Parrocchia Santa Maria
della Consolazione
Il Cantico dei Cantici
don Alfonso Capuano
Il poema dell’amore
 Quale testo biblico può raffigurare in modo alto
ed esemplare l’evento che ripropone la
consacrazione dell’amore umano? La risposta
è facile: il Cantico dei Cantici! Il titolo di questo
poemetto “ispirato” ricalca l’originale ebraico
che è un superlativo semitico destinato a
indicare “il canto per eccellenza”, “il canto
sublime”, l’Hohelied, come traducono i
tedeschi, cioè il canto più alto.
Il poema dell’amore
 Come arginare, anche solo in un
catalogo, le libere riprese del poema
biblico negli scritti cristiani dei Padri della
Chiesa, della liturgia, della tradizione
medievale e dell’esegesi moderna?
Come raccogliere la produzione giudaica
che dalla Sinagoga alla poesia ebraica
dei secoli recenti ha attinto al Cantico?
Il poema dell’amore
 E l’influsso sulla letteratura italiana e
straniera da Dante a Turoldo (che al
poemetto biblico ha riservato uno spazio
rilevante nei suoi ultimi scritti)? E le
traduzioni letterali, poetiche e persino
dialettali (ce ne sono anche in dialetto
sardo e napoletano)?
Il poema dell’amore
 E il Cantico dipinto? Caravaggio nel
Riposo nella fuga in Egitto ritrae
Giuseppe mentre regge, di fronte
all’angelo che suona il violino, lo spartito
di un mottetto del musicista francofiammingo Noel Bauldewijn che riprende
alcuni versetti del Cantico dei Cantici
(7,7-8; 7,6a.5a; 7,12a.13).
Il poema dell’amore
 Chagall ci ha lasciato almeno cinque
oli su tela conservati al museo “Il
Messaggio biblico” di Nizza e
dedicati alla moglie Vava.
Marc Chagall
Le cinque tele che illustrano il Cantico dei
Cantici offrono cinque variazioni sull'unico tema
dell'amore.
Il Messaggio biblico si articola in cinque
grandi dipinti ispirati a uno dei testi più singolari
dell'Antico Testamento, il Cantico dei Cantici, che
esprime l’amore di uno sposo per una sposa. Le
cinque versioni sono altrettante variazioni su
questo tema: corpi femminili cullati da un felice
ricordo, spose abbandonate tra cielo e terra,
amanti che si richiamano, si separano ed infine si
ricongiungono.
Marc Chagall
"Dormo, ma il mio cuore veglia"(Ct, V,2)
Il Cantico dei Cantici II ha un unico motivo
ingrandito: l'albero inclinato appare come una palma sulla
quale riposa l’amata (che per la posa ricorda la Venere
di Giorgione). Sulla città di Gerusalemme uno spicchio di
luna suggerisce la notte. Vicino al re David, alato come un
angelo, sopra al trono di Salomone, un albero rovesciato
sottolinea il carattere onirico del quadro. La sfumatura di
colore scelta è il rosa sensuale della carne, che tende al
bianco per illuminare il corpo dell’amata. Le linee sinuose
del quadro evocano il letto di foglie sul quale essa riposa,
leggera e vaporosa per suggerire l’aria nella quale l’albero
sembra ondeggiare.
Marc Chagall
Il Cantico dei Cantici III ha una trama di cerchi che
si intersecano e sono attraversati da linee oblique ed
orizzontali, il tutto a raccontare una coppia di sposi. Nel
cielo in cui sono celebrate le nozze due personaggi
sorreggono un baldacchino, secondo la tradizione
ebraica, mentre un angelo reca un candeliere acceso. Nel
quadro è possibile trovare anche l’itinerario personale di
Chagall nel momento in cui dipinge il Messaggio Biblico:
sono infatti presenti sia Vence, dentro alle mura di cinta
raccolta attorno alla cattedrale, che Vitebsk con la chiesa
ortodossa e le sue casette. L'acrobata che cammina sulle
mani, in alto a destra, evoca il circo, tema ricorrente nella
pittura di Chagall.
