estratto da dday.it

Il mercato ora paga tutti insieme
anni di errori e menefreghismo.
Quando le vacche erano grasse, tutti hanno pensato a incassare senza
garantire un percorso di vera crescita all’utente, sul modello “prendi
i soldi e scappa”. Con la classica
miopia dei commerciali, che difficilmente guardano oltre l’esercizio in
corso, e con la complicità di sistemi
di budget diventati sempre più
stupidi e di breve periodo, l’utente
italiano è stato colpevolmente lasciato nella sua ignoranza a inseguire i sottocosto di prodotti già vecchi
e gli slogan vuoti dei produttori.
Salvo poi, a tutti i convegni, sentire
pianti e lamentele degli operatori
perché in Italia “il mix di prodotto
è il più basso di tutta Europa” e “la
maggior parte degli acquisti viene
fatta in promozione”: ci saremmo
stupiti del contrario.
Oggi le vacche sono belle magre e il
mondo dell’elettronica di consumo
attraversa una delle sue più grandi
crisi creative: dopo smartphone e
tablet c’è il deserto. La tecnologia
indossabile (i vari smartwatch, i
Google Glass e simili) non sembra
al momento poter essere molto di
più che un esercizio di stile; anzi,
forse “stile” non è il termine giusto,
visto che più che oggetti del desiderio modaiolo, questi apparecchi
rischiano di passare per costosi
accessori per “sfigati digitali”.
Ed ecco il contrappasso: l’industria sta provando a puntare su
due punti – ecosistemi digitali e
maggiori prestazioni – ma predica nel deserto da lei stessa creato.
Infatti, ora scopre che probabilmente non c’è un’audience (su larga scala) pronta a capire i vantaggi del 4K o come sfruttare a pieno
i vantaggi delle reti domestiche
e della convergenza digitale; lo
stesso dicasi, per esempio, per le
mirrorless, fotocamere dall’alta
qualità rivolte a un pubblico che
sempre più scatta solo con lo
smartphone. E continuerà a farlo,
perché con i device è già connesso
e soprattutto (fotoamatori a parte)
non capisce la differenza qualitativa delle immagini.
La via d’uscita passa solo da una
migliore informazione-formazione,
che ovviamente parte da Web (per
esempio da DDAY.it) e finisce in negozio. I produttori avrebbero tutta
la convenienza a finanziare percorsi
di in-formazione su Web e in negozio, proprio come fa già l’industria
del fai da te o dell’alimentare. In
pratica, insegnare a cucinare bene
per far tornare la voglia di fare la
spesa e acquistare ingredienti di
maggiore qualità. Siamo in tempo.
Gianfranco GIardina
Ford, visita al Centro Sony α7 e α7R
Mediaset Infinity
dove nascono le auto Le prime mirrorless 9€ al mese per
del futuro
03 Full Frame
08 5.000 contenuti 06
G2, in prova il top di gamma LG
Miglior smartphone Android?
Potente, completo e funzionale, ambisce ad essere
un nuovo riferimento nel mercato degli smartphone
22
Panasonic 65WT600
Il TV Ultra HD in prova
Pregi e difetti del TV Ultra HD
di Panasonic con HDMI 2.0 e
DisplayPort 1.2. Ottimo televisore
Peccato per la carenza di contenuti 4K
25
Milano è una città “smart”
Inaugurate 15 Isole Digitali
30
Spazi pubblici dove navigare in Internet, ricaricare
dispositivi mobili e noleggiare le auto elettriche
iMac e Windows 8?
Matrimonio possibile
07
Indagine sul mercato
dei film online
Facciamo il punto sui
principali servizi legali di
noleggio e acquisto di film
02
32
Windows 8.1
Nuovo e migliore

In-formare
i clienti
su Web
e in negozio
n.77 / 21 ottobre 2013
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
people & market L’offerta di iTunes, al momento, rimane la migliore in quanto a qualità, nonostante alcuni limiti
Indagine film online: il mercato è ingessato
IAbbiamo
prezzi
sono
alti
e
i
servizi
ancora
limitati
messo a confronto cinque film campione sui maggiori servizi online di noleggio e acquisto
Risultato: l’offerta legale su Internet non è matura per offrire un’alternativa al file sharing
C


i si lamenta spesso della “pirateria” online o meglio del
file sharing, ma l’offerta legale è all’altezza per soddisfare una
domanda che innegabilmente c’è? È
passato più di un anno dall’ultima
volta che abbiamo dato un’occhiata
al panorama dei servizi che offrono
la possibilità di acquistare o noleggiare film online, ma la situazione
non è cambiata molto. Un operatore è uscito di scena (AceTrax), uno
italiano come Chili TV ha allargato
la propria offerta, ma sul versante
prezzi siamo rimasti fermi al palo.
Per fare una fotografia della situazione, abbiamo preso cinque film
campione tra le nuove uscite, e abbiamo confrontato i prezzi e il servizio offerto per un film in alta definizione, tra i maggiori player attivi
in Italia. Come riferimento abbiamo
preso in considerazione anche il costo dello stesso film in Blu-ray Disc,
così come è in vendita su Amazon.it.
Abbiamo controllato la disponibilità
in HD dei titoli scelti, il prezzo per la
vendita e o il noleggio, la traccia audio disponibile. Prima di commentarli, vediamo subito i risultati della
nostra piccola ricerca (situazione al
15/10/2013):
La prima cosa che salta all’occhio è
come il Blu-ray sia per lo più sempre
la scelta migliore in termini di rapporto qualità/prezzo e in almeno tre
dei cinque casi presi in esame la soluzione più conveniente in assoluto
(al netto delle spese di spedizione di
Amazon, che però per i clienti Prime
sono gratuite). Come è possibile vedere, in quasi tutti i casi i prezzi per
l’acquisto sono decisamente elevati
per il download, considerando anche che con questa formula si rimane legati con il DRM alla piattaforma
scelta: come il caso AceTrax insegna,
torna al sommario
se uno di questi dovesse disgraziatamente chiudere o cambiare i termini
di utilizzo, addio al nostro film pagato profumatamente. Solo iTunes offre la possibilità di poter riprodurre
il film anche in lingua originale in 5.1
e con sottotitoli, opzione non disponibile su nessuno dei servizi presi
in considerazione. Chili addirittura
offre audio solo in stereo. Il Sony
Entertainment Network è quello più
costoso in assoluto e completamente
fuori mercato, oltre a non permettere la riproduzione di film in HD su
smartphone e tablet (stando al sito
web, i titoli che abbiamo indicato
sono disponibili in HD solo su PS3).
Per qualità dell’offerta al momento
il servizio da battere rimane iTunes,
pur non essendo ancora il massimo,
vista anche la mancanza di serie TV e
comunque la compatibilità solo con
i dispositivi Apple ed eventualmente
PC con iTunes. Dei servizi in esame,
l’unico davvero cross platform è invece Chili TV, che essendo disponibile praticamente per tutte le maggiori piattaforme (PC, Mac, Android,
iOS, diverse Smart TV), rende meno
pesante i limiti del DRM, consentendo la visione dei film acquistati e
noleggiati su più dispositivi. C’è un
miglioramento nel catalogo offerto
dai vari servizi e va detto che sono
molti anche i titoli in offerta sulle
varie piattaforme ma, anche in questo caso, le offerte sui film in Blu-ray
Disc sugli store online rimangono
imbattibili. Con il disco si è limitati
alla visione solo su TV tramite lettore dedicato, ma il rapporto qualità/prezzo è ancora tutto in favore
del supporto fisico. Purtroppo continua ancora a rimanere un vuoto
incredibile nell’offerta online, che
fa prosperare il file sharing o peggio
ancora servizi di streaming e digital locker pirata che lucrano, e non
poco, con la pubblicità.

di Paolo centofanti
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
people & market L’innovazione più prossima alla commercializzazione sembra essere la “Obstacle Avoidance”
Ford
Futures:
la
tecnologia
delle
auto
del
futuro
DDAY.it ha visitato il Centro sperimentale di Ford in Belgio per il test e lo sviluppo delle automobili
Qui le macchine si parcheggiano con lo smartphone e parlano tra di loro creando una rete Wireless
Ford Futures
Obstacle Avoidance


a sede a Lommel, in Belgio, il centro sperimentale Ford per i test e lo sviluppo delle
auto europee. Un centro all’avanguardia,
con 80 chilometri di tracciati di ogni tipo dove
provare le ultime novità dal punto di vista dei
propulsori e dell’aerodinamica e anche le tecnologie che saranno inserite nelle auto nei prossimi anni. In via del tutto eccezionale, Ford ci ha
aperto le porte della pista di Lommel per vedere
e provare con mano alcune di queste innovazioni, quelle che sono in fase avanzata e saranno
integrate sulle automobili di serie nei prossimi anni, non appena supereranno i rigidi test
di sicurezza. Le macchine che guidano da sole
possono aspettare: quello che ci ha fatto vedere
Ford è un’applicazione di tecnologie che sfruttano reti Wireless e sensori come Kinect applicati
al campo dell’automobile, tutto per migliorare la
sicurezza alla guida. La più vicina in termini di
commercializzazione è la “Obstacle Avoidance”,
una tecnologia attiva che, tramite una serie di
sensori a ultrasuoni e una videocamera, riesce
a rilevare ostacoli fissi e in movimento innescando la frenata se c’è uno spazio di arresto
utile, oppure lo scarto improvviso dell’ostacolo
a destra o a sinistra dove c’è spazio e non sopravvengano macchine nella direzione opposta.
Il sistema prende il controllo del volante, anche
se il guidatore può intervenire opponendosi. Ri-
torna al sommario

H
di Roberto pezzali
spetto ai sistemi di stop “cittadini” che rilevano i
pedoni, il sistema di Ford costruisce una mappa
in tempo reale di ciò che sensori e videocamere
rilevano a una velocità di oltre 60 km/h e calcola
le possibili contromosse per evitare l’impatto.
Remote Parking: la macchina nel
box con lo smartphone
Nei prossimi anni Ford inserirà anche sulle vetture un nuovo sistema di parcheggio automa-
tico, il Remote Parking. Oggi, la maggior parte
delle auto dispone già di sistemi di parcheggio
automatici e assistiti, ma la futura evoluzione
prevede anche la possibilità del controllo esterno, tramite smartphone o telecomando. In questo modo la vettura parcheggia anche in spazi
decisamente angusti, mantenendo la distanza
dagli oggetti che la circondano con i classici sensori a ultrasuoni.
Una soluzione che può essere sfruttata per inserire o far uscire la macchina dal box e parcheggiare al supermercato in uno spazio stretto,
dove non c’è fisicamente uno spazio sufficiente
ad aprire la portiera e uscire dall’abitacolo.
Come per le altre soluzioni, la sicurezza è un
fattore prioritario: l’auto si muove solo mentre
teniamo premuto il tasto di parcheggio e soprattutto si arresta se rileva un oggetto in fase
di retromarcia. Per arrivare sul mercato ci vorrà
ancora un paio d’anni, anche perché il sistema
sembra ancora un po’ acerbo e da ottimizzare:
l’auto dev’essere già rivolta verso l’area di parcheggio, e non è prevista una curva un po’ stretta con manovra.
Le manovre correttive, però, vengono fatte: l’automobile valuta se è necessario fare un pezzo di
retromarcia per correggere la posizione rispetto
al box o al parcheggio prima di proseguire.
Ford Futures
Remote Parking
segue a pagina 39 
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
people & market
Ford Futures
segue Da pagina 38 
V2X, una rete tra le auto
ta. Tra le altre possibilità del sistema c’è anche
l’invio di segnali come ad
esempio i posti liberi nei
parcheggi, prezzi della
benzina aggiornati e altre informazioni utili alla
guida. In basso a sonistra,
un video di prova: siamo
a bordo di un’auto con il
sistema attivo e sul monitor seguiamo la posizione
dell’auto davanti a noi,
la cui vista ci è ostruita da un piccolo furgone.
Poco importa: il sistema V2X ci segnala che l’auto di fronte, che al momento non vediamo, ha
inchiodato e ci avvisa di frenare.
eWheelDrive, il motore
elettrico, è nella ruota
Ford Futures

V2X
torna al sommario
Per finire uno sguardo anche ad alcune possibilità legate allo sfruttamento dell’energia elettrica: Ford ha sviluppato un prototipo che sfrutta
come sistema di propulsione due ruote motrici
elettriche. I motori, infatti, sono posizionati
proprio nelle due ruote, senza quindi trasmissioni o cambio, un monomarcia spinto da due
potenti engine elettrici dal peso di 45 kg l’uno.
L’obiettivo è eliminare l’ingombro del motore
per i veicoli cittadini, creando automobili composte dal solo abitacolo, super compatte e leggere. Il prototipo, che abbiamo guidato, ha una
autonomia ancora ridotta (50 km) ma può spingersi a circa 130 km orari.
Unico neo, ma probabilmente la questione non
è ancora una priorità per gli ingegneri Ford, è il
rumore: rispetto alle silenziosissime auto elet-


