estratto da dday.it Il mercato ora paga tutti insieme anni di errori e menefreghismo. Quando le vacche erano grasse, tutti hanno pensato a incassare senza garantire un percorso di vera crescita all’utente, sul modello “prendi i soldi e scappa”. Con la classica miopia dei commerciali, che difficilmente guardano oltre l’esercizio in corso, e con la complicità di sistemi di budget diventati sempre più stupidi e di breve periodo, l’utente italiano è stato colpevolmente lasciato nella sua ignoranza a inseguire i sottocosto di prodotti già vecchi e gli slogan vuoti dei produttori. Salvo poi, a tutti i convegni, sentire pianti e lamentele degli operatori perché in Italia “il mix di prodotto è il più basso di tutta Europa” e “la maggior parte degli acquisti viene fatta in promozione”: ci saremmo stupiti del contrario. Oggi le vacche sono belle magre e il mondo dell’elettronica di consumo attraversa una delle sue più grandi crisi creative: dopo smartphone e tablet c’è il deserto. La tecnologia indossabile (i vari smartwatch, i Google Glass e simili) non sembra al momento poter essere molto di più che un esercizio di stile; anzi, forse “stile” non è il termine giusto, visto che più che oggetti del desiderio modaiolo, questi apparecchi rischiano di passare per costosi accessori per “sfigati digitali”. Ed ecco il contrappasso: l’industria sta provando a puntare su due punti – ecosistemi digitali e maggiori prestazioni – ma predica nel deserto da lei stessa creato. Infatti, ora scopre che probabilmente non c’è un’audience (su larga scala) pronta a capire i vantaggi del 4K o come sfruttare a pieno i vantaggi delle reti domestiche e della convergenza digitale; lo stesso dicasi, per esempio, per le mirrorless, fotocamere dall’alta qualità rivolte a un pubblico che sempre più scatta solo con lo smartphone. E continuerà a farlo, perché con i device è già connesso e soprattutto (fotoamatori a parte) non capisce la differenza qualitativa delle immagini. La via d’uscita passa solo da una migliore informazione-formazione, che ovviamente parte da Web (per esempio da DDAY.it) e finisce in negozio. I produttori avrebbero tutta la convenienza a finanziare percorsi di in-formazione su Web e in negozio, proprio come fa già l’industria del fai da te o dell’alimentare. In pratica, insegnare a cucinare bene per far tornare la voglia di fare la spesa e acquistare ingredienti di maggiore qualità. Siamo in tempo. Gianfranco GIardina Ford, visita al Centro Sony α7 e α7R Mediaset Infinity dove nascono le auto Le prime mirrorless 9€ al mese per del futuro 03 Full Frame 08 5.000 contenuti 06 G2, in prova il top di gamma LG Miglior smartphone Android? Potente, completo e funzionale, ambisce ad essere un nuovo riferimento nel mercato degli smartphone 22 Panasonic 65WT600 Il TV Ultra HD in prova Pregi e difetti del TV Ultra HD di Panasonic con HDMI 2.0 e DisplayPort 1.2. Ottimo televisore Peccato per la carenza di contenuti 4K 25 Milano è una città “smart” Inaugurate 15 Isole Digitali 30 Spazi pubblici dove navigare in Internet, ricaricare dispositivi mobili e noleggiare le auto elettriche iMac e Windows 8? Matrimonio possibile 07 Indagine sul mercato dei film online Facciamo il punto sui principali servizi legali di noleggio e acquisto di film 02 32 Windows 8.1 Nuovo e migliore In-formare i clienti su Web e in negozio n.77 / 21 ottobre 2013 estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 people & market L’offerta di iTunes, al momento, rimane la migliore in quanto a qualità, nonostante alcuni limiti Indagine film online: il mercato è ingessato IAbbiamo prezzi sono alti e i servizi ancora limitati messo a confronto cinque film campione sui maggiori servizi online di noleggio e acquisto Risultato: l’offerta legale su Internet non è matura per offrire un’alternativa al file sharing C i si lamenta spesso della “pirateria” online o meglio del file sharing, ma l’offerta legale è all’altezza per soddisfare una domanda che innegabilmente c’è? È passato più di un anno dall’ultima volta che abbiamo dato un’occhiata al panorama dei servizi che offrono la possibilità di acquistare o noleggiare film online, ma la situazione non è cambiata molto. Un operatore è uscito di scena (AceTrax), uno italiano come Chili TV ha allargato la propria offerta, ma sul versante prezzi siamo rimasti fermi al palo. Per fare una fotografia della situazione, abbiamo preso cinque film campione tra le nuove uscite, e abbiamo confrontato i prezzi e il servizio offerto per un film in alta definizione, tra i maggiori player attivi in Italia. Come riferimento abbiamo preso in considerazione anche il costo dello stesso film in Blu-ray Disc, così come è in vendita su Amazon.it. Abbiamo controllato la disponibilità in HD dei titoli scelti, il prezzo per la vendita e o il noleggio, la traccia audio disponibile. Prima di commentarli, vediamo subito i risultati della nostra piccola ricerca (situazione al 15/10/2013): La prima cosa che salta all’occhio è come il Blu-ray sia per lo più sempre la scelta migliore in termini di rapporto qualità/prezzo e in almeno tre dei cinque casi presi in esame la soluzione più conveniente in assoluto (al netto delle spese di spedizione di Amazon, che però per i clienti Prime sono gratuite). Come è possibile vedere, in quasi tutti i casi i prezzi per l’acquisto sono decisamente elevati per il download, considerando anche che con questa formula si rimane legati con il DRM alla piattaforma scelta: come il caso AceTrax insegna, torna al sommario se uno di questi dovesse disgraziatamente chiudere o cambiare i termini di utilizzo, addio al nostro film pagato profumatamente. Solo iTunes offre la possibilità di poter riprodurre il film anche in lingua originale in 5.1 e con sottotitoli, opzione non disponibile su nessuno dei servizi presi in considerazione. Chili addirittura offre audio solo in stereo. Il Sony Entertainment Network è quello più costoso in assoluto e completamente fuori mercato, oltre a non permettere la riproduzione di film in HD su smartphone e tablet (stando al sito web, i titoli che abbiamo indicato sono disponibili in HD solo su PS3). Per qualità dell’offerta al momento il servizio da battere rimane iTunes, pur non essendo ancora il massimo, vista anche la mancanza di serie TV e comunque la compatibilità solo con i dispositivi Apple ed eventualmente PC con iTunes. Dei servizi in esame, l’unico davvero cross platform è invece Chili TV, che essendo disponibile praticamente per tutte le maggiori piattaforme (PC, Mac, Android, iOS, diverse Smart TV), rende meno pesante i limiti del DRM, consentendo la visione dei film acquistati e noleggiati su più dispositivi. C’è un miglioramento nel catalogo offerto dai vari servizi e va detto che sono molti anche i titoli in offerta sulle varie piattaforme ma, anche in questo caso, le offerte sui film in Blu-ray Disc sugli store online rimangono imbattibili. Con il disco si è limitati alla visione solo su TV tramite lettore dedicato, ma il rapporto qualità/prezzo è ancora tutto in favore del supporto fisico. Purtroppo continua ancora a rimanere un vuoto incredibile nell’offerta online, che fa prosperare il file sharing o peggio ancora servizi di streaming e digital locker pirata che lucrano, e non poco, con la pubblicità. di Paolo centofanti estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 people & market L’innovazione più prossima alla commercializzazione sembra essere la “Obstacle Avoidance” Ford Futures: la tecnologia delle auto del futuro DDAY.it ha visitato il Centro sperimentale di Ford in Belgio per il test e lo sviluppo delle automobili Qui le macchine si parcheggiano con lo smartphone e parlano tra di loro creando una rete Wireless Ford Futures Obstacle Avoidance a sede a Lommel, in Belgio, il centro sperimentale Ford per i test e lo sviluppo delle auto europee. Un centro all’avanguardia, con 80 chilometri di tracciati di ogni tipo dove provare le ultime novità dal punto di vista dei propulsori e dell’aerodinamica e anche le tecnologie che saranno inserite nelle auto nei prossimi anni. In via del tutto eccezionale, Ford ci ha aperto le porte della pista di Lommel per vedere e provare con mano alcune di queste innovazioni, quelle che sono in fase avanzata e saranno integrate sulle automobili di serie nei prossimi anni, non appena supereranno i rigidi test di sicurezza. Le macchine che guidano da sole possono aspettare: quello che ci ha fatto vedere Ford è un’applicazione di tecnologie che sfruttano reti Wireless e sensori come Kinect applicati al campo dell’automobile, tutto per migliorare la sicurezza alla guida. La più vicina in termini di commercializzazione è la “Obstacle Avoidance”, una tecnologia attiva che, tramite una serie di sensori a ultrasuoni e una videocamera, riesce a rilevare ostacoli fissi e in movimento innescando la frenata se c’è uno spazio di arresto utile, oppure lo scarto improvviso dell’ostacolo a destra o a sinistra dove c’è spazio e non sopravvengano macchine nella direzione opposta. Il sistema prende il controllo del volante, anche se il guidatore può intervenire opponendosi. Ri- torna al sommario H di Roberto pezzali spetto ai sistemi di stop “cittadini” che rilevano i pedoni, il sistema di Ford costruisce una mappa in tempo reale di ciò che sensori e videocamere rilevano a una velocità di oltre 60 km/h e calcola le possibili contromosse per evitare l’impatto. Remote Parking: la macchina nel box con lo smartphone Nei prossimi anni Ford inserirà anche sulle vetture un nuovo sistema di parcheggio automa- tico, il Remote Parking. Oggi, la maggior parte delle auto dispone già di sistemi di parcheggio automatici e assistiti, ma la futura evoluzione prevede anche la possibilità del controllo esterno, tramite smartphone o telecomando. In questo modo la vettura parcheggia anche in spazi decisamente angusti, mantenendo la distanza dagli oggetti che la circondano con i classici sensori a ultrasuoni. Una soluzione che può essere sfruttata per inserire o far uscire la macchina dal box e parcheggiare al supermercato in uno spazio stretto, dove non c’è fisicamente uno spazio sufficiente ad aprire la portiera e uscire dall’abitacolo. Come per le altre soluzioni, la sicurezza è un fattore prioritario: l’auto si muove solo mentre teniamo premuto il tasto di parcheggio e soprattutto si arresta se rileva un oggetto in fase di retromarcia. Per arrivare sul mercato ci vorrà ancora un paio d’anni, anche perché il sistema sembra ancora un po’ acerbo e da ottimizzare: l’auto dev’essere già rivolta verso l’area di parcheggio, e non è prevista una curva un po’ stretta con manovra. Le manovre correttive, però, vengono fatte: l’automobile valuta se è necessario fare un pezzo di retromarcia per correggere la posizione rispetto al box o al parcheggio prima di proseguire. Ford Futures Remote Parking segue a pagina 39 estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 people & market Ford Futures segue Da pagina 38 V2X, una rete tra le auto ta. Tra le altre possibilità del sistema c’è anche l’invio di segnali come ad esempio i posti liberi nei parcheggi, prezzi della benzina aggiornati e altre informazioni utili alla guida. In basso a sonistra, un video di prova: siamo a bordo di un’auto con il sistema attivo e sul monitor seguiamo la posizione dell’auto davanti a noi, la cui vista ci è ostruita da un piccolo furgone. Poco importa: il sistema V2X ci segnala che l’auto di fronte, che al momento non vediamo, ha inchiodato e ci avvisa di frenare. eWheelDrive, il motore elettrico, è nella ruota Ford Futures V2X torna al sommario Per finire uno sguardo anche ad alcune possibilità legate allo sfruttamento dell’energia elettrica: Ford ha sviluppato un prototipo che sfrutta come sistema di propulsione due ruote motrici elettriche. I motori, infatti, sono posizionati proprio nelle due ruote, senza quindi trasmissioni o cambio, un monomarcia spinto da due potenti engine elettrici dal peso di 45 kg l’uno. L’obiettivo è eliminare l’ingombro del motore per i veicoli cittadini, creando automobili composte dal solo abitacolo, super compatte e leggere. Il prototipo, che abbiamo guidato, ha una autonomia ancora ridotta (50 km) ma può spingersi a circa 130 km orari. Unico neo, ma probabilmente la questione non è ancora una priorità per gli ingegneri Ford, è il rumore: rispetto alle silenziosissime auto elet- La novità più interessante, e probabilmente quella che richiederà più tempo per essere sviluppata, è la tecnologia V2X, una “rete” tra automobili che permette alle auto in strada di comunicare tra di loro e con alcuni sistemi infrastrutturali come i semafori. La tecnologia non è proprietaria Ford, ma è stata adottata dalla maggior parte dei costruttori (Fiat inclusa): per funzionare, infatti, è necessario che tutte le auto dispongano di questo sistema. Il principio di funzionamento è semplice: ogni auto è in grado di trasmettere avvisi alle altre auto e di riceverli a sua volta sia dalle auto sia dalle infrastrutture. Una strada bloccata, un’automobile in avaria, una coda o un incidente vengono segnalati con un anticipo di 500 metri al guidatore dell’auto che si sta avvicinando, guidatore che in questo modo sa già cosa sta per succedere. Per funzionare V2X utilizza un protocollo WiFi destinato a uso automotive, l’802.11p: ha un raggio di 500 metri circa e permette a un’auto di stabilire infiniti punti di contatto con le altre auto che la circondano. Non sempre però, soprattutto nelle strade isolate, c’è un’auto pronta a ricevere il segnale e a ritrasmetterlo alle altre auto attorno, quindi viene in soccorso un sistema di backup basato su connettività 3G o LTE, che invia le informazioni a un Cloud Server che a sua volta le rende accessibili alle auto che si stanno avvicinando a quella posizione, ma sono fuori dal raggio dell’auto che ha inviato l’aller- triche, questa eWheelDrive ha un sibilo di fondo che si avverte soprattutto in fase di partenza. Luci OLED, più luminose e durata maggiore Non poteva mancare infine l’illuminazione OLED: una soluzione sviluppata da Philips e implementata da Ford è stata certificata per uso stradale e sarà presto utilizzata anche sulle auto di serie. Oltre ad avere una durata decisamente superiore a quella delle altre luci, garantisce un punto cromatico e una luminosità superiore rispetto alle soluzioni composte dai LED. estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 people & market Tra i prodotti novità, cuffie noise canceling, speaker Wireless, caschi hi-tech e custodie per tablet Viaggio nel mondo Attiva: da Beats a Wacom Attiva ci invita a casa sua per mostrarci le novità dei marchi distribuiti. Ecco i prodotti più interessanti cuffie beats studio Sensor BT Helmet e oltre a offrire tutte le protezioni del caso, ha una quantità impressionante di tecnologia al suo interno: tramite Bluetooth, non solo si interfaccia allo smartphone permettendo le telefonate (spunta anche un microfono), ma permette l’ascolto di musica con tanto di regolazioni (volume, traccia, ecc.) sul casco e ha un cardiofrequenzimetro integrato e gestibile via app per monitorare in tempo reale prestazioni e stato fisico. Kensington si concentra su soluzioni all-in-one di matrice prevalentemente professionale, soluzioni orientate a completare l’esperienza di utilizzo dei tablet (soprattutto iPad e iPad Mini) con custodie, stand e tastiere fisiche integrate. Tutto questo oltre a caricabatteria da auto, zaini, borse, Beats pill by dr. dre onostante sia noto soprattutto come distributore Apple per i Premium Reseller e i rivenditori autorizzati, Attiva è una realtà legata a moltissimi marchi “celebri” del settore hi-tech: Beats by Dr.Dre, per esempio, ma anche Wacom, Rollei, Kensington, Monster e molti altri. Il distributore ha organizzato un evento per la stampa finalizzato a mostrare alcune novità appena introdotte sul mercato o che ci arriveranno in tempo per il Natale. Tra le novità più interessanti in casa Beats, abbiamo avuto modo di indossare le nuove Studio, cuffie hi-end che proseguono la tradizione dell’azienda americana: pur con i limiti di un rapido hands-on, con tanto di ascolto di non più di una manciata di minuti e con un solo genere musicale, quello che ci ha colpiti è soprattutto l’efficienza del Noise Canceling, unita alla tradizionale dinamica e potenza in gamma bassa che contraddistingue la linea. Ovviamente ne sapremo di più con una prova completa: il prezzo è di 299,90 euro. Interessante, sempre in ambito Beats, il Pill by Dr. Dre, lo speaker Wireless ultracompatto, Bluetooth con tecnologia tap-to-pair NFC e microfono integrato; pesa 314 grammi e permette un raggio d’azione di 9 metri in Bluetooth, ma offre anche un ingresso jack da 3,5 mm per il collegamento con prodotti non Wireless. Al suo interno, una batteria al litio da 7 ore di autonomia in riproduzione continua. Altro prodotto interessante in esposizione, soprattutto in previsione della stagione invernale, è il casco hi-tech per sciatori realizzato in collaborazione tra Runtastic e Head: si chiama Head N di Emanuele villa torna al sommario trolley e valigie resistenti e pensate appositamente per i professionisti on-the-go. Tra le novità, il Black Leather, la custodia “soft” pensata per iPad Mini (29,90 euro), con interno di velluto e guscio esterno rigido, il Folio Comercio, pensato per Galaxy Tab 3, e KeyFolio Pro, anch’esso pensato per tablet Samsung e