Marc Chagall
La quarta composizione è dominata dalla diagonale
formata dal cavallo alato che trasporta il re David
e Bethsabea. L’effetto di movimento è dato dalle ali
spiegate e dalla presenza della città sulla quale le figure
paiono proiettate in pieno cielo. I rosa delicati delle tele
precedenti lasciano posto a rossi-arancio scuriti da tocchi
di nero. In questa atmosfera riappare la folla dei quadri di
Chagall: maternità, rabbini, arabi erranti, innamorati. La
folla che celebra l’amore tra l’uomo e la donna celebra
così il loro Creatore. Il cavallo alato è un tema
dell’immaginario russo: legato al fuoco, simboleggia
l’impeto del desiderio, la giovinezza dell’uomo e la sua
fecondità; ma il cavallo bianco nel cielo rappresenta
Marc Chagall
Il quadro conclusivo riassume un po’ i
precedenti. Un sole multicolore illumina la
coppia, il re David, il corpo femminile, le città e
la musica. La composizione è organizzata
attorno
ai
due
paesaggi
interiori
dell’artista: Vitebsk a destra e Gerusalemme a
sinistra. Sopra la città il salmista reale
cammina nel cielo ad incontrare la sposa. Il
tema musicale domina questa tela; sotto la
figura di David che suona l’arpa, dei musicanti
suonano e cantano.
Il poema dell’amore
 Per non parlare dell’immenso “pentagramma” del
Cantico che pervade la musica liturgica,
soprattutto mariana, a partire dalla polifonia
rinascimentale, che trionfa con Palestrina
(ventinove mottetti sul Cantico); passando poi al
Seicento
con
Monteverdi,
Charpentier,
Buxtehude,
al
Settecento
con
Handel,
all’Ottocento con il Cantico Canticorum op. 120 di
Bossi, al Novecento con Honegger, Bloch,
Pizzetti, Stravinskij, Berio, Penderecki e persino
con la canzone The man I love di Gershwin...
Il poema dell’amore
 Sono solo alcuni cenni per ricordare un
vero e proprio pianeta d’amore che nel
Cantico ha trovato la sua stella. Un
commentatore, André Robert, affermava
che «non c’è libro biblico che non abbia
esercitato sull’anima cristiana un effetto
di seduzione comparabile a quello del
Cantico. Non c’è altro che questo breve
poema ad aver sfidato gli sforzi degli
interpreti».
L’autore del testo
 Poiché, per tradizione, Salomone aveva
composto dei cantici (1Re 5,12), è stato attribuito
a lui questo che è il cantico per eccellenza, da cui
il titolo del libro (1,1). A causa del titolo, il Cantico
fu messo tra i libri sapienziali, nella Bibbia greca
dopo l’Ecclesiaste, nella Volgata tra l’Ecclesiaste
e la Sapienza, appunto due libri “salomonici”.
Nella Bibbia ebraica il Cantico è posto tra gli
“scritti”, che formano la terza parte, la più recente,
del canone ebraico. Dopo l’VIII secolo d.C.,
quando il Cantico fu usato nella liturgia pasquale
ebraica, divenne uno dei cinque megillot o rotoli,
che venivano letti nelle grandi feste.
Linguaggio ed interpretazione
 Questo libro, che non parla di Dio e che usa il
linguaggio di un amore passionale, ha sempre
meravigliato gli esegeti. Nel I secolo d.C., in
ambienti ebraici, sorsero dubbi sulla sua
canonicità e furono risolti ricorrendo alla
tradizione.
 "Il mondo intero non vale il giorno in cui Israele
ricevette il Cantico dei Cantici: tutte le Scritture
sono sacre, ma il Cantico dei Cantici è la più
sacra di tutte."
 Rabbi Aqiba
Linguaggio ed interpretazione
 Al Concilio di Jamnia, del I secolo, i dotti ebrei
si riunirono per decidere quali testi dovessero
essere considerati Sacre Scritture. Rabbi
Aqiba, apprezzato studioso ebreo del tempo,
dimostrò in modo persuasivo che il Cantico dei
Cantici era scrittura divina e che, anzi, questo
capolavoro rappresentava il punto più alto delle
scritture ebree. Per gli ebrei di quel periodo il
Cantico era una raccolta di poemi sulla santità
dell'amore e sull'amore di Dio verso Israele.
Linguaggio ed interpretazione
 Non esiste libro dell’Antico Testamento di
cui siano state proposte interpretazioni
più divergenti: inno all’amore umano,
celebrazione dell’amore nuziale tra Dio e
Israele,
canto
dell’eros
e
dell’innamoramento, sciarada spirituale
densa di crittogrammi da decifrare,
spartito di un rituale liturgico, copione di
dramma pastorale o sacro e altro ancora.