La novità più interessante, e probabilmente quella che richiederà più tempo per essere
sviluppata, è la tecnologia V2X, una “rete” tra
automobili che permette alle auto in strada di
comunicare tra di loro e con alcuni sistemi infrastrutturali come i semafori. La tecnologia non
è proprietaria Ford, ma è stata adottata dalla
maggior parte dei costruttori (Fiat inclusa): per
funzionare, infatti, è necessario che tutte le auto
dispongano di questo sistema. Il principio di
funzionamento è semplice: ogni auto è in grado
di trasmettere avvisi alle altre auto e di riceverli
a sua volta sia dalle auto sia dalle infrastrutture.
Una strada bloccata, un’automobile in avaria,
una coda o un incidente vengono segnalati con
un anticipo di 500 metri al guidatore dell’auto
che si sta avvicinando, guidatore che in questo
modo sa già cosa sta per succedere.
Per funzionare V2X utilizza un protocollo WiFi destinato a uso automotive, l’802.11p: ha un
raggio di 500 metri circa e permette a un’auto
di stabilire infiniti punti di contatto con le altre
auto che la circondano. Non sempre però, soprattutto nelle strade isolate, c’è un’auto pronta
a ricevere il segnale e a ritrasmetterlo alle altre
auto attorno, quindi viene in soccorso un sistema di backup basato su connettività 3G o LTE,
che invia le informazioni a un Cloud Server che
a sua volta le rende accessibili alle auto che si
stanno avvicinando a quella posizione, ma sono
fuori dal raggio dell’auto che ha inviato l’aller-
triche, questa eWheelDrive ha un sibilo di fondo
che si avverte soprattutto in fase di partenza.
Luci OLED, più luminose
e durata maggiore
Non poteva mancare infine l’illuminazione
OLED: una soluzione sviluppata da Philips e
implementata da Ford è stata certificata per uso
stradale e sarà presto utilizzata anche sulle auto
di serie. Oltre ad avere una durata decisamente
superiore a quella delle altre luci, garantisce un
punto cromatico e una luminosità superiore rispetto alle soluzioni composte dai LED.
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
people & market Tra i prodotti novità, cuffie noise canceling, speaker Wireless, caschi hi-tech e custodie per tablet
Viaggio
nel
mondo
Attiva:
da
Beats
a
Wacom
Attiva ci invita a casa sua per mostrarci le novità dei marchi distribuiti. Ecco i prodotti più interessanti
cuffie beats studio
Sensor BT Helmet e oltre a offrire tutte le protezioni del caso, ha una quantità impressionante di
tecnologia al suo interno: tramite Bluetooth, non
solo si interfaccia allo smartphone permettendo
le telefonate (spunta anche un microfono), ma
permette l’ascolto di musica con tanto di regolazioni (volume, traccia, ecc.) sul casco e ha un
cardiofrequenzimetro integrato e gestibile via
app per monitorare in tempo reale prestazioni e
stato fisico.
Kensington si concentra su soluzioni all-in-one
di matrice prevalentemente professionale, soluzioni orientate a completare l’esperienza di utilizzo dei tablet (soprattutto iPad e iPad Mini) con
custodie, stand e tastiere fisiche integrate. Tutto
questo oltre a caricabatteria da auto, zaini, borse,
Beats pill by dr. dre


onostante sia noto soprattutto come distributore Apple per i Premium Reseller e
i rivenditori autorizzati, Attiva è una realtà
legata a moltissimi marchi “celebri” del settore
hi-tech: Beats by Dr.Dre, per esempio, ma anche
Wacom, Rollei, Kensington, Monster e molti altri. Il distributore ha organizzato un evento per la
stampa finalizzato a mostrare alcune novità appena introdotte sul mercato o che ci arriveranno
in tempo per il Natale.
Tra le novità più interessanti in casa Beats, abbiamo avuto modo di indossare le nuove Studio,
cuffie hi-end che proseguono la tradizione dell’azienda americana: pur con i limiti di un rapido
hands-on, con tanto di ascolto di non più di una
manciata di minuti e con un solo genere musicale, quello che ci ha colpiti è soprattutto l’efficienza
del Noise Canceling, unita alla tradizionale dinamica e potenza in gamma bassa che contraddistingue la linea. Ovviamente ne sapremo di più
con una prova completa: il prezzo è di 299,90
euro.
Interessante, sempre in ambito Beats, il Pill
by Dr. Dre, lo speaker Wireless ultracompatto,
Bluetooth con tecnologia tap-to-pair NFC e microfono integrato; pesa 314 grammi e permette
un raggio d’azione di 9 metri in Bluetooth, ma
offre anche un ingresso jack da 3,5 mm per il collegamento con prodotti non Wireless. Al suo interno, una batteria al litio da 7 ore di autonomia
in riproduzione continua.
Altro prodotto interessante in esposizione, soprattutto in previsione della stagione invernale,
è il casco hi-tech per sciatori realizzato in collaborazione tra Runtastic e Head: si chiama Head

N
di Emanuele villa
torna al sommario
trolley e valigie resistenti e pensate appositamente per i professionisti on-the-go. Tra le novità, il
Black Leather, la custodia “soft” pensata per iPad
Mini (29,90 euro), con interno di velluto e guscio
esterno rigido, il Folio Comercio, pensato per
Galaxy Tab 3, e KeyFolio Pro, anch’esso pensato
per tablet Samsung e dotato di tastiera Bluetooth
integrata (99,99 euro).
Non sarà una novità, ma ci ha comunque incuriosito il sistema Kensington Evap: visto che gli
smartphone cadono in acqua con una certa frequenza, pochi sono waterproof e non sempre si
usa una custodia ad hoc, Evap è un piccolo sacchetto nel quale inserire lo smartphone bagnato e
segue a pagina 06 
head sensor bt helmet
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
people & market
segue Da pagina 05 
che assicura la rimozione dell’umidità con un’efficacia del 700% rispetto alle soluzioni tradizionali (riso). Nessuno può assicurare che ripristini
il telefono in perfetta efficienza, ma è comunque
una strada non invasiva da percorrere.
Wacom ha poi mostrato le ultime introduzioni in
gamma, molte delle quali dedicate al segmento
consumer e altre più legate all’ambiente creativo/professionale. Nella prima categoria rientra
sicuramente il nuovo Bamboo Pad, disponibile
in versione USB o Wireless: è rivolta agli utenti
desktop di Windows 8, che (com’è noto) hanno
difficoltà a porre in essere le gesture del sistema
operativo tramite il mouse. Con Bamboo Pad, è
come se si avesse il touchpad del notebook collegato al desktop di casa, e in più c’è anche una
penna Wacom integrata. Altra cosa decisamente
interessante è la Intuos Creative Stylus, ovvero
custodie kensington
Mediaset Infinity arriva il 9 dicembre
9€ al mese per 5.000 contenuti, anche in alta definizione. Ecco come funziona
è
di Roberto pezzali
il 9 dicembre la data scelta
da Mediaset per il debutto di
Infinity, il nuovo servizio di video
on demand della casa del biscione. Il
servizio sarà multipiattaforma e totalmente slegato da Mediaset Premium:
ad Infinity si potrà accedere da computer, smartphone, tablet Android
e iOS e dalle Smart TV dei principali
produttori. Mediaset parla anche di
console: sicuri l’accesso da Playstation
3 e Xbox 360, probabile l’applicazione per Xbox One. Mediaset non si dimentica nemmeno dell’MHP: si potrà
accedere a Infinity anche dai dispositivi con tuner digitale terrestre certificato Bollino Gold. Ogni account potrà
essere registrato su cinque dispositivi
ma la visione dei contenuti sarà consentita solo per due dispositivi in contemporanea. Infinity sarà un misto tra
una videoteca e un catalogo: proporrà
infatti un 5.000 titoli tra film, serie
TV, fiction e cartoni animati scelti tra
contenuti che sono già passati da pay
TV e TV, e hanno quindi esaurito i ti-
torna al sommario
pici due anni di sfruttamento da parte
dei sistemi tradizionali. Infinity avrà
quindi tanti contenuti ma non saranno contenuti freschissimi: si potranno
trovare le vecchie stagioni delle serie
TV complete e vecchi blockbuster,
tutte cose già viste ma disponibili, ove
possibile, anche in HD. Per accedere
al servizio, dal 9 dicembre basterà la
registrazione sul sito: 9 euro al mese
pagabili con PayPal e carta di credito
senza vincoli annuali e con la possibi-
wacom intuos creative stylus
wacom bamboo pad
tv & video Ormai prossimo il debutto del servizio di video on demand di Mediaset


una penna capacitiva diversa dalla norma poiché in grado di offrire sensibilità a 2048 livelli di
pressione sull’iPad, oltre ad essere compatibile
con diverse app creative già disponibili per il tablet Apple.
lità di interrompere quando si vuole.
Per chi vorrà provarlo è prevista una
promozione, con due settimane di visione gratuita. Infinity avrà anche un
catalogo supplementare: si potranno
acquistare singoli film in anteprima a
3 euro e film in modalità pay per view:
in questo caso saranno film novità,
gli stessi che saranno disponibili in
contemporanea con l’home video anche sulle altre piattaforme VOD come
iTunes, Chili e Xbox Video.
people & market
Safari è il
browser mobile
più usato
Safari è il browser più usato
in ambito mobile, con una
quota di utilizzo (Wi-Fi più
reti 3G e LTE) doppia rispetto
a Webkit, l’engine dei browser
più usati su prodotti Android.
I numeri arrivano da Akamai,
l’azienda che gestisce le reti
CDN più usate al mondo
dalle quali passa praticamente
tutto il traffico Web. Il dato
che impressiona è il traffico
mobile: se si considerano le
sole reti 3G e 4G, WebKit e
Safari Mobile si equivalgono;
ma se si guarda il dato relativo
al browser senza discriminare
la rete Safari Mobile ha una
percentuale di penetrazione
doppia rispetto a Webkit. Con
un miliardo di attivazioni
Android è il S.O. più diffuso in
ambito mobile, ma è evidente
che molti possessori di smartphone Android lo usano principalmente come telefono. La
differenza sembra farla l’iPad:
la percentuale di connessioni
con Safari rispetto ai browser
tipici di Android arriva da una
connessione Wi-Fi.

Viaggio nel mondo Attiva
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
people & market Tra i partner dell’iniziativa milanese Microsoft, A2A, Telecom e Linear
Milano Smart City con le Isole Digitali
15 spazi pubblici dove navigare in Internet, ricaricare e noleggiare veicoli elettrici
I
people & market
Mivar cesserà
la produzione
Mivar concluderà la produzione di TV entro la fine
del 2013, dopo anni di gravi
perdite finanziarie ripianate
di tasca proprio dal fondatore Carlo Vichi e un numero
di dipendenti sempre più
esiguo. Stanno anche per
terminare i periodi di cassa
integrazione concessi per i
lavoratori rimasti, e gli ultimi
irriducibili sette dipendenti
saranno incaricati di gestire
la distribuzione degli ultimi
TV prodotti e di proseguire
l’attività di assistenza tecnica. Comunque non è finita
l’attività nello stabilimento di
Abbiategrasso: pare che Vichi
sia impegnato in un progetto,
da tempo nel “cassetto delle
idee”: produrre tavoli e mobili per l’ufficio da lui disegnati.


torna al sommario
Marcopolo Expert
e Unieuro si sono fusi
dando vita a una
new-co. Si punta
alla leadership
nella vendita
di Roberto Pezzali
biglietti per gli eventi.
I milanesi e i turisti potranno visitare e usare già queste piccole zone
all’interno delle quali sono installate
panchine in legno e colonnine di ricarica per i dispositivi elettronici. In
ogni zona è disponibile un Hot Spot
Wi-Fi gratuito a elevata velocità, un
totem informativo e una serie di luce
a LED intelligenti che modulano l’intensità della luce a seconda del numero di persone presenti. La sicurezza è
un punto fondamentale: ogni isola è
controllata con videocamere ad alta
definizione e il sistema di videosorveglianza è collegato alla centrale
operativa della Polizia locale. Le Isole
Digitali saranno anche un punto di
partenza per un nuovo progetto di
mobilità eco: in ogni isola si troveranno parcheggiati veicoli elettrici da
affittare a un prezzo molto contenuto
(0.15 € al minuto elettricità inclusa)
previo possesso di una tessera dal
costo di 30 euro all’anno o 10 euro
per 3 giorni. La tessera, fino al 30
novembre, sarà gratuita e può essere
ritirata in un ufficio comunale predisposto. In una serie di isole, dal 15 al
29 ottobre, è possibile provare con un
conducente le auto elettriche e le operazioni legate alle Isole Digitali.
Clicca qui per vedere il video di presentazione delle Isole Digitali.
Marcopolo Expert si è fusa con
Unieuro per dare vita a una nuova new-co che avrà sul territorio
italiano 173 punti, oltre al franchising e ai siti Web. L’accordo
prevede la nascita di una nuova
società, ma al momento non è
stato chiarito se ci sarà un nuovo logo o se la new-co opererà,
più probabile, sotto il nome di
Marcopolo Expert. L’azionista
di maggioranza della nuova società, Rhone Capital (che controlla Marcopolo), avrà l’85%
delle quote e quindi il controllo, mentre a Dixons Retail, che
controlla il marchio Unieuro, va
il 15%. L’operazione è al vaglio
dell’antitrust e dovrebbe chiudersi entro qualche settimana.
Secondo Giancarlo Nicosanti
Monterastelli, AD di Marcopolo
Expert, l’accordo è solo il primo
passo per un piano finalizzato
alla creazione di un nuovo leader
sul mercato italiano della vendita
dei prodotti elettronici, e l’unione
delle due reti vendite permetterà
di attrarre un maggior numero
di clienti in tutta Italia. Molto
soddisfatto anche l’AD di Dixon
Retail, Sebastian James, che parla di esito eccezionale per le due
aziende e di unione che permetterà di essere in prima fila sul