dotato di tastiera Bluetooth integrata (99,99 euro). Non sarà una novità, ma ci ha comunque incuriosito il sistema Kensington Evap: visto che gli smartphone cadono in acqua con una certa frequenza, pochi sono waterproof e non sempre si usa una custodia ad hoc, Evap è un piccolo sacchetto nel quale inserire lo smartphone bagnato e segue a pagina 06 head sensor bt helmet estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 people & market segue Da pagina 05 che assicura la rimozione dell’umidità con un’efficacia del 700% rispetto alle soluzioni tradizionali (riso). Nessuno può assicurare che ripristini il telefono in perfetta efficienza, ma è comunque una strada non invasiva da percorrere. Wacom ha poi mostrato le ultime introduzioni in gamma, molte delle quali dedicate al segmento consumer e altre più legate all’ambiente creativo/professionale. Nella prima categoria rientra sicuramente il nuovo Bamboo Pad, disponibile in versione USB o Wireless: è rivolta agli utenti desktop di Windows 8, che (com’è noto) hanno difficoltà a porre in essere le gesture del sistema operativo tramite il mouse. Con Bamboo Pad, è come se si avesse il touchpad del notebook collegato al desktop di casa, e in più c’è anche una penna Wacom integrata. Altra cosa decisamente interessante è la Intuos Creative Stylus, ovvero custodie kensington Mediaset Infinity arriva il 9 dicembre 9€ al mese per 5.000 contenuti, anche in alta definizione. Ecco come funziona è di Roberto pezzali il 9 dicembre la data scelta da Mediaset per il debutto di Infinity, il nuovo servizio di video on demand della casa del biscione. Il servizio sarà multipiattaforma e totalmente slegato da Mediaset Premium: ad Infinity si potrà accedere da computer, smartphone, tablet Android e iOS e dalle Smart TV dei principali produttori. Mediaset parla anche di console: sicuri l’accesso da Playstation 3 e Xbox 360, probabile l’applicazione per Xbox One. Mediaset non si dimentica nemmeno dell’MHP: si potrà accedere a Infinity anche dai dispositivi con tuner digitale terrestre certificato Bollino Gold. Ogni account potrà essere registrato su cinque dispositivi ma la visione dei contenuti sarà consentita solo per due dispositivi in contemporanea. Infinity sarà un misto tra una videoteca e un catalogo: proporrà infatti un 5.000 titoli tra film, serie TV, fiction e cartoni animati scelti tra contenuti che sono già passati da pay TV e TV, e hanno quindi esaurito i ti- torna al sommario pici due anni di sfruttamento da parte dei sistemi tradizionali. Infinity avrà quindi tanti contenuti ma non saranno contenuti freschissimi: si potranno trovare le vecchie stagioni delle serie TV complete e vecchi blockbuster, tutte cose già viste ma disponibili, ove possibile, anche in HD. Per accedere al servizio, dal 9 dicembre basterà la registrazione sul sito: 9 euro al mese pagabili con PayPal e carta di credito senza vincoli annuali e con la possibi- wacom intuos creative stylus wacom bamboo pad tv & video Ormai prossimo il debutto del servizio di video on demand di Mediaset una penna capacitiva diversa dalla norma poiché in grado di offrire sensibilità a 2048 livelli di pressione sull’iPad, oltre ad essere compatibile con diverse app creative già disponibili per il tablet Apple. lità di interrompere quando si vuole. Per chi vorrà provarlo è prevista una promozione, con due settimane di visione gratuita. Infinity avrà anche un catalogo supplementare: si potranno acquistare singoli film in anteprima a 3 euro e film in modalità pay per view: in questo caso saranno film novità, gli stessi che saranno disponibili in contemporanea con l’home video anche sulle altre piattaforme VOD come iTunes, Chili e Xbox Video. people & market Safari è il browser mobile più usato Safari è il browser più usato in ambito mobile, con una quota di utilizzo (Wi-Fi più reti 3G e LTE) doppia rispetto a Webkit, l’engine dei browser più usati su prodotti Android. I numeri arrivano da Akamai, l’azienda che gestisce le reti CDN più usate al mondo dalle quali passa praticamente tutto il traffico Web. Il dato che impressiona è il traffico mobile: se si considerano le sole reti 3G e 4G, WebKit e Safari Mobile si equivalgono; ma se si guarda il dato relativo al browser senza discriminare la rete Safari Mobile ha una percentuale di penetrazione doppia rispetto a Webkit. Con un miliardo di attivazioni Android è il S.O. più diffuso in ambito mobile, ma è evidente che molti possessori di smartphone Android lo usano principalmente come telefono. La differenza sembra farla l’iPad: la percentuale di connessioni con Safari rispetto ai browser tipici di Android arriva da una connessione Wi-Fi. Viaggio nel mondo Attiva estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 people & market Tra i partner dell’iniziativa milanese Microsoft, A2A, Telecom e Linear Milano Smart City con le Isole Digitali 15 spazi pubblici dove navigare in Internet, ricaricare e noleggiare veicoli elettrici I people & market Mivar cesserà la produzione Mivar concluderà la produzione di TV entro la fine del 2013, dopo anni di gravi perdite finanziarie ripianate di tasca proprio dal fondatore Carlo Vichi e un numero di dipendenti sempre più esiguo. Stanno anche per terminare i periodi di cassa integrazione concessi per i lavoratori rimasti, e gli ultimi irriducibili sette dipendenti saranno incaricati di gestire la distribuzione degli ultimi TV prodotti e di proseguire l’attività di assistenza tecnica. Comunque non è finita l’attività nello stabilimento di Abbiategrasso: pare che Vichi sia impegnato in un progetto, da tempo nel “cassetto delle idee”: produrre tavoli e mobili per l’ufficio da lui disegnati. torna al sommario Marcopolo Expert e Unieuro si sono fusi dando vita a una new-co. Si punta alla leadership nella vendita di Roberto Pezzali biglietti per gli eventi. I milanesi e i turisti potranno visitare e usare già queste piccole zone all’interno delle quali sono installate panchine in legno e colonnine di ricarica per i dispositivi elettronici. In ogni zona è disponibile un Hot Spot Wi-Fi gratuito a elevata velocità, un totem informativo e una serie di luce a LED intelligenti che modulano l’intensità della luce a seconda del numero di persone presenti. La sicurezza è un punto fondamentale: ogni isola è controllata con videocamere ad alta definizione e il sistema di videosorveglianza è collegato alla centrale operativa della Polizia locale. Le Isole Digitali saranno anche un punto di partenza per un nuovo progetto di mobilità eco: in ogni isola si troveranno parcheggiati veicoli elettrici da affittare a un prezzo molto contenuto (0.15 € al minuto elettricità inclusa) previo possesso di una tessera dal costo di 30 euro all’anno o 10 euro per 3 giorni. La tessera, fino al 30 novembre, sarà gratuita e può essere ritirata in un ufficio comunale predisposto. In una serie di isole, dal 15 al 29 ottobre, è possibile provare con un conducente le auto elettriche e le operazioni legate alle Isole Digitali. Clicca qui per vedere il video di presentazione delle Isole Digitali. Marcopolo Expert si è fusa con Unieuro per dare vita a una nuova new-co che avrà sul territorio italiano 173 punti, oltre al franchising e ai siti Web. L’accordo prevede la nascita di una nuova società, ma al momento non è stato chiarito se ci sarà un nuovo logo o se la new-co opererà, più probabile, sotto il nome di Marcopolo Expert. L’azionista di maggioranza della nuova società, Rhone Capital (che controlla Marcopolo), avrà l’85% delle quote e quindi il controllo, mentre a Dixons Retail, che controlla il marchio Unieuro, va il 15%. L’operazione è al vaglio dell’antitrust e dovrebbe chiudersi entro qualche settimana. Secondo Giancarlo Nicosanti Monterastelli, AD di Marcopolo Expert, l’accordo è solo il primo passo per un piano finalizzato alla creazione di un nuovo leader sul mercato italiano della vendita dei prodotti elettronici, e l’unione delle due reti vendite permetterà di attrarre un maggior numero di clienti in tutta Italia. Molto soddisfatto anche l’AD di Dixon Retail, Sebastian James, che parla di esito eccezionale per le due aziende e di unione che permetterà di essere in prima fila sul di Roberto pezzali naugurano a Milano le Isole Digitali, spazi pubblici “smart” per ricaricare smartphone e tablet, navigare in Internet ad alta velocità, ricaricare l’auto elettrica o prendere in affitto un veicolo elettrico per spostarsi in città a un costo contenuto. L’iniziativa, che prevede al momento 15 isole dislocate nei punti strategici della città, è il risultato di un investimento di 3 milioni di euro sostenuto da aziende sponsor, senza nessun esborso da parte del Comune di Milano. Tra i partner dell’operazione ci sono Microsoft, A2A, Telecom e Linear, che ha fornito la copertura assicurativa per le auto elettriche del servizio di car sharing ecologico Bee.it. Le Isole Digitali di Milano vogliono essere un supporto intelligente al cittadino ma anche ai turisti che visitano Milano e che grazie a una serie di totem touch interattivi possono accedere alle informazioni multilingua per le più importanti manifestazioni, alle informazioni pratiche e in futuro anche all’acquisto di Marcopolo Expert si fonde con Unieuro n.77 / 21 ottobre 2013 digital imaging Il prezzo del solo corpo va dai 2.300 dollari della α7R ai 2.000 della α7 Sony presenta le fotocamere α7 e α7R Sono le prime mirrorless Full Frame Sensori da 24 e 36 MP, nuovo processore e 5 ottiche per scatti in pieno formato di Roberto Pezzali S ony ha ufficializzato le sue nuove top di gamma del segmento mirrorless, la α7 e la α7R. I due nuovi modelli non rientreranno nella gamma NEX, ma faranno parte della famiglia “alpha” e avranno una connotazione più professionale. Il modello di punta sarà la α7R: Sony nell’annuncio parla di fotocamera a obiettivo intercambiabile più piccola e leggera al mondo con tecnologia Full Frame, ma si dimentica di dire che è anche l’unica mirrorless Full Frame sul mercato. Con un costo solo corpo di circa 2.300$, la α7R è effettivamente compatta e leggera (400 grammi), grazie a un corpo sigillato in lega di magnesio antipolvere e anti-umidità. Il cuore è un nuovo sensore FF da 36.4 MP privo di filtro passa basso, un sensore secondo Sony totalmente nuovo senza spazi tra i fotodiodi e capace di prestazioni super anche in situazioni di bassa luminosità. Per affiancare il sensore, Sony ha creato un nuovo engine Bionz X, un processore velocissimo dotato di un sistema di autofocus preciso e rapido capace anche di individuare e seguire oggetti delle dimensioni di una pupilla. Alpha 7R ha uscita HDMI 4K per le foto, Wi-Fi e NFC e dispone di controlli e comandi personalizzabili con una varietà di opzioni davvero ampia. Sulla α7R non mancano un mirino OLED di elevata qualità e risoluzione e un monitor LCD inclinabile. Simile, ma con sensore da 24.3 MP Full Frame e senza il corpo in magnesio, il modello α7 (2.000$ solo corpo), che mantiene però design e caratteristiche dell’altro modello fatta eccezione appunto per il dettaglio costruttivo e il sensore. Sony non ha lasciato le due fotocamere senza ottiche dedicate: α7 e α7R hanno attacco di tipo E, quello delle NEX, e possono usare le ottiche NEX per scattare foto in modalità torna al sommario “crop” sfruttando la parte centrale. Per rendere però più credibile il sistema, Sony ha lanciato cinque obiettivi dedicati alle Full Frame con attacco di tipo E: non richiederanno adattatori e garantiranno la migliore qualità di scatto possibile nel pieno formato. Tra le ottiche fisse troviamo uno Zeiss Sonnar T* FE 35 mm F2.8 ZA e uno Zeiss Sonnar T* FE 55 mm F1.8 ZA, mentre per gli zoom si può scegliere tra un Vario-Tessar T* FE 24-70 mm F4 ZA OSS, un 28-70 mm F3.5-5.6 OSS e un 70-200 mm F4 G OSS. Chi ha ottiche con innesto A, quello delle reflex Sony Alpha, potrà acquistare un anello adattatore: Sony ha preparato due modelli, uno entry level, LA-EA3, che assicura la piena compatibilità di tutte le funzioni di controllo oltre all’accoppiamento meccanico e il modello LA-EA4, dotato anche di tecnologia Translucent Mirror e motore AF. Utilizzando quest’ultimo la α7 e la α7R perdono compattezza e leggerezza, ma guadagnano un vero motore autofocus a ricerca di fase. Clicca qui per vedere il video di presentazione di Sony. people & market Telecom Italia Media e L’Espresso insieme per il Digitale Terrestre Telecom Italia Media e il Gruppo L’Espresso hanno firmato un accordo preliminare non vincolante con cui delineano la nascita di un nuovo operatore unico su digitale terrestre che controllerebbe 5 multiplex (leggi frequenze) nazionali. La fusione metterebbe sotto il controllo unico di Telecom Italia Media i suoi tre multiplex che diffondono i segnali di La7 (già ceduta) e MTV Italia e i due mux ex Rete A. Con 5 frequenze a disposizione il nuovo operatore potrebbe fare seria concorrenza a RAI e Mediaset, che con le loro consociate gestiscono gran parte della banda TV disponibile su digitale terrestre in Italia. Questo accordo è solo preliminare ed è la prima pietra di un negoziato verso la stesura di un accordo definitivo. Difficile dire se dalla nascita di un operatore unico possa anche arrivare un nuovo polo televisivo. Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Massimo Monti, Simona Zucca Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] estratto da dday.it estratto da dday.it Rimandato a primavera 2014 l’attesissimo open world di Ubisoft che così non sarà pronto per il debutto delle console next gen Saltano i bundle di Paolo centofanti Grande delusione per i fan che attendevano il nuovo gioco AAA di Ubisoft, specie per spremere da subito le nuove console Sony e Microsoft. Ubisoft ha infatti annunciato che Watch Dogs è stato rimandato alla prossima primevera, bucando così l’uscita di PS4 e Xbox One. Watch Dogs è atteso per diversi motivi: da una parte si tratta di un open world dal concept più che mai attuale e intrigante, dall’altra, in un mercato dominato dai grandi franchise e sequel su sequel, è uno dei primi titoli completamente nuovi nati sotto il segno delle console di nuova generazione. Molti videogiocatori hanno già ordinato i bundle console next gen/Watch Dogs dovranno scegliere o un altro bundle o aspettare fino a primavera per avere il gioco prenotato. Per quanto riguarda invece i motivi del ritardo, Ubisoft non va oltre un canonico “per offrire la migliore esperienza di gioco”, ma è chiaro che un gioco di questa scala ha evidentemente bisogno di ulteriori raffinamenti prima del lancio. torna al sommario digital imaging Non si conosce ancora quale sarà il prezzo di listino per l’Italia Nikon D610: la Full Frame “silenziosa” Rispetto alla Nikon D600, troviamo alcuni interessanti miglioramenti D610 è più veloce, silenziosa e offre un miglior bilanciamento del bianco D di Emanuele villa 610 è la versione “riveduta e migliorata” di D600, una fotocamera Full Frame dedicata ai grandi appassionati (e anche a una buona fetta di professionisti, derivando larga parte delle soluzioni tecniche dai modelli top di gamma). Come spesso accade in questi casi, i miglioramenti rispetto al predecessore non sono rivoluzionari, ma comunque interessanti per una fetta di pubblico molto esigente: D610 offre una velocità di scatto continuo superiore, che passa da 5,5 a 6 fps, e a questo si aggiunge la modalità di scatto silenzioso che riduce il suono del meccanismo di ritorno dello specchio e scatta fino a 3 fps. Oltre a questo si aggiunge un migliorato sistema di bilanciamento del bianco, mentre restano inalterati i fondamentali della macchina: a partire dal sensore Full Frame da 24,3 MP, processore d’immagine EXPEED 3, il sistema AF a 39 punti di cui 9 a croce, il display LCD da 921k pixel, ISO 100-6400 espandibile a 25.600, registrazione video 1080p a 30 fps, modalità HDR, 19 modi scena, funzionalità di modifica incorporate e Wi-Fi opzionale (con adattatore) per la condivisione degli scatti. digital imaging L’esemplare Leica è il frutto di 85 giorni di lavoro e di 500 versioni Ecco la Leica M disegnata da Jony Ive Rilasciate le immagini della Leica disegnata da Jony Ive e Marc Newson di Roberto Pezzali o scorso anno Leica annunciò al Photokina che avrebbe collaborato con Jony Ive per creare una fotocamera unica, da mettere all’asta per beneficienza. Il frutto del lavoro del designer Apple, in collaborazione con il famoso industrial designer Marc Newson, è arrivato: la Leica M, che verrà battuta a novembre da Sotheby’s, è il frutto di 85 giorni di lavoro, 1000 diversi prototipi dei singoli pezzi e circa 500 versioni diverse provate per esaminare differenti combinazioni. La Leica M for “RED” è realizzata in alluminio lavorato al laser, ha lo stesso sensore Full Frame da 24 MP della versione originale e come obiettivo monta un 50 mm F2 fisso. Dall’asta ci si aspetta un risultato record, più di mezzo milione di sterline per un pezzo unico e raro, l’unico prodotto di Jony Ive creato per un’azienda diversa da Apple. L Watch Dogs salta il debutto delle nuove console n.77 / 21 ottobre 2013 n.77 / 21 ottobre 2013 digital imaging Design vintage e corpo in lega di magnesio solido ma leggero Lumix GM1, la piccola ambiziosa La mirrorless Panasonic ha punti in comune con la GX7 ma è più compatta di Paolo centofanti i chiama Lumix GM1 e non è solo una nuova fotocamera a lenti intercambiabili Micro 4:3, ma il primo modello di una nuova