Linguaggio ed interpretazione
 Forse
aveva
ragione
un
antico
commentatore rabbinico, Saadia ben
Josef, il quale comparava il Cantico a
una serratura di cui si è persa la chiave.
Agli estremi ci sono due interpretazioni
antitetiche. La prima è quella di chi legge
il poema biblico come una variante della
poesia erotica orientale.
Linguaggio ed interpretazione
 Lo studioso francese Renan, ad
esempio, associava il Cantico a Qohelet
per
affermare
che
essi
sono
rispettivamente «un libretto erotico e un
opuscolo di Voltaire nascosti tra le grandi
pagine di una biblioteca di teologia».
Linguaggio ed interpretazione
 A tale concezione “letterale” nel senso più
rigido
del
termine,
si
era
opposta
l’interpretazione allegorico-spirituale, trionfante
nel giudaismo e nell’esegesi cristiana antica,
che con passione intravedeva nel Cantico la
celebrazione della relazione tra Dio e Israele,
tra Dio e la Chiesa, tra Cristo e l’anima, tra lo
Spirito Santo e Maria. Il testo, apparentemente
erotico, diveniva un cifrario segreto che
conteneva ben altri amori e ben altri
personaggi, non più carnali ma spirituali.
Linguaggio ed interpretazione
 Così il bellissimo detto della donna in Cantico
1,13 - «il mio amato è per me un sacchetto di
mirra che pernotta tra i miei seni» - con
l’immagine orientale della teca di mirra che
“pernotta” e quindi dimora tra le braccia della
donna,
rappresentazione
dell’abbandono
tenero e profumato dei due innamorati
nell’abbraccio d’amore, evocazione di un
rifugio sereno simile a un giardino di delizie,
diventa nell’interpretazione allegorica, cioè
libera spirituale, una descrizione dello studio
notturno del fedele che legge i “due seni”
dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Linguaggio ed interpretazione
 In realtà noi dobbiamo cercare di tenere
uniti entrambi i significati, quello
dell’amore umano e quello simbolico
dell’amore trascendente. Il Cantico parte,
dunque, dall’eros, dall’amore di coppia
nella sua pienezza anche carnale, ma
coinvolge molteplici iridescenze e va
oltre.
Linguaggio ed interpretazione
 L’amore umano pieno, dove corporeità ed eros
sono in comunione, senza svaporare in sigla
spirituale, giunge di sua natura a dire il mistero
dell’amore che tende all’infinito e può
raggiungere il mistero divino. Persino Guido
Ceronetti, nella sua discutibile e un po’
affannata interpretazione erotica del Cantico
(ed. Adelphi), deve riconoscere che «la lettura
erotica non ha senso se il letto degli amori non
è rischiarato da una piccola lampada che
rischiari, attraverso quei trasparenti amori, il
Nascosto».
Linguaggio ed interpretazione
 Inno molteplice e variegato dell’amore, il
Cantico celebra umanità, passione ed
eros, ma anche la capacità dell’amore
umano di essere segno di infinito, di
pienezza, di totalità. Piantato nella terra,
l’amore umano autentico fiorisce e si
ramifica nei cieli.
Linguaggio ed interpretazione
 Dove uomo e donna si amano in modo
vero e completo, là appare il mistero
dell’Amore supremo divino. Guai, però, a
spezzare il simbolo: avremmo solo corpi
avvinghiati o angeli danzanti e non
l’armonia tra corpo e spinto nell’agape,
l’Amore pieno e perfetto.
Contenuto
CANTICO DEI CANTICI
Un dialogo tra “eros” e “agape”
Mostra di arte contemporanea
sul “Cantico dei Cantici”
organizzata dalla
Diocesi di Terni-Narni-Amelia
Contenuto
 Lei: “Mi baci con i baci della sua bocca! Il
tuo amore è davvero più dolce del vino,
migliore del profumo dei tuoi unguenti. Il
tuo nome è “olio di Turaq”…conducimi
dietro a te, corriamo!… gustiamo il tuo
amore più del vino!” (1,2-4)
Marco Lodola
 non stupisce per il materiale che usa (perspex e
luci al neon) perché è il materiale che sempre ha
usato ed usa nelle sue opere, ma
per
l’assimilazione del bacio appassionato al cuore
carnale (non sdolcinato), che pulsa amore, ancor
più perché deve distribuire linfa vitale a due corpi
in uno. L’abbraccio sottolineato indica che c’è stato
un inizio, un approccio, uno sguardo, un incontro
che si è concluso nel bacio d’amore, e che sarà
più denso e concreto dopo. Quel bacio così
desiderato è presente nel Cantico ad indicare che
l’oggetto amato va riempito di affetto e di baci
perché questo è il linguaggio silenzioso degli
amanti.
