Le politiche e gli strumenti di
collaborazione internazionale
per lo sviluppo
Cristina Rago
Università Cattolica del Sacro Cuore
Cremona, 9 marzo 2013
La cooperazione internazionale
allo sviluppo
collaborazione tra più attori del sistema internazionale
(Stati, Organizzazioni Internazionali - OI, Organizzazioni
Non Governative – ONG) che condividono l’obiettivo di
promuovere lo sviluppo economico, sociale e politico
dell’area di intervento.
Cooperare
fare insieme – operare con
relazione reciproca
Collaborazione unidirezionale?
Trasferimento di risorse dai paesi sviluppati ai
paesi in via di sviluppo – PVS:
– Cooperazione finanziaria: risorse economiche
(doni e crediti d’aiuto)
– Cooperazione materiale: beni (es. aiuti alimentari)
– Cooperazione tecnica: capacità operative (esperti
o attrezzature)
Perché fare cooperazione allo sviluppo?
La versione dei manuali…
• Obbligo morale dei paesi ricchi di aiutare quelli
poveri per un senso di solidarietà umana o per
conseguire una giustizia globale (epoca coloniale)
• Proiezione all’estero dei meccanismi di
redistribuzione del reddito (Stato sociale)
• Investimento economicamente razionale
• Promozione dei propri interessi nazionali
(ideologici, di politica estera, commerciali…)
• Interdipendenza mondiale (Global Public Goods)
A ogni epoca
il suo paradigma di sviluppo
Periodo
Obiettivo
Modalità
Protagonisti
1950-60
Secondo
Dopoguerra
Crescita del reddito
Trasferimento risorse
finanziarie
Piano Marshall
Aiuti alle ex colonie
Guerra Fredda
Istituzioni di Bretton
Woods
Nazioni Unite
Banche Regionali di
Sviluppo
OECE - OCSE – DAC
1970
Crisi petrolifere
Basic Human Needs
Ridistribuzione e
riduzione della
povertà/migliorament
o delle condizioni di
vita
Trasferimento di risorse
finanziarie
Attenzione su azioni e
risultati concreti
(infrastrutture, scuole,
acqua)
ONG
Periodo
Obiettivo
Cooperazione
Protagonisti
1980
Crisi del debito
Stabilizzazione
macroeconomica
Programmi di
aggiustamento
strutturale e
Washington consensus
(liberalizzazione
mercati e contrazione
settore pubblico)
FMI e BM offrono aiuti
condizionali
Trasferimenti non più a
progetti ma a programmi
1990
Crisi finanziarie
e crollo del muro
Sviluppo umano
Riduzione della
povertà e
Sviluppo
sostenibile
(Rapporto
Brundtland del
1987)
Ownership =
appropriazione del
processo decisionale
da parte degli attori
interessati/locali
(stakeholders)
Focus su PVS
2000
MDGs
Gestione dei
Global Public
Goods
Focus su efficacia degli
aiuti
Nuovi attori del Sud (v.
BRICs)
Lo sviluppo umano
Lo sviluppo umano è un processo di
ampliamento delle scelte della gente.
A qualsiasi livello di sviluppo, le tre opzioni
essenziali sono le possibilità:
1. di condurre una vita lunga e sana
2. di acquisire conoscenze e
3. di accedere alle risorse necessarie a un
tenore di vita dignitoso.
Se queste scelte essenziali non sono disponibili,
molte altre rimangono inaccessibili.
UNDP, Rapporto sullo sviluppo umano, 1990.
In base a questo concetto dello sviluppo umano,
il reddito è chiaramente solo una delle opzioni
che la gente vorrebbe avere, ma per quanto
importante essa sia, non rappresenta la somma
totale della vita degli uomini.
Lo sviluppo, quindi, deve essere qualcosa di più
che la mera espansione del reddito e della
ricchezza.
Il suo obiettivo deve essere la gente.
UNDP, Rapporto sullo sviluppo umano, 1990.
