profondità, condotta da un responsabile qualità o dal direttore, quando il cliente è ancora in albergo. 9. La telefonata di cortesia in camera dopo che il cliente ha preso possesso della camera, per sapere se la camera è di suo gradimento e ha qualche particolare necessità. 10. Il dialogo aperto fra dipendenti e clienti, motivando il personale a chiedere ai clienti, nelle diverse occasioni, non solo se sono soddisfatti, ma anche cosa è importante per loro e quali sono le loro necessità. Marketing 11 Perché si deve misurare la soddisfazione dei clienti? • Per conoscere le impressioni dei clienti. Ciascun cliente ha bisogni e aspettative diverse in merito al servizio alberghiero, quindi è importante conoscere le impressioni di ogni cliente e non solo raccogliere dati statistici medi. • Per determinare i bisogni, le esigenze, le richieste e le aspettative dei clienti. Si tratta di capire ciò che i clienti apprezzano e si aspettano in base ai loro bisogni attuali e futuri. È importante chiedere, prima ancora di conoscere il loro grado di soddisfazione, quanto giudicano importanti determinati servizi. • Per superare gli eventuali gap tra servizio alberghiero e le aspettative dei clienti, tra promesse e servizi forniti. Perché una performance superiore porta maggiori profitti. Migliorando la qualità del servizio al cliente, è possibile aumentare i profitti dell’albergo. • Per controllare l’andamento della qualità del servizio e della soddisfazione del cliente. Per fare questo è però importante stabilire degli standard di performance informare bene il personale. Fissati gli standard o i traguardi da raggiungere, è possibile misurare la performance effettiva dei dipendenti rispetto agli obiettivi stabiliti e, quindi, migliorare sia la qualità, che il servizio. • Per scoprire cosa fare e in che direzione puntare. Fra i validi motivi per misurare la soddisfazione del cliente, questo è uno dei più importanti. I clienti sono i migliori consiglieri per sapere cosa c’è da cambiare o migliorare e in quale direzione andare. • Per avviare un processo di miglioramento continuo. Se la qualità dell’albergo non migliora costantemente, i clienti sceglieranno i concorrenti. Per avviare un efficace programma di misurazione della soddisfazione del cliente, ci sono percorsi diversi da seguire, non dimenticando che avere clienti soddisfatti non significa automaticamente avere clienti fedeli. Uno dei modi più semplici per raccogliere informazioni sulla soddisfazione dei clienti è il colloquio diretto e telefonico, ma anche la verifica costante con il personale di contatto che rappresenta un questionario vivente. Naturalmente, conversare personalmente con gli ospiti, sondare le loro esigenze e la loro soddisfazione rispetto ai servizi alberghieri risulta lo strumento più adatto per le piccole e medie imprese alberghiere a conoscere la soddisfazione unitamente al costruire un rapporto di fedeltà. Un modo più usuale di procedere al monitoraggio della soddisfazione della clientela è la creazione e distribuzione agli ospiti di semplici schede in cui poter chiedere impressioni, valutazioni, suggerimenti in ordine al comfort e al servizio prestato. Questo metodo risulta più adatto a grandi alberghi per ottenere indicazioni di tendenza. 12 Marketing È importante saper porre bene le domande, raccogliere dati, informazioni e suggerimenti, ma soprattutto, dare seguito a ciò che la clientela ha individuato come punto di debolezza o area di miglioramento. Solo se la clientela nota che l’albergo tiene conto delle sue esigenze e ascolta i suggerimenti, è possibile stabilire un rapporto di fiducia e fedeltà. (Tratto da Pianeta Hotel 2001) Il depliant efficace Comunicare l’atmosfera ed i servizi dell’albergo è un compito delicato e fondamentale. Alcuni suggerimenti, dal formato cartaceo a Internet. Nell’era della comunicazione multimediale è inevitabile essere sommersi da informazioni di ogni tipo e forma e rischiare di rimanere disorientati o, ancor peggio, annegare in una marea di notizie, dove è difficile selezionare ciò che è utile da ciò che è irrilevante. Le modalità di comunicazione si evolvono e per gli alberghi riuscire a distinguersi in uno scenario in cui si avvicendano rapidamente migliaia di informazioni provenienti da ogni parte del mondo non è impresa facile. Per raggiungere i potenziali clienti e catturarli, gli albergatori devono essere abili nel costruire e realizzare comunicazioni che suscitino interesse, siano chiare e incisive. Ciò richiede creatività, intuizione, flessibilità, innovazione e la capacità di sfruttare le potenzialità dei diversi mezzi e strumenti di comunicazione. Il depliant è sempre stato, e continua ad essere anche oggi, un importante e insostituibile strumento promozionale e di vendita, ma, per risultare efficace, deve innanzitutto seguire una precisa strategia di marketing ed essere coerente con l’immagine dell’albergo. Senza una precisa idea di vendita che avvinca il potenziale cliente, il depliant può risultare inefficace. Il problema è che gli alberghi si assomigliano e i servizi proposti appaiono ripetitivi, quindi, per distinguersi, occorre originalità e qualcosa Marketing 13 di più di un semplice catalogo che proponga camere, ristoranti e servizi congressuali. Osservando le migliaia di depliant degli alberghi italiani si riscontra spesso una mancanza di chiarezza e professionalità nelle informazioni, non emerge in modo evidente l’idea centrale di vendita, oppure, i dettagli sui vantaggi e i servizi dell’albergo. Sovente si avverte l’assenza di un’immagine coordinata che guidi il cliente a interpretare il tipo di esperienza che potrà fare in quell’albergo o l’atmosfera e la professionalità che vi troverà. Molte pagine illustrative assomigliano, infatti, a quelle di cataloghi di agenzie immobiliari: mostrano la facciata dell’hotel, la camera da letto o la sala da pranzo, cioè, solo gli elementi descrittivi della struttura. In questo modo i depliant di molti alberghi appaiono privi di originalità e per nulla interessanti, mancando delle caratteristiche di base per essere incisivi. Sono ancora pochi i depliant che presentano clienti in situazioni reali dell’albergo, scene animate, immagini d’atmosfera. Non bisogna dimenticare che l’albergo prima di tutto vende notti di piacevole riposo, non letti, lenzuola e cuscini. In altri termini, il depliant dell’albergo vende ai clienti una promessa di servizio, l’idea di trascorrere una piacevole esperienza e ciò non è facile da tradurre in una comunicazione scritta. Solo se si utilizzano armoniosamente gli elementi grafici, le foto, i colori e i testi, si riesce a trasmettere al cliente l’idea di un’esperienza gradevole, anziché l’immagine di un freddo e impersonale prodotto alberghiero. Solitamente il punto critico del depliant è la copertina. Per non essere confuso fra tanti altri è preferibile evitare di mettere in copertina l’immagine della facciata dell’albergo o un panorama generico della destinazione. La copertina va studiata accuratamente affinché spinga il lettore ad aprire il depliant, quindi, deve contenere un messaggio chiave che catturi il target, susciti curiosità e prometta qualcosa di preciso. La personalità di un albergo o di una località può essere allegra, elegante, esotica, moderna, sofisticata; in qualunque modo venga percepita essa rappresenta il risultato dell’insieme delle attività di comunicazione. Ogni albergo finisce per avere una sua personalità, che lo voglia o no, e il depliant la trasmette. Meglio, pertanto, cercare di attribuire al proprio albergo quella personalità distin- 14 Marketing tiva che lo caratterizza, in modo tale che il target possa identificarvisi. Come si realizza e si presenta un depliant che descriva i servizi offerti dall’albergo, le camere, il ristorante, le sale per congressi, la palestra, etc.? Alla base di un depliant efficace e ben realizzato c’è sempre una regola di marketing: per fare una comunicazione che “renda” e che distingua un albergo dagli altri, bisogna pensare al target, cioè all’ospite potenziale con le sue necessità, emozioni, percezioni e sensazioni. In sintesi, chi vuole realizzare un buon depliant dovrebbe: 1. individuare l’obiettivo e l’idea centrale della vendita; 2. trovare uno slogan ed evidenziarlo in copertina, unitamente a marchio, nome e località dell’albergo; 3. focalizzare il target di clientela a cui si rivolge; 4. realizzare una soluzione grafica e di testo che rispecchi la personalità dell’albergo e la sua immagine; 5. evitare immagini e frasi scontate, superate o banali; 6. inserire fotografie attuali, animate da soggetti, che stimolino l’immaginazione e l’identificazione del cliente; 7. illustrare attività e servizi con foto di primi piani e dettagli significativi (bambini che giocano, sportivi che si allenano, prodotti stuzzicanti del buffet, primi piatti “fumanti”, sale convegni animate con un primo piano sul relatore e sulle moderne attrezzature); 8. elaborare didascalie chiare e suggestive; 9. realizzare testi sintetici e descrittivi, usando il linguaggio del cliente; 10. individuare ed evidenziare i vantaggi offerti; 11. realizzare depliant diversi per target (affari, leisure, sportivi, etc.) e per lingua d’origine (almeno italiano e inglese). Questi sono solo alcuni suggerimenti da seguire per la realizzazione di un depliant efficace. Naturalmente, anche la scelta del tipo di carta, di soluzione grafica, di formato, di colori, di caratteri, o per usare una metafora, il pacchetto del regalo, rivestiranno importanza e daranno risalto al contenuto del depliant. Marketing 15 Ma ora che è arrivato Internet, è ancora necessario utilizzare i depliant? Sebbene la rete stia modificando il modo di comunicare delle aziende e presenti molti vantaggi (come l’accesso 24 ore su 24, l’interattività, l’aggiornamento costante e la personalizzazione delle informazioni) l’albergo deve comunque possedere un depliant stampato. Nonostante le opportunità offerte da Internet e la diffusione di una cultura che afferma che la tecnologia aumenterà così tanto i suoi effetti da sostituire le forme tradizionali di comunicazione, le pagine web non possono sostituire il depliant, così come l’e-book, non sostituirà il libro di carta. Un bel libro rilegato non può essere sostituito completamente da un ipertesto su CD. Sono due cose diverse: il primo si conserva con piacere, si espone in libreria, si consulta in momenti diversi, si presta agli amici, il secondo ha un utilizzo, una funzione e un valore completamente differenti. La stessa cosa si può dire per il depliant d’albergo. Il depliant, inoltre, presenta altri vantaggi, per esempio, può essere spedito ad una clientela scelta, diventando così mirato e anche personalizzato con una lettera di presentazione dell’albergo e del nostro staff. Il depliant è distinguibile, rimane un oggetto concreto, facilmente visibile, un messaggio unico e tangibile, semplice da conservare in memoria. Oltre ad essere inviato per posta, il depliant può essere lasciato direttamente ai clienti che si trovano in albergo o a quelli di passaggio che chiedono informazioni. Sia per l’utilizzo che per la sua diffusione le regole del depliant non sono le stesse della promozione attraverso pagine web. Nella logica di Internet, inoltre, il tempo è tutto e sono ben pochi gli utilizzatori della rete che sono disposti a concedere lunghi tempi di attesa per scaricare le immagini. È, dunque, evidente che depliant e pagine web sono due strumenti di comunicazione differenti, che devono essere realizzati tenendo conto delle loro caratteristiche specifiche, ricordando che il depliant ha un valore diverso, consente una migliore qualità dell’immagine, rimane per qualche anno, viene spedito per posta o consegnato direttamente, mentre le pagine web devono dare informazioni utili e veloci e possono essere costantemente aggiornate e modificate. (Tratto da Turismo d’Italia 2001) 16 Marketing Aromi che conquistano L’aromaterapia in albergo. Nell’arte della seduzione e, quindi, della conquista del cliente, il senso dell’olfatto è spesso determinante. Anche se le persone possono essere più o meno sensibili agli odori, è accertato che l’olfatto nell’essere umano gioca un ruolo importantissimo nella percezione dei cibi, degli ambienti e in tutto di ciò che lo circonda, ma influisce anche nel ricordo delle esperienze. E proprio perché un’ospitalità memorabile è frutto di una piacevole esperienza, conquistare il cliente facendo leva sul suo olfatto, può rappresentare una strategia vincente. Da tempo sono noti gli impieghi degli aromi nelle pratiche terapeutiche: la fragranza della rosa può combattere la depressione, la lavanda aiuta a dormire, l’odore del pino può evocare piacevoli atmosfere e ricordi natalizi. L’aromaterapia è, infatti, un’antica disciplina le cui radici affondano nella cultura di paesi come l’Egitto, l’India, la Grecia e l’antica Roma e si basa sulla pratica di creare odori partendo da oli essenziali. Ma l’utilizzo degli aromi non è solo terapeutico. Anche nell’ospitalità l’impiego di alcune essenze può creare sensazioni piacevoli (di fresco, di pulito e di benessere) nella clientela. Ecco alcuni suggerimenti su come usare gli aromi per conquistare e “sedurre” i clienti: > Tenete l’albergo pulito e fate in modo che ci sia un continuo ricambio di aria per evitare che si formino e restino cattivi odori. > Servitevi di diffusori di profumi e aromi che aiutano a rimuovere odori sgradevoli e mantengono l’ambiente fresco. > Utilizzate diffusori per oli profumati o lampade che diffondono la fragranza che più preferite. > Scegliete oli essenziali che stimolino una reazione emotiva e che producano nel personale e nei clienti un senso di benessere. > Aggiungete al courtesy service oli profumati per l’aromaterapia. Sono ottimi per rinfrescare e rigenerare gli ospiti stanchi e stressati. > Collocate vicino al front desk un cestino di biscotti caldi (in modo che se ne senta il profumo) e offriteli ai clienti. Marketing 17 > Fornite agli ospiti la possibilità di concedersi massaggi dolci e rilassan- ti (magari all’interno della palestra). Ricordate che l’utilizzo dell’aromaterapia offre un approccio naturale alla salute e al senso di benessere che può spingere i clienti a tornare… solo per il salutare e catturante profumo che respirano! Alcuni oli essenziali per l’aromaterapia: • Eucalipto: combatte la stanchezza, è un ottimo repellente per gli insetti ed è consigliato vaporizzarlo durante i mesi invernali. • Lavanda: questa fragranza ha proprietà rilassanti e serve a favorire il sonno. È un olio adatto a tutti i tipi di pelle. • Menta: aiuta a recuperare problemi di mobilità, rivitalizza e rende attivi corpo e mente. • Pino: rinfresca e dà una sensazione rivitalizzante, aiuta a ridare forza e vigore al fisico in convalescenza. • Rosa: rilassa e attenua la depressione, combatte le infezioni, riduce spasmi muscolari e infiammazioni. • Sandalo: produce un effetto calmante rilassando il corpo e la mente. Ammorbidisce la pelle e stimola la rigenerazione delle cellule. (Tratto da Hospitality News 2001) Clienti soddisfatti e fedeli albergo emergere e diversificarsi, continuare ad avere dei profitti costanti e crescenti evitando che la sua clientela lo abbandoni non appena le si presenti un’occasione migliore, un prezzo più appetibile, un’offerta più accattivante? La fedeltà è ciò che spinge un cliente a scegliere un albergo e a costruire un rapporto che duri nel tempo, perché si basa su fattori che vanno al di là del semplice prodotto (che può essere simile in un albergo di Roma, Napoli o Torino) e coinvolge emozioni e sentimenti profondi che non possono essere copiati o riprodotti come la sicurezza e la fiducia. Fidelizzare i clienti potrebbe essere, dunque, la risposta per restare sul mercato. Pensate ai vantaggi che apporta al vostro albergo un cliente fedele rispetto ad uno occasionale in termini sia economici che di immagine. L’ospite abituale è meno sensibile al fattore prezzo, è sicuro del valore del prodotto che acquista e non si sente minacciato dalla vostra intenzione di ricavare profitti da lui, anzi, è maggiormente predisposto a metter mano al suo portafogli rispetto al cliente occasionale. È anche più disponibile a spendere i suoi soldi all’interno della struttura: se, ad esempio, avete un ristorante “alla carta”, quasi sicuramente scegliere di consumare i pasti da voi piuttosto che andare in un altro ristorante come farebbe il cliente occasionale. Il cliente fedele vi costa anche meno soldi e fatica degli altri, perché ci vuole un investimento maggiore di tempo e denaro per conquistare un cliente nuovo che per mantenerne uno abituale. Tutto questo senza considerare la pubblicità che fa al vostro albergo a costo zero, attraverso il passaparola positivo (pensate che in media ogni cliente parla della sua esperienza ad altre 10 persone). Concorrenza spietata. Non è il titolo di un nuovo film d’azione, ma la realtà attuale dell’industria dell’ospitalità, dove gli albergatori devono fare i conti con una concorrenza sempre più agguerrita che ne studia le mosse, ne imita le azioni di marketing, le idee, copia persino il design e l’arredamento di camere e aree comuni. In questo scenario, come può un Se un cliente fedele vi costa meno soldi e fatica una volta conquistato, avete comunque bisogno di tempo e di molto impegno da parte di tutto il personale per arrivare a fidelizzarlo, per instaurare la cosiddetta relationship marketing, vale a dire, azioni e comportamenti che rinsaldano nel tempo un rapporto di fiducia con il cliente. Conquistare la fedeltà dei clienti vuol dire, infatti, per prima cosa ottenere la loro fiducia: i clienti hanno sempre delle aspettative quando arrivano da voi e il timore di non trovare ciò che vorrebbero. Se le loro aspettative non vengono deluse, se restano soddisfatti ripetutamente della qualità dei prodotti e dei servizi che offrite, si sentono automaticamente rassicurati, valorizzati e sono più 18 Marketing Sorprendere i clienti con azioni mirate, prodotti o servizi che possano farli sentire importanti, che regalino loro esperienze che ogni volta li appaghino e li conquistino. Questa è la ricetta vincente. Marketing 19 disposti a tornare nel vostro albergo. Il fattore umano gioca, ovviamente, un ruolo fondamentale in questo processo, perché non può esistere fiducia nei confronti dell’albergo senza calore umano da parte dello staff, senza attenzione per i suoi bisogni e i suoi desideri. Il cliente deve poter percepire e apprezzare l’impegno e la volontà di tutto lo staff nel costruire con lui un rapporto personalizzato che duri nel tempo. Non è una novità che i clienti gradiscano particolarmente i dipendenti che li riconoscono e li chiamano per nome, che rispondono alle loro richieste, che dimostrano interesse per i loro problemi. In questo senso il relationship marketing risulta più efficace del marketing tradizionale per fidelizzare i clienti, dato che quest’ultimo si concentra principalmente sulla vendita al cliente in una visione a breve termine dove l’elemento umano del rapporto è tenuto meno in considerazione, perché l’obiettivo è concludere la trattativa a vantaggio dell’azienda, senza instaurare una relazione duratura con la controparte. Tuttavia, il fatto che un cliente si fidi di voi, che sia rimasto più volte soddisfatto dell’esperienza fatta, non vuol dire necessariamente che diventi un cliente fedele. La soddisfazione è un requisito fondamentale per fidelizzare gli ospiti, ma non sufficiente perché diventino automaticamente anche fedeli. Il cliente soddisfatto è colui che riceve il prodotto/servizio che si aspettava, ragion per cui non resterà deluso, ma non penserà neppure di avere avuto un servizio particolare, perché ritiene che quel servizio gli sia dovuto. Certo, avere clienti soddisfatti è già un passo considerevole che gratifica e dà i suoi frutti, ma se siete riusciti a costruire un rapporto sincero e di fiducia con i vostri ospiti non potete rischiare di veder vanificare tutto il vostro impegno proprio adesso e lasciare che i vostri clienti passino alla concorrenza. Serve, quindi, ancora un altro piccolo sforzo per fidelizzarli. In che modo? Offrendo ai vostri ospiti qualcosa che vada oltre le loro aspettative. Go the extra miles dicono gli americani, per intendere proprio l’andare oltre lo standard di servizio, tutto ciò che i clienti si aspettano di ricevere da voi. Ciò che fa davvero la differenza, che riesce a catturare l’ospite e a rendere la sua esperienza unica, che vi fa fare il tanto desiderato salto competitivo, è offrire anche qualcosa di extra, di inaspettato, qualcosa che colpisca il cliente perché non si aspettava, appunto, di ottenerlo. Sorprendete, allora, i clienti con azioni mirate, prodotti o servizi che sapete possano farli sentire importanti, che regalino loro esperienze che ogni volta li appagano e li conquistano. Solitamente sono le cose inaspettate quelle che suscitano maggiori emozioni, come una torta o un pensiero lasciato in camera come regalo di compleanno, anziché il consueto e anonimo regalo natalizio offerto indistintamente a tutti, oppure, una sauna o un massaggio gratis agli ospiti che festeggiano l’anniversario di matrimonio e che sapete apprezzerebbero il gesto. Potete anche organizzare a sorpresa una cena in spiaggia in una serata estiva, oppure, in un ristorante tipico della zona in altri periodi dell’anno e regalare ai bambini un simpatico courtesy service personalizzato con tanto di orsacchiotto di peluche. Per sorprendere i clienti bastano piccole, semplici attenzioni, ma concrete e su misura per i vostri ospiti, come, per esempio, far trovare in camera il soffice cuscino di piume richiesto dal cliente al suo soggiorno successivo o in un altro albergo appartenente alla stessa catena alberghiera. Annotarsi le richieste dei clienti e le loro particolari necessità è un modo semplice ed efficace per dimostrare interesse, personalizzare il servizio e, quindi, costruire fedeltà. Le idee per fidelizzare gli ospiti possono essere tante, scegliete quelle che ritenete siano le più indicate per conquistare il loro cuore e la loro fiducia. Se in albergo è sempre più difficile mantenere il primato di originalità su prodotti e idee, distinguersi dagli altri per catturare clientela è una partita da giocare su un terreno differente: è l’elemento umano del servizio più che il prodotto in sé a fare la differenza. 20 Marketing Marketing La personalizzazione del servizio, la creazione di un rapporto duraturo, sincero, solidale con gli ospiti attraverso valori e sensazioni forti, la capacità di emozionare i clienti non è riproducibile, appartiene a voi e ai vostri clienti soltanto. Tutto questo può fare la differenza, può consentire ad un albergo di dare, oltre che affidabilità, fiducia e garanzia di sicurezza, anche quel tocco di singolarità che vi farà amare dai vostri clienti e ricordare nel tempo. 21 Il peso del passaparola Differenza tra Relationship Marketing e Marketing Tradizionale: Relationship Marketing Orientamento al mantenimento dei clienti Contatto costante con i clienti Visione a lungo termine Enfasi al servizio di qualità Grande impegno a soddisfare le aspettative dei clienti La qualità è un concetto che coinvolge lo staff di ogni reparto Marketing Tradizionale Un ospite appagato comunica la sua esperienza positiva a tre persone. Gratis. Ma poche imprese sfruttano questa leva. Orientamento alla sola vendita Contatto occasionale con i clienti Visione a breve termine Poca enfasi al servizio di qualità Poco impegno a soddisfare le aspettative dei clienti La qualità coinvolge solo lo staff del reparto produzione Attenzione alle caratteristiche dei prodotti (Fonte: Developing Buyer-Seller Relationship-Journal of Marketing, 1997) I 10 extra che contribuiscono a fidelizzare gli ospiti: 1. 2. 3. 4. Quando possibile, l’albergo fa up-grade ai clienti. I clienti possono fare check-in e check-out all’ora che fa al caso loro. I clienti possono richiedere una camera in particolare. L’albergo prende informazioni alla loro prima visita per creare successivamente un servizio personalizzato. 5. Lo staff riconosce sempre i clienti all’arrivo. 6. I dipendenti fanno percepire ai clienti l’interesse per i loro problemi. 7. Ai clienti che ritornano in albergo il check-in è più veloce. 8. Ai viaggiatori d’affari è offerto un programma frequent-guest per guadagnare punti e ottenere gratuitamente il soggiorno. 9. Ai viaggiatori d’affari è offerta una carta di credito che consente ai clienti fedeli di acquistare punti ogni volta che la utilizzano. 10. L’albergo offre a sorpresa dei regali agli ospiti. (Tratto da Turismo d’Italia 2002) 22 Marketing Ogni giudizio su un albergo o un ristorante espresso da parenti o amici ha un peso determinante nella scelta di un locale o di una struttura. Tutti noi, infatti, sentiamo l’esigenza di fornire una sorta di “servizio” a chi c’è vicino, dando la nostra opinione sull’esperienza che abbiamo vissuto, consigliandola o scoraggiandola. E i nostri suggerimenti vanno quasi sempre a buon fine. Detrattori anche in casa Il passaparola ha, infatti, un peso davvero consistente sulle decisioni delle persone: se positivo e può diventare una potente arma di conquista di nuovi clienti, se negativo un forte deterrente. Questo vale ancora di più nel settore dell’hotellerie: per la natura intangibile del prodotto alberghiero, il giudizio su di esso è il mezzo che rende concreti i suoi servizi. Il passaparola è uno strumento di marketing diretto che, a differenza di strategie tradizionali come pubblicità e direct mail, si innesca automaticamente, non costa nulla e, se positivo, produce effetti incredibili. Un cliente che apprezza i servizi della camera e della struttura, che gradisce il menu del ristorante e che è colpito dalla gentilezza del personale, ricorderà questa esperienza nel tempo (quasi certamente vorrà anche ripeterla) e non terrà per sé il suo giudizio. Ogni cliente soddisfatto parla della sua esperienza ad almeno 3 persone. Nessun commento, invece, se il soggiorno è “normale”, senza picchi, perché non ci sono elementi da ricordare. L’operatore che voglia essere sulla bocca di tutti, in termini positivi, deve differenziarsi dagli altri, rendendo speciale il soggiorno e la struttura. Gli ospiti devono lasciare l’albergo non semplicemente soddisfatti, ma stupiti e conquistati da qualcosa di piacevolmente inatteso. Un cliente solo soddisfatto ha avuto ciò che si aspettava, per questo difficilmente ne parlerà con amici. Ma, se colpito da un servizio o da qualcosa di particolare, farà partecipi altri della sua esperienza. E, visto che i clienti non sono tutti Marketing 23 uguali, per stupirli occorre comprendere le loro aspettative e anticiparle: per qualcuno si tratta davvero di piccole attenzioni. I clienti più legati all’albergo vanno coltivati e coccolati, perché da loro giungono i migliori commenti sulla struttura, ma non va certo trascurato chi, proprio per positivi passaparola, è al suo primo soggiorno. Un cliente nuovo è un’opportunità che non si può lasciare sfuggire. Il cliente negativo è pericoloso. Se sono 3 le persone raggiunte da un passaparola positivo, diventano 10 quando il giudizio esprime insoddisfazione. Per innescarlo basta poco: un bicchiere non perfettamente pulito al bar, una macchia sul tovagliato, un ritardo nella risposta ad una richiesta. Il passaparola negativo va, quindi, combattuto e prevenuto con un servizio attento, un atteggiamento disponibile nei confronti della clientela, una corretta gestione dei reclami. Ma attenzione: il passaparola non è innescato solo dai clienti, ma anche dai dipendenti che, giorno dopo giorno, sperimentano ogni particolare del prodotto alberghiero e parlano di questo con amici e conoscenti. I dipendenti sono i clienti interni della vostra azienda, vanno seguiti e ascoltati affinché svolgano con professionalità ed efficienza il loro lavoro. È, quindi, importante che si crei un clima di fiducia e di squadra, dove lo staff è partecipe di decisioni e azioni e stimolato a produrre la migliore performance. 10 idee per farsi ricordare: 1. Scrivere una lettera di ringraziamento al cliente dopo il suo soggiorno in hotel. 2. Ricompensare i clienti migliori con coupon di servizi in omaggio (cena al ristorante, consumazioni al bar, etc.). 3. Inviare a casa un questionario ai bambini per conoscere il loro parere sull’albergo. 4. Fare gli auguri telefonici ai clienti in occasione del loro compleanno, onomastico, anniversario o altre ricorrenze. 5. Spedire materiale di presentazione ai clienti che chiedono informazioni. 24 Marketing 6. Inviare dopo un mese una foto al cliente scattata durante la sua vacanza. 7. Invitare a cena i taxisti della zona. Possono essere validi alleati per la promozione. 8. Creare una linea rossa privilegiata per le prenotazioni dei clienti più importanti. 9. Fornire tutti i collaboratori di biglietti da visita per trasformarli in ambasciatori dell’albergo. 10. Telefonare immediatamente per ringraziare i clienti che vi procurano nuova e inaspettata clientela. Echi, silenzi, lamenti: - Un cliente soddisfatto comunica la propria positiva impressione ad almeno 3 amici e conoscenti. - Un soggiorno “normale” non merita alcun commento. Il cliente tace sull’esperienza. - Il giudizio negativo relativo alla struttura alberghiera raggiunge ben 10 persone. (Tratto da Pianeta Hotel 2002) Il marketing che emoziona Quando le competenze acquisite con l’esperienza, l’approccio organizzativo e di marketing non sembrano efficaci nella realtà attuale caratterizzata da un’economia instabile e una concorrenza nuova, sempre più abile e difficile da gestire, l’impresa alberghiera non deve farsi prendere dal panico e optare per scelte azzardate e improvvisate (come abbassare i prezzi, svendere il prodotto e diventare, così, schiava delle decisioni della clientela e del mercato), ma concentrare gli sforzi su innovazione e creatività per fidelizzare la clientela. Gli ospiti d’albergo si conquistano (e fidelizzano) andando oltre uno standard di qualità, oltre una comunicazione che evidenzi caratteristiche Marketing 25 e vantaggi di prodotti e servizi - quello che bene o male fanno tutti - e puntando su esperienze che coinvolgano e stimolino i sensi. Bisogna, quindi, regalare ai clienti un’esperienza memorabile, un’offerta di qualità capace di sorprendere, emozionare, conquistare. Ed è esattamente ciò di cui si occupa il marketing emozionale. Si può offrire ai clienti un’esperienza memorabile rendendola multisensoriale, vale a dire, stimolando contemporaneamente tutti i loro sensi. È possibile, quindi, giocare con ciò che caratterizza e dà identità alla propria struttura (l’arredamento, i colori, i complementi d’arredo, le luci, i suoni e i profumi) per fornire maggiori stimoli sensoriali agli ospiti e suscitare emozioni che rimarranno impresse nella loro mente. In Inghilterra e negli Stati Uniti, ad esempio, alcuni alberghi propongono una molteplicità di esperienze in un solo soggiorno. Queste strutture progettate da designer noti come Philippe Starck, stupiscono gli ospiti accostando mobili e oggetti di design, alcuni dei quali in vendita, che non hanno una stretta attinenza con l’ambiente in cui si trovano, ma che proprio per questo lo caratterizzano, gli danno un tocco di originalità e di fascino. Così nelle hall si possono trovare enormi vasi di fiori o schermi giganti che mostrano immagini astratte, panche a forma cubica nelle camere, realizzate con pietre tenute insieme da reti di ferro, tubi a neon sulle pareti e i corridoi dai colori intensi. In base allo stesso principio, sono le luci l’elemento che fa davvero la differenza in grado di suggestionare: una luce ha il potere di creare calore e atmosfera a seconda dell’intensità, dei colori e del contesto in cui è inserita all’interno dell’albergo. Anche l’elemento visivo ha un peso non indifferente. Ci sono alberghi che stimolano la vista per incrementare le richieste del servizio in camera, facendo trovare nelle camere degli ospiti, appunto, foto di dessert seguite da una didascalia accattivante. Come l’arredamento, anche i profumi sono uno stimolo sensoriale notevole: secondo una recente ricerca realizzata da Astra/Demoskopea, ben l’81% degli adulti (soprattutto donne) si dichiara sensibile agli odori nella scelta di locali, cibi e bevande. Esiste già in molti alberghi l’uso dell’aromaterapia, attraverso oli profumati e diffusori nelle camere, nelle aree comuni e nei centri benessere per creare un’atmosfera rilassante e coinvolgente. In questi ambienti i profumi vengono spesso associati a musiche di sottofondo che personalizzano gli ambienti e contribuiscono a trasmettere agli ospiti tranquillità e relax. I clienti sono l’anima del vostro albergo: la loro soddisfazione non è più sufficiente per fidelizzarli, bisogna progettare un’accoglienza di qualità dai colori decisi, innovativa, efficace, sorprendente. In altri termini, occorre trovare qualcosa che lasci il segno nell’ospite e vi identifichi tra la folla indistinta di proposte e idee. 26 Marketing Marketing (Tratto da Hospitality News 2002) Ho la risposta giusta per te Perché una pubblicità sortisca l’effetto desiderato deve partire da una perfetta conoscenza del prodotto e dei clienti (ben diversa dalla semplice percezione) ed essere capace di mettere il prodotto in relazione con i bisogni di questi ultimi. Una buona pubblicità è in grado di selezionare, tra le tante, la proposta più accattivante e, quindi, più efficace proprio in relazione a questi bisogni. Non basta: una pubblicità funziona quando riesce a creare delle aspettative tali da innescare nel cliente il desiderio di soddisfarle, senza però ricorrere a false promesse. Rinfreschiamoci la memoria con alcuni consigli pratici, prendendo spunto dalla rivista “Marketing Review” (inv. 1999). 1. Sia che intenda persuadere, ricordare o semplicemente informare, una corretta pubblicità deve avere chiaro il suo obiettivo principale e su questo concentrarsi. La prima chiave del successo sta nel modo in cui l’obiettivo scelto incontra i bisogni del cliente. Mostrate ciò che sapete fare meglio e il vostro meglio dovrà coincidere con la risposta al bisogno più forte dei vostri ospiti. Ad esempio, quando un albergo offre la suite o in generale la camera migliore con tutti i servizi inclusi al prezzo di una camera normale fa leva sul bisogno psicologico dei suoi clienti 27 2. 3. 4. 5. 6. 28 di sentirsi riconosciuti, di ricevere trattamenti di riguardo, di essere considerati come dei vip. Per avere successo la pubblicità deve identificare chiaramente il suo target di riferimento. La seconda chiave del successo è la capacità di individuare e puntare con precisione su un target specifico. Chi sono i vostri clienti? Se la vostra è una clientela d’affari che trascorre diverse notti al mese fuori casa, l’esempio precedente può risultare calzante. Come raggiungere il proprio target: selezionate i giusti mezzi di comunicazione. Gli strumenti a disposizione sono molti, diversi tra loro sia come modalità che come prezzo. Attenzione alla scelta. Alberghi diversi o stessi alberghi in periodi e situazioni diverse necessitano di strumenti diversi. Non solo: ogni canale informativo ha le sue regole d’oro. Occorre conoscerle e valutarle con attenzione in relazione ai propri obiettivi. Ricordate che sbagliando media la pubblicità quasi certamente fallisce. Scegliete parole e immagini giuste. Conoscete il vostro prodotto, i bisogni dei vostri clienti e avete chiaro il vostro obiettivo principale. A questo punto dovete essere sicuri al 100% che tutto questo emerge chiaramente dalla vostra pubblicità. Riprendendo l’esempio precedente: per rispondere al bisogno dei vostri clienti di sentirsi trattati da vip la pubblicità dovrà enfatizzare le caratteristiche della suite, spiegare i vantaggi dei servizi inclusi, mostrare un personale attento, professionale, cortese. Tutto, insomma, deve essere coerente con quel preciso obiettivo. Scegliete quando e dove. Nella scelta dei mezzi di comunicazione, va valutata anche la visibilità del messaggio, ovvero quando uscirà e in che posizione sarà collocato. Questo vale sia che si tratti di un quotidiano, un settimanale, una rivista specializzata o un catalogo, sia che venga trasmesso alla radio o in televisione. Conoscere il target di mercato dello strumento scelto nonché le sue abitudini in qualità di lettori o ascoltatori è importante per individuare le posizioni e i momenti più vantaggiosi per comunicare il vostro messaggio. Siete riusciti a fare ciò che avevate promesso? A volte anche una bella pubblicità può dare risultati sbagliati se non si riesce a far fronte alle Marketing aspettative create. Sempre riprendendo il caso delle suite offerte al prezzo di una camera normale: se di suite ne avete una sola, se i servizi promessi non siete poi in grado di offrirli, se il vostro personale non è stato sufficientemente informato o preparato avrete semplicemente speso tempo e denaro per offrire una brutta esperienza ai vostri clienti. Una corretta pubblicità fa solo promesse che sa di poter rispettare, con il risultato di soddisfare i bisogni dei clienti e le aspettative che avete sollevato. Ricordate che se non riuscite a rispettare i punti sopra descritti non vi basterà un’idea, per quanto geniale, per ottenere una corretta pubblicità. (Tratto da Hospitality News 2003) Il potere del direct mail In un mondo dove si scrive sempre meno e dove la buchetta della posta serve ormai solo per la pubblicità, le bollette e gli estratti conto bancari, ricevere una lettera personalizzata diventa quasi una novità, una piccola, piacevole sorpresa. Se la busta è accattivante sia per la presentazione (pochi e tenui colori e un marchio coerente e gradevole) che per il piacere di leggere il proprio nome scritto a penna, magari stilografica (vi ricordate ancora qual è stata l’ultima volta che avete ricevuto qualcosa di simile?), allora la predisposizione del cliente ad aprirla è piuttosto elevata. Se scrivere a mano è troppo oneroso riservate questa piccola attenzione ai clienti cui tenete maggiormente. Ma cosa mettere nel contenu- Marketing 29 to? Prendete in mano le vostre lettere tipo degli ultimi anni e leggetele con attenzione. Immaginate di riceverle voi e chiedetevi cosa vi susciterebbero... ma rispondetevi onestamente! È chiaro che più o meno le cose scritte devono essere sempre le stesse anche con il trascorrere del tempo. Però qualcosa possiamo cambiarlo di sicuro! Cominciamo a svecchiare il modo di scrivere, rendendolo più fresco ed immediato. Abbandonate le frasi sdolcinate e nostalgiche per la stagione trascorsa e i clienti partiti: oggi non sono più credibili. Iniziamo con un frizzante saluto, troviamo una frase simpatica che li faccia sorridere, oppure raccontiamo un piccolo evento del nostro quotidiano. Siate realistici, raccontate il vero, ma sempre in tono scherzoso! Sappiate prendervi in giro (con furbizia però, senza apparire né patetici né ridicoli), regalate un pizzico di buon umore alla giornata dei vostri ospiti, fateli sorridere. Non usate la comunicazione scritta solo per la vendita immediata. La gente è abituata a ricevere qualcosa sempre in cambio di qualcos’altro da parte sua (“Se prenoterai entro... riceverai...”). Abituatevi anche ad offrire senza chiedere nulla in cambio. Non c’è bisogno di rovinarvi. Basta un piccolo pensiero, che sarà sicuramente efficace anche se di valore modesto, proprio perché inatteso e senza richiedere alcun impegno da parte di chi lo riceve. a casa propria e che non porta con sé in viaggio. Se fino agli anni ’80 la maggior parte delle strutture alberghiere non garantiva il sapone e molti 3 stelle non mettevano a disposizione del cliente neppure l’asciugamano (costringendo i viaggiatori a portarselo con sé in valigia!), adesso si è passati quasi all’eccesso opposto: sempre più di frequente si trovano in bagno courtesy service pomposi, eccessivi, ricercati, spesso assolutamente inutili. Ciò accade perché abili venditori di aziende specializzate riescono a convincere l’albergatore ad acquistare courtesy service esagerati, costosi poco pratici, oppure perché le stesse ditte effettuano forniture personalizzate solo per grosse ordinazioni. Il nostro consiglio è, invece, di non fare “provvista” di prodotti per il set di cortesia, riempiendo i magazzini di scorte che avranno bisogno di molto tempo per essere smaltite del tutto. I gusti e gli stili di vita della clientela si evolvono rapidamente e con essi anche le tendenze che dettano le mode del settore, per cui potrebbe essere utile cambiare linea di prodotti anche due volte l’anno. Il set di cortesia, o courtesy service, come viene comunemente chiamato, è quell’insieme di oggetti forniti dall’albergo per l’igiene e la cura personale degli ospiti (saponi, fazzoletti di carta, salviette profumate, shampoo), o per risolvere piccoli inconvenienti (come il set per il cucito). In poche parole, è costituito da tutti quegli elementi che il cliente utilizza normalmente Senza inutili eccessi, il courtesy service resta, comunque, un fattore chiave nel determinare il grado di soddisfazione degli ospiti e non va, quindi, trascurato. Anzi, può diventare un vero e proprio investimento per far parlare bene di sé, fidelizzare la clientela e conquistarne di nuova. Ovviamente non basta un grazioso e completo set di prodotti per distogliere l’attenzione dei clienti da problemi come un basso livello di comfort delle camere, illuminazione insufficiente, letti scomodi, o personale scortese. Una cuffia da doccia, un calzascarpe, uno spazzolino da denti ben confezionato non fanno certamente dimenticare all’ospite la mancanza di professionalità e di educazione di un receptionist o di un cameriere. Per questa ragione, consigliamo agli albergatori innanzi tutto di formare il personale di contatto sul comportamento più idoneo da assumere con i clienti, andando incontro e anticipando, quando possono, le loro esigenze ed aspettative. Solo se l’albergo riesce a garantire agli ospiti una camera accogliente e confortevole, ristorazione di qualità e un servizio personalizzato, un courtesy service completo può rendere il soggiorno dei clienti maggiormente piacevole e, dunque, migliorare l’immagine e la reputazione della struttura. 30 Marketing (Tratto da Hospitality News 2003) I gadget catturano i clienti Dal set di cortesia a veri e propri “piccoli” regali nelle camere d’albergo, per catturare l’attenzione del cliente, fidelizzarlo e farsi pubblicità. Marketing 31 Fatta questa premessa, perché il set di cortesia diventi il fiore all’occhiello di un albergo, ogni prodotto deve essere personalizzato con il proprio marchio e logotipo, per dare un’immagine coordinata da imprimere nella memoria dei clienti e, ovviamente, disposto su un cestino o vassoio adeguato all’atmosfera della camera. Meglio ancora se i prodotti sono differenziati per età, sesso e tipologia di clientela (vacanzieri, viaggiatori d’affari, di passaggio o fedeli, etc.). Negli alberghi per famiglie, ad esempio, sarebbe opportuno far trovare in camera un set di cortesia studiato per i piccoli ospiti, allegro e colorato, magari composto da spazzolino per denti da latte, shampoo anti lacrima, una morbida spugna per il bagnetto, saponette non aggressive (i c.d. “saponi non saponi”) e piccoli orsacchiotti di peluche. Mentre nelle camere per signora, la linea di prodotti dovrebbe comprendere anche struccante per viso ed occhi, tonico, dischetti di cotone e crema per il corpo, pettine, collant, spazzola per gli abiti e, perché no, un kit per il trucco di una marca nota, con tanto di crema idratante, lucida labbra leggermente colorato, mascara e fard. Sulla scia delle catene americane più prestigiose (come Hyatt, Sheraton, Holiday Inn e Marriot), in Italia alcune strutture alberghiere si stanno effettivamente adeguando alle esigenze e ai desideri dei viaggiatori, adottando, ad esempio, courtesy service di marche molto conosciute e di dimensioni standard (come gli oggetti di Bottega dell’Albergo firmati da Emilio Pucci, o quelli di Crusca Brelil, Pretti, Stilema o Corallina) o lasciando liberi i loro franchisers di adottare il courtesy service che preferiscono, all’interno di una linea consigliata. Altri ancora, utilizzano flaconi trasparenti, sia per far notare alla clientela la qualità dei prodotti del courtesy service, sia per favorire la sostituzione di quelli già aperti da parte del personale ai piani. In base alle nuove tendenze che esaltano il culto per il benessere psicofisico, gli albergatori iniziano a preferire linee di prodotti che comprendono, tra gli altri elementi, creme di bellezza, esfolianti, essenze profumate, oli e sali da bagno dalle proprietà rilassanti e rigeneranti. Oppure, set costituiti da prodotti rigorosamente naturali, come shampoo al tè verde e al cipresso, tavolette di sapone alla farina d’avena e alla mandorla, balsa- I gadget e gli omaggi da offrire ai clienti meritano una considerazione a parte. Gli oggetti in regalo che gli ospiti trovano in camera al loro arrivo, possono rendere la vacanza più piacevole e comoda e trasformarsi in un simpatico souvenir, ma solo in alcuni casi diventano veri e propri strumenti promopubblicitari: è questo il caso delle borse e dei teli da mare, degli ombrelli e delle mantelline per la pioggia, dei capi d’abbigliamento sportivi, delle sacche da viaggio che, indossati o esibiti, diffondono tra un pubblico più vasto il marchio ed il nome dell’albergo. Sappiamo che scegliere un gadget non è semplice, perché bisogna regalare qualcosa di utile, che non sia mai banale o anonimo e soprattutto, studiato su misura per la clientela ospitata. Bisogna, infatti, evitare di offrire gli stessi oggetti a differenti tipologie di clientela. Chi lavora con i congressisti, ad esempio, può regalare indumenti da jogging o da tennis, una cartellina, un blocco di carta con penna, pantofole in spugna, rasoi e dopobarba, ma attenzione agli sprechi. Alla clientela balneare, invece, può far piacere ricevere morbidi teli da bagno con il marchio in bella mostra, mentre ai bambini dei giochi da spiaggia, palloni gonfiabili, secchielli, materassini o salvagente. Gli amanti della buona tavola potrebbero gradire prodotti gastronomici come omaggio, mentre gli sportivi barrette e bevande energetiche, polsini, calzini e frontini in spugna, pantaloncini, k-way, etc., questi ultimi sempre con il marchio dell’albergo. Dunque, per la scelta del gadget è molto importante conoscere il profilo della clientela d’albergo e le sue caratteristiche. I clienti abituali, infatti, meritano un’attenzione particolare, come un accappatoio con il loro nome o le sole iniziali ricamate, fogli di carta anch’essi con le iniziali, ciabattine personalizzate. Anche la posizione dell’albergo può offrire qualche spunto per proporre gadget originali e utili: l’albergo in montagna, ad esempio, potrebbe offrire un vasetto di confettura, una bottiglia di olio o di vino, un taste-vin, ma anche oggetti di artigianato tipico locale. Insomma, basta usare creatività e fantasia per scegliere un gadget nuovo 32 Marketing Marketing mo alla lavanda e così via. 33 o un courtesy service adeguato ad ogni cliente. L’importante è avere sempre l’obiettivo di migliorare la qualità del soggiorno degli ospiti, prestando attenzione a non trasformare il bagno delle camere d’albergo in un supermarket, pieno di oggetti di dubbia qualità. È interessante (ma non confortante!) sapere che Elithworth M. Statler, il più famoso albergatore d’America, propose nel 1908 dei miglioramenti nel servizio alla clientela. Ebbene, a distanza di circa un secolo, alcuni di essi non sono stati ancora utilizzati! Quanti albergatori, infatti, possono dire di offrire gratuitamente (come suggerì allora il signor Statler) il quotidiano tutte le mattine o uno specchio che permetta al cliente di vedersi per intero? Quanti garantiscono biancheria da bagno in quantità, stessi prezzi per liquori e bevande al bar dell’albergo, almeno un libro di narrativa e abbondante materiale per scrivere in ogni camera? Eppure, non vi è dubbio che si tratta di elementi utili e apprezzabili dagli ospiti, oggetti che, con un piccolo investimento economico, potrebbero rendere più gradevole e confortevole il soggiorno della clientela, attirare un maggior numero di clienti e far parlare bene dell’albergo. I prodotti base che dovrebbe contenere un courtesy service: • Saponetta per il lavandino da 25 gr. o dispenser sempre pieno e pulito • Saponetta per il bidet da 25 gr. o dispenser sempre pieno e pulito • Bagno schiuma da 20 ml. • Shampoo da 20 ml. • Balsamo da 20 ml. • Set spazzolino • Dentifricio • Rasoi da barba (usa e getta) • Salviette struccanti • Salviettine rinfrescanti • Salvietta lucidascarpe • Salvietta pulisci occhiali • Bustina di detersivo liquido per il bucato • Guanti in lattice usa e getta • Mini set per il cucito • Fazzolettini di carta • Cuffia per doccia • Pantofole/Ciabattine in spugna • Calzascarpe • Scatole di fiammiferi (Tratto da Turismo d’Italia 2003) 34 Marketing Personalizzate l’atmosfera! In Giappone la National Bicycle Industrial Company costruisce biciclette su misura in funzione dei desideri dei suoi clienti. Questi possono scegliere da un’infinita gamma di opzioni il manubrio, le ruote, la sella e, naturalmente, il colore che preferiscono. Ciascun cliente viene misurato in modo da realizzare la bici in base alla sua altezza. E nel giro di una settimana è pronta. Però questi Giapponesi… Potremmo fare lo stesso in albergo? Qualcuno ci sta riuscendo. Ce lo suggerisce il Budget Host Inn & Suites a St. Ignace in Michigan che modifica i servizi e il layout in camera in funzione dei clienti che le occupano: si cambiano i quadri alle pareti, i copriletto, i libri in base ai gusti di quel certo ospite; vengono sistemati fiori di lavanda tra la biancheria in camera e in bagno; si decide se accogliere l’ospite con una ciotola di cioccolatini o di biscotti oppure con cioccolata calda, tè, tisane, caffè; si valuta se aggiungere un vaso di fiori freschi. Candele profumate, sedie a dondolo, poltroncine reclinabili sono ulteriori attenzioni dedicate ad ospiti speciali. Naturalmente, il personale ai piani è tenuto a conoscere il nome almeno dei clienti più importanti, in modo da offrire loro una calda accoglienza. E mentre gli ospiti sono fuori, qualcuno in albergo si occupa di fare commissioni per loro. Tutto ciò contribuisce ad aumentare notevolmente la fedeltà dei clienti e innesca un formidabile passaparola. Anche qui in Italia gli albergatori sanno che garantirsi una buona fetta di clientela di ritorno è una battaglia dura da vincere: fedeltà coincide sempre meno con frequenza. Perfino chi è stato benissimo nel vostro albergo può non voler tornare: altre mete, altre attrattive lo portano verso luoghi diversi. Chi ritorna, lo fa perché trova ciò che difficilmente riceve da altre parti. Cosa spinge i vostri clienti a tornare? Avete la piena consapevolezza di cosa offrite di così speciale da farvi preferire comunque ad altre mete? Se si tratta solo di abitudine, di affezione a voi da parte di ospiti ormai anziani, allora attenti: prima o poi resterete senza clientela di ritorno. Ma come si fa a conoscere i gusti di chi accogliete? Esperienza, buon senso, conoscenza di chi è già stato da voi ma anche una “scheda cliente” completa e aggiornata vi aiuteranno a fornire un servizio davvero memo- Marketing 35 Le sensazioni che l’albergo suscita nel cliente sono elementi fondamentali per la sua soddisfazione. Non parliamo di un generico studio su gusti, preferenze e aspettative dei consumatori moderni. Intendiamo un nuovo approccio ai vostri clienti che si basa sulla identificazione delle loro emozioni nascoste (sentirsi ben accolti, coccolati, rilassati o eccitati, percepire sicurezza, rispetto, sorpresa, gioia, oppure tristezza, rabbia, imbarazzo, indifferenza, fastidio, etc.) su cui si basa la scelta di un albergo e la soddisfazione durante il soggiorno. Pensiamo per un momento ad una persona che deve selezionare un albergo dove trascorrere le vacanze. È evidente che ciò che lo spinge ad acquistare un prodotto a scatola chiusa è la sensazione di trovare la soluzione adatta a lui in un ambiente pulito e accogliente, con del personale serio e i servizi di cui ha bisogno. Siete certi di sapere quali motivi spingono un nuovo cliente a scegliere il vostro hotel? Ad esempio, se lo seleziona navigando su Internet, avete piena consapevolezza degli elementi che lo hanno colpito e di quelli che invece hanno ancora poco appeal? Sono davvero pochi coloro che chiedono ai clienti all’arrivo un parere sul proprio sito! Ciò che manca, in pratica, è quel bagaglio di sensazioni dei clienti che aiuti a calibrare il prodotto per la clientela che si intende ospitare e fidelizzare, quindi, nel caso di Internet, a perfezionare le immagini piuttosto che la grafica o i testi. Anche in albergo, dove dovrebbe essere più semplice raccogliere impressioni e sensazioni direttamente dai clienti, difficilmente questo avviene. Ancora oggi non c’è alcun documento, nessun file che raccolga e analizzi le sensazioni e le emozioni che gli ospiti provano davanti ai prodotti e servizi offerti, alle scelte di arredamento, al comportamento del personale e le utilizzi come strategia di vendita per fidelizzare gli ospiti. Nella migliore delle ipotesi, lo staff chiede impressioni sul soggiorno, ma si tratta di domande il più delle volte frettolose, impersonali, standardizzate e questo i clienti lo avvertono. Quante volte capita di sentirsi chiedere al ristorante: “Tutto bene?”. Il più delle volte ad una simile domanda si risponde frettolosamente: “Sì, sì, tutto bene”, anche se indagando meglio, ci sarebbe qualcosa da obiettare. Lo stesso fanno i clienti in albergo. Allora, come bisogna agire per arrivare a scoprire ciò che si nasconde nel cuore degli ospiti? Negli Stati Uniti sono stati condotti vari studi per verificare se e quali sono le emozioni che incidono davvero sulla fedeltà del cliente. Esiste, ad esempio, una recente analisi condotta dall’azienda americana Market Metrix su circa 30 mila clienti d’albergo, che ha identificato e analizzato un elenco di situazioni emotive che gli ospiti hanno vissuto in albergo. Il risultato è che esistono almeno 3 emozioni chiave in grado di stimolare il cliente a tornare nell’albergo scelto e a creare un legame duraturo. Per un cliente che sceglie prevalentemente alberghi tre stelle sono: sentirsi ben accolto, sentirsi a proprio agio e sentirsi al sicuro. Mentre le emozioni fondamentali che fidelizzano la clientela verso alberghi di lusso sono legate a: relax, trattamenti da VIP, raffinatezza. Non solo, un altro dato importante è che una volta instaurato con la clientela un sincero rapporto di customer relationship, il fattore prezzo non incide più così pesantemente sulla decisione d’acquisto. Anzi, il cliente accetta volentieri di pagare certi servizi, perché è convinto del valore di ciò che ottiene. Per arrivare ad analizzare le sensazioni degli ospiti riguardo ai vostri prodotti, potreste iniziare dalla pubblicità e dalle promozioni. Ad esempio, il vostro sito web, il mailing, i vostri depliant sono accattivanti? Che emozioni suscitano in chi li legge? Stimolano la curiosità, la voglia di approfondire e di contattarvi? Non rispondete facendo delle supposizioni, ma giudicate il vostro lavoro con obiettività. Mettetevi dalla parte del cliente e immaginate di essere voi i destinatari di quei messaggi. Allora, cosa ne pensate? Se ritenete abbiano bisogno di una marcia in più, allora iniziate col rinfrescare il modo di scrivere, rendendolo più sincero, spigliato, leggero. Quindi, 36 Marketing rabile. (Tratto da Hospitality News 2004) Emozioni in hotel Ancora oggi non c’è alcun documento che raccolga e analizzi le sensazioni e le emozioni che gli ospiti provano davanti ai prodotti e servizi alberghieri. Marketing 37 girate la domanda ai clienti. Indagate senza paura, usando naturalmente tatto, garbo e scegliendo il momento più adatto. Chiedete loro cosa hanno provato leggendo quelle lettere o che sensazioni suscita il vostro sito, se stimola a sufficienza la ricerca e la voglia di continuare a navigare. Prendete nota di queste informazioni e utilizzatele saggiamente, perché sono un bagaglio dal valore inestimabile. Create un file dove annotare le emozioni e le sensazioni provate da ognuno di loro nelle situazioni più comuni vissute al ristorante, al ricevimento o in piscina, insomma in ogni area dell’albergo. Anche ciò che apparentemente può sembrarvi a posto può risultare insoddisfacente per i vostri ospiti (la segnaletica della hall, ad esempio, è chiara anche per chi arriva per la prima volta?). Per riuscire a raccogliere quante più informazioni possibili, il contributo e l’impegno di chi passa con gli ospiti la maggior parte del tempo (vale a dire i vostri collaboratori) è fondamentale per catturare impressioni e opinioni sui prodotti e servizi offerti. A questo proposito, cercate di coinvolgere e motivare i vostri collaboratori sull’importante contributo che forniscono assumendo un atteggiamento pro-attivo con la clientela, finalizzato a cogliere eventuali segnali di gradimento o, al contrario, di insoddisfazione. Cosa hanno letto, ad esempio, sul volto di un vostro ospite mentre veniva accompagnato al front desk fin dal suo ingresso in albergo? Se lo staff si abitua ad osservare attentamente il cliente, riesce a cogliere molti dei segnali che trasmette attraverso il corpo. Inoltre, mostrandosi disponibile all’ascolto, il personale può invogliarlo ad aprirsi e a fornire le sue impressioni. Magari sarà il cliente stesso a congratularsi del ricco buffet breakfast del mattino, o a dirvi che al suo arrivo, la moglie è stata piacevolmente sorpresa dal libricino di poesie trovato sul comodino. Può anche accadere che si lamenti per un disservizio. E allora occorre essere pronti. È chiaro che nessuno ama ricevere un reclamo, ma è proprio dagli errori che si impara a perfezionare la propria offerta per il tipo di clientela ospitata. E poi è sempre meglio ricevere una lamentela, ma avere l’opportunità di rimediare, piuttosto che restare all’oscuro e perdere il cliente. Ovviamente non sempre è possibile reperire il tipo di informazioni che cercate semplicemente osservando il cliente o aspettando che sia lui a parlarvi. Ci sono situazioni in cui è necessario porgli qualche domanda per sapere, ad esempio, che sensazioni prova entrando in camera o dormendo in quel letto. In questo caso potete farvi aiutare dagli ospiti più affezionati, ad esempio, chiedendo loro cosa ne pensano della nuova disposizione del buffet, dell’inserimento di altri prodotti, della scelta di quel tovagliato, oppure se sono rimasti soddisfatti del servizio ricevuto. Difficilmente un cliente che viene nel vostro albergo da anni mostra insofferenza nel rispondere ad una domanda fatta al momento giusto, con garbo e discrezione, specialmente se percepisce un sincero interesse da parte vostra. Ripetiamo ancora una volta di annotare queste informazioni, perché se la procedura non è standardizzata e viene lasciata al buon senso del personale, gran parte delle informazioni vanno perdute per dimenticanza o indifferenza. Esistono già sul mercato sistemi computerizzati che facilitano la raccolta, la gestione e la condivisione di informazioni su esigenze, lamentele e preferenze dei consumatori. A queste potete aggiungere anche le impressioni raccolte durante il soggiorno. Un altro metodo per conoscere le impressioni degli ospiti, consiste nel questionario. Dovrà essere breve, chiaro e concentrato sugli elementi essenziali del vostro prodotto, quelli a cui tenete di più o su cui avete maggiori dubbi. Dato che la percentuale di questionari compilati è sempre piuttosto bassa, provate a stimolarne un ritorno maggiore offrendo gratuitamente a coloro che lo compilano un piccolo omaggio o una consumazione al bar. Tenete conto 38 Marketing Marketing 39 che i questionari sono utili soprattutto se affiancati ad altri metodi di raccolta delle informazioni. Infatti, non solo la loro compilazione è contenuta, ma le risposte spesso non sono del tutto sincere. Vale la pena, comunque, utilizzarli per raccogliere qualche notizia in più e per comunicare ai clienti il vostro interesse per le loro opinioni. I passi fondamentali da seguire per conoscere le impressioni dell’ospite: • Partire da un’analisi obiettiva (con gli occhi del cliente) di pubblicità e promozione dell’albergo. Se non trasmette molto appeal, meglio utilizzare termini e grafica più accattivanti. • Osservare i comportamenti dei clienti, ascoltarli e porre qualche domanda per conoscere che impressione hanno dei vostri prodotti e servizi. • Coinvolgere lo staff di ogni reparto ad avere un atteggiamento “proattivo” con la clientela, necessario a raccogliere informazioni sulle loro opinioni ed impressioni durante il soggiorno. • Raccogliere e trascrivere i dati in un file condivisibile da ciascun reparto. • Aiutarsi nella raccolta dei dati con questionari di valutazione. (Tratto da Turismo d’Italia 2004) La gestualità con il cliente Il modo di comportarsi nei primi istanti dell’incontro con un nuovo cliente, tenendo conto della sua nazionalità. della testa trasmettono un’infinità di segnali al nostro interlocutore che, grazie a questi, riesce ad avvertire (pur senza essere uno psicologo) che tipi di persone siamo, quali sono i nostri reali pensieri ed emozioni. Lo stesso capita a noi quando parliamo con un cliente. Più di quello che dice è il come lo dice che ci colpisce maggiormente e ci informa sulla veridicità o meno delle sue parole. Ecco come descrive la comunicazione efficace Dale Carnagie (autore del famosissimo “Come trattare gli altri e farseli amici”): “L’entusiasmo si irradia attraverso i tuoi occhi, il tuo viso, la tua voce, la tua anima e attraverso tutta la tua personalità”. Se crediamo in quello che diciamo, se ne siamo convinti, se il nostro lavoro ci piace e lo facciamo con entusiasmo, gli altri se ne accorgono. Esistono, infatti, dei meccanismi automatici, che noi applichiamo quando abbiamo a che fare con le persone, che fungono da macchina della verità e confermano o smentiscono le parole che in quel momento stiamo pronunciando. Spesso siamo sicuri di essere chiari, convincenti, gradevoli, di apparire rilassati e interessati a chi ci sta di fronte, mentre dentro di noi si accavallano sentimenti ed emozioni ben diversi. Purtroppo, se non siamo veramente abili, non riusciamo a controllare completamente il nostro corpo che, da vero traditore, lancia piccoli ma inequivocabili segnali d’allarme che il cliente recepisce e lo mettono in guardia, rendendolo rigido e sospettoso. Conoscere il linguaggio del corpo, quindi, ci può essere di grande aiuto. Vediamo, allora, alcuni dei gesti e delle posture che più comunemente si assumono quando si parla con i clienti e confrontiamoli con il nostro comportamento abituale ma anche con quello dei nostri interlocutori. L’attività quotidiana di un albergo è in buona parte costituita da una continua interazione con i clienti, con i quali non ci limitiamo solo a parlare e a informarli, ma intendiamo soprattutto trasmettere qualcosa, desideriamo farci capire, cerchiamo di influenzarli per ottenere una certa reazione. Ormai lo sappiamo: oltre alle parole che diciamo, il modo di porci e di presentarci è fondamentale per comunicare efficacemente. I nostri gesti, le espressioni del viso, la posizione delle mani, dei piedi, delle gambe e La stretta di mano È il primo segno di accoglienza quando l’ospite arriva. Questo gesto incide notevolmente sulla sua prima impressione nei nostri confronti (ma anche nostra nei suoi confronti). La stretta giusta è calorosa e a mano ben aperta, accompagnata dal sorriso e dallo sguardo diretto. Certe volte, invece, la stretta è insolita: c’è chi offre una mano molle o addirittura solo le dita, chi la dà troppo forte, oppure chi obbliga l’altro a ruotare il polso facendogli 40 Marketing Marketing 41 girare la mano verso l’alto, e così via. Sono moltissime le variazioni che intervengono e tutte ci possono dire qualcosa sul nostro interlocutore e su che tipo di relazione predilige. Così, se si fa ruotare il polso dell’altro, magari appoggiando contemporaneamente una mano sulla sua spalla, il messaggio è: “qui comando io”; se, invece, la mano offerta è molle o si concedono solo le punta delle dita, si comunica di non gradire il contatto (la persona in questione è timida, diffidente, schiva o, peggio, falsa e opportunista). Questo genere di approccio suggerisce cautela nell’altro, ma al tempo stesso la necessità di proporsi in modo fermo e di esprimere capacità decisionale e sicurezza di sé. Se è questa la stretta che ci offre il cliente, forse significa che non è troppo a suo agio; il consiglio allora è quello di ridurre il livello di tensione adottando delle piccole strategie per farlo rilassare il più possibile: dimostrandoci sinceri e calorosi, guardandolo spesso negli occhi, mantenendo un atteggiamento rilassato, sbottonandoci la giacca e parlando in modo rassicurante, mantenendo un tono di voce piuttosto moderato e tranquillo. Si è scoperto, inoltre, che una mano asciutta è legata alla socievolezza negli uomini, ma non sempre è così nelle donne. Una mano fredda e umida è, invece, associata ad un temperamento introverso. Anche l’intensità della forza impressa alla stretta è legata alla personalità. Una stretta salda e decisa è tipica di una personalità dominante, sicura di sé e razionale; se la pressione è eccessiva abbiamo probabilmente a che fare con una persona che tende ad essere aggressiva ed esibizionista. Oltre a questo primo gesto sono molti altri quelli attraverso i quali “parliamo”. Vediamone ancora. sorto durante la sua permanenza, oppure, per rispondere ad una sua specifica richiesta. Se nel corso del dialogo il cliente mantiene il busto inclinato in avanti esprime disponibilità ad ascoltare; se alza la mano di qualche centimetro o se porta il dito indice alle labbra desidera interromperci e prendere la parola: ascoltiamolo! In una situazione di disagio tenderà, invece, ad accavallare le gambe o ad incrociare le braccia, ponendosi in un atteggiamento difensivo: qualcosa non gli torna. Dimostriamoci disponibili ad ascoltare le sue domande e offriamogli tutti i chiarimenti che desidera. I tic Se chi parla sta mentendo è probabile che sia colto da improvvisi tic al volto e tenda a gesticolare meno del solito perché è più concentrato del normale su quello che dice; riducendo i gesti si sente anche meno esposto. Le manipolazioni Queste sono buone compagne delle bugie. Una delle cose che chi mente fa con maggiore frequenza è manipolare, stritolare, premere qualcosa con le dita: può appallottolare un foglietto, stringere il pacchetto di sigarette o prendere una penna o il telefonino come se dovesse usarlo, ma si limita a giocherellarci e a guardarlo. Quest’azione diventa un pretesto che consente di alleviare la tensione dello sguardo diretto quando questo diventa insostenibile; tanto più è impaurito, in colpa o in ansia, tanto meno potrà impedire a queste emozioni di saltar fuori. Facciamo, quindi, bene attenzione a questi segnali prima di decidere se accettare o meno una richiesta. Il modo di sedersi Immaginiamo di essere seduti con un ospite per affrontare un problema Il sorriso Osservando le espressioni del viso, possiamo capire meglio le reali intenzioni del nostro cliente. Ad esempio, una delle espressioni più frequenti quando vogliamo mascherare un sentimento è il sorriso falso. Non tutti i sorrisi sono uguali, ognuno ha un suo aspetto e invia un messaggio particolare. Il sorriso “vero” coinvolge oltre ai muscoli della bocca anche quelli 42 Marketing Marketing 43 gli occhi. Se sorridiamo in modo artificioso questo non accade e le “zampe di gallina” che si producono a lato degli occhi, oltre al lieve abbassamento delle sopracciglia che compare nel sorriso autentico, non sono presenti. Le gambe e i piedi Quando tutto il resto del corpo “tace”, ci pensano le nostre gambe e i nostri piedi a smascherarci: se un cliente è in ansia o si sente in colpa, le estremità saranno probabilmente dirette verso una via di fuga, come una porta, un atrio e perfino una finestra. Con i piedi possiamo tradirci anche in molti altri modi: sollevando i talloni, torcendo le dita, piegandoli sul lato esterno, calpestandoli, tirandoli indietro quando siamo seduti... insomma, quello che esprimiamo in quei momenti è proprio l’intenzione di “darcela a gambe”! Vademecum per comunicare con gli stranieri Il linguaggio non verbale assume molta importanza soprattutto quando abbiamo a che fare con clienti stranieri. Non è un caso che per evitare imbarazzanti fraintendimenti risulti utile conoscere il “protocollo”, così come avviene in diplomazia, dove anche un piccolo gesto inopportuno può creare disagio. Ecco un breve vademecum per comunicare con successo con gli stranieri. essere abbracciati. Se siamo in presenza di un gruppo di persone è educato stringere la mano a tutti, sia all’arrivo che alla partenza. La prossimità fisica è un aspetto scontato e durante l’intera discussione è frequente entrare fisicamente in contatto toccando braccia, mani o spalle. Quando una questione non è chiara i brasiliani tendono a battere ripetutamente le punta delle dita sotto il mento. > Russi. È considerata grossa maleducazione il fatto di sedersi con le gambe accavallate in modo “aperto”, cioè mantenendo la caviglia di una gamba sopra il ginocchio dell’altra. I Russi salutano formalmente stringendo la mano e dicendo il loro nome. Se però si tratta di un uomo e una donna preferiscono non darsi la mano, ma salutarsi dicendo “Dobro pojalovat”. I Russi non hanno fretta e non amano arrivare ai compromessi. Li giudicano un segno di debolezza. Per questo un incontro di lavoro può durare due o tre volte più di quanto stabilito. > Giapponesi e Cinesi. I gesti hanno un grandissimo significato; evitiamo di gesticolare in modo vistoso e di assumere espressioni inusuali con il viso. Indicare qualcosa con un dito è sinonimo di maleducazione (in Cina è possibile solo usando la mano aperta), così come guardare negli occhi il proprio interlocutore. Le risate sono accettabili solo nelle relazioni personali. > Indiani. Le donne occidentali non dovrebbero prendere l’iniziativa di stringere la mano a un indiano. Inoltre, la regola generale è che i contatti fisici tra uomini e donne dovrebbero essere sempre evitati. Il saluto tradizionale indiano è il “namaste” che si realizza unendo i palmi delle mani (come in segno di preghiera) sotto il mento mentre si china leggermente il capo in avanti e si pronuncia la parola “Namaste” (nah-mas-tay). Questo saluto deve essere obbligatoriamente utilizzato dalle donne straniere e in tutte quelle occasioni dove non è opportuna la stretta di mano. Durante i pranzi utilizzare sempre e solo la mano destra per mangiare. Quella sinistra è utilizzata per scopi igienici quindi è considerata sporca (poveri mancini…!). > Brasiliani. I saluti sono molto calorosi, con lunghe strette di mano in occasione del primo incontro. Durante i successivi incontri non è raro > Statunitensi. Il saluto iniziale è un sorriso, spesso accompagnato da un cenno del capo e da una frase cortese, un po’ come succede in 44 Marketing > Tedeschi. Non prolunghiamo troppo la stretta di mano e, nel caso in cui la nostra interlocutrice è una donna deve essere lei a porci la sua per prima. Durante gli incontri prestiamo attenzione alla distanza fisica dall’interlocutore: non avviciniamoci troppo al cliente, nemmeno con la sedia quando siamo seduti. Marketing 45 Hanno cominciato le aziende della grande distribuzione e ora si stanno attivando anche le società di servizi. Stiamo parlando delle azioni di responsabilità sociale, che stanno dando vita ad un numero sempre più alto di esperienze di partnership tra aziende profit e organizzazioni no profit legate alla realizzazione di “buone cause”. “Fai bene facendo del bene” potrebbe essere il motto alla base di questo fenomeno che si sta diffondendo anche tra le piccole e medie imprese del nostro Paese. Come afferma Jacques Séguéla: “L’idea pubblicitaria non ha valore se non aderisce alla sociologia del momento: adesso, se vuole sopravvivere, deve dotarsi di una morale. Non ci sarà più spazio nei prossimi decenni per una marca che non saprà agganciarsi alle grandi battaglie del momento”. Ma perché farsi coinvolgere in queste scelte comunque impegnative? Perché è la cosa più giusta da fare e perché è la strada migliore da intraprendere se vogliamo raggiungere il cuore dei nostri clienti. E poi, perché no? Le persone, infatti, preferiscono lavorare o acquistare da persone che si prendono a cuore il bene degli altri. E le scelte e i comportamenti della propria azienda sono il modo migliore per dimostrare di credere nell’impegno sociale. Secondo una recente indagine curata da Ipsos Explorer- Sodalitas, l’82% degli Italiani crede nella partecipazione e nell’impegno attivo delle imprese alla risoluzione dei problemi sociali. Naturalmente, legare il marchio dell’azienda ad una buona causa richiede un’attenta riflessione su coerenza e correttezza nei comportamenti e nelle scelte dell’impresa: il mercato premia infatti le aziende che manifestano in modo serio e trasparente di credere in ciò che fanno, mentre penalizza severamente le imprese che, sfruttando il trend del momento, si legano ad una buona causa solo per aumentare i fatturati, mantenendo comportamenti scorretti con fornitori e collaboratori. Affinché il cosiddetto “cause related marketing” possa portare vantaggi all’azienda non deve essere dunque frutto di un atteggiamento opportunistico, ma di un serio e accertato impegno dell’impresa a sostenere azioni sociali positive sul proprio territorio o altrove. In altri termini il marketing della buona causa non è una delle tante forme di beneficenza, ma la testimonianza di un impegno concreto nel sostenere iniziative a favore di qualcuno che ha bisogno, iniziative in grado di accrescere la reputazione dell’azienda, migliorare le relazioni con la clientela, fidelizzarla e aumentare il coinvolgimento del personale. Nell’ambito delle azioni di responsabilità sociale, la sensibilità delle imprese turistiche si è evidenziata a partire dai temi ecologici, scegliendo di aderire ad uno sviluppo turistico sostenibile volto alla tutela ambientale delle destinazioni. Così molti alberghi sono diventati “eco-sostenibili”, ovvero, hanno messo il loro impegno nel rispetto dell’ambiente attraverso la riduzione e raccolta differenziata dei rifiuti, il controllo energetico, la scelta di prodotti ed attrezzature a basso potere inquinante, etc. Ci sono poi altri tipi di impegno sociale, semplici da realizzare, ma sicuramente di forte impatto emotivo sulla clientela. Pensate, ad esempio, quale potrebbe essere la vostra scelta tra un albergo che ospita clienti per far business e un albergo che fa business ospitando i clienti, informandoli che 1 euro di ciò che loro pagano per la camera (o per il ristorante) sarà devoluto per sostenere una comunità che accoglie bambini che vivono in strada, così da dar loro la possibilità di avere un letto pulito e un piatto caldo. Non piacerebbe anche a voi sapere che la vostra vacanza non ha fatto solo arricchire l’albergatore ma ha aiutato anche qualcuno a star meglio? 46 Marketing Italia. La stretta di mano è un gesto molto educato. Quando abbiamo come interlocutore una donna attendiamo che sia lei a porgerci per prima la sua. Lo spazio che deve generalmente esserci tra noi e il nostro interlocutore è di due passi. La maggior parte degli uomini d’affari ritengono che uno spazio inferiore sia scomodo e inadeguato. Lo sguardo diretto negli occhi del nostro interlocutore mostra sincerità ma non deve essere troppo intenso perché, in questo caso, può essere interpretato come gesto di sfida e di mancanza di rispetto. (Tratto da Turismo d’Italia 2004) Il marketing delle buone cause Marketing 47 Mi è ricapitato tra le mani un articolo datato 1973 (diffuso in questi mesi in molti portali), tratto da un intervento che James Lavenson, allora presidente del Plaza Hotel di New York, fece in occasione del meeting annuale dell’American Management Association. L’intervento rimase famoso con il titolo “Pensa alle fragole” (*). Mi ha fatto effetto ritrovarlo oggi, perché fu una delle prime cose che lessi di marketing alberghiero quando iniziai a lavorare nella consulenza all’ospitalità (era il 1985). Sono passati ben 31 anni da quando l’articolo è stato scritto (e 19 da quando l’ho letto per la prima volta) e riguardandolo mi sono reso conto della sua estrema attualità. La filosofia di base è quella di saper vendere al cliente ciò che effettivamente desidera, anche se ancora non lo sa. L’esempio delle fragole è perfetto: si tratta di un prodotto ad alto gradimento, la cui vista di solito provoca una sensazione particolarmente gradevole. È l’opzione speciale a cui molto difficilmente si risponde di no. Vendere pensando alle fragole vuol dire essere in grado di sollecitare un desiderio, saper offrire una suggestione, riuscire a trasmettere un’emozione. Vuol dire fare qualcosa in più rispetto a quello che di solito ognuno di noi fa e che il cliente si aspetta. Vendere pensando alle fragole vuol dire conoscere perfettamente il prodotto, in ogni suo aspetto, in ogni limite ed opportunità, ma vuole anche dire saper ascoltare attentamente il cliente, riuscire a capirne i desideri e i bisogni, anche (e soprattutto) quelli inespressi. Quando un addetto al ricevimento chiede cortesemente al cliente, al momento della partenza, se desidera riservare un successivo soggiorno, quando suggerisce servizi e opzioni interni, quando descrive un piatto eccellente del ristorante o identifica e cura i rapporti con clienti già presenti che potrebbero sviluppare nuovi business per l’albergo, ecco, in tutti questi casi sta traducendo in pratica il suggerimento di Lavenson. Ma, come afferma quest’ultimo, tutto il personale, non solo i receptionist 48 Marketing Naturalmente trasparenza significa che l’iniziativa debba essere documentata da foto e testimonianze dei bambini e di chi li accoglie, dalla presenza di un bilancio aziendale che indichi l’ammontare della somma destinata dall’albergo a favore dell’iniziativa e magari da una lettera di ringraziamento da inviare ai clienti a firma dell’ente che ha ricevuto il finanziamento. È bene ricordare che ciò che frena le persone nel fare donazioni è il non sapere dove andranno a finire i soldi e da chi e come verranno utilizzati. Per questo motivo la testimonianza personale dell’albergatore, che fa da garante all’iniziativa e sa illustrare ciò che è stato realizzato e cosa è in fase di realizzazione, crea un maggior coinvolgimento della clientela. Altro tipo di impegno imprenditoriale alberghiero che sembra degno di essere citato riguarda azioni di responsabilità sociale visibili all’interno dell’albergo: è il caso di un gruppo di alberghi italiani che si sono caratterizzati per l’inserimento nel loro staff di personale che presenta disabilità tali da non compromettere il livello di servizio al cliente, ma che renderebbero difficile un inserimento in altri ambiti lavorativi. Le buone cause, vicine o lontane, a cui dedicarsi con passione, sicuramente non mancano. Testimoniano la sensibilità e l’attenzione dell’imprenditore e, se realizzate in modo serio e trasparente, possono coinvolgere positivamente sia i collaboratori che la clientela. Non si tratta quindi di atti di buonismo fini a se stessi ma, come affermava Séguéla, significa possedere una morale e seguirla. (Tratto da Hospitality News 2004) Sedotti dalle fragole Marketing 49 e gli addetti alle vendite, hanno l’opportunità di sollecitare un desiderio d’acquisto, quindi di vendere i servizi interni: se chi sta al front office può consigliare il ristorante interno, la cameriera ai piani può suggerire il room service e il facchino proporre la sicurezza del garage. Ciascun componente dello staff di un albergo può pensare alle fragole ogni volta che ha davanti un cliente e cogliere un’opportunità di vendita. Lavenson propende per l’idea di “spingere i consumi interni”, noi, a oltre 30 anni di distanza, preferiamo atteggiamenti più soft, adatti a consumatori sicuramente più esperti di un tempo, e parliamo di suggerire, invogliare, attirare, allettare. “Think strawberries” era diventato il motto del Plaza per ciascuno dei suoi collaboratori e può esserlo ancora oggi per ognuno di noi. Ecco un breve memorandum che ci può aiutare ad applicare i consigli di Lavenson e che tutti gli appartenenti al vostro team alberghiero dovranno applicare: Conoscere il prodotto. Non basta conoscere prodotti e servizi interni, ma ciascuno dovrà essere aggiornato sulle attrattive della propria area, sui negozi, i ristoranti, le varie opportunità di intrattenimento. Il soggiorno in un albergo non è costituito solo da mura, letti e cibo, ma da un insieme di suggestioni e di esperienze che rendono unica la permanenza dell’ospite. Conoscere il cliente. Non è facile trovare collaboratori che riescano a mettersi nei panni dei clienti. Potrete però aiutarli a capire quanto possa sentirsi stanca anche la più disponibile delle persone dopo un lungo viaggio, che livello di stress è costretto a gestire un viaggiatore d’affari e in che mondo irreale e fantastico si trovi un turista quando è in vacanza. Sintonizzarsi con il cliente. Ricordate ai vostri collaboratori che il loro lavoro consiste anche nell’interagire positivamente con gli ospiti, cercando di tirar fuori il meglio di loro. Fate capire a chi lavora con voi che imparando ad amare il contatto con gli altri, anche il loro lavoro sarà più soddisfacente. Vendere vantaggi. Insegnate ai vostri collaboratori a sostituire termini come “noi abbiamo” e “vi offriamo” con più efficaci “è a vostra disposizione”, “potete approfittare”, “l’abbiamo preparato per voi”… L’obiettivo è di comunicare ai clienti non tanto i servizi e le dotazioni dell’albergo, quanto i vantaggi, le opzioni di cui loro stessi possono beneficiare. Concludere la vendita. Come ricorda lo stesso Lavenson, anche chi è addetto alla vendita spesso ha difficoltà a concludere l’accordo. Ricordate ai vostri collaboratori che portare a buon fine un atto di vendita non soddisfa solo il venditore ma anche il cliente stesso, perché di frequente è lui che avvia la trattativa attraverso una richiesta di informazioni. Noi dobbiamo solo aiutarlo a fare l’acquisto giusto. Tutto questo James Lavenson lo aveva capito più di 30 anni fa e lo aveva messo in pratica con grande successo. Per fortuna esistono tanti esempi di alberghi che perseguono l’eccellenza, che hanno imparato a offrire opzioni, a suggerire il servizio mirato, a rispondere correttamente a desideri più o meno celati da parte dei loro clienti. Solo quando mi accorgo che esistono ancora receptionist che addirittura dissuadono i loro ospiti dal provare il ristorante interno, allora capisco che non tutti hanno ancora scoperto la magìa di una coppa di fragole… A tutti, ma soprattutto a questi ultimi, suggerisco quindi di leggere (o rileggere) quell’interessante articolo di tanti anni fa. Mauro Santinato 50 Marketing Marketing (*) lo trovate facilmente su Internet sotto la voce “Think strawberry” (Tratto da Hospitality News 2004) Cosa ti regalo per Natale? Piccoli consigli di cose da fare e da evitare che non comportano costi aggiuntivi ma semplicemente migliorano il risultato. Mentre l’estate era dietro l’angolo e ancora alternavamo magliette e sandali a giacche e stivali, sui tavoli degli operatori sono già apparsi i cataloghi dei gadget e dei regali da fare in occasione del Natale. I regali, lo sappiamo, fanno parte delle nostre abitudini e tradizioni: li utilizziamo in diverse occasioni, per ringraziare, per conquistare, per farci ricordare, nelle ricorrenze, ma anche per consolidare i legami con i nostri clienti. 51 La difficoltà maggiore sta ovviamente nella capacità di scegliere il regalo giusto. Tutti noi aspiriamo a regalare oggetti simpatici, originali, utili, che sappiano rappresentare il nostro stile, ma che incontrino i gusti del destinatario e naturalmente che abbiano un costo contenuto. Il rischio però è quello di risolvere la situazione regalando a tutti i clienti il medesimo oggetto generico, anonimo, di scarsa utilità reale, scelto prestando attenzione più alla spesa che alla reale soddisfazione di chi lo dovrà ricevere. Quando pensiamo ad un regalo, invece, dovremmo riuscire a valutarne il valore, inteso non tanto in termini monetari quanto come capacità di risultare utili, di incuriosire, di suscitare una reazione piacevole nel riceverlo. Tutto del nostro regalo andrebbe pensato, curato e personalizzato, in modo da renderlo unico e farci ricordare. Se non riusciamo a dedicare la nostra attenzione a tutti i doni che intendiamo (e in certi casi dobbiamo) fare, concentriamoci almeno sui clienti che riteniamo i più importanti. Questi ultimi saranno valutati tali non solo in termini puramente economici (il cliente che spende di più ha più valore), ma anche umano e di relazione (le persone che con i loro suggerimenti, ma anche con le loro critiche, ci hanno aiutato a migliorare, qualcuno che non vediamo più da tempo e vorremmo rincontrare, un cliente perso per un nostro errore, una persona che sta vivendo un periodo difficile o al contrario un’esperienza entusiasmante, come la nascita del primo figlio). Se è vero che possiamo concentrarci solo su alcuni regali, è altrettanto vero che esistono dei comportamenti da seguire per ogni tipo di dono che intendiamo fare, in modo da raggiungere la massima efficacia anche con poco tempo e poca fantasia. Quelli che vi dò sono piccoli consigli di cose da fare e da evitare che non comportano costi aggiuntivi, ma semplicemente migliorano il risultato. Vediamoli: > arrivate prima degli altri, soprattutto se vi orientate a clienti business, che dalla prima settimana di dicembre si vedono recapitare in azienda tradizionali pacchi, ceste, cassette; se ormai è troppo tardi scegliete di arrivare addirittura dopo, finite le feste di Natale, con un dono per l’Epifania; > evitate il classico abbinamento panettone+spumante! Anche il portinaio di casa vostra ne viene sommerso…; piuttosto, se volete restare sull’eno-gastronomico, orientatevi su prodotti assolutamente tipici della vostra zona; > i regali di Natale devono apparire autentici, quindi privi di sapore promozionale, altrimenti perdono di valore. Perciò nessun logo e nome di albergo saranno stampati sugli oggetti; > i regali troppo personali come cravatte e profumi sono rischiosi. Difficile, se non impossibile, prenderci, se non conoscete con esattezza i gusti della persona (che nel frattempo però potrebbero essere cambiati); > per valorizzare il vostro dono, accompagnatelo con due righe a penna (perfetta la stilografica), che appaiono più sincere e “affettuose” di un cartoncino pre-stampato a cui viene semplicemente aggiunta la propria firma. Il biglietto utilizzato dovrebbe essere in carta di buona qualità, meglio ancora se si tratta di carta da lettere, che preferiremo bianca, lasciando logo e nome dell’albergo solo sulla busta; > potreste anche pensare di realizzare carta e buste natalizie, con un semplice augurio stampato in oro in alto sul foglio e il vostro logo e marchio (sempre in oro) stampato sul frontespizio della busta in alto a sinistra; naturalmente il testo lo scriverete di vostro pugno (eventualmente facendovi aiutare da qualche collaboratore); > se vi orientate su un oggetto tecnologico, sceglietelo di marca (ma di conseguenza sarà più costoso) altrimenti evitatelo, perché le imitazioni, le seconde scelte di marche sconosciute difficilmente vengono apprezzate; > per trovare nuove idee, coinvolgete i vostri collaboratori, chiedete loro 52 Marketing Infatti, se ben mirati: - rappresentano un ringraziamento concreto e diventano un incentivo a preferirci ai concorrenti anche in futuro; - favoriscono un positivo passaparola; - ci danno la possibilità di farci ricordare in modo originale. Marketing 53 dei suggerimenti, navigate su Internet. Esistono diversi siti che possono darvi dei suggerimenti o permettervi l’acquisto direttamente on line, come, ad esempio: BuyCentral (www.buycentral.it), Trovaprezzi (www.trovaprezzi.it); esistono alcuni portali, come Costameno (www. costameno.it), che consentono anche di confrontare i prezzi dello stesso prodotto e individuare il sito Internet dove può essere acquistato al prezzo più conveniente. Ma cosa regalare? Le idee oggi in commercio sono tante, ce ne sono di simpatiche e utili. Ecco alcuni suggerimenti, un po’ di tutti i prezzi. Per i clienti business Sicuramente andranno per la maggiore gli accessori da computer: • le memorie “flash drive” portatili, che consentono di poter avere sempre a disposizione i files importanti senza la necessità di spostarsi necessariamente con un computer portatile; • scheda-modem PCMCIA per la connessione wireless ad Internet da pc portatile. Consentono l’accesso alla rete da qualsiasi luogo attraverso l’utilizzo della SIM card del telefono cellulare; • un mouse (ce ne sono di tutti i tipi e prezzi, da quello più semplice di pochi euro al minimouse wireless per PC portatili). • prolunga telefonica in alluminio per connessione modem, fax e telefono, con riavvolgimento automatico attraverso pulsante; • termometro elettrico da vino abbinato al contenitore termico, che consente di mantenere la giusta temperatura della bottiglia; • set da vino in acciaio, composto da cavatappi, termometro, tappo da vino e anello salvagocce, in elegante astuccio in legno con chiusura a gancio; • la penna con funzione di puntatore laser, utile per condurre le presentazioni aziendali o le relazioni ai convegni. Se volete esagerare: • set da golf da viaggio in alluminio super leggero. Ideale per l’ufficio è composto da un’elegante mazza da golf scomponibile in tre pezzi, palline e “buca da golf ” a forma di ferro di cavallo. Per gli amanti del golf all’aria aperta potete scegliere la borsa per le scarpe, che consente anche il trasporto di palline e accessori, da abbinare al tool multiuso, indispensabile per la manutenzione delle attrezzature; • set per sigari, che consente di conservare i sigari al giusto grado di umidità. Si può anche scegliere di regalare una ghigliottina per tagliare correttamente la punta del sigaro: ne esistono molte dal design innovativo. Molto apprezzate saranno anche queste idee: • set da viaggio per la pulizia e cura delle scarpe, in elegante astuccio di alluminio; • sveglia radiocontrollata, che consente l’aggiornamento automatico dell’ora al cambio di fuso orario. Molti modelli consentono anche la proiezione dell’ora sulle pareti; • lucchetto per pc portatile con cavo in acciaio, che permette di ancorare il proprio portatile alla scrivania, per evitare furti; • shaker per cocktail con indicatore delle dosi degli ingredienti, abbinato al “bar compass” che, con funzionamento rotatorio, indica il giusto dosaggio per preparare correttamente numerosi tipi di cocktail; • set per fondue, con fornelletto ad alcool per cucinare direttamente sulla tavola; Per le famiglie 54 Marketing Marketing • una stella del firmamento con il nome del vostro ospite. Per meno di 30 euro diversi siti Internet offrono la possibilità di acquistare virtualmente una stella e di darle il nome che preferite (ad esempio, quello del proprio bambino). I dati della stella acquistata (coordinate astrali e nome) vengono raccolti in un archivio consultabile via Internet e un elegante certificato su pergamena viene spedito a domicilio. Ecco alcuni siti Internet che propongono questo servizio: Name a Star (www. nameastar.net), Star Registry (www.starregistry.com); • un CD con le ricette di maggior successo del vostro chef; • dei simpatici “bavaglioni” da utilizzare a tavola; • sempre gradite, le scatole decorate di diverse dimensioni; • profumazioni ed essenze per la casa; 55 • • • • umidificatori per i termosifoni con decori particolari; CD musicali con cori gospel; borse portarivista in tela per la casa; set in acciaio satinato con incorporato cavatappi, schiaccianoci, apriscatole, levaturaccioli; • album per fotografie (magari con inserita una foto del cliente in occasione del suo ultimo soggiorno). Per un regalo alternativo, molti operatori si orientano sulla beneficenza, informando naturalmente i loro clienti. L’Unicef, ad esempio, invia ai destinatari del regalo un messaggio di ringraziamento che spiega che il valore dell’oggetto a loro destinato è diventato un dono per chi ne ha veramente bisogno. Ricordate infine che le confezioni sono importanti quasi quanto un regalo e comunque lo impreziosiscono. Per questo andranno curate e predisposte con la stessa attenzione che avrete dedicato al loro contenuto. Per i cicloturisti • set compatto di accessori per la riparazione della bicicletta; • zaino con sacca per acqua incorporata, che consente al ciclista di bere attraverso una cannuccia senza doversi fermare; • coprisella in gel per ridurre l’affaticamento durante la pedalata; • CD con le riprese della gara/premiazione/uscita in bicicletta durante il soggiorno (preferibilmente preparato da una agenzia specializzata, con effetti sonori e visivi). Per gli ecoturisti • guide che raccolgono le greenways da percorrere a piedi o in bicicletta; • pubblicazioni fotografiche tematiche. Molto suggestive sono quelle dedicate ai fari o a uno dei quattro elementi (terra, fuoco, aria e acqua); • cesto pic-nic in vimini completo di piatti, bicchieri e posate; • coperta pic-nic ripiegabile e impermeabile su un lato (in modo da poterla appoggiare anche su un terreno non perfettamente asciutto). Per i clienti senior • scacchiere dal design attualissimo, con pedine e plancia in vetro trasparente; • set di giochi da viaggio (scacchi, dama, domino, …) su pratiche schede in alluminio; • contenitore per profumo in acciaio. 56 Marketing (Tratto da Turismo d’Italia 2004) La newsletter... tradizionale o virtuale? Accanto alla tradizionale newsletter su carta che molti albergatori inviano un paio di volte all’anno ai loro clienti, sono nate le newsletter virtuali, spedite via Internet ai clienti provvisti di posta elettronica. Qualcuno potrebbe pensare che quest’ultima forma di comunicazione andrà progressivamente a sostituire la prima. Al contrario, si tratta di strumenti tra loro diversi, che si compensano ma non si sostituiscono. Ecco alcuni consigli per tutti coloro che desiderano realizzare una newsletter virtuale: • datele un nome, breve ma accattivante, da mettere in oggetto, affinché scorrendo la propria posta il vostro destinatario sia spinto ad aprirla, anziché gettarla direttamente nel cestino; • scrivete testi brevi, schematici, perché scorrere troppe righe su un video, senza vederne la fine, stanca la vista; • il titolo, qualche riga di spiegazione e qualche immagine leggera sono sufficienti; per approfondimenti si rimanderà alla pagina del proprio sito; • fate attenzione alle immagini, che sicuramente appariranno numerose negli approfondimenti sul vostro sito ma che qui vanno inserite con cautela e scelte leggere, per non rallentare la ricezione del messag- Marketing 57 gio; • preferite colori tenui in quanto, se troppo accesi, affaticano la lettura; • indicate subito nome, logo, indirizzo, e-mail, sito del vostro albergo, quindi il numero di uscita della newsletter e la data di invio; • dovrà avere un indice, per fornire immediatamente informazioni sul contenuto (anche qui, attenzione alla scelta dei titoli); • inserite le vostre newsletter sul sito, con una cronologia, in modo che il cliente possa scaricare quelle che desidera; • scrivete sempre e solo ai clienti che vi hanno autorizzato a farlo (ad esempio, facendo firmare una liberatoria direttamente in albergo o compilando un form sul sito); • i navigatori sono ipersensibili verso gli aspetti etici e la privacy: aspettate che siano i lettori ad abbonarsi e rendete chiare e semplici le indicazioni per disdire gratuitamente l’abbonamento. Newsletter tradizionale su carta: Newsletter virtuale: - necessita di tempi per la stampa e ha costi di spedizione; - esce circa due volte all’anno; - è praticamente una rivista quindi, una volta stampata, non è più soggetta a modifiche e ad aggiornamenti; - come una rivista, generalmente è in più pagine da sfogliare con calma; - è inviabile a tutti i clienti; - racconta eventi accaduti durante la stagione, fa resoconti, dà informazioni generali. - fornisce informazioni in tempo reale; - non ha costi di spedizione e non necessita di tempi per la stampa; - può uscire anche più volte all’anno (ma preferibilmente con regolarità); - consente approfondimenti, attraverso link alle pagine dedicate all’argomento all’interno del proprio sito; - è inviabile solo a chi ha un indirizzo di posta elettronica; - è un flash, breve, su eventi appena trascorsi o prossimi, dà notizie, informa su curiosità. (Tratto da Hospitality News 2005) 58 Marketing ll depliant si veste di nuovo Format, parole e immagini: il depliant è uno strumento di comunicazione pubblicitaria che deve rispettare fondamentali regole di comunicazione. Una volta c’erano le etichette per valigie e bauli. Quadrate o rettangolari, rotonde, triangolari ed ovali, stampate in cromolitografia, addirittura a dodici o tredici colori, raffiguravano l’albergo, un monumento e sullo sfondo una veduta della località turistica. Si può dire che l’etichetta per valigia, che ha conosciuto il suo massimo splendore tra la fine del 1910 e l’inizio del 1950, anticipi la pubblicità moderna fatta di depliant e brochure, spot alla radio e alla televisione, inserzioni sulla carta stampata e, ultimi in ordine di apparizione, i banner su Internet. La prima forma di depliant era rappresentata da una semplice cartolina, il più delle volte in bianco e nero, dove veniva raffigurata la facciata dell’hotel e il giardino, con vista dal fronte o d’angolo, per dare una sensazione di profondità e maestosità alla struttura. Molte volte al posto dell’albergo si sceglieva di immortalare la famiglia del proprietario, compresi i figli neonati, con il personale di servizio al gran completo. L’occasione era importante e richiedeva gli abiti della festa. Tutti erano in posa, disposti a semicerchio con l’aria seria, tanto da creare un’atmosfera un po’ funerea, ma all’epoca piaceva così. Già allora si cercava di indirizzare la pubblicità verso gli specifici target di turisti; ne sono un esempio le numerose fotografie raffiguranti genitori e figli, questi ultimi con in mano paletta e secchiello oppure una piccola barca a vela giocattolo e la scritta “Genitori! I vostri figli al mare”, come quella che preannunciava l’apertura delle “Pensioni Bertazzoni”, a Riccione. Con il trascorrere del tempo tutto è cambiato. Al posto del bianco e nero e del seppia viene introdotto progressivamente il colore, sia nei caratteri di stampa che nella fotografia e si utilizzano nuovi formati cartacei, più ampi, che consentono la descrizione dei servizi offerti dall’albergo e numerose immagini della struttura che raffigurano anche gli interni, prima quasi sempre assenti. Dalle foto al layout, dal copy al visual, la qualità degli annunci è cambiata. Senza dubbi in meglio. Non solo: nel raffronto con un passato anche molto recente, è evidente il passaggio dal “fai da te” agli Marketing 59 Gli elementi che compongono il messaggio pubblicitario del depliant: a fianco della quale compare una valigetta 24-ore. In corsivo, la frase “vi dimenticherete presto di essere qui per lavoro”. • Anche l’umorismo ha spesso effetti positivi a condizione che sia funzionale al prodotto; non deve in alcun modo svilirlo o renderlo ridicolo. È un format che di solito funziona, assicura attenzione ed è molto alla moda. Una nota catena alberghiera gioca con le forme. Il depliant presenta l’immagine di due bicchieri, uno molto semplice, da tutti i giorni e l’altro più elegante, da cocktail. In entrambi è appoggiato uno stuzzicadenti con un’oliva e la seguente headline, nella parte alta della pagina: “È proprio vero che il contenitore non conta?”, riferendosi in realtà al prestigio dei propri alberghi. Il Format Le parole da utilizzare • È lo stile più o meno codificato di una comunicazione. In altre parole, è la formula utilizzata per raggiungere il target. • Va costruito sulla base delle caratteristiche della clientela a cui vogliamo indirizzare la nostra offerta: vacanzieri, businessmen, cicloturisti, etc. • Il format classico è quello in cui compare in primo piano il visual (l’immagine) di grandi dimensioni che raffigura il nostro albergo oppure il servizio su cui vogliamo attirare l’attenzione del cliente, il logo dell’albergo e il pay-off (con questo termine ci si riferisce allo slogan) il body copy (la parte testuale del nostro depliant, dove descriviamo le strutture e i servizi). • Molto efficace è utilizzare immagini strappate dalla vita in albergo, momenti rubati, un frame della vita di ognuno di noi, che evoca emozioni: il brindisi durante un aperitivo sul bordo della piscina, la cena nel ristorante dell’albergo con la famiglia riunita intorno al tavolo, due persone al bar che bevono un caffè. • Molto spesso è efficace utilizzare un simbolo, facilmente memorizzabile (mnemonic device) associato a una frase (headline), che serve per rinforzare il concetto espresso dal simbolo. Un famoso albergo che ospita clientela business ha scelto per il proprio depliant l’immagine di una piscina a tutta pagina e una cravatta sfilata, appoggiata sul bordo, • Il tono, lo stile e le parole del testo sono fondamentali. Si può essere spiritosi o serissimi, dimostrativi o assertivi, l’importante è essere chiari e sintetici (bisogna approfittare dei pochi secondi che la persona dedica alla lettura del nostro materiale). • Eliminiamo tutto il superfluo e quello che è scontato. Utilizziamo poca punteggiatura: via il punto esclamativo (che, attirando l’attenzione su di sé abbassa la veridicità di quanto si afferma; meglio il punto che, al contrario, consolida la promessa fatta), troppi puntini di sospensione, i verbi complicati, i proverbi triti e ritriti, i modi di dire banali e le frasi fatte. • La sintassi deve essere corretta, così come la grammatica e l’ortografia e ci vogliono ordine e organizzazione del testo, oltre che buon gusto (la volgarità non paga). • Ogni parola ha il suo peso e il testo, nel suo complesso, deve essere coerente con il visual. 