di Roberto pezzali
naugurano a Milano le Isole Digitali, spazi pubblici “smart” per ricaricare smartphone e tablet, navigare
in Internet ad alta velocità, ricaricare
l’auto elettrica o prendere in affitto un
veicolo elettrico per spostarsi in città
a un costo contenuto. L’iniziativa, che
prevede al momento 15 isole dislocate
nei punti strategici della città, è il risultato di un investimento di 3 milioni di euro sostenuto da aziende sponsor, senza nessun esborso da parte
del Comune di Milano. Tra i partner
dell’operazione ci sono Microsoft,
A2A, Telecom e Linear, che ha fornito
la copertura assicurativa per le auto
elettriche del servizio di car sharing
ecologico Bee.it. Le Isole Digitali di
Milano vogliono essere un supporto
intelligente al cittadino ma anche ai
turisti che visitano Milano e che grazie a una serie di totem touch interattivi possono accedere alle informazioni multilingua per le più importanti
manifestazioni, alle informazioni pratiche e in futuro anche all’acquisto di
Marcopolo
Expert si
fonde con
Unieuro
n.77 / 21 ottobre 2013
digital imaging Il prezzo del solo corpo va dai 2.300 dollari della α7R ai 2.000 della α7
Sony presenta le fotocamere α7 e α7R
Sono le prime mirrorless Full Frame
Sensori da 24 e 36 MP, nuovo processore e 5 ottiche per scatti in pieno formato
di Roberto Pezzali
S


ony ha ufficializzato le sue nuove top di gamma del segmento
mirrorless, la α7 e la α7R. I due
nuovi modelli non rientreranno nella
gamma NEX, ma faranno parte della
famiglia “alpha” e avranno una connotazione più professionale.
Il modello di punta sarà la α7R: Sony
nell’annuncio parla di fotocamera a
obiettivo intercambiabile più piccola
e leggera al mondo con tecnologia
Full Frame, ma si dimentica di dire
che è anche l’unica mirrorless Full
Frame sul mercato. Con un costo
solo corpo di circa 2.300$, la α7R
è effettivamente compatta e leggera (400 grammi), grazie a un corpo
sigillato in lega di magnesio antipolvere e anti-umidità. Il cuore è un
nuovo sensore FF da 36.4 MP privo
di filtro passa basso, un sensore secondo Sony totalmente nuovo senza
spazi tra i fotodiodi e capace di prestazioni super anche in situazioni
di bassa luminosità. Per affiancare
il sensore, Sony ha creato un nuovo
engine Bionz X, un processore velocissimo dotato di un sistema di autofocus preciso e rapido capace anche
di individuare e seguire oggetti delle
dimensioni di una pupilla. Alpha
7R ha uscita HDMI 4K per le foto,
Wi-Fi e NFC e dispone di controlli
e comandi personalizzabili con una
varietà di opzioni davvero ampia.
Sulla α7R non mancano un mirino
OLED di elevata qualità e risoluzione e un monitor LCD inclinabile.
Simile, ma con sensore da 24.3 MP
Full Frame e senza il corpo in magnesio, il modello α7 (2.000$ solo
corpo), che mantiene però design e
caratteristiche dell’altro modello fatta eccezione appunto per il dettaglio
costruttivo e il sensore.
Sony non ha lasciato le due fotocamere senza ottiche dedicate: α7 e
α7R hanno attacco di tipo E, quello
delle NEX, e possono usare le ottiche
NEX per scattare foto in modalità
torna al sommario
“crop” sfruttando la parte centrale. Per rendere però più credibile
il sistema, Sony ha lanciato cinque
obiettivi dedicati alle Full Frame con
attacco di tipo E: non richiederanno
adattatori e garantiranno la migliore
qualità di scatto possibile nel pieno
formato. Tra le ottiche fisse troviamo
uno Zeiss Sonnar T* FE 35 mm F2.8
ZA e uno Zeiss Sonnar T* FE 55 mm
F1.8 ZA, mentre per gli zoom si può
scegliere tra un Vario-Tessar T* FE
24-70 mm F4 ZA OSS, un 28-70 mm
F3.5-5.6 OSS e un 70-200 mm F4 G
OSS. Chi ha ottiche con innesto A,
quello delle reflex Sony Alpha, potrà
acquistare un anello adattatore: Sony
ha preparato due modelli, uno entry
level, LA-EA3, che assicura la piena
compatibilità di tutte le funzioni di
controllo oltre all’accoppiamento
meccanico e il modello LA-EA4, dotato anche di tecnologia Translucent
Mirror e motore AF. Utilizzando
quest’ultimo la α7 e la α7R perdono
compattezza e leggerezza, ma guadagnano un vero motore autofocus a
ricerca di fase.
Clicca qui per vedere il video di presentazione di Sony.
people & market
Telecom
Italia Media
e L’Espresso
insieme per
il Digitale
Terrestre
Telecom Italia Media e il
Gruppo L’Espresso hanno firmato un accordo preliminare
non vincolante con cui delineano la nascita di un nuovo
operatore unico su digitale
terrestre che controllerebbe
5 multiplex (leggi frequenze)
nazionali. La fusione metterebbe sotto il controllo unico
di Telecom Italia Media i suoi
tre multiplex che diffondono
i segnali di La7 (già ceduta)
e MTV Italia e i due mux ex
Rete A. Con 5 frequenze a disposizione il nuovo operatore
potrebbe fare seria concorrenza a RAI e Mediaset, che
con le loro consociate gestiscono gran parte della banda
TV disponibile su digitale terrestre in Italia. Questo accordo è solo preliminare ed è la
prima pietra di un negoziato
verso la stesura di un accordo
definitivo. Difficile dire se
dalla nascita di un operatore
unico possa anche arrivare un
nuovo polo televisivo.
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Massimo Monti, Simona Zucca
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
[email protected]
Per la pubblicità
[email protected]

estratto da dday.it
estratto da dday.it
Rimandato a primavera
2014 l’attesissimo open
world di Ubisoft che
così non sarà pronto
per il debutto delle
console next gen
Saltano i bundle
di Paolo centofanti


Grande delusione per i fan che
attendevano il nuovo gioco AAA
di Ubisoft, specie per spremere
da subito le nuove console Sony
e Microsoft. Ubisoft ha infatti annunciato che Watch Dogs è stato
rimandato alla prossima primevera, bucando così l’uscita di PS4
e Xbox One. Watch Dogs è atteso
per diversi motivi: da una parte
si tratta di un open world dal
concept più che mai attuale e intrigante, dall’altra, in un mercato
dominato dai grandi franchise e
sequel su sequel, è uno dei primi titoli completamente nuovi
nati sotto il segno delle console
di nuova generazione. Molti videogiocatori hanno già ordinato
i bundle console next gen/Watch
Dogs dovranno scegliere o un altro bundle o aspettare fino a primavera per avere il gioco prenotato. Per quanto riguarda invece i
motivi del ritardo, Ubisoft non va
oltre un canonico “per offrire la
migliore esperienza di gioco”, ma
è chiaro che un gioco di questa
scala ha evidentemente bisogno
di ulteriori raffinamenti prima
del lancio.
torna al sommario
digital imaging Non si conosce ancora quale sarà il prezzo di listino per l’Italia
Nikon D610: la Full Frame “silenziosa”
Rispetto alla Nikon D600, troviamo alcuni interessanti miglioramenti
D610 è più veloce, silenziosa e offre un miglior bilanciamento del bianco
D
di Emanuele villa
610 è la versione “riveduta e
migliorata” di D600, una fotocamera Full Frame dedicata ai grandi appassionati (e anche
a una buona fetta di professionisti,
derivando larga parte delle soluzioni
tecniche dai modelli top di gamma).
Come spesso accade in questi casi,
i miglioramenti rispetto al predecessore non sono rivoluzionari, ma
comunque interessanti per una fetta di pubblico molto esigente: D610
offre una velocità di scatto continuo
superiore, che passa da 5,5 a 6 fps, e
a questo si aggiunge la modalità di
scatto silenzioso che riduce il suono del meccanismo di ritorno dello
specchio e scatta fino
a 3 fps.
Oltre a questo si aggiunge un migliorato
sistema di bilanciamento del bianco,
mentre restano inalterati i fondamentali della macchina: a partire
dal sensore Full Frame da 24,3 MP, processore
d’immagine
EXPEED 3, il sistema
AF a 39 punti di cui 9
a croce, il display LCD
da 921k pixel, ISO 100-6400 espandibile a 25.600, registrazione video
1080p a 30 fps, modalità HDR, 19
modi scena, funzionalità di modifica
incorporate e Wi-Fi opzionale (con
adattatore) per la condivisione degli
scatti.
digital imaging L’esemplare Leica è il frutto di 85 giorni di lavoro e di 500 versioni
Ecco la Leica M disegnata da Jony Ive
Rilasciate le immagini della Leica disegnata da Jony Ive e Marc Newson
di Roberto Pezzali
o scorso anno Leica annunciò
al Photokina che avrebbe collaborato con Jony Ive per creare
una fotocamera unica, da mettere
all’asta per beneficienza. Il frutto del
lavoro del designer Apple, in collaborazione con il famoso industrial
designer Marc Newson, è arrivato: la
Leica M, che verrà battuta a novembre da Sotheby’s, è il frutto di 85 giorni di lavoro, 1000 diversi prototipi
dei singoli pezzi e circa 500 versioni
diverse provate per esaminare differenti combinazioni. La Leica M for
“RED” è realizzata in alluminio lavorato al laser, ha lo stesso sensore Full
Frame da 24 MP della versione originale e come obiettivo monta un 50
mm F2 fisso. Dall’asta ci si aspetta un
risultato record, più di mezzo milione
di sterline per un pezzo unico e raro,
l’unico prodotto di Jony Ive creato
per un’azienda diversa da Apple.
L

Watch
Dogs salta
il debutto
delle nuove
console
n.77 / 21 ottobre 2013
n.77 / 21 ottobre 2013
digital imaging Design vintage e corpo in lega di magnesio solido ma leggero
Lumix GM1, la piccola ambiziosa
La mirrorless Panasonic ha punti in comune con la GX7 ma è più compatta
di Paolo centofanti
i chiama Lumix GM1 e non è
solo una nuova fotocamera a
lenti intercambiabili Micro 4:3,
ma il primo modello di una nuova
categoria per Panasonic. Una fotocamera di alta qualità che si rivolge
a un pubblico non distante da quello
della GX7, di cui mantiene molte caratteristiche. Più piccola e compatta
rispetto alla GX7, la nuova GM1 va a
colmare un vuoto nella gamma Panasonic di fotocamere mirrorless, andando a competere con altri prodotti
dal form factor simile, come le PEN
di Olympus o le Nikon 1.
La Lumix GM1 presenta un corpo
macchina in lega di magnesio solido
e robusto e un design vintage quanto
basta. Gli ingegneri Panasonic sono
riusciti a proporre lo stesso sensore
da 16 MP e lo stesso processore della
Lumix GX7 seppur in un corpo più
piccolo. A causa della riduzione delle dimensioni spariscono il mirino
elettronico, la slitta per gli accessori e
lo stabilizzatore ottico in camera per
l’utilizzo di ottiche non stabilizzate.
Per quanto riguarda i controlli, tro-
S
design. Per questo motivo non c’è la
ghiera per la regolazione manuale del
fuoco, che può essere gestito tramite i
controlli elettronici. Naturalmente la
GM1 è compatibile con tutti gli obiettivi micro 4:3 sul mercato, e per migliorare l’impugnatura con obiettivi
di dimensioni più grandi, Panasonic
ha realizzato un grip opzionale che si
monta tramite l’aggancio del cavalletto.
La Lumix GM1 con il nuovo obiettivo 12-32 mm sarà disponibile a un
prezzo di listino di 699 euro, ma sarà
venduta anche in un secondo kit, che
comprende in più il grip opzionale e
l’ottimo pancake 20 mm F1.7, a un
costo di 999 euro.
digital imaging Sensore da 24 MP e sensibilità a 12.800 ISO tra le caratteristiche
Nikon D5300, con Wi-Fi e GPS integrati
Wi-Fi e GPS, nuovo processore Expeed e sensore senza filtro passa basso
di Roberto Pezzali
a gamma di reflex Nikon accoglie
una nuova arrivata: la D5300, la
prima reflex Nikon con Wi-Fi e
GPS integrato. Sotto la scocca porta
tante altre piccole e piacevoli novità,
a partire dal nuovo sensore CMOS
privo di filtro passa basso. Una scelta che migliora la nitidezza delle
immagini ma che potrebbe generare
moirè: una situazione che non sembra preoccupare l’azienda, anche
perché la densità del sensore che
conta 24 MP riduce di molto questa
possibilità. Per eliminare problemi
di moirè Nikon ha preparato anche
L