L’indice di sviluppo umano
L’indice di povertà multidimensionale
Obiettivi di Sviluppo del Millennio
• Dichiarazione del
Millennio del 2000
sottoscritta da 192
nazioni e 23 OI
• Sintesi di un’idea di
sviluppo
multidimensionale
• Principi ispiratori di
tutti gli attori della
cooperazione allo
sviluppo oggi
Cooperazione Pubblica e Privata
Pubblica
Privata
• Governi
• Istituzioni
internazionali
• Organizzazioni
non profit
• Imprese (CSR)
Aiuto Pubblico allo Sviluppo - APS
1. Il donatore deve essere pubblico (governo o agenzia
governativa)
2. Il destinatario deve essere un PVS
3. La finalità principale del trasferimento deve essere la
promozione dello sviluppo economico e del benessere del
PVS
4. Il finanziamento deve essere un dono o un prestito erogato a
condizioni agevolate/concessionali (grant element pari
almeno al 25%)
Definizione del Development Assistance Committee dell’OSCE- DAC
Donors vs Recipients
Donatori:
24 paesi su 34 membri OSCE
Australia - Germany - New
Zealand - Austria - Greece Norway - Belgium - Ireland Portugal - Canada - Italy - Spain
- Denmark - Japan - Sweden European Union - Korea Switzerland - Finland Luxembourg - United Kingdom France - The Netherlands United States
Beneficiari:
lista aggiornata ogni anno
sulla base del reddito pro
capite
172°
145°
187°
158°
I canali della cooperazione pubblica
1. Cooperazione bilaterale: trasferimento dal paese
donatore a quello beneficiario
2. Cooperazione multilaterale: trasferimento da un
paese donatore a un organismo internazionale che
deciderà come utilizzare tali risorse nei paesi
beneficiari
3. Cooperazione multibilaterale: il trasferimento è
deciso a livello bilaterale, ma l’esecuzione è affidata a
un’agenzia internazionale
The World Bank Group
Dalla logica dei progetti
alla logica dei programmi
• Aiuto progetto: trasferimento finalizzato alla
realizzazione di un particolare intervento
(dettaglio spese e attività)
• Aiuto programma: trasferimento orientato al
sostegno del funzionamento delle attività di
governo del paese beneficiario (riduce
frammentazione e duplicazione degli
interventi)
Gli strumenti dell’aiuto programma
– sostegno alla bilancia dei pagamenti: importazioni di
beni e servizi e debito estero;
– sostegno al bilancio (Budget Support): per il bilancio
pubblico;
– Programmi settoriali: sector wide approach
– Programmi di riduzione del debito: non c’è
trasferimento, ma liberazione delle risorse altrimenti
utilizzate per ripagare il debito.
• Heavily Indebted Poor Countries and Multilateral Debt
Relief Initiatives: cancellazione del debito condizionale
all’utilizzo delle risorse liberate a favore della riduzione della
povertà
L’aiuto legato
Trasferimenti condizionali all’acquisto di beni e servizi
provenienti dallo stesso paese donatore.
Tied ODA on total Bilateral ODA Commitment (2010)
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
La Cooperazione Italiana
Legge 49/1987: Nuova disciplina della cooperazione dell’Italia con i
Paesi in Via di Sviluppo.
– Art. 1. La cooperazione allo sviluppo è parte integrante della politica
estera dell'Italia e persegue obiettivi di solidarietà tra i popoli e di
piena realizzazione dei diritti fondamentali dell'uomo, ispirandosi ai
princìpi sanciti dalle Nazioni Unite e dalle convenzioni CEE ACP.