60 Marketing interventi degli studi grafici e agenzie di pubblicità, che in molti casi hanno contribuito non solo a rinnovare il look della pagina ma a concentrarsi sull’offerta stessa. Strategie ben note a chi si occupa professionalmente di comunicazione coinvolgono la psicologia, per sollecitare le emozioni e indirizzare le scelte dei consumatori. Eppure molto rimane ancora da fare: certe ingenuità continuano a ripetersi, gli stereotipi sono duri a morire, alcune impostazioni, che magari hanno avuto successo in prima battuta, continuano ad essere riproposti come fossero un karma tranquillizzante (mentre talvolta cambiare può essere assai salutare). Marketing Le immagini e il loro significato • Testo e immagini devono completarsi, l’uno deve essere sostegno dell’altro: ciò che dice l’immagine non necessariamente deve essere ripetuto nel testo, può completarlo, arricchirlo spiegarlo o viceversa. • Per evitare un’antitesi è utile coprire in un primo tempo la parte visual 61 del messaggio e poi quella copy: se il messaggio è chiaro a prescindere dalla foto o dal testo vuol dire che funziona. • L’utilizzo delle figure retoriche è frequente da parte dei pubblicitari, come ad esempio la similitudine. Questa viene utilizzata quando si vogliono mettere a confronto i due elementi: è il caso del messaggio scelto da un hotel siciliano, il “Perla Ionica”. Il visual propone l’immagine di un’ostrica di forma simile alla Sicilia con al suo interno una perla splendente. L’esempio utilizzato da un’altra struttura ricettiva mostra all’interno del suo parco un albero maestoso con una persona che ci cammina sopra, in posizione perpendicolare rispetto al tronco, in un equilibrio impossibile, che contraddice la legge di gravità. Siamo di fronte a un paradosso. Questo artificio è un memory device, stupisce e confonde il lettore, che memorizzerà il messaggio perché inconsueto. Il colore, il layout, i caratteri • I colori portano sempre con sé dei segnali che spesso non riusciamo a interpretare razionalmente ma che, al contrario, elaboriamo a livello inconscio. • Il cervello, attraverso questi stimoli, produce sensazioni ed emozioni che influiscono sul nostro modo di agire e, di conseguenza, sulle nostre scelte. • Il rosso è il colore dell’aggressività, della passione (Campari, red passion); il verde è la natura, il segnale che lascia passare; il giallo è l’energia, mentre il blu è la filosofia, il ragionamento. Anche le forme sono importanti. Il cerchio è l’abbraccio, la protezione, il gruppo (Vodafone, è tutto intorno a te!); il triangolo è appuntito, pungente, è la forma dei segnali stradali che indicano un divieto; il semicerchio è un sorriso, la simpatia, l’ironia (i Sofficini Findus lo sfruttano da anni). il basso e la nostra attenzione si sofferma sulle immagini, prima che sugli elementi testuali. • Per quanto riguarda il carattere, meglio evitare testi tutti scritti in maiuscolo perché i nostri occhi sono più abituati al saliscendi del corsivo e utilizziamo sempre lo stesso tipo di carattere. • Prestiamo attenzione alla proporzione rispetto allo spazio disponibile e rispettiamo una sequenza omogenea degli elementi nella pagina. • Infine, ma non meno importante, poniamo tutte le frasi in forma positiva… le negazioni creano un senso di disagio. Per impostare una corretta comunicazione non basta affidarsi a una buona agenzia. Innanzitutto, è necessario avere ben chiari gli obiettivi che intendiamo raggiungere e, sulla base di questi, sintetizzare le informazioni di cui ha bisogno chi cura la nostra comunicazione per poterci aiutare. Quali sono i lati positivi del nostro albergo? Che vantaggi offre? Ma anche: quali sono i suoi punti deboli? E i concorrenti? Qual è la loro strategia di comunicazione? E ancora: a quali clienti ci rivolgiamo? Chi influenza la loro decisione di acquisto? Non perdiamo tempo: prendiamo carta e penna e incominciamo a rispondere a queste domande. Qualcuno ha detto che “il denaro non è una cosa importante nella vita”. Chissà, forse si stava riferendo al denaro degli altri. (Tratto da Turismo d’Italia 2005) Resistere al cambiamento • Nel layout della pagina, ovvero la disposizione dei vari elementi che la compongono, un aspetto fondamentale da considerare è la priorità di lettura. • È importante crearne una, in modo tale che l’occhio abbia la possibilità di posarsi innanzi tutto sulla parte importante dell’annuncio. • Per natura il nostro occhio legge da sinistra a destra, dall’alto verso Cambiare, rinnovarsi, mutare la rotta o semplicemente fare degli aggiustamenti è un’azione necessaria e a volte assolutamente indispensabile per mantenersi competitivi sul mercato. Ma è tutt’altro che facile. Quando si parla di cambiamento la nostra prima reazione è di timore: si tratta infatti di modificare una situazione data, quindi certa, di rompere un equilibrio che comunque esiste anche se non è il più funzionale ed efficace 62 Marketing Marketing 63 Ecco i 50 classici «NO» con i quali generalmente ci giustifichiamo per opporci al cambiamento. Se in molti di questi ci riconosciamo, forse vale la pena rifletterci sopra... 1. Non lo abbiamo mai fatto prima 2. Nessuno lo ha mai fatto 3. Non è mai stato sperimentato 4. Lo abbiamo già sperimentato 5. Altri lo hanno già sperimentato 6. Stiamo facendo così da anni 7. Non può funzionare in un piccolo albergo 8. Non può funzionare in un grande albergo 9. Non può funzionare nel nostro albergo 10. Non può funzionare in questo reparto 11. Perché cambiare? 12. Il capo non ce lo permetterà mai 13. Bisogna valutarlo meglio 14. I nostri concorrenti non lo fanno 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 64 Marketing per noi. È il passaggio dalla certezza all’incertezza che intimorisce. In noi nasce la paura del dopo: quanto tempo passerà prima di arrivare ad un nuovo equilibrio? Quanti sforzi di adattamento, risorse economiche, impegno richiederà? Riuscirò a convincere i miei collaboratori? Sono questi i principali interrogativi che ci trattengono dall’effettuare qualunque cambio di marcia. È vero, occorrono sforzi, capacità di adattamento da parte propria e dei propri collaboratori, oneri economici. A volte le cose a prima vista ci appaiono più facili di come poi si evolvono. Altre volte, invece, più difficili, e ci stupiamo di quanto ci fossimo preoccupati inutilmente. Senza dubbio occorre pianificare con attenzione ogni scelta, saper coinvolgere i propri collaboratori ed averne il sostegno, avvalersi di validi esperti che sappiano consigliare la via più corretta da intraprendere... E anche così è sempre un po’ un salto nel vuoto. Ricordiamoci però del famoso detto: se continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto continueremo ad ottenere ciò che abbiamo sempre ottenuto. Marketing È troppo faticoso cambiare Il nostro albergo è diverso Non riusciremmo mai a venderlo Il responsabile commerciale la considera una cattiva idea Agli addetti al ricevimento non piace Per il capo ricevimento non è possibile farlo Non è possibile farlo Non abbiamo abbastanza soldi da investire Non abbiamo abbastanza personale Non abbiamo abbastanza tempo Non abbiamo la struttura adeguata Il gruppo non ce lo permetterà È troppo idealistico Il personale più anziano non imparerebbe mai È un cambiamento troppo profondo Va oltre la mia responsabilità Non è un mio compito Renderà obsolete le altre procedure I clienti non lo vorranno mai I dipendenti non lo applicheranno mai È contrario alla nostra politica Incrementerà i costi Il problema non ci riguarda Non mi piace Hai ragione, ma… Non siamo pronti Bisogna pensarci Il management non lo accetterà mai È un’occasione che non riusciamo a cogliere Perderemmo dei soldi Ci vuole troppo tempo Va già bene così La concorrenza non lo apprezzerebbe Dovremmo studiarlo in assemblea 65 Vendita e front office 49. Voglio dormirci su 50. È impossibile (Tratto da Hospitality News 2005) Vendere al meglio per aumentare i ricavi Stabilire prezzi diversi per servizi diversi aumenta le possibilità di vendita delle camere migliori, ovvero, di quelle che offrono maggiori servizi e di migliore qualità. Ecco 3 efficaci tecniche di vendita per indurre il cliente a scegliere le camere a prezzo più alto: 1. La tecnica “choice-of-doors”: consiste nel far scegliere al cliente tra almeno tre alternative di prezzo. Il cliente, portato di norma ad evitare gli estremi, si spingerà verso i prezzi della fascia centrale. 2. La tecnica “door-in-the-face”: il receptionist fa una proposta difficilmente accettabile, per farla seguire da un’offerta più moderata (obiettivo reale di vendita). Il cliente potrebbe anche accettare il prezzo più alto perché in certi casi non è questo a determinare la scelta della camera (ad esempio, due sposi in viaggio di nozze o un viaggiatore d’affari completamente spesato dalla sua azienda). In una situazione più comune, il cliente rifiuterà il primo prezzo proposto. A questo punto il receptionist proporrà il secondo più alto raccomandando, entusiasta, i servizi previsti da quella tariffa, per continuare finché non si giunge al prezzo che il cliente è disposto a pagare. 3. La tecnica “foot in the door”: si propone al cliente una sistemazione migliore di quella prenotata, sottolineando l’irrisorio aumento di prezzo. “Con 10 euro in più può dormire in un letto king-size, oppure, con 30 euro in più, può avere una camera deluxe con vista sul mare...”. Queste tre tecniche sono potenti strumenti commerciali che spostano le vendite verso la fascia medio-alta. L’importante è non mettere il cliente sotto pressione, ma fargli percepire l’impegno ad offrirgli il miglior soggiorno possibile per soddisfare le sue esigenze. 66 Marketing Vendite e front office 67 (Liberamente tratto da: Marc Gordon in Strategic Hotel/Motel Marketing, Educational Institute, 1996) (Tratto da Hospitality News 1999) Tecniche di upselling Per incrementare il fatturato occorre saper vendere le camere d’albergo. Ed i servizi aggiuntivi. Una formazione specifica per ogni singolo receptionist. Uno degli strumenti di marketing più efficaci per aumentare il rendimento delle catene alberghiere, è l’utilizzo delle tecniche di upselling, ovvero la vendita da parte dello staff del ricevimento delle camere a prezzo medio o alto con servizi complementari. Molti alberghi italiani hanno introdotto la diversificazione di tariffe per tipologia di camera e servizi, introducendo una politica di yield management, ovvero di gestione del rendimento delle camere. Ciò dà l’opportunità di applicare tecniche di upselling che consentano di aumentare i fatturati dell’albergo. L’utilizzo di queste tecniche, infatti, può incrementare enormemente i profitti dell’albergo, ma richiede un adeguato addestramento alla vendita dello staff di ricevimento o di chi gestisce le prenotazioni. Spesso un aspetto trascurato dagli alberghi è la performance commerciale dei receptionist, ovvero la capacità di vendita di ogni singolo receptionist. Poiché un receptionist motivato e incentivato nella vendita consente di aumentare di diverse decine di milioni di fatturato dell’albergo, è importante che albergatori e direttori tengano sotto controllo i risultati delle vendite giornaliere e si chiedano come mai molte delle migliori camere spesso rimangono invendute o siano vendute solo quando l’albergo è al completo. Se l’albergo non forma i propri collaboratori alla vendita può, infatti, accadere che siano vendute le camere al prezzo più basso, le camere migliori rimangano invendute, le suite siano proposte al cliente in questi termini: “Mi è rimasta solo una suite...”, quasi dispiaciuti di doverla proporre e indicarne il prezzo. Le suite, al contrario, considerando 68 Vendite e front office che sono il prodotto migliore, dovrebbero essere vendute fin dall’inizio. Talvolta capita anche di osservare che le suite siano vendute meno frequentemente delle altre camere, perché nell’albergo esiste un curioso veto di qualche governante che sostiene che tali camere richiedono troppo tempo per essere rifatte. Se i direttori d’albergo esaminassero attentamente la tendenza dell’occupazione delle camere del proprio albergo, troverebbero che molte delle camere migliori o le suite non vengono vendute. Lasciare che solo le camere standard siano vendute a scapito di quelle più belle o confortevoli rappresenta non solo una perdita di profitti, ma anche dell’opportunità di far conoscere al cliente il miglior prodotto offerto dall’albergo. Per invertire questa tendenza e consentire all’albergo di aumentare i profitti, è necessario addestrare lo staff del front office a vendere professionalmente, anziché a raccogliere semplicemente prenotazioni. Vediamo allora alcuni consigli che il direttore o il gestore di un albergo può utilizzare per sensibilizzare i propri collaboratori affinché assimilino i concetti basi dell’upselling: > Imparare a “controllare” e gestire il contatto con il cliente. È importante, ad esempio, che il receptionist eviti domande chiuse, come ad esempio “Che tipo di camera desidera?”, perché queste permettono al cliente di prendere il controllo della comunicazione. È preferibile, invece, porre al cliente domande aperte o guidate e soprattutto offrire sempre alternative. Inoltre, occorre sempre evitare di dire no! > Superare la ritrosia nel trattare con il cliente nel proporgli un prezzo elevato. La vendita delle camere a prezzo elevato spesso è vissuta dai receptionist come un dramma: a forza di sentirsi fare obiezioni sul prezzo, si sono convinti che alcune camere siano troppo care per i clienti, quindi, non riescono a proporle con convinzione, descrivendone i vantaggi. > Imparare ad essere entusiasti e determinati nella vendita. Una volta superati i primi due ostacoli i receptionist devono saper vendere. Pochi clienti sono disposti a pagare un prezzo superiore per una camera che non viene suggerita con entusiasmo e determinazione. Vendite e front office 69 Purtroppo riuscire ad accendere l’entusiasmo del proprio personale non è facile, tanto più che la formazione deve essere un processo e non un evento sporadico. Ecco perché un buon programma di formazione e incentivazione che premi il dipendente per ogni “camera venduta meglio” potrebbe risultare determinante. Naturalmente è indispensabile fornire ai receptionist obiettivi di vendita chiari, precisi e misurabili. Una volta raggiunti gli obiettivi di vendita, il direttore o l’albergatore può dare una ricompensa in denaro o dei punti da cambiare in premi. Quando i receptionist sono incoraggiati ad essere abili e professionali venditori, si possono addestrare anche all’utilizzo di speciali tecniche di upselling, affinché riescano a trovare un accordo con il cliente senza forzarlo. Sono tre le possibili tecniche più conosciute utilizzate per fare upselling, che consentono di trovare l’accordo con il cliente senza esercitare un’insistente pressione che risulterebbe inadeguata nel settore dell’ospitalità alberghiera, ma anche inappropriata per l’upselling in albergo: 1. “Far scegliere la porta!”. Consiste nel far scegliere al cliente tra almeno tre alternative di prezzo. Il cliente, portato normalmente ad evitare gli estremi, si spingerà verso i prezzi della fascia centrale. 2. “La porta in faccia”. Con questa tecnica il receptionist parte con una proposta difficilmente accettabile, per proseguire in alternativa con un’offerta più moderata, che rappresenta l’obiettivo reale della vendita. Il cliente potrebbe anche accettare il prezzo più alto, perché in certi casi non è questo a determinare la scelta della camera (ad esempio, una coppia in viaggio di nozze, un viaggiatore d’affari spesato dall’azienda, etc.). Se tuttavia questo non avviene e il cliente rifiuta il prezzo proposto, il receptionist può proporre il secondo prezzo più alto, raccomandando entusiasta i servizi previsti in quel tipo di camera, per continuare fino a che non si raggiunge un accordo con il cliente per la sistemazione che offre il prezzo che il cliente è disposto a pagare. avere una camera deluxe con vista sul mare o, addirittura, con sole 50.000 lire in più può avere una cena per due con le bevande comprese”. Considerando il fatto che il cliente ha già prenotato una camera, il piccolo aumento di prezzo può essere facilmente accettato se ne percepisce i vantaggi offerti. Queste tre tecniche sono potenti ed efficaci strumenti commerciali che consentono di spostare le vendite verso la fascia medio-alta. È importante che i receptionist siano abili nel non apparire insistenti ed evitare di mettere il cliente sotto pressione, ma sappiamo suggerire vantaggi e offerte che soddisfino al meglio le esigenze del cliente. L’applicazione di queste tecniche consentirà all’albergo di ottenere un maggiore successo economico in termini di rendimento camera, di prezzo medio e di profitto complessivo. Importante sarà comunque ricordare che tutto ciò che è stato finora detto, non avrà alcun significato se la vendita verrà tentata facendo sentire il cliente sotto pressione, perché è certo che non verrà mai portata a termine. Nel mondo dell’ospitalità, infatti, funziona solo la vendita suggestiva senza pressione. (Tratto da Turismo d’Italia 2001) Incrementare il fatturato con una telefonata Un servizio eccellente al telefono aiuta a ottimizzare il fatturato e a soddisfare il cliente. Tre metodi per imparare a rispondere. 3. “Un piede sulla porta”. Con questa tecnica si propone sempre al cliente una sistemazione migliore di quella prenotata, sottolineando l’irrisorio aumento di prezzo, come per esempio: “Con 10.000 lire in più può dormire in un letto king-size, oppure, con 30.000 lire in più Sono pochissimi gli alberghi in Italia che credono nella formazione dei propri collaboratori e investono per sviluppare le loro capacità alla vendita. Evidentemente sono pochi gli albergatori che considerano i propri collaboratori come potenziali venditori. In modo particolare gli addetti al ricevimento hanno un ruolo fondamentale nella performance economica dell’albergo. Quante telefonate ricevono ogni giorno i vostri receptionist? Decine? Centinaia? Bene, quante di queste chiamate si trasformano in pre- 70 Vendite e front office Vendite e front office 71 notazioni? Hanno capacità di vendita? Sanno proporre la giusta soluzione per il cliente? Utilizzano le tecniche di up-selling? Il telefono, se usato propriamente, può essere uno degli strumenti di vendita più economici ed efficaci. La vendita telefonica è sicuramente più difficile di quella faccia a faccia dove il venditore può osservare il linguaggio del corpo del cliente, o notare, se si trova nel suo ufficio, oggetti (foto, targhe, etc.) che gli danno un’idea del soggetto che ha davanti. In ogni caso, avere una buona preparazione assicura un’alta percentuale di successo. Esistono, infatti, delle regole di approccio al cliente e di vendita che il venditore (in questo caso il receptionist) deve conoscere se vuole che la telefonata non si trasformi in un’inutile perdita di tempo per entrambi. Anche se nel vostro albergo il personale di ricevimento è cortese e gentile al telefono, può perdere molte prenotazioni se non è adeguatamente formato e motivato alla vendita telefonica. Riflettete per un momento su questo aspetto: se un albergo potesse prendere una sola prenotazione in più al giorno, quanto fatturato in più realizzerebbe alla fine dell’anno. Fate i conti! Rimarrete sorpresi. Sono tre i metodi utilizzati solitamente per fare una buona impressione al telefono: etichetta, tecniche di comunicazione telefonica e tecniche di ascolto. Queste tecniche, che applichiamo agli addetti al ricevimento, valgono, comunque, per qualsiasi venditore. L’etichetta prevede che il receptionist abbia un’adeguata preparazione sul prodotto, in modo da fronteggiare con sicurezza e professionalità eventuali domande dell’interlocutore. Gentilezza, cortesia e disponibilità sono elementi chiave per concludere una vendita. Il cliente vuole sentirsi importante: interrompere una conversazione, se pure per qualche minuto, può essere percepito dal cliente come mancanza di attenzione. Il tempo al telefono gioca un ruolo fondamentale: non bisogna mai dilungarsi, ma essere concisi, chiari, rispettando i tempi del cliente. 72 Vendite e front office Saper comunicare bene vuol dire anche saper vendere. Al telefono è bene avere un tono di voce che esprima sincerità, sicurezza, interesse. Il receptionist deve evitare un timbro di voce monotono, ma sottolineare le parole chiave che vuole siano percepite dal cliente. Per evitare di gridare al telefono bisogna immaginare di avere il cliente di fronte, parlando con un tono pacato, più piacevole da ascoltare. Durante una conversazione niente deve ostacolare la comprensione, vale a dire che sono non si deve parlare con sigarette, gomme o matite in bocca, o parlare velocemente. Un pratico sistema per imparare ad utilizzare le corrette tecniche di comunicazione al telefono può essere quello di far esercitare gli addetti alla reception con un registratore, in modo da riascoltarsi e correggere gli errori che commettono. Si può vendere solo se si è in grado di ascoltare l’altro. Un addetto al ricevimento che non pone attenzione alle richieste e ai bisogni del cliente, non avrà speranze di concludere la telefonata positivamente, perché non riuscirà a determinare le necessità dell’interlocutore. Al contrario, un atteggiamento che dimostra interesse e partecipazione è molto efficace, perché fa sentire la controparte considerata e la rende più disponibile ad aprirsi e a fidarsi. Infine, anche fare domande è utile per coinvolgere il cliente: serve per avere più informazioni e proporre la soluzione più adatta al cliente. Quelli che seguono sono alcuni consigli che possono aiutare a migliorare la performance dello staff del Front-Office e trasformarlo in bravi venditori. 1. Mostrarsi felici quando si saluta il cliente. Anche se siete sotto pressione, la vostra voce non lo deve trasmettere. Fate sentire il cliente benvenuto e ringraziate per aver chiamato. Trattatelo in modo gentile e personalizzato. Il cliente ascolta e sente un grande servizio. 2. Fare sentire importante il cliente fin dall’inizio della telefonata. Prestategli molta attenzione. Cercate di riconoscerlo come persona. 3. Scoprire che cosa è più importante per il cliente. Ascoltate attentamente quello che dicono e come lo dicono. Cercate di capire quali sono Vendite e front office 73 i suoi bisogni e i suoi desideri. Ponete domande aperte per scoprire quali caratteristiche del vostro albergo possono essere dei veri vantaggi per il cliente. Offrire almeno 5 vantaggi prima di dare il prezzo della camera. Aiutate il cliente a capire il vero valore della vostra proposta e tutto quello che comprende il prezzo. Questo aiuta anche a differenziare il nostro albergo dai competitor. Usare il nome del cliente. Il suo nome è la sua parola preferita! Usando il nome del cliente lo si coinvolge e li aiuta a focalizzare ciò che è stato detto. Aiuta anche a sviluppare il rapporto con il cliente. Usare buone maniere. Sembra semplice e banale ma molto spesso ciò non avviene. Per essere bravi addetti bisogna essere educati e professionali. Usate le parole magiche: per favore, grazie, con piacere, la ringrazio, etc. Chiudere chiedendo se il cliente desidera prenotare. Sembra banale ma non viene mai fatto! È più facile chiudere la vendita quando nella mente del cliente sono ancora freschi tutti i vantaggi del nostro albergo. 4. 5. 6. 7. Fatta questa premessa, passiamo ad un esempio concreto. Le seguenti conversazioni mostrano la differenza tra un addetto che è stato formato ad usare un approccio orientato al cliente e alla vendita e chi non ha mai avuto l’occasione di seguire un seminario di formazione. Conversazione 1 Receptionist: Buongiorno… Hotel Sorriso, sono Maria. Posso aiutarla? Cliente: Buongiorno, volevo sapere se avete una camera disponibile da martedì a venerdì prossimo e quanto costa a notte. Receptionist: Che tipo di camera le serve? Singola o doppia? Cliente: Matrimoniale. Receptionist: Un attimo… resti in linea che controllo… sì, c’è disponibilità. La camera matrimoniale costa 350.000 lire. Cliente: Ok, grazie. La richiamo eventualmente più tardi. 74 Vendite e front office Conversazione 2 Receptionist: Buongiorno… Hotel Sorriso, sono Maria. Posso aiutarla? Cliente: Buongiorno, volevo sapere se avete una camera disponibile da martedì a venerdì prossimo e quanto costa a notte. Receptionist: Sicuramente, sono felice di poterle dare questa informazione. Posso chiederle gentilmente il suo nome e il motivo della sua visita nella nostra città? Cliente: Il mio nome è Anna Rossi e io e mio marito stavamo pensando di venire qualche giorno in vacanza nella vostra città. Receptionist: Fantastico, Signora Rossi. Siete già stati in passato nel nostro albergo? Cliente: No, è la prima volta che veniamo nella vostra città. Receptionist: Vi piacerà sicuramente. Mi lasci presentare brevemente il nostro albergo. Se venite in auto disponiamo di un ampio parcheggio per la sicurezza della vostra auto. Le nostre camere dispongono di aria condizionata e letti molto comodi per un maggior comfort durante il vostro soggiorno. Il ristorante offre un’ampia scelta di piatti dove potrete provare le nostre specialità regionali. Inoltre la nostra posizione è molto centrale e potrete così raggiungere le principali attrazioni della città. Che tipo di camera preferite? Cliente: Una camera matrimoniale. Quanto costa? Receptionist: La nostra camera Superior costa 350.000 lire per notte. Considerando però che vi fermate tre notti, credo che una camera Deluxe possa rispondere meglio alle vostre esigenze. Potrei darvela per sole 30.000 lire in più per notte. Inoltre, questo tipo di camera offre il quotidiano preferito, la colazione in camera senza supplemento e l’acqua minerale gratuita nel minibar. Le prenoto una camera di questo tipo, Signora Rossi? Cliente: Sicuramente… C’è un’ovvia differenza tra queste due conversazioni. Alla prima chiamata ha risposto un receptionist passivo che subisce le telefonate. Alla seconda Vendite e front office 75 chiamata ha risposto una receptionist-venditrice con un atteggiamento pro-attivo, propositivo, che sa anticipare i bisogni del cliente. Un servizio eccellente al telefono aiuta a ottimizzare il fatturato ed a soddisfare il cliente. Impegnarsi a fornire un alto livello del servizio telefonico rende felici addetti e clienti e infelici i competitor. Ecco allora, di seguito, qualche piccolo ma prezioso suggerimento per trasmettere una buona impressione dell’albergo durante il check-out e quindi fidelizzare il cliente: > Assicuratevi che i vostri ospiti ricevano la sveglia in camera al momento giusto. Possibilmente, evitate la sveglia impersonale dello squillo telefonico e optate per una personalizzata. > Date suggerimenti e consigli agli addetti all’housekeeping e alla manutenzione per guardare, sorridere, parlare e ringraziare gli ospiti quando sono a contatto con loro. Ricordate che il 75% del personale del front desk solitamente non chiede al cliente se è andato tutto bene durante il soggiorno e il 40% non ringrazia l’ospite al momento della partenza e questi dai clienti sono giudicati come gesti di scortesia o disinteresse nei loro confronti. Check-list per una perfetta telefonata: • Utilizzare un dialogo aperto e adeguato • Ascoltare le richieste del cliente • Chiedere gli elementi chiave del soggiorno • Posizionare il prodotto prima di quotarlo • Presentare i vantaggi • Tentare l’up-selling • Tentare la chiusura • Riepilogare gli estremi della prenotazione • Chiudere in modo appropriato la chiamata • Utilizzare un linguaggio professionale e cortese • Personalizzare la conversazione • Essere sicuri e orgogliosi del prodotto > Date molta importanza all’ultima colazione dell’ospite: solitamente è il momento che ricorderà meglio e da cui dipenderà l’intenzione di tornare o meno da voi. Non risparmiatevi, dunque: ricco breakfast con grande varietà di prodotti freschi e tante piccole attenzioni personali. > Assicuratevi che il parcheggio sia immacolato fin dal mattino: bidoni della spazzatura colmi di rifiuti e sporcizia per terra aumentano le probabilità che un cliente non torni più da voi. > Fate molta attenzione agli ospiti che hanno fretta e fatevi trovare preparati e solerti nella preparazione del conto. (Tratto da Turismo d’Italia 2001) > Augurate un cordiale buon viaggio e arrivederci, considerando che, per il momento, il vostro sorriso sarà l’ultimo contatto con il cliente, quindi approfittatene per lasciargli un buon ricordo! Il check-out: l’ultima impressione positiva L’ultima occasione per suscitare una buona impressione sul cliente e invogliarlo a ritornare è il momento del check-out. Un buon servizio al cliente incomincia ancora prima dell’arrivo e si conclude alla partenza, momento che deve essere ben condotto affinché il cliente lo ricordi positivamente e conceda all’albergo altre opportunità. Durante il check-out è, quindi, importante fare tutto il possibile per ridurre difetti ed errori che possono convincere il cliente a non ritornare e, ancor peggio, innescare una cattiva pubblicità sull’albergo. (Tratto da Hospitality News 2001) 76 Vendite e front office Vendite e front office Udire o ascoltare? Mentre il sentire è l’atto fisico di percepire segnali, suoni e parole tramite l’udito, l’ascoltare è l’atto volontario ed intenzionale di prestare attenzio- 77 ne a ciò che l’interlocutore dice. Soprattutto se il contatto con il cliente non avviene faccia a faccia ma è telefonico, l’ascolto, più che il semplice sentire diventa determinante per riuscire a cogliere informazioni rilevanti sul cliente. Un bravo ascoltatore, infatti, riesce ad andare oltre le parole dell’interlocutore, cogliendo ed interpretando correttamente silenzi, pause, sospiri, intonazione, ritmo, suoni gutturali, etc. Allenatevi allora all’ascolto cercando di cogliere ed interpretare al telefono tutto ciò che fa parte della comunicazione non verbale del vostro cliente. telefonata. Al contrario, musica da ascolto in sottofondo o rumori impercettibili fanno presagire che il cliente ha tempo per stare al telefono. Notando le sfumature di una telefonata potete massimizzare le occasioni in cui conciliare i bisogni del cliente con i servizi dell’albergo, un’abilità che si traduce in grandi vantaggi per l’azienda e molta soddisfazione per il cliente. (Tratto da Hospitality News 2001) Eccovi alcuni esempi su cui riflettere. Silenzio. Se l’interlocutore è in silenzio probabilmente sta pensando. Forse si aspettava da voi un’altra risposta o sta ripensando alla proposta. Magari sta riflettendo su altre domande da fare. Potete intervenire dicendo: “Cosa ne pensa? Ci sono altre informazioni che posso darle?” Lunga pausa. Può avere lo stesso significato di un silenzio: il cliente ha bisogno di maggiori informazioni o non è convinto del prezzo e si aspetta una proposta più interessante. Anche in questo caso potete proporre qualche domanda aperta, per incoraggiare il cliente a parlare. Vendere vantaggi e prodotti La vendita nell’industria dell’ospitalità è legata non tanto alle caratteristiche del prodotto/servizio, quanto all’aspetto emotivo del cliente. Rumori in sottofondo. Un cellulare che squilla, il pianto di un bambino o il campanello che suona indicano che dovete concludere rapidamente la Diamond Jim Brady, un esperto ristoratore, diceva: “Potete avere il miglior prodotto al mondo, ma se non potete venderlo, vi resterà comunque tra le braccia!”. La vendita nell’industria dell’ospitalità è legata non tanto alle caratteristiche del prodotto/servizio, quanto all’aspetto emotivo del cliente. Per questo anche un prodotto di qualità può restare invenduto, in assenza di un approccio professionale orientato al cliente, che si traduce nel saper comunicare con lui in modo suggestivo e convincente, cercando di calibrare la giusta offerta ai suoi bisogni e alle sue aspettative. Possono sembrare parole ovvie, eppure ancora oggi l’atteggiamento di molti addetti alle vendite assomiglia più a quello dei venditori porta a porta dalla parlantina veloce che scaricano sul cliente un fiume di parole, una grande quantità di informazioni sulle caratteristiche del prodotto, senza prima capire quali aspetti potrebbero interessare il cliente. Perché credete che la gente scelga di soggiornare nel vostro albergo, di usufruire dei vostri prodotti e servizi? Le ragioni vanno ricercate oltre le caratteristiche di ciò che offrite e oltre le semplici richieste che il cliente vi fa. Sapete bene, del resto, che le dotazioni delle vostre camere (letti King Size, balconi, vasche idromassaggio, etc.), possono essere simili a quelle 78 Vendite e front office Suoni gutturali. Possono essere un segno di approvazione o di disapprovazione ad una vostra risposta. Il cliente può voler indicare che apprezza la proposta fatta, o, al contrario, che considera troppo alto il prezzo. È sempre bene chiarire il messaggio del cliente con delle domande del tipo: “Non l’ho sentita bene, le dispiace ripetere ciò che ha detto?” Frase che incoraggia il cliente ad esprimere a parole le sue sensazioni e i segnali non verbali. Risposte rapide. Il tempo di risposta del cliente è spesso più eloquente di qualsiasi frase. Risposte brevi e rapide possono indicare che il cliente ha ben chiaro ciò che vuole. Una risposta secca può anche significare che l’interlocutore è impegnato in qualcos’altro ed è, quindi, poco attento. Siate solerti nelle risposte, ma, prima di concludere la telefonata, cercate di ottenere le informazioni necessarie. Vendite e front office 79 di altre camere di alberghi concorrenti e lo stesso si potrebbe dire, ad esempio, del vostro centro fitness o della sala congressi. Perché, dunque, i clienti dovrebbero scegliere proprio la vostra struttura? Perché dall’acquisto otterrebbero svariati benefici psicologici. Per qualcuno il vantaggio può essere l’aspetto economico (convenienza), per un altro il prestigio, il comfort, il fatto di sentirsi coccolati, oppure ricevere un servizio impeccabile. C’è chi è disposto a spendere cospicue cifre di denaro per appagare la voglia di un servizio principesco, mentre esiste il cliente che desidera una camera confortevole, pulita e insonorizzata. Ovviamente non sono motivazioni che il cliente vi comunica esplicitamente, anche perché non gli sono sempre chiare, quindi, il miglior modo per scoprirle è osservare il cliente e porgli qualche domanda per farvi un’idea di chi vi sta di fronte, delle sue esigenze e aspettative. Quando un cliente si avvicina al front office, provate a chiedervi: Per quale motivo è lì? Per lavoro? Per piacere? È solo, con la famiglia? Cosa cerca? Potrebbe volere una delle vostre migliori camere e cenare nel vostro albergo, o, al contrario, optare per una delle vostre camere più economiche. Più riuscite a capire del vostro interlocutore, maggiori probabilità avrete di centrare il bersaglio, vale a dire di impressionare il cliente con una proposta interessante, che accompagni alla descrizione delle caratteristiche di un prodotto, i vantaggi che pensate stia cercando. Ovviamente, così facendo, incrementerete le opportunità di guadagno per la vostra azienda. Pensate ad un cliente d’affari, alle sue esigenze e alle sue aspettative. Cosa cerca in un albergo? Come deve essere la sua camera ideale? Quali aspetti del suo soggiorno avranno per lui priorità assoluta? Tra questi, di sicuro c’è la necessità di evitare inutili perdite di tempo, perciò se avete il servizio di check-in e check-out rapido, non dovete far altro che mettere il cliente al corrente dei benefici di questo servizio: “Signor Carli, grazie al nostro rapido servizio di check-in e check-out, può risparmiare tempo e evitare di accumulare stress e stanchezza!”. Facciamo un altro esempio. Vi chiama un T.O. per chiedervi la disponibilità di 20 camere per una squadra di calcio (il vostro albergo è orientato, ovviamente, ai gruppi di sportivi) e non volete perdere questa occasione. Mettetelo al corrente che avete tutte le attrezzature e lo spazio che occorrono per questo genere di ritiri, che nel vostro albergo la squadra godrà di svariati vantaggi, primo fra tutti, per esempio, quello che ogni giocatore troverà in camera una moderna cyclette, per allenarsi comodamente in qualsiasi ora della giornata. E se vi telefona una persona che vuole trascorrere un week-end con la moglie e i due bambini? Se dalla conversazione avete percepito che ha una certa propensione alla spesa, proponetegli una suite al posto di due camere comunicanti, spaziosa e con tutti i comfort per passare un fine settimana in tutto relax e per avere i figli vicini e sotto controllo. Ricordate: sui clienti il potere di suggestione dei vantaggi è enorme! Utilizzare la “tecnica dei vantaggi”, ovvero, partire dal descrivere i benefici per il cliente per arrivare alle caratteristiche del prodotto o viceversa, vi aiuta da un lato a spingere il cliente verso l’acquisto dei prodotti che volete vendere, dall’altro fa sentire il cliente appagato della spesa, convinto di aver tratto profitto dall’acquisto. Questo è tanto più vero quando dall’altra parte c’è una persona indecisa sull’acquisto, perché magari è arrivata nel vostro albergo, ma non conosce i vostri prodotti o servizi e ha bisogno di un consiglio. È il classico caso in cui proponete due o, al massimo, tre tipologie di camere (le ricerche dimostrano che la gente sceglie facilmente entro tre alternative), partendo dalla camera con il prezzo più alto, descrivendo caratteristiche e vantaggi di ciascuna. Capita anche che il cliente creda di volere un prodotto, per poi scoprire di desiderare qualcosa di diverso, dopo che glielo avete proposto con la tecnica dei vantaggi. Così, se un’azienda ha prenotato per i suoi dipendenti un certo numero di camere Superior, nulla vi impedisce di proporre a qualcuno di loro la camera Deluxe, che, per una differenza di soli 20 €, offre il massimo comfort per spazio, letti King Size, aria condizionata e moderni sistemi per utilizzare comodamente computer e modem. 80 Vendite e front office Vendite e front office 81 Fatta, quindi, eccezione per coloro che si mostrano determinati nella scelta, in tutti gli altri casi avete l’opportunità di concludere positivamente la vendita, utilizzando frasi suggestive che descrivono i benefit e le opportunità che offrono i vostri prodotti. Vendere vantaggi è efficace non solo con i potenziali clienti, ma anche nei confronti di chi già soggiorna da voi. Pensate, infatti, a quante opportunità di guadagno in più potete avere, ogni volta che il vostro personale suggerisce ad un ospite proprio il prodotto o il servizio che pensa possa appagare una sua necessità o un desiderio. Il signor Rossi ha una riunione di lavoro il giorno dopo, ma la cameriera ai piani si è accorta che ha le camicie da stirare e, quindi, gli chiede se ha la necessità di lavare o stirare qualche capo che gli potrà essere riconsegnato in serata. La riunione di lavoro è stata stressante e il responsabile congressi pensa che il signor Bianchi abbia proprio bisogno di un bel massaggio rigenerante? Può comunicare al cliente che in albergo c’è un reparto beauty-fitness, dove potrà farsi una sauna rilassante o affidarsi alle mani esperte del vostro massaggiatore per recuperare in poco tempo le energie perse. Per aiutarvi a trasformare in vantaggi i prodotti o i servizi che offrite al cliente, vi può essere utile creare una lista (da tenere sempre a mente, o da rileggere quando dovete fare una nuova proposta) di ciascun prodotto o servizio dell’albergo, dove da un lato ne elencate le caratteristiche, dall’altro le caratteristiche trasformate in vantaggi interessanti per il cliente. Nella pagina, ecco un esempio di scheda Caratteristiche e Vantaggi. La gente, quando compra qualcosa, vuole pensare di aver fatto un affare, di aver speso bene i suoi soldi, vuole credere che ne è valsa la pena. Non è conoscendo semplicemente le caratteristiche oggettive di un prodotto o di un servizio, che il cliente mostra maggiore propensione alla spesa. Questi sono elementi che, eventualmente, potrebbe vedere con i suoi occhi. La sua disponibilità a spendere dipende da quanto riuscite a stimolarlo emotivamente, dalla vostra capacità di mettere in risalto il valore del prodotto/servizio e, quindi, di descrivere in modo persuasivo i vantaggi personali che il cliente trae dall’acquisto. 82 Vendite e front office Caratteristiche Vantaggi Posizione Rapido check-in e check-out Camere non fumatori Porte con chiusura elettrica Letti King Size Centro benessere Parcheggio custodito Piscina Due sale congressi da 100 posti Cinque tipi diversi di menu Comodità, vicinanza, quiete Risparmio di tempo, meno stress Salute, maggiore pulizia Sicurezza Comfort, relax Cura personale, salute Sicurezza per l’auto Relax, svago, prendere il sole Efficienza per grandi riunioni Scelta, servizio di qualità (Tratto da Turismo d’Italia 2002) Come gestire le vendite al telefono Gli addetti al ricevimento hanno un ruolo fondamentale nella performance economica del vostro albergo. Il telefono è un potente strumento di vendita che permette a chi possiede le giuste competenze, di trasformare in denaro una semplice telefonata del cliente. Ciò avviene ogni qualvolta un receptionist converte la telefonata in una nuova prenotazione. A questo scopo non vi servono maghi o illusionisti alla David Copperfield, ma professionisti che abbiano capacità di vendita, sappiano proporre la soluzione giusta al cliente e utilizzare correttamente le tecniche di vendita. Perché è così delicato e impegnativo il momento della telefonata? Perché la vendita telefonica è più complessa di quella faccia a faccia. Al telefono il venditore non ha modo di osservare il linguaggio del corpo del cliente e gli oggetti dell’ufficio che possono fornirgli indicazioni sulla persona che ha davanti. Deve, invece, far tesoro di parole, timbro di voce, pause che denotano interesse o, al contrario, disattenzione da parte del cliente. A questo Vendite e front office 83 si aggiunge il fatto che i clienti sono diventati più esperti, esigenti ed aggressivi e chiedono con maggiore insistenza sconti e servizi aggiuntivi. E i risultati del ricevimento sono proprio quelli che più influiscono sui profitti dell’albergo. Avere una buona preparazione sulla vendita telefonica diventa, quindi, la sola arma per assicurare all’albergo un’alta percentuale di successo. Anche se nel vostro albergo il personale di ricevimento è cortese e gentile al telefono, può perdere molte prenotazioni se non è adeguatamente formato e motivato alla vendita telefonica, vale a dire se non conosce le giuste tecniche di vendita e di comunicazione per catturare il cliente. Esistono, infatti, delle regole di approccio al cliente e di vendita che il receptionist deve conoscere se vuole che la telefonata non si trasformi in un’inutile perdita di tempo per entrambi. Fatta questa premessa, passiamo ad un’altra considerazione. Dopo aver formato il personale, come potete essere certi che ci sia un effettivo incremento delle vendite telefoniche? In altre parole, in che modo potete valutare e verificare l’aumento delle prenotazioni nel vostro albergo? Anche in questo caso la collaborazione dei vostri dipendenti sarà molto preziosa. Così come analizzate il calendario dell’occupazione della vostra struttura per conoscere i periodi di maggiore e minore concentrazione di clientela, allo stesso modo, potete verificare il numero delle prenotazioni alberghiere (e incrementarlo) attraverso un modulo di controllo delle telefonate. Sul modulo, gli addetti al ricevimento annoteranno quotidianamente ogni telefonata ricevuta e le prenotazioni effettive. Qui di seguito vi riportiamo un esempio di modulo. 84 Vendite e front office Modulo di controllo giornaliero delle telefonate DATA/TURNO ..................................... Nome operatore ____________ ____________ ____________ Chiamate qualificate Chiamate di servizio _______________ ______________ _______________ ______________ _______________ ______________ Prenotaz. effettuate _______________ _______________ _______________ - Numero tototale di chiamate qualificate: .......................................................... - Numero tototale di chiamate di servizio: .......................................................... - Numero tototale di chiamate: ........................................................................... - Numero totale di prenotazioni effettuate: ......................................................... Numero totale di prenotazioni effettuate Numero totale di chiamate di qualifica = Percentuale delle chiamate giornaliere e convertite in prenotazioni Come potete osservare, questo modulo vi consente di verificare ogni giorno e con precisione, quante delle numerose chiamate che arrivano alla reception si traducono realmente in prenotazioni. Nel modulo i vostri collaboratori segneranno e classificheranno vari tipi di chiamate: le chiamate qualificate, che sono tutte quelle dove il cliente non ha ancora fatto una prenotazione e c’è disponibilità, le chiamate di servizio, che riguardano cambiamenti, cancellazioni, riconferme o altri motivi di servizio riguardanti una prenotazione già presente ed anche le chiamate già complete. Le chiamate di servizio includono anche i numeri sbagliati e le altre chiamate che non possono fruttare una potenziale prenotazione. E, ovviamente, vi annoteranno le prenotazioni vere e proprie. Dalla somma delle chiamate qualificate più quelle di servizio, otterranno il totale delle chiamate. Infine, per conoscere la percentuale giornaliera delle chiamate Vendite e front office 85 per un altro ancora, la difficoltà nel vendere le suite. Fra l’altro, possono essere valutati anche gli aspetti intangibili (tono della voce, inflessione, etc.), che influiscono sul buon esito della telefonata, ma che normalmente sfuggono al controllo dei risultati. Per ottenere una migliore performance dei vostri collaboratori sarebbe opportuno premiare coloro che hanno ottenuto il numero più alto di prenotazioni. Gratificare e riconoscere il buon operato dei dipendenti, infatti, generalmente fa ottenere risultati migliori e in tempi rapidi. Misurare la performance del vostro personale al ricevimento (verifica che dovrebbe coinvolgere tutti i reparti di un albergo) è fondamentale per il successo di una struttura. Vi consente, infatti, di misurare esattamente l’operato dei vostri dipendenti, per intervenire nel perfezionare i risultati e, quindi, incrementare il numero delle prenotazioni alberghiere. Ricordate che ogni prenotazione in più genera un positivo effetto a catena in tutto l’albergo, perché vuol dire almeno un cliente in più per notte. che vengono convertite in prenotazioni, dovranno dividere il numero totale di prenotazioni effettuato, per il numero totale di chiamate qualificate. Per una verifica finale completa, sarebbe preferibile raggruppare i dati giornalieri in una scheda di riepilogo mensile, da analizzare una volta al mese assieme al responsabile e ai collaboratori del reparto, per commentare i risultati ottenuti e correggerete eventuali errori di procedura. Il modulo, sebbene molto utile, vi offre, comunque, un risultato parziale, in quanto vi permette di fare una valutazione quantitativa delle prenotazioni telefoniche, non qualitativa. Il vostro obiettivo, infatti, non è solo quello di conoscere il numero di prenotazioni nel vostro albergo, ma di riuscire ad incrementarle, e per ottenere questo risultato avete bisogno di conoscere anche gli errori o le lacune più frequenti che gli addetti al ricevimento compiono al telefono. Le ispezioni telefoniche sono un ottimo strumento di verifica qualitativa delle telefonate e consentono anche di esercitarsi nella vendita telefonica. L’ispezione telefonica consiste in una telefonata di un consulente, collega, parente o amico che, presentandosi come cliente (i vostri dipendenti devono essere a conoscenza del programma, ma non del momento esatto dell’ispezione), pone agli addetti al ricevimento una serie prestabilita di domande. Tutte le domande e le risposte vengono annotate dal “cliente” in un block notes e successivamente possono essere analizzate insieme ai collaboratori, al termine del periodo che avete stabilito (una settimana, un mese, etc.). Questo esercizio non solo è utile ai receptionist per acquisire esperienza e sicurezza nell’uso del telefono, ma vi permette di verificare la loro performance. In genere, comunque, esiste uno strumento molto efficace non solo per quantificare il numero delle prenotazioni telefoniche, ma anche per valutare l’efficienza dei vostri collaboratori e correggere gli errori che commettono più frequentemente al telefono: il registratore. Anche se può sembrare banale o scontato, non sono poi tanti gli operatori che se ne servono. Registrando e riascoltando le telefonate che avvengono quotidianamente in albergo, ogni addetto potrà annotare a mente fredda, i punti della conversazione che vanno perfezionati: per un collaboratore può essere una scarsa sicurezza e prontezza nell’uso del telefono, per un altro la conoscenza parziale del prodotto, o la descrizione poco suggestiva, Le definizioni più comuni di suite rimandano ad ambienti raffinati che offrono spazio, comfort e servizi particolari, come pay TV, vasca idromassaggio, angolo cucina, mini bar. È vero che questo prodotto alberghiero è nato per venire incontro ad esigenze e richieste particolari di clienti come viaggiatori d’affari o clienti vip, ma i tempi sono cambiati, assieme agli stili di vita e di consumo della clientela d’albergo. Eppure, albergatori, direttori e receptionist per primi, tendono a considerare le suite anche adesso troppo esclusive e, quindi, non le propongono a tutti gli ospiti, descrivendone i vantaggi. È, infatti, frequente che in periodi di alta occupazione i clienti si sentano dire: “Ci dispiace, è rimasta solo una suite!”. Queste camere non sono prerogativa di un albergo di lusso e di clienti facoltosi. Anche un albergo 3 stelle attento all’offerta di prodotti e servizi di qualità e alla 86 Vendite e front office Vendite e front office (Tratto da Turismo d’Italia 2002) Vendere le suite! 87 soddisfazione della clientela può disporre di un certo numero di suite, in proporzione al numero di camere. Ciò vuol dire che anche la vostra clientela leisure potrebbe trovare congeniale questo tipo di sistemazione, se sapete proporla. Ad esempio, una famiglia che vuole trascorrere un week-end in tutta comodità, può considerare migliore una suite di due camere comunicanti. Anziché limitarsi passivamente a venire incontro alle richieste del cliente o essere costretti a svendere le camere in periodi di bassa occupazione, i receptionist potrebbero, allora, perfezionare le tecniche di up-selling al telefono e al banco, per suggerire alla clientela le suite tra le camere migliori dell’albergo e persuaderla all’acquisto illustrando i vantaggi e le caratteristiche del prodotto. Sapete, del resto, che in certi casi anche il prezzo passa in secondo piano rispetto al valore del prodotto. (Tratto da Hospitality News 2002) Vediamo, allora, brevemente cosa è necessario per essere un capo ricevimento di successo. 1. Reclutare personale adatto. Quando dovete reclutare un addetto al ricevimento, selezionate persone cordiali e aperte al contatto col pubblico. Le procedure tecniche possono essere apprese, la predisposizione al dialogo e all’accoglienza no. 2. Dare responsabilità ai collaboratori. Ogni volta che un vostro neo collaboratore viene da voi a domandarvi chiarimenti sul suo lavoro, chiedetevi se accade spesso e perché. Forse il suo training è stato incompleto. Oppure non ha potere decisionale. Stabilite il grado di responsabilità per ogni membro dello staff e rendetelo autonomo sulle decisioni da prendere. 3. Sostenere gli obiettivi dell’albergo. L’albergo è un grande team, gli sforzi di uno sono i successi di tutti. Condivideteli e sosteneteli. Il ruolo strategico del capo ricevimento Il banco del ricevimento è una tappa obbligata per tutti coloro che entrano in albergo a chiedere informazioni, o per i clienti che vi soggiornano e desiderano ricevere un particolare servizio. In ogni caso, il personale al front office ha pochi minuti per catturare il cliente che ha di fronte, o giocarsi la reputazione della struttura. Un gesto di indifferenza o di maleducazione, una risposta sbagliata, l’incapacità di andare incontro alle esigenze dell’ospite, bastano a deludere le sue aspettative e non farlo più tornare. Dalla professionalità e dall’atteggiamento del personale al ricevimento dipendono, quindi, il numero delle prenotazioni, i ricavi dell’albergo e la soddisfazione della clientela. Un ruolo strategico dietro cui si nasconde il capo ricevimento. È lui che analizza, perfeziona e implementa capacità naturali e acquisite dello staff al front office. È lui che individua le figure più adatte a ricoprire quel ruolo, ne intravede le potenzialità, le istruisce e guida a svolgere con professionalità, competenze e attenzione il proprio 88 lavoro. Ovviamente non si nasce ottimi capi ricevimento. Come per gli addetti al front office, si può diventare competenti ed efficienti con l’esperienza e la passione per il proprio ruolo. Vendite e front office 4. Incoraggiare la cura del cliente. Dato che il capo ricevimento ha molti contatti con i clienti, dovreste annotare i loro commenti per dare suggerimenti al personale e migliorare il servizio. 5. Mostrare attenzione ai dettagli. Assicuratevi che i clienti ottengano ciò che hanno richiesto, che non vengano fatte loro promesse vane e che sia curato ogni dettaglio del loro soggiorno. 6. Conoscere la concorrenza. Analizzate la concorrenza, vale a dire come lavorano i capi reparto degli alberghi della vostra zona. Mandate clienti anonimi nei loro alberghi, chiamate i loro uffici booking per sapere le loro strategie di prezzo. Fate un giro per i loro parcheggi a controllare l’occupazione. 7. Sapere tutto del front office. Dovete essere informati su tutto ciò che accade all’interno del front-office e che riguarda il personale e i clienti dell’albergo. Evitate di farvi trovare impreparati, o sapere una notizia attraverso voci di corridoio! Vendite e front office 89 8. Sforzarsi di imparare altre discipline. Se volete perfezionare il vostro ruolo e crescere professionalmente, informatevi su come operano gli altri reparti, specialmente quelli con cui avete maggiori contatti (ad esempio, il reparto housekeeping). Accettate scambi di ruolo quando è possibile e frequentate corsi di aggiornamento. 9. Rigenerare la mente. Prendetevi cura di voi e concedetevi riposo e svago. Ritagliarsi del tempo libero, magari per coltivare un hobby, è essenziale per mantenersi sempre freschi e vitali e, quindi, vigili anche su ciò che accade in albergo. domande: > Quanta angoscia e stress prova un cliente costretto a cambiare albergo in piena notte in una città a lui sconosciuta? > Quanta ansia e stress deve sopportare un receptionist in una notte di “tutto esaurito”, quando gli ospiti manifestano il proprio scontento nel dover essere trasferiti altrove? > Sebbene l’albergo possa ottenere un profitto a breve termine, quanto gli costerà in futuro? Troppo spesso direttori e proprietari d’albergo si trovano in difficoltà perché devono fare i conti con più arrivi rispetto alle stanze disponibili. Quando un albergo ha più prenotazioni che camere, l’albergatore deve agire rapidamente per affrontare il problema che coinvolgerà lui o i suoi dipendenti: un ospite arrabbiato con una prenotazione confermata senza che ci siano stanze disponibili. L’overbooking negli alberghi non è più un fenomeno raro come in passato, l’industria alberghiera l’ha acquisito dalle compagnie aeree e lo applica ormai costantemente. I turisti odierni stanno però diventando sempre più furbi ed esigenti: le attese dei consumatori crescono, mentre continua a calare la loro percezione della qualità dei servizi ricevuti. Fino ai tragici eventi dell’11 settembre 2001, l’industria alberghiera continuava ad avere profitti record, ma ora le cose non stanno più così: gli alberghi lottano fra loro per riuscire a pareggiare i conti. Un overbooking accurato e calcolato può aumentare l’utile netto per il breve periodo, ma questa tattica ha effetti negativi di lunga durata. È difficile che un albergo sia pieno tutte le sere, così, spesso, l’albergatore preferisce cogliere l’opportunità di ottenere entrate maggiori facendo in modo che il 100% del ricavo provenga dall’overbooking. Questa tattica causa però problemi dal momento che i costi dell’overbooking sono parecchi. Prima di tutto bisogna considerare la spesa economica causata dal trasferimento, dato che, solitamente, l’albergo si preoccupa di trasferire e far alloggiare a sue spese il cliente in una struttura di eguale livello. Così facendo in molti casi l’albergo perde più denaro che se la stanza fosse rimasta vuota. Se un albergo sceglie l’overbooking deve anche considerare i costi di addestramento e lo stress del personale, non sempre pronto a gestire le prenotazioni in esubero. Inoltre, spesso i collaboratori sono soggetti a reclami, attacchi verbali e ostilità aperta da parte di ospiti arrabbiati e tesi per l’inconveniente. Il risultato è che il morale crolla, cala la soddisfazione per il proprio lavoro e c’è un aumento del ricambio di personale. Infine, la perdita peggiore, difficile da misurare, riguarda la pubblicità negativa. Un ospite cui non va di essere trasferito, con molta probabilità farà una cattiva pubblicità all’albergo, con il rischio di fargli perdere nuova clientela. Mentre alcuni albergatori ritengono che con l’overbooking le entrate aumentino al massimo, altri pensano, invece, che questo comportamento poco etico metta a rischio i profitti a lungo termine. A nostro avviso, per garantire all’albergo guadagni elevati, sarebbe preferibile utilizzare altri sistemi, come, ad esempio, un deposito anticipato non restituibile a garanzia della prenotazione. È per questo motivo che l’ufficio marketing dovrebbe porsi le seguenti (Tratto da Hospitality News 2003) 90 Vendite e front office (Tratto da Hospitality News 2003) Quando la quantità influisce sulla qualità Vendite e front office 91 Il lato umano della vendita Ogni strategia di marketing e di vendita dovrebbe partire focalizzando l’attenzione sul servizio al cliente e creando una solida relationship clientealbergatore. Un principio che calza perfettamente con qualsiasi tipologia alberghiera (di vacanza piuttosto che d’affari) e prescinde dalla classificazione, perché un 2 stelle non è giustificato, al pari di un 4 stelle, ad offrire un cattivo servizio, solo per il fatto che si rivolge ad un target meno pretenzioso. Un’idea che trova ancora più significato in un mercato come quello attuale, dove c’è ancora più sete di contatti personalizzati, maggiormente affievoliti dalla tecnologia, da Internet e dal commercio elettronico. La clientela che contatta il vostro albergo per conoscere i servizi che offrite o, ancora meglio, l’azienda che vuole informazioni sulle vostre sale riunioni, sono clienti potenziali che non potete permettervi di perdere, visto che ancora adesso i risultati economici dall’industria dell’ospitalità non sono dei più rosei. Non basta, dunque, descrivere i servizi o, al massimo, fissare un appuntamento per mostrare le attrezzature, le sale o le camere migliori. Dovete trasmettere allo staff, personale al ricevimento per primo, un concetto chiave: focalizzare l’attenzione sul rapporto umano, che è l’unico piano su cui si può davvero essere competitivi, se non leader, in un sovraffollamento di proposte e di prodotti più o meno simili. La conferma di quanto detto viene da un sondaggio compiuto su un campione di 6.000 clienti d’albergo, realizzato recentemente negli Stati Uniti. Alla domanda: “Perché la gente compra un prodotto o servizio alberghiero?”, l’80% ha risposto che la scelta ricade sull’abilità del receptionist, infatti, se l’acquisto non va in porto, nei due terzi dei casi è da addebitare all’interruzione della comunicazione cliente-receptionist e non principalmente a motivazioni quali il prezzo o la qualità percepita. Il modo migliore per conquistare un cliente è, quindi, smettere di pensare a voi come semplici venditori, per immedesimarvi nel ruolo di consulenti, il cui compito è quello di aiutare il cliente nella scelta del prodotto o servizio che riesca a soddisfarlo. Ovviamente, per arrivare a sapere cosa cerca l’interlocutore, avete bisogno di fargli alcune domande. Partire con una richiesta generica, ma basilare (ad esempio, “Posso chiederle il motivo di questo viaggio?”), vi permette di sapere perché questa persona vuole venire in vacanza da voi e in quella città. Se il vostro è un albergo sede di meeting o incontri di lavoro, una telefonata tipo dovrebbe, quindi, vertere su alcune domande necessarie a conoscere: informazioni sulla scelta della destinazione, sull’organizzazione, sugli obiettivi che ha l’azienda, sui servizi che ritiene indispensabili nella scelta di un albergo e se è fedele ad un marchio o ad una catena. Inoltre, dovreste chiedere consigli e suggerimenti, perché un organizzatore congressuale è sempre fonte di preziose informazioni e potrebbe fornire spunti interessanti su eventuali migliorie da apportare in albergo. Se, invece, il vostro obiettivo è di catturare clientela leisure, ogni cliente che vi contatta per telefono va seriamente “coltivato”, con le domande appropriate: com’è arrivato a voi, cosa cerca, che tipo di vacanza ha in mente di fare, se già conosce la località, etc. Non abbiate fretta di proseguire, non pensate alle domande successive da rivolgere al cliente, piuttosto ascoltatelo e cercate di memorizzare le sue risposte, da cui partire per “confezionare” una proposta convincente. Quindi, dopo aver ascoltato la controparte, potete dire: “Bene, ho capito cosa sta cercando mi rendo perfettamente conto delle sue necessità, ma non si preoccupi, abbiamo ciò che fa per lei...”. Utilizzate creatività e inventiva nelle vostre proposte e nell’approccio con la clientela, non abbiate paura di sperimentare qualcosa di nuovo. Se il vostro albergo si rivolge a differenti segmenti di clientela, non applicate le stesse strategie di vendita con tutti: i vacanzieri e i clienti d’affari hanno bisogni e aspettative differenti e dovete distinguere ciò che è davvero importante per gli uni, per gli altri e memorizzarlo. Alla clientela business cercherete di promuovere le attrezzature moderne, le tecnologie all’avanguardia, le sale confortevoli, le camere dall’arredamento e i servizi studiati per i soggiorni di lavoro, la ristorazione di alta qualità e veloce, l’efficienza, la competenza e la flessibilità del personale. Alla clientela leisure potrete proporre, secondo le loro necessità e le vostre offerte, una vacanza rilassante e confortevole a tema: soggiorno benessere tra bagni di sole e massaggi 92 Vendite e front office Ciò che oggi fa davvero la differenza tra un albergo e un concorrente è la modalità con cui fa business. Vendite e front office 93 nel vostro centro benessere, oppure, pacchetto enogastronomico, un tuffo nella tradizione con le visite guidate della zona e nei ristoranti tipici, o ancora, soggiorno “in linea” che abbini attività fisica e cucina biologica e vegetariana. Ovviamente, quando parliamo di linguaggio intendiamo un tipo diverso di comunicazione, anche scritta (depliant, lettere, stampati), che sappia rivolgersi nel giusto modo a varie tipologie di clientela e catturare con successo il segmento che più vi interessa. Se, al contrario, vi rendete conto che le esigenze dell’interlocutore non possono essere soddisfatte totalmente, siate onesti. Molti receptionist cercano di forzare la trattativa, ma con esiti quasi sempre deludenti, perché non potete vendere un prodotto che non avete e tanto meno spacciare quello che offre l’albergo per ciò che ha chiesto l’ospite. Se pure riusciste a strappare una prenotazione, quel cliente verificherebbe di persona che l’avete raggirato e non metterebbe più piede in albergo, con gravi ripercussioni per la reputazione della struttura. Siate onesti, dunque, nell’ammettere che potete soddisfare solo in parte le sue esigenze, ma che farete quanto vi è possibile per aiutarlo, indirizzandolo, ad esempio, verso un albergo della zona che pensate possa rispondere pienamente alle sue richieste. Di sicuro quella persona si ricorderà di voi e del fatto che l’avete aiutata senza un doppio fine. Magari nell’immediato non ne trarrete alcun beneficio, ma molto probabilmente raccomanderà il vostro albergo ad amici, conoscenti o parenti. Ricordate che avere un referente che parla bene di voi è un canale pubblicitario prezioso ed a costo zero. Inoltre, le esigenze di adesso non sono necessariamente quelle di domani, quindi, non è detto che in un’altra circostanza vi ricontatti per un soggiorno diverso (la clientela d’affari, ad esempio, a volte ritorna nella stessa struttura per trascorrervi una vacanza). Una volta terminato il soggiorno (di piacere o di lavoro), potete dire di avere catturato il cliente? Niente affatto! Farlo venire una volta (ammesso che sia stato soddisfatto), non vuol dire necessariamente farlo tornare nel tempo e creare con lui questo prezioso rapporto. Il cliente va seguito anche dopo, con la stessa cura e attenzione che avete mostrato durante il suo soggiorno. La percezione che questa clientela si fa di voi anche a posteriori, può consolidare il suo giudizio positivo sulla struttura e sul servizio offerto e vi farà distinguere tra la folla di concorren- Il ruolo degli addetti alle vendite è fondamentale in albergo, poiché da loro dipende il livello produttivo di una struttura. È, quindi, strategica la presenza di un supervisore (il direttore vendite, ad esempio) che formi il personale e motivi lo staff a lavorare con impegno e serietà. A tale proposito, vogliamo offrire qualche piccolo, ma prezioso, suggerimento a coloro che hanno la responsabilità di guidare il team degli addetti alle vendite. Costoro hanno, innanzitutto, un ruolo di guida al raggiungimento di certi traguardi. Perché ogni addetto alle vendite svolga bene il proprio lavoro, è necessario dargli precise informazioni sugli obiettivi, sul modo migliore per raggiungerli e sulle motivazioni per cui è importante arrivare a quei risultati. In sostanza, il personale deve essere in grado di rispondere a tre domande 94 Vendite e front office Vendite e front office ti. Scrivere una lettera o un’e-mail periodicamente e non solo in occasione di qualche ricorrenza, invitare i clienti a “testare” gratuitamente un nuovo prodotto o servizio alberghiero che pensate possa risultare gradito, sono tutti gesti che rafforzano il legame con gli ospiti e vi rendono insostituibili ai loro occhi. I vantaggi di un rapporto personalizzato: 1) I clienti vi danno un costante feedback della loro soddisfazione e quindi, del vostro successo. 2) I clienti raccomandano il vostro albergo spassionatamente. 3) I clienti vi perdonano se fallite in qualcosa. Nessuno è perfetto ed è grande la soddisfazione quando i vostri clienti, non solo lo capiscono, ma vi perdonano. (Tratto da Turismo d’Italia 2003) Il ruolo prezioso del direttore vendite 95 fondamentali: 1. Che cosa devo fare? I dipendenti devono sapere con chiarezza che cosa si vuole e ci si aspetta da loro. 2. Perché lo devo fare? Le persone devono poter trovare un senso ed una motivazione in quello che fanno (non solo economica) che consenta di dare uno scopo al loro impegno. 3. Perché proprio io? Ognuno deve essere responsabilizzato sui risultati individuali e collettivi che raggiunge. È, poi, importante prestare attenzione al lavoro svolto dallo staff: ogni giorno sarebbe necessario un breve incontro, con lo scopo di monitorare quotidianamente l’attività di vendita del personale e verificare che le procedure siano seguite correttamente. Inoltre, una volta a settimana, il direttore vendite dovrebbe seguire una procedura di supervisione delle performance dei collaboratori, per comprendere l’origine di eventuali errori e valutare la comprensione degli obiettivi aziendali da parte dello staff. Infine, questa figura deve saper motivare il personale a svolgere con impegno e serietà il proprio ruolo. Oltre a premi in denaro, un complimento quando il lavoro è svolto bene, ad esempio, è gratificante e stimolante, così come una lettera di congratulazioni del direttore inviata a casa. Oppure, un buono per una cena nel ristorante dell’albergo, o in quello vicino. proprietà di linguaggio per essere un buon venditore, ci sembra una descrizione alquanto riduttiva, soprattutto nel mercato turistico attuale, in cui il cliente è più diffidente ed esperto, meno disposto a spendere che in passato, ed in particolare, maggiormente esigente riguardo alla qualità di prodotti e servizi alberghieri. In albergo, l’addetto alle vendite ideale è colui che sa soprattutto ascoltare bene. Sa fare le domande giuste all’interlocutore, lo ascolta, gli mostra competenza e capacità di comprensione per le sue esigenze ed è perfettamente consapevole del linguaggio verbale e non verbale che scaturisce da un incontro (come anche da una telefonata) finalizzato alla vendita, riuscendo ad adoperare la comunicazione migliore per conquistare il potenziale cliente. Per spiegare più nel concreto in cosa consiste fondamentalmente il suo ruolo, vediamo insieme quali possono essere i passaggi chiave del processo comunicativo con il potenziale cliente, che facilitano il successo di una trattativa di vendita. Ci riferiamo, in particolare, al linguaggio non verbale (sguardo, gestualità, postura, etc.), più complesso e decisivo di quello verbale, dal momento che incide per il 55% nella comunicazione con il cliente. È possibile dare una definizione dell’abile venditore? È, forse, colui che ha una parlantina spigliata? Probabilmente anche questo. Ma, contrariamente a quanti pensano che basti essere estroversi e avere una buona Partiamo dall’elemento essenziale di qualsiasi vendita, non solo all’interno di una struttura alberghiera: il contatto visivo. I casi più frequenti sono quello in cui il potenziale cliente si avvicina al banco del ricevimento, e l’appuntamento in albergo o “visita in casa”. Al momento dell’incontro e per tutta la sua durata, lo sguardo ha una duplice valenza, poiché in primo luogo serve ad analizzare e studiare chi è di fronte e, conseguentemente, a farsi una prima impressione dell’altro. In secondo luogo, comunica il grado di concentrazione ed interesse del soggetto. Difatti, il segnale più lampante di disinteresse verso le parole dell’interlocutore, è lo spostamento continuo degli occhi. Ne siamo tutti consapevoli, dato che almeno una volta ci sarà capitato di imbatterci ad una festa o un incontro di lavoro, in un perfetto sconosciuto che ha cercato di coinvolgerci in discorsi per noi alquanto noiosi. Sempre a proposito di contatto visivo, durante un incontro è fondamentale evitare di indossare occhiali da sole non soltanto al chiuso, ma anche 96 Vendite e front office (Tratto da Hospitality News 2003) Per facilitare la vendita Quali sono i passaggi chiave nel processo comunicativo con il potenziale cliente, che facilitano il successo di una trattativa. Vendite e front office 97 all’esterno, perché difficilmente una trattativa di vendita ha successo, se il potenziale cliente non riesce a guardare negli occhi l’interlocutore. È una questione di fiducia. Chi non proverebbe almeno un po’ di diffidenza verso colui che si “nasconde” dietro un paio di lenti scure, mentre discute di questioni importanti (come la vendita di un prodotto)? Altrettanto rilevante per il buon esito di una trattativa è saper controllare la propria gestualità, poiché a volte alcuni comportamenti possono involontariamente comunicare un certo distacco, insicurezza, disinteresse, o antipatia verso il cliente. Ad esempio, alcuni addetti alle vendite mostrano irrequietezza e nervosismo durante un incontro, stati d’animo traditi da un timbro della voce troppo acuto, oppure dal tamburellare con le dita sul tavolo, muoversi frequentemente o ancora, dall’utilizzare ripetutamente intercalari o ripetizioni. Sono atteggiamenti che fanno perdere attendibilità e sicurezza, impediscono di concentrarsi completamente sul potenziale cliente e generano in quest’ultimo una sensazione di fastidio ed imbarazzo. Per questa ragione, ogni addetto alle vendite dovrebbe essere perfettamente a conoscenza delle caratteristiche e dei vantaggi dei prodotti e servizi alberghieri e, dove occorre, esercitarsi magari con la collaborazione del capo reparto e di altri colleghi, per acquistare maggiore fiducia e sicurezza in se stesso. esempio, il caso di una trattativa di vendita in uno stand di una fiera o in albergo, in un ufficio. Si può evitare di creare una barriera comunicativa che intimidisce il potenziale cliente, sedendosi da un solo lato del tavolo, o ai due lati dello spigolo. Nel caso dello stand, si potrebbe appoggiare il tavolo alla parete, in modo da assumere questa posizione spontaneamente. Se l’incontro, invece, avviene in albergo, si possono posizionare due sedie in un’altra area dell’ufficio lontana dal tavolo, ma ugualmente ben illuminata. Altro gesto comune e inconsapevole, ma dalle conseguenze pericolose, è incrociare le braccia. Molti trovano comoda questa posizione, soprattutto quando non sanno che postura assumere. Purtroppo, questo atteggiamento crea involontariamente una barriera comunicativa con il potenziale cliente. Anche incrociare le gambe ostacola una buona comunicazione e dunque la riuscita della vendita, e ciò accade, di solito, quando l’interlocutore è seduto di fronte al venditore. L’unica situazione in cui è non solo consentito, ma addirittura preferibile accavallare le gambe, è il caso in cui lo fa per primo il cliente. Assecondare i suoi movimenti, infatti, rafforza la sintonia comunicativa. Per raggiungere lo stesso obiettivo, suggeriamo anche di non sedersi di fronte a lui, dietro una scrivania. Prendiamo, ad La trattativa di vendita si fa più complessa quando l’incontro avviene con un gruppo, ad esempio in una sala riunioni attorno ad una tavola rotonda. Per evitare perdite di tempo e ostacoli alla comunicazione, è bene focalizzare l’attenzione soprattutto sul decisore d’acquisto e possibilmente, sedervisi accanto, così da creare con lui un rapporto diretto e più immediato. Abbiamo detto precedentemente che ascoltare è una virtù preziosa per un addetto alle vendite, ma purtroppo altrettanto rara. Molto spesso, infatti, si è presi dal desiderio di dimostrare al cliente di aver compreso le sue esigenze riguardo ad un prodotto o servizio alberghiero, così lo si interrompe per anticiparlo. In questo modo, però, si distrae l’interlocutore, rischiando di irritarlo. Il modo migliore per concludere positivamente una trattativa di vendita è ascoltare il cliente senza intervenire a sproposito, ponendogli le domande giuste al momento opportuno. La voglia di imporsi e la fretta di parlare, difficilmente si conciliano con le qualità di pazienza e osservazione di un esperto addetto alle vendite. Infine, un caso raro, ma che può in ogni caso verificarsi, è quello in cui l’addetto alle vendite non si rende conto di masticare un chewing gum o una caramella, mentre è in corso una trattativa. Uno dei momenti più delicati dell’incontro con il potenziale cliente, da cui può dipendere il buon esito della vendita, è proprio quello della prima impressione. Ovviamente, in questo modo l’immagine che il soggetto dà di sé non è affatto di ordine e 98 Vendite e front office Vendite e front office 99 serietà. Quindi, per concludere positivamente l’incontro, questi dovrebbe innanzi tutto osservare il proprio look allo specchio e studiare nel dettaglio gesti e comportamenti. Gli elementi chiave della comunicazione: 1. Contatto visivo; 2. Look ordinato e cura di sé; 3. Eliminare barriere comunicative nella gestualità e nel comporta-mento (irrequietezza, incrociare braccia e gambe, etc.); 4. Eliminare barriere comunicative al tavolo; 5. Ascoltare il cliente (evitare di interromperlo). Poiché in albergo il ruolo degli addetti alle vendite è strategico, dato che da loro dipende il livello produttivo (dunque il successo economico) di una struttura, la loro competenza e professionalità nel gestire le vendite e i contatti con i clienti devono essere impeccabili. È quindi fondamentale la presenza di un supervisore (il direttore vendite, ad esempio) che formi il personale, lo orienti ai comportamenti e alle tecniche migliori su come conquistare la clientela ed incrementare i profitti dell’azienda, monitori costantemente i risultati e motivi lo staff a lavorare con impegno e serietà. Dunque, un ultimo consiglio è rivolto a coloro che, nonostante siano spesso nell’ombra, hanno il difficile e delicato compito di guidare il team degli addetti alle vendite. È importante, per prima cosa, prestare attenzione ai membri dello staff: ogni giorno, un breve incontro riepilogativo (anche di 5 minuti) dove ci si aggiorna sulla situazione del reparto, ha principalmente lo scopo di monitorare l’attività di vendita del personale e verificare che il lavoro sia svolto correttamente e con successo. Una volta a settimana è anche necessario seguire una procedura di supervisione del lavoro svolto dallo staff, per verificare, in presenza di ciascun collaboratore, che le performance di ognuno siano in linea con i principi e gli obiettivi di vendita della struttura. Infine, il direttore o capo reparto deve saper motivare il personale a svolgere con impegno e serietà il proprio ruolo. Un complimento quando il lavoro è svolto bene, ad esempio, è gratificante e stimolante. Anche un premio in denaro è molto apprezzato, ma non è il solo modo per raggiungere il risultato voluto. Una lettera di congratulazioni del direttore inviata a casa, oppure un buono per una cena nel ristorante dell’albergo o nel ristorante vicino, o ancora, un week-end per due da trascorrere in un altro albergo di catena, o gestito dallo stesso management, sono piccole ricompense efficaci per appagare i collaboratori e, di conseguenza, spronarli a migliorare le loro performance e accrescere la produttività della struttura. Non è una novità che le sorti del business di un albergo siano collegate alla qualità delle performance raggiunte al front office. Pertanto, quanto più ampie sono le competenze degli addetti e adeguati gli strumenti a loro disposizione, tanto più soddisfacenti risultano gli incrementi di fatturato dell’albergo. È innegabile che il front office rappresenti il centro nevralgico della struttura, da cui dipende, inoltre, l’efficacia produttiva degli altri reparti. La caratterizzazione del front office del futuro sarà dunque in funzione di due elementi trainanti: l’innovazione tecnologica ed il design. 100 Vendite e front office Vendite e front office (Tratto da Turismo d’Italia 2003) Il front office che cambia 1. L’innovazione tecnologica. Per quanto riguarda questo aspetto, l’elemento principale è senz’altro il computer, le cui caratteristiche salienti dovranno essere: a. l’ampiezza della memoria a disposizione (anche per garantire la velocità di esecuzione); b. la personalizzazione dei campi di scrittura (per permettere una consultazione dei dati precisa e definita); c. la disposizione in rete dei terminali (in modo che possano comunicare tra loro). 101 Altri strumenti di supporto come gli scanner o i lettori ottici posizionati al desk sostituiranno via via i loro “antenati”, vale a dire fotocopiatrici per documenti di identità (che rischiano sempre di non venire più riconsegnati) o schedine di notificazione scritte a mano, permettendo invece la digitalizzazione in pochi secondi di quanto scansionato e la successiva conversione in un file di windows, così da poter lavorare sui contenuti. Oggi la comunicazione tecnologica propone, inoltre, il sistema wireless, mediante il quale è possibile la trasmissione di dati tra terminali a distanza, senza bisogno di cavi e cavetti. Già sperimentato con successo in ambito ristorativo, per la gestione delle comande al tavolo o per la gestione del frigobar, funziona ottimamente anche al front office. 2. Il design. avendo a disposizione tutte le strumentazioni necessarie (pos senza fili, stampanti di documenti fiscali, telefoni periferici, etc.). In questo modo il receptionist non è più costretto a continui spostamenti da un capo all’altro del desk, causati da un’errata disposizione delle attrezzature o dalla loro carenza quantitativa e qualitativa. Naturalmente, perché questi interventi abbiano successo occorre che ogni addetto sappia con chiarezza quali sono le sue mansioni e come vanno eseguite le singole procedure. Ciò è possibile solo grazie alla costruzione di un organigramma di reparto (chi fa cosa e quando), a cui dovrebbe seguire la creazione di un ufficio booking con un responsabile al quale affidare la gestione e lo sviluppo del revenue. Simili innovazioni non sono sogni del futuro, ma interventi necessari affinché chi lavora al Front sia chiaramente consapevole del suo ruolo di protagonista nella realizzazione del business aziendale. Accanto allo snellimento delle pratiche cartacee, che permette al receptionist di avere più tempo da dedicare al cliente, anche l’adeguamento architettonico dei componenti d’arredo nella hall migliorerebbe l’accoglienza al cliente. Si tratterebbe, infatti, di eliminare quei fastidiosi e ingombranti “banconi di ricevimento”, a favore di belle scrivanie, desk dell’accoglienza, salotti comodi, per accogliere i clienti e metterli subito a proprio agio. Il tutto in un’atmosfera più calda e confortevole, evitando le tradizionali barriere che si frappongono tra l’operatore e l’ospite. È chiaro che adottare nuovi sistemi tecnologici in un ambiente lavorativo totalmente modificato presuppone l’applicazione di procedure completamente nuove. Ciò comporta la necessità di corsi di formazione specifici sia per gli addetti al ricevimento che per i general manager o per gli albergatori, in modo da avviarli ad un cambiamento di mentalità. L’investimento economico che richiede un tale adeguamento verrebbe ampiamente controbilanciato sia in termini di riscontro economico che di ottimizzazione dei tempi di lavoro, per non parlare della soddisfazione della clientela, che finalmente potrebbe sperimentare un’ospitalità davvero memorabile. Se ritenete che tutto questo sia qualcosa di ancora troppo lontano e diverso dal vostro modo di pensare, potreste quantomeno iniziare a riorganizzare il banco di lavoro seguendo un criterio di “specularità”. Questo presuppone che ogni singolo operatore lavori in una sua postazione perfettamente autonoma, Ogni giorno, a qualsiasi ora, gli alberghi di tutto il mondo ricevono telefonate, e-mail, fax di richiesta di informazioni. Il personale al front desk, gli addetti al booking, i call center rispondono e gestiscono i contatti che a volte vanno a buon fine, a volte no. Ma quante delle richieste ricevute si trasformano in prenotazioni? Per saperlo è necessario utilizzare criteri oggettivi per misurare la produttività delle vendite. È dimostrato, infatti, che questa aumenta quando il personale sa che è sottoposta a misurazione. C’è chi afferma che solo ciò che si può misurare può essere migliorato: corsi di formazione, incentivi, chiari obiettivi, coaching personale sono tutte componenti fondamentali per la crescita professionale del personale e per migliorare le sue prestazioni, ma queste non possono prescindere dalla misurazione della sua produttività, che da sola ha già un 102 Vendite e front office Vendite e front office (Tratto da Hospitality News 2004) Se vuoi conoscere la produttività della vendita, misurala È dimostrato che la produttività della vendita delle camere d’albergo aumenta quando il personale sa che è sottoposta a misurazione 103 buon impatto sulle performance. Spesso, però, il calcolo viene effettuato concentrandosi sul tempo speso nel contatto con il cliente e sul tempo medio di contatto. Così facendo, il personale è spinto a ridurre al minimo il tempo impiegato con il potenziale ospite, rischiando di perdere una possibile prenotazione. Per effettuare la misurazione della produttività delle vendite esistono diverse modalità. Il metodo generalmente utilizzato è un indice di trasformazione che calcola il rapporto tra il numero di prenotazioni ottenute e il totale delle richieste potenziali. Tuttavia, esiste un buon margine di incertezza sia su come vanno raccolti e gestiti i dati sia sulla definizione di “potenziali”, che è sottoposta a criteri di valutazione soggettivi. A queste ultime apparterranno le richieste ricevute in periodi di disponibilità alberghiera, escludendo tutte quelle che riguardano cancellazioni, variazioni, informazioni generiche e richieste ricevute in periodi di piena occupazione, che risultano pertanto difficili soddisfare. Il confronto può essere effettuato in forma automatica quando questa funzione è prevista dal sistema informativo che, proprio per il fatto di avvenire in modo automatico, riduce al minimo l’errore umano; al tempo stesso però risulta piuttosto rigido: ad esempio, in periodi di alta occupazione, l’indicatore subirà un crollo, in quanto a fronte di un elevato numero di richieste la possibilità di tradurle in prenotazioni effettive sarà piuttosto contenuta. Tuttavia, dato che situazioni simili avvengono con scadenza periodica, risultano estremamente prevedibili e facilmente spiegabili e, pertanto, non compromettono la validità dell’indice. In alternativa, il calcolo può essere fatto in forma manuale: all’operatore viene consegnata una modulistica che compila direttamente, su cui indica se si è trattato di una semplice richiesta potenziale o di una prenotazione. Sebbene questo metodo sia suscettibile di errore umano, evita le rigidità che limitano il sistema di misurazione automatica. Le informazioni, quindi, risultano più accurate. Nel caso di misurazione manuale, il personale dovrà essere ben informato sulle caratteristiche della modulistica e sul metodo di compilazione, in modo che tutti gli addetti lo utilizzino in modo omogeneo. Inoltre, non devono esserci dubbi su cosa significa contatto “potenziale”, per evitare che alcuni di questi vengano registrati in modo errato. Ad esempio, se un cliente inizia dicendo: “Vorrei solamente avere delle informazioni sulle vostre tariffe...”, questo è un contatto potenziale, in quanto difficilmente le persone sprecano tempo e denaro per soddisfare la loro curiosità sui prezzi degli alberghi (a meno che non si tratti di un concorrente alla ricerca di un confronto con i propri competitor!). Chiaramente, il numero di contatti potenziali e generici dovrà corrispondere al totale dei contatti ricevuti. Altro aspetto da chiarire riguarda le richieste di prenotazioni multiple: se, ad esempio, in un solo contatto vengono effettuate più prenotazioni, queste andranno comunque registrate come “una sola prenotazione” per evitare di ottenere un indice superiore a 1 (quest’ultimo, ottenuto dal rapporto tra totale prenotazioni + totale richieste generiche/totale contatti). Un terzo sistema di misurazione è un ibrido, a metà tra i due appena descritti: l’operatore, in funzione del tipo di contatto (prenotazione o generico) digiterà un codice assegnato nel sistema informativo aziendale. Sarà poi il sistema a fornire l’indicatore, che verrà calcolato in modo automatico. Altri sistemi di misurazione sono, ad esempio, il “fatturato totale per operatore”, utilizzato in genere da alberghi di lusso che propongono molteplicità di servizi e diverse tipologie di camere: utilizzando questo indicatore emerge non solo la capacità di trasformare le richieste potenziali in prenotazioni, ma anche l’abilità dell’operatore nel vendere prodotti e servizi a più alto valore aggiunto, massimizzando il “fatturato per cliente”. L’ideale sarebbe riuscire ad utilizzare più strumenti di misurazione, che poi andrebbero incrociati. Ad esempio, il fatturato totale con l’indice di trasformazione e con il tempo medio di contatto. In questo modo si evita che un operatore agisca in maniera frettolosa e superficiale quando ha a che fare con clienti ancora indecisi, che avrebbero bisogno di essere persuasi. Disponendo di un sistema informativo sofisticato e integrato, sarebbe utile calcolare la “percentuale di tempo disponibile” (ovvero, il tempo libero) degli addetti alle vendite. Spesso costoro devono completare la prenotazione a contatto concluso (ad esempio, per svolgere le procedure di deposito con carta di credito o per rispondere a richieste speciali da parte di un cliente). In questo caso l’addetto può rendersi irreperibile, 104 Vendite e front office Vendite e front office 105 approfittando della procedura, per utilizzare a proprio vantaggio il tempo in teoria necessario per il suo svolgimento. Un ulteriore sistema di misurazione, da utilizzare con cautela, è il monitoraggio dei contatti attraverso chiamate pilota. Chi effettua il controllo si presenta come cliente potenziale per testare la performance dell’addetto. In alternativa, esistono sistemi di supervisione interna tramite ascolto e valutazione delle telefonate in diretta o tramite registrazioni, ma prima di applicarli occorre informare il personale e rispettare la normativa vigente. I risultati della misurazione dovranno essere chiari, di immediata lettura e comprensione, in modo che il vostro collaboratore non abbia difficoltà ad interpretarli e a trarre informazioni importanti per migliorare la sua performance. Questi, naturalmente, andranno aggiornati periodicamente e confrontati con quelli precedenti per premiare l’impegno e i progressi realizzati. (Tratto da Turismo d’Italia 2004) 106 Vendite e front office Management Viaggio negli alberghi italiani Percorrendo in lungo e in largo l’Italia per motivi di lavoro, come esperti del settore ospitale notiamo, probabilmente più che in altri clienti, alcuni difetti che si riscontrano con una frequenza strabiliante negli alberghi del nostro Paese. Da Milano a Reggio Calabria, come da Sondrio a Palermo, questi sono solo alcuni degli errori notati più frequentemente negli alberghi: • insegne rotte o mal funzionanti • esterni poco curati • receptionist che rimangono seduti dietro al banco all’arrivo del cliente • personale non motivato • cartelli minacciosi come ad esempio: “vietato...” o “non si accettano carte di credito” • telecomando consegnato all’arrivo • minibar, tv, aria condizionata con supplemento • materiale promozionale vecchio o assente • ascensori male illuminati, sporchi, con moquette rovinata, funzionanti solo con una monetina • bagni piccoli e bui • bagni con docce sopra i bidet o con tende di plastica invecchiata • courtesy service assente o misero • insonorizzazione assente • impianti di aerazione vecchi, rumorosi, malfunzionanti • nessuno stampato in camera • letti scomodi con materassi e reti vecchie, consumate • tv piccole e sospese a braccio • armadi in disordine con appendiabiti lasciati dai clienti e di diverso tipo • minibar vuoti o assenti Management 107 • telefoni vecchi • orari del ristorante rigidi • cartelli minacciosi sul buffet, come ad esempio: “quello che verrà asportato dal buffet e consumato fuori, verrà addebitato in conto al cliente”. Ma questo non è tutto. In un albergo abbiamo addirittura trovato un regolamento scritto a mano, incorniciato ed appeso dietro alla porta della camera. Ve ne proponiamo un piccolo assaggio solo per darvene l’idea: - La camera deve essere lasciata libera entro le 9:30 dopo tale ora se occupata non si effettua più la pulizia giornaliera - Dalle 22:30 nelle camere si deve rispettare il silenzio sino al mattino alle 7:30 - Per la ricevuta fiscale o fattura la si deve richiedere la sera prima della partenza - Chi fa pensione completa il conto deve essere saldato settimanalmente non si accettano sospesi o dilazioni di pagamento...” Vi risparmiamo il resto e lasciamo a voi il commento su stile, forma e contenuti. (Tratto da Hospitality News 1998) 2. l bagno, 3. l’area fitness e/o benessere. Nel nuovo millennio le idee di design che creeranno hotel vincenti sono in sintesi 5: 1. Dimenticare la camera simbolo di prestigio. Le camere diventano più funzionali e confortevoli, sempre più somiglianti alle mura domestiche o al proprio ambiente di lavoro. Per chi viaggia per lavoro, abituato ad essere circondato dalla tecnologia, qualche piccolo accorgimento da inserire in camera, come una linea telefonica extra ed un piccolo tavolino a scomparsa potrebbero contribuire a rendere la camera d’albergo un spazio lavorativo più flessibile e adatto alle necessità del futuro. 2. Valorizzare il bagno. Per quanto il budget lo consenta, la cura nei bagni sarà sempre più un elemento irrinunciabile. Oggi i designer attribuiscono al bagno la stessa importanza che alle camere, fino ad integrarlo nello spazio notte, quasi fosse un unico ambiente con la camera. 3. Privilegiare la realizzazione di spazi per il benessere. Il più grande cambiamento che ci possiamo aspettare in futuro negli hotel di livello medio-alto è l’inserimento di un centro benessere o fitness. Design: gli alberghi del nuovo Millennio Il cliente chiede sempre più da un albergo di poter vivere un’esperienza piacevole e adatta alle sue esigenze. Questo sta orientando anche architetti e progettisti a ripensare allo spazio e al design tenendo conto di due elementi irrinunciabili: la funzionalità e la personalizzazione. Gli spazi alberghieri dovranno apparire e funzionare sempre di più come una vera e propria casa, quindi i tre aspetti a cui si dovrà dare maggiore attenzione saranno: 1. la camera, 4. Ridurre le dimensioni e personalizzare le aree comuni per migliorare l’accessibilità. Il cliente deve sentirsi subito a proprio agio e muoversi facilmente e velocemente sin dall’arrivo in albergo. 