Periodico trimestrale delle Suore Francescane Immacolatine - Anno XXII - Numero n.92 - Aprile Maggio Giugno 2008 - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB - Benevento - Taxe perçue au Bureau de Benevento
1
2
8
15
12
15
16
18
20
39
46
Carissimi amici
Il dono di Teresa
Rendere la famiglia
una Chiesa domestica
Una mula bianchissima
L’amore
Religiosi:
contemplativi in azione
Lettera a mio figlio Francesco
Vita della Congregazione
Dalle Missioni
In cammino verso il cielo
Anno XXII n. 92
[email protected]
Carissimi amici,
Benedetto XVI ha affermato:
“Il Magnificat a distanza di secoli e
millenni, resta la più vera e profonda interpretazione della storia”. La nostra Serva di Dio Teresa
Manganiello ha saputo volgere lo
sguardo con fiducia a Maria, con la
pia pratica del Rosario vissuta non
come ripetizione di formule, ma
come alta meditazione biblica,
che ripercorre gli eventi della vita
del Signore “in compagnia della
Beata Vergine, conservandoli, come lei, nel nostro cuore”.
Come la nostra Serva di Dio, in
un mondo cosi carico di messaggi
negativi, dobbiamo avere cuore
limpido e anima totalmente aperta alla luce di Dio non lasciandoci
appesantire dal buio dell'egoismo
e dall'assenza di speranza.
La Redazione
M agnificat
Il dono di Teresa:
le reliquie più del corpo
Fausto Baldassarre
N
el nostro tempo c'è un diffuso ed esagerato culto del corpo, un'inquieta ricerca di ritrovati moderni, di belletti, di
trucchi, di abbronzature, di quell'essere sempre in forma, di mantenere la linea miranti all'effimera azione di
adornare l'apparenza e di falsificarla. Questi “ideali” terrestri palesano una venerazione del corpo alimentata dai messaggi della pubblicità, centrati sulla materialità diventata oggetto di ossessiva attenzione. I sensi di colpa si accompagnano al regime alimentare rivolto a futili scopi. Non il digiuno religioso-penitenza offerto a Dio praticato
dalla Serva di Dio Teresa Manganiello.
Il centro del benessere, dell'essere bene per Teresa era Gesù.
Non contava l'artificio stilistico. Vanità era quell'ombreggiare le palpebre. Occorreva prendersi cura della Bellezza dei lineamenti dello
Spirito, liberarsi da effetti “speciali e illusori”. Il volto è
l'anima. Essenziale è presentarsi dinanzi a Dio senza
macchia interiore. Modello: L'Immacolata. Grandezza semplice e sublime! Bisogna andare alla
scuola di Maria, in essa rispecchiarsi affinché
“la lampada della fede brilli sempre più nel
cuore dei cristiani e nelle loro case”. Teresa,
come Chiara, recide la sua chioma fluente e
2
Il dono di Teresa
la dona alla Vergine Assunta in un tempo in cui si elaborava un vero e
proprio culto della capigliatura. Per la Pietra Angolare delle Suore
Francescane Immacolatine il corpo è: simbolo di irrazionale bestialità che va disciplinato e reso docile strumento dell'anima. Ciò che vale per Teresa è la sapiente lezione del Vangelo, infatti Gesù si rivolge
ai peccatori a sbarazzarsi di parti del loro corpo che determinano
scandalo, siano un occhio, una mano perché “è meglio per te perdere
uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada
nell'inferno” (Mt. 5, 29-30). Quante volte Teresa ha ascoltato
ciò che dice san Paolo nella lettera agli Efesini! “Siamo
membra del corpo di Lui” e ancora nella prima lettera ai Corinzi: “Cristo è come un corpo che ha
molte parti, anche se sono molte, formano un
unico corpo (…) Voi siete il corpo di Cristo, e
ciascuno di voi ne fa parte”. La “prima Terziaria Francescana” segue le orme di S.
3
M agnificat
Corpetto usato da Teresa come cilizio “... armato al di dentro di un numero
immenso di punte di acciaio, lavoro delle sue mani...”
Antonio da Padova che affermava: “Desidero che il mio corpo si dissolva, affinchè l'anima possa essere ammessa a godere della gloria del
Cristo”. E' questa l'aspirazione dei santi. Per il Taumaturgo il corpo è
“mezzo indispensabile per poter vivere” e va “inteso come tenda
dell'anima”, ma “l'anima è la vita del corpo; dove è l'anima ivi è la vita”. E ancora il Santo dei miracoli nel dettare le leggi dell'amore riferendosi a S. Agostino sostiene: “quattro cose si devono amare:
primo, Colui che è sopra di noi, cioè Dio; secondo, ciò
che siamo noi (noi stessi); terzo, ciò che ci è vicino,
cioè il prossimo; quarto, ciò che è sotto di noi,
cioè il corpo …”. Il corpo dobbiamo dunque
metterlo al quarto ed ultimo posto nel nostro
amore: non come dovessimo vivere per esso,
ma perché senza di esso vivere non possia-
4
Il dono di Teresa
Strumenti di penitenza usati dalla Serva di Dio
mo”. La Serva di Dio Teresa attua così pienamente il messaggio francescano del martirio: “… La carne sua era diventata tutta bucata come un alveare delle api, come le api entravano nell'alveare così i chiodi nella carne di Teresa. Il suo sangue doveva scorrere come quello di
Gesù, diceva nonno Ciriaco, e pure le mie zie e zii” (testimonianze).
Il corpo di Teresa fu sepolto al cimitero di Montefusco, ma non è
stato possibile tuttora individuare le sue ossa. Nell'epoca in cui morì
la nostra Serva di Dio non esisteva una cultura della sepoltura come
la intendiamo oggi. Basta leggere la “Relazione del Medico Provinciale di Avellino” inviata al Prefetto, datata il 19 marzo 1894 su “una visita fatta nel cimitero di Montefusco per comprendere i tempi ristretti di inumazioni ed esumazioni dei cadaveri e quel modo di trattare
un defunto gettato lì come uno straccio qualunque”.
Ma chi ha colto nel segno sulla vicenda terrena del corpo di Teresa è il prof. Francesco Barra che con finezza spirituale tutta cristiana
e storica così si esprime: “La sua vita è stata assai breve, e si è svolta
tutta all'insegna della semplicità, dell'umiltà, dell'obbedienza e del
nascondimento. Pur avendo sempre testimoniato senza remore, anche pubblicamente, la sua fede, ella, allo stesso
tempo, non si è mai messa in prima fila, non ha
ostentato la sua santità, non ha fatto mostra della sua devozione. Si è sempre nascosta. Il suo è
stato appunto quel nascondimento profondo, tipico di chi vive la grande esperienza
dell'intimità con Dio. E questo nascondi-
5
M agnificat
Cimitero di Montefusco (Av)
mento si è concretizzato addirittura nelle vicende successive alla
sua morte, quando perfino il luogo della sua sepoltura è stato dimenticato. Non si è infatti riusciti ad appurare, nonostante le accurate ricerche compiute da Baldassarre, dove siano oggi conservati i resti
mortali della Serva di Dio. E questo è un altro segno della presenza
di Dio, di quel pascaliano ‘Deus absconditus’ che sembra a volte voler quasi frastornare gli uomini, proprio per far capire che le
sue vie non sono le nostre vie, e di come noi abbiamo bisogno per credere di realtà tangibili che non sono invece assolutamente essenziali nell'economia della fede”. A tal proposito noi riteniamo che Teresa ci ha consegnato gli stumenti di penitenza: reliquie che sono testimoni di autentica
fede cristiana.