Ministero degli Affari Esteri: Direzione Generale per la Cooperazione
allo Sviluppo (DGCS) – fondi a dono, conversione del debito,
finanziamento imprese miste, contributi volontari a organismi
internazionali
Ministero dell’Economia e delle Finanze – cancellazione debito,
contributi all’UE, erogazioni a Banche e Fondi Multilaterali
La Cooperazione Italiana
Linee-guida e indirizzi di programmazione 201315
• Priorità geografiche: Africa sub-sahariana,
Libano, Afghanistan, America Latina, Medio
Oriente e Mediterraneo
• Priorità tematiche: agricoltura e sicurezza
alimentare, salute, istruzione/formazione,
governance, settore privato.
Fonte: http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/cooperazione/intro.html
Cooperazione decentrata
Collaborazione messa in atto dagli enti locali (Regioni,
Province, Comuni) in collegamento con le
corrispondenti realtà territoriali dei PVS e con il
coinvolgimento delle rispettive società civili.
– comunità locali
– contributo al decentramento amministrativo e
politico nei PVS
Es. L. R. 20/89 La Lombardia per la pace e la
cooperazione allo sviluppo
OSSERVATORIO INTERREGIONALE COOPERAZIONE SVILUPPO
La cooperazione allo sviluppo dell’UE
Primo donatore al mondo!
2005 – Consenso Europeo sullo Sviluppo = definisce gli indirizzi della politica
comunitaria in materia di sviluppo – MDGs
DG Devco EuropeAid Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo
della Commissione Europea
Obiettivi
• favorire lo sviluppo economico
• sradicare la povertà
• promuovere l’integrazione dei PVS nell’economia globale
• rafforzare la democrazia e lo stato di diritto
• promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali
UE
Strumenti di finanziamento:
• Strumento di finanziamento della cooperazione allo sviluppo (DCI) –
– programmi tematici
• investimenti nelle risorse umane;
• ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali;
• attori non statali e autorità locali;
• miglioramento della sicurezza alimentare;
• cooperazione in materia di migrazione e asilo.
– Programmi geografici (America latina, Asia, Asia centrale, Medio
Oriente e Sudafrica)
• Politica europea di vicinato (PEV)
• Fondo europeo di sviluppo (FES) – Accordo di Cotonou del 2000 con i Paesi
ACP (Africa, Caraibi, Pacifico)
La coerenza delle politiche:
politiche di cooperazione vs altre
politiche
I PS incidono sullo sviluppo dei Paesi poveri non
solo con la politica di cooperazione allo sviluppo,
ma anche con altre politiche (es. commerciali e
migratorie).
La cooperazione privata: il non profit
Organizzazione Non Profit – ONP
=
ente privato senza scopo di lucro che ha come obiettivo MISSION - il soddisfacimento di un bisogno socialmente
rilevante, condiviso dagli STAKEHOLDERS
(portatori di interesse)
nel quadro di un’immagine futura del contesto di azione
diversa dalla realtà presente - VISION.
Caratteri distintivi delle ONP
- Senza scopo di lucro = non redistribuire i profitti ai
soci, ma usarli per il raggiungimento della mission
- Orientamento all’efficacia più che all’efficienza
- Ruolo dei volontari
- Conoscenza del terreno
- Neutralità
- Indipendenza
- Cooperazione partecipativa
Il non profit in Italia
Censimento ISTAT 2001:
– 220.000 organizzazioni
– 60.000 legalmente riconosciute
– 4 milioni di persone impiegate
– 5% del PIL = 45 miliardi di euro
Le Organizzazioni Non Governative
in Italia
Caratteri distintivi delle ONG:
• ONP che hanno ottenuto il riconoscimento di idoneità da
parte del Ministero degli Affari Esteri italiano secondo la legge
n. 49 del 1987 = accesso al finanziamento pubblico
• Attività: cooperazione internazionale allo sviluppo (progetti
nei PVS e nei PS, sensibilizzazione, educazione allo sviluppo EAS)
• Campo di azione: principalmente internazionale
• 251 ong idonee
ONP
ONG
I coordinamenti italiani
• FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio
Internazionale Volontariato): 61 membri di
ispirazione cattolica.