108 Management Management 5. Ridurre inutili spese. Anche quando si restaurano edifici storici, occorre evitare inutili spese in costose tappezzerie o accessori, a favore di muri colorati e tinteggiati di fresco. Nonostante l’aumento di attrezzature e tecnologie, l’investimento nel design non deve pesare eccessivamente sul budget complessivo. La creatività e l’effetto scenografico, infatti, 109 non sono necessariamente legati all’utilizzo di materiali costosi. (Tratto da Hospitality News 2000) Analisi di fattibilità: garanzia per l’investimento Uno studio di fattibilità rappresenta un prezioso strumento di lavoro per gli operatori dell’ospitalità italiani. Sempre di più sono i casi in cui un investitore o semplicemente un albergatore si accingono a intervenire con piani di riqualificazione e rilancio dell’hotel. Uno studio dedicato al calcolo della redditività sia dell’investimento che della gestione imprenditoriale costituisce un importante passo avanti nella consapevolezza che l’azienda alberghiera può e deve essere guidata secondo tutti i crismi di una moderna impresa industriale inserita in un contesto di crescente competitività. Lo studio di fattibilità è, infatti, fondamentale per calcolare la redditività di un investimento, ma anche per orientare le politiche gestionali. Affidarsi ad una valida consulenza esterna che realizzi uno studio di fattibilità, prima ancora di progettare o ristrutturare un albergo, non è garanzia assoluta di successo, ma riduce di molto il rischio di fare investimenti a vuoto. Una buona analisi di fattibilità, infatti, rappresenta una sorta di fotografia della zona, delle risorse e potenzialità che offre (in termini di ritorno economico), attraverso una valutazione del territorio, dell’offerta e della domanda alberghiera. Solo in questo modo si possono fare interventi mirati, vale a dire progettare strutture e servizi più appropriati per l’albergo con gli opportuni investimenti. Al fine di accertare la redditività di un investimento, si esaminano inizialmente le caratteristiche del territorio, l’accessibilità (autostradale e aerea innanzitutto), i flussi di clientela leisure e business, le attrattive dell’area (turistiche, storico-artistiche, paesaggistiche, commerciali, economiche, etc.) e gli elementi che possono determinare possibili evoluzioni del contesto economico nel breve e medio termine (nascita di infrastrutture, poli fieristici, centri commerciali). Un hotel turistico, ad esempio, sarà 110 Management interessato solo marginalmente alla presenza di attività industriali e commerciali nella zona, che fungeranno solo da mercato secondario nei periodi di bassa stagione. Al contrario, saranno importanti il paesaggio e l’attrattività della natura circostante, la presenza di strutture ricreative e di una fitta rete stradale, il collegamento aereo con i principali mercati di riferimento. Una volta analizzato il territorio, si passa alla descrizione dell’offerta turistica dell’area: dimensioni e composizione dell’offerta ricettiva esistente, i protagonisti del settore, la mappa di posizionamento dell’offerta alberghiera locale, i progetti di sviluppo, i punti di forza e di debolezza dell’area, dell’azienda e dei concorrenti. All’analisi dell’offerta si affianca l’analisi della domanda presente nell’area, con i principali trend e le previsioni di sviluppo di domanda potenziale per il futuro. Lo studio di fattibilità si rende necessario anche per capire le performance dell’industria alberghiera con i suoi tassi di occupazione, le tariffe applicate nella vendita di soggiorni e servizi alberghieri e quindi per stimare l’effettivo rendimento medio delle singole camere dell’albergo. Individuati questi parametri, ci si può orientare sulle più idonee soluzioni strutturali e di design, si possono focalizzare gli indirizzi da seguire in un’ottica marketing oriented per ricercare il miglior posizionamento di mercato e individuare le più efficaci ed efficienti soluzioni in termini gestionali, organizzativi, commerciali e di comunicazione, per assicurare redditività all’impresa. Operiamo in un contesto di rapidi cambiamenti dove le fusioni tra società, le cessioni di marchi o nuove acquisizioni sono all’ordine del giorno e naturalmente tutto avviene in concomitanza con la ricerca di mercato. Ciò significa che chi mette mano ad uno studio di fattibilità deve operare sempre con la massima cura nella selezione di tutti gli elementi e in tempi rapidissimi, per questo il consiglio che rivolgiamo è quello di affidarsi a professionisti del settore, che, tenendo conto di tutti gli indicatori, sappiano realizzare in breve tempo uno studio di fattibilità economico-finanziario che possa orientare le scelte imprenditoriali verso una maggiore redditività dell’investimento. (Tratto da Hospitality News 2001) Management 111 Il passaggio generazionale Entrare nell’azienda di papà con un ruolo attivo e assumersi (più o meno concretamente e responsabilmente) l’impegno nella gestione dell’impresa di famiglia, è il destino di migliaia di giovani, figli di imprenditori, che rappresentano il 96% delle 33.000 imprese alberghiere del nostro paese. Un destino caratterizzato sicuramente da grandi opportunità, ma anche da nodi problematici nella gestione del cosiddetto passaggio generazionale, in cui si tramanda la tradizione familiare, trasferendo le chiavi dell’azienda ai figli. È una sorta di naturale eredità, tramandata per generazioni da padre in figlio, quella che caratterizza la situazione delle imprese a gestione famigliare presenti nel nostro paese. Un’eredità talvolta meritata e conquistata, talvolta semplicemente ricevuta. In alcuni casi, infatti, il “passaggio di consegne” avviene con consapevolezza delle capacità e competenze acquisite dai figli, in altri non è che la creazione di un posto di lavoro sicuro per i figli. E ancora, talvolta il passaggio e il cambiamento dal vecchio al nuovo è accettato e auspicato, talvolta è ostacolato e ciò può creare diversi nodi da sciogliere, prima che possa emergere con successo la nuova gestione. Poiché in ogni caso il passaggio generazionale è inevitabile e cruciale per il futuro delle imprese alberghiere a gestione familiare, è lecito osservare e riflettere su come sta avvenendo, quali relazioni si evidenziano tra padri e figli, quale continuità e quali fratture emergono. Sulla base dell’esperienza diretta e dell’osservazione sistematica realizzata in centinaia di aziende (a gestione famigliare presenti da nord a sud nel nostro paese) negli ultimi dieci anni, mi è stato possibile individuare alcune emblematiche tipologie di passaggio generazionale nella gestione alberghiera, che ne riflettono la cultura, i valori, le risorse e i nodi problematici. Una forma di gestione familiare piuttosto comune alle generazioni più anziane è quella che si potrebbe definire “tirannica”, nella quale solo il padre “dittatore” ha il potere decisionale: al figlio non resta che scegliere se sottomettersi alla sua volontà o andarsene. Il governo dell’azienda è emotivo, passionale, autoritario e concentrato nelle mani del genitore che ha anzianità ed esperienza. In questo tipo di gestione è difficile che il figlio possa acquisire un ruolo di comando o un’area di autonomia e responsabilità fintanto che il genitore è in vita. Viene da chiedersi che cosa accadrà quando non ci sarà più il padre e il figlio rimarrà da solo a dirigere l’azienda? Sarà in grado di assumersi, tutte in una volta, quelle responsabilità che ora gli sono negate e alle quali non è abituato? Una seconda realtà emergente nelle gestioni alberghiere in cui manca tra genitori e figli una visione comune di obiettivi, strategie e metodi, è definibile come “l’eterna lotta”. I padri temono il progresso, l’evoluzione e i cambiamenti, si irrigidiscono sulle loro posizioni, le uniche che conoscono e che hanno dato risultati in passato. I figli, manifestando una tendenza che contraddistingue la maggior parte degli adolescenti, contrastano le idee dei genitori e, animati da fervore e passione verso il nuovo, li sfidano continuamente in una competizione senza fine tra vecchio e nuovo, tradizione e modernità, conservatorismo e innovazione. Quella che emerge è una guerra senza vincitori che porta solo ad un’enorme dispersione di energie per entrambi. C’è da augurarsi che questi giovani albergatori siano, un domani, in grado di guidare l’azienda e fare delle scelte basandosi su un’attenta analisi dei fattori esterni ed interni all’albergo, non solo su uno spirito di contraddizione parentale. Non meno critica, anche se meno conflittuale, è la soluzione che alcuni albergatori hanno realizzato e che possiamo definire “paternalistico-protettiva”, caratterizzate dall’avere sempre un atteggiamento troppo protettivo e tollerante con i figli, a tal punto da ritenerli incapaci di assumersi delle responsabilità e di svolgere compiti di rilievo. Un atteggiamento che li relega a semplici dipendenti dell’azienda e che ha pericolose conseguenze per il futuro. Cosa succederà, infatti, quando i figli dovranno, in un modo o nell’altro, rimboccarsi le maniche e gestire l’azienda senza poter contare su papà? Altro tipo di gestione, altrettanto discutibile, è quella “della distinzione sessuale”. Chi comanda è l’uomo. A lui spetta la gestione dell’albergo, mentre alla donna la responsabilità di cucina e camere. Se però il gentil 112 Management Ai genitori l’esortazione a far crescere e stimolare nei loro figli il senso di responsabilità per guidarli a un futuro di successo. Management 113 sesso è abile, può prendere decisioni, senza, però, rinnegare l’autorità degli uomini. Tutto sembra avere un ordine, quindi. Ma in questo quadretto, dove si colloca il genero? Recentemente si sta evidenziando anche un tipo di gestione alberghiera che rispecchia gli stili comportamentali delle ultime generazioni: la gestione che “può attendere”. I figli sono degli eterni adolescenti (avete presente il film di Pieraccioni “I laureati”?), pensano che ci sia sempre tempo per cominciare a lavorare, così, ancora mantenuti da papà e mamma, continuano a dedicarsi agli studi universitari, o magari a terminare un master. Insomma, appartengono ancora ad una dimensione giovanile priva di responsabilità, che fa ritardare il loro ingresso nel mondo adulto e, dunque, in azienda. In altri casi può invece accadere di osservare validissimi imprenditori (spesso industriali) che escludono i figli dagli affari più importanti dell’azienda di famiglia e, nell’ansia di garantire loro un futuro, decidono di regalare ad uno dei figli (solitamente al più debole, scolasticamente parlando) un albergo da gestire. È questo il caso della “gestione regalata”, appunto. Così facendo, il giovane si trova questo “dono” tra le mani, un lavoro che non ha cercato, un’azienda che non conosce e che potrebbe non sapere o non voler gestire. Ma le tipologie gestionali che contraddistinguono il non facile passaggio generazionale non finiscono qui. Quella della “delega apparente” è un’altra formula che, come dice la parola stessa, definisce un passaggio da padre a figlio solo virtuale. In realtà, essa nasconde, dietro questa fittizia trasmissione di responsabilità, il solito ruolo dei genitori come unici e veri gestori dell’azienda. I figli hanno di rado potere decisionale e la possibilità di assumersi determinate responsabilità, solo su questioni di scarsa rilevanza. Il più delle volte accade che i figli esprimano liberamente le loro opinioni ai padri, ma questi ultimi, pur dando loro ragione per evitare conflitti di qualsiasi genere, continuino a fare di testa loro. Altro spaccato della realtà che vede coinvolte le nuove generazioni è la cosiddetta “gestione del piccolo professore”. È questo il caso del passaggio gestionale dell’azienda di mamma e papà a giovani che hanno un brillante curriculum scolastico. Hanno studiato, hanno conseguito una laurea e frequentato master, unico loro neo è l’assenza di esperienze lavorative. Questi ragazzi si trovano adesso a dover concretamente gestire un’azienda e fanno ricorso a ciò che conoscono: le teorie. Il loro errore più comune è, quindi, di cercare di adattare la realtà al modello teorico (di marketing piuttosto che di management o di outsourcing) appreso durante gli anni di studio, anziché trasferire e adattare i modelli teorici alla realtà. Per usare le parole di K. Popper succede che “se la teoria non si accorda con i fatti, tanto peggio per i fatti”! Infine, fra i nodi di questo scenario, si ergono due tipologie di gestione alberghiera che appaiono più funzionali a garantire un futuro solido all’azienda. Una è la “gestione conquistata e meritata”, l’altra è la “gestione acquisita”. Vediamo di cosa si tratta. Nel primo caso, i figli hanno studiato, ma anche acquisito concrete esperienze di lavoro sia in Italia che all’estero. Dunque conoscono la teoria, ma hanno anche fatto esperienza sul campo, la classica “gavetta”. La pratica e una solida base culturale hanno, quindi, permesso loro di lavorare con serietà, flessibilità ed impegno, assumendosi la responsabilità di certe scelte. I nuovi imprenditori sono professionisti che guidano l’azienda con successo e, pertanto, si sono conquistati il ruolo di leader e il riconoscimento dei collaboratori. Inoltre, hanno il grande pregio di saper dirigere l’albergo applicando ai principi della tradizione, i nuovi fondamenti del marketing. Nel caso della gestione acquisita, invece, la famiglia è riuscita a separare affetti e lavoro, rapporti personali e professionali. Così, i genitori decidono di cedere le redini dell’azienda ai figli (che mostrano maturità e autonomia decisionale) attraverso la forma di una società di gestione. In questo modo la proprietà dell’albergo resta alla famiglia, mentre la gestione passa completamente ai figli, i quali, oltre ad avere responsabilità diretta sulla struttura, acquisiscono quote della società. Osservando come si manifesta il passaggio generazionale nella gestione delle imprese alberghiere, emerge dunque con evidenza che, nella maggior parte dei casi, il ruolo da protagonisti è dei genitori, mentre i figli, anche se adulti, sono spesso esentati o tagliati fuori dall’assunzione di responsabilità, prima fra tutte, quella di apprendere sul campo con impegno e dedizione la difficile arte di gestire un’azienda alberghiera. Sicuramente all’interno dei nuclei familiari non è facile integrare elementi 114 Management Management 115 della tradizione con l’innovazione e separare le relazioni affettive da quelle strettamente lavorative. Dove questo si verifica la famiglia è più unita e l’azienda è solida, i figli crescono professionalmente ed in tempi più rapidi riescono a prendersi responsabilità via via più grandi. Poiché tutte le imprese hanno bisogno delle nuove generazioni per sopravvivere, il consiglio rivolto ai giovani imprenditori è quello di acquisire un solido bagaglio di conoscenze teoriche e di esperienze pratiche per assumere gradualmente e consapevolmente un ruolo strategico all’interno della propria azienda alberghiera. Ai genitori, infine, l’esortazione a far crescere e stimolare nei loro figli il senso di responsabilità per guidarli ad un futuro di successo. 10 tipologie di passaggio generazionale nella gestione alberghiera: 1. Gestione tirannica 2. Gestione dell’eterna lotta 3. Gestione paternalistico-protettiva 4. Gestione della distinzione sessuale 5. Gestione che può attendere 6. Gestione regalata 7. Gestione della delega apparente 8. Gestione del piccolo professore 9. Gestione conquistata e meritata 10. Gestione acquisita do un momento di difficoltà, ma è altrettanto vero che, sebbene alcune opportunità siano effettivamente andate perse, ce ne sono altrettante ancora non colte, quindi, è tempo di superare le paure e mettersi in moto. Agli albergatori diciamo, quindi, che il loro mercato potrebbe essere molto cambiato negli ultimi due anni. Forse ci sono viaggiatori stranieri che non vogliono raggiungere nuove e vecchie località in aereo, e magari preferiscono guidare anche per molte ore di seguito. Bisogna scoprire le loro nuove esigenze e conquistare questi viaggiatori che si spostano in automobile o in pullman. Ciò significa che anche pubblicità e promozione devono adeguarsi al cambiamento, utilizzando nuove forme di comunicazione e privilegiando alcuni canali ad altri, per attrarre un pubblico differente. Inoltre, pensate alle nuove opportunità che offre il mercato italiano. È molto probabile che vi chiamino gruppi di turisti che avevano prenotato e poi disdetto all’estero: una grande opportunità per catturare e fidelizzare nuova clientela e incrementare i propri guadagni. Infine, l’aumento dei viaggi su gomma fa intravedere buone opportunità a ristoranti, alberghi ed attrazioni situate lungo i tratti stradali che portano alle località turistiche: per una famiglia è difficile fare lunghi tragitti senza fermarsi per una piccola pausa di qualche ora o di una notte. (Tratto da Hospitality News 2003) Come selezionare il consulente giusto (Tratto da Turismo d’Italia 2003) Davanti a una concorrenza sempre più minacciosa ed a un mercato ampio e in continua trasformazione, il mondo del business alberghiero diventa più competitivo. Rinnovarsi per crescere Noi che lavoriamo nell’industria dell’ospitalità abbiamo dovuto affrontare gli effetti negativi che lo shock per gli attentati terroristici, la guerra in Iraq e la Sars che hanno provocato sul mercato turistico e dei viaggi negli ultimi tempi. È evidente che gli operatori del settore stiano attraversan- Portare avanti un albergo, farlo crescere e mantenere alta la sua competitività, richiede oggi specializzazione un continuo aggiornamento su modalità e mezzi per realizzare prodotti e servizi che soddisfino il più possibile, gusti ed aspettative della clientela. Per questo aumenta la richiesta di consulenti competenti che aiutino e guidino l’albergatore nelle decisioni più opportune da prendere in tutti i settori dell’albergo. 116 Management Management 117 Nelle piccole e medie aziende, in particolare, molti operatori hanno dovuto rinnovare o perfezionare il loro tradizionale approccio gestionale, o si sono dovuti occupare anche di aspetti non sempre conosciuti dall’azienda (tecniche di reclutamento e motivazione dello staff, nuove tendenze in fatto di design, ultime novità in campo ristorativo, etc.) o, semplicemente, hanno sentito l’esigenza di trovare soluzioni in tempi rapidi e senza affidarsi a improvvisazione o alla sola esperienza personale. Del resto, la ragione principale per cui un albergatore dovrebbe rivolgersi a un consulente, è proprio di ottenere quel plus necessario per risolvere un problema, o cogliere al volo un’opportunità, dove sente di non avere le competenze sufficienti per agire da solo. Inoltre, accade di frequente che l’albergatore, pur essendo a conoscenza del problema, non sappia cosa la provochi. In casi del genere, un consulente esterno si dimostra la figura più indicata, perché ha l’esperienza necessaria per analizzare i fatti con obiettività, identificare ciò che ha creato il problema e raccomandavi le azioni da compiere per raggiungere i risultati sperati. In particolare il suo intervento è utile quando: 1. avete bisogno di un approccio oggettivo 2. vi manca esperienza specifica in una particolare area 3. avete bisogno di un esperto per raggiungere velocemente un risultato 4. avete bisogno di conoscenze approfondite su una situazione che si è verificata temporaneamente 5. avete bisogno di qualcuno con cui parlare in libertà e confidenza riguardo ad una questione delicata da risolvere. rio, il tempo e l’attenzione desiderati, ma se le vostre esigenze richiedono maggiore competenza e non sapete a chi rivolgervi, un consulente può essere comunque il canale giusto per accedere ad altre risorse e contattare aziende più grandi. Non limitatevi a chiamare solo una persona, ma selezionate almeno tre consulenti ed esponete il vostro problema. Descrivete la situazione in cui vi trovate, o i vostri obiettivi e chiedete come pensano di affrontare la questione. Si tratta di un colloquio a carattere confidenziale e non comporta obblighi da entrambe le parti. Analizzate i vantaggi che pensate possano scaturire da ciascun incarico e date agli interlocutori le informazioni necessarie perché vi facciano una proposta completa. Il primo contatto è ovviamente telefonico, ma è una grande opportunità per cliente e consulente di farsi un primo giudizio sull’altro: il consulente valuterà la situazione descritta dal cliente, mentre voi esaminerete le capacità analitiche della controparte. Attraverso questo colloquio, infatti, potete prendere in esame le domande che vi fa, se sono quelle giuste per centrare il problema, se il soggetto focalizza l’attenzione su obiettivi e risultati, se vi fa qualche promessa, se ve ne fa troppe o troppo poche, etc. Di solito il colloquio telefonico non è molto lungo. Un consulente preferisce affrontare certe questioni faccia a faccia, ma, per evitare incomprensioni, è bene chiarire subito se e quanto vi costerebbe un simile incontro. Dopo il colloquio telefonico, probabilmente vi farete già un’idea degli interlocutori, ma è ancora presto per prendere una decisione. Rimandate la scelta finale dopo l’analisi della proposta che chiederete a ciascuno di prepararvi. Una volta deciso affidarvi ad un professionista, ponete attenzione nella selezione del consulente più idoneo al vostro tipo di necessità. A questo scopo, prima di contattarlo, il consiglio è di avere chiaro l’obiettivo dell’incarico. Mettetelo per iscritto, servirà a chiarire i traguardi e gli obiettivi che volete raggiungere, sia a voi che al professionista incaricato, evitando inutili e pericolose incomprensioni. Generalmente per questioni di piccola entità, un solo consulente di una piccola azienda può dare l’aiuto necessa- Infine, una volta selezionato un consulente, ricordatevi di comunicare agli altri la scelta fatta, non solo perché è una questione di cortesia e di rispetto, ma anche perché potreste aver bisogno di loro in futuro e sicuramente giudicheranno questo comportamento serio e professionale. Quando analizzate ogni proposta, fate attenzione ai costi elencati dal consulente, necessari per adempiere all’incarico. Solitamente, nello stabilire un onorario, questi valuta tutte le spese che dovrà sostenere e che riguardano: i costi dei collaboratori coinvolti nell’incarico, i costi del viaggio 118 Management Management 119 Fondamentalmente, sono 4 i passi che un consulente dovrebbe compiere per svolgere un incarico con professionalità: ricerca, analisi, raccomandazione e implementazione. La fase della ricerca si basa su una serie di analisi compiute sull’albergo (in parte le informazioni sono date dal cliente stesso per la realizzazione della proposta) per valutare il tipo di problema da risolvere, o comunque la strada migliore per raggiungere l’obiettivo, che in questa fase, viene definito più nel dettaglio. La seconda fase è quella dell’analisi dei fattori che concorrono al problema. Il consulente stabilisce gli ambiti di intervento, sviluppa le alternative per risolverlo, definendo i tempi (una settimana, un mese, etc.), per verificare i progressi compiuti. Il terzo momento è quello in cui il consulente trova più soluzioni, ma raccomanda la più opportuna per lui, in accordo con il cliente: in un report che lui stesso consegnerà al cliente, stabilisce le modalità di intervento e cosa deve essere fatto da chi, come, dove e perché. Infine, la fase dell’implementazione consiste nel passare all’azione. Alcuni consulenti hanno per lo più un ruolo di supervisione e di responsabilità, affidando l’aspetto pratico ai loro collaboratori, mentre altri provvedono personalmente alle azioni da compiere. In ogni caso, una regola molto importante che denota serietà e professionalità del soggetto è che vi informi e aggiorni, attraverso incontri periodici, sulle azioni compiute e quelle ancora da attuare e, cosa ancora più importante, che chiarisca le sue motivazioni e cerchi sempre di essere in sintonia e accordo con voi. Il vostro ruolo è altrettanto fondamentale perché il rapporto con il consulente sia soddisfacente e possa portare ai risultati sperati. In alcuni casi la collaborazione dello staff è fondamentale per aiutarlo a lavorare meglio e più rapidamente. Per questa ragione è importante coinvolgere il personale, metterlo al corrente riguardo al problema e introdurre il consulente allo staff, precisando che ciascuno dovrà dargli supporto in caso di bisogno. Infine, una raccomandazione fate un buon uso del tempo, non coinvolgete il consulente più del necessario. Il rischio di diventare dipendenti da lui può essere molto costoso, oltre che inutile. Nella gestione e organizzazione di un’impresa alberghiera, a volte è inevitabile affidarsi a un professionista del settore che aiuti l’albergatore a trovare soluzioni specifiche o, semplicemente, vi consigli su possibili alternative organizzative o strutturali, strategiche per il successo dell’albergo. Selezionare il consulente giusto non è facile, ma è fondamentale per raggiungere nei tempi desiderati e senza inutili perdite economiche, risultati soddisfacenti. Diventa quindi fondamentale analizzare, fin dall’inizio, il comportamento e il tipo di approccio del soggetto al vostro problema, e instaurare un rapporto di cooperazione e fiducia reciproca, per lavorare serenamente e in maniera efficace. Se avete definito chiaramente il problema e selezionato il consulente giusto, lavorato con lui come in 120 Management (incluso pernottamento e pasti), mezzi e materiali di supporto utilizzati per realizzare il lavoro, spese generali d’ufficio. È bene precisare, tuttavia, che nonostante sia importante valutare l’aspetto economico, selezionare un consulente basandosi esclusivamente su questo è rischioso. Un lavoro eccellente vale una spesa considerevole, mentre uno scarso no. Nel selezionare un professionista, il consiglio è, quindi, di considerate fondamentalmente il suo approccio al problema, la sua capacità analitica, la fiducia e la serietà che ispira. In fondo è il risultato che conta! Una volta scelto il soggetto che si ritiene più idoneo per quell’incarico, si suppone che il vostro desiderio sia di creare un rapporto di fiducia e collaborazione reciproca, affinché l’incarico vada a buon fine senza perdite di tempo e di denaro. Il rapporto ideale è, infatti, quello dove ciascuno a ben chiaro il proprio ruolo e le proprie responsabilità, lavorando come in un team. Il ruolo del consulente dovrebbe essere, a questo proposito, di guida verso la risoluzione del problema, sarebbe, quindi, corretto che l’incaricato vi offrisse più alternative e raccomandasse quella per lui migliore. Management 121 Le strategie di marketing e di management alberghiero sono concentrate sempre più sul cliente e sugli elementi in grado di garantirgli un soggiorno rilassante e gradevole: un servizio flessibile e su misura per incontrare i bisogni dei clienti e appagare i loro desideri, personale attento e professionale, strutture e ambienti ispirati alle nuove tendenze che detta la domanda. A volte, però, non viene preso nella debita considerazione un bisogno basilare dell’ospite, quello di sentirsi sicuro, protetto assieme ai propri beni e oggetti di valore (auto, computer, cellulari, gioielli, etc.). È proprio da questa aspettativa che dovrebbe partire ogni tipo di progettazione interna ed esterna, o di ristrutturazione di una struttura alberghiera. La sicurezza dei propri ospiti è, infatti, condizione fondamentale per l’albergo che vuole offrire un’accoglienza di qualità e mantenere una reputazione decorosa, al fine di fidelizzare la clientela e garantire il suo ritorno. Secondo l’architetto americano Henry Wong, il modo migliore per rendere sicuro l’albergo è apportare una serie di interventi architettonici all’esterno e all’interno della struttura (dal parcheggio all’ingresso, dalla hall al ricevimento e agli ascensori, dai corridoi alle camere e agli uffici amministrativi), che migliorano la visibilità e il controllo del personale nei vari ambienti e l’aiutano a prevenire furti di varia entità in albergo. Vediamo, allora, di analizzare alcuni dei principali interventi strategici di architettura degli interni che, supportati dal corretto atteggiamento del personale, possono contribuire a prevenire l’ingresso di persone sospette in albergo o, comunque, a evitare che compiano dei furti. E lo facciamo partendo proprio dall’analisi delle tipologie di ladri che solitamente si aggirano in una struttura, in modo da consentire allo staff alberghiero di riconoscerli e identificarlo più facilmente. Bisogna distinguere tra semplici intrusi e veri professionisti. I primi girano di giorno, da soli. Sono persone che vestono bene e riescono quindi a confondersi con la clientela d’affari, ma scappano non appena si cerca di avvicinarli. Le cameriere ai piani hanno un ruolo strategico nella prevenzione di questa tipologia di furti che avviene solitamente nelle camere, perché, di tutto il personale, sono le poche ad avere la possibilità di notare chi si aggira per i corridoi. Per questa ragione, se durante il turno di pulizia si accorgono di qualche sospetto, non devono avere timori nel chiamarlo insistentemente. La reazione che provocheranno sarà, appunto, di fuga. Se gli intrusi agiscono con la luce del sole e tentano di agire indisturbati dove e quando possono, ma senza un obiettivo preciso, i rapinatori professionisti lavorano di notte, soli o con un complice seguendo un preciso piano. Quando scelgono un albergo, infatti, hanno sempre già individuato la “vittima”, da cui, con molta probabilità, sono stati attirati per l’auto, l’abbigliamento o i gioielli che aveva. I soggetti più colpiti da questi indi- 122 Management una squadra, condividendo obiettivi e soluzioni possibili, avrete grosse possibilità di realizzare i vostri progetti e raggiungere i risultati prefissati. Le azioni del consulente in 4 fasi fondamentali: 1. Fase della ricerca: alcune analisi sono già state fatte per realizzare la proposta. Una volta fatte queste analisi e accettata la proposta, il consulente definisce gli obiettivi e lo scopo dell’incarico più nel dettaglio. A questo punto scrive il report. 2. Fase dell’analisi: il consulente analizza i fattori che concorrono al problema e le aree di miglioramento, e sviluppa le alternative per risolverlo, dando dei tempi (una settimana, un mese, etc.), per verificare che ci siano dei risultati soddisfacenti. 3. Fase delle alternative possibili: il consulente trova più soluzioni, ma raccomanda quella per lui più opportuna, in accordo con il cliente. Successivamente, stabilisce cosa deve essere fatto da chi, come, dove e perché, in un report che consegna al cliente. 4. Fase dell’implementazione: una volta che il cliente ha condiviso le modalità di intervento e le soluzioni proposte, il consulente passa all’azione. (Tratto da Turismo d’Italia 2003) Il prodotto sicurezza La progettazione architettonica di un albergo nuovo o la ristrutturazione di uno esistente deve pensare alla sicurezza del cliente. Management 123 vidui sono solitamente gli anziani e le donne che viaggiano sole. Anche se non è sempre facile soprattutto negli alberghi di dimensioni medio-grandi, riconoscere i propri collaboratori e controllare la clientela che entra e si aggira in albergo aiuta lo staff a prevenire o smascherare questi malintenzionati. Vediamo, quindi, di descrivere alcuni dei principali interventi strutturali e i corretti comportamenti che consentono al personale di rendere più sicuro l’albergo nei confronti della clientela, oltre che di se stessi. Partiamo dall’esterno. Il parcheggio è il primo luogo in cui solitamente arriva il cliente che viaggia con la sua auto. Questo ambiente non sempre trasmette sicurezza agli ospiti, specialmente alle donne, che temono il rischio degli scippi a causa della scarsa luminosità. Perché, allora, non cominciare a renderlo più rassicurante e confortevole? Bisogna tener presente che, a differenza dei parcheggi pubblici, quelli in albergo si riempiono di notte! È evidente, quindi, che gli albergatori hanno una grande responsabilità nel garantire sonni tranquilli ai propri ospiti. Perché ciò avvenga, bisogna fare in modo che il parcheggio (o garage) sia ben custodito, ma che, nello stesso tempo, sia accessibile anche in assenza temporanea del parcheggiatore. Nel caso di un garage, è preferibile tinteggiare di bianco le pareti per riflettere il più possibile la luce. Se il garage è in fase di realizzazione, le travi in ferro sono preferibili ai muri perché facilitano la sorveglianza del personale, consentono una migliore visibilità e una maggiore illuminazione delle aree. A questo proposito, le luci devono essere collocate in alto nelle zone di sosta delle auto, non lungo i corridoi. i cartelli devono poter essere chiari e leggibili e collocati in punti visibili, per facilitare l’orientamento e la rapida uscita della clientela. Altri punti strategici per la sicurezza degli ospiti sono le porte e l’ascensore: per consentire una visuale chiara dall’altra parte, le prime dovrebbero essere costituite da pannelli trasparenti, mentre l’ascensore dovrebbe avere le pareti in vetro. All’ingresso dell’albergo, la presenza di un portiere rassicura la clientela e costituisce già una prima barriera ai malintenzionati, dato che consente di osservare attentamente il passaggio da e verso l’albergo. A questo bisogna comunque aggiungere due importanti precauzioni: limitare o ridurre il numero delle zone di accesso e di uscita dell’albergo e consentire l’ingres- so del personale alle entrate secondarie solo con chiavi elettroniche, che vanno custodite gelosamente. Che in albergo ci sia o meno un portiere, è comunque importante che il facchino e gli addetti al ricevimento salutino sempre l’ospite guardandolo negli occhi. Prestare sempre attenzione alle persone che entrano in albergo vuol dire abituarsi a riconoscere il cliente e a creare con lui un contatto visivo, che è uno dei componenti basilari del personale per far sentire l’ospite considerato e non un semplice numero di camera. Ma uno sguardo accompagnato dal saluto ha anche il potere di infastidire e creare disagi a chi a cattive intenzioni, perché lo fa sentire sorvegliato. È questo il motivo per cui nella progettazione del front office bisogna sempre fare in modo che la sua posizione sia strategica, vale a dire, tale da consentire agli addetti al ricevimento una visione chiara su più punti: l’entrata principale, l’ascensore, i bagagli dei clienti, l’accesso al ristorante... A volte, comunque, è lo stesso personale del ricevimento ad assumere involontariamente un atteggiamento inopportuno, che favorisce un ladro, anziché ostacolarlo. Pensate, ad esempio, alla facilità con cui chiunque si avvicini al banco possa conoscere il numero di camere del cliente che, in quel momento, sta facendo il check-in. Questo perché spesso i receptionist lo comunicano ad alta voce, senza tanta discrezione. Ebbene, è importante ricordare al personale che la privacy del cliente va protetta, quindi nessuno deve sapere il numero della camera di un ospite all’infuori di lui e dell’addetto al ricevimento. È questo il motivo per cui le chiavi magnetiche sono preferibili alle tradizionali in metallo, anche perché, quando se ne perde una, è difficile che venga sostituita insieme alla serratura. Ma negli alberghi che non dispongono di chiavi magnetiche, sarebbe, in ogni caso, opportuno scrivere il numero della camera su un foglietto di carta e consegnarlo, con molto riguardo, al cliente. Supponiamo che il ladro si sia infiltrato in albergo e sia riuscito a superare il banco del ricevimento. Con molta probabilità, proverà a dirigersi verso le camere. Una delle aree maggiormente esposte al pericolo, infatti, è quella dei piani, progettati, purtroppo, per avere più un aspetto esteticamente gradevole che una vera e propria funzionalità. Un corridoio con curve e inutili sporgenze, ad esempio, di sicuro favorisce il passaggio e la sosta di 124 Management Management 125 della clientela e prevenzione dei furti. È bene, quindi, formare il personale e non solo gli addetti alla sorveglianza, ad assumere un atteggiamento vigile, a comunicare maggiormente tra reparti e riconoscere la clientela d’albergo come i colleghi. A questo scopo sarebbe utile far indossare a tutto lo staff (soprattutto al personale di contatto) il badge con una foto di identificazione, in modo da permettere il riconoscimento da parte sia dei collaboratori che dei clienti. malintenzionati, mentre ostruisce la vista al personale e ai clienti. È invece preferibile un corridoio diritto, con l’ascensore in posizione equidistante dalle camere, per consentire a ogni ospite di raggiungerlo, o andare verso la propria stanza senza fare troppi passi. Provate a direzionare le luci dei corridoi verso la parete e non verso il centro del pavimento. Questo effetto spinge i clienti a camminare più vicini al muro, facendoli sentire più sicuri. Fra l’altro, l’illuminazione contro le pareti crea una migliore atmosfera, favorendo il contatto visivo tra gli ospiti. Poiché, come abbiamo detto, sono le camere gli ambienti più soggetti a scasso, è importante che le porte siano solide e che diano al cliente una sensazione di sicurezza. La prima cosa che fa un ospite quando arriva davanti alla sua camera, infatti, è osservare la porta. Se è resistente e con una buona serratura, il cliente avverte automaticamente che ovunque in quell’albergo potrà stare al sicuro. Una porta solida ha il cilindro della serratura (quando la porta non ha l’apertura con chiave elettronica) fissato con almeno 3 viti. Anche le camere comunicanti dovrebbero essere dotate di porte con una buona serratura. È, invece, compito del front desk effettuare un attento controllo delle chiavi dei clienti, per accertarsi che non vi siano intrusi. Inoltre, ogni porta dovrebbe essere dotata di spioncino con un’angolazione ampia da consentire una buona visuale all’esterno. Oltre alla porta, il balcone è l’altro punto dal quale si può accedere furtivamente all’albergo, specialmente se si trova in un centro urbano. La cosa migliore per rendere sicura la camera e non turbare la tranquillità degli ospiti, sarebbe applicare delle inferriate alle porte finestre, ovviamente in linea con lo stile e il design della struttura. Le finestre, invece, non dovrebbero mai potersi aprire del tutto, ma avere, ad esempio, un’apertura dall’alto per garantire comunque una buona areazione. Inoltre, la distanza ideale tra una finestra e la serratura di una porta finestra dovrebbe essere almeno 1 metro, per impedire a qualcuno di aprirla infilando un braccio attraverso la finestra. Questi sono solo alcuni dei più importanti accorgimenti strutturali da apportare nelle aree interne ed esterne all’albergo, necessari a garntire la sicurezza della struttura e dei clienti. Tuttavia, è importante ricordare che l’operato dei collaboratori resta fondamentale nell’azione di controllo La qualità ambientale per alcuni rappresenta ancora soltanto un insieme di oneri “a perdere”: condotte da elogiare certo, ma che, nel settore ricettivo, solo pochi fortunati con tempo e denaro a disposizione possono permettersi di compiere. In verità, nulla è più lontano di questo dalla realtà attuale. Inoltre, mentre la sensibilità ai problemi ambientali da alcuni operatori non è tenuta in considerazione quanto merita, è, comunque, radicata la tendenza al risparmio di denaro, così come la consapevolezza dei rischi che si corrono non rispettando alcune normative ambientali 126 Management Management Le aree in cui è necessario apportare interventi strutturali per la sicurezza dell’albergo: 1. Garage o parcheggio 2. Ingresso-hall 3. Front desk 4. Ascensori e aree pubbliche 5. Corridoi 6. Camere 7. Uffici amministrativi 8. Back of house (Tratto da Turismo d’Italia 2003) Alberghi sensibili al rispetto dell’ambiente 127 come quelle sui rifiuti speciali. Ci si dimentica allora che alla base del rispetto delle norme ambientali e di un’efficace riduzione degli sprechi, in ogni attività e contesto, c’è proprio l’eco-sensibilità: la volontà di limitare l’impatto ambientale delle attività umane, per tutelare le risorse ambientali e la cultura locale e, quindi, preservare nel futuro la qualità della vita e lo sviluppo delle stesse attività. Consapevoli, tuttavia, del fatto che qualsiasi attività umana genera effetti negativi sull’ambiente, l’obiettivo realistico delle condotte eco-sensibili non potrà essere l’eliminazione totale dell’inquinamento e dell’impatto delle attività legate al turismo, bensì la loro minimizzazione. L’eco-sensibilità deve andare oltre i bei proponimenti per tradursi in azioni coerenti, concrete e quotidiane, anche minime, che portano a molteplici vantaggi, il primo dei quali, per il settore ricettivo, è continuare a vivere del turismo, dal momento che spiagge e mari bistrattati, ad esempio, non sono certo mete turistiche invitanti. Un recente sondaggio dell’ISTAT evidenzia, inoltre, che, su 47 milioni e 50mila Italiani maggiorenni, il 71% gradirebbe che alberghi e strutture ricettive adottassero misure di salvaguardia dell’ambiente, e oltre il 50% valuterebbe l’adozione di misure per la tutela ambientale come un miglioramento della qualità del servizio offerto. Ma altri specifici vantaggi possono condurre le strutture alberghiere ad adottare azioni eco-sensibili, in primis il fatto che la loro realizzazione consente all’albergatore di conoscere meglio ed organizzare più efficacemente la propria azienda, sia riguardo agli aspetti strutturali che ai servizi offerti. Il miglioramento della qualità ambientale consente, dunque, al responsabile di una struttura ricettiva di controllare meglio l’operatività dell’albergo nel suo complesso, con una maggior consapevolezza su: - i punti critici e di forza nella gestione dell’hotel; - le strategie per un miglior controllo dei costi dell’azienda, con la possibilità di ottenere rilevanti risparmi economici attraverso la riduzione dei consumi; - la posizione dell’albergo nei confronti dei vari adempimenti legislativi ai quali è sottoposto (norme sulla sicurezza, sull’igiene e sull’ambiente); - gli strumenti per migliorare l’immagine del proprio albergo che, attra- verso una comunicazione credibile ed efficace, può riuscire a differenziare la propria offerta e acquisire maggiore visibilità sul mercato. Riguardo ai possibili risparmi economici legati all’utilizzo di risorse idriche ed energetiche, vi siete mai chiesti, ad esempio, quanti litri di acqua all’anno si sprecano per un rubinetto difettoso che perde una gocciolina al minuto? E quanta energia si consuma inutilmente se le cameriere ai piani durante le pulizie tengono aperte le finestre ed acceso il condizionatore? Controllando regolarmente l’andamento dei consumi sulle bollette e la lettura dei contatori, potreste identificare tempestivamente i difetti degli impianti e gli sprechi negli impieghi energetici. Pensate che tra le maggiori incidenze nei costi di gestione figurano proprio i consumi idrici ed energetici: con l’applicazione di procedure di monitoraggio e di minimizzazione dei consumi è possibile, quindi, ottenere risultati sia in termini economici, risparmiando sulle bollette, che ecologici, riducendo l’impatto ambientale nell’utilizzo delle risorse. Per rendere più efficienti i consumi idrici ed energetici, aumentando, dunque, l’attenzione verso la qualità ambientale, ma anche verso le vostre tasche, è possibile intervenire su diversi livelli. Potete optare per cambiamenti che riguardino impianti, strutture ed attrezzature: ad esempio, inserire aeratori nelle docce, aumentare il numero di contatori, acquistare i nuovi elettrodomestici verificando che appartengano alle prime classi d’efficienza energetica, isolare le pareti, etc. Gli interventi forse più semplici e vantaggiosi sono rappresentati tuttavia da nuove e più efficienti procedure di lavoro, attente al risparmio energetico ed idrico, in cui è possibile coinvolgere tutto lo staff. Azioni quotidiane, consapevoli e coerenti, che si tradurranno nel tempo in crescenti risparmi e in un aumento della qualità ambientale esterna ed interna all’albergo. D’altra parte i collaboratori (i clienti interni), proprio come la vostra clientela esterna, se adeguatamente informati e coinvolti sui programmi eco-sensibili dell’albergo, saranno sicuramente propensi a collaborare e leggeranno le nuove iniziative come la garanzia di un concreto interesse verso l’ambiente e, di conseguenza, verso il proprio benessere. Senza dimenticare, inoltre, che nella politica ambientale delle aziende rientra anche il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro, una garanzia in più per ospiti e collaboratori. Sono già tanti, soprattutto all’estero, gli alberghi che hanno trovato 128 Management Management 129 estremamente vantaggioso dedicarsi alla qualità ambientale, sia attraverso l’introduzione di poche e concerete nuove abitudini nella gestione del lavoro, sia grazie all’introduzione di una qualità certificata, come ad esempio nei “Green Hotel”. Perché la qualità ambientale in albergo? • È fattore importante per i turisti nella scelta delle destinazioni per le vacanze. • Massimizza l’efficienza del lavoro e riduce gli sprechi. • Migliora l’immagine dell’albergo. • Migliora la qualità dei servizi. • Contribuisce a salvaguardare le risorse locali e l’ambiente. • Incrementa i vantaggi economici (risparmi nei costi e possibili sovvenzioni). Carta verde dell’Hotel Botley Park (Southampton, Inghilterra) L’Hotel riconosce di avere una responsabilità, al pari di tutti i cittadini, nel ridurre al minimo il suo impatto ambientale. A tal fine questa azienda si impegna a: 1. Usare in modo responsabile ed efficiente le materie prime e ricercare tutti i modi possibili per conservare le risorse della Terra; 2. Minimizzare la nostra produzione di rifiuti e ridurre il nostro impatto ambientale favorendo il riciclaggio, il riutilizzo e il controllo dell’inquinamento; 3. Includere valutazioni di carattere ambientale nelle nostre decisioni di acquisto, privilegiando quei prodotti, servizi e processi che producono meno danni all’ambiente nel loro ciclo di vita; 4. Fare opera di sensibilizzazione sui problemi ambientali all’interno della propria organizzazione e, più in generale, nel contesto locale, nazionale ed internazionale; 5. Lavorare nell’industria del turismo per costruire un futuro ambientalmente sostenibile. Per rispettare questi impegni l’Hotel Botley Park ha realizzato un’analisi ambientale iniziale e attivato una sistematica e strutturata strategia a lungo termine che influenzerà tutte le decisioni. In albergo la qualità… si respira La maggiore sensibilità degli albergatori verso i principi di ecocompatibilità ambientale si esprime anche attraverso una crescente attenzione alla qualità dell’aria di camere e aree comuni. Ci riferiamo, in particolare, alla questione delle camere per fumatori, notevolmente in diminuzione rispetto a 10 anni fa, anche a causa delle ultime tendenze che osteggiano il vizio del fumo. A livello mondiale, la media delle camere per non fumatori supera, infatti, l’80%. Nonostante questi dati, ci sono ancora problemi legati al fumo. Innanzi tutto, essendoci meno stanze per fumatori, vi è una maggiore concentrazione d’uso delle stesse. Gli operatori alberghieri riferiscono, poi, che è più facile esaurire le stanze non fumatori, a causa di una maggiore domanda. È, quindi, necessario intervenire su più fronti: 1) Provvedere alla manutenzione delle poche stanze fumatori molto utilizzate; 2) Convertire le stanze fumatori in non fumatori in breve tempo; 3) Migliorare la qualità del lavoro delle cameriere ai piani, durante la pulizia di questi ambienti. L’attuale design alberghiero non sempre è studiato per risolvere tali problemi, perché in alcuni alberghi mancano finestre apribili che consentano un ricambio d’aria fresca e talvolta gli impianti di condizionamento sono lenti nel riciclare l’aria. Per superare queste limitazioni, diverse aziende hanno, quindi, realizzato prodotti che neutralizzano gli ioni di ammina e di zolfo, i maggiori responsabili del cattivo odore. Essi contengono, infatti, sostanze naturali che eliminano definitivamente le molecole di odore. In aggiunta, questi prodotti sono biodegradabili, dunque non tossici, o pericolosi per l’ambiente, e si possono facilmente spruzzare con normali nebulizzatori. (Tratto da Hospitality News 2003) (Fonte: Striving for excellence: Communicating Quality in the Hotel Industry-by International Hotel Environment Initiative) (Tratto da Hospitality News 2003) 130 Management Management 131 Quando il design si concilia con il budget operatori interessati alcuni consigli pratici sulle scelte di arredamento e di rinnovamento più opportune da compiere rispetto alla propria tipologia di albergo e al budget a disposizione. Gli albergatori italiani sono consapevoli di dover fare i conti con un mercato turistico più evoluto, esigente e disincantato rispetto al passato. Come sanno che continuare ad essere competitivi, conquistare nuove nicchie, incrementare i ricavi, richiede un maggiore sforzo di creatività ed inventiva, oltre ad un investimento economico e di tempo per riposizionare la propria struttura sul mercato, riqualificando i servizi verso vecchi e nuovi segmenti di clientela. A ciò va anche aggiunto che, nei prossimi anni, migliaia di alberghi italiani (soprattutto le strutture stagionali, balneari, lacuali o termali costruite tra gli anni ‘60 e ‘70) dovranno necessariamente essere ristrutturati, o più semplicemente rinfrescati, poiché hanno raggiunto un tale livello di obsolescenza da rischiare di finire fuori mercato. Per i proprietari di strutture medio-piccole, mi riferisco in particolare ad alberghi 3 stelle che hanno grandi potenzialità per differenziarsi dai competitor, questo vuol dire, in sostanza, trovarsi ad un bivio: da una parte non agire e, quindi, rischiare di essere tagliati fuori dalla concorrenza, dall’altra, rassegnarsi a dover affrontare ingenti spese di ristrutturazione, pur di non cadere nell’anonimato. Le soluzioni, a mio avviso, non sono così estreme. Sappiamo che molto spesso chi opta per la seconda scelta non ha punti di riferimento o esperienze con cui confrontarsi, fa fatica a trovare esperti di settore a cui affidarsi, o peggio, si ritrova con soluzioni di arredamento (costose!) non in linea con la struttura e il tipo di clientela ospitata. Ciò nonostante, la specifica esperienza di Teamwork in materia di consulenza alberghiera a livello nazionale, mi permette di affermare che, con l’aiuto di seri professionisti del settore, si possono realizzare interventi di ristrutturazione e di design mirati, anche disponendo di un budget moderato. A testimonianza di questo, voglio citare tre esempi di strutture alberghiere 3 stelle (l’Hotel Trieste di Rimini, l’Hotel Hamiltown di Cattolica e il Cristina Color Hotel di Bardolino, sul Lago di Garda) che, con la consulenza di Teamwork, si sono affidate con successo ad architetti competenti e hanno rinnovato l’albergo, raggiungendo un ottimo risultato in termini di posizionamento del prodotto. Riportiamo anche le interviste agli architetti che hanno seguito i lavori di ristrutturazione, per offrire agli Partiamo dall’Hotel Hamiltown di Cattolica. L’edificio è nato da un radicale intervento di ristrutturazione di una struttura anni ’60 ormai obsoleta, che ha coinvolto tutte le aree comuni, gli impianti e il mobilio. L’esigenza della famiglia Bilancioni, proprietaria dell’immobile, era, quindi, quella di rinnovare completamente la struttura, senza però stravolgerla e, in effetti, vi si respira volutamente un’aria anni ‘70. Su indicazione di Teamwork, che ha indicato una precisa scelta di riposizionamento nel mercato, la famiglia ha affidato l’incarico allo Studio Progettisti Associati di Rimini. In particolare, secondo uno dei tecnici che ha seguito il progetto, l’architetto Sergio Grossi, sono molteplici gli elementi da considerare prima di avviare un intervento di ristrutturazione. Nel caso dell’Hotel Hamiltown, insieme alla proprietaria e al consulente di marketing, si è partiti dall’analisi della location, del target di riferimento e dei prodotti e servizi da offrire, fissando il budget da mettere a disposizione. Nel pianificare il progetto, è stato basilare tracciare il percorso immaginario di ogni cliente, dal suo ingresso in albergo, in modo da progettare spazi e arredamenti che gli consentissero di muoversi senza ostacoli fisici e comunicativi. Qual è, dunque, il segreto per affrontare un cambiamento strutturale senza alleggerire troppo il portafoglio? “Ci sono dei costi che qualsiasi albergo deve sostenere in misura più o meno simile”, afferma l’architetto, “Pensiamo agli arredi fissi della camera (sommier, comodini, etc.) e alla manodopera. Sono spese che incidono sul budget a prescindere dalla qualità dei prodotti e dal lavoro svolto. Le uniche due variabili su cui si può giostrare e che possono incidere sulle spese in misura diversa, sono i tessuti e le lampade. Per far conciliare il budget stabilito con la qualità effettiva e percepita, un 3 stelle può, ad esempio, puntare su una molteplicità di tessuti e lampade che colpiscono il cliente, senza essere di materiale così pregiato da risultare particolarmente costosi”. In sostanza, poiché il livello qualitativo degli arredi di un albergo non è pari a quello di uso abitativo, il segreto sta nel puntare su dettagli capaci di esercitare 132 Management Management 133 sull’ospite una continua stimolazione intellettuale e sensoriale, attraverso colori, luci e tessuti particolari, ma non per questo costosi. “Ovviamente”, dice l’architetto, “è fondamentale servirsi di materiali e arredi funzionali, in grado di semplificare il lavoro di pulizia e manutenzione degli ambienti, che per l’albergo equivale ad un risparmio economico”. Fornitori Hotel Hamiltown: - Illuminazione: Ikea - Tessuti e confezione: Tappezzeria Walter Rossi - Rimini - Falegnameria: Arredamenti Pierotti - Urbino Il secondo caso è l’Hotel Trieste di Rimini. Abbiamo chiesto al Project Manager Marco Pignocchi (partner della Società Costruire Srl, con sede a Rimini), come ha seguito e coordinato il progetto, nel rispetto del budget prefissato. L’Hotel Trieste di proprietà di Benni Kalin Andrea, è stato completamente ristrutturato (i tempi di lavoro sono stati di 1 anno, circa) restando in conformità del budget prefissato (circa 950 mila euro). “Attenersi alla spesa prefissata è possibile”, sostiene il Dott. Marco Pignocchi, “solo realizzando inizialmente uno studio di fattibilità della struttura. Una volta stabilita con chiarezza l’identità che voleva assumere l’albergo e fissati i costi per ciascuna voce di spesa, si è potuti partire con la messa in opera del progetto, analizzando di volta in volta il budget a disposizione e calibrando ogni scelta in base a questo”. “Quando il portafoglio è ristretto”, prosegue Pignocchi, “è necessario ancor più distinguere e distribuire in maniera intelligente le risorse da indirizzare agli interventi non percepiti dal cliente (messa a norma impianti, antincendio, etc) e quelle inerenti agli interventi che incidono direttamente sulla percezione e soddisfazione degli ospiti (comfort, arredamento, luci, accessori, mobilio, etc.). Nel primo caso, è fondamentale non disperdere parti importanti del budget, si possono ottenere buoni risultati riducendo e semplificando le tecnologie applicate agli impianti, ovviamente nel rispetto delle normative e degli standard di qualità dell’albergo. Invece, nel secondo caso, le scelte vanno studiate dando precisi gradi di priorità: un intervento, che richiede una spesa consistente ma indispensabile, riguarda l’insonorizzazione delle 134 Management camere. Altro prodotto vitale per il benessere dei propri ospiti è il bagno. Consiglio, a tale proposito, di concentrare maggiormente le risorse economiche su un grande box doccia (90 cm o 80x120 cm), una specchiera ampia, rubinetteria di qualità e una buona illuminazione. Piastrelle e rivestimenti devono avere costi medio-bassi, anche perché, nel tempo, sono le cose che i clienti ricordano meno. Inoltre, grande attenzione va data a funzionalità ed igienizzazione di accessori, rivestimenti e arredamento del bagno”. E prosegue: “Nella camera, l’atmosfera avvolgente e un look originale sono dati fondamentalmente da particolari (la spesa elevata non determina automaticamente il risultato!) di luci, colori e tessuti, oltre che da letti comodi e spaziosi. Si può anche risparmiare con un mobilio che crei scenografia, ma non sia di materiale pregiato e particolarmente solido. Infine, se il budget non consente lavori importanti sulle facciate esterne, si può intervenire semplicemente ritinteggiando le pareti, magari enfatizzando la struttura di notte (come è avvenuto per l’Hotel Trieste) attraverso una buona illuminazione”. Fornitori Hotel Trieste: - Porte camere: SEAL srl - Sanbuceto (CH) - Porte bagni: LINEA INFISSI SISTEM srl - San Giovanni in Marignano (RN) - Finestre: NUOVA EMMEMME - Rimini - Sanitari: DURAVIT - Rubinetteria: HANSGROHE - Lavabi: TECNOMARBRLE - Illuminazione: DELTALIGHT, EGOLUCE, IKEA, SIMES, I TRE, VICTORIA, REGGIARI, FLOSS - Mobili camere e hall: LO STILE sas – Savignano sul Rubicone (FC) - Letti: VEFER spa - Complementi d’arredo: DIVANIA - Trento, ART ARTIGIANATO - Cattolica (RN), INDEL B - Pesaro, HOME, COLLECTION - Rimini, PROMOLINEA - Rimini, ADRENALINA - Cattolica (RN), IKEA Infine, ci spostiamo a Bardolino, al Cristina Color Hotel, di proprietà della famiglia Manetti. L’architetto Lino Rama, che ha curato look esterno e gli ambienti interni sostiene che è stato fondamentale dare un chiaro posizio- Management 135 namento all’albergo, prima di intervenire. A Teamwork, infatti, la proprietà ha affidato il compito di scegliere il nuovo nome della struttura e il riposizionamento sul mercato. Una volta trovato un filo conduttore (i colori), i lavori si sono concentrati su un unico obiettivo: conquistare il cuore degli ospiti, realizzando qualcosa di unico e di innovativo (ogni piano, infatti, è caratterizzato da una tinta diversa) e negli arredi (lampade e oggetti d’arredamento sono stati realizzati su misura per l’albergo). L’architetto Rama ci rivela che per realizzare interventi di design originali, di qualità ed a costi contenuti, ha disegnato personalmente i componenti delle camere (lampade, testate, accessori), delegandone la messa in opera ad squadra di artigiani. In questo modo l’albergo ha raggiunto il duplice scopo di personalizzare e rendere unici gli ambienti agli occhi degli ospiti, e risparmiare, perché acquistare prodotti di alta qualità da catalogo significa, ovviamente, dover sostenere costi più elevati. “Atmosfera, luce, colori, sono sostanzialmente gli elementi che rendono particolare un albergo”, dice l’architetto. “Ed è su questi che ci siamo basati, realizzando, ad esempio, ampie vetrate per un’illuminazione diurna costante, sfruttando il privilegio della specifica collocazione del Color Hotel sul Lago di Garda, mentre per l’illuminazione notturna ci siamo serviti, ad esempio, di lampade a luce dinamica, lumi fluorescenti che creano giochi di luci ad effetto”. Fornitori Cristina Color Hotel: - Moquettes: EGE /STILINTERNI - Tendaggi: ATMOSPHERE - Letti: MAXITALIA /COMSA RIPOSO - Porte: SERRAMENTI OMETTO - Serramenti: PVC INTERNORM Italia - Serramenti alluminio: BRAGANTINI /ALUK - Sanitari: VILLEROY BOCH - Vetreria: MENDINI - Piastrelle: MARCA CORONA 136 - Rubinetteria: HANSA - Mobili camere: LEMA ITALIA - Poltrone/Divani Letto: BK ITALIA - Pavimento in legno: TE.MA - Sedie/poltroncine: CABAS - Arredo parti comuni: IFAS - Arredo Uffici: BIN ARREDA - Illuminazione: NOVALUCE / NEMO ITALIANALUCE - Pavimentazione: EUROPORFIDI - Sedie: DEDON - Arredi Esterni: ARVEN /AZZOLINI Management Questi sono, dunque, alcuni preziosi ed utili consigli dei professionisti del settore che hanno realizzato i tre interventi di ristrutturazione adattando la scelta di soluzioni, materiali e arredi alle esigenze dei singoli casi. (Tratto da Suite 2003) Alberghi tra antico e moderno Differenziarsi significa offrire qualcosa di diverso dagli altri, ma per riuscirci, occorre avere gusto, inventiva, capacità di anticipare le mode e soprattutto volontà di assecondare i gusti della clientela. Così, possiamo trovare sia alberghi futuristi, con tecnologie all’avanguardia in camere dotate di ogni comfort e dai materiali estremamente innovativi, sia strutture che rievocano la tradizione e ripropongono ambientazioni del passato. Vi offriamo due esempi che riflettono, pur nella loro diversità, la medesima esigenza di colpire l’ospite con un’atmosfera ed un’accoglienza uniche. L’Hilton Garden Inn di El Segundo, negli Stati Uniti è il classico esempio di albergo del futuro, vera e propria celebrazione del progresso e della modernità. Entrando in camera, ad esempio, gli ospiti trovano TV al plasma 42 pollici, lettore di DVD e CD, un secondo schermo più piccolo a cristalli liquidi e un sistema di sicurezza che utilizza le impronte digitali per la chiusura e l’apertura della porta. Non è finita qui. I clienti possono regolare a distanza le luci e la temperatura della camera, aprire e chiudere le tende, controllare tv, radio e lettore DVD e rilassarsi su una poltrona con massaggiatore incorporato. Ancora, la testata e il fondo del letto king size si possono alzare ed abbassare con un telecomando posto da entrambe le parti, in modo da permettere all’ospite sia di stare seduto comodamente che di tenere sollevate le gambe per una migliore circolazione del sangue. Sicurezza e privacy dei clienti vengono garantite da una telecamera e un microfono che permettono all’ospite di vedere e parlare con chiunque sia all’esterno della stanza, prima di aprire la porta. Inoltre, basta il tocco di un dito per sbloccare la cassaforte, mentre spegnendo le luci con il tele- Management 137 Fatta eccezione per coloro che si trattengono in albergo solo poche ore e purché l’albergo sia nella loro stessa città, chiunque viaggi porta sempre con sé una valigia. Eppure, inspiegabilmente, le camere d’albergo dedicano ai bagagli uno spazio davvero angusto. Rassicurati dalle stime secondo cui mediamente le persone trascorrono fuori casa al massimo un paio di notti, gli albergatori tralasciano le esigenze di tutti coloro che invece fanno viaggi più lunghi o che portano con sé un buon numero di effetti personali. Così questi ultimi devono arrangiarsi, aprendo le valigie per terra o sul letto (stendiamo un velo pietoso sull’aspetto igiene). Il disagio per questi clienti rischia però di trasformarsi in un danno anche per gli alberghi: le valigie vengono spostate in continuazione, aperte in posizioni precarie, magari il primo tentativo viene fatto aprendole sui porta-valigie (quelli pieghevoli in tessuto sono ancora più instabili) da cui cadono rovinosamente, rigando il muro o segnando la moquette. Così il cliente si innervosisce, la sua valigia si rovina, i suoi oggetti personali si spargono per la stanza, gli arredi si sciupano. Decisamente non è un gran bell’affare. Per gli albergatori, il cliente ideale dovrebbe arrivare tenendo le mani in tasca: non avrebbe bisogno del facchino, la stanza resterebbe perfettamente in ordine, non ci sarebbero rischi di furto in camera. Chi si azzarda ad arrivare carico di bagagli presto deve pentirsene amaramente. Guai soprattutto a chi viaggia con una capiente Samsonite! Solo l’idea di dover sistemare una valigia di questo genere su quelle specie di piccoli strapuntini che presuntuosamente si definiscono dei porta-valigie fa venire mal di schiena. Anche quelli più robusti hanno misure inadeguate e, se realizzati con tubi di metallo, sono addirittura scivolosi. Con questi ultimi il risultato è certo: se la valigia è di quelle rigide, non appena viene aperta puntualmente guizza via, veloce e agile come un pesciolino. Non è finita. Sempre secondo le stime effettuate, il 99,9% dei viaggiatori non disfa le valige. Ancora una volta rasserenati da questi risultati, gli albergatori hanno ridotto al minimo gli appendiabiti negli armadi: il numero è davvero esiguo, sono disposti disordinatamente (tutto dipende dal senso estetico dell’ospite precedente), alcuni sono in cattive condizioni, altri di diversa provenienza. A onor del vero, non tutte le camere presentano armadi in queste condizioni e non è impossibile trovare appendiabiti tutti uguali, anche con il logo dell’albergo, riordinati, in numero sufficiente. Ben più difficile però è avere tipi di attaccapanni diversi: per i pantaloni e, soprattutto, risorsa davvero scarsissima, quelli per le gonne, dotati di pinze laterali, per trattenerne i bordi superiori. Spendiamo due parole anche per il bagno? Come si fa a pensare che quei pochi centimetri di spazio siano sufficienti per sistemare gli effetti personali degli ospiti? Se poi si tratta di famiglie con bambini. Fortunatamente, i clienti sono abituati e risolvono il problema a modo loro: la valigia resta per terra sotto lo scrittoio, le sacche sulla poltrona (i cui rivestimenti sicuramente non godono), i beauty-case appoggiati sul panchetto del bagno, sul bordo della doccia o direttamente dentro il lavandino. 138 Management comando, la camera si illumina come un planetario, regalando all’ospite una sensazione unica tra sogno e fantascienza. Il bagno ha la seduta del wc riscaldata, lo specchio antiappannamento e la doccia computerizzata a 5 effusori. Quasi agli antipodi è, invece, il Sas Benas, a Santu Lussurgiu in Sardegna, l’albergo cosiddetto diffuso, che si estende, cioè, in orizzontale e si trova in un centro storico, con camere dislocate in diversi edifici storici, ma vicini, mentre un unico ambiente poco distante racchiude ristorante e ricevimento. Questo tipo di albergo nasce dall’idea di favorire la conoscenza di luoghi e borghi di interesse storico-artistico, valorizzando vecchi edifici chiusi e non utilizzati, sempre nel rispetto e nella tutela delle bellezze architettoniche e dell’armonia dell’area in cui sorgono. La struttura è ideale per chi ama soggiornare in un ambiente intatto, genuino ma raffinato, dove non si trovano particolari servizi di lusso, ma un’accoglienza attenta ai piccoli piaceri della tradizione, come la degustazione di prodotti gastronomici del territorio e dei vini locali, conservati nella ricca cantina dell’albergo. (Tratto da Hospitality News 2003) Che impresa sistemare il bagaglio in camera! Management 139 Buon soggiorno a tutti! (Tratto da Hospitality News 2004) I nuovi manager secondo la “legge di Sutton” Se il messaggio arriva da Harward (University, per intendersi) e dall’omonima “Business Review”, forse è il caso di riflettere. Per coloro che ancora non la conoscono, si tratta della rivista tra le più rappresentative ed autorevoli al mondo a trattare di affari ed economia. Nasce dall’ambiente universitario e i più (quelli che contano) la considerano la miglior scuola d’America nel formare nuove leve del business. Al suo attivo vanta generazioni e generazioni di general manager. A tale proposito, una lista di 20 interessantissime proposte per l’economia del futuro sono state enunciate, nell’ultima pubblicazione della preziosa rivista, da una lunga serie di personaggi illustri che elargiscono consigli utili a piene mani. L’elenco dei suggerimenti di qualità è interessante e dettagliato, ma il punto che attira la maggiore attenzione è il numero 7, partorito dalla mente del professor Robert Sutton, del “Centro Studi per il lavoro e la tecnologia” dell’Università di Stanford. Il docente sostiene che l’arma vincente per il futuro delle aziende (ivi comprese quelle alberghiere) sarà interrompere, ostacolare, intralciare la carriera degli… “asshole”, termine scurrile che, senza entrare nella traduzione letterale, dà l’idea di una persona sgradevole, boriosa, piena di sé, decisamente insopportabile (insomma, un vero str…). Per il professor Sutton l’idea rivoluzionaria sarà proprio limitare il potere decisionale e direttivo di questi personaggi dall’influenza negativa. Narcisisti, egoisti, egocentrici, maleducati, vendicativi e facili all’ira, influiscono in modo terrificante sull’ambiente di lavoro distruggendo dinamiche di servizio, generando un clima di timore, stroncando sul nascere l’iniziativa dei collaboratori e altro ancora. I personaggi in questione sarebbero dei soppressori di talenti (meglio stupidi che ubbidiscano, che intelligenti che si oppongano): ostacolando la produttività e frenando la crescita profes- 140 Management sionale aziendale, risulterebbero un vero handicap per l’azienda. Spesso gruppi di lavoro solidali, volenterosi, efficaci ma isolati, costituiti da persone di talento, organizzatori, fantasiosi, potenzialmente dediti e disponibili, vengono affidati ad uno di questi personaggi. La sua influenza negativa e distruttiva disgrega la solidarietà del gruppo e ne mina la fiducia, anche attribuendo a se stesso meriti che non gli appartengono e scaricando sui sottoposti colpe di risultati negativi. La superbia è il miglior pregio che egli esprime, mantenendo il suo staff in condizioni di inconsapevolezza e mancanza di conoscenza. Attenzione però! Il pericolo formazione è alle porte e minaccia di disgregare il suo dominio! I proprietari d’albergo, i presidenti, i direttori generali e gli amministratori delegati, ora che conoscono la “legge di Sutton”, dovrebbero rifletterci sopra. I capi tutto d’un pezzo, raddrizzatori d’esperienza o vocazione che assumerete o promuoverete, costituiscono, infatti, un vero pericolo di implosione del valore che volete dare alla vostra azienda. Le persone aperte, empatiche, elastiche, che si muovono con stile e diplomazia, generalmente sono più efficienti ed utili, sono le vere cultrici della “membership” (che preferiscono al tradizionale concetto di leadership), credono nel valore aggiunto delle risorse umane, le sanno posizionare nel posto giusto e al momento giusto, generando un clima di fiducia e collaborazione. Fate valere la legge di Sutton! (Tratto da Hospitality News 2004) Il minibar redditizio Proprio per la sua funzione, un frigorifero, anche piccolo, quando è sguarnito diventa assolutamente triste e davvero brutto a vedersi. Esistono ancora degli albergatori (perfino tra coloro che sono effettivamente attenti al cliente) che reputano il minibar un’inutile seccatura, un ulteriore aggravio nelle procedure dei camerieri, una pura fonte di costo. Sono convinti che i loro clienti non l’utilizzino correttamente, preferendo lasciare intatti i prodotti offerti per rifornirlo con alimenti propri acquistati Management 141 fuori. Così alcuni operatori, poco saggiamente, hanno deciso di eliminarlo, mentre altri, “più accomodanti”, lo lasciano vuoto, comunicando ai clienti di fare richiesta direttamente al bar dell’albergo di ciò che desiderano trovarvi. È difficile considerare come segno di ospitalità l’accoglienza ad un cliente quando gli si nega un semplice bicchier d’acqua all’arrivo. Anche trovandosi in una camera pulita, nuova, piena di optional, insomma quasi perfetta, basterebbe vedere l’espressione del suo volto se, aprendo il minibar, lo trovasse assolutamente vuoto. Tra l’altro, proprio per la sua funzione, un frigorifero, anche piccolo, quando è sguarnito diventa assolutamente triste e davvero brutto a vedersi. Invece di rifiutare un sorso d’acqua ai clienti, sarebbe opportuno pensare al minibar come a un servizio indispensabile: pensiamo solo a chi deve conservare medicinali, prodotti dietetici, pappe o latte per neonati. Inoltre, se ben gestito diventa un’interessante fonte di guadagno. Eppure, esiste questo strano rapporto di amore-odio (o forse più di odio-amore) da parte degli albergatori per tale strumento, che li rende sospettosi sia nei confronti dei clienti (che “si dimenticano” di pagare le consumazioni al momento del conto) che del personale (che non controlla perfettamente e che a volte sottrae anch’esso prodotti destinati al minibar). La questione sostanzialmente è la seguente: occorre stabilire se considerare il minibar una fonte di costo, quindi da gestire come uno dei tanti servizi da offrire ai clienti; una spesa da ripartire sul numero di presenze; una fonte di ricavo, e allora ci si attiverà per renderlo tale, creando una serie di condizioni che spingano il cliente a consumare. Se la vostra scelta è la n. 2 (e ce l’auguriamo), occorre per prima cosa rimuovere quegli ostacoli che gli stessi albergatori pongono e che limitano o addirittura annullano l’efficienza di questo importante servizio. Ecco quali sono i principali motivi per cui i clienti non consumano dal minibar. estate che in inverno, al mare, in montagna o in città, ecco apparire le solite noccioline, il crodino, l’aranciata, gli alcolici formato mignon. Potremmo dire a occhi chiusi, senza timore di sbagliare, cosa c’è esattamente in tutti (o quasi) i minibar degli alberghi italiani. Eppure, se gli ospiti sono famiglie con bambini, giovanissimi, clientela d’affari o anziani, sicuramente i consumi cambieranno. La qualità dei prodotti Se i prodotti sono sempre i soliti e magari vicini alla scadenza o addirittura fuori tempo massimo ben pochi proveranno la minima attrazione a consumarli! Anche marche sconosciute o sottomarche non sono generalmente apprezzate dai clienti. Attenzione alle bevande apparentemente sigillate che il cliente precedente ha consumato solo in parte e aggiustato con dell’acqua. La quantità offerta e la presentazione Un minibar semi sguarnito, con pochi prodotti e posizionati senza attenzione, non invoglia. Diverso è il risultato quando aprendo lo sportello appare una buona scelta di prodotti, freschi, di marca, ben posizionati in base alla tipologia e con le etichette rivolte all’esterno. Il prezzo Questa è la nota più dolente! Ci sono poche scuse: i prezzi del minibar sono alti in misura irragionevole. I prodotti di più largo uso (come l’acqua!) andrebbero offerti addirittura gratis, mentre tutti gli altri a dei prezzi decisamente più contenuti, o comunque inferiori a quelli del bar interno. La tipologia dei prodotti Chi si sforza per offrire servizi diversi a clienti diversi, perché si arena quando si tratta del minibar e propone sempre gli stessi prodotti? Sia in La manutenzione della macchina Un minibar esteticamente brutto, vecchio, rumoroso, poco pulito, non aiuta a vendere. Per raggiungere l’obiettivo c’è chi l’ha realizzato a vista, con lo sportello trasparente in modo da mostrare il contenuto prima ancora di averlo aperto. È chiaro che l’interno dovrà sempre essere ben pulito e perfettamente in ordine. Un’altra barriera ai consumi è l’altezza: le macchine sono sempre troppo basse e per aprirle occorre piegare la schiena; 142 Management Management 143 alzandone il livello, la maniglia si troverà alla giusta altezza, agevolando (e invogliando) l’apertura. Offriamo ai clienti ciò che desiderano e ad un prezzo accettabile e loro acquisteranno più volentieri. Se aspettate famiglie con bambini, rifornite il vostro minibar con prodotti adatti per i più piccoli, ad esempio merendine di marca, tipo Kinder, yogurt e succhi di frutta, cioccolata, coca cola senza caffeina, l’immancabile Nutella. Ponete accanto al minibar un cesto con prodotti da forno confezionati (biscotti, cracker, fette biscottate) e panini morbidi per preparare piccoli spuntini. Se volete dare un benvenuto speciale ai vostri piccoli ospiti esistono gli spumanti apposta per i bambini. Generalmente li assaggiano appena, ma l’idea li entusiasma totalmente. Infine, se si tratta di bimbi piccoli, mettete a disposizione lo scaldabiberon. Perché non chiedere direttamente alle famiglie, al momento della prenotazione, se all’arrivo desiderano trovare del latte fresco nel minibar e di quale marca? Spesso le mamme devono portarlo con sé nella borsa termica o affrettarsi a comprarlo appena arrivano, prima che i negozi chiudano... sperando che non sia un giorno di festa o di riposo. Se si tratta di ospiti di una certa età apprezzeranno di più vino e prodotti della tradizione locale, mentre alla clientela d’affari che magari deve lavorare fino a tardi potreste proporre toast (con tostapane) o tartine confezionate, pane in cassetta (confezionato già tagliato di marca), salumi, vino e qualche birra. Come sono i bicchieri? Come vengono puliti? Per maggiore sicurezza fornite quelli usa e getta sigillati, riservando quelli di vetro a clienti di particolare riguardo. Questi ultimi non potranno mancare se avrete preparato in camera per l’ospite una bottiglia di vino pregiato. Non riempite eccessivamente lo spazio a disposizione, in modo che i clienti si sentano liberi di inserirvi prodotti personali. Anzi, nel listino prezzi del minibar spiegate loro che potranno utilizzare il minibar anche per conservare alimenti propri. Finalmente non vedremo più ospiti che al rientro in albergo nascondono i loro acquisti perché si sentono quasi dei malfattori! Per essere certi del risultato, dovrete spiegare al personale che se ne dovrà occupare come dovrà fare. Per maggiore semplicità, le prime volte 144 Management riforniteli voi personalmente e fotografateli. Quindi mettete le foto nel back office e comunque a disposizione del vostro staff in modo che sappiano esattamente che cosa vi aspettate da loro. A proposito di listino prezzi: sicuramente è possibile effettuare dei miglioramenti, rendendolo meno austero e impersonale, utilizzando colori e rinnovandolo spesso in modo che risulti sempre pulito, fresco di stampa. Ogni tipologia di clientela potrebbe avere il suo listino prezzi realizzato con uno stile e un elenco di prodotti su misura. Iniziate sempre con una breve frase di benvenuto, spiegate che avete rifornito il minibar con ciò che pensavate potesse soddisfare il vostro cliente ma che naturalmente siete pronti ad apportare tutte le variazioni che egli stesso richiede. Se avete proposto prodotti della gastronomia locale, date una breve spiegazione, inserite un piccolo aneddoto che sia collegato al prodotto stesso, suggerite il modo e il momento migliore per consumarlo. Lasciate infine uno spazio per i suggerimenti o il giudizio dell’ospite. Un ultimo, importante consiglio: ricordate che l’acqua non dovrà MAI mancare, valutando se sia il caso di offrirla in omaggio. In questo modo, tra l’altro, invoglierete i clienti ad aprire il minibar e a consumare anche il resto. Rifornite il minibar con intelligenza: ad esempio, se vi accorgete che il vostro cliente consuma solo acqua naturale e in abbondanza, aumentatene le quantità ma eliminate le bottiglie di acqua gassata. In generale, fate attenzione alle preferenze dei vostri clienti e adattate i prodotti ai loro gusti (sostituendoli oppure aumentando o riducendo le quantità). Non può vendere chi non fa vedere, toccare, odorare e naturalmente assaggiare. Stimolate i sensi! (Tratto da Turismo d’Italia 2004) Curiosità Cosa fanno i turisti quando sono in camera? Secondo Orbitz, grande agenzia di viaggi on line statunitense, il 52% degli Management 145 americani in vacanza una volta in camera ha dei comportamenti che di solito non terrebbe mai a casa propria come: • buttare gli asciugamani per terra • usare un numero di asciugamani molto più elevato del necessario • mangiare a letto • lasciare la tv accesa quando esce • utilizzare la pay-tv • fare il bagno al posto della doccia Sicuramente le festività natalizie per molti di noi sono state l’occasione per prendersi una pausa, per fare un po’ di relax e magari anche il pretesto per scoprire (o meglio, riscoprire) un momento importante e piacevole della vita che abbiamo abbandonato insieme alla nostra infanzia: la pennichella pomeridiana. Il riposino è una delle cose che odiano di più i bambini: ogni giorno, costretti ad andare a letto, hanno la certezza matematica che mai e poi mai riusciranno ad addormentarsi... e regolarmente, dopo pochi minuti, crol- lano. Al risveglio, trascorsi i primi momenti di stordimento, necessari per riappropriarsi della realtà, si ritrovano pieni di energia, con tanta voglia di fare, correre, giocare, inventare nuove attività. Crescendo, quella magica pausa rigenerante viene divorata in fretta dai ritmi velocissimi della vita e dell’attività lavorativa. Il week-end è un lasso di tempo troppo scarso per riuscire a rallentare la corsa, così spesso ci si ritrova annoiati, perché impreparati a gestire un tempo svuotato dagli impegni, tanto che molti di noi continuano a lavorare, con l’unica differenza di ritrovarsi seduti sul divano di casa piuttosto che alla propria scrivania in ufficio. A forza di correre e scapicollarci, però, sentiamo davvero il bisogno di decelerare e - come ho letto in questi giorni su un paio di interessanti articoli apparsi in un settimanale - “di vivere con ritmi meno veloci, per ridare una dimensione umana al tempo e allo spazio”. La nostra è una società “malata di sonno”: pare infatti che oggi si dorma quasi due ore in meno rispetto al secolo scorso. Secondo i ricercatori di Harvard, un pisolino di 15/30 minuti al giorno è fondamentale per ridare energia alla mente; si pensi che negli Stati Uniti (ma non solo lì!) la mancanza di sonno incide sulle imprese nella misura di oltre 100 miliardi di dollari l’anno per produttività perduta, congedi per malattia, spese mediche e danni alla proprietà o agli ambienti. Il noto sociologo De Masi afferma che l’overtime, ovvero l’abitudine di prolungare l’orario di lavoro molto oltre il necessario, “distrugge non solo la creatività, ma anche la vita famigliare e la crescita personale”. Egli quindi propone di riappropriarsi del tempo libero impiegandolo in un ozio creativo (quello che, lontano dallo stress, produce le idee migliori, che si traducono in proposte vincenti in ogni campo), ben distinto dall’ozio dissipativo (che distrugge e non produce idee). Quante volte le nostre idee migliori sono nate proprio di notte, a letto, nel dormiveglia… Ma perché vi dico tutto questo? Perché questo bisogno di lentezza e di momenti di pausa, indispensabili per ridarci energia, può trasformarsi in un’occasione per la nostra offerta ospitale che dovrà concentrarsi su letti fantastici, riposo grandioso, relax imperiale. Già alcune grandi aziende (ci sono degli esempi in Spagna e in Giappone) 146 Management Gli albergatori sanno che non sono solo gli americani ad assumere questi atteggiamenti, ma sono abitudini comuni un po’ a tutti i turisti A questi potremmo aggiungerne anche altre: lasciare la finestra aperta con l’aria condizionata accesa, non spegnere le luci quando escono, inondare il bagno quando fanno la doccia, aprire tutti i flaconconi e le saponette del courtesy service, stare sul letto con le scarpe, appoggiare i cuscini per terra, lasciare gli asciugamani bagnati sul letto. Si dice che un frequent traveller si riconosce per il fatto che anche quando è a casa continua a buttare gli asciugami per terra. Chissà se sua moglie ha la stessa pazienza degli albergatori… (Tratto da Hospitality News 2004) Elogio della lentezza Management 147 Me lo sento ripetere spesso dagli albergatori. Sono d’accordo con loro: una volta offrire ospitalità era senza dubbio più facile. Non sto parlando del secolo scorso, ma di qualche anno fa, 10, forse 15. E a pensarci non sono poi tanti, poteva essere il 1990. I miei amici albergatori di oggi in genere sono gli stessi di quel periodo. Bastava una camera pulita e gradevole, una cucina saporita e abbondante, il carattere ospitale dell’albergatore e, per chi voleva eccellere, la piscina e qualche attenzione ai bambini. Anche allora si parlava di qualità, ci si riempiva la bocca con questa parola e la si raggiungeva con poco: una bella letterina di benvenuto, qualche cuscino colorato sul letto e magari, sotto, il tegolino con la scritta “Ciao! Qui sotto abbiamo già pulito!”. E il cliente era contento, piacevolmente sorpreso. Then, the evolution began, l’evoluzione ebbe inizio e ben presto tutto questo è diventato poco, troppo poco. Ci accontentavamo di una vasca da bagno, poi siamo passati ad una vasca idromassaggio e oggi ci aspettiamo un centro benessere con tutti i crismi; il tv color 15” in camera era già un plus, oggi deve essere di almeno 21” e non ci sorprendono schermi al plasma con canali satellitari e sistemi integrati che permettono una vasta scelta di film e l’accesso ad Internet; il telefono era un telefono, oggi grazie al VoIP offre la possibilità di fare chiamate internazionali a costi risicati… e naturalmente l’accesso ad Internet in camera è la norma, preferibilmente wireless, facile, veloce, sicuro. L’albergo di ieri si proponeva come “la casa lontano da casa”: confortevole, comoda, accogliente. Oggi il cliente si aspetta che lo sia la sua camera: sempre confortevole, comoda, accogliente, ma soprattutto multiaccessoriata, sicura per sé e per i suoi effetti personali (portatile e cellulare in primis), personalizzata, hi-tech, con room service a tutte le ore o quasi. E poi, soprattutto, chiede emozione. Già. Non si accontenta di essere soddisfatto, quello è il minimo che si aspetta quando sceglie un albergo e ne paga la tariffa. Quello che cerca è un’esperienza unica, è la creazione di un legame, di una relazione emotiva tra lui e noi. Il nostro obiettivo, allora, non è più soddisfare, ma emozionare. È questo ciò che innesca nell’ospite il desiderio di tornare, che lo porta a diffondere la conoscenza della nostra ospitalità. Ricordiamoci che il cliente che parla bene di noi non è una persona altruista, non si sforza per ringraziarci, ma si fa del bene: la sua è una scelta puramente egoistica. Il passaparola positivo, infatti, gratifica chi lo effettua, perché parlandone ricorda e riassapora il vissuto che gli ha procurato piacere. Allora, procuriamogli piacere e susciteremo in lui la voglia 148 Management stanno creando stanze dedicate al pisolino da schiacciare durante l’orario di lavoro. Anche nel sistema dell’ospitalità alberghiera si sta percependo questa nuova esigenza di riposo e i manager più attenti investono sulla qualità degli ambienti dedicati al sonno per far sognare i propri ospiti: suite immerse in luci blu, grandi televisori al plasma, iPod collegati a casse acustiche di ottima qualità, vestaglie di cashmere, maschere da sonno hitech che segnalano e proiettano i sogni della fase Rem (quando durante il sonno gli occhi effettuano rapidi movimenti). La catena Westin, da parte sua, ha ideato gli Heavenly Bed, ovvero i letti del Paradiso, comodissimi, con biancheria di grande qualità, completamente bianca, e 5 soffici cuscini. È anche possibile acquistarli, perché pare che chi prova quei letti senta poi il bisogno di portarseli a casa e gli alberghi hanno incrementato il fatturato. La qualità del sonno sta diventando uno dei principali plus che un albergo può offrire. Sfogliando una rivista di viaggi americana mi cade l’occhio sulla pubblicità del “Palace” di New York, l’immagine in bianco e nero, mostra in primo piano i piedi intrecciati di una coppia che sta dormendo abbracciata e la scritta: “Il granduca Gian Gastone di Toscana era noto per rifiutarsi di lasciare il suo letto. Fermatevi al Palace e proverete la stessa inclinazione”. E pensare che molti alberghi continuano a risparmiare sulla qualità dei letti per contenere i costi… Mauro Santinato (Tratto da Hospitality News 2005) “Una volta era diverso...” Management 149 di tornare ancora e il bisogno di parlare agli altri della sua esperienza. Il piacere e l’emozione sono il calore che offriamo, inteso nella sua accezione più ampia: calore umano, atmosfera fatta di profumi, ambiente avvolgente, suoni, colori da cui farsi cullare, nei quali riconoscersi. In inglese tutto questo si traduce in una bella parola, feeling. Ha un suono musicale e veramente gradevole, tanto che una brava albergatrice, ormai più un’amica che una cliente, l’ha adottata affiancandola al nome originale del suo albergo, per sottolineare in modo suadente il calore e l’attenzione che offre ai suoi ospiti. Ma come facciamo a dare piacere, ad emozionare, se non conosciamo in profondità i nostri clienti? I clienti, gli ospiti, vanno osservati, considerati importanti per noi, capiti nelle loro aspettative, intuiti in ciò che sperano, sentiti sotto la nostra responsabilità qualunque sia il ruolo che ricopriamo: questo è il risultato che dobbiamo ottenere se vogliamo creare feeling. Servire in modo meccanico, “perché è così che va fatto”, offrire una lista di servizi e di prodotti “perché è così che fanno tutti”, uccide ogni emozione, inaridisce ogni relazione, ci proietta ad anni luce di distanza dall’essenza del nostro lavoro (l’arte di ospitare) e quindi dal nostro obiettivo: costruire la fedeltà del cliente. Mauro Santinato Ospitalità Piccoli viaggiatori Sempre più spesso chi viaggia per affari porta con sé i propri figli, in modo da trascorrere con loro più tempo possibile, ad esempio, prolungando il soggiorno e trattenendosi anche nel week-end. Per questo motivo, oggi esistono programmi speciali per viaggiatori d’affari che soggiornano con i figli minorenni. Questi offrono: una sistemazione gratuita in camera con i genitori; menu per bambini; una scelta di film per famiglie; un “junior kit” comprendente una lampada schermata per la notte, giochi per il bagnetto, puzzle e racconti per la buonanotte, thermos, copriprese elettriche, passeggini, servizio di baby sitter, una guida dedicata all’intrattenimento di genitori e ragazzi offerto dalla località sede dell’albergo, consegnata al momento del check-in. (Tratto Hospitality News 1998) (Tratto da Hospitality News 2005) Bambini. Istruzioni per conquistarli Per gli albergatori che non soffrono della “sindrome di Erode”, ecco alcuni consigli per specializzarsi in un’offerta ospitale rivolta ai bambini e, naturalmente, ai loro genitori. > Preparate un ambiente tutto per loro, accogliente e molto piacevole e proponete iniziative affinché i bambini si conoscano e facciano amicizia. Ogni albergo chiaramente deve fare i conti con le sue risorse e gli spazi disponibili, ma ricordiamoci che bastano poche cose per catturare l’attenzione dei bambini: carta crespata di colori diversi da ritagliare e trasformare in corone e mantelli, pastelli a cera e grandi cartelloni da colorare tutti insieme e appendere al muro, canzoncine da cantare 150 Management Ospitalità 151 insieme, favole da leggere e da ascoltare, grandi e morbidi cuscini su cui saltare senza timore di farsi male... > Baby sitter e animatori devono essere dei professionisti. Nessuna mamma accetta di buon cuore di lasciare i propri figli a persone improvvisate, quindi, verificatene esperienza, serietà e naturale propensione per i bambini. Siate inflessibili su cura dell’aspetto e igiene. Fornite loro una divisa o un simbolo di riconoscimento dell’albergo e del Mini-Club. > Coinvolgete animatori e baby sitter nelle decisioni, ascoltatene problemi e suggerimenti per migliorare i servizi ai piccoli. > Fornite ai genitori il nominativo di un pediatra disponibile a visitare anche in albergo. > Assicuratevi che le attività ricreative, i giochi e le aree dedicate ai bambini siano privi di rischio. > Oltre al menu per i bambini, i seggioloni e le tovagliette colorate, alcuni alberghi offrono anche un buffet su misura: su tavolini bassi, ad “altezza bimbo” hanno posto i loro cibi preferiti, affinché si servano da soli. > Osservate i bambini e cercate di capire che cosa delle vostre iniziative per loro ha maggior successo e cosa meno. Siate pronti a cambiare, rinnovare, inventare nuovi giochi, nuove proposte. Mettetevi nei loro panni e cercate di capirne desideri, sogni, esigenze. Solo in un secondo tempo userete il vostro talento, la fantasia e l’esperienza per realizzare nuove proposte su misura per i vostri piccoli ospiti, forse i vostri clienti del futuro. Proprio per questo anche l’industria dell’ospitalità, accusata dagli ambientalisti di essere la prima nemica della natura, ha deciso di muoversi “friendly environment”. Secondo una ricerca condotta in Gran Bretagna lo scorso anno tra i membri dell’ABTA (l’Associazione degli agenti di viaggio), la maggioranza degli operatori turistici ha preso iniziative ecologiche, un 22% ne ha rivelato l’intenzione, mentre il 60% degli intervistati ha sostenuto che il degrado ambientale in certe zone ha costretto i tour operator a cercare altre destinazioni. Secondo la TUI, quasi il 25% dei consumatori tedeschi sarebbe interessato ad alberghi ecologicamente sensibili e dal 1992 questo tour operator ha messo a punto un piano per l’ambiente (Environment Network Plan) che ne prevede un controllo sistematico in relazione alle destinazioni e agli hotel programmati. L’U.S. Travel Data Center dichiara che oltre 40 milioni di viaggiatori eco-sensibili sarebbero ben disposti a diventare clienti di hotel con un programma ambientale, mentre oltre il 75% dei consumatori presta particolare attenzione nell’acquisto di prodotti cercando quelli che non minano l’integrità dell’ambiente. Queste le indicazioni individuate: > Negli ultimi anni giornali, televisione e riviste in genere hanno concentrato comunicazione e immagine sulla problematica ambientale, con una conseguente sensibilizzazione dei consumatori verso tale questione. (Tratto da Hospitality News 1999) > Se per anni, nell’immaginario, il lusso veniva identificato con idee come sfarzo e utilizzo di materiali pregiati, oggi per lusso si intende la “qualità della vita”, sempre più ricercata, soprattutto durante il consumo turistico. Ecologia e nuove opportunità > La tendenza verso destinazioni intatte sotto il profilo naturalistico o particolarmente attenti all’ecosistema negli ultimi anni si è rafforzata. La gestione del turismo attenta all’ambiente viene considerata da un numero crescente di turisti una condizione imprescindibile. Sul fronte della domanda turistica internazionale cresce l’attenzione verso l’ecologia e la sensibilità ambientale anche nella scelta della propria vacanza. 152 Ospitalità > Di riflesso, i turisti nord-europei, nostri clienti privilegiati, sono diven- Ospitalità 153 tati sempre di più sensibili verso servizi ed infrastrutture rispettosi dell’ambiente. (Tratto da Hospitality News 1999) “Aisatsu”, benvenuto! 5. dare la priorità a camere con due letti e bagno con vasca; 6. includere un melone, frutto molto costoso in Giappone, nel cesto della frutta e far trovare in camera una bottiglia di vino o di superalcolici; 7. offrite il vostro biglietto da visita in giapponese e regalate un piccolo souvenir ai clienti (qualcosa di tipico della vostra regione o città oppure qualcosa di rappresentativo dell’albergo). ...e da non fare Negli ultimi 10 anni il turismo nipponico d’oltreoceano ha registrato un forte sviluppo grazie all’apprezzamento dello yen sulle altre monete e all’aumento dei voli internazionali che ha permesso un migliore collegamento del Giappone con il resto del mondo. Nonostante la crisi economica che recentemente ha investito tutta l’Asia, questo mercato continua ad essere tra i più interessanti per l’Europa e in particolare per l’Italia, la nazione europea che li attrae di più per il suo grande patrimonio artisticoculturale. Tuttavia per conquistare il mercato giapponese, che è così diverso da quelli occidentali con cui si è soliti trattare, occorre conoscerne le principali caratteristiche e abitudini, per evitare fraintendimenti ed errori che potrebbero essere fatali e compromettere così il risultato finale. Un esempio? Quando, durante una trattativa, un Giapponese risponde “sì” non lo dice perché è d’accordo, ma semplicemente per comunicare che capisce ciò che gli è stato detto. 