6
Chiunque sia in grado
di mantenere la capacità
di vedere la Bellezza
non diventerà mai vecchio
Franz Kafka
M agnificat
Rendere la famiglia
una Chiesa domestica
Nicola Mastroserio
D
opo alcuni e lontani accenni a questa espressione fatta da Padri della Chiesa come S. Agostino o S. Giovanni Crisostomo - dal quale ancor oggi ci viene l'invito: “fai della tua casa una chiesa”- e il libro decisamente più vicino a noi dal titolo “Famiglia piccola chiesa”, scritto nel 1948 da Carlo Carretto, allora presidente dell'Azione Cattolica Italiana, si deve giungere ad alcuni documenti del Concilio Vaticano II, come la Lumen Gentium e
l'Apostolicam Auctositatem, perché venga data a tale formulazione
una significativa e attuale valenza, presto favorevolmente recepita
dal popolo di Dio.
A parlarne con una certa insistenza e in modo autorevole ai nostri
giorni è stato Giovanni Paolo II, in particolare nella “Familiaris Consortio” (1981), dedicata appunto alla famiglia vista quale “attuazione specifica della comunione ecclesiale”(n. 21) e “viva immagine e storica ripresentazione del mistero stesso della
Chiesa”(n. 49), nonché partecipazione “a suo modo, della missione di salvezza che le è propria”,
per cui coniugi e genitori “sono anche chiamati a trasmettere il medesimo amore di
Cristo, divenendo così comunità salvante”(n. 49).
8
Rendere la Famiglia una Chiesa domestica
E' un impegno quindi da svolgere sia in quanto coniugi attenti alla
salvezza reciproca, che come genitori preoccupati di incamminare i
propri figli sull'angusto sentiero della salvezza e della loro piena, autentica ed eterna realizzazione, il sentiero cioè indicato dal Vangelo.
La famiglia cristiana inoltre, essendo “una comunità di fede, speranza e carità” (CCC n.2204), non può che rendersi luogo di intima
e perseverante relazione con la Trinità e d'impegno per assimilare un'
autentica mentalità evangelica di comunione, anche perché la saggezza puramente umana da sola si rivela spesso insufficiente per superare le difficoltà che si incontrano nel realizzare il bene,
sempre e in ogni circostanza.
Per realizzare un ideale così impegnativo il
Card. Godfried Danneals, in una intervista rilasciata verso la fine dell'ultimo millennio, invitava tutti, come coppia o come famiglia, a
coltivare la “spiritualità dell'alleanza” nella
sua duplice dimensione, verticale e oriz-
9
M agnificat
zontale. Si tratta, in breve, di prendere coscienza e vivere intensamente tutta la ricchezza spirituale contenuta nell'alleanza del Primo
Testamento, tra Dio e il popolo d'Israele, e in quella del Secondo Testamento, tra Cristo e la sua Chiesa visibile, estensibile anche a quella invisibile.
Tutto deve iniziare col “costruire” ciascuno il proprio amore di
coppia, fulcro ed anima di ogni famiglia, coniugando con saggezza l'
”eros” - amore di attrazione, istintivo e gratificante per chi lo nutre con la “filìa” - amore fatto di stima per gli aspetti positivi del partner,
di amicizia profonda e del prodigarsi nel reciproco aiuto - e infine con l' “agàpe”, amore gratuito, di benevolenza e soprannaturale, perché partecipazione dell'amore di
Dio e del suo Cristo.
L'alleanza coniugale viene così a validamente
sostenere la coppia nell'essere fedele e indissolubile, attraverso la comunione che ne
risulta, una comunione fatta di padronanza
10
Rendere la Famiglia una Chiesa domestica
di sé, di sincero rispetto e
tolleranza e di delicatezza e
di dolcezza, comportamenti questi che, impegnando a fondo ambo le
persone, contribuiscono a
porle in vitale simbiosi.
Se fulcro della “spiritualità dell'alleanza” è
l'amore vero tra i coniugi,
anche come genitori essi sono però chiamati a creare
in casa un effettivo clima di
amore.
Leggiamo nell'enciclica
“Familiaris Consortio”:
“L'elemento più radicale,
tale da qualificare il compito educativo dei genitori, è
l'amore paterno e materno (…). L'amore dei genitori da sorgente diventa anima e norma che ispira e guida tutta la concreta azione educativa, arricchendola di quei valori di dolcezza, bontà, servizio, disinteresse, spirito di sacrificio, che sono la più preziosa espressione
dell'amore” (n. 36).
L'educazione all'amore autentico, a cui si è accennato in
precedenza, rappresenta pure un porre solide fondamenta per le famiglie del futuro, specialmente se
vengono inculcate con cura - come ha giustamente puntualizzato Maria Pia Baracchini anche altre virtù collaterali “quali il pudore,
la temperanza, il rispetto di sé e degli altri o
l'apertura al prossimo”.
11
M agnificat
Una mula bianchissima
nel miracolo eucaristico
di Daroca in Spagna
Vincenzo Maddaloni
E
ra l'anno 1261 quando alcuni cittadini di Daroca si recarono
a Roma per testimoniare davanti al Papa Urbano IV il miracolo eucaristico che era avvenuto nella loro terra, la cui reliquia si conserva nella loro chiesa, allora chiamata di San Marco; testimonianza che convinse il papa ad istituire la solenne festività
del “Corpus Domini”, nel 1264.
Il miracolo richiama la storica conquista dei Mulsumani della quasi intera penisola iberica, inclusa la città di Valencia. Il 23 febbraio
del 1239 i vari eserciti cristiani di Aragona, che si erano coalizzati,
partirono alla riconquista delle loro terre. Il cappellano don Matteo
Martinez, prima della battaglia, celebrò la Santa Messa, consacrando
sei ostie destinate alla comunione dei sei capitani che avrebbero guidato le rispettive truppe contro il nemico invasore.
Un improvviso ed inaspettato attacco del nemico musulmano obbligò il cappellano a sospendere la celebrazione eucaristica e a nascondere le particole consacrate custodite
nel corporale. Le truppe cristiane con slancio respinsero quelle nemiche. Riordinate, poi, le
truppe, i comandanti cristiani chiesero al sacerdote di dare loro “il Corpo del Signore”
per rendergli grazie. Don Matteo, allora,
12
Una mula bianchissima
si recò nel luogo dove aveva
nascosto il corporale trovando le “ostie inzuppate di sangue”; sangue che è stato recentemente accertarto essere sangue umano. Rafforzati nel corpo e nello spirito, ritornarono a combattere infliggendo ai nemici una determinante e rovinosa sconfitta.
La miracolosa sconfitta
del nemico creò uno scompiglio tra i comandanti cristiani. Ognuno di loro reclamava la reliquia da portare
e conservare nella chiesa della rispettiva città. La disputa
Sacro Corporale - Daroca (Spagna)
diveniva sempre più accesa,
per cui il generale Berenguer propose di tirare a sorte la città che
avrebbe custodito le sacre e sanguinanti ostie. Per tre volte la sorte
cadde su Daroca, ma nessuno dei capitani delle altre città volle cedere. Decisero allora una nuova ed ultima prova. Presero una bianchissima mula araba che mai, prima di qualla battaglia, aveva percosso
quelle regioni spagnole. Dopo averla finemente bardata le posero
in groppa il corporale, lasciandola libera di seguire un
percorso qualsiasi, mentre don Matteo con un cero
acceso e un gruppo di soldati la seguivano a distanza per assisterla e vedere dove si fosse fermata.