Contenuto
 Lei: "conducimi dietro a te, corriamo! Il re
mi ha fatto entrare nelle sue stanze.
Rallegriamoci, siamo felici grazie a te!
Gustiamo il tuo amore più del vino!
Hanno ragione ad amarti!” (1,4)
Bruno Chersicla
 più anziano d’età e di esperienza del gruppo
scelto, propone una coppia profondamente inserita
nella civiltà contemporanea. Intende dire la
possibilità di isolamento rispetto al resto del
mondo che si ha quando due amanti si incontrano;
vengono esclusi tutti dalla loro intimità: si trovano
in un giardino dove scorre il vino e dove l’offerta
dell’uno all’altro è esplicita e senza pudore alcuno.
Celebra la passione d’amore l’artista e in essa,
collocandola al primo piano rispetto alla città che
vive, vede il fondamento di una realizzazione
possibile verso quella unità che solo l’amore riesce
a far realizzare a due esseri umani. Lo stare
insieme è altra cosa che lo stare soli (l’uomo alla
finestra) elimina l’esaltazione dell’ego ponendosi
allo stesso piano degli altri.
Contenuto
 Lei: “Dimmi mio amato, dove pascolerai il
gregge, dove lo farai riposare a
mezzogiorno, perché io non sembri una
donna velata presso le greggi dei tuoi
compagni”(1,7)
Lui: “Come sei bella, amica mia, come
sei bella! I tuoi occhi sono come
colombe!” (1,15)
Stefano Di Stasio
 colloca immediatamente il rapporto d’amore
all’inizio di una ascesa verso una
dimensione spirituale sì elevata, perché
posta nel cielo, ma anche faticosa nel
mantenerla costante in quanto ascesa,
scalata da fare per arrivare alla meta futura.
Una vita da vivere insieme dunque,
un’esistenza condivisa che darà luce e
fondamento alla città/istituzione sociale.
Dall’eros all’agape.
Contenuto
 Lui: “Mi ha condotto in una ‘casa del
vino’; la sua insegna sopra di me era
amore! Ristoratemi con dolci d’uva,
sostenetemi con mele, perché sono
malata d’amore! La sua mano sinistra è
sotto il mio capo, la sua destra mi
abbraccia” (2,4-6)
Carlo Bertocci
 fa della vigna il luogo da cui scaturisce la
sorgente della vita. Il succo dell’uva, il vino
inizia a scorrere nella mano di un lui, che si
sacrificherà per amore dell’altra, diventerà lo
sposo non di una singola persona ma di una
intera, eterna, comunità di fedeli, la stessa
Chiesa. L’immagine che evoca l’artista è
quella
dell’eucaristia,
immagine
già
interpretata dai padri che nel Cantico
vedevano l’amore di Cristo per la sua
Chiesa, la sua sposa. Anche qui il cammino
dall’eros all’agape è evidente.
Contenuto
 Lei: “Il mio amore assomiglia ad una
gazzella o ad un cerbiatto… parla e mi
dice: Lui: “Alzati, amica mia, mia bella,
vieni! Guarda: l’inverno è passato, le
piogge se ne sono andate, sono sparite.
Appaiono i fiori nella campagna, è
tornato il tempo della potatura” (2,10-12)
Sergio Fermariello
 napoletano, nello stile che gli è proprio propone
un giardino edenico (l’albero che domina) con
la coppia originaria che quasi timida inizia il suo
approccio amoroso. Lo stile a linee e tratti
discontinui fissano l’immagine quasi disegno
rupestre; sembra voler dire una sua storicità
data ormai persa nella sua purezza e nel suo
candore, una vita rurale, un amore rurale che
nella sua eleganza ripropone una forma
d’amore legata fortemente alla terra, che si ciba
della terra che feconda nella terra. E’ un invito
al ritorno all’origine dell’amore quando veniva
fatto al solo cospetto di Dio.