1. non dire mai “non è possibile” e non esprimersi in negativo, ma preferire frasi come “ci dispiace, ma questa sera è difficile soddisfare la sua richiesta”; 2. non essere mai bruschi, affrettati o approssimativi nelle spiegazioni, ma cercare di fare comprendere i motivi di eventuali disguidi; 3. non assegnare ai Giapponesi la stanza numero “4” o al quarto piano (questo numero ha lo stesso significato che ha per noi il “17”); 4. non offrite mele perché in Giappone questo è considerato un frutto povero; 5. non presentare un conto diverso da quello stabilito dall’agenzia di viaggi o dal tour operator giapponese; 6. non unire i colori bianco e nero insieme perché per i Giapponesi hanno un particolare valore simbolico; 7. non inserire risotti nel menu. (Tratto da Hospitality News 2000) Da fare... 1. predisporre una directory tradotta in giapponese; la traduzione nella loro lingua è molto importante così come messaggi di benvenuto, menu, segnaletica e informazioni sulla città; 2. rispettare i tempi d’attesa annunciati e promessi, il tipo di camera e i servizi, il prezzo stabilito; 3. soprattutto di sera, curare il cerimoniale, decorare i piatti e porgerli con una certa enfasi; 4. al ristorante parlare sempre con il più anziano (solitamente è il leader del gruppo) lentamente ed in modo chiaro; I Baby Boomers, ovvero i nati tra il 1946 ed il 1966, vedono i cambiamenti fisici di mezza età come un vero e proprio pericolo e cercano disperatamente di rimanere giovani. Spesso spendono soldi in cosmetici anti-invecchiamento, fitness e Viagra. Nel settore dell’ospitalità e del leisure, questo segmento della popolazio- 154 Ospitalità Ospitalità Ospitare i Baby Boomers 155 ne in crescita rappresenta un vero e proprio business per i prossimi anni. I Baby Boomers sono istruiti, sofisticati ed hanno gusto raffinato. Amano il comfort, la stabilità e la sicurezza economica. Richiedono la qualità del servizio, non la quantità. A loro non piace vedere o usare cose disegnate appositamente per persone... non più tanto giovani. Ma la verità è che le esigenze di questa fascia della popolazione in continua crescita sono diverse. Ecco alcuni consigli dell’architetto Henry Wong sui servizi che l’albergo può offrire per poter soddisfare le loro esigenze: • nelle camere da letto è preferibile usare colori blu, giallo chiaro, verde o verde chiaro, che diffondano un’atmosfera calma e rilassata; • evitare il rosso o ciò che può essere inquietante, come ad esempio foto di città o quadri d’arte troppo difficili; • evitare di posizionare specchi di fronte o vicino al letto: a molti non piace specchiarsi appena svegli; • i materassi dovrebbero essere sostituiti ogni 8-10 anni, per essere in buono stato ed evitare problemi alla schiena; • molti potrebbero avere qualche problema di vista e necessitare di luci più potenti per poter leggere, non solo nelle stanze da letto ma anche al bar e al ristorante; • evitare sedie e poltrone troppo morbide e confortevoli, dalle quali è difficile rialzarsi; • installare prolunghe o telecomandi per l’accensione/spegnimento della luce a fianco del letto, per evitare contorsioni del busto; • la cassaforte deve essere abbastanza grande per poter inserire un computer portatile. (Tratto da Hospitality News 2000) ricani li definiscono “Dink” (Double Income No Kids, ovvero due stipendi e niente figli). Sono le coppie dai 30 ai 40 anni d’età che vivono insieme, amano condividere piaceri, hobbies, shopping, viaggi. Il loro stile di vita è caratterizzato dalla scelta di un lavoro appagante, dal desiderio di non rinunciare a nulla (piaceri, viaggi, consumi, esperienze, etc.) e dal godersi la vita a due. Pur avendo una buona disponibilità economica, il loro è però un tipo di consumo studiato, intelligente: possono anche risparmiare sull’arredamento (amano lo stile funzionale e minimalista), ma non rinunciano a concedersi piacevoli week-end gastronomici o al gusto di piatti esotici e raffinati (adorano i cibi biologici, la cucina fusion e quella etnica rivisitata). Sono consumatori attenti e informati, amano navigare in Internet per fare shopping on line e acquistare offerte last minute a prezzi convenienti. Poiché hanno una buona capacità di spesa, amano viaggiare, concedersi piacevoli esperienze di vario tipo, sono uno dei segmenti più inseguiti dalle aziende e meritano un’attenzione particolare anche da parte degli operatori dell’ospitalità. Ecco, dunque, qualche consiglio per catturare questa particolare fascia di mercato in espansione. > Offrire prodotti e servizi di qualità, perché i DINK sono una clientela esigente e attenta. > Creare servizi sfiziosi, particolari e orientati al benessere, come massaggi rilassanti e rigeneranti, sulla scia dei trattamenti orientali o new age. > Proporre suggestioni enogastronomiche, con prodotti e piatti esotici, etnici rivisitati, o di riscoperta delle antiche tradizioni. > Offrire le camere migliori, dotate di servizi esclusivi (impianto stereo per ascoltare la musica, vasca idromassaggio e oli per l’aromaterapia, colazione in camera, ricchi courtesy service, degustazione di prodotti tipici, etc.), considerando che queste coppie sono disposte a spendere pur di avere un prodotto ricercato, ma sono ancora più contente se pensano di aver fatto un affare. Due cuori e… una camera d’albergo Uno dei target emergenti nel nuovo secolo è la coppia senza figli. Gli ame- > Organizzare attività che possano praticare entrambi, come una gita 156 Ospitalità Ospitalità 157 in barca, una passeggiata in bicicletta nell’entroterra, un mini corso di sub o di cucina (per i DINK cucinare insieme al partner è un vero piacere). > Creare pacchetti originali di due-tre giorni, da divulgare via Internet, con visite ai monumenti e ai musei, ai mercati dell’antiquariato, dell’artigianato artistico, dell’abbigliamento vintage (usato d’annata) e riciclato. (Tratto da Hospitality News 2001) dell’uomo o del progettista a costruirle, senza considerare che ospitare significa innanzitutto offrire un servizio accessibile. (Tratto da Hospitality News 2001) La giusta atmosfera per chi lavora viaggiando Comfort, funzionalità e cortesia sono gli elementi più ricercati da uomini e donne d’affari. Vi è mai capitato di salire le scale con delle valige pesanti, dover sollevare una carrozzina per entrare in un ristorante o in un albergo o ancora... compiere difficoltose manovre per entrare in uno stretto ascensore con un passeggino e pensare che, tutto sommato, siete fortunati perché non avete avuto due gemelli? Se avete provato qualcuna di queste esperienze potete ben capire quali possano essere le difficoltà che le persone con qualche handicap fisico incontrano nel cercare di superare ostacoli e barriere, che spesso rendono tanti servizi a loro inaccessibili. Progettare un’ospitalità senza barriere significa innanzitutto costruire servizi fisicamente accessibili a tutti i clienti, anche a bambini, anziani e a persone che, temporaneamente o permanentemente, hanno un qualche handicap fisico. Abituarsi a considerare che il limite reale non sta nelle persone che hanno handicap, ma nella struttura che spesso non è in grado di offrire ospitalità e servizi a tutta la clientela, aiuta a ristrutturare gli alberghi evitando di costruire barriere, piuttosto che adeguarli poi, aggiungendo elementi sostitutivi o protesi per superarle. È vero che il nostro paese possiede una gran quantità di edifici storici dove le barriere architettoniche sono un vero e proprio incubo per tutti, non solo per i disabili, ma è vero anche che in molte situazioni è la mano Chi viaggia, soprattutto chi è costretto a viaggiare per motivi di lavoro, più che stravaganze, design originali, marmi e specchi, cerca un albergo dalla “giusta atmosfera”, dove sentirsi a proprio agio, in un ambiente accogliente, confortevole, quasi familiare. Teamwork ha realizzato un sondaggio telefonico su di un campione di 385 viaggiatori d’affari (dirigenti, rappresentanti, consulenti) per conoscere la loro opinione sulla camera d’albergo ideale. Di questi il 45% ha un’età compresa tra i 35 e i 50 anni, mentre il 36% supera i 50 anni. Il 14% degli intervistati, inoltre, è risultato costituito da donne: si tratta di una percentuale significativa, destinata ad aumentare e ad apportare mutamenti all’interno dell’albergo. Finora, infatti, gli hotel si sono orientati generalmente verso le esigenze dell’uomo d’affari, trascurando quelle della donna che viaggia per motivi di lavoro, che a sua volta può apprezzare servizi e dotazioni diversi da quelli riservati agli uomini. Complessivamente dall’indagine è emerso un quadro chiaro dei bisogni della clientela d’affari che non chiede lusso o ricercatezza, ma privilegia comfort, funzionalità, cortesia ed efficienza. I fattori principali che determinano la scelta di un albergo sono, innanzitutto, la pulizia, la location dell’albergo e il prezzo. E una volta identificata la struttura, la preferenza dell’uomo come della donna d’affari va verso camere grandi, al cui interno sia possibile muoversi con facilità e avere spazio sufficiente per tenere in ordine e in vista gli strumenti del proprio lavoro (documenti, telefono, computer, etc.), che consentano di lavorare in camera senza difficoltà. L’83% 158 Ospitalità Ospitalità senza barriere Ospitalità 159 degli intervistati predilige poi letti di grandi dimensioni (queen-size) e mal si adatta a letti più piccoli anche se da una piazza e mezzo. Questo non solo per un fatto di abitudine, ma perché spesso è proprio il letto la loro “postazione di lavoro” una volta in camera: qui, sdraiati è frequente che svolgano le proprie mansioni. Si viaggia per lavoro, e dopo aver meditato e abbozzato un discorso sdraiati è necessario un arredamento che consenta di portare a termine il proprio compito. Per questo l’88% dei business travelers chiede innanzitutto una scrivania sufficientemente ampia (lunga almeno un metro) cui si accompagnano una sedia comoda e funzionale e una poltrona. Tecnologia e qualche coccola Anche la luce riveste un ruolo molto importante e il 35% degli intervistati pone questa condizione al terzo posto, tenuto conto che spesso le lampade sono insufficienti o emanano una luce inadeguata. È curioso segnalare che un intervistato su dieci ha risposto di non essere particolarmente interessato alla televisione, perché ha poco tempo per i momenti di relax, mentre il 28% la vorrebbe dotata di videoregistratore, non solo per il tempo libero, ma anche per visionare cassette relative alla propria attività. Naturalmente tutti gli interpellati desiderano una perfetta insonorizzazione della camera e del bagno, che garantisca loro la privacy e un tranquillo riposo. I tradizionali sapone e shampoo non bastano: per quanto riguarda la dotazione in bagno il business traveller chiede qualcosa di più. Come un morbido accappatoio (40%), biancheria di qualità, dentifricio e spazzolino, colluttorio. Le signore fanno richieste quali latte detergente, salviette struccanti, crema per il corpo e collant. Sono tutti prodotti che chi viaggia ha ovviamente con sé, ma le “emergenze” e le dimenticanze sono spesso... in valigia e allora è gradito trovare in camera quanto occorre nei momenti 160 Ospitalità di necessità. Per questa tipologia di clientela, la doccia dotata di ampio box può sostituire la vasca. Per quanto riguarda il servizio, il 75% apprezza ricevere il quotidiano preferito in camera ogni mattina, mentre ritiene più piacevole consumare la prima colazione in sala. Questo è ritenuto il pasto più importante della giornata dal 43% degli intervistati, che, per questo motivo, desidera trovare un buffet ricco, anzi ricchissimo di prodotti freschi e di vario tipo. È interessante notare che 6 intervistati su 10 vorrebbero trovare la macchina del caffè in camera, ritenuta più importante del minibar. Per quanto riguarda invece gli aspetti tecnologici, il 46% ritiene molto utile collegarsi con il proprio computer a Internet e il 35% dei viaggiatori apprezza il fatto di poter utilizzare un fax dalla propria camera, di disporre di termostato, in modo da poter regolare autonomamente la temperatura dell’ambiente della camera. Infine, una porta a chiusura elettronica è considerata la migliore garanzia di sicurezza per i propri effetti personali. I desideri del target uno a uno: Insonorizzazione 98 Letto grande (matrimoniale queen-size) 83 Camera ampia con scrivania 75 Coffee maker 58 Frigo bar 51 Collegamento per computer/Internet 46 Accappatoio e ampio courtesy service 40 Luce distribuita e adeguata 35 TV con videoregistratore 28 Alla business woman non fare mancare: - Courtesy service adeguato - Collant - Appendiabiti per gonne - Specchio ingranditore - Kit cucito Ospitalità 161 Pulizia e cortesia meritano fedeltà Cosa cambia un decennio nella percezione dell’ospitalità da parte dell’ospite? ce lo dice la comparazione della graduatoria dei motivi che vengono segnalati come buoni motivi per non tornare in un albergo. Oggi come ieri, al primo posto si trova la pulizia. 1999 2000 Scarsa pulizia 1 1 Scortesia 4 2 Rumore 3 3 Scarsa manutenzione 2 4 Prezzi 7 5 Camera non confortevole 5 6 Scarsa sicurezza 6 7 (Tratto da Pianeta Hotel 2001) infatti, un fattore determinante per il settore turistico: più alto è il reddito, maggiore è la disponibilità a viaggiare e i Tedeschi percepiscono uno stipendio che li posiziona ai vertici del mercato mondiale. Da una recente ricerca condotta da Tourism Intelligence International, risulta che dopo l’America, la Germania è campione del mondo in fatto di spese per viaggi e notti passate fuori. Nel 1999 i Tedeschi hanno speso 87,5 miliardi di marchi per i viaggi all’estero (circa 2 milioni di lire a testa per vacanza) e si prevede che nel 2005 ne spendano 109,3 (60 miliardi di dollari!). Non solo è in aumento la spesa, ma anche il numero di coloro che viaggiano: nel ‘70 hanno viaggiato 20 milioni di tedeschi, nel ‘99 50 milioni, nel 2000 più dei tre quarti dei tedeschi hanno fatto almeno una vacanza durante l’anno. Per il 2005 le previsioni parlano di 55,2 milioni di viaggiatori, per un totale di 72,1 milioni di viaggi. Non dobbiamo dimenticare che la popolazione più numerosa d’Europa (82,1 milioni contro i 57,5 del nostro Paese), gode di un elevato numero di giorni di ferie, 30 giorni per la precisione, che la vede al 5° posto dopo Finlandia, Italia, Irlanda e Olanda e questo è uno dei motivi per cui si concede in tutta tranquillità più di una vacanza all’anno. I Tedeschi hanno poi una passione così forte per i viaggi all’estero che viaggiare è diventato una necessità quasi come possedere un’auto. Perché puntare sul turista tedesco Viaggia, spende e preferisce la bassa stagione. È il turista tedesco, globetrotter europeo, con un debole per l’Italia. Ferie programmate in bassa stagione Il turista europeo sta cambiando modo di fare vacanza: secondo una recente indagine dell’istituto di ricerca IPK International, lo scenario del prossimo futuro è caratterizzato da un maggior numero di viaggi (che si concentrano per il 64% in estate) e una maggiore disponibilità di spesa (nel 2000 i turisti occidentali hanno fatto 350 milioni di viaggi all’estero, con un aumento del 7% rispetto alle previsioni), anche se il minor tempo libero a disposizione provocherà sempre più un accorciamento della durata del soggiorno. In questo panorama il turista tedesco è al top della classifica dei turisti europei, in quanto è colui che viaggia di più e può concederselo perché l’economia tedesca è tra le più forti del mondo. La possibilità di spesa è, Puntare sul mercato turistico tedesco rappresenta, quindi, sicuramente un investimento per l’impresa alberghiera italiana, data la sua alta propensione alla spesa e ai viaggi (la spesa di viaggio è notevole e va dai 500 ai 2.500 marchi a testa per vacanza) e al fatto che l’Italia si posiziona al 3° posto tra le destinazioni preferite da questo mercato, dopo Francia e Spagna. Le regioni italiane predilette dal mercato tedesco sono Trentino, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Campania, scelte prevalentemente per il mare, che è al primo posto tra le motivazioni della vacanza, seguito dalle località lacuali e termali. Per quanto riguarda il periodo di vacanza, il turista tedesco preferisce la bassa stagione e ciò rappresenta indubbiamente un altro grande vantaggio per l’impresa alberghiera che voglia investire su questo mercato. Infatti, mentre il soggiorno è solitamente progettato in gennaio, ottobre 162 Ospitalità Ospitalità 163 e novembre, i mesi migliori per concedersi un viaggio, o più d’uno, sono quelli che vanno da giugno a settembre. Inoltre, poiché il turista tedesco tende ad organizzarsi per tempo o affidarsi ad un tour operator, prenota il soggiorno con un certo anticipo. In questo modo l’albergatore può programmare e garantirsi l’occupazione in anticipo. A proposito di viaggi organizzati, è interessante notare come nonostante il turista tedesco utilizzi prevalentemente l’auto come mezzo per raggiungere le nostre destinazioni, si affida, comunque, anche ad un bus operator per organizzare la vacanza. Per la precisione, a scegliere gli operatori dell’organizzato è il 42% di questo mercato. La spiegazione di tale fenomeno è da ricercare nel fatto che il mercato tedesco più di altri, ricerca sicurezza e garanzie per le proprie vacanze, elementi questi che i tour operator possono offrire. culturali, visite nell’entroterra, passeggiate alla scoperta di negozi e caffè della località turistica, o di piatti tipici della zona, escursioni nel verde di boschi e riserve naturali. Cultura, benessere, cucina e sport Sia i turisti tedeschi che scelgono la vacanza organizzata che quelli che si muovono autonomamente, viaggiano prevalentemente con la famiglia (70%). Di questi il 44% viaggia solo con il partner. Un quinto viaggia invece con amici e conoscenti, l’8% viaggia solo e l’1% da solo con figli. Per questo motivo apprezzano le promozioni che offrono sconti per famiglie o bambini. Ricordate, infatti, che anche se esigente e con una buona propensione alla spesa, il turista tedesco è attento alla convenienza. Il turista tedesco è abituato a viaggiare e conosce molto bene il mondo dell’ospitalità, è particolarmente attento alla qualità del servizio, ai comfort, così come alla convenienza (i tre fattori determinanti nella scelta dell’alloggio) e si lascerà sedurre e conquistare da chi conoscerà bene le sue esigenze e ne soddisferà bisogni e desideri. Non a caso, proprio in virtù della sua grande esperienza in materia di viaggi, il 71% predilige l’albergo a 3 e 4 stelle alle altre forme di ospitalità, che sono per il 29% residence e villaggi. Ciò che lo spinge verso certe destinazioni piuttosto che altre è l’amore per il mare, il sole, il clima mite, il contatto con la natura. In vacanza ama rilassarsi, liberarsi dallo stress quotidiano, ma, nello stesso tempo, è curioso e disponibile, vuole sfruttare al meglio le opportunità che offre il soggiorno e per questo accoglie con facilità e piacere le proposte di gite Oltre al tradizionale segmento delle famiglie, in questi ultimi anni si sta assistendo ad una forte espansione nel nostro paese di altri segmenti di clientela tedesca: i senior, clientela che sceglie maggiormente gli stabilimenti termali (Abano e Montegrotto sono destinazioni leader) e i centri benessere, come pure le destinazioni culturali e che, fra l’altro, si sposta quasi esclusivamente con viaggi organizzati. Gli over 65 hanno molto tempo libero e solitamente fanno più di una vacanza durante l’anno, soprattutto in bassa stagione. Gli altri segmenti sono i gruppi con motivazione enogastronomica e i cicloturisti. I primi vanno alla ricerca di ristoranti tipici, agriturismo, cantine, enoteche e sagre gastronomiche dove scoprire e assaporare i piatti e i vini tipici delle località che raggiungono, amano la buona tavola e sono disposti a spendere molto per l’acquisto di prodotti locali da portare a casa. Per incentivare questo tipo di turismo che valorizza una delle principali risorse italiane, molte regioni, località e consorzi hanno realizzato degli itinerari enogastronomici o pubblicato guide che attirano gruppi organizzati verso quelle destinazioni. I cicloturisti - che rappresentano il 40% dell’intero mercato tedesco e per l’Italia il primo mercato straniero su cui puntare - sono una clientela ancora più esigente in fatto di servizi e comfort dell’albergo, data ovviamente l’attività sportiva che praticano. Hanno bisogno di strutture adeguate, come un deposito sicuro dove lasciare in tutta tranquillità la bici, una piccola officina in caso di guasto, lavanderia e pasti adeguati alle necessità di turisti sportivi. Inoltre, dato che sono prevalentemente fuori per itinerari e gare in bicicletta, necessitano di molta flessibilità nell’adeguarsi ad orari e abitudini che li differenziano dal turista tradizionale. I mercati appena descritti meritano un’attenzione particolare, perché rappresenteranno i maggiori segmenti emergenti su cui puntare in futuro. Per conquistarli, bisogna però conoscerli bene in modo da offrire servizi e strutture adeguati, di qualità e al giusto prezzo. Il mercato tedesco appare dunque caratte- 164 Ospitalità In famiglia attenti alla convenienza Ospitalità 165 rizzato da turisti con motivazioni ed interessi diversi (mare, cultura, sport, etc.) e il nostro paese rappresenta uno tra i più ambiti in quanto offre una molteplicità di opportunità. Un buon punto di partenza a cui gli operatori turistici devono aggiungere professionalità, esperienza e attenzione. Strutture preferite per il soggiorno: 71% albergo a 3 o 4 stelle, 29% residence o villaggi. Paesi di origine dei viaggiatori in Europa Germania 23% Gran Bretagna 15% Francia 7% Italia 5% Olanda 5% Svizzera 4% Russia 4% Belgio 4% Svezia 4% Informazioni da non far mancare: possibilità di gite culturali, visite nell’entroterra, passeggiate alla scoperta di negozi tipici della località, escursioni nel verde, riserve naturali; itinerari enogastronomici ciclo-business. Servizi e strutture adeguate: i Tedeschi sono una clientela esigente in fatto di servizi e comfort. Necessitano di strutture adeguate per ospitare bambini, piccola officina per le biciclette, lavanderia e parcheggio per l’auto. (Tratto da Pianeta Hotel 2001) Gli arrivi nel 1998 di turisti tedeschi nei paesi europei: Francia 15.239.000 Spagna 11.622.673 Italia 8.621.000 Svizzera 2.168.727 Grecia 2.136.515 Austria 9.696.521 L’identikit del turista tedesco: viaggia per lo più con la famiglia (70%) e apprezza promozioni che offrono sconti per famiglie o bambini. Ama viaggiare all’estero, gode di un alto reddito e si concede più di una vacanza all’anno. Preferisce spostarsi in bassa stagione, rivolgendosi a tour operator o comunque prenotando con largo anticipo. Ricerca il mare, il sole, il clima mite, il contatto con la natura. Abituato a viaggiare, conosce molto bene il mercato dell’ospitalità e si mostra sensibile nei confronti della qualità del servizio e del comfort. Accanto al segmento delle famiglie in questi ultimi anni si va 166 espandendo il numero dei senior che scelgono l’Italia come meta di vacanza, privilegiando destinazioni culturali e stabilimenti termali. È in crescita anche il segmento del turismo sportivo, in primo luogo quello del cicloturismo. Ospitalità Il mercato della terza età Una fascia di mercato molto interessante. I turisti della terza età amano viaggiare in bassa stagione, amano la buona cucina e scelgono un po’ tutte le tipologie turistiche. Conoscenza del mercato a cui si rivolge e professionalità. Sono queste le carte vincenti per avere successo con il mercato della terza età, cioè il segmento di clientela dai 65 anni in su. I dati parlano chiaro: nel 1965 i turisti con più di 60 anni rappresentavano il 5% del totale della popolazione. Vent’anni dopo sono raddoppiati. Oggi sul totale di Italiani che fanno vacanze, questo segmento costituisce il 22% (i turisti over 55 sono circa 5 milioni), cifra destinata a crescere in futuro. Liguria, Emilia-Romagna e Toscana sono le regioni con la più alta percentuale di senior. Non meno sorprendenti risultano le cifre del mercato estero, dove i viaggiatori ultrasessantenni costituiscono il 17% della popolazione, superando i 60 milioni di individui. Di questi 24 milioni si Ospitalità 167 concentrano in Germania, 15 in Francia e Gran Bretagna e 10 milioni in Spagna. Nonostante questi numeri siano sufficienti a chiarire l’importanza sempre maggiore di questo segmento, non aumenta in proporzione l’attenzione sulle esigenze del turista della terza età. Il risultato è che ancora oggi le proposte di vacanza per i senior non sono all’altezza delle loro aspettative. Conoscenza del mercato e professionalità sono dunque elementi indispensabili per realizzare offerte mirate. Per fare questo occorre sapere e anticipare desideri ed esigenze, comprendere cosa si aspettano gli over 55 da una vacanza, cosa amano fare e vedere, come preferiscono trascorrere il loro tempo libero. L’errore di alcuni tour operator è quello di creare viaggi ad hoc per turisti della terza età. Gli over 55 non sono diversi dagli altri segmenti di domanda e non si sentono tali, dunque, non gradiscono essere ghettizzati in viaggi fatti su misura per loro, quasi a dimostrazione della loro scarsa autosufficienza. Per questo motivo prediligeranno sempre un tipo di vacanza che risponda alle loro esigenze, ma aperto anche ad altre tipologie di clientela. Bisogna avere chiaro in mente che il successo di certe soluzioni di viaggio non sta nel fatto che sono create appositamente per i senior, ma semplicemente che incontrano i gusti dell’utente maturo. Quello della terza età è un segmento tutt’altro che omogeneo e indifferenziato al suo interno. Individuare atteggiamenti, gusti e preferenze in materia di viaggio non è semplice. Per questo aziende e organizzazioni orientate al marketing hanno segmentato tale mercato in base all’età individuando due fasce: fra i 55 e i 65 anni e gli over 65. Ma il criterio demografico non fornisce da solo risposte esaustive ed efficaci per una precisa strategia di marketing orientata agli over 55. Una tecnica più efficace è, invece, quella di integrare a questa prima segmentazione gli aspetti motivazionali e psicografici, i cosiddetti stili di vita. Ricerche recenti mostrano il segmento dei senior distinto in tre sottosegmenti: ricercatori di novità, costituiti da persone appena andate in pensione desiderose di fare nuove esperienze. Entusiasti attivi, senior giovani amanti dell’attività fisica e delle destinazioni calde e, infine, viaggiatori riluttanti, over 65enni con reddito basso e per questo orientati verso vacanze povere. Nel suo insieme il segmento della terza età è composto da persone dinamiche, senza più impegni familiari e lavorativi e con una discreta disponibilità economica, che amano molto viaggiare (il viaggio rappresenta, infatti, la seconda voce di spesa nel budget familiare). Avendo a disposizione molto tempo libero, si concedono di media all’anno 1 o 2 vacanze che durano 15 giorni. Fra l’altro, non avendo particolari vincoli, sono tra i pochi a poter scegliere di andare in vacanza in diversi periodi dell’anno, pianificando l’acquisto di un viaggio con un certo anticipo. Altra cosa da non sottovalutare, non scelgono necessariamente gli stessi periodi della maggior parte dei vacanzieri, anzi, prediligono la bassa stagione, che per un albergatore è il momento più critico della sua attività. Purtroppo riempire le camere nei periodi di scarsa domanda è l’unico motivo che spinge l’albergatore ad orientarsi sul segmento dei senior e questo forse penalizza la qualità finale del servizio. Far cadere ogni stereotipo è un imperativo categorico per l’albergatore che mira a questo segmento di mercato: i turisti della terza età gradiscono attività e attrattive come ogni altra tipologia di viaggiatore. Non sono turisti di serie B e non vanno trattati con sufficienza e pressapochismo. Inoltre, è bene riflettere sul fatto che al ritorno da un viaggio hanno l’abitudine di descrivere ogni dettaglio a figli, nipoti e amici. Un giudizio positivo può tradursi in un plus per l’albergo, che probabilmente avrà guadagnato nuovi clienti. Il mercato della terza età sta diventando un vero e proprio business. Ma bisogna avere prudenza e chiedersi: “È proprio quello che fa per me?”. In alcuni casi questo segmento non è compatibile con altre tipologie di domanda. Per fare qualche esempio, le strutture che ospitano i senior non devono puntare anche su famiglie con bambini, troppo vivaci e rumorosi per convivere con questa tipologia di clientela. Come pure un albergo pieno di ragazzi che fanno baldoria (magari nella discoteca della struttura) non si concilia con un gruppo turisti maturi. Tornando alle scelte in fatto di viaggi, gli over 55 prediligono la vacanza culturale, non è un caso che in Italia siano in aumento le università della terza età (se ne contano circa 400), con un’attenzione particolare alla cura della propria persona. Viaggiare, conoscere, scoprire, ma anche rilassarsi, 168 Ospitalità Ospitalità 169 ritemprarsi. Sono queste le motivazioni alla base di un viaggio. Una tra le mete più amate degli over 55 è lo stabilimento termale, non più concepito come centro di cura, ma connubio perfetto tra benessere fisico e psichico. Momento di svago, socializzazione, relax, cura del proprio corpo e insieme riabilitazione, il soggiorno alle terme sta diventano sempre più polo di attrazione turistica anche per i giovani. Questo elemento non è da sottovalutare nel nostro Paese che risulta essere molto ricco di centri termali. Per fare qualche numero, il Nord è l’area dove si concentra il 42% degli stabilimenti termali, seguito dal Centro con il 31% e il Sud Italia che dispone del 27% dei centri wellness. Ogni anno milioni di non più giovanissimi partono per raggiungere le città d’arte alla scoperta di piazze, musei e monumenti che racchiudono un ricco patrimonio storico-artistico. I turisti della terza età hanno, anche, una grande passione per la gastronomia: un viaggio è occasione per scoprire i piatti tipici della località che raggiungono, ma anche per passeggiare tra mercatini di oggetti di artigianato artistico e condividere momenti di relax con i compagni di viaggio. Per quanto riguarda la tipologia di viaggio, la vacanza organizzata risulta essere la preferita dagli over 55 per il fatto che comporta meno responsabilità. In futuro il segmento dei senior diventerà una fetta del mercato turistico sempre più appetibile, ma l’approccio verso questa tipologia di clientela deve cambiare. Sono ancora molti gli operatori che guardano ai turisti della terza età come ripiego, improvvisando e offrendo servizi spesso lontani dalle loro reali esigenze. Massima cortesia e rispetto, promozioni mirate e servizi in grado di rispondere ai loro bisogni e aspettative sono i punti chiave da cui partire per riuscire a conquistarli. Quali servizi deve offrire un albergo che ha scelto di orientarsi verso questo segmento di mercato? Eccone di seguito una sintesi: • Disporre di materiale promozionale e informativo chiaro e leggibile • Realizzare azioni di benvenuto efficaci come mettere a disposizione una saletta con poltrone comode, dolci e bevande. Dopo un viaggio spesso lungo e faticoso gli over 55 apprezzano molto l’opportunità di rilassarsi e di socializzare 170 Ospitalità • Assicurare attenzione, gentilezza e comprensione da parte di personale, guide e autisti dal momento dell’arrivo a quello della partenza (ad esempio, offrire una rosa all’arrivo di una ospite e una lettera di ringraziamento al momentodel check-out sono piccoli dettagli che non dimenticherà) • Mantenere alta la qualità dei servizi e delle attrezzature anche fuori stagione (sicurezza, igiene, corretto funzionamento degli impianti e delle apparecchiature, buona illuminazione, arredi ergonomici, eliminazione di barriere architettoniche) • Offrire camere dotate di maniglia e chiavistello piuttosto che pomelli, spesso problematici per chi soffre di artrite • Offrire camere con bagni che dispongano di vasca anziché doccia • Ingrandire i numeri sugli apparecchi telefonici, telecomandi e sveglie • Mettere a disposizione pullman per lo shopping in città o altre forme di intrattenimento • Mantenere l’animazione degli hotel anche fuori stagione, in modo da poter partecipare a spettacoli, banchetti e feste danzanti • Attribuire particolare attenzione ai pasti, adattandoli alle loro esigenze • Organizzare gite (che non devono essere particolarmente stressanti e lunghe), passeggiate in campagna e attività sportive all’aria aperta • Includere nei programmi del tempo libero da dedicare al riposo, allo shopping e alle visite • Assicurarsi la disponibilità di un’assistenza medica veloce • Sistemare lo stesso gruppo di persone in camere al piano terra e adiacenti, per agevolare una maggiore armonia di gruppo • Disporre di mezzi di trasporto e sistemazioni confortevoli (soprattutto ben riscaldati in inverno) • Essere provvisti di uno scalino extra per permettere di salire più agevolmente sui pullman • Prevedere un accompagnatore che aiuti all’arrivo in aeroporto, durante il trasferimento in pullman e per le necessarie registrazioni in hotel • Creare delle offerte con sconti rivolti esclusivamente ai turisti della terza età (ad esempio, uno sconto del 10% agli over 65) • Garantire spazi adeguati per cani o gatti in modo da non dover costringere i senior ad abbandonarli, seppure temporaneamente (Tratto da Turismo d’Italia 2001) Ospitalità 171 L’hotel si tinge di rosa per coccolarla e offrirle sicurezza Servizio in camera, privacy, area fitness e gentilezza del personale. Come accontentare le ospiti viaggiatrici. dell’albergo, per la donna è il servizio. A differenza degli uomini, infatti, le donne sono particolarmente influenzate dalla reputazione di cui gode l’albergo e molto più esigenti in fatto di cortesia e gentilezza del personale: qualità che, secondo molte viaggiatrici d’affari, sono ancor oggi riservate quasi esclusivamente all’universo maschile. Un servizio di qualità è per loro sinonimo di efficienza, attenzione, accortezza e rispetto, come donne, ma anche come lavoratrici che pretendono la stessa considerazione data agli uomini. Le donne d’affari apprezzano molto anche semplici e piccoli servizi gratuiti, come la colazione inclusa nel prezzo, le chiamate urbane, o il servizio di navetta e di check-in dall’albergo per l’aeroporto. Tutto questo le fa sentire coccolate dall’inizio alla fine del soggiorno. Si sa, il mercato dei viaggiatori d’affari non è più universo esclusivamente maschile. Se negli anni ‘70 le donne coprivano solo l’1% dell’intero mercato dei viaggiatori d’affari, nel ‘96 il numero è salito vertiginosamente al 38% e oggi rappresentano nel mondo circa il 40% dell’intero segmento di mercato: si tratta di donne che in media fanno durante l’anno dai due ai quattro viaggi di lavoro, hanno superato i 40 anni, sposate senza figli, con un lavoro a tempo pieno che di solito consiste in ruoli manageriali. I numeri parlano chiaro: - le business women fanno circa 5 milioni di viaggi all’anno; - il 66% delle donne d’affari possiede una o più carte di credito; - il 50% di coloro che partecipano a meeting e congressi sono donne; - circa il 50% delle donne lavorano e costituiscono il 42% della forza lavoro in Italia. Nonostante l’importanza del fenomeno, l’impresa alberghiera italiana, salvo qualche eccezione, continua a rivolgersi prevalentemente all’universo maschile dei business traveler. Le donne si lamentano, infatti, dell’assenza di un eguale trattamento rispetto agli uomini d’affari e si sentono considerate ospiti di seconda categoria. Questi numeri ci portano inevitabilmente ad una riflessione: poiché la percentuale delle viaggiatrici d’affari cresce visibilmente, sia l’albergo che ha scelto di orientarsi sul mercato dei viaggiatori d’affari in generale, sia quello che vuole puntare sul mercato femminile in particolare, non può limitarsi a offrire servizi generici, ma deve conoscere l’universo femminile, le aspettative e i bisogni delle donne che viaggiano. Ci sono ovviamente delle necessità che accomunano uomini e donne: pulizia, location dell’albergo e convenienza sono i primi tre fattori indispensabili per questa clientela, che, spostandosi per motivi di lavoro, vuole trovare in albergo non tanto lusso e ricercatezza, quanto un ambiente accogliente, funzionale ed efficiente, con personale cortese. Tuttavia, se per gli uomini è la posizione l’elemento principale su cui si basa la scelta Oltre al servizio, c’è un altro fattore determinante che può rendere più o meno soddisfatta una donna d’affari: la sicurezza. La donna che viaggia per lavoro vuole sentirsi protetta e sicura in albergo, per questo preferisce porte con sistemi di chiusura computerizzati, spioncino e catenella antiintrusione. Gli alberghi orientati verso questa clientela dovrebbero perciò rivedere l’illuminazione ai piani e nel parcheggio, spesso insufficiente. Garantire sicurezza e privacy vuol dire anche evitare di gridare il numero della camera al fattorino che porta le valigie. Può sembrare scontato, ma capita spesso di assistere a questa scena. In alcuni alberghi i receptionist scrivono il numero della camera al momento della consegna delle chiavi, è un ottimo sistema per rispettare la privacy della cliente. Da evitare anche il fatto di comunicare il numero della camera a persone estranee, senza aver prima avuto l’approvazione della cliente, anche se questa è una regola che andrebbe applicata a tutti gli ospiti. Il personale dell’albergo non deve assumere atteggiamenti discriminanti nei confronti della donna d’affari rispetto all’uomo, pur essendoci comunque delle regole di bon ton che deve conoscere e seguire in alcune circostanze. Dal punto di vista professionale non ci sono differenze, ma resta pur sempre il fatto che una donna sola, ad esempio, si troverà ad affrontare situazioni diverse rispetto ad un uomo. Capita spesso che una donna che viaggia sola desti l’attenzione di qualche ospite nella hall oppure al bar, o al ristorante: il personale deve 172 Ospitalità Ospitalità La privacy, un elemento importante 173 agire sempre con discrezione, chiedendole, ad esempio, se gradisce un drink o un biglietto da parte di un cliente dell’albergo, prima di consegnarlo. Questo atteggiamento farà sentire la cliente maggiormente protetta e le eviterà eventuali imbarazzi. Anche a cena una donna può non gradire occhi indiscreti puntati su di sé, per questo il personale deve farla sedere lungo il perimetro esterno della sala, così da evitare il centro e, ancora peggio, i tavoli vicino alle cucine. Negli Stati Uniti, alcuni alberghi offrono alle donne che viaggiano sole l’opportunità di cenare con altri viaggiatori che si trovano nella stessa condizione: un modo simpatico che permette di socializzare o semplicemente di avere un po’ di compagnia a tavola. Solo per lei, o no? Alcune catene alberghiere americane come The Albuquerque del New Mexico Hilton Inn o The LeBaron Hotel in California o l’Holiday In Inner Harbor a Baltimora, hanno realizzato piani d’albergo esclusivamente per le donne, con tanto di sale private, privilegiando sicurezza e privacy. Altri si sono specializzati nell’ospitalità solo al femminile. Tutto questo non è necessario, in quanto le donne d’affari non amano essere classificate e trattate come una clientela diversa, vogliono semplicemente un albergo che soddisfi le loro esigenze con servizi di qualità adeguati alle loro necessità. C’è un’attitudine molto diffusa che contraddistingue la donna dall’uomo d’affari. Rispetto all’uomo, gradisce molto di più il servizio in camera, ma non come spesso si pensa, per l’imbarazzo che potrebbe provare nel cenare da sola in un locale pubblico, quanto per il piacere di essere coccolata, viziata e di poter godere di qualche comodità standosene tranquillamente in pantofole. A questo proposito, sotto suggerimento di alcune clienti, vari alberghi si sono organizzati avvisando dell’arrivo del servizio in camera qualche minuto prima, in modo da non trovare l’ospite impreparata al momento della consegna e garantire contemporaneamente la sua sicurezza. Se una donna sola preferisce il servizio in camera o, al massimo, il ristorante dell’albergo, in compagnia di altri colleghi privilegia i ristoranti fuori l’hotel. Per quanto riguarda il menu, la metà delle donne d’affari conserva in viaggio le proprie abitudini alimentari: il 34% ammette di mangiare cibi 174 Ospitalità meno salutari di quelli che consuma a casa; il 21% si concede spuntini più frequenti e il 24% ammette di non resistere alla tentazione di snack calorici. I menu a basso contenuto di carboidrati a favore delle proteine sono comunque molto apprezzati e vari hotel offrono anche menu vegetariani. Tra i servizi molto richiesti, ci sono lo yoga e i massaggi in camera e in genere, i centri fitness attrezzati all’interno dell’albergo, che consentono alle viaggiatrici d’affari di fare attività fisica senza dover uscire in una città poco familiare e conosciuta. La donna d’affari tende a distinguere gli impegni lavorativi dalla vita familiare: a viaggiare frequentemente da sole sono il 26%, contro il 20% che porta con sé anche i figli nei numerosi spostamenti. Il viaggio di lavoro è per la donna anche opportunità di divertimento: dal momento che bisogna farlo, tanto vale ritagliarsi qualche spazio, quando è possibile, da dedicare allo shopping (al primo posto tra i piaceri che si concedono le viaggiatrici d’affari) e alla scoperta della località in cui si trovano. Sono 7 donne su 10 a pensarla in questo modo. Cartine della zona con proposte interessanti come negozi di abbigliamento e di antiquariato, musei e mostre, così come attività e gite organizzate dell’albergo, possono solo essere apprezzate. Meglio ancora se le proposte sono accompagnate da suggerimenti dell’addetto alla reception. Fare colpo sull’ospite donna: - buffet ricco di prodotti freschi (soprattutto frutta) in camera: - camere e bagni spaziosi e insonorizzati - letti queen-size - luce adeguata - scrivania larga con sedia comoda - videoregistratore In bagno... - morbido accappatoio - biancheria di qualità - ampio box doccia - dentifricio, spazzolino e colluttorio Ospitalità 175 Aumenta il prezzo del petrolio? Vita frenetica e new economy sono i nuovi comandamenti della vita? C’è una categoria di persone a cui tutto questo non preoccupa affatto, anzi, riesce ad evitarlo con molto piacere. Come? Con la bicicletta. Riscoperte durante le domeniche ecologiche dall’ex ministro Ronchi, le due ruote sono un’ottima alternativa alla macchina, soprattutto in pianura e sui percorsi casa-ufficio. E sono sempre di più i ciclisti in Italia e all’estero. Nel nostro paese scorazzano 25 milioni di biciclette e si contano quasi 10 milioni di ciclisti. L’Europa è sempre stata culturalmente più portata all’uso delle due ruote, con cifre record come 29.585 mila ciclisti in Germania, 6.727 mila in Gran Bretagna e 6.584 mila in Francia. I vantaggi dell’uso di questo mezzo di trasporto sono tanti e facilmente immaginabili: spostarsi in bicicletta è meno stressante, più economico e salutare. Certo, comporta qualche sforzo, ma per molti è un ottimo esercizio fisico che apporta anche vantaggi psicologici. L’evoluzione degli stili di vita oggi si riflette anche nella scelta del viaggio. Sono in aumento i vacanzieri su due ruote che allo stress dell’automobile preferiscono la tranquillità del movimento “lento” e molto si sta facendo per realizzare nuove strade non per le auto ma per la gente. L’associazione inglese Sustrans (Sustainable Transport) nata una decina di anni fa grazie ai finanziamenti provenienti dai ricavati di una lotteria nazionale, ha in cantiere la realizzazione della rete ciclabile NCN (National Cycle Network). La scommessa è di arrivare entro il 2005 a 16.000 chilometri di rete ciclabile protetta, con tanto di campagna promozionale con manuali di progettazione di strade ciclabili, opuscoli per l’educazione stradale nelle scuole e oltre 170 guide e mappe di percorsi. Nel 1997 un progetto avviato dall’European Cyclists’ Federation e sostenuto da varie associazioni con lo scopo di incentivare il turismo ecologicamente compatibile, ha ottenuto l’appoggio della Commissione Europea. Eurovelo, così si chiama il progetto, consiste nella realizzazione di una rete ciclabile estesa per più di 60.000 chilometri che unisce le estremità del continente, da Mosca a Malta, in un progetto generale che uniformerà tipologie costruttive e segnaletica. Il primo dei 12 itinerari previsti sarà aperto agli amanti delle due ruote a partire dal 2001. La risposta italiana al fermento delle iniziative europee è Bicitalia. Ideata dalla FIAB (Federazione Italiana Amanti della Bicicletta), propone una rete ciclabile nazionale di 12.000 chilometri il cui costo sembra aggirarsi sui 2.400 miliardi e strutturata in 10 itinerari dai nomi suggestivi come Ciclopista del Sole, Via dei Pellegrini lungo la via Francigena, Via del Po e delle Lagune. Puntare su questa tipologia di turismo è oggi quanto mai una scelta appropriata per l’albergatore che può orientarsi verso l’ampio target di ciclisti di tutta Europa. L’Italia è, infatti, un paese con grandi risorse e potenzialità, basti pensare al clima dolce per tutto l’anno in buona parte del territorio, ai paesaggi suggestivi, ai molteplici eventi e sagre organizzati da enti locali, al ricco patrimonio storico-artistico, alla tradizione enogastronomica. E il cicloturista ama viaggiare in piena libertà, in totale sintonia col paesaggio, provando nuovi stimoli ed emozioni solitamente precluse dalla frenesia e dal frastuono quotidiani. Per questo motivo preferisce alla grande destinazione di massa località alternative, magari minori ma non meno interessanti rispetto a queste, spinto dalla passione di scoprire chilometro per chilometro un territorio poco conosciuto, che a volte non viene neppure citato nelle cartine. 176 Ospitalità L’ideale per lei: - In albergo: servizi gratuiti di navetta e di check-in dall’hotel per l’aeroporto - In camera: servizio in camera, computer, fax, accesso ad Internet, specchio ingranditore, appendiabiti per gonne, kit di cucito - In bagno: phon, courtesy service adeguato (make up, latte detergente, salviette struccanti, crema per il corpo, collant...), grande specchio ben illuminato (Tratto da Pianeta Hotel 2001) I cicloturisti I cicloturisti sono un segmento in forte espansione. Trucchi e suggerimenti per attirarne l’interesse e garantirne la permanenza in albergo. Ospitalità 177 L’universo dei cicloturista è abbastanza eterogeneo. Tre sono le motivazioni fondamentali alla base del viaggio: per l’87% della categoria il paesaggio è alla base della vacanza, per l’81% è lo sport, mentre il movimento e la vacanza senza l’uso dell’auto spinge il 70% dei cicloturisti a spostarsi in bici. Il cicloturista ama programmare individualmente la sua vacanza e con largo anticipo, addirittura un anno prima, inoltre nella scelta della destinazione si affida al consiglio di amici e conoscenti che hanno fatto un’esperienza simile, anche se viene notevolmente influenzato da riviste specializzate. Un albergatore che decida di puntare su questo segmento ha obiettivamente il vantaggio di garantirsi l’occupazione delle camere anche in bassa stagione, dato che il cicloturista preferisce andare in vacanza da marzo a maggio e ancora nei mesi di settembre e ottobre, ma deve anche tener presente le difficoltà di una scelta di questo tipo. Conquistare i cicloturisti vuol dire conoscere molto bene il loro mondo, fatto di grandi esigenze e aspettative ben precise dettate dall’attività fisica che svolgono. Ospitare gruppi rispetto agli individuali richiede sempre maggiore professionalità e dispendio di energie. A questo va aggiunto il fatto che per puntare sui cicloturisti occorre fare notevoli investimenti economici, creando strutture studiate appositamente per i loro bisogni. In Italia 42 alberghi si sono associati, formando con successo Italy Bike Hotels, la prima catena alberghiera specializzata nell’ospitalità per cicloturisti. I servizi a misura di cicloturista: - un deposito sicuro - un’officina - uno spogliatoio - un’assistenza medica e fisioterapica - una lavanderia - una ristorazione speciale - una o più guide cicloturistiche - espositori con gadget e oggettistica a tema - un’area dedicata al relax - un servizio personalizzato 178 La prima frase che pronunceranno all’arrivo è: “Dove possiamo mettere le nostre biciclette?”. I clienti stanno pensando ad un deposito sicuro dove custodire gelosamente la cosa più preziosa che hanno. Le dimensioni del deposito devono essere adeguate al numero delle camere e comunque mai inferiori ai 14 mq. Meglio ancora se all’interno del deposito si trova uno spogliatoio dove cambiarsi prima e dopo le lunghe pedalate. La bicicletta richiede una manutenzione giornaliera, per questo nell’albergo non può mancare un’officina per gli interventi meccanici di tipo ordinario. L’assistenza medica 24 ore su 24 è un altro punto da non trascurare. Un medico di fiducia e un massaggiatore (questo servizio può essere offerto anche a pagamento) sono figure indispensabili per uno sport duro e pericoloso come il ciclismo. E poi l’albergo deve offrire un servizio il più possibile personalizzato, come una ristorazione studiata per soddisfare le esigenze di questa clientela: orari flessibili per consentire di svolgere in piena libertà l’attività fisica preferita, menu dello sportivo con grande attenzione al giusto apporto di aminoacidi e ferro, servizio di ristorazione snack nel deposito, una sorta di colazione al sacco da portar via nell’escursione del mattino e di ristoro post-allenamento (pasta fredda, crostate, etc.) al rientro. Queste le necessità più importanti di un cicloturista: - albergo attrezzato con servizi specializzati - personale qualificato - località con un bell’entroterra - sentire di far parte del gruppo - possibilità di fare shopping Un cicloturista vuole che tutto dell’albergo gli parli di bicicletta: l’impatto all’arrivo è determinante, perché questi si aspetta di vedere nella hall un espositore con integratori alimentari ed energetici, una bacheca informativa con le attività proposte dalla struttura ricettiva, un espositore con cartine della zona, depliant e, ovviamente, itinerari cicloturistici. Non devono mancare riviste e giornali specializzati, coppe, poster e immagini ciclistiche. Niente è più gratificante del constatare che l’albergatore condivide la Ospitalità Ospitalità 179 sua passione e che il personale conosce perfettamente le sue necessità e sa comunicare bene nella sua lingua (inglese e tedesco). Solitamente il cicloturista soggiorna in alberghi a 3 stelle di medie dimensioni perché ama l’atmosfera familiare, desidera essere chiamato per nome, ma non per questo è meno esigente in fatto di qualità e comfort. A parte l’esperienza all’interno dell’albergo, ha grandi aspettative anche riguardo al paesaggio che lo circonda. Ciò che vuole sono percorsi e itinerari invitanti immersi nel verde, dunque l’albergo ideale deve trovarsi vicino a montagne, colline o pianure con stradine secondarie poco trafficate. Gli itinerari culturali sono poi molto appetibili per i turisti stranieri, amanti del ricco patrimonio storico e artistico italiano. Anche questi da inserire tra quelli che troveranno nell’espositore, all’ingresso dell’albergo. Quello dei cicloturisti è un segmento in forte espansione e la conferma viene dalla maggiore sensibilizzazione di enti pubblici e privati italiani ed esteri alle esigenze di questa tipologia di clientela. Puntare sui cicloturisti può essere un buon investimento per un albergo, ma richiede una struttura e servizi adatti, profonda conoscenza della clientela e tanta flessibilità per adeguarsi ad orari e tempi diversi da quelli di altri segmenti turistici. ambienti pubblici e privati. Un’ospitalità senza più barriere architettoniche, senza ostacoli e accessibile a tutti dovrebbe essere il senso dell’accoglienza alberghiera. Questo significa anche avere sensibilità e prestare attenzione alle esigenze di persone con difficoltà motorie o sensoriali (intese come disturbi alla vista e all’udito), sia temporanee che permanenti. Gli operatori dell’ospitalità conosceranno sicuramente la legge (N. 104 del 5 febbraio 1992 e relative modifiche) che impone l’abbattimento di barriere architettoniche in Nonostante il significato di ospitalità e le normative vigenti non è infrequente nel nostro paese imbattersi in strutture alberghiere che non risultano accessibili a tutti. Dobbiamo, infatti, considerare che perfino una semplice porta, una scala ripida, un ascensore stretto, possono creare disagi anche a chi non ha gravi handicap. Così, vuoi la scarsa disponibilità di alberghi adeguati alle esigenze dei disabili, vuoi la carenza di informazioni complete riguardo ai servizi offerti, per molti disabili le vacanze restano più un’idea e un desiderio che un dato di fatto. Eppure, realizzare forme di ospitalità su misura per questa clientela è una scelta che può risultare interessante: solo in Italia, le persone disabili sono più di 2.800.000 (5%), cifra destinata a crescere con l’avanzamento dell’età, e di queste il 26% pratica un’attività sportiva (fonte: handicap in cifre, Istat, 2002). Quindi il numero dei disabili e dei potenziali viaggiatori è consistente e fra l’altro in vacanza raddoppia, dato che i disabili solitamente viaggiano accompagnati. Progettare un’ospitalità senza barriere, realizzare strutture e ambienti che rispondono alle esigenze dei disabili e offrire un servizio di qualità che vada incontro alle loro richieste è comunque, una necessità prima che una strategia di marketing. Questo non vuol dire che per accoglierli dovete realizzare un albergo esclusivamente per disabili, ma semplicemente apportare qualche intervento strutturale e prestare attenzione alle loro necessità, esattamente come fate con la clientela abituale. Del resto, le barriere architettoniche rappresentano spesso un ostacolo non solo per i portatori di handicap, ma per tutti noi (pensiamo, ad esempio, ai bambini o agli anziani) e la loro eliminazione può solo migliorare la qualità del soggiorno di ciascun ospite, apportando alla struttura dei benefici considerevoli anche in termini di immagine. Per non trovarsi, quindi, 180 Ospitalità (Tratto da Turismo d’Italia 2001) Ospitalità accessibile a tutti Suggerimenti e consigli per quelle strutture alberghiere che orientano l’offerta verso la clientela disabile. Ospitalità 181 impreparati ad accogliere questa clientela, è importante conoscere le sue esigenze e aspettative. Vediamo, quindi, quali interventi sono importanti per garantire ai disabili un’accoglienza di qualità senza più barriere fisiche o mentali. Le strutture e i servizi alberghieri che hanno priorità per i disabili sono rampe di accesso, ascensori spaziosi e montascale, corrimano solidi e facilmente afferrabili, camere al piano terra e ampi spazi dove potersi muovere con facilità, anche con sedia a rotelle. Prestate attenzione all’illuminazione, determinante per i clienti non solo per una questione di sicurezza, comfort ed efficienza, ma anche per prevenire problemi visivi e fatica. Un’illuminazione razionale e funzionale dovrebbe essere garantita in tutto l’albergo, all’ingresso come al ricevimento, nelle aree comuni come nelle camere, al bar come al ristorante. Curate la segnaletica, che comprende cartelli, mezzi acustici e spie luminose. Essa da un lato facilita l’orientamento e il raggiungimento delle strutture e degli spazi idonei, dall’altro avverte i clienti con difficoltà motorie o sensoriali, di eventuali situazioni di pericolo in cui potrebbero incorrere. Attenzione all’arredamento: spesso il design è poco funzionale e può anche diventare un ostacolo insormontabile per coloro che hanno disagi fisici. Se potete, quindi, evitate pilastri, mobili sporgenti o addossati alle pareti nei corridoi e nei passaggi. Anche all’esterno, l’accessibilità agli spazi aperti e al verde deve essere garantita da fruibilità dei percorsi, comfort, sicurezza e arredo ambientale in armonia con le esigenze della clientela che ospitate. Il parcheggio deve prevedere un posto auto per disabili ogni 50 e deve trovarsi, ovviamente, vicino ai percorsi pedonali e accessi dell’albergo. Per quanto riguarda il prodotto più importante, le camere, la legge prevede che ce ne siano almeno due ogni 40 camere o frazioni di 40, disposte al piano terra (o comunque in prossimità di una via di fuga accessibile) e dotate di apparecchio per la segnalazione sonora e luminosa, di allarme. Le maniglie a leva sono, generalmente, preferibili alle altre perché consentono una più facile apertura e non devono superare i 90 cm di altezza, per consentire l’accesso anche ai disabili su sedia a rotelle. Per quanto riguarda i servizi in camera, per i quali questi clienti sono par- ticolarmente esigenti, docce accessibili (con pavimento antiscivolo e sedia pieghevole) e bagni spaziosi sono le richieste più frequenti. Cercate di evitare moquette e materiali plastici, tappeti molto spessi, stuoini in cocco e altro materiale che potrebbe impedire ai disabili anche i più semplici movimenti. Piuttosto, se non volete rinunciare a stuoini e tappetini, potete incassarli nel pavimento, in modo da non creare inciampo. Per farvi conoscere, sfruttate canali di comunicazione e promozione efficaci come Internet e i cataloghi degli uffici informazione, APT e Pro Loco: la scelta di un albergo da parte dei turisti disabili, infatti, avviene sempre dopo un’attenta ricerca per assicurarsi che la struttura selezionata offra servizi su misura per loro. Ovviamente, non vi devono essere divergenze tra quanto promuovete e quanto effettivamente offrite. Rischiate di deludere le aspettative dei vostri clienti e innescare un passaparola negativo di grande impatto per la reputazione del vostro albergo. La presenza di servizi e attrezzature alberghiere su misura per disabili è indice di efficienza e professionalità, nonché di attenzione verso necessità particolari, ma la qualità del servizio di una struttura ricettiva è garantita anche dall’accoglienza e dal comportamento del personale. Spesso, infatti, contemporaneamente agli ostacoli fisici si sommano quelli della comunicazione, dell’ascolto e della comprensione. Verso i portatori di handicap fisici o psichici esistono ancora molti preconcetti. Il personale alberghiero è spesso impreparato a interagire con un disabile, prova imbarazzo ad offrire la sua collaborazione e non sa come comportarsi davanti ad una sua richiesta. Così il paradosso è che a volte i veri limiti non stanno nei disabili, ma nelle strutture e nella mentalità di coloro che sottovalutano una realtà concreta e bisognosa di ascolto. Ecco che diventa necessario, accanto ad un intervento di tipo strutturale, formare lo staff alberghiero affinché interagisca con gli ospiti nel migliore dei modi, mostrando attenzione alle loro richieste e rapportandosi a loro in modo naturale, nel rispetto della loro dignità e senso di indipendenza. Negli Stati Uniti, ad esempio, molti alberghi hanno addestrato i dipendenti realizzando dei tour per far conoscere servizi e prodotti per disabili. Perché non proporli anche da noi, al personale di alberghi orientati a questa clientela? Di sicuro, dopo aver visitato le camere e testato il telecomando 182 Ospitalità Ospitalità 183 della TV, il sistema di controllo a distanza degli interruttori per il riscaldamento e l’aria condizionata, dopo essere entrati e usciti dalla doccia, aver osservato la tastiera del telefono con numeri ingranditi e provato l’allarme dell’orologio con segnali luminosi per coloro che hanno problemi di udito, diventa più semplice per il personale mettersi nei panni dei clienti disabili, poter descrivere e consigliare le camere più idonee e creare un clima più disteso e di fiducia. L’accoglienza su misura, nata per rispondere alle esigenze e alle aspettative dei vari mercati è sempre più una necessità per gli alberghi che vogliono essere competitivi. Un’ospitalità progettata per offrire relax, comfort e benessere ai clienti, può semplificare la vita, anche se per una settimana, un giorno o un week-end. Costruire o ristrutturare un albergo senza barriere architettoniche e comunicative, vuol dire garantire agli ospiti con disagi psico-fisici temporanei o permanenti un’accoglienza su misura, di qualità, in grado di rispondere alle loro esigenze e superare le loro aspettative. 5 regole di comportamento per chi ospita clienti disabili: 1. Trattare l’ospite disabile con lo stesso riguardo e cortesia riservati agli altri clienti. 2. Chiedere all’ospite se ha bisogno di aiuto. Non limitarsi ad afferrargli un braccio o spingere la sedia a rotelle. 3. Non risentirsi se un cliente rifiuta l’aiuto: conosce bene ciò che è o non è in grado di fare. 4. Parlare direttamente all’ospite e non al suo accompagnatore. 5. Rivolgersi all’ospite con naturalezza: un atteggiamento amichevole e disponibile è decisamente più costruttivo di uno ansioso. forte attrattiva di località, aree e zone turistiche. Purtroppo l’eccessivo carico antropico in tali destinazioni causa a lungo andare un degrado ambientale che provoca danni irreparabili sia all’ecosistema, perché le risorse ambientali non sono quasi mai riproducibili, sia di immagine, perché è l’ambiente che determina il grado di attrazione di una località verso i turisti. Per questo alcune imprese alberghiere italiane e straniere hanno deciso di aderire a politiche di tutela ambientale. Negli Stati Uniti ad esempio, gli alberghi che fanno parte della catena Marriott seguono una politica ecologica che prevede, oltre alla riduzione dei rifiuti e al risparmio energetico, l’utilizzo di nuovi filtri di purificazione dell’aria senza clorofluorocarburi e la sostituzione di materiali tossici come l’amianto, con nuovi materiali meno inquinanti. In Italia esistono già molte iniziative promosse da Legambiente, da Comuni, privati, Associazioni di albergatori e commercianti e cresce ogni anno il numero di alberghi che aderiscono ad un programma di salvaguardia ambientale, realizzando anche una carta verde per gli alberghi ecologici. Se anche voi volete aderire ad un marchio locale, o di certificazione di qualità ambientale, i requisiti minimi necessari da possedere sono: 1. riduzione dei rifiuti prodotti e riciclaggio dei materiali 2. riduzione dei consumi idrici 3. risparmio energetico 4. impegno contro l’inquinamento dell’aria e dell’acqua 5. impegno contro l’inquinamento acustico 6. promozione e valorizzazione dei beni culturali e ambientali dell’area 7. coinvolgimento e sensibilizzazione di dipendenti e turisti. (Tratto da Hospitality News 2002) (Tratto da Turismo d’Italia 2002) Meglio dare sempre un’alternativa che un semplice “no” L’albergo che ama la natura Le risorse ambientali sono sempre state l’elemento determinante della Cliente: Avete dei cuscini bassi? Receptionist: Mi dispiace, non ne abbiamo. Oppure… Abbiamo dei cuscini 184 Ospitalità Ospitalità 185 antiallergici che non sono molto spessi, posso portarglieli? Questo esempio dimostra come ad una domanda del cliente il personale alberghiero, in mancanza di quel preciso prodotto, può rispondere in modi differenti, ottenendo un risultato molto diverso. Se, infatti, un ospite fa una richiesta che l’albergo non può accontentare, anziché rispondere subito con un NO e concludere la conversazione, i collaboratori possono trovare un’alternativa e trasformare in positiva quella risposta, suggerendo, ad esempio, un prodotto che si avvicina a quello richiesto. Guadagnare o perdere un cliente potenziale dipende, infatti, in gran parte dal vostro atteggiamento, dal modo in cui vi rivolgete a lui e dalle parole che usate. Certo, non è semplice venire incontro a tutte le richieste della clientela, anche perché non sempre si può offrire esattamente il prodotto o il servizio che cerca, ma poiché il vostro obiettivo è la soddisfazione degli ospiti, anche se non avete ciò che desiderano, potete fare qualcosa per dimostrarle loro che vi preoccupate delle loro esigenze e, se possibile, che vi impegnate a trovare una soluzione. Se ad esempio, un cliente chiede alla reception una camera con letti king size, potete rispondere con una negazione (il modo più sbrigativo e anche il più rapido per perdere un potenziale cliente), oppure potete proporre l’alternativa che più si avvicina alla richiesta. La vostra risposta può essere: Signor Rossi, per stanotte abbiamo una camera doppia con due letti che uniti hanno le stesse dimensioni di un king size, posso mostrargliela? E se proprio non siete in grado di accontentarlo in nessun modo, mostratevi comunque disponibili nel dargli il vostro aiuto. L’albergo non offre un servizio navetta per l’aeroporto? D’accordo, non potete portare il cliente a destinazione con la vostra auto, ma siete in grado di procurargli tutte le informazioni che gli occorrono per arrivarci, come orari dell’autobus e metropolitana e la fermata più vicina all’albergo. Se non avete il prodotto richiesto, trovare delle alternative quando è possibile, non è un modo per raggirare il cliente, ma per provargli che vi sta a cuore la sua soddisfazione. L’ospite, infatti, intuisce benissimo che non avete ciò che ha chiesto, ma apprezza ugualmente il vostro impegno con il duplice vantaggio per 186 Ospitalità l’azienda in termini economici (avete più probabilità di conquistare il cliente) e di immagine (il cliente esprime un giudizio positivo del servizio e dell’intera struttura per come vi siete prodigati). (Tratto da Hospitality News 2002) Porte aperte al turismo congressuale In Europa il mercato congressuale costituisce per il settore alberghiero il 10-12% del fatturato complessivo e, all’interno del mercato turistico nazionale, genera un reddito inferiore solo a quello delle città d’arte. Secondo l’Osservatorio Congressuale Italiano, nel primo semestre 2001-2002 l’attività congressuale ha generato un fatturato di quasi 3 miliardi di euro. Guadagni elevati e occupazione nei periodi di minore richiesta sono, appunto, i vantaggi che spingono sempre più albergatori di strutture medio-piccole ad orientarsi verso questo segmento di mercato. Ma ogni scelta avrà successo solo se risponderà alle aspettative e alle necessità della clientela ospitata. Se anche voi volete rivolgervi alla clientela d’affari, dovete considerare che per conquistarla è necessario: 1. Pianificare gli spazi della struttura alberghiera. 2. Offrire prodotti e servizi ad hoc per la domanda congressuale. 3. Circondarsi di personale professionale. Un albergo che decide di ospitare incontri anche di piccola entità, deve avere spazi adeguati e una sala riunioni in grado di accogliere almeno 30 persone contemporaneamente (dotata di pareti mobili per poterne modifi- Ospitalità 187 carne le dimensioni), con due porte di accesso e tende per garantire la privacy dei partecipanti. Spazio, insonorizzazione, comodità e temperatura, sono elementi da valutare attentamente per la buona riuscita dell’evento e la soddisfazione degli ospiti. La clientela business e congressuale è molto esigente, conosce bene il mondo dell’ospitalità ed è poco flessibile e ancor meno le loro esigenze, ma anche efficienza e qualità del servizio. Sarà sicuramente apprezzato un responsabile congressi che sappia risolvere tempestivamente problemi o chiarire dubbi. Così come verranno ricordati un servizio efficiente e un trattamento speciale, che, in alcuni casi, potrebbero anche compensare certe piccole lacune della struttura. Il cliente, ad esempio, apprezzerà sicuramente un oggetto di artigianato locale lasciato in camera, il check-in e check-out rapido, il quotidiano, o il servizio di lavanderia gratuiti. Qualità, professionalità, efficienza, affidabilità, sono condizioni indispensabili per sviluppare negli alberghi il segmento dei meeting. Ospitare il mercato congressuale può essere molto interessante e proficuo anche per alberghi di piccole dimensioni, ma non può essere frutto di improvvisazione. È, quindi, necessario che l’albergo sappia come rivolgersi a questo segmento e sia in grado di proporre un prodotto competitivo e di qualità. Le variabili che l’azienda valuta nella scelta dell’albergo: 1. La localizzazione, in base al tipo di riunione che si organizza 2. La distanza e l’accessibilità all’albergo 3. La categoria dell’albergo, o l’appartenenza a gruppi o catene alberghiere 4. La reputazione della struttura, che si conosce soprattutto col passaparola 5. La chiarezza nelle condizioni e nei termini del contratto 6. La qualità della comunicazione, sia scritta che telefonica 7. Il prezzo e la qualità del servizio (Tratto da Hospitality News 2003) 188 Ospitalità Vacanze intelligenti La bassa stagione piace, ma va promossa con offerte di qualità, studiate per la clientela e per il tipo di soggiorno specifico. Come ogni estate, anche quest’anno i telegiornali hanno trasmesso servizi sulle località italiane più gettonate e previsioni dei flussi turistici verso il nostro paese. Ebbene, da questi servizi (come anche dai giornali) emerge che gli Italiani hanno ultimamente scoperto il gusto delle cosiddette “partenze intelligenti”, vale a dire dei viaggi non più concentrati nei periodi e nelle ore di maggiore affollamento. Questo fenomeno si riconduce a quello altrettanto significativo, ma più recente, della scelta della vacanza anche nei periodi al di fuori dell’alta stagione. Cresce, infatti, la percentuale di turisti che, ferie permettendo, programmano le vacanze in bassa stagione, come dimostra il dato del CIRM secondo cui nel 2001 rispetto all’anno precedente è aumentata da 3 ad 8 la percentuale di connazionali che è partita a giugno. Nonostante questi dati significativi, ancora oggi le proposte di vacanza in bassa stagione sono spesso viste dagli albergatori come un semplice ripiego, con meno appeal e meno opportunità per la clientela. Se la bassa stagione non esercita un forte richiamo, è perché spesso non è opportunamente valorizzata con soluzioni interessanti e adeguate alla clientela che sceglie di viaggiare in questi periodi. Il problema, infatti, non è della bassa stagione, né mancano turisti disposti a viaggiare al di fuori dell’alta stagione. Anzi, di solito la gente ne apprezza la tranquillità delle località di vacanza rispetto ai periodi di maggiore affollamento, la disponibilità degli operatori, l’efficienza delle strutture e dei servizi a disposizione, la competitività delle tariffe. Il problema, quindi, è di promozione, di mancanza di offerte di qualità, studiate per la clientela e per il tipo di soggiorno specifico. Bisognerebbe focalizzare l’attenzione più sulle esigenze dei turisti da ospitare, realizzando proposte interessanti e ad hoc, attraverso una comunicazione accattivante. Se il mare ad agosto si vende praticamente da solo, a settembre o ad aprile non ha più lo stesso richiamo, bisogna, quindi, trovare prodotti o servizi alternativi o da affiancare alla spiaggia, che catturino la stessa clientela o nuovi turismi amanti del mare Ospitalità 189 e alla ricerca di relax e tranquillità. Ogni periodo di bassa stagione se venduto bene, può rappresentare per l’albergo un ottimo investimento economico e di immagine, che consente di riempire le camere vuote, incrementando il fatturato o, quanto meno, coprendo i costi della struttura e del personale. Fra l’altro, il mercato attuale sempre più competitivo e mutevole impone alle imprese alberghiere che vogliono mantenere elevati i loro profitti, di intraprendere nuove vie, di rinnovare il proprio prodotto o indirizzarsi ad altre nicchie anche in differenti periodi dell’anno e, appunto, destagionalizzare resta per molti l’unica delle soluzioni possibili. Per promuovere efficacemente la bassa stagione, bisogna però, aver chiaro di cosa stiamo parlando. Spesso, infatti, con questo termine si intende un’intera stagione, ma non è così, tant’è vero che per alcuni alberghi può essere il mese di giugno o di marzo, per altri solo 10 giorni tra luglio e agosto, o qualche week-end, o semplicemente un martedì sera. Il fenomeno della bassa stagione, in pratica, va collegato alla tipologia di albergo, all’area in cui sorge, alla clientela che ospita e ai servizi che offre. Per un albergo balneare il periodo di bassa stagione può essere settembre o marzo (quando il mare e il sole non richiamano più, ovviamente molti turisti) vale a dire che in quei mesi registrerà un calo di occupazione, mentre per un albergo di città che lavora con il turismo d’affari, lo stesso periodo può essere di alta stagione, perché l’occupazione cresce in concomitanza di fiere e congressi. Il periodo di alta e bassa stagione coincide, quindi, con un aumento o un calo di clientela, fenomeno che come abbiamo detto, non è da ricondursi all’albergo in sé, bensì al tipo di soggiorno, vale a dire all’appeal che hanno certe proposte e la capacità di adattarle e rinnovarle in base al contesto e alla clientela ospitata. Non sempre le scelte e le strategie di marketing orientate a coprire i periodi di bassa occupazione sono frutto di uno studio del proprio albergo e di quelli concorrenti. Alcuni alberghi si affidano piuttosto all’improvvisazione e al caso, con la conseguenza che se si riempiono delle camere una volta, non è detto che riaccada. Invece, occorre gestire questi momenti con professionalità, conoscenza e metodo. Confrontarsi con il mercato, sapere con precisione quali sono i prodotti e servizi offerti da voi e la concorrenza, la clientela che ospitano le altre strutture e quella che soggiorna da voi i punti di forza e di debolezza che caratterizzano voi e le altre imprese alberghiere e stabilire con precisione quali sono i periodi di alta e bassa occupazione del vostro albergo. Sono queste le azioni fondamentali per poter intraprendere azioni di marketing efficaci per affrontare i periodi di bassa stagione. Se il vostro albergo è in una località di mare e a settembre, ad esempio, avete sempre registrato bassa occupazione, agite almeno due mesi prima: volete continuare a rivolgervi alle famiglie con bambini? Pensate a delle proposte mirate che valorizzino l’immagine della spiaggia e della zona circostante: proponete passeggiate sulla sabbia, organizzate feste e cene in riva al mare, itinerari con sagre e mercatini, da abbinare a prezzi interessanti, sconti a negozi per bambini e per mamme, convenzioni con Mc Donald’s o altri fast food, servizio di baby sitting gratuito, gratuità ai parchi divertimento, etc. Insomma, fate quanto è possibile per spingere la vostra clientela a prenotare un soggiorno anche a settembre. Oppure, se siete in città e registrate un calo di domanda dopo Ferragosto, valutate la possibilità di diversificare la vostra offerta nei confronti di nuova clientela. Ad esempio, se la struttura è a pochi chilometri da agriturismi, rocche o pievi, potete inserirvi in un circuito enogastronomico e “prendere per la gola” gli appassionati della gastronomia tipica e dell’arte, che richiamano in Italia ogni anno 3 milioni di turisti stranieri (fonte Censis), creando strutture e servizi idonei ad ospitarli. Oppure potete rivolgervi al turismo religioso, un vero e proprio business per molte strutture alberghiere italiane, che ogni anno produce un giro d’affari di 3,5 miliardi di euro. Ogni scelta va fatta tenendo conto delle caratteristiche del vostro albergo e dell’area circostante, ma certamente avrà successo, se sarà il frutto di uno studio del mercato e della vostra realtà aziendale. Pensate, infine, ad un modo originale ed invitante per catturare vecchi e nuovi clienti nei periodi di bassa stagione. Dovreste comunicare le vostre proposte in modo da lasciare il segno! Del resto, anche la promozione più accattivante risulta vana se non sapete come comunicarla ai vostri clienti. Per destare attenzione, provate a sostituire il termine bassa stagione 190 Ospitalità Ospitalità 191 con espressioni più efficaci e stimolanti come “Stagione d’oro”, “Periodo blu” o “Inizio stagione” e trovare aggettivi, frasi descrittive ma sintetiche e belle foto per un depliant che catturi l’attenzione, che incuriosisca il lettore. Ad esempio, il vostro depliant o la lettera saranno più persuasivi se, anziché limitarsi a elencare i contenuti di un pacchetto come fosse una lista della spesa (il pacchetto comprende: drink di benvenuto, peluche per i bambini…), ne descrive il contenuto con una comunicazione suggestiva (la direzione vi riserva una calorosa accoglienza con un fresco e dissetante drink di benvenuto…). Per catturare l’attenzione del lettore, provate a iniziare la proposta con frasi come: “Se non ti accontenti della solita vacanza…”, “Assapora la differenza!”, “Ami la tranquillità?”, “Da noi la bella stagione comincia…”. Per invogliarlo a prendere una decisione, utilizzate espressioni del tipo: “Questo è il momento migliore!”, “Non aspettare ancora!”, “Chiamaci per saperne di più”. In definitiva, la stagionalità non è legata all’albergo, ma al tipo di soggiorno, come il problema della bassa stagione non è legato al nome ma, spesso, alla mancanza di proposte adeguate in grado di catturare la clientela giusta. Trasformare i periodi di bassa stagione in alta, con tante soluzioni di soggiorno per svariati periodi dell’anno è, quindi, possibile, ma è necessario pensare a valide alternative da contrapporre alle solite offerte e riuscire a specializzarsi nei confronti di quei mercati che possono trovare interessanti le soluzioni che offrite. Questi in sintesi i passi da compiere per riempire i periodi di bassa occupazione: 1. Analizzare il mercato e la concorrenza 2. Individuare i periodi di alta e bassa occupazione 3. Analizzare il calendario degli eventi 4. Fare un’analisi di opportunità e minacce, punti di forza e di debolezza del proprio albergo 5. Definire obiettivi realistici 6. Individuare possibili nicchie di mercato 7. Individuare e valorizzare tutto ciò che circonda l’albergo 8. Specializzare la propria offerta 192 Ospitalità 9. Realizzare eventi o iniziative legati al proprio prodotto 10. Verificare la qualità e l’appeal delle proprie proposte 11. Utilizzare una comunicazione efficace 12. Puntare sulla fidelizzazione (Tratto da Turismo d’Italia 2002) Il viaggio del turista con esigenze speciali In un precedente numero della nostra news (N. 2-2001) abbiamo fatto riferimento agli ostacoli fisici e comunicativi in cui spesso si imbattono i disabili (coloro che hanno problemi fisici o psicologici temporanei, o permanenti) in albergo. Proseguiamo questo cammino virtuale con i lettori (ricordiamo che il 2003 è l’anno europeo delle persone disabili), per approfondire, attraverso alcuni punti salienti – tratti dallo “Studio sulla domanda per il turismo accessibile” dello scorso anno - motivazioni, bisogni ed abitudini di viaggio del turista con esigenze speciali. In questo modo vogliamo fornire agli albergatori idee e suggerimenti per rivolgersi con attenzione e successo ad un segmento ingiustamente trascurato che, al pari degli altri, può costituire una preziosa fonte di business. 1. Significato del viaggio: per i disabili la vacanza è al primo posto delle aspirazioni dichiarate. Viaggiare significa senso di indipendenza, libertà, divertimento, fuga dalla routine, ricerca o consolidamento di affetti e relazioni. Solitamente queste persone preferiscono fare viaggi all’interno del loro paese, ma possiamo comunque contare su una domanda estera anche in questo segmento. Ad esempio, l’Italia è tra le mete preferite degli Americani che scelgono di andare all’estero. È, inoltre, interessante sapere che i disabili hanno un tasso di fedeltà verso destinazione, hotel e tour operator superiore agli altri turisti, quindi, se si trovano bene, torneranno sicuramente l’anno successivo. 2. Mezzi di trasporto: i portatori di handicap utilizzano gli stessi mezzi di trasporto di tutte le altre persone per andare in vacanza, scelgono, Ospitalità 193 3. 4. 5. 6. 7. 194 infatti, l’automobile nel 54,6% dei casi (contro il 54,5% degli altri turisti), il treno nel 19,9% (contro il 10,3%) e l’aereo nel 18,7% (contro il 20,9%). Gli over 65 con esigenze particolari si differenziano maggiormente agli altri turisti, perché utilizzano meno l’auto del treno (10,3% contro il 35,6%), poco di più l’aereo (19,6%) e soprattutto preferiscono il pullman (23,1% contro circa l’8% di tutti gli altri viaggiatori). Numero dei viaggi all’anno: per gli albergatori risulta interessante sapere che questi turisti fanno più viaggi in un anno rispetto alle altre persone, mediamente 4,26 contro 3,49. Probabilmente, ciò è da ricondurre alla maggiore disponibilità di tempo di coloro che non hanno particolari vincoli familiari o lavorativi. Durata dei viaggi: anche la durata dei viaggi è leggermente superiore alla media: 12,9 giorni contro 10,9. In particolare, gli over 65, grazie alla libertà nel gestire il proprio tempo, soggiornano in vacanza mediamente 16 giorni. Stagionalità: i turisti italiani con esigenze speciali si concedono viaggi lungo tutto il corso dell’anno, facendo registrare, quindi, una “destagionalizzazione” a beneficio soprattutto dei mesi autunnali o primaverili, forse per una maggiore attenzione ai costi, o più probabilmente, per evitare i disagi della maggiore concentrazione di flussi di vacanzieri. Gli over 65 prediligono, ad esempio, il mese di maggio, ma amano anche partire ad aprile, giugno e luglio. Organizzazione: contrariamente a quanto si possa pensare, il 78,5% dei turisti con esigenze particolari organizza autonomamente il proprio viaggio, contro il 75% del totale dei turisti. Fanno eccezione gli over 65, che preferiscono farsi organizzare la vacanza, affidandosi, in particolare, oltre che ai tour operator, ad enti, associazioni e parrocchie. Motivazioni: da un’indagine Iter-Enea del 2000 relativa alle motivazioni alla base del viaggio dei turisti con esigenze speciali, è emerso che lo svago è per tutti la principale aspirazione. Ma le esigenze di salute e benessere vengono subito dopo (le vacanze termali sono un chiaro esempio). Tra gli over 65 emerge, poi, un’alta percentuale di persone che pratica il turismo religioso, o che viaggia per recarsi in visita da amici e parenti. Ospitalità 8. Disponibilità di spesa: la disponibilità economica di questi vacanzieri non è molto elevata, infatti essi spendono, per un giorno di vacanza, mediamente 60 Euro. È, però, importante sottolineare che, rispetto agli altri clienti, i disabili trascorrono la maggior parte del tempo all’interno dell’hotel, ed è, quindi, qui che spendono buona parte del loro budget. 9. Strutture ricettive: infine, riguardo alla scelta della sistemazione, la soluzione ideale è l’albergo medio-piccolo, abbastanza economico e lontano dai luoghi in cui si concentrano i flussi turistici maggiori. (Tratto da Hospitality News 2003) Bambini grandi protagonisti È davvero adeguata l’ospitalità nei confronti dei bambini? Molti albergatori pensano di sì. Molte mamme affermano di no. È vero che spesso queste ultime esagerano nelle loro richieste. Ma il fatto è che dopo l’iniziale entusiasmo per la presenza del seggiolone, dei menu per i bambini, dei baby club negli alberghi, adesso queste ultime si aspettano qualcosa di più. Visitando gli alberghi, anche quelli specializzati per i piccolissimi, ci si accorge che sono ancora molte le lacune da superare, a partire dalla mentalità stessa degli albergatori. In alcuni casi, se da un lato concentrano tempo e risorse verso i baby ospiti, dall’altro mal sopportano l’invasione di queste piccole ma adorabili pesti che disintegrano cose (e sentimenti) al loro passaggio. “Scatterei una foto sotto ogni tavolo alla fine dei pasti” tuonava un’albergatrice di una famosa catena di alberghi per bambini “ma questi genitori non si vergognano?”. Non è proprio questo l’approccio più corretto! Primo consiglio: armatevi di pazienza infinita e tonnellate di buon umore. Probabilmente farete lo stesso una gran fatica, ma sapete bene che ne vale la pena. Dopo esservi caricati psicologicamente (vi consigliamo di sottoporvi settimanalmente a sedute di reiki, utilissime per rilassarsi e ritrovare energie… non stiamo scherzando!), predisponete il Ospitalità 195 vostro albergo: eliminate ciò che di costoso, fragile e a voi caro si trova all’interno ed evitate qualsiasi elemento potenzialmente pericoloso, ricordandovi di valutare questi aspetti dal punto di vista di un bambino di pochi anni. In casi del genere non c’è miglior consulente di una giovane mamma! Formate, formate, formate il vostro personale. Basta una frase un po’ meno che cortese, un gesto d’insofferenza, e tutto l’albergo diventerà oggetto di odio da parte della famiglia intera. È altrettanto vero però che una carezza fatta con il cuore o un intenso sorriso possono conquistare bimbi e genitori. I bambini non si ingannano. Dal primo momento infatti sentiranno chiaramente se possono fidarsi o meno di voi. Memorizzate (sia voi che tutti i vostri collaboratori) il maggior numero di nomi possibili dei bambini che ospitate. Scriveteli e teneteli sempre in tasca, in modo da ripassarveli ogni tanto. Usate quei nomi ogni volta che potete, quando li incontrate e quando parlate con i genitori: non solo è più facile comunicare con i piccoli, ma ha un effetto magico sui grandi. Del resto, cosa c’è di più dolce del nome dei propri figli? Idee formato baby Eccovi alcuni consigli pratici che saranno assolutamente apprezzati dalle mamme: convenienti, resistenti e piacevoli e spesso presenti nelle case delle famiglie. Per il bambino è sempre una festa trovare in ambienti nuovi oggetti a lui familiari*. > In camera. Oltre a vasini e/o riduttori, mettete a disposizione delle famiglie vaschine da bagno per rendere agevole il bagnetto dei più piccini. Molte mamme, infatti, sono costrette ad acquistare quelle da viaggio gonfiabili. Tutti questi accessori naturalmente saranno puliti e disinfettati, con tanto di cartellino o fascetta. Avete dotato le camere di stenditoio o di filo a scomparsa nel bagno? Perfetto. Ma allora perché non fornite anche le mollette? Sono indispensabili soprattutto per stendere anche le cose più piccole (pensate alle calzine dei bebè). > Animazione. L’abitudine è quella di farla iniziare alle 21-21.30. È un orario che può andare bene per i più grandicelli, mentre per i più piccoli è assolutamente tardi. Se vi è possibile, anticipatela alle 20, invitando le mamme a mettere a tavola i figlioletti alle 19.30. Per questo avrete predisposto una grande tavolata con tovaglie colorate e stoviglie per bambini (piacevoli e robuste) dove i piccoli ospiti mangeranno insieme, ancora meglio se con le animatrici, lasciando cenare in santa pace i genitori! * a questo proposito è utile ricordare che mentre gli adulti in vacanza desiderano scoprire abitudini, cibi, ambienti diversi dai loro, al contrario i bambini prediligono luoghi che ripropongano il maggior numero di elementi e stili di vita simili a quelli > Al ristorante. Quando predisponete i menu per i bambini, non offrite solo hamburger, cotolette, pizza, patatine fritte. Proponete anche tanti tipi di verdura cotta al vapore, (se la scelta è ampia, il bambino troverà anche quella che gli piace), carni biologiche cotte senza grassi, acqua minerale di prima qualità. Ovviamente, anche il prezzo cambierà. In che condizioni sono i seggioloni? Si vede di tutto in giro! Sporchi, sciupati, rotti, cigolanti. Assicuratevi che i vostri siano in perfette condizioni, con le cinghie di sicurezza utilizzabili e pulite. Predisponeteli già disinfettati, con una simpatica fascetta (simile a quella che usate per i WC) o con un cartellino: “Mamma, utilizzami tranquillamente! Sono stato lavato e disinfettato, naturalmente con prodotti ecologici, quindi atossici”. Nei bagni sistemate dei piccoli panchetti in modo che il bimbo possa lavarsi le mani senza che la mamma sia costretta a tenerlo in braccio o farlo sedere sul lavandino. Vi consigliamo quelli dell’Ikea che sono Chissà quante volte vi è capitato di soggiornare in albergo e confrontare con inevitabile deformazione professionale i vostri servizi con quelli offerti. Avete anche fatto caso se i clienti erano accompagnati dai loro amici cani o gatti? Non sono ancora molti gli alberghi orientati agli ospiti a quat- 196 Ospitalità Ospitalità abituali. (Tratto da Hospitality News 2003) Animali in albergo: graditi o banditi? 197 tro zampe, pur se qualcosa sta cambiando. La catena italiana Concerto Hotels, ad esempio, ha creato il pacchetto “Always Together”che garantisce in camera ai clienti quadrupedi brandina, lettiera per gatti e ciotola, mentre ai proprietari viene consegnata una brochure che segnala i parchi e i giardini pubblici dove far scorazzare liberamente il proprio cane. Un po’ come accade già da tempo negli Stati Uniti, dove la catena Starwood promuove il programma “Love That Dog” con cui intende non solo mostrare disponibilità ai clienti accompagnati da cani e gatti, ma diventare la catena “amica” di questi animali. Da due anni, fra l’altro, è in commercio “In Italia con cane e gatto”, una guida del Touring Club Italiano realizzata in collaborazione con Iams, azienda che vende alimenti e prodotti per animali; la guida elenca le strutture ricettive nazionali che aprono le porte ai quattro zampe, con la simpatica particolarità che in questo caso, oltre alle tradizionali stelle, la valutazione del servizio verso gli amici dell’uomo è espressa in zampette! La crisi economica che ha investito il mondo dell’ospitalità ha in sostanza reso gli albergatori più flessibili e disponibili ad adattarsi alle esigenze di nuova e vecchia clientela e il mercato mostra effettivamente un incremento di domanda di servizi alberghieri rivolti agli animali. Ma a volte la scelta di aprire le porte agli amici dell’uomo è più il frutto di una necessità che di una particolare simpatia e i servizi offerti lasciano molto a desiderare. Se decidete di ospitare in albergo cani e gatti, dovete tener presente che i clienti li considerano membri della famiglia e pretendono attenzione e rispetto. Al bando, dunque, servizi improvvisati, atteggiamento insofferente e irritanti divieti. Meglio allora continuare a non ospitare padroni con appresso le loro amate bestiole. Se invece pensate di poterli accogliere senza difficoltà e con amore, valutate bene il tipo di interventi da realizzare. Potreste predisporre alcune camere senza moquette, con comode sistemazioni per il cane o il gatto, palline e ossi di gomma, set per la pulizia del pelo, una ciotola per il cibo con tanto di menu per il nuovo ospite, una mantellina, numero di telefono di un veterinario di fiducia (che deve poi essere effettivamente reperibile). Le idee possono essere diverse, l’importante è conquistare la fiducia dell’ospite e non imporre divieti o particolari restrizioni che possano offenderlo o quanto meno innervosirlo. Esistono comunque un paio di regole da comunicare gentilmente agli ospiti, per una questione di sicurezza e igiene: nelle aree comuni e nella hall i cani vanno sempre tenuti con guinzaglio e museruola e, rientrando dall’esterno, bisogna accertarsi che le zampe non lascino tracce di sporco all’ingresso. Ovviamente, accogliere questi nuovi amici richiede un piccolo investimento economico necessario per una maggiore manutenzione, pulizia e igienizzazione di tappezzeria e moquette di camere e aree comuni. Per coprire questi costi potete ritoccare il costo della camera, oppure prevedere un piccolo deposito non rimborsabile, spiegando al cliente l’uso che ne farete. Bisogna comunque precisare che aprire le porte agli animali non è sempre la scelta migliore da fare. Dipende dalla tipologia di albergo e dalla clientela che ospitate abitualmente. Sapete quanti dei vostri clienti hanno un animale e sarebbero felici di portarlo con sé in vacanza? Chiedetevi, però, se tutti gli altri sarebbero entusiasti o comunque favorevoli a trovarsi di punto in bianco gomito a…zampa con qualche cane o gatto. Accertatevi, poi, se tra i vostri clienti ci sono persone allergiche al pelo degli animali. Valutate insomma se una scelta di questo tipo vi farebbe perdere dei clienti affezionati. Se sì, è ovvio che la decisione più saggia sarà quella di preferire altre soluzioni per conquistare nuova clientela. A voi dunque, la scelta. 198 Ospitalità Ospitalità (Tratto da Hospitality News 2003) Siamo pronti per ospitare il nuovo turista d’affari? Quali sono oggi le maggiori richieste del turista d’affari e in che modo si 199 adeguano le imprese alberghiere? Parlando della camera, i viaggiatori d’affari desiderano, oltre a camere pulite, letti comodi, personale efficiente e veloce ed un corretto rapporto qualità/prezzo, maggiori servizi, come: 1. accedere velocemente a Internet; 2. ricevere in camera il quotidiano preferito; 3. ricco set di cortesia maschile (lamette, rasoio, schiuma da barba, deodorante, stecche per i colletti delle camicie, lucidatore neutro da scarpe, smacchiatore) e femminile (struccante per viso ed occhi, tonico, dischetti di cotone e crema per il corpo, pettine, collant, spazzola per gli abiti, kit per il trucco di una marca nota con crema idratante, lucida labbra, mascara e fard); 4. servizio lavanderia rapido, perfetto e puntuale; 5. morbido e comodo accappatoio con ciabattine di spugna abbinate. A queste esigenze alcuni alberghi hanno deciso di puntare su una “wow experience”, ovvero su risposte innovative come queste: - collegamento ad Internet attraverso una rete dedicata già predisposta nella stanza o direttamente dalla tv; - prese della corrente universali che annullano il bisogno di adattatori; - automobile a disposizione per eventuali spostamenti; - cellulare, video-telefono, lettore cd, stampante, minibar automatico connesso al punto vendita, per non far perdere tempo al cliente quando è il momento di pagare; - cassaforte più ampia per custodire costose apparecchiature (pc portatili, stampanti, etc.); - pacchetti “meeting & wellness”, che conciliano lavoro e benessere. E voi cosa offrite ai vostri clienti d’affari, una “wow experience” o i soliti servizi? (Tratto da Hospitality News 2004) 200 Ospitalità Gli Over 65: un mercato ancora insoddisfatto Il popolo dei senior continua a crescere e ad acquistare un peso considerevole nel mercato dei viaggi. Spazzati via i vecchi pregiudizi che li vedevano prevalentemente soli, bisognosi di cure, con un reddito basso e alla disperata ricerca di compagnia, sono state scritte intere pubblicazioni sui loro stili di viaggio, esigenze e preferenze relative destinazioni e modalità di soggiorno. Eppure sembra che queste informazioni non siano ancora state bene assimilate dagli albergatori. Ancora oggi, infatti, questa tipologia di clientela non ha una sua chiara identità. Piuttosto, la maggior parte delle proposte è una brutta copia un po’ riadattata di offerte costruite su altre tipologie di clientela, dove si fatica a scorgere una personalizzazione del prodotto. Per molti albergatori, un gruppo di clienti “maturi” rappresenta niente più che un salvagente a cui aggrapparsi per restare a galla. Perché, invece, non creare una continuità e fidelizzare questo mercato, godendo del fatto che questi clienti, dato che possono scegliere, preferiscono la bassa stagione? La clientela “senior” non è malata o incapace di muoversi, perché quando è così, di certo non va in vacanza e se ne resta protetta a casa. Paradossalmente, la clientela matura che sceglie di viaggiare è quasi più sana di quella più giovane, perché prima di partire si accerta delle sue condizioni di salute, facendo esami e visite mediche, in modo da affrontare il viaggio riducendo al minimo il rischio di eventuali malori. Queste persone desiderano muoversi, visitare monumenti e chiese, pranzare nelle osterie tipiche, divertirsi e conoscere gente e magari portare qualche bel regalo a figli e nipoti, a cui racconteranno entusiasti le loro vicende. Dato che durante la loro giovinezza hanno certamente viaggiato pochissimo rispetto ai ritmi di oggi, aderiscono alle proposte di viaggio con gioia, pronti a meravigliarsi ed emozionarsi come dei bambini di fronte alle bellezze del mondo. È chiaro che le loro esigenze sono un po’ differenti rispetto a quelle dei giovani; ad esempio chiedono di raggiungere la propria camera o il ristorante con facilità, senza scale da salire e scendere continuamente, desiderano usufruire di comodi mezzi di trasporto, sapere che nelle vicinanze c’è un centro di assistenza medica, poter scegliere piatti ipocalorici o a basso contenuto di colesterolo, avere dei ritmi attivi ma non frenetici e Ospitalità 201 così via. Perché, allora, non assecondare queste semplici ma fondamentali richieste, senza per questo trattarli come “vecchi”? Ecco alcuni dei servizi più importanti che non devono mai mancare in una proposta degna delle loro aspettative: 14. Disporre di mezzi di trasporto e sistemazioni confortevoli (soprattutto ben riscaldati in inverno); 15. Essere provvisti di uno scalino extra per permettere di salire più agevolmente sui pullman; Disporre di materiale promozionale e informativo chiaro e dai caratteri facilmente leggibili; 16. Prevedere un accompagnatore che li aiuti all’arrivo in aeroporto, durante il trasferimento in pullman e per le necessarie registrazioni in hotel; 2. Realizzare azioni di benvenuto efficaci come mettere a disposizione una saletta con poltrone comode, dolci e bevande; 17. Creare delle offerte con sconti rivolti esclusivamente ai turisti senior (ad esempio, uno sconto del 10% agli over 65); 3. Assicurare attenzione, gentilezza e comprensione da parte di personale, guide e autisti dal momento dell’arrivo a quello della partenza (ad esempio, domandare loro qualche cosa del passato, di esperienze vissute, offrire una rosa ad una signora al momento dell’arrivo); 18. Garantire spazi adeguati per cani o gatti in modo da non costringere i senior ad abbandonarli, seppure temporaneamente. 1. 4. Mantenere alta la qualità dei servizi e delle attrezzature (sicurezza, igiene, corretto funzionamento degli impianti e delle apparecchiature, buona illuminazione, arredi ergonomici, eliminazione di barriere architettoniche); 5. Offrire camere dotate di maniglia e chiavistello piuttosto che pomelli, spesso problematici per chi soffre di artrite alle mani; 6. Ingrandire i numeri su apparecchi telefonici, telecomandi e sveglie; 7. Mettere a disposizione pullmini per lo shopping in città o per altre forme di intrattenimento; 8. Mantenere l’animazione in hotel anche fuori stagione, in modo da poter offrire spettacoli, banchetti e feste danzanti; 9. Attribuire particolare attenzione ai pasti, adattandoli alle loro esigenze; (Tratto da Hospitality News 2004) Ecogestione: attenti ai rifiuti! Il detto popolare “prevenire è meglio che curare” è decisamente efficace se viene applicato alla gestione dei rifiuti, nelle vostre case come nei vostri alberghi. Smaltire i rifiuti costa, richiede energia e tempo da parte vostra e da parte dell’ambiente. Meglio, quindi, limitare l’ingresso nelle strutture a quel genere di oggetti destinati a diventare, o produrre, rifiuti di difficile gestione. È possibile percorrere vie di prevenzione che consentano di ridurre a monte le quantità di rifiuti derivanti dalle varie attività che si sviluppano in un albergo. 