La mula partì il 23 febbraio dai territori riconquistati. Viaggiò per ben 12 gior-
13
M agnificat
ni. Durante il suo passaggio con il
Sacro Corporale si verificavano prodigi, conversioni, guarigioni; si udivano voci di angeli e musiche celestiali. Dopo un viaggio di oltre duecento miglia entrò in Daroca, salutata da una folla trionfante. Qui la
bianchissima mula, proprio davanti
alla porta dell'allora chiesa di san
Marco, si accasciò al suolo morendo all'istante. La Sacra Reliquia era
giunta a destinazione. Era il 7 marzo del 1239.
In Italia era già nato un futuro
cantore dell'Eucarestia, Tommaso
d'Aquino. All'epoca aveva 14 anni. Molto più tardi, quando il miracolo di Daroca fu riconosciuto, gli abitanti chiesero ed ottennero di
avere come patrono lo stesso San Tommaso, la cui festa liturgica, prima della riforma del Concilio Vaticano II , cadeva proprio il 7 marzo. Quando nel 1261 papa Urbano IV venne a conoscenza degli atti
del processo del miracolo, istituì, nel 1264, la festa del Corpus Domini. Papa Eugenio, poi, accordò alla città uno speciale anno giubilare da celebrarsi ogni 10 anni. Papa Sisto IV ridusse il giubileo a sei anni in memoria delle “sei ostie miracolose”.
E la mula? In questo miracolo meglio dei cristiani potè scorgere la via della pace e dell'unità un giumento musulmano.
Quella mula bianchissima fu vera foriera di pace
non per suo potere, ma per il potere di Colui
che essa portava.
Chiunque si lascia guidare da questo Sacramento, non potrà che implorare l'avvento
della pace e dell'unità.
14
L'amore
E' uno dei sentimenti più nobili.
Anche se spesso noi siamo abituati a sporcarlo, a finalizzarlo.
Spesso oggi, come sempre, si tende ad amare
solo coloro che potrebbero esserci utili.
C'è chi gli amori se li sceglie.
I grandi amori, gli amori veri tendono a scomparire.
Un amore è vero ed immenso solo quando è incondizionato,
bisogna amare per donare, non per ricevere.
Amare significa donare.
Donare se stesso, donare tutto ciò che è nelle proprie
possibilità. Amare è la cosa più bella che possa esserci.
E' gioia, è vita, è emozione, è coinvolgimento.
E' godimento dell'oggetto di amore.
Amare significa volere incondizionatamente
il bene della persona che si ama.
Amare è altruismo.
Amare è vivere per l'altro incondizionatamente e senza limiti.
Amare è il sentimento più bello e più puro che possa esistere.
Amare è vivere senza aver paura di affrontare i problemi della
vita. L'amore ci da la forza per andare avanti,
ci da la forza e la gioia di vivere ,
non solo per noi quanto per gli altri.
L'amore è il motore della vita.
Rita Mariani
M agnificat
Religiosi:
contemplativi in azione
P. Raffaele Di Muro ofm-conv
L
a vita apostolica dei religiosi e delle religiose è il frutto
della loro preghiera. In realtà, anche se vi sono comunità
dedite prevalentemente alla contemplazione o
all'apostolato, non dovrebbe esservi differenza tra
l'attività di Marta e quella di Maria. Infatti, il contemplare il mistero
di Dio non è fine a se stesso ma si traduce in azione.
La vicinanza di Dio, l'esperienza della sua presenza stimola il credente a trasmettere la gioia di questo vissuto attraverso le opere che
compie. Dalla contemplazione sfocia l'azione e la testimonianza del
credente. Vi è un'unità radicale, dunque, nella vita spirituale tra contemplazione ed azione. Il contemplativo è colui che cammina verso
Dio, magari nell'oscurità, e che, nella vita apostolica, trasforma in
azione quanto ha vissuto a contatto con il divino mistero. Egli è colui
che, nelle difficoltà che l'apostolato presenta, si appoggia e si abbandona a Dio. La carità dell'uomo che contempla il mistero di Dio ha una duplice direzione: verso l'Altissimo e
verso il fratello. Verso il Creatore il credente vive la
carità in modo immediato, diretto; verso il prossimo la esercita in modo fattivo, concreto.
La vita contemplativa potenzia la capacità
della pratica delle virtù nel fedele. Questo
16
Religiosi: contemplativi in azione
amore sale a Dio e si estende orizzontalmente a tutti i fratelli. E' interessante notare come S. Teresa d'Avila paragoni il contemplativo
all'alfiere in battaglia per indicare che la contemplazione non è mera
passività, ma implica impegno e sofferenza: “Se la vostra umiltà è sincera, avventurate voi, serve di vita attiva, perché allora non mormorereste che di voi, lasciando le altre nei loro travagli, certo non leggeri. In una battaglia l'alfiere non combatte, ma non per questo lascia di
essere in gran pericolo.
Nel suo interno deve soffrire più di tutti, perché mentre
regge la bandiera non può difendersi dai nemici, e ciò
nonostante, piuttosto che abbandonarla, deve lasciarsi mettere in brani. Così i contemplativi devono portare alta la bandiera dell'umiltà e sopportare tutti i colpi che cadono su di loro senza restituirne neppure uno” (S. Teresa di
17
M agnificat
Gesù, Cammino di perfezione, 18,5). Già i monaci dei primi secoli
sono soliti unire vita contemplativa e lavoro: dopo la celebrazione
della preghiera liturgica e della Messa ed un congruo tempo di silenzio, essi si dedicano ai lavori domestici o agricoli. Mentre lavorano, restano alla presenza di Dio cercando di mantenere la purezza delle loro intenzioni e di praticare le virtù evangeliche. Inoltre, essi si adoperano per il servizio dei poveri che chiedono loro cibo o altri beni per
sopravvivere e a quello della cura degli ammalati che si rivolgono al
monastero per farsi curare. Questo tipo di tradizione rimane nel monachesimo anche nei secoli successivi.
La conoscenza e l'amore sempre più profondi di Dio si ripercuotono sull'azione del fedele che è in grado di praticare la virtù della
carità in modo sempre più perfetto. Nella teologia di s. Ignazio di Loyola emerge come dalla contemplazione, dal
rapporto di unione con Dio nasca l'attività apostolica del credente. Il fedele, lasciandosi guidare da
Dio, riempiendosi dei suoi doni, diventa suo
strumento e si lascia volentieri e docilmente
guidare da Lui in ogni sua attività. Del re-
18
sto lo stesso Gesù, prima di iniziare la sua attività pubblica, sosta in
preghiera per quaranta giorni nel deserto. Egli prima di predicare, di
chiamare i discepoli, di cacciare i demoni o di guarire gli infermi si
raccoglie a pregare (cfr. Lc 5,6; Mt 26,39).
Non può esservi contrapposizione tra la contemplazione e
l'attività perché significherebbe separare Dio dalla creazione: ogni
uomo è chiamato all'unione con il Creatore anche attraverso le vicende, i bisogni e gli interessi della vita quotidiana che non devono
certamente soggiogarlo, ma che possono fornire l'occasione per favorire questo incontro. Del resto, l'amore dell'uomo deve svilupparsi
in due direzioni, verso l'Altissimo ed i fratelli: entrambe le espressioni sono indice di un'unica carità, quella che il Signore raccomanda ai
suoi discepoli e che promana da Dio.
In tal senso, secondo l'esperienza di Teresa d'Avila narrata
nell'opera Castello interiore, quando si raggiunge il vertice della contemplazione non vi è più distinzione tra Marta e Maria, che, al contrario, pervengono ad un perfetto accordo: ciò vuol dire che
orazione e vita apostolica fanno parte di un unico atto
d'amore a Cristo. In questa fase del vissuto spirituale la capacità di servizio è addirittura potenziata
ed ampliata dal sostegno della preghiera, di
cui rappresenta il frutto più evidente, diventando sempre più intenso e proficuo.