viamo due ghiere, una
dedicata alla selezione
della modalità di scatto, l’altra alla selezione del tipo di fuoco.
Il display da 3 pollici è
touchscreen e di fianco ad esso troviamo
un’altra ghiera per la
navigazione del menù
e la regolazione dei
parametri di scatto.
A livello di funzionalità troviamo la
suite di filtri creativi, modalità Time
Lapse, HDR, la ripresa video fino a
1080i a 50/60 Hz o 1080p a 25 fotogrammi al secondo, mentre sparisce
la gestione delle curve e livelli di immagine che rimane un’esclusiva della
GX7. La GM1 è poi in grado di scattare a 5 fps alla risoluzione massima
di 16 Megapixel e a 4 fps con tracking
del fuoco.
Appositamente
per
la
GM1,
Panasonic lancia un nuovo obiettivo
micro 4:3 da abbinare, un LUMIX G
Vario 12-32 mm con F3.5 - F5.6 che
si contraddistingue per le dimensioni compatte per adattarsi al nuovo
torna al sommario
il nuovo processore Expeed 4 che
tiene conto dell’assenza del filtro
passa basso sul sensore e si adegua
di conseguenza. Il nuovo engine
alza anche leggermente la sensibilità, portandola a 12.800 ISO, e
per la prima volta attiva anche
la registrazione video a 1080p
e 60 fps. L’ultima miglioria
riguarda lo schermo: dietro
alla Nikon D5300 troviamo un
LCD articolato da 3.2”, leggermente più grande del 3” montato sulla D5200. La nuova reflex si posizionerà sul mercato a
un prezzo simile a quello della
D5200 al momento del lancio: il
presso USA è di 799$ solo corpo e di
1399.95$ in kit con l’obiettivo Nikkor
18-140mm f/3.5-5.6 VR. Siamo in attesa dei prezzi italiani.
L’Irlanda
non è più
il paradiso
fiscale
di Apple
L’Irlanda non
consentirà più
a società registrate
sul proprio territorio
di operare senza una
certa residenza fiscale
Ma restano aperte
scappatoie
di Roberto Pezzali
Il ministro delle finanze di Dublino, Michael Noonan, ha annunciato che il suo Paese non consentirà
più a società registrate sul proprio
territorio di operare senza una
certa e provata residenza fiscale
accogliendo le richieste di USA e
Europa in tema di equilibri fiscali.
Per la prima volta Dublino fa qualcosa per limitare il fenomeno delle
multinazionali fiscalmente prive
di una casa, con un occhio attento
ai Big della tecnologia che aggirano la tassazione sugli utili saltando da una giurisdizione all’altra.
Non un’evasione ma una pratica
consentita dalle maglie larghe della legge che ha permesso a Apple
(ma non solo) di pagare il 2% di
tasse su un volume d’affari offshore di 44 miliardi di dollari. Le divisioni di Apple in Europa, in Media
Oriente, in Africa e Asia hanno infatti sede a Cork, una città irlandese di 100.000 abitanti, ma per la
precedente legislazione irlandese
erano “controllate e gestite dagli
Stati Uniti” e quindi non tassabili
secondo la legislazione locale. Allo
stesso modo la legislazione americana non impone tasse sugli utili
fatti all’estero e il cerchio si chiude. Restano, però, aperti dei buchi
che permettono il trasferimento di
denaro in altre sedi e Paesi, in attesa di una regolamentazione più
precisa e adottata da tutti i Paesi.

estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
digital imaging Sarà disponibile da novembre a 1.300 dollari o 1.700 con obiettivo
Pentax K-3: la reflex APS-C definitiva?
La DSLR offre molte migliorie rispetto alle K-5 II/K-5 IIs per foto e video
Innovativa la possibilità di scegliere se attivare oppure no il filtro AA
R
icoh Imaging ha annunciato la
Pentax K-3, nuova reflex APSC top di gamma della Casa,
che vuole diventare il punto di riferimento per gli amanti della fotografia
sportiva e naturalistica.
L’innovazione principale introdotta da Pentax riguarda il filtro AA: la
K-3 monta un sensore APS-C CMOS
da 24.4 MP (lo stesso della Nikon
D7100) sprovvisto di filtro ottico lowpass, ma la reflex offre la possibilità
di scegliere, tramite pulsante, se far
intervenire o meno un “simulatore”
Anti-Aliasing, in grado di eliminare
l’effetto moirè che si potrebbe presentare in particolari condizioni.
Il nuovo Real-Time Scene Analysis
System affida a 86.000 pixel RGB
una più accurata misurazione dell’esposizione, del bilanciamento del
bianco e della messa a fuoco; mentre
il nuovo modulo per l’autofocus SAFOX 11 è composto da 27 punti AF, di
cui 25 a croce, con sensibilità da -3EV
a +18EV. Per quanto
riguarda la velocità di scatto, infine,
Pentax K-3 permette
di ottenere 22 RAW
o 60 JPEG in singola
sequenza, a un frame
rate di 8.3 immagini
al secondo.
In ambito video, K3 è in grado di catturare filmati Full
HD (1920 x 1080
pixel; 60i/30p) in
formato H.264 ed
è equipaggiata con
porte per cuffie e microfono esterno.
Porta USB 3.0, micro HDMI e doppio slot per SD card, completano la
dotazione. Supportate anche le WiFi FLU SDHC CARD per Pentax che
permettono di controllare in remoto
tutti i parametri di scatto e di vedere
il Liveview dal browser di PC e smartphone.
Il pentaprisma del mirino ottico
offre una copertura del 100% con
Trapelano i rendering
del nuovo LG G Flex,
la versione by LG
dello smartphone con
schermo curvo. Un
modello da 6”, con un
profilo che ricorda il
design del Nokia 8110
di Matrix
di Roberto Pezzali
fattore d’ingrandimento 0.95X, il
monitor LCD da 3.2” è composto da
1.037.000 punti e, come da tradizione Pentax, anche K-3 è resistente ad
acqua, umidità, neve, sabbia e polvere grazie al corpo in lega di magnesio
e alle 92 guarnizioni.
Pentax K-3 sarà disponibile da novembre a 1300 dollari solo corpo oppure a 1700 dollari con l’obiettivo DA
18-135mm F3.5-5.6 WR.
smarthome Tra le caratteristiche, schermo touch, Wi-Fi e gestione delle applicazioni
Gigaset SL930A, il cordless con Android
Il nuovo telefono cordless SL930A di Gigaset è quasi uno smartphone
Con Android 4.0 vuole essere molto più del vecchio telefono senza fili
di Roberto faggiano
l nuovo telefono cordless Gigaset
SL930A sembra proprio un moderno smartphone, con schermo
touch, connessione di rete Wi-Fi b/
g/n e sistema operativo Android 4.0
ma il suo spessore fuori ordinanza
ci riporta alla realtà della telefonia
domestica. Il costruttore tedesco
ha voluto creare uno strumento
in grado di fare tutte le operazioni
possibili da un terminale Android,
compresa la gestione di qualsiasi
applicazione disponibile su Google
Play e la predisposizione per i social
I


di Giuseppe landolfi
torna al sommario
network ma escludendo le chiamate
in mobilità.
C’è anche la possibilità di trasferire
la rubrica telefonica da un altro telefono tramite Bluetooth. La memoria
interna per rubrica e applicazioni è
di 4 GB ma si può estendere con una
card microSD aggiuntiva. L’autonomia dichiarata è di 200 ore in attesa
e 14 ore in conversazione.
Il risultato è un oggetto molto interessante e assai ben rifinito, seppure
penalizzato da un prezzo di listino di
199 euro che non potrà consentire
grandi numeri di vendita.
LG G Flex
Un 6” con
schermo
curvo
Tra LG e Samsung la sfida è ormai
a tutto campo: dai TV agli smartphone i due colossi attaccano e
si difendono in ogni segmento,
e al lancio del Galaxy Round di
Samsung arriva subito la risposta
di LG con il G Flex. Prodotti poco
commerciali, almeno al momento, ma modi per definire la propria supremazia tecnologica nel
campo degli OLED curvi e flessibili. Il modello di LG è l’opposto
del Galaxy Round: quest’ultimo
ha una leggera curvatura sul piano verticale, LG invece ha curvato il Flex sul piano orizzontale. Il
risultato, più marcato e affascinante, ricorda quello del famoso
Nokia di Matrix, anche se il look
è più moderno. Alla base di tutto lo schermo flessibile OLED
di LG, un 6” che può essere piegato fino a 90° senza rompersi.
LG annuncerà ufficialmente il
Flex il prossimo mese, ma siamo
pronti a scommettere che non
avrà un prezzo bassissimo e che
sarà disponibile solo in edizione
limitata.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
Apple mantiene i
prezzi dei suoi nuovi
smartphone allineati ai
modelli precedenti, il
5s da 64GB a 949€
di Roberto Pezzali


iPhone 5s e iPhone 5c arrivano in
Italia venerdì 25 ottobre. I nuovi
modelli raggiungono finalmente
il nostro paese ad un prezzo di listino analogo a quello dell’iPhone
5. iPhone 5s sarà infatti disponibile nei tre colori, oro, argento o
grigio siderale ad un prezzo consigliato di €729 per il modello
da 16GB, €839 per il modello da
32GB e €949 per il modello da
64GB. Per l’iPhone 5c serviranno
100 euro in meno: disponibile nei
colori azzurro, verde, rosa, giallo
e bianco, il 5c avrà un prezzo di
vendita consigliato pari a €629
per il modello 16GB e di €729
per il modello 32GB. Il modello
iPhone 4s da 8GB, che resterà in
gamma, costerà €429 .
torna al sommario
MOBILE Partono da Samsung i primi esperiementi con i display curvi per smartphone
Galaxy Round, un Note 3... curvo
Samsung lancerà in Corea il primo smartphone con schermo OLED curvo
di Roberto Pezzali
I
ntorno ai primi di ottobre, Samsung ha catalizzato l’attenzione
con il Galaxy Round, il primo
smartphone realizzato con un display OLED flessibile, sfoggiato con
un insolito design curvo. Il Galaxy
Round è costruito sulla base del
Galaxy Note 3, a partire dal display OLED da 5.7” e 1.920x1.080
pixel di risoluzione. Proprio come
sul nuovo Note, il processore è
uno Snapdragon 800 con 3 GB di
RAM, e non mancano LTE, NFC,
Bluetooth 4.0 e Wi-fi AC. Notevole
lo spessore, ridotto a 7.9 millimetri
nonostante la forma molto parti-
colare. Samsung ha giocato molto
sulla presenza della curvatura, anche posteriore, per sfruttare a suo
vantaggio l’effetto “dondolo” dello
smartphone appoggiato al piano:
basta farlo oscillare con un colpetto
per mostrare le chiamate perse e le
notifiche, mentre nel corso della riproduzione musicale si può saltare
traccia usando lo smartphone come
un grosso tasto. A quanto pare però
non si tratta di un vero prodotto
commerciale, ma poco più di un
esperimento nell’utilizzo di questo
tipo di display. Secondo quanto riportato dal blog SamMobile infatti,
il Galaxy Round verrà distribuito in
un numero limitatissimo di pezzi
e probabilmente solo sul mercato
interno in Corea. SamMobile fa notare come si tratti di una strategia
utilizzata altre volte da Samsung in
passato, per testare nuove tecnologie come ad esempio l’LTE e i primi
display OLED. Il Galaxy Round era
stato annunciato con un prezzo di
listino intorno ai 1.000 dollari.
Samsung Galaxy Round
MOBILE Apple presa in contropiede dalla domanda dei suoi due nuovi smartphone
Apple taglia la produzione dell’iPhone 5c?
Apple avrebbe tagliato della metà la produzione del nuovo iPhone 5c
Queste le indiscrezioni dalla Cina: Apple ha sovrastimato la domanda?
L
di Paolo CENTOFANTI
e scorte di iPhone 5s non riescono a stare dietro alla domanda,
viceversa di iPhone 5c ce ne sarebbero fin troppi sul mercato, se è
vero che Apple avrebbe tagliato da
300.000 a 150.000 pezzi al giorno
la produzione del nuovo modello. Si
può già parlare di flop? La disponibilità di prodotto a dire il vero non
è un indicatore così attendibile:
l’iPhone 5s è più difficoltoso da produrre per via di alcune caratteristiche come il sensore Touch ID e il
nuovo processore, mentre l’iPhone
5c è in gran parte basato sui componenti dell’iPhone 5, la cui fabbricazione è sicuramente più rodata.
Certo è che alcuni segnali sembrano
indicare che la domanda per l’iPhone colorato non sia così forte. Negli
Stati Uniti alcuni punti di vendita
offrono già un significativo sconto
per chi acquista un iPhone 5c con
abbonamento, mentre sul mercato
“grigio” cinese, i prezzi al di fuori dei
canali ufficiali del nuovo modello,
molto sensibili all’andamento della
domanda interna, sarebbero inferiori anche del 30% rispetto a quello di
listino. La performance dell’iPhone
5c andrebbe però confrontata non
con quella dell’iPhone 5s, che rappresenta la vera novità, ma con quella che ad esempio ha avuto l’iPhone
4s al lancio dell’iPhone 5. Sarebbe
interessante capire se l’iPhone 5c sta
andando meglio di quanto avrebbe
potuto fare il modello dello scorso
anno se fosse rimasto in gamma.

iPhone 5s e
iPhone 5c
in Italia il
25 ottobre a
729€ e 629€
n.77 / 21 ottobre 2013
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
MOBILE Sarà disponibile nei negozi da fine mese a 179,99 euro il device ibrido un po’ tablet e un po’ console da gioco
Archos GamePad 2: console e tablet tutto in uno
Arriva la seconda generazione di GamePad, la console portatile Archos basata su tablet Android
rchos decide di proseguire
sulla medesima lunghezza
d’onda dello scorso anno e
presenta GamePad 2, una console
portatile che, di fatto, è un tablet
Android da 7’’ con controlli fisici
ai lati; si può quindi usare come
un comune tablet sfruttandolo

per produttività ed entertainment,
ma è in ambito gaming che la macchina dà il meglio di sé. Ciò che lo
differenzia dal resto dell’offerta
sono, appunto, i controller “fisici”,
ovvero due stick analogici (uno per
lato) e doppio controller a quattro
tasti (anche qui, uno per lato). Ovviamente resta l’incognita di base:
come si comporteranno giochi pensati per il
touch se usati con
controller fisici?
Per
sfruttare al meglio
la macchina,
inoltre, Archos
inserisce in
GamePad 2 le
versioni complete
di Asphalt 8: Airborne e Modern
Combat 4: Zero Hour di Gameloft.
A livello di dotazione tecnica, il
tablet/console è dotato di un display da 7’’ IPS con risoluzione di
1280x800 punti, un processore
Cortex A9 quadcore da 1.6 GHz
con un Mali 400 come unità
grafica dedicata e
spazio di sto-
rage da 16 o 32 GB, espandibile
con le “solite” schede micro SD.
La dotazione di RAM è di 2 GB e
troviamo anche una presa HDMI e
una fotocamera frontale.

