11 febbraio:
Giornata del Malato
VoceVallesina
della
Martedì 11 febbraio alle 15,30
presso la Chiesa dell’Ospedale
il vescovo Gerardo celebrerà
la Santa Messa presso la
Chiesa dell’Ospedale nella
Giornata Mondiale del Malato
Anno 61° - N. 4 settimanale della Diocesi di Jesi
www.vocedellavallesina.it
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
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LA VEGLIA DIOCESANA SUL MESSAGGIO DEL PAPA CON I GRUPPI DELLA DIOCESI IN CATTEDRALE
“Fraternità, fondamento e via per la pace”
La Fraternità come fondamento e via per
la pace ovvero considerare tutte le persone
che ci stanno intorno non come nemici o
concorrenti ma fratelli da accogliere ed abbracciare. Venerdì scorso tutti i gruppi ed
i movimenti della diocesi si erano ritrovati in duomo per pregare e riflettere insieme sul messaggio di Papa Francesco per la
47ma giornata mondiale per la pace.
Lungo la serata proprio il concetto di fraternità era stato sviluppato in modi diversi
ma sempre importanti: l’essere tutti fratelli in Cristo “figlio di Dio”; la ricerca di una
conversione del cuore utile per spegnere la
guerra, per contrastare la corruzione ed i
crimini; una esortazione a custodire e coltivare la natura per sconfiggere la povertà;
la fraternità va scoperta, amata, sperimentata ed annunciata.
FOTO DI LORENZO PELLEGRINI
Divisa in quattro momenti, la veglia ha
alternato stralci del messaggio del Papa, zie all’impegno della Caritas e della diocesi,
brani tratti dalla Sacra Scrittura, contributi che ha fornito la terra da coltivare. Nel nofilmati e la testimonianza, molto apprezza- stro lavoro si vede la bellezza della fraterta, di Giulia Colosio una giovane coordina- nità nella gente che mette a disposizione la
trice della cooperativa “Undicesima ora” di sua esperienza per far apprendere un meSenigallia. «La nostra cooperativa è nata stiere ai più giovani. La Chiesa attraverso
per dare dignità attraverso il lavoro alle “Undicesima ora” ha letto il segno dei tempersone che lo hanno perduto – ha spie- pi e messo a disposizione ciò che ha ed ha
gato nel suo intervento, molto applaudito – rischiato».
La nostra cooperativa è nata nel 2011 gra- A curare l’animazione liturgica della sera-
ta è stata la corale diocesana “Armonia”. A
tutti i presenti che hanno affollato il duomo nonostante la serata piovosa, sono
stati consegnati dei semi di colori diversi
come simbolo della biodiversità del nostro
mondo che «dovremmo tutelare e preservare – avevano spiegato gli organizzatori – ma anche le diversità che esistono tra
noi uomini e che lungi da essere motivo di
divisione dovrebbero diventare risorsa e
ricchezza. Questi semi rappresenteranno
il nostro impegno quotidiano a concretizzare quanto ascoltato stasera».
Nel suo intervento conclusivo il vescovo Rocconi si è soffermato proprio su un
aspetto: la Chiesa è feconda e creativa
quando è fedele. «La nostra piccolezza è
la risorsa quando sa poggiare sul Signore – aveva detto don Gerardo. Abbiamo
bisogno della Grazia e dell’aiuto del Signore, perché da soli non possiamo far nulla.
La nostra fatica è importante ma abbiamo
bisogno di rimettere tutto alla misericordia di Dio. Seminiamo semi di pace e fratellanza, sicuri che Dio li farà crescere».
Soddisfatta della veglia anche Alessandra
Marcuccini, presidente diocesano dell’Azione Cattolica, che ha svolto un ruolo di
coordinamento nell’organizzazione dell’evento. «Il volto bello della Chiesa è fatto da
noi che preghiamo e lavoriamo per rendere
concreti i valori cristiani. Trovo molto bello vedere le associazioni e i movimenti che
si radunano insieme per collaborare: è già
lì la pace. La bellezza è anche allargare lo
sguardo, per questo voglio ringraziare Giulia di Senigallia per la sua testimonianza:
dirsi e raccontarsi le esperienze è importante».
Giuseppe Papadia
QUANTO ACCADUTO ALLA CAMERA LA SETTIMANA SCORSA PER OPERA DEI GRILLINI È SINTOMO DI GRAVE CRISI DEMOCRATICA
Le supreme istituzioni non devono vacillare per mano di nessuno
«Per fortuna che il Paese non è la fotocopia di quanto accaduto in Parlamento. Altrimenti mi sentirei davvero umiliato come italiano… Consola
che c’è tanta gente molto più educata e anche molto più consapevole
del proprio ruolo, dentro e fuori dalle istituzioni». È il nuovo segretario
delle Cei, mons. Nunzio Galentino,
ad esprimere un così severo giudizio
verso alcuni deputati, anche se temperato dal prendere atto che ci sono
tanti cittadini che danno l’esempio
con il loro comportamento.
È accaduto che i rappresentanti del
M5S della Camera, volontariamente isolatisi di fronte ad una possibile collaborazione con altre forze
politiche, hanno reagito con atti di
vera violenza fisica nel momento in
cui una riforma, dopo un decennio
di chiacchiere, prende il via seppure
in mezzo a difficoltà non indifferen-
ti. I grillini hanno la sensazione che,
se passerà la riforma elettorale, a
prescindere dalla sua importanza
intrinseca, la politica riprenderà il
suo cammino e che le altre riforme
auspicate da decenni potranno effettivamente essere portate avanti.
Ma un cammino come questo costituirebbe lo svuotamento delle grida
e del pervicace isolamento del movimento.
I Cinquestelle puntano ormai alla
strategia dello sfascio, della minaccia, del blocco delle iniziative parlamentari. Dice la Boldrini, presidente
della Camera: “Abbiamo assistito ad
atti non tollerabili nel Parlamento
di un Paese democratico. Violenze. Insulti. Turpiloqui. Minacce. Aggressioni. I deputati del M5S si sono
scagliati contro di me…”. E c’è da
aggiungere che, superando minac-
ciosamente la resistenza dei commessi – malmenati nel compiere il
loro lavoro – i grillini hanno occupato
con violenza gli scanni governativi
e, successivamente, in incredibile
corteo, hanno bloccato i lavori di
commissioni. Due giorni neri firmati
anche dalle inqualificabili volgarità
di Grillo & C. contro la Boldrini e,
alla fine, sfociati, sempre per iniziativa del M5S, nella presentazione
dell’atto di accusa di alto tradimento contro il presidente della Repubblica. Ma mentre questo atto di accusa, per quanto assurdo, ridicolo e
farsesco solo pensando all’equilibrato comportamento di Napolitano in
otto anni di lavoro “salvifico” della
incerta politica nazionale, è contemplato dall’art. 90 della nostra Carta,
il dileggio, l’arroganza e la violenza
alla Camera, è atto profondamente
antidemocratico verso la maggiore
istituzione italiana, quella che, nel
bene e nel male, rappresenta comunque la volontà di un popolo democraticamente espressa. Disprezzo
e squadrismo che richiama solo le
insensate e spregevoli espressioni
di Mussolini verso la Camera, ormai sottomessa nonostante il delitto Matteotti: “ …potevo fare di
quest’aula sorda e grigia un bivacco
di manipoli”.
Qualcuno dei grillini ha, sì, riconosciuto che “abbiamo un po’ svirgolato… forse qualche parolaccia di
troppo…”. E lo stesso Beppe Grillo,
subito accorso a lodare e incoraggiare, ha compreso che, forse, si è
andata un po’ al di là dell’accettabile per cui incoraggia i suoi “a fare
qualche carezza ai partiti ormai
morenti”. Dal che si evince che non
c’è piena coscienza del gravissimo
comportamento contro la Camera.
Sembra quasi di poter dire che per
i Cinquestelle sia stata una monellata o giù di lì. Passerà tutto con
qualche scappellotto della presidente Boldrini.
Questa incoscienza e superficialità
devono allarmare ancor di più. Sono
deputati che non riescono a comprendere come un atto che possiamo
classificare pre-insurrezionale – “Il
Fatto”, quotidiano vicino ai grillini,
lo definisce “disgustoso e demenziale” - possa trasferirsi nelle piazze, soprattutto in un momento così
delicato per l’Italia. Si rischia la
crisi democratica se la Boldrini e il
parlamento stesso non troveranno in
se stessi la forza di reagire per riportare dignità, rispetto e vitalità alla
massima istituzione costituzionale.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
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CULTURA E SOCIETÀ
9 FEBBRAIO 2014
DEL PIÙ E DEL MENO
Castelli di neve... praticabili
di Giuseppe Luconi
L’inverno 2013-14 sarà ricordato come uno dei più inclementi. Alcune regioni sono
state devastate dal vento, dalle piogge, dalle inondazioni.
Anche la neve ha fatto la sua
parte. In condizioni accettabili, una volta la neve era (e
forse lo è ancora) occasione
di divertimento: i ragazzi si
sfidavano a “pallate”, i grandi
costruivano pupazzi di neve.
con la neve, un castello completo di torMa il «monumento» più grande e più «sto- rioni e di merli, con nel mezzo una torre
rico» di Jesi, in fatto di neve, fu quello re- alta “quindici piedi”. C’era persino il ponte
alizzato la bellezza di 398 anni fa. Avete levatoio. Trenta jesini, vestiti da turchi, si
letto bene: 398 anni fa. Venne costruito in- insediarono nel castello, a sua difesa.
fatti nel 1616, in quella che allora era det- Intorno, ai quattro angoli della piazza, alta la piazza «delle beccherie» (oggi della trettanti “baluardi dei cristiani: uno dei teRepubblica). Ne ha scritto uno storico je- deschi con alabarde e spade a filo, uno di
sino di tutto rispetto, Giovanni Annibaldi italiani con gli archibugi a fuoco, uno di
senior, nel suo libro sulla partecipazione valloni colle picche e uno di spagnoli con
l’insegna grande». La battaglia, a colpi di
degli jesini alla battaglia di Lepanto.
Quello scontro, che aveva opposto 239 “archibugiate”, parve risolversi a favore dei
navi cristiane contro 282 navi turche e che turchi, ma alla distanza ebbero ragione gli
si era concluso con la disfatta di queste ul- assediati.
time, aveva lasciato un segno negli jesini. «La frazione - racconta il cronista - riuscì
Che negli anni successivi - sperando o te- meravigliosa, favorita da un tempo bellismendo (fate voi) di essere chiamati a soste- simo. Tutta la città vi concorse a vedere:
nere un nuovo confronto con i turchi - si i tetti, le finestre, la piazza, ogni cosa era
tenevano in allenamento, sfruttando ogni piena di uomini e di gentildonne».
occasione per inventare finti combatti- Ci meraviglia sapere che un castello, comenti. Una di queste occasioni gli fu offer- struito con la sola neve, avesse potuto regta, appunto dalla neve.
gere uomini “veri” completi di armature in
Nel febbraio del 1616, appunto, di neve ne ferro ed impegnati in combattimento. Ma
età caduta moltissima. E gli jesini si era- forse la neve di 398 anni fa era più compatno dati da fare, allora, come meglio non ta e solida della neve di oggi.
avrebbero potuto. Un cronista dell’epoca
ne fa un dettagliato resoconto. Dice che in Nella foto: una storica inquadratura del
piazza venne costruito con la neve, e solo “nevone” 1929
Tantissimi auguri per i 90 anni
a Maria Cappannini
Cara Maria / a Loreto ti ho incontrata / tre
anni or sono nella Santa Casa.
/ Pregavi e cantavi con i pellegrini dell’Unitalsi / e a tutti
donavi / l’amore del Signore / e la gioia del tuo cuore. /
Parlavi spesso con gli amici di
un Angelo, tuo parente, / che
in un paese lontano… lontano / annunciava il Vangelo
alla gente. / E tu lo aspettavi
sempre / quel messaggero…
e sempre lo aspetti… nel tuo
paesello / Poggio San Marcello. / Con i pellegrini / nel
2013 a Loreto sei tornata e /
per un pomeriggio di festa / sotto il portico
della Santa Casa / ti sei fermata. / Mentre i
ragazzi preparavano la caccia al Tesoro / tu
attenta, vivace, impegnata / ti sei esibita, davanti a noi e a loro / cantando
con passione “Madonnina dai
riccioli d’oro” / una canzone
per Maria, la Madre e la Vergine pia. / I tuoi 90 anni non
ti fanno paura… / perché sei
bella, serena e pura. / E fai
coraggio a tutti noi / con la
tua parola semplice e sicura: / “Confidate nel Signore: /
Lui solo può dare / la pace del
cuore”.
Grazie, Maria, e tanti auguri!
Maria Crisafulli
Nella foto Maria Cappannini nel giorno della
sua festa per il suo compleanno il 25 gennaio
scorso.
IL 15 E 16 FEBBRAIO LE GIORNATE DEI MUSEI ECCLESIASTICI
Apertura del museo diocesano
L’AMEI – Associazione Nazionale dei Musei Ecclesiastici, sulla scia della positiva
esperienza dello scorso anno, ha deciso
di riproporre anche nel 2014 le Giornate
Nazionali dei Musei Ecclesiastici, pensate
per far scoprire la ricchezza e l’interesse di
questa realtà museale italiana ancora oggi
poco conosciuta e soffocata da un’immagine di polverosità e noia ben lontana dalla
realtà. Il Museo diocesano di Jesi aderisce
a questa seconda edizione proponendo
un’apertura straordinaria e un’iniziativa
legata al San Valentino: in occasione della
festa degli innamorati, nelle due giornate
di sabato 15 e domenica 16 sarà possibile
visitare un’esposizione sul tema del “più
bel canto”, il Cantico dei Cantici, il libro
della Bibbia considerato una vetta poetica
della letteratura universale e uno straordinario inno all’amore. Le opere in mostra,
interpretazioni visive e contemporanee
della storia di un amore umano che diventa simbolo del più grande amore divino, sono una selezione di quelle donate
al museo in occasione della IV edizione
della Rassegna Biblia Pauperum. Ai visitatori verrà data la possibilità di “votare”
i pezzi che preferiscono; le opere che otterranno maggiori apprezzamenti entreranno di diritto a far parte della nuova
sezione di arte contemporanea del museo,
in riallestimento.
L’appuntamento è per sabato 15 e domenica 16 febbraio, dalle 17 alle 20. Nel
pomeriggio di domenica sarà possibile
partecipare a una visita guidata gratuita alla collezione antica, alle 17,30 e alle
18:30. Ingresso libero e gratuito. Per info
e prenotazioni 0731.226749 o museo@
jesi.chiesacattolica.it.
ALLO IOM I PROVENTI DEL LIBRO DI MARCO TORCOLETTI
Al Rotary si parla di storia
«Guardare a quello che è stato.
Non se è stato bene o male. Poi,
certo, va usato anche un metodo critico per la storia: vedere il
bene e il male. Il Fascismo è stato
un periodo particolare per tutta
l’Italia, ma occorre guardarlo in
maniera disincantata». A parlare è
Marco Torcoletti, autore della sua
seconda pubblicazione, “Il Primo
Podestà” (Ed. Gruppo Manservigi) che ha presentato, reduce
dagli apprezzamenti sia della Presidente della Camera Laura Boldrini che del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ai soci del Rotary Club di Jesi martedì
28 gennaio. Presente all’evento la presidente dello Iom Anna Quaglieri che ha colto
l’occasione per rinnovare il suo «grazie per
aver devoluto tutto il ricavato delle vendite
all’associazione in modo spontaneo e inaspettato per noi. Generosità che ritroviamo
in molti, in forme diverse, come quella che
caratterizzava l’amica Maria Teresa Picchio». Commenti di stima per «far rivivere
la trasformazione di Jesi da paese agricolo
a grande centro quale è oggi» con testimo-
nianze dirette di personaggi speciali quali
Livia Pistelli che ha permesso di ripercorrere la storia di Jesi valutando diversi punti di
vista, non solo quelli ufficiali dei documenti
originali di quando Arturo Montagna diventò rivestì la più alta carica amministrativa
il 7 aprile 1927. Marco ha rivolto un grazie, oltre che alla sua famiglia, al prof. Peter
Mack e alle prof.sse Paola de Santis e Maria
Costanza Cestaro Santacroce per i preziosi
suggerimenti. Il presidente del Rotary Club
di Jesi ha iniziato la serata ricordando il caro
amico geom. Giorgio Ginesi.
Agnese Testadiferro
notiziebrevi
26 aprile al Santuario
delle Grazie
La comunità dei padri carmelitani di Jesi
propone una serata dedicata ai giovani.
Il 26 aprile alle 21, vigilia della festa
della Madonna delle Grazie, i giovani
sono invitati a rendere omaggio alla
Vergine esibendosi in canti e musiche,
recitando poesie o presentando foto e
lavori artistici. I lavori musicali andranno
presentati alla Scuola Pergolesi; le poesie,
i racconti e altri elaborati dovranno essere
recapitati al Santuario entro il 13 aprile.
Regolamento su www.santuariojesi.it
Consiglio delle Chiese
Cristiane delle Marche
Nell’ambito della Settimana di preghiera
per l’Unità dei Cristiani, il 17 gennaio
in Ancona si è svolto un confronto sul
mutuo riconoscimento del Battesimo tra
le Chiese cristiane. Andrebbe evitata la
prassi di un nuovo battesimo nel caso
di passaggio da una Chiesa all’altra.
All’incontro era presente il presidente
del Consiglio delle Chiese Cristiane delle
Marche, il pastore Michele Abiusi, che
ha manifestato l’intenzione di riprendere
il dibattito.
REGIONE
scusateilbisticcio
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“LA PAGA DEL SABATO” DI FENOGLIO AGLI SPETTATORI DEL 28 MARZO
Il Centro Calamandrei regala un Libro
(ghiribizzi lessicali)
PeterPun (con la u)
www.peterpun.it
DIMENTICANZA IMPERDONABILE
Abbiamo enumerato, in un recente numero, i motivi per cui
l’Italia dei nostri giorni potrebbe essere definita “l’Italia dei
Mattei”.
Qualcuno avrà avvertito una strana omissione. Anche il mondo
dello spettacolo televisivo, infatti, concorre a giustificare
questa definizione…
Sì, avete indovinato: si tratta della gettonatissima fiction
incentrata su don Matteo.
IL GRAN RIFIUTO
Falso iterativo… ministeriale
Ha fatto scalpore, alcune settimane fa, il gesto della De
Gerolamo che si è dimessa, per “altissimo” senso di dignità,
dalla carica di ministro delle Politiche agricole.