• COCIS (Coordinamento delle Organizzazioni non
governative per la Cooperazione Internazionale allo
Sviluppo) 28 ONG
• il CIPSI (Coordinamento di iniziative popolari di
solidarietà internazionale) 46 ONG
Aid effectiveness
2005 Dichiarazione di Parigi
accordo internazionale sottoscritto da più di 100 ministri degli
esteri e della cooperazione sancendo principi di buona
gestione degli aiuti ufficiali (APS).
Aid effectiveness
2008 Accra Agenda for Action
1) Prevedibilità dei flussi di aiuto
2) Preferenza dei sistemi dei beneficiari per l’erogazione degli
aiuti
3) Condizionalità legate agli obiettivi dei beneficiari e non dei
donatori
4) Impegno a ridurre l’aiuto legato
Aid effectiveness
2011 Busan Partnership for Effective Development Cooperation
1. la cooperazione Sud-Sud (paesi emergenti come i Brics, il
Messico e il Sudafrica)
2. Società civile
3. Settore privato
Dove è finita la persona?
La cooperazione implica prima di tutto una
relazione tra persone, quindi una conoscenza
reciproca, un lavoro comune, una condivisione
degli obiettivi, il riconoscere di fare parte della
stessa famiglia.
Dalla Caritas in Veritate
47. La cooperazione internazionale ha bisogno di persone che condividano il processo
di sviluppo economico e umano, mediante la solidarietà della presenza,
dell'accompagnamento, della formazione e del rispetto. Da questo punto di vista, gli
stessi Organismi internazionali dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro
apparati burocratici e amministrativi, spesso troppo costosi. Capita talvolta che chi è
destinatario degli aiuti diventi funzionale a chi lo aiuta e che i poveri servano a
mantenere in vita dispendiose organizzazioni burocratiche che riservano per la propria
conservazione percentuali troppo elevate di quelle risorse che invece dovrebbero
essere destinate allo sviluppo. In questa prospettiva, sarebbe auspicabile che tutti gli
Organismi internazionali e le Organizzazioni non governative si impegnassero ad una
piena trasparenza, informando i donatori e l'opinione pubblica circa la percentuale dei
fondi ricevuti destinata ai programmi di cooperazione, circa il vero contenuto di tali
programmi, e infine circa la composizione delle spese dell'istituzione stessa.
Dalla Caritas in Veritate
58. Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di
solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel
particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade
nell'assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno. Questa regola di carattere
generale va tenuta in grande considerazione anche quando si affrontano le tematiche
relative agli aiuti internazionali allo sviluppo. Essi, al di là delle intenzioni dei donatori,
possono a volte mantenere un popolo in uno stato di dipendenza e perfino favorire
situazioni di dominio locale e di sfruttamento all'interno del Paese aiutato. Gli aiuti
economici, per essere veramente tali, non devono perseguire secondi fini. Devono
essere erogati coinvolgendo non solo i governi dei Paesi interessati, ma anche gli attori
economici locali e i soggetti della società civile portatori di cultura, comprese le Chiese
locali. I programmi di aiuto devono assumere in misura sempre maggiore le
caratteristiche di programmi integrati e partecipati dal basso. Resta vero infatti che la
maggior risorsa da valorizzare nei Paesi da assistere nello sviluppo è la risorsa
umana: questa è l'autentico capitale da far crescere per assicurare ai Paesi più poveri
un vero avvenire autonomo.