10. Organizzare gite (non particolarmente stressanti e lunghe), passeggiate in campagna e leggere attività sportive all’aria aperta; Le strategie per ottenere il massimo contenimento dei rifiuti possono essere: 11. Includere nei programmi uno spazio sufficiente da dedicare al riposo e al loro shopping personale; 13. Sistemare il gruppo in camere allo stesso piano e a piani adiacenti, per agevolare una maggiore armonia del gruppo; • L’utilizzo di beni prodotti con materiali riciclati, riciclabili o riutilizzabili. Il ricorso a beni fabbricati partendo da materiali riciclati comporta per i rifiuti i vantaggi connessi con il risparmio di risorse e quello di energia, in termini di recupero di materia. Non essendo sempre possibile il ricorso a prodotti riciclati è, comunque, importante privilegiare 202 Ospitalità 12. Assicurarsi la disponibilità di un’assistenza medica; Ospitalità 203 l’acquisto di beni facilmente riciclabili: i rifiuti dell’albergo potranno così diventare materia prima per la realizzazione di nuovi prodotti. Ove possibile, deve essere prioritaria la scelta di beni riutilizzabili: molto spesso, infatti, si decide di disfarsi di un bene durevole, facendolo quindi diventare rifiuto, perché non funziona più o perché non incontra più i nostri gusti. Il tempo di vita di un bene è, quindi, collegato sia ad aspetti funzionali che a parametri di estetica e gusto. Le strategie per prevenire la produzione di rifiuti devono intervenire sulla progettazione, l’acquisto e l’utilizzo dei prodotti, per allungare il più possibile il loro tempo di vita. L’albergatore, ad esempio, al momento dell’acquisto può privilegiare: - mobili ed altri elementi di arredo dal design classico, non influenzabili dalle mode del momento e pertanto più “longevi” dal punto di vista estetico; - elettrodomestici e strumenti di facile manutenzione, per i quali sia semplice intervenire con eventuali revisioni, regolazioni, riparazioni o sostituzioni di parti danneggiate, per mantenerne una buona efficienza e prolungarne il tempo di utilizzo. potrà evitare la produzione di rifiuti alimentari garantendo che: - gli approvvigionamenti siano effettuati sulla base delle specifiche esigenze, privilegiando acquisti più frequenti e tarati sulla presenza giornaliera dei clienti; - siano richieste ai fornitori modalità di trasporto degli alimenti e dei prodotti alimentari che tendano a preservarne al massimo la qualità (come nel caso dei prodotti surgelati, per i quali deve essere rispettata la “catena del freddo”); - siano presenti spazi adeguati per lo stoccaggio dei vari prodotti/ alimenti, ciascuno caratterizzato da particolari esigenze di conservazione (stoccaggio a temperatura ambiente, in ambienti refrigerati o in celle frigorifere); ovviamente si dovrà garantire un’ottima funzionalità delle apparecchiature per la conservazione degli alimenti, attraverso controlli e manutenzioni costanti; - siano attentamente controllate le date di scadenza dei prodotti confezionati, in modo da non utilizzare quelli con scadenza più lontana nel tempo prima di quelli con scadenza più ravvicinata. • La gestione accurata degli stoccaggi dei prodotti per evitarne il deterioramento prima dell’uso, prediligendo ordinazioni di quantità essenziali per i prodotti freschi e di maggiori quantità per prodotti di lenta deperibilità. In particolare, per i prodotti e gli alimenti utilizzati nelle cucine, in conseguenza della loro elevata deperibilità, l’albergatore • L’utilizzo di sistemi alternativi ai prodotti in confezioni monodose. È il caso dei detergenti per la pelle messi a disposizione dei clienti, per i quali possono essere installati dispenser in alternativa alle singole saponette o bottigliette di bagnoschiuma e shampoo (almeno per la vasca e il box doccia). In tal modo si riducono notevolmente i rifiuti derivanti dall’utilizzo di questi prodotti, poiché si avranno solamente le confezioni vuote delle ricariche per i dosatori, che alcune aziende fornitrici producono in plastica riciclabile, destinandole alla raccolta differenziata. Oltre alle varie soluzioni che si possono adottare per minimizzare la quantità di rifiuti prodotti dagli alberghi, è importante seguire anche strategie di prevenzione mirate a ridurre, in alcuni casi, la loro pericolosità per l’ambiente. Il metodo più efficiente è servirsi di fornitori che recuperino loro stessi, per il riutilizzo, il riciclo o la raccolta differenziata, i propri prodotti quali, ad esempio, i toner per stampanti, gli impianti al neon, i grandi elettrodomestici. Per provvedere ad una adeguata eco-gestione del lavoro occorre dunque prevedere l’impatto dei singoli acquisti sull’ambiente, e ci sono in tal senso “buoni” e “cat- 204 Ospitalità • L’acquisto di beni caratterizzati da lunghi tempi di vita, prodotti con materie durevoli e che richiedano minima manutenzione o, nel caso delle vivande, confezionate e conservate in un ambiente fisico in grado di prolungarne la scadenza. • La scelta di prodotti con basse quantità di imballi. Molti prodotti sono caratterizzati da imballaggi compositi, eccessivi e, in alcuni casi, difficilmente riciclabili; è idoneo, quindi, un orientamento degli acquisti verso prodotti con imballaggi essenziali e/o verso confezioni di grosso formato, dove ci sia un buon rapporto tra quantità di prodotto e quantità di materiale da imballo. Ospitalità 205 tivi” prodotti: permettete l’ingresso nel vostro albergo solo ai prodotti che lo meritano! (Tratto da Hospitality News 2004) i clienti disabili sempre un atteggiamento di cortese interesse e di partecipazione empatica verso le loro esigenze, senza mai scivolare in sterili dimostrazioni di pietà, nemmeno indirettamente, specie parlando con altri ospiti o membri dello staff. Sono molteplici le attenzioni, sia nelle procedure di servizio sia nell’organizzazione strutturale, che comunicano la vostra giusta considerazione verso i clienti con handicap. Flessibilità e servizio ad hoc per i “clienti speciali” Ecco qualche esempio: Sapete bene che ogni vostro ospite può ritenersi soddisfatto del servizio solo quando questo si adatta alle sue esigenze ed aspettative. Compito principale, quindi, è garantire costantemente professionalità ed un servizio su misura dei vostri clienti che percepiranno, lusingati, le vostre personali attenzioni verso di loro. Per offrire questo, sono indispensabili una buona preparazione dello staff, un’adeguata organizzazione del lavoro ed opportune strategie di marketing. Tuttavia, spesso ci si dimentica che tra i potenziali ospiti sono incluse anche persone in qualche misura disabili, con esigenze particolari, e che, quindi, occorre prevedere ulteriori specificità del servizio, per soddisfare anche questi “clienti speciali”. La loro condizione, infatti, non può giustificare facilmente disservizi da parte vostra, mancanza di professionalità e di accorgimenti nei loro riguardi. Per adeguare il servizio ai vostri “ospiti speciali” occorre, innanzitutto, fornire alcune informazioni supplementari allo staff ed arricchire i mansionari con procedure specifiche riguardo ad alcuni possibili casi. Naturalmente, oltre all’adeguatezza delle procedure, è estremamente importante che queste siano accompagnate da un corretto atteggiamento: i clienti disabili devono essere sempre e comunque rispettati. Questo significa, ad esempio, che non rivolgendosi direttamente all’ospite paraplegico in carrozzina, parlando piuttosto con il suo accompagnatore, si rischia di dimostrare un atteggiamento di squalifica, oltre ad una mancanza di professionalità e di tatto. Ricordate, inoltre, che, il più delle volte, è proprio l’ospite disabile, piuttosto che il suo accompagnatore, a decidere i luoghi ed i locali in cui trascorrere momenti piacevoli: riservategli, quindi, la giusta considerazione se volete rivederlo e innescare un proficuo passaparola. Mantenete con • La sala ristorante può essere dotata di almeno due spazi liberi per persone su sedia a rotelle e di due posti utilizzabili dalle persone con ridotta capacità motoria (spazi ampi per muoversi liberamente, facilmente raggiungibili, al di fuori del passaggio abituale di camerieri e di clienti in ingresso o diretti alla toilette). Si suggerisce di distribuire tali posti nel modo più uniforme possibile per evitare situazioni di emarginazione. 206 Ospitalità Ospitalità • Nei bagni sono indicati i modelli di wc più alti dello standard e una barra di sostegno vicina. • Alla cassa e al bar è opportuno prevedere almeno una parte di bancone ribassato, cioè ad altezza raggiungibile da chi sta su una sedia a rotelle (90 cm). • Al bar, per prendere l’ordinazione del cliente ipovedente, è bene toccarlo leggermente sul braccio e poi chiedergli cosa desidera. Nel porgergli quanto richiesto va richiamata la sua attenzione ed avvicinato alla sua mano quanto ordinato. • In caso di limitazioni di movimento agli arti superiori può essere utile offrire assistenza per tagliare i cibi, o predisporre che il cibo venga spezzettato in cucina. • In presenza di buffet o nelle zone self service alcuni clienti possono avere necessità di un aiuto. In tal caso un cameriere potrà offrire la propria disponibilità. • È importante la disponibilità ad offrire aiuto, ma altrettanto la discrezione: chiedete sempre prima di agire. 207 Riflettete sul fatto che “Il servizio che limita chi ha limiti… è un vostro limite!”. (Tratto da Hospitality News 2004) eccellenti: > di fronte ad ospiti importanti e conosciuti, la prima garanzia da offrire è la sicurezza e il rispetto della privacy. Soprattutto se si tratta di personaggi noti al pubblico, diversi alberghi predispongono ingressi riservati a loro; > ai VIP viene comunicato un numero di telefono del manager dell’albergo o di una persona di fiducia, reperibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7; Tutti pronti: arrivano i vip Ogni albergo ha i suoi clienti VIP. Possono essere presidenti di nazioni, ambasciatori, re, ma anche semplici “dott. Rossi”, “ing. Franchi”, “sig. Pinza”: si tratta comunque di VIP e come tali bisogna trattarli, indossando i guanti bianchi e stendendo i tappeti rossi. Se in generale non si devono fare errori con i clienti, di fronte ad ospiti davvero speciali le possibilità di sbagliare dovranno essere pari a zero. Tutto deve filare liscio come l’olio, senza inciampi, senza problemi per il cliente, ed ogni sua richiesta riceverà come risposta solo un “sì, con piacere!”. Prima di offrirvi alcuni esempi di servizi riservati ai VIP dai migliori alberghi, facciamo una premessa, anche se può apparire scontata (ma forse neanche tanto): una volta ricevuta la prenotazione, avvertite tutto lo staff (ma proprio tutto, al completo) e qualche giorno prima dell’arrivo dell’ospite fate una rapida riunione con il personale: comunicate loro nome, titolo di studio, durata e tipologia del soggiorno, caratteristiche, abitudini e quant’altro possa servire ai vostri collaboratori per identificare e accogliere nel modo più corretto il VIP. Se riuscite, mostrate loro anche una foto del personaggio in questione e lasciatela in vista nel back office. In questo modo il personale saprà che dovrà tenere occhi e orecchie ben aperti per conoscere e soddisfare i bisogni non espressi del cliente. Non c’è niente che stupisca di più un ospite del fatto che un suo desiderio venga soddisfatto senza che egli l’abbia richiesto (ad esempio, perché qualcuno del personale ha carpito un suo commento, espresso ad un altro ospite). > sapete che il vostro cliente è astemio, ha problemi di peso o, al contrario, ama il cioccolato? Al suo arrivo troverà in camera una bottiglia d’acqua minerale di prima qualità o dall’imbottigliamento speciale, un cestino di frutta fresca “light” ma di prima scelta, oppure dell’ottimo cioccolato; > particolare importanza va riservata alle sue eventuali allergie al cibo o a materiali e ambienti, al regime alimentare, alle sue preferenze in termini di colori; > al Ritz-Carlton di Washington, D.C., le federe dei cuscini vengono ricamate con le iniziali del cliente che il giorno della partenza le riceve, perfettamente lavate, in omaggio; > per avere informazioni preziose sul VIP è bene individuare la persona del suo staff a lui più vicina, in modo da potergli rivolgere alcune domande; > il Regent Wall Street di New York City propone ai VIP l’utilizzo della palestra fuori orario, per rispettare specifiche esigenze dell’ospite e garantirgli la massima privacy; > sempre più spesso gli alberghi di lusso mettono a disposizione del VIP un maggiordomo personale completamente dedicato a lui; costui è anche l’unico addetto dell’albergo ad avere libero accesso alla camera di cui si occupa in prima persona, dalle pulizie al servizio F&B, al trasporto dei bagagli; Eccovi ora alcuni esempi di cosa è possibile fare quando si ospitano clienti > al Walt Disney World Parks & Resorts di Lake Buena Vista, Fla., si cerca di anticipare ogni aspetto logistico di un meeting importante, non solo informandosi sulla temperatura ideale della sala o la disposizione delle sedie, ma anche chiedendo delucidazioni sui dettagli, come il 208 Ospitalità Ospitalità 209 tipo di penna preferito dai partecipanti; > alcuni alberghi, per meeting ristretti offrono, al posto delle tradizionali sale riunioni, confortevoli salottini dove invece delle sedie vi sono comodi divani, così da mettere maggiormente a proprio agio i partecipanti; > nel caso di meeting di clienti stranieri, un interprete presente a tempo pieno risulta indispensabile; > molto apprezzato dalla clientela straniera è la presenza di uno chef di alto livello, esperto della loro cucina, che sappia preparare i loro piatti nazionali; > è consigliabile sempre allertare i migliori ristoranti e locali di intrattenimento della zona, in modo che si tengano pronti nel caso il cliente intenda recarvisi; > similmente, vengono avvertirti i personaggi VIP locali perché si attivino, ad esempio invitando l’ospite a cena a casa propria; > all’arrivo, il cliente VIP trova in camera una lettera del general manager insieme ad un omaggio di frutta, vino, cioccolata. Inoltre, riceve in regalo un oggetto con il marchio dell’hotel, preferibilmente un capo d’abbigliamento (di prima qualità) in modo che indossandolo svolga la funzione di testimonial dell’hotel; > è preferibile evitare che nelle stesse date di un meeting importante se ne svolga anche un altro; nel caso succeda, occorre tenere ben separati i due eventi; ciascuno di essi viene seguito da due diversi responsabili dell’albergo e le due sale sono scelte ben distanti l’una dall’altra. (Tratto da Hospitality News 2004) Eccovi alcune interessanti considerazioni che vi invitiamo a leggere con attenzione, se pensate di dedicarvi al “turismo di nicchia”: Creiamo nuovi business L’albergatore, per definire il proprio target di clientela, utilizza da sempre parametri tradizionali come età, professione, reddito, numero e caratteristiche dei componenti del nucleo familiare. Tuttavia, nulla vieta ai più 210 arditi di abbandonare le variabili demografiche a favore di quelle psicografiche, individuando cioè i propri clienti potenziali sulla base degli stili di vita e dei loro attributi comportamentali. Vi suggeriamo, per esempio, di operare una classificazione valutando, come variabile strategica, la passione dei clienti che vorreste conquistare, questo perché l’incremento del numero di over 65, con tanto tempo libero e ancora estremamente attivi, l’innalzamento del livello medio culturale, che incentiva gli interessi e le passioni e la generale necessità di trarre piacere dal proprio tempo libero spingono le persone a dedicarsi ad un hobby, rendendolo una componente importante della propria vita: dai collezionisti di oggetti di ogni tipo (tappi, bustine di zucchero, immagini sacre, biglietti d’auguri, etc.) ai praticanti di sport bizzarri (boomerang, lotta greco-romana, pallabracciale, etc.), a chi si dedica all’approfondimento di temi culturali come il Medioevo, i romanzi di Sherlock Holmes o il cinema muto, ma di esempi ne potremmo citare all’infinito. Gli appassionati si riuniscono in club ed associazioni dove possono condividere con altri il piacere del loro hobby, creare un gruppo entro il quale poter parlare, raccontare le proprie esperienze, confrontarsi con persone competenti, scambiare le collezioni ed, eventualmente, gareggiare. Sono proprio queste associazioni il primo target da conquistare: invitatele a partecipare ad iniziative che voi stessi avrete organizzato nel vostro albergo (mostre mercato, manifestazioni sportive, stage di perfezionamento, etc.) e poco importa se inizialmente aderiranno solo poche persone; saranno, comunque, nuovi clienti, potenzialmente fedeli, che ne porteranno altri se la vostra offerta li avrà soddisfatti. Ospitalità 1. I club e le associazioni che raggruppano gli appassionati sono facilmente identificabili; da una rapida ricerca in Internet è possibile reperire nominativi dei presidenti, vicepresidenti e di altri soggetti dai ruoli strategici, con il loro recapito telefonico, così da stabilire un facile contatto diretto. 2. Riscontrerete una grande disponibilità da parte degli appassionati nel Ospitalità 211 collaborare con voi per creare un’offerta specializzata. Tutti amano parlare della propria passione ed è ovviamente motivo d’orgoglio sapere che un albergatore sta organizzando un pacchetto/soggiorno dedicato ai suoi amatori. 3. Quello degli appassionati è un target molto omogeneo; gli ospiti di nicchia presentano tutti le medesime esigenze e preferenze (appunto seguire il proprio hobby) ed è perciò facile identificare e preparare un’offerta personalizzata, capace di soddisfarli. 4. Tornei, scambi per collezionisti, stage di perfezionamento e tutte le altre iniziative curate dall’albergo potranno essere organizzate anche nei periodi di bassa stagione: l’appassionato è interessato all’evento che lo coinvolge, indipendentemente dal periodo dell’anno. 5. Per lo stesso motivo, il turista di nicchia non è particolarmente interessato all’offerta di contorno; si prospetta perciò un’ottima occasione per tutti coloro che non possono contare su un territorio particolarmente attraente. 6. Il lusso e il numero di stelle dell’albergo assumono minor valore rispetto alla capacità di organizzare un’offerta mirata. Quello dei turisti di nicchia è perciò un target facilmente conquistabile anche da alberghi di piccole dimensioni, purché garantiscano un servizio di qualità. 7. Il turista che alloggia in albergo in funzione di un evento, se soddisfatto, potrebbe tornare per una vacanza più lunga con la famiglia o parlare bene del proprio soggiorno con i conoscenti. 200 potenziali clienti, in poco tempo la vostra offerta potrebbe interessarne 3-4 volte tanto, in Italia come all’estero. A voi ovviamente il compito di arricchire continuamente l’offerta; in un primo momento potrete partire con un evento curato e divertente ma, successivamente, potreste coinvolgere altre associazioni, con manifestazioni più articolate, accattivanti anche per un gruppo più vasto, e potrete allora pensare di sostenere investimenti più incisivi per specializzare la vostra offerta, per esempio, con un menu a tema, la stampa del logo dell’associazione sul materiale cartaceo, la sponsorizzazione delle squadre o degli eventi, anche di spessore internazionale. (Tratto da Hospitality News 2004) Siamo pronti a ospitare i turisti cinesi? Il cinese è un popolo chiuso, che si vanta superiore perché portatore e custode di antiche tradizioni, e che non vuole rinunciare alle sue abitudini. Nemmeno quando viaggia. Partendo da qualche week-end a tema si potranno poi ampliare le dimensioni del proprio business. Club e associazioni sono quasi tutte gemellate con altre che condividono passioni simili o complementari e, spesso, coltivano rapporti internazionali con associazioni straniere. Le occasioni per ampliare il proprio raggio d’azione sono perciò numerose cosicché, se inizialmente vi rivolgerete a Yin e Yang. Sono i “concetti ritmici” che dominano fin dalla notte dei tempi la filosofia e l’intero pensiero cinese. Ogni cosa, ogni concetto, è diviso tra yin e yang e rappresenta un dosaggio fluido, armonico e misterioso di queste due componenti. La tradizione accorda alla natura femminile tutto ciò che è yin e alla natura maschile tutto ciò che è yang. Yin rappresenta anche ciò che è freddo, oscuro, umido e inerte, yang quel che è caldo, chiaro, secco e in movimento. Insieme alla nozione di dao, “Ordine Supremo”, “Principio Primario” e “Ordine Universale” costituiscono le forze che fanno muovere l’universo e che regolano tutti i suoi aspetti: i sessi, le stagioni, il giorno e la notte, la vita e la morte, il pieno e il vuoto, il movimento e il riposo, il modo di mangiare, di lavorare e di fare affari. La conseguenza è che la cultura e i costumi cinesi sono profondamente condizionati da un unico sistema di azioni e relazioni reciproche, armoniche ma fortemente gerarchiche e immutabili. Nello stesso tempo, il modo di pensare, di pren- 212 Ospitalità 8. Tutti siamo più disposti a spendere per ciò che ci appassiona: si pensi che alcuni pezzi da collezione possono essere scambiati anche per molte centinaia di euro. I turisti di nicchia apprezzeranno perciò il fatto di dedicare alcune giornate al loro hobby. Ospitalità 213 dere le decisioni e di condurre la vita di tutti i giorni è fluido, senza regole fisse, condizionato dalle situazioni e soprattutto dalla convenienza. Questi aspetti rendono particolarmente problematico un approccio a questo popolo così chiuso, che si vanta superiore perché portatore e custode di antiche tradizioni e che non vuole rinunciare alle sua abitudini nemmeno quando viaggia. Appare chiaro che è necessario familiarizzare con questi concetti se si vuole accettare la sfida di accogliere nei nostri alberghi un mercato potenziale di 70 milioni di turisti che nei prossimi vent’anni visiteranno il Bel Paese. società. Le persone hanno automaticamente deferenza verso coloro che si trovano gerarchicamente sopra di loro. Questo aspetto ha un forte impatto sull’atteggiamento dei cinesi verso la critica e l’umorismo. Ad esempio, rimangono molto colpiti se si parla male del proprio principale o se si irridono i propri leader politici (cosa che per noi è estremamente normale), così come se non ci si rivolge educatamente ai membri più anziani della famiglia. Strettamente collegato al rispetto c’è il concetto di “faccia”. È importantissimo evitare di mettere qualcuno nella condizione di pregiudicare la propria reputazione rispetto al suo ruolo nel gruppo. Non è facile stabilire che cosa può far perdere la faccia però i comportamenti sotto indicati dovrebbero essere evitati: Le relazioni sociali e il concetto di “gruppo” 1. Dire di no a qualcuno in pubblico La prima cosa che dobbiamo tenere in considerazione per ospitare i turisti cinesi è che ognuno di loro è un individuo che fa parte di una famiglia e di un gruppo. Nel gruppo i membri sono tra loro legati da una fitta trama di legami e di relazioni interpersonali, le guanxi. I rapporti, all’interno delle guaxi, sono basate sulla reciprocità: chi riceve un favore o un regalo è informalmente obbligato a ricambiare. Ogni membro del gruppo si sente parte di esso ed è rispettato dagli altri membri. Il gruppo è una fonte di forza e di conforto e le decisioni devono essere assunte su base consensuale, attraverso confronti e discussioni. Non esiste l’individualismo e le opinioni personali, ma solo opinioni collettive prese secondo delle regole non scritte, tenendo in considerazione l’anzianità dei membri e il rispetto di cui godono all’interno della 2. Rigettare una proposta senza averla nemmeno apparentemente considerata 214 Ospitalità Ospitalità 3. Criticare qualcuno in pubblico 4. Interrompere qualcuno 5. Rivolgersi all’interprete o a un subordinato prima che al leader del gruppo 6. Fare un regalo troppo a buon mercato 7. Svalutare pubblicamente il lavoro di qualcuno Nella cultura cinese rivestono un ruolo fondamentale anche l’autodisciplina e la moderazione. Per non pregiudicare relazioni armoniche con i nostri interlocutori è buona norma cercare di evitare confronti diretti, assumere un atteggiamento conciliante, sorridere e non mancare mai di rispetto piuttosto che mostrarsi arrabbiati. Non è facile individuare quando i cinesi sono insoddisfatti, irritati o imbarazzati perché la loro mima corporea non evidenzia variazioni e sicuramente non ci faranno notare verbalmente il loro disappunto. Tuttavia, per natura, sono molto suscettibili, cambiano spesso idea, hanno la tendenza a portare rancore e a non dimenticare il torto o l’offesa che ritengono di aver subìto. Il rischio concreto è che la nostra offerta potrebbe essere cancellata dai loro programmi turistici, soprattutto se si ha a che fare con persone appartenenti a guanxi molto influenti. 215 Feste e vacanze Le feste pubbliche sono quasi tutte legate alla cosmologia e hanno una grande importanza. La Festa di Primavera (il Capodanno cinese), la festa del Primo Maggio e la festa Nazionale della Repubblica Cinese (il Primo Ottobre) sono le principali. L’estate rappresenta un ottimo periodo di vacanza per gli studenti e per gli insegnanti delle scuole, dei college e delle università, ma non per gli altri settori della popolazione. I dipendenti pubblici, il personale e i dipendenti delle aziende private hanno diritto a una vacanza all’anno di una settimana, che usano collegare con le festività pubbliche. Questo aspetto fa del turismo cinese un mercato potenzialmente molto appetibile perché in grado di coprire proprio i mesi di minore afflusso, specialmente in quelle destinazioni che offrono anche arte, storia, eventi e fiere per tutto l’anno. I cinesi amano la puntualità e l’organizzazione e vengono irritati dai tempi morti causati da incapacità organizzativa o di comunicazione. Nel planning della giornata sono molto apprezzati anche i momenti di relax, se previsti e comunicati. A causa della politica del governo cinese per il figlio unico, i genitori mettono i loro rampolli sopra ogni cosa. Di conseguenza, ogni operatore turistico dovrebbe prestare molta attenzione ai desideri dei bambini che molto spesso sono gli autentici decisori. Una volta sbarcati in Europa per organizzare al meglio il loro soggiorno nelle nostre strutture si deve tener conto dei seguenti fattori: a. È molto importante che tutte le informazioni sui servizi messi a disposizione siano anche in lingua cinese (pochissimi conoscono l’inglese) b. Poiché i cinesi sono grandi fumatori occorre tenere conto di questo fattore in tutta la fase dell’ospitalità, in particolare nell’assegnazione dei posti al ristorante. In caso contrario potreste subire le lamentele degli altri ospiti c. Il concetto di privacy e discrezione non appartiene al popolo cinese. Sono persone molto chiassose e spesso usano tenere le porte delle camere aperte perché sono abituati a condividere il loro tempo e spazio con i compagni di viaggio. Per questo motivo è consigliabile raggrupparli sullo stesso piano in modo tale da minimizzare eventuali 216 Ospitalità d. e. f. g. situazioni di disturbo per gli altri ospiti. Purtroppo questa popolazione ha l’abitudine di sputare per terra e di ruttare: in Cina queste abitudini sono considerate una normale funzione del corpo. Fortunatamente comincia a farsi strada l’idea che si tratti di comportamenti sconvenienti perché poco raffinati. È comunque consigliabile non farsi cogliere impreparati e indicare che in Italia è proibito! In Cina e in altri paesi asiatici gli hotel forniscono spazzolini, dentifrici, pantofole e acqua bollente per il tè. Facciamo lo stesso Amano mangiare i piatti della loro cucina anche quando sono in viaggio Per quanto riguarda il servizio a tavola teniamo conto che questi clienti preferiscono il tavolo rotondo, con pietanze collettive da collocare al centro. La posateria è adeguata Bagno o doccia non sono un problema perché non esiste una rigida preferenza come per i Giapponesi La superstizione Molti cinesi sono superstiziosi, anche se hanno livelli di istruzione elevati. I numeri, ad esempio, rivestono un significato particolare. Molti cantonesi credono che i numeri 4, 44, 444 e così via siano omonimi della morte, per cui non vorranno alloggiare in un piano o in una camera di hotel con questa numerazione. Al contrario, il numero 8 e quanti più 8 possibili rappresentano la fortuna e la prosperità economica. Anche il 3 e il 5 sono ben visti così come il 7 e i suoi multipli. Il numero 9 viene considerato molto fortunato e l’81, suo multiplo, è il massimo. Anche i colori giocano un ruolo molto importante. Il bianco è associato alla morte, così come la combinazione blu e bianco oppure blu e giallo: attenzione al colore di tende, tovaglie e asciugamani. Il giallo, da solo, è un colore apprezzato perché associato alla figura degli imperatori (soltanto ad essi era infatti permesso avere un tetto giallo sui propri edifici) e di alcuni monaci. Anche il verde andrebbe evitato mentre il rosso è particolarmente apprezzato. Un vecchio adagio confuciano dice: “Chi non cambia è solo il saggio più elevato o lo sciocco più stolto”. A voi la scelta! (Tratto da Turismo d’Italia 2005) Ospitalità 217 Cina: da Confucio al mercato globale Giornali, televisione, radio e perfino Internet: non passa giorno senza che tutti i media si interroghino sul fenomeno Cina a suon di articoli, sondaggi, interviste e reportage. L’ “Impero di Mezzo”, che fino a 300 – 350 anni fa era più civilizzato dell’Europa, sta finalmente uscendo dall’“auto-isolamento” che lo ha posto ai margini dello sviluppo mondiale. Gli impressionanti ritmi della crescita economica stanno proiettando velocemente la patria di Confucio verso i mercati occidentali e molti ipotizzano, forse con eccesso di ottimismo, che nell’arco di qualche decennio potrebbe diventare la prima economia del mondo. Le performance di sviluppo sono molto significative: il Prodotto Interno Lordo (PIL), generato per il 45% dal settore privato, è secondo solo a quello degli Stati Uniti, con un incremento dell’8% annuo dal 1996 al 2003 e del 12% tra il 1991 e il 1995. Con lo sviluppo economico permangono però molte limitazioni alla libertà di informazione e troppo spesso non vengono rispettati i diritti civili. Per dirla in un altro modo: la Cina è la nazione al mondo più ricca dopo gli USA ma con una velocità di crescita più che doppia e molte contraddizioni ancora da risolvere. Ecco i fattori che hanno determinato il raggiungimento dello sviluppo economico: la sensibile riduzione del tasso di analfabetismo tra gli adulti; l’impressionante crescita della popolazione iscritta all’università e alla scuola secondaria; il deciso aumento del tasso di urbanizzazione, favorito dai programmi messi a punto dal governo; la progressiva emersione di una classe media composta da imprenditori privati, manager, proprietari di piccole e medie imprese commerciali e industriali, addetti ai servizi commerciali. Un’altra misura dello sviluppo economico è il significativo aumento dell’utilizzo di Internet. Gli utenti della Rete erano pochissimi nel 1995, 600 mila nel 1997 per giungere a 68 milioni nel luglio del 2003. La Cina, anche in questo caso, si posiziona al secondo posto, dopo gli Stati Uniti. La posta elettronica non ha registrato il medesimo successo; solo l’80% dei navigatori ha un indirizzo e-mail, che nella maggior parte dei casi non viene utilizzato regolarmente. La lingua utilizzata su Internet è esclusivamente il cinese e, dato che l’utilizzo della carta di credito è poco frequente, l’abitudine di fare acquisti sul WEB non è molto diffusa. Gli on line shopper sono il 5% del totale dei navigatori e il 4,8 % di questi ha acquistato viaggi. Grazie alle trasformazioni di cui abbiamo appena parlato, la struttura dei consumi sta diventando più complessa e varia; un numero progressivamente crescente di Cinesi dispone di una capacità di spesa più elevata e desidera destinare una parte significativa delle sue entrate in attività ricreative e turismo. Queste evidenze aprono ottime prospettive agli operatori turistici italiani ed europei che possono contare su un nuovo mercato di circa 100 milioni di nuovi potenziali turisti entro il 2020. Ma non è tutto oro quello che luccica. Come vedremo nel prossimo numero di Turismo d’Italia, ospitare questo tipo di turisti comporta importanti problematiche legate alle tradizioni culturali, alle abitudini e agli stili di vita molto diversi da quelli occidentali e alla rara conoscenza della lingua inglese. In aggiunta alle scarse possibilità economiche, che fino a pochi anni fa interessavano la quasi totalità della popolazione e che impedivano di sostenere spese per viaggi di media e lunga distanza, il governo cinese ha sempre imposto severe restrizioni per la concessione dei permessi di espatrio a causa di motivi politici e culturali. Fino al 1983, i cittadini cinesi potevano allontanarsi dal Paese solo per viaggi di affari ma anche da quella data i viaggi sono permessi solo verso quei Paesi che ottengono lo stato di “Paesi Autorizzati” (ADS) dall’Ente Responsabile per il Turismo (CNTA), che si occupa di sviluppo, promozione e regolamentazione dell’industria turistica locale. L’Europa (e più precisamente solo i paesi appartenenti all’area Schengen) hanno ottenuto solo il 15 maggio dello scorso anno l’autorizzazione a ospitare i turisti Cinesi dopo aver fornito idonee garanzie: generare flussi turistici verso la Cina (principio di reciprocità); essere un Paese amico della Cina; avere risorse turistiche attraenti e strutture in linea con standard adeguati; garantire un elevato livello di sicurezza; essere facili da visitare; non avere leggi o norme amministrative che limitano o discriminano i turi- 218 Ospitalità I Cinesi possono viaggiare all’estero solo in gruppi di almeno 5 persone grazie a un passaporto turistico e devono richiedere il visto per recarsi nel paese di destinazione ad AdV governative Ospitalità 219 sti Cinesi. I Cinesi possono viaggiare all’estero solo in gruppi di almeno 5 persone grazie ad un passaporto turistico e devono richiedere il visto per recarsi nel paese di destinazione attraverso un’agenzia autorizzata dal CNTA. Queste agenzie sono le uniche che hanno il permesso di organizzare viaggi all’estero. Il passaporto turistico dura un anno e consente solo un espatrio e un rimpatrio mentre il visto per recarsi nei Paesi Schengen ha durata di soli trenta giorni. Una volta giunti a destinazione, i turisti non si possono muovere liberamente ma devono essere accolti da una corrispondente agenzia di viaggio e devono spostarsi in gruppo secondo un programma stabilito per poi rimpatriare al termine della vacanza, sempre in gruppo. Questa rigidità è una componente molto presente nella cultura cinese che si manifesta con chiarezza anche nell’organizzazione sociale. Le relazioni sono estremamente gerarchiche e si concretizzano nella formazione di gruppi piuttosto chiusi: se una persona fa parte del gruppo è degna di rispetto e di prestigio, altrimenti viene completamente ignorata. All’interno dei vari gruppi si sviluppano reti di contatti e di relazioni interpersonali attraverso le quali si fanno e si ricevono favori. Questa rete è chiamata guanxi, che significa possedere influenza. Le persone che hanno le reti più ampie sono anche quelle che sviluppano i migliori e maggiori affari; se non si ottiene la fiducia di questi gruppi in Cina si combina ben poco, rischiando di sprecare molto tempo e denaro. Di conseguenza, gli operatori turistici italiani che intendano avviare business turistico in questo paese devono cercare di entrare a far parte di una guanxi. Per prima cosa gli operatori pubblici devono sforzarsi di guadagnare la fiducia dell’Ente Responsabile per il Turismo (CNTA) e delle agenzie da esso accreditate per l’organizzazione dei viaggi all’estero, attraverso la pianificazione di un’azione promozionale e di comunicazione coerente con la tradizione culturale cinese a cui devono partecipare a pieno titolo le strutture alberghiere. La ricettività, come sappiamo, riveste un ruolo chiave nell’offerta turistica, soprattutto quando i turisti sono persone non ancora abituate a viaggiare, che desiderano fortemente il rispetto delle proprie abitudini e usanze, anche quando non si trovano in patria. Sensibile a queste problemati- Si chiama Barney ed è un famoso Scottish Terrier. Il nome può essere sconosciuto ai più ma sicuramente lo avrete visto in televisione salire sull’Air Force One per accompagnare il suo padrone, George W. Bush, nei suoi viaggi in giro per il mondo. Il Presidente Bush è uno dei 29 milioni di americani che, secondo un’indagine della American Travel Industry Association, viaggia regolarmente con il proprio animale domestico. Questo segmento di viaggiatori, che fino a poco tempo fa era quasi completamente trascurato dalle strategie di marketing delle strutture alberghiere, oggi è considerato tra quelli con la maggiore potenzialità di crescita e di redditività. La conferma arriva dagli stessi proprietari che dichiarano di considerare ideale una vacanza fatta insieme al loro amico a quattro zampe e di preferire quelle strutture che se ne prendono cura attivamente con servizi adeguati e personalizzati. Molto sensibile a questa tendenza è la catena Starwood che propone il programma “Love That Dog”, con cui garantisce servizi a cinque stelle anche per i quadrupedi: set di accoglienza che include un giocattolo, snack, spazzola e profumo per la toilette quotidiana; brandine “di design” 220 Ospitalità Ospitalità che e desiderosa di partecipare attivamente alle opportunità offerte da questo grande mercato turistico, Federalberghi ha partecipato al China International Travel Mart 2004, la più importante manifestazione asiatica sul settore turistico, dove quest’anno si sono dati appuntamento oltre 1.500 buyers provenienti da tutto il mondo per stabilire contatti con oltre 2.000 operatori locali presenti, nella prospettiva di future collaborazioni. La sfida dell’ospitalità italiana è stata lanciata, ma siamo solo all’inizio. C’è da scommettere che il futuro riserverà ancora molte sorprese. (Tratto da Turismo d’Italia 2005) Ospitalità a quattro zampe Dalla formazione/informazione del personale alla toilettatura, dal kit di benvenuto alla brandina, ecco alcuni suggerimenti. 221 per il riposo, in materiale anallergico; collari con targhetta personalizzata da utilizzare durante le passeggiate e un servizio di pet-sitting e toilettatura su richiesta, oltre alla disponibilità di un veterinario 24 ore su 24. La catena Kimpton, da parte sua, fa dell’accoglienza degli animali quasi una missione: gli ospiti a quattro zampe li chiama VIPs (Very Important Pets) e a loro offre servizi come: la torta personalizzata per il compleanno, raffinate boutique dedicate agli animali situate nelle hall degli alberghi della catena, veri e propri centri benessere (“Pet Spa”), massaggi e tisane antistress, brandine a forma di chaise lounges in miniatura rivestite di tessuti leopardati, servizio di “unghie e capelli”; un albergo della catena aggiunge al kit di cortesia offerto all’arrivo anche una letterina di benvenuto, firmata ovviamente da Oscar, il cane mascotte dell’albergo. Senza arrivare a tali estremi, è comunque possibile soddisfare questi particolari ospiti garantendo piccole attenzioni e rispetto (pensiamo che in genere l’animale è considerato dal suo proprietario un membro importante della sua famiglia), oltre ad un piccolo investimento per predisporre servizi e prodotti indispensabili. In Italia a volte la scelta di accogliere un amico a quattro zampe è più il frutto di una necessità che di una scelta spontanea, legata al bisogno di non perdere il cliente che si accompagna all’animale. Il risultato però è l’offerta di servizi improvvisati e di scarsa qualità che alla fine diventano causa di disagio sia per il proprietario della bestiola che per gli altri ospiti (e naturalmente anche per chi lavora in albergo). Per tale ragione, se decidete di accoglierli, occorre garantire anche agli altri ospiti l’assoluta tranquillità e piacevolezza del loro soggiorno e al personale la possibilità di lavorare con la stessa serenità ed efficienza di prima, riducendo l’eventualità di reclami da parte degli altri clienti (a causa di rumori, cattivi odori, timori) e “incidenti” da parte degli animali (camere imbrattate, arredi rovinati, spaventi alle persone). Lavorando con clienti a quattro zampe occorrerà imparare a conoscerne le abitudini, a saperli trattare, ad evitare situazioni “a rischio” (ad esempio entrando nella camera dove un cane si trova da solo, senza essere stati avvisati); ma si dovrà imparare anche a trattare con i proprietari di questi animali, garantendo un ottimo soggiorno a loro e ai loro piccoli amici, ma al tempo stesso guidandoli a rispettare alcune regole di convivenza, pur senza offenderli. 222 Ospitalità Ospitalità Ecco quindi le principali regole da seguire: 1. coinvolgimento e formazione del personale, affinché impari a gestire le diverse situazioni che si possono presentare in caso di clienti con animali; 2. è importante che chi lavora insieme a voi condivida le vostre scelte; 3. potrebbero emergere problemi di fobie o di allergie al pelo degli animali: prima di attuare un vero e proprio programma per gli ospiti accompagnati dai loro “pets” fate questa verifica all’interno del vostro staff; 4. valutate anche le possibili reazioni che potrebbero avere i vostri ospiti tradizionali, quali problemi ne potrebbe scaturire e se esistono soluzioni per risolverli, in modo da evitare la perdita di parte della vostra clientela di sempre; 5. redigete un piccolo manualetto da fornire ai vostri ospiti “accompagnati”, in cui accanto alla descrizione dei servizi che offrite loro, troveranno le regole a cui attenersi, in modo da garantire una pacifica convivenza con gli altri ospiti presenti in albergo; naturalmente, il manualetto sarà impostato su un tono di grande cortesia, alleggerendo i concetti grazie a frasi simpatiche, vignette spiritose, una grafica leggera e colorata; il vostro personale saprà come aiutare ed eventualmente ricordare ai proprietari di animali il rispetto di tali regole; 6. dedicate a questi ospiti camere senza moquette e con tendaggi corti; 7. alloggiateli in camere vicine, sullo stesso piano, sia perché i proprietari di animali (soprattutto se della stessa tipologia) tendono a fare amicizia tra loro sia per evitare il disturbo degli altri ospiti. Un suggerimento: non pensate di cavarvela accettando solo animali di piccola taglia, per due ragioni: 1. non necessariamente la dimensione ridotta implica un carattere mite, anzi spesso e volentieri è il contrario (di solito un golden retriever è molto più mansueto di un chihuahua); 2. per il padrone, il suo animale è sempre un piccolo e dolce cuccioletto, 223 anche se si tratta di un alano. A ciò aggiungiamo una riflessione: aumenta il numero di animali “selvatici” ed esotici scelti come animali da compagnia. Furetti, cani della prateria, cincillà e altre numerose specie di roditori oltre a serpenti e scimmiette potrebbero arrivare nel vostro albergo insieme ai loro padroni… sono tutti di piccole dimensioni ma non necessariamente facili da gestire. Ecco alcuni prodotti e servizi sicuramente apprezzati dai proprietari di animali che soggiorneranno nel vostro albergo: a. un kit di benvenuto da far trovare in camera all’arrivo composto di: snack da sgranocchiare, ciotoline per acqua e cibo, pettine, copertina con logo dell’hotel, un giochino, un buono acquisto per il negozio di animali più vicino; b. brandina o cesta imbottita; c. disponibilità di cibo adatto all’animale; potrà essere di quelli già pronti oppure prepararti direttamente in albergo (i clienti lo apprezzerebbero molto). A questo proposito, alcuni alberghi propongono addirittura un menù studiato appositamente da un veterinario in modo da garantire un corretto apporto nutrizionale. Il gruppo Concerto Fine Italian Hotels, ad esempio, nel suo programma “Always Together” prevede un menù composto da piatti unici come il riso bollito con parmigiano, che può essere accompagnato da pollo con carote, manzo con verdurine miste o filetti di merluzzo bolliti con fagiolini verdi. Un altro menù propone i prodotti biologici e olistici, dal bio paté di tacchino alle croquette, senza dimenticare il dessert, costituito dalle confetture alla frutta e da altre prelibatezze; d. molto apprezzate dai proprietari saranno una serie di informazioni (magari stampate a forma di piccola brochure) riguardanti i giardini pubblici dove i piccoli amici possono passeggiare senza guinzaglio, le spiagge dedicate, gli ambulatori veterinari, i negozi di articoli e alimenti e i ristoranti che li accolgono; e. indispensabile sarà garantire la disponibilità di un veterinario; f. altri servizi molto graditi sono il pet-sitting (ovvero una persona che se ne occupi in assenza del proprietario, ad esempio portandolo a 224 Ospitalità passeggio) e la toilettatura, che è possibile affidare a strutture convenzionate. Un ultimo suggerimento: se desiderate assicurare al vostro ospite la compagnia di un animale, senza che ciò vi comporti difficoltà di gestione o di convivenza con gli altri ospiti, un’idea sperimentata con molto successo da alcuni alberghi (la stessa catena Kimpton lo fa da qualche tempo) è la proposta di una semplice bowl con pesciolino rosso da far trovare in camera al cliente quando arriva. Basta che al momento della prenotazione l’ospite ne faccia richiesta e per tutta la durata del suo soggiorno avrà il suo piccolo e silenziosissimo amico in camera. Sappiamo tutti che la presenza dei pesci provoca un effetto rilassante e quindi ci risulta sempre piacevole averne uno vicino. Naturalmente pulizia e nutrimento del pesciolino spetteranno all’albergo, mentre all’ospite lascerete il piacere di goderne la benefica compagnia! (Tratto da Turismo d’Italia 2005) Ospitalità 225 Risorse umane e servizio 4) il direttore critica in pubblico i dipendenti; 5) il direttore è indifferente o non è disponibile. Addestrare per migliorare La competitività non si fonda più solo sui miglioramenti strutturali, peraltro necessari, ma anche e soprattutto sul costante e continuo miglioramento delle relazioni e dei contatti che ogni giorno si stabiliscono con i clienti. L’attenzione alle esigenze dei clienti, ma soprattutto la cura nell’offrire un servizio che rimanga memorabile, ha fatto la fortuna dei migliori alberghi in tutto il mondo. Per offrire agli ospiti un servizio unico ed indimenticabile, è necessario coinvolgere le risorse umane, attori in uno scenario orientato al piacere e alla soddisfazione dei propri ospiti. La formazione e informazione del personale di contatto è il primo passo per la valorizzazione di questo scenario. Chi è a contatto con gli ospiti, infatti, rappresenta il primo filtro o l’amplificatore verso il cliente; da lui dipende l’immagine dell’albergo e la soddisfazione degli ospiti. Ma con dipendenti insoddisfatti e scarsamente motivati a svolgere il proprio lavoro è quasi impossibile poter offrire al cliente un servizio di qualità. Ecco allora che, qualunque siano le cause all’origine dell’insoddisfazione, il manager delle risorse umane, o più semplicemente l’albergatore, deve fare in modo che la motivazione cresca e si alimenti e l’insoddisfazione si attenui fino a scomparire. Vediamo allora alcuni consigli per il manager: > Ringraziare verbalmente chi ha compiuto un buon lavoro o ha fatto uno sforzo straordinario, chiamandolo in ufficio o raggiungendolo sul posto di lavoro. > Fare in modo che il dipendente sappia cosa fare e come farlo fin dal primo giorno. A questo scopo sono utilissimi i mansionari per ogni reparto e funzione. > Se qualcosa non va, riprendere il dipendente in privato, chiedendogli di spiegare il motivo del suo comportamento. > Concentrarsi sulle azioni non corrette e non sull’incapacità della persona: se la persona non è in grado di svolgere bene i compiti assegnati non doveva neppure essere assunta; se invece ha sbagliato, va corretta, affinché il comportamento indesiderato non si ripeta più. (Tratto da Hospitality News 1998) Motivati e soddisfatti > Dedicare il tempo necessario all’addestramento e, se possibile, alla formazione. Nel settore dell’ospitalità l’elevato turn over, la stagionalità, le carenze di formazione specifica e professionale rendono spesso difficile la gestione delle risorse umane. Capita che gli albergatori si trovino a dover assumere e gestire persone impreparate o, ancor peggio, demotivate. Alcune ricerche indicano come principali cause di insoddisfazione e demotivazione al lavoro le seguenti: > Spingere gli impiegati a seguire le regole affinché vengano raggiunti gli obiettivi finali dell’azienda. 1) le attrezzature sono inadeguate e l’ambiente di lavoro è trascurato; 2) le divise sono brutte, scomode o vecchie; 3) non c’è un posto decente dove cambiarsi e dove mangiare; (Tratto da Hospitality News 1998) 226 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio > Stimolare i dipendenti a lavorare efficacemente in squadra. > Creare un’atmosfera lavorativa di rispetto reciproco e di soddisfazione nel lavoro. 227 Addestramento e Formazione Tom Peters nel suo ultimo libro Wow! Un successo da urlo ammonisce gli imprenditori affermando: “Non trattate mai un dipendente a tempo determinato come fosse a tempo determinato”. Questo in effetti è uno dei segreti della formazione e addestramento aziendale. Dare le giuste informazioni, spiegare cosa deve essere fatto, come farlo e in quali tempi è il compito di chi si occupa dell’addestramento del personale. Quindi è importante dare spazio ai collaboratori, responsabilizzarli e stimolarli a dare il meglio di sé. Se abbiamo selezionato collaboratori svegli e capaci, l’addestramento al lavoro e gli investimenti in formazione possono dare all’azienda ottimi risultati. Già da tempo Teamwork lavora a fianco di imprenditori e manager che hanno portato le loro aziende al successo grazie all’addestramento sul campo e alla formazione orientata al miglioramento costante della qualità. Sono queste azioni intraprese a qualunque livello, dal direttore, al receptionist, ai camerieri in sala e ai piani, al personale di cucina, ai facchini e ai manutentori. Solitamente ad una formazione trasversale che stimola e accresce il lavoro di squadra e la collaborazione fra reparti, si affianca un addestramento specifico per reparti. risposte individuali. Come di fronte alla crisi di vocazioni religiose o a quella di forze dell’ordine, è necessaria un’operazione collettiva di comunicazione e sensibilizzazione sui giovani. A fronte di un tasso di disoccupazione che in Italia supera il 12% e di disoccupazione giovanile del 33,5%, l’industria dell’ospitalità continua a proporre lavoro sia stagionale che annuale per diverse qualifiche, ma sconta il problema di un’immagine di lavoro poco ambito e squalificante. Ancor oggi nel nostro Paese i genitori desiderano per i figli una brillante carriera da medico o avvocato e difficilmente incentivano i figli a fare i camerieri o a crescere nel mondo dell’ospitalità, a meno che non abbiano voglia di studiare. Per il senso comune è difficile associare l’idea del “Servizio” alla professionalità, con tutto ciò che questo comporta. Creare nuove occupazioni ed anche avere possibilità di carriera nel settore dell’ospitalità è possibile, ma la strada deve necessariamente passare per un cambiamento culturale, verso una maggiore sensibilità sociale nei confronti di queste professioni in grado di generare redditi per tanti giovani, attualmente senza grandi prospettive di occupazione. In attesa di un miglioramento globale delle scuole tecniche, per il momento, anche se su piccoli numeri, gli operatori si appoggiano a centri di formazione e specializzazione che cercano di compensare quel divario tra scuola e mondo del lavoro per molti aspetti responsabile della carenza di professionalità da inserire con successo nell’industria ospitale italiana. (Tratto da Hospitality News 1999) (Tratto da Hospitality News 1999) Risorse per il futuro Motivare, Motivare... L’industria dell’ospitalità italiana soffre da tempo della carenza sia quantitativa che qualitativa di risorse umane e questa problematica è destinata ad accentuarsi in futuro. Lavorando a stretto contatto con gestori di alberghi e ristoranti, riscontriamo le crescenti difficoltà nel reperire personale qualificato e motivato a lavorare nel settore. A questo problema nazionale, non si possono dare Migliorare il servizio ai clienti è una delle richieste che ci giungono ormai da tutti gli imprenditori del settore dell’ospitalità, sia grandi che piccole imprese. Formare, allenare, motivare e creare spirito di squadra sono le azioni che Teamwork suggerisce di intraprendere per portare le aziende al successo 228 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio 229 e ad affrontare le sfide del futuro. Il Servizio fa sempre più la differenza per gli alberghi e le risorse umane ne sono le prime responsabili. Cominciamo allora a trattare meglio i dipendenti e loro tratteranno meglio i clienti! In che modo? Informiamoli su ciò che direttamente e indirettamente li riguarda, sulle novità per migliorare l’albergo, sulle azioni da intraprendere per conquistare un cliente importante. Comunichiamo a tutti i complimenti ricevuti dai clienti, ma anche le loro proteste. Giustifichiamo ogni modifica ai loro turni di lavoro, al piano ferie, ai permessi, perché l’incertezza genera ansia e abbassa il morale. Informare i collaboratori significa considerarli importanti, ma anche aiutarli a commettere meno errori. • • • • il cambiamento dei rapporti tra i dipendenti e le aziende, l’esplosione dell’informazione e della tecnologia, il ritmo più veloce della vita, l’accelerazione dei cambiamenti sociali ed economici. Ecco allora che per gli imprenditori del settore dell’ospitalità è utile conoscere ciò che cerca la X Generation e quello che invece non sopporta riguardo al lavoro e al modo di operare delle aziende. La X Generation cerca: (Tratto da Hospitality News 1999) Gestire la nuova generazione Gli anglosassoni hanno definito come X Generation coloro che si trovano nella classe d’età successiva ai baby boomers, ovvero i nati dal 1965 al 1974. È proprio questa generazione di giovani quella che appare più restia a lavorare con continuità nell’industria dell’ospitalità, anche se in realtà cercano dal lavoro le stesse cose di sempre: feedback, ricompensa e comprensione. Se non trovano questo nelle aziende alberghiere sono disposti a cambiare e a cercare altrove. Per capire meglio come gestire questa nuova forza lavoro e motivarla a lavorare nell’ospitalità occorre andare oltre allo stereotipo che la presenta come sleale (perché solitamente termina il tirocinio e poi passa alla concorrenza), poco attenta, solo concentrata al denaro, indifferente, egoista, pigra, arrogante e presuntuosa. Spesso infatti si tratta di ragazzi assetati di sapere, diversi culturalmente, disponibili a cambiare ambienti, capaci di affrontare quella eccedenza di informazioni che contraddistingue lo scenario attuale. 230 Non bisogna dimenticare che i fattori che maggiormente hanno influito su questa generazione sono: Risorse umane e servizio • un lavoro che permetta di fare esperienze (non solo di guadagnare) • equilibrio tra lavoro e tempo libero • attività orientate all’informazione e alla tecnologia • apprendimento continuo per tutta la vita • progetti e lavori di squadra • imprese con un senso di responsabilità sociale La X Generation non sopporta: • troppi livelli gerarchici • leader autoritari e con obiettivi poco chiari • essere trattata come intercambiabile e rimpiazzabile • compiti noiosi e ripetitivi • sacrificare la vita personale per la carriera. Questa oggi è la nuova forza lavoro per le aziende e comprenderne aspettative e necessità significa poterla gestire al meglio, anziché subirla passivamente. (Tratto da Hospitality News 2000) Risorse umane e servizio 231 Ottenere risultati dal Team Contrariamente a quanto si può pensare i dipendenti non si motivano solo attraverso incentivi economici. Oltre alla soddisfazione economica, infatti, i dipendenti cercano attenzione e riconoscimento, ma soprattutto apprezzano sapere che stanno contribuendo al successo dell’albergo. Ecco qualche idea per motivare i dipendenti, riconoscendone i risultati raggiunti e facendoli sentire importanti: > Se sorprendete i dipendenti mentre svolgono correttamente il loro lavoro, elogiateli immediatamente. Se non riuscite a farlo direttamente, scrivetelo su un biglietto che lascerete sulla loro scrivania o in un punto dove siete sicuri che potrà essere trovato. > Invitate i dipendenti a colazione o a pranzo insieme al Direttore per un’occasione speciale. > Eleggete l’impiegato del mese o premiate la migliore performance durante una riunione di dipendenti informale. Quindi, per un miglior risultato, imparate a capire se la persona preferisce una lode in privato, un riconoscimento pubblico o... i fuochi d’artificio! Qualunque sia il modo che intendiate scegliere, mostrate di apprezzare il lavoro dei vostri collaboratori e ricordate che, per ottenere buoni risultati dal team, è necessario un abile allenatore che riesca a tirar fuori il meglio da ogni singolo giocatore. (Tratto da Hospitality News 2000) Rimanere ospitali in un mondo inospitale > Quando intendete mostrare riconoscimento ad un dipendente, cercate di personalizzarlo in modo che venga accettato e meglio apprezzato. Il concetto di ospitalità è cambiato, come pure la disponibilità nei confronti degli altri. Rimanere ospitali in un mondo spesso inospitale certamente non è facile e ciò influisce anche sulle nostre azioni professionali. D’altro canto, se il concetto culturale e personale di ospitalità è cambiato, sono anche aumentate le esigenze degli ospiti nei confronti degli alberghi e talvolta qualche loro comportamento aggressivo può creare problemi a chi lavora nell’ospitalità. Superare questo deficit nell’ospitalità e provvedere a soddisfare le aspettative degli ospiti riguardo ai servizi che si offrono richiede un buon addestramento dello staff. Ma qual è il training necessario per essere certi che il personale tratti professionalmente con tutti gli ospiti anche quelli che pretendono di più e si mostrano arroganti? Occorre ritornare a quei concetti che sono alla base dell’ospitalità, per fare in modo che ogni nuovo assunto, attraverso l’iniziale addestramen- 232 Risorse umane e servizio > Telefonate ai dipendenti quando sono a casa in malattia, per sentire come stanno. > Dopo un positivo periodo di prova, regalate al nuovo dipendente un gadget dell’albergo, qualcosa di particolare o un piccolo incentivo che lo stimoli a restare. > Mandate una nota di ringraziamento a firma del direttore per annunciare un importante risultato raggiunto da un dipendente. > Mandate ai dipendenti biglietti di auguri in occasione del loro compleanno, ma spediteli a casa. > Esprimete il riconoscimento per una prestazione straordinaria di un singolo dipendente o di un gruppo di dipendenti concedendo una pausa pranzo prolungata, un giorno libero, un week-end lungo. > Proponete un concorso a premi per il migliore addetto alle vendite o per chi ha collezionato il minor numero di lamentele o il maggior numero di complimenti da parte dei clienti. Risorse umane e servizio 233 to, sia subito orientato a quelli che sono gli standard dell’ospitalità che includono: • • • • • • • • • • • • • • Salutare ogni ospite e ogni collega cordialmente Sorridere Guardare le persone negli occhi Usare il nome dei clienti e dei collaboratori Mostrarsi disponibili e offrire assistenza Usare un linguaggio appropriato e professionale Dire “grazie” e “buona giornata” in modo che appaia sincero Esprimere una genuina preoccupazione per gli ospiti e i loro problemi Cercare modi creativi per risolvere i problemi degli ospiti e suggerire alternative Essere pronti ad affrontare situazioni problematiche o clienti adirati Risolvere i problemi o chiedere aiuto prima che sia troppo tardi Considerare i reclami dei clienti un’opportunità per l’organizzazione Ricordare che i problemi vengono risolti con intelligenza e addestramento e non emotivamente Sottolineare il vero significato dell’ospitalità professionale: “rimanere ospitali e professionali nonostante la situazione”. Queste rappresentano le basi per poter lavorare efficacemente e professionalmente nel settore dell’ospitalità. Si tratta di atteggiamenti e comportamenti che vanno stimolati, inculcati e pretesi da tutto il personale, perché anche se il mondo cambia e con esso gli atteggiamenti degli esseri umani, non si può fornire ospitalità se non si riesce a mantenere e a trasmettere un atteggiamento ospitale. (Tratto da Hospitality News 2000) viene spesso dimenticato dagli operatori turistici, è controllarne la sua efficacia, ovvero misurare i risultati ottenuti, al termine del programma di formazione. Lo scopo principale della verifica della formazione è di individuare: • l’efficacia del programma di formazione; • la necessità per i dipendenti di ulteriore formazione; • la possibilità di eventuali promozioni; • l’identificazione di dipendenti che non sono in grado di eseguire il loro lavoro in conformità con gli standard prefissati. La verifica dei risultati deve essere considerata parte essenziale del programma di formazione ed eseguita regolarmente. Il punto focale del sistema di controllo consiste, infatti, nel raccogliere e verificare informazioni sulla performance dei dipendenti e confrontarla con gli standard prefissati. Un’effettiva misura dell’efficacia del programma di formazione deve quindi seguire parametri specifici. Il sistema di verifica deve essere: > Oggettivo, ovvero, i parametri utilizzati devono essere chiari, osservabili, misurabili e reali. Ad esempio, lo standard suggerisce che la risposta ad una telefonata deve avvenire prima del terzo squillo, chi alza il ricevitore deve salutare, dire il proprio nome e offrire aiuto; se una di queste cose non avviene, l’osservatore può identificarlo immediatamente. > Consistente, cioè i parametri utilizzati devono essere gli stessi ogni volta che si effettua il controllo. Questi includono anche le caratteristiche della persona che esegue il controllo, come ad esempio il suo ruolo. Se vengono apportati dei cambiamenti nel programma di formazione, è essenziale modificare appropriatamente anche il sistema di verifica. Programma di formazione efficaci La misurazione del programma di formazione può essere effettuata in diversi modi, attraverso: Un aspetto fondamentale di qualunque programma di formazione, che > Osservazione, ovvero osservando ed ascoltando i dipendenti per indi- 234 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio 235 viduare se eseguono i loro compiti nel modo in cui è stato suggerito durante la formazione. È importante correggere i dipendenti in modo positivo, indicando loro come possono migliorare la performance, ed elogiarli per il lavoro ben eseguito. > Test scritto, effettuato un paio di settimane dopo la formazione. Questo permetterà di evidenziare aree specifiche della formazione che richiedono un ulteriore chiarimento, o la necessità di esporre esempi pratici che permetteranno ai dipendenti di ricordare più a lungo ciò che hanno appreso durante la formazione. - chetti durante la stagione; il/la receptionist che ha venduto l’ “ultima camera” disponibile; il/la receptionist che in un mese ha venduto il maggior numero di suite; il/la barman per il maggior numero di cocktail venduti; il/la cameriere/a che ha venduto più dessert; il dipendente che ha ottenuto il maggior numero di prenotazioni al ristorante; la governante che è riuscita ad incrementare le richieste del servizio lavanderia del 5%. Per misurare l’efficacia del programma di formazione è importante: • Definire chiaramente le mansioni di ogni lavoro e gli standard. • Assicurare che i dipendenti sappiano esattamente che cosa ci si aspetta dal loro lavoro. • Stabilire chi effettuerà la verifica dell’attività formativa. • Effettuare verifiche regolarmente. (Tratto da Hospitality News 2000) (Tratto da Hospitality News 2000) Se per la motivazione dei dipendenti sono necessari ringraziamenti e premi simbolici, un modo efficace per aumentare la performance nelle vendite da parte dei vostri dipendenti, è prevedere un sistema di premi e incentivi correlati all’andamento delle vendite e ai risultati ottenuti da ogni singolo dipendente. Ecco alcune idee sulle azioni che potrebbero essere premiate con buoni acquisto, regali, premi o con una cena per uno o due, a seconda della difficoltà nel portare a termine tali azioni. Riconoscimento per: - il/la receptionist che è riuscito/a a vendere 10 volte su 10; - il/la receptionist che è riuscito/a a vendere il maggior numero di pac- Travolti dalle evoluzioni tecnologiche, da una concorrenza sempre più agguerrita, dalla rincorsa all’innovazione, rimaniamo positivamente impressionati e stupiti ogni volta che riceviamo una particolare attenzione umana da parte di chi ci fornisce un servizio. Ciò nonostante, nella gestione quotidiana delle risorse umane capita talvolta di dimenticare che il grande capitale di un’azienda sono proprio le persone e che il successo dipende dal riuscire a svilupparne le potenzialità per ottenere performance in grado di generare profitti. Non è una novità che fornire ospitalità significhi offrire un servizio che dipende in gran parte dalle persone, oltre che dalla struttura. Quando un ospite si lamenta di un soggiorno in albergo, infatti, difficilmente la ragione è da imputarsi esclusivamente a problemi strutturali, ovvero a camere o aree inadeguate: le lamentele più frequenti riguardano la pulizia o il servizio ricevuto e anche i reclami sul prodotto si trasformano spesso in reclami sul servizio. È dunque evidente che il cardine del successo di un albergo è rappresentato dal servizio al cliente, per il quale l’elemento umano è fondamentale. Il ruolo di chi gestisce un’azienda alberghiera può essere 236 Risorse umane e servizio Incentivare a vendere Risorse umane e servizio Persone, Performance, Profitti 237 paragonato a quello di un allenatore di una squadra, il cui compito è quello di guidare e stimolare le persone al raggiungimento di un buon risultato comune. Perché ciò si verifichi è importante non solo reclutare e selezionare le persone giuste, ma anche metterle in condizione di dare il meglio di se stesse sul lavoro. È questo un compito non certo facile per chi opera nel settore dell’ospitalità a causa dell’elevato turnover, della stagionalità di molte aziende e della crescente difficoltà nel reperire personale preparato professionalmente e motivato a lavorare in questo settore. Tuttavia, per portare l’albergo al successo, è indispensabile migliorare la produttività dei dipendenti e svilupparne la motivazione, affinché possano soddisfare la clientela. In altri termini, è fondamentale investire non solo in miglioramenti strutturali del prodotto, ma anche nelle risorse umane, responsabili dell’offerta di un servizio di qualità. È importante considerare che se l’albergo ha collaboratori soddisfatti riuscirà ad avere clienti soddisfatti, mentre con dipendenti insoddisfatti e scarsamente motivati è impossibile poter offrire al cliente un servizio di qualità. Prima ancora di pensare a come motivare i propri dipendenti è fondamentale impegnarsi a rimuovere gli ostacoli che producono demotivazione. Un ambiente di lavoro poco piacevole, divise vecchie e trascurate, alloggi o spogliatoi indecorosi, direttori assenti o indifferenti, manager ambigui o che criticano i collaboratori in pubblico, sono alcuni dei principali motivi di insoddisfazione che spingono i dipendenti a cambiare azienda. Naturalmente questi non sono gli unici motivi, ma quelli che con maggior frequenza i consulenti Teamwork hanno riscontrato in oltre 10 anni di esperienza nella formazione di imprenditori e dipendenti di catene e alber- ghi individuali in diverse città italiane. L’esperienza acquisita nel formare i dipendenti e quella di consulenza, a fianco di imprenditori e manager di diverse aziende italiane, ci porta a ritenere che il compito di chi gestisce le risorse umane nel settore dei servizi e dell’ospitalità non sia per nulla facile. D’altra parte l’impegno nel costruire una squadra di collaboratori che sappiano affrontare con successo nuove sfide si rivela non solo utile, ma addirittura indispensabile di fronte a problematiche come la carenza di professionalità o di motivazione, che sembrano destinate ad accentuarsi nel settore dell’ospitalità. Il primo passo per l’albergatore o il manager che intenda motivare i propri collaboratori è sicuramente quello di credere nei dipendenti assunti e nelle loro potenzialità, perché se non c’è questa fiducia iniziale viene da chiedersi: come mai sono stati assunti? Quindi, il manager dovrà preoccuparsi di infondere energia ed entusiasmo nei propri collaboratori. Se, infatti, il proprietario o il manager non hanno entusiasmo, perché mai dovrebbero averlo i loro collaboratori? Tutti noi probabilmente abbiamo conosciuto persone che hanno la capacità di illuminare una stanza quando vi entrano e la dote naturale di suscitare negli altri piacevoli impressioni. Per queste persone di solito si lavora meglio e con più soddisfazione, mentre è più che naturale fuggire da coloro che riescono ad illuminare una stanza solo quando la lasciano. È dunque auspicabile assomigliare alla prima categoria di persone se si ha il compito di allenare e motivare i propri collaboratori. L’entusiasmo del capo, o del manager, che sa coinvolgere i propri dipendenti sugli obiettivi da raggiungere, tuttavia non è sufficiente. Il lavoro, infatti, non sempre è bello, facile, piacevole. Spesso è faticoso, pesante, stressante e impegnativo. Perché i collaboratori riescano a svolgerlo dando il meglio di sé, non basta un buon leader, che sappia essere autorevole e al tempo stesso trascinante. Ogni collaboratore deve, infatti, riuscire a trovare una propria motivazione che lo stimoli a impegnarsi a dare la miglior prestazione, per raggiungere un successo personale del team e dell’azienda. 238 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio (Tratto da Hospitality News 2001) 239 Motivati per crescere... Per chi gestisce le risorse umane all’interno delle imprese alberghiere occorre considerare che sono vari i fattori che motivano i dipendenti: le persone sono diverse tra loro e il loro bisogno di stimoli e gratificazioni dipende anche dal ruolo che ricoprono. È, infatti, più facile trovare dipendenti motivati più dalle opportunità di crescita professionale che dallo stipendio nell’area del marketing e vendite, mentre la sicurezza sul lavoro e la retribuzione sono caratteristiche che motivano maggiormente chi lavora nel reparto housekeeping o nella manutenzione. Non tutti i dipendenti quindi sono uguali e non tutti possono essere motivati nello stesso modo, ma è comunque possibile intraprendere iniziative che sviluppino auto-motivazione (credere in quello che si fa, avere gratificazioni personali, trovare un’utilità nel proprio lavoro e qualcuno che riconosca il proprio impegno) e rimuovano gli ostacoli allo sviluppo delle loro potenzialità. Non si può pretendere che tutti i dipendenti diano 10 (il massimo per l’azienda), ma a tutti si può chiedere di dare il massimo rispetto alle loro capacità. A seconda delle caratteristiche dell’azienda, del numero e del tipo di dipendenti l’imprenditore o il manager può decidere le azioni più efficaci da intraprendere affinché i dipendenti possano produrre di più e meglio. Le idee possono essere tante, semplici o più articolate, ma in questo campo è importante considerare che anche piccole idee possono produrre un grande effetto nel coinvolgere il personale a lavorare meglio e con piacere, in un percorso ad ostacoli verso il successo. 10 consigli per motivare il personale di un albergo: 1. Informare il personale sulla struttura, sull’andamento, sul tipo di clientela e sugli obiettivi dell’azienda. 2. Coinvolgere il personale riguardo al servizio da offrire, alle novità da introdurre e alle decisioni da prendere. 3. Incoraggiare suggerimenti, nuove idee e iniziative da parte del personale. 4. Dedicare tempo al personale per addestrarlo. 240 Risorse umane e servizio 5. Incontrare periodicamente il personale per verificare le difficoltà incontrate, sostenerlo nel trovare soluzioni e informarlo sui nuovi obiettivi da raggiungere. 6. Verificare periodicamente i risultati prodotti da ogni dipendente. 7. Correggere (in privato) eventuali errori: far capire al dipendente dove ha sbagliato e fornirgli gli strumenti per migliorare la propria prestazione. 8. Ringraziare i dipendenti, uno ad uno, a voce e/o per iscritto, tutte le volte che raggiungono un buon risultato o fanno un’eccellente performance. 9. Premiare i dipendenti che hanno raggiunto un risultato concreto (un aumento di vendite al ricevimento o al ristorante, un miglioramento dello standard di pulizia, un aumento della produttività, etc.). 10. Festeggiare il successo di un reparto o di un dipendente. (Tratto da Hospitality News 2001) Accoglienza: una scelta d’atteggiamento Possiamo augurare il buongiorno in mille modi diversi, ma renderlo veramente piacevole dipende da come lo facciamo. Un benvenuto cordiale e caloroso è, infatti, per dirla con William Fisher, presidente dell’American Hotel & Motel Association, una questione di attitudine, ovvero di un modo di pensare, di agire e sentire, che è fondamentale nel rapporto tra il cliente e chi offre il servizio. Accogliere è frutto di una scelta che ognuno può fare fra i tanti modi e atteggiamenti possibili da adottare nei confronti dell’ospite. L’attitudine a servire non nasce solo dalle capacità e dal talento naturale, ma anche dalla volontà di scegliere il comportamento più consono e adeguato nei confronti dell’ospite. Per interagire con i clienti ogni giorno, le competenze tecniche sono importanti, ma non sono sufficienti a produrre un buon servizio se ad esse non si accompagna un atteggiamento cordiale ed accogliente. È, infatti, molto improbabile che un receptionist, una cameriera o un facchino riescano a Risorse umane e servizio 241 trasmettere competenza e professionalità scegliendo di comportarsi in modo distratto, apatico o, più in generale, manifestando un atteggiamento negativo nei confronti dell’ospite. Oltre a conoscere il proprio lavoro è anche importante conoscere i nostri comportamenti ed atteggiamenti e l’effetto e il potere che hanno sugli altri. I comportamenti e gli atteggiamenti che l’essere umano ha a disposizione sono innumerevoli, ma la scelta dipende dalla sua volontà e capacità di selezionarli accuratamente e metterli in atto nei diversi contesti di interazione con gli altri. In altri termini siamo noi ad operare ogni volta una valutazione e una scelta sull’atteggiamento più appropriato da tenere nelle differenti situazioni della vita e del lavoro e nei confronti degli altri (familiari, amici, clienti, dipendenti, superiori, colleghi, etc.). Non possiamo determinare il nostro patrimonio genetico, ma la scelta di come apparire è tutta nostra. Per usare una metafora potremmo dire che gli atteggiamenti di cui disponiamo sono una sorta di repertorio, un po’ come i nostri abiti nell’armadio. Ogni mattina valutiamo e decidiamo cosa indossare e come portare il nostro abito, talvolta andiamo alla ricerca di nuovi abiti, che possano valorizzare le nostre caratteristiche. Capita poi talvolta, frequentemente o di rado che ci risolviamo a buttar via i capi d’abbigliamento che non ci piacciono più. Allora cosa c’è nel nostro armadio? Quale atteggiamento scegliamo e quale decidiamo di abbandonare? Chissà se qualcuno ci dirà: “Complimenti per la scelta!”. nei confronti degli altri. • Obiettività, ovvero l’abilità di mantenersi imparziali nell’analizzare una situazione. • Efficacia: l’abilità di realizzare in modo corretto le cose quando vanno realizzate. • Efficienza: l’uso produttivo delle risorse, che elimina o minimizza sprechi di tempo, denaro, persone e beni. • Discrezione, ossia la sensibilità emotiva, professionale e sociale, che ci fa dire qualcosa con tono e linguaggio appropriato. • Ascolto: l’atteggiamento di chi mette al centro dell’attenzione quello che gli altri stanno dicendo. Sentire è l’atto fisico di ricevere onde sonore mentre ascoltare è frutto di volontà e impegno intellettuale. • Generosità, ovvero la positiva attitudine a dedicarsi agli altri. o Negativo? • Apertura, ovvero un atteggiamento ricettivo, aperto e sorridente verso gli altri. • Rispetto nel porsi di fronte agli altri, riconoscendone la dignità e il loro valore. • Affidabilità, serietà e correttezza nel comportamento verso gli altri. • Cooperazione, disponibilità, impegno e atteggiamento collaborativo • Egoismo e pienezza di sé: l’interesse esclusivo per il proprio tornaconto personale. • Sarcasmo, ovvero deridere malignamente o cinicamente l’altro o il suo operato. • Polemica distruttiva che caratterizza la litigiosità di chi mira a distruggere gli altri, in un gioco a somma zero dove non è possibile vincere insieme. • Parzialità, favoritismi e pregiudizi, che non sono altro che distorsioni della razionalità. • Pigrizia: non fare quello che va fatto, o non farlo in modo appropriato e per tempo. • Sabotaggio: l’intenzionale volontà di minare un piano, un progetto, una persona. • Pettegolezzo, ossia diffondere storie o notizie con intenzioni poco costruttive. • Ipocrisia, ovvero dire una cosa e farne un’altra, di solito a svantaggio degli altri. • Presunzione di sapere tutto: l’atteggiamento di chi non accetta novità, raccomandazioni, suggerimenti provenienti da altri. 242 Risorse umane e servizio Quale atteggiamento scelgo? Positivo... Risorse umane e servizio 243 • Volubilità, quell’atteggiamento incostante e capriccioso che fa perdere agli occhi degli altri credibilità e affidabilità. (Liberamente tratto da “It’s All About Your Attitude” di W.P. Fisher in Lodging, giugno 2001) (Tratto da Hospitality News 2001) Anticipare è meglio che... negare “No, questa camera non ha la vista mare” “La colazione offerta dalla casa non include consumazioni calde” “No, noi non abbiamo un servizio di bus navetta per l’aeroporto” bisogni e aspettative della clientela. > Receptionist: la prima preoccupazione del cliente che arriva in albergo è sapere se ha ancora la prenotazione. Compito dello staff è ridurre questa paura e rassicurare il cliente, dicendogli subito che c’è la disponibilità di una camera (o, in caso contrario, che provvederà a trovargliene una in una struttura vicina). > Facchini: non è positivo per un cliente vedere a poca distanza da lui un addetto del tutto indifferente. Chi è in servizio deve creare un contatto visivo e offrire aiuto per il trasporto dei bagagli, o per rispondere a qualche richiesta di informazioni. Poiché uno dei compiti dello staff è quello di dare informazioni, pensate a quali possono essere le domande più diffuse: solitamente i clienti chiedono informazioni sull’albergo, i ristoranti, servizi e l’area circostante. Anziché deludere gli ospiti con frasi come queste, non è preferibile sorprenderli anticipando le loro richieste? Ricordate che il successo di una struttura si misura dal grado di soddisfazione della clientela e soddisfare i clienti significa cercare di anticiparne le aspettative. Non è impresa impossibile, ma in questo il vostro staff gioca un ruolo molto importante. Per anticipare le loro richieste il primo passo da compiere è stabilire in che modo i clienti si creano delle aspettative: dovete evitare di fare promesse che sapete di non poter mantenere, piuttosto date enfasi a certi servizi che offre l’albergo e ai vantaggi che derivano dal loro uso. I dipendenti di ogni reparto dovrebbero cercare di reperire quante più informazioni possibili dal comportamento dei clienti, dalle loro richieste e lamentele. Quali sono le opportunità che ogni giorno hanno i dipendenti per impressionare favorevolmente gli ospiti? Quali le occasioni più frequenti di incontro? Cosa potrebbe voler vedere, chiedere o fare un ospite nel vostro albergo? Sono domande apparentemente scontate, ma sulle quali ci si sofferma molto raramente. > Camerieri: lo staff del ristorante deve evitare che le aspettative dei clienti siano superiori alle possibilità della struttura. Per questo motivo deve comunicare con precisione ed in anticipo al cliente i piatti e le specialità della casa, descrivendone (se occorre) gli ingredienti e la preparazione in modo accattivante, ma sempre con sincerità. Per quanto riguarda il servizio di prima colazione, meglio dividere l’ambiente in due parti per venire incontro alle differenti esigenze della clientela. Vi sarà capitato, infatti, di vedere che se alcuni ospiti amano fare colazione in compagnia di amici, altri vedono il breakfast come momento di relax, da gustare soli con il quotidiano preferito. Ecco qualche suggerimento sul comportamento da tenere per anticipare (Tratto da Hospitality News 2001) 244 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio > Cameriere ai piani: la prima cosa che il personale deve garantire è la pulizia delle camere, in modo da dare al cliente la sensazione che sia il primo a metterci piede. Oltre a ciò, sorrisi e risposte cortesi faranno apprezzare il ruolo di chi lavora ai piani. 245 1° obiettivo: fissare gli obiettivi Quante casse di champagne o di vino d’annata vengono vendute al mese nel vostro ristorante o quanti aperitivi vengono serviti al bar del vostro albergo? Se pensate che i vini più costosi o gli aperitivi siano pochi, provate a chiedervi se i vostri dipendenti sanno che cosa e come devono vendere. È possibile, infatti, che l’incremento di alcune vendite sia un vostro importante obiettivo, ma non è detto che lo sia anche per i vostri collaboratori. Un’idea o una speranza, è bene ricordarlo, non si traducono automaticamente in obiettivi raggiungibili. Spesso la causa di un obiettivo non realizzato risiede nella sua mancata pianificazione e condivisione all’interno dell’azienda. In contesti ad alto grado di interazione, come le imprese alberghiere, dove sono elevati sia il numero delle persone coinvolte, sia quello delle alternative da prendere in esame, l’ottimale funzionamento di un gruppo di lavoro e la realizzazione di successi sono garantiti innanzitutto dalla chiarezza degli obiettivi comuni da raggiungere. Ogni obiettivo rappresenta la quantificazione precisa dei risultati prefissati ed indica ai collaboratori “cosa fare” in concreto, pertanto deve essere definito in modo: dipendenti. Se, tornando all’esempio citato, i vostri camerieri vendono il vino migliore solo se il cliente lo richiede, è probabile che non sappiano che vi aspettate da loro una condotta diversa, ovvero che è un obiettivo dell’albergo venderne di più e che potrebbero essere anche premiati per un tale incremento. Specie in un’azienda alberghiera, dove il valore di servizi e di prodotti dipende in gran parte da chi li fornisce (e quindi da come vengono forniti), non si può lasciare al caso la buona riuscita di progetti e l’eccellenza delle performance. Il successo di un albergo, infatti, non è frutto solo della buona volontà del gestore o di alcuni bravi dipendenti, ma dipende dal costante e generale impegno nel perseguire obiettivi precisi e replicarli. Fissare chiari obiettivi e riuscire a trasmetterli ai collaboratori è il primo passo per garantire l’efficacia nelle più diverse situazioni lavorative, ad iniziare dalla fase di addestramento (dove risulteranno più semplici il monitoraggio e la valutazione del nuovo assunto), continuando con la formazione ed il controllo per l’incremento delle performance. Ricordate: “Il viaggio di mille miglia, inizia col primo passo” (Lao Tzu) (Tratto da Hospitality News 2001) S pecifico M isurabile A ccordato (condiviso) R ealistico (raggiungibile) T iming (definito nei tempi) L’importante è motivare Per essere un buon direttore o manager d’albergo occorre valorizzare i propri collaboratori. Ecco alcune regole chiare. Ogni obiettivo deve essere chiarito in termini precisi e concreti: ad esempio, la volontà di incrementare la vendita dei vini migliori. Deve essere misurabile, rilevabile quindi da voi, dai dipendenti, dai clienti stessi. Si potrebbe puntare, ad esempio, ad aumentare del 10% la vendita mensile degli aperitivi. L’obiettivo fissato è attualizzabile se realistico, ovvero se tiene conto degli standard medi, dell’occupazione e del target di clientela, delle competenze e del ruolo dei dipendenti, etc. Nel pianificare gli obiettivi, è poi altrettanto importante fissare dei termini temporali (una o più settimane, un mese) in modo da controllare i risultati e le prestazioni dei Ogni volta che riceviamo una particolare attenzione umana da parte di chi ci fornisce un servizio rimaniamo positivamente colpiti. Ciò nonostante, nella gestione quotidiana delle risorse umane capita talvolta di dimenticare che il capitale di un’azienda sono proprio le persone e che il successo dipende dal riuscire a svilupparne le potenzialità. È dunque evidente che il cardine del successo di un albergo è rappresentato dal servizio al cliente, per il quale l’elemento umano è fondamentale: chi è a contatto 246 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio 247 con gli ospiti rappresenta, infatti, il primo filtro o l’amplificatore verso il cliente e da lui dipende l’immagine dell’albergo e la soddisfazione degli ospiti. Per questo, da un lato occorre ridurre errori e negligenze da parte del personale e, dall’altro, è necessario sviluppare un corretto approccio da parte del management riguardo allo sviluppo e alla gestione delle risorse umane e a sua disposizione. Il ruolo di chi gestisce un’azienda alberghiera può essere paragonato a quello di un allenatore di una squadra, il cui compito è di guidare e stimolare le persone al raggiungimento di un buon risultato comune. Perché ciò si verifichi è importante non solo selezionare le persone giuste, ma anche metterle in condizione di dare il meglio di se stesse sul lavoro. Prima ancora di pensare a come motivare i dipendenti è fondamentale impegnarsi a rimuovere gli ostacoli che producono demotivazione. Un ambiente di lavoro poco piacevole, divise vecchie e trascurate, alloggi o spogliatoi indecorosi, direttori assenti, ambigui o che criticano i dipendenti in pubblico, sono alcuni dei principali motivi di insoddisfazione. Trasmettere entusiasmo Il primo passo per l’albergatore o il manager che intende motivare i propri collaboratori è sicuramente quello di credere in essi. L’entusiasmo del capo, o del manager, che sa coinvolgere i propri dipendenti sugli obiettivi da raggiungere, tuttavia non è sufficiente. Il lavoro, infatti, non sempre è bello, facile, piacevole. Spesso è faticoso, pesante, stressante, impegnativo, ripetitivo. Perché i collaboratori riescano a svolgerlo dando il meglio di sé, non basta un buon leader, che sappia essere autorevole e al tempo stesso trascinante. Ogni collaboratore deve, infatti, riuscire a trovare una propria motivazione che lo stimoli a impegnarsi a dare la miglior prestazione, per raggiungere un successo personale e anche del team. 10 consigli per un team sprintoso: 1. Informare il personale sulla struttura, sul suo andamento, sul tipo di clientela e sugli obiettivi dell’azienda albergo. 2. Coinvolgerlo riguardo al servizio da offrire, alle novità da introdurre e alle decisioni da prendere riguardo la struttura. 3. Incoraggiare suggerimenti, nuove idee e iniziative. 248 Risorse umane e servizio 4. Dedicare tempo al suo addestramento e alla sua formazione professionale. 5. Incontrarlo periodicamente per verificare le difficoltà incontrate, sostenerlo nel trovare soluzioni e informarlo sui nuovi obiettivi da raggiungere. 6. Verificare e controllare periodicamente i risultati prodotti da ogni dipendente. 7. Correggere (in privato) eventuali errori: far capire al dipendente dove ha sbagliato e fornirgli gli strumenti per migliorare la propria prestazione. 8. Ringraziare i dipendenti, uno ad uno, a voce e/o per iscritto, tutte le volte che raggiungono un buon risultato o fanno un’eccellente performance. 9. Premiare i dipendenti che hanno raggiunto un risultato concreto (un aumento di vendite al ricevimento o al ristorante, un miglioramento dello standard di pulizia, un aumento della produttività, etc.). 10. Festeggiare il successo di un reparto, di un’area o di un dipendente. Crescita professionale per valorizzare i progressi Per chi gestisce le risorse umane all’interno delle imprese alberghiere occorre considerare che ciò che motiva i dipendenti sul lavoro non è rappresentato da un unico fattore, ma da un insieme di elementi che possono essere differenti a seconda del dipendente e del ruolo che ricopre. • Motivare con crescita/retribuzione. È, infatti, più facile trovare dipendenti motivati più dalle opportunità di crescita professionale che dallo stipendio nell’area del marketing e vendite, mentre la sicurezza sul lavoro e la retribuzione sono caratteristiche che motivano maggiormente chi lavora nel reparto housekeeping o nella manutenzione. È comunque possibile intraprendere iniziative che sviluppino auto-motivazione e rimuovano gli ostacoli allo sviluppo delle loro potenzialità. Non si può pretendere che tutti i dipendenti diano il massimo, ma a tutti si può chiedere di dare il massimo rispetto alle loro capacità. • Sapere cosa fare. Per tutti è comunque importante fin dal primo giorno, sapere con chiarezza cosa devono fare e come farlo, cosa ci si aspetta da loro e qual è il loro ruolo nei confronti dei clienti. Altrettanto importante per il manager è riuscire ad individuare le differenti capacità dei dipendenti e i loro obiettivi sul lavoro per valorizzarne i progressi. I collaboratori possono sempre migliorare le loro prestazioni purché lo vogliano, trovino un’utilità Risorse umane e servizio 249 nel farlo e qualcuno disposto a credere e a riconoscere il loro impegno. Tutti possono vincere, ma il successo è un gioco di squadra. (Tratto da Pianeta Hotel 2001) L’atteggiamento positivo Il 70% della clientela non torna nello stesso albergo perché trova deludente il servizio. Le 10 regole d’oro per scoprirsi “positivi” e altre 10 per svelarsi “negativi”. Il servizio al cliente è l’arma vincente di un albergo. Offrire un buon servizio, oltre che prodotti di qualità, dovrebbe essere il punto di partenza di qualunque struttura che punta al successo. Pensate che in Italia quasi il 70% dei clienti non torna in un albergo perché trova il servizio deludente. I clienti sono per gli albergatori tanto importanti quanto i dipendenti dello staff: sono questi ultimi i responsabili della qualità del servizio. Come possono, allora, pianificare strategie di marketing, investire in pubblicità per conquistare nuovi clienti e fidelizzare i vecchi, senza formare ogni collaboratore e sviluppare in lui il giusto atteggiamento verso il cliente? L’albergo è come una pianta: se si vogliono vedere crescere le foglie e i frutti, bisogna curare le radici. Cosa fa, quindi, la differenza tra un servizio e un servizio di qualità? Cosa rende un dipendente predisposto verso gli ospiti, disponibile e cordiale, attento alle loro esigenze? È una questione di attitude, per dirla all’inglese. Si tratta di un modo di pensare, di agire e sentire, che è fondamentale nel rapporto che il dipendente instaura con il cliente e che va al di là delle capacità e del talento naturale, anch’essi importanti, ma non sufficienti. Solitamente nella selezione e nel reclutamento di un dipendente, ci si preoccupa che abbia le capacità, le doti per ricoprire il ruolo prestabilito. Ma una volta assunto, il compito dell’albergatore non è finito. Per interagire con i clienti ogni giorno, le capacità non bastano. Il dipendente deve possedere anche un atteggiamento, un modo di agire, di comunicare e 250 Risorse umane e servizio ascoltare gli ospiti, affinché trascorrano un piacevole soggiorno (breve o lungo che sia). Infatti, mentre difficilmente un collaboratore esperto riuscirà a fornire un servizio di qualità con atteggiamenti sbagliati (disattenzione, insensibilità, maleducazione, etc.), il contrario è, almeno in parte, possibile. Un atteggiamento positivo può colmare, anche se in minima parte e in particolari circostanze, una carenza di esperienza. Ad esempio, un cliente sarà più tollerante nei confronti di un dipendente che si dimostra cordiale, sorridente e orientato al cliente, pur non essendo un tecnico eccezionale, piuttosto che di un receptionist superefficiente che non lo degna neppure di uno sguardo. I due aspetti sono, comunque, entrambi necessari per un servizio efficace. Come le competenze e l’esperienza possono essere acquisite e perfezionate, anche il modo di agire e di pensare possono essere modificati e adattati al ruolo che ricopre un dipendente. In questo la comunicazione ha un peso molto importante e dev’essere a due sensi. Dite ai vostri collaboratori cosa vi aspettate da loro, comunicate loro tutto sulla struttura, i prodotti e i servizi che offre, chi sono i vostri clienti e qual è la filosofia dell’albergo, gli obiettivi, le strategie di marketing. Metteteli anche nelle condizioni di comunicare apertamente con voi, in modo da tenervi informati su quello che accade in albergo e su eventuali richieste e suggerimenti particolari. A questo scopo, create dei piccoli gruppi e fissate degli incontri per discutere e scambiare opinioni e proposte. Premiate sempre le proposte più interessanti, spiegando perché avete scartato quelle che per voi non sono realizzabili. Rendere partecipe lo staff, tenerlo sempre informato e aggiornato sulla struttura ed eventuali cambiamenti, è un modo per coinvolgere maggiormente i collaboratori e aiutarli a comprendere certe dinamiche interne, oltre che stimolarli a sviluppare il giusto approccio al cliente. È l’atteggiamento che conta… Il successo o il fallimento di certi obiettivi aziendali si fonda sull’atteggiamento che quotidianamente abbiamo nei confronti della vita. Secondo un’antica massima è il nostro atteggiamento, non necessariamente la nostra abilità, che ci fa arrivare a certi traguardi. Di quanti elementi è fatto un atteggiamento positivo? E un atteggiamento negativo? Ecco una lista di alcune delle componenti di entrambi, tratta dal Risorse umane e servizio 251 libro Fisher’s Laws di William P. Fisher. Ci sono 10 elementi per ogni lista. Avere un atteggiamento positivo è più difficile, perché sono necessarie tante qualità, mentre bastano uno o due cattivi elementi per creare un atteggiamento negativo. 10. Generosità non necessariamente economica, ma intesa come attitudine a dedicare tempo alle persone, essere gentili e sempre disponibili. Componenti di un atteggiamento negativo Componenti di un atteggiamento positivo 1. Essere assorbiti solo da se stessi è la preoccupazione di trarre benefici personali all’interno di un gruppo o di un’organizzazione. 1. Apertura è la confluenza dello spirito, l’espressione facciale, il contegno, la personalità che attira la gente a te. È percepita piacevolmente, è ricettività verso gli altri e un’aria di disponibilità quando vi è interazione. 2. Sarcasmo è la dichiarazione maligna o cinica per deridere un piano, un progetto, una persona. 2. Rispetto è il modo in cui ti relazioni e tratti gli altri, è riconoscere la loro presenza, la loro dignità e il loro valore, chiunque essi siano. Esprime cortesia con sincerità. 3. Etica è correlata sia ai modelli di comportamento che ai valori fondamentali che ti rendono una persona fidata davanti agli altri, affidabile e in possesso di quei requisiti che ti rendono capace di fare la cosa giusta, anche quando sarebbe più semplice seguire la strada più facile. 4. Cooperazione è l’esperienza che si basa su di un lavoro di squadra dove tutti partecipano per lo stesso obiettivo e con lo stesso impegno. 5. Obiettività è l’abilità di analizzare una situazione o indirizzare un problema senza coinvolgimento emotivo così che gli altri si possano trovare d’accordo subito ed equamente, senza che fattori estranei o personali entrino nella decisione. 6. Efficacia è l’abilità di realizzare le cose quando dovrebbero essere realizzate e nel modo necessario. È l’abilità e il risultato finale dell’incontro e del superamento del compito assegnato e soprattutto, degli standard prescritti. 7. Efficienza è l’uso giusto delle risorse incluso tempo, persone e attrezzature che eliminano o minimizzano gli sprechi. 8. Discrezione è la sensibilità professionale, sociale, emozionale che ci fa dire qualcosa con tono e linguaggio appropriato, piuttosto che di natura inappropriata o al momento sbagliato. 3. Essere polemici vuol dire avere una natura combattiva con chi si avvicina. Lui o lei hanno una doppia dimensione, tu o vinci o perdi, e loro si appoggiano o si scontrano per arrivare al loro obiettivo. 4. Parzialità o favoritismi (che nelle loro accezioni peggiori sono spesso pregiudizi) sono distorsioni della logica. 5. Pigrizia è non fare quello che dovrebbe essere fatto, o non averlo fatto in modo appropriato, o per tempo. 6. Sabotaggio è l’intenzionale volontà di minare un piano, un progetto, una persona. Potrebbe anche assumere forma più subdola in individui che mancano di portare a termine i compiti loro assegnati e non danno prestazioni d’alto livello. 7. Essere pettegoli è diffondere false storie, o storie vere senza avere intenzioni benevole per fini costruttivi all’interno di un’organizzazione. 8. Ipocrisia è dire una cosa e farne un’altra, di solito a detrimento del gruppo. 9. Sapere tutto è essere impassibile all’informazione, alle raccomandazioni, ai suggerimenti e agli avvisi. Le persone che affermano di sapere tutto respingono queste cose come non necessarie e irrilevanti e l’organizzazione soffre le conseguenze. 10. Volubilità è la natura umana che mina la stabilità e l’affidabilità. (Tratto da Turismo d’Italia 2001) 9. Ascolto è l’abilità di mettere al centro dell’attenzione quello che gli altri stanno dicendo, liberi da distrazioni o pensieri per la testa. Sentire (hearing) è l’atto fisico di ricevere onde sonore mentre ascoltare (listening) è l’impegno intellettuale relativamente a ciò che l’interlocutore sta dicendo. 252 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio 253 Chi cerca trova Per riuscire ad avere successo nella laboriosa attività di ricerca del personale adatto a ricoprire i diversi ruoli in un’impresa alberghiera occorre costanza, impegno e un pizzico di professionalità. La carenza quantitativa e qualitativa di risorse umane da impiegare nell’industria dell’ospitalità è una problematica destinata ad accentuarsi in futuro e proprio per questo è indispensabile affrontare questa sfida affinando tutti gli strumenti a disposizione, ma soprattutto è importante non perdersi d’animo e non arrendersi di fronte alle difficoltà. Quando gli albergatori descrivono gli ostacoli che hanno nella gestione delle risorse umane, spesso al primo posto emerge l’innegabile fatica nel trovare collaboratori capaci e motivati. Sono quelle cosiddette perle rare che, quando si ha la fortuna di incontrare, insorge anche la paura di perderle. Capita frequentemente che l’albergatore si senta solo, impotente e in balia delle irragionevoli richieste di candidati sempre più esigenti, anche se poco preparati. Non è per niente facile per l’albergatore superare questo senso di sconforto e di ineluttabilità, d’altro canto, se cede e si arrende potrà solo continuare a subire gli eventi e difficilmente riuscirà a gestire efficacemente i propri collaboratori. Per quanto sia arduo e pieno di ostacoli, il percorso nella ricerca delle persone più adatte può portare i suoi frutti, perché chi sa ben cercare riesce anche a trovare. In altri termini, anche se la situazione è critica, è ancora possibile affrontarla con successo se si concentrano gli sforzi nella giusta direzione. Spesso quando abbiamo qualche problema in genere cerchiamo le soluzioni che ci appaiono più a portata di mano, come succede all’uomo, citato in un racconto di tradizione orientale, che si trovava sotto un lampione intento a cercare qualcosa, quando un passante gli si avvicina e gli chiede: “Posso aiutarla? Ha perso qualcosa?”. L’uomo risponde dicendo di aver perso le chiavi. A quel punto i due uomini continuano insieme le ricerche sotto al lampione finché al passante sorge un dubbio: “Ma è proprio sicuro di averle perse qui?”. L’uomo prontamente risponde: “No, le ho perse là!”