Come dire:
NUNZIA… RINUNZIA
ESSENZIALITÀ DELL’INGLESE
Cambio di consonante… per telegrammi
VERSIONE ITALIANA – “Molto reverendo signor Parroco,
potrebbe avere la bontà di ripetere quanto ha appena detto,
dal momento che non sono affatto sicuro di aver afferrato
appieno il senso esatto della sua comunicazione verbale?”
VERSIONE INGLESE – “Pardon, Parson?
COGNOME APPROPRIATO?
Si parla molto, da qualche tempo, di un personaggio attivo nel
mondo del nostro calcio, di origine straniera (ne fa fede anche
la pigmentazione dell’epidermide), il cui cognome – letto con
occhiali “germanici” – significa VILLAGGIO LACUSTRE. Di chi
si tratta?
***
Soluzione del gioco precedente:
LIST in inglese significa lista, in tedesco astuzia
NB – Lista invece in tedesco, si dice Liste (con la e finale).
lacitazione
A cura di Riccardo Ceccarelli
Magistero perenne di Benedetto XVI
Il pontificato di Benedetto XVI è giunto al termine. Il suo magistero sulla libertà perdurerà fintanto che i cuori si accenderanno alla scintilla della libertà umana e desidereranno
ardentemente il fuoco dell’amore divino.
Paul Ryan, deputato repubblicano negli USA, prefazione al
volume della raccolta di discorsi di Joseph Ratzinger “Il posto
di Dio nel mondo. Potere, politica, legge”, Cantagalli, Siena
2013, da ”Il Foglio” del 1 febbraio 2014.
lapulce
Lo sfratto
Ho fatto di recente una capatina al… Quirinale! Tranquilli:
solo per visitare un’esposizione di reperti d’arte recuperati dai Carabinieri. Ebbene, mi ha colpito, nel grande cortile
d’ingresso, che sulla torretta delle campane c’è una grande “Madonna con Bambino” messa lì dai papi dell’epoca. E
questo nel cuore della laicissima Repubblica. Fosse stato a
Jesi, avrebbero trovato il modo di sfrattare Madre e Figliolo.
Come s’è fatto nella facciata del Comune ai primi del 900.
Relegandola nella penombra di San Marco. Ma almeno non si
potrebbe trovare per loro un più dignitoso “centro di prima
accoglienza”?
Delegazione
ASSONAUTICA
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9 FEBBRAIO 2014
“Io non mi trovo in questa vita perché
ho fatto la guerra. Ricordatene sempre
che io ho fatto la guerra, e la guerra
mi ha cambiato, mi ha rotto l’abitudine a questa vita qui. Io lo capivo
fin d’allora che non mi sarei più ritrovato in questa vita qui.” Così Ettore,
22enne ex partigiano, nelle primissime pagine de “La paga del sabato”, il
primo romanzo, il romanzo giovanile
di Beppe Fenoglio (1949), pubblicato postumo vent’anni dopo, nel 1969,
perché in prima battuta Vittorini, la
gran vestale letteraria della Einaudi, lo
aveva respinto trovandolo ‘troppo cinematografico’ (!).
Lorenzo Mondo, su “La Stampa” del
6 luglio 1969, scriveva: “...l’energia, il
piglio asciutto della frase appartengono già al miglior Fenoglio, soprattutto
l’incalzante progressione dei fatti verso un destino imprevedibile, fulminato da un cielo vuoto. E almeno le
figure della madre e di Bianco sono di
rara potenza”. Geno Pampaloni sul
“Corriere della Sera” del 7 settembre
sempre del 1969: “E tuttavia il tema
portante, quello su cui regge il significato poetico del libro, è: l’irrequietezza,
l’irritazione, lo scontento di chi torna dalla guerra e stenta a integrarsi
nella mediocrità dell’esistenza quotidiana, sino a che, con la complicità
dell’amore, il dopoguerra gli si spegne
nell’animo e quella stessa mediocrità gli appare come un virile compito
della speranza. Tema tutt’altro che
nuovo, ma che Fenoglio rivive con finezza di verità, specie nella parte negativa”. Paolo Milano su “L’Espresso”
del 14 settembre, sottolinea il motivo
dell’odio per il lavoro servile, la sete
di vita libera e il tema “genuino, e intonato sempre giusto, della crudeltà
o violenza..., attrattiva fascinosa e
insieme dimensione famigliare, modo
per esprimere il dominio sugli altri
ma anche il controllo di sé: la tensione del protagonista è sempre quella di
chi vuole stringere la vita in pugno”.
Su “Il Ponte” n.9, 1969, Gina Lagorio:
“Tutta la storia vive non costretta in
schemi letterari, ha un respiro libero
e vero: non ci sono personaggi di una
tipologia abusata, il bene e il male vi
si mescolano come nella realtà quotidiana: Vanda ama con innocente
tenerezza, ma si abbandona alla sensualità dei suoi vent’anni; la madre
continua a perseguire un suo faticoso disegno di tranquillità economica,
ma non ha perduto la sua femminile
capacità di perdono e di comprensione... La paga del sabato è una storia
di impianto neoverista senza in realtà
esserlo. Ci sono gli elementi consueti, è
vero, l’ambiente paesano, una precisa
realtà piemontese, c’è la Resistenza e
la guerra, motivi presenti, ma sfumati nel ricordo che colora d’inaccettabilità il presente, ma c’è soprattutto
la carica d’umanità di Fenoglio, che
Autoscuole
CORINALDESI s.r.l.
scava nei suoi personaggi fino a trovare la loro più fonda verità, che è
psicologicamente individuale, ma si
carica di nessi e legami universali”. Da
ultimo, Alessandro Baricco su “La
Repubblica” del 4 novembre 2012, ha
scritto: “Ogni tanto, quando giro per
il mondo, accade che mi chiedano chi
sono per me i grandi della letteratura
italiana. Si aspettano di sentirsi dire
Calvino, perché la cosa li rassicura. Io,
per perfidia, Calvino non lo cito mai,
e al posto dico: be’, naturalmente Fenoglio. Mai una volta che ne abbiano
sentito parlare...La prendono per una
mia stranezza. Lui, invece, grande lo
Il centro Calamandrei
darà in omaggio a
chi partecipa allo
spettacolo “La paga del
sabato” del 28 marzo
al Pergolesi il libro di
Beppe Fenoglio edito da
Einaudi e pubblicato nel
1969. L’autore, nato ad
Alba nel 1922, si è unito
alle prime formazioni
partigiane nel
gennaio del ’44
era davvero... I più sanno del ‘Partigiano Johnny’, ma probabilmente il
meglio che lui ha scritto è in alcuni dei
suoi racconti, e forse nel romanzo breve ‘Una questione privata’. Poi c’è una
piccola setta che segretamente sa come
stanno realmente le cose: il vero gioiello è ‘La paga del sabato’... Ricordo di
averlo iniziato senza particolari attese, giusto contento che ci fosse qualche rimasuglio fenogliano da scoprire
ancora: e invece era il libro perfetto.
Troppo cinematografico, aveva sentenziato Vittorini (era il 1950). Vedi come
è strana l’intelligenza... La verità è che
Point
AUTOMOBIL
CLUB d’ITALIA
all’inizio degli anni cinquanta Fenoglio faceva, con naturalezza, il tipo di
letteratura che, trent’anni dopo, sarebbe diventata la nuova letteratura
italiana. Era maledettamente avanti. Ma, come i veri profeti, era anche
sontuosamente antico, con quella sua
lingua dura, arcaica, petrosa, velatamente dialettale... Era il futuro e il
passato, simultaneamente, era città e
campagna, alba e tramonto: una cosa
che riesce a pochissimi. Nella ‘Paga
del sabato’ raccontò la storia di uno di
quelli che, giovanissimi, erano tornati
dalla Resistenza, e nella vita normale non si erano trovati più. Disadattati... Se da tutto questo traiamo un
privilegio, questo è probabilmente un
certo sguardo d’acciaio e dolcissimo
sul dolore, una specie di confidenza.
Fenoglio è quello sguardo, lo è in ogni
singola riga, e lo è con una precisione
e una maestria che io non riconosco a
nessun altro”.
Mi piace tornare indietro e concludere questa carrellata di commenti con
quanto Italo Calvino scrisse a Beppe Fenoglio il 2 novembre 1950, una
lettera recensione su “La paga del
sabato”: “Sai centrare situazioni psicologiche particolarissime con una sicurezza che davvero mi sembra rara. I
rapporti di Ettore con la madre e col
padre, quei litigi, quei desinari in famiglia, e anche i rapporti con Vanda,
e tutto il personaggio di Ettore; e certe
cose della rivalità Ettore-Palmo... Non
ultimo merito è quello di documento
della storia di una generazione; l’aver
parlato per la prima volta con rigorosa chiarezza del problema morale di
tanti giovani ex partigiani. Tu non dài
giudizi espliciti, ma, come dev’essere,
la morale è tutta implicita nel racconto, ed è quanto io credo debba fare lo
scrittore”:
Perché parliamo tanto di questo libro?
Perché il Centro Calamandrei ne darà
una copia in omaggio ad ogni spettatore dello spettacolo teatrale “La
paga del sabato” di venerdì 28 marzo
al Pergolesi di Jesi. La Casa Editrice
Einaudi ha capito le nostre intenzioni, il progetto, lo sforzo: ci è venuta
incontro, aiutandoci. È la prima volta
che un libro, appena ristampato nel
2013, viene regalato a così tanta gente, a tutti i presenti allo spettacolo, a
680 persone. È la prima volta in Italia
che ogni spettatore della pièce potrà
confrontare come e quanto una storia,
un clima, un autore siano stati capiti,
proposti, ‘rispettati’, dalla drammaturgia teatrale e dai suoi interpreti.
L’azzardo su Fenoglio (scrittore tosto)
e su “La paga del sabato” (testo esso
pure tosto) c’è tutto. Ma c’è tutta anche la voglia di fare teatro colto, teatro di parola, teatro per i palati fini;
ma di questo se ne parlerà dopo... e
non potremo essere noi a farlo.
Gian Franco Berti
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ATTUALITÀ
9 FEBBRAIO 2014
DIBATTITO APERTO SULLA LIBERALIZZAZIONE DELLA MARIJUANA
La “canna” che uccide
L’economia del vivere
di Remo Uncini
Diversi fatti sociali che sono stati condizionati dall’economia mi danno l’occasione di riflettere su quanto pesi nei
confronti del vivere. A papa Francesco è arrivato un appello di circa 10 donne che lavoravano in fabbrica. Oggi
disoccupate, con i mariti in cassa integrazione, hanno
dichiarato al Papa di essere in stato di gravidanza e per
la situazione che vivono stanno seriamente riflettendo di
abortire, per mancanza di possibilità economiche.
L’Electrolux, azienda svedese che ha 4 fabbriche nel nordest d’Italia non può più mantenere i livelli occupazionali
per l’alto costo del lavoro e sta pensando di chiudere uno
stabilimento. La stessa azienda ha presentato un piano di
riduzione dei costi
che incide per il 20%
sul salario dei lavoratori che passerebbe
da circa 1.400 euro
a circa 1000 mensili,
prevede la riduzione
dell’orario lavorativo,
il blocco dei pagamenti delle festività e altro. L’azienda
svedese sta pensando
di andare in Polonia
dove il costo del lavoro non è più di 8 euro, mentre in
Italia è di 24 euro. In Europa il costo del lavoro è diverso per ogni paese. Ci sono economie deboli che si stanno
affacciando sul mercato e che competono con economie
forti che credevano di essere tra le cinque nazioni più industrializzate al mondo. I lavoratori di diversi paesi sono
messi in competizione sul loro costo. In Italia sono stati
ottenuti tanti diritti per i lavoratori che hanno inciso e incidono finanziariamente nei confronti dello Stato e delle
imprese.
Come fare? L’Electrolux guarda i suoi interessi. Intende
competere in un’economia che vuole sempre più abbassare i costi di produzione con uno Stato che non ha la possibilità di obbligare una multinazionale a rimanere in Italia,
se non quella di creare delle condizioni a suo vantaggio.
Chiede di dimezzare il costo del lavoro, il costo dell’energia, di favorire investimenti, di snellire la burocrazia, di
ridurre le tasse. Siamo il paese dove la politica ha il costo
maggiore per abitante degli altri paesi europei. Abbiamo
un’evasione fiscale di circa il 10% rispetto al Pil (prodotto interno lordo). Siamo in un’economia ancora in crisi:
il pil nel 2014 crescerà soltanto dell’1% e nel 2015 non è
sicuro che arriverà al 2%. La deflazione non aumenta il
consumo interno e l’esportazione non decolla, con le produzioni di bassa tecnologia contese dai paesi del terzo e
quarto mondo, dove grossi gruppi industriali trasferiscono le produzioni. I giovani sono i più penalizzati, quasi il
40% sono senza lavoro, con una disoccupazione generale
che sfiora il 12%. Il cambiamento economico avviene se
un paese investe su nuove tecnologie, sulla capacità di intervenire sui processi che oltre a determinare fiducia, cercano il massimo coinvolgimento. È necessario affrontare i
sacrifici, le riduzioni, i trasferimenti ma in un’ottica in cui
viene salvaguardato lo sviluppo derivato non tanto dal pil,
ma da un paese che cerca di utilizzare le sue risorse che
devono creare opportunità per chi investe.
Per questo l’appello di quelle donne al papa Francesco ci
ricorda che l’economia non determina solo il benessere,
ma condiziona la vita di chi vuole nascere.
Decurtare il salario dei lavoratori Electrolux, ridotti a dover sottostare ai voleri dell’azienda; approfittare della situazione economica per ristrutturazioni che cancellano
interi paesi industriali, con uno Stato che non risponde
alle varie sollecitazioni e non ha finanze per poter intervenire, è un’ingiustizia per chi ormai cinquantenne con il
mutuo della casa, un figlio all’università, non riuscirà con
queste decurtazioni di salario a portare avanti la famiglia
che aveva fondato sulla sicurezza di quel lavoro. Quelle
madri, se fossero vissute in un tempo non di crisi, forse
avrebbero pensato di far nascere un’altra vita.
di Riccardo Ceccarelli
Le foto degli acquirenti di cannabis o
marijuana in fila di fronte alle rivendite in Colorado (USA) dove questa
droga è stata liberalizzata, le abbiamo
viste sui giornali. Tra qualche tempo
probabilmente le stesse foto non verranno dal Colorado, dallo Stato di Washington o dall’Uruguay, stati che hanno legalizzato l’uso della cannabis, ma
da casa nostra, dalla nostra Italia. Da
tempo è cominciato il fuoco di sbarramento contro il divieto delle nostre
leggi. È la battaglia decennale dei radicali che essi continuano. Il loro segretario nazionale Rita Bernardini si è autodenunciata presso la Procura della
Repubblica di Foggia per aver coltivato
illegalmente nella propria abitazione
11 piante di canapa, cedute successivamente ai ragazzi del “Cannabis social
club”, ossia dell’Associazione “LapianTiamo”, affetti da sclerosi multipla.
La quantità di cannabis terapeutica
donata è di circa 120 grammi, ovvero
un quantitativo nettamente superiore a quello di 5 grammi, che la Legge Fini-Giovanardi consente per uso
personale, e oltre il quale può scattare
l’arresto con l’accusa di spaccio. Non
è successo nulla almeno fino ad ora.
L’assessore alla Sicurezza del Comune
di Bologna, Nadia Monti, ha detto che
il proibizionismo è dannoso. Il consiglio comunale di Torino ha approvato
due ordini del giorno a favore dell’uso
della marijuana sia per fini terapeutici che ricreativi. Il dibattito è aperto.
Nella Regione Lazio hanno proposto
di liberalizzare la cannabis, i proventi della vendita dovrebbero risanare i
conti della sanità. A livello medico si
insiste che l’uso libero di questa droga porta assuefazione e porta all’uso di
sostanze più pesanti e dannose. L’Oms
(Organizzazione Mondiale della Sanità) non ha emesso alcun parere per
dire che la cannabis non è dannosa. Anzi, come afferma il direttore
dell’Incb (International narcotics control board), l’organismo che sovrintende all’applicazione dei trattati sovranazionali sui narcotici, Raymond Yans,
riportando una recente dichiarazione
dell’American society of addiction medicine (Società Americana di Medicina delle dipendenze) «che la marijuana è una droga che intossica, inficia la
memoria, crea danni motori e respiratori, soprattutto ai più giovani. Inoltre
crea dipendenza. Usarla è una roulette
russa: pochi ne escono illesi, tutti gli
altri no» (Avvenire, 29 gennaio). Fuori
del controllo medico, l’uso libero della
cannabis apre la porta alla dipendenza da altre sostanze che “mangiano” il
cervello. Le ragioni che si adducono
per la liberalizzazione, che prendono
avvio dall’uso terapeutico, di fronte
ai danni che essa produce, si rivelano inconsistenti dinnanzi ai fatti. La
marijuana sintetica addirittura, Black
Mamba, K2 o Spice, commercializ-
zata come incenso e quindi legale, ha
già provocato in pochi mesi in un città
come Denver, tre morti e molti ictus.
Di fronte ai morti o ai danni irreversibili procurati ad esempio dalla Ketamina (droga per cavalli) verso la quale
è facile arrivare, non ci si ferma. Libera o no, le narcomafie avranno sempre
i loro profitti. Venti miliardi di euro è
la rendita della vendita al dettaglio in
Europa della cannabis, un quinto circa del volume globale d’affari. Forse
non ci riuscirà nessuna legge a fermarne il consumo come si sfugge alle
larghe maglie dell’attuale legislazione.
Compito pressoché impossibile. Del
resto non si riescono a fermare guerre e massacri. L’uomo sembra proprio
fatto per autodistruggersi e per l’irrazionalità di tante sue scelte. Una disperante constatazione di fatto se non
ci venisse incontro l’altra certezza che
la ragione che abita l’uomo, nonostante tutto, è specchio imperfetto – ma
sempre specchio – di un’altra Ragione, di un’altra Luce che si riflette in lui,
che si riflette in noi. Una Luce che solo
se accolta e lasciata illuminare la nostra ragione può salvarci. Volenti o nolenti, questa è la strada. Tutto il resto
diventa esercitazione accademica di
parole che non evita l’autodistruzione
mascherata da esercitazioni ludiche
in un orizzonte di illusioni e in definiva di paure. Molti si accontentano
di questo. Noi cristiani abbiamo altri
orizzonti. Non fasulli.
ENEL GREEN POWER: PRESENTATI I DATI POSITIVI DEL BILANCIO
Nuove tecnologie alla conquista del mondo
Il Consiglio di Amministrazione di
Enel Green Power SpA (Enel Green
Power), ha esaminato i risultati consolidati preliminari dell’esercizio 2013.