A
di Emanuele VILLA
MOBILE
MOBILE La versione “mini” del top di gamma Xperia Z1 uscirà al momento solo in Giappone
Sony annuncia ufficialmente l’Xperia Z1F
Specifiche tecniche al top in un formato compatto con schermo di “soli” 4.3”
P
di Paolo CENTOFANTI

rocessore Snapdragon 800
da 2.2 GHz, fotocamera da
20.1 Megapixel e 2 GB di
RAM, ma in un formato più compatto. Questa la ricetta del nuovo
torna al sommario
Xperia Z1F di Sony, prima indicato
come Z1 Mini, e presentato ufficialmente per il mercato giapponese. Rispetto allo Z1 cambia il formato del display, che è in questo
caso da 4.3 pollici e con risoluzione di 1280x720 pixel, mentre sono
confermati l’NFC e il supporto alla
ricarica wireless della batteria Qi.
Il nuovo smartphone Android sarà
disponibile in quattro colorazioni
di cui due piuttosto vivaci: oltre al
bianco e al nero, lo Z1F sarà prodotto anche in verde lime e rosa.
Lo smartphone sarà lanciato a dicembre in Giappone, e al momento non ci sono notizie per quanto
riguarda un lancio nel resto del
mondo, ma vista la concorrenza in
questa fascia, non è da escludere.
L’evento Apple
iPad è ufficiale:
22 ottobre
Il prossimo evento Apple
sarà martedì 22 ottobre. La
casa della mela morsicata ha
diramato gli elegantissimi
inviti alla stampa americana,
anche se ormai quello che
verrà svelato all’evento è un
po’ il segreto di pulcinella. I
protagonisti saranno i nuovi
iPad, l’iPad 5 e l’iPad Mini 2:
il primo avrà processore A7 e
TouchID, il secondo probabilmente riceverà lo schermo
Retina. Ma le novità non si
fermeranno qui: i MacBook
Pro aspettano ormai da un
anno una “revision” e OSX
Mavericks è pronto a debuttare, insieme al nuovo Mac Pro.
Quest’ultimo, secondo le indiscrezioni, dovrebbe essere disponibile dal 15 di novembre.
Dei nuovi prodotti si è già
parlato tanto, probabilmente
troppo, ma ormai manca davvero poco: l’appuntamento è
per martedì, ore 19.00.
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
MOBILE Stesso prezzo del Nexus 4 da 16GB per il nuovo smartphone top di gamma di Google che arriverà anche in Italia
Nexus 5 appare su Google Play al prezzo di 349$
Google ha inavvertitamente pubblicato il Nexus 5 su Google Play: il prezzo parte da 349$ per il 16GB
I
l debutto del Nexus 5 si avvicina
a grandi passi. Venerdì 18 ottobre Google ha infatti inavvertitamente pubblicato sul Play Store
americano, per pochi minuti, la
pagina di acquisto del suo nuovo
top di gamma. Si scopre così che
anche il Nexus 5 avrà un prezzo assolutamente attraente, 349$ per la
versione da 16 GB, lo stesso prezzo

del Nexus 4 che però poteva contare anche sul modello entry level con
soli 8 GB di memoria flash a bordo.
Un prezzo che dovrebbe tradursi in
349 euro, esattamente quanto costava in Europa il Nexus 4 lo scorso
anno, con il vantaggio che anche gli
italiani ora potranno usufruire di
questo prezzo senza ricorrere a soluzioni alternative. Ricordiamo che
il Nexus 5 avrà schermo Full HD,
processore Snapdragon 800 e 2
GB di RAM. All’interno dello smartphone, nella foto ufficiale di Google, si intravedono anche le nuove
icone telefono e camera di Android
4.4 Kit Kat. Google potrebbe ufficializzare il tutto nelle prossime
settimane, con il 28 ottobre come
più possibile data di lancio.
Nexus 5: smartphone by Google dal
prezzo aggressivo e specifiche al top
MOBILE Dopo Apple è HTC la prima azienda che propone la sua versione del sensore di impronte digitali per smartphone
HTC presenta One Max con sensore di impronte digitali
Annunciato ufficialmente il nuovo smartphone con display da 5.9” e sensore di impronte sul retro
D
di Paolo CENTOFANTI

opo le tante indiscrezioni
delle settimane scorse ora
HTC annuncia ufficialmente
il suo nuovo smartphone, One Max,
con enorme schermo da 5.9 pollici
con risoluzione Full HD.
Ma al di là delle dimensioni
dello schermo,
la vera novità è
un’altra ed è lo
scanner di impronte digitali
che, a differenza di quanto
fatto da Apple
con l’iPhone
5s, è posto
sul retro dello
smartphone,
appena
sot-
torna al sommario
to l’obiettivo della fotocamera. Il
sensore può essere utilizzato per
sbloccare il telefono con la propria
impronta, oppure per lanciare fino
a tre applicazioni associandole ad
altrettante dita. Al momento non
sappiamo ancora il livello di integrazione con HTC Sense 5.5, la
versione di Android customizzata
da HTC e se ad esempio sarà possibile utilizzare le dita al posto di
password. Per il resto si tratta di
uno smartphone che richiama il design di HTC One, con la differenza
che su questo modello il pannello
posteriore è removibile per l’inserimento di una scheda microSD
ma non per il cambio della batteria da 3.300 mAh. Le caratterisitche tecniche ricordano da vicino
per il resto l’HTC One: processore
Snapdragon 600, fotocamera UltraPixel da 4 Megapixel, 2 GB di
RAM, connettività LTE, Bluetooth
4.0 con aptX e WiFi 802.11ac, altoparlanti stereo frontali, fotocamera
frontale da 2.1 Megapixel con ripresa video 1080p e naturalmente
sistema operativo Android 4.3 con
la nuova HTC Sense 5.5. HTC One
Max sarà disponibile in Italia dai
primi di novembre.

di Roberto PEZZALI
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
MOBILE Consegna a partire da metà novembre per entrambi i tablet di alta gamma con specifiche al top di Amazon
I Kindle Fire HDX di Amazon arrivano in Italia
Aperti i pre-order in Italia per i nuovi Kindle Fire HDX: si parte da 229 euro per il modello da 7 pollici
I
nuovi tablet Kindle Fire HDX con
schermi da 7” e 8.9” arrivano anche
in Italia: Amazon ha infatti aperto
i pre-order dei due modelli, che saranno disponibili a partire da metà
novembre. Il Kindle Fire HDX da 7”
costerà 229 euro per la versione da
16 GB, che diventano 269 per quella
da 32 GB e 309 per quella da 64 GB.
Il prodotto sarà però consegnato a
partire dal 13 novembre, tra quasi
un mese. Ci sarà da aspettare invece
fino al 21 novembre per il modello
top, quello da 8.9” con schermo da

2560x1600 pixel: qui i prezzi partono
da 379 euro e passano a 429 per il modello da 32 GB e a 479 per quello da 64
GB. “è trascorso appena un anno dal
lancio di Kindle Fire in Italia e siamo
riconoscenti dell’eccezionale risposta
da parte dei clienti. Da allora il team
non ha mai smesso di lavorare per
introdurre novità e creare un tablet
ancora migliore, e siamo entusiasti
di portare Kindle Fire HDX in Italia”, ha detto Jeff Bezos, fondatore
e CEO di Amazon.com. “Processore
da 2,2 GHz, schermo da 339 ppi, design più leggero, Fire OS 3.0 e tante
novità come Duplicazione Schermo,
Non Disturbare, Cloud Collections e
Quick Switch. Abbiamo lavorato con
impegno per incorporare un elevato
livello di hardware, innovazione e
attenzione al cliente in questi dispositivi a un simile prezzo. Speriamo
che i nuovi Kindle Fire ti piacciano.”
Ricordiamo che entrambi hanno pro-
cessore quadcore Snapdragon 800,
audio Dolby e il sistema operativo
Fire OS 3.0. Per i dettagli completi
sui nuovi tablet vi rimandiamo alla
news di lancio dei prodotti e alla tabella cliccabile qui sotto.

di Roberto PEZZALI
MOBILE Maggiore qualità e precisione durante gli allenamenti grazie alla combo Nike + coprocessore M7 di Apple
Nike FuelBand SE: solo iOS, meglio se iPhone5s
Nike presenta la versione SE del suo fitness tracker FuelBand: è dedicato a iOS e sfrutta l’M7
N
di Emanuele VILLA

ike presenta la versione riveduta del fitness tracker Nike+
FuelBand SE, il braccialetto
che oltre a tener semplicemente
traccia dei passi e delle calorie che
bruciamo, registra tutte le nostre
attività quotidiane tramite i Nike
Fuel Points e li trasmette a un’apposita app di controllo, al momento
disponibile solo per dispositivi iOS.
A seconda del movimento che facciamo e dell’attività che eseguiamo,
accumuliamo diversi Fuel Points,
che poi possiamo utilizzare per migliorare costantemente le nostre
prestazioni, per paragonarle a quelle degli amici e ottenere progressi
notevoli nello stato di forma. In
america dicono che si tratta di una
torna al sommario
simpatica forma di “Gamification
of fitness”, ovvero allenamento sotto forma di gioco, per renderlo più
attraente, divertente e alla portata
di tutti. Il braccialetto ha un tasto
frontale e un display a LED che
mostra le informazioni immediatamente interessanti, come le calorie
bruciate nel giorno e i passi fatti,
ma ovviamente il massimo lo si
ottiene usando l’app a corredo. La
nuova versione presenta un’estetica
analoga alla precedente, con in più
il Bluetooth 4.0: compatibilità limitata ad iOS, con particolare attenzione per iPhone 5s: la nuova app
a corredo sfrutta infatti il coprocessore M7 per buona parte delle pro-
prie rilevazioni, che sono in questo
modo non solo più affidabili e precise, ma non gravano sul SoC A7 e
assicurano un consumo minimo di
batteria. Tra le novità dell’app, le
funzioni Sessions, che è il modo di
tener traccia di attività specifiche,
come la corsa, lo jogging e molto altro, Win the Hour, che il produttore
definisce un “motivation partner”,
che pone obiettivi per migliorare
il proprio stato di forma e sprona
l’utente a uno stile di vita più sano
e attivo, Groups per la condivisione
con gli amici, e molto altro ancora.
Il nuovo FuelBand SE sarà inizialmente disponibile in USA, Canada,
UK, Francia, Germania e Giappone,
a partire da novembre per 149 dollari. A seguire (speriamo) le altre
nazioni europee.
n.77 / 21 ottobre 2013
tv & video Dopo le insistenti voci degli ultimi anni, oggi la notizia sembra sicura
Panasonic, basta plasma nel 2014
Sembra certo: Panasonic fermerà la produzione dei TV al plasma nel 2014
Spazio all’OLED e a tecnologie che garantiranno più margini operativi
L
o abbiamo sentito più volte,
ma questa volta la notizia sembra certa e sicura: Panasonic
terminerà la produzione dei TV al
plasma nel 2014. Lo riporta Reuters,
citando fonti dell’azienda che per ora
restano anonime, e lo conferma anche il quotidiano economico giapponese Nikkei: a marzo 2014, Panasonic
bloccherà la produzione, un duro colpo per gli appassionati della tecnologia “anti-LED” che ancora oggi farebbero carte false per portarsi in casa
un vecchio Kuro, datato ma ancora
emblema di qualità indiscussa e di
nero perfetto. Panasonic ha tenuto in
piedi fino all’ultimo momento la pro-
TV & VIDEO
Film porno 4K
per soddisfare
la voglia di
Ultra HD
Il battesimo del porno è un
rito obbligato per ogni nuova
tecnologia video: dopo l’alta
definizione, il Blu-ray e il
3D, arriva ora anche il primo
servizio che offre film porno
in 4K. Si chiama Huccio.com
e propone film interi in 4K
da scaricare sul proprio
computer in formato H.264.
Al momento il servizio è in
fase di lancio e prevede solo
una piccola preview di quello
che verrà offerto tra qualche mese, quando saranno
attivi anche i piani di pay per
download e di abbonamento
con possibilità di scaricare
gratis ogni contenuto. Sul sito
è possibile scaricare una breve clip, niente di “hard” (per
quello bisogna fare la free
membership), ma comunque
un breve filmato per saggiare
la qualità delle riprese.