. “E allora come mai continua a cercarle sotto al lampione?” - replica il passante - “Perché qua c’è più luce!”, risponde candidamente l’uomo. Questo divertente aneddoto insegna che per evitare una ricerca inutile e dispendiosa, il primo passo da compiere è quello di cercare nella giusta direzione, avendo chiaro però anche cosa si sta cercando. Un’efficace e attenta gestione delle risorse umane presuppone, infatti, un’analisi preliminare delle necessità aziendali, del tipo di lavoro e della sua distribuzione temporale, e quindi la definizione del profilo dei candidati, per poi passare alla scelta delle azioni per il reclutamento, selezione e assunzione del personale. Se si riescono ad individuare con precisione le persone di cui l’azienda ha bisogno, ovvero quali caratteristiche devono avere, quali ruoli devono ricoprire, cosa devono fare e quando, e ancora, cosa l’azienda può offrire loro in termini di salario, benefit, esperienza, è più facile reclutare e selezionare in modo mirato i potenziali candidati. Nel fare questo bisogna tuttavia essere realistici, ovvero saper riconoscere quali sono le caratteristiche personali irrinunciabili e le competenze indispensabili che i vostri candidati devono avere (presenza, flessibilità, conoscenza delle lingue, esperienza, etc.) e quali invece sono le caratteristiche preferibili, ma non essenziali. Per esempio per una cameriera ai piani conoscere perfettamente l’inglese può essere meno rilevante dell’avere un aspetto curato e pulito. A seconda delle caratteristiche e tipologia d’albergo esistono, infatti, prerequisiti indispensabili a svolgere bene il lavoro in un determinato ruolo e avere le idee chiare in merito a ciò è sicuramente il terreno fertile per azioni efficaci. Per quanto possa essere difficile, o addirittura improbabile, trovare proprio il candidato ideale, questo non significa che sia impossibile trovare il candidato più adatto a ricoprire quella posizione, attraverso un buon reclutamento ed un’efficace selezione. In definitiva, per trovare le persone più adatte al vostro albergo, potreste cominciare a chiedervi: “Chi sto cercando?”, ovvero quali persone per quali ruoli: cuoco, aiuto cuoco, lavapiatti, facchino, cameriere, receptionist, cameriera ai piani, maitre, etc. Questo vi aiuterà ad evitare di formulare messaggi del tipo: “Albergo cerca personale per prossima stagione estiva”, che per la genericità non vi consentirà di fare un buon reclutamento. Proseguite 254 Risorse umane e servizio Istruzioni e suggerimenti per reclutare personale alberghiero, senza “girare a vuoto”. Risorse umane e servizio 255 poi rispondendo alla domanda: “Quali caratteristiche deve possedere per ricoprire quel ruolo?”. Per trovare “la persona giusta al posto giusto” non soffermatevi a considerare solo il livello di scolarità e le conoscenze tecniche, ma valutate anche le capacità relazionali e comunicative. In albergo, infatti, il rapporto con i clienti è l’aspetto più importante e per questo in alcuni casi può risultare più opportuno preferire una persona con minore esperienza, ma buone capacità comunicative ed attitudini al contatto con la clientela, piuttosto che assumere un dipendente, tecnicamente capace, che tuttavia manifesta una scarsa disposizione a trattare con gli altri. Ricordatevi di non sottovalutare mai (o sopravvalutare) le attitudini del vostro candidato, determinanti nella performance complessiva. Per questo motivo, quando decidete di cercare un nuovo collaboratore non domandatevi solo “Cosa deve fare il nuovo collaboratore?”, ma anche “Come deve essere, che tipo di atteggiamento deve avere?”. Solo dopo aver risposto a queste domande preliminari, potete incominciare ad individuare le opportune azioni da fare per il reclutamento, ovvero “Dove e come trovarlo...?”. Per contattare i potenziali candidati, potete utilizzare sia procedure di reclutamento tradizionali che modalità nuove e più creative. A seconda delle caratteristiche e dello stile della vostra azienda e del tipo di reclutamento che dovete fare potete scegliere tra passaparola, annunci pubblicitari su varie testate, simpatici volantini o vere e proprie cartoline (da distribuire alle associazioni di categoria, alle agenzie di collocamento della vostra città, alle scuole e agli enti di formazione, ai locali pubblici maggiormente frequentati), annunci sul vostro sito web o richieste specifiche tramite la compilazione di formulari presso siti che si occupano di reclutamento, etc. Qualunque siano le modalità che scegliete per il vostro reclutamento, preoccupatevi di formulare messaggi chiari ed efficaci, che indichino le caratteristiche della struttura e il tipo di personale ricercato. Un efficace reclutamento, che di solito inizia con almeno 4-5 mesi di anticipo, parte innanzitutto da un messaggio: • chiaro, ovvero indicante la persona si cerca, per quale ruolo e in che tipo di azienda; • visibile, il messaggio deve emergere fra tanti altri; • diffuso con i mezzi più adatti a raggiungere il pubblico a cui vi rivolge- 256 Risorse umane e servizio te. Oltre a ciò, come per la ricerca di nuovi clienti, occorre rendere efficace il messaggio. Chiedetevi quindi a chi vi rivolgete, che cosa dovete comunicare, come esprimerlo affinché il messaggio raggiunga e catturi i vostri potenziali collaboratori. A questo punto, utilizzando le vostre conoscenze e competenze comunicative che vi hanno portato ad aver successo con la vostra clientela, lasciate lavorare la vostra creatività. Con un po’ di impegno ed entusiasmo i risultati non tarderanno ad arrivare. Alcuni suggerimenti per realizzare un reclutamento efficace: • • • • • • Trovate uno slogan: serve per catturare l’attenzione e dare una prima idea del tipo di persone che cercate, come, per esempio, “Cerchiamo persone dinamiche, che dedichino il loro sorriso ai clienti”. Date qualche riferimento sul vostro albergo e sulla vostra attività. Potete fare una breve descrizione: “Albergo a tre stelle, a Garda, 75 camere, aperto da marzo a ottobre, clientela prevalente: famiglie con bambini, cicloamatori italiani e tedeschi”, oppure puntare sulla vostra “mission” aziendale: “nel nostro albergo il cliente è la persona più importante e tutti lavoriamo per la sua soddisfazione”. Se è nel vostro stile aziendale, presentatevi e usate un linguaggio diretto: “Se siete giovani, dinamici, motivati al contatto con i clienti, mandateci il vostro curriculum. Il nostro albergo di Vicenza, gestito in modo giovane e intraprendente, cerca collaboratori che abbiano proprio queste caratteristiche.” Potete usare un linguaggio informale e amichevole, utilizzando i nomi dei vostri più fidati collaboratori. Ad esempio: “Cerchiamo addetti al ricevimento, camerieri di sala, cameriere ai piani da inserire nel nostro staff. Contattateci: Francesca, Paolo e Maria vi parleranno del loro lavoro”. Usate le immagini, se ne avete la possibilità. Scegliete immagini coerenti con la vostra azienda e con la vostra mission (ad esempio persone che sorridono, che si stringono la mano, ma anche immagini di sport per sottolineare l’importanza del gioco di squadra). Può essere una foto del vostro staff all’interno dell’albergo oppure immagini di persone sorridenti in divisa d’albergo e uno slogan del tipo “Cerchiamo persone come loro” seguito da poche righe di spiegazione: Risorse umane e servizio 257 “Aiutare un cliente avrà sempre la priorità su qualsiasi altra cosa” è lo slogan che si trova affisso nei negozi Eckerd Drug, negli Stati Uniti. Questo principio esprime una filosofia generale di servizio, ma dovrebbe essere anche impresso nella mente di tutti coloro che, per qualche motivo, si trovano di fronte ad un cliente che reclama perché insoddisfatto del prodotto acquistato o del servizio ricevuto. Talvolta non è per nulla facile gestire clienti nervosi o adirati, soprattutto se non si considera il reclamo come un’opportunità per recuperare la fiducia del cliente, ascoltandolo e aiutandolo a risolvere il problema. Nella maggior parte dei casi (solo un cliente su 20 reclama), il cliente insoddisfatto non comunica il suo scontento e passa alla concorrenza, facendo perdere all’albergo o al ristorante preziose occasioni di guadagno (conquistare un nuovo cliente costa almeno 5 volte di più che mantenere uno fedele) e innescando un passaparola negativo pericoloso per la reputazione dell’albergo. Al contrario, riuscire a gestire con successo un reclamo, serve a recuperare la stima e la considerazione del cliente, facendosi ricordare in positivo. Il reclamo, quindi, non deve essere semplicemente subito come una minaccia, ma occorre saperlo gestire correttamente per aiutare il cliente a trasformare la sua insoddisfazione in riconoscimento della vostra affidabilità. Cercate di essere sempre disponibili ad accogliere le richieste del cliente ed a comprendere, prima che sia troppo tardi, se c’è qualcosa che sta lasciando insoddisfatto il cliente. Perché questo si verifichi non dovete aver paura di ricevere reclami, ma impegnatevi a gestirli con professionalità perché si risolvano nel vostro interesse e in quello del cliente. Chi si occupa del cliente deve saper individuare innanzi tutto se il reclamo riguarda il prodotto o il servizio, quindi, deve saper assumere l’atteggiamento più adatto alle circostanze e impegnarsi a risolvere il problema. Le motivazioni di un reclamo possono essere tante, più o meno gravi, reali o immaginarie e, ovviamente, non sempre i reclami sono risolvibili. Anche se ciò non dovrebbe succedere, in realtà ogni albergo ha i suoi difetti, talvolta piuttosto evidenti: l’albergo in alcuni punti, mostra i segni della vecchiaia nella moquette, nella rubinetteria, negli infissi, etc. In questi casi, l’unico modo per contenere l’entità di possibili reclami è compensare 258 Risorse umane e servizio • • • “se sei portato al contatto con la gente e sai prenderti cura dei clienti, ci piacerebbe conoscerti. Cerchiamo addetti al ricevimento, barman e camerieri di sala per il periodo marzo-ottobre”. Naturalmente il messaggio dovrà essere adatto alle caratteristiche dei ruoli ricercati, quindi dovrà essere diverso nel tono e nel contenuto a seconda che si tratti di un congress manager o di un addetto alla manutenzione. Se il ruolo da ricoprire richiede precise esperienze e caratteristiche, descrivetele, perché vi serviranno ad evitare di essere contattati da candidati inadatti. Indicate sempre una data limite entro la quale rispondere all’inserzione. Chiedete un curriculum vitae corredato da una fotografia. Il curriculum serve non solo per conoscere le esperienze di una persona, ma anche per ottenere informazioni sul suo stile di vita (hobbies, altri interessi) e sulla sua professionalità. Il curriculum, infatti, rappresenta un biglietto da visita della persona e ci offre molte preziose informazioni. Se la vostra non è un’azienda di chiara fama, evitate di indicare nome e numero di telefono dell’albergo. Fornire una casella postale anziché il numero telefonico vi servirà a raccogliere i curriculum senza sovraccaricare il centralino dell’albergo. Tratto da: Persone, Performance, Profitti, Teamwork, Rimini, 2001 (Tratto da Turismo d’Italia 2002) Subire o gestire un reclamo? Il reclamo non deve essere semplicemente subìto come una minaccia, ma occorre saperlo gestire correttamente per aiutare il cliente a trasformare la sua insoddisfazione in riconoscimento della vostra affidabilità. Risorse umane e servizio 259 le lacune della struttura con un servizio impeccabile e un comportamento attento e disponibile da parte di tutto il personale dell’albergo. I clienti in albergo possono lamentarsi per il cattivo stato della camera, perché la TV, il telecomando o il condizionatore non funzionano, la moquette è macchiata, etc. In questi casi, se avete la possibilità, cambiate subito la camera al cliente. Se però siete al completo e il cliente mostra un evidente disappunto, è preferibile suggerirgli in alternativa di sistemarlo in un albergo vicino, piuttosto che lasciar covare dentro di lui un pericoloso scontento. Se saprete gestire queste situazioni con estrema attenzione e professionalità, il cliente apprezzerà il vostro interessamento e vi concederà più facilmente una seconda opportunità. Non dimenticate che i reclami più frequenti dei clienti riguardano il servizio: il caffè in camera è arrivato freddo, i bicchieri nel minibar non sono perfettamente puliti, le richieste non vengono ascoltate con attenzione, i tempi di attesa sono troppo lunghi, alcune promesse non vengono mantenute. In altri termini, il cliente ha ricevuto un servizio scadente. Se i reclami sul prodotto, talvolta non possono essere evitati, quelli sul servizio, vanno prevenuti con un atteggiamento cortese e disponibile. Quando vi accorgete di qualche difetto, siate pronti a scusarvi e a rimediare immediatamente. Anche se non sono così frequenti, talvolta capitano casi in cui il cliente si lamenta per piccoli o futili motivi che ingigantisce, oppure addirittura avanza contestazioni per motivi realmente inesistenti. In questi casi, anche se il cliente non ha ragione, è importante che trovi qualcuno disposto ad ascoltarlo e a prenderlo seriamente. Infatti, quanto più capirà che la sua richiesta è ascoltata attentamente e saranno presi provvedimenti, tanto più si calmerà e sarà disposto a ritornare sui suoi passi ridimensionando l’accaduto. Se, ad esempio, un ospite si lamenta per aver trovato la camera sporca, e voi sapete che è un fatto piuttosto improbabile, evitate di contraddirlo e prestategli estrema attenzione. Quanto più vi vedrà preoccupati per l’accaduto, tanto più veloce sarà la risoluzione del problema. Quindi, dopo averlo ascoltato, fategli qualche precisa domanda, che vi aiuti a capire meglio e ad individuare l’entità del problema: “Ha trovato la camera o il bagno sporco?”, “Le lenzuola o la moquette?”. Di solito se il cliente trova una persona che lo ascolta con attenzione e non mette in dubbio le sue parole con frasi come: “Cosa dice? Ne è sicuro?”, si calma più velocemente e descrive i fatti in modo più preciso e realistico. Ricordatevi che nessuno ama perdere la faccia, quindi anche se il cliente avesse torto, evitate di rimarcare il suo errore. È un ottimo sistema per ristabilire un clima di fiducia e per prevenire altri spiacevoli incidenti. Le situazioni che causano un reclamo in albergo, come abbiamo visto, possono essere tante, anche perché è difficile controllare sempre ogni cosa e prevedere ogni imprevisto, ma saper rispondere prontamente ed efficacemente a lamentele di diversa origine e natura aiuta a conquistare la fedeltà della clientela. Se allora volete riuscire a gestire con successo i reclami, anziché subirli, comunicate al cliente con il vostro comportamento: sono qui perché mi interessa il tuo problema e farò quanto mi è possibile per risolverlo! Come fare ad esprimerlo? 1. Prestate attenzione a chiunque vi faccia un reclamo. Fatelo anche quando pensate stia esagerando. Attenzione e considerazione sono le prime cose che si aspetta di ricevere il cliente. 2. Ascoltate attentamente il cliente, interrompete ciò che state facendo e guardate il cliente negli occhi. 3. Evitate di cercare i colpevoli e concentratevi verso la soluzione. Frasi come: Mi dispiace, ma non me ne occupo io! non aiutano il cliente a sentirsi rassicurato, anzi, lo irritano maggiormente. 4. Evitate di mettete in dubbio le affermazioni del cliente con frasi come: Guardi che non è possibile, lei si sta sbagliando! Assumetevi sempre la responsabilità di un reclamo, cercando di intervenire per risolvere il problema. Se un cliente si lamenta con voi perché il PC fornitogli dall’albergo ha danneggiato i suoi documenti e non riesce più a recuperarli, cercate di rassicurarlo dicendogli: Sono dispiaciuto dell’accaduto. Mi lasci fare una telefonata al nostro tecnico di fiducia, cercherò di farlo venire al più presto da lei a riparare il guasto. La chiamo appena arriva in albergo. 5. Riformulate quanto il cliente vi ha detto per essere sicuri di aver com- 260 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio 261 6. 7. preso bene il suo problema. Servirà a voi per chiarirvi le idee e al cliente per ridimensionare il reclamo. Ad esempio: “Quindi, signor Rossi, se ho ben capito, ha trovato la moquette della sua camera completamente sporca…”. Magari la moquette non era completamente sporca, ma il cliente ha trovato un tappino sotto il letto. Individuate correttamente il motivo del reclamo per risolvere al meglio il suo problema. Un reclamo può sorgere per il cattivo stato di un prodotto o per un servizio scadente, ma può essere anche ingigantito o addirittura inventato dal cliente che ha bisogno di sfogarsi e di essere ascoltato. Fate attenzione a misurare le vostre parole e il vostro tono di voce, che deve essere calmo e cordiale (se alzate la voce il vostro interlocutore la alzerà a sua volta e dopo poco non riuscirete più a sentirvi e, al contempo, darete una pessima impressione agli altri ospiti in albergo). Scegliete la soluzione giusta, magari chiedendo il parere del cliente sull’alternativa che più preferisce, come ad esempio: “Se vuole, le cerco immediatamente un’altra camera per questa notte, oppure preferisce aspettare domani l’arrivo del tecnico?”. L’importante è non fare promesse che non potete mantenere, per evitare di accentuare tensione e nervosismo da parte sua. Controllate che il reclamo sia stato risolto. Anche quando pensate che il problema sia superato, non dimenticatevi del cliente, ma verificate di persona che sia soddisfatto della soluzione trovata. La corretta gestione del reclamo termina, infatti, con la verifica e il controllo per assicurarsi che il problema sia stato effettivamente risolto e per rendersi disponibili in altre eventuali occasioni. Registrate il reclamo, passandolo alle persone coinvolte e al direttore o al proprietario. Servirà a prevenire futuri inconvenienti e lamentele della clientela. disponibilità nel trovare l’adeguata soluzione. Le 7 regole d’oro per gestire efficacemente i reclami dei clienti: 1. Dimenticare qualsiasi altra preoccupazione quando il cliente vi fa un reclamo 2. Ascoltate attentamente il cliente per capire il problema 3. Ripetete al cliente il problema che ha esposto 4. Concentratevi sul motivo del reclamo 5. Scegliete la soluzione più adatta 6. Verificate che il reclamo sia stato risolto 7. Registrate il reclamo (Tratto da Turismo d’Italia 2002) Come selezionare bene i candidati I clienti solitamente si ricordano più le persone dell’albergo, quindi, se in quell’albergo hanno trovato qualcuno pronto a gestire con efficacia un loro reclamo certamente non lo dimenticheranno. Gestire i reclami non è solo segno di professionalità, vi aiuta a trasformare un inconveniente nell’opportunità di distinguervi e farvi ricordare per il vostro interesse e Avere una squadra vincente, efficiente ed unita, non è semplice, ma come abbiamo più volte sottolineato anche nel manuale Persone, Performance, Profitti, è fondamentale per l’azienda che vuole ottenere profitti e offrire servizi di qualità. Il merito del successo di un’azienda è in gran parte di colui che sa reclutare e selezionare il personale dell’albergo. Se sapete chi volete nel vostro team e dove cercarlo, potete procedere con il reclutamento dei futuri dipendenti attraverso vari strumenti come il passaparola, l’annuncio pubblicitario, il web o gli uffici di collocamento. Una volta che avete ricevuto numerosi curriculum e dopo un’iniziale scrematura, cominciate la selezione vera e propria. Sempre più aziende utilizzano il colloquio di selezione come mezzo per valutare i candidati e, in effetti, è lo strumento migliore per scoprire caratteristiche e aspetti personali e professionali del soggetto che esaminate. Le aziende più grandi e le catene si servono, invece, di colloqui di gruppo, i cosiddetti brainstorming. Se poi, cercate le figure professionali di addetto al front office o di responsabile commerciale, è bene fare un primo colloquio telefonico e vedere come se 262 Risorse umane e servizio 8. 9. Risorse umane e servizio 263 la cavano, dato che il telefono sarà il loro principale strumento di lavoro. Anche se a volte può essere fuorviante, la prima impressione ha un ruolo fondamentale nella scelta di un possibile candidato: la persona che ho di fronte mi è simpatica? Ha uno sguardo sveglio, attento? Ha le caratteristiche fisiche per ricoprire quel ruolo? E le doti caratteriali? È motivato a svolgere questo compito? Qual è il suo percorso scolastico ed eventualmente, professionale? Il colloquio si struttura partendo da una lista di domande precise. La scelta di queste domande dipende dal ruolo che deve ricoprire il futuro dipendente e dagli aspetti che per voi sono più importanti per una possibile assunzione. Potreste domandargli cose del tipo: Che genere di lavoro cerchi? Cosa hai imparato dalle tue precedenti esperienze di lavoro? Preferisci lavorare da solo o in team? Perché hai voluto fare un colloquio con la nostra azienda? E così via. Anche se non siete psicologi, potete condurre un buon colloquio di selezione facendo le opportune domande, annotando le risposte in modo da analizzarle in un secondo momento e osservando anche il linguaggio non verbale del candidato. Non arrendetevi e passate all’assunzione solo quando avete trovato la persona adatta al ricoprire quel ruolo. 2. Uscite dalla routine. Alcune volte basta fare qualcosa di diverso per ottenere risultati inaspettati. Provate a svegliarvi alle 2 di notte per lavorare. Accendete il computer e collegatevi ad Internet. Passate dal frigorifero, prendete un po’ di frutta fresca e fate qualche respiro profondo: vi rilasserà e aiuterà a risvegliare la creatività. 3. Tenete sempre un post-it a portata di mano. Tenete un post-it nei luoghi dove la vostra mente è particolarmente attiva (in macchina, vicino la doccia, ecc.). Vi sarà prezioso per quando vi verranno buone idee, perché potrete annotarle subito, non rischiando di dimenticarle. (Tratto da Hospitality News 2003) Il sorriso: non costa nulla e ottiene tanto 1. Focalizzate l’attenzione su ciò che VOLETE REALMENTE, prima di agire. Perché vi state muovendo in questa direzione? Pensateci adesso e non alla fine, a fatto compiuto. Sgombrate la mente dai problemi di ogni giorno e spendete alcuni minuti a focalizzare l’attenzione su ciò che volete ottenere. Idee e strategie nuove sono pronte per emergere. Nella mia decennale esperienza di consulente alberghiero, mi è capitato più volte di essere un cliente d’albergo e sperimentare personalmente il valore e l’efficacia del sorriso. Ricordo bene gli addetti al ricevimento che non mi hanno sorriso, né quando mi sono avvicinato al banco, né quando abbiamo parlato della camera e dei servizi alberghieri. Magari hanno risposto correttamente e con professionalità, eppure il loro volto era quasi impassibile. Il risultato è che ho percepito un livello di servizio accettabile, ma piuttosto freddo. Credo che sarei stato più tollerante verso risposte meno precise e puntuali, se avessi comunque ricevuto un sorriso. È un gesto questo che comunica, infatti, molte cose: calore, accoglienza, disponibilità, rispetto e gratitudine per essere stati scelti. Potete assumere qualcuno che sorride e trasmettergli le basi del servizio e della sua mansione, ma evitate di assumere un collaboratore che non sorride: sembrerà un robot e difficilmente manifesterà un atteggiamento empatico con il cliente. Naturalmente voi dovreste dare per primi il buon esempio e sorridere ai vostri collaboratori quando li incontrate. Il “training del sorriso” è un passo fondamentale per il vostro staff, e mi riferisco a tutti i collaboratori, 264 Risorse umane e servizio (Tratto da Hospitality News 2002) Per risvegliare la propria creatività... Quando avete bisogno di trovare una rapida soluzione ad un problema, ma non riuscite a concentrarvi perché siete stressati, o siete oberati di lavoro, ecco tre pratici espedienti per “mettere i neuroni in movimento” e trovare velocemente la risposta che cercate! Risorse umane e servizio 265 anche a coloro che non hanno un diretto e costante contatto con gli ospiti. Anche il sorriso al telefono è un aspetto da non sottovalutare: a questo proposito, un consiglio agli addetti al ricevimento è di tenere uno specchio accanto al telefono, in modo da accorgersi se sorridono o meno. Perché? Perché il cliente percepisce il sorriso anche dal tono di voce! Mauro Santinato (Tratto da Hospitality News 2003) Rapporto tra colleghi e datore di lavoro In ogni ambiente lavorativo i rapporti tra colleghi e con il “capo” sono determinanti per svolgere con serenità e impegno il proprio lavoro. Lavorare bene significa, infatti, anche essere ben considerati da chi ci circonda, cosa che induce automaticamente a lavorare con più tranquillità e fiducia. Il futuro del lavoro e dei lavoratori sarà sempre più caratterizzato, infatti, dalla qualità delle performance di ogni persona, qualsiasi sia la mansione svolta. Del resto in albergo (come in ogni ambiente lavorativo che offra servizi alla clientela) nessuna macchina, ad esempio, potrà mai sostituire l’uomo nella pulizia delle camere, così come nell’accoglienza degli ospiti, o nel servire ai tavoli. In albergo, quindi, il lavoro sarà sempre più garantito, a condizione che colui o colei che svolge un determinato compito lo faccia con impegno, professionalità e rispetto degli altri colleghi e del datore di lavoro. Proprio a questo proposito, è utile soffermarsi sul rapporto tra albergatore o direttore e collaboratori. Più questo si basa su reciproca stima e fiducia, maggiori sono le probabilità che sia gli uni che gli altri restino soddisfatti dei risultati ottenuti. Sappiamo bene che non è facile adattarsi ad un ambiente di lavoro, alla volontà del capo e ai colleghi, perché ognuno ha idee e convinzioni sul modo in cui svolgere certi compiti. Ad esempio, a volte capita di sbagliare con un collega a causa dell’età o della sua anzianità professionale. Se è più giovane, ma ha un ruolo di 266 Risorse umane e servizio maggiore responsabilità, infastidisce e crea disagio dovergli obbedire. Se è anziano, si possono avere pregiudizi sul suo modo di pensare e di agire. Tuttavia, il lavoro impone spesso di modificare il proprio modo di fare, di essere più elastici e adeguarsi a certe regole. Sul lavoro, per ottenere rispetto, bisogna dare rispetto a tutti allo stesso modo. È ovvio che, a livello umano, qualcuno può essere o apparire più o meno simpatico agli altri, ma nel complesso tra colleghi bisogna instaurare un rapporto di reciproca stima. Questo vale anche nei confronti del datore di lavoro, con una differenza: se tra colleghi si crea più spontaneamente un rapporto paritario, maggiore cameratismo, confidenza reciproca e amicizia, con il capo il rapporto è solitamente più professionale. Al datore di lavoro bisogna obbedire quando i suggerimenti che espone riguardano, ovviamente, il corretto esercizio dell’attività alberghiera, delle mansioni per le quali si è stati assunti o il modo in cui ci si presenta sul luogo di lavoro (puntualità, divisa, pulizia personale, educazione etc.). Generalmente, a meno che non lo si stabilisca di comune accordo, al datore di lavoro viene dato del “lei”, soprattutto in presenza dei clienti. Se poi sorge qualche problema con lui, la cosa migliore è offrirsi di discuterne faccia a faccia per cercare di risolvere il problema, piccolo o grande che sia. Sta a lui, poi, apprezzare l’iniziativa e la disponibilità al dialogo dei collaboratori e assecondare l’esigenza di un chiarimento, o di una eventuale loro richiesta. (Tratto da Hospitality News 2003) Lavorate, ma senza stress Nel suo libro “Simplify your work life” (semplificate la vostra vita lavorativa) Elaine St. James fornisce alcuni importanti suggerimenti su come snellire la propria vita lavorativa. Ecco qualche utile consiglio. > Gestite bene il vostro tempo. Domandatevi: “Devo fare questa cosa proprio ora?” “Devo farla davvero?” Risorse umane e servizio 267 La tecnologia sta compiendo passi da gigante. Computer sempre più sofisticati, apparecchi, cellulari e palmari che semplificano il lavoro, riducono i tempi e migliorano la qualità della vita. Pensiamo, ad esempio, ad internet e alla possibilità che offre di comunicare su larga scala e reperire informazioni in pochi minuti. Purtroppo, però, (o forse, per fortuna) la tecnologia non potrà mai sostituire l’uomo, soprattutto in un ambito come quello alberghiero, dove il contatto umano è fondamentale. Soffermiamoci per un momento sul prezioso ruolo dell’addetto alle vendite: attraverso internet ciascun cliente può reperire informazioni, guardare foto dell’albergo e prenotare una camera, ma nessuno strumento tecnologico potrà mai prendere il suo posto nell’acquisto di certi prodotti o servizi alberghieri, come una sala conferenze, un banchetto, una cena al ristorante ecc. Il calore umano, lo sguardo, il sorriso, la disponibilità e l’attenzione, sono tutti elementi fondamentali della vendita al cliente, a cui la tecnologia, ovviamente, non può sopperire. Per di più, accade frequentemente che, pur ottenendo informazioni sul web, il potenziale cliente contatti telefonicamente l’albergo per avere chiarimenti, o verificare le indicazioni raccolte su internet. Inoltre, dato che ciascun collaboratore, a prescindere dalla sua funzione in albergo, è comunque coinvolto nel processo di vendita, poiché fornisce al cliente direttamente o indirettamente un servizio, contribuendo, così, alla soddisfazione dell’ospite, possiamo affermare che tutto il personale alberghiero svolge quotidianamente una funzione insostituibile. Ovviamente, perché i clienti continuino a preferire il personale alle macchine, ogni collaboratore deve costruire un rapporto solido e duraturo con gli ospiti e alimentare il loro senso di fiducia nella struttura. Ma è altrettanto innegabile che, ancora prima, ci deve essere rispetto e fiducia reciproca tra albergatore (e direttore) e lo staff, e tutti i fornitori. Un modo simpatico per motivare il personale a stabilire con colleghi e ospiti un clima di rispetto reciproco, è consegnare ad ogni collaboratore un foglio con scritta una frase per ogni giorno del mese. Il pensiero andrebbe letto insieme al proprio staff, all’inizio della giornata. Ad esempio, si potrebbe scrivere una frase di questo tipo: “Noi lavoriamo in squadra e abbiamo verso tutti 268 Risorse umane e servizio > Guardate la posta elettronica solo una volta il giorno e cercate di non ricevere e-mail personali al lavoro. > Riducete le “scartoffie”. Circa il 90% della carta che conservate non serve più, quindi riducete le riviste, non stampate le e-mail né i documenti del computer, se non è necessario. > Siate più produttivi. Organizzatevi, siate ordinati e assegnate un posto ad ogni cosa. Mettete il computer e ciò che lo riguarda da una parte, infine tenete a portata di mano in una cartella i progetti che vi servono. > Eliminate le distrazioni. Ciò può significare che a volte bisogna chiude- re la porta dell’ufficio, oppure alzarsi in piedi quando entra qualcuno, così che questi non si sieda a chiacchierare. Usate un timer per limitare la durata delle riunioni e fate procedere l’incontro secondo programma. Fate la pausa pranzo. Se il pranzo è di lavoro, prendetevi un’altra pausa per una passeggiata o un sonnellino. > Quando siete “in sovraccarico” fermatevi. Prendetevi un giorno di liber- tà o, se non potete, fate una passeggiata veloce intorno all’edificio. Respirate profondamente. Troppi direttori e albergatori fanno ruotare la propria vita intorno all’albergo. Al contrario, è importante distinguere bene fra casa e lavoro e concedersi spazi solo per se stessi. (Tratto da Hospitality News 2003) Il contatto umano batte la tecnologia Risorse umane e servizio 269 noi lo stesso rispetto che portiamo alla nostra famiglia e ai nostri ospiti. Siamo convinti che se ci prendiamo cura di noi, saremo maggiormente in grado di prenderci cura dei nostri ospiti.” Un piccolo espediente che può aiutare a partire con la carica giusta, per affrontare con ottimismo e spirito di collaborazione la giornata. 2. evitare di prendersi rivincite; 3. non infliggere una punizione per ragioni morali, ma per la violazione di una regola. Si punisce l’atto, non la persona. (Tratto da Hospitality News 2003) (Tratto da Hospitality News 2003) Sintonizzati sul cliente La critica costruttiva Migliorare le performance dei propri collaboratori è un obiettivo costante di ogni realtà aziendale. Per riuscirci, è, però, necessario avere capacità organizzative e di problem solving in grado di guidare i collaboratori verso i traguardi prefissati, superando le piccole o grandi difficoltà che, normalmente, si incontrano nell’ambiente lavorativo. È, quindi, fondamentale assumere un atteggiamento costruttivo e collaborativo che si basi, sostanzialmente, sull’ascolto attivo, vale a dire sulla capacità e l’interesse di comprendere l‘altro facendo domande, e sulla critica costruttiva. Essa mira a correggere il collaboratore senza sminuirlo, e si rivela la tecnica migliore per risolvere definitivamente un problema. Ecco, in sintesi, cosa fare per spronare i collaboratori a migliorare le loro performance: 1. Essere chiari e precisi nel definire compiti e responsabilità; 2. Affidare a ciascuno mansioni di responsabilità in base al ruolo ricoperto; 3. Incoraggiare ogni comportamento positivo. Congratularsi e ringraziare per un buon risultato è sempre un gesto gratificante e stimolante per il personale, da fare soli o in pubblico. Se, invece, il collaboratore sbaglia, bisogna: 1. correggerlo con prontezza, mai in pubblico; 270 Risorse umane e servizio Quante informazioni è possibile raccogliere ogni giorno sui vostri clienti? Un numero infinito, se tutto il personale alberghiero, non solo i receptionist, si preoccupa di raccogliere e annotare questi dati, per poi utilizzarli al fine di rendere il servizio davvero eccellente. Purtroppo, difficilmente questo viene fatto. Le cameriere ai piani si limitano a comunicare se manca qualcosa o hanno trovato elementi rotti o mal funzionanti in camera (e non sempre lo fanno!), il barman si interessa delle scorte, il cameriere di servire in fretta, il portiere di notte di riempire le camere. Tutte le indicazioni relative a esigenze, abitudini, desideri della clientela, se non vengono chiaramente espresse da quest’ultima (e al giusto referente) vanno perdute. Si tratta, invece, di un bagaglio prezioso che se ben gestito ha un peso determinante per conquistare la fedeltà degli ospiti e incrementare la redditività alberghiera. Immaginate: il facchino percepisce una lamentela o un desiderio da parte del cliente, che non riguarda minimamente il suo lavoro, ma l’annota e subito lo trasmette al reparto interessato che agisce al più presto (con l’aggiunta di un cortese bigliettino). Che effetto può avere su quel cliente? Se interpellassimo i vostri collaboratori sicuramente risponderebbero che già lo fanno. Ne siamo convinti, ma se la procedura non è standardizzata e viene lasciata al buon senso del personale, certamente gran parte delle informazioni vanno perdute per dimenticanza, sottovalutazione, indifferenza, cattiva volontà. Ecco perché si parla sempre più spesso di customer relationship management (CRM). A questo proposito, esistono sistemi computerizzati che facilitano la raccolta, la distribuzione e la gestione di dati relativi a esigenze, gusti, prefe- Risorse umane e servizio 271 renze, lamentele e problemi della clientela durante il suo soggiorno. L’uso di questi sistemi richiede due tipi di intervento: formativo e organizzativo. Logicamente, allo staff va insegnato come identificare sia le occasioni sia il tipo di informazioni da raccogliere. Non solo, per ottenere dei risultati, il personale deve abituarsi a lavorare in team, non a comparti stagni (questo mi riguarda, quest’altro invece no, perché compete ad un altro reparto). Dal punto di vista organizzativo, è poi necessario dotare ogni reparto di un software per raccogliere e ordinare l’insieme delle informazioni. In qualsiasi momento questi dati possono essere trasmessi ai responsabili di reparto (ed anche ad altri alberghi della stessa catena), o reperiti semplicemente collegandosi con un pc al software. Fra l’altro, questi sistemi permettono di segnare un nome standard del cliente e di riconoscerlo, evitando che in albergo ci siano più nominativi appartenenti allo stesso ospite (per intenderci, il signor M. Rossi e il signor Marco Rossi possono essere erroneamente considerati due ospiti, anziché la stessa persona, se annotati in modo diverso e da personale differente). (Tratto da Hospitality News 2003) Cosa c’è dietro un cattivo servizio Ecco le 5 principali ragioni che portano il personale a comportarsi in modo errato nei confronti della clientela, fornendo così un cattivo servizio: 1) Carattere introverso, non portato al contatto. Non tutti nascono aperti ed espansivi! Collaboratori bravissimi nelle procedure più tecniche si possono rivelare dei veri disastri davanti a un cliente. I motivi possono essere diversi: timidezza, carattere chiuso, ma anche insoddisfazione o scarse conoscenze. Valutate con attenzione i vostri collaboratori e se li ritenete validi cercate di smussarne il carattere dedicando loro maggiore attenzione e formandoli. Ognuno di noi ha doti innate. L’importante è scoprirle in modo da poterle utilizzarle al meglio! 2) Mancanza di abilità. Il servizio è un’arte. Non è facile stabilire, in pochi 272 Risorse umane e servizio secondi, un rapporto personale corretto con un cliente, specialmente se nuovo, quindi un perfetto estraneo. Le cose poi si complicano quando l’ospite non accenna a collaborare. È in questi casi che si prova l’abilità di un vero professionista. Conquistare un cliente di questo tipo, riuscire a farlo a sorridere, scaldando l’atmosfera è una qualità preziosa. Tenetevi cari i collaboratori che riescono a farlo. 3) Mancanza di chiari obiettivi. La mancanza di comprensione degli obiettivi aziendali è anche una delle cause di un servizio freddo e impersonale da parte dei membri dello staff. Se il direttore o il proprietario proclamano l’importanza del servizio ma loro per primi non mettono il cliente al centro, non c’è ragione perché lo facciano i collaboratori. 4) Mancanza di tempo e di strategie. Di solito questo avviene quando l’organizzazione interna è inefficiente. Improvvisazione, scarsa chiarezza, strumentazioni inadeguate comportano stress e penose perdite di tempo. Quando si vive in costante emergenza e si è concentrati nel tamponare le falle è davvero difficile trovare il tempo e la voglia di curare l’aspetto umano del servizio. 5) Mancanza di riconoscimenti allo staff. Non trascurate di premiare i collaboratori validi. Sono loro, ormai lo sapete, i vostri primi clienti. Se vi hanno fornito ottime performance, riconoscetelo pubblicamente, date enfasi alle loro capacità. In caso contrario li perderete oppure si rifugeranno nella mediocrità. Ricordate che ogni qualvolta un direttore o un albergatore fallisce nel riconoscere un servizio eccellente, ne rafforza automaticamente uno scadente. (Tratto da Hospitality News 2003) Siete in grado di ascoltare attivamente? Qualunque sia la posizione ricoperta all’interno dell’albergo, il possedere una buona capacità di ascolto è un requisito fondamentale per migliorare sia le proprie relazioni interpersonali che la propria efficienza lavorativa. Risorse umane e servizio 273 Concedetevi quindi qualche minuto per analizzare le vostre competenze in termini di ascolto e valutare con attenzione quali aspetti risultano carenti e possono quindi essere migliorati. Quante volte ad esempio vi è capitato di aver frainteso o di non aver compreso ciò che vi è stato detto? Quanto spesso vi vengono dette frasi come “mi lasci finire”, “lasci che mi spieghi…”. E quante volte perdete il filo del discorso del vostro interlocutore o dimenticate parte delle informazioni che vi comunica? Se la vostra risposta a tali quesiti è “spesso”, o anche solo “talvolta”, allora è necessario che dedichiate un po’ di tempo e di risorse per migliorare la vostra capacità di ascolto ed in particolare quella dell’ascolto attivo. Per ascolto attivo intendiamo non la semplice registrazione di ciò che viene sentito, bensì la ricerca effettiva di ciò che l’altro vuole comunicare. Mentre il cliente parla, soprattutto nel caso di una conversazione telefonica o di una visita in casa, non limitatevi ad ascoltare, ma fategli delle domande e prendete appunti per capire esigenze del cliente, opinioni e pregiudizi, esperienze passate etc. Vi permetterà di avere un quadro completo della situazione e di sapere cosa potete e non dovete fare per lui. (Tratto da Hospitality News 2003) di quelle occasioni in cui un ospite, inizialmente arrabbiato, si trasforma in un cliente piacevole e indulgente come risultato dei vostri sforzi! Ecco, quindi, 10 semplici strategie che potranno aiutarvi ad ottenere questo risultato. 1. Restate freddi. Per aiutare i clienti a mantenere la calma, dovete dare loro il buon esempio. Ciò significa che dovete mantenervi calmi, indipendentemente da quanto difficile sia la situazione. Come fare? Innanzitutto, mentre il cliente protesta, ascoltatelo attentamente e concentratevi sui fatti, tralasciando il suo tono di voce, le sue parole aggressive e il suo atteggiamento. Respirate lentamente e profondamente: vi aiuterà a mantenere la calma. Cercate di mettervi nei suoi panni: pensare ai fastidi e agli inconvenienti che ha subito renderà più facile scusare e trascurare il tono che sta usando. La gentilezza in questi casi è sempre la migliore arma: i clienti arrabbiati vogliono turbarvi, rispondetegli, invece, in un modo che è l’esatto contrario di ciò che si aspettano e li prenderete in contropiede! Utilizzate, quindi, un tono di voce caldo e amichevole, restate caldi e vedrete che ciò calmerà anche il vostro ospite. Infine, non prendete mai sul personale niente di ciò che vi viene detto: ricordatevi che il cliente è arrabbiato contro la situazione, non contro di voi, e focalizzatevi piuttosto su ciò che può essere fatto per risolvere al più presto l’inconveniente. Lavorando a contatto con la clientela capita sovente di dover fare i conti con la rabbia di qualche cliente adirato, forse anche più spesso di quanto si fosse pensato. È un aspetto che fa parte del lavoro e che bisogna imparare a gestire nel modo migliore, per evitare sia che il cliente lasci il vostro albergo insoddisfatto, sia che la sua rabbia e il suo nervosismo contagino anche voi. Esistono a questo proposito semplici accorgimenti che è possibile adottare per far “calare la temperatura” a questi clienti “caldi”, rendendovi anche più facile l’aiutarli. Pochi momenti sono più gratificanti, per chi lavora a contatto con i clienti, 2. Guadagnatevi la collaborazione del cliente. Chiunque abbia a che fare con la clientela si è imbattuto almeno una volta con un ospite burbero, che insulta e che sembra determinato a non collaborare. Esistono diversi modi per ottenere la collaborazione anche di queste persone. per fare sì che il cliente si fidi di voi, eliminate innanzitutto espressioni che comunicano incertezza: quando gli comunicate che lo aiuterete a risolvere il suo problema, usate termini come “farò” piuttosto che “proverò”, che suona vago e dubbio. Se avete bisogno dell’aiuto del cliente, chiedeteglielo nel modo migliore: l’ospite arrabbiato si sente in qualche modo trattato ingiustamente e vuole che siate voi a fare qualcosa per risolvere il problema e che gli venga chiesto di fare qualcosa per risolverlo. Evitate, quindi, espressioni come “lei dovrebbe...”, sostituendole con un più cordiale “potrebbe gentilmente...”. Spiegate 274 Risorse umane e servizio Dieci modi per raffreddare i clienti “caldi” Risorse umane e servizio 275 sempre il perché delle vostre richieste: il cliente sarà maggiormente collaborativo se gli spiegherete perché avete bisogno della sua cooperazione. Invece di dire “ho bisogno del suo numero di camera”, meglio, quindi, dire “per aiutarmi a rimediare all’inconveniente il più rapidamente possibile avrei bisogno del suo numero di camera...”. Eliminate le formule negative e preferite la formula “è possibile...” piuttosto che “è vietato...” o “non è possibile...”. La maggior parte delle persone risponde in maniera più positiva quando le viene detto ciò che può fare rispetto a ciò che non può. Evitate di criticare l’operato del cliente o di mettere in dubbio le sue parole, e focalizzatevi solo sulla soluzione e non sul dare colpe, eventualmente anche assumendovi la responsabilità di eventuali errori o i fraintendimenti (sostituite, ad esempio, il “lei non ha capito quello che le ho detto” con il “mi spiace, forse non sono stato molto chiaro”). 3. Abbassate il volume della voce. Alcuni clienti, presi dall’ansia di esporvi il loro problema, utilizzano un tono di voce molto alto. Questo può, però, compromettere i vostri sforzi nel servirli al meglio, perché vi concentrerete più su questo aspetto che su ciò che vi stanno dicendo. Dal momento che, inoltre, il nervosismo degli ospiti viene spesso accresciuto dal tono di voce o dai modi inappropriati con cui ci si rivolge loro, utilizzate voi per primi un volume basso e un tono molto morbido: molte persone risponderanno facendo altrettanto. Se questo non dovesse funzionare, potete trovare una scusa qualunque per chiedere all’ospite in modo più diretto di abbassare il volume della voce. 4. Ascoltate il cliente attentamente e fino alla fine. Non importa quante volte abbiate già sentito problemi o situazioni simili da parte di altri clienti: ascoltate questo cliente come se steste ascoltando ciò che vi dice per la prima volta. I clienti hanno bisogno di credere che i loro problemi siano unici e che venga, quindi, prestata loro la necessaria attenzione. Non guardate il cliente con sospetto, e, a meno che non abbiate valide ragioni per pensare il contrario, considerate valido il reclamo. Indagate esattamente quale sia il motivo del reclamo: solo così potrete dare corrette indicazioni su cosa fare, e se ciò che il cliente vi chiede per risolvere la situazione è ragionevole, fatelo contento e 276 Risorse umane e servizio assentite alle sue richieste. 5. Siate pazienti. L’ospite agitato ha bisogno di ascoltare ciò che avete da dirgli, ma spesso mostra fretta e impazienza nell’ascoltarvi. Il segreto per superare l’ostacolo dei clienti impazienti è il pensare che voi siete lì per uno specifico motivo: aiutarli. È difficile per i clienti rimanere irritabili di fronte a qualcuno il cui unico desiderio è quello di fornire i propri servizi e la propria assistenza. Il miglior antidoto contro l’impazienza è proprio la pazienza! 6. Date al cliente tutta la vostra attenzione. Oggi avete già affrontato 20 lamentele; quando il cliente numero 21 si presenta da voi con un problema, come potete essere sicuri di apparire interessati e solleciti? Innanzitutto dimenticate qualsiasi altra cosa mentre trattate con lui: gli altri clienti, le chiamate telefoniche o anche i vostri colleghi possono distrarvi. Fate domande che dimostrino il vostro genuino interesse e la vostra sollecitudine e che vi permettano di vedere i problemi del cliente attraverso i suoi occhi: non riuscirete mai a focalizzarvi realmente sul cliente finché non vedrete il problema nello stesso modo in cui lo vede lui. Anche se la lamentela non vi pare così grave, prendetela seriamente, ricordando che il cliente l’ha comunque considerata seria quanto basta per scrivervi, chiamarvi o venire a parlarvene personalmente. 7. Utilizzate il silenzio. Il silenzio, se utilizzato in modo efficace, può facilitare la comunicazione e aiutarvi a calmare il cliente adirato. Usate, quindi, il silenzio per enfatizzare e rinforzare un vostro messaggio, per assimilare ciò che è stato detto dal vostro interlocutore e preparare una risposta adeguata. Attendere qualche istante in silenzio vi permetterà, inoltre, di calmarvi ed evitare di dare risposta brusche di cui poi potreste pentirvi. 8. Calmate i clienti offensivi. Per poter gestire nel modo migliore i clienti offensivi, sgradevoli e scurrili, innanzitutto, come già detto, non prendete mai le loro parole sul personale e pensate semplicemente che molta gente non riesce a controllare se stessa e il proprio linguaggio. Il linguaggio scurrile è usato solo per scioccarvi ed innervosirvi, reagite, invece, in maniera inaspettata rispondendo loro con calma e discrezione: una persona sollecita e premurosa riesce a placare anche il cliente Risorse umane e servizio 277 più nervoso. Fate al cliente le vostre scuse per l’inconveniente, anche se non dipende da voi, e assicurategli, quindi, di occuparvi personalmente della cosa per porvi rimedio; ciò lo tranquillizzerà ed eviterà che vi aggredisca con il suo linguaggio. Quando è possibile, oltre ad intervenire per risolvere il problema, mostrate al cliente che siete dispiaciuti per l’accaduto offrendogli un piccolo extra. 9. Offrite una soluzione soddisfacente per entrambi. Dare al cliente arrabbiato tutto ciò che vuole sarebbe indubbiamente il miglior modo per calmarlo, ma non sempre ciò è possibile. Scoprite innanzitutto cosa l’ospite desidera per portare a termine l’accordo, valutate quindi ciò che siete o no in grado di offrirgli e negoziate una soluzione finale che sia soddisfacente per entrambi. Ricordate che il vostro principale obiettivo è il comune accordo, non la completa vittoria. Una negoziazione di successo apre, infatti, la strada a successivi scambi all’insegna della cooperazione. Se per la politica adottata dall’albergo o per l’impossibilità di soddisfare la richiesta del cliente siete costretti a dirgli un “no”, spiegategli sempre perché le sue richieste non possono essere soddisfatte. 10. Prevenite futuri “scoppi”. Il miglior modo di trattare le situazioni difficili rimane comunque sempre quello di prevenirle per evitare che accadano. Esistono alcuni clienti incontentabili, ma in molte situazioni, è possibile agire in modo da evitare che il cliente che ha un iniziale problema diventi un cliente “difficile”. Ecco alcuni suggerimenti: - rispondete sempre prontamente al telefono: un cliente scontento diventa sempre più arrabbiato ad ogni squillo; - non esitate a scusarvi se c’è stato un errore: il non accettare responsabilità per gli inconvenienti accaduti aggiunge solo benzina sul fuoco; - se per qualunque motivo il vostro umore non è dei migliori, sforzatevi di tenerlo per voi e di mostrarvi ai vostri ospiti sempre sorridenti e disponibili; - tenete carta e penna sottomano: il vedervi rovistare sulla vostra scrivania alla ricerca di qualcosa su cui prendere nota innervosirà 278 Risorse umane e servizio - - - ulteriormente l’ospite, che sarà anche forzato ad aspettarvi, e darà di voi immagine di inefficienza e impreparazione; non fornite ai clienti risposte di cui non siete sicuri al 100%, piuttosto fateli attendere e consultatevi con chi vi può fornire le corrette informazioni; se delegate la risoluzione del problema ad un vostro collega assicuratevi sempre personalmente che la cosa non rimanga insoluta; anche se chi si lamenta è stato un cliente “difficile”, ringraziatelo comunque di avervi esposto il reclamo e ringraziatelo della sua pazienza, anche se non ne ha avuta affatto, “grazie” è una parola che può far molto per disattivare il “corto circuito” del cliente; ripensate alle situazioni e ai clienti più difficili che avete dovuto affrontare: vi sarà utile per capire cosa eventualmente è andato storto e cosa andrà modificato la volta successiva. Sebbene non sia sempre facile trattare con un cliente che protesta, ricordatevi di incoraggiare sempre i reclami! Più del 90% degli ospiti evita, infatti, di esporre il proprio reclamo perché lo ritiene inutile, e lascia l’albergo scontento del servizio. Conoscere i motivi di insoddisfazione dei clienti non solo vi offre una chance per risolvere l’inconveniente e riguadagnarvi il loro sostegno e la loro fiducia, ma vi permette anche di prevenire la scontentezza degli ospiti futuri e, quindi, la gestione di ulteriori reclami! (Tratto da Hotel Magazine 2003) Comunicazioni allo staff: come, quando e perché Una comunicazione efficace è la principale risorsa per migliorare il clima e la performance all’interno di un gruppo lavorativo, accrescere il sentimento di appartenenza all’azienda e la responsabilizzazione personale. Le comunicazioni con lo staff, per apportare questi vantaggi, dovrebbero non essere casuali, ma programmate nel tempo, frequenti e non limitate Risorse umane e servizio 279 alle sole riunioni finalizzate a risolvere un problema urgente. L’efficacia delle riunioni (per reparto o con tutto lo staff ) sta, infatti, nel loro essere ben strutturate, con comunicazioni chiare, corrette e costanti. È bene stabilire argomenti e date, di volta in volta, con i collaboratori, in modo che tutti possiate prepararvi per tempo una scaletta con i contenuti degli interventi da portare. La frequenza ideale per incontrarsi sarebbe una volta ogni 7-10 giorni, per un’ora. Vi sembra troppo? Cominciate a farlo e vi accorgerete quante cose succedono in una sola settimana! Tuttavia, in alta stagione, mantenere questo ritmo diventa difficile. In questo caso rallenterete gli incontri, riprenderete la solita frequenza appena possibile. Le riunioni seguiranno un breve ordine del giorno, lasciando ad ognuno un tempo stabilito per parlare, mettendo come regola ferrea di non uscire dall’argomento in questione. Infine, mantenete sempre voi il controllo della situazione, per evitare che l’incontro diventi occasione per sterili polemiche senza soluzione. Ci sono, poi, altri strumenti di comunicazione interna che non sostituiscono le riunioni, ma sono comunque valide integrazioni, ad esempio: la newsletter, “il giornalino aziendale”, permette di comunicare un gran numero di messaggi, tra cui informazioni riguardanti la sicurezza sul lavoro, nuove normative per il settore, eventi di rilievo e altre notizie e curiosità di settore e/o sull’azienda. La newsletter può essere consegnata insieme alla busta paga e, poiché dovrà essere graficamente gradevole, diventa un ottimo strumento di comunicazione anche verso i propri clienti. La bacheca serve per comunicazioni rapide e urgenti da parte vostra, oppure viene utilizzata dai vostri dipendenti per scambiarsi informazioni. La bacheca deve essere collocata in un luogo accessibile a tutti i vostri collaboratori (ma fuori dalla vista della clientela), in modo che possano consultarla e utilizzarla facilmente. La cena aziendale, se ben organizzata, può essere un importante rituale che favorisce la socializzazione e rinsalda lo spirito di corpo e il senso di appartenenza all’azienda. Potrete organizzare una cena a fine stagione, durante le festività natalizie o, più semplicemente, prevedere un brindisi augurale di inizio stagione, di inizio anno, di commiato o di ringraziamento. (Tratto da Hospitality News 2004) 280 Risorse umane e servizio L’angolo del reclamo Ecco tre diverse modalità di risposta che un addetto al ricevimento può fornire ad una sollecitazione da parte di un cliente. Il primo caso rappresenta evidentemente un esempio di cattivo servizio, il secondo comunica al cliente uno standard di servizio discreto, mentre il terzo esempio è il livello di servizio che dovrebbe raggiungere lo staff del ricevimento e che va oltre le aspettative dell’ospite. Il cliente chiama il ricevimento dalla propria camera: “Mi scusi, sono la signora Rossi, camera 41. Ho chiamato mezz’ora fa per chiedere due cuscini in lattice ma non si è ancora visto nessuno. Quando me li portate? Sono molto stanca e vorrei andare a dormire!” Receptionist: Risposta 1) Mi dispiace ma non siamo noi del ricevimento che ci occupiamo di queste cose e le cameriere ai piani sono già andate via. Per oggi non posso proprio aiutarla. Risposta 2) Mi dispiace molto signora per l’inconveniente. Chiamo subito il reparto che se ne occupa. Temo purtroppo che non ci sia più nessuno, ma lo verifico e la richiamo nel giro di qualche minuto. Ci scusi ancora! Risposta 3) Mi scusi davvero signora Rossi, chiamo immediatamente il reparto e mi assicuro che le siano consegnati i cuscini. In caso non trovassi nessuno del personale ai piani, andrò personalmente a prenderli e glieli porterò nel giro di qualche minuto. Nell’attesa, per farci perdonare, possiamo offrirle qualcosa dal bar? Il nostro barman glielo porterà direttamente in camera. (Tratto da Hospitality News 2004) Rispondere con piacere al telefono Il telefono è la tua voce recitava un noto spot televisivo di parecchi anni fa, quando ancora nomi come Internet, e-mail ed sms non avevano alcun significato; ora però la nuova generazione dei mezzi di comunicazione non Risorse umane e servizio 281 solo ha reso il telefono una delle tante voci che abbiamo a disposizione, ma forse gli ha anche rubato l’anima, appiattendo il dialogo via cavo sullo stile sintetico, sbrigativo, telegrafico (e spesso sgrammaticato) utilizzato con gli altri sistemi. Poter comunicare usando la voce è e deve restare una grande opportunità. Attraverso la nostra voce, non solo per le parole che pronunciamo, ma soprattutto per il tono che utilizziamo e per il ritmo che diamo alla conversazione, riusciamo a trasmettere e ricevere sensazioni, emozioni, a costruire un feeling che e-mail, sms e mms non riescono a creare. La voce è uno strumento formidabile a nostra disposizione per garantire serietà, professionalità, affidabilità, cordialità; la voce, con le sue inflessioni, i ritmi, le pause, dà al cliente, soprattutto a chi ancora non ci conosce, più informazioni di quello che effettivamente gli diciamo e lo può persuadere a fare una scelta. Ricordiamoci che il telefono rappresenta ancora il sistema più utilizzato per contattare l’albergo: al telefono si costruisce la prima impressione, si accoglie, si trasmettono informazioni e, se si è abili, si vende. Quante volte capita di rispondere con piacere ai clienti, di trasmettere un’impressione positiva, briosa, interessata, attenta? Riuscendo ad applicare queste doti, naturali o acquisite che siano, si riesce a stabilire un feeling con l’interlocutore e ci si può permettere di andare anche oltre. Per questi motivi è importante che chi risponde al telefono dell’hotel osservi alcune basilari regole di comportamento. Non occorre essere degli esperti di telemarketing per capire che ricevere risposte telefoniche meccaniche, standard, ripetitive o disattente non aiuta a conquistare l’interlocutore e a tenerlo piacevolmente in linea. Ciò che solitamente indispettisce di più i clienti sono le attese a vuoto, le risposte poco attente e scortesi, il non sentirsi ascoltati o compresi. Quindi se le chiamate in entrata sono numerose, evitiamo di far restare per lungo tempo in linea l’interlocutore facendogli ascoltare l’inflazionata frase “gli operatori sono momentaneamente occupati; la preghiamo di rimanere in linea per non perdere la priorità acquisita”, frase spesso seguita da un’ulteriore lunga attesa per poi sentirsi dire “le linee sono ancora occupate, la preghiamo di riprovare più tardi”: ma più tardi sarà ormai troppo tardi, perché il nostro potenziale cliente con molta probabilità avrà già deciso di abbandonarci! Sicuramente è difficile gestire più chiamate contemporaneamente, quindi è consigliabile adottare un risponditore automatico, che fornisca un messaggio più professionale e attento al cliente: “Hotel Belsole, buongiorno e grazie per averci chiamato! La preghiamo di attendere in linea solo pochi momenti!”. Quindi, nel caso l’attesa si prolunghi, “Ci scusi, ma le linee sono ancora occupate. Se lo desidera, dopo il segnale acustico, ci lasci il suo nome e recapito telefonico e la ricontatteremo quanto prima. Grazie!”. Naturalmente la persona verrà richiamata al più presto. 282 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio Come pronunciamo la frase di presentazione? Sempre con il sorriso sulle labbra, con calore ed entusiasmo? Per riuscirci pensiamo ad una serie di risposte alternative da utilizzare, in modo da mantenere sempre fresca la nostra frase d’attacco. Quindi prendiamo subito nota del nome di chi ci sta chiamando in modo da utilizzarlo, naturalmente senza abusarne, durante la conversazione. Non facciamoci prendere dalla tentazione di dare del tu, anche se la voce sembra quella di una persona giovane, ma lasciamo eventualmente che sia lei stessa a deciderlo. Approfittiamo invece della telefonata per farci lasciare l’indirizzo con cui arricchiremo il nostro data base. Non dimentichiamo mai che il telefono ci offre sempre un’occasione di vendita, anche se non nell’immediato. Usiamola. Piuttosto, puntiamo su una vendita proattiva, che vada oltre a quello che esplicitamente chiede il cliente, sollecitandone bisogni e desideri: per farlo teniamo sempre a mente che noi vendiamo vantaggi che l’ospite ricaverà dall’acquisto. Creiamo in lui il desiderio di soggiornare da noi, descrivendo la struttura e i servizi in modo suggestivo, dando loro esclusività, unicità; per ogni caratteristica illustriamone sempre anche i vantaggi e i benefici associati, e invece di limitarci a dire ad esempio “Abbiamo anche la piscina”, diciamo piuttosto “I suoi bambini si divertiranno un mondo con i giochi d’acqua della nostra piscina e lei potrà lasciarli giocare in tutta tranquillità sotto l’occhio attento di Marco, il nostro bagnino”. 283 Esercitiamoci a non farci intimorire dalle obiezioni, anzi, sollecitiamole! Sarà un’occasione in più per capire il cliente, per potergli offrire delle alternative e rafforzare i vantaggi. Preparando in anticipo le risposte alle obiezioni più prevedibili sapremo gestirle nel modo più efficace. Alleniamoci anche a riconoscere i segnali di acquisto (“Interessante…”, “Mi piace…”, “Bene!”) e in chiusura della telefonata evitiamo inutili timori e cerchiamo sempre di concludere la vendita (“Allora le confermo la prenotazione della camera che le ho descritto, signor Rossi?”), nella situazione peggiore otterremo un “no” come risposta, ma sicuramente la percentuale dei “sì” aumenterà. Il cliente alla fine non prenota? La cortesia comunque non dovrà mai diminuire: ringraziamo l’interlocutore per averci contattato, promuoviamo il sito Internet dell’albergo per ulteriori informazioni e terminiamo la telefonata con un saluto ed un augurio, esprimendo interesse nel risentirlo nuovamente: “La saluto signor Rossi, spero di avere nuovamente il piacere di risentirla. Buona giornata!”. Un ultimo appunto va dedicato alla delicata questione del telemarketing: la maggior parte delle aziende adotta ormai questo mezzo di promozione, con il risultato di snervare i destinatari delle telefonate che ricevono decine di chiamate di questo genere in orari spesso inopportuni. E’ preferibile quindi crearsi una lista personale di contatti, in cui saranno inserite solo le persone o le aziende potenzialmente interessate ad ottenere informazioni sul nostro albergo e che riceveranno quindi la nostra telefonata con piacere e non con fastidio. Per rispondere “con piacere”: • Rispondiamo prontamente, entro 3 squilli • Non lasciamo che l’attesa del cliente in linea si prolunghi; se ciò accade offriamoci di richiamarlo • Prestiamo attenzione all’apertura della telefonata • Facciamo domande per capire le richieste e ascoltiamo attentamente le risposte • Puntiamo ad una vendita proattiva 284 Risorse umane e servizio • Descriviamo in modo suggestivo la struttura e i servizi • Personalizziamo la conversazione e la proposta • Vendiamo i vantaggi, non il prezzo • Non perdiamo l’occasione di chiedere nomi e indirizzi che inseriremo poi nel nostro database • Sollecitiamo le obiezioni • Prestiamo attenzione ai segnali d’acquisto • Proponiamo sempre e comunque la vendita • In chiusura: ringraziamento per il contatto, promozione del sito Internet, saluto e augurio • Non abusiamo del telemarketing • Se possiamo, dotiamoci di un ufficio booking «Non farti spaventare da chi ritieni abbia più talento di te, perché alla fine sarà l’energia a prevalere. La mia formula è questa: se possiedi energia ma nessun talento sei ancora un principe; ma se possiedi solo talento e non hai l’energia per svilupparlo allora sei davvero un pover’uomo». Jeffrey Archer (Tratto da Hospitality News 2004) Selezione del personale: l’importanza del reclutamento e delle fonti interne Una delle difficoltà frequenti delle strutture alberghiere, in particolar modo di quelle con apertura stagionale, è certamente quella di riuscire a reperire personale valido da aggiungere al proprio organico in caso di necessità o con cui coprire posizioni divenute vacanti. L’errore più frequente che in genere si compie in questi casi è quello di mettersi in moto solo all’ultimo momento per correre ai ripari, con il risultato di doversi spesso accontentare di persone che alla fine non si rivelano adeguate a ricoprire le posizioni assegnate. Dal momento che è la qualità delle risorse umane Risorse umane e servizio 285 a determinare gran parte della qualità del servizio offerto, una maggiore attenzione andrebbe di norma riservata alla loro selezione. Selezionare, quindi, ma chi? In altre parole, come riuscire ad avere un numero congruo di candidature di persone da sottoporre poi al processo di selezione? Va da sé, infatti, che avendo un maggior numero di persone tra cui scegliere è più probabile riuscire a trovare quella più adatta al ruolo da ricoprire. Ecco quindi che diventa fondamentale la fase di reclutamento, vale a dire quella fase in cui ci si attiva per ricercare un certo numero di persone in possesso di un minimo di requisiti tali da soddisfare le esigenze dell’azienda e che verranno poi sottoposte alla selezione. Essendo il reclutamento antecedente la selezione, errori nel primo processo precludono in partenza il buon successo della seconda: reclutando le persone sbagliate, diventa impossibile selezionare le persone giuste. Il reclutamento non va improvvisato, ma programmato, deve essere specifico per le singole posizioni da ricoprire e, soprattutto, va periodicamente aggiornato e arricchito di nuovi nominativi, così da poter disporre costantemente di candidature da selezionare all’occorrenza. Una volta analizzate le esigenze aziendali e definiti i ruoli, le mansioni, i compiti e le responsabilità del personale da assumere (la cosiddetta job description), occorre identificare il profilo del candidato ideale per ciascuna posizione da ricoprire. Tali requisiti (anagrafici, fisici, psico-attitudinali, di istruzione e di esperienza professionale) dovranno essere chiaramente indicati in fase di reclutamento, così da escludere in partenza coloro che non li possiedono. scuole e così via); • l’università e i diversi enti di formazione; • i vari enti e uffici preposti (agenzie di lavoro interinale, uffici e agenzie private di collocamento, enti ed associazioni locali). Le forme e le fonti di reclutamento sono diverse e molteplici, ed andranno scelte di volta in volta a seconda della figura professionale ricercata. Non necessariamente i candidati ad una data posizione devono essere ricercati all’esterno dell’albergo: il reclutamento interno costituisce, infatti, una forma efficace di ricerca di personale, a cui si ricorre però poco frequentemente, specialmente quando può comportare il passaggio a ruoli diversi (ad esempio una cameriera ai piani che abbia i requisiti per diventare receptionist). Utilizzare personale interno non solo può in alcuni casi evitare la costosa (in termini di tempo e denaro) ricerca esterna, ma offre ai dipendenti la motivante possibilità di un avanzamento di carriera o, comunque, di poter svolgere un lavoro più soddisfacente e più consono alle loro personali caratteristiche. Inoltre, chi già lavora all’interno dell’albergo ne conosce la politica, il funzionamento, le regole e non necessita quindi dell’iniziale processo di accoglimento ed inserimento nella struttura. (Tratto da Hospitality News 2005) Ma dove cercare i candidati? Quali le fonti migliori? Quali strumenti utilizzare? Vediamoli. • Le domande che vengono presentate direttamente all’albergo nel corso dell’anno; • il riesame delle candidature precedentemente archiviate e il passaparola; • le banche dati; • gli annunci (pubblicati su periodici e stampa specializzata, su pubblicazioni locali, su Internet, presso le associazioni albergatori, presso le Selezione del personale: la conduzione del colloquio 286 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio Nell’ultimo numero di Hospitality News abbiamo affrontato la fase del reclutamento del personale e dell’utilizzo delle fonti interne per trovare candidati per occupare precisi ruoli in albergo. Vediamo ora cosa fare in fase di colloquio. Una volta raccolte le informazioni e i curricula dei possibili candidati, scartiamo quelli non ritenuti adeguati e convochiamo i restanti per una successiva valutazione. I curricula scartati non andranno cestinati, come 287 purtroppo spesso accade, ma opportunamente archiviati, perché potranno comunque essere utili per reclutamenti successivi. A costoro andranno inviate due righe di ringraziamento, firmate dal proprietario o dal direttore. Esistono molteplici forme di esame dei candidati, dai test psico-attitudinali alle simulazioni di varie situazioni lavorative o meno (role playing), ai colloqui di gruppo, ma nessuna di queste può prescindere poi da un colloquio “faccia a faccia” con la persona interessata. Il colloquio individuale, se ben condotto, consente infatti di ottenere moltissime informazioni (oltre a permettere di valutare il “feeling” con il candidato) ed è per questo, oltre che per la maggior praticità, che spesso è utilizzato come unico strumento di valutazione. Anche il colloquio di selezione, così come il reclutamento, non è standard e non va quindi improvvisato. Ricordiamoci sempre che stiamo scegliendo persone che diventeranno parte del nostro staff, e da cui dipenderà la qualità del servizio offerto: svolgere con fretta e poca attenzione i colloqui rischia di farci selezionare le persone sbagliate, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Ecco alcuni consigli per svolgerlo al meglio: • Individuare e concentrarsi sugli aspetti fondamentali di quel preciso ruolo. Nella scelta di un cuoco, ad esempio, più che la bella presenza o il livello culturale è essenziale valutarne l’igiene e la cura personale. • Condurre colloqui il più possibile uniformi per tutti i candidati. Prepariamo quindi una serie di “domande base” da sottoporre a tutti, mantenendo anche una buona flessibilità per evitare interviste meccaniche, noiose e ripetitive. nel dettaglio ciò che a noi interessa. • Formulare le domande evitando di “mettere la risposta in bocca” al candidato. Invece di chiedere “Ha problemi a lavorare in team?”, chiediamo “Preferisce il lavoro in team o quello individuale?”. Evitiamo commenti o espressioni del viso che sottendano critiche o giudizi. • Formulare le domande in modo da ottenere informazioni utili e discriminanti. Chiediamo “Qual è la situazione lavorativa più stressante che ha vissuto? Come l’ha affrontata?”, piuttosto che “Si ritiene in grado di affrontare situazioni lavorative stressanti?”. • Riformulare e riassumere di tanto in tanto le risposte ricevute. In tal modo saremo sicuri di aver capito bene ciò che ci è stato detto: “Quindi, se non ho capito male, lei ha fatto molta esperienza nel settore ristorazione e ama lavorare in team…”. • Cercare di essere il più possibile obiettivi. Teniamo a freno i nostri pregiudizi e stereotipi e focalizziamoci su fatti e informazioni ricevute. • Fare attenzione alla privacy. Quando facciamo domande che riguardano la sfera personale facciamo attenzione a non essere troppo indiscreti. • Annotare gli elementi essenziali emersi durante il colloquio. Facciamo attenzione a non esagerare, per non perdere il contatto visivo con il candidato rischiando di farci sfuggire informazioni dalla sua comunicazione non verbale. • Dare tutte le informazioni sull’albergo e sul lavoro solo a fine colloquio. Una volta che il candidato ha parlato di sé, parleremo noi. Farlo prima rischia di influenzarne le risposte. • Utilizzare sequenze di domande “a imbuto”. Partiamo da domande aperte, che permettano al candidato di raccontarsi ed esporsi, per poi restringere il focus con domande sempre più specifiche che analizzino Non cerchiamo persone perfette, perché probabilmente non ne troveremo. Pensiamo piuttosto a valutare le persone in base alle loro potenzialità e all’investimento che dovremo fare (in termini di tempo, assistenza, formazione e così via) per renderle effettivamente produttive ed ottenere dei risultati. È preferibile ad esempio prendere in considerazione un receptionist con buone capacità comunicative e relazionali e minore esperienza piuttosto che uno super esperto ma “musone”! Sfruttiamo il momento del colloquio per creare una buona immagine della struttura e dello staff, lasciando nel candidato un buon ricordo di noi e del 288 Risorse umane e servizio • Essere amichevoli, mettere il candidato a suo agio. Iniziamo con domande generali che “rompano il ghiaccio”, volte a verificare fatti e non a conoscere opinioni personali, per evitare reazioni di difesa e chiusura del candidato di fronte a domande troppo dirette. Risorse umane e servizio 289 nostro albergo così che, assunto o meno, parli bene di noi. (Tratto da Hospitality News 2005) Un atteggiamento positivo al telefono Da tempo sappiamo che rispondere al telefono in modo corretto ed efficace è un requisito fondamentale per chi lavora a contatto con la clientela. Ma, a forza di farlo, a volte diamo per scontati alcuni passaggi e li by-passiamo. Per questo forse è opportuno dare una rinfrescata ai 20 momenti fondamentali della comunicazione via cavo. Usiamo correttezza e sinteticità 11. Cerchiamo di essere più chiari e precisi possibile per evitare malintesi. 12. Non forniamo mai il numero di camera dei nostri ospiti né passiamo direttamente una telefonata in camera se non espressamente autorizzati dagli stessi. 13. Trasferiamo le chiamate in modo cortese e professionale (“Signor Bianchi, sono Francesca del ricevimento. Ho la signora Rossi in linea che desidera parlare con lei. Posso passargliela?”). 14. Diamo al nostro interlocutore il tempo di parlare prima di metterlo in attesa. 15. Non abbandoniamo mai il cliente in attesa! Verifichiamo sempre se il trasferimento della chiamata è andato a buon fine. Siamo pazienti, preparati ed empatici Facciamo sentire importanti i nostri clienti 5. Evitiamo frasi colloquiali o parole in gergo (ad esempio, parliamo in termini di “in” e “out” solo se siamo al telefono con colleghi. Con i clienti preferiamo “arrivo” e “partenza”). 16. Siamo preparati a gestire più attività contemporaneamente. 17. Rimaniamo sempre pazienti e cortesi, anche quando il cliente potrebbe non esserlo altrettanto con noi. 18. Organizziamo la postazione di lavoro in modo da facilitare la gestione di più compiti. 19. Non dimentichiamo mai di metterci nei panni del cliente in modo da dare risposte mirate e suggerimenti opportuni. Usiamo l’empatia! 20. In caso di reclami individuiamo il problema; non offriamo scuse, ma cerchiamo soluzioni. Comunichiamo rispetto per le loro esigenze (Tratto da Hospitality News 2005) 1. Rispondiamo con prontezza, almeno entro i tre squilli. 2. Presentiamoci dicendo il nostro nome e reparto. 3. Utilizziamo un tono squillante e piacevole. 4. Capiamo il nome del nostro interlocutore e utilizziamolo durante la conversazione. 6. Mostriamo interesse verso il nostro interlocutore variando il tono della voce. 7. Parliamo in modo chiaro e comprensibile, scandendo bene le parole. 8. Dedichiamo alle parole dell’interlocutore tutta la nostra attenzione. 9. Non interrompiamolo mai. Prima di intervenire lasciamogli finire la domanda o il suo ragionamento. 10. Ripetiamo le richieste e le informazioni che ci ha comunicato, per essere certi di aver capito e fargli percepire tutta la nostra attenzione. 290 Risorse umane e servizio Risorse umane e servizio 291 Ristorazione cucine degli altri Paesi, accanto ad uno di sole specialità regionali; Coccolati fin dal mattino Il momento della colazione in albergo sta diventando un elemento discriminante nelle scelte della clientela. Gli albergatori più attenti hanno imparato da tempo che più il buffet delle colazioni è ricco e curato, più la soddisfazione dei clienti aumenta (e di conseguenza il tasso di occupazione cresce). La colazione, inoltre, è la prima esperienza del cliente al mattino ed è anche l’ultima prima della sua partenza. Per questo motivo, sono sempre più numerosi gli alberghi che migliorano questo servizio, allo scopo di trasformarlo in un vero e proprio evento. Anche coloro che a casa propria si limitano a bere un caffè in piedi prima di uscire di casa o sono a dieta, una volta in albergo abbandonano volentieri le loro abitudini e si lasciano conquistare da un buffet ricco di prelibatezze. Questo comportamento riguarda non solo i turisti in vacanza, ma anche la clientela d’affari, consapevole del fatto che durante la mattina avrà giusto il tempo per un rapido caffè. (Tratto da Hospitality News 1998) La piccola colazione Fra le più recenti proposte di piccola colazione nei principali alberghi internazionali troviamo: - 292 un buffet con isole a tema, ciascuna delle quali propone piatti delle Ristorazione - una selezione di prodotti particolarmente ricercati e di alta qualità riservati al room service per le suite e le camere di lusso; - un angolo della cucina a vista dove il cuoco inforna sul momento ciambelle e torte; - menu “antietà” con una selezione di prodotti particolarmente ricchi di vitamine e antiossidanti; - la possibilità di preparare la colazione ai clienti direttamente in spiaggia o in piscina; cestini da portar via con prodotti freschi e da forno e bevande calde. - (Tratto da Hospitality News 1998) Se il dolce è creativo arriva anche il profitto Il dessert conclude il pasto e lo fa ricordare. Un decalogo per conquistare la clientela. Dalla scelta del piatto all’utilizzo del carrello: come trasformare il dolce in uno strumento di vendita. Nell’attuale scenario della ristorazione italiana, restare sul mercato ed essere competitivi è davvero difficile. Per fidelizzare i clienti e conquistarne di nuovi, per soddisfare gusti e preferenze della gente, oggi bisogna sapersi rinnovare di continuo, offrire almeno uno standard minimo di qualità (prodotti freschi, sevizio efficiente, pulizia e accoglienza dell’ambiente, etc.), e saper comunicare con il cliente, in modo da spingerlo all’acquisto. Saper comunicare bene con il cliente significa anche saper vendere. Tra le varie portate, il dessert è uno dei piatti più amati, una portata richiesta in molte tipologie di locale, dal ristorante etnico alla pizzeria. Per aumentare le vendite di dessert non è necessario avere chef dal curriculum prestigioso, o essere un ristorante da 3 stelle Michelin. Si possono creare piccole opere d’arte che stuzzicano la vista e il gusto, puntando su fantasia, attenzione per i particolari e lavoro di squadra. Valorizziamo allora questo Ristorazione 293 momento che conclude il pasto e lo fa ricordare. Ecco alcuni suggerimenti. > Salse e creatività. Un uso creativo di salse e decorazioni è fondamentale per dare vita a dessert memorabili. Pensate a sapori che siano compatibili, consistenze che siano in contrasto ed elementi visivi sorprendenti che siano però complementari alla componente principale del dessert. Evitate di utilizzare salse della stessa consistenza o struttura del dessert. Per esempio, non servite una salsa alla vaniglia con un gelato cremoso, ma scegliete uno sciroppo alla frutta che crei un contrasto più netto e più appropriato. Non abbiate paura di accostare più di una salsa su un piatto se i sapori sono compatibili. Sentitevi liberi di stuzzicare l’appetito con decorazioni interessanti. > Coppe commestibili. Se chiedete ad un campione di persone di associare un tipo di contenitore al dessert, la risposta più comune sarà con ogni probabilità: un piatto o una coppa di vetro. Indubbiamente sono contenitori, ma nella creazione di un dessert originale cui porre la vostra firma, dovrebbero venirvi in mente una serie di contenitori commestibili: coppette di cioccolato, gusci di meringa, cestelli di mandorle, gusci di pasta sfogliata e frutta scavata sono ideali per accogliere gelati, frutta marinata, creme in forma, mousse e sorbetti. > Il piatto. È la cornice del dessert. Va quindi scelto con molta cura. I piatti grandi, quando utilizzati appropriatamente, garantiscono un più alto valore percepito; evitate allora di fare la presentazione sul classico piccolo “piatto da dessert”. Date libero sfogo alla fantasia. Provate ad usare un pezzo di marmo o una piastrella di ceramica con inserti in vetro; la scenografia risulta davvero singolare e rimane impressa nella memoria. possono ottenere combinando salse con colori contrastanti. Per esempio, versate un letto di salsa alla vaniglia su un piatto e tracciate una spirale con la salsa al cioccolato. Usate la punta di uno stuzzicadenti e disegnate dal centro del piatto verso il bordo esterno una trama a raggi per creare un effetto “a ragnatela” che si rivelerà particolarmente gradevole. > Frutta di stagione. Approfittate dell’appeal che genera la frutta offrendo torte o dolci composti da frutta di stagione. Mantenete costante la preparazione base e limitatevi a cambiare la frutta di decorazione per spingere i clienti a ritornare. Che sia marinata, stufata, o semplicemente servita con una salsa appropriata, la frutta fresca avrà sempre un posto importante nella presentazione di ogni dessert. Oltre a garantire sapore, colore, e consistenza a un dessert, il cliente apprezzerà la cura e l’attenzione che avete posto nel selezionarla. > Lo sviluppo verticale. Potete servire con le fette in piedi sul piatto o effettuare decorazioni per costruire un elemento verticale. Potete anche usare una varietà di differenti guarnizioni per raggiungere la dimensione voluta. Lo sviluppo verticale attira l’attenzione sul dessert, soprattutto quando attraversa la sala. > Ringiovanire i classici. Molti dei clienti di oggi sono in cerca di cibi che non siano solo familiari, ma che possano portare alla mente ricordi piacevoli. I “comfort foods” possono essere spesso ringiovaniti e valorizzati attraverso nuovi accorgimenti. Budini o tortini ritrovano facilmente nuova vita con l’aggiunta di cacao in polvere o mandorle tritate. I budini di riso possono essere aromatizzati con frutto della passione e cioccolato bianco. > Decorazioni a effetto. Un semplice ma efficace “trucco” è di spolverare di cacao una sagoma ritagliata sul piatto o sul dessert. Potete usare qualcosa di semplice come un sottotazza di carta o ritagliare un modello che sia adatto al tema o all’effetto desiderato. Potete anche usare salse che assicurino un’immagine estetica, accattivante sul piatto usando un semplice tubetto di sciroppo. Altre decorazioni a effetto si > L’importanza del carrello. A volte la cosa più difficile è convincere i clienti che a fine pasto abbondante c’è ancora spazio per il dessert. Un modo efficace di “vendere” il dessert è di avvicinare il carrello dei dolci al tavolo e consigliare un piatto di assaggi. Lasciate che i clienti pensino che state facendo questa operazione esclusivamente per loro. Determinate in precedenza una combinazione di varietà di piccole porzioni di dessert da sistemare con una certa cura su un piatto di portata e che possano essere porzionate direttamente dal cliente. Utilizzate un 294 Ristorazione Ristorazione 295 approccio di vendita divertente e allegro, e nel caso vi rendete conto che il cliente è veramente disinteressato al dolce, evitate questa procedura. Se utilizzate spesso questa tecnica di vendita, prendete in considerazione l’idea di dare un nome alla composizione come “Fantasia di Dessert” e lasciate che diventi una “firma” del ristorante. > Il servizio. Creare un menu dei dessert che sia intrigante ma che consenta alla cucina di offrire la stessa efficienza nel servizio, prevede buona pianificazione e organizzazione. La preoccupazione di molti operatori è che, rendendo i loro dessert più accattivanti, si rallenti il servizio e si riduca il turnover dei tavoli. Il modo migliore per prevenire questo problema è ideare un menu che consideri prioritaria la facilità di servizio. Con dessert che possano essere pre-porzionati o pre-impiattati si possono ridurre i tempi produttivi durante il periodo di punta e vi possono aiutare a mantenere sotto controllo i costi. > Strategie di vendita. La vendita di consistenti volumi di dessert richiede strategie di marketing su molti livelli. Descrivere un dessert come “un piatto speciale che richiede tempo aggiuntivo per la preparazione” è un ottimo modo per venderlo ancora prima che sia servito il primo piatto (i ristoranti hanno continuato a farlo per decenni con il soufflé). Mostrare i dessert più scenografici in sala, o sul vassoio presentato al tavolo mentre si prende l’ordinazione del dessert, è un modo meraviglioso per rendere la tentazione irresistibile. Tendenze in atto: • Il cliente si sente premiato dalla creatività delle decorazioni, soprattutto se sono inedite, come quelle verticali a base di croccante di zucchero. • Le tendenze alimentari danno crescente la voglia di naturalezza. La frutta di stagione interpreta questo desiderio e il colore sollecita anche la visita. • Anche i contenitori sono strategici. I più nuovi sono quelli “commestibili” (cestelli di croccante, di meringa e cioccolato o frutta come cocco, melone, avocado, pompelmo, etc.). (Tratto da Bar Giornale 2001) 296 Novità e tendenze “in tavola” Estro e inventiva sono i principali ingredienti dei locali che vogliono imporsi nel panorama ristorativo italiano. Per catturare i clienti e far parlare di sé, i ristoratori hanno bisogno di nuovi espedienti che trasformino il momento del pranzo o della cena in occasioni di svago, di socializzazione, di divertimento, di appagamento dei sensi. Mai come ora si assiste ad un proliferare di proposte ristorative nuove, fresche e innovative nell’arredamento, nell’offerta gastronomica e nei servizi collaterali. Ben vengano, a patto che creatività ed estro siano supportati da un attento studio del mercato e dalla volontà di migliorare la qualità del servizio. Se anche voi volete rinnovare uno o più aspetti del vostro ristorante, ecco di seguito i principali trend internazionali che stanno rivoluzionando (con successo) il settore. 1. Diffusione del marchio. Per creare un’identità forte e rafforzare la propria immagine, alcuni ristoranti esplorano nuove strategie di marketing: pubblicano libri di cucina, partecipano a programmi televisivi locali, o distribuiscono alcuni prodotti col proprio packaging nei negozi di generi alimentari. 2. Invio di comunicazioni on line alla clientela. I ristoratori utilizzano Internet come strumento di comunicazione con i clienti, considerandolo un mezzo più personale, diretto e misurabile rispetto a quello cartaceo. 3. Differenziazione attraverso il design. Dai piatti alle divise del personale, i ristoranti utilizzano un design particolare che li caratterizza e invia alla clientela un messaggio: qui troverà qualcosa di unico e speciale che va oltre la qualità del cibo. 4. Preparazione di piatti personalizzati da parte degli chef. Gli chef sono sempre più protagonisti assieme ai loro piatti: personalizzano le loro creazioni realizzando a volte vere e proprie opere d’arte. E così facendo, restano più impressi nella memoria. 5. Creazione di menu con nuovi ingredienti. Frutto della moda, ma anche del desiderio di benessere e di una migliore qualità della vita, i nuovi Ristorazione Ristorazione 297 piatti sono spesso realizzati con ingredienti poco elaborati, naturali, freschi, leggeri, che danno un tocco di originalità alle pietanze senza privarle di sapore e consistenza. 6. Proposta di differenti location per “consumi” diversi. Sotto lo stesso tetto convivono vari ambienti che propongono menu adatti a diversi momenti della giornata e che catturano più target di riferimento. 7. Possibilità di sperimentare l’assaggio e il lancio di nuovi cibi e bevande all’interno dei ristoranti. Prima ancora di apparire sugli scaffali dei dettaglianti, i produttori testano un prodotto attraverso il giudizio della clientela. 8. Sostituzione dei menu per bambini con quelli che offrono porzioni ridotte. Non un menu a parte, dunque, ma semplicemente una rielaborazione in forma ridotta, dei piatti che scelgono i “grandi”. 9. Nuova considerazione del breakfast. Al pari della cena, acquisisce importanza come momento del pasto e come opportunità per incrementare le vendite. Deve colpire i clienti, essere accattivante e saper incontrare i gusti degli ospiti. Sono, dunque, svariate le possibilità che hanno i ristoratori per conquistare i consumatori di oggi. Un aspetto dovrà restare, in ogni caso, immutato nel tempo: la serietà e la professionalità verso la clientela. Non tutti si soffermano, però, su un aspetto fondamentale della prima colazione: il servizio personalizzato. Il fatto che la colazione a buffet offra una notevole libertà di scelta e di movimento da parte della clientela, non vuol dire che sia self service, che gli ospiti debbano, in pratica, sbrigarsela da soli. Se, infatti, il breakfast a buffet richiede un minor numero di addetti e riduce lo stress del personale di sala, questo non vuol dire che il cliente debba essere abbandonato a se stesso, che debba rincorrere il cameriere o aspettare un’ora prima che qualcuno si avvicini per prendere l’ordinazione di caffè o tè. La prima colazione diventa un’esperienza piacevole e un ricordo unico anche grazie al calore e alla gentilezza del personale: un contatto personalizzato, caldo e cordiale è l’anima del servizio, l’unico elemento che può fare la differenza in un mercato dove prodotti e strutture possono essere facilmente imitati e sostituiti. Due alberghi situati nella stessa città, orientati alla clientela d’affari e con due sale congressi dotate entrambe di apparecchiature all’avanguardia, possono avere un ritorno economico differente, anche solo per il tipo di servizio offerto dallo staff dell’albergo. Tornando, quindi, al servizio della prima colazione, ecco qualche piccolo suggerimento al personale di sala per incrementare i ricavi dell’albergo, puntando su un maggiore contatto umano con la clientela fin dalle prime ore del mattino. 1. La prima regola d’oro del servizio è addestrare i collaboratori a dare un caloroso “Benvenuto” ai clienti e a riconoscere quelli abituali, in modo da anticipare le loro richieste. A questo scopo ogni addetto potrebbe avere una lista dove annotare i nomi degli ospiti dell’albergo, le loro caratteristiche e cosa scelgono più frequentemente a colazione, da consultare ogni mattina all’ingresso dei clienti. (Tratto da Hospitality News 2003) Il buon giorno si vede dal mattino Non è più una novità che in albergo i clienti siano conquistati da un buffet breakfast ricco di prodotti freschi, genuini, dai colori e dalla presentazione invitante, disposti con arte, abbelliti da accessori piacevoli e da vetrine accattivanti che stuzzicano la vista e il palato. La prima colazione rientra, infatti, a pieno titolo tra le strategie di marketing in grado di generare business. 2. La seconda regola del servizio è essere professionali, che vuol dire curare il proprio look e l’atteggiamento con i clienti. A volte conta molto di più il modo in cui il personale offre un servizio, più che il servizio in sé. 298 Ristorazione Ristorazione 3. Altro punto da non trascurare è la capacità di anticipare e andare incontro alle richieste degli ospiti. Ci possono essere richieste più o 299 meno frequenti (più schiuma nel caffellatte, prodotti specifici per soggetti allergici o intolleranti a certi alimenti), che il cameriere deve saper fronteggiare con abilità e in tempi rapidi. 4. Infine, il servizio della prima colazione termina quando i clienti sono fuori dalla sala e non quando si alzano da tavola. Questo è bene precisarlo, perché ci sono camerieri che non degnano l’ospite neppure di uno sguardo, mentre si allontana dal ristorante. Ringraziare l’ospite e salutarlo con un sorriso dovrebbero essere gesti consueti, abitudinari, non un’eccezione. L’accoglienza calda e amichevole non va, quindi, considerata un extra per il cliente, ma parte integrante del servizio, anche della prima colazione. (Tratto da Hospitality News 2003) Prima colazione: fate felici i vostri ospiti? Da anni ormai i dietologi proclamano che la prima colazione è il pasto principale della giornata. Se a casa difficilmente abbiamo il tempo e l’abitudine di sederci a tavola per gustare un vero e proprio pasto, quando siamo in albergo, sia per lavoro che in vacanza, è più facile sentirsi attratti dal profumo di una colazione già pronta. Gli albergatori questo lo sanno, infatti, hanno imparato ad includere la prima colazione nel prezzo della camera, a predisporre un ricco buffet con vari tipi di prodotti e ad offrire orari più flessibili rispetto al tradizionale 7:30-9:30. Chi è convinto dell’importanza di un servizio breakfast di qualità è sicuramente attento alla pulizia della sala, alla cortesia e rapidità del personale, allo stato del buffet, perfetto e ugualmente ricco a qualsiasi ora, fino al termine del servizio stesso. Rispetto a quest’ultimo, vi consigliamo di scattare delle foto al mattino presto, a metà ed a fine mattinata, in modo da verificarne le condizioni nel corso delle ore, mostrandole poi al personale. Perché non variare il menu per il buffet delle colazioni come già avviene 300 Ristorazione al ristorante? Non basta farlo a Pasqua, Natale e Capodanno (e spesso neanche in quelle occasioni). Inventate dei breakfast tematici, in base alla stagione, alla tipologia della clientela (d’affari o vacanzieri) al giorno della settimana. Si può iniziare modificando uno o due prodotti, a seconda del tema scelto. Si otterrà un maggior effetto predisponendo dei decori per l’apparecchiatura in linea con i cibi selezionati. Ad esempio, in autunno, il buffet proporrà la crostata con l’uva su una tavola decorata con foglie dai colori autunnali, ricci, castagne, fichi etc. Se allineare anche i tovagliati può diventare difficile, perché non farlo almeno con le salviette di carta? Raccontate ai clienti il motivo della vostra scelta. Predisponete simpatici messaggi su ogni tavolo dove i clienti troveranno spiegazioni, magari aneddoti divertenti, brevi storie, la ricetta della torta o, perché no, una breve poesia, il tutto sul tema in oggetto. Cominciate a farlo una volta al mese. Poi magari ci prenderete la mano (e gusto). Altra cosa. Girate tra i tavoli anche in queste prime ore del giorno, non solo in occasione dei pasti più importanti! Non limitatevi ad un formale “Allora, tutto bene?”. Piuttosto, informatevi sulla qualità di prodotti e bevande: “Era abbastanza caldo il cappuccino? Le brioche come le ha trovate?”