I Ricavi totali del Gruppo Enel Green
Power ammontano a 2,8 miliardi di
euro, in aumento del 12% rispetto a
2,5 miliardi di euro del 2012. La crescita dei ricavi è pari a 0,3 miliardi di
euro ed è principalmente riconducibile ai maggiori ricavi da vendita di
energia elettrica, comprensivi degli
incentivi, realizzati grazie all’aumen-
to della produzione in Italia, nel Resto d’Europa e in Nord America.
La consistenza del personale a fine
2013 è pari a 3.599 unità (3.512 unità
alla fine del 2012, di cui 103 appartenenti ad Enel.si Srl).
Commentando i dati, l’Amministratore Delegato e Direttore Generale
Francesco Starace ha detto: «I risultati raggiunti nel corso del 2013 - in
linea con quanto annunciato - costituiscono una conferma della ottima
implementazione delle linee strate-
giche adottate da Enel Green Power
che combinano la crescente diversificazione geografica e tecnologica
con la ricerca dell’eccellenza operativa. Anche quest’anno abbiamo incrementato la capacità installata di
oltre 900MW consolidando la nostra
presenza in molte parti del mondo e
continuando lo sviluppo su mercati come gli Stati Uniti e l’area latino
americana dove abbiamo un importante numero di progetti in corso di
realizzazione».
t e r r e l e m e n t a r i
Piove sul bagnato...
di Silvano Sbarbati
Il detto popolare sottolinea, per trarne
consiglio, una realtà: a pioggia segue
pioggia, le cose amano susseguirsi, spesso quelle meno piacevoli. Oggi, domenica 2 febbraio, piove dal primo mattino,
e sembra di essere immersi nel clima
uggioso di un novembre inoltrato. Nonostante la pioggia, esco di casa per alcuni appuntamenti e incontri programmati
(tranquillizzo i miei tre lettori: cose di
ordinaria amministrazione pensionistica…) e tra un aprire e un chiudere l’ombrello mi ritrovo spettatore in situazioni
dove le battute sulla crisi sono come una
partita di ping pong. Una persona si lamenta delle tasse, un’altra le risponde
con informazioni sugli stipendi dei “politici”, per continuare con lungo palleggio
sulle proposte per risolvere la situazione.
Alzi la mano chi non è capitato in queste
situazioni, di recente. È come se, appunto, piovesse sul bagnato. Pioggia su
pioggia, lamentazioni e critiche, allarmi
e paure più o meno inespresse. Così mi
sono messo a pensare come si formino
le nuvole per far piovere, da dove cioè
vengano tutte queste notizie, critiche,
impressioni, giudizi che danno poi vita
alla pioggia di malumore che bagna tutti noi. La risposta è facile: vengono da
stampa e televisione, da radio e dai
social network. Tutti insieme sono un
bell’ammasso di cumulo-nembi pronti a
scaricare il loro contenuto di umidità in
forma di acqua. Ci pensavo mentre venivo “bagnato” da quel tipo di pioggia.
Non avendo un ombrello e neanche abbigliamento idro-repellente, ho dovuto ingegnarmi per non essere inzuppato… Ho
aperto bocca e, letteralmente, soffiato
via le nuvole dense sovrastanti: facile,
ho soltanto evitato di far piovere sul bagnato, cambiando discorso all’improvviso, spostandomi sul territorio del cibo,
della famiglia, delle cose da toccare e
da curare, della memoria affettuosa, dei
problemi affrontati insieme con solidarietà. Ha funzionato e ho scoperto però,
con sorpresa, che soffiare vie le nuvole
è faticoso: più che aprire l’ombrello e
continuare a ripetere “piove sul bagnato”. Per me, almeno per me…
VALLESINA
9 FEBBRAIO 2014
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INTERNI DI CHIESE (4): IL COMPLESSO MONASTICO DI CHIARAVALLE
Un lembo di Francia in Vallesina
Parlando, in questa serie di “interni”, di San Vittore di Genga (diocesi di Fabriano), accennavo alla possibilità di ulteriore sconfinamento
in diocesi di Senigallia. Vorrei infatti dire qualcosa dell’abbazia di
Chiaravalle, dato che non solo è vicina, ma i nostri confini diocesani
arrivano a lambire la stessa chiesa.
Il nome di Chiaravalle per gli jesini
evoca da una parte la “manifattura”
(tabacchi) dove un tempo anche
da qui molti andavano a lavorare.
Eppoi “Chiaravalle” era sinonimo
di cittadina “rossa”, che col suo
benessere e laboriosità ha sempre
dato l’idea di un proseguimento
della “rossa” Romagna, dominata
dal PCI! Dove quel gran chiesone
al centro sembra quasi un monolite caduto dal cielo, estraneo ai
moderni edifici circostanti. Anche
perché praticamente del complesso monastico è rimasto poco più
del chiostro. E questo largamente sfigurato: da luogo silente con
giardino e pozzo centrale è ora divenuto una asfaltata piazzetta del
transito cittadino.
Ma noi qui dobbiamo occuparci
solo dell’“interno”, e per giunta dal quantità, perché nel giro d’una
punto di vista “spirituale” (per il cinquantina d’anni “sull’Europa
“resto”, sfogliare il libro di Cheru- si stese un candido manto di abbini che vi dedica 12 fitte pagine, bazie in pietra” (lui solo ne fondò
data l’eccezionalità del monumen- 68!). La nostra (in rossi mattoni,
to). Ebbene, quando nel titolo s’è come quasi tutte quelle italiane),
scritto che ci troviamo di fronte a fondata da monaci provenienti
“un lembo di Francia”, mi sono as- dalla Chiaravalle milanese, è del
sunto l’obbligo di una spiegazione. 1172. E poi riformò l’Ordine in
Anzi, sarebbe meglio dire che ci qualità: ad esempio, per quantroviamo di fronte ad un “un fran- to riguarda le sue chiese (tutte di
cese”: san Bernardo (1090-1153): e grandi dimensioni), proibì le ri- corazioni barocche: cosa che non
per favore non pensate ai cani-soc- diculae monstruositates (ridicole c’è invece nella integra gemella di
corritori con la fiaschetta al collo, mostruosità) care al bestiario me- questa chiesa, a Fiastra di Maceche qui non c’entrano niente! Era dievale, e ogni altro tipo di deco- rata). Specie quando al mattino è
costui un ventiduenne di nobile razioni (di cui abbondava invece inondata dalla luce solare che pefamiglia: invaghito dell’ideale mo- la grande Cluny). In compenso le netra dalle due monofore e dal ronastico, entrò fra i cistercensi da sue abbazie “si impongono a noi sone absidali (simbolo trinitario).
poco fondati per rinnovare l’ordine con una bellezza grave, un’ele- Anzi provate proprio a percepire
benedettino. Ma Bernardo era di ganza spoglia che raggiungono il “sovrumani silenzi e profondis“razza padrona”: basti pensare che sublime”(D. Rops). Anche se qui sima quiete” così che possiate
entrò in monastero trascinandosi lo slancio gotico è temperato da dolcemente “naufragare“ in quedietro una trentina di giovanotti un equilibrio tutto mediterraneo.
sto mare d’Infinito! Misticume
suoi pari, divenendo poi uno che È proprio questa emozione fasci- sentimentale? Tutt’altro. Chiese
“portò il XII secolo sulle sue spalle”, nosa che vi invito a sperimentare, come queste ci aiutano a perceguida di papi e re (e pure promoto- “sedendo e mirando” (con Leopar- pire quell’immensità che ci sovrare della fallimentare II Crociata…). di) all’inizio della navata centrale sta (per Kant era il cielo stellato!),
Ma soprattutto impresse alla rifor- (suggerisco “qui”, perché poi il quel senso religioso e sacrale cui
ma monastica uno straordinario transetto è stato sfigurato da im- noi, con le nostre banalità quotiimpulso in quantità e qualità. In mense “macchine” di altari e de- diane, siamo divenuti indifferenti.
PREMIO VALLESINA: l’orchestra d’archi con musicisti delle Marche, di Sarajevo e di Gerusalemme
Un intreccio di note e di storie per raccontare la pace
Rivivere le emozioni che la musica è capace
di suscitare. Rinnovare il messaggio di amicizia, pace, dialogo fra popoli e culture proposto
dall’orchestra giovanile delle Marche, di Sarajevo e del Magnificat durante i concerti
estivi, nell’ambito della terza edizione
di Un msg di Pace, l’iniziativa ideata
da padre Armando Pierucci e promossa dall’Associazione Premio Vallesina
onlus.
Nel pomeriggio di sabato 28 dicembre
al Cinema Ariston di Moie di Maiolati
Spontini, si è svolto un incontro aperto
alla cittadinanza, in cui è stato proiettato il video dei momenti più belli e
dei concerti tenuti in Italia e in Bosnia
nel periodo 26 agosto- 5 settembre
dalla formazione di giovani, dai 13 ai
21 anni, delle scuole di musica “G. B.
Pergolesi” di Jesi, “Bettino Padovano” di Senigallia, dell’Accademia Musicale di Ancona, della Civica Scuola di Musica “Beniamino Gigli” di
Recanati, della Scuola di Musica e Danza “Novo
Sarajevo” di Sarajevo e dell’Istituto Magnificat
di Gerusalemme, diretta dal M° Stefano Campolucci. «Questa iniziativa – ha spiegato la giornalista Beatrice Testadiferro, vice segretario
del Premio Vallesina e conduttrice delle serate
marchigiane - ha permesso ai giovani talenti, provenienti da realtà così lontane e diverse
fra loro, di vivere e offrire serate di musica e di
condivisione, con grande professionalità e passione, nei luoghi simbolici della nostra regione
e della ex Jugoslavia. L’orchestra si è esibita nel
programma ideato dall’associazione in collaborazione con Padre Armando Pierucci, nativo di
Moie, che ha creato a Gerusalemme la Scuola
Musicale Magnificat, frequentata da centinaia
di ragazzi e ragazze di etnie e religioni diverse
(palestinesi, ebrei, arabi, musulmani, cristiani,
ortodossi) e della Osnovna muzicka i baletska
skola Novo Sarajevo per lanciare, accomunati
dall’amore per la musica, un messaggio di Pace
al mondo intero.»
Curato da Renato Barchiesi- riprese - e dal re-
gista Jonathan Soverchia- montaggio- il video,
della durata di circa 50 minuti, ripercorre le
tappe del tour estivo tra prove, concerti, visite
culturali e momenti ricreativi. Nei giorni 26-27-
28 agosto, mentre l’orchestra provava nel teatro messo a disposizione dal Comune di Maiolati
Spontini, P. Armando Pierucci, con la violinista
Shireen Abu Hadeed, ha eseguito tre concerti
rispettivamente a Maiolati Spontini, sull’organo Callido regalato da Gaspare Spontini alla
sua città nativa; sull’organo di Moie (in collaborazione con il coro D. Brunori diretto dal M°
Francesco Pesaresi); e sull’organo Montecucchi
di Belvedere Ostrense. L’orchestra dei giovani si
è esibita il 29 agosto a Pesaro, presso la chiesa
monumentale di San Giovanni Battista; a Recanati, nell’aula magna del Palazzo Comunale il
30 agosto; a Fabriano, nella chiesa di San Nicolò
il 31 agosto; nella Basilica della Santa Casa, il
primo settembre, giorno della partenza per la
Bosnia-Erzegovina. Qui la formazione è rimasta
fino al 7 settembre, per la seconda parte del
progetto, realizzata in collaborazione con l’Ambasciata Italiana a Sarajevo.
«Mostar (oggi città simbolo di libertà e pace)
e Sarajevo portano ancora i segni della guerra
e viene spontaneo, giungendo in quei luoghi,
elevare il pensiero alla Pace fra i popoli. – ha
commentato Agnese Testadiferro, che ha accompagnato la formazione come interprete e
presentatrice delle serate- L’orchestra si è esibita il 4 settembre nel centro musicale Pavarotti di Mostar e il giorno successivo a Sarajevo,
al Teatro Nazionale della Bosnia Erzegovina alla
presenza di autorità e istituzioni, tra
cui l’Ambasciatore d’Italia in Bosnia
Ruggero Corrias. Il pubblico è stato entusiasta: molti applausi ritmati
hanno accompagnato le esibizioni,
fino al lunghissimo applauso finale
dopo l’esecuzione del Brindisi tratto dalla Traviata di Giuseppe Verdi.»
Brani impegnativi, che hanno toccato
la letteratura musicale del ‘900 con
autori come Sibelius e Piazzolla. «Nel
repertorio di quest’anno –ha spiegato
il M° Campolucci - abbiamo inserito brani operistici che, da un punto
di vista musicale, rappresentano una
considerevole amplificazione delle problematiche d’assieme, ma siamo sicuri che ciò avrà
una ricaduta altamente significativa sul piano
formativo in giovani che, per la prima volta, potranno confrontarsi anche con il repertorio del
melodramma. Nel programma anche brani che
rappresentano l’espressione delle differenti
matrici culturali presenti nel progetto: “Emina” della cultura bosniaca, “The path of peace”
proveniente da Gerusalemme e un’aria di Spontini, simbolo della nostra terra».
Il presidente dell’associazione Gianluca Fioretti
ha ringraziato nel corso dell’incontro la Regione
Marche, gli enti e le amministrazioni comunali
che hanno sostenuto il progetto, le Fondazioni
Carisj e Carifac, i volontari ed ha rivolto un ringraziamento particolare al segretario generale
Nicola Di Francesco «che da anni offre la sua
opera e tutte le sue energie all’organizzazione
delle iniziative del Premio Vallesina.» Ha poi annunciato che la prossima edizione si terrà l’ultimo sabato di giugno 2014 a Morro d’Alba.
Tiziana Tobaldi
Nella foto di Giorgio Cognigni i musicisti al
concerto di Fabriano il 31 agosto.
Ma il monachesimo benedettino
ha sempre unito contemplazione
e azione: Ora et labora! Non solo:
l’attivissimo Bernardo insegna a
tenere insieme l’austerità e sublimità della ricerca di Dio con la tenerezza della devozione a Maria,
che ci lega e porta a Cristo. Dante
lo chiama “il suo fedele Bernardo”,
e gli mette in bocca, nell’ultimo
del Paradiso,il celebre “Vergine
Madre”. Ed è ancora Bernardo
che conduce il Poeta verso l’Ultima Salute. Pensavate di poter
trovare nella “grassa Chiaravalle”
di Ancona, in mezzo a industrie,
raffineria, aeroporto e interporto,
tanta elevatezza?
[email protected]
dendrolemura
a cura di Elena Mancinelli
‘Na giornada cuscì…
-Gioà, lasseme gì
che oggi n’è giornada,
è tutta ‘sta madina
che giro pe’ l’uffici
del Comune
pe’ pagà le tasse
su la casa.
Uno te manda
‘nte ‘no sportello,
uno ‘nte n’antro,
mango loro el sa,
te fai la fila
e po’ t’el piji ‘ntel sacco,
te dice che devi anda’
al catasto, e po’ chissà…
Tutto pe’ ste quattro mura
che me so ‘rvansado
co la fadiga
de ‘na vida de sacrifici
che solo el Signore el sa!
Lassame gì, pe’ caridà,
scinnò oggi va a finì
che fo’ ‘no sproposito.
Rinnova il tuo
abbonamento a
Voce della Vallesina
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Il peso del mondo, la leggerezza dell’arte
Le confessioni di un poeta
Se, come riteneva G.B. Vico, la poesia appartiene
propriamente al tempo della giovinezza, è lecito
affermare che Giancarlo Vecci, nonostante l’età
anagrafica, è ancora giovane. Ha scritto e continua a
scrivere poesie e molte ne ha raccolte ne ‘Il mondo
addosso’, un libro pubblicato di recente dal Gruppo
Editoriale GEI che è stato presentato il 31 gennaio
presso l’Enoteca Regionale. Raccoglie liriche
composte nell’arco di più di quarant’anni: come
dire allora che la poesia ha sempre accompagnato la
vita dell’autore. Poiché la sua non è una giovinezza
ufficialmente documentata occorre specificare.
Quella attribuibile a Giancarlo Vecci si può
riconoscere in una mentalità aperta, disponibile ad
un continuo arricchimento, cioè in una curiosità
speculativa costante. Il mondo e tutto ciò che
in esso nasce, muore, diviene lo interessa. Sta a
significare che, nonostante tutto, egli non si stanca
di vivere.
‘Il libro si caratterizza per l’estrema sincerità di
mostrare se stesso’ ha rilevato durante l’incontro
Dino Mogianesi, direttore editoriale della GEI.
Ha osservato poi che appunto da questa sincerità
deriva al lettore un’emozione coinvolgente. La
provocano parole reinventate con leggerezza,
rinnovate e rivitalizzate. È un’arte che Vecci è
riuscito a forgiare grazie a molteplici esperienze
culturali e all’incontro con grandi poeti; primo fra
tutti Leopardi che ritiene suo mentore. Nel libro si
distinguono tre diverse sezioni: liriche in italiano,
di prosa e poesia in commistione e in dialetto, che
per l’autore è il linguaggio delle origini e risulta
per questo più schietto e vero di parole usurate
dal tempo. ‘La poesia è fatta al novanta per cento
di memoria e al dieci per cento di utopia’, scrive
l’autore presentandosi a chi legge. La sua è perciò
essenzialmente una poesia di ricordi che spesso
parlano di un mondo scomparso. In essa è esposta
una visione laica della vita osservata con una
lieve ironia appena velata di drammaticità. Non
è facile accettare ‘il peso del mondo addosso a
noi’. Lo si può tuttavia sostenere con la leggerezza
della fantasia che leviga le durezze della vita e che
trae dalle esperienze un insegnamento per quelle
future. ‘Per me scrivere non è stata una fatica, ma
un’esperienza gioiosa’ ha confessato Giancarlo
Vecci, aggiungendo di aver tenuto conto non solo
dell’insegnamento dei nostri grandi poeti. Ha
citato a proposito le parole di un grande letterato
gesuita, S. Bettinelli: ‘L’arte è il sogno fatto dalla
ragione’ e quelle di Gramsci che invitava ad ‘avere
il pessimismo della ragione e l’ottimismo della
volontà’. Considerazioni simili lo hanno indotto a
ritenere che la vita è compresa fra due poli, anzi, fra
due ‘nulla’, quello della nascita e quello della morte.
Affermazione da non intendere tuttavia come una
negazione assoluta dell’essere; perché l’uomo è
immerso in un mistero attraverso il quale la vita
incessantemente fluisce.
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
Giancarlo Vecci coltiva da sempre interesse per la letteratura, l’arte, la musica. È autore di una ricerca su
G. Pascoli, venuto a Jesi nel 1896, e di una raccolta di
sonetti dialettali dal titolo ‘Storie e ritratti’. Già insegnante di discipline umanistiche, è attualmente presidente della Libera Università per Adulti di Jesi.