19
M agnificat
Lettera a mio figlio
Francesco
C
arissimo Francesco,
nel mese di giugno ho tenuto due
conferenze su S. Antonio da Padova: una a Manocalzati, l'altra in
Atripalda. E' un santo, questo, morto quasi
otto secoli fa. La statua: S. Antonio su una
nube, gli angeli, il bambino Gesù fra le mani, il giglio, il libro. E' un santo che intreccia
purezza e sapienza divina. Tua nonna Rosaria, tuo nonno Felice erano devoti del Santo. E' una fede che continua. Anch'io sono
devoto. L'ho sentito sempre vicino nei duri
momenti della vita. A Montefalcione, durante la festa ha il manto d'oro, ma la fede luccica e risplende più
dell'oro. Ricordi quando assistevi ai fuochi artificiali: i mille colori,
quel rumore non ti scuoteva. Nei tuoi occhi: la meraviglia!
S. Antonio era delicato, rispettava le opinioni e le credenze di tutti. La fede non si impone, si propone.
“Non siamo forti perché buttiamo la gente
per terra ma perché l'aiutiamo a rialzarsi”. Il
nostro protettore parlava con esempi per
far comprendere ciò che voleva dire.
“ Guardate le gru, c'insegnano la cari-
20
tà fraterna; perché queste, quando sono in viaggio, si aiutano le une
con le altre, alternandosi nel condurre lo stormo e nel far vigilanza la
notte. Come esse pensano non alla loro sola salute, ma anche a quella
di tutte le compagne, così noi dobbiamo portare i pesi gli uni degli altri”. Un altro esempio: quello degli elefanti: quegli animali grossi,
che hai visto quando ti portai ad assistere allo spettacolo del Circo in
Avellino. Quanto stupore nei tuoi occhi! Gli elefanti sono grossi, ma
in loro c'è tanto cuore. S. Antonio afferma che questi animali “quando devono affrontare il combattimento, hanno una cura particolare
dei feriti: infatti li chiudono al centro del gruppo insieme con i più deboli. Così anche tu accogli nel centro della carità il prossimo debole e
ferito”. Non voglio stancarti. Narro un altro episodio. S. Antonio, visto che c'erano persone che non volevano sentir parlare di Gesù, predicò ai pesci del mare: vennero alla riva pesci grandi e mezzani con “i
capi fuori dall'acqua” e tutti attenti in ordine questi animali acquatici: più vicini alla riva i pesciolini minori, poi i pesci mezzani e dietro, dove l'acqua era più profonda i pesci
maggiori. E' questo, caro Francesco, uno dei miracoli. I miracoli esistono. Non è miracolo la
luce del tuo sguardo!
Con infinito affetto
Tuo papa Fausto
21
M agnificat
Il grano di Teresa
P. Domenico Tirone ofm
I
n questo periodo dell'anno, affacciandosi da Montefusco sulle piane del Calore e sui colli dell'Arianese, colpisce il colore
della natura che sfuma dal verde limone all'oro. E' il grano
biondeggiante, che a scacchiera, delimita le culture e rende
più brillante la natura.
Nella sua giovane vita, quante volte Teresa Manganiello ha goduto di questo spettacolo ed è rimasta incantata davanti alla bellezza
del creato ed alla grandezza della Provvidenza, che dona il pane ai suoi figli. La rivedo sul finire del mese di giugno dopo il suono del vespro, attendere i suoi familiari, che ritornavano stanchi ma felici dalla mietitura. Era pronto per loro il catino con l'acqua, che lei aveva
preparato attingendo dal vicino pozzo, per ridare alla pelle riarsa
dalla polvere e dal sole un lieve refrigerio. Teresa si beava
del profumo della paglia nuova e del grano che dai cesti veniva riposto nel granaio. Lo accarezzava con
amore riandando alla semina di fine ottobre
quando lei stessa aveva preparato il sacco con
pochi chicchi. Ora ne ritornava quanto bastava per il pane giornaliero e qualche volta anche da vendere. C'era veramente da
22
Il grano di Teresa
Teresa dona il pane a un povero - Acquerello di Luciana Vincenti (Assisi)
ringraziare il Buon Dio, che veglia sui buoni e sui cattivi.
Quante volte con uno dei suoi fratelli era andata al mulino portando sulla testa un sacco pieno di grano. Aveva assistito alla trasformazione di quei chicchi biondi diventare farina. Poi a casa lei stessa
aveva separato la crusca dalla bianca farina. Il suo padre spirituale certamente le aveva insegnato che noi siamo il frumento di Cristo. Frumento che deve annullarsi per produrre la vita, come i chicchi sotto
la terra che marcendo fanno nascere la vita e come la farina lievissima e bianca che impastata diventa pane fragrante da mangiare. Annullarsi, come il chicco di grano, e diventare
pane croccante, per Teresa è norma di vita. Ha
scelto di essere frumento di Cristo che dona la
vita e la grazia.
A Teresa la famiglia aveva affidato il
compito di panificare. Gli costava molto
tempo e molto lavoro. Nei primi tempi
23
M agnificat
quando panificava la sua giornata era piena e questo a discapito
del suo grande amore: la preghiera. Pensò così di utilizzare
la notte per fare il pane.
Si alzava dopo la mezzanotte e nel silenzio più assoluto impastava la farina nella madia.
Poi inseriva il lievito coprendo
ben bene la pasta. Quante volte
aveva visto quella farina crescere! Desiderava essere lievito
che fermenta la pasta, secondo
l'insegnamento di Gesù. Si era
chiesta: come posso diventare
lievito? Il suo orizzonte era ristretto alla campagna di Pietradefusi e di Montefusco e solo
qualche volta usciva da quei confini. Come portare ai lontani il
grande amore che nutriva per il
suo Signore?
Poi capì che il grande amore
non ha bisogno di grandi spazi e di grandi masse
di persone. Bastano quelle
con le quali si vive ed i conoscenti. Il lievito è la
carità, il lievito è la preghiera, il lievito è il sacrificio, il lievito è la conoscenza, il lievito è
il lavoro, il lievito è la gioia di vivere lodando il Signore.
24
Il grano di Teresa
Quando poi sul far del giorno suonava la campanella del convento
di S. Egidio, il pane odoroso, usciva dal forno e lo deponeva nella madia per saziare la fame dei suoi fratelli. Questo pane però non saziava
la sua fame. Aveva chiesto alla famiglia di poter portare al convento
una “panella” di pane appena sfornato. Sceglieva la più bella perché
era per lei il ringraziamento per quel pane che non ha prezzo e che si
trova soltanto nel tabernacolo. Lungo il cammino verso la chiesa conventuale, il pane, portato sulla testa, spandeva un profumo delizioso
e lei ringraziava Dio per le cose belle create, poi quando in
ginocchio nella chiesa riceveva la comunione si sentiva sazia ma desiderosa di portare questa sua gioia
nel mondo.
Ritornava dopo la messa alla sua casa, il
suo volto era felice, non si accorgeva, ma coloro che la incontravano sì, di essere diventata il buon profumo di Cristo.
25
M agnificat
50 Anni di presenza
a Priora di Sorrento
Suor Maria Matilde Napoletano sfi
I
l 26 Aprile 2008 la Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine ha celebrato con grande gioia il 50° anno di fondazione
della comunità “Oasi Madre Della Pace” a Priora di Sorrento
NA. Il rito è stato preceduto da un triduo di preghiera organizzato
dalle suore in collaborazione con il rev.do parroco don Francesco Saverio Casa nella Parrocchia S. Atanasio.