categoria per Panasonic. Una fotocamera di alta qualità che si rivolge a un pubblico non distante da quello della GX7, di cui mantiene molte caratteristiche. Più piccola e compatta rispetto alla GX7, la nuova GM1 va a colmare un vuoto nella gamma Panasonic di fotocamere mirrorless, andando a competere con altri prodotti dal form factor simile, come le PEN di Olympus o le Nikon 1. La Lumix GM1 presenta un corpo macchina in lega di magnesio solido e robusto e un design vintage quanto basta. Gli ingegneri Panasonic sono riusciti a proporre lo stesso sensore da 16 MP e lo stesso processore della Lumix GX7 seppur in un corpo più piccolo. A causa della riduzione delle dimensioni spariscono il mirino elettronico, la slitta per gli accessori e lo stabilizzatore ottico in camera per l’utilizzo di ottiche non stabilizzate. Per quanto riguarda i controlli, tro- S design. Per questo motivo non c’è la ghiera per la regolazione manuale del fuoco, che può essere gestito tramite i controlli elettronici. Naturalmente la GM1 è compatibile con tutti gli obiettivi micro 4:3 sul mercato, e per migliorare l’impugnatura con obiettivi di dimensioni più grandi, Panasonic ha realizzato un grip opzionale che si monta tramite l’aggancio del cavalletto. La Lumix GM1 con il nuovo obiettivo 12-32 mm sarà disponibile a un prezzo di listino di 699 euro, ma sarà venduta anche in un secondo kit, che comprende in più il grip opzionale e l’ottimo pancake 20 mm F1.7, a un costo di 999 euro. digital imaging Sensore da 24 MP e sensibilità a 12.800 ISO tra le caratteristiche Nikon D5300, con Wi-Fi e GPS integrati Wi-Fi e GPS, nuovo processore Expeed e sensore senza filtro passa basso di Roberto Pezzali a gamma di reflex Nikon accoglie una nuova arrivata: la D5300, la prima reflex Nikon con Wi-Fi e GPS integrato. Sotto la scocca porta tante altre piccole e piacevoli novità, a partire dal nuovo sensore CMOS privo di filtro passa basso. Una scelta che migliora la nitidezza delle immagini ma che potrebbe generare moirè: una situazione che non sembra preoccupare l’azienda, anche perché la densità del sensore che conta 24 MP riduce di molto questa possibilità. Per eliminare problemi di moirè Nikon ha preparato anche L viamo due ghiere, una dedicata alla selezione della modalità di scatto, l’altra alla selezione del tipo di fuoco. Il display da 3 pollici è touchscreen e di fianco ad esso troviamo un’altra ghiera per la navigazione del menù e la regolazione dei parametri di scatto. A livello di funzionalità troviamo la suite di filtri creativi, modalità Time Lapse, HDR, la ripresa video fino a 1080i a 50/60 Hz o 1080p a 25 fotogrammi al secondo, mentre sparisce la gestione delle curve e livelli di immagine che rimane un’esclusiva della GX7. La GM1 è poi in grado di scattare a 5 fps alla risoluzione massima di 16 Megapixel e a 4 fps con tracking del fuoco. Appositamente per la GM1, Panasonic lancia un nuovo obiettivo micro 4:3 da abbinare, un LUMIX G Vario 12-32 mm con F3.5 - F5.6 che si contraddistingue per le dimensioni compatte per adattarsi al nuovo torna al sommario il nuovo processore Expeed 4 che tiene conto dell’assenza del filtro passa basso sul sensore e si adegua di conseguenza. Il nuovo engine alza anche leggermente la sensibilità, portandola a 12.800 ISO, e per la prima volta attiva anche la registrazione video a 1080p e 60 fps. L’ultima miglioria riguarda lo schermo: dietro alla Nikon D5300 troviamo un LCD articolato da 3.2”, leggermente più grande del 3” montato sulla D5200. La nuova reflex si posizionerà sul mercato a un prezzo simile a quello della D5200 al momento del lancio: il presso USA è di 799$ solo corpo e di 1399.95$ in kit con l’obiettivo Nikkor 18-140mm f/3.5-5.6 VR. Siamo in attesa dei prezzi italiani. L’Irlanda non è più il paradiso fiscale di Apple L’Irlanda non consentirà più a società registrate sul proprio territorio di operare senza una certa residenza fiscale Ma restano aperte scappatoie di Roberto Pezzali Il ministro delle finanze di Dublino, Michael Noonan, ha annunciato che il suo Paese non consentirà più a società registrate sul proprio territorio di operare senza una certa e provata residenza fiscale accogliendo le richieste di USA e Europa in tema di equilibri fiscali. Per la prima volta Dublino fa qualcosa per limitare il fenomeno delle multinazionali fiscalmente prive di una casa, con un occhio attento ai Big della tecnologia che aggirano la tassazione sugli utili saltando da una giurisdizione all’altra. Non un’evasione ma una pratica consentita dalle maglie larghe della legge che ha permesso a Apple (ma non solo) di pagare il 2% di tasse su un volume d’affari offshore di 44 miliardi di dollari. Le divisioni di Apple in Europa, in Media Oriente, in Africa e Asia hanno infatti sede a Cork, una città irlandese di 100.000 abitanti, ma per la precedente legislazione irlandese erano “controllate e gestite dagli Stati Uniti” e quindi non tassabili secondo la legislazione locale. Allo stesso modo la legislazione americana non impone tasse sugli utili fatti all’estero e il cerchio si chiude. Restano, però, aperti dei buchi che permettono il trasferimento di denaro in altre sedi e Paesi, in attesa di una regolamentazione più precisa e adottata da tutti i Paesi. estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 digital imaging Sarà disponibile da novembre a 1.300 dollari o 1.700 con obiettivo Pentax K-3: la reflex APS-C definitiva? La DSLR offre molte migliorie rispetto alle K-5 II/K-5 IIs per foto e video Innovativa la possibilità di scegliere se attivare oppure no il filtro AA R icoh Imaging ha annunciato la Pentax K-3, nuova reflex APSC top di gamma della Casa, che vuole diventare il punto di riferimento per gli amanti della fotografia sportiva e naturalistica. L’innovazione principale introdotta da Pentax riguarda il filtro AA: la K-3 monta un sensore APS-C CMOS da 24.4 MP (lo stesso della Nikon D7100) sprovvisto di filtro ottico lowpass, ma la reflex offre la possibilità di scegliere, tramite pulsante, se far intervenire o meno un “simulatore” Anti-Aliasing, in grado di eliminare l’effetto moirè che si potrebbe presentare in particolari condizioni. Il nuovo Real-Time Scene Analysis System affida a 86.000 pixel RGB una più accurata misurazione dell’esposizione, del bilanciamento del bianco e della messa a fuoco; mentre il nuovo modulo per l’autofocus SAFOX 11 è composto da 27 punti AF, di cui 25 a croce, con sensibilità da -3EV a +18EV. Per quanto riguarda la velocità di scatto, infine, Pentax K-3 permette di ottenere 22 RAW o 60 JPEG in singola sequenza, a un frame rate di 8.3 immagini al secondo. In ambito video, K3 è in grado di catturare filmati Full HD (1920 x 1080 pixel; 60i/30p) in formato H.264 ed è equipaggiata con porte per cuffie e microfono esterno. Porta USB 3.0, micro HDMI e doppio slot per SD card, completano la dotazione. Supportate anche le WiFi FLU SDHC CARD per Pentax che permettono di controllare in remoto tutti i parametri di scatto e di vedere il Liveview dal browser di PC e smartphone. Il pentaprisma del mirino ottico offre una copertura del 100% con Trapelano i rendering del nuovo LG G Flex, la versione by LG dello smartphone con schermo curvo. Un modello da 6”, con un profilo che ricorda il design del Nokia 8110 di Matrix di Roberto Pezzali fattore d’ingrandimento 0.95X, il monitor LCD da 3.2” è composto da 1.037.000 punti e, come da tradizione Pentax, anche K-3 è resistente ad acqua, umidità, neve, sabbia e polvere grazie al corpo in lega di magnesio e alle 92 guarnizioni. Pentax K-3 sarà disponibile da novembre a 1300 dollari solo corpo oppure a 1700 dollari con l’obiettivo DA 18-135mm F3.5-5.6 WR. smarthome Tra le caratteristiche, schermo touch, Wi-Fi e gestione delle applicazioni Gigaset SL930A, il cordless con Android Il nuovo telefono cordless SL930A di Gigaset è quasi uno smartphone Con Android 4.0 vuole essere molto più del vecchio telefono senza fili di Roberto faggiano l nuovo telefono cordless Gigaset SL930A sembra proprio un moderno smartphone, con schermo touch, connessione di rete Wi-Fi b/ g/n e sistema operativo Android 4.0 ma il suo spessore fuori ordinanza ci riporta alla realtà della telefonia domestica. Il costruttore tedesco ha voluto creare uno strumento in grado di fare tutte le operazioni possibili da un terminale Android, compresa la gestione di qualsiasi applicazione disponibile su Google Play e la predisposizione per i social I di Giuseppe landolfi torna al sommario network ma escludendo le chiamate in mobilità. C’è anche la possibilità di trasferire la rubrica telefonica da un altro telefono tramite Bluetooth. La memoria interna per rubrica e applicazioni è di 4 GB ma si può estendere con una card microSD aggiuntiva. L’autonomia dichiarata è di 200 ore in attesa e 14 ore in conversazione. Il risultato è un oggetto molto interessante e assai ben rifinito, seppure penalizzato da un prezzo di listino di 199 euro che non potrà consentire grandi numeri di vendita. LG G Flex Un 6” con schermo curvo Tra LG e Samsung la sfida è ormai a tutto campo: dai TV agli smartphone i due colossi attaccano e si difendono in ogni segmento, e al lancio del Galaxy Round di Samsung arriva subito la risposta di LG con il G Flex. Prodotti poco commerciali, almeno al momento, ma modi per definire la propria supremazia tecnologica nel campo degli OLED curvi e flessibili. Il modello di LG è l’opposto del Galaxy Round: quest’ultimo ha una leggera curvatura sul piano verticale, LG invece ha curvato il Flex sul piano orizzontale. Il risultato, più marcato e affascinante, ricorda quello del famoso Nokia di Matrix, anche se il look è più moderno. Alla base di tutto lo schermo flessibile OLED di LG, un 6” che può essere piegato fino a 90° senza rompersi. LG annuncerà ufficialmente il Flex il prossimo mese, ma siamo pronti a scommettere che non avrà un prezzo bassissimo e che sarà disponibile solo in edizione limitata. estratto da dday.it estratto da dday.it Apple mantiene i prezzi dei suoi nuovi smartphone allineati ai modelli precedenti, il 5s da 64GB a 949€ di Roberto Pezzali iPhone 5s e iPhone 5c arrivano in Italia venerdì 25 ottobre. I nuovi modelli raggiungono finalmente il nostro paese ad un prezzo di listino analogo a quello dell’iPhone 5. iPhone 5s sarà infatti disponibile nei tre colori, oro, argento o grigio siderale ad un prezzo consigliato di €729 per il modello da 16GB, €839 per il modello da 32GB e €949 per il modello da 64GB. Per l’iPhone 5c serviranno 100 euro in meno: disponibile nei colori azzurro, verde, rosa, giallo e bianco, il 5c avrà un prezzo di vendita consigliato pari a €629 per il modello 16GB e di €729 per il modello 32GB. Il modello iPhone 4s da 8GB, che resterà in gamma, costerà €429 . torna al sommario MOBILE Partono da Samsung i primi esperiementi con i display curvi per smartphone Galaxy Round, un Note 3... curvo Samsung lancerà in Corea il primo smartphone con schermo OLED curvo di Roberto Pezzali I ntorno ai primi di ottobre, Samsung ha catalizzato l’attenzione con il Galaxy Round, il primo smartphone realizzato con un display OLED flessibile, sfoggiato con un insolito design curvo. Il Galaxy Round è costruito sulla base del Galaxy Note 3, a partire dal display OLED da 5.7” e 1.920x1.080 pixel di risoluzione. Proprio come sul nuovo Note, il processore è uno Snapdragon 800 con 3 GB di RAM, e non mancano LTE, NFC, Bluetooth 4.0 e Wi-fi AC. Notevole lo spessore, ridotto a 7.9 millimetri nonostante la forma molto parti- colare. Samsung ha giocato molto sulla presenza della curvatura, anche posteriore, per sfruttare a suo vantaggio l’effetto “dondolo” dello smartphone appoggiato al piano: basta farlo oscillare con un colpetto per mostrare le chiamate perse e le notifiche, mentre nel corso della riproduzione musicale si può saltare traccia usando lo smartphone come un grosso tasto. A quanto pare però non si tratta di un vero prodotto commerciale, ma poco più di un esperimento nell’utilizzo di questo tipo di display. Secondo quanto riportato dal blog SamMobile infatti, il Galaxy Round verrà distribuito in un numero limitatissimo di pezzi e probabilmente solo sul mercato interno in Corea. SamMobile fa notare come si tratti di una strategia utilizzata altre volte da Samsung in passato, per testare nuove tecnologie come ad esempio l’LTE e i primi display OLED. Il Galaxy Round era stato annunciato con un prezzo di listino intorno ai 1.000 dollari. Samsung Galaxy Round MOBILE Apple presa in contropiede dalla domanda dei suoi due nuovi smartphone Apple taglia la produzione dell’iPhone 5c? Apple avrebbe tagliato della metà la produzione del nuovo iPhone 5c Queste le indiscrezioni dalla Cina: Apple ha sovrastimato la domanda? L di Paolo CENTOFANTI e scorte di iPhone 5s non riescono a stare dietro alla domanda, viceversa di iPhone 5c ce ne sarebbero fin troppi sul mercato, se è vero che Apple avrebbe tagliato da 300.000 a 150.000 pezzi al giorno la produzione del nuovo modello. Si può già parlare di flop? La disponibilità di prodotto a dire il vero non è un indicatore così attendibile: l’iPhone 5s è più difficoltoso da produrre per via di alcune caratteristiche come il sensore Touch ID e il nuovo processore, mentre l’iPhone 5c è in gran parte basato sui componenti dell’iPhone 5, la cui fabbricazione è sicuramente più rodata. Certo è che alcuni segnali sembrano indicare che la domanda per l’iPhone colorato non sia così forte. Negli Stati Uniti alcuni punti di vendita offrono già un significativo sconto per chi acquista un iPhone 5c con abbonamento, mentre sul mercato “grigio” cinese, i prezzi al di fuori dei canali ufficiali del nuovo modello, molto sensibili all’andamento della domanda interna, sarebbero inferiori anche del 30% rispetto a quello di listino. La performance dell’iPhone 5c andrebbe però confrontata non con quella dell’iPhone 5s, che rappresenta la vera novità, ma con quella che ad esempio ha avuto l’iPhone 4s al lancio dell’iPhone 5. Sarebbe interessante capire se l’iPhone 5c sta andando meglio di quanto avrebbe potuto fare il modello dello scorso anno se fosse rimasto in gamma. iPhone 5s e iPhone 5c in Italia il 25 ottobre a 729€ e 629€ n.77 / 21 ottobre 2013 estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 MOBILE Sarà disponibile nei negozi da fine mese a 179,99 euro il device ibrido un po’ tablet e un po’ console da gioco Archos GamePad 2: console e tablet tutto in uno Arriva la seconda generazione di GamePad, la console portatile Archos basata su tablet Android rchos decide di proseguire sulla medesima lunghezza d’onda dello scorso anno e presenta GamePad 2, una console portatile che, di fatto, è un tablet Android da 7’’ con controlli fisici ai lati; si può quindi usare come un comune tablet sfruttandolo per produttività ed entertainment, ma è in ambito gaming che la macchina dà il meglio di sé. Ciò che lo differenzia dal resto dell’offerta sono, appunto, i controller “fisici”, ovvero due stick analogici (uno per lato) e doppio controller a quattro tasti (anche qui, uno per lato). Ovviamente resta l’incognita di base: come si comporteranno giochi pensati per il touch se usati con controller fisici? Per sfruttare al meglio la macchina, inoltre, Archos inserisce in GamePad 2 le versioni complete di Asphalt 8: Airborne e Modern Combat 4: Zero Hour di Gameloft. A livello di dotazione tecnica, il tablet/console è dotato di un display da 7’’ IPS con risoluzione di 1280x800 punti, un processore Cortex A9 quadcore da 1.6 GHz con un Mali 400 come unità grafica dedicata e spazio di sto- rage da 16 o 32 GB, espandibile con le “solite” schede micro SD. La dotazione di RAM è di 2 GB e troviamo anche una presa HDMI e una fotocamera frontale. A di Emanuele VILLA MOBILE MOBILE La versione “mini” del top di gamma Xperia Z1 uscirà al momento solo in Giappone Sony annuncia ufficialmente l’Xperia Z1F Specifiche tecniche al top in un formato compatto con schermo di “soli” 4.3” P di Paolo CENTOFANTI rocessore Snapdragon 800 da 2.2 GHz, fotocamera da 20.1 Megapixel e 2 GB di RAM, ma in un formato più compatto. Questa la ricetta del nuovo torna al sommario Xperia Z1F di Sony, prima indicato come Z1 Mini, e presentato ufficialmente per il mercato giapponese. Rispetto allo Z1 cambia il formato del display, che è in questo caso da 4.3 pollici e con risoluzione di 1280x720 pixel, mentre sono confermati l’NFC e il supporto alla ricarica wireless della batteria Qi. Il nuovo smartphone Android sarà disponibile in quattro colorazioni di cui due piuttosto vivaci: oltre al bianco e al nero, lo Z1F sarà prodotto anche in verde lime e rosa. Lo smartphone sarà lanciato a dicembre in Giappone, e al momento non ci sono notizie per quanto riguarda un lancio nel resto del mondo, ma vista la concorrenza in questa fascia, non è da escludere. L’evento Apple iPad è ufficiale: 22 ottobre Il prossimo evento Apple sarà martedì 22 ottobre. La casa della mela morsicata ha diramato gli elegantissimi inviti alla stampa americana, anche se ormai quello che verrà svelato all’evento è un po’ il segreto di pulcinella. I protagonisti saranno i nuovi iPad, l’iPad 5 e l’iPad Mini 2: il primo avrà processore A7 e TouchID, il secondo probabilmente riceverà lo schermo Retina. Ma le novità non si fermeranno qui: i MacBook Pro aspettano ormai da un anno una “revision” e OSX Mavericks è pronto a debuttare, insieme al nuovo Mac Pro. Quest’ultimo, secondo le