Dalla Caritas in Veritate
59. La cooperazione allo sviluppo non deve riguardare la sola dimensione economica; essa deve
diventare una grande occasione di incontro culturale e umano. Se i soggetti della cooperazione
dei Paesi economicamente sviluppati non tengono conto, come talvolta avviene, della propria ed
altrui identità culturale fatta di valori umani, non possono instaurare alcun dialogo profondo con i
cittadini dei Paesi poveri. Se questi ultimi, a loro volta, si aprono indifferentemente e senza
discernimento a ogni proposta culturale, non sono in condizione di assumere la responsabilità del
loro autentico sviluppo. Le società tecnologicamente avanzate non devono confondere il proprio
sviluppo tecnologico con una presunta superiorità culturale, ma devono riscoprire in se stesse
virtù talvolta dimenticate, che le hanno fatte fiorire lungo la storia. Le società in crescita devono
rimanere fedeli a quanto di veramente umano c'è nelle loro tradizioni, evitando di sovrapporvi
automaticamente i meccanismi della civiltà tecnologica globalizzata. In tutte le culture ci sono
singolari e molteplici convergenze etiche, espressione della medesima natura umana, voluta dal
Creatore, e che la sapienza etica dell'umanità chiama legge naturale. Una tale legge morale
universale è saldo fondamento di ogni dialogo culturale, religioso e politico e consente al
multiforme pluralismo delle varie culture di non staccarsi dalla comune ricerca del vero, del bene
e di Dio. L'adesione a quella legge scritta nei cuori, pertanto, è il presupposto di ogni costruttiva
collaborazione sociale. In tutte le culture vi sono pesantezze da cui liberarsi, ombre a cui sottrarsi.
La fede cristiana, che si incarna nelle culture trascendendole, può aiutarle a crescere nella
convivialità e nella solidarietà universali a vantaggio dello sviluppo comunitario e planetario.
Dalla Caritas in Veritate
60. Nella ricerca di soluzioni della attuale crisi economica, l'aiuto allo sviluppo dei
Paesi poveri deve esser considerato come vero strumento di creazione di ricchezza
per tutti. Quale progetto di aiuto può prospettare una crescita di valore così
significativa — anche dell'economia mondiale — come il sostegno a popolazioni che si
trovano ancora in una fase iniziale o poco avanzata del loro processo di sviluppo
economico? In questa prospettiva, gli Stati economicamente più sviluppati faranno il
possibile per destinare maggiori quote del loro prodotto interno lordo per gli aiuti allo
sviluppo, rispettando gli impegni che su questo punto sono stati presi a livello di
comunità internazionale. Lo potranno fare anche rivedendo le politiche di assistenza e
di solidarietà sociale al loro interno, applicandovi il principio di sussidiarietà e creando
sistemi di previdenza sociale maggiormente integrati, con la partecipazione attiva dei
soggetti privati e della società civile. In questo modo è possibile perfino migliorare i
servizi sociali e di assistenza e, nello stesso tempo, risparmiare risorse, anche
eliminando sprechi e rendite abusive, da destinare alla solidarietà internazionale. Un
sistema di solidarietà sociale maggiormente partecipato e organico, meno
burocratizzato ma non meno coordinato, permetterebbe di valorizzare tante energie,
oggi sopite, a vantaggio anche della solidarietà tra i popoli.
Dalla Caritas in Veritate
67. Di fronte all'inarrestabile crescita dell'interdipendenza mondiale, è
fortemente sentita, anche in presenza di una recessione altrettanto mondiale,
l'urgenza della riforma sia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che
dell'architettura economica e finanziaria internazionale, affinché si possa
dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni. Sentita è pure
l'urgenza di trovare forme innovative per attuare il principio di responsabilità
di proteggere e per attribuire anche alle Nazioni più povere una voce efficace
nelle decisioni comuni. Ciò appare necessario proprio in vista di un
ordinamento politico, giuridico ed economico che incrementi ed orienti la
collaborazione internazionale verso lo sviluppo solidale di tutti i popoli. Per il
governo dell'economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi,
per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per
realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace;
per garantire la salvaguardia dell'ambiente e per regolamentare i flussi
migratori, urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale, quale è
stata già tratteggiata dal mio Predecessore, il Beato Giovanni XXIII. Una simile
Autorità dovrà essere regolata dal diritto, attenersi in modo coerente ai
principi di sussidiarietà e di solidarietà, essere ordinata alla realizzazione del
bene comune, impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano
integrale ispirato ai valori della carità nella verità.
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