Il giorno 23 il rev.do don Francesco Saverio Maresca ha presieduto
l'Eucarestia e nell'omelia ha invitato a riflettere sul tema Santità del
matrimonio e della famiglia. Il giorno 24 il rev.do P. Raffaele Caso ofm
capp. ha incontrato i giovani presentando loro il messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Vocazioni. Il 25 l'adorazione Eucaristica con il canto del vespro a cui ha fatto seguito la Santa Messa presieduta dal rev.do Don Carmine Giudici.
Il 26 nella parrocchia S. Atanasio la Celebrazione Eucaristica in
ringraziamento per il 50° Anniversario di presenza delle Suore Francescane Immacolatine a Priora di Sorrento presieduta da S.E. Rev.ma
Mons. Felice Cece Arcivescovo di Castellammare-Sorrento che
nell'omelia, rivolgendosi soprattutto alle suore, ha evidenziato
l'importanza della vita consacrata e la preziosità del lavoro apostolico
dei consacrati.
A questa gioia hanno partecipato le suore delle diverse
fraternità e tanti amici tra cui anche ex-alunni della
scuola materna “S. Atanasio”. Dopo la S. Messa
nel cortile della Casa Religiosa “Oasi Madre della Pace”: il pranzo nella letizia. Gli amici delle
suore, oltre al buffet, hanno preparato anche
uno spettacolo con poesie, canzoni napoletane
e una simpatica esibizione teatrale.
26
La Congregazione delle Suore Francescane
Immacolatine su invito
dei Frati Cappuccini di
Napoli, nell'ottobre
1956, venne a Sorrento,
nelle persone della Madre Generale Madre Teresa Gnerre e della Segretaria Generale Suor M.
Clara Marino per vedere
la casa che la Signorina
Giovanna Lovis voleva
donare con una parte del
terreno, siti nella zona
detta “Spagnola.” Tale donazione venne accettata
allo scopo di avere un altro campo per l'apostolato come l'educazione dei fanciulli nella scuola materna , la catechesi, la collaborazione nella Parrocchia.
Si diede inizio all'apostolato con l'apertura di un laboratorio di ricamo e cucito per le giovanette, si radunarono i ragazzi per
l'iniziazione ai Sacramenti. Per molti anni la preparazione dei fanciulli alla Prima Comunione si tenne nei locali della casa religiosa, fin
quando non furono ristrutturati gli ambienti della canonica.
Ancora oggi le suore continuano a collaborare con la
Parrocchia “S. Atanasio”.
Quanto al lavoro apostolico, le suore cercarono
di svolgerlo, pur in condizioni tutt'altro che propizie. La Scuola Materna, intitolata al Santo
Patrono S. Atanasio, fu aperta un anno dopo
l'arrivo delle suore a Priora. Oltre alla Scuola
Materna, nel pomeriggio, le suore si dedica-
27
Vita della Congregazione
50 anni di presenza
M agnificat
vano al doposcuola dei ragazzi. Tanti i
momenti belli ed emozionanti come
quando si organizzavano recite con i
bambini e i giovani del paese. Le suore si dedicavano anche all'apostolato
infermieristico visitando i malati a domicilio e prestando attività di assistenza medica.
Tanti i movimenti missionari e vocazionali, nella casa religiosa e nella
Parrocchia “S. Atanasio”: incontri e
campi scuola.
Nel 1979, con l'istituzione della
Scuola Statale a pochi passi dall'abitazione delle suore, si dovette rinunziare all'attività educativa con tanto dispiacere da parte delle famiglie. Pur
di non lasciare deluse le attese della
cara benefattrice Giovanna Lovis, le
suore si dedicarono al ricamo e al cucito per il loro sostentamento.
Dopo tante peripezie e imprevisti
con le Ditte appaltatrici, con l'aiuto
della Provvidenza e con i sacrifici delle suore, la Congregazione terminò i
lavori di ristrutturazione
dell'intero edificio.
Da maggio 2004 la
casa, previe autorizzazioni del
Comune e
dell'A.S.L.,
funziona co-
28
29
Vita della Congregazione
me casa di accoglienza di
gruppi di giovani, di persone singole e famiglie
che intendono elevare lo
spirito.
Ringraziamo Dio e la
Mamma Immacolata per
la forza, il sostegno e le
grazie elargite in questi
cinquant'anni alle suore,
che qui hanno lavorato
per l'edificazione della Chiesa, per il bene della Congregazione e per la santificazione. A tutti la Congregazione
chiede preghiere per continuare la missione a Lei
affidata, nella fedeltà al carisma e alla spiritualità del Fondatore Padre Lodovico Acernese
Cappuccino e della Serva di Dio Teresa Manganiello da Montefusco, Pietra Angolare e
Matrice Spirituale.
M agnificat
Bello viaggiare con Te…
Suor Perseverancia Bernabe sfi
B
ello viaggiare con Te… scalda il motore… Un sorriso
accogliente… ogni incontro è speciale… vedrai il protagonista sei tu.
Sono le parole dell'inno dell'A.C.R. che ha accompagnato
l'avventura della missione popolare presso la parrocchia del Sacro
Cuore a Benevento.
Son passati già diversi giorni da quando abbiamo terminato la missione popolare ma continua a risuonare nella mente la melodia di
questo canto e ritornano i volti delle persone incontrate.
La missione si è svolta dal 13 al 25 aprile in collaborazione con i
frati cappuccini di Napoli e le suore angeliche, la comunità parrocchiale e in prima fila, la Madonna di Fatima. L’ inizio con l’arrivo della
Madonna davanti agli occhi sorpresi di molti passanti non informati
dall'even-to. Sotto lo sguardo di Maria si è svolta l’azione apostolica
dei diciotto missionari. La missione prevedeva un lavoro a quattro livelli: 1. Famiglie; 2. Catechesi sacramentale; 3. Giovani; 4. Lontani.
A questo scopo sono stati realizzati 28 centri di ascolto, molti
di più di quelli programmati; visitate le famiglie con
particolare attenzione gli ammalati; oltre alle catechesi sacramentali vari sono stati gli incontri su
tematiche sociali e sull’istituzione della famiglia. Sono intervenuti esperti che hanno suscitato dibattiti; gioioso l'incontro-festa con
i componenti più giovani della comunità.
30
Bello viaggiare con Te.
31
Vita della Congregazione
Interessanti gli incontri presso le strutture
educative del territorio, costante la disponibilità di un missionario o una missionaria in
parrocchia per confessioni, conversazioni o
confronti sulla Parola
divina che deve calarsi
nella realtà.
Al termine della missione ci siamo sentiti
tutti in dovere di ringraziare il Signore per i
suoi innumerevoli benefici e per tutto ciò
che Egli ha voluto operare nel cuore delle persone attraverso i centri
d'ascolto. Notevole la
frequenza di visitatori
all'adorazione eucaristica; la partecipazione di massa alle celebrazioni; i piccoli hanno dato una risposta eccezionale nei giorni organizzati
per la loro festa e in quello dedicato all’omaggio alla Madonna: evento che ha lasciato un ricordo indimenticabile. L'avventura
fatta con il Signore è sempre avvincente e coinvolgente. La comunità ricorda con nostalgia i giorni
della missione e nutre il desiderio di rinnovare
questa azione cristiana per camminare con
Gesù e Maria e cantare con gioia:
M agnificat
I tre giorni di maggio
in memoria di Teresa
Chiara Pagano
A
nche quest'anno in
occasione dell'anniversario della
professione al Terz'Ordine
della Serva di Dio Teresa
Manganiello, le suore Francescane Immacolatine hanno
organizzato tre giorni per ricordare e tenere sempre viva
la memoria della giovinetta
di Montefusco. Teresa è modello per tutti; guardando a lei e imitando le sue virtù, riusciremo a vivere la quotidianità in semplicità e col
cuore sempre rivolto a Gesù e Maria.