indiscrezioni, dovrebbe essere disponibile dal 15 di novembre. Dei nuovi prodotti si è già parlato tanto, probabilmente troppo, ma ormai manca davvero poco: l’appuntamento è per martedì, ore 19.00. estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 MOBILE Stesso prezzo del Nexus 4 da 16GB per il nuovo smartphone top di gamma di Google che arriverà anche in Italia Nexus 5 appare su Google Play al prezzo di 349$ Google ha inavvertitamente pubblicato il Nexus 5 su Google Play: il prezzo parte da 349$ per il 16GB I l debutto del Nexus 5 si avvicina a grandi passi. Venerdì 18 ottobre Google ha infatti inavvertitamente pubblicato sul Play Store americano, per pochi minuti, la pagina di acquisto del suo nuovo top di gamma. Si scopre così che anche il Nexus 5 avrà un prezzo assolutamente attraente, 349$ per la versione da 16 GB, lo stesso prezzo del Nexus 4 che però poteva contare anche sul modello entry level con soli 8 GB di memoria flash a bordo. Un prezzo che dovrebbe tradursi in 349 euro, esattamente quanto costava in Europa il Nexus 4 lo scorso anno, con il vantaggio che anche gli italiani ora potranno usufruire di questo prezzo senza ricorrere a soluzioni alternative. Ricordiamo che il Nexus 5 avrà schermo Full HD, processore Snapdragon 800 e 2 GB di RAM. All’interno dello smartphone, nella foto ufficiale di Google, si intravedono anche le nuove icone telefono e camera di Android 4.4 Kit Kat. Google potrebbe ufficializzare il tutto nelle prossime settimane, con il 28 ottobre come più possibile data di lancio. Nexus 5: smartphone by Google dal prezzo aggressivo e specifiche al top MOBILE Dopo Apple è HTC la prima azienda che propone la sua versione del sensore di impronte digitali per smartphone HTC presenta One Max con sensore di impronte digitali Annunciato ufficialmente il nuovo smartphone con display da 5.9” e sensore di impronte sul retro D di Paolo CENTOFANTI opo le tante indiscrezioni delle settimane scorse ora HTC annuncia ufficialmente il suo nuovo smartphone, One Max, con enorme schermo da 5.9 pollici con risoluzione Full HD. Ma al di là delle dimensioni dello schermo, la vera novità è un’altra ed è lo scanner di impronte digitali che, a differenza di quanto fatto da Apple con l’iPhone 5s, è posto sul retro dello smartphone, appena sot- torna al sommario to l’obiettivo della fotocamera. Il sensore può essere utilizzato per sbloccare il telefono con la propria impronta, oppure per lanciare fino a tre applicazioni associandole ad altrettante dita. Al momento non sappiamo ancora il livello di integrazione con HTC Sense 5.5, la versione di Android customizzata da HTC e se ad esempio sarà possibile utilizzare le dita al posto di password. Per il resto si tratta di uno smartphone che richiama il design di HTC One, con la differenza che su questo modello il pannello posteriore è removibile per l’inserimento di una scheda microSD ma non per il cambio della batteria da 3.300 mAh. Le caratterisitche tecniche ricordano da vicino per il resto l’HTC One: processore Snapdragon 600, fotocamera UltraPixel da 4 Megapixel, 2 GB di RAM, connettività LTE, Bluetooth 4.0 con aptX e WiFi 802.11ac, altoparlanti stereo frontali, fotocamera frontale da 2.1 Megapixel con ripresa video 1080p e naturalmente sistema operativo Android 4.3 con la nuova HTC Sense 5.5. HTC One Max sarà disponibile in Italia dai primi di novembre. di Roberto PEZZALI estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 MOBILE Consegna a partire da metà novembre per entrambi i tablet di alta gamma con specifiche al top di Amazon I Kindle Fire HDX di Amazon arrivano in Italia Aperti i pre-order in Italia per i nuovi Kindle Fire HDX: si parte da 229 euro per il modello da 7 pollici I nuovi tablet Kindle Fire HDX con schermi da 7” e 8.9” arrivano anche in Italia: Amazon ha infatti aperto i pre-order dei due modelli, che saranno disponibili a partire da metà novembre. Il Kindle Fire HDX da 7” costerà 229 euro per la versione da 16 GB, che diventano 269 per quella da 32 GB e 309 per quella da 64 GB. Il prodotto sarà però consegnato a partire dal 13 novembre, tra quasi un mese. Ci sarà da aspettare invece fino al 21 novembre per il modello top, quello da 8.9” con schermo da 2560x1600 pixel: qui i prezzi partono da 379 euro e passano a 429 per il modello da 32 GB e a 479 per quello da 64 GB. “è trascorso appena un anno dal lancio di Kindle Fire in Italia e siamo riconoscenti dell’eccezionale risposta da parte dei clienti. Da allora il team non ha mai smesso di lavorare per introdurre novità e creare un tablet ancora migliore, e siamo entusiasti di portare Kindle Fire HDX in Italia”, ha detto Jeff Bezos, fondatore e CEO di Amazon.com. “Processore da 2,2 GHz, schermo da 339 ppi, design più leggero, Fire OS 3.0 e tante novità come Duplicazione Schermo, Non Disturbare, Cloud Collections e Quick Switch. Abbiamo lavorato con impegno per incorporare un elevato livello di hardware, innovazione e attenzione al cliente in questi dispositivi a un simile prezzo. Speriamo che i nuovi Kindle Fire ti piacciano.” Ricordiamo che entrambi hanno pro- cessore quadcore Snapdragon 800, audio Dolby e il sistema operativo Fire OS 3.0. Per i dettagli completi sui nuovi tablet vi rimandiamo alla news di lancio dei prodotti e alla tabella cliccabile qui sotto. di Roberto PEZZALI MOBILE Maggiore qualità e precisione durante gli allenamenti grazie alla combo Nike + coprocessore M7 di Apple Nike FuelBand SE: solo iOS, meglio se iPhone5s Nike presenta la versione SE del suo fitness tracker FuelBand: è dedicato a iOS e sfrutta l’M7 N di Emanuele VILLA ike presenta la versione riveduta del fitness tracker Nike+ FuelBand SE, il braccialetto che oltre a tener semplicemente traccia dei passi e delle calorie che bruciamo, registra tutte le nostre attività quotidiane tramite i Nike Fuel Points e li trasmette a un’apposita app di controllo, al momento disponibile solo per dispositivi iOS. A seconda del movimento che facciamo e dell’attività che eseguiamo, accumuliamo diversi Fuel Points, che poi possiamo utilizzare per migliorare costantemente le nostre prestazioni, per paragonarle a quelle degli amici e ottenere progressi notevoli nello stato di forma. In america dicono che si tratta di una torna al sommario simpatica forma di “Gamification of fitness”, ovvero allenamento sotto forma di gioco, per renderlo più attraente, divertente e alla portata di tutti. Il braccialetto ha un tasto frontale e un display a LED che mostra le informazioni immediatamente interessanti, come le calorie bruciate nel giorno e i passi fatti, ma ovviamente il massimo lo si ottiene usando l’app a corredo. La nuova versione presenta un’estetica analoga alla precedente, con in più il Bluetooth 4.0: compatibilità limitata ad iOS, con particolare attenzione per iPhone 5s: la nuova app a corredo sfrutta infatti il coprocessore M7 per buona parte delle pro- prie rilevazioni, che sono in questo modo non solo più affidabili e precise, ma non gravano sul SoC A7 e assicurano un consumo minimo di batteria. Tra le novità dell’app, le funzioni Sessions, che è il modo di tener traccia di attività specifiche, come la corsa, lo jogging e molto altro, Win the Hour, che il produttore definisce un “motivation partner”, che pone obiettivi per migliorare il proprio stato di forma e sprona l’utente a uno stile di vita più sano e attivo, Groups per la condivisione con gli amici, e molto altro ancora. Il nuovo FuelBand SE sarà inizialmente disponibile in USA, Canada, UK, Francia, Germania e Giappone, a partire da novembre per 149 dollari. A seguire (speriamo) le altre nazioni europee. n.77 / 21 ottobre 2013 tv & video Dopo le insistenti voci degli ultimi anni, oggi la notizia sembra sicura Panasonic, basta plasma nel 2014 Sembra certo: Panasonic fermerà la produzione dei TV al plasma nel 2014 Spazio all’OLED e a tecnologie che garantiranno più margini operativi L o abbiamo sentito più volte, ma questa volta la notizia sembra certa e sicura: Panasonic terminerà la produzione dei TV al plasma nel 2014. Lo riporta Reuters, citando fonti dell’azienda che per ora restano anonime, e lo conferma anche il quotidiano economico giapponese Nikkei: a marzo 2014, Panasonic bloccherà la produzione, un duro colpo per gli appassionati della tecnologia “anti-LED” che ancora oggi farebbero carte false per portarsi in casa un vecchio Kuro, datato ma ancora emblema di qualità indiscussa e di nero perfetto. Panasonic ha tenuto in piedi fino all’ultimo momento la pro- TV & VIDEO Film porno 4K per soddisfare la voglia di Ultra HD Il battesimo del porno è un rito obbligato per ogni nuova tecnologia video: dopo l’alta definizione, il Blu-ray e il 3D, arriva ora anche il primo servizio che offre film porno in 4K. Si chiama Huccio.com e propone film interi in 4K da scaricare sul proprio computer in formato H.264. Al momento il servizio è in fase di lancio e prevede solo una piccola preview di quello che verrà offerto tra qualche mese, quando saranno attivi anche i piani di pay per download e di abbonamento con possibilità di scaricare gratis ogni contenuto. Sul sito è possibile scaricare una breve clip, niente di “hard” (per quello bisogna fare la free membership), ma comunque un breve filmato per saggiare la qualità delle riprese. di Roberto Pezzali torna al sommario duzione dei TV al plasma, ma ormai la situazione sembra insostenibile con margini inesistenti e perdite che si accumulano anno su anno: il presidente Kazuhiro Tsuga sembra aver così deciso di staccare la spina per sempre. Una decisione sicuramente dolorosa per la stessa Panasonic, che vuole bene al plasma come a uno dei suoi figli, ma ormai necessaria a fronte di perdite della divisione TV che si attestano a circa un miliardo di dollari all’anno. Secondo le fonti, le linee di produzione verranno riconvertite e gli ingegneri responsabili dello sviluppo del plasma si dedicheranno ad altri progetti e verranno ricollocati, probabilmente alla divisione OLED. È su quest’ultima che Panasonic spinge di più: sembra imminente un grosso annuncio di Panasonic relativo agli OLED, e tra qualche mese potrebbe esserci la sorpresa che farà presto dimenticare il plasma: OLED realizzati con tecnologia printing a costi più abbordabili, capaci della qualità di un plasma ma con i benefici del LED. È quello che aspettano tutti. tv e video La piattaforma sarà Android 4.4 Kit Kat Google TV diventa Android TV di Roberto Pezzali G oogle è pronta ad abbandonare il brand Google TV: da qualche settimana i prodotti TV basati su Android, come la Bravia Stick di Sony (lanciata solo negli Usa), vengono chiamati prodotti “Android TV”. Il nome Google, seppure molto forte, non ha fatto breccia e il sistema non ha attratto i produttori che hanno continuato con la loro piattaforma integrata lasciando a Google le briciole: solo Sony e LG hanno di fatto lanciato un prodotto Google TV, e in entrambi i casi non si può certo parlare di successo. Google vuole però tornare in pista: la tiepida accoglienza delle Smart TV lascia spazio a enormi margini di crescita e la televisione è sicuramente un settore dove bisogna lavorare ancora tanto. Al momento la piattaforma resta disponibile, verrà aggiornata ad Android 4.4 Kit Kat e verrà chiamata Android TV, ma le cose potrebbero cambiare ancora. L’esperimento Chromecast, la chiavetta da inserire nella porta HDMI venduta a poche decine di dollari (35$), ha avuto un grande successo e questo apre un’altra possibile strada per la crescita, spingendo più sui “Servizi Google per la TV” con app dedicate da inviare al TV tramite appunto una Chromecast. Anche Google, con l’enorme esperienza accumulata negli anni, non ha ancora trovato la ricetta perfetta per rendere la TV più smart: una missione questa che vede in campo tantissimi competitor, e ad oggi è impossibile dire chi avrà la meglio. TV al plasma Estinzione vicina L’ultimo report DisplaySearch mostra che ogni anno le vendite dei plasma calano del 20% nonostante prezzi più bassi e tanti modelli di Roberto Pezzali Panasonic è rimasta l’ultima grande sostenitrice del plasma, e se il prossimo anno deciderà di staccare la spina, gli unici produttori rimarranno Samsung e LG, aziende che nel plasma non ci hanno mai davvero creduto e che continuano a produrli perché, in alcune regioni, i TV giganti a prezzo stracciato vendono ancora molto. Basta osservare l’ultimo report di DisplaySearch, nota società di analisi nel mondo dei TV, per accorgersi che il plasma è ormai vicino all’estinzione e la sua fine è rallentata solo dalla crescita che sta avendo in Cina, dove i consumatori pur di avere uno schermo di dimensioni giganti, scelgono schermi al plasma di passata generazione, solo HD Ready, che hanno costi oramai ridottissimi. In Europa e in America, nonostante un numero di modelli sul mercato più che soddisfacente e prezzi che anno dopo anno scendono, il mercato dei plasma cala del 19% anno su anno, e in tre anni il numero di pezzi venduti è dimezzato. Continuando con questo trend, entro 4 anni i TV al plasma saranno estinti, con poche nicchie di consumatori interessati all’acquisto. estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 hifi & Home Theater Diffusori controllabili dal telecomando o dalla app dedicata Bose Sound Touch, musica connessa Tre nuovi diffusori Bose tutti con AirPlay e Wi-Fi per lo streaming di Roberto faggiano rano i diffusori che mancavano nella gamma Bose: la nuova linea Sound Touch comprende tre diffusori con collegamento Wi-Fi e AirPlay per musica in streaming da dispositivi mobili e da un PC o server casalingo. A livello estetico sono praticamente uguali ma cambiano le dimensioni: il top di gamma Sound Touch 30 (700 euro) misura 43x25x18 cm e può essere usato anche come diffusore principale in ambienti di grandi dimensioni. Il Sound Touch 20 (400 euro) misura 31x19x10 ed è più indicato per la stanza dei ragazzi o per la cucina. Il terzo modello è il Sound Touch Portatile (400 euro) che è dotato di batteria ricaricabile con autonomia di circa tre ore; le dimensioni non sono così ridotte come alcuni concorrenti (24x15x6 con peso di 1,5 kg) e quindi lo rendono più indicato per chi desidera muoversi in giardino o in terrazzo continuando ad ascoltare la musica preferita. In comune tra i tre modelli sono le funzioni e l’app di controllo che permette di accedere alle Web E Dal prossimo febbraio disponibili cuffie di alta qualità con un DAC USB integrato con supporto per audio ad alta risoluzione mo collegamento in rete con il Wi-Fi si può svolgere tramite PC e cavetto USB in dotazione. Tutto, quindi, è predisposto per l’uso anche senza smartphone o tablet. A breve sarà disponibile anche il Controller (99 euro), un telecomando rotondo con display per gestire i diffusori Sound Touch, fissabile anche a parete. Come di consueto, Bose non rilascia specifiche tecniche riguardo questi diffusori; unica concessione la presenza di un subwoofer integrato con tecnologia a guida d’onda nel Sound Touch 30. hifi & home theater La finitura esterna è disponibile in versione bianca o nera Sonos Play:1, il multiroom è più piccolo È il più piccolo tra i diffusori ma con le stesse funzionalità degli altri modelli I di Roberto faggiano l Play:1 diventa il modello più piccolo della famiglia Sonos: misura 12x16x12 cm e impiega un sistema a due vie con midwoofer da 9 cm e tweeter, ciascuno con il proprio amplificatore. Il prezzo di listino è di 199 euro, e fino al 31 dicembre ogni acquirente riceverà un modulo Bridge in omaggio per l’utilizzo in stanze prive di cablaggio Ethernet. Il diffusore può essere utilizzato da solo in piccoli ambienti o come diffusore surround in abbinamento alla Playbar o in stereofonia utilizzando due diffusori per un ascolto migliore. Sul radio oltre che alla propria musica e ai servizi di streaming musicale. Già prevista anche la funzione multiroom per un utilizzo di diversi diffusori in ogni stanza della casa. Privilegiato l’uso di dispositivi Apple, dato che l’AirPlay è incluso anche nel modello portatile. In tema di connessioni troviamo il classico ingresso mini jack per ogni tipo di sorgente e la presa di rete Ethernet in alternativa al Wi-Fi. Rispetto ai concorrenti già sul mercato, si può notare l’attenzione verso l’utilizzo anche da parte di un pubblico poco esperto in materia. Infatti, i diffusori hanno in dotazione il telecomando per le funzioni principali, hanno dei tasti diretti con sei preselezioni per ritrovare subito i diversi contenuti di uso più frequente e c’è perfino un piccolo display OLED che segnala la sorgente in ascolto. Anche la procedura di pri- torna al sommario diffusore è disponibile la presa di rete nelle stanze raggiunte dal cablaggio, ma per chi possiede già altri diffusori Sonos l’abbinamento in rete è automatico. Le funzioni si gestiscono a distanza tramite l’applicazione Sonos Controller che è stata ulteriormente migliorata per meglio integrare i servizi di streaming musicale. Piccole modifiche anche per i tasti sul diffusore: oltre alla variazione del volume è possibile avanzare di una traccia o mettere la musica in pausa con un semplice tocco. Questo modello è anche resistente all’umidità. Ulteriore possibilità di impiego è Cuffie USB con DAC a 24 bit da Audio Technica il fissaggio a parete con una staffa di misura standard. di Paolo centofanti Uscirà il prossimo febbraio e ha la sigla ATH-D9000USB, che rivela solo il fatto che si tratta di