PSICOLOGIA E SOCIETÀ
9 FEBBRAIO 2014
La mente e l’anima
colloqui con lo psicologo
...e un tempo per i bambini
di Federico Cardinali
(2)
“Tutti per me?”, “Sì, tutti per te!” gli dicono. E Giulio sgrana gli occhi tra un regalo
e un altro. Indeciso su quale prendere per
primo. Consapevole ormai – dall’alto dei
suoi quattro anni! – che se ne prende uno,
arriva l’adulto di turno, quello che di regalo gliene ha fatto un altro, che gli dice: “E
questo non ti piace?”. E lui non sa più a chi
rispondere. E, tra i mille oggetti sparsi sul
pavimento, si lascia sopraffare dalla noia.
Che è la madre della tristezza.
Allora vedi i suoi occhi che non s’illuminano. E gli adulti, quelli che gli hanno portato tante cose ma non gli sanno dare un po’
del loro tempo, commentano, dall’alto della
loro saggezza (!): “I bambini di oggi hanno
troppe cose, non si accontentano mai”.
Ma di cosa dovrebbero accontentarsi? Degli oggetti, inutili, con i quali riempiamo
le loro stanze? Delle cose che compriamo
loro per farli stare zitti quando ci chiedono
di ‘giocare’ insieme? E dire che ce l’abbiamo messa tutta per convincerli che è bello
avere tante cose. Che più cose hai, più sei
felice. Ma loro no. Loro, testardi (!), non si
lasciano fare.
Il fatto è che dalla loro parte hanno la saggezza della Vita. E contro questa è difficile combattere. Anche noi un tempo lo
sapevamo, lei stava dalla parte nostra. Poi
però siamo diventati grandi, e per sentirci
accettati da quelli più grandi noi ci siamo
prostituiti. E l’abbiamo tradita. Quella saggezza che abitava il nostro cuore, abbiamo
cominciato a non ascoltarla più. Il bisogno
di sentirci accettati era troppo forte e an-
che se il prezzo da pagare era tanto alto,
alla fine abbiamo capitolato. Resa su tutti i
fronti, senza condizioni.
Nessuna cattiveria c’era negli adulti di allora, genitori, parenti, insegnanti, amici.
Tanta stupidità sì, però. La stupidità di chi
si ostina a cercare la felicità del cuore nel
benessere fatto di cose da possedere, di oggetti da accumulare. Fino al punto da sacrificare a questi dèi perfino il nostro tempo.
Perfino il piacere di stare con le persone
che ci vogliono bene.
Allora vedi uomini che pur di guadagnare
di più sono disposti a stare tutto il giorno
fuori casa. Rientrano la sera alle nove, stramazzati poi davanti alla tv o eccitati davanti al computer, senza una parola o un sorriso o una carezza da scambiare con chi è lì,
dentro la stessa casa: la propria compagna
di vita, il proprio bambino. Stanchi, sfiniti,
annoiati. Persi, imprecando al destino crudele che ci fa essere insoddisfatti perché c’è
sempre qualcuno che ha qualcosa più. La
macchina più nuova, la casa più bella, le
tende più eleganti, il telefonino più in.
No, non è questione che manca il lavoro –
questo è un problema aggiunto, purtroppo.
È questione che abbiamo imparato a relazionarci con le cose. E disimparato a stare
con le persone.
Ma per fortuna ci sono ancora i bambini!
Solo che dovremmo provare a guardarli
rovesciando certe posizioni. Qualche volta,
almeno. Noi diciamo che educare un bambino significa insegnargli tante cose. Bene.
Proviamo qualche volta a mettere al posto
di insegnare la parola imparare. Scambiando i soggetti. Educare un bambino signifi-
ca imparare da lui. Riscoprire, attraverso
lui, che non sono gli oggetti che possono
riempire il nostro cuore. Sono le persone.
È il tempo. Quello condiviso.
Ecco perché Giulio, subito dopo aver aperto tutti i regali ricevuti, passa dall’uno all’atro, poi si ostina a venirti vicino e a chiederti di ‘giocare’ con lui. Ecco perché non
si lascia convincere che tanti regali lo possono rendere felice. Ecco perché dei regali non sa proprio che farsene e continua a
chiederci un po’ del nostro tempo.
Perché lui ancora è saggio. Ancora sa che
la felicità di un essere umano sta nell’incontro con l’altro, con chi ti vuole bene.
Ancora sa, perché è capace di ascoltare
il suo cuore, che le cose non saranno mai
all’altezza di riempire il suo desiderio di
condivisione e di amore. Saranno sempre
e soltanto dei surrogati: belli quanto vuoi,
ma sempre surrogati.
Non dimentichiamolo: è del nostro tempo
che essi hanno bisogno. Proprio come un
giorno noi avremo bisogno del loro.
Il tempo, quello che le mille cose da fare ci
convincono che non basta mai. È questo
il regalo più bello. Per i nostri vecchi (che
abbiamo incontrato la settimana scorsa
nella casa di riposo, ricordate?). Per i nostri
bambini.
E per noi. Che viviamo quell’età delle tante cose da fare. Quella che, per non essere
perduta, ha bisogno di venire accompagnata, giorno dopo giorno, dall’ascolto della nostra anima. Dalla scoperta continua
che il senso della vita è racchiuso in ogni
oggi.
(2. fine)
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
IL CENTRO SPORTIVO ITALIANO E LA FONDAZIONE CARISJ A SOSTEGNO DEGLI ANZIANI
Un ponte nella società con piccoli servizi
La cooperativa “Mission” affiliata al
Centro Sportivo Italiano, grazie al finanziamento del bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi ha avviato
già da qualche mese il progetto “Una vita
ancora significativa”, che interviene a sostegno degli anziani che hanno difficoltà nello svolgimento di piccoli compiti
familiari. Tante persone anziane vivono
sole e hanno difficoltà a gestire la quotidianità nelle piccole mansioni domestiche (spesa, acquisto medicinali…) svi-
luppando un disagio che li rende non più
autonomi e autosufficienti.
Una distribuzione domiciliare dei generi
di prima necessità permette anche a chi
vive da solo di non diventare un costo sociale ulteriore per il sistema assistenzialistico, continuando a mantenere la propria abitazione e la propria autonomia. Il
servizio, oltre a sopperire a un bisogno, è
anche il pretesto per creare un ponte tra
la società e chi per motivi di salute o vecchiaia ne rimane fuori. L’occasione della
consegna diventa un momento di scambio generazionale, di dialogo e di recupero di un vissuto storico che permetta
alla persona anziana di mantenere viva
la memoria ed i ricordi, continuando ad
esercitare facoltà intellettive e sensoriali.
Tale proponimento prevede anche l’accompagnamento per mantenere l’autonomia sia nelle spese domiciliari sia
nella possibilità di effettuare terapie
specifiche presso le strutture di sanità
pubblica.
11 FEBBRAIO ORE 15,30 ALLA CHIESA DELL’OSPEDALE: MESSA PER LA GIORNATA DEL MALATO
Speranza e luce anche nella notte del dolore
Martedì 11 febbraio alle 15,30 presso
la Chiesa dell’Ospedale il vescovo Gerardo celebrerà la Santa Messa presso
la Chiesa dell’Ospedale nella Giornata Mondiale del Malato. Sono invitati i medici e il personale sanitario, i
volontari delle associazioni Unitalsi, Avulss, San Vincenzo de’ Paoli. Il
messaggio del Santo Padre Francesco
per la 22ª Giornata Mondiale del Malato è sul tema della fede e della carità
a partire da un versetto della prima
Lettera di Giovanni: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli».
«Mi rivolgo alle persone ammalate e
a tutti coloro che prestano loro assistenza e cura – scrive il Papa. - La
Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una speciale presenza di Cristo sofferente. È così: accanto, anzi, dentro
la nostra sofferenza c’è quella di Gesù,
che ne porta insieme a noi il peso e
ne rivela il senso. Quando il Figlio di
Dio è salito sulla croce ha distrutto la
solitudine della sofferenza e ne ha illuminato l’oscurità. Siamo posti in tal
modo dinanzi al mistero dell’amore
di Dio per noi, che ci infonde speranza e coraggio: speranza, perché nel
disegno d’amore di Dio anche la notte
del dolore si apre alla luce pasquale; e
coraggio, per affrontare ogni avversità in sua compagnia, uniti a Lui.»
VITA ECCLESIALE
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 6 febbraio
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi,
Ore 11.30: Incontro con la Comunità Francescana
Ore 21: Incontro con Clan e Novizi Agesci
Venerdì 7 febbraio
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi,
Ore 15: Incontro con i ragazzi del Catechismo
Ore 21: Incontro i genitori dei ragazzi delle elementari
Sabato 8 febbraio
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi,
Ore 11: Incontro con i ragazzi del Catechismo
Ore 14,30: Incontro con le branche scout
Ore 18: Parr. S. Giovanni B., Via Crucis e S. Messa in
preparazione alla festa del Sangue Giusto
Domenica 9 febbraio
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Lunedì 10 febbraio
Ore 10-12: Vis. Past. a San Francesco D’A, Visita ai malati in casa
Ore 18.30: Incontro con i Diaconi e aspiranti ai Ministeri
Ore 21.15: Vis. Past. a San Francesco D’A, Gruppo Liturgico e Ministri str. della Comunione
Martedì 11 febbraio
Ore 15,30: Chiesa dell’Ospedale, S. Messa per Anziani e
ammalati
Ore 18.30: Vis. Past. a San Francesco D’A, Incontro con
gruppi caritativi
Ore 21: Vis. Past. a San Francesco D’A, Incontro con giovani di AC
Mercoledì 12 febbraio
Ore 10-12: Vis. Past. a San Francesco D’A, Visita ai malati in casa
Ore 16: Incontro con Università degli Adulti
Ore 20.30: Seminario, Consiglio Pastorale Diocesano
Giovedì 13 febbraio
Ore 9.30: Seminario, Incontro del Clero
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi,
Ore 15.30-19.00: Il vescovo è a disposizione per colloqui e confessioni
Ore 21.15: Incontro con i genitori dei ragazzi delle
medie
Venerdì 14 febbraio
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi,
Ore 10-12: Visita ai malati in casa
Ore 19: S. Messa per fidanzati e coniugi
Ore 21.15: Incontro con le famiglie
Sabato 15 febbraio
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi,
Ore 11: Incontro con i ragazzi del Catechismo
Ore 14,30: Incontro con gruppi di ACR
Ore 15.30: Incontro con Giovanissimi AC
Ore 18: Incontro con ragazzi e giovani dell’Oratorio
Domenica 16 febbraio
Visita Pastorale a San Francesco di Assisi,
Ore 10: S. Messa
Ore 11-12.30: Incontro con i ragazzi del Catechismo
Ore 14.30: Seminario, pomeriggio con le famiglie
dell’Oasi della pace
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Voce
dellaVallesina
SETTIMANALE DI ISPIRAZIONE
CATTOLICA DELLA DIOCESI DI JESI
FONDATO NEL 1953
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9 FEBBRAIO 2014
a cura di
don Corrado Magnani
[email protected]
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LA PAROLA DELLA DOMENICA
In quel tempo Gesù disse: «Voi
siete il sale della terra; ma se il sale
perdesse il sapore, con che cosa lo
si potrà rendere salato? A null’altro
serve che ad essere gettato via e
calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non
può restare nascosta una città
9 FEBBRAIO 2014
5A DOMENICA
DEL TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo secondo Matteo
(5,13-16)
collocata sopra un monte, né si
accende una lucerna per metterla
sotto il moggio, ma sopra il
lucerniere perché faccia luce a tutti
quelli che sono nella casa. Così
risplenda la vostra luce davanti agli
uomini, perché vedano le vostre
opere buone e rendano gloria al
Padre vostro che è nei cieli».
Chiamati a essere... irregolari
“VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO”:
così ci dice oggi il Signore.
Il tema della luce appare dominante
nella liturgia di oggi. Nella prima lettura (Isaia 58,7-10) si parla di una luce
fatta di opere di giustizia e di amore.
Se la nostra casa diventa un punto di
riferimento per chi si trova in difficoltà, per chi è senza lavoro, per chi è
privo del necessario per la vita quotidiana , allora siamo produttori di luce
per noi e per gli altri. Se tu sei fornitore di speranza per chi ne è sprovvisto, “allora la tua oscurità sarà come il
meriggio” (versetto 8), cioè svanirà. Se
ti preoccupi dei mali altrui, anche “la
tua ferita si rimarginerà presto” (versetto 8). Queste indicate da Isaia sono
l’equivalente delle “opere buone” che
i discepoli di Gesù devono presentare
oggi agli occhi degli uomini, perché
questi “diano gloria al Padre che è nei
cieli” (Matteo 5,16). Queste opere infatti costituiscono il segno necessario
attraverso il quale gli uomini scoprono
la presenza di Dio nella nostra storia.
“VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA”:
il sale è simbolo di tutto ciò che dà sa-
Parrocchia
“San Francesco d’Assisi”
Nel corso della sua Visita pastorale
nella parrocchia di San Francesco
d’Assisi, il Vescovo ha incontrato
il gruppo “Rinnovamento nello
Spirito”, i bambini di prima
Comunione, i catechisti, gli
educatori di Azione Cattolica, i capi
Scout e gli Animatori. Seguiranno
gli incontri con i ragazzi della
Cresima, con l’Agesci, con bambini
e genitori, con i Gruppi liturgici
e i Ministri dell’Eucaristia, con i
gruppi caritativi.
Lunedì 10 febbraio inizierà la
visita agli ammalati nelle case: il
parroco e i diaconi provvederanno
agli appuntamenti. Venerdì 14
febbraio, in occasione della festa
di San Valentino, alle 19 il Vescovo
Gerardo celebrerà la Santa Messa
per i fidanzati e i coniugi; alle ore
21.15 incontrerà le famiglie: sono
invitati genitori, figli, nonni e nipoti.
Direttore responsabile
Beatrice Testadiferro
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Vittorio Massaccesi, Giuseppe
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Stampa
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Associato alla FISC
(Federazione Italiana Settimanali
Cattolici)
pore alla vita, preservandola dalla stupidità e dal vuoto. Gesù parla del sale
nel suo discorso programmatico delle Beatitudini (Matteo 5, 3-10). Sono
questi paradossi evangelici (“beati i
poveri…”) il sale che dà sapore alle cose,
impedisce il deperimento, la decomposizione e la corruzione della terra.
I cristiani oggi sono sale della terra,
come Gesù ci chiama, solo nel momento in cui comprendiamo, interpretiamo e viviamo la Parola delle Beatitudini.
È importante sottolineare che il problema nostro non è salare o illuminare,
ma essere sale e luce. Non spetta a noi
cercare la rilevanza, l’apparire, ma l’identità. La candela non si preoccupa di
illuminare, ma semplicemente brucia,
e bruciando, illumina. L’identità non
può restare nascosta, anche se non fa
nulla per farsi vedere: il sale non può
non salare e la luce non può non illuminare. Chi cerca la rilevanza, l’apparire invece dell’identità è come una rana
che si gonfia per diventare o apparire
un bue. Nessuno dà ciò che non è. Ciò
che si è parla più forte di quello che si
dice.
CONDIZIONI PER ESSERE LUCE E
SALE DELLA TERRA:
- Abbandonare la pretesa di brillare
di luce “fatta in casa”; cioè smettere
l’illusione di fornire luce agli altri con
la propria intelligenza; e provare a
contrastare il buio e il caos (cose che
oggi non ci facciamo mancare!) con
un pizzico abbondante di follia, imboccando la strada delle provocazioni evangeliche (= le Beatitudini).
- Lasciarsi “salare col fuoco” (Marco
9,49) cioè lasciarsi “salare” da Dio
con il suo Spirito d’amore che abita
in noi e che accende in noi una vita
nuova che ha il sapore, ossia la sapienza di Cristo Gesù. Solo così si
riuscirà a salare (= dare sapore, dare
senso) il mondo e a bruciarne le scorie ingombranti e tossiche col nostro
sale.
- Prendere sul serio e rischiare la vita
accettando le provocazioni dei paradossi evangelici (Le Beatitudini),
e rompendo le righe della seriosità
falsa, dell’uniformità, del consenso
obbligato di massa, del buon senso
comune, ammodo, e della verbosità
rassicurante e decorativa.
notiziebrevi
12 febbraio: incontro alla Planettiana
Mercoledì 12 febbraio alle 18 presso la Biblioteca Planettiana al Palazzo della Signoria il
prof. Piero Bevilacqua, ordinario di storia contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma, terrà una conversazione “La crisi, l’Europa e un nuovo mondo possibile”.
L’incontro rientra nel progetto “Liberare il futuro” del comune di Jesi e della Biblioteca
diocesana “Pier Matteo Petrucci”.
12 febbraio: consiglio Pastorale Diocesano
Il prossimo incontro del Consiglio Pastorale Diocesano sarà il 12 febbraio alle 20,30
presso il centro diocesano di Via Lorenzo Lotto. Nel primo incontro dell’8 gennaio è
stato consegnato a tutti il fascicolo con gli Atti dell’Assemblea Diocesana.
16 febbraio: corso di liturgia
Domenica 16 febbraio presso la parrocchia di “San Massimiliano Kolbe”: 2° incontro di
formazione liturgica rivolto ai ministri straordinari della Comunione, agli Adoratori e
agli animatori liturgici parrocchiali: ore 16.30: preghiera del Vespro; ore 17.00: Catechesi tenuta dal Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano don Claudio Procicchiani sul
tema “La Celebrazione eucaristica (la Liturgia della Parola) per passare dalla dispersione all’unità, dall’individualismo alla relazione”; ore 17.45: confronto comunitario.
18 febbraio: laboratorio di preghiera e vita
La parrocchia del Duomo propone la partecipazione ai Laboratori di preghiera e vita. La
prima esperienza sarà martedì 18 febbraio alle 16 e in alternativa alle 21 presso i locali
parrocchiali. Per informazioni: tel. 347 8310065 – [email protected]
Questo numero è stato chiuso in
redazione martedì 4 febbraio alle 17
e stampato alle 18 del 4 febbraio.