di Roberto Pezzali
torna al sommario
duzione dei TV al plasma, ma ormai
la situazione sembra insostenibile
con margini inesistenti e perdite che
si accumulano anno su anno: il presidente Kazuhiro Tsuga sembra aver
così deciso di staccare la spina per
sempre. Una decisione sicuramente
dolorosa per la stessa Panasonic, che
vuole bene al plasma come a uno dei
suoi figli, ma ormai necessaria a fronte di perdite della divisione TV che si
attestano a circa un miliardo di dollari all’anno. Secondo le fonti, le linee
di produzione verranno riconvertite
e gli ingegneri responsabili dello sviluppo del plasma si dedicheranno ad
altri progetti e verranno ricollocati,
probabilmente alla divisione OLED. È
su quest’ultima che Panasonic spinge
di più: sembra imminente un grosso
annuncio di Panasonic relativo agli
OLED, e tra qualche mese potrebbe
esserci la sorpresa che farà presto dimenticare il plasma: OLED realizzati
con tecnologia printing a costi più
abbordabili, capaci della qualità di un
plasma ma con i benefici del LED. È
quello che aspettano tutti.
tv e video La piattaforma sarà Android 4.4 Kit Kat
Google TV diventa Android TV
di Roberto Pezzali
G
oogle è pronta ad abbandonare il brand Google TV: da qualche settimana i prodotti TV basati su Android, come la Bravia Stick di Sony (lanciata solo negli Usa), vengono chiamati prodotti “Android TV”. Il nome
Google, seppure molto forte, non ha fatto breccia e il sistema non ha attratto
i produttori che hanno continuato con la loro piattaforma integrata lasciando a Google le briciole: solo Sony e LG hanno di fatto lanciato un prodotto
Google TV, e in entrambi i casi non si può certo parlare di successo. Google
vuole però tornare in pista: la tiepida accoglienza delle Smart TV lascia spazio
a enormi margini di crescita e la televisione è sicuramente un settore dove
bisogna lavorare ancora tanto. Al momento la piattaforma resta disponibile,
verrà aggiornata ad Android 4.4 Kit Kat e verrà chiamata Android TV, ma le
cose potrebbero cambiare ancora. L’esperimento Chromecast, la chiavetta da
inserire nella porta HDMI venduta a poche decine di dollari (35$), ha avuto un grande successo e questo apre un’altra possibile strada per la crescita,
spingendo più sui “Servizi Google per
la TV” con app dedicate da inviare al
TV tramite appunto una Chromecast.
Anche Google, con l’enorme esperienza accumulata negli anni, non ha
ancora trovato la ricetta perfetta per
rendere la TV più smart: una missione
questa che vede in campo tantissimi
competitor, e ad oggi è impossibile
dire chi avrà la meglio.
TV al plasma
Estinzione
vicina
L’ultimo report
DisplaySearch mostra
che ogni anno le
vendite dei plasma
calano del 20%
nonostante prezzi più
bassi e tanti modelli
di Roberto Pezzali
Panasonic è rimasta l’ultima
grande sostenitrice del plasma,
e se il prossimo anno deciderà
di staccare la spina, gli unici produttori rimarranno Samsung e
LG, aziende che nel plasma non
ci hanno mai davvero creduto e
che continuano a produrli perché, in alcune regioni, i TV giganti a prezzo stracciato vendono ancora molto. Basta osservare
l’ultimo report di DisplaySearch,
nota società di analisi nel mondo
dei TV, per accorgersi che il plasma è ormai vicino all’estinzione
e la sua fine è rallentata solo dalla crescita che sta avendo in Cina,
dove i consumatori pur di avere
uno schermo di dimensioni giganti, scelgono schermi al plasma di passata generazione, solo
HD Ready, che hanno costi oramai ridottissimi. In Europa e in
America, nonostante un numero
di modelli sul mercato più che
soddisfacente e prezzi che anno
dopo anno scendono, il mercato
dei plasma cala del 19% anno su
anno, e in tre anni il numero di
pezzi venduti è dimezzato. Continuando con questo trend, entro
4 anni i TV al plasma saranno
estinti, con poche nicchie di consumatori interessati all’acquisto.

estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
hifi & Home Theater Diffusori controllabili dal telecomando o dalla app dedicata
Bose Sound Touch, musica connessa
Tre nuovi diffusori Bose tutti con AirPlay e Wi-Fi per lo streaming
di Roberto faggiano
rano i diffusori che mancavano nella gamma Bose: la
nuova linea Sound Touch
comprende tre diffusori con collegamento Wi-Fi e AirPlay per musica
in streaming da dispositivi mobili e
da un PC o server casalingo. A livello estetico sono praticamente uguali
ma cambiano le dimensioni: il top di
gamma Sound Touch 30 (700 euro)
misura 43x25x18 cm e può essere
usato anche come diffusore principale in ambienti di grandi dimensioni.
Il Sound Touch 20 (400 euro) misura 31x19x10 ed è più indicato per la
stanza dei ragazzi o per la cucina. Il
terzo modello è il Sound Touch Portatile (400 euro) che è dotato di batteria ricaricabile con autonomia di
circa tre ore; le dimensioni non sono
così ridotte come alcuni concorrenti
(24x15x6 con peso di 1,5 kg) e quindi
lo rendono più indicato per chi desidera muoversi in giardino o in terrazzo continuando ad ascoltare la musica
preferita. In comune tra i tre modelli
sono le funzioni e l’app di controllo
che permette di accedere alle Web
E
Dal prossimo febbraio
disponibili cuffie di alta
qualità con un DAC
USB integrato con
supporto per audio ad
alta risoluzione
mo collegamento in rete con il Wi-Fi
si può svolgere tramite PC e cavetto
USB in dotazione. Tutto, quindi, è
predisposto per l’uso anche senza
smartphone o tablet. A breve sarà
disponibile anche il Controller (99
euro), un telecomando rotondo con
display per gestire i diffusori Sound
Touch, fissabile anche a parete.
Come di consueto, Bose non rilascia
specifiche tecniche riguardo questi
diffusori; unica concessione la presenza di un subwoofer integrato con
tecnologia a guida d’onda nel Sound
Touch 30.
hifi & home theater La finitura esterna è disponibile in versione bianca o nera
Sonos Play:1, il multiroom è più piccolo
È il più piccolo tra i diffusori ma con le stesse funzionalità degli altri modelli
I
di Roberto faggiano
l Play:1 diventa il modello più piccolo della famiglia Sonos: misura
12x16x12 cm e impiega un sistema
a due vie con midwoofer da 9 cm e
tweeter, ciascuno con il proprio amplificatore. Il prezzo di listino è di
199 euro, e fino al 31 dicembre ogni
acquirente riceverà un modulo Bridge in omaggio per l’utilizzo in stanze
prive di cablaggio Ethernet. Il diffusore può essere utilizzato da solo in
piccoli ambienti o come diffusore
surround in abbinamento alla Playbar o in stereofonia utilizzando due
diffusori per un ascolto migliore. Sul


radio oltre che alla
propria musica e ai
servizi di streaming
musicale. Già prevista anche la funzione
multiroom per un
utilizzo di diversi diffusori in ogni stanza
della casa. Privilegiato l’uso di dispositivi Apple, dato che
l’AirPlay è incluso
anche nel modello
portatile. In tema
di connessioni troviamo il classico
ingresso mini jack per ogni tipo di
sorgente e la presa di rete Ethernet in
alternativa al Wi-Fi. Rispetto ai concorrenti già sul mercato, si può notare l’attenzione verso l’utilizzo anche
da parte di un pubblico poco esperto
in materia. Infatti, i diffusori hanno
in dotazione il telecomando per le
funzioni principali, hanno dei tasti
diretti con sei preselezioni per ritrovare subito i diversi contenuti di uso
più frequente e c’è perfino un piccolo
display OLED che segnala la sorgente
in ascolto. Anche la procedura di pri-
torna al sommario
diffusore è disponibile la presa di rete
nelle stanze raggiunte dal cablaggio,
ma per chi possiede già altri diffusori
Sonos l’abbinamento in rete è automatico. Le funzioni si gestiscono a
distanza tramite l’applicazione Sonos Controller che è stata ulteriormente migliorata per meglio integrare i servizi di streaming musicale.
Piccole modifiche anche per i tasti
sul diffusore: oltre alla variazione
del volume è possibile avanzare di
una traccia o mettere la musica in
pausa con un semplice tocco. Questo
modello è anche resistente all’umidità. Ulteriore possibilità di impiego è
Cuffie USB
con DAC a 24
bit da Audio
Technica
il fissaggio a parete con una staffa di
misura standard.
di Paolo centofanti
Uscirà il prossimo febbraio e ha la
sigla ATH-D9000USB, che rivela solo il fatto che si tratta di una
cuffia USB. Ciò che rende interessante l’ultima novità di Audio
Technica è che è un prodotto
destinato agli ascoltatori più esigenti e che è forse la prima cuffia
a integrare un DAC audio USB a
24 bit compatibile con audio fino
a 192 KHz. È dotata di doppio ingresso, mini-jack stereo e micro
USB, dove quest’ultimo alimenta
DAC e amplificatore integrati nel
padiglione sinistro. L’elettronica
utilizza componenti Burr Brown
ed è schermata per eliminare interferenze dal vicino diffusore da
53 mm. I dati di targa parlano di
una risposta in frequenza da 5 Hz
a 35 KHz e un rapporto segnalerumore superiore ai 95 dB. La
connessione USB è compatibile
con la modalità asincrona, che
garantisce un preciso controllo
del jitter, per una trasmissione
lossless di elevata qualità. Le cuffie sono al momento annunciate
per il mercato giapponese, con
un prezzo suggerito intorno ai
280 euro.

estratto da dday.it
PREPARATI A QUALCOSA
DI STRAORDINARIO
Tieniti pronto! Gestire contemporaneamente più
applicazioni in un’unica schermata sarà possibile
grazie alla nuova funzione QSlide.
Potrai prendere appunti e tenerli sempre in
vista con QuickMemo 2.0. Rimarrai colpito da
immagini così brillanti e definite tutte da toccare.
LG Optimus G: l’unico modo per scoprirlo
veramente sarà provarlo.
Live without boundaries.
www.lgoptimus.it
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
PC E MULTIMEDIA Canonical ha rilasciato la nuova versione del sistema operativo Linux
Ecco Ubuntu 13.10, per PC e telefoni
I maggiori cambiamenti sono rimandati ma arriva comunque Ubuntu Touch
È pensata per
offrire uno storage
permanente extra agli
Ultrabook e velocità
fino a 140 MB/s
di Emanuele VILLA
Unity, ma la nuova tecnologia non
è ancora pronta al grande debutto. La novità forse più corposa è
che insieme a Ubuntu 13.10 arriva
anche la prima versione completa
di Ubuntu Touch, la versione per
smartphone e tablet presentata lo
scorso anno, e al momento uffi-
cialmente rilasciata solo per i produttori OEM. Il lancio ufficiale è
previsto solo per l’anno prossimo,
ma i più temerari possono già provarla, almeno su uno dei dispositivi Android supportati della gamma Google Nexus e in particolare
Galaxy Nexus e Nexus 4.
PC E MULTIMEDIA Western Digital My Cloud è un server casalingo alla portata di tutti
WD My Cloud ti porta la “nuvola” in casa
My Cloud coniuga sicurezza e capienza, è disponibile a partire da 2TB
di Roberto FAGGIANO
L’
archiviazione sul cloud di immagini, filmati e musica è ormai una realtà consolidata per
molti, permette di mettere al sicuro in
pochi attimi ogni tipo di documento
e non costa nulla (entro certi limiti,
ovviamente). Però, sono davvero al sicuro i nostri dati, magari molto personali? Oppure sono in balia di attacchi
informatici e varie problematiche di
un server fisicamente posto in angoli
remoti del mondo? Per chi non si fida
troppo del cloud, Western Digital ha
presentato My Cloud, la nuvola personale di ogni famiglia o piccola impresa. My Cloud è un Hard Disk esterno
molto ben rifinito e con la capacità
variabile tra 2 TB (190 euro), 3 TB
(240 euro) e 4TB (300 euro), compatibile con Windows e iOS ma soprattutto dotato di un’applicazione che
consente di gestirlo a distanza molto


untuale come ogni ottobre,
arriva anche quest’anno la
nuova release di Ubuntu, sistema operativo che a questo punto
giunge alla versione 13.10. I cambiamenti più importanti rispetto
alla versione precedente sono stati
per ora rimandati e quella appena rilasciata è più che altro una
release di raffinamento, con piccoli ritocchi e un miglioramento
del motore di ricerca integrato in
Unity, la nuova interfaccia desktop
del sistema operativo. La novità
più grande doveva essere proprio
la nuova e più moderna architettura grafica (che doveva mandare in pensione l’ormai datato
X Window System) che permetterà
di esprimere al meglio la visione di
torna al sommario
facilmente. My Cloud si collega alla
rete Ethernet casalinga e si configura
in pochi minuti da PC, caricando tutte
le cartelle che si vogliono condividere
in famiglia o in azienda. Un cruscotto
di controllo permette di avere sempre
sotto controllo la memoria disponibile
e i materiali archiviati. L’applicazione
disponibile per Android e iOS permette di gestire tutti i file da smartphone e
tablet, potendo prelevare, modificare
e aggiungere ogni tipo di documenti;
non manca la possibilità di sincronizzare i file con servizi di cloud come
Dropbox e altri. Dall’interfaccia grafica per PC e dispositivi mobili si possono riprodurre immagini, filmati e
musica. Se lo spazio disponibile nel
My Cloud fosse insufficente, è possibile collegare altri tipi di memoria
tramite presa USB 3.0 per la migliore
velocità di trasferimento.