una cuffia USB. Ciò che rende interessante l’ultima novità di Audio Technica è che è un prodotto destinato agli ascoltatori più esigenti e che è forse la prima cuffia a integrare un DAC audio USB a 24 bit compatibile con audio fino a 192 KHz. È dotata di doppio ingresso, mini-jack stereo e micro USB, dove quest’ultimo alimenta DAC e amplificatore integrati nel padiglione sinistro. L’elettronica utilizza componenti Burr Brown ed è schermata per eliminare interferenze dal vicino diffusore da 53 mm. I dati di targa parlano di una risposta in frequenza da 5 Hz a 35 KHz e un rapporto segnalerumore superiore ai 95 dB. La connessione USB è compatibile con la modalità asincrona, che garantisce un preciso controllo del jitter, per una trasmissione lossless di elevata qualità. Le cuffie sono al momento annunciate per il mercato giapponese, con un prezzo suggerito intorno ai 280 euro. estratto da dday.it PREPARATI A QUALCOSA DI STRAORDINARIO Tieniti pronto! Gestire contemporaneamente più applicazioni in un’unica schermata sarà possibile grazie alla nuova funzione QSlide. Potrai prendere appunti e tenerli sempre in vista con QuickMemo 2.0. Rimarrai colpito da immagini così brillanti e definite tutte da toccare. LG Optimus G: l’unico modo per scoprirlo veramente sarà provarlo. Live without boundaries. www.lgoptimus.it estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 PC E MULTIMEDIA Canonical ha rilasciato la nuova versione del sistema operativo Linux Ecco Ubuntu 13.10, per PC e telefoni I maggiori cambiamenti sono rimandati ma arriva comunque Ubuntu Touch È pensata per offrire uno storage permanente extra agli Ultrabook e velocità fino a 140 MB/s di Emanuele VILLA Unity, ma la nuova tecnologia non è ancora pronta al grande debutto. La novità forse più corposa è che insieme a Ubuntu 13.10 arriva anche la prima versione completa di Ubuntu Touch, la versione per smartphone e tablet presentata lo scorso anno, e al momento uffi- cialmente rilasciata solo per i produttori OEM. Il lancio ufficiale è previsto solo per l’anno prossimo, ma i più temerari possono già provarla, almeno su uno dei dispositivi Android supportati della gamma Google Nexus e in particolare Galaxy Nexus e Nexus 4. PC E MULTIMEDIA Western Digital My Cloud è un server casalingo alla portata di tutti WD My Cloud ti porta la “nuvola” in casa My Cloud coniuga sicurezza e capienza, è disponibile a partire da 2TB di Roberto FAGGIANO L’ archiviazione sul cloud di immagini, filmati e musica è ormai una realtà consolidata per molti, permette di mettere al sicuro in pochi attimi ogni tipo di documento e non costa nulla (entro certi limiti, ovviamente). Però, sono davvero al sicuro i nostri dati, magari molto personali? Oppure sono in balia di attacchi informatici e varie problematiche di un server fisicamente posto in angoli remoti del mondo? Per chi non si fida troppo del cloud, Western Digital ha presentato My Cloud, la nuvola personale di ogni famiglia o piccola impresa. My Cloud è un Hard Disk esterno molto ben rifinito e con la capacità variabile tra 2 TB (190 euro), 3 TB (240 euro) e 4TB (300 euro), compatibile con Windows e iOS ma soprattutto dotato di un’applicazione che consente di gestirlo a distanza molto untuale come ogni ottobre, arriva anche quest’anno la nuova release di Ubuntu, sistema operativo che a questo punto giunge alla versione 13.10. I cambiamenti più importanti rispetto alla versione precedente sono stati per ora rimandati e quella appena rilasciata è più che altro una release di raffinamento, con piccoli ritocchi e un miglioramento del motore di ricerca integrato in Unity, la nuova interfaccia desktop del sistema operativo. La novità più grande doveva essere proprio la nuova e più moderna architettura grafica (che doveva mandare in pensione l’ormai datato X Window System) che permetterà di esprimere al meglio la visione di torna al sommario facilmente. My Cloud si collega alla rete Ethernet casalinga e si configura in pochi minuti da PC, caricando tutte le cartelle che si vogliono condividere in famiglia o in azienda. Un cruscotto di controllo permette di avere sempre sotto controllo la memoria disponibile e i materiali archiviati. L’applicazione disponibile per Android e iOS permette di gestire tutti i file da smartphone e tablet, potendo prelevare, modificare e aggiungere ogni tipo di documenti; non manca la possibilità di sincronizzare i file con servizi di cloud come Dropbox e altri. Dall’interfaccia grafica per PC e dispositivi mobili si possono riprodurre immagini, filmati e musica. Se lo spazio disponibile nel My Cloud fosse insufficente, è possibile collegare altri tipi di memoria tramite presa USB 3.0 per la migliore velocità di trasferimento. P di Paolo CENTOFANTI Dalla Francia la chiavetta USB 3.0 più piccola PK Paris è una piccola startup francese molto promettente: l’azienda dichiara infatti, sul proprio sito, di aver realizzato la “chiavetta USB 3.0 più piccola al mondo”, con tagli da 32 e 64 GB e ovviamente pensata per un collegamento stabile con gli Ultrabook, di modo tale da fornire un supplemento permanente di memoria di storage all’SSD integrato (che spesso è da 128 GB). Si chiama K’1 e ha uno spessore di appena 5 mm: nonostante la destinazione naturale siano gli Ultrabook, PK Paris pensa anche ad altri dispositivi come le autoradio e i TV, tutti quei casi dove magari la velocità di trasferimento è meno importante rispetto ai PC ma serve la massima miniaturizzazione. Infine, il discorso prestazionale: pur non essendo paragonabile agli SSD, PK Paris parla di 140 MB/s di velocità massima, laddove la maggioranza delle chiavette USB (2.0 e 3.0) difficilmente supera i 50 MB/s. Il corpo metallico, inoltre, lo rende shock-proof. I costi: 34,89 € per la versione da 32 GB, 64,89 € per la versione da 64 GB. Il produttore vende anche online, a chi dovesse interessare. estratto da dday.it Toshiba punta su SSD con la serie Q Pro Asus ET2301, All-in-One reclinabile La dotazione tecnica, dal processore al display, è di ultimissima generazione di Emanuele VILLA A sus annuncia la disponibilità italiana del modello ET2301, un All-in-One di ultima generazione con display Full HD da 23’’ e capacità di operare anche in “modalità tablet”. In pratica, il display può essere tenuto in posizione eretta (cosa che accadrà per il 99% del tempo) e usato come un PC, ma può essere anche posto in orizzontale e adagiato sulla base, di modo tale da avere un vero e proprio tablet da 23’’. La sensibilità touch su 10 punti potrebbe a quel punto permettere operazioni “insolite”, come il gaming multiutente. Parliamo ora di caratteristiche tecniche: i processori sono già gli Haswell Core i7-4470S o Core i5-4430S, a seconda delle esigenze, il sistema operativo è Windows 8 e, a livello grafico, è integrata una soluzione separata NVIDIA GT740M con 1 o 2 GB di memoria; memoria fino a 16 GB e HDD fino a 3 TB completano la dotazione di base, cui si aggiunge una webcam da 2 Megapixel frontale, il Wi-Fi b/g/n e an- PC & MULTIMEDIA Annunciato un nuovo Chromebook, portatile basato su Chrome OS Google e HP lanciano il Chromebook 11 Ha display da 11.6’’, CPU ARM e design giovane. Costa meno di un tablet S di Paolo CENTOFANTI i chiama semplicemente Chromebook 11 e lo hanno annunciato HP e Google. Si tratta di un nuovo PC portatile basato su sistema operativo Chrome OS di Google, caratterizzato da un design giovane e dall’interessante prezzo di 279 dollari. Il portatile, che va a inserirsi in quella che era una volta la fascia dei netbook, è basato su un display da 11.6 pollici (1366x768 pixel) e Se è vero che entro il 2016 il mercato dello storage SSD arriverà al 40% del valore di quello degli Hard Disk tradizionali, è tempo per le aziende di investirci seriamente. Toshiba è in prima linea, e lo dimostra con la nuovissima Q Pro Series, pensata per gli Ultrabook (7 mm di spessore), basata su moduli NAND e dal prezzo piuttosto elevato: il produttore non ha dichiarato caratteristiche tecniche approfondite, ma secondo Maximum PC parliamo, in questo caso, di 550 MB/s in lettura sequenziale e 500 MB/s in scrittura. I tagli sono quelli ormai consueti: 128, 256 e 512 MB, con prezzi di listino (USA) attualmente sui 160, 310 e 740 dollari. PC & MULTIMEDIA È un all-in-one evoluto che si ripiega su se stesso e diventa tablet torna al sommario processore ARM Exynos 5250 GAIA, con 2 GB di RAM e 16 GB di SSD. Il Chromebook 11 sarà disponiible anche con 3G integrato ed è prevista per gli Stati Uniti anche una versione LTE per Verizon. La versione base è dotata di Wi-Fi n, Bluetooth 4.0, due porte USB (solo 2.0), webcam VGA, uscita video SlimPort e porta microUSB per la ricarica della batteria integrata, che offre fino a 6 ore di autonomia. Il peso è di appena 4 grammi oltre la soglia del chilo e la scocca in magnesio è disponibile in bianco o nero con quattro opzioni di colori per gli inserti. Dal canto suo Google mette sul piatto 100 GB di spazio gratuito su Google Drive per due anni, due mesi gratuiti di Play Music All Access e 12 mesi di Wi-Fi gratis sui voli aerei su cui è disponibile il servizio GoGo. Al momento il nuovo Chromebook 11 è disponibile unicamente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. che AC incorporato, Bluetooth 4.0 e una buona dotazione di connessioni, tra cui quattro USB 3.0, due porte Thunderbolt e uno slot per schede di memoria 6-in-1. Tutto per un prezzo di listino consigliato a partire da 1.399 euro. PC & MULTIMEDIA Satellite Z30 proposta “light” di Toshiba Toshiba lancia Satellite Z30 e Z30t, due notebook pensati per utenza business: per il modello Z30, Toshiba dichiara 12 ore di durata, mentre la versione Z30t (display touch) arriva a 10 ore. In entrambi i casi parliamo di notebook dal peso di poco superiore a 1 kg, con spessore di 17,9 mm, dotato di display da 13,3’’ con risoluzione di 1.366x768 e processori Intel Core Haswell fino a i5: la dotazione di memoria è fino a 16 GB e, per lo storage, è possibile installare SSD mSATA fino a 512 GB. A livello di connettività, tre porte USB 3.0, VGA, HDMI, slot SD Card ed Ethernet, oltre alla connettività wireless W-Fi b/g/n, Bluetooth 4.0 e WiDi. Satellite Z30 e Z30t saranno disponibili nel quarto trimestre a partire da 799€. PC & MULTIMEDIA n.77 / 21 ottobre 2013 estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST Un dispositivo eccellente che ha il suo punto di forza nel display da 5.2’’ LCD True HD-IPS con risoluzione Full HD LG G2, la prova. Android ha un nuovo re? G2 di LG è uno smartphone potente, completo e con un prezzo più basso rispetto alla concorrenza Plastiche di qualità e qualche scricchiolio, ma il design è vincente Una volta estratto dalla confezione (piuttosto minimalista), LG G2 non fa sicuramente fatica a catturare l’attenzione. I designer coreani hanno saputo esprimere al meglio le loro idee e il risultato finale è davvero impressionante; dal vivo il modello in colorazione nera fa la sua figura in ogni situazione e difficilmente troverete qualcuno a cui non piace. Il design è moderno e molto pulito con due piccole linee cromate che fanno da contorno al dispositivo; sul lato sinistro c’è lo slot per la micro-SIM mentre manca l’ingresso microSD, elemento da tenere in considerazione visti i soli 16 GB di memoria flash a bordo del modello “base”. Nonostante le cromature, però, LG G2 non spicca per l’assoluta qualità dei materiali scelti per la costruzione: lo smartphone è realizzato con plastiche di buona fattura, ma siamo lontani anni luce dai trattamenti in alluminio satinato di HTC One oppure dalle finiture in vetro temperato del più recente Sony Xperia Z1; G2 è, in sostanza, ai livelli del Samsung Galaxy S4, col quale condivide i materiali della scocca, abbastanza economici; inoltre, in G2 c’è un po’ troppo spazio tra la opo Sony Xperia Z1 è finalmente giunto il momento di provare LG G2, smartphone che già abbiamo avuto modo di apprezzare durante l’IFA 2013 e che condivide con il terminale giapponese lo Snapdragon 800, SoC di Qualcomm il cui processore quad-core da 2.26 GHz (Krait 400) rappresenta l’attuale punto di riferimento del settore. Anche la GPU Adreno 330 è la stessa, ma per il resto parliamo di due terminali assolutamente agli antipodi i quali, insieme a Samsung Galaxy S4 e HTC One (con Snapdragon 600), daranno certamente vita a una bella battaglia sul mercato. Il punto di forza del terminale oggetto di questa prova è senza dubbio il prezzo di listino: 599 euro, un bello schiaffo alla concorrenza ormai solita a lanciare i top di gamma a cifre almeno di 100 euro superiori. Nonostante si tratti di una somma importante, ci piace sottolineare questa presa di posizione da parte del produttore coreano, che intende rafforzare la propria posizione sul mercato affidandosi a un terminale che non ha nulla da invidiare ai concorrenti più costosi e che, anzi, punta a imporsi come assoluto riferimento del mercato. torna al sommario D di Vittorio Romano barassi batteria e la cover posteriore, difetto che emerge abbastanza se si va a premere la parte centrale della copertura posteriore. Le dimensioni del dispositivo sono in linea con gli altri smartphone di dimensioni simili: LG G2 è grande, ma grazie a bordi laterali pressoché inesistenti e con quelli superiore e inferiore davvero ridotti all’osso, il device è il più compatto possibile. Merito è anche del display edge-toedge, che con i suoi 5,2 pollici di diagonale è il più grande della categoria (la linea tra smartphone e phablet è sempre più sottile). G2 è anche molto leggero: i 143 grammi che lo contraddistinguono non saranno certamente pochi, ma sono ottimamente distribuiti e su un terminale di queste dimensioni (138.5 x 70.9 x 8.9 mm) si sentono davvero poco. C’è il tasto sul retro, ma la sorpresa è il Knock-On Una delle caratteristiche peculiari di LG G2 è quella del tasto di accensione / spegnimento / blocco / sblocco (contornato da un LED praticamente inutile) e quelli del volume sul retro del dispositivo; gli ingegneri coreani hanno studiato il modo in cui la maggior parte delle persone impugna uno smartphone e hanno deciso di discostarsi dalla massa proponendo questa piccola “rivoluzione”. All’inizio è davvero dura prendere la mano ma pian piano ci si abitua; mentiremmo, però, affermando che questa soluzione rappresenti il massimo della comodità. La scelta di installare il tasto principale del dispositivo nella cover posteriore ha portato LG a due conseguenze: sul modello europeo si è deciso di rendere non removibile la cover (di conseguenza anche la batteria) mentre in secondo luogo si è dovuta trovare una soluzione alternativa allo sblocco del device. Posizionando G2 su una superficie, ovviamente, il tasto posteriore non è raggiungibile e per sbloccare il dispositivo bisogna affidarsi al Knock-On, funzionalità che permette all’utente di “accendere” il display effettuando un doppio-tap su di esso. Il sistema si è rivelato di una comodità estrema e, pur non essendo infallibile, è un qualcosa che tutti i dispositivi dovrebbero implementare. Una volta provato, ci si ritroverà inconsciamente a fare “tap” su ogni device al fine di sbloccarlo! segue a pagina 23 estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST Smartphone LG G2 segue Da pagina 22 ha la mano troppo piccola, potrebbe risultare abbastanza complicato, ma LG ha messo a disposizione una funzionalità che “restringe e spinge” la tastiera (il cui correttore automatico degli errori non è risultato proprio precisissimo) verso un lato del display al fine di facilitare la digitazione con il pollice della mano. È praticamente impossibile trovare un difetto al display; al massimo possiamo dire che non siamo molto soddisfatti del sensore di luminosità posizionato sopra al pannello: è lento e ci mette un po’ a rilevare anche importanti variazioni della luce ambientale. Vicino al sensore di luminosità trovano spazio un sensore di prossimità e un comodo - e luminoso - LED di notifica. Potenza da vendere, interfaccia ben organizzata e tante app LG G2 giunge sul nostro mercato con Android 4.2.2 preinstallato e con un’interfaccia proprietaria che ben si sposa con la solida base messa a disposizione da Google. In Corea amano UI abbastanza “giocattolose” e, come Samsung, anche LG ci ha messo del suo per rendere tale l’interfaccia di G2. Può piacere oppure no, ma il risultato finale ci è sembrato tutto sommato piacevole e in linea con le tendenze del momento. Ottima l’esperienza d’uso: molto raramente si incappa in piccole indecisioni e tutto ciò avviene solo “stressando” non poco il dispositivo con continue aperture/chiusure di applicazioni. Il potente processore e l’ottimo comparto grafico danno il meglio anche nell’esecuzione di videogame in 3D; giocando a Real Racing 3 non abbiamo assistito ad alcun rallentamento, se non in condizioni di moderato multitasking. Abbastanza evidente è però la produzione di calore che caratterizza il dispositivo nell’utilizzo più intenso; LG G2 si scalda tanto, forse meno rispetto ad altri diretti concorrenti, ma pur sempre in maniera fastidiosa. Ritornando alla UI, ci sentiamo di sottolineare l’ottimo launcher, qualche widget interessante (comodo quello del task manager integrato), la buona organizzazione della sezione Impostazioni (dalla quale è possibile gestire anche la propria combinazione di tasti a sfioramento preferita) e l’idea, molto meno “smart” di affollare il menù a