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IN RICORDO
9 FEBBRAIO 2014
IL PAPA HA INVIATO IN MISSIONE 40 EQUIPE DEL “CAMMINO NEOCATECUMENALE”
La “buona notizia” della salvezza
Jesi: da lunedì
10 febbraio il
nuovo ciclo di
Catechesi del
“Cammino”
Nella Chiesa delle origini, quando che hanno maturato la vocazione al
un pagano voleva diventare cri- Sacerdozio. Attualmente i seminastiano, iniziava il “catecumenato”, ri “Redemptoris Mater” sparsi nel
un cammino di preparazione per mondo sono 100, di cui uno nelle
ricevere il Battesimo. Da questo Marche, a Macerata.
percorso deriva il nome del “Cammino neocatecumenale” che è nel “Siate testimoni
mondo secolarizzato e scristianiz- della Misericordia!”
zato di oggi “ una delle modalità Il 1° febbraio, Papa Francesco ha
di attuazione diocesana dell’ini- ricevuto in udienza privata, nella
ziazione cristiana e dell’educazione sala Paolo VI, più di 10.000 rapprepermanente della fede” (Art.2 dello sentanti del “Cammino NeocatecuStatuto). La finalità specifica, che menale”, con gli iniziatori, presenti
rispecchia la realtà della Chiesa 11 cardinali e 50 vescovi. Un evento
pellegrina sulla terra, è l’evange- di grande risonanza per la Chiesa e
lizzazione: l’annuncio del Kerigma, per il mondo: il Santo Padre ha inla “buona notizia” della salvezza in viato 40 equipe del “Cammino” per
Cristo Gesù e della chiamata uni- la missione in terre scristianizzate,
versale alla conversione. Iniziato “Missio ad gentes”, che si aggiungonegli anni Sessanta, in un sobborgo no a quelle già operanti. Quindici
povero di Madrid, da Kiko Arguel- vanno in Asia, di cui 8 in Cina, 3 in
lo e da Carmen Hernandez, questo India, 3 in Vietnam, una in Mongoitinerario di formazione cristiana lia. Altre in Europa, Africa e Ameper il conseguimento di una fede rica. Ogni equipe è formata da un
adulta con la riscoperta del Batte- sacerdote, da un seminarista e da
simo, è oggi diffuso in 900 diocesi famiglie con numerosi figli.
con oltre 20.000 comunità (8.300 La lettura del Vangelo, il messaggio
in Europa), in 6.000 parrocchie. Dal del Papa, la preghiera e la benedi1987 è aperto a Roma il Seminario zione sono stati momenti forti delinternazionale “Redemptoris Mater” la “liturgia” del Mandato. La Parola
che ospita giovani neocatecumenali di Gesù,“Andate e ammaestrate
La solennità del Sangue Giusto
Musica Præcentio è una realtà
consolidata nel panorama culturale jesino e, più in generale, della Vallesina. La rassegna
musicale, diretta dal M° dott.ssa
Mariella Martelli, con sede presso la Chiesa parrocchiale di San
Giovanni Battista, è giunta ormai
alla XXII edizione. Al Coro “Cardinal Petrucci” si sono recentemente unite due voci femminili:
ciò fa ben sperare per il futuro
della compagine, che si distingue
per la rigorosa ricerca e l’impeccabile interpretazione di testi
di grande valore nel panorama
musicale religioso di ogni epoca.
2-2-2014
Jesi in cammino...
Presente ed operante nella Diocesi
di Jesi da trent’anni, il “Cammino”
è attualmente seguito da circa 70
fratelli, uomini e donne, giovani
tutte le nazioni battezzandole e adulti, suddivisi in tre comunità
nel nome del Padre, del Figlio in base alle tappe maturate lune dello Spirito Santo... Io sono go il percorso. Un fratello, Mario
con voi tutti i giorni fino alla Fabbri, che fa parte della prima
fine del mondo”(Mt 28, 19-20), comunità, opera in Francia, in una
è risuonata nella voce ferma e ras- “Missio ad gentes”. Responsabile
sicurante di Papa Francesco: «Ca- del Cammino è Alessandro Garissimi, ringraziamo il Signore per brielloni; don Vittorio Magnanelli
la gioia della nostra fede e l’ardore presiede la celebrazione settimanadella vostra testimonianza cristia- le dell’Eucarestia e della Parola.
na. Saluto tutti, in particolare l’e- Incoraggiati da Papa Francesco,
quipe responsabile internazionale che esorta i credenti a uscire dalle
del “Cammino”;un saluto pieno di sacrestie per andare incontro a chi
affetto ai bambini presenti in gran è alla ricerca del senso della vita, i
numero. Un pensiero alle famiglie fratelli, dopo l’esperienza della mische vanno in diverse parti del mon- sione del periodo pasquale 2013
do ad annunciare il Vangelo. La nelle piazze di Jesi, proseguono anSanta Madre Chiesa - gerarchica - che quest’anno nell’opera di evanvi è grata per tutto quello che fate gelizzazione. Nel mese di febbraio
e vi raccomanda di costruire e con- prenderà il via un nuovo ciclo di
servare l’unità e la comunione nel- Catechesi che prevede due inconle Chiese particolari: il “Cammino” tri settimanali, il lunedì e il gioha un carisma ecclesiale. Nei pae- vedì, alle 21.15, nella parrocchia
si più lontani fate attenzione alla di San Francesco di Paola. Il prilingua e al contesto culturale. Ma mo incontro si terrà lunedì 10
dovunque andiate, dovete pensare febbraio, alle 21.15. Gli amici del
che lo Spirito di Dio arriva sempre Cammino invitano tutti a fare queprima di noi, Dio sempre ci prece- sta esperienza di fede, di fraternità
de. Per la riscoperta del Battesimo, e di gioia in Cristo Gesù. La parteil “Cammino” è una strada efficien- cipazione è aperta a tutti.
te. Vi incoraggio a portare nelle
Maria Crisafulli
game di continuità tra il Sangue
del Cristo, versato per l’umanità,
e quello che l’umanità stessa versa
ogni giorno, riveniente dall’inaudita cronaca di violenze consumate verso i minori, verso gli immigrati e verso le donne. C’è spazio
per la speranza che l’umanità dolente sia «capace di sconfiggere
l’orrore col Sangue del Cristo che
risuscita».
Avversi a ogni forma di associazionismo vessatorio della dignità
della Persona, gli Autori hanno
inteso esprimere così la loro opinione sulla libertà di espressione
che l’essere umano ha il diritto di
difendere contro ogni forma di
prepotenza.
Questi sentimenti trovano terreno
fertile nelle numerose espressioni
che il Vescovo Gerardo usa nella
sua esortazione “Vide molta folla
e si commosse per loro” (15 agosto 2012). Egli dice che «per infondere e donare speranza» la Parola
14-12-1934
periferie esistenziali il Vangelo di
Cristo: dite che Dio ama l’uomo
così com’è, con i suoi limiti e anche con i suoi peccati... Per questo
ha mandato il suo Figlio. Siate testimoni dell’invisibile misericordia
del Padre e non perdete la gioia! Vi
affido a Maria: alla scuola di questa Madre sarete missionari fedeli».
A SAN GIOVANNI BATTISTA: 9 FEBBRAIO ALLE 11,15
In Sanguine Tuo è l’appuntamento
di domenica 9 febbraio, con inizio alle 11,15: si colloca a pieno
titolo nell’alveo delle celebrazioni
della solennità del Sangue Giusto,
icona del Cristo dolente. Ora posto presso l’altare del SS.mo Sacramento, l’affresco è proveniente
dalla Chiesa di San Niccolò, letteralmente ‘tagliato’ da una parete
del Tempio jesino quando la Confraternita del Sangue Giusto, dopo
averlo commissionato all’artista
Pietro da Rimini nel 1333, abbandonò San Niccolò per rifugiarsi in San Giovanni Battista, sua
parrocchia. L’esibizione del Coro
“Cardinal Petrucci”, a corredo della liturgia eucaristica domenicale,
è incentrata sulla Giaculatoria di
Risurrezione che il M° Martelli ha
musicato, per coro, glockenspiel e
organo, su testo di chi scrive.
Il sonetto si distingue per la forte carica emotiva che l’Autore ha
voluto suscitare cogliendo un le-
Ricordo
di Dio è un seme da usare con fiducia (3), e aggiunge che «il valore
di una persona si capisce conoscendola» (6.3), certamente riconoscendo che la Persona ha «una
fede adulta e matura e dà senso
alla propria vita quando trova unità: coerenza di vita, pienezza del
cuore, luce per la mente e valori
significativi» (7.2), alla faccia delle
contraddizioni di chi predica bene
e razzola male…
In adesione a queste riflessioni del
Vescovo Gerardo, il M° Martelli
propone all’ascolto anche l’interessante Pacem in Terris di H. Lam
(1964). Una composizione che
s’ispira all’omonima Lettera Enciclica di Giovanni XXIII (11 aprile
1963) in cui il Papa Buono citava il
predecessore Leone XIII: «questa
libertà vera e degna dei figli di Dio,
che mantiene la dignità dell’uomo,
è più forte di qualunque violenza e
ingiuria» (8).
Oreste Mendolìa Gallino
Umberto Colocci
Chissà come, ma sta di fatto che - non
sappiamo quanti anni fa – s’è venuto
costituendo un gruppo di amici che,
negli anni, ha vissuto sempre di più il
dono dello stare insieme. S’è costituto una specie di “gruppo storico” del
quale Umberto è stato uno dei pionieri e degli animatori. Ecco perché il
suo distacco ci pesa. Con lui abbiamo
vissuto iniziative di ogni specie, dai
viaggi in Africa e in America, dalle attività sciistico-sportive sulle Dolomiti
e altrove ai tanti incontri e dibattiti
che ci hanno visto spesso attorno a un
tavolo o attorno a un piatto. E insieme con lui non abbiamo dimenticato
nemmeno il nostro Appennino e le tante camminate sui sentieri dei Sibillini. Umberto era sempre presente. Un
passo costante e lento. Magari, a volte
tra gli ultimi, ma sempre presente e
sempre pronto anche alle sorprese, al
piccolo sacrifico, a qualche delusione.
Era un carattere ameno, aperto a tutti,
pronto all’aiuto e al piacere da fare a
chi gli stava accanto. Pronto a ridere
delle battute di tanti, comprese quelle a suo carico. Con lui ci stavi bene.
Con lui parlavi volentieri di tante cose.
Grazie Umberto.
Mentre desideriamo esprimere alle
figlie Francesca e Cecilia e alle due
nipoti la nostra partecipazione al loro
dolore, ci pare bello sottolineare come
proprio le figliole ci hanno voluto ricordare che non dobbiamo “restare
a piangere sulla tomba. Non sono lì,
non dormo”. Ed è bello pensare che
Umberto, dopo tanti anni, è tornato
a ricongiungersi con la sua amatissima
Gina.
Gli amici di sempre
Ricordo
20-8-1927
11-2-2013
Gino Sassaroli
Nel primo anniversario i fratelli Mario, Enzo e Lolita e il cognato Aurelio
lo ricordano con tanto affetto. In sua
memoria sarà celebrata una Santa
Messa martedì 11 febbraio alle 18,30
nella chiesa di San Giuseppe a Jesi.
JESI
CONCERTI DEL COMPRENSIVO JESI-SANTA MARIA NUOVA
Musica a scuola per la comunità
Il 18 e il 20 dicembre si sono svolti i due
tradizionali Concerti di Natale della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto
Comprensivo “Carlo Urbani” di Jesi - Santa Maria Nuova eseguiti dai circa 50 alunni
che partecipano al corso musicale. L’intera
orchestra, con gli insegnanti di strumento
Maurizio Mainardi (flauto), Maurizio Barbetti (violino) Sandro Giannoni (chitarra)
e Paolo Zannini (pianoforte e direttore), ha
rivolto gli auguri per le festività con due appuntamenti musicali: mercoledì 18 presso
v
oce
9 FEBBRAIO 2014
la chiesa S. Antonio da Padova di Santa
Maria Nuova, e venerdì 20 dicembre nella
chiesa di san Giuseppe di Jesi. L’orchestra,
applaudita da un numeroso pubblico, ha
egregiamente eseguito brani della tradizione natalizia con arrangiamenti originali dello stesso direttore Zannini. Al
termine del primo dei due appuntamenti
il direttore ha ricordato la figura del parroco di Santa Maria Nuova, don Francesco
Sabbatini, scomparso tre settimane prima.
I saluti conclusivi sono stati rivolti a tutti i presenti dalla dirigente scolastica Rosa
Meloni. Nell’augurare un sereno Natale, ha
sottolineato la crescita musicale e umana
maturata in questi anni da tutti i ragazzi e le
ragazze dell’orchestra e ha ringraziato l’associazione “Spazio giovani” di Santa Maria
Nuova, nella persona del presidente Alfredo
Cesarini, per il prezioso regalo di una batteria all’orchestra.
JESI: nella casa e nel ricordo di Annamaria Luminari
Quando diventarono Minonna
Presa da problemi legati alla mancata ri- me della famiglia Luminari/Frezzotti; in
presa economica, dalla difficoltà di tro- quell’alimentari/osteria, infatti, era posvare posti di lavoro, dalle, a volte vergo- sibile acquistare la roba genuina prodotta
gnose dispute (eufemismo per indicare
parapiglia) quasi quotidianamente proposteci dalle immagini televisive provenienti dai cosi detti palazzi del potere e
da tanti altri problemi, la morte di Annamaria Luminari, ved. Frezzotti, non
ha interessato nessuno, se non i suoi figli:
Franca, Emilia, Giuseppe ed Alberto, nipoti, pronipoti, generi e nuore. Ma attorno a loro anche la silenziosa folla che il
30 gennaio scorso ha voluto partecipare
all’estremo saluto terreno nella chiesa di
Sant’Antonio Abate gremita come solo
accade in cerimonie importanti. Ma perché, in quella fredda mattina di giovedì,
in così tanti hanno partecipato al funerale della donna che si era spenta nel cuore
della notte, all’età di 97 anni, in un letto
d’ospedale? Semplice, perché tutti la conoscevano, la stimavano e sapevano che
è proprio a questa donna che si deve il nelle campagne circostanti, in quelle case
nome del borgo dove abitava: Minonna. rurali dove il facocchio era chiamato ad
Quando cominciò ad imporsi questo to- operare e dove spesso veniva pagato con
ponimo Jesi stava vivendo la prima parte prodotti della natura confezionati dagli
del XX secolo; nella zona a sud della cit- stessi contadini (in particolare salumi, intà, quella che si trova oltre il Ponte San saccati e formaggi). Siamo negli anni imCarlo, c’erano pochissime case. In una mediatamente successivi alla 2/a guerra
di queste prese l’avvio il lavoro di “fa- mondiale quando ancora i mezzi di cococchio” (riparatore di botti, ruote, car- municazione non erano certamente tanri, ecc.) da parte di Enrico Luminari so- ti quanti quelli odierni. Ecco, allora, che
prannominato, badate bene, Minonnì la la lungimiranza della famiglia Frezzotti/
cui moglie, Emilia Mazzarini, avviò un Luminari ha portato ad installare proprio
esercizio commerciale per la vendita di in quell’alimentari-osteria uno dei primi
generi alimentari, vino, ed altri prodot- “PTP” (posto telefonico pubblico) utilizti. Ad un certo punto, dietro il banco di zato, ci dice Alberto Frezzotti, anche dal
vendita subentrò la figlia di questa cop- comando carabinieri di Jesi per “richiapia, Annamaria, che tutti cominciarono mare” in caserma i militari impegnati in
a chiamare minonna. Quelle che erano qualche posto di blocco all’ingresso deltre-quattro case di campagna al di là del la città. È forse questa singolarità che ha
fiume, ben presto diventarono la meta spinto Alberto a compiere il servizio miper molti appassionati di gastronomia litare proprio nell’Arma.
che “battezzarono” il posto col soprannoSedulio Brazzini
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DUE JESINI A VERONA: ORIANA E GIORGIO MASSERA
Piccoli presepi di casa
I nostri concittadini Giorgio e
Oriana Massera dopo aver presentato per la seconda volta nella nostra città i loro presepi artistici alla
galleria del Palazzo dei Convegni
hanno fatto un bel salto di qualità
andando ad approdare in una platea internazionale e doppiamente
prestigiosa.
Hanno portato otto loro opere
alla trentesima “Rassegna internazionale del presepio nell’arte
e nella tradizione” che si è chiusa
il 26 gennaio a Verona all’interno
dell’anfiteatro romano meglio conservato in Italia, l’Arena. La rassegna ha aperto i battenti lo scorso
30 novembre sotto una pioggerellina ben augurante alla presenza
delle autorità civili e del vescovo
che ha tagliato il nastro, giunta alla
trentesima edizione anche se non
con pochi attriti con la Sopraintendenza alle Belle Arti, anche
quest’anno ha raccolto opere da
tutto il mondo. La manifestazione è stata dedicata a Papa Francesco che ha preso il nome
proprio di colui che ha creato in Italia il primo
presepe, San Francesco d’Assisi. I nostri amici sono sbarcati a Verona con otto opere che
non hanno certo sfigurato nella complessa e
ricca galleria espositiva, rappresentano la natività nella tradizione popolare di casa nostra
con paesaggi rupestri e piccoli agglomerati
di case. Utilizzano materiali poveri e di risulta, gran parte delle ambientazioni prendono
vita su tronchi o legni raccolti lungo il litorale
dopo qualche burrasca e lasciati ad asciugare
al sole. I legni sono arricchiti con piccole case
e costruzioni fatte con polvere di marmorite
e il tutto adornato con muschio e piccoli rami
secchi, anche i pupi sono della nostra tradizione popolare.
Giorgio e Oriana conosciuti in città per la loro
poliedricità, tanto per fare un cenno, fanno
parte della compagnia “El Passì”, hanno ideato
e messo in scena la “Sacra Rappresentazione
della Passione e Morte di Gesù”, quando hanno iniziato questo hobby della costruzione di
presepi si sono divisi i compiti: Giorgio lavora
il legno e costruisce le ambientazioni, a Oriana spetta invece il compito della pittura e di
rifinire le opere.
Aspettando le prossime uscite un grazie per
aver portato Jesi in una rassegna internazionale come quella di Verona.
Mario Bocchini
SPETTACOLO ALLA “LEOPARDI” IN MEMORIA DI CARLO URBANI
In sogno, nel campo di prigionia
Lo scorso 19 dicembre, presso la scuola secondaria di primo grado “G. Leopardi” si
è svolto il tradizionale spettacolo di Natale, come ogni anno dedicato all’AICU, associazione sorta in memoria di Carlo Urbani,
medico scomparso a causa
della Sars, malattia che
egli stesso aveva individuato. Lo spettacolo messo
in scena dagli alunni della
scuola, “La favola di Natale”,
è stato liberamente tratto
dal racconto di Giovanni
Guareschi, scritto nel 1944,
durante il suo periodo di
prigionia in un campo di
concentramento tedesco.