. Fate sentire il cliente libero di esprimersi e trascrivete le risposte ricevute su un questionario, magari da lasciare sul tavolo, eventualmente offrendo a chi risponde una consumazione al bar. E... fate buon uso delle informazioni ricevute. (Tratto da Hospitality News 2003) Ristorazione 301 Trends L’albergo del futuro Cambiano le vacanze Più soldi, ma meno tempo per le vacanze è la caratteristica del turista del futuro. Secondo una recente indagine dell’OMT, il viaggiatore del 2000, povero di tempo e ricco di soldi, farà vacanze più corte, ma più frequenti, con un aumento della spesa media giornaliera. Così mentre in Europa si sta andando verso un aumento del tempo libero (riduzione dell’orario di lavoro e 4 settimane di ferie all’anno), negli Stati Uniti ed in Giappone, che sono i due più grandi bacini di domanda (dopo la Germania), i giorni di vacanza disponibili saranno sempre meno. Ciò nonostante, gli arrivi internazionali aumenteranno e nel 2020 il fatturato complessivo raggiungerà la quota di 2.000 miliardi di dollari. L’Italia in questo scenario rappresenterà la sesta destinazione di vacanza con quasi 53 milioni di arrivi e sarà invece al decimo posto come paese emettitore di domanda turistica. Chi viaggerà di più? 1. Tedeschi 2. Giapponesi 3. Americani 4. Cinesi 5. Inglesi 6. Francesi 7. Olandesi 8. Canadesi 9. Russi 10. Italiani Ecco, in sintesi, in quale direzione deve andare l’albergo, per affrontare il futuro. DA Gestione passiva Gestione rigida Gestione senza tecnologia Prigioniero delle tecnologie Sfruttamento delle risorse umane Product oriented Basso livello di comfort Impianti di sicurezza inadeguati Albergo per tutti Servizio anonimo Servizio discontinuo Prezzo unico Anonimo Statico Prodotto vecchio Gestione singola Scarsa qualità del servizio Marketing generico (Tratto da Hospitality News 1998) 302 L’albergo di domani (ma di un domani davvero prossimo) dovrà essere guidato da un abile stratega, capace di combinare tra loro abilità pratiche, conoscenza dettagliata dell’albergo e dei servizi offerti, capacità di marketing e vendita, mentalità orientata al servizio, competenza tecnologica, lungimiranza negli investimenti e, soprattutto, ottime capacità comportamentali, utili per la gestione dei rapporti sempre più diretti con clienti dalle aspettative elevate e di quelli con il personale che va formato e motivato costantemente. Per sopravvivere, anche restando nel proprio piccolo, bisognerà assorbire questa nuova visione e inserirla nelle proprie strategie a lungo termine. Trends Trends A+ Gestione attiva Gestione flessibile Gestione con tecnologia Dominatore delle tecnologie Valorizzazione delle risorse umane Customer oriented Alto livello di comfort Impianti di sicurezza adeguati Albergo specializzato Servizio personalizzato/caratterizzato Servizio progettato e regolare Politica tariffaria Tematizzato Innovativo Prodotto rinnovato Gestione associata o in franchising Eccellente qualità del servizio Marketing interno 303 Poca attenzione all’ambiente Manutenzione occasionale Politica di sconti Elevata attenzione all’ambiente Manutenzione costante e puntuale Politica di yield management ...Del resto, la storia ci insegna che ovunque sia giunto un esploratore, prima o poi sono arrivati anche i turisti e con loro, naturalmente, alberghi, ristoranti, bar, locali da ballo... (Tratto da Hospitality News 1998) (Tratto da Hospitality News 1999) Turisti nello spazio È l’era del One-to-One Marketing Esplorato in lungo e in largo, il nostro pianeta non ha più misteri: non esiste, infatti, angolo remoto o paese sperduto che non sia stato visitato da qualche turista. E adesso, cosa fare di nuovo? Secondo una recente indagine promossa dal National Aerospace Laboratory (USA), è tempo di pensare al turismo nello spazio. Visto che, almeno in teoria, milioni di persone sarebbero disposte ad un viaggio di questo tipo, la NASA sta lavorando per rendere il turismo nello spazio una realtà. È convinta infatti che prima o poi il maggior numero di voli spaziali sarà effettuato proprio per turismo! In attesa che questo sogno diventi realtà, dal 1993 più di 500 persone hanno già potuto sperimentare il volo sui supersonici Mig-25, che viaggiano due volte più veloci del suono e volano tanto in alto da permettere ai passeggeri di vedere la curvatura della Terra. Ma è anche possibile sperimentare l’assenza di gravità salendo sui jet usati per l’addestramento degli astronauti, che danno la sensazione di essere in orbita. Viste queste premesse, alcune agenzie americane specializzate in viaggi d’avventura hanno già riservato alcuni posti sul primo volo nello spazio che, secondo le previsioni, dovrebbe avvenire il 1° Dicembre 2001. Cambiano i clienti, sempre più attenti e smaliziati, cambiano gli stili di vita, dominati dalla tecnologia, la competizione si fa sempre più agguerrita e la sfida non coinvolge più solo gli alberghi di una città, di una regione, di una nazione, ma quelli del mondo intero, diventato ormai un unico mercato. Ma come cambiano le strategie? Quali nuove regole si devono applicare per mantenersi competitivi in un momento in cui vige la regola della transitorietà? È proprio questa, infatti, la caratteristica che contraddistingue questa fine millennio: valori, abitudini, comportamenti mutano rapidamente, sostituiti da nuovi valori, nuove abitudini, nuovi comportamenti, anch’essi destinati a vita breve. Se fino ad oggi una strategia vincente rimaneva tale almeno per alcuni anni, d’ora in poi occorrerà essere estremamente duttili e permeabili ai cambiamenti per essere capaci di adattarsi velocemente alle novità, alle nuove esigenze dei clienti. Con questo millennio termina dunque l’epoca del “fai da te”, dell’improvvisazione. Professionalità, cura del dettaglio, servizio accurato, specializzazione su precisi segmenti di mercato sono le regole da rispettare se si vuole rimanere in gioco. Chi non lo fa, chi ha deciso di continuare sulla vecchia strada del “una sola offerta valida per tutti” è destinato a soccombere. Insomma, siamo entrati nell’era del one-to-one marketing, dove solo i migliori vincono. Ma cosa vogliono oggi i clienti? Se ieri erano attirati da benefit, premi, omaggi, oggi preferiscono soluzioni su misura per i loro bisogni. E queste devono essere le migliori, le più rapide, le più convenienti o essi si rivolgeranno altrove. In questo sono facilitati da Internet, grazie al quale oggi è estremamente facile (ed economico) trovare un’alternativa, una risposta migliore, più 304 Trends Trends 305 adatta alle proprie necessità. La regola è: meglio un breve soggiorno, ma di qualità che uno più lungo, ma meno confortevole. Per questo motivo le aziende più attente stanno modificando il loro approccio con il cliente, passando dal monologo al dialogo diretto con lui, spesso on line. Stabilire un dialogo con il cliente, fornirgli risposte precise e soluzioni rapide: questa dunque è la discriminante che permetterà alle aziende di mantenere elevata la propria quota di mercato e di ottimizzare i propri investimenti, altrimenti sprecati se ci si ostinerà a seguire strategie ormai superate. nini. (Tratto da Hospitality News 1999) Green Hotels La popolazione italiana sta invecchiando. Dei circa 30 milioni di viaggiatori italiani, il 22% ha superato i 55 anni e le stime indicano che nel 2025 l’Italia sarà seconda solo al Giappone per numero di persone con oltre 65 anni (22,3%). Chi ha superato i 55 anni ha più tempo per viaggiare e fare vacanze rispetto ai giovani, ed ha anche maggiori disponibilità economiche di quante ne aveva in passato. Questi dati dovrebbero orientare le scelte degli operatori turistici, ma per il momento non si intravedono iniziative verso questo mercato, che già oggi rappresenta un segmento davvero interessante! Cresce la sensibilità per l’ambiente da parte dei consumatori e molte aziende si stanno muovendo per sviluppare politiche ambientali. Considerato il fatto che questa attenzione diventerà presto uno dei fattori determinanti nella scelta della sede di soggiorno da parte del cliente, 45 alberghi di Riccione, con la consulenza di Teamwork, hanno costituito un nuovo Club di Prodotto: i “Green Hotels”, ovvero alberghi gestiti secondo criteri ecologici. Il progetto è nato dalla collaborazione tra Legambiente, Comune di Riccione e Associazione Albergatori di Riccione. Grazie all’esperienza di Legambiente è stato predisposto un decalogo di gestione ambientale dell’albergo, base di partenza per interventi sia gestionali che strutturali allo scopo di sintonizzare il più possibile l’attività dell’albergo con il rispetto per l’ambiente. La scelta si è rivelata vincente e ha dato subito risultati superiori alle aspettative: stanno arrivando già numerose richieste di informazione e proposte di collaborazione per altre iniziative. Ecco quindi alcune idee per gli alberghi interessati a questo mercato: Questi alcuni dei criteri che guidano la gestione dei “Green Hotels”: • carrelli per trasportare facilmente il bagaglio; > Produrre meno rifiuti e attuare uno smaltimento compatibile con l’ambiente. Preferire acquisti di merci che impiegano imballaggi leggeri, vuoti a rendere, confezioni di ricarica detersivi, etc. Partecipare ai programmi di raccolta differenziata e riciclaggio. (Tratto da Hospitality News 1999) Over 55: il mercato del 2000 • check-in veloce; • menu chiari e a caratteri grandi; • pannelli indicanti procedure di sicurezza, scritti a caratteri grandi; • luci adeguate in bagno e vicino al letto per la lettura; • sveglie, telecomandi e telefoni di facile e comprensibile utilizzo; • e, non ultimo, personale attento che tratti rispettosamente questi clienti, che assolutamente non vogliono essere trattati da vecchi non- 306 Trends > Ridurre i consumi idrici ed energetici per il riscaldamento dell’acqua grazie a nuove tecnologie e cercando di sensibilizzare la clientela verso comportamenti idonei. > Operare per il risparmio e il recupero energetico, con la riduzione della Trends 307 biancheria destinata al lavaggio e l’installazione di lampade salvaenergia. > Impiegare cibi sani e privi di sostanze chimiche, come frutta e verdura coltivata senza l’impiego di pesticidi e anticrittogamici. > Valorizzare le tradizioni locali e le specialità gastronomiche del territorio, i prodotti tipici locali e quelli freschi di stagione. > Incentivare il trasporto collettivo. > Diffondere e incoraggiare l’utilizzo di mezzi di trasporto meno inquinanti. Promuovere le piste ciclabili e le strade ciclo-pedonali, il noleggio e la cessione in uso gratuito di biciclette e l’utilizzo di mezzi elettrici. > Contenere i rumori nell’albergo e nelle aree vicine, soprattutto di notte. > Valorizzare i beni culturali e ambientali, con proposte turistiche fuori dagli schemi usuali, gli itinerari naturalistici e paesaggistici, i percorsi di visita ai luoghi che meglio illustrano la realtà storica e culturale locale. > Coinvolgere i turisti nell’attuazione di questo decalogo e nella valutazione dell’impegno ambientale degli alberghi. Questa è la sfida del nuovo secolo per gli albergatori: introdurre ed utilizzare le innovazioni tecnologiche per migliorare e velocizzare le procedure, valorizzando al contempo l’elemento umano, in grado di fornire risposte personalizzate, costruire positive relazioni con i clienti e dare tipicità e caratterizzazione all’azienda, in altri termini, offrire esperienze piacevoli e memorabili. Nei prossimi dieci anni le tendenze ormai già avviate diverranno fatti di vita quotidiana. La tecnologia applicata alla vita di tutti i giorni accelererà anche i processi di globalizzazione, cui bisognerà adeguarsi, senza perdere il senso dell’importanza dei contatti umani. Anzi, proprio dal processo di globalizzazione e di veloce recupero di informazioni sui canali informativi e informatici mondiali scaturirà un ritorno al contatto diretto tra chi gestisce l’azienda e il cliente. Bisognerà riscoprire questo contatto e saperlo sviluppare, considerando che mercato globale significa ampia apertura sulla domanda mondiale, dunque su tipologie di clientela più varie e disomogenee. (Tratto da Hospitality News 2000) (Tratto da Hospitality News 1999) Le sfide della tecnologia Non più servizi standard, ma esperienze uniche Nel settore dell’ospitalità e dei servizi turistici i clienti cercano sempre più, sia in Italia che all’estero, esperienze da provare e ricordare, piuttosto che servizi standard, magari efficienti ma troppo omologati. Quindi, mentre in tutti i reparti dell’albergo si ricorre sempre più alla tecnologia per il rapido accesso alle informazioni, per la comunicazione, per il supporto decisionale del management, per la sicurezza e la prevenzione, per il risparmio energetico, etc., la carta vincente del futuro per le imprese alberghiere sta nella capacità di fornire un’elevata personalizzazione del servizio. 308 Trends Superato il timore per le conseguenze del “millennium bug”, gli esperti tecnologici si stanno ora concentrando sulla creazione di sistemi informatici sofisticati, efficienti e sicuri, ma anche sull’utilizzo di nuovi strumenti multimediali che consentano di sviluppare le azioni di marketing e management alberghiero. Ecco alcune sfide nel campo tecnologico per i prossimi anni. > Costruire relazioni. L’attenzione di chi si occupa di marketing e informatica si sta spostando dalla gestione delle informazioni sui clienti (le banche dati) alla gestione delle relazioni con i clienti. In altri termini, la conoscenza sempre più precisa e individualizzata del cliente consenti- Trends 309 rà sempre più di anticiparne bisogni e aspettative, costruendo servizi personalizzati. > Yield management. Gli albergatori continueranno a crescere e soprattutto a capitalizzare la propria conoscenza dei principi dello yield management. Lo sviluppo di sistemi informatici dinamici ed efficienti permetterà di creare tariffe diverse per ogni tipologia di prodotto e servizio. L’attenzione si concentrerà sempre più sul valore del prodotto offerto e sul prezzo per tipo di vacanza o soggiorno desiderato. > I canali di distribuzione. Gli hotel si affideranno sempre più a reti globali di prenotazione per acquisire maggiore visibilità e aumentare il business e i GDS (Global Distribution System) determineranno le strategie di prezzo in base al canale utilizzato. > Il tempo è tutto. Con l’accesso alle informazioni in tempo reale, ogni bisogno richiede una risposta diretta e immediata. Oggi il cliente vuole quello che vuole, quando lo vuole, 24 ore al giorno. Ogni cosa è fatta in tempo reale e il concetto “al più presto” non è più sufficiente. Il cliente ha già tutto “a portata di mano” e pretende una soluzione efficace ed immediata. > Tecnologia intuitiva. La vera sfida tecnologica nell’introduzione di nuovi sistemi tecnologici che consentiranno al cliente di interagire con i servizi ospitali, è semplificare e renderne intuitivo l’utilizzo, senza il bisogno di manuali di istruzioni o complicate procedure. > Le risorse umane. La tecnologia aumenta, ma l’efficienza degli operatori da sola non è sufficiente a far funzionare gli alberghi. L’aumento di complessità e l’invasione di sistemi computerizzati esaspera ulteriormente il problema del reclutamento di risorse umane abili e competenti. In un mondo sempre più invaso dalla tecnologia, le persone determineranno sempre di più la personalità, il carattere e lo stile di un albergo o di un servizio. (Tratto da Hospitality News 2000) Pensare subito al target dei nuovi turisti senior Dei 30 milioni di stranieri che scelgono l’Italia, 9 fanno vacanze organizzate. Tra i gruppi, quello degli over 55 è il più interessante. Soggiorni brevi, magari più d’uno e frazionati nel corso dell’anno, massima attenzione alla spesa e scelta della destinazione. Questo fenomeno ha avuto parecchie ripercussioni sugli albergatori, ormai avvezzi ai capricci del turista, all’incertezza nelle prenotazioni e alla conseguente difficoltà di programmazione. Una soluzione che risulta efficace e consente agli albergatori di aumentare l’occupazione e migliorare la programmazione è puntare sul mercato dei gruppi organizzati. In Italia i turisti che fanno viaggi organizzati sono circa il 30% degli stranieri e il 10% degli Italiani. Dei 30 milioni di stranieri che scelgono l’Italia, 9 milioni fanno vacanze in gruppi organizzati. Di questi stranieri, il 60% utilizza come mezzo di trasporto il pullman, contro il 5,6% degli Italiani (di questi, il 90,4% per vacanze e il 9,6% per affari). E se un proverbio dice che i consigli vanno ascoltati ma mai seguiti, questa è un’eccezione da non trascurare se si considerano i vantaggi relativi all’ospitare i gruppi in albergo. Soprattutto in alcune destinazioni dove la domanda turistica è altalenante o addirittura assente in certi periodi, assicurarsi l’occupazione con gruppi organizzati rappresenta un notevole vantaggio per l’albergatore, che riuscirà non solo ad aumentare l’occupazione in periodi di scarsa domanda, ma anche e soprattutto a pianificare in anticipo le prenotazioni. Nonostante questi vantaggi, il mercato dei gruppi organizzati è un mondo eterogeneo di cui non sempre l’albergatore sa riconoscerne le caratteristiche e opportunità per sfruttarlo al meglio. In primo luogo, perché ci sono varie tipologie di gruppi organizzati, che possono essere distinti in base a tre variabili fondamentali: 1. la durata del viaggio, che può essere itinerante o stanziale (in questo caso il gruppo utilizza il pullman solo per arrivare a destinazione) e variare da dieci giorni a una settimana fino ad un week-end o anche solo l’escursione di un giorno; 2. la tipologia di clientela: esiste un ventaglio di clientela molto ampia e variegata, che comprende turisti della terza, o quarta età, studenti, 310 Trends Trends 311 sportivi, gruppi aziendali, stranieri, etc.; 3. le motivazioni alla base del viaggio: un gruppo si sposta per interessi culturali o artistici, religiosi, per praticare attività sportive, per motivi di lavoro, o enogastronomici, o ancora, per raggiungere centri termali. I gruppi stranieri presentano caratteristiche differenti in base al paese di provenienza. I Giapponesi, per esempio, spinti dall’esigenza di vedere tutto in poco tempo, solitamente fanno soggiorni brevi e piuttosto frenetici, nelle città d’arte italiane o in città famose per la moda e lo shopping, come Milano. In genere i gruppi di Giapponesi non rinunciano al comfort e scelgono, quindi, alberghi a 4 e 5 stelle. Anche gli Americani solitamente non rinunciano al comfort e scelgono alberghi a 4 stelle nelle destinazioni artistiche e culturali nel nostro paese, ma anche nelle destinazioni balneari (soprattutto le isole) o lacuali del nostro paese. I gruppi tedeschi sono, invece, i più amanti del mare e delle località termali e per loro è determinante il rapporto qualità/prezzo nella scelta della struttura alberghiera. Un discorso a parte meritano, invece, i gruppi sportivi, sia italiani che stranieri, che, a seconda delle attività praticate, hanno esigenze molto differenti. Di solito scelgono strutture alberghiere che sappiano proporre un regime alimentare particolare, orari dei pasti flessibili, palestre e infrastrutture per gli allenamenti, e, nel caso di atleti noti, alberghi che sappiano garantire privacy e sicurezza. Bersaglio over 55 Non ultimi, stanno assumendo un peso considerevole non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi, i gruppi di senior. In questo caso, si tratta di una clientela in costante crescita negli ultimi anni che, per effetto dei cambiamenti negli stili di vita, risulta molto interessante per gli alberghi che decidono di ospitarli. Gli over 55, infatti, viaggiano molto di più che in passato ed hanno la possibilità di fare anche più vacanze in diversi periodi dell’anno. I minori vincoli lavorativi e familiari, una maggiore disponibilità alla spesa e uno stile di vita più attivo e dinamico, rendono questi gruppi molto interessanti per gli alberghi che decidono di ospitarli, in quanto possono aumentare l’occupazione anche in periodi di bassa stagione e per 312 Trends soggiorni mediamente più lunghi rispetto ad altri gruppi di turisti. Conoscere la tipologia o le tipologie di gruppi che l’albergo può ospitare in base alla destinazione, alle caratteristiche della struttura e ai servizi che è in grado di offrire, è fondamentale per operare una scelta accurata e ospitare con professionalità e con successo i gruppi in albergo. La scelta di quali gruppi ospitare deve, infatti, essere fatta considerando le caratteristiche ed esigenze del tipo di gruppo, i periodi di vacanza preferiti, le caratteristiche e le attrattive della località per quel tipo di gruppo, ma anche, e soprattutto, le caratteristiche e i servizi che l’albergo è in grado di garantire: capacità ricettiva superiore a 50 camere, parcheggio per pullman, ampia hall, desk separato al ricevimento, sala ristorante separata, colazione a buffet, sala riunione, spazi comuni adeguati, servizio di pulizia e assistenza per pullman, accoglienza nella loro lingua o, almeno, in inglese. Dopo aver identificato quali sono i gruppi che l’albergo potrebbe ospitare, è fondamentale programmare azioni mirate sui gruppi individuali o sugli operatori che organizzano i gruppi. La partecipazione a fiere specializzate, le iniziative promozionali e il mailing sono le principali modalità per contattare e conquistare i gruppi e gli operatori che li organizzano. Infine, non bisogna dimenticare che gli operatori dell’organizzato conoscono molto bene l’industria alberghiera, i suoi standard e le prestazioni e scelgono gli alberghi non solo in base alla località o alle stelle e ai prezzi, ma anche, e soprattutto, in base alla professionalità e affidabilità dell’albergo. Se l’albergo riesce a lavorare con professionalità e a considerare i gruppi un’opportunità per l’albergo e non una clientela di serie B, i vantaggi in termini di occupazione, fatturati Trends 313 ed anche immagine saranno notevoli. Vantaggi Svantaggi Aumenta l’occupazione nei periodi di bassa stagione. Diminuzione del ricavo medio per camera. L’albergo in periodi (o giorni) in cui altrimenti rimarrebbe vuoto (per esempio i week-end) è animato. Tipologia di turismo non ideale per strutture molto raffinate e delicate. I costi del personale in periodi di scarsa occupazione sono coperti. Impegno del personale nei periodi di bassa stagione a discapito di ferie, riposi, permessi contrattuali. Aumentano gli introiti negli altri reparti della struttura (bar, ristorante, etc.). Incertezza e rischi sul pagamento per gli operatori che non si conoscono. Le prenotazioni sono anticipate e garantite. Possibili annullamenti di prenotazioni, previste dal contratto, con difficoltà a rimpiazzarle (“perso un cliente, persi 50”). Conquistato un cliente, altri 50 sono persi. L’albergo viene promosso sui cataloghi dei tour operator internazionali. Ecco a voi il bus operator Come può l’albergatore stipulare un contratto con un bus operator. Ci sono vari canali da seguire, starà all’albergatore valutare quale (o quali) di queste scegliere. Le fiere del settore, in Italia e all’estero, sono per l’albergatore un’opportunità di farsi conoscere dal bus operator e illustrargli la sua struttura, le sue particolarità e tentare di persuaderlo sulla “convenienza” della (eventuale) scelta. Per questo è necessario che il materiale descrittivo dell’hotel (depliant, brochure e così via), sia nuovo, convincente e “seduttivo”. Ecco qualche suggerimento sulle fiere da non perdere. - A Milano, a febbraio, è organizzato il Buy Veneto, a cui partecipano circa 800 operatori della domanda. 314 . A Riva del Garda, a marzo, si tiene il Biteg, la Borsa del Turismo Enogastronomico, durante la quale si incontrano gli operatori specializzati nei viaggi enogastronomici. - A Ferrara, in giugno, si tiene il workshop Cento Città d’arte. - A Colonia, in agosto, si svolge il R.D.A., Workshop Salone Internazionale del Turismo. - A Parigi, a ottobre, c’è il Mit International (ex Mitcar). Qualche giorno prima della partecipazione alla fiera l’albergatore dovrà ricordarsi di spedire inviti ai suoi clienti o, comunque, fissare con loro un appuntamento al suo stand. Uno tra i mezzi più efficaci e meno dispendiosi è il mailing, da utilizzare dopo che l’albergatore avrà creato un archivio clienti aggiornato e ben ripartito per tipologie. Sono da includere nel mailing non solo bus operator e associazioni o enti nuovi, ma anche quelli già conosciuti. I vantaggi sono tutti abbastanza immediati: raggiunge direttamente i clienti (gli organizzatori del viaggio) e opera su target selezionati e ben identificati, è economico rispetto alla pubblicità e consente di controllare facilmente il ritorno di investimenti. È pratico, in quanto tutti i dati dell’albergatore restano a disposizione del bus operator. Ovviamente è fondamentale creare un buon depliant e fornire il listino prezzi che, nel caso di gruppi, include tariffe speciali e offerte particolari per periodi o tipologie di clientela. Le tariffe per gruppi, indicate in un listino confidenziale, devono includere: • il prezzo al giorno per persona in camera doppia (prima colazione a buffet compresa); • il prezzo di mezza pensione per persona; • il supplemento per la camera singola; • il prezzo per il pranzo ed eventualmente quello per menu speciali; • le condizioni di gratuità (solitamente una gratuità ogni 20 persone paganti, o quella per il conducente e l’accompagnatore); • eventuali offerte promozionali per periodi, gruppi o occasioni particolari. (Tratto da Pianeta Hotel 2001) The day after Circa 1.000 miliardi di perdite per il solo comparto alberghiero. Ma uscire dalla Trends Trends 315 crisi è possibile. Vogliamo evitare di aggiungere altre parole (che potrebbero essere troppe o troppo poche) per commentare quanto accaduto l’11 settembre nel cuore di New York a Manhattan. Non possiamo, però, ignorare le conseguenze che il crollo economico ha causato sull’industria dell’ospitalità nel mondo occidentale. Non sappiamo bene quali saranno esattamente nel lungo termine le conseguenze di questo tracollo per le imprese ricettive e le aziende turistiche, ma di certo l’industria dell’ospitalità sta vivendo un periodo di grande vulnerabilità. L’esperienza ci insegna (gli attacchi terroristici in Europa negli anni ’80, la Guerra del Golfo, il primo attacco terroristico alle Twin Towers nel ’93), che terrorismo e turismo sono incompatibili. In casi come questo, la gente si sente al sicuro solo a casa propria o, comunque, lontano dalle aree colpite. Il fatto, poi, che le fonti ufficiali statunitensi abbiano parlato di una nuova guerra al terrorismo che non durerà giorni o mesi ma anni, fa temere che le conseguenze negative sul turismo e l’industria dell’ospitalità si protrarranno per molto, molto tempo. Assoturismo, ci costa già 100 miliardi di lire, che arriveranno a 500 entro dicembre. Basti pensare che solo lo scorso anno gli americani che hanno scelto l’Italia come meta per i loro viaggi sono stati 4 milioni, per un fatturato complessivo di 7 mila miliardi di lire. Un impatto negativo che condizionerà nei prossimi 4-6 mesi non solo i turisti oltreoceano, ma anche i nostri connazionali. Infatti sono migliaia le disdette (hanno già raggiunto il 25% secondo dati Fiavet), che i T.O. nazionali stanno ricevendo anche per il periodo natalizio e invernale e riguardano, a parte ovviamente l’America, anche destinazioni come Tunisia, Turchia, Egitto. Previsioni di crisi Non bisogna dimenticare che uno degli elementi basilari di un viaggio è il senso di sicurezza e un avvenimento così drammatico accaduto in una delle nazioni più protette del mondo, ha minato questa sicurezza. In primo luogo, la gente ha paura di viaggiare in aereo e preferisce rinunciare ad un viaggio almeno fino a quando non sarà diminuito il panico collettivo. In secondo luogo, vuole evitare tutti quei luoghi che sono o potrebbero essere bersaglio di nuovi attacchi terroristici, come grandi aree metropolitane, aeroporti, crociere, parchi tematici e le sedi di grandi eventi sportivi. Anche in Italia si sentono già gli effetti negativi dell’attacco terroristico e le ripercussioni psicologiche per l’accaduto: lo shock per la tragedia, il senso di incertezza, il timore che l’Italia sia direttamente coinvolta in una guerra e la paura di volare hanno colpito la nostra popolazione oltre ai viaggiatori stranieri che, fino ad oggi, sceglievano l’Italia come una delle destinazioni preferite per vacanze o viaggi d’affari. Solo la perdita del turismo proveniente dall’America, secondo stime di ENIT, Federalberghi, Federturismo e Compagnie aeree, agenzie di viaggi, strutture alberghiere e tour operator italiani risentiranno in misura diversa dell’attacco al World Trade Center. Infatti, sarà un duro colpo più per il turismo internazionale che per quello entro i confini nazionali e le destinazioni raggiungibili in macchina o pullman saranno, per così dire, meno penalizzate di quelle raggiungibili in aereo, così come saranno i viaggi da e per l’America e il Medio Oriente quelli particolarmente colpiti. Ci sono, poi, differenze che dipendono dal tipo di segmento di mercato e, quindi, dalle motivazioni e abitudini che sono alla base del viaggio. Ad esempio, il mercato incoming dei viaggiatori d’affari e dei congressi ne risentirà maggiormente, dato che l’attacco terroristico ha coinvolto proprio un periodo (settembre e ottobre) molto importante per i viaggi d’affari. Lo stesso discorso vale per il mercato della terza età, un segmento in forte espansione che l’impresa italiana sta prendendo nella giusta considerazione soltanto in questi ultimi anni. Purtroppo anche questo segmento è in crisi, sia perché predilige settembre e ottobre come periodo di viaggio, sia perché gli over ’65 nella scelta di un viaggio sono particolarmente sensibili al discorso sicurezza. Bisogna, fra l’altro, tener presente che solo le popolazioni americana e tedesca costituiscono la fetta più consistente di questo segmento. Per restare sul mercato ed essere competitive, le imprese alberghiere italiane dovranno, quindi, correre ai ripari e tamponare in qualche modo le perdite economiche e i forti disagi derivanti dall’attacco all’America. Per questo il primo passo che gli albergatori dovrebbero compiere è cercare di non farsi 316 Trends Questione sicurezza Trends 317 prendere dal panico e, anzi, contenere paure e ansie della gente con una campagna di rassicurazione che ridimensioni la gravità del problema. Prima di tutto informare È un dato di fatto che quando si respira un’aria di precarietà, vulnerabilità e terrore quasi surreale come in questo momento, la gente riesce difficilmente a fare distinzioni tra luoghi, destinazioni, mezzi di trasporto. Proprio per questa ragione è necessaria una campagna di informazione e di promozione dell’Italia che tranquillizzi la gente e sottolinei la sicurezza delle destinazioni italiane, anche quelle di grande richiamo turistico, che rassicuri sui mezzi di trasporto, centri commerciali e strutture alberghiere. In secondo luogo, gli albergatori dovrebbero evitare un’eccessiva politica di ribasso dei prezzi che rischia di svalutare completamente prodotti e servizi alberghieri, ma puntare, piuttosto, sulla differenziazione: creare prodotti e servizi nuovi per differenziarsi dalla concorrenza e catturare altre fette di mercato restando entro i confini nazionali. Si dovrà, infatti, puntare sul turismo nazionale, creando una maggiore cooperazione con agenzie di viaggio e tour operator nella promozione di viaggi che privilegiano i trasporti via terra e offrendo sempre più pacchetti speciali accattivanti (ad esempio, albergo + visita a musei + cena in un ristorante tipico + trasporti). Puntare sulla clientela locale Saranno necessari nuovi studi e strategie di marketing per riposizionare l’albergo nei confronti di altre fasce di clientela (ad esempio, le famiglie con bambini, un mercato prospero in Italia, o una particolare nicchia di mercato), creando nuovi prodotti e servizi su misura. Anche Internet può essere un ottimo strumento di marketing per catturare il turismo locale: avere un sito web con tanto di descrizione dell’albergo e dell’area circostante, e-mail, tariffe e offerte speciali e sistema di prenotazione computerizzato, può dimostrarsi molto utile per ridurre i costi, aprirsi a nuovi mercati e attrarre un numero consistente di visitatori. 318 Trends 7 mosse per correre ai ripari: 1. Analizzate i competitor, adesso sono tutti concorrenti. Dal meublé a 500 metri dalla vostra struttura, fino all’albergo di lusso dall’altra parte della strada. Non continuate ad applicare la stessa politica di prezzi che vi ha posizionato in un determinato mercato, alla gente non interessa in quale mercato siete posizionati. 2. Offrire valore aggiunto, se alcuni dei vostri clienti abituali più importanti vi abbandonano per il meublé a 500 metri da voi, contenete i prezzi e puntate sul breakfast. Se avete un albergo con ristorante, realizzate dei coupon per offrire gratuitamente delle bevande. Create degli incentivi perché i vostri clienti utilizzino il ristorante non solo per il breakfast, ma anche per i pasti. 3. Analizzate il mercato, riducete le proiezioni sui mercati da conquistare del 20% per i primi sei mesi e puntate sui segmenti con cui realisticamente potete avere dei contatti. Create dei pacchetti per quei clienti che adesso scelgono il treno come mezzo di trasporto e per la clientela locale che può raggiungere in automobile destinazioni vicine. 4. Cercate di non spendere soldi in pubblicità se non avete potuto valutarne l’efficacia. Utilizzate piuttosto il vostro budget per mantenere i vostri clienti abituali, puntando sui valori che li trattengono dal passare alla concorrenza, in un albergo sconosciuto. Il calore e l’ospitalità che respira la clientela abituale in un ambiente familiare non possono essere facilmente rimpiazzati andando in una nuova struttura. 5. Resistete alla tendenza di licenziare subito personale del reparto vendite, anzi, cercate di reclutare qualche dipendente che proviene dai concorrenti che vi stanno portando via i clienti e addestrateli alla vendita verso i clienti potenziali. 6. Se fate parte di una catena, cercate di sfruttare al meglio le risorse che avete, puntando sulla soddisfazione dei vostri clienti abituali. Partecipate ai programmi creati per fidelizzare il vostro mercato di riferimento e controllate il database dei clienti abituali del vostro albergo, per creare metodi di promozione e comunicazione con i vostri clienti attuali e di ieri. Cercate di sviluppare un vostro programma di customer relationship con la clientela abituale. 7. Se fino ad ora avete potuto tralasciare alcuni elementi del servizio, pensando che per ogni cliente un po’ trascurato (e perso) ci sarebbero stati altri clienti pronti a venire da voi, adesso che la domanda non è più così forte, è necessario fare più attenzione nell’offrire un servizio personalizzato. Un servizio di qualità è l’arma vincente di qualsiasi azienda e non può essere lasciata al caso o alle abilità personali dei dipendenti. Cercate di formare il vostro personale ad offrire un servizio efficiente e caloroso. Trends 319 Chi sale · Chi scende ‚ Sono in aumento le richieste per settimane bianche sulle Alpi. In netto calo l’incoming Usa e tutto il turismo intercontinentale. Penalizzati in particolare i grandi alberghi delle città d’arte. Si punta sui mercati “no fly” e, cioè, quelli che possono essere collegati all’Italia senza voli. L’ENIT ha previsto uno stanziamento ad hoc di 7 miliardi. In crisi anche mercati d’origine tradizionali quali Germania, Regno Unito e Francia. Sicilia e Sardegna potrebbero attirare i turisti provenienti dal nord d’Europa. Segmento terza età e viaggi d’affari: la crisi ha colpito in particolare la domanda degli over 65. (Tratto da Pianeta Hotel 2001) Cavalcare i nuovi trend Per mantenersi competitivi è spesso necessario intervenire con miglioramenti strutturali che rinnovino e ringiovaniscano l’albergo, ma ristrutturare una o più aree dell’albergo non è sufficiente per rimanere sul mercato, se alla base dell’intervento non si pongono obiettivi concreti e realistici. Un efficace progetto di ristrutturazione parte dall’individuazione dei segmenti di clientela prevalenti per l’albergo, dall’analisi dei principali trend di mercato, ovvero le tendenze dei consumatori di servizi alberghieri e, non ultimo, dall’analisi della concorrenza. Le tendenze indicano la direzione delle idee. Proiettandole nel futuro potrete immaginare cosa accadrà e, di conseguenza, fissare degli obiettivi adeguati alla situazione prevista. Per darvi uno spunto di riflessione sui trend che caratterizzano l’impresa alberghiera del nuovo Millennio, vi abbiamo riassunto qui sotto, quelli che secondo Richard Penner, autore del libro Hotel Design (2001), rappresentano le principali tendenze in atto di cui l’albergatore deve tener conto. Tra queste, emerge che i clienti vogliono qualità ad ogni livello, vogliono 320 Trends comfort ma anche semplicità, praticità. La specializzazione è diventata un prerequisito fondamentale per coloro che vogliono emergere, anche in campo ristorativo. Si fanno anche più consistenti alcuni segmenti di clientela che hanno esigenze e aspettative che non possono essere ignorati, come il bisogno di vivere nella tutela e nel rispetto della qualità ambientale. Il turismo ambientale è la risposta attuale a queste richieste. I trend più significativi del Millennio: 1 Percezione della qualità e del valore: il turista ha una maggiore percezione del valore e della qualità di prodotti e servizi che considera aspetti irrinunciabili tanto in un albergo di lusso, quanto in un piccolo albergo ad una stella. I nuovi segmenti di mercato sono più esperti ed esigenti, amano poter scegliere, confrontare e classificare gli alberghi, fare esperienze anche differenti tra loro, passando da una località di vacanza e un tipo di struttura ad un altro. 2 Crescita di prodotti turistici innovativi: specializzarsi e diversificarsi dalla concorrenza è il nuovo must del III Millennio. Per il bisogno di farsi notare e farsi scegliere stanno, infatti, nascendo nuove tipologie di alberghi, come i Design Hotels (firmati da architetti famosi), i Boutique Hotels (atmosfera elegante e arredamento in stile) e gli hotel a tema (alberghi per donne, per sportivi, per single, etc.). Come tipo di vacanza, sono in netto aumento le vacanze “tutto compreso”, quelle a tema, legate ad un preciso interesse, le vacanze personalizzate, costruite su misura e i “city break”, piccoli momenti di evasione nelle città d’arte. 3 Voglia di funzionalità e informalità: la qualità, il comfort e il benessere non sono necessariamente dati da ricercatezza e lusso. I clienti d’albergo apprezzano sempre di più arredamenti semplici e informali, ma ben curati e altamente funzionali, che sappiano creare un’atmosfera calda, come a casa propria. 4 Crescita del web marketing: Internet sarà il linguaggio del futuro anche per le imprese alberghiere. Un sito web offre svariati vantaggi in termini di raggiungibilità e notorietà, a patto che dia all’utente la possibilità di reperire informazioni attendibili sull’albergo e l’area circostante, Trends 321 sulla disponibilità delle camere e anche sulla possibilità di prenotare via Internet. 5 Qualità e innovazione in campo ristorativo: La specializzazione coinvolge anche la ristorazione italiana, dove sempre più alberghi puntano sia sulla qualità e personalizzazione del servizio, che sulla preparazione e presentazione invitante e originale dei piatti: la cucina multitematica (etnica) è sempre più apprezzata), succhi e centrifughe naturali al bar presentati con decori originali, aperitivi ricchi e sfiziosi da placare la fame e la voglia di novità dei palati più esigenti. Insomma, la ristorazione si adegua a gusti e ritmi della gente. 6 Importanza del fitness e del benessere: molti albergatori hanno acquisito consapevolezza del significato e del valore che i clienti di tutte le età attribuiscono all’attività fisica e al benessere psico-fisico. Voglia di rilassarsi, sentirsi in forma, piacere agli altri, socializzare. Questi sono i principali motivi di chi, in vacanza, entra in un centro fitness. Per questo in molti alberghi palestre e beauty-farm, se ben organizzati e curati, possono diventare importanti centri ricavo per la struttura. (Tratto da Hospitality News 2002) di spiazzare l’ospite e di calarlo in una dimensione assolutamente fuori dal comune. La seconda parola chiave è “biotecnologia” che prevede un tuffo nell’innovazione declinata in mille forme: dai materiali ai complementi d’arredo fino ai supporti tecnologici. Tutto deve essere moderno e funzionale tale da rendere la vita (o, sarebbe meglio dire, il soggiorno) migliore. Questi ambienti, caratterizzati da una semplicità apparente, devono riflettere le leggi della cosiddetta tecno-ergonomia: il design e la tecnologia sono, infatti, al servizio del benessere psicofisico e interiore dell’ospite. Infine, si parla di “lusso”, o meglio di nuovo lusso: in questo caso il cliente è “imperatore”. Ogni suo capriccio va soddisfatto senza compromessi (ad ogni ora del giorno e della notte), con una personalizzazione del servizio spinta fino all’eccesso. (Tratto da Hospitality News 2003) A New York per conoscere le nuove tendenze nel settore dell’ospitalità Il nuovo orientamento della “moda in albergo” evidenzia design innovativi, grande attenzione ai dettagli e prodotti ad alto contenuto tecnologico. I nuovi trend dell’ospitalità Secondo lo studio Carlin International di Parigi, che ha recentemente realizzato un’indagine previsionale per l’Equip Hotel, tre sono le tendenze che segneranno nei prossimi anni il mercato dell’ospitalità. Si parte dalla parola d’ordine “stupire”. L’albergo si trasforma in un teatro con scenografie e allestimenti spettacolari. Ogni senso deve essere stimolato, affinché il cliente viva un’esperienza unica e coinvolgente da tutti i punti di vista. Come? Ad esempio con l’uso illimitato di immagini proiettate all’interno di camere e spazi comuni, con illuminazioni da night club, giochi di luce ed effetti trompe d’œil e, a livello di arredi, con la totale anarchia dei generi. Il centro fitness segue, in particolare, questa tendenza. L’obiettivo è quello A fine novembre, la Grande Mela ha ospitato un’interessantissima fiera dedicata al design alberghiero di alto livello (International Hotel/Motel & Restaurant Show): 1.600 espositori hanno presentato prodotti con nuovi look e caratteristiche innovative a più di 45.000 professionisti dell’ospitalità e della ristorazione, giunti da tutto il mondo per imparare a creare atmosfere uniche, sempre più suggestive e raffinate. Anche noi siamo andati a dare un’occhiata. Ed ecco cosa abbiamo trovato. In generale la tendenza emersa è quella di un design sempre più originale e a volte perfino azzardato, con nuovi concetti di gestione degli spazi, arredi moderni ed essenziali, dal forte impatto visivo, dove il dettaglio diventa l’elemento distintivo. Su tutti i prodotti presentati c’è l’impronta di nuove sperimentazioni 322 Trends Trends 323 concettuali, ma una delle cose che ci hanno colpito maggiormente è l’abbigliamento del personale. Gli stilisti dell’ospitalità si sono orientati verso capi sempre professionali ma più leggeri e decisamente ricchi di colore, per contribuire all’immagine giovane e dinamica di alberghi e ristoranti. Abbandonate le austere divise di sempre, chef, camerieri, addetti alla concierge, receptionist, facchini e personale ai piani vestono capi alla moda, con un’attenzione particolare ai dettagli. Qualche esempio? Chef che indossano divise e cappelli allegramente decorati con disegni di verdura, bottiglie di vino, tranci di pizza; receptionist con pratiche ma eleganti polo, gonne kaki, decolleté a tacchi bassi (o bermuda con scarpe da tennis se uomo) e cintura in vita; tanti cappellini, visiere, bandane, cravatte coloratissime per i barman, etc. Anche le linee cortesia presentano uno stile decisamente frizzante. Confezioni a forma di prisma sono proposte per saponi liquidi, shampoo e creme per il corpo; i pettini hanno fogge bizzarre (ad esempio, l’impugnatura è a forma di pesce o di orsacchiotto), mentre le essenze profumate sono presentate in confezioni che sono vere e proprie sculture di vetro, da collezionare, che non hanno nulla da invidiare alla parfumerie francese. Un’intera area della Fiera, chiamata “Luxury Product Collection”, testimonia il grande interesse che produttori e clienti rivolgono ai prodotti di lusso; marmi e cristalli sono utilizzati nei bagni, per definire ambienti essenziali e di charme, tavoli in ferro battuto con mosaici in pietra colorata e sedie stilizzate in pelle arredano le parti comuni e gli esterni, mentre un’oggettistica curiosa ed elegante conferisce calore e ricercatezza a tutti gli ambienti. Tra gli oggetti più proposti spiccano per varietà e bellezza lampade da tavolo in vetro colorato, con motivi a mosaico accanto a portavasi e portacandele in rame lavorato, in stile orientale. Proprio lo stile orientale compare sempre più spesso anche nei servizi di piatti in porcellana dalla linea triangolare con angoli smussati, impreziositi con ideogrammi giapponesi così come in quelli dalla classica forma tonda con il bordo piatto in color ocra, come li vuole la tradizione cinese. Attualissime anche le linee brasiliane, dai motivi in cui prevalgono i colori scuri e le linee spezzate e i piatti in ceramica, forati al centro, da utilizzare per gli antipasti o gli aperitivi. I bicchieri sono in vetro soffiato e hanno linee sempre più inconsuete e asimmetriche, mentre le posate sono disegnate con i manici ricurvi, per potersi appoggiare ai piatti. Certamente moda, ma anche tanta attenzione ai costi di gestione e alla praticità di utilizzo per lo studio di prodotti customer-oriented, che incorporano un alto grado di tecnologia. Ecco che troviamo frigobar belli e intelligenti: calcolano da soli il consumo di bevande e comunicano il conto in tempo reale al cliente e al reparto amministrazione e allo stesso tempo avvisano il reparto housekeeping circa la quantità esatta di bevande che devono essere aggiunte in ogni stanza; inoltre sono esteticamente gradevoli, con lo sportello in vetro trasparente, per visionare immediatamente il contenuto, oppure con delle strane forme, ad esempio convessa, in metallo satinato o lucidissimo. Le software-house propongono prodotti sempre più sofisticati per una maggiore efficienza gestionale e della sicurezza, come le serrature che utilizzano la lettura delle impronte digitali al posto delle classiche chiavi o delle schede magnetiche. Nuove tecnologie anche per l’accesso a Internet grazie a una particolare tecnica di compressione dei dati che permette di utilizzare le normali prese di corrente elettrica, senza dover ricorrere alle linee telefoniche o ai ricevitori senza fili. Gli ospiti possono accedere alla Rete da qualsiasi punto dell’albergo senza scontrarsi con il problema della copertura e delle spese di cablaggio non indifferenti. Le tecnologie wireless continuano invece ad essere dedicate ai lettori di carte di credito che da oggi incorporano anche un guest-book elettronico con cui ogni ospite, al momento del pagamento, può lasciare un feed-back anonimo utilizzando una smart-pen interattiva sullo schermo, come avviene per l’utilizzo dei computer palmari. 324 Trends Trends 325 Per concludere ecco alcuni degli oggetti più curiosi esposti in fiera: • grosse sculture d’arte moderna dalle diverse raffigurazioni da appendere alle pareti; tra le più originali un microfono stile “Elvis Presley” e una tazza di caffè fumante vista di profilo; • vasi per esterni che di notte si trasformano in lampade colorate per illuminare giardini e piscine; • prolunghe per l’energia elettrica dai colori fluorescenti, che al buio assomigliano a un lungo serpente colorato; • caminetti in miniatura, larghi circa 50 cm e alti circa 70 cm. posti su colonnine o su tavolini, con il fuoco (vero) scoppiettante al loro interno, per creare un’atmosfera unica in ogni ambiente; • lampade-totem in tela con motivi tipici brasiliani; • giardinetto da tavolo: un elegante centro tavolo di cristallo con dimensioni di circa 40x40 cm., dove al suo interno l’erbetta cresce rigogliosa; • portacandele in vetro e acciaio, che al suo interno contiene un fiore; • tavolini con il piano in cristallo sostenuto da una vera e propria barca in legno con tanto di remi. Housekeeping Controllo della pulizia nelle camere Solitamente negli alberghi è difficile riuscire a controllare ogni giorno la pulizia di tutte le camere per garantire al cliente la qualità. Ecco un modo pratico ma efficace che permette alla governante o a chi controlla le camere di verificare la pulizia di ogni camera in poco più di due minuti. Apri la porta. Soffermati un momento ad osservare tutta la camera. Osserva il copriletto, le abat-jour, le sedie, i quadri appesi sui muri. Ti sembra tutto a posto? Annusa l’aria. L’odore è buono? Tutti gli odori di chiuso, fumo o umidità sono stati rimossi? Se tutto è in ordine, può iniziare l’ispezione. 1. Armadio. Controlla bene nell’armadio dove spesso si trovano cartacce o polvere non rimosse dal personale ai piani, come pure appendiabiti in disordine. 2. Testata del letto. Fra la testata del letto e il letto si accumula spesso polvere, briciole e cenere di sigaretta. Quando il letto è rifatto, il copriletto nasconde quest’area, ma quando il cliente lo sposta si potrebbe rivelare loro la spiacevole sorpresa. (Tratto da L’Albergo 2004) 3. Biancheria da letto. Che impressione ti dà il letto? La federa del cuscino è pulita e senza pieghe? Vi sono capelli? Che profumo fa? Che impressione ti dà il lenzuolo? Vi sono stropicciature nelle lenzuola? 4. Il muro del bagno. Controlla il muro vicino al cestino dei rifiuti spesso sporco di polvere, schizzi di sapone o schiuma. È spesso trascurato perché è un’area difficile da notare per la cameriera ai piani, ma è sotto gli occhi dell’ospite che si siede sulla toilette. 5. Muro della doccia. A nessuno piace strofinare la parte di muro accanto al braccio della doccia. È scomodo da raggiungere e difficile da pulire se non si utilizzano i detersivi adatti. Passando una mano su questa parte non pulita, si potrebbe rivelarne l’accumulo di calcare e di sapone residuo. 326 Trends Housekeeping 327 6. Toilette. La toilette è stata ben pulita e strofinata? Prendi una salvietta di carta, inumidiscila e strofinala sotto l’orlo della tazza del water. Se la toilette non è stata pulita accuratamente, la carta lo rivelerà. “Se vuoi raggiungere l’eccellenza, lo devi fare subito. In questo preciso istante, smetti di fare le cose in modo men che eccellente.” Thomas Watson (fondatore IBM) “I tre pilastri dell’ABC – leggere, scrivere e far di conto – non bastano più. Occorre aggiungervi altre tre abilità di base: uso del computer, riflessione critica, capacità di cambiare.” Fred Gluck (ex direttore generale McKinsey & Co.) almeno accettabile. Lo conferma un sondaggio effettuato da Teamwork, rivolto a scoprire quali sono i plus che spingono l’ospite a ritornare nello stesso albergo. Al primo posto, nel 2001, in assoluto risulta la qualità della stanza e, in particolare, proprio l’aspetto “pulizia”. In termini di fidelizzazione della clientela, è fondamentale un puntuale, ordinato servizio ai piani. Con ciò si intende non solo un livello di pulizia approfondito, ma la percezione di: • cura dei dettagli per la valorizzazione della stanza, della sua atmosfera; “Il leader crede nella responsabilità piuttosto che nel controllo.” Herold R. McAlindon • un’evidente precisione nella preparazione delle camere; (Tratto da Hospitality News 2000) • una maggiore sensibilità e attenzione nei confronti dei clienti; Una stanza fresca di bucato La pulizia della camera è il primo metro di giudizio della qualità di un albergo. Spesso è affidata a personale non qualificato. • personale ai piani in grado di gestire con discrezione, correttezza e cordialità i contatti con i clienti, senza infastidirli per l’eccessiva confidenza o la ritrosia causata da timidezza o disinteresse; Se alle camere d’albergo si dedicasse la stessa cura che viene concessa alla hall, alla facciata, agli spazi comuni, sicuramente l’ospite sarebbe più soddisfatto. Troppe volte, infatti, ad una prima e positiva impressione al momento dell’arrivo segue la delusione di stanze dall’aspetto trascurato, con arredi vecchi, consumati dall’uso, solo apparentemente puliti, con un inconfondibile odore di chiuso. Queste considerazioni sarebbero esagerate se in Italia esistesse uno “standard” di ospitalità, se le stelle avessero un significato, ma le precauzioni purtroppo non vanno prese solo per i piccoli alberghi di bassa categoria, ma anche per i 5 stelle. Eppure la qualità dell’alloggio è un elemento strategico dell’offerta alberghiera ed è essenziale per il manager che voglia mantenere un tasso di occupazione Le catene internazionali da tempo hanno scoperto quanto sia importante la cura della stanza per garantire la soddisfazione del cliente e, di conseguenza, il successo dei loro alberghi. Per questo si avvalgono esclusivamente di personale addestrato. Purtroppo numerosi alberghi continuano ad affidare le sorti delle loro camere a donne di buona volontà, ma di scarsa professonalità, che si improvvisano cameriere ai piani per qualche stagione. 328 Housekeeping Housekeeping • una soddisfacente durata degli arredi stessi, puliti e trattati con cura. 329 Le funzioni indispensabili della governante 7 mosse per battere lo sporco: 1. Iniziare dalle operazioni “più sporche” come la raccolta della biancheria. I letti sono una delle prime cose da fare: devono risultare puliti, candidi e con lenzuola e copriletti ben tesi. 2. I prodotti devono essere sempre ben chiusi e lontani dai punti di passaggio per evitare che l’ospite urtandoli possa farsi male o rovesciarne il contenuto. 3. Bisogna fare attenzione a non danneggiare le superfici sulle quali vengono appoggiati i prodotti per la pulizia. 4. Non vanno sottovalutati i pericoli di incendio. Quando si vuotano i cestini e i portacenere, si deve controllare attentamente che non contengano mozziconi accesi. Inoltre, si deve sempre verificare il funzionamento degli apparecchi elettrici, affinché non risultino difettosi e controllare che non vi siano fili scoperti. 5. Terminati gli interventi di pulizia più consistenti, si proceda a spolverare il mobilio, a lucidare maniglie e superfici levigate. Infine, l’aspirapolvere. 6. Quando si pulisce non bisogna aver paura di alzare il capo per controllare che tutto sia in ordine. Se ci si accorge che qualche cosa non va (presenza di macchie, ragnatele, etc.) anche se non è compreso nella normale routine di lavoro bisogna intervenire per eliminarla. 7. Bisogna aver cura delle dotazioni delle camere. Se qualcosa è rotto, danneggiato o si trova in equilibrio precario, va sostituito o posizionato correttamente. Fate il test ai 5 punti critici: • Passate un dito sulla testata del letto, sulle cornici dei quadri e sugli armadi. • Controllate bene nell’armadio: ci sono carte? Le grucce appendiabiti sono in ordine? • Che impressione vi dà la biancheria da letto? Odora di pulito o ha uno sgradevole odore di “vecchio”? Il copriletto è ben tirato e sotto il letto la pulizia è impeccabile? • La toilette è ben pulita? Per scoprirlo prendete una salvietta di carta, inumiditela e strofinatela sotto l’orlo della tazza del water. L’acqua nel WC ristagna o è pulita? Lo scarico funziona correttamente? • Il muro della doccia è pulito? Passate una mano su questa parte per vedere se trovate tracce di calcare o di sapone. (Tratto da Pianeta Hotel 2001) Il reparto housekeeping è una zona nevralgica all’interno dell’albergo. Un mondo che si basa su massima organizzazione, grande cura dei dettagli, tempi e metodi precisi. Un reparto fondamentale per la soddisfazione della clientela e l’immagine dell’albergo, e forse, anche se a volte trascurato, è quello in cui il lavoro è più complesso e faticoso rispetto ad altri reparti perché richiede impegno, coordinamento di tutto lo staff e attenzione, per garantire agli ospiti pulizia impeccabile, ordine e cura delle loro esigenze, ritmi e desideri. Le governanti hanno quindi un ruolo strategico non solo nel trasmettere, soprattutto alle cameriere neo assunte, informazioni sulle tecniche e i comportamenti corretti per lo svolgimento di un lavoro efficiente ed efficace, ma anche nel responsabilizzarle a svolgere il proprio lavoro con serietà, nei modi e tempi prestabiliti. Se anche voi aspirate a diventare delle perfette governanti, ecco, di seguito, 10 utili e pratici suggerimenti: 1. Stimolare e rispettare le collaboratrici. Una governante dipende totalmente dalla performance delle sue collaboratrici. Per ottenere i risultati voluti è necessario il coinvolgimento di tutte le cameriere ai piani e il mantenimento di un comportamento autorevole e fermo, ma non autoritario. 2. Stabilire i turni con precisione. È fondamentale stabilire i turni di lavoro con precisione e quindi saper programmare il numero giusto di cameriere ogni giorno, che, nei casi di necessità, vuol dire saper anche riprogrammare velocemente compiti e responsabilità di una o più collaboratrici, per fare in modo che il lavoro venga svolto costantemente con efficienza ed efficacia. 3. Amare i clienti. Il cliente deve essere al centro della vostra attenzione. Siate un modello per le collaboratrici e parlate con i clienti. Annotate le preferenze degli ospiti abituali e informate le cameriere ai piani. Consegnate prontamente al ricevimento tutte le richieste dei clienti e annotatele per pensare a possibili miglioramenti nel servizio. 4. Monitorare le aree da pulire. Realizzate periodicamente una lista in cui 330 Housekeeping Housekeeping 331 annotare, per ciascuna area dell’albergo, cosa richiede un intervento di pulizia e con quale frequenza. Dopo di che assegnate i turni attenendovi allo schema. Vi sarà più facile stabilire settimanalmente i compiti da assegnare. 5. Controllare lo stock della biancheria. Servitevi di inventari mensili e settimanali per quantificare e qualificare con precisione tutto ciò che utilizzate nel reparto e le dotazioni necessarie per ogni camera libera ed occupata (cancelleria, attrezzatura e prodotti per la pulizia, biancheria degli ospiti). In base alla quantità, all’uso e allo stato del materiale, provvedete a fare le ordinazioni necessarie affinché nel magazzino il quantitativo di stock per ogni voce sia sempre lo stesso. Ricordate che le ordinazioni vanno sempre eseguite calcolando i tempi di consegna. prezzo disponibile. Concedete ad ogni rappresentante il tempo necessario per presentare i prodotti (potete imparare sempre qualcosa) e trasmettete queste informazioni alle collaboratrici. 10. Essere professionali. Guadagnate rispetto dei collaboratori attraverso un comportamento professionale nell’organizzazione del reparto e la vostra performance. Non sottovalutate i corsi di aggiornamento. I prodotti più amati dai clienti: 1. Menu dei cuscini 2. Acqua profumata alle essenze 3. Struccante gel per occhi 4. Purificatore d’aria 5. Fiori freschi in camera 6. Ferro da stiro 6. Conoscere il budget e attenersi ad esso. Fate l’inventario attenendovi al budget prefissato ma, se vi è possibile, contribuite a fissare il budget annuale e comunicate al direttore suggerimenti o dubbi, quando necessario. Spiegate al personale le dinamiche della bassa e alta occupazione in albergo: servirà a responsabilizzare le collaboratrici nel loro lavoro. (Tratto da Hospitality News 2003) 7. Realizzare tirocini incrociati. Insegnate come pulire le camere alle addette alla lavanderia (se l’albergo ne ha una) e a chi si occupa della pulizia delle aree comuni, mentre alle cameriere ai piani spiegate come utilizzare la lavanderia. Pulizie delle camere: porta aperta o chiusa? 8. Comunicare efficacemente. Parlate al vostro personale di ciò che accade in albergo, delle partenze e degli arrivi degli ospiti, delle esigenze e desideri dei clienti abituali. Invitate il direttore a partecipare alle ispezioni. Presentate al direttore (a fine mese) un sommario che documenti i fatti più salienti che accadono nel reparto, i progetti andati a buon fine e quelli da realizzare, le spese e gli acquisti di biancheria e materiale. Pranzate con gli altri capi reparto e offrite collaborazione, quando possibile. 9. Ponderare gli acquisti. Prestate attenzione nel comprare solo macchinari e prodotti efficaci e utili. Confrontate i prezzi dei vari fornitori per gli acquisti di materiale ad alto consumo (spugne, stracci, prodotti di pulizia etc.). Per il materiale di marca valutate e chiedete il miglior 332 Housekeeping (Fonte: The Room Chronicle, 2002) Le procedure standard di pulizia delle camere d’albergo prevedono, solitamente, che la porta di ogni stanza resti aperta fino al termine della sua pulizia, con il carrello posizionato davanti all’ingresso. Tuttavia, alcuni albergatori ritengono che solo la porta chiusa sia un modo efficace per tutelare la privacy e la sicurezza del personale ai piani. Entrambe le scelte comportano, come sempre, vantaggi e svantaggi. Vediamoli. > Pulizie con la porta aperta: le cameriere riescono a svolgere la loro mansione più velocemente, non dovendo aprire e chiudere continuamente la porta per prendere il necessario per la pulizia. Il carrello, Housekeeping 333 infatti, va tenuto preferibilmente fuori dalle stanze, non solo per questioni di dimensioni, ma anche per evitare accidentali fuoriuscite di prodotti. Per mantenere aperta la porta, esistono dei fermaporta piccoli ed economici che le cameriere possono tenere comodamente nella tasca del grembiule e che permettono di lasciare la porta leggermente socchiusa, ma bloccata. Tuttavia, essendo piccoli, possono andare facilmente perduti, rovinare la vernice della porta e creare un dislivello nel telaio. Inoltre, per le cameriere può risultare gravoso piegarsi per inserire o togliere il ferma porta ogni volta che devono entrare e uscire dalla stanza. > Pulizie con la porta chiusa: come si è detto, garantiscono una miglior tutela della privacy del cliente e alle cameriere una maggiore tranquillità. C’è addirittura chi suggerisce la chiusura a chiave della porta, ma consigliamo di evitarla, per rispetto al cliente stesso. La porta chiusa (ma mai bloccata dall’interno) evita inoltre di lasciare in vista gli effetti personali del cliente. Per una questione di sicurezza, è preferibile sistemare il carrello davanti alla porta (così si comunica anche al cliente che si sta effettuando la pulizia della sua stanza). Il nostro consiglio è quello di trovare voi stessi la strada migliore da percorrere, parlando con il personale ai piani e raccogliendo le reazioni dei clienti. Ovviamente, scegliendo di tenere la porta della camera chiusa, occorrerà segnalare la presenza della cameriera con un cartello posto all’esterno, specialmente se il personale ai piani non è dotato di carrello. La porta della camera rimarrà invece socchiusa qualora la cameriera terminasse le pulizie pur essendo entrato il cliente (ovviamente con la sua approvazione). (Tratto da Hospitality News 2003) 334 Housekeeping Il reparto housekeeping Se una cameriera ai piani apprende nel modo sbagliato, continuerà a lavorare in modo sbagliato. Un adeguato addestramento diventa un passo irrinunciabile. Alti costi energetici e perenne scarsità di personale qualificato spingono gli albergatori a cercare continue soluzioni per migliorare il reparto lavanderia e il servizio ai piani. Rispetto al primo, gli sforzi si concentrano sul risparmio idrico ed elettrico, mentre, per quanto riguarda il secondo, si cercano nuove strade per motivare il personale, addestrarlo, migliorarne le prestazioni e, soprattutto, ridurne il turnover. Una strada praticata già da qualche anno da diversi alberghi, per quanto riguarda la lavanderia, è quella di contenere il numero di capi da lavare coinvolgendo gli ospiti stessi, ai quali si suggerisce di servirsi di asciugamani e lenzuola se risultano puliti. Quindi, vengono istruiti gli addetti ad utilizzare al meglio prodotti e macchine, individuando il giusto quantitativo di detersivo e utilizzando le lavatrici sempre a pieno carico. Alcuni, oltre alle grandi macchine, hanno acquistato lavatrici formato famiglia per lavaggi più rapidi con carichi piccoli. Naturalmente, una corretta manutenzione degli impianti è un altro elemento chiave per una gestione efficiente del servizio di lavanderia. Se impianti ben gestiti portano a risultati ottimali, un personale soddisfatto lavora meglio e più difficilmente cercherà altri impieghi. Migliori condizioni di lavoro, adeguate comunicazioni, corsi di formazione, benefit e gratificazione economica sono la chiave per migliorare le performance di questo reparto, così apparentemente nascosto, eppure tanto decisivo per la soddisfazione del cliente. Ma come si fa a gratificare una cameriera ai piani? Innanzitutto, proprio riconoscendo l’importanza del lavoro che svolge. È vero che pulire camere e bagni è un lavoro spesso noioso, faticoso, ripetitivo e scarsamente qualificato. Per quanto brava ed efficiente, una cameriera ai piani solo in alcune realtà ha la possibilità di fare carriera, quando cioè lavora in un grande albergo dove è prevista la figura della governante. Più facilmente, nelle nostre realtà, terminato il lavoro ai piani, viene impiegata per dare una mano in cucina. In sintesi, la persona che si occupa delle pulizie ai piani lavora duro in cambio di uno stipendio non sempre allettante ed è poco Housekeeping 335 motivata ad eccellere in quanto non considera il suo ruolo fondamentale per il successo dell’albergo. Il reparto housekeeping, più che una professione identifica un mestiere. Anche a causa di ciò risulta difficile trovare qualcuno disposto a svolgere questa mansione per un lasso di tempo piuttosto lungo e sono sempre meno le nostre connazionali inserite in tale ruolo. Purtroppo ci troviamo in un circolo vizioso: il personale non è preparato e spesso è poco motivato, ma il lavoro che offriamo è ripetitivo e di scarsa soddisfazione. Di solito, infatti, quando si seleziona una cameriera ai piani, non ci facciamo troppe domande sulla qualità del suo lavoro, sulla sua professionalità, sulle sue aspettative. Un po’ di affiancamento, una pacca di incoraggiamento sulla spalla e per noi è già pronta a partire. Con queste premesse non è difficile prevedere come finirà. Ecco, di seguito, i principali motivi di assenteismo e turnover che riguardano il reparto housekeeping: • mancata valorizzazione del ruolo, per cui le cameriere non si sentono parte dell’hotel, ovvero corresponsabili (“anche se oggi non vado a lavorare non cambia niente”); • incompatibilità tra orari dell’hotel e quelli della persona, in quanto non sono stati messi bene in chiaro nel periodo di prova; • scarsa conoscenza/interesse da parte del management per le motivazioni, i problemi, le vicende personali delle dipendenti. Eppure, noi sappiamo quanto sia importante per un cliente la pulizia professionale della propria camera. Saper predisporre una stanza per un nuovo arrivo, maneggiare con la giusta cura gli effetti personali dell’ospite che vi soggiorna, entrare in una camera nel modo corretto sono procedure importanti che se realizzate in modo errato squalificano tutto l’albergo. E, del resto, si tratta di compiti che vanno insegnati e a cui va data la giusta importanza. Insomma, non credo che un semplice affiancamento sia la strada giusta. Tra l’altro, se una cameriera apprende nel modo sbagliato, continuerà a lavorare in modo sbagliato. Un adeguato addestramento diventa allora un passo irrinunciabile, necessario non solo per fornire un 336 Housekeeping giusto apprendimento, ma anche per far comprendere l’importanza dei suoi compiti e il fatto che non si tratti di un lavoro di serie B, ma di primaria importanza per il successo di un albergo. Spieghiamo, quindi, alle nostre cameriere ai piani che il loro compito non è solo quello di pulire delle camere, ma di contribuire a venderle: invece di limitarci a dire loro: “Ecco come si pulisce una camera, adesso fallo tu”, preferiamo dire: “Non ti chiedo semplicemente di pulire delle camere, ma di consegnarci camere pronte per essere vendute”. È questo l’approccio più corretto per coinvolgerle nella gestione complessiva dell’albergo e dare loro la responsabilità di predisporre delle camere che generino fatturato. Chi si occupa del servizio ai piani, infatti, non è una normale donna delle pulizie. C’è una notevole differenza tra pulire una comune abitazione e preparare in modo professionale una camera d’albergo in modo che soddisfi le aspettative di ogni cliente! Naturalmente, chi eccelle andrà adeguatamente ricompensato. Ecco, a titolo di esempio, due tipi di gratificazione offerta alle cameriere ai piani: al Peninsula di Hong Kong, per ogni 10 camere extra pulite, le cameriere ricevono un giorno di ferie; al Shangri-La Tanjung Am Resort, Sabah, Malaysia, l’efficienza viene ricompensata con premi in denaro e cene servite di tutto punto al ristorante dell’albergo. Ovviamente, l’efficienza in questi casi si associa ad un’efficacia imprescindibile: la qualità delle pulizie, rilevabile anche con eventuali check-list, che dovrà essere sempre eccellente, qualunque sia il numero di stelle dell’albergo. Naturalmente, si tratta solo di esempi, tra l’altro inseriti in contesti ben diversi dai nostri, ma utili per comprendere la necessità di dare una compensazione adeguata alle cameriere ai piani a cui, inoltre, si dovrà fornire chiaramente l’obiettivo da raggiungere. Questo potrebbe essere una maggiore cura nella preparazione della camera (fornendo loro una tabella dettagliata di come vanno sistemate le dotazioni, dell’aspetto che deve avere il letto, del livello di pulizia desiderato), oppure, un accorciamento nei tempi di pulizia delle camere stesse senza perdere in termini di qualità, ma solo migliorando l’efficienza (ad esempio, insegnando loro a muoversi con maggiore efficienza, riducendo i tempi morti). Housekeeping 337 Ecco i 4 elementi alla base di una pulizia professionale della camera, che dovranno essere resi noti alle cameriere e verificati ogni volta che si effettua il controllo delle camere: 1. ODORE: è il primo elemento che colpisce il cliente. Cattivi odori possono venire dai tessuti, dalle tende, dalla moquette, dal bagno, dall’aria condizionata o… dalla fatica. 2. LOOK: alla prima occhiata tutto deve apparire perfetto. Basta un solo elemento sbagliato per abbassare il livello di qualità complessivo: un copriletto mal centrato, tracce di polvere sul pavimento (generalmente negli angoli), dotazioni sistemate velocemente, una sedia spostata. 3. IL LETTO: ogni cliente si aspetta un letto comodo, pulito e profumato, cuscini soffici e vaporosi. Evitiamo che, aprendo il letto, il lenzuolo di sotto si sfili. È bene, perciò, che le lenzuola abbiano le dimensioni adeguate e che il lenzuolo di sopra non venga rincalzato. 4. IL BAGNO: si fa attenzione al WC e a ciò che generalmente si pulisce di routine, ma non si osservano i particolari che invece il cliente nota subito. Verificare dietro le porte, dietro i sanitari, le piastrelle della vasca. Verificare che il courtesy service sia sistemato in modo appropriato e con le dotazioni necessarie. (Tratto da Turismo d’Italia 2004) 338 Housekeeping Yield management Pillole di alta stagione per curare la scarsa domanda Pur di aumentare l’occupazione si abbassano i prezzi. Niente di più sbagliato. Ecco cosa fare. Nella maggior parte delle località turistiche uno dei problemi principali per gli operatori è costituito dalla bassa stagione, ovvero, dai periodi di scarsa richiesta di soggiorni e, quindi, dal basso indice di occupazione delle camere. Molte località hanno una stagionalità breve, che non consente agli albergatori di raggiungere tassi di occupazione sufficienti nell’arco dell’anno tali da diluire i costi fissi di gestione. Spesso pur di aumentare l’occupazione in periodi di scarsa domanda gli alberghi abbassano le loro tariffe, svalutando il loro prodotto. A livello di destinazione turistica la situazione si presenta ancor più intricata. In molte località, nei periodi di bassa stagione vi sono pochi turisti, e così la maggior parte dei servizi e delle attività commerciali restano chiusi. Ma come si può sperare che vengano turisti se la località si presenta deserta? L’aumento della concorrenza, frutto della diffusione dell’offerta turistica che ha caratterizzato i passati decenni, ha ristretto i tradizionali margini di manovra degli operatori. Ai più sembra che i servizi di attivare, o le strategie da mettere in piedi per aumentare gli arrivi in bassa stagione, siano già stati sperimentati da altri, che ci sia rimasto poco da inventare, in grado di attirare l’attenzione di nuovi turisti; o che addirittura i costi per valorizzare la bassa stagione siano comunque proibitivi. Da qualsiasi lato si guardi il problema, la sfida si mostra complessa. Eppure, a fronte di queste riflessioni, risulta chiaro a tutti che una valorizzazione dei periodi di bassa stagione avrebbe l’effetto di decongestionare e rendere più vivibile l’alta stagione (caratterizzata da fenomeni quali superaffollamento, overbooking, prezzi elevati e basso standard dei servizi) e, in genere, le località turistiche. In altri termini, la bassa stagione, che sarebbe preferibile definire come il periodo di bassa occupazione, può essere considerata Yield management 339 come un’opportunità per offrire una proposta coerente con le aspettative dei turisti, anche di quelli più esigenti e sofisticati, quelli in cerca di autenticità. Così, se vi sono evidenti barriere allo sforzo di chi vuole ampliare il proprio arco stagionale, esistono altre evidenti opportunità, prima fra tutte la frammentazione dei periodi di vacanza che caratterizza la maggior parte dei turisti e che tende a diminuire il tasso di concentrazione delle vacanze stesse. Se si considera che a livello europeo vi sono 100 milioni di persone che “possono e vogliono” fare una vacanza al di fuori dell’alta stagione, è evidente che esiste l’opportunità di aumentare l’occupazione. Da questo punto di vista e in considerazione del continuo aumento delle persone che vanno in vacanza, si può dedurre che la bassa stagione appare come un problema degli operatori turistici, quindi dell’offerta, e non certo della domanda. In altre parole, il concetto può essere tradotto in questi termini: i turisti ci sono anche per la bassa stagione, il vero problema è andarli a cercare. Molte località balneari sono meta di migliaia di turisti che ogni estate le scelgono per la loro vacanza estiva, attratti dal sole, dalla spiaggia e dal mare. Ma ci sono altrettanti segmenti di mercato, alcuni dei quali meno interessanti al sole e al mare, che possono rispondere a proposte invitanti in periodi di bassa stagione. Una situazione molto simile è anche quella che si verifica nelle località montane o nelle città d’arte. A seconda delle caratteristiche della località si possono individuare alcuni segmenti interessanti da attrarre in bassa stagione. Dai gruppi scolastici ai senior, dai turisti stranieri che hanno un calendario di festività diverso da quello italiano, agli amanti della gastronomia e dei prodotti tipici. Non è, tuttavia, sufficiente individuare le motivazioni e le tipologie di clientela adatte alla località in periodi di bassa stagione, ma occorre anche ripensare agli strumenti promozionali, che dovranno essere più specifici e mirati per tipo di clientela e per periodo. Inoltre, le iniziative avranno successo se rientrano in una strategia generale che coinvolga anche il sistema dell’ospitalità locale. 340 Yield management Colpire il target. I segmenti su cui puntare: • Individui o gruppi con obiettivi di viaggio (enogastronomia, cultura, spettacoli, eventi, etc.) • Nuovi senior • Viaggiatori d’affari • Congressisti • Sportivi • Gruppi speciali per vacanze a tema • Stranieri provenienti da regioni e paesi con calendari di ferie elastici • Gruppi scolastici Tutto esaurito in 10 mosse: 1. Cambiare nome ai listini e agli slogan commerciali. I clienti on scelgono la vacanza pensando alla bassa stagione. Se è un periodo tranquillo può essere venduto e comunicato come periodo di relax, una settimana particolare. È preferibile considerare che esistono periodi di bassa occupazione da gestire, piuttosto che una bassa stagione da subire. 2. Definire esattamente gli obiettivi di marketing. È arduo affrontare il problema senza avere obiettivi chiari, precisi e raggiungibili. Quale incremento di presenze si vuole raggiungere? Che tipo di clientela si può conquistare? Di quale nazionalità? 3. Individuare esattamente i periodi da valorizzare. Focalizzare esattamente i periodi su cui puntare per un incremento delle presenze, concentrandosi, almeno inizialmente, su poche settimane. Non è pensabile di riempire l’albergo nei mesi invernali se l’albergo è balneare. È più facile aumentare il livello di occupazione nelle settimane in cui l’albergo già lavora. 4. Scegliere con cura i target potenziali. Individuare con precisione il target che si intende raggiungere, quindi studiarne le caratteristiche, scoprirne i bisogni e i desideri e confezionare un’offerta su misura proponendo servizi innovativi. 5. Vendete prima la destinazione e poi l’albergo. I turisti, quando decidono una vacanza, sono interessati prima di tutto alla località, a quello che si può fare, alle opportunità offerte e poi pensano l’albergo. È dunque fondamentale promuovere tutto ciò che c’è intorno all’albergo, anche gli aspetti più strani e curiosi. Yield management 341 6. Creare e promuovere pacchetti su misura. Molti alberghi offrono pacchetti, ma sono pochi colori che li propongono e li commercializzano nel modo giusto. Non è sufficiente pensare e creare un pacchetto perché abbia successo. Bisogna pianificare per tempo la promozione del pacchetto, usare il direct marketing, informare la stampa di settore e quella specializzata. 7. Cercare di essere originali e creativi. Distinguersi per originalità e creatività è una delle chiavi del successo. Alcuni alberghi riescono ad incrementare l’occupazione in particolari periodi dell’anno proponendo fantasiose e originali settimane o week-end a tema. 8. Verificare che il budget sia coerente con gli obiettivi. Non c’è raccolto senza semina! Se si intende conquistare un nuovo segmento occorre prima investire e questo significa realizzare materiale promo ad hoc, fare un’attività di comunicazione mirata, adeguare il servizio, sostenere la commercializzazione. Colpire il target. I segmenti su cui puntare: • Individui o gruppi con obiettivi di viaggio (enogastronomia, cultura, spettacoli, eventi, etc.) • Nuovi senior • Viaggiatori d’affari • Congressisti • Sportivi • Gruppi speciali per vacanze a tema • Stranieri provenienti da regioni e paesi con calendari di ferie elastici •Gruppi scolastici (Tratto da Pianeta Hotel 2001) 9. Non rinunciare alle prime difficoltà. Per raggiungere un risultato 10. Studiare attentamente il prezzo. Il prezzo è strategico in un’operazione di marketing per la bassa stagione, quindi va definito con molta attenzione rispetto al target individuato. Non tutti i segmenti potenziali hanno una bassa propensione alla spesa. Temi per incrementare l’occupazione Le leggi del marketing turistico sono rigorose. Per colpire nel segno bisogna mirare a target specifici di clientela. L’offerta alberghiera da sola ormai non basta più, bisogna legarla a eventi/attività diverse. Eventi Spettacoli, fiere, concerti, feste, tradizioni, sport, divertimenti Workshop Laboratori (vetro, grafica, gastronomia, etc.), studio della lingua, danza Sport Golf, bici, passeggiate a piedi e a cavallo, pesca, sport d’acqua, ritiri di squadre Cultura Musei, mostre, castelli, chiese, dibattiti, teatro, archeologia, caffè letterari, festival Escursioni Visite guidate, itinerari, sentieri, percorsi naturalistici, study tour, corsi ambientali Salute Centri benessere, check-up, riposo, diete, digiuni, programmi antistress New wave Viaggi nel tempo, avventura, escursioni originali e misteriose, riscoperte 342 Yield management Redigere il budget per incrementare i ricavi La nostra decennale esperienza sul campo ci ha permesso di riscontrare, sia negli alberghi medio-piccoli di città, sia in quelli di provincia, sorprendenti risultati di gestione, spesso dovuti ad improvvisazione e iniziative estemporanee tramandate storicamente di padre in figlio. In questi casi, manca, infatti, da parte degli operatori, una conoscenza benché minima, dei criteri e degli indicatori necessari alla determinazione di una corretta politica di budget. Sovente, albergatori, direttori e responsabili di reparto non sono realmente al corrente dei costi e ricavi del proprio albergo e come gli stessi si generino, pertanto l’intraprendere azioni commerciali, operative, strutturali e organizzative senza consapevolezza, li conduce verso errate valutazioni, spesso con gravi ripercussioni sulla gestione della propria struttura. Il budget è, infatti, uno strumento fondamentale per pianificare gli obiettivi aziendali, programmare le azioni necessarie e prevederne i risultati. Dunque, per aiutare l’albergatore a realizzare una corretta politica di budget, indichiamo un percorso che distinguiamo in 3 fasi fondamentali: 1. Il budget commerciale è il risultato di un’analisi del mercato propedeu- Yield management 343 tica alla realizzazione di un piano di marketing aziendale mirato e funzionale. I punti da considerare sono: l’analisi della domanda turistica, i competitor, i servizi e i prodotti che offrono, il cliente ed i nuovi trend di sviluppo turistico per restare competitivi sul mercato. A seguito di tali valutazioni, l’albergatore determinerà il posizionamento della struttura rispetto all’area ed ai suoi concorrenti e potrà considerare eventuali azioni commerciali mirate, tenendo conto dei costi da sostenere e dei benefici che ottiene l’azienda. 2. Il budget operativo si compone con un’attenta analisi dei costi e dei ricavi suddivisi per reparto, (partendo dallo storico dell’albergo). I principali indicatori da considerare e da cui partire sono scientifici e non empirici e li individuiamo in: Room Division (analisi del numero di camere vendute, numero di presenze realizzate, percentuale di occupazione totale e multipla, ricavo medio camera e ricavo medio presenza, Rev.p.a.r., vale a dire ricavo per camera potenzialmente vendibile) e Food & Beverage (numero di pasti realizzati, ricavo medio per pasto, turnover dei posti a sedere, dimensionamento organici, costo pasto, etc.). A seguito dell’elaborazione dei dati, l’albergatore potrà procedere nella definizione di una strategia operativa, di un piano di azione e poi alla misurazione dei risultati. realizzare un modello di budget necessario a perseguire con successo, ambiziosi obiettivi per l’incremento della redditività aziendale, in un’ottica di controllo di gestione preciso e consapevole. (Tratto da Hospitality News 2003) Fare discounting danneggia l’albergo In base a questi elementi, l’albergatore potrà cominciare a valutare scientificamente i suoi risultati e dare delle risposte a quegli eterni dilemmi del tipo: se comprare o noleggiare la biancheria, se gestire il ristorante direttamente o affidarlo a terzi, se la vasca idromassaggio sarà a pagamento o free of charge, etc. Se le risposte a queste domande, apparentemente semplici, vengono confuse o sottovalutate, possono generare grosse differenze in termini di ricavi, costi e gradimento del servizio. È, quindi, evidente che solo una conoscenza di come si generano i numeri relativi ai costi ed ai ricavi della struttura, consente all’albergatore di È un periodo ancora difficile per il comparto turistico italiano. Perdita di presenze italiane e straniere (e, quindi, di profitti) negli alberghi italiani, come ha segnalato l’Osservatorio di Federalberghi relativo al periodo gennaio-ottobre 2002 (rispettivamente -0,2% e -0,3% rispetto al 2001) a causa del calo dei consumi turistici, della crisi della Germania e degli effetti dell’attentato terroristico dell’11 settembre 2001. Gli albergatori italiani hanno, quindi, un solo pensiero adesso: far salire il RevPar (ricavo medio per camera potenzialmente vendibile), aumentare il volume dei profitti per incrementare i ricavi, o, quanto meno, pareggiare le spese. Ma perché ciò avvenga è necessario modificare il proprio modo di pensare e realizzare strategie di vendita e di marketing basate su una nuova ottica: restituire valore e qualità al prodotto alberghiero. La politica che gli albergatori hanno adottato in questi anni, infatti, non solo come conseguenza della crisi del comparto turistico, è stata di discounting, vale a dire di svendita effettiva delle camere e dei servizi alberghieri. Un ingiustificato abbassamento dei prezzi realizzato per competere con la concorrenza, stare in linea con i prezzi del mercato e non perdere profitti quando si registrava un calo di business, che però ha danneggiato l’immagine delle strutture ricettive italiane. Direttori e proprietari alberghieri hanno venduto camere anche alla metà del loro prezzo, ma così facendo le hanno svalutate agli occhi dei clienti. Il prezzo, infatti, comunica il valore di ciò che viene offerto: se svendete ripetutamente una camera da 120 a 50 euro, avrete clientela di 50 euro, non di 120 euro e perderete la possibilità di posizionare nuovamente il vostro 344 Yield management 3. Il budget e la struttura, è di fatto la materializzazione di un modello riepilogativo per reparto di voci di addebito, che dovrà rispondere a specifici criteri di reporting e nasce dall’esigenza di individuare con analicità e ciclicità i numeri che compongono il business. Yield management 345 prodotto dove era inizialmente sul mercato, o dove volevate collocarlo. Il prezzo è il fattore più importante: chiunque lavori nell’industria dell’ospitalità dovrebbe conoscere come questo agisce sul mercato. Quali scelte fare, quindi, per incrementare il fatturato e non perdere clientela, mantenendo alta l’immagine dell’albergo, anche in periodi di difficoltà? Prima di tutto bisogna stabilire i prezzi, in base agli obiettivi che ci si è prefissati. Abbassare le tariffe per generare alta occupazione non porta necessariamente ad un aumento di ricavi, inoltre, come abbiamo visto, può generare un pericoloso circolo vizioso che danneggia la reputazione della struttura. Dunque, non vanno ritoccate pericolosamente le tariffe, piuttosto va studiata una nuova comunicazione al cliente, che deve sottolineare l’elevato standard qualitativo delle vostre offerte. Il vostro tariffario ha prezzi più elevati dei vostri concorrenti? Sì, perché è giustificato da un servizio e un’accoglienza speciali (ovviamente da dimostrare con i fatti) che vi contraddistinguono e aprono le porte a clienti disposti a spendere di più, pur di ottenerli. Per raggiungere tale risultato è, comunque, fondamentale formare lo staff che si occupa di vendite a comunicare alla clientela questo messaggio: siamo diversi e le persone troveranno nel nostro albergo qualcosa di unico. Occorre, però, che il personale ci creda, per poter essere a sua volta convincente agli occhi dei clienti. È un compito che richiede da parte vostra capacità comunicative, di leadership e una precisa strategia a mediolungo termine. di clienti sceglie esclusivamente per questa ragione, mentre la maggior parte associa solitamente un prezzo basso alla scarsa qualità del prodotto. Il prezzo può diventare il fattore che determina la scelta del cliente solamente quando tutto ciò che gli viene offerto è uguale, indistinto, ma è difficile che questo accada con i prodotti e servizi alberghieri. La gente compra invece quando percepisce come minimo il rischio di una scelta fallimentare: minore è il rischio nella decisione, maggiore è la soddisfazione nell’acquistare qualcosa, a prescindere dal fattore prezzo. Facciamo un esempio: dovete comprare dei bicchieri di carta in occasione di una festa che organizzerete per i bambini che soggiornano nel vostro albergo. Potete scegliere tra: A) la marca più economica B) la marca leggermente più costosa. Optate per A. Portate a casa i bicchieri e li riempite di succhi e bevande per i piccoli ospiti, ma il contenuto dei bicchieri comincia a colare macchiando il bancone del bar. A questo punto, 3 sono i costi da valutare per definire il problema: 1) emozioni negative 2) spreco di tempo 3) spreco di soldi. Un prezzo basso non è il primo motivo che spinge la clientela ad acquistare un prodotto o un servizio alberghiero. Solo una piccola percentuale Certamente vi siete a dir poco innervositi davanti a quella scena, ma avete anche pensato che dovrete tornare nel negozio per un secondo acquisto, sottraendo tempo ad altri progetti, oltre a sborsare altro denaro per nuovi bicchieri. Questi sono i rischi a cui probabilmente non avete pensato al momento dell’acquisto. Ebbene, quando i clienti ascoltano la vostra presentazione, calcolano anche i rischi in cui possono incorrere. Per spingerli a comprare, dovreste costruire un rapporto solido con i decisori d’acquisto, conquistare la sua fiducia. Se occorrono, per rafforzare la vostra credibilità, utilizzate anche delle raccomandazioni e testimonianze a prova della vostra serietà e lealtà, coinvolgete, inoltre, i clienti nella sperimentazione del prodotto: quanto più possono toccare e vedere ciò che acquistano, tanto più diminuisce il 346 Yield management (Tratto da Hospitality News 2003) Il fattore “rischio” influisce sull’acquisto Yield management 347 Nel mio continuo viaggiare tra gli alberghi italiani, siano questi a Milano, a Rimini, a Napoli o a Firenze, fornendo consulenze a direttori, proprietari, addetti al ricevimento, mi accorgo che tra gli operatori dell’ospitalità serpeggia, da un po’ di tempo, una vera e propria “fobia da prezzi”, un’angoscia collettiva che li spinge a farsi concorrenza a suon di ribassi e offerte speciali. Perfino a Venezia, città che nel 2003 ha registrato il più alto RevPar (ovvero, il rendimento per camera disponibile) a livello mondiale, si percepisce questo atteggiamento di sconfitta per cui il cliente può essere catturato solo attraverso sconti e prezzi bassi. L’ospite non è più vissuto come una persona da conquistare con servizi e coccole né - per fortuna - come un pollo da spennare (legato al concetto che “se non viene più lui ce ne sarà un altro al suo posto”). Piuttosto, vedo in giro un atteggiamento comune di affannosa ricerca del cliente a qualunque prezzo, o meglio, al prezzo più basso possibile, perché adesso il concetto che li guida è “se non viene più lui, non ce ne sarà un altro al suo posto”. Non è con una semplice corsa al ribasso che si migliora la propria performance economica! L’esperienza delle catene alberghiere americane (Cendant, Hyatt, Marriot, Hilton, Starwood, etc.) dovrebbe esserci da monito, per sottrarci a questa politica delle tariffe stracciate ed evitare di trovarsi, come loro, presi nella morsa delle web agency (come Expedia, Travelocity, Priceline, WorldRes). Le grandi catene, infatti, per fronteggiare la grande crisi del 2001 e il conseguente crollo della domanda, avevano scelto canali di vendita alternativi a quelli tradizionali, mettendo a disposizione del sistema agenziale on line le proprie camere. Pur di aggredire il mercato via web, avevano contrattato tariffe stracciate, ma in questo modo si erano create tariffe on line fuori controllo. L’occupazione era aumentata, ma solo grazie alla svendita delle loro camere. Conseguenza di ciò, lo scorso anno il sistema alberghiero mondiale ha perso 962 milioni di dollari di utile. Ora le catene intendono riprendere in mano le redini della situazione. Vogliono, insomma, gestire in prima persona i propri clienti e i propri prezzi. Per questo, stanno applicando la strategia della “best rate guarantee”, imponendo che le web agency applichino tariffe mai inferiori a quelle proposte sui siti alberghieri. Inoltre, offrono premi e sconti a coloro che, dopo aver prenotato una camera sul sito ufficiale dell’hotel, trovano sul web tariffe ribassate. Ad esempio, Hyatt applica il 20% di sconto sulla tariffa più bassa, Marriott addirittura il 25%, Cendant offre un pernottamento gratuito, Starwood il 10% di sconto e 2.000 punti sul programma Fidelity. Ora, anche molti albergatori italiani si chiedono come, quando e in che modo applicare gli sconti e se il rack rate (ovvero, la tariffa massima pubblicata) può ancora essere considerata la tariffa di posizionamento del loro albergo quando poi sempre più raramente riescono ad applicarla. Le difficoltà del mercato, la grande competitività, l’incertezza che caratterizza l’attività di questo settore spinge piuttosto verso una maggiore flessibilità delle tariffe, con l’obiettivo di arrivare a prezzi estremamente elastici, addirittura aggiornati quotidianamente, in base all’andamento della domanda e dell’occupazione, una specie di borsino alberghiero. Occorrerebbe una gestione tariffaria diversa da quella applicata finora, abbandonando le rigide suddivisioni tariffarie tra rack rate, corporate, per gruppi, per i week-end, etc. Intanto, più che di rack rate, si dovrebbe iniziare a parlare di “sell rate”, ovvero, la tariffa piena (rack) ma flessibile, che vari sulla base di corrette previsioni di occupazione. Questa, insomma, saprebbe adattarsi ad ogni mutamento anche repentino del mercato, fluttuando, eventualmente, anche ogni giorno. Una volta creata la “sell rate”, si costruiranno le altre tariffe riferite al proprio mercato, attuale 348 Yield management rischio dell’acquisto. Infine, lavorate con lo staff per creare un’offerta che attenui il più possibile la paura dei rischi. Periodi di prova, formule soddisfatti o rimborsati, garanzia di qualità, pagamenti ritardati: tutto questo contribuisce a ridurre la percezione del rischio da parte della clientela. (Tratto da Hospitality News 2003) La politica delle tariffe Non è con una semplice corsa al ribasso che si migliora la propria performance economica. Yield management 349 e potenziale. Per farlo, però, occorrerà conoscere la propria clientela e, naturalmente, formare i collaboratori addetti alla vendita affinché sappiano proporre correttamente le diverse opportunità di prezzo. Le tipologie tariffarie, infatti, non possono essere uguali per tutti gli alberghi, ma vanno costruite solo dopo aver effettuato una corretta segmentazione del proprio mercato. Ad esempio, se un albergo ha una clientela costituita prevalentemente da turisti d’affari, dipendenti di enti pubblici, clientela di T.O., su queste diverse tipologie costruirà le proprie tariffe. Ma prima di farlo dovrà effettuare un’ulteriore segmentazione per scoprire chi sono e quali caratteristiche hanno i clienti che fanno parte di ciascuna categoria. Infatti, potrebbe scoprire che i turisti d’affari sono costituiti da una fetta interessante di donne manager. Quindi, si potrebbe creare una tariffa legata a una precisa tipologia di offerta per questo tipo di ospite. Il pacchetto includerebbe, ad esempio, la predisposizione della camera per clientela femminile, provvista di set di cortesia adeguato, riviste femminili, asse e ferro da stiro, specchio ingranditore nel bagno, delicate fragranze nella stanza. Se, invece, le scelte strategiche dell’hotellerie italiana si orienteranno più su un contenimento dei prezzi che non verso la creazione di una corretta politica tariffaria, poi sarà molto difficile uscirne. Il mio suggerimento, dunque, è quello di studiare la clientela, capirne le esigenze, interpretarne i desideri e successivamente attuare delle proposte mirate. • rendete chiare, immediate ai clienti tutte le condizioni necessarie per ottenere una tariffa privilegiata; • le vostre tariffe dovranno essere inversamente proporzionali alla flessibilità delle condizioni offerte: massima tariffa = massima flessibilità (in termini di tempi di prenotazione, eventuali rimborsi, conferma della prenotazione, modalità e durata di soggiorno, etc.); minima tariffa = minima elasticità; • Infine, garantite al vostro sito la massima visibilità possibile sul web. (Tratto da Turismo d’Italia 2004) Il prezzo non è tutto È indispensabile indirizzare il potenziale cliente verso il costo totale, quindi sul rapporto prezzo-valore, anziché soffermarsi sul semplice costo monetario del prodotto. • create un sistema di prenotazione semplice, in modo che la vostra clientela possa utilizzarlo con estrema facilità (ricordate di proporlo anche in lingua se avete clientela straniera); La maggior parte degli albergatori (e, di conseguenza, degli addetti alle vendite) pensa che il dettaglio più importante in una vendita sia il prezzo. In alcuni casi, si sentono quasi in imbarazzo quando devono proporre una delle loro camere migliori, ad esempio una suite, ovviamente dal costo elevato. Temono, infatti, una reazione di rifiuto del cliente e, quindi, già in partenza tendono ad offrire camere dai prezzi più contenuti, o, cosa ancora peggiore, a svenderle, pur di sentirsi rispondere “sì”. In realtà, secondo studi recenti, generalmente i consumatori associano il basso prezzo alla cattiva qualità e sembrano più interessati al valore di un prodotto che al suo costo. Dunque, a volte il vero ostacolo non sta nel prezzo, ma nella scarsa convinzione, da parte dell’addetto alle vendite, della qualità del prodotto offerto, che possa giustificare appunto quel costo. Per incoraggiare e rassicurare il cliente sull’acquisto, diventa quindi necessario mostrarsi convinti del valore del prodotto offerto e saper trasmettere questa certezza all’interlocutore. In che modo? Allontanandosi dal discorso prezzo e soffermandosi, piuttosto, sul suo “costo totale”. Esso è 350 Yield management Ecco alcuni consigli per costruire e applicare una corretta politica tariffaria: • formate il vostro personale alla vendita, affinché abbia la capacità di applicare la più alta tariffa possibile per quel cliente, superandone le obiezioni; • monitorate costantemente i prezzi dei vostri competitor; • memori dell’esperienza delle catene americane, siate sempre presenti su Internet, ma siate voi ad offrire la miglior tariffa on line; Yield management 351 dato dal rapporto fra il costo e il valore (benefici) che il cliente attribuisce all’oggetto in questione. Ed è esattamente questo rapporto che il consumatore valuta in qualsiasi trattativa di vendita. Se, infatti, deve scegliere fra pagare 50 euro per un articolo che ritiene non faccia perfettamente al caso suo, o 200 per uno che pensa possa appagarlo, quasi certamente preferirà l’articolo più caro, che, nonostante il prezzo più alto, ha il “costo totale” (rapporto costi/benefici) migliore per lui. Purtroppo esistono ancora albergatori che, soprattutto nell’attuale periodo di incertezza economica in cui versa l’industria turistica, fanno leva sul prezzo, piuttosto che sul valore offerto alla clientela e quindi praticano sconti pericolosi, o peggio ancora, il cosidetto discounting (cioè la svendita di prodotti), ritenendo sia l’unico modo per vendere le camere e equilibrare i costi e i ricavi. L’idea prevalente degli operatori turistici è che abbassare i prezzi delle camere attiri nuovi consumatori nel mercato e li spinga ad acquistare di più, ma questo sistema, che non ha mai funzionato per l’industria alberghiera, a maggior ragione non è remunerativa in un’epoca di guerra di sconti e di vacanze a basso costo scelte su Internet. Più volte ho ribadito che praticare sconti sulle camere d’albergo non aumenta i ricavi e non stimola gli affari. Nonostante i prezzi ridotti, infatti, i potenziali clienti non aumentano i viaggi e gli acquisti, mentre i clienti abituali ottengono di più spendendo meno, e i profitti degli alberghi si riducono drasticamente. Anche un recente studio della Cornell University presenta alcune riflessioni non incoraggianti sulle conseguenze che le strategie di discounting hanno sulle imprese alberghiere, di cui non si può non tener conto. In primo luogo, praticare sconti danneggia gli utili degli alberghi perché non migliora le vendite e non fa crescere la domanda, inoltre, il fatto che su Internet prevalga la contraddittorietà dei prezzi può accrescere il problema, dato che i consumatori possono trovare prezzi meno cari per la stessa camera d’albergo, su diversi siti web. Infine, le promozioni e i “pacchetti” degli stessi alberghi, che propongono prezzi scontati per camere di standard elevato, diminuiscono i profitti, screditano l’immagine della struttura e non creano un adeguato incremento della domanda. Dopo anni di consulenza a imprese alberghiere distribuite sul territorio nazionale, il consiglio che posso dare ad albergatori e direttori (che a loro volta trasmetteranno agli addetti al ricevimento, i maggiori responsabili delle vendite in albergo), è di indirizzare il potenziale cliente verso il costo totale (quindi sul rapporto prezzo-valore), anziché soffermarsi sul semplice costo monetario del prodotto. Certo, per qualcuno il valore che deriva dall’acquisto di un oggetto può essere il semplice aspetto economico (convenienza), ma per altri può essere il comfort, il prestigio, il concedersi uno sfizio. Ognuno è disposto a spendere in misura diversa, rispetto al valore che attribuisce all’oggetto motivo di trattativa. Ovviamente, non è facile comprendere quali sono i benefici che il cliente cerca dall’acquisto di un prodotto. Il miglior modo per scoprirlo è fargli alcune domande, scoprire i suoi reali bisogni. Immaginiamo, allora, che il cliente potenziale sia un responsabile meeting di organizzativo che deve selezionare un albergo in cui realizzare un seminario di un paio di giorni. Ecco una sequenza di domande che, adattate ovviamente al caso specifico, potranno essere utili a scoprire esigenze ed aspettative del potenziale cliente, in modo da presentargli nel modo più appropriato il prodotto e concludere con successo la trattativa. Partiamo dal luogo. Il cliente ha scelto definitivamente la città (area, etc.) per questo incontro? In quali altri luoghi sta cercando? La risposta a questa domanda servirà a sapere se il concorrente dell’albergo è un’altra città, o una diversa area della zona. In questo caso bisognerebbe “vendere” prima il luogo, poi l’albergo. Successivamente, si passa alle richieste del cliente. È importante accertarsi di aver capito esattamente cosa desidera. A questo proposito si potrebbe riassumere la sua richiesta con una domanda: “Da quel che ho capito, il vostro incontro è per un numero x di persone e avrete bisogno di 20 camere. Volete anche la colazione continentale ogni giorno, spuntini la mattina ed il pomeriggio e cena di gala, giusto?”. È importante, poi, chiedere al cliente se e dove ha fatto precedentemente una simile riunione. La risposta servirà all’albergatore per comprendere le sue aspettative, se il cliente ritiene appropriati per l’incontro sia il luogo che l’albergo. A proposito dell’albergo, bisogna valutare le conoscenze del cliente riguardo al prodotto alberghiero. L’interlocutore conosce la 352 Yield management Yield management 353 città (o la zona) e l’albergo (catena, marchi affiliati, etc.)