tendina delle notifiche e delle impostazioni rapide: con i parametri standard e i caratteri alla dimensione “normale” le eventuali mail, gli SMS o qualunque altra notifica saranno pressoché invisibili allo slide e bisognerà scorrere in basso per trovarle. Non proprio il massimo della comodità. Comodo è, invece, il sistema Slide Aside che per- segue a pagina 24 Una cosa che può far davvero innamorare del nuovo LG G2 è il display; si tratta di uno splendido esemplare da ben 5,2 pollici di diagonale LCD True HD-IPS, dotato di risoluzione Full HD (ne risulta una densità di 424 ppi ma con trattamento RGB-stripped, ben diverso dal Pentile da 441 ppi del SuperAMOLED di Samsung Galaxy S4) e di una qualità da primissimo della classe. Questo display, confrontato con tutti i principali concorrenti, ne esce vincitore: la luminosità è invidiabile, i colori sono splendidi e realistici, i bianchi ottimi e i neri molto, molto profondi (ovviamente non a livello degli OLED che però si sognano un bianco così). Gli angoli di visione sono eccellenti: anche uscendo dal range ottimale, il pannello non fa affatto fatica a palesare tutte la sue qualità. Le dimensioni, poi, non devono spaventare: nonostante l’ampio polliciaggio, sembra sempre di avere a che fare con un display più piccolo, merito soprattutto della cornice sottile. Insomma, LG ha fatto centro. Maneggiando LG G2 non si farà fatica ad apprezzare la comodità di uno schermo così grande e definito in un corpo tutto sommato snello; l’interfaccia proprietaria LG (che ha calcato abbastanza la mano) non fa altro che esaltare le qualità del display e la navigazione web è sempre estremamente piacevole (se non fosse per il browser di sistema dimostratosi tutt’altro che stabile, ma c’è anche Chrome preinstallato che è decisamente meglio). Scrivere un SMS, per chi torna al sommario Il display? Un capolavoro estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST Smartphone LG G2 mette di “parcheggiare” fino a tre diverse applicazioni eseguendo un semplice slide con tre dita verso sinistra; per richiamarle basterà eseguire lo stesso movimento, sempre con tre dita, in direzione opposta. Il sistema funziona bene e renderà più immediato il passaggio tra un’applicazione e un’altra (il multitasking classico di Android è comunque presente ed è attivabile tenendo premuto il tasto home), ma attenzione ad usarlo con app come - per esempio - Gmail: se lo slide non viene riconosciuto si rischia di cancellare le mail. Altrettanto comode sono poi le applicazioni Quick Translator e Quick Remote: la prima è in grado di effettuare traduzioni “al volo” semplicemente fotografando un testo oppure pronunciando le parole; la seconda trasforma G2 in un vero e proprio telecomando capace di controllare una miriade di dispositivi grazie alla piccola uscita IR posta nella porzione superiore del device. Sul fronte delle app preinstallate segnaliamo inoltre la presenza di Polaris Viewer 5, di un comodo File Manager, di un Dizionario e dell’app Notebook, pensata per coloro che vogliono utilizzare G2 per prendere appunti (ma il pennino non c’è). Non manca, inoltre, la possibilità di effettuare screen capturing “al volo” (sulle schermate ci si può anche scrivere su) e, grazie a QSlide, è anche possibile portare in primo piano fino a due finestre aggiuntive relative ad altrettante applicazioni di largo utilizzo (browser, telefono, messaggi, calendario, email, appunti, calcolatrice, ecc.). Degna di nota, infine, è la “modalità ospite”: grazie a questa specifica funzionalità saremo in grado di decidere una sequenza di sblocco diversa che porta a un ambiente alternativo e strettamente controllato, cosa molto utile se, per esempio, si è soliti affidare uno smartphone da più di 500 euro a un bambino. Altra bella sorpresa di LG G2 è sicuramente rappresentata dal modulo fotocamera composto da un sensore da 13 MP con autofocus, impreziosito da uno stabilizzatore ottico (OIS) integrato che fa perfettamente il suo lavoro. La stabilizzazione ci viene in aiuto - e spesso si fa sentire in maniera prepotente - in condizioni di scarsa luminosità e, soprattutto, nella registrazione dei video diurni e notturni. Il risultato finale è più che buono: le foto scattate con LG G2 (a 10 MP se si decide di preservare il formato 16:9) sono abbastanza nitide e ricche di dettagli. La qualità generale degli scatti effettuati in condizioni di buona luminosità è sotto gli occhi di tutti e il display ci mette del suo per rendere ancora più belle le immagini catturate. Ad un’analisi approfondita effettuata al computer, ci rendiamo conto che gli scatti perdono un po’ di dettaglio ai bordi ed evidenziano una leggera distorsione, ma il modulo è sempre in grado di garantire fotografie ben sopra la media e paragonabili ai più agguerriti concorrenti. Il merito è anche dell’autofocus (a dire il vero, piuttosto lento) da 9 punti che ci dà una bella mano in più di una situazione. In notturna le foto, pur non impeccabili, sono anche decisamente migliori di molti competitor: il rumore si nota ma il dettaglio, grazie anche a un sistema di compressione JPEG tutt’altro che aggressivo, è sempre più che sufficiente. La lista di impostazioni e modalità di scatto è completa e soddisferà i palati dei fotografi creativi; molti sono gli effetti selezionabili e c’è anche lo scatto al “cheese”. Molto luminoso il flash LED integrato. Manca un tasto di scatto dedicato, ma ad adempiere questo compito ci pensa il pulsante per abbassare il volume posto al di sotto del tasto di sblocco del device: non è proprio comodo, ma funziona. Passando ai video non possiamo non confermare la nostra impressione sulla bontà del modulo scelto da LG per questo G2. I filmati sono registrati a 1080p e a 60 fps con qualità più che buona; lo stabilizzatore fa egregiamente il suo lavoro e anche in condizioni di poca luce non è difficile ottenere riprese di qualità più che dignitosa. Di buona fattura, ma non proprio Lo stabilizzatore ottico è la ciliegina sulla torta torna al sommario comodissimo, lo zoom digitale che attiva anche lo “zoom audio”, funzionalità che fa sì che il device si “concentri” nella registrazione dei suoni (ottima grazie a tre microfoni stereo e alla presenza di un sistema di riduzione dei rumori ambientali) provenienti dalla zona evidenziata dall’ingrandimento. Buono anche il sensore secondario frontale da 2,1 megapixel: scatta foto niente male e anch’esso registra video a 1080p, ma a 30 fps. Degna di nota è, infine, la componentistica interna dedicata alla riproduzione audio: anche usando le cuffie offerte in dotazione, la qualità è notevole; LG, poi, ha inserito nel device alcuni brani lossless .flac che evidenziano non poco le doti sonore di cui è capace G2. Molto meno azzeccata è invece la scelta di equipaggiare G2 con un solo altoparlante, nonostante nella porzione inferiore del dispositivo ci siano due griglie che fanno pensare ad altrettanti diffusori. Clicca qui per vedere il video registrato di giorno e qui per il video notturno. LG G2 vince grazie al display e al prezzo, ma la plastica... Lo smartphone messo a punto da LG è senza ombra di dubbio all’altezza delle aspettative: il display è il pezzo pregiato del lotto e siamo pronti a scommettere che in molti sceglieranno questo dispositivo proprio per le indubbie qualità del pannello da 5,2 pollici. LG G2 è anche un ottimo telefono: prende bene ovunque, le chiamate si sentono benissimo, l’audio registrato è ottimo e la batteria da 3000 mAh con tecnologia SiO+ (realizzata in modo da “riempire” alcuni spazi morti del dispositivo) garantisce un’autonomia più che soddisfacente: G2 non farà mai fatica ad arrivare fino a sera. La fotocamera, poi, è di qualità ed è in grado di soddisfare anche le esigenze degli utenti più pretenziosi. LG G2 è dunque la scelta definitiva del panorama Android? Considerando i 100 euro di listino in meno rispetto alla concorrenza forse sì, ma bisogna accettare qualche compromesso: la qualità costruttiva non è al top e manca uno slot per le schede microSD. Le plastiche sono buone ma gli scricchiolii sono eccessivi mentre la presenza della sola memoria interna da 16 GB costringe a prendere in considerazione l’acquisto del modello da 32 GB. Sotto questi aspetti alcuni modelli offerti dalla concorrenza sono in grado di offrire di meglio. Se però questi elementi non vengono considerati come determinanti, allora LG G2 diventa quasi una scelta obbligata: con 599 euro, prezzo di listino, ci si porta a casa uno smartphone estremamente potente, completo e funzionale. E soprattutto con uno dei display più belli mai visti su un dispositivo di questo genere. segue Da pagina 23 estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST Ultra HD, HDMI 2.0, DisplayPort 1.2 e uno schermo da 65 pollici: il tutto a un prezzo di listino di circa 8.000 euro Panasonic 65WT600: Ultra HD vero e puro Schermo Ultra HD, media player integrato a super risoluzione e HDMI 2.0 per il TV 65WT600 Tutti i pregi, i difetti e le nostre impressioni sul nuovo top di gamma di Panasonic in prova qualità con i contenuti normali, spaziando dai programmi TV ai filmati scaricati dal Web per finire con i Blu-ray di indubbia qualità. Non ci siamo fatti mancare nemmeno i contenuti in 4K, anche se non siamo riusciti, per mancanza di hardware, a provare l’ingresso HDMI 2.0 e neppure l’uscita DisplayPort con materiale Ultra HD a 60 fps: stiamo realizzando un sistema ad hoc per provare a giocare a 60 fps in Ultra HD, quindi sarà nostra premura effettuare un update della prova quando ci saranno una sorgente e materiale adatto. Un WT60 più massiccio e pesante Per il suo Ultra HD Panasonic ha ripreso le linee stilistiche della serie WT60, il top di gamma della linea LED. Il mix metal and glass funziona, anche se qualcuno potrebbe preferire la base a “V” che Panasonic ha adottato sullo ZT60 e sulla serie DT60 LED. Il piedistallo, un blocco unico di metallo cromato, è decisamente solido e questa è la cosa più importante dato che il TV, con il suo grosso pannello Ultra HD, non è proprio un “peso piuma”. Non è possibile orientare il TV, ma su queste dimensioni solitamente si predilige un’installazione fissa. Rispetto agli altri modelli della serie LED, la cornice è un po’ più spessa, ma il look & feel complessivo non è affatto male. Nella parte bassa, lungo la cornice, Panasonic ha inserito una barra a LED blu che emana una tenue ma fastidiosa luce blu, fortunatamente disinseribile da menù. Il telecomando in dotazione è la classica unità Panasonic, retroilluminata e con una disposizione dei tasti che si ripete da circa cinque anni. Insieme al telecomando principale è fornita anche la piccola unità con touchpad, forse più efficace per la parte Smart ma a nostro parere più scomoda. Il teleco- segue a pagina 26 n 65” a 8.000 euro non è certo un TV a buon mercato, ma il nuovo WT600 Panasonic può essere definito il primo TV Ultra HD next gen: presentato all’IFA di Berlino, adotta infatti, unico tra i modelli presenti sul mercato, un ingresso HDMI 2.0 affiancato a un altrettanto utile DisplayPort 1.2. Un prodotto flagship che ci offre un assaggio di quelle che saranno le possibilità dei TV LCD nei prossimi anni. Non è un segreto, infatti, e lo abbiamo sempre detto, che l’Ultra HD non è certo destinato a restare tecnologia elitaria e probabilmente tutti i top di gamma del prossimo anno, sui tagli da 55” in su, saranno TV Ultra HD. Il WT600 parte dall’ottima base del WT60 e aggiunge un nuovo processore con funzionalità di upscaling 4K, un nuovo decoder interno che permette anche la riproduzione dei filmati Ultra HD da hard disk o chiavetta e un pannello da 65” da 3.840x2.160 realizzato da Panasonic capace di accettare anche segnali 3D (ma solo in Full HD). Il resto lo abbiamo più o meno visto sull’attuale gamma di TV al plasma e LED Panasonic: doppio tuner, interfaccia con home screen personalizzabile e tante applicazioni cloud based. Panasonic ha lavorato per migliorare le app in ottica Ultra HD: il browser, le mappe e altre app sono già compatibili con la risoluzione elevata e a breve arriverà anche un servizio di streaming per potersi godere qualche piccola clip a definizione super, anche perché oggi c’è davvero ben poco da vedere con un TV di questo tipo. L’Ultra HD è fantastico, migliora non solo la percezione della definizione ma anche la percezione di nero e profondità; ma, come sappiamo, mancano i contenuti e abbiamo ritenuto giusto concentrare buona parte della prova sulla U di Roberto pezzali torna al sommario estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST segue Da pagina 25 mando principale, comunque, è davvero eccellente. Nella parte alta è stata inserita, come negli altri modelli top di gamma, la videocamera per Skype: l’uscita della videocamera è automatica, ma per farla rientrare si deve agire manualmente. HDMI 2.0, DisplayPort, USB 3.0 e tantissimi tuner Interfaccia classica in salsa 4K L’interfaccia del WT600 è la stessa che abbiamo potuto vedere anche sugli altri top di gamma Pa- Non si può recriminare niente a Panasonic sulla dotazione di connessioni: l’HDMI 2.0, tanto inutile ora quanto tanto desiderato, è presente ed è un HDMI 2.0 vero a 18 Gbps, con gestione di segnali Ultra HD 4:4:4 a 60 Hz e con tutte le novità che il nuovo standard ha portato. Il chip, prodotto da Panasonic stessa, è il primo al mondo compatibile con la nuova versione della connessione digitale. Di fianco, non meno importante, troviamo il DisplayPort 1.2: anch’esso supporta Ultra HD fino a 60 Hz con una banda superiore rispetto all’attuale HDMI 1.4 e, cosa più importante, è già disponibile sulle schede video top di gamma. Tuttavia realizzare un computer capace di gestire al massimo dettaglio un segnale Ultra HD a 60 fps costanti non è cosa da poco,e una sola scheda non basta: il TV è pronto, tutto il resto non ancora. Indispensabile e preziosa la porta USB 3.0: il media player interno, seppur con molti limiti, supporta la riproduzione di filmati 4K e il Web al momento è l’unica fonte di clip e spezzoni; la possibilità di riprodurli senza un set top box esterno è una vera manna dal cielo. Il media player, però, non supporta molto bene filmati a elevato bitrate, e una porta USB 2.0 è più che sufficiente. Consigliamo di usare l’USB 3.0 per un Hard Disk e la funzione PVR, e usare per i filmati Ultra HD una porta USB 2.0. Infine, ma da non sottovalutare, Panasonic ha farcito il WT600 con la solita dotazione di tuner che accompagna le serie top: doppio tuner DVB-T, doppio tuner DVB-S per una flessibilità nella gestione del PVR con media server integrato che non ha eguali tra i produttori di TV. Mancano DVB-T2 e HEVC: a chi punta il dito contro questa assenza possiamo assicurare che il tuner resterebbe nell’angolino a fare le ragnatele, mentre l’HEVC, almeno per lo streaming via Web e il media player, sarebbe stato sicuramente utile in previsione di una TV sempre più connected. Nessuno, però, è stato in grado di dirci se il nuovo processore usato da Panasonic sarà aggiornabile, in ogni caso un set top box esterno risolve ogni problema. torna al sommario nasonic: ci sono le classiche cloud app, c’è una sezione PVR completa e funzionale e la possibilità, per alcuni comoda, di personalizzare le Home Screen a seconda dei gusti personali. Ci sono alcuni aspetti tipici di questo WT600 ed è a questi che vogliamo guardare con attenzione: le impostazioni video sono ricchissime e soprattutto integrano sia i profili ISF sia la calibrazione THX 4K. Per quest’ultimo sono disponibili diverse regolazioni dedicate alla gestione dello scaling, una delle quali è particolarmente interessante. L’utente può, infatti, scegliere se effettuare uno scaling dell’immagine con interpolazione, ovvero da un pixel il TV ne ricava 4 interpolando i pixel adiacenti, oppure se sfruttare un più banale accorpamento dei pixel che unisce gruppi di 4 pixel per ricreare il pixel originale. In questo caso, non c’è interpolazione e il risultato è un quadro compatto con una nitidezza leggermente migliore e una resa del tutto simile a quella di un TV Full HD. Potrebbe sembrare banale, ma è una modalità Pure Direct per il Full HD che mostra il segnale esattamente in modo nativo su un pannello più risoluto: non si guadagna niente, ma non si perde nulla e con certi contenuti compressi in modo non impeccabile è lo scaling che rischia di peggiorare la resa complessiva. Passare dalla modalità 4 Pixel a quella a interpo- lazione è utile per rendersi conto da che distanza di visione si percepiscono le differenze: da 1 metro vediamo chiaramente la sparizione dell’aliasing, da 2 metri è impossibile distinguere le due immagini, segno che un pannello così risoluto da 2 metri di distanza non permette a chi lo guarda di risolvere tutte le linee. Tornando all’interfaccia, abbiamo apprezzato la conversione dell’intero OSD da Full HD a Ultra HD: l’interfaccia del menù, della Smart TV, del media player e le applicazioni come Skype e il Browser sono tutte in Ultra HD, e la differenza, soprattutto sulle font, si vede. Il problema è che con l’interfaccia così ad alta definizione la velocità dell’interfaccia stessa si riduce di molto e l’esperienza “smart” non è certo delle migliori. Forse, con un’interfaccia Ultra HD, era meglio dotare questo TV di un processore più potente. Per capire cosa intendiamo, basta usare la tastiera: l’immissione di un testo è davvero