Contenuto
 Lui: “Mia colomba, che stai nelle
fenditure della roccia, nei nascondigli dei
dirupi, fammi vedere il tuo viso, fammi
udire la tua voce! Perché la tua voce è
dolce, bello è il tuo viso!…Prima che soffi
la brezza del giorno e le ombre diventino
sfuggenti, voltati, amore mio, e sii come
una gazzella o un cerbiatto sulle
montagne separate” (2,14-17)
Ubaldo Bartolini
 non smentisce il suo inconfondibile stile. La
grandezza, l’immensità la mistica dei suoi
paesaggi metafisici collocano la ricerca
dell’amore
nel
cuore
stesso
della
contemplazione. Lui è lì quasi invisibile, di
fronte alle rocce, alle sue fenditure, dove spera
veder uscire l’amata, ma è in una preghiera che
fonda la speranza di trovarla; è nella
contemplazione solitaria che lo sposo
percepisce il bisogno di un amore tanto più
grande quanto più lo è la sete di Dio. Qui la
visione del Cantico come amore senza
condizioni di Dio per il suo popolo acquista
forma ascetica, quasi monastica nella sua
purezza.
Contenuto
 Lui: “Uscite a vedere, ragazze di Sion, il re
Salomone e la corona che sua madre gli ha
messo il giorno delle sue nozze, il giorno della
gioia del suo cuore!…Sei un giardino chiuso a
chiave, sorella mia, fidanzata, una sorgente
chiusa a chiave, una fontana sigillata! I tuoi
canali sono un giardino di melograni con frutti
prelibati; hènna con nardo, nardo con
zafferano, cannella e cinnamomo, con ogni
pianta d’incenso, mirra e aloe, con tutti gli
aromi di prima qualità” (3,11.4,12-15)
Dino Cunsolo
 siciliano,
è
depositario
dell’immaginario
mediterraneo comprensivo della cultura greca ma
anche di quella islamica del nord africa e di quella
barocca di origine spagnola. Descrive, con
l’artifizio di una carrozza trainata da cavalli, una
delle immagini del Cantico il cui protagonista è lo
stesso Salomone; sembra rapire la sposa che
accompagnata dalle amiche, si separa dal resto
del mondo per trovare con lo sposo una totale
intimità
nel
giardino
ritrovato,
nell’“ortus
conclusus”, della santità dell’amore di coppia.
Sembra che un’intero harem accompagna il
sultano nel suo convolare a nozze, Urì danzanti
che faranno da sottofondo all’amplesso imminente.
Contenuto
 Lui: “Come sei bella, amica mia, come
sei bella! I tuoi occhi sono come
colombe, dietro al tuo velo. I tuoi capelli
sono come un gregge di capre che
scende dal monte Galaad”. (4,1)
Riccardo Cinalli
 colloca gli amanti dietro o sopra dei tulipani,
fiore con bulbo, così come fiori con bulbo
sono quelli citati dal cantico, come per
esempio il narciso. Questi fiori sono i primi a
sbocciare a primavera espandendo il loro
penetrante profumo che quasi stordisce. Qui
i due sono gia nella loro estasi, sono già
beati nel loro amore fino a diventare icona
fissa nel tempo. Non può che essere
immagine d’amore quella che l’artista ci
propone e di un amore che quasi non esiste
più nella sua purezza, nel suo sapore di
eterna primavera.
Contenuto
 Lei: “Dormivo, ma il mio cuore vegliava.
Un rumore! Il mio amore bussa”. Lui:
”Aprimi sorella mia, amica mia, mia
colomba, mia perfetta! Il mio capo è
coperto di rugiada, i miei riccioli di gocce
di notte!”. Lei: Mi sono tolta la tunica;
come posso rimetterla? Mi son lavata i
piedi; come potrei sporcarli?… Mi sono
alzata per aprire al mio amore” (5,2-5)
Bruno Ceccobelli
 come è nel suo stile, completa l’immagine di
elementi naturali, qui con tessuto, per dare
consistenza “carnale” alla forma comunicativa.
C’è una donna una amante che gioca
nascondendosi dietro foglie di piante da
giardino; lascia intuire che sta giocando con chi
osserva l’opera diventando l’arte essa stessa
una possibile amante; ma dice anche che
bisogna mettersi in discussione, uscire da se
stessi per incontrare l’amore, per andare al di là
delle foglie per congiungersi all’amata. Il suo è
un invito a mettersi nel panni di uno dei due
personaggi del Cantico per assumersi la
propria responsabilità di fronte all’amore che
liberamente si dona.
Contenuto
 Lei: “Il mio amore è sceso nel suo
giardino, nelle sue aiuole di spezie, per
pascersi nei giardini, per raccogliere gigli.