Le celebrazioni hanno avuto inizio nel pomeriggio del
tredici maggio, giorno in cui si ricordano le apparizioni di Fatima. Dopo l'arrivo dei vari gruppi,
giunti al Convento di s. Egidio, i rappresentanti delle varie Peregrinatio Mariae, hanno
portato in processione la statua della Madonna. Erano presenti alla manifestazione vari gruppi delle parrocchie limitrofe
32
33
Vita della Congregazione
e diverse autorità civili
tra cui i sindaci dei paesi vicini. Hanno partecipato anche i gruppi
delle fraternitas “Teresa Manganiello” di Apice, Arienzo e S. Michele di Pratola Serra.
La messa è stata officiata dal rev.do Padre
Franco Picardi. Dopo
l'omelia un gesto significativo che ha permesso la comunione tra le
varie parrocchie presenti: lo scambio di una
candela con l'immagine
di Teresa che rimarrà
nelle varie chiese e arderà. E' il segno che sempre dobbiamo ricordarci della parrocchia gemellata e pregare per
bambini, giovani e anziani, affidandoli a Teresa Manganiello. Al termine della Santa
messa il volo delle colombe, che ci hanno ricordato non solo la purezza della Serva di
Dio ma anche il senso del volare in alto, fissando lo sguardo agli ultimi.
Il giorno seguente la via Crucis, viste
M agnificat
le condizioni metereologiche, non si è potuta
svolgere all'aperto. Le
suore presenti e i fedeli
hanno percorso le varie
tappe della Via Crucis,
ricordando le atroci sofferenze di Teresa, a cui
ella si sottoponeva per
amore e per salvare i poveri peccatori.
La messa di questa
giornata è stata celebrata dal guardiano del convento di S. Egidio, Padre Antonio Salvatore.
L'ultimo giorno dedicato a Teresa, ha visto
tanta partecipazione alla adorazione eucaristica che ha preceduto la
Santa Messa.
A presiedere la celebrazione mons Pasquale Mainolfi. Ha concelebrato padre Vittorio Clemente
ofm capp.
Ai responsabili dei gruppi del Terz'ordine
secolare, le suore hanno voluto donare un
quadro di Teresa e poi le corone del Rosario per diffondere tale devozione, tanto
amata dalla Serva di Dio. Significativo il
34
Vita della Congregazione
rinnovo delle promesse emesse dai laici che seguono
l'esempio di S. Francesco e S. Chiara. Un invito
per tutti loro, da parte di mons. Mainolfi a portare e diffondere il carisma francescano nei
propri ambienti familiari e di lavoro sulla
scia di Teresa, piccola, ma nello stesso
tempo grande santa Irpina.
35
M agnificat
Educare che passione
Donatella De Luca, Maria Edda, Michela Manzo,
Francesca Ruberto, Merilisa De Marco, Sara Leone Spinello
A
rrivati in 5° elementare tutte le scuole preparano i saggi di
fine anno per evidenziare quello che gli alunni hanno appreso, in cinque anni di studio. Infatti noi che frequentiamo la Scuola S. Chiara d'Assisi di Avellino, che ha come pilastri
l'educazione, la serietà, l'impegno e i valori della vita che, purtroppo,
oggi nelle scuole a volte mancano, abbiamo organizzato un saggio dal
titolo “EDUCARE CHE PASSIONE!”.
La recita è piena di messaggi educativi e mette a confronto due generazioni che, anche se differenti per età, riescono ancora a comprendersi e a conoscere il vero significato della vita.
La recita è abbellita da canti e balli ed ognuno di esso è stato scelto per dare un significato profondo ed un insegnamento da custodire nella vita. Nella recita si rappresenta
l'incontro tra i ragazzi di oggi e i loro bisnonni,
questi ultimi danno una grande lezione ai loro pronipoti su ciò che sta accadendo nel
mondo e di quanto invece erano semplici e belle le “cose” di tanti anni fa.
Infatti la semplicità è la cosa più bella perché solo se una persona è sem-
36
Vita della Congregazione
plice può essere sincera e libera.
Questo concetto è contenuto nel ballo della libertà la cui coreografia, fatta di nastri, rappresenta i ragazzi di oggi che credono di essere
liberi mentre invece sono spesso schiavi del fumo, della droga e
dell'alcool.
Molto significativo imparare il canto “Ci vuole un amico” che vuole evidenziare come il vero amico non ti soffoca, ma ti sa promuovere
e sa mettersi da parte per mettere in luce i tuoi talenti: sa vederti straordinario anche quando non lo sei. Ti fa
sentire importante in ogni momento, proprio
come dice un vecchio proverbio: “Chi trova un amico trova un tesoro”.
Cantiamo anche un inno dal titolo
“La gioia”, che è molto importante
perché ognuno di noi deve avere gioia per quello che è, accettandosi e fa-
37
M agnificat
cendosi accettare. Non è stato trascurato il problema
dell'inquinamento. Significativa la scena di “Naturalia”, che parla
dei danni causati dalle varie industrie, che non hanno rispetto per
l’ambiente. Si affronta il problema dello smog e della globalizzazione
che si diffonde sempre più velocemente. Con il canto “I can”, che significa “io posso” si è palesato l'amore di Dio verso l'uomo, creandolo libero, capace di amare, volere e decidere. Infine per ringraziare i
nostri genitori per le splendide famiglie che ci hanno donato, noi
bambini ci siamo esibiti nel ballo “Amore” che, a nostro avviso, è la
chiave della recita ed esprime il senso molto profondo di cui
ogni persona ha bisogno. La parte, secondo noi, più
significativa della recita è l'interpretazione di
Padre Ludovico Acernese, fondatore delle
Suore Francescane Immacolatine.
Egli teneva tanto all'educazione dei
giovani, e in questa occasione abbiamo voluto ricordare a tutti la buona
educazione che ognuno deve vivere
38
Vita della Congregazione
ogni giorno. Padre Ludovico Acernese avrebbe sicuramente sensibilizzato tutti noi, con grande entusiasmo, all'urgenza educativa dei nostri tempi. La recita si conclude con il canto “Semina pace” per sottolineare che la pace inizia tra noi. Noi ragazzi non dobbiamo chiuderci. Alle mamme è stato dedicato il canto finale per ringraziarle
del dono della vita che ci hanno dato.
Questa esperienza della recita ci ha fatto capire i veri valori della
vita: l'amore, l'amicizia, valori che serviranno per la nostra crescita
morale e culturale. Abbiamo imparato ad amare di più il prossimo a
essere liberi e più responsabili di noi stessi, senza accendere
dentro di noi quel sentimento di prevaricazione e di
orgoglio che rovina tutti i rapporti umani.
Vi lasciamo con un messaggio ben preciso: quello di conservare bene i valori nel
tempo e ne approfittiamo per gridare
un grazie speciale alla nostra maestra
Suor Emilia Lauriola per averci fatto
crescere leali e sicuri di noi stessi.