lenta. Il media player integrato richiede una chiavetta o un Hard Disk esterno, anche se con qualche filmato a datarate ridotto (ma a risoluzione elevata) una buona chiavetta USB 2.0 riesce a gestire il flusso. Il TV non è molto flessibile sotto il profilo dei file riprodotti: le foto non danno problemi di alcun tipo, mentre per i filmati siamo riusciti a fargli riprodurre solo filmati MP4; i filmati con estensione MOV vanno remuxati. Panasonic ci ha fornito una serie di filmati “demo” con un’estensione molto particolare, “.encm”, un container fatto appositamente per il media player di questo TV per il quale però non viene fornito né un encodec né un muxer. I filmati si vedono senza problemi se hanno un datarate abbastanza basso, ad esempio quelli scaricati da Youtube: se si carica un filmato poco compresso come la versione Ultra HD di Tears of Steel il TV segue a pagina 28 TV Panasonic 65WT600 estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST Linea ultra sottile, finitura curata e connessione Bluetooth sono solo alcune caratteristiche della soundbar LG LG NB4530 in azione: non la solita soundbar Un prodotto di qualità e versatile per migliorare l’audio del TV, soprattutto con sorgenti all’altezza Estetica convincente La soundbar LG piacerà a chi possiede televisori con supporti piuttosto bassi, nei casi dove altre soundbar rischiano di oscurare i ricevitori dei telecomandi; volendo, la si può anche fissare alla evoluzione dei diffusori Soundbar si sta sempre più portando verso oggetti non solo dedicati ai televisori ma anche per la musica archiviata su smartphone e tablet. Questo impone però di avere migliori prestazioni musicali, una condizione non sempre facile da ottenere in diffusori così piccoli. Per la nostra prova di soundbar “con qualcosa in più” abbiamo scelto la LG NB4530 (399 euro), dalla linea molto elegante grazie alla forma sottile, appena 3,54 cm di spessore per circa 104 cm di lunghezza, sempre abbinata al suo subwoofer senza fili e dotata di prese HDMI e Bluetooth per le sorgenti musicali portatili. Le dimensioni la rendono quindi adatta all’abbinamento anche con TV di formato superiore ai 42’’. Il telecomando in dotazione è molto più affollato della media per questa tipologia di diffusori, infatti oltre a variare il volume e scegliere la sorgente si può accedere e modificare una lunga serie di parametri. Prima di tutto ci sono gli effetti DSP, sono ben otto e si adattano ai diversi tipi di programma da riprodurre: il più utile è il 3D sound per migliorare l’effetto surround, ma c’è anche l’Upscaler per dare più energia alla musica MP3; non manca il Clearvoice per esaltare la voce con programmi come talk show o notiziari. Inoltre, si può variare in modo indipendente il volume del subwoofer e si può anche comandare il TV di alcune marche con un codice numerico. Ma se userete il collegamento tramite HDMI di tipo ARC potrete controllare il volume dal telecomando del TV, che riconoscerà automaticamente il diffusore esterno. torna al sommario L’ di Roberto FAGGIANO parete perché il supporto da tavolo è facilmente rimovibile. Al centro del diffusore c’è un comodo display con caratteri ben visibili anche a distanza, utile per controllare la sorgente e il volume ma indispensabile durante altre impostazioni secondarie dal telecomando. In generale, un diffusore bello da vedere e ambientabile anche in arredamenti curati. Un subwoofer laterale Il diffusore per riprodurre le frequenze più basse ha un’insolita disposizione laterale dell’altoparlante, precisamente verso il lato destro. Questo fatto, unito all’accordo reflex posteriore, implica un posizionamento meno libero del solito per non soffocare la resa in gamma bassa o al contrario eccedere nei colpi bassi. Peccato che le istruzioni ignorino colpevolmente questo aspetto. Il subwoofer si collega senza fili alla soundbar e quindi ha bisogno del solo cavo di alimentazione; la potenza disponibile dichiarata è di 150 watt teorici (dato che l’assorbimento massimo è di 35 watt) ma comunque in pratica non ci sono problemi nell’uso quotidiano. La finitura del subwoofer è piuttosto modesta, lontana dalle attenzioni dedicate alla soundbar, seppure ingentilita dalla griglia metallica grigia che protegge l’altoparlante; poco male dato che il suo destino è di essere messo in genere lontano dalla vista. L’amplificatore è sistemato alla base e separato dal volume interno del diffusore. Versatilità di buon livello I collegamenti della soundbar LG permettono di collegarsi al TV tramite un cavo HDMI (incredibile ma vero, fornito in dotazione) sull’uscita con canale audio di ritorno; inoltre, troviamo un’altra presa HDMI, un ingresso audio digitale ottico e il classico minijack stereo per qualsiasi altra sorgente. Infine, c’è anche una presa USB per collegare chiavette con contenuti musicali. Quindi massima libertà di collegamenti per ulteriori sorgenti oltre a quelle consuete. Peccato che l’alimentazione debba far ricorso a uno scomodo trasformatore esterno, simile a quelli usati per i notebook. Alla prova dei fatti promossa con buoni voti Ci accingiamo alla prova con una certa severità, dato il prezzo di listino superiore alla media per questi oggetti; per fortuna il prezzo reale di vendita è inferiore anche di 100 euro. La messa in opera è molto semplice e senza problemi anche per i meno esperti; rimane la necessità di segue a pagina 28 estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST segue Da pagina 26 dopo qualche secondo inizia a perdere fotogrammi. Non sappiamo se è il decoder da ottimizzare, ma di sicuro non è un problema di transfer rate: abbiamo provato con diversi Hard Disk e chiavette sia tramite USB 2.0 sia tramite USB 3.0. Che qualità in Ultra HD… da un metro Non siamo riusciti a provare a lungo il TV con filmati Ultra HD: l’assenza di player compatibili con segnali ad altro framerate e i problemi del player interno con contenuti ad elevato bitrate ci hanno imposto una valutazione su alcune clip di riferimento. Il TV, in modalità THX e Ultra HD mostra una qualità davvero sorprendente, ma questa non è una novità: il peggiore TV Ultra HD impressiona di più del miglior TV Full HD, e guardare i dettagli che questo pannello riesce a mostrare lascia a bocca aperta. Il nero è buono, l’angolo di visione anche e i colori convincenti: le immagini non lasciano spazio a commenti troppo negativi, l’elevata risoluzione compensa anche un livello di nero che non è bassissimo ma sembra comunque migliore di quello di molti TV LED. Unica critica, un leggerissimo banding visibile sui panning, un paio di striature verticali appena percettibili che comunque, come in molti casi, sono legati all’esemplare in prova. Come per gli altri TV Ultra HD provati, i benefici della risoluzione super sono visibili solo se stiamo molto vicini allo schermo: da 2 o 3 metri la differenza con un Full HD non è così visibile. Panasonic ha lavorato molto bene sullo scaler: la resa con Blu-ray di ottima qualità è del tutto analoga a quella di un ottimo TV LED ad alta definizione, e chi scommette su questo WT600 al momento, in attesa di contenuti adeguati, si può consolare con un’ottima resa in Full HD. Non si vede male neppure la programmazione televisiva: un po’ di filtro per limitare l’aliasing, un po’ di pulizia sul rumore e il risultato è decisamente buono anche con i nostri canali. Certo, un segnale HD è tutta un’altra cosa ma in Italia, fatta eccezione per Sky, abbiamo ben pochi canali in HD di cui godere. Il 3D è nella norma: si vede come un TV 3D Full HD attivo, basso crosstalk e occhiali abbastanza comodi. Buoni i consumi e input lag: si può attivare una modalità Game che abbassa l’input lag a circa 20 ms e la classe energetica è al top, classe A. Tanto potenziale difficile da esprimere Bisogna essere onesti: da 3 metri di distanza la differenza tra un 65WT60 e un TV Full HD LED di pari dimensioni e di eccellente qualità sta solo nel prezzo, ma se ci avviciniamo la situazione cambia e non di poco. “Il mezzo c’è”, ma manca la benzina per farlo andare alla sua velocità: i contenuti Ultra HD sono pochi e il player interno ancora non è abbastanza flessibile per una riproduzione senza problemi di ogni file che gli diamo in pasto. Restano i giochi, ma per valorizzare il TV e la presa DisplayPort serve hardware di un certo livello e bisogna mettere in preventivo almeno un computer da 3.000 euro, con due schede in configurazione SLI per mantenere dettaglio e framerate. Il prezzo per giocare, a questo punto, sale a 10.000 euro tra sorgente e TV, forse un po’ troppo. Il 65WT600 è un ottimo TV, ma è difficile consigliare ora un acquisto: sarebbe come prendere una Ferrari e abitare in campagna, la si può mostrare agli amici, fare quella accelerata su un breve rettilineo senza però riuscire a godere fin da subito del proprio acquisto. tEST Soundbar LG NB4530 segue Da pagina 27 posizionare bene il subwoofer lasciando libero il lato destro. Iniziamo l’ascolto della soundbar dal suo ruolo più comune, cioè dall’ascolto dei programmi tv: subito si nota il buon equilibrio del subwoofer che non necessita di nessuna variazione del livello, le prestazioni sono buone ma gli effetti DSP non sembrano portare miglioramenti degni di nota; fa eccezione il 3D sound che aiuta molto a creare un fronte sonoro più ampio e un maggiore riverbero durante la visione di film e telefilm, meglio se con codifica torna al sommario Dolby dai canali Rai e Mediaset in alta definizione. I veri effetti surround però non ci sono ed è molto raro cogliere suoni provenienti dalle nostre spalle; forse con pareti laterali più vicine sarebbe andata meglio ma ne dubitiamo. Colleghiamo il lettore Blu-ray e facciamo sul serio con la saga completa di Star Wars: qui le colonne sonore multicanale hanno la loro importanza e la soundbar sembra andare ancora meglio. Tenendo inserito l’effetto 3D sound l’immersione nella vicenda è all’altezza delle aspettative, pur rimanendo molto lontani da un vero sistema 5.1 il compromesso è accettabile. Sempre convincente il contributo del subwoofer, capace di scendere bene in frequenza senza mai diventare fastidioso o rimbombante. Per completare la prova non ci resta che l’ascolto musicale via Bluetooth, accessibile dopo aver abbinato lo smartphone in pochi istanti. Partiamo dalla posizione DSP bypass che esclude ogni trattamento digitale della musica. Bisogna ammettere che con la musica le prestazioni sono superiori alla media e soprattutto alle nostre aspettative, colpisce favorevolmente l’equilibrio in gamma bassa ma anche le voci escono pulite e godibili dalla soundbar. Il dettaglio è piuttosto buono e permette di cogliere un minimo di tridimensionalità che non guasta mai; anche alzando il volume oltre il lecito non ci sono particolari problemi e quindi si potranno sonorizzare anche locali molto ampi. Proviamo ora a inserire il DSP dedicato agli MP3 ma i benefici promessi non si sentono, più che altro si nota un lieve effetto loudness che finisce per peggiorare la situazione. Comunque la soundbar LG è promossa con buoni voti nel compito di riproduttore musicale, permettendo di fare a meno di diffusori dedicati a questo scopo. Un aspetto utile a migliorare il rapporto qualità/prezzo dell’oggetto, altrimenti penalizzato da un prezzo di listino non trascurabile. TV Panasonic 65WT600 www.vartpubblicita.it I nomi e i marchi degli altri prodotti o società menzionati possono essere marchi registrati e/o marchi di servizi di proprietà dei rispettivi proprietari . Android è un marchio registrato di Google inc. Android Sm@rt Tv Kit Vivi l’esperienza smartphone sul tuo Tv. Connetti il Dongle al tuo Tv e sei subito On-Line. La presa HDMI del tuo Tv diventa la porta d’accesso a un mondo di contenuti multimediali. Cosa aspetti a connetterti! Android 4.1 Wireless Display MHL Navigo Internet Telecomando QWERTY Motion Control: mouse integrato nel telecomando Disponibile su App Store Disponibile su Android Market Controlla il tuo Dongle e condividi tutti i contenuti direttamente dal tuo Smartphone Scopri ANDROID DONGLE TV www.haier.it estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST iMac è uno dei migliori desktop all-in-one. Ma se vogliamo un Mac e dobbiamo usare un’app solo-Windows? iMac per Windows 8, eresia od opportunità? La soluzione è semplice: si prende un Mac e si installa Windows 8. Ma funziona bene? Quanto? di Paolo CENTOFANTI Non bisogna essere dei fan Apple per riconoscere che i prodotti del segmento PC, desktop e portatili, del produttore californiano, sono tra i più curati a livello di costruzione e design presenti sul mercato. Non tutti però sono disposti a fare il passaggio a OS X, sia per gusti personali che per l’esigenza di utilizzare determinati applicativi software disponibili unicamente per Windows. Ma è ormai dal passaggio ai processori Intel nel 2006, che Apple ha introdotto la possibilità di installare in modo nativo, in modalità dual boot, anche il sistema operativo Microsoft. Abbiamo quindi colto la palla al balzo del lancio dei nuovi iMac con processori Core di quarta generazione, per fare il punto della situazione e provare di persona com’è usare un Mac con Windows. Prima di tutto cosa c’è di nuovo Lanciato un po’ in sordina, il nuovo iMac da 27 pollici è più che altro un update del modello dello scorso anno, quello che aveva segnato una nuova evoluzione per l’all-in-one Apple, con il nuovo design ultra slim e e il nuovo display. L’iMac 2013 è semplicemente uno dei più bei PC desktop mai realizzati, per bellezza del design (sul serio, questo PC fa un figurone su qualsiasi scrivania), cura dei particolari e piccole finezze. Il nuovo design, come avevamo già sottolineato con la prova del modello dello scorso anno, ha richiesto alcuni compromessi, come l’eliminazione del drive ottico, la posizione sul retro di tutti i connettori, compreso lo slot per le schede SDXC, e spazio sulla motherboard per una scheda grafica solo di stampo mobile. Il display da 2560x1440 pixel è il fiore all’occhiello dell’iMac, non solo per la qualità del pannello IPS, ma anche per la particolare lavorazione del pannello frontale, con una struttura “zero gap” tra display e vetro e il particolare trattamento antiriflesso realizzato non con un normale rivestimento ma un processo di deposito al plasma che produce un film il cui spessore si misura a livello di numero di atomi. Il risultato sono immagini estremamente brillanti, colori saturi, ma senza riflessi e con la sensazione che le immagini siano quasi dipinte sul vetro. A livello hardware le novità significative sono costituite dal passaggio ai nuovi processori Intel con architettura Haswell e una nuova scheda grafica discreta sul modello da 27 pollici, la NVIDIA GeForce GT755M con 1 GB di RAM GDDR5 (con torna al sommario opzione per la GTX 780M con 4 GDDR5 solo per il modello superiore). Il modello in prova è quello base da 27 pollici (1.849 euro), con processore Core i5 da 3.2 GHz, 8 GB di RAM e disco fisso standard da 1 TByte e 7200 rpm (il disco ibrido Fusion Drive è disponibile solo come opzione a partire da 199 euro, la stessa cifra richiesta per sostituire il disco con un SSD da 256 GB). L’iMac è dotato di due porte Thunderbolt, 4 porte USB 3.0, uscita per le cuffie (che funziona simultaneamente anche da uscita digitale ottica e ingresso microfonico), gigabit Ethernet, Wi-Fi 802.11ac e Bluetooth 4.0, oltre allo slot per schede SDXC. Il monitor integra anche un sistema audio stereo nella cornice che offre un suono sufficientemente potente, profondo e che offre un’ottima sensazione di coinvolgimento sia nell’ascolto musicale che con i videogiochi. di programmi non particolarmente esosi sul fronte hardware, ma per chi vuole usare principalmente Windows sul proprio nuovo Mac, allora l’installazione in dual boot è sicuramente quella preferibile, specie per ambiti d’uso come il gaming. Boot Camp è l’assistente di installazione che ci permette di preparare una partizione apposita per Windows, installare il sistema operativo e scaricare e configurare i driver ad hoc per tutti i componenti hardware del Mac. L’utility Apple è ormai piuttosto matura e l’installazione è quasi alla portata di tutti. Sui nuovi iMac, non dotati di un lettore di DVD, occorre un’immagine ISO del disco di installazione di Windows e una periferica (una chiavetta o un disco USB, un masterizzatore esterno) su cui installarla. Della preparazione del supporto scelto ci penserà in modo del tutto automatico Boot Camp. Anche la creazione della partizione è molto semplice: si suddivide lo spazio su disco in modo grafico e molto intuitivo. Una volta fatto questo passaggio, il Mac si riavvierà e inizierà l’installazione vera e propria di Windows, 8 nel nostro caso. L’unico passaggio chiave, e a cui occorre fare attenzione, è la format- Installare Windows 8 come funziona Boot Camp Sono due le possibilità che un utente si trova davanti quando deve utilizzare software Windows su Mac: virtualizzare con software come Parallels oppure optare per un’installazione dual boot. La prima è la soluzione più pratica nella maggiore parte dei casi, che prevedono l’utilizzo di una manciata segue a pagina 31 tEST PC All-in-one Apple iMac segue Da pagina 30 Windows 8 su iMac L’hardware appare subito configurato ad hoc e abbiamo riscontrato un solo problemino: la tastiera Apple viene riconosciuta alla perfezione ma i tasti backslash e parentesi