La storia narra del viaggio
intrapreso da Albertino, in compagnia della
nonna, verso il campo di prigionia del babbo,
per potergli recitare la poesia di Natale che
aveva scritto per lui; è un viaggio simbolico:
il bambino e il papà riusciranno ad incontrarsi, in un sogno, e riceveranno il dono di po-
ter celebrare il Natale insieme, attorno a un
fuoco, alla luce di una stella cometa che si è
finalmente illuminata.
Gli alunni della Leopardi sono stati tutti
coinvolti ed hanno dimostrato impegno e
senso di corresponsabilità. La sapiente alternanza di toccanti parti narrate e recitate, gli
splendidi canti, le bellissime coreografie hanno commosso ed emozionato il numeroso
pubblico presente.
Tutte le mattine alle 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
DAL 1923
Giornale radio alle 12,30 e alle19,03
Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20
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9 FEBBRAIO 2014
IN DIOCESI
I BAMBINI DELLE PARITARIE DELLA DIOCESI E I CONSACRATI
RIFLESSIONI DI UNA NEO BIS-MAMMA PER LA VITA
In occasione della 36a Giornata per la Vita,
domenica 1 febbraio al Duomo di Jesi il vescovo Gerardo ha celebrato la Santa Messa,
promossa dal Centro Promozionale “La Famiglia”, la Commissione Diocesana per la
Pastorale Familiare e dal Centro di Aiuto
La Giornata Nazionale
per la Vita che si celebra
annualmente la prima
domenica di Febbraio,
mi trova, quest’anno,
particolarmente sensibile al tema dato che, da
appena due mesi, sono
diventata nuovamente
mamma. Giorni fa mi
sono soffermata a leggere il messaggio che il
Consiglio Permanente
della CEI ha redatto
per questa occasione,
titolato “Generare futuro”. Alla luce delle nitore e quanto la pena che ti tormenta oggi
riflessioni dei Vescovi, ho potuto elaborare viene alleggerita dalla condivisione di altri!
anche alcune mie considerazioni maturate Del messaggio “generare futuro” mi ha colin me già durante i mesi della gravidanza e pito anche questo passaggio: «Si tratta di
che hanno continuato a tenermi compagnia accogliere con stupore la vita, il mistero
durante il puerperio.
che la abita, la sua forza sorgiva, come reQuand’è che un uomo e una donna genera- altà che sorregge tutte le altre, che è data e
no vita? Quando “procreano”? Non credo si impone da sé e pertanto non può essere
possibile limitare un simile orizzonte solo soggetta all’arbitrio dell’uomo». E da qui
l’atto fisico, anche perché ne rimarrebbero è nata un’altra, l’ultima, riflessione che mi
esclusi tutti coloro che ne sono impediti. piace condividere. È un po’ più personale
Mi piace invece pensare che essi si faccia- e riguarda la nascita di Andrea, il mio seno collaboratori del Creatore fin da quando condogenito. Avendo subito 5 anni e meznasce nel loro cuore il desiderio di dare ed zo fa un cesareo d’urgenza per la nascita
accogliere nuova vita. La nascita di un fi- della mia prima figlia Domitilla, ero la canglio si può fare risalire, a mio giudizio, in didata ideale per un altro cesareo elettivo
quel preciso istante. Non si uccide allora la (compiuto cioè prima dell’insorgere del
vita solo con la terribile pratica dell’aborto, travaglio). Il rischio di rottura d’utero e la
ma ancor prima quando, con la tendenza medicina che diventa sempre più difensiall’autosufficienza, si spegne il desiderio di va per i medici prevedono, il più delle volgenerarla. Nella mia esperienza ho avuto te, questo protocollo. Non sono certo una
modo di comprendere che il desiderio di “fondamentalista” del percorso naturale ad
vita scaturisce dal vivere in pienezza l’amo- ogni costo, né tantomeno credo che chi
re sponsale, dal sentirsi così immersi nella non ha partorito non sia per questo pieGrazia da non poter fare a meno di donar- namente donna o pienamente mamma. So
la ad altri. E qui c’è la grande differenza fra bene che natura e cultura sono intrinsel’autosufficienza e l’apertura al nuovo. En- camente connesse l’una all’altra e riconotrambi nascono dallo star bene. Nel primo sco che i progressi della medicina hanno
caso si dice: “stiamo così bene, chi ce lo fa salvato e continuano a salvare vite umane
fare?” Un figlio si sa è faticoso da crescere, di mamme e di bambini al momento del
non si dorme la notte, non si è più liberi di parto (lo so anche perché devo alla scienfare tutto ciò che si vuole, non ci sono più za la nascita della mia primogenita, andata,
gli stessi equilibri faticosamente creati negli come dicevo, a buon fine grazie al cesareo).
anni.. chi ce lo fa fare, dunque? Nel secondo Ma proprio perché non sono una “fondacaso, invece, si percepisce che dall’amore mentalista” non vedevo e non vedo tuttora
non può che nascere nuovo amore, si sen- la necessità di dare per scontato che, se il
te che il nostro “star bene” di oggi è dono primo parto è andato così, anche il seconricevuto gratuitamente e che gratuitamente do lo sarà. Non è possibile sentirsi dire da
vuole essere ricambiato. Credo che per “ge- un medico (come è successo a me) che il
nerare futuro” ci sia bisogno di alimentare cesareo è più comodo perché così posso
questo desiderio e questa consapevolezza. scegliere la data del compleanno di mio
Ecco quindi l’importanza di tutte quelle figlio! Un intervento di questo tipo non
azioni di sostegno alla famiglia, non solo a può essere “comodo”, semmai necessario.
livello sociale e politico, ma anche, e forse Ritengo che quando la salute di mamma
ancor più, a livello umano e spirituale (pen- e bimbo lo permettono la nascita debba
so all’importanza dei percorsi di accompa- essere attesa, aspettata, accolta con stupognamento al matrimonio cristiano, all’opera re insieme a tutta la sua forza e a tutto il
preziosa del Consultorio e del Centro Aiuto suo mistero. Ecco allora che accompagnaalla Vita). «La “cultura dell’incontro” - di cui ta da un bravissimo ginecologo, amante
parla Papa Francesco - è indispensabile per della vita, da una meravigliosa ostetrica e
coltivare il valore della vita in tutte le sue dal consenso e appoggio di mio marito mi
fasi», si legge nel documento dei Vescovi. sono decisa a tentare la strada del parto
Sono convinta che la cultura dell’incon- naturale dopo un cesareo. Un’esperienza
tro sia davvero fondamentale. Certamente che si è rivelata fra le più belle e arricchendell’incontro quotidiano tra coniugi, che ti della mia vita, nella quale mi sono sennon diano mai per scontato il loro stare in- tita davvero strumento nella mani di Dio
sieme, il loro amore, ma anche dell’incontro «che tutto opera efficacemente» predispotra coppie di amici, che si aprano sempre nendo sapientemente il meraviglioso mecpiù al dialogo non solo su problemi extra- canismo della nascita e del primo avvio
familiari, ma anche su quelli intra-familiari, alla vita. E così il 28 novembre 2013 alle 23
che si confrontino e si supportino a vicen- è nato Andrea, accolto dall’applauso di tutda sulle proprie scelte e si sostengano nella to lo staff che mi ha seguita. Sono sicura
cura educativa dei figli data la stretta con- che la gioia, sfociata in quell’applauso sia
nessione tra «educare e generare». Quanto scaturita proprio dal miracolo di Vita che
fa bene sapere che anche altri sono passati si era appena compiuto!
nei tuoi stessi problemi di coniuge e di geMaria Jole Pellegrini
Dio ama sempre la vita. E noi?
cose belle che Dio ha fatto per noi, tra cui,
il dono della Vita che si manifesta prima di
tutto con la nascita di un figlio. Come Dio
ama la vita, anche la comunità cristiana
deve sempre essere a difesa di questa.
Momento centrale della Messa è stato il
alla Vita. La celebrazione è stata animata rinnovo delle promesse da parte delle famidai canti dei bambini delle scuole materne glie e dei Consacrati e delle Consacrate che
paritarie della Diocesi di Jesi, accompagnati erano presenti alla celebrazione: i genitori
dalle loro famiglie; erano presenti le Scuole dei bambini hanno promesso di continuare
dell’Infanzia “Santa Caterina” di Cupramon- a educare i loro figli cristianamente mentre
tana, “D. Pallavicino” di Moie, “Collina” di i Consacrati hanno rinnovato i loro voti daSanta Maria Nuova, “M. Santi” di San Mar- vanti al Signore.
«Quest’occasione non serve solamente per
cello e “Santa Caterina” di Jesi.
La Giornata per la Vita è sicuramente un dare risalto alla Giornata per la Vita - ha
momento molto significativo per la comu- detto suor Francesca della Scuola Materna
nità cristiana e il vescovo durante la sua “Santa Caterina” di Jesi - ma è importante afomelia lo ha sottolineato, legando il Van- finché le famiglie comprendano che la vita è
gelo della domenica al significato di questo un dono e bisogna farne tesoro».
avvenimento: infatti, il racconto della pre- La celebrazione si è conclusa con lo scambio
sentazione di Gesù al tempio di Gerusalem- di regali simbolici tra le famiglie e i Conme aveva la funzione di ricordare al popolo sacrati: una rosa con un messaggio di Papa
ebraico che Dio aveva salvato i primogeniti Francesco da parte dei genitori dei bambini
delle loro famiglie durante la schiavitù in che, a loro volta, hanno ricevuto un libro inEgitto. Perciò, come allora, dovremmo an- titolato “I diamanti dell’amore” di Anna Mache oggi, secondo il vescovo Gerardo, riusci- ria Vissani e Valeria Mantinovi.
re a valorizzare ma soprattutto a ricordare le
Ilaria Stronati
LA FESTA DELLA VITA CONSACRATA CON LE FAMIGLIE
Sì, lo vogliamo. Ogni giorno
“Le persone consacrate – ha affermato papa
Francesco il 2 febbraio – sono segno di Dio
nei diversi ambienti di vita. Sono lievito per
la crescita di una società più giusta e fraterna.
Sono profezia di condivisione con i piccoli ed
i poveri. Così intensa e vissuta la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente,
è un dono di Dio, un dono di Dio alla chiesa,
un dono di Dio al suo popolo. Ogni persona
consacrata è un dono per noi popolo di Dio in
cammino! C’è tanto bisogno di queste presenze che rafforzano e rinnovano l’impegno della
discussione del vangelo, dell’educazione cristiana, della carità verso i più bisognosi, della
preghiera contemplativa, l’impegno della formazione umana, della formazione spirituale
dei giovani, delle famiglie. L’impegno per la
giustizia e per la pace nella famiglia umana”.
Anche a Jesi abbiamo vissuto un bellissimo momento di incontro e di preghiera tra
consacrati e famiglie giovani, nella celebrazione Eucaristica del 2 febbraio, nella cattedrale, insieme al Vescovo Gerardo. Adulti
e bambini insieme, famiglie e consacrati/e,
sacerdoti e laici per un sì alla vita, a tutta la
vita: e la vita di tutti e sempre. Poche presenze di vita religiosa nella nostra diocesi!
Abbiamo pregato perché aumenti il numero di religiose/i e consacrati in questa Chiesa locale, per essere testimoni del primato
di Dio e per camminare a fianco delle situazioni provate dalla vita e frantumate da una
cultura spesso negativa, a fianco di famiglie
e giovani per un’alleanza educativa. “Ma
pensiamo un po’ - ha continuato papa Francesco - cosa succederebbe se non ci fossero
le suore… le suore negli ospedali, le suore
nelle missioni, le suore nelle scuole… Ma
pensate ad una chiesa senza le suore… Sono
un dono, sono questo lievito che portano il
popolo di Dio avanti. E sono grandi queste
donne che consacrano la loro vita che portano avanti i messaggi di Gesù. La chiesa
ed il mondo hanno bisogno di questa testimonianza dell’amore e della misericordia
di Dio. I religiosi, le religiose ed i consacrati
sono questa testimonianza che Dio è buono, che Dio è misericordioso!” Grazie Papa
Francesco! Grazie della fiducia, del richiamo,
della luce e della voce che ci rende presenti
in questo mondo. Grazie perché ci richiami
all’essenziale. Anche il nostro vescovo ci ha
ricordato che la nostra presenza nel mondo
deve essere segno profetico e che nulla dobbiamo anteporre a Cristo!
Ripetiamo, con gioia e fiducia, ogni giorno il
nostro sì al Signore, insieme al sì delle giovani famiglie, per una Chiesa viva e una società
più ricca di un futuro possibile e luminoso.
Sr Anna Maria Vissani,asc
La nascita del mio secondogenito
ARTE
9 FEBBRAIO 2014
GRANDI FILOSOFI INTERPRETANO LA CONDIZIONE UMANA
Tre cani in una gabbia di vetro
Non si sa con certezza se la setta filosofica dei
Cinici, a cui appartenne anche Diogene, abbia
derivato il suo nome dal fatto che i seguaci avevano modi e costumi ‘canini’, cioè che disprezzavano tutte le convenzioni sociali e si comportavano animalescamente. A questa antica
corrente di pensiero sembrerebbe comunque
che si sia ispirato Juan Mayorga, autore della
pièce ‘La pace perpetua’, in scena al Pergolesi
il 25 gennaio. Ne sono protagonisti degli ‘uomini-cane’ che si muovono come animali, ma pensano come uomini, ognuno tuttavia secondo un
proprio carattere. Il cane-combattente, il più
robusto e aggressivo, è pronto a lanciarsi contro
qualsiasi nemico e ad abbatterlo. Il cane-fedele,
è invece votato ad una dedizione cieca e assoluta per il suo padrone. Non attende altro che i
suoi ordini ed è sempre pronto ad eseguirli. C’è
anche il cane-filosofo. Sembra incapace di agire:
se ne sta da parte, non aggredisce, non è irragionevolmente devoto, ma guarda e commenta
quanto avviene intorno a lui.
Identificano in allegoria tre diverse tipologie
umane. Quando i tre uomini-cane verranno
sottoposti ad un esame da un alto ‘rettore’ che
ha l’aspetto di un vecchio Socrate (proprio il filosofo più contestato dai Cinici) al fine di decidere quale dei tre cani sia il migliore, il carattere
di ognuno si manifesta. Lo mettono in luce sia
le prove alle quali i candidati sono sottoposti,
sia il modo in cui essi le affrontano, sia quanto essi dicono prima e durante l’esame. Non è
scontato che il prescelto debba essere il canecombattente, il più aggressivo e deciso; né il
cane-fedele, incondizionatamente devoto al suo
padrone. Il cane-filosofo sembrerebbe il meno
dotato di qualità e virtù. Gli interessa essenzialmente convincere, indurre gli altri alla ragione.
Richiama pensieri di grandi filosofi: di Pascal
e Kant innanzi tutto dei quali considera alcuni
fondamentali assunti. L’esistenza o l’inesistenza
di Dio, secondo Pascal, non è dimostrabile, ma
nel dubbio conviene credere nella sua esistenza,
altrimenti si precluderebbe all’uomo ogni speranza di riscatto. Non meno ponderata è la considerazione secondo la quale la pace tra gli uomini sarà raggiunta ‘per necessità’, quando cioè
si prenderà coscienza che la pace effettivamente
‘conviene a tutti’.
Concetti non nuovi, che tuttavia è bene richiamare specie in tempi in cui tanto si discute, si
litiga, si aggredisce, si demolisce. C’è voluto
parecchio tuttavia per arrivare a simili conclusioni. Il testo, cervellotico e farraginoso, ha richiesto veramente un improbo impegno agli interpreti, doverosamente da menzionare: Pippo
Cangiano, Enzo Curcurù, Giampiero Judica,
Davide Lorino, Danilo Nigrelli. Astratta, surreale la scenografia: al centro del palcoscenico è
una gabbia trasparente in cui sono racchiusi gli
uomini-cane. Un buio ancestrale attraversato da
bagliori, suoni misteriosi e remoti, penosi latrati aggiunge suggestione ad una situazione apparentemente atemporale. La regia è di Jacopo
Gassmann; a fronte di un simile copione, una
prova difficile anche per lui. Il pubblico, applaudendo, ha premiato la gravosa impresa degli interpreti. Ma non c’è da meravigliarsi se qualche
spettatore è uscito di sala con il mal di testa.
Augusta Franco Cardinali
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SCRITTORI LEGGONO SCRITTORI: a Moie rassegna letteraria
Romanzi e immagini
«La poesia non serve assolutamente a niente,
ma salva la vita». Poeti
leggono poeti, infatti, potrebbe essere l’altro titolo della sesta edizione di
Scrittori leggono scrittori, la rassegna letteraria
organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Maiolati. «Siamo
orgogliosi di proporre anche per l’edizione
2014 una rassegna ricca di qualità ed
originalità, dovuta all’impegno di due
curatori d’eccezione, che ci seguono ormai
da anni. Un’iniziativa tra le più apprezzate
dal pubblico» ha spiegato Sandro Grizi.
Un successo assicurato allora anche
per quest’anno, grazie ad una formula
ormai collaudata: Massimo Raffaeli che
introduce l’ospite e l’autore da un punto
di vista letterario e Francesco Scarabicchi,
che apre riflessioni su argomenti a tema.
Letture di Giorgio Sebastianelli. Dal 6
febbraio, per cinque giovedì consecutivi,
l’appuntamento è alle 18 alla Biblioteca
La Fornace di Moie. Il primo a tornare
sul palcoscenico è William Shakespeare,
con la voce e l’interpretazione del poeta
e traduttore Franco Buffoni. A seguire
Emily Dickinson tradotta e presentata da
un’altra poetessa italiana Silvia Bre. Si
continua giovedì 20 febbraio con Vittorio
Sereni e Renè Char, letti e interpretati da
Silvia Donzelli, studiosa e ricercatrice di
Letteratura Italiana. E poi, ancora con lo
scrittore e poeta Elio Pecora che leggerà
opere di Sandro Penna. A chiudere la
rassegna il 6 marzo Paola Maria Micucci,
traduttrice, che leggerà il poeta greco Costantinos Kavafis. Ad impreziosire l’iniziativa sarà visitabile per un mese nel tunnel
della ex fornace la mostra “Astrazioni naturalistiche 1976-1979” di Giannetto Magrini. L’artista jesino, presente alla conferenza stampa, ha spiegato le origini della
sua arte, che fa risalire a un viaggio a Londra nel 1976, quando con la moglie visitò
il Museo delle Scienze Naturali e rimase
impressionato dalle forme cellulari rappresentate. Da allora comincia a dipingere
opere su sfondo nero raffiguranti complesse strutture cellulari. Dal 1983 inaugura
la sua produzione scultorea, recuperando
modelli in legno e assemblandoli in una
serie di originali sculture. A caratterizzare
ogni sua opera la tematica sociale di impegno civile.