39
M agnificat
Eucaristia:
tenda di Dio fra noi
Pina Bristot
D
a giovedì 22 maggio a
sabato 24 maggio, la
città di Campobasso
ha celebrato la solennità del Corpus Domini con
l’adorazione eucaristica perpetua per desiderio del “Padre”
Vescovo S.E. rev.ma Giancarlo
Maria Bregantini. Gesù ha dato
appuntamento a tutti in una
piazza. Il programma prevedeva alle ore 19.00 del giorno 22 la Celema
brazione liturgica in Cattedrale officiata da S.E. rev. Giancarlo Maria Bregantini, a seguire la processione lungo Corso Vittorio Emanuele verso la tenda del Corpus Domini
e la tenda dell'Accoglienza e quella delle Confessioni, in Piazza della Vittoria; benedizione del popolo e inizio Adorazione permanente (24 ore su 24) animata da
gruppi, movimenti e comunità diocesane, religiose e laiche tra cui anche la Comunità “Regina Mundi”
40
2 giugno Sua Eccellenza visita la Scuola Materna “Regina Mundi”. Dopo la liturgia della Parola i bambini offrono a Padre Giancarlo
un momento di gioia esibendosi con poesie e canzoncine. Padre Giancarlo, prendendo spunto dalla Parola di Dio: “lasciate che i piccoli vengano a
me” racconta ai bambini la storia del gigante egoista illustrando il significato
profondo e i risvolti pratici della leggenda. Infine benedice con gioia i
bambini, i genitori, le suore e le
insegnanti.
41
Vita della Congregazione
delle Suore Francescane Immacolatine. Un momento di grande comunione tra le varie istituzioni, congregazioni, associazioni e movimenti ecclesiali. Tre giorni in cui Gesù è stato il Protagonista della
città di Campobasso, in cui si è mostrato nella Sua bellezza e semplicità; un modo nuovo di fare Chiesa. Il Signore è sceso nella nostra
quotidianità, ha ampliato le mura della Chiesa, è uscito dalla Sua casa ed è venuto incontro a Suoi figli per ascoltarli ed esaudirli.
È stato un grande momento di evangelizzazione dove le nostre suore hanno testimoniato nella preghiera il carisma di San Francesco,
nella letizia e nella semplicità hanno dimostrato che l'amore di Dio è
del tutto gratuito.
M agnificat
A
Visita al Memoriale
Teresa Manganiello
Gruppo di Pietrelcina
e di Pago Veiano
conclusione di una serie
d'incontri tenuti da suor
Carla per far conoscere la vita
e la spiritualità di Teresa Manganiello, domenica 8 giugno
un gruppo di Pago Veiano si è
recato a Pietradefusi e a Montefusco per visitare i luoghi dove è nata e vissuta la giovane
terziaria. Dopo la suggestiva visita fatta al Sagrato i fedeli si
sono recati nella chiesa di
Sant'Egidio dove hanno pregato il Santo Rosario, e in seguito
presso la Casa Madre delle
Suore Francescane Immacolatine dove hanno visitato il “memoriale” osservando gli strumenti del supplizio volontario
a cui si sottoponeva Teresa.
Ritornando alle proprie famiglie carichi di buoni propositi
hanno rinnovato la volontà di
mettere in pratica almeno
qualche insegnamento appreso dalla santa vita di Teresa:
“oggi debbo con l'aiuto di Dio
e di Mamma Immacolata fare
più di ieri per il mio Gesù”.
I fedeli ringraziano il Signore,
Teresa Manganiello e suor Carla per aver dato loro l'opportunità di trascorrere un bellissimo pomeriggio di preghiera di
gioia e serenità.
Monica De Jesu
Tavola Rotonda: “Teresa e la santità oggi”. Interventi di:
don Giovanni Rossi, don Francesco Russo, Sr. Daniela Del Gaudio.
Missioni
BRASILE
Festa della mamma: La scuola assistenziale “Frei Ludovico” e le
Suore augurano a tutte le mamme tanta serenità e pace, prudenza e
sapienza nell'arte dell'educare! Seguano esse l'esempio della Mamma
Celeste e conducano i loro figli nel cammino della Pace e del Bene!
43
Vita della Congregazione
Dalle
M agnificat
FILIPPINE
Esercizi spirituali:
Le suore partecipanti agli esercizi spirituali annuali.
La novizia Rosalina Torres conlude il periodo formativo del noviziato emettendo la professione religiosa nelle mani di suor
Avelina Reyes, Superiora
della Missione Filippina.
44
Vita della Congregazione
Neam Nerissa e Katerine danno iniziano il Postulantato.
45
M agnificat
INDONESIA
Visita della Superiora Generale
Il 25 Gennaio 2008, la Rev.da Superiora Generale, Madre Ma.
Pasqualina Di Donato Savino accompagnata da Sr. Giuseppa Gnerre, ha fatto visita alla nuova Missione “Maria SS. dell'Annunciazione” in Sumatra, Indonesia. Le Suore, le postulanti e aspiranti
hanno accolto con immensa gioia questa breve visita.
Lavori di ristrutturazione della casa
acquistata dalle suore
con l'aiuto dei benefattori
46
Vita della Congregazione
Le postulanti insegnano il catechismo ai fanciulli
La nuova Missione, a quasi due anni dalla fondazione, e' formata
da tre Suore Missionarie e quattro candidate. Le suore missionarie
sono impegnate nell'insegnamento del Catechismo ai bambini, una
delle suore insegna la lingua Inglese nel Seminario Minore “Sacerdos” della Diocesi di Medan, una Suora, su richiesta di un Padre Cappuccino assiste una coppia di handicappati e un'altra si dedica alla pastorale. La comunita' collabora anche all'incontro delle famiglie una
volta la settima.
I giorni della permanenza della Madre e Sr. Giuseppa sono stati pochi ma intensi per la nuova
missione. La Madre ha incoraggiato le missionarie nel loro lavoro apostolico incentivandole a soccorrere le necessità della
Chiesa locale. Salam Damai dan Baik
(Pace e Bene).
47
M agnificat
La Madre e suor Giuseppa incontrano l'Arcivescovo di Medan
Mons. Preis Datubara, ofm capp.
La giovane Rosari Sidabutar
inizia il Postulato
Le postulanti Nevema Gultom
e Hotrida Gultom danno inizio al noviziato
48
49
Vita della Congregazione
INDIA
Campo scuola. Dal 28 marzo al 2 aprile 2008 si è tenuto un Campo Scuola vocazionale nella Missione in India.
Le partecipanti, 57 ragazze di varie provenienze, sono state guidate nelle riflessioni dai Padri Cappuccini e dalle suore.
M agnificat
Chi era Madre Clara
Era una donna severa e bruna
Di saio francescano vestita che
Cominciava la sua avventura
Qui, ho vissuto gli anni più belli
Insegnando ai ragazzi la cultura
Ad essere obbedienti e non ribelli.
Nel 1948 lasciava la sua famiglia
Per mettersi alla sequela di Gesù
E di Francesco e Chiara diventare figlia.
Sono stata la sua prima automobilista
E l'ho accompagnata nei viaggi di
Comunità, di uffici e di provvista.
Di mestiere faceva la sarta
Tagliava e cuciva abiti e veli
Con esattezza e modelli di carta
Nel 1964 fu eletta Madre Generale
Per due sessenni durò in carica
Poi rifiutò perché il cuore funzionava male
Era precisa, dolce e silenziosa
Sapeva lavorare e pregare
E rendersi per tutti preziosa
Nel suo generalato fiorirono vocazioni
Le costruzioni, le iniziative e le fraternità
Ma non mancavano le delusioni.
Per lei, non esisteva superficialità
Anche i punti lenti dovevano essere
Uguali, lenti e di una certa elasticità.