uncinate (< >) risultano invertiti tra loro. Per il resto ci troviamo con un sistema perfettamente pronto all’uso. Tutti i componenti hardware sono risultati funzionanti, compresi la webcam e la configurazione del mouse senza tasti di Apple, mentre la scheda grafica NVIDIA viene già configurata con gli ultimi driver disponibili. In sostanza il sistema è pronto all’uso. Windows 8, a parte i limiti dovuti all’assenza di display touch, ci è parso perfettamente utilizzabile, ben reattivo e veloce come ci si aspetta da un PC di pari classe hardware e con una buona stabilità di sistema. Il Magic Mouse di Apple non è esattamente il massimo della praticità sotto Windows: le funzioni touch per lo scrolling delle finestre sono utilizzabili ma non configurabili e sotto “metro” sarebbe stato più intuitivo impostare la direzione naturale. La tastiera viene invece configurata mantenendo funzionanti tutti i tasti funzione. Per testare il comportamento con Windows 8 con un certo carico e anche per avere un confronto con OS X abbiamo installato applicazioni di un certo perso come la Creative Cloud di Adobe, lavorando con Premiere Pro. Il risultato è stato quello di una sostanziale parità a livello di stabilità e anche di risposta complessiva. Esportando un progetto particolarmente complesso in risoluzione Full HD e con la massima qualità di rendering, abbia- tazione della partizione su cui installare Windows dall’interno dell’installer del sistema operativo Microsoft: Boot Camp l’ha già creata per noi e l’ha chiamata appunto BOOTCAMP. Durante l’installazione Windows 8 riconosce automaticamente, o almeno dovrebbe, tastiera e mouse Bluetooth in dotazione con l’iMac, anche se nel nostro caso abbiamo avuto qualche problema iniziale con il mouse. A parte ciò tutto fila via liscio come installando un normale PC. Alla fine dell’installazione di Windows si aprirà automaticamente l’assistente di Boot Camp che provvederà a installare gli ultimi driver, ancora un riavvio (automatico) e il gioco è fatto. Dalle preferenze di sistema di OS X (disco di avvio) possiamo scegliere poi con quale dei due sistemi operativi partire di default, ma in ogni caso basta tenere premuto il tasto option (alt) all’avvio per selezionare con quale partizione iniziare. Ricordiamo che OS X nativamente non scrive su file system NTFS e viceversa Windows non scrive su HFS, per cui una buona soluzione è quella di aggiungere anche una partizione exFAT se si vogliono condividere dati tra i due ambienti senza installare software aggiuntivi. torna al sommario n.77 / 21 ottobre 2013 mo ottenuto tempi pressoché identici tra i due ambienti, con un leggero vantaggio per Windows 8 (un minuto in meno su circa 50 minuti di tempo totale per l’operazione) in termini di tempo netto di encoding. Windows 8 rimane un po’ più ingessato con l’encoding in background, mentre OS X rimane decisamente più reattivo sotto carico, ma il punto è che Windows 8 ci è parso funzionare al massimo del suo potenziale. Il messaggio è chiaro: l’iMac può tranquillamente essere configurato e utilizzato come un normale PC Windows 8 senza controindicazioni. Il nuovo iMac in ogni caso risulta veloce e prestante con entrambi i sistemi operativi. Abbiamo effettuato video editing anche in OS X con Final Cut Pro X, potendo contare su una macchina veloce, reattiva e stabile. E vale la pena rimarcare ala bellezza del display, che offre riflessi ben contenuti nonostante la finitura lucida dello schermo e colori davvero brillanti, saturi ma equilibrati. Windows per gioco, due esempi Uno dei principali motivi che può spingere a installare Windows su un Mac è sicuramente quello dell’offerta di videogiochi. Abbiamo installato un titolo piuttosto recente come Metro Last Light per spremere la NVIDIA GT755M, scheda grafica che non è esattamente il top per quanto riguarda il gaming. C’è però da dire che siamo riusciti a ottenere delle prestazioni anche alla risoluzione nativa del monitor (2560x1440 pixel) tutto sommato decorose, anche se chiaramente non al dettaglio massimo. Di default il gioco si imposta a 1080p e con livello di dettaglio e funzionalità fin troppo conservative rispetto alle potenzialità dell’hardware dell’iMac. Anche alla massima risoluzione si riesce a ottenere un frame rate di 30 fps per avere una giocabilità accettabile. Il vantaggio di Windows 8 nel gaming diventa ancora più evidente a parità di macchina con Bioshock Infinite che nella versione per OS X è limitato a una risoluzione massima di 1600x900 pixel. In questa modalità e con i dettagli grafici al massimo, la resa è fluidissima sotto OS X e con l’hardware del nuovo iMac, ma non può reggere il confronto con lo spettacolo che offre sotto Windows 8 dove possiamo apprezzare il gioco alla risoluzione nativa del monitor e con un dettaglio grafico nettamente superiore. Qui i limiti della GPU emergono maggiormente in quanto dobbiamo ridurre la qualità del rendering per ottenere una buona fluidità, ma il gioco rimane comunque godibilissimo e offre una resa grafica comunque migliore rispetto alla controparte per Mac. Anche in questo caso si riesce ad arrivare almeno a 30 fps alla massima risoluzione, ma se vogliamo migliorare le prestazioni dobbiamo ridurre risoluzione e livello di dettaglio. Conclusioni Dalle nostre prove ne siamo usciti senza alcuna controindicazione per l’uso di iMac anche con Windows 8, se non per la mancanza della funzionalità touchscreen per la gestione dell’ambiente “metro”. Il sistema Microsoft si installa con facilità e con i driver configurati dall’assistente Boot Camp, lo splendido all-in-one Apple funziona senza problemi. Probabilmente avremo bisogno quanto meno della tastiera completa (nel modello in prova avevamo quella priva di tastierino numerico) e soprattutto di un mouse meglio ottimizzabile per Windows. Le prestazioni sono buone con entrambi i sistemi operativi, ma è soprattutto con il gaming a nostro avviso che Windows permette di spremere al meglio l’hardware; vedremo se OS X 10.9 riuscirà a portare miglioramenti da questo punto di vista. estratto da dday.it estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST Con l’aggiornamento alla versione 8.1, Microsoft introduce molte novità interessanti al suo sistema operativo a “piastrelle” Windows 8.1: quando l’aggiornamento è d’obbligo Microsoft lancia il suo nuovo sistema operativo proponendo tante piccole novità e migliorie Risultato: l’esperienza d’uso è più piacevole e immediata. Con un tasto Start che accontenta tutti Torna il tasto Start, diverso ma ugualmente efficace Al termine dell’aggiornamento a Windows 8.1 è impossibile cogliere all’istante le differenze, soprat- tutto in ambito Modern UI, mentre chi passa dal Desktop non potrà fare a meno di sorridere ritrovando, nell’angolo in basso a sinistra, il tasto Start. Non è, però, il tasto che tutti si aspettavano, simile nel funzionamento a quello dei sistemi operativi precedenti, ma una scorciatoia per raggiungere la Modern UI, quella che nell’idea di Microsoft rappresenta l’interfaccia di lancio delle applicazioni. Microsoft ha studiato bene questa soluzione: se al posto di usare il tasto sinistro del mouse si preme sull’icona Start con il tasto destro, appaiono le opzioni avanzate più comuni, dal pannello di controllo alla rete all’esecuzione dei comandi nel Prompt. Windows 8.1 offre anche la possibilità, alla pressione classica del tasto Start, di visualizzare tutte le app del sistema al posto della classica schermata con le Tile. La finestra delle applicazioni, inoltre, può essere ordinata anche per frequenza di utilizzo. Se a questo aggiungiamo anche l’opzione di boot diretto alla modalità Desktop e, come sempre, l’opzione “Pin” alla barra delle applicazioni per le app di uso più comune, possiamo dire che Windows 8.1, per utilizzo business o comunque per chi vuole usarlo come usava Windows 7 e XP, ora è perfetto. Interfaccia Modern UI più flessibile e personalizzabile Microsoft non ha certo pensato Windows 8.1 per l’utilizzo con mouse e tastiera, e gran parte delle novità riguardano proprio l’interfaccia Modern UI. La prima di queste è la possibilità di ridimensionare le Tile su quattro diverse dimensioni: piccola, media, grande e grandissima. Non tutte le applicazioni offrono questa opportunità ma siamo certi che con il passare del tempo sempre più sviluppatori implementeranno tutte le dimensioni delle Live Tile. La dimensione più grande è particolarmente utile per avere una visione istantanea di quello che succede (previsioni, appuntamenti, indici di borsa) senza neppure aprire l’applicazione. Le Tile possono essere come sempre spostate, organizzate in gruppi e allo sfondo può essere assegnato, come combinazione cromatica, lo stesso sfondo che si assegna al Desktop per dare una soluzione di continuità tra i due ambienti, cosa che in Windows 8 mancava. Consapevole che molti utenti “alle prime armi” non hanno capito come usare le gesture, come chiudere segue a pagina 33 M di Roberto pezzali icrosoft ha rilasciato Windows 8.1, un aggiornamento a Windows 8 ma forse anche qualcosa di più. Il sistema operativo che ha debuttato lo scorso anno non poteva essere perfetto: dopo decenni vissuti tra finestre, icone e tasto Start, con Windows 8 Microsoft ha tentato un approccio tutto nuovo. Windows 8 ha richiesto a Microsoft un lavoro a 360 gradi, tanti sforzi per cambiare l’aspetto con un’interfaccia totalmente nuova e una completa riscrittura del sistema per renderlo più veloce, snello e sicuro. Chi ha potuto usare Windows 8 si sarà reso conto che, almeno dal punto di vista dell’ottimizzazione del sistema operativo, Microsoft ha fatto un lavoro eccelso: la velocità di avvio e la rapidità con cui Windows svolge le operazioni di routine anche su computer non di ultima generazione sono eccellenti. L’interfaccia utente ha mostrato, tuttavia, troppi punti deboli: la nostalgia del tasto Start, la difficoltà nell’organizzazione delle applicazioni e il sistema, non sempre intuitivo, di gesture per schermi touch hanno spiazzato molti utenti che si sono ritrovati a usare Windows 8 come un sistema Windows tradizionale, dimenticandosi dell’interfaccia rinnovata, delle app a pieno schermo e di buona parte delle novità. Con Windows 8.1, Microsoft prova a convincere gli scettici che resistono con Windows 7: il risultato sono tante piccole ma sostanziali modifiche che rendono il sistema davvero migliore. L’aggiornamento, che si effettua dal Windows Store, è gratuito e corposo, più di 3 GB da scaricare con la necessità di svariati reboot del sistema operativo. Non un semplice Service Pack ma un sistema da installare che però non richiederà alcun intervento da parte dell’utente se non qualche configurazione iniziale per scegliere le impostazioni preferite. torna al sommario estratto da dday.it n.77 / 21 ottobre 2013 tEST Windows 8.1 un’ applicazione e come passare da un’app all’altra, Microsoft ha anche pensato di attivare una serie di suggerimenti a schermo, sicuramente apprezzati dai possessori di un dispositivo touch. Su Windows tornano le finestre (ma sono chiuse) Ricerca integrata con contenuti correlati grazie a Bing Cambia anche la ricerca: alla ricerca globale all’interno del computer o delle singole applicazioni, l’azienda aggiunge le potenzialità di Bing per offrire risultati da diverse fonti e integrarli all’interno dell’interfaccia. Se si cerca ad esempio Jovanotti, Windows 8.1 mostra la scheda del cantante, il link diretto ai film, le informazioni generali, la discografia e le foto, condensando in pratica tutte le informazioni che una persona si aspetta di trovare in un’unica grande schermata interattiva. Ma non solo: la ricerca integra anche i servizi Music e Video, dando accesso diretto a canzoni e video musicali presenti sui network Microsoft. SkyDrive, il tuo computer è sempre nel Cloud L’altra piacevole novità in Windows 8.1 arriva dal modo in cui Microsoft ha integrato SkyDrive: l’utente ha a disposizione un pannello di controllo Restando in tema di gestione delle applicazioni, in Windows 8.1 Microsoft ha aggiunto anche la possibilità di dividere lo schermo in sezioni per visualizzare più applicazioni contemporaneamente. Questa possibilità rievoca in po’ le vecchie finestre: prima di Windows 8 l’utente ha sempre potuto mettere due o più finestre una a fianco all’altra, e ora Microsoft offre la stessa possibilità. Su un notebook, con il suo schermo piccolo, si possono affiancare due app in modalità Split Screen (50/50), ma su un desktop o su uno schermo grande, Windows 8.1 permette di gestire anche quattro app insieme. Windows 8.1 supporta poi Miracast, e anche la gestione multiscreen è estesa a questo concetto: se colleghiamo un TV Miracast possiamo scegliere ad esempio di spostare la finestra dell’applicazione Movie sul TV. torna al sommario per gestire le opzioni di sincronizzazione, e grazie a SkyDrive può anche decidere di memorizzare sul cloud tutte le impostazioni di sistema, i file e le app scaricate. Quando si effettua il login con l’account Microsoft su un altro computer Windows 8.1, automaticamente appariranno i propri files, le app e i programmi installati. Una soluzione utilissima per tenere allineati desktop, notebook e tablet. La gestione dei file è molto intelligente e guarda anche all’uso in mobilità e al risparmio di banda: al posto di scaricare l’intero file, Microsoft preleva da SkyDrive solo una piccola preview e l’icona, attivando il download completo solo quanto l’utente seleziona il file che desidera davvero. SkyDrive è totalmente integrato in ogni app: l’utente può scegliere se salvare il file sul disco del computer o sul cloud. Oltre a questo, Windows 8.1 ha anche tantissime altre piccole novità, dalla tastiera touch migliorata a nuove applicazioni di ricette e salute, ha una calcolatrice, la sveglia e una versione di Skype basata su Modern UI davvero ben fatta: più lo si usa più si scoprono piccoli dettagli. Windows 8.1 è un aggiornamento “moralmente” obbligatorio Windows 8.1 non è solo un aggiornamento, ma un “must” per Windows 8: tutti devono installarlo, senza neppure pensarci. Le nuove possibilità portano vantaggi a tutte le tipologie di utenza, da chi vuole usare il mouse e la tastiera a chi invece vuole usare Windows in puro tablet-style. Ma si riesce davvero a usare Windows senza toccare il mouse? Probabilmente no. Microsoft ha aggiornato quasi tutte le applicazioni di base di Windows 8 e le ha migliorate: la mail, il browser, l’editor di foto e molte altre app ora sono facilmente utilizzabili senza passare dal Desktop, tuttavia restano ancora grossi buchi. L’applicazione Video, ad esempio, non riconosce le cartelle condivise in rete tramite server DLNA e impone la scrittura a mano dell’indirizzo IP, operazione troppo complessa per un utente “touch & go”. Riteniamo inoltre che l’assenza più pesante sia un vero File Manager, una sorta di Esplora Risorse ottimizzato per il touch che permetta di spostare file, cartelle, copiare dati da unità esterne e di fare un po’ tutto quello che si fa con il mouse senza però usarlo, e in piena sicurezza. Sullo Store ce ne sono di ottimi (a pagamen- to) e se lo hanno fatto sviluppatori esterni non si capisce perché Microsoft non lo abbia integrato: la gestione delle cartelle e dei file, quello che Microsoft chiama Explorer, è sempre stato il cuore di ogni suo sistema operativo e anche su Windows 8.1 si sente la mancanza di una sua declinazione in chiave Modern UI. Un piccolo File Manager a dire il vero c’è, ed è l’applicazione Sky Drive, ma è davvero poca cosa rispetto alle più complete app proposte dagli sviluppatori terzi. La buona notizia per Windows 8 e 8.1 è la crescente attività degli sviluppatori che si stanno muovendo per portare tante applicazioni utili e funzionali: l’ecosistema cresce in modo interessante. Investendo circa 40 euro in applicazioni (File Manager, Player, Zip, etc) si riesce a costruire attorno a Windows 8.1 un sistema che davvero non ha bisogno di mouse e tastiera, ma si può usare con le dita senza rinunciare alla flessibilità di un vero sistema operativo e all’apertura di Windows. Microsoft, non trascurare l’ambiente Desktop Nel complesso, Windows 8.1 è promosso: il clima di fiducia attorno al nuovo sistema cresce e le applicazioni che prima mancavano, come Facebook, stanno arrivando sullo store. Ci vorrà tempo ma mese dopo mese la mancanza di app con interfaccia ottimizzata si sente sempre meno. L’uso senza mouse e tastiera non è ancora possibile, e qui Microsoft deve lavorare ancora: l’alternativa è usare software di terze parti da acquistare nello Store ma Microsoft ha il dovere di fornire un prodotto che offra un uso più che soddisfacente senza la necessità di applicare correttivi. Infine mancano veri miglioramenti per la modalità Desktop, quella che molti utenti, soprattutto in ambito professionale, continuano e continueranno ad usare. Windows 8.1 sistema parte dei problemi della modalità Desktop di Windows 8, ma non aggiunge nessuna funzionalità, e questo è un peccato. Microsoft vede nella Modern UI il futuro, ma forse era meglio prevedere una separazione maggiore tra le due fasce di utenza, quella business e quella consumer, con un Windows 8.1 Pro studiato per l’uso in Desktop e con tante novità sotto il profilo dell’interfaccia, e un Windows 8 Home Touch pensato per traghettare gli utenti consumer verso la nuova interfaccia unificata. segue Da pagina 32