Io sono del mio amore e il mio amore è
mio, egli che si pasce fra i gigli!” Lui:” Sei
bella, amica mia, come Tirza, bella come
Gerusalemme, terribile come cose
strabilianti!” (6,2-4)
Paolo Borghi
 modella due forme, maschile e femminile che diventano
una sola cosa, una sola carne, a sostegno di una roccia
sulla quale è collocata una città. Sulla sommità del dorso
maschile monti e colline, su quello femminile un giardino.
La roccia, in realtà ha due significati perché può essere
vista come una grande fiamma. Cosa significa ciò se non la
realizzazione visiva della trasformazione dell’eros in
agape? Infatti che l’artista voglia dire questo lo si può
dimostrare dicendo che dalla forza dell’eros (la
compenetrazione di corpi carnali) e dall’unione sponsale
nasce la base, la roccia su cui si fonda la società (la città
alla sommità della scultura); ma anche spiritualmente si
arriva alla stessa conclusione, infatti è dall’unione di due
corpi attratti dall’amore che scaturisce quella fiamma di
passione e d’amore che con la sua energia sostiene la
comunità umana in vista della riunificazione nella
Gerusalemme celeste passando dalla contemplazione (il
giardino sul dorso femminile) alla unione con Dio sulla
sacra montagna (i monti sul dorso maschile).
Contenuto
 Lui: “…il tuo collo è come una torre
d’avorio. I tuoi occhi sono vasche di
Heshbon, presso la porta di Bat-Rabbim.
Il tuo naso è come la “Torre del Libano”
che guarda verso Damasco. Il tuo capo si
erge sopra di te come il Carmelo; i capelli
sul tuo capo sono come porpora; un re è
prigioniero delle sue trecce!” (7,5)
Alberto Abate
 nella sua capacità lirica e poetica
descrive l’amata seguendo il percorso
dei versetti del Cantico e dandole
forma la rende presente non nella sua
nudità ma nel suo ruolo sociale e
culturale. La femminilità per lui non è
mai volgare, il nudo è da scoprire
l’intimità va conquistata per far sì che il
fiore sbocci e rallegri l’anima con la sua
bellezza.
Contenuto
 Lei: “Ponimi come un sigillo sul tuo
cuore, come un sigillo sul tuo braccio.
Perché Amore è forte come la morte,
inesorabile come l’Inferno è passione. Le
sue fiamme sono fiamme ardenti, un
fuoco inarrestabile. Grandi acque non
potranno spegnere l’amore, i fiumi non
riusciranno a sommergerlo” (8,6-7)
Oliviero Rainaldi
 descrive la donna nel suo aspetto
materno,
inserita
già
nella
contemplazione delle cose della vita ivi
compreso l’amore. Si guarda nelle
acque
dell’esistenza
che,
nella
solitudine dovrà trovare la linfa vitale e
spirituale per sorreggere l’amato
sconosciuto, assente, ma che trova se
vuole terra feconda, già pronta perché
già carica di speranza senza fine.
Contenuto
 Lui: “Tu, abitatrice di giardini! Alcuni amici
ascoltano la tua voce: fammi sentire!”
Lei: “Fuggi amore mio, simile ad una
gazzella o ad un cerbiatto, sui monti degli
aromi!” (8,13-14)
Antonio Violetta
 nel suo minimalismo, ha quasi una sorta di pudore
nel togliere il velo della sposa; il suo sguardo è
sufficiente per lui ad incoraggiare l’altro, oltre
cortina, ad avvicinarsi, a non aver paura. E’ forse il
giovane che spia la ragazza che si sta preparando
con unguenti profumati all’incontro con lui? E’ un
amore che già c’è ma che va scoperto? E’ il
momento dell’assenza quando lei disperata chiede
aiuto, nel Cantico, per ritrovare il suo amato? In
ogni caso anche Violetta vede nella sposa
l’oggetto
a cui dare la vita e per sempre,
aiutandola nel cammino di trasfigurazione frutto di
una perenne giovinezza che solo l’amore può
dare.
Fonti bibliografiche
principali
 G. Ravasi, Il poema dell’amore,
www.novena.it/ravasi/ravasi2000/412000.htm
 G. Ravasi, Un inno all’amore,
www.novena.it/ravasi/ravasi2000/422000.htm
 Enciclopedia cattolica,
www.qumran2.net/enciclopedia
 Paola Bellini, I cantici,
http://xoomer.alice.it/pabelli/cote_d'azur/cantici.htm
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