Iscra Bini
Delirio a Wall Street nell’ultimo film di Martin Scorsese
Strabordante, eccessivo, sfrenato.
L’ultimo film dell’intramontabile
Martin Scorsese - il quinto con
protagonista Leonardo DiCaprio
- è la storia di Jordan Belfort, apprendista broker a Wall Street che,
in seguito al “lunedì nero” del 1987,
si mette in affari con il vicino di
casa Donnie Azoff (Jonah Hill) e
fonda la Stratton Oakmont, società d’investimento basata su penny
stocks e affari non proprio legali.
Un crescendo di eccessi - donne,
droga, denaro - che attira ben presto l’FBI, ma fermarsi si rivela impossibile.
Basato su una storia vera - di più,
il film è l’adattamento cinematografico dell’omonima biografia del vero Belfort - “The Wolf of
Wall Street” è un film sul Potere e
sul Denaro, vero dio della società capitalista e lasciapassare per
l’onnipotenza: con i soldi è possibile acquistare tutto, non solo
case, barche, droghe e sesso, ma
anche l’ammirazione, l’amicizia
o la libertà in carcere. Un ritratto
impietoso di un uomo e di una società senza regole e senza morale,
in cui il più forte può tutto, e chi
si fa frenare dalla propria coscienza - l’agente dell’FBI Patrick Denham (Kyle Chandler) - si ritrova a
dover tornare a casa in uno squallido vagone della metro, o a vivere
in una sterminata periferia, geografica e sociale, in cui si sogna
costantemente il successo ma non
si hanno le carte per raggiungerlo
(l’impietosa scena finale). È am- scene risultano davvero esilaranti.
biguo lo sguardo del regista, così Si sprecano i paragoni: da “Quei
com’è ambiguo il nostro giudizio bravi ragazzi” dello stesso Scorseverso personaggi in teoria da di- se (un parallelo tra il mondo delsprezzare, ma che di fatto risultano la mafia e il mondo della finanza
attraenti, accattivanti, oggetto della che lascia molto da pensare) al
nostra ammirazione. Nel film non “Wall Street” di Stone, che avec’è posto per nessun sentimento va affrontato gli stessi temi ma in
vero, se non per un amore confuso maniera, se vogliamo, più “quieta”;
col sesso e che affoga in un inganno dal “Blow” di Ted Demme, ovvero
costante, e per un’amicizia di casta - come creare un impero dal nulla,
quella tra Jordan, Donnie e i vertici al fiume di droga in “Paura e Dedella Stratton Oakmont - che non lirio a Las Vegas” di Terry Gilliam.
si esita a tradire per salvarsi la pelle. Molti confronti e paralleli possibili
La pellicola è satura di sesso e dro- che non scalfiscono però la solidità
ga come non mai in Scorsese, e di un’opera che ci mostra, per l’enl’effetto è quello di un ottovolan- nesima volta, un regista in stato di
te di follia dal quale è impossibile grazia e che, da “The Departed” in
scendere: si resta a bocca aperta poi, non sbaglia un colpo: impecin più di un’occasione, e molte cabile e impareggiabile. Ottimo
anche il cast: Hill e una splendida
Margot Robbie, nei panni della
seconda moglie del protagonista,
supportano al meglio un DiCaprio
sul quale, ormai, non è più necessario aggiungere nulla.
Alessandro Gentili
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VALLESINA
9 FEBBRAIO 2014
MAJOLATI SPONTINI: CONSEGNATO LO SPONTINI D’ORO CON IL CONCERTO DELLA FILARMONICA E DELL’ESINA CON MUSICHE DI VERDI E SPONTINI
Il buono e il bello nella comunità che a volte non fa notizia
Domenica 2 febbraio, presso il
Teatro comunale di Majolati si
è svolta la cerimonia di conferimento della Civica Benemerenza
Spontini d’Oro, giunta alla quarta
edizione, all’interno di una cornice musicale veramente originale, il
Concerto delle sue bande musicali
majolatesi. È stata una grande festa
cittadina per le oltre cinquecento persone che come spettatori o
come musicanti o come cittadini
premiati hanno dato lustro all’evento presentato dalla direttrice
del nostro giornale Beatrice Testadiferro. Una comunità unita nella
musica e nel senso civico.
Dopo l’ingresso per sezioni dei
numerosi musicanti, è stato spiegato come in questa occasione sia
la Società Filarmonica Gaspare
Spontini, sia L’Esina, abbiano voluto unirsi per offrire ai concittadini
un grande spettacolo, diretti dal
Maestro Gabriele Bartoloni e dal
Maestro Samuele Faini.
Il concerto è iniziato con il ricordo
dell’ex Presidente della Società Filarmonica Aurelio Beltrani, recentemente scomparso, e, in suo onore, è stato suonato l’inno nazionale,
come dallo stesso desiderato.
Il resto del programma musicale è stato dedicato a Spontini e
a Verdi; infatti, è stato prima presentato il “Ballo marziale. Evoluzioni militari e Preludio ai combattimenti e alla vittoria sul campo
di Marte” diretto da Samuele Faini.
Questo brano appartiene al periodo tedesco di Gaspare Spontini e l’autografo, la partitura
manoscritta, si trova nella Biblioteca del Conservatorio di Milano.
È stato poi ripreso dal Maestro
Gabriele Bartoloni, epigono del
Maestro Basilio Piangerelli, la sinfonia della La Julie, ou le pot de
fleurs, andata in scena il 12 Marzo 1805, al teatro Feydeau, una
sinfonia brillante e graziosa che
ha visto l’esibizione determinante del clarino di Mirko Ricci.
Il 15 Dicembre 1807, all’Académie
Impériale de Musique chiamata anche Opéra, nella Salle du
Théâtre Montarsier in via Richelieu, a Parigi, fu presentata La Vestale, tragedia lirica in tre atti di
Gaspare Spontini, su libretto di
Victor-Joseph-Étienne de Jouy. Un
concerto con musiche di Spontini
non poteva ignorare La Vestale e
il primo brano tratto da questo capolavoro è stato l’Hymne du matin
o Inno matutino sempre diretto
dal Maestro Gabriele Bartoloni.
Come ha ricordato la presentatrice, non sono mancate affinità tra le
azioni di Spontini e quelle di Verdi.
Principalmente si potrebbero mettere a confronto l’Ospizio Spontini
e la Casa Verdi, così come la passione per i fondi agrari e la natura,
a questo scopo sono state presentati brani tratti dalla Traviata, Rigoletto e Trovatore.
Tra le due parti del Concerto è
stato consegnato dal Sindaco
Giancarlo Carbini il premio civico Spontini d’Oro, giunto alla
quarta edizione. La commissione comunale ha esaminato i molti
curricula dei candidati e, come ha
detto il Sindaco, ogni anno si scopre il buono e il bello presente nella nostra comunità che a volte non
fa notizia. Il nostro Comune, ha
spiegato il Sindaco, ha notevoli attività di volontariato dimostrando
generosità e un animo forte.
Edda Guerro
Un riconoscimento è andato alla
signora Edda Guerro, madrina
dell’Etiopia, per aver svolto una
costante azione nel campo delle
adozioni a distanza a vantaggio del
lavoro dei Cappuccini delle Marche impegnati nelle Missioni in
Etiopia. È stata premiata per il suo
impegno nelle scuole, nelle parrocchie, nei mercatini dove porta
costantemente la sua testimonianza finalizzata a lenire le pene
dei bambini africani. La nonna dei
bambini con la pelle nera, Edda,
ha ringraziato tutti per i venticinque anni di adozioni a distanza,
seicento bambini assistiti fino al
2009, sostenendo il lavoro dei Cappuccini rappresentati in sala da padre Francesco Pettinelli.
Gruppo Giovanile
di Servizio
Un altro riconoscimento è andato
al Gruppo Giovanile di Servizio
impegnato nel sostenere ragazzi
diversamente abili del nostro territorio, rappresentato dal fondatore Mauro Curzi. In questi anni
il Gruppo ha aiutato le famiglie e
i ragazzi, è riuscito a far sentire il
contatto affettuoso a chi ha bisogno, riuscendo ad intrecciare vite
di chi ha più o meno bisogno. Curzi ha ricordato che questo gruppo
esiste da ventotto anni, nato per
imparare a condividere: in questi
anni si sono alternati una settantina di animatori che hanno svolto
un’attività basata su incontri, campi estivi e giornate mensili. Tutto
al fine per imparare a condividere
e cercare di contrastare l’indifferenza a vantaggio delle persone.
Dario Giampieretti
Infine la terza benemerenza civica è andata a Dario Giampieretti
fondatore e animatore della sezione Auser, un’associazione che
svolge azione di solidarietà verso i
più deboli, gli anziani e le persone
non autosufficienti, un impegno
verso l’invecchiamento attivo degli anziani, ideatore e instancabile
animatore della locale Auser che
ha nel trasporto sociale la parte
più visibile dell’attività svolta. Dario Giampieretti ha condiviso il
premio con i volontari presenti
nel territorio. Dario ha spiegato
che l’iniziativa è partita quindici
anni fa con il lavoro verso il verde
pubblico del Comune, ora il gruppo dei volontari è formato da 107
persone che coprono l’intera regione per il trasporto sociale, con
cinquemila viaggi l’anno. Sommate tutte le attività svolgono circa
quindicimila servizi l’anno, probabilmente è la prima associazione
di volontariato e di servizio delle
Marche. Giampieretti ha voluto
dedicare il premio a tutti volontari dell’Auser della media Vallesina,
ringraziando il Sindaco e l’Amministrazione comunale per le sedi
offerte, per i locali e le utenze e
per l’aiuto concreto che ha offerto nelle attività. Giampieretti ha
dedicato il premio alla mamma
Maria Luzi e alla nipote Lorella
Novelli, cui è intestata la società
di pallavolo.
Dopo la foto di rito, il concerto è
ripreso con il Maestro Faini che
ha diretto la sinfonia della Forza
del Destino, seguito dal Maestro
Bartoloni con uno dei balli presenti nel primo atto de La Vestale,
l’Allegro marziale.
Il Maestro Faini ha riproposto un
altro brano per banda militare dello stesso Spontini, Borussia, canto
popolare prussiano dedicato da
Gaspare Spontini al popolo prussiano al momento del suo ingresso
in Prussia, datato intorno al 1818.
Al termine del Concerto il sindaco
Carbini ha ringraziato tutti i componenti delle bande per l’impegno,
inoltre ha offerto ai Maestri direttori Bartoloni e Faini le medaglie
realizzate in occasione del bicentenario della prima rappresentazione de La Vestale.
Sono intervenuti anche i Presidenti delle due associazioni musicali Virgilio Contadini e Claudia
Mancini che si sono dimostrati
molto soddisfatti per il lavoro
congiunto.
Il Presidente provinciale dell’Anbima, Ermanno Costantini, ha voluto ricordare anche Aurelio Beltrani, definito persona di poche
parole ma concreta, a questo scopo ha portato alla Società Filarmonica un ricordo del musicante
scomparso.
Fotoservizio Marco Palmolella
Nella prima foto il busto di Gaspare Spontini con i labari delle due
bande; nella seconda l’organico
al completo; nella terza i premiati dello Spontini d’Oro, da sinistra
Dario Giampieretti, Alessandra e
Mauro del Gruppo Giovanile di Servizio, il sindaco Carbini ed Edda
Guerro.
MONSANO: UNA PARTECIPATA ESPERIENZA DI PREGHIERA PER TUTTA LA COMUNITÀ CON L’OASI DELLA PACE
“La ripetizione è una legge dell’amore”, come nel rosario
Presso il Santuario di Santa Maria di Monsano, l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata,
si è celebrata la Consacrazione di adulti e
bambini. La celebrazione, nata dalla collaborazione tra l’Oratorio di Monsano e
il gruppo di preghiera Oasi della Pace, ha
visto la partecipazione della Comunità di
Monsano e non solo. Alle 17 c’è stata l’accoglienza dei tanti partecipanti: ognuno
ha ricevuto una corona. I bambini presenti,
una cinquantina, hanno animato il rosario.
Don Alberto Balducci ha spiegato il valore
della Consacrazione: “ci si dona a Gesù, per
mezzo di Maria” e quello del Rosario: “la ripetizione è una legge dell’amore”.
Le decine sono state intervallate da due testimonianze molto toccanti. Due giovani
mamme hanno raccontato come vivono la
preghiera. Entrambe hanno incontrato il
dolore. La perdita di un figlio e la malattia. Nel dolore, hanno incontrato la grazia.
Hanno capito che non erano sole a portare
il loro peso. Si sono aperte e vivono la preghiera del cuore. Il rosario è una catena d’amore, e Maria, mentre stiamo alla sua presenza, agisce. Nella semplicità, nell’umile
ripetizione, possiamo crescere nell’amore.
I bambini presenti, attraverso i disegni realizzati, le scenette e le preghiere scritte per
la Vergine, sono stati partecipi ed emozionati. Loro hanno recitato la corona. Un’esperienza nuova, ma bella.
I bambini hanno raccontato la storia di
Maria a Beirut e hanno disegnato il sogno
di Don Bosco.
La quinta decina è stata animata da una
scenetta sulle apparizioni del 1471, avvenute a Monsano. Veronica ha raccontato la
storia di Fra Giordano e i bambini l’hanno
rappresentata, ricordando che, alla fine, i
Massari monsanesi si sono convinti che
bisognava edificare la cappella che Maria chiedeva. Dissero di sì all’edificazione, in località dell’Olmo, di una chiesetta
dedicata alla Vergine. Il posto, da teatro
di battaglie, divenne luogo di pace. Maria
promise che avrebbe dispensato grazie nel
Santuario. “La consacrazione di tante persone è stata una grande grazia”. Questa la
frase che serpeggiava tra i tanti fedeli presenti. La serata si è conclusa con un falò e
una merenda, allietata dal vin brulé.
VALLESINA
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MOIE: INAUGURAZIONE DELL’AMPLIAMENTO DEL DISTRETTO SANITARIO CON IL GOVERNATORE SPACCA E GLI AMMINISTRATORI
La sanità parte dalla fiducia tra i cittadini e gli operatori
Cerimonia di inaugurazione, sabato 1 febbraio alle 10.00, dei
locali del Distretto sanitario di
Moie, riaperto al pubblico dopo i
lavori di ampliamento interno. Il
completamento di questo primo
stralcio è parte del progetto che
con la rivisitazione degli assetti
organizzativi del sistema sanitario territoriale della Vallesina,
dovrà trasformare la struttura
in Casa della Salute. Presenti al taglio del nastro il sindaco
Giancarlo Carbini e gli assessori di Maiolati Spontini, il presidente della Regione Gian Mario
Spacca, il neo direttore generale
dell’Asur Marche Gianni Genga,
il direttore dell’Area Vasta 2 Giovanni Stroppa, il vescovo mons.
Gerardo Rocconi, il parroco
don Fabio Belelli, il presidente
dell’ASP Ambito IX Paolo Cingolani e la dottoressa Gabriella
Beccaceci, responsabile del Distretto di Moie. Sono intervenuti
i consiglieri regionali Fabio Badiali, Enzo Giancarli e Raffaele
Bucciarelli, sindaci e assessori
del territorio, tanti cittadini di
Moie e della Vallesina. Dopo la
benedizione dei locali da parte
del vescovo Gerardo, il sindaco
Carbini ha rilevato «l’importanza di questa inaugurazione, che
dovrà continuare con la realizzazione, in tempi da verificare
e concordare, della Casa della
salute, a cui i cittadini potranno
rivolgersi in ogni momento per
trovare una risposta ai propri
problemi di salute, sia in ricovero residenziale, sia attraverso
i servizi distrettuali, sociali, di
prevenzione e ambulatoriali specialistici.» Carbini ha rivolto un
ringraziamento particolare a tutti
gli operatori della struttura, per
il lavoro svolto con generosità e
diligenza. «La sanità parte dal
territorio. – ha affermato Spacca nel suo intervento - Avere a
disposizione i distretti e le Case
della salute significa rinsaldare il
rapporto di fiducia con il cittadino sul diritto alla salute. Sono
punti importanti per l’organizzazione sanitaria, perché fungono
da filtro agli ospedali. La struttura di Moie è in questo senso
fondamentale affinché il nuovo
ospedale di Jesi, per il quale tra
poche settimane saranno termi-
nate le operazioni di attivazione delle sale operatorie, possa
concentrare la propria attività
sulle prestazioni maggiormente
critiche. È indispensabile attivare uno spirito di forte collaborazione tra istituzioni ai vari
livelli, professionisti e cittadini,
tra strutture territoriali, ospedali
per acuti e ospedali di alta specializzazione. L’obiettivo della
Regione è sviluppare un numero sempre maggiore di strutture
territoriali come quella di Moie,
affinché la sanità possa raggiungere performance ancora più
elevate delle attuali. Nonostante
avrà 1,3 miliardi in meno di trasferimenti statali nei prossimi
tre anni, la Regione non intende
in alcun modo tagliare sui diritti
fondamentali dei cittadini come
la sanità». Anche i direttori Genga e Stroppa, alla loro prima
uscita ufficiale nei loro rispettivi
ruoli, hanno sottolineato l’importanza dei presidi sanitari sul
territorio, sia per rendere più capillari e vicini ai cittadini i servizi, sia come filtro per le strutture
ospedaliere e specialistiche. La
dottoressa Beccaceci ha manifestato la propria soddisfazione
per il primo risultato ottenuto,
«frutto di una positiva collaborazione con l’Amministrazione
comunale di Maiolati Spontini,
che ringrazio, così come tutti gli
operatori del Distretto». Per l’intervento di adeguamento e miglioramento dei locali il comune
di Maiolati Spontini ha investito
circa 80 mila euro. La superficie
riqualificata e aggiunta al distretto sanitario è di circa 170 mq. Al
piano terra è stata ampliata la
sala di attesa e creato un nuovo
front office. Dagli spazi prima
utilizzati da attività comunali
è stata ricavata una nuova sede
per la guardia medica con bagno,
un locale per le vaccinazioni e
tre salette per prelievi. Al primo
piano, la superficie aggiuntiva è
destinata ad una sala infermieri,
ad un ambulatorio ginecologico
con bagno e ad un consultorio e
corsi pre-parto. La cerimonia è
stata anche occasione di incontro per discutere e verificare le
prospettive del progetto generale
Casa della Salute e la dotazione
di risorse della sede del Distretto, anche alla presenza del progettista Marco Battistelli, che
ha illustrato le caratteristiche
principali del progetto. Intanto
nei nuovi locali, consegnati nei
giorni scorsi, sono riprese le attività dell’Unità Cure primarie
dell’ambito C di Moie.