Nacquero le case: Noci, Benevento, Avellino,
San Giovanni Rotondo, Campobasso,
donato dalla zia Viola
Padre lodovico Acernese di Pietradefusi
Come una fioritura di un fertile giardino.
Bussò alle porte dell'Istituto Acernese
In età matura e Madre Teresa l'accolse subito
Perché del Terz'Ordine aveva già l'arnese.
Dopo sei mesi di prova entrò in noviziato
E con lo studio della Regola e delle Costituzioni
Fu ammessa alla professione quasi d'un fiato.
Subito divenne maestra di formazione
E delle postulanti e delle novizie curava
La crescita spirituale e l'educazione.
Lei, oggi io devo ringraziare
Se ho potuto insegnare e catechizzare
Ella amava il cucire e il formare.
Grazie Madre Clara! Tu hai donato tanto!
L'Istituto ti è riconoscente
Per i tuoi innumerevoli talenti
Ora Dio ti ha chiamata all'eternità
Per darti la corona di gloria
E premiarti con la felicità.
Ma tu prega per suor Gianna
e la Congregazione
Perché ogni suora viva la sua missione e
Raggiunga la santificazione.
Addio!... Grazie
Nel 1965 ha aperto la scuola elementare ad
Avellino che subito ha riscosso tanta simpatia
Da dovere rifiutare tanti bambini.
Suor Liliana
Nata a Campobasso il 1°ottobre 1913 da
Angelo e Giovanna Oriente, fu battezzata il
13 dello stesso mese e le fu imposto il nome
di Rosalia, Carmela, Lucia, Concetta, Vittoria. Educata in una famiglia cristiana, Rosalia
frequentava la sua Parrocchia S. Maria Maggiore e anche la chiesa “S. Cuore” dei Padri
Cappuccini, ove c'era il Terz'Ordine Secolare
di San Francesco. S'iscrisse ad esso e alla professione assunse il nome di Sorella Chiara; indossò il saio di San Francesco, che portò sempre testimoniando la povertà francescana. Frequentatrice assidua e protagonista attiva della
vita ecclesiale e del Terz'Ordine Francescano, venne eletta segretaria e poi Maestra della Novizie, compiti svolti con serietà e competenza, mirando a infondere negli animi i principi morali, religiosi e civili nelle giovani a lei affidate. Sentì
la chiamata del Signore a diventare Religiosa in un Istituto francescano Missionario. Entrerà nella congregazione il 25 settembre 1948. Iniziò il noviziato il 13
marzo 1949 e le fu imposto il nome di Suor Maria Clara di Gesù; emise la professione temporanea il 16 aprile 1950 e quella perpetua il 12 agosto 1955.
Diceva di aver conosciuto San Pio da Pietrelcina nel 1932 a San Giovanni
Rotondo, e di aver avuto il privilegio di confessarsi con il futuro Santo che
l'aveva presa come sua figlia spirituale. Anima di vita interiore vissuta nella quotidianità, nella semplicità e scrupolosità dei doveri del proprio stato.
In Congregazione ha ricoperto gli uffici di Maestra delle postulanti e delle
novizie, di Superiora nelle fraternità, di segretaria e Consigliera Generale e nel
capitolo del 1964 fu eletta Superiora Generale, nel 1970 per un secondo sessennio e nominata economa generale fino al capitolo del 1994. Nonostante
la sua precaria salute ed il problema cardiocircolatorio, che spesso
si affacciava con sintomi abbastanza forti “è andata avanti”, grazie all'aiuto divino.
Ella ha assolto i suoi compiti con intelligenza, dedizione, bontà e rettitudine avendo cura di voler vedere
l'Istituto crescere in numero in quantità e qualità,
in formazione religiosa e culturale dei suoi membri. Donna veramente aperta alla grazia, non tenne nulla per sé, i suoi doni di natura li rifuse
ovunque passava. Le sue mani erano addestrate
51
In cammino verso il Cielo
MAESTRA, MADRE GENERALE
GUIDA SICURA
M agnificat
ad ogni tipo di lavoro da cucito al ricamo, dai ferri all'uncinetto ecc.., ed il suo
cuore era subito pronto davanti ad una ragazza o suora a dare qualche suggerimento, un pensiero buono che fosse servito ad aiutare, portare luce, incoraggiamento. Suor Clara Marino, ad età avanzata si è sempre resa utile nello scrivere le cronache di “Casa San Giuseppe” - Pietradefusi, nell'aiutare a compilare i registri. A dire il vero, era sempre occupata: il suo tavolo da studio: era pieno di carte di appunti, di disegni di ricamo, per cui ella scriveva o riportava i disegni sulle stoffe, che distribuiva alle suore ricamatrici, perché preparassero i
lavori.
Spirò nel bacio del Signore con grande serenità verso le 14,30 del giorno 06
maggio 2008. Alla notizia della sua morte molti furono gli attestati di affetto e
riconoscenza delle consorelle e di amicizia delle persone che l'avevano conosciuta.
95 ANNI E 69 ANNI DI VITA RELIGIOSA
VISSUTA FRA SILENZIO, LAVORO E
PREGHIERA
Suor M. Nazarena dell'Addolorata al secolo Di Pietro
Immacolata di Giovanni e Camarro Rosa, nata a Mirabella
Eclano (AV), il 25 novembre 1913. Entrò nell'Istituto il
02.01.1937, vestì l'abito religioso il 24.04.1938. emise la
professione Religiosa il 25.05.1939 e quella Perpetua il
29.08.1948. proveniente da famiglia cristiana praticante
la giovane, anche se di poca cultura, cos' erano i tempi,
recepì ciò che il nuovo stato di vita esigeva. Era semplice e
modesta nelle sue cose, per cui si adoperò di svolgere
quegli uffici e mansioni a cui l'obbedienza l'assegnava più rispondenti alla sue età
ed attitudini. Suor Nazarena si rendeva utile in cucina, aiutando in ciò che le era
consentito dall'età e dalla salute, non esimendosi mai, partecipava agli atti
comuni della fraternità e non trascurava la preghiera personale. Tutte
ammiravano la sua dedizione ed il suo sacrificio: era di esempio a quanti
la vedevano. Fino alla sua tarda età e al giorno che è entrata
nell'ospedale “Sacro Cuore di Gesù” dei Fratebenefratelli in
Benevento ha lavato la sua biancheria per non procurare
lavoro alle consorelle. La mattina dell'otto maggio 2008
suor M. Nazarena chiude la sua vita terrena, a
Benevento nell'ospedale dei Fatebenefratelli all'età
di circa 95 anni e 69 anni di vita religiosa. I suoi
buoni esempi accompagnino sempre quelli che ne
sono stai testimoni.
Sr. Alba Belvito
52
Maurizio, Martina
e Carmine Martori - Apice (Bn)
Giuseppe Carenza - Turi (Ba)
Azzurra Mariam Musto - Pietradefusi (Av)
Aleena Mayyanad - India
Estate: tempo che vorresti non finisse mai ...
Piena di progetti meravigliosi ...
Ricca d'incontri con gli amici ...
Rendi quest'estate unica per te e le tue amiche ...
Partecipa insieme a loro al Campo presso
Le Suore Francescane Imacolatine.
Non ti pentirai!!!
!
e
n
e
B
Pace e
Prenotati con le tue amiche. Iscrizioni entro il 30 luglio
Ti aspettiamo non mancare.
… La nostra fraternità ti accoglierà con gioia…
Suore Francescane Immacolatine
Via S. Egidio, 48 - 83030 Montefusco (AV)
Tel. 0825.962103
Scarica

Magnificat n. 92