P
di Paolo CENTOFANTI
Dalla Francia
la chiavetta
USB 3.0
più piccola
PK Paris è una piccola startup
francese molto promettente:
l’azienda dichiara infatti, sul
proprio sito, di aver realizzato la
“chiavetta USB 3.0 più piccola al
mondo”, con tagli da 32 e 64 GB e
ovviamente pensata per un collegamento stabile con gli Ultrabook,
di modo tale da fornire un supplemento permanente di memoria
di storage all’SSD integrato (che
spesso è da 128 GB). Si chiama
K’1 e ha uno spessore di appena
5 mm: nonostante la destinazione
naturale siano gli Ultrabook, PK
Paris pensa anche ad altri dispositivi come le autoradio e i TV, tutti
quei casi dove magari la velocità
di trasferimento è meno importante rispetto ai PC ma serve la
massima miniaturizzazione. Infine, il discorso prestazionale: pur
non essendo paragonabile agli
SSD, PK Paris parla di 140 MB/s
di velocità massima, laddove la
maggioranza delle chiavette USB
(2.0 e 3.0) difficilmente supera i
50 MB/s. Il corpo metallico, inoltre, lo rende shock-proof. I costi:
34,89 € per la versione da 32 GB,
64,89 € per la versione da 64 GB.
Il produttore vende anche online,
a chi dovesse interessare.
estratto da dday.it
Toshiba punta
su SSD con
la serie Q Pro
Asus ET2301, All-in-One reclinabile
La dotazione tecnica, dal processore al display, è di ultimissima generazione
di Emanuele VILLA
A
sus annuncia la disponibilità
italiana del modello ET2301,
un All-in-One di ultima generazione con display Full HD da 23’’
e capacità di operare anche in “modalità tablet”. In pratica, il display
può essere tenuto in posizione
eretta (cosa che accadrà per il 99%
del tempo) e usato come un PC, ma
può essere anche posto in orizzontale e adagiato sulla base, di modo
tale da avere un vero e proprio
tablet da 23’’. La sensibilità touch
su 10 punti potrebbe a quel punto
permettere operazioni “insolite”,
come il gaming multiutente. Parliamo ora di caratteristiche tecniche:
i processori sono già gli Haswell
Core i7-4470S o Core i5-4430S, a
seconda delle esigenze, il sistema
operativo è Windows 8 e, a livello
grafico, è integrata una soluzione
separata NVIDIA GT740M con 1
o 2 GB di memoria; memoria fino
a 16 GB e HDD fino a 3 TB completano la dotazione di base, cui si
aggiunge una webcam da 2 Megapixel frontale, il Wi-Fi b/g/n e an-
PC & MULTIMEDIA Annunciato un nuovo Chromebook, portatile basato su Chrome OS
Google e HP lanciano il Chromebook 11
Ha display da 11.6’’, CPU ARM e design giovane. Costa meno di un tablet
S
di Paolo CENTOFANTI
i
chiama
semplicemente
Chromebook 11 e lo hanno annunciato HP e Google. Si tratta di un nuovo PC portatile basato
su sistema operativo Chrome OS di
Google, caratterizzato da un design
giovane e dall’interessante prezzo di
279 dollari. Il portatile, che va a inserirsi in quella che era una volta la
fascia dei netbook, è basato su un display da 11.6 pollici (1366x768 pixel) e


Se è vero che entro il 2016 il
mercato dello storage SSD
arriverà al 40% del valore di
quello degli Hard Disk tradizionali, è tempo per le aziende di investirci seriamente.
Toshiba è in prima linea, e
lo dimostra con la nuovissima Q Pro Series, pensata
per gli Ultrabook (7 mm di
spessore), basata su moduli
NAND e dal prezzo piuttosto
elevato: il produttore non
ha dichiarato caratteristiche
tecniche approfondite, ma
secondo Maximum PC parliamo, in questo caso, di 550
MB/s in lettura sequenziale
e 500 MB/s in scrittura.
I tagli sono quelli ormai
consueti: 128, 256 e 512 MB,
con prezzi di listino (USA)
attualmente sui 160, 310 e
740 dollari.
PC & MULTIMEDIA È un all-in-one evoluto che si ripiega su se stesso e diventa tablet
torna al sommario
processore ARM Exynos 5250 GAIA,
con 2 GB di RAM e 16 GB di SSD. Il
Chromebook 11 sarà disponiible anche con 3G integrato ed è prevista per
gli Stati Uniti anche una versione LTE
per Verizon. La versione base è dotata
di Wi-Fi n, Bluetooth 4.0, due porte
USB (solo 2.0), webcam VGA, uscita
video SlimPort e porta microUSB per
la ricarica della batteria integrata,
che offre fino a 6 ore di autonomia.
Il peso è di appena 4 grammi oltre
la soglia del chilo e la scocca in magnesio è disponibile in bianco o nero
con quattro opzioni di colori per gli
inserti. Dal canto suo Google mette
sul piatto 100 GB di spazio gratuito
su Google Drive per due anni, due
mesi gratuiti di Play Music All Access
e 12 mesi di Wi-Fi gratis sui voli aerei
su cui è disponibile il servizio GoGo.
Al momento il nuovo Chromebook 11
è disponibile unicamente negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna.
che AC incorporato, Bluetooth 4.0
e una buona dotazione di connessioni, tra cui quattro USB 3.0, due
porte Thunderbolt e uno slot per
schede di memoria 6-in-1. Tutto
per un prezzo di listino consigliato
a partire da 1.399 euro.
PC & MULTIMEDIA
Satellite Z30
proposta “light”
di Toshiba
Toshiba lancia Satellite Z30
e Z30t, due notebook pensati
per utenza business: per il
modello Z30, Toshiba dichiara
12 ore di durata, mentre la
versione Z30t (display touch)
arriva a 10 ore. In entrambi
i casi parliamo di notebook
dal peso di poco superiore
a 1 kg, con spessore di 17,9
mm, dotato di display da
13,3’’ con risoluzione di
1.366x768 e processori Intel
Core Haswell fino a i5: la
dotazione di memoria è fino
a 16 GB e, per lo storage,
è possibile installare SSD
mSATA fino a 512 GB. A livello
di connettività, tre porte
USB 3.0, VGA, HDMI, slot
SD Card ed Ethernet, oltre
alla connettività wireless
W-Fi b/g/n, Bluetooth 4.0
e WiDi. Satellite Z30 e Z30t
saranno disponibili nel quarto
trimestre a partire da 799€.

PC & MULTIMEDIA
n.77 / 21 ottobre 2013
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
tEST Un dispositivo eccellente che ha il suo punto di forza nel display da 5.2’’ LCD True HD-IPS con risoluzione Full HD
LG G2, la prova. Android ha un nuovo re?
G2 di LG è uno smartphone potente, completo e con un prezzo più basso rispetto alla concorrenza
Plastiche di qualità e qualche
scricchiolio, ma il design è vincente
Una volta estratto dalla confezione (piuttosto
minimalista), LG G2 non fa sicuramente fatica a
catturare l’attenzione. I designer coreani hanno
saputo esprimere al meglio le loro idee e il risultato finale è davvero impressionante; dal vivo il
modello in colorazione nera fa la sua figura in
ogni situazione e difficilmente troverete qualcuno a cui non piace. Il design è moderno e molto
pulito con due piccole linee cromate che fanno
da contorno al dispositivo; sul lato sinistro c’è lo
slot per la micro-SIM mentre manca l’ingresso
microSD, elemento da tenere in considerazione
visti i soli 16 GB di memoria flash a bordo del modello “base”.
Nonostante le cromature, però, LG G2 non spicca per l’assoluta qualità dei materiali scelti per
la costruzione: lo smartphone è realizzato con
plastiche di buona fattura, ma siamo lontani anni
luce dai trattamenti in alluminio satinato di HTC
One oppure dalle finiture in vetro temperato del
più recente Sony Xperia Z1; G2 è, in sostanza, ai
livelli del Samsung Galaxy S4, col quale condivide i materiali della scocca, abbastanza economici; inoltre, in G2 c’è un po’ troppo spazio tra la


opo Sony Xperia Z1 è finalmente giunto il
momento di provare LG G2, smartphone
che già abbiamo avuto modo di apprezzare durante l’IFA 2013 e che condivide con il
terminale giapponese lo Snapdragon 800, SoC
di Qualcomm il cui processore quad-core da 2.26
GHz (Krait 400) rappresenta l’attuale punto di
riferimento del settore. Anche la GPU Adreno
330 è la stessa, ma per il resto parliamo di due
terminali assolutamente agli antipodi i quali,
insieme a Samsung Galaxy S4 e HTC One (con
Snapdragon 600), daranno certamente vita a una
bella battaglia sul mercato. Il punto di forza del
terminale oggetto di questa prova è senza dubbio
il prezzo di listino: 599 euro, un bello schiaffo alla
concorrenza ormai solita a lanciare i top di gamma a cifre almeno di 100 euro superiori. Nonostante si tratti di una somma importante, ci piace
sottolineare questa presa di posizione da parte
del produttore coreano, che intende rafforzare
la propria posizione sul mercato affidandosi a un
terminale che non ha nulla da invidiare ai concorrenti più costosi e che, anzi, punta a imporsi
come assoluto riferimento del mercato.
torna al sommario