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JESI
IL PALAZZO E DINTORNI
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9 FEBBRAIO 2014
IL LIBRO DI BARBARA MONTESI SULLE SCRITTURE PRIVATE
Cristina Honorati Colocci e la Guerra
Un po’ peggio degli altri
Per non essere troppo dispersivo, limitandomi solo ad alcuni dati recenti, richiamo l’attenzione sull’edilizia e sull’attività produttiva nella nostra Jesi.
In merito al primo argomento il nostro
assessore Mario Bucci ci fa sapere quello che, purtroppo è un male nostro, ma
anche d’Italia: la impressionante diminuzione dell’attività edilizia che, nell’anno
passato ha toccato un meno 40 per cento circa. E poiché è noto che l’edilizia è
matrice di tanti settori produttivi, la crisi
si ripercuote su tanti aspetti della nostra
attività economica. Comprese le minori
entrare per il comune in questo settore specifico: una diminuzione del 25%
circa degli oneri di urbanizzazione che,
comunque, l’amministrazione intende
destinare non all’ordinaria amministrazione, ma ad opere pubbliche, per poco
che sia. Bene!
Le vie suggerite per facilitare un difficilissimo recupero rimangono la sburocratizzazione degli iter delle pratiche e la
riduzione degli oneri di urbanizzazione.
Ma non ci facciamo illusioni neanche se
sarà ripresa in mano una proposta di Variante. Se Roma ha oltre due milioni di
appartamenti liberi, Jesi ha la bella proporzione di oltre 2000 appartamenti. Voglio dire che l’edilizia – al di là della crisi
quadriennale che prima o poi potrebbe
anche passare – ha pesanti radici negative per una eventuale ripresa. Ci potrà
salvare, almeno entro certi limiti, solo
il recupero del vetusto e l’adeguamento del meno vecchio. Non certamente
una ulteriore cementificazione del nostro straordinario territorio che già abbiamo abbondantemente calpestato: si
pensi soltanto all’obbrobrio – sotto tutti
gli aspetti – del previsto Gigante Super-mercato & Varie in zona ex Sadam.
(Chissà se un miracolo potrà salvarci da
un errore urbanistico-economico e sociale deleterio nei secoli!).
Sul piano produttivo in generale la crisi
a Jesi e Vallesina continua a permanere,
mentre – sono notizie di questi giorni –
in sede regionale qualche cosa si muove
in positivo. Un incremento del 12 per
cento delle esportazioni nell’ultimo anno
ci mette in collegamento con diversi territori del nord e offre motivi di speranza.
Ma Jesi ancora non reagisce, forse perché
i settori che più mostrano ripresa – tessili, abbigliamento, farmaceutici, mezzi di
trasporto, calzature – non sono allocati
presso di noi. Si pensi soltanto che sono
articoli che hanno avuto un incremento
oscillante tra il 6, il 50 e il 120 per cento circa. Un recupero che fa onore alla
nostra regione e fa ben sperare un po’ a
tutti.
Ma Jesi è ferma. Anzi: si affacciano ancora rischi di ulteriori perdite di posti di
lavoro se teniamo presente tutta la Vallesina. Non azzardo a dare suggerimenti:
è troppo difficile. Esprimo solo l’impressione che l’amministrazione comunale,
di fronte a questa tragica situazione, si
comporta come se si trattasse di un problema ordinario.
v.m.
notiziebrevi
Insieme Civico alle elezioni
Il Movimento Politico Insieme Civico, dopo essere presente nel Comune di Jesi con tre Consiglieri di maggioranza appoggiando al ballottaggio al sindaco Bacci e successivamente
presentandosi a Falconara con una lista che ha
appoggiato il sindaco attuale Brandoni avendo un Consigliere di maggioranza, allarga il
suo progetto nei comuni della Vallesina e non
solo. Negli ultimi mesi ha fatto degli incontri
con alcuni cittadini di Maiolati Spontini, Castelbellino, Monte Roberto, Mergo, Monte San
Vito, Monsano e altri comuni, per iniziare un
cammino comune e condiviso verso le Elezioni
del 2014. Il motto di Insieme Civico “l’Ascolto
di tutti per decidere insieme”, è la base del
progetto iniziato nel 2012 e continua tenendo
sempre conto della voce del cittadino.
In comune a Jesi
Prevenire fenomeni di corruzione nella pubblica amministrazione e contrastare quel malcostume politico e amministrativo nell’ambito
del quale i soggetti che agiscono per conto
ATTUALITÀ
dell’Ente pubblico abusano del potere loro
conferito per perseguire interessi personali o
privati. Queste le finalità del Piano triennale
di prevenzione della corruzione approvato dalla Giunta comunale di Jesi che, nella sua ultima seduta, ha voluto inviare un messaggio forte e chiaro, recependo appieno le disposizioni
di legge in materia. Un Piano che si integra
con quello sulla trasparenza e con il Codice di
comportamento del personale comunale che
fanno parte di un pacchetto di provvedimenti
licenziato dalla Giunta per rendere trasparente ed eticamente corretta l’attività amministrativa.
A Monsano la bonifica
Il comune di Monsano ha presentato lo stato di
avanzamento del progetto di bonifica da Cromo esavalente dell’area “ex Sima Industrie”
(da tempo sottoposto a procura fallimentare),
con la situazione del relativo sistema delle falde acquifere. Un percorso che sta procedendo,
dopo l’approvazione dell’iter progettuale approvato nel 2009.
Il rapporto tra donne, guerra e cittadinanza nell’Italia liberale, il passaggio
dell’idea di patria dai padri del Risorgimento ai loro figli, ma ancor più la lettura delle scritture private di Cristina
Honorati Colocci - nobildonna e crocerossina volontaria nel primo conflitto
mondiale, figlia di
Antonio
Colocci,
patriota - nell’interpretazione dell’attrice jesina Cristina
Cirilli, hanno conquistato e coinvolto intensamente il
pubblico
intervenuto alla presentazione del volume di
Barbara Montesi presso la sala maggiore del
Palazzo della Signoria, nella serata di giovedì
16 gennaio.
Dedicato interamente alla figura della marchesa, il libro della bella e brava ricercatrice
jesina in storia contemporanea all’Università di Urbino, intitolato “Ho vissuto come in
sogno. Cristina Honorati Colocci e la Grande Guerra” e pubblicato per i tipi della casa
editrice Affinità Elettive, ricostruisce l’esperienza riportata dalla nobildonna nella prima
guerra mondiale attraverso i diari e le lettere
da lei scritte tra il 1916 e il 1918, ossia durante il servizio svolto come crocerossina volontaria in alcuni ospedali da campo dell’Italia
del nord. «Nella prima parte del volume - ha
spiegato l’autrice ai numerosi appassionati
di storia locale presenti all’evento - viene
riportata un’analisi dell’esperienza di guerra della marchesa Honorati Colocci, partendo dal problema della definizione della
cittadinanza femminile e del ruolo delle
donne in un passaggio cruciale per la storia
d’Italia e d’Europa e soffermandosi poi sul
tema dei legami generazionali e della trasmissione dell’idea di patria tra genitori e
figli. Nella seconda parte, invece, sono stati
raccolti gli scritti della marchesa Cristina
testimonianti la sua esperienza di donna
in zona di guerra: i due diari scritti tra il
1916 e il 1918 e le lettere inviata al fratello
Adriano Colocci e all’amico Augusto Tamburini nel 1917».
La manifestazione è stata introdotta
dall’assessore alla Cultura di Jesi Luca Butini e dall’editore del libro, Valentina Conti.
Foto e testo di Paola Cocola
A SERRA DE’ CONTI L’8 FEBBRAIO ALLE 9 SI PARLA DI PAC
Quale agricoltura per il futuro ?
L’accordo per la riforma della
Politica Agricola Comunitaria
(PAC) 2014-2020 è stato siglato
a Bruxelles il 26 giugno scorso.
Seppur complessivamente le
risorse si ridurranno, aumentano però proporzionalmente,
rispetto al periodo precedente
2007-2013, le risorse destinate alla “ricerca, innovazione ed
istruzione”, con l’evidente intento di sostenere lo sviluppo e l’occupazione.
Nelle intenzioni, la nuova PAC sarà più attenta ai produttori (quelli veri) e all’ambiente, con un occhio alla produttività e alla sicurezza alimentare. Saranno promosse le
attività ecocompatibili (es. pascoli permanenti, aree ecologiche) e la diversificazione
delle colture. L’accordo prevede una “lista
nera” di tutte quelle “entità” che ben poco
hanno a che fare con l’agricoltura (aeroporti, società immobiliari, club sportivi…) e che
quindi non potranno più beneficiare, come è
accaduto in passato, degli aiuti comunitari.
E’ prevista una “discriminazione positiva” per
favorire l’accesso dei giovani che abbiano
meno di 41 anni, alla professione di agricoltore, cui sarà destinato il 25% in più dei pagamenti diretti spettanti per ettaro. Per capire
meglio che effetti si avranno da queste novità sul nostro territorio, sabato 8 febbraio alle
9, si svolgerà a Serra de’ Conti un convegno
cui parteciperanno esperti del settore come
Evasio Sebastianelli, Loredana Campitelli e
Danilo Coppa che illustreranno la nuova PAC,
produttori innovativi come Antonio Trionfi
Honorati, che sta reintroducendo la canapa
nelle Marche (dalla coltivazione alla lavorazione tessile, con molteplici derivati nel settore cosmetico, per la coibentazione in edilizia,
come fertilizzante...) a coltivazione biologica.
Concluderà l’incontro il consigliere regionale
Enzo Giancarli, cui spetta di illustrare le scelte
che la Regione Marche sta proponendo per il
settore agricolo.
Il Sindaco
Arduino Tassi
SPORT E TEMPO LIBERO
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NUOVA INIZIATIVA DEL GRUPPO MICOLOGICO JESINO FEDERICO II
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La Fileni Bpa vola a Trapani
Anche quest’anno il Gruppo Micologico Jesino Federico II organizzerà il Corso sul riconoscimento e l’utilizzo delle erbe spontanee. Giunto alla settima edizione, avrà inizio
il 20 febbraio e terminerà intorno alla metà
di aprile, e sarà articolato in sedici lezioni teoriche e pratiche, prevedendo quattro
escursioni alla scoperta delle varie specie.
Alla fine del corso, a tutti i partecipanti, verrà rilasciato un Attestato di Raccoglitore di
Erbe Spontanee. Obiettivo del corso non è
solo imparare a riconoscere le essenze utili e
il loro valore nutrizionale, ma anche il recupero delle vecchie tradizioni popolari, quan-
Il mal di trasferta della Fileni Bpa sembra non voler passare. Anche domenica
scorsa gli arancio-blu hanno incassato
una sconfitta nello scontro salvezza in
quel di Trieste, dove i padroni di casa si
sono imposti per 72 a 66. Un ko che ha
lasciato il segno. Durante un’azione di
gioco Mason Rocca è caduto su un tabellone pubblicitario, riportando la frattura dell’astragalo. Per l’italo-americano
si profila uno stop di oltre un mese. Il suo
ritorno è previsto per metà marzo, come per
Goldwire. Il play nativo della Florida sta recuperando dallo strappo subito contro il Torino. Giovedì 6 gli jesini avevano ricevuto al
PalaTriccoli il Brescia per il turno infrasettimanale. Alla gara avevano assistito anche
i circa cinquemila studenti delle scuole superiori della città, nell’ambito dell’iniziativa
“Auroraischool” nata dalla collaborazione tra
la società e il McDonald’s di Jesi. Il progetto ha come obiettivo avvicinare i giovani al
basket e rafforzare il legame con il territorio.
“Auroraischool” va ad affiancarsi al “Progetto Scuola”, che da dieci anni si occupa dei
bambini delle scuole elementari. La classi-
Alessandro Gentili
SCHERMA:Coppa del Mondo di fioretto femminile in Polonia
Di Francisca e Vezzali ko a Danzica
Non è iniziata benissimo la Coppa del Mondo di fioretto femminile per i colori jesini.
Le due campionesse del Club Scherma, Valentina Vezzali ed Elisa Di Francisca, nella
prima tappa del torneo disputata lo scorso
fine settimana a Danzica, in Polonia, non
avevano nemmeno raggiunto il podio. A
trionfare era stata la campionessa iridata ai
recenti mondiali di Budapest, Arianna Errigo. La lombarda in finale si era imposta sulla
statunitense Prescod per 15-8.
Se per la Di Francisca il cammino era iniziato nel tabellone principale, la Vezzali era
dovuta partire dai gironi di qualificazione, a
causa della lunga assenza dalle pedane. Le
due jesine si erano trovate di fronte negli
ottavi per un derby molto sentito. A prevalere per 7-6 era stata proprio la Di Francisca,
sconfitta poi, nei quarti dalla russa Korobeynikova 15-13.
Soddisfatto del risultato il ct azzurro, Andrea Cipressa. «Era importante iniziare
bene. Elisa Di Francisca deve ancora trovare
la piena forma fisica ma il risultato è soddisfacente. Ho visto bene anche Valentina
Vezzali, al rientro dopo un anno di assenza,
esclusa la parentesi dei mondiali». Questo
fine settimana la Coppa del Mondo farà tappa a Budapest.
Per la Croce Rossa
Domenica il derby con il Pesaro
Rubrica in formato ridotto, oggi. Domenica
scorsa, infatti, a differenza di quanto era
stato scritto, la Jesina non ha giocato. Ha
osservato un turno di riposo, così come
quasi tutte le altre squadre del girone.
Sono stati disputati due recuperi: il primo tra Agnolese e Amiternina (1-0) il
secondo tra Sulmona e Matelica (1-2), I
due recuperi hanno aggiornato i quar-
tieri alti della classifica, dove troviamo
ora al secondo posto, non più la Maceratese, ma il Matelica (43 punti). La differenza tra le prime due ora è di quattro
punti.
Domenica prossima, dunque, si gioca Jesina-Pesaro, in classifica rispettivamente
al settimo posto (31 punti) e al quarto
(37 punti).
gilus
Giuseppe Papadia
La multimedialità in classe
16 FEBBRAIO A PONTEMAGNO
CALCIO: Jesina ferma per il turno di riposo
fica dopo il quarto turno di ritorno: Trento
28; Torino, Capo D’Orlando 26; Barcellona,
Veroli, Trapani 22; Verona, Biella, Brescia
20; Casale Monferrato, Napoli, Ferentino 18;
Fileni Bpa Jesi, Trieste 14; Forlì 12; Imola 2
punti.
Domenica 9 febbraio gli arancio-blu volano a Trapani (ore 18) per confrontarsi con
una delle compagini in lotta per il vertice del campionato. I siciliani sono allenati
dall’esperto coach ex Milano, Lardo. L’ex di
turno è Rizzitiello, cresciuto nelle giovanili dell’Aurora ma ora in forza ai trapanesi. All’andata finì 94 a 88 per gli jesini (foto
Candolfi).
DILETTA ONLUS: due Lavagne alla scuola secondaria di Castelplanio
Giuseppe Papadia
Il Comitato Locale di Jesi, della Croce
Rossa aps, organizza il tradizionale
matinèe danzante nei locali della
Sala Milonga presso il Ristorante
Pontemagno, domenica 16 febbraio, a
partire dalle 16. Saranno offerti cotillons
all’ingresso a ogni signora intervenuta
ed è prevista una ricca lotteria con
numerosi premi. È stato concordato
il prezzo del biglietto d’ingresso a
€ 7.50, consumazione compresa. Le
adesioni possono essere raccolte anche
anticipatamente, telefonando al numero:
0731 704930 del Ristorante.
15
BASKET LEGA GOLD NUOVA INIZIATIVA “AURORAISCHOOL”
Settima edizione del Corso di erbe
do le erbe spontanee venivano utilizzate non
solo a tavola ma anche come validi rimedi di
medicina naturale.
Sarà possibile iscriversi al corso sia telefonicamente sia in occasione della Festa del
Tesseramento prevista per sabato 15 febbraio presso la sede del gruppo in Via Bencari.
Una contenuta quota di partecipazione che
consente anche l’adesione ad un gruppo che
da anni si impegna a far conoscere, attraverso un approccio divulgativo, scientifico e sociale, il mondo dei funghi e della natura a un
numero sempre crescente di appassionati.
allesina
Mercoledì 18 dicembre, alle 11, presso
la scuola secondaria di “E. Fermi” di Castelplanio, si è svolta la cerimonia inaugurale delle due Lavagne Interattive Multimediali donate dall’associazione Diletta
Onlus alla scuola, installate nelle classi 1E
e 3E. «Strumenti molto utili nella didattica
– ha affermato il dirigente scolastico Nicola Brunetti ringraziando l’associazione - La
multimedialità è diventata parte integrante
del lavoro scolastico e offre a studenti e docenti la possibilità di integrare e ampliare
apprendimenti e contenuti disciplinari.»
L’assessore alla pubblica istruzione Paolo
Grizi ha invitato gli studenti ad un uso appropriato e corretto degli strumenti informatici, evidenziandone le potenzialità e i
rischi. Paolo Pigliapochi, fiduciario di plesso, ha illustrato l’utilità delle Lim in molte
discipline, soffermandosi in particolare
sull’elaborazione degli spartiti che i docenti
del corso ad indirizzo musicale utilizzano.
Fernando Borgani e Orietta Duca hanno
spiegato agli studenti le finalità dell’associazione che presiedono, nata in memoria
di Diletta, scomparsa nel 2004: «Quattro
sono i settori di intervento: due ospitalità
annuali (estiva ed invernale) a favore dei
bambini della Bielorussia; progetti da tempo avviati in Africa, in
particolare per l’istruzione dei bambini, per
l’approvvigionamento
idrico e in attività di
sostegno ad un centro
sanitario; aiuti alimentari al Centro Caritas
di Angeli di Rosora. Infine, nel settore della formazione, borse di studio agli studen-
ti meritevoli e in condizioni economiche
disagiate e acquisto di Lavagne Interattive
Multimediali.»
«Diletta ha studiato in questa scuola, dal
1995 al 1998» ha detto Orietta Duca, ricordando sua figlia. La sua immagine e il suo
sorriso accompagneranno studenti e insegnanti ogni giorno. E tutti ricorderanno la
commozione silenziosa e composta che ha
attraversato ciascuno, quel giorno. Giunta
dritta al cuore.
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DOPO LA BIBBIA
Le Preghiere:
Preghiere per ogni
giorno, alla Trinità,
al Padre, al Figlio,
allo Spirito Santo,
alla Vergine Maria,
a San Giuseppe,
alla Santa Famiglia,
agli Angeli, i santi ci
insegnano a pregare,
altre preghiere,
i Santuari mariani.
Dal 1 marzo si può acquistare anche presso la nuova
LIBRERIA SAN GIUSEPPE in Corso Carlo Alberto, 77 - Ancona
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