? Ha mai soggiornato in quell’albergo? E se sì, quando? Quest’aspetto è fondamentale per presentare i prodotti e i servizi accuratamente, soprattutto nel caso in cui la struttura sia stata recentemente ristrutturata. Un’altra domanda utile a scoprire aspettative ed esigenze del cliente, riguarda il personale: quanto è stato d’aiuto lo staff alberghiero verso i partecipanti, nell’ultimo incontro che ha tenuto l’azienda? Sicuramente il responsabile organizzativo ricorderà cosa l’ha colpito piacevolmente. Altrettanto importante è scoprire se e quali sono stati, al contrario, gli aspetti negativi del precedente incontro. Che servizio ha offerto l’albergo in quella circostanza? Eventuali problemi sono stati risolti in modo soddisfacente? Dalla risposta si può capire quali aspetti sono fondamentali per il potenziale cliente e come gestirli. Le ultime domande riguardano il budget a disposizione dell’azienda/cliente per l’incontro e il sistema di pagamento. Per quanto attiene al preventivo, esso potrebbe includere il pernottamento, oltre a sala e ristorazione. Conoscere il budget dell’azienda serve a farsi un’idea di come presentare le tariffe dell’albergo. Per il sistema di pagamento, è importante sapere se il conto finale sarà unico, oppure ciascuno pagherà separatamente. È importante tenere a mente che la vendita non è mai conclusa finché il conto non è stato pagato. È dunque fondamentale stabilire fin dall’inizio quali sono le modalità di pagamento dell’azienda cliente. Le risposte a tutte queste domande si riveleranno utili per poter comprendere gli aspetti del prodotto che hanno particolare valore agli occhi del potenziale cliente, in modo da costruire una proposta completa e interessante e concludere positivamente la trattativa, nonostante l’eventuale costo elevato. Prima di presentare la propria offerta è, comunque, necessario capire chi è il vero decisore per quell’incontro. Nel caso il soggetto stia solo cercando informazioni, non bisogna perdere tempo, ma individuare chi prenderà la decisione finale, così da presentare il proprio albergo e le proposte a chi ha l’autorità per decidere. Infine, qualora sia lui il decisore finale, si può formulare una proposta convincente e completa, chiedendogli: “Quanto vale per lei…? È molto importante per lei…?”. Chiedere al potenziale cliente il valore che attribuisce a quel prodotto, lo induce a riflettere sul “costo totale” dell’offerta, trascurando il semplice discorso monetario. Il risultato è che, in questo modo, il cliente sarà maggiormente predisposto a concludere positivamente la trattativa. Il momento dell’acquisto è sempre molto delicato, poiché ogni cliente vuole credere di aver speso bene i suoi soldi e di aver ottenuto un vantaggio, che non è necessariamente economico, ma che dipende, appunto, dal valore attribuito a quel prodotto. La propensione alla spesa è determinata, quindi, in larga misura dalla professionalità e dalla capacità dell’addetto alle vendite, di far soffermare il cliente sul valore del prodotto, focalizzando l’attenzione proprio sul suo “costo totale”. In questo modo, non solo il prezzo elevato non è più un ostacolo alla vendita, ma diventa lo strumento attraverso cui sottolineare la qualità dei prodotti e servizi offerti. Mauro Santinato 354 Yield management Yield management (Tratto da Turismo d’Italia 2004) Il gioco dei prezzi nel menu dei ristoranti Tra tutte le decisioni che un ristoratore deve prendere in fase di apertura o di rinnovo del suo locale, una delle più delicate è la definizione dei prezzi del menu. Non sempre, infatti, si tiene conto dei diversi elementi che entrano in gioco. Uno di questi riguarda il diverso atteggiamento dei clienti verso i pasti fuori casa a seconda del giorno della settimana: infatti, mangiare fuori nei giorni feriali, se non è legato a eventi speciali (un compleanno, un anniversario, un appuntamento importante, ...), viene percepito più come necessità di nutrimento che non come momento di svago, a differenza di quanto accade nei week-end e nei giorni festivi. Ciò spiega perché durante la settimana i clienti hanno una propensione alla spesa più contenuta. Nella formulazione dei prezzi si dovrà quindi tener conto di tale logica e proporre prezzi diversi in base alla cadenza giornaliera (allettando il cliente con promozioni o combinazioni di menu a prezzi vantaggiosi nei 355 giorni feriali e spingendo di più la vendita nei giorni festivi o per ricorrenze particolari). Se è vero che la maggior parte di noi bada meno al costo da sostenere quando acquista capi d’abbigliamento per delle occasioni speciali, così non stupiamoci se i nostri clienti attuano lo stesso ragionamento quando si tratta di mangiare fuori. Web marketing (Tratto da Hospitality News 2005) Quali sono le potenzialità di Internet? Forse sono tutte da decifrare, viste le alterne fortune di chi si è cimentato. Non è di questo avviso Arthur Esch, esperto di e-commerce, che, su invito di Teamwork, ha partecipato al 50° Salone Internazionale dell’Attrezzatura Alberghiera di Rimini, fornendo il suo contributo al convegno “La rivoluzione delle nuove tecnologie nell’ospitalità”. Esch afferma: è finita l’era dell’informazione, comincia l’era della conoscenza, c’è tutto lo spazio per un nuovo protagonismo delle aziende. Esch ricorda quanto la tecnologia sia pervasiva: telefoni ovunque, cellulari con accesso ad Internet, costi delle trasmissioni dati dimezzati, scambi world wide in crescita esponenziale, base demografica della rete sempre più bilanciata (gli utenti non sono più solo gli addetti ai lavori). Noi italiani, grandi consumatori di cellulari, con Internet siamo ancora agli albori. Non siamo i soli, a dire il vero, ad avere questo ritmo: il South China Morning Post rivela che meno del 2% delle famiglie di Hong Kong, patria di commercianti, effettua acquisti on line. Vendite di beni e servizi su Internet muovono ancora troppo piccole percentuali del giro d’affari totale delle aziende. Forse perché al consumatore finale si rende la vita troppo complicata. Le pagine web non sono friendly, specie per le applicazioni commerciali. La maggiore confidenza con Internet dipenderà dall’impatto delle innovazioni di grandi attori della old economy. Ferrovie dello Stato ha cominciato a emettere biglietti on line, Lufthansa assicura il check-in veloce per chi ha cellulari wap (con accesso Internet). Sarà la diffusione su ampia scala di applicazioni subito utili che porterà gli utenti a praticare di più la strada del web, stimolando comportamenti imitativi da parte dei meno esperti, e via dicendo, attraverso un passaparola a macchia d’olio. Internet ha già superato l’esame della validità tecnologica del mezzo (al di là delle 356 Yield management Internet, la grande ragnatela Web marketing 357 vicende, sempre perfettibili, della sicurezza e della privacy). La macchina funziona, bisogna renderla più vicina alla realtà di tutti i giorni, con incentivi e con lo sviluppo di nuove funzioni. E, a questo proposito, possiamo prendere ad esempio i progettisti dell’Università di Lovanio, che, prima di disegnare i marciapiedi di collegamento tra il corpo centrale dell’edificio e la vicina arteria stradale, lasciarono per qualche tempo che gli studenti attraversassero i campi incolti. Poi, dove l’erba era più calpestata pavimentarono. Dunque, per rispondere alla domanda: “Che fare con Internet?” forse è opportuno mettere da parte gli schemi consueti e osservare la fisiologia della rete, il modo con cui Internet funziona e viene utilizzato. Internet: 1. attira per la sua originalità come strumento multimediale 2. qualifica/ringiovanisce l’immagine del prodotto percepita dal mercato 3. è veicolo/canale di offerte commerciali a costi contenuti. Prendiamone atto e seguiamo queste tracce. La Rete rappresenta un mercato di persone con nuove abitudini, prima di tutte l’abitudine di confrontare le offerte prima di decidere. Quindi in un’economia della conoscenza, come la chiama Esch, cambia in modo radicale la capacità competitiva delle destinazioni turistiche tradizionali. Gli esperti concordano sul fatto che esiste un enorme potenziale di crescita per gli acquisti di viaggi e vacanze on line. Chi ne saprà trarre profitto? Come conquistare visibilità su Internet? Il problema di oggi non è tanto quello di essere in rete, quanto quello di farsi rintracciare. I favoriti sono i grandi tour operator, le catene di hotel, le compagnie aeree, perché hanno marchi ben conosciuti, ma nuove strade sono battute dai portali verticali che, solo per citarne alcuni, si caratterizzano per l’alto contenuto di servizio: > Convegni.it per il mondo congressuale > Planethotel.net per il settore alberghiero e della ristorazione > eDreams.it per i viaggi di medio e lungo raggio. comportamenti di acquisto dei turisti: la navigazione porta conoscenza e il cliente che va in agenzia arriva con un quadro esauriente di ciò che vuole, se non altro è capace di rivendicare i prodotti migliori ai prezzi più bassi. Colpa di Internet, si capisce. Priceline invita i navigatori a dire quanto vogliono spendere per fare un viaggio e la prima agenzia che vuol incassare quei soldi tira fuori dal cilindro una vacanza su misura. Le auction (aste) e le auction reverse (aste inverse) si riescono a fare meglio o solo sul web. Internet è diventata una variabile del marketing mix? Sì, e allora bisogna domandarsi quale uso fare del commercio elettronico, della rete, delle tecnologie per aumentare il vantaggio competitivo. L’innovazione, scrive Philip Kotler nel suo Il marketing secondo Kotler, costituisce la migliore difesa in un mercato nel quale pochi vantaggi competitivi durano a lungo. Secondo Esch ci può essere una forma di competizione nuova, legata alla conoscenza del mercato e della clientela, seguendo tre tappe: 1. cercare audience, ricercare indirizzi e-mail, trovare sistemi per creare attenzione (ottenere info sui clienti significa classificare i contatti avuti dal cliente con i vari reparti aziendali per richiesta di un certo tipo di informazioni, prenotazioni, lamentele); 2. stimolare reazioni con e-mail, notiziari, comunicazioni one to one, personalizzare i contatti/messaggi, fare ricerche specifiche a campione; 3. analizzare le risposte o i comportamenti d’acquisto, gestire i risultati di determinate campagne promozionali, individuare i bisogni, registrare le preferenze, vendere, costruire la fedeltà del cliente. La possibilità di fare centro è nel passaggio da una fase di sola attività di comunicazione a una fase di marketing di relazione one to one con un’offerta commerciale personalizzata. (Tratto da Hospitality News 2000) Le nuove tecnologie dell’informazione hanno un impatto dirompente sui 358 Web marketing Web marketing 359 Il ciclo di marketing e vendite su Internet 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Tutto comincia con l’informazione dell’azienda; Primi software per videoscrittura e gestione amministrativa dei clienti; Arriva Internet e si accede alla rete (navigazione); Primi scambi di corrispondenza (e-mail); Nasce un sito vetrina che mostra i servizi e le strutture dell’azienda; I provider registrano il sito nei motori di ricerca; Si stabilisce un collegamento con i colleghi entrando a far parte di uno o più portali; 8. Vengono attivati sistemi di prenotazione on line, talvolta anche con pagamenti on line; 9. Si costruisce un data-base; 10. Si sviluppano iniziative di e-mail marketing; 11. Si costruiscono offerte in un’ottica di one to one marketing. (Tratto da Hospitality News 2000) l’importanza di un sito Web che consenta di “portare” la propria struttura verso tutti coloro che ne potrebbero potenzialmente diventare clienti. Ecco allora qualche suggerimento per chi fosse interessato all’attività di Web Marketing. Per prima cosa, bisogna ricordare che il sito di un hotel non deve ridursi semplicemente ad un depliant on line dell’albergo, ma deve cercare di sfruttare al meglio tutte le opportunità che Internet può offrire. A che cosa serve un sito? Gli obiettivi possono essere molteplici: - presentare e promuovere l’hotel a livello locale, nazionale, internazionale; - migliorare l’immagine della struttura; - raggiungere nuovi potenziali clienti o nuovi segmenti di mercato; - pubblicizzare i servizi offerti e le novità introdotte; - fidelizzare la clientela già acquisita con servizi informativi dedicati; - ricevere direttamente le prenotazioni; - migliorare i propri servizi attraverso il feedback dei visitatori. Che caratteristiche deve avere un buon sito? Web Marketing per l’Ospitalità Il Web Marketing è sicuramente un argomento di attualità. Tutti ne parlano, molti lo “praticano” e in tanti vorrebbero saperne di più... Già da diversi anni, alcuni tra i più “innovativi” manager del settore dell’ospitalità, fiutando le potenzialità offerte dalla rete, hanno puntato su Internet quale ulteriore strumento di marketing per fare conoscere la propria azienda e promuoverla. Essere in rete significa avere l’opportunità di raggiungere chiunque, in qualunque momento ed in qualsiasi parte del mondo e a costi molto più contenuti di altre forme di pubblicità. Oggi farsi conoscere e promuovere la propria struttura e i servizi che essa può offrire, sono obiettivi raggiungibili anche attraverso azioni di Web Marketing che, se condotte in maniera efficace, si possono tradurre in occasioni concrete di business. Da qui Anzitutto deve essere: > facile da leggere (pagine non troppo lunghe da scorrere, contenuti ordinati, titoli chiari ed esplicativi, testi fluidi e ben congegnati, rapidità nel reperimento delle informazioni); > piacevole (deve attirare l’attenzione dell’utente non solo per il colore e la grafica ma anche per lo stile di scrittura); > aggiornato (eventi e novità del mese, data di validità del listino e delle offerte, nuovi servizi della stagione in corso; un sito non aggiornato trasmette al cliente un’immagine non positiva della struttura); > completo (la completezza delle informazioni è un requisito di qualità; l’utente deve essere in grado di capire chi, dove, cosa, come e perché, cosa si offre e come può interagire col sito); > interattivo (la partecipazione attiva dell’utente, lo coinvolge maggiormente: deve poter fare scelte, esprimere pareri ed intervenire se e 360 Web marketing Web marketing 361 quando lo ritenga opportuno); > chiaro (le informazioni contenute devono essere chiare, comprensibili ed immediatamente utilizzabili per chi visita il sito). Per quanto riguarda invece i contenuti, è importante fornire tutte le informazioni utili all’utente per ciò che riguarda: • presentazione dell’hotel; • servizi forniti; • servizi speciali aggiuntivi (che esprimono il valore aggiunto della struttura, ad esempio riconoscimenti e/o certificazioni ottenuti); • camere e spazi comuni; • listini e offerte (costantemente aggiornati); • posizione e mappa (come raggiungere l’hotel con i diversi mezzi di trasporto); • staff e benvenuto (sezione dedicata allo staff dell’albergo e al messaggio di benvenuto per i visitatori); • collegamenti ad altri siti (link) che contengano informazioni correlate e/o approfondimenti degli argomenti trattati, informazioni sulla località, eventi, etc. Il sito ha, inoltre, un aspetto funzionale che riguarda versioni in lingua (se si lavora anche con l’Estero), prenotazioni on line e collegamenti al database dell’hotel. Una volta realizzato e pubblicato, il sito deve essere correttamente gestito, altrimenti diventa pressoché inutile, per i visitatori e di conseguenza per l’albergo stesso. Dunque, Internet è un mezzo che può far aumentare e velocizzare i contatti con migliaia di clienti potenziali. Tuttavia, affinché tali contatti si trasformino in business, ovvero in effettive prenotazioni, è necessario non solo conoscere le potenzialità e le peculiarità di questo nuovo mezzo, ma in primo luogo definire gli obiettivi da raggiungere e le modalità attraverso cui realizzarli. Ogni giorno milioni di pagine web compaiono nel mondo virtuale di Internet. Tutti (o quasi) hanno compreso i vantaggi di questo grande mezzo di promozione. L’incredibile opportunità di raggiungere un vasto numero di segmenti di mercato rapidamente, facilmente e a costi veramente ridotti rispetto ad altri strumenti di comunicazione, spinge sempre più persone verso il business virtuale. Il problema è che Internet sta diventando un universo sempre più affollato, dove farsi riconoscere è sempre più difficile. Avere un sito web piace, dà soddisfazione, ma non serve a niente se nessuno lo conosce. Possedere un sito e fare marketing su Internet non sono la stessa cosa: certo, per fare marketing su Internet bisogna essere in rete, ma un sito web non è altro che un insieme di documenti, immagini e file che sono pubblicamente accessibili attraverso Internet. Realizzare un sito e trovare il modo per posizionarsi in Internet attraverso i giusti motori di ricerca è uno dei passi da compiere, ma non l’unico. La regola secondo la quale il marketing costituisce l’80% del successo del vostro prodotto o servizio, vale anche per il sito web. In assenza di strategie di marketing efficaci, apparire su Internet sarà un fallimento. Fatta questa premessa, anziché aspettare di essere scoperti da milioni di visitatori, cercate di capire cosa cercano i navigatori della rete quando si aggirano nelle sue fitte e innumerevoli trame. Il secondo passaggio è capire quali sono gli obiettivi che volete raggiungere attraverso un sito e cosa vi aspettate dai visitatori. Il fulcro dell’attività di web marketing consiste nell’uso creativo di strategie e tattiche mirate a stimolare e a mantenere l’interesse verso un sito e (Tratto da Hospitality News 2000) 362 Web marketing: dallo strumento virtuale al successo concreto Web marketing Web marketing 363 quindi un prodotto/servizio. Perché ciò sia possibile occorrono: sito; 4. lealtà e fiducia, ovvero si mira a sviluppare fiducia e fedeltà al sito. > Disciplina: il web marketing non è qualcosa che si fa una volta aspettando poi i risultati. È un’azione da fare costantemente, ogni giorno, più volte al giorno. Bisogna entrare in quest’ottica e per farlo bisogna seguire una linea comportamentale, darsi una disciplina. > Pazienza: in Internet ci vuole pazienza. Un sito realizzato da poco può inizialmente portare una decina di visitatori al giorno, ma che nell’arco di un anno possono raggiungere cifre esorbitanti. L’importante è creare una strategia di marketing per fare ritornare i visitatori, prima di realizzarne una per fare visitare inizialmente il sito. Questo perché la prima impressione è determinante nel fare tornare il potenziale cliente o farlo fuggire definitivamente. > Obiettivi concreti: occorre programmare obiettivi concreti e realistici. Una volta fissati, dovete fare tutto quanto è in vostro potere per raggiungere gli scopi prefissati. > Volontà di successo: se volete avere successo, dovete desiderarlo fortemente e concentrarvi sui vostri obiettivi. Gli ostacoli sono ciò che vediamo quando leviamo lo sguardo dai nostri obiettivi. > Etica: molti sono coloro che utilizzano stratagemmi e astuzie sleali per incrementare il traffico sul proprio sito. Ma se volete mantenere il successo, evitate comportamenti scorretti, siate leali con i vostri visitatori. Guadagnerete la loro fiducia. Al contrario, una volta persa la credibilità, non potrete più tornare indietro. Il web marketing non è solo una semplice tecnica che conduce il traffico di visitatori verso il sito. Su Internet, oltre a realizzare strategie per farvi raggiungere, dovete anche sapere che tipo di marketing applicare dopo essere stati raggiunti. Potete, infatti, puntare le vostre tecniche di marketing in 4 direzioni diverse: Il mix di questi 4 elementi costituisce il web marketing vincente. (Tratto da Hospitality News 2001) L’hotel su Internet Il catalogo del vostro albergo messo in rete deve essere accattivante, efficace e dinamico. Ecco alcuni consigli pratici ed alla portata di qualsiasi azienda. Essere su Internet è importante, lo sappiamo tutti, ma la domanda è: come esserci? In che modo lo stile, l’aspetto delle pagine, le dimensioni del sito, i contenuti e le immagini proposte possono rendere gradevole e utile il nostro sito e invitare i navigatori a contattarci? Forse la cosa più immediata che siamo portati a fare per la realizzazione del nostro sito, è una traduzione del depliant dell’albergo, magari un po’ arricchita e aggiornata. Può essere un punto di partenza, ma se ci limitiamo a questo perdiamo sicuramente tutte le potenzialità e l’efficacia di essere in rete. Internet è un ambiente dinamico, diretto, ricco di contenuti e interattivo e tale dovrà essere anche il nostro sito. Ecco allora una serie di indicazioni utili per progettare le pagine Internet del nostro albergo o per verificare se questi elementi sono già presenti. 3) partecipazione, si stimolano i visitatori a partecipare attivamente nel > Su Internet lo spazio per i contenuti non costa così tanto come quello sulla carta e tutte le informazioni sono facilmente rintracciabili. A differenza del depliant i contenuti inseriti su Internet possono essere tantissimi e avere un’impostazione molto più funzionale grazie ai link, dei rimandi automatici a pagine di approfondimento. In questo senso, accanto ad alcuni slogan pubblicitari il sito dell’albergo potrà contenere numerose pagine di informazioni per il cliente. Compito del tecnico informatico sarà quello di collegare le diverse pagine dell’albergo, così da permettere al navigatore di aprire e visualizzare le informazioni, le 364 Web marketing 1. contatto iniziale, ovvero si utilizza il marketing per spingere il traffico in rete verso il sito; 2. ritorno, si incoraggiano i visitatori a tornare ancora sul sito; Web marketing 365 foto, le piantine stradali, le tabelle con i prezzi, insomma tutte le informazioni di cui necessita (presentazione, camere, servizi, offerte, come arrivare, dintorni, curiosità e altro). > Le foto: è davvero importante mostrare le immagini dell’albergo, ma altrettanto importante è cercare soluzioni che rendano molto rapida la loro comparsa sullo schermo. Oramai è possibile mostrare foto ad alta definizione e bassa occupazione di memoria utilizzando gli opportuni formati grafici: verificate il tempo di caricamento delle pagine e chiedete al vostro provider di intervenire se il tempo di visualizzazione vi sembra troppo lungo. > Lo stile del sito - scelta di colori, layout, stile di testo - deve identificare l’immagine dell’albergo, o meglio, l’immagine che volete fornire dell’albergo. Efficienza, familiarità, tradizione o modernità, natura, divertimento, tranquillità... il sito dovrà suscitare lo stesso tipo di emozione: ricco di funzionalità nel caso dell’albergo basato sulla ricchezza di servizi e sull’efficienza; con una pagina dedicata ai componenti dell’albergo, con nomi e foto di gruppo per ricreare un ambiente familiare; con foto dei dintorni e cenni alla cultura del paese per chi è legato alle tradizioni; visita virtuale dell’albergo e webcam; motori di ricerca e servizi meteo, chat e forum per chi vuole dare massimo rilievo alla modernità. > Ogni pagina, escluse quelle dedicate a presentazioni speciali, dovrebbe comprendere alcuni elementi standard come intestazione con logo, indirizzo ed e-mail, link alla pagina principale e una mappa in una pagina dedicata al “dove siamo” insieme ad altre informazioni utili come le principali distanze dalle città più importanti e i mezzi di trasporto disponibili. Ancora più interessante potrebbe essere l’inserimento nel sito di un apposito modulo da compilare con il tipo di richiesta di sistemazione alberghiera. Comunque, l’importante è inserire un indirizzo di posta elettronica sempre in evidenza da utilizzare per contattare l’hotel. point. L’ideale è un riepilogo di veloce consultazione e una descrizione accurata del singolo servizio per approfondimenti. > Internet è il mondo delle offerte, del gratuito, delle aste e delle occasioni, il vostro sito deve essere vivo e partecipare a questo scenario. Nella prima pagina, la home page, mettete un richiamo alle offerte lastminute, che dovranno essere sempre aggiornatissime. Potrete trarre spunto dalle offerte degli altri alberghi concorrenti o inventarvi nuovi pacchetti e formule vantaggiose per voi e per il cliente. > Internet permette di sviluppare un’esperienza interattiva. Pagine solo piene di contenuti che comunicano in modo unidirezionale verso il cliente non rappresentano la soluzione ottimale per questo tipo di mezzo. Non occorrono sotware sofisticati per rendere il sito interattivo. Ad esempio, l’inserimento di link, da una pagina all’altra o da un punto all’altro della stessa pagina, consente già al navigatore di scegliere come visitare il sito. Inserire spazi per commenti o suggerimenti è un altro modo facile per fare interagire il cliente e ottenere al contempo preziosi feedback. > È importante arricchire il sito con informazioni che diano valore aggiunto e che invitino il cliente a visitarlo di nuovo. Informazioni collegate all’ospitalità e ai vostri servizi, ma con un proprio valore intrinseco. Non ci sono limiti al tipo di informazioni che potete regalare ai visitatori, si tratta solo di capire quelle che potrebbero effettivamente essere più utili e interessanti per i vostri attuali e potenziali clienti. Il sito potrà a mano a mano arricchirsi di nuove informazioni, attrarre sempre nuovi utenti e invitarli a tornare sul sito e in hotel. > Su Internet conviene indicare per esteso tutti i servizi offerti dall’albergo, risulta più comodo per il lettore e di maggiore impatto. Non tralasciate nulla: parcheggio custodito, servizi per disabili, nursery, Internet > La parola d’ordine è aggiornare, aggiornare, aggiornare! Non solo, occorre anche rendere esplicito ed evidente il periodo di aggiornamento. Riportate, ad esempio, gli eventi del mese, o indicate la data di validità del listino e delle offerte, indicate le novità, i nuovi servizi offerti nella stagione in corso. Ricordatevi, infine, che le date sul sito rendono vincolante l’aggiornamento: infatti, così come avvisano il cliente che il sito è stato aggiornato di recente, lo avvisano anche del mancato rinnovo di informazioni appena trova un evento già trascorso o un’offerta scaduta. 366 Web marketing Web marketing 367 > Inserite una nuova pagina o una nuova funzione sul sito solo quando è completa. In Internet è sempre tutto in trasformazione e tutto in costruzione: il cliente che dopo più tentativi di accedere a certe informazioni continua a trovare pagine in costruzione, rinuncerà definitivamente. Non solo: effetti multimediali caotici si manifestano con musiche, scritte che vanno e vengono, effetti speciali. Tutte cose belle, se ben studiate, e armoniose. Viceversa, la musica può creare ansia, può annoiare o disturbare il visitatore fino a farlo scappare dal sito. > Qualche effetto audio o qualche bella nota musicale in una pagina di presentazione, per ricreare un clima suggestivo con immagini selezionate, può essere un’idea vincente. (Tratto da Turismo d’Italia 2001) Le regole d’oro per essere “clikkati” Ormai quasi tutti gli albergatori hanno un sito Internet, accomunati dalla volontà di farsi conoscere, cavalcare l’onda e catturare nuovi clienti. Essere su Internet non vuol dire, però, essere individuati da tutti e mantenere sempre lo stesso appeal rispetto alla concorrenza. Tutto ciò che vive nella rete si evolve con una rapidità sorprendente e necessita di continue cure per evitare che diventi obsoleto. Ecco, allora, alcuni consigli su come rinvigorire le pagine on line del vostro albergo e riacquistare potere e capacità di attrarre i cyber clienti. 1. Guardate attentamente il vostro sito: è facile per l’utente navigare nel vostro sito? Ogni pagina dovrebbe avere una barra che permetta ai visitatori di “clikkare” su un’icona e accedere automaticamente in altre aree del sito, senza dover tornare alla home page, ma anche un link con la vostra home page in modo da ritornarci facilmente in qualsiasi momento. 2. Mirate alla velocità: i “surfisti” della rete vogliono accedere rapida- 368 Web marketing mente al vostro sito. Se hanno bisogno di molto tempo perché si carichi e si apra la pagina (a causa della vostra grafica complessa, ad esempio), andranno altrove. 3. Conservate gli indirizzi e-mail e create un database: potete chiedere al vostro web designer di realizzare un’area “contattateci”, all’interno del sito, per la raccolta di indirizzi e-mail, da utilizzare in futuro per le vostre promozioni. 4. Mantenete i contatti: realizzate una newsletter che dia informazioni utili ed interessanti ai vostri clienti e distribuitela agli indirizzi della vostra mailing list. 5. Create un centro servizi on line: se il vostro sito ha una pagina o un’area “contattaci”, assicuratevi che ci sia anche un sistema per rispondere ai clienti entro le 48 ore. Non rispondere ad una richiesta di informazioni è il modo più semplice per consegnare un cliente nelle mani della concorrenza! 6. Misurate i contatti on line: per sapere quanti sono coloro che effettivamente vi scoprono attraverso la rete, potete chiedere al cliente che telefona in albergo come è venuto a conoscenza della struttura (passaparola, Internet, amici, etc.) ricordandovi di annotare le risposte. Oppure create un numero verde e promuovetelo solo on line, o stabilite solo su Internet un prezzo o un servizio speciale e garantitelo ai clienti che vi inviano una e-mail, o vi telefonano in riferimento a quel particolare servizio. 7. Posizionatevi in testa ai motori di ricerca: volete che il vostro sito sia tra i primi 10 motori di ricerca? Oggi molti motori di ricerca hanno optato per la soluzione “paga per la performance”, una sorta di asta per ottenere le prime posizioni. Ad esempio, un albergo concorrente 30 centesimi, così il primo viene trascinato al secondo o al terzo posto. 8. Se non avete la possibilità di monitorare costantemente il vostro sito, anziché rischiare di finire in fondo alla lista, affidate l’incarico ad un’agenzia di comunicazione che se ne occupi al vostro posto. (Tratto da Hospitality News 2003) Web marketing 369 Con Internet la newsletter porta business A coloro che utilizzano la propria newsletter aziendale per farsi conoscere e promuovere servizi alberghieri, o particolari offerte, consigliamo di fare un uso costante di Internet per la sua diffusione verso vecchi e nuovi clienti. Si tratta, infatti, di una potente arma del web, a costi decisamente più contenuti della posta e in grado di costruire rapidamente un legame con i lettori (customer relationship) e generare un visibile ritorno economico (maggiori contatti, più telefonate e prenotazioni). mai noiosa e soprattutto dal volto umano, che parli di voi. A questo scopo, includete qualche informazione personale sulla famiglia, i collaboratori, sul vostro lavoro ed, eventualmente, sul perché avete scelto questa attività. 4. Per finire, non siate avari di informazioni! Se siete a conoscenza di notizie che pensate sarebbero apprezzate dai lettori, mettetele gratuitamente al servizio della vostra clientela. State pur certi che tutto ciò che fate per loro, vi tornerà (Tratto da Hospitality News 2003) Ecco, dunque, qualche consiglio per incrementare il business, attraverso l’invio su Internet della propria newsletter: 1. Cercate di inserire notizie e informazioni attuali, dal limite temporale breve, che invitino la gente a leggere subito i contenuti e a non rimandare, con il rischio di dimenticarsi completamente del giornale! Date suggerimenti su opportunità del momento (proposte e offerte), notizie “fresche” ed eventi imminenti. La Netiquette: il galateo in rete Tra gli utenti della Rete, progressivamente, si sono sviluppate una serie di “tradizioni” e di principi di buon comportamento che vengono definiti “netiquette” (net–etiquette, etichetta della Rete). Questi principi non scritti vengono universalmente riconosciuti dai navigatori e servono per disciplinare le loro comunicazioni attraverso i vari servizi di Internet, primo tra tutti la posta elettronica. 2. Allo stesso tempo, la vostra newsletter dovrebbe contenere informazioni e consigli utili, sfruttabili anche a distanza di tempo. I vostri clienti, infatti, non dovrebbero cestinare le newsletter, ma conservarle (almeno quelle dell’ultimo anno), perché, in periodi successivi, potrebbero giudicarle valide per risolvere un problema (in casa come al lavoro), ricevere informazioni sul turismo, o avere idee e consigli sul tempo libero, i luoghi da visitare in quella località, le attività da praticare in vacanza, etc. Ecco alcuni consigli per gestire in modo corretto la comunicazione in Rete: > Quando comunichiamo con persone che non conosciamo, o conosciamo superficialmente, cerchiamo di adottare un tono piuttosto formale, utilizzando una formula di saluto appropriata e rivolgendoci al destinatario con il suo nome completo. 3. Inoltre, la vostra newsletter dovrebbe essere allegra e interessante, > Non sempre è corretto fare un semplice “reply” della mail ricevuta, piuttosto può essere preferibile scrivere un nuovo messaggio contenente un “oggetto” pertinente e adeguato alla richiesta, in grado di comunicare con chiarezza il suo contenuto. In questo modo eviteremo di appesantire la mail di risposta e generare confusione durante la lettura. 370 Web marketing Web marketing 371 > Leggiamo attentamente la comunicazione prima di rispondere e scriviamo solo le informazioni legate alla richiesta, senza dilungarci. > Prima di inviare allegati particolarmente pesanti sarebbe opportuno chiedere il permesso del destinatario per evitare di intasargli la casella di posta. > Riportiamo tutti i nostri riferimenti: la firma, l’indirizzo e il numero di telefono. > Rispondiamo non oltre le 24 ore dalla ricezione del messaggio. Altrimenti ricordiamoci di impostare una risposta automatica per informare che abbiamo ricevuto l’e-mail e che provvederemo a rispondere al più presto. > Può capitare di ricevere una mail che, leggendola, ci infastidisca: prima di rispondere sullo stesso tono pensiamoci bene. Potrebbe essere dovuto ad una nostra cattiva interpretazione legata ad una manifestazione poco chiara (per esempio, un concetto cambia di significato se è tra virgolette). Quindi, ponderiamo bene la risposta per evitare effetti controproducenti. In questi casi può essere utile contattare telefonicamente il nostro interlocutore per chiarire a voce la questione. > Facciamo attenzione ad inoltrare un messaggio che abbiamo ricevuto senza il permesso di colui che ce l’ha inviato. (Tratto da Hospitality News 2005) L’e-mail si evolve e diventa “legale” Il messaggio di posta elettronica così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi non può essere utilizzato come prova legale da far valere in giudizio durante un processo o un arbitrato per risolvere una controversia, a differenza della raccomandata con ricevuta di ritorno o del fax. Per risolvere questo problema, il Ministero dell’Innovazione ha introdotto e regolamentato un messaggio di posta elettronica più evoluto, che attribuisce pieno valore legale alla comunicazione digitale e maggiori garanzie 372 Web marketing al mittente e al destinatario senza nessun cambiamento nel suo utilizzo pratico. La novità principale risiede nell’identificazione da parte del CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione) dei fornitori del servizio di posta elettronica che sono in possesso dei requisiti necessari, primo tra tutti la tecnologia per apporre a ogni messaggio “certificato” la firma digitale. Questo particolare tipo di firma è un codice alfanumerico criptato che viene generato dal provider del mittente del messaggio al momento dell’invio, e da quello del destinatario una volta preso in consegna il messaggio inviato dal primo. Una volta ricevuto il messaggio, il fornitore di posta elettronica del destinatario rilascia una ricevuta (sempre digitale) al mittente, che vale come prova legale dell’avvenuto invio. Per ulteriori informazioni o per attivare il servizio occorre rivolgersi a uno dei provider autorizzati; l’elenco è disponibile sul sito della CNIPA: www.cnipa.gov.it Lo sapevate che... • Il 20% dei più importanti motori di ricerca consentono di trovare l’80% di tutta l’informazione presente sulla rete. • Nel 2005 il 25% delle prenotazioni alberghiere sarà generato dall’on line booking mentre un altro 25% sarà influenzato da Internet ma fatto off line, ovvero effettuato fuori dalla rete. • I blog (quei siti dove pubblicare al volo i propri pensieri e interagire con altri “blogger”) sono sempre più spesso utilizzati come strumento di web marketing. • Lo spam (la posta-spazzatura) coinvolge il 75% delle e-mail che ogni giorno vengono spedite in Italia. (Tratto da Hospitality News 2005) Web marketing 373 Wellness Verso un nuovo bagno “corner wellness” Come creare “in room” un mini centro benessere su misura. Tutti i punti critici. Se il cliente si fa una prima impressione dell’albergo osservando gli ambienti con cui viene in contatto dopo aver varcato la soglia d’ingresso, il verdetto finale lo emette entrando in camera: un giudizio che si estende a tutta la struttura. Per questo le imprese alberghiere italiane e straniere, sempre vigili sui nuovi trend, stanno puntando sull’arredamento, gli accessori, i tessuti in camera e in bagno per garantire all’ospite un servizio personalizzato che non si limiti a venire incontro alle sue necessità, ma che lo vizi, lo faccia sentire importante. In bagno, come in camera, per prima cosa bisogna dare ai viaggiatori le stesse (se non maggiori) comodità che trovano in casa. Questo non sempre accade in albergo. Se prendiamo, infatti, un mercato all’avanguardia come quello statunitense, ancor oggi i frequent traveller puntano il dito sulla trascuratezza e la mancanza di pulizia nei bagni. Le lamentele più 374 Wellness frequenti riguardano il cattivo funzionamento di rubinetti e di lavandini, la mancanza di pulizia di vasche e docce e la difficoltà di regolare a piacimento la temperatura dell’acqua. Problematiche con cui sovente devono fare i conti anche i turisti che scelgono gli alberghi italiani. Premesso che un livello elevato di qualità dovrebbe essere alla base di qualunque offerta alberghiera, ciò che fa la differenza, che rende un’esperienza diversa dalle altre e memorabile, è la personalizzazione di un ambiente, l’uso di accessori, tessuti e materiali studiati su misura come segno delle cure e delle attenzioni che l’albergo vuole dare ai suoi ospiti. E non è necessario esagerare, per dare il giusto comfort: sono sufficienti degli scalda asciugamani, utili non solo a tener calda la spugna, ma a riscaldarla in minor tempo, così da invogliare i clienti a riutilizzarli più volentieri. Si possono poi adottare phon da parete completi di lampadina sempre accesa che non necessita di sostituzione o specchi elettrici che evitano la formazione di vapore quando lei si trucca o lui si rade, grazie alla capacità di inibire la creazione di condensa sul vetro. C’è anche un altro aspetto del benessere e del comfort capace di regalare esperienze memorabili legato all’uso di prodotti come saponi, creme e lozioni per il corpo. Il cliente rimane piacevolmente colpito quando trova in bagno candele profumate o prodotti dell’aromaterapia (la disciplina che si propone di sviluppare il benessere attraverso la stimolazione di piacevoli sensazioni olfattive), come oli e sali da bagno aromatici, ma anche saponi e prodotti naturali per il corpo collocati in cestini dalla forma originale, dai colori vivaci e dai profumi avvolgenti. Completano e prolungano il piacere di un soggiorno il comfort e il calore di materiali innovativi, ma sempre molto caldi e confortevoli. Se prendiamo, ad esempio, le tende della doccia, i materiali migliori sono il tessuto e il vinile. Quest’ultimo può essere trattato anche con un funghicida inserito direttamente nel materiale per renderlo resistente alla muffa. Solitamente questo tipo di tende richiede la sostituzione ogni 6-8 mesi, mentre quelle in tessuto andrebbero lavate almeno una o due volte all’anno. Occhio anche alla scelta degli asciugamani, che non devono essere molto spessi, perché, anche se belli, all’atto pratico si rivelano poco maneggevoli per gli ospiti. Il materiale preferito è il cotone 100%. Wellness 375 A centinaia stanno proliferando in Italia dentro e fuori le strutture alberghiere. Gironi danteschi (per beati, ovviamente) aperti a tutti coloro che desiderano riposo, relax, purificazione del corpo e dello spirito. Beauty farm, fitness center all’ultima moda, saloni dal design trendy, moderno, dagli arredamenti e colori avvolgenti, dagli ambienti più simili ad un salotto apparso su una copertina di AD che a centri wellness. Cosa sta accadendo? Questi luoghi stanno aprendo le porte ad innovazione di stile, di offerte e di prodotti in linea con le nuove richieste del mercato. Se, infatti, cambiano gli stili di vita e di consumo della clientela, il mercato dell’offerta non può che adeguarsi. Il business generato dal comparto mostra cifre da capogiro: circa 18,5 miliardi di euro sono i soldi spesi l’anno scorso dagli Italiani tra palestre, centri estetici, creme, cosmetici e macchinari per scolpire il proprio corpo. Stress, alienazione, sregolatezza alimentare, ritmi frenetici, sono questi gli aspetti che caratterizzano la società di oggi e coinvolgono giovani e meno giovani. Ed ecco che il centro fitness, termale o la beauty farm si trasformano in luoghi magici, caldi, curati e raffinati, dove, dietro la “scusa” di perdere qualche chilo di troppo o tonificare e dare elasticità a pelle e muscoli, la gente può fare amicizia, rilassarsi e farsi coccolare da un ritmo lento, concedersi una “pausa”, anche solo di un giorno, qualche ora o un week-end, sperimentare, insomma, quella che potremmo definire la tecnologia della psiche, l’attività fisica e la cura del corpo finalizzata alla serenità e all’equilibrio interiore. L’offerta si adegua alla domanda, dunque. Le località termali sono quelle che manifestano uno sviluppo più dinamico e in chiave moderna dei beauty center all’interno delle strutture ricettive. Ciò accade perché si tratta spesso di località già note e vissute dai turisti come oasi rilassanti e rigeneranti, ma anche perché un centro benessere allunga la stagionalità, un fattore da sempre critico nella gestione dei centri termali. Albergatori e gestori di centri benessere hanno compreso che per catturare un pubblico di “salutisti”, è necessario realizzare proposte su misura per soddisfare la voglia di rigenerare e curare corpo e mente non solo della clientela abituale, ma anche della domanda estemporanea. I pacchetti con formule light quali i fine settimana di “remise en forme”, le 24 ore disintossicanti e i beauty-day sono solo alcune delle soluzioni più innovative nate per conquistare anche la clientela di passaggio o i residenti. 376 Wellness Semplicemente fastidioso... Cosa non fare trovare: • sanitari con scarsa pressione dell’acqua • vasca o doccia sporca perché pulita male o con residui di calcare • acqua che defluisce lentamente • temperatura non facilmente regolabile • acqua che esce dalle tende della doccia • tende della doccia che al calore si avvicinano e toccano il cliente Coccole e amenities: • Al Wyndham Warwick Hotel di Houston ogni bagno ha due vasche, una per lui e una per lei. • All’Hotel Europe di Zurigo ogni doccia dispone di sedia pieghevole, utile soprattutto per le persone anziane. • Al Dukes Hotel di Londra c’è uno spazzolino elettrico in ogni bagno. • Al The Clift Hotel di San Francisco i bambini ricevono il loro courtesy service composto da spazzolino da denti, shampoo anti lacrima, una spugna per il bagno, saponette e orsacchiotti di peluche. • Il Caribe Hilton di Puerto Rico offre un kit per il trucco di Estée Lauder che include due rossetti, una matita contorno labbra, fard, una crema da viso rigenerante, una lozione per il corpo e un pettine. (Tratto da Pianeta Hotel 2002) Benvenuti nel Paradiso terrestre Potrebbe essere questo lo slogan da adottare per chi possiede un centro benessere situato all’interno del proprio albergo. Wellness 377 Molti degli operatori decisi ad aprire (o rinnovare) un centro fitness o una beauty farm nel proprio albergo, ritengono (a ragione) che sia un grosso investimento in termini economici e di immagine. Ma forse qualcuno indietreggia, temendo che l’attuale boom che ha coinvolto il settore wellness sia un trend momentaneo e, dunque, passeggero. Sono paure lecite, tuttavia, non fondate. I centri benessere sono una componente necessaria che la clientela si aspetta di trovare in una struttura ricettiva. Possono, quindi, diventare nel lungo termine una fonte importante di ricavi. Perché ciò avvenga, però, è necessario che l’albergatore sia predisposto al cambiamento e all’innovazione, conosca il settore e faccia le opportune analisi di mercato per creare un centro coerente con la clientela che vuole ospitare e in linea con l’immagine dell’azienda. Il rischio di improvvisazione, o di affidarsi a professionisti poco esperti che rendono questo investimento più impegnativo, è molto alto. Aprire un centro benessere richiede competenza e la formulazione di un vero e proprio business plan specifico (configurazione dei pacchetti, trattamenti, listini, marketing, accurata scelta di terapisti o supervisione medica qualificata ove necessaria) con il supporto di consulenti esperti nel settore. Bisogna poi sapersi muovere sul mercato seguendo due direzioni: da un lato andare incontro alle esigenze e aspettative della clientela abituale dell’albergo e monitorare periodicamente la sua soddisfazione. Dall’altro, catturare la clientela esterna, quella occasionale e residente, cercando di coinvolgerla e fidelizzarla. Ma per riuscire a mantenere e catturare nuova clientela, strappandola alle imprese concorrenti, oggi occorrono idee nuove, passione e grinta. Non è sufficiente adeguare la propria offerta alle regole del mercato imitando gli altri. Concorrenti non sono solo gli altri alberghi che offrono servizi legati al benessere, ma anche i club e centri wellness e fitness. In questo quadro, la sola strategia vincente è diventare unici: tutto della nuova struttura deve comunicare agli ospiti e ai potenziali clienti un concetto chiave. I clienti devono poter fare un’esperienza diversa dal solito, avere a disposizione prodotti e servizi personalizzati e inimitabili. La scelta degli spazi, attrezzature, arredi, amenità e servizi disponibili diventa strategica per il successo di questo servizio in albergo. L’impresa alberghiera deve concentrare gli sforzi su innovazione e creativi- tà per stare un passo davanti agli altri, dettare le regole, anticipare i trend. Una partita che può vincere se, oltre ad offrire un prodotto di qualità, si tiene aggiornata sulle tendenze che ruotano attorno a questa realtà e a quelle collaterali: ospitalità, vacanze e tempo libero. Alla luce di queste considerazioni, vogliamo dare qualche breve ma importante suggerimento all’albergatore sulle azioni fondamentali da compiere per realizzare con successo un nuovo centro benessere o rinnovare l’immagine e l’offerta dell’attuale reparto fitness. Il Fitness abbinato al relax è sicuramente un settore vincente per un’impresa alberghiera. Con un opportuno studio del mercato, professionalità, inventiva ed un costante aggiornamento, la magia del benessere si materializza anche in poco spazio. I vantaggi per l’albergatore sono apprezzabili sia a livello economico, dato che questo reparto può essere un importante centro di ricavo, che di immagine. Anche solo pochi minuti di permanenza, infatti, sono preziosi per rafforzare nell’ospite la percezione di qualità del soggiorno, in quanto lo espongono ad emozioni e sensazioni come pulizia, cura dei dettagli, raffinatezza, stile e design, affidabilità, prestigio, tutti elementi fondamentali attraverso cui gli ospiti si fanno un giudizio complessivo dell’albergo. 378 Wellness Wellness Come ottenere profitto dal proprio centro benessere: 1) Conoscere il mercato: è essenziale conoscere e venire incontro alle esigenze dei clienti che volete conquistare. Fate una lista dei servizi che pensate si aspettino e apprezzino. Passate, poi, a realizzare almeno i più importanti. 2) Conoscere la concorrenza: una volta ottenuto il profilo dei potenziali clienti e ciò che vogliono, analizzate la concorrenza e fate in modo che non possa garantire i vostri stessi servizi. 3) Collaborare con i media: intrecciate un buon rapporto con la stampa, i giornali e le riviste devono voler scrivere di voi. Le loro recensioni sono molto più efficaci e credibili degli spazi pubblicitari. 4) Essere leader: non confondetevi tra la folla, offrite qualcosa di meglio degli altri. Dovete eccellere in ogni modo, riuscire a differenziarvi. Non limitatevi ad essere un clone, dovete avere un’identità forte e saperla 379 esprimere. 5) Essere coerenti: ogni elemento del centro benessere deve riflettere il concept (il tema) che avete scelto. La coerenza d’immagine è sinonimo di professionalità e facilita il ricordo da parte della clientela. Se avete scelto un tema tropicale, ogni elemento dell’arredamento, le luci, le piante, etc. devono caratterizzare ed essere in linea con questa atmosfera. 6) Evitare il discounting: posizionatevi nel mercato offrendo qualche trattamento a prezzi più alti rispetto alla media, ma garantite anche un servizio migliore. Non fate discounting (non svendete i prodotti), la gente misurerà il valore della vostra offerta dal prezzo! Piuttosto, al cliente che sceglie un trattamento date un servizio extra. 7) Essere pro-attivi: fate up-selling (vendete un prodotto ad un prezzo maggiore), ad esempio, suggerite il massaggio a quattro mani piuttosto che quello a due mani. Vendete un servizio collegandolo ad un altro: una messa in piega dopo un trattamento viso. Saper vendere suscitando stupore e soddisfazione nel cliente vuol dire generare un potente passaparola positivo. 8) Fare marketing interno: fate in modo che i vostri clienti conoscano il vostro centro. Ci sono molti canali perché un cliente acquisti da voi un pacchetto benessere proprio come prenota una camera. Potete servirvi di mailing, pubblicità via e-mail, newsletter, programmi di fidelizzazione, passaparola dei frequentatori abituali, etc. 9) Utilizzare marche note: utilizzate una marca conosciuta dal packaging invitante. È rassicurante e spinge i clienti all’acquisto. Evitate, comunque, di avere troppe linee di prodotti, vi impediscono di ricorrere con successo a strategie basate sul prezzo. Con meno prodotti evitate anche il problema del deterioramento. 10) Vendete i prodotti al dettaglio: se alla gente piace l’esperienza fatta sarà spinta ad acquistare i prodotti e gli accessori del vostro centro benessere. Per venderli dovete scegliere la linea giusta e studiare uno specifico programma di vendite. Create un database di prodotti dove controllare quelli maggiormente richiesti e che meritano una maggiore promozione. Serve a conoscere meglio i gusti della clientela e a creare con lei un rapporto duraturo. 11) Investire sulla clientela: utilizzate i nomi dei clienti e personalizzate il servizio, ricordate il loro compleanno e le occasioni speciali. Non dimenticatevi di ringraziare sempre il cliente di avervi scelto e di invitarlo a tornare. 380 Wellness 12. Mostrare attenzione ai trend: tenete sempre d’occhio le tendenze in questo settore e in quelli ad esso collegati come tempo libero, vacanze, club e associazioni. I gusti della gente cambiano e dovete sapervi adeguare per offrire un prodotto personalizzato. 13. Controllare i costi: un centro benessere ha i suoi costi da monitorare costantemente (azioni di marketing, acquisto di attrezzature e biancheria, costo del personale, spese di lavanderia, etc.). Periodicamente, assicuratevi che le spese di mantenimento della struttura non superino il budget prefissato. (Tratto da Turismo d’Italia 2002) L’albergo “fonte” di benessere Oggi gli italiani mostrano un forte interesse per il benessere, inteso non più come sola cura del corpo e della bellezza esteriore, ma come ricerca dell’equilibrio fisico e mentale. Un’esigenza che nasce dai ritmi frenetici di questo millennio, che alimentano il bisogno di evadere e rigenerarsi in completo relax. Alcune analisi del Censis (2001) mostrano che nel 2000, circa 28 milioni di italiani tra i 18 ed i 75 anni hanno speso circa 1.500 miliardi di euro per le cure estetiche e la cosmesi. Inoltre, in base alla stessa fonte, le presenze turistiche nei centri termali sono aumentate del 20% e le persone sottoposte a cure termali sono state 2 milioni. Intanto il segmento dei centri benessere cresce ad un ritmo dell’8-10% all’anno. Il wellness è, infatti, una nuova tendenza che sta offrendo al settore alberghiero grandi opportunità di crescita e di valorizzazione. I centri termali si stanno rinnovando per adeguarsi ai nuovi trend, mentre gli alberghi business che non riescono più a sopravvivere con le sole sale congressi, si stanno specializzando in proposte salutiste legate alla loro tipologia di clientela. È il momento di cogliere nuovi spunti, idee e suggerimenti. Eccone qualcuno. > I centri benessere utilizzano terapie che coinvolgono le emozioni Wellness 381 e suscitano piacevoli sensazioni. Si pensi per esempio al tocco del massaggio e al potere che esercita sulla psiche, oppure a discipline orientali come il thai-chi che richiede concentrazione e meditazione per liberarsi da energie negative. Le palestre si stanno trasformando in centri dove la clientela abbandona completamente il concetto di sforzo. È pratica ormai diffusa l’integrazione dell’elemento acqua nelle attività praticate, da qui l’idea di abbinare in piscina, o nelle vasche lo sport a terapie come massaggi o trattamenti (ad esempio, aqua-gym o aqua-aerobic). > Anche il fattore umano gioca un ruolo fondamentale: persone professionali, gentili e sorridenti predispongono al relax e trasmettono una tale fiducia da lasciarsi coccolare ad occhi chiusi. Da qui la scelta della clientela di affidarsi a specialisti o personal trainer che aprono le porte ad un mondo alternativo, fatto di momenti dedicati alla propria interiorità. > La proposta del benessere mira, dunque, a far vivere al cliente sensazioni intense e piacevoli, riscoprendo l’energia interiore per liberare le risorse emotive e riprendere un corretto stile di vita. Per questo proliferano centri specializzati, visti come le nuove fonti di vita e di salute, che abbracciano sempre di più una clientela varia ed esigente, desiderosa di recuperare il proprio equilibrio psico-fisico. Le nuove terapie del wellness: Esistono più di cento tipi di massaggi, dallo Shiatsu (giapponese) all’Ayurvedico (indiano), dal massaggio subacqueo che viene effettuato con getti d’acqua, in docce e bagni minerali, allo Svedese, dolce manipolazione dei muscoli con l’uso di appositi oli, praticato per migliorare la circolazione. Molti trattamenti per il viso e il corpo, prevedono l’impiego di argilla, ricca di minerali oppure di vari tipi di alghe (verdi, rosse, marroni) che per i loro principi di idratazione, disintossicazione e nutrizione, procurano effetti benefici alla pelle. Nel caso di muscoli contratti oppure dolori articolari, interviene l’effetto rilassante della medicina cinese con la terapia della “Moxibustione”. Essa consiste nell’avvicinare un bastoncino di artemisia (un’erba a combustione lenta) alla pelle; una volta acceso, il bastoncino scalda la zona trattata. Per riacquistare relax, esiste un’antica pratica indiana, il “Dhara Taylam”, cioè un sottile filo d’olio medicato che scende sulla fronte e che sollecita i centri funzionali produttori di endorfine. Esistono anche altre pratiche, come la vinoterapia, disintossicante e dimagrante e il trattamento “hot stone”, originario del Nord America, praticato con calde pietre vulcaniche, per la cura di alcune sintomatologie psico-somatiche. Tutti questi trattamenti possono essere combinati in formule remise en forme, vacanze rivitalizzanti e rilassanti, ma anche con trattamenti dietologici, antiacne, antistress, post-parto e post-operation. (Tratto da Hospitality News 2003) I nuovi stili di vita e di consumo: 1. Atteggiamento salutista: si ricorre al medico non solo in caso di malattia, ma anche in forma preventiva, rivolta al mantenimento della salute fisica e del benessere mentale. 2. Diffusione della vacanza (settimanale o di più week-end) “terapeutica” in centri termali o benessere, concepita come evasione dalla città e dallo stress quotidiano. 3. Diffusione di tecniche di meditazione, sempre più richieste sia dai giovani che dai meno giovani, proprio perché ritenute la nuova “medicina alternativa”, talvolta a costi inferiori e con applicazioni più rapide rispetto a quella convenzionale. 4. Aumento del pubblico giovanile nei centri termali: l’8,7% dei giovani compresi tra i 18 e i 29 anni si reca regolarmente alle terme una volta all’anno. 382 Wellness Wellness 383 Progettazione e revamping comprendere, semplicemente perché non hanno mai lavorato in albergo. In quest’indagine sono emerse informazioni utili ed una serie di aneddoti dell’orrore interessanti. L’analisi dei risultati può essere letta in diversi modi, ma sicuramente - come sostiene l’architetto Wong - imparare dagli errori delle altre persone è un modo molto conveniente di imparare. Ristrutturare l’albergo Ristrutturare con successo un albergo non è un’impresa facile. Prima di cimentarsi in una nuova ristrutturazione Teamwork vi propone alcuni suggerimenti per evitare errori e spese inutili: > Definite il budget e la fattibilità del progetto. Un piccolo budget non significa necessariamente design povero o poca attenzione ai dettagli. > Definite il posizionamento di mercato. Prima di arrivare al progetto esecutivo, occorre definire esattamente il posizionamento di marketing dell’albergo nella località e nel contesto circostante, per individuare i servizi da offrire ai target di riferimento. Non esistono alberghi adatti a tutti i tipi di clientela. Dopo aver definito correttamente il mercato di riferimento, occorre fare scelte coerenti. > Vendere un concept, non semplici camere. I clienti cercano esperienze ed emozioni, molto più che semplici notti di riposo. (Tratto da Hospitality News 1998) I primi 5 errori nella progettazione della camera: 1. Non ci sono abbastanza punti illuminanti; le luci sono troppo deboli 2. Gli armadi sono troppo piccoli o troppo stretti 3. Le prese elettriche sono troppo poche e posizionate in luoghi non adatti. La camera è troppo piccola e stretta 4. Il controllo della temperatura non è facile da comprendere e da usare 5. La camera non ha dotazioni per introdurre nuovi strumenti tecnologici come fax, e-mail, prese per computer (Tratto da Hospitality News 2000) Ripensare l’albergo prima di rifarlo Gli errori più comuni nella progettazione di alberghi La ristrutturazione è oggi una tappa obbligata per migliaia di albergatori che devono aggiornare spazi e strutture. Prima di partire, tutti i punti da considerare. L’architetto Henry Wong della WGA di Toronto ha presentato una recente indagine sugli errori più comuni nella progettazione alberghiera al 49° SIAA di Rimini. L’indagine ha avuto come gruppo di riferimento albergatori piuttosto che professionisti del design. In questo modo - sostiene Wong - i designer possono fare esperienza dei loro errori dal punto di vista dei clienti e degli operatori, che spesso sottovalutano o semplicemente non sono in grado di Nei prossimi anni migliaia di alberghi italiani dovranno necessariamente essere ristrutturati, riaggiornati o, più semplicemente, rinfrescati. Questo processo riguarderà soprattutto gli alberghi stagionali, balneari, lacuali o termali, costruiti tra gli anni ’60 e ’70 che hanno raggiunto un tale livello di obsolescenza da rischiare di finire fuori mercato. In molte località italiane il parco alberghiero risale al primo boom turistico degli anni sessanta con la forte spinta dello sviluppo edilizio di quegli anni. In alcune regioni come la Liguria, la Romagna, la Versilia, oltre l’80% degli alberghi è stato 384 Progettazione e revamping Progettazione e revamping 385 costruito prima della fine degli anni ’70. In questi casi, si tratta di alberghi che oggi non possiedono più caratteristiche e dimensioni allineate ai bisogni dei clienti: le camere sono piccole, i bagni poco confortevoli, spesso privi di box doccia, gli impianti di illuminazione non sono adeguati, gli arredamenti appaiono vecchi, le atmosfere risultano cupe e squallide, in definitiva possiedono servizi limitati e scarso comfort. Agli alberghi che presentano queste caratteristiche si pone oggi una difficile scelta: cosa fare? Leggi e normative obbligano queste imprese ad adeguarsi, a rifare impianti e scale di sicurezza, costringendo così molti albergatori a ristrutturare l’albergo. In questa difficile e impegnativa fase, essi si trovano spesso spaesati, senza punti di riferimento o esperienze con cui confrontarsi, faticano a trovare esperti di settore a cui affidarsi e, quindi, sovente si ritrovano a scontare l’inesperienza di architetti che sperimentano, a spese dell’albergatore, soluzioni e idee originali e creative, ma spesso troppo stravaganti per avere un sicuro successo. Ecco, di seguito, una scala di suggerimenti. > Definire il posizionamento. È fondamentale, prima di ristrutturare, definire il tipo di albergo che si vuole fare, a chi si rivolgerà, che tipologia di servizi offrire, che prezzo i clienti saranno disposti a pagare, che tipo di immagine avrà l’albergo al termine della ristrutturazione. Questi sono i quesiti a cui l’albergatore e il proprio progettista devono dare una risposta prima di iniziare i lavori. Definire esattamente il proprio posizionamento può essere molto utile per evitare errori e sprechi nella ristrutturazione o trasformazione dell’albergo. Ancora oggi capita di vedere alberghi nuovi classificati 5 stelle che si rivolgono ad una clientela di gruppi organizzati a prezzi bassi, pur di riempire. Se l’albergo ha, ad esempio, una clientela balneare, va tenuto conto della permanenza media, della tipologia prevalente di clientela e dei competitor. > Valutazione finanziaria dell’intervento. Una ristrutturazione intelligente va sempre preceduta da una valutazione finanziaria dell’intervento. Quanto si deve investire per ristrutturare completamente l’albergo? Quanto sarà l’incremento del fatturato al termine della ristrutturazione? In quanto tempo si rientrerà dall’investimento per la ristrutturazio- 386 Progettazione e revamping ne? Un semplice metodo per sapere se l’investimento risulta adeguato, è quello di valutare il valore immobiliare dell’albergo al termine della ristrutturazione. Se questo è superiore al valore iniziale più l’investimento per la ristrutturazione, allora l’intervento è equilibrato. > Stabilire budget precisi per ogni singola fase dell’intervento. Troppo spesso gli albergatori sanno quanto hanno investito nella ristrutturazione dell’albergo solo al termine dei lavori con l’arrivo dell’ultima fattura, scoprendo che l’importo previsto è stato ampiamente superato. Per evitare questo, è importante stabilire budget di spesa precisi per ogni reparto e questi devono essere presi in considerazione e rispettati nella progettazione. > Spendere soldi per fare soldi. Bisogna guardare ogni euro che si spende dal punto di vista del ritorno economico. Ogni elemento (spazi, superfici, infrastrutture, prodotti), deve essere vista in questa prospettiva. La ristrutturazione è un investimento e serve per ridurre le spese dell’albergo: costi di manutenzione, di energia elettrica, di personale, etc. > Scegliere il team giusto. L’esperienza degli architetti italiani nel settore alberghiero è molto limitata. Sono pochi gli studi qualificati che possono vantare oltre 20 realizzazioni e sono pochi quelli che al proprio interno dispongono di tutte le professionalità richieste per una ristrutturazione globale di un albergo. Questo non significa che non abbiano la professionalità per realizzare il lavoro, ma mancano di esperienza e ciò fa lievitare sensibilmente i costi dell’intervento. Un team di progettazione completo dovrebbe avere al proprio interno un esperto di impianti elettrici, un esperto di impianti idraulici, un esperto di impianti di sicurezza e antincendio, un design o arredatore, un esperto di marketing alberghiero e, infine, un project manager. > Fissare i tempi. Una ristrutturazione può prolungarsi anche per diversi anni: il lavoro può essere fatto in più fasi, l’importante è pianificare l’intervento e i tempi di ogni singola fase del lavoro e cercare di rispettarli. Va ricordato che più il cantiere è lungo, più lievitano i costi. > Stabilire le priorità. È importante avere un progetto globale dell’intero albergo che includa tutte le aree che verranno sottoposte a ristruttura- Progettazione e revamping 387 zione. Se però non avete il budget per ristrutturare interamente l’albergo in una sola fase, allora bisogna stabilire delle priorità di intervento sia dal punto di vista funzionale che dal punto di vista del marketing. La priorità va sempre data alle camere, ogni euro speso deve essere speso per il cliente e il cliente è disposto a pagare di più per una camera confortevole che per una bella hall o una nuova facciata. L’arredamento e la progettazione delle camere può determinare buona parte del successo di un albergo e pertanto la sua scelta e la realizzazione di un’unità campione rappresentano un momento fondamentale. Un errore in una camera prototipo può essere corretto ed eliminato, in 40 camere diventa uno spreco e un insulto al buon senso. > Focalizzare l’intervento del design sulla tipologia di clientela. Una volta scelto il posizionamento dell’albergo e individuato il team, bisogna passare alla fase progettuale. In questa fase il contributo che l’albergatore deve dare ai progettisti è fondamentale. In questa fase si dovrà lavorare a stretto contatto del designer per definire tutti i particolari e le soluzioni della progettazione. È l’albergatore che deve stabilire che tipo di albergo vuole e non bisogna lasciare al designer le scelte di marketing. Parametri per ristrutturare un albergo di 40 camere in località balneare (in migliaia di euro) > Passare alla progettazione esecutiva. A questo punto il team deve passare alla progettazione esecutiva dei lavori. È importante avere una progettazione precisa di tutti gli aspetti sia tecnici che di design. Evitare la progettazione in corso d’opera o le modifiche durante i lavori: ogni variazione farà modificare sensibilmente il budget. Tutti gli impianti devono essere progettati e coordinati fin nel più piccolo dettaglio. Rendering, simulazioni computerizzate, disegni tridimensionali possono aiutare a capire meglio il risultato finale del lavoro, ma non bisogna lasciarsi suggestionare solo da immagini. > Riverificare il budget. Terminata la progettazione esecutiva e averla approvata in tutte le fasi, è utile rivedere il budget di spesa e controllarlo analiticamente. In questa fase è ancora possibile aggiustare il tiro, eliminando le scelte superflue. Va ricordato che per ogni elemento di arredo scelto, esistono almeno altre tre versioni più economiche. > Realizzare un prototipo della camera. Soprattutto nel reparto camere, prima di partire con la realizzazione dei lavori, è indispensabile realizzare un prototipo della camera. Anche se si incontrano resistenze da parte del designer o dell’arredatore, non si può realizzare una ristrutturazione di un albergo senza prima aver visto, toccato, provato e sperimentato l’unità produttiva dell’albergo, sarebbe un errore gravissimo! 388 Progettazione e revamping Stelle 2 3 4 Ristrutturazione globale 826 1033 1446/1650 Ristrutturazione camere/bagni 413 516 723/826 Ristrutturazione hall/spazi comuni 206 232 361/387 Ristrutturazione aree F&B 103 154 206/232 Ristrutturazione facciata/esterni 103 129 154/206 Nella colonna dei 4 stelle, sono indicati i parametri minimi e massimi dell’investimento. Questi variano a seconda dell’ubicazione e della tipologia dell’hotel. Se si tratta di un edificio storico, questi possono aumentare sensibilmente. 6 punti da memorizzare Per aiutare i progettisti a non commettere errori durante la fase di progettazione, a identificarli ed evitarli, vi riportiamo i difetti che più frequentemente si riscontrano in albergo, raccolti in un recente studio dal celebre architetto Henry Wong. 1. Le camere sono spesso poco illuminate, troppo piccole o strette, non sempre sono insonorizzate e i materiali sono scelti in base ai costi e all’estetica più che alla resistenza e alla qualità. Mancano dotazioni per introdurre strumenti come fax e prese per computer. Gli armadi sono troppo piccoli e le tende non riescono ad evitare le infiltrazioni di luce al mattino. 2. I bagni non sono spaziosi e le docce non hanno un getto d’acqua consistente. 3. L’area F&B è poco illuminata, vengono utilizzati prodotti che non incontrano le esigenze della clientela e le sedie del ristorante sono troppo costose, troppo grandi o antiestetiche. 4. Gli ascensori sono inadeguati, troppo lenti e ancora legati a tecnologie antiquate. Le azioni di mantenimento sono costose. Progettazione e revamping 389 5. L’area non di contatto non è sufficientemente spaziosa per il personale. Gli uffici sono stretti, i magazzini inadeguati, manca uno spazio per gli attrezzi di manutenzione. 6. Il salone è troppo piccolo o troppo grande per il tipo di struttura. Manca un impatto visivo e la reception non è immediatamente visibile all’arrivo. Il passaggio dall’ingresso al check-in e da questo all’ascensore non è scorrevole. Inoltre, non consente un check-in rapido quando ci sono contemporaneamente gruppi e viaggiatori business. (Tratto da Pianeta Hotel 2001) Cambiare look rende competitivi Gli albergatori italiani sono consapevoli di dover fare i conti con un mercato turistico più evoluto, esigente e disincantato rispetto al passato, come sanno che continuare ad essere competitivi, conquistare nuove nicchie ed incrementare i ricavi, richiede un maggiore sforzo di creatività ed inventiva e un investimento economico per riqualificare prodotti e servizi alberghieri. In alcuni casi, questo può richiedere un’opera di ristrutturazione per allineare la struttura ai livelli di standard richiesti. Per i proprietari di alberghi medio-piccoli, come quelli di molti 3 stelle che hanno grandi potenzialità per differenziarsi dai competitor, questo vuol dire, in sostanza, rassegnarsi a dover affrontare un costoso intervento di ristrutturazione, pur di non cadere nell’anonimato, o peggio, non agire e rischiare, quindi, di essere tagliati fuori dalla concorrenza. Certo, molto spesso chi decide di rinnovare l’albergo non ha punti di riferimento o esperienze con cui confrontarsi, fatica a trovare esperti di settore, o peggio, si ritrova con soluzioni di arredamento (costose!) non in linea con la struttura e il tipo di clientela ospitata. Ciò nonostante, la nostra specifica esperienza in materia di consulenza alberghiera ci permette di affermare che, con l’aiuto di seri professionisti del settore, si possono realizzare piccoli interventi di ristrutturazione e di design mirati che, senza pesare sul budget, ringiovaniscono l’albergo e catturano nuovi ospiti. Ad esempio, si può conciliare un budget 390 Progettazione e revamping limitato con la qualità effettiva e percepita, puntando su dettagli capaci di esercitare sull’ospite una continua stimolazione intellettuale e sensoriale, attraverso colori, luci e tessuti particolari. Un 3 stelle può, quindi, puntare su una molteplicità di tessuti e lampade che colpiscono il cliente, pur non essendo di materiale così pregiato da risultare particolarmente costosi. Ovviamente, è fondamentale servirsi di materiali e arredi funzionali, in grado di semplificare il lavoro di pulizia e manutenzione degli ambienti. Per l’albergo ciò equivale anche ad un risparmio economico. Quando il portafoglio è ristretto e si vogliono realizzare interventi di ristrutturazione oculati, è necessario non disperdere parti importanti del budget per operazioni non percepite dal cliente, indirizzando bene le risorse economiche verso prodotti e servizi tangibili, o, comunque, percepiti dall’ospite (ad esempio, arredamento, luci, accessori, mobilio). In camera, l’insonorizzazione è un elemento fondamentale per il cliente, mentre si può fare un po’ di economia acquistando un mobilio che crei scenografia, ma che non sia di materiale pregiato e particolarmente costoso. Nel bagno, poi, è meglio concentrare le risorse economiche su un grande box doccia (90x90 cm o 80x120 cm), una specchiera ampia, rubinetteria di qualità e una buona illuminazione. Piastrelle e rivestimenti, invece, potrebbero avere costi medio-bassi, anche perché, nel tempo, sono le cose che i clienti ricordano meno. Per rinnovare il look degli ambienti con piccoli stratagemmi, si possono far disegnare alcuni componenti (lampade, testate, accessori) all’architetto incaricato del progetto, anziché comprarli dal catalogo, e delegarne, poi, la realizzazione a qualche artigiano. In questo modo si crea ugualmente un’atmosfera originale ed esclusiva, ma a costi decisamente inferiori. Infine, per rinnovare il look esterno senza troppi stravolgimenti, si può intervenire ritinteggiando le pareti, magari enfatizzando la struttura di notte, attraverso una buona illuminazione. (Tratto da Hospitality News 2003) Progettazione e revamping 391 Ristrutturare: la parola all’architetto Quando si decide di ristrutturare un albergo, oltre a dover affrontare lunghe e costose trafile burocratiche, si viene assaliti da mille timori: quello di entrare in un vortice di spese da cui si farà fatica ad uscire, di effettuare interventi troppo costosi o dal risultato insoddisfacente, di affidarsi all’architetto sbagliato, che seguirà il suo gusto, ma potrebbe non garantire i risultati desiderati. Abbiamo chiesto a Barbara Vannucchi*, architetto e lighting designer specializzata nel settore alberghiero, di offrirci alcuni consigli su cosa occorre fare per raggiungere un risultato ottimale. rendano unico e irripetibile il soggiorno. L’albergo ha esigenze gestionali precise e clienti da soddisfare, e non ha niente a che fare con una casa privata. È un’azienda che deve rendere, perciò occorre dimenticare gusti e suggestioni personali per puntare su una pianificazione corretta dell’intervento. Ciò è possibile con l’aiuto sia di un consulente di marketing (che saprà fornire la visione più chiara e completa di ciò che occorre fare per ottenere i maggiori risultati dall’investimento), sia di un architetto capace di interpretare e realizzare gli obiettivi da raggiungere. Proprietario, consulente e architetto dovranno lavorare fianco a fianco per costruire un risultato di successo.» Quali sono gli errori più comuni che si compiono quando si decide di ristrutturare un albergo? «Il rischio maggiore è quello di iniziare i lavori senza avere le idee chiare su cosa fare, quanto spendere e sui tempi necessari. Può capitare, ad esempio, che si parta con la messa a norma degli impianti, obbligatori per legge, poi, in corso d’opera o al termine dell’intervento stesso, si decida di proseguire con i lavori spostandosi su altre aree. In questo modo budget, priorità e tempi saltano. Altro rischio può essere quello di procedere con interventi di messa a norma e non cogliere invece l’opportunità di riqualificare la propria struttura senza per questo sforare il budget. In pratica, l’albergatore cosa dovrebbe fare quando decide di ristrutturare? Prima di effettuare qualsiasi intervento, deve aver chiaro qual è il suo obiettivo: semplice restiling per mantenere lo stesso livello di offerta, un ampliamento della capacità ricettiva, un innalzamento della qualità ospitale o la conquista di nuovi segmenti di clientela. In base a questi obiettivi dovrà definire il budget, le aree di intervento, i tempi e le priorità. Il rischio, infatti, è quello di effettuare valutazioni parziali, dando particolare peso solo ad alcuni aspetti (ad esempio, l’estetica e le proprie esigenze personali) trascurandone altri ben più importanti, quali la redditività di un’area rispetto ad un’altra. Teniamo presente che camere più funzionali e confortevoli procurano i profitti maggiori. Un albergo insomma non è la propria casa da mostrare agli ospiti, ma un’azienda che deve generare reddito. In base alla clientela di riferimento l’albergo deve puntare su elementi che Parliamo della tua figura professionale. Come si fa a scegliere la persona giusta a cui affidare la realizzazione dei propri progetti? «Competenza, specializzazione e professionalità, devono interpretare esigenze aziendali e personali. Come ho già detto, un conto è ristrutturare un’abitazione, un altro è intervenire su un albergo. L’architetto esperto, ad esempio, saprà valutare le proposte delle aziende di “contract”, scegliendo i materiali giusti per una realtà alberghiera. Poi, naturalmente, deve esserci feeling tra albergatore e architetto per riuscire ad instaurare un dialogo e una comprensione immediata. Infine, molto importante, l’albergatore deve sentirsi ascoltato: le sue parole, i suoi desideri, le sue necessità hanno bisogno di essere accolti e interpretati. Capita a volte che l’architetto abbia in mente un progetto e lo spinga eccessivamente, convincendo il proprietario che quella è la strada giusta. Ogni albergo, ogni proprietario hanno storie, obiettivi, realtà strutturali ben diverse, e un modello valido per un albergo non lo è necessariamente per tutti gli altri. L’architetto che va avanti per la sua strada, sottovalutando tutto questo, anche se è nel giusto, non riuscirà, comunque, a soddisfare il committente che non si sentirà quindi ascoltato e capito.» 392 Progettazione e revamping Progettazione e revamping Quali sono invece le esigenze principali di un architetto? «Anche l’architetto, da parte sua, ha bisogno di essere ascoltato. Se il cliente è convinto di aver scelto la persona giusta che saprà interpretare le sue esigenze, dovrà però dargli fiducia e lasciarlo libero di esprimersi. 393 Chiaramente, ogni scelta dell’architetto dovrà essere prima concordata con il proprietario e il consulente; fatto questo, occorrerà dargli la possibilità di esprimere al meglio la sua creatività e competenza tecnica (purché questa non aggravi i costi o stravolga gli obiettivi). Continui ostacoli, adattamenti e aggiustamenti per rassicurare il cliente, generano un risultato ibrido, a metà tra l’idea creativa dell’architetto e i timori dell’albergatore. L’albergatore teme che affidandosi ad esperti come consulenti e architetti, alla fine spenda molto più del necessario… Il consiglio di esperti è però fondamentale per riuscire ad utilizzare al meglio il proprio denaro, ottenendo il massimo profitto dall’investimento. Il panorama alberghiero italiano è caratterizzato da strutture stagionali realizzate tra gli anni ’60 e ’70, con tutti i limiti che realtà di questo tipo hanno. Un esperto può dare il consiglio giusto per realizzare miglioramenti notevoli, senza mandare in rovina l’albergatore ma, anzi, facendolo risparmiare! Difficilmente un privato, senza conoscenze specializzate, può raggiungere lo stesso risultato e, alla fine, spenderà di più per seguire consigli diversi e a volte inadatti.» il posizionamento, l’ambiente nel quale siete inseriti. Potrete cambiare il look, rinnovare l’immagine, ma non dovrete stravolgere l’identità della struttura. Al contrario, rispettate e valorizzate il patrimonio di tradizione e di cultura del vostro albergo.» * Barbara Vannucchi è specializzata nel settore alberghiero, dove ha già maturato una lunga esperienza. Ha insegnato per 6 anni “Architettura d’interni” al Politecnico di Milano. Attualmente lavora tra Rimini e Milano. ([email protected]) (Tratto da Hospitality News 2004) Quando si interviene sulle camere, esistono delle regole per realizzare un ambiente ideale? «Non ci sono parametri fissi. È chiaro che, come per tutte le altre aree, si dovranno scegliere materiali gradevoli ma adeguati, facili da utilizzare e da mantenere puliti e in buone condizioni. Inoltre, occorrerà garantire un impianto idraulico ed elettrico di alta qualità. Questo vale per tutti gli alberghi. Un cliente non transige e pretende lavandini o vasche che funzionino perfettamente, luci adeguate sia nell’intensità che nella quantità e posizionamento, un buon isolamento acustico e un perfetto sistema di oscuramento. Fatto questo, alla fine la camera dovrà comunque avere una sua unicità, coerente con l’immagine dell’albergo e l’ambiente in cui la struttura è inserita. Il mio consiglio è di realizzare una camera pilota, su cui poi andranno tarati gli interventi nelle altre camere.» Hai un ultimo consiglio da offrire agli albergatori? «Se volete ristrutturare l’albergo, rimanete coerenti con la vostra realtà, 394 Progettazione e revamping Progettazione e revamping 395 Idee dal mondo (1998) Cliente a rischio (Guest At Risk) - Palm Beach Hilton, Florida, USA. È un programma per minimizzare la possibilità di avere ospiti scontenti. Ogni volta che un dipendente nota una preoccupazione o una lamentela, compila il modulo “ospite a rischio” e lo distribuisce a tutti i reparti. Il dipendente, quindi, invia all’ospite un commento sulla preoccupazione o lamentela e conferma l’azione che è stata intrapresa. L’ospite viene poi “seguito” durante l’intero soggiorno in hotel da tutti i reparti per assicurare che nient’altro vada storto. Tutti i moduli “ospite a rischio” sono poi esaminati dallo staff durante l’incontro che si tiene periodicamente per verificare i problemi riscontrati o le nuove tendenze. In aggiunta a ciò, è compito del general manager occuparsi dei reclami più gravi. (1998) Vedere l’albergo attraverso gli occhi del cliente - Hyatt Regency, Auckland, Nuova Zelanda. È la loro filosofia aziendale, per questo, nel programma di addestramento viene chiesto a tutti i membri dello staff come si sentirebbero trovandosi nei panni dei clienti in situazioni particolarmente frustranti e spiacevoli. Oltre a ciò, all’Hyatt Regency il training dei nuovi camerieri viene fatto ogni giorno “in scena” per 15 minuti, 5 giorni alla settimana. L’addestramento riguarda le procedure e il servizio: come predisporre la mise en place, quali bicchieri scegliere, come prendere le ordinazioni, come proporre il menu e come trattare gli ospiti. Dopo due mesi di addestramento i camerieri conoscono realmente il proprio lavoro e possono concentrarsi sul cliente. (1998) L’inglese come una seconda lingua - The Colony Beach & Tennis Resort a Longboat Key, Florida, USA. È il programma di corsi liberi e interattivi. Le camere vengono affittate a professori di un college vicino, che durante la loro permanenza - per un’ora, due volte alla settimana - svolgono lezioni d’inglese ai dipendenti 396 Idee dal mondo dei reparti camere e cucina. Le lezioni vengono svolte direttamente sul posto di lavoro, in cucina e nelle camere, per far prendere confidenza a chi lavora in questi reparti con i vocaboli di uso quotidiano e con la loro corretta pronuncia. Vengono poi simulate situazioni tipiche di contatto con i clienti o con colleghi. (1998) Migliorare la produttività - Ramada Inn di Clermont, Florida, USA. Le cameriere risparmiano da 3 a 4 minuti del loro tempo per pulire le camere. Lo staff della lavanderia piega due lenzuoli simultaneamente, gettandoli sopra un paio di tavoli da banchetto; le federe sono piazzate in un angolo, così tutta la biancheria per fare il letto può essere messa sul carrello come se fosse una singola unità. Il pacchetto è piegato in modo che la cameriera possa aprire un angolo, rimuovere le federe e poi gettare i due lenzuoli sul letto con il solo movimento dei polsi. (1998) Il giorno del cambiamento - Omni Jacksonville Hotel, Florida, USA. È il programma per migliorare la collaborazione fra reparti. Coinvolge fino ad un massimo di 4 o 5 dipendenti al mese, selezionati dai capi reparto in base alle loro caratteristiche e capacità. I dipendenti prescelti, dopo aver svolto un breve periodo di affiancamento per conoscere procedure e modalità di lavoro di un reparto diverso dal proprio, lavorano in quel reparto per un turno intero di otto ore. Il “giorno del cambiamento” rappresenta una sorta di gioco, in cui si spezza la routine del lavoro e si ha l’opportunità di conoscere le problematiche degli altri reparti. I dipendenti devono quindi conquistarsi il loro giorno di cambiamento. I capi reparto sceglieranno, infatti, le persone più capaci, meritevoli e all’altezza di affiancare i colleghi, senza compromettere la qualità del servizio al cliente. Ogni volta che avviene il “giorno di cambiamento” lo si comunica ai clienti con messaggi simpatici. Si tratta di un gioco, di un avvenimento da enfatizzare, ma non privo di impegno per il dipendente che conclude il suo “giorno di cambiamento” con una relazione al general manager sull’esperienza svolta e su possibili miglioramenti da attuare nel reparto osservato in prima persona. Idee dal mondo 397 (1999) Lo staff del mese - Hotel Sheraton, Tel Aviv, Israele. Grazie a questo concorso l’albergo premia i dipendenti che si sono particolarmente prodigati nei confronti dei loro colleghi. Ogni dipendente, infatti, una volta la settimana indica il collega che lo ha maggiormente aiutato, scrivendo il suo nome su un modulo che riporta la frase “Grazie a te la mia giornata è stata positiva”. Oltre al nome viene indicata anche l’azione svolta dal dipendente. I moduli vengono raccolti e, una volta al mese, vengono premiati coloro che hanno ottenuto il maggior numero di segnalazioni. (1999) Mai dire mai - Hyatt Regency Scottsdale, Arizona, USA. È lo slogan ideato per motivare lo staff e contemporaneamente superare le aspettative dei clienti. “Mai dire mai” appare scritto su spilline promozionali, sulle visiere, sulle magliette dell’albergo. In più, ogni mese viene selezionato l’impiegato più meritevole di lode, la cui foto viene affissa nella bacheca. (1999) Sorprendi qualcuno a fare qualcosa di giusto - Hotel Sheraton, Tel Aviv, Israele. È lo slogan del programma di motivazione dello staff. Ogni settimana, il manager sceglie due dipendenti, uno proveniente da un reparto a contatto con il pubblico e uno da altri reparti, sorpresi a fare qualcosa al di là dei loro compiti. Una volta al mese, il direttore generale dedica una mattina alla premiazione di queste persone a cui offre un cesto-regalo, di fronte agli altri dipendenti, descrivendo l’evento e congratulandosi con ogni premiato. (1999) Cinque anni di meeting garantiti - Pinehurst Hotel & Country Club, Pinehurst, Nord Carolina, USA. È il programma indirizzato soprattutto ai meeting e convention planners. Il programma garantisce lo stesso prezzo invariato per le camere se si prenotano tre meeting nei prossimi 5 anni. Gli ospiti che celebrano il compleanno ricevono come regalo per una notte uno sconto equivalente alla loro età. A 50 anni pagano solo la metà del prezzo della camera e i centenari sono ospiti gratuiti per una notte. (1999) Scheda commenti per bambini - Hotel Belvedere, Riccione (RN). È inclusa nel pacchetto di benvenuto per i bambini e adolescenti che soggiornano all’albergo. La scheda contiene tre semplici domande rivolte ai bambini: 1. In quale posto vi siete divertiti di più durante la vostra vacanza? 2. Che cosa vi è piaciuto della vostra vacanza? 3. Nella prossima vacanza che cosa vorreste fare? Oltre a chiedere ai bambini di rispondere a queste domande, quelli che hanno dai 3 ai 14 anni sono invitati a creare la mascotte dell’hotel per il prossimo anno e possono vincere un soggiorno per 4 persone. (2000) Check-out anticipato - King Solomon Hotel, Eilat, Israele. I clienti sono incentivati ad effettuare prima del solito il proprio check-out. Quelli che liberano le camere prima delle 10 compilano un modulo che dà loro diritto a partecipare al concorso “Un fine settimana gratis per due” in albergo. Questo consente di facilitare i nuovi arrivi di clienti mattinieri, che in questo modo non devono attendere che la camera sia pronta. (2000) Check-out anticipato - Sheraton Washington Hotel, Washington DC., USA. Quando c’è un numeroso gruppo di clienti i receptionist invogliano a fare il check-out prima delle 9.00 attraverso l’offerta di magliette, gadget, coupon per cocktail gratuiti o per dolciumi o gelati da consumarsi presso negozi convenzionati. In questa maniera riescono a liberare le camere prima del solito. (1999) Centenari gratis - Hotel Nikko Princess, Kyoto, Giappone. (2000) Fermati un altro giorno - Hotel Holiday Inn, Rimini. È il programma attuato per invogliare i clienti ad allungare la loro permanenza. Un messaggio in camera informa il cliente che, se intende fermarsi un’altra notte, potrà usufruire di una tariffa speciale esclusivamente 398 Idee dal mondo Idee dal mondo 399 riservata a lui per una notte supplementare. È sufficiente informare il ricevimento. (2000) Viaggio gastronomico-musicale intorno al mondo - Ristorante Al Caminone, Hotel Milano, Bratto (BG). È la serata a tema proposta: ogni sabato l’arte culinaria sposa la musica: dai sapori mediterranei della cucina partenopea, gustati con le più belle canzoni napoletane, alle appetitose pietanze mitteleuropee condite dalla musica dell’operetta viennese. È questo l’affascinante viaggio che toccherà Lombardia, Spagna, Cina, Grecia, India e tanti altri paesi per concludersi con una serata giramondo, dove un grande buffet alla scoperta di nuovi gusti e sapori farà fare ai clienti un irrinunciabile giro del mondo in 14 portate. (2001) Come si chiamano i tuoi clienti? È il titolo di un semplice e divertente gioco che stimola i dipendenti a ricordare i nomi dei clienti. Queste le regole principali: - Informate i dipendenti su alcuni trucchi per imparare e ricordare i nomi dei clienti. - Assegnate a qualcuno dell’albergo il compito di scattare delle foto ai clienti (con il loro consenso, ovviamente!), una delle quali da regalare a loro come ricordo della vacanza. - Fissate un incontro dove mostrerete ai dipendenti 10 foto degli ospiti dell’albergo. Fate scrivere i nomi su un foglio. Assegnate un punto per ogni nome corretto. Il dipendente con più punti vince un piccolo premio. (2001) Il tempo è denaro. Quanti sono i dipendenti ritardatari? Anche se pochi, incidono ugualmente sui costi, oltre che sulla qualità del lavoro. Ecco un programma per stimolare il personale ad essere puntuale. - Fate periodicamente una lista di piccoli premi (magliette, pasti gratis etc.) con cui premiare coloro che sono stati puntuali in un preciso giorno. - Offrite un bonus di 2 giorni di paga all’anno al dipendente che è sempre puntuale. 400 Idee dal mondo - Permettete ai dipendenti puntuali di non svolgere qualche lavoro manuale pesante e affidatelo a quelli non puntuali. - A coloro che sono stati puntuali per oltre un mese, date l’opportunità di stabilire delle preferenze rispetto al loro programma di lavoro per i prossimi 30 giorni e a quelli più puntuali di scegliere i turni preferiti. (2001) La sicurezza non è un caso! È un programma per ridurre il rischio di incidenti nell’albergo, coinvolgendo i dipendenti. Per attuare il programma: - Identificate le aree (bar, ristorante, cucina, etc.) dove recentemente si sono verificati più incidenti e distribuite una copia della mappa della struttura al personale, chiedendogli di marcare le aree più a rischio. - Fissate un incontro per individuare con il personale la natura degli incidenti più frequenti, cosa hanno fatto in quei casi e cosa avrebbero potuto fare per prevenirli. - Dividete il gruppo in squadre, premiando coloro che forniscono efficaci idee sulla risoluzione di un problema o sulla riduzione dei costi. - Fissate ogni settimana degli obiettivi sulla sicurezza e premiate le azioni che si basano su questi obiettivi. - Premiate coloro che propongono soluzioni intelligenti per ridurre o eliminare questi problemi con oggetti di un certo valore (ad esempio radio, macchine fotografiche, orologi etc.). (2001) Divisa del week-end - Hotel Hyatt, Melbourne, Australia. I receptionist cambiano le divise durante il fine settimana. Per sorprendere i clienti e creare un clima più brioso, l’albergo ha scelto per i receptionist una divisa formale durante la settimana e una più casual nel week-end. La scelta dipende, ovviamente dal tipo di clientela dell’albergo. (2001) Lunedì: il giorno dei senior - Ana Hotel, Singapore, Rep. di Singapore. Ogni lunedì offre un pranzo o una cena a metà prezzo a tutti i clienti che hanno più di 60 anni. Idee dal mondo 401 (2001) “Feline Delights” e “Canine Delights” - Rosewood’s Las Ventanas, Los Cabos, Messico. Menu per gatti e cani, sono le proposte gastronomiche che l’albergo propone ai suoi ospiti a quattro zampe al prezzo di $ 3,50 dalle 7 del mattino alle 10 di sera. (2002) Domeniche gratis in albergo - Loews L’Enfant Plaza Hotel, Washington DC., USA. Viene offerta gratuitamente la notte di domenica ai clienti che pernottano anche il sabato. A questa si aggiungono i biglietti per musei, gallerie e monumenti della città, un gelato la domenica sera nel ristorante dell’albergo e un regalo di benvenuto ai bambini sotto i 12 anni. (2002) Buon Compleanno - Hyde Park Suites Hotel, San Francisco, California. USA. Al momento del check-in gli ospiti ricevono uno sconto pari agli anni che compiono, se arrivano 5 giorni prima o dopo il loro compleanno. In più all’arrivo, l’hotel offre loro una torta. (2002) “Sì, con piacere” - Empire Hotels & Resorts, Hong Kong. È questa la frase chiave utilizzata dallo staff della catena in ogni occasione di interazione con i clienti: “È un piacere”, “Con piacere”, “Speriamo che il suo pranzo/soggiorno sia stato piacevole”... (2002) Telefonare senza costi aggiuntivi - Beaufort Hotel, Londra, Regno Unito. I clienti che effettuano una qualsiasi telefonata dalla propria camera, ricevono al termine del soggiorno il conto con il solo costo effettivo della chiamata, senza alcun ricarico. (2003) Comodi anche in ascensore - Hotel The Drake, Chicago, USA. In ogni ascensore ci sono comodi sofà su cui gli ospiti possono sedere e rilassarsi. 402 Idee dal mondo (2003) Dolce, calda accoglienza - Marshlands Inn, Sackville, New Brunswick, Canada. In inverno la clientela d’affari che arriva di notte, è accolta con biscotti e tè caldo, o cioccolata calda. (2003) Speciale breakfast a chi prolunga il soggiorno - Columbia Gorge Hotel, Hood River, Oregon, USA. L’albergo ringrazia gli ospiti che decidono di trascorrere una notte supplementare con una “ricca” colazione in camera: biscotti caldi, frutta fresca, bacon, pancetta, salsicce, patate, uova, porridge e frittelle. (2003) Kit da spiaggia per bambini - Hershey Hotel, Corpus Christie, Texas, USA. Ai bambini di età inferiore ai 12 anni viene offerta una borsa da mare con una palla gonfiabile, un frisbee, conchiglie di mare e un cappellino da baseball. (2003) Servizio speciale ai piani - Amsterdam Hilton, Amsterdam, Olanda. Si possono avere dalla governante coperte extra, piumini, cuscini antiallergici, borse di acqua calda, termometri, bilance, bottoni, lettini per bambini, poppatoi, pannolini, articoli per la toilette, tavoli da bridge, sedie e sedie a rotelle. (2003) Return Special Value Program - The Colony Beach & Tennis Resort, Longboat Key, Florida, USA. Promuove un programma per far ritornare clientela business in altri periodi dell’anno. Esso permette, infatti, ai partecipanti di meeting aziendali di tornare con la famiglia entro un periodo di 90 giorni, allo stesso prezzo “corporate”. Al momento del check-out, vengono distribuiti loro dei coupon a scopo promozionale. (2003) Scegli il menu via fax - Sheraton Grande Torrey Pines, La Jolla, California, USA. Idee dal mondo 403 Offre un originale servizio alla clientela “corporate” locale: tramite fax invia a chi lo richiede, il menu del ristorante dell’albergo e, allo stesso modo, riceve le ordinazioni, cosicché al momento dell’arrivo dell’ospite, il pasto è già pronto. Macao. A chi ordina il servizio in camera viene servita carne alla brace cotta sul barbecue appositamente disposto sull’ampio balcone, di cui è dotata ogni stanza. (2003) Turbati da furti di asciugamani? - Holiday Inn. Negli Stati Uniti la catena ha adottato un simpatico ma efficace sistema, per ridurre il furto di asciugamani in camera. La direzione ha affisso un cartello con questa frase: “L’altro giorno i nostri asciugamani ci hanno riferito che alcuni di loro sono stati rapiti e portati lontano. Così, ne abbiamo adottati altri e ora ognuno è finalmente contento. Adesso, non vorrete separare una nuova famiglia, vero? Grazie per la cura che ci dimostrate”. Pare che il furto di asciugamani sia diminuito del 30%, per merito di questa ironica provocazione. (2004) Su quale materasso preferisci dormire? - King David Hotel, Gerusalemme, Israele. I clienti possono scegliere tra tre diversi materassi (soffice, semi rigido e rigido) per un sonno su misura! (2003) Visita guidata in albergo - The Golden Lamb, Lebanon, Ohio, USA. I collaboratori dell’albergo esortano e accompagnano i visitatori a girare per i corridoi e a dare un’occhiata alle camere vuote. Alcune stanze rimaste invendute, infatti, restano appositamente aperte per la clientela. (2003) Fare il check-in… in camera - Hotel Sidi Bou Said, Sidi Bou Said, Tunisia. Gli addetti al ricevimento accolgono i clienti che arrivano di sera dicendo nella loro lingua: “Sarete stanchi! Lasciate pure qui i vostri passaporti, provvederemo rapidamente alla vostra registrazione e ve li consegneremo direttamente in camera”. (2004) Mi presento, sono l’albergatore - King Solomon Hotel, Gerusalemme, Israele. Una volta a settimana è previsto un incontro informale al bar tra clienti e direttore, per esprimere liberamente eventuali richieste o lamentele sul soggiorno. (2004) Servizio in camera “sul terrazzo” - The Westin Resort, Macau, 404 Idee dal mondo Idee dal mondo 405 I Manuali per l’Ospitalità Pubblicati nella stessa collana: 1. La qualità del servizio 2. Il mailing efficace per il successo dell’albergo (seconda edizione) 3. Marketing per meeting e seminari 4. Marketing per il mercato giapponese 5. Marketing per il turismo organizzato 6. Web marketing per l’impresa alberghiera 7. Persone, Performance, Profitti 8. L’arte della vendita 9. La qualità in albergo dalla A alla Z 10. La qualità del servizio ai piani 11. Ospitare i mountain bikers in albergo 12. Il pricing 13. Sweet Breakfast 14. La qualità del servizio al ristorante 15. Marketing Magnetico 406 I Manuali per l’Ospitalità 407