D
di Vittorio Romano barassi
batteria e la cover posteriore, difetto che emerge
abbastanza se si va a premere la parte centrale
della copertura posteriore.
Le dimensioni del dispositivo sono in linea con
gli altri smartphone di dimensioni simili: LG
G2 è grande, ma grazie a bordi laterali pressoché inesistenti e con quelli superiore e inferiore
davvero ridotti all’osso, il device è il più compatto possibile. Merito è anche del display edge-toedge, che con i suoi 5,2 pollici di diagonale è il più
grande della categoria (la linea tra smartphone e
phablet è sempre più sottile). G2 è anche molto
leggero: i 143 grammi che lo contraddistinguono non saranno certamente pochi, ma sono ottimamente distribuiti e su un terminale di queste
dimensioni (138.5 x 70.9 x 8.9 mm) si sentono
davvero poco.
C’è il tasto sul retro, ma la sorpresa è il Knock-On
Una delle caratteristiche peculiari di LG G2 è
quella del tasto di accensione / spegnimento /
blocco / sblocco (contornato da un LED praticamente inutile) e quelli del volume sul retro del
dispositivo; gli ingegneri coreani hanno studiato il modo in cui la maggior parte delle persone
impugna uno smartphone e hanno deciso di discostarsi dalla massa proponendo questa piccola
“rivoluzione”. All’inizio è davvero dura prendere
la mano ma pian piano ci si abitua; mentiremmo,
però, affermando che questa soluzione rappresenti il massimo della comodità.
La scelta di installare il tasto principale del dispositivo nella cover posteriore ha portato LG a
due conseguenze: sul modello europeo si è deciso di rendere non removibile la cover (di conseguenza anche la batteria) mentre in secondo
luogo si è dovuta trovare una soluzione alternativa allo sblocco del device. Posizionando G2 su
una superficie, ovviamente, il tasto posteriore
non è raggiungibile e per sbloccare il dispositivo
bisogna affidarsi al Knock-On, funzionalità che
permette all’utente di “accendere” il display effettuando un doppio-tap su di esso. Il sistema si
è rivelato di una comodità estrema e, pur non essendo infallibile, è un qualcosa che tutti i dispositivi dovrebbero implementare. Una volta provato, ci si ritroverà inconsciamente a fare “tap” su
ogni device al fine di sbloccarlo!
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estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
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Smartphone LG G2
segue Da pagina 22 
ha la mano troppo piccola, potrebbe risultare abbastanza complicato, ma LG ha messo a disposizione una funzionalità che “restringe e spinge” la
tastiera (il cui correttore automatico degli errori
non è risultato proprio precisissimo) verso un
lato del display al fine di facilitare la digitazione
con il pollice della mano.
È praticamente impossibile trovare un difetto al
display; al massimo possiamo dire che non siamo
molto soddisfatti del sensore di luminosità posizionato sopra al pannello: è lento e ci mette un
po’ a rilevare anche importanti variazioni della
luce ambientale. Vicino al sensore di luminosità
trovano spazio un sensore di prossimità e un comodo - e luminoso - LED di notifica.
Potenza da vendere, interfaccia
ben organizzata e tante app
LG G2 giunge sul nostro mercato con Android
4.2.2 preinstallato e con un’interfaccia proprietaria che ben si sposa con la solida base messa a
disposizione da Google. In Corea amano UI abbastanza “giocattolose” e, come Samsung, anche
LG ci ha messo del suo per rendere tale l’interfaccia di G2. Può piacere oppure no, ma il risultato finale ci è sembrato tutto sommato piacevole
e in linea con le tendenze del momento. Ottima
l’esperienza d’uso: molto raramente si incappa in
piccole indecisioni e tutto ciò avviene solo “stressando” non poco il dispositivo con continue aperture/chiusure di applicazioni.
Il potente processore e l’ottimo comparto grafico
danno il meglio anche nell’esecuzione di videogame in 3D; giocando a Real Racing 3 non abbiamo assistito ad alcun rallentamento, se non in
condizioni di moderato multitasking. Abbastanza evidente è però la produzione di calore che caratterizza il dispositivo nell’utilizzo più intenso;
LG G2 si scalda tanto, forse meno rispetto ad altri
diretti concorrenti, ma pur sempre in maniera fastidiosa.
Ritornando alla UI, ci sentiamo di sottolineare
l’ottimo launcher, qualche widget interessante
(comodo quello del task manager integrato), la
buona organizzazione della sezione Impostazioni
(dalla quale è possibile gestire anche la propria
combinazione di tasti a sfioramento preferita) e
l’idea, molto meno “smart” di affollare il menù
a tendina delle notifiche e delle impostazioni rapide: con i parametri standard e i caratteri alla
dimensione “normale” le eventuali mail, gli SMS
o qualunque altra notifica saranno pressoché invisibili allo slide e bisognerà scorrere in basso per
trovarle. Non proprio il massimo della comodità.
Comodo è, invece, il sistema Slide Aside che per-
segue a pagina 24 
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Una cosa che può far davvero innamorare del
nuovo LG G2 è il display; si tratta di uno splendido esemplare da ben 5,2 pollici di diagonale LCD
True HD-IPS, dotato di risoluzione Full HD (ne
risulta una densità di 424 ppi ma con trattamento RGB-stripped, ben diverso dal Pentile da 441
ppi del SuperAMOLED di Samsung Galaxy S4) e
di una qualità da primissimo della classe.
Questo display, confrontato con tutti i principali concorrenti, ne esce vincitore: la luminosità è
invidiabile, i colori sono splendidi e realistici, i
bianchi ottimi e i neri molto, molto profondi (ovviamente non a livello degli OLED che però si sognano un bianco così). Gli angoli di visione sono
eccellenti: anche uscendo dal range ottimale, il
pannello non fa affatto fatica a palesare tutte la
sue qualità. Le dimensioni, poi, non devono spaventare: nonostante l’ampio polliciaggio, sembra
sempre di avere a che fare con un display più
piccolo, merito soprattutto della cornice sottile.
Insomma, LG ha fatto centro.
Maneggiando LG G2 non si farà fatica ad apprezzare la comodità di uno schermo così grande e definito in un corpo tutto sommato snello;
l’interfaccia proprietaria LG (che ha calcato abbastanza la mano) non fa altro che esaltare le
qualità del display e la navigazione web è sempre estremamente piacevole (se non fosse per il
browser di sistema dimostratosi tutt’altro che
stabile, ma c’è anche Chrome preinstallato che
è decisamente meglio). Scrivere un SMS, per chi
torna al sommario
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Il display? Un capolavoro
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
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Smartphone LG G2
mette di “parcheggiare” fino a tre diverse applicazioni eseguendo un semplice slide con tre dita
verso sinistra; per richiamarle basterà eseguire lo
stesso movimento, sempre con tre dita, in direzione opposta. Il sistema funziona bene e renderà più immediato il passaggio tra un’applicazione
e un’altra (il multitasking classico di Android è
comunque presente ed è attivabile tenendo premuto il tasto home), ma attenzione ad usarlo con
app come - per esempio - Gmail: se lo slide non
viene riconosciuto si rischia di cancellare le mail.
Altrettanto comode sono poi le applicazioni
Quick Translator e Quick Remote: la prima è in
grado di effettuare traduzioni “al volo” semplicemente fotografando un testo oppure pronunciando le parole; la seconda trasforma G2 in un vero
e proprio telecomando capace di controllare una
miriade di dispositivi grazie alla piccola uscita IR
posta nella porzione superiore del device.
Sul fronte delle app preinstallate segnaliamo inoltre la presenza di Polaris Viewer 5, di un comodo
File Manager, di un Dizionario e dell’app Notebook, pensata per coloro che vogliono utilizzare
G2 per prendere appunti (ma il pennino non c’è).
Non manca, inoltre, la possibilità di effettuare
screen capturing “al volo” (sulle schermate ci si
può anche scrivere su) e, grazie a QSlide, è anche
possibile portare in primo piano fino a due finestre aggiuntive relative ad altrettante applicazioni di largo utilizzo (browser, telefono, messaggi,
calendario, email, appunti, calcolatrice, ecc.). Degna di nota, infine, è la “modalità ospite”: grazie
a questa specifica funzionalità saremo in grado
di decidere una sequenza di sblocco diversa che
porta a un ambiente alternativo e strettamente
controllato, cosa molto utile se, per esempio, si è
soliti affidare uno smartphone da più di 500 euro
a un bambino.
Altra bella sorpresa di LG G2 è sicuramente rappresentata dal modulo fotocamera composto da
un sensore da 13 MP con autofocus, impreziosito
da uno stabilizzatore ottico (OIS) integrato che fa
perfettamente il suo lavoro. La stabilizzazione ci
viene in aiuto - e spesso si fa sentire in maniera
prepotente - in condizioni di scarsa luminosità e,
soprattutto, nella registrazione dei video diurni
e notturni.
Il risultato finale è più che buono: le foto scattate
con LG G2 (a 10 MP se si decide di preservare il
formato 16:9) sono abbastanza nitide e ricche di
dettagli. La qualità generale degli scatti effettuati
in condizioni di buona luminosità è sotto gli occhi di tutti e il display ci mette del suo per rendere ancora più belle le immagini catturate. Ad
un’analisi approfondita effettuata al computer,
ci rendiamo conto che gli scatti perdono un po’
di dettaglio ai bordi ed evidenziano una leggera
distorsione, ma il modulo è sempre in grado di
garantire fotografie ben sopra la media e paragonabili ai più agguerriti concorrenti.
Il merito è anche dell’autofocus (a dire il vero,
piuttosto lento) da 9 punti che ci dà una bella
mano in più di una situazione. In notturna le
foto, pur non impeccabili, sono anche decisamente migliori di molti competitor: il rumore si
nota ma il dettaglio, grazie anche a un sistema di
compressione JPEG tutt’altro che aggressivo, è
sempre più che sufficiente. La lista di impostazioni e modalità di scatto è completa e soddisferà
i palati dei fotografi creativi; molti sono gli effetti selezionabili e c’è anche lo scatto al “cheese”.
Molto luminoso il flash LED integrato. Manca un
tasto di scatto dedicato, ma ad adempiere questo compito ci pensa il pulsante per abbassare il
volume posto al di sotto del tasto di sblocco del
device: non è proprio comodo, ma funziona.
Passando ai video
non possiamo non
confermare la nostra
impressione
sulla
bontà del modulo
scelto da LG per questo G2. I filmati sono
registrati a 1080p e a
60 fps con qualità più
che buona; lo stabilizzatore fa egregiamente il suo lavoro e
anche in condizioni di
poca luce non è difficile ottenere riprese
di qualità più che dignitosa. Di buona fattura, ma non proprio
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Lo stabilizzatore ottico è la ciliegina sulla torta
torna al sommario
comodissimo, lo zoom digitale che attiva anche lo
“zoom audio”, funzionalità che fa sì che il device
si “concentri” nella registrazione dei suoni (ottima grazie a tre microfoni stereo e alla presenza
di un sistema di riduzione dei rumori ambientali)
provenienti dalla zona evidenziata dall’ingrandimento. Buono anche il sensore secondario frontale da 2,1 megapixel: scatta foto niente male e
anch’esso registra video a 1080p, ma a 30 fps.
Degna di nota è, infine, la componentistica interna dedicata alla riproduzione audio: anche
usando le cuffie offerte in dotazione, la qualità
è notevole; LG, poi, ha inserito nel device alcuni
brani lossless .flac che evidenziano non poco le
doti sonore di cui è capace G2. Molto meno azzeccata è invece la scelta di equipaggiare G2 con
un solo altoparlante, nonostante nella porzione
inferiore del dispositivo ci siano due griglie che
fanno pensare ad altrettanti diffusori.
Clicca qui per vedere il video registrato di giorno
e qui per il video notturno.
LG G2 vince grazie al display
e al prezzo, ma la plastica...
Lo smartphone messo a punto da LG è senza ombra di dubbio all’altezza delle aspettative: il display è il pezzo pregiato del lotto e siamo pronti
a scommettere che in molti sceglieranno questo
dispositivo proprio per le indubbie qualità del
pannello da 5,2 pollici. LG G2 è anche un ottimo telefono: prende bene ovunque, le chiamate
si sentono benissimo, l’audio registrato è ottimo
e la batteria da 3000 mAh con tecnologia SiO+
(realizzata in modo da “riempire” alcuni spazi
morti del dispositivo) garantisce un’autonomia
più che soddisfacente: G2 non farà mai fatica ad
arrivare fino a sera. La fotocamera, poi, è di qualità ed è in grado di soddisfare anche le esigenze
degli utenti più pretenziosi.
LG G2 è dunque la scelta definitiva del panorama Android? Considerando i 100 euro di listino
in meno rispetto alla concorrenza forse sì, ma
bisogna accettare qualche compromesso: la qualità costruttiva non è al top e manca uno slot per
le schede microSD. Le plastiche sono buone ma
gli scricchiolii sono eccessivi mentre la presenza
della sola memoria interna da 16 GB costringe a
prendere in considerazione l’acquisto del modello da 32 GB. Sotto questi aspetti alcuni modelli
offerti dalla concorrenza sono in grado di offrire
di meglio.
Se però questi elementi non vengono considerati
come determinanti, allora LG G2 diventa quasi
una scelta obbligata: con 599 euro, prezzo di listino, ci si porta a casa uno smartphone estremamente potente, completo e funzionale. E soprattutto con uno dei display più belli mai visti su un
dispositivo di questo genere.
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segue Da pagina 23 
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
tEST Ultra HD, HDMI 2.0, DisplayPort 1.2 e uno schermo da 65 pollici: il tutto a un prezzo di listino di circa 8.000 euro
Panasonic 65WT600: Ultra HD vero e puro
Schermo Ultra HD, media player integrato a super risoluzione e HDMI 2.0 per il TV 65WT600
Tutti i pregi, i difetti e le nostre impressioni sul nuovo top di gamma di Panasonic in prova
qualità con i contenuti normali, spaziando dai
programmi TV ai filmati scaricati dal Web per finire con i Blu-ray di indubbia qualità. Non ci siamo
fatti mancare nemmeno i contenuti in 4K, anche
se non siamo riusciti, per mancanza di hardware,
a provare l’ingresso HDMI 2.0 e neppure l’uscita
DisplayPort con materiale Ultra HD a 60 fps: stiamo realizzando un sistema ad hoc per provare a
giocare a 60 fps in Ultra HD, quindi sarà nostra
premura effettuare un update della prova quando
ci saranno una sorgente e materiale adatto.
Un WT60 più massiccio e pesante
Per il suo Ultra HD Panasonic ha ripreso le linee
stilistiche della serie WT60, il top di gamma della
linea LED. Il mix metal and glass funziona, anche
se qualcuno potrebbe preferire la base a “V” che
Panasonic ha adottato sullo ZT60 e sulla serie
DT60 LED. Il piedistallo, un blocco unico di metallo cromato, è decisamente solido e questa è la
cosa più importante dato che il TV, con il suo grosso pannello Ultra HD, non è proprio un “peso piuma”. Non è possibile orientare il TV, ma su queste
dimensioni solitamente si predilige un’installazione fissa. Rispetto agli altri modelli della serie LED,
la cornice è un po’ più spessa, ma il look & feel
complessivo non è affatto male. Nella parte bassa,
lungo la cornice, Panasonic ha inserito una barra a LED blu che emana una tenue ma fastidiosa
luce blu, fortunatamente disinseribile da menù. Il
telecomando in dotazione è la classica unità Panasonic, retroilluminata e con una disposizione dei
tasti che si ripete da circa cinque anni. Insieme al
telecomando principale è fornita anche la piccola
unità con touchpad, forse più efficace per la parte
Smart ma a nostro parere più scomoda. Il teleco-
segue a pagina 26 
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n 65” a 8.000 euro non è certo un TV a
buon mercato, ma il nuovo WT600 Panasonic può essere definito il primo TV Ultra
HD next gen: presentato all’IFA di Berlino, adotta
infatti, unico tra i modelli presenti sul mercato, un
ingresso HDMI 2.0 affiancato a un altrettanto utile DisplayPort 1.2. Un prodotto flagship che ci offre un assaggio di quelle che saranno le possibilità
dei TV LCD nei prossimi anni. Non è un segreto,
infatti, e lo abbiamo sempre detto, che l’Ultra HD
non è certo destinato a restare tecnologia elitaria
e probabilmente tutti i top di gamma del prossimo anno, sui tagli da 55” in su, saranno TV Ultra
HD. Il WT600 parte dall’ottima base del WT60 e
aggiunge un nuovo processore con funzionalità di
upscaling 4K, un nuovo decoder interno che permette anche la riproduzione dei filmati Ultra HD
da hard disk o chiavetta e un pannello da 65” da
3.840x2.160 realizzato da Panasonic capace di
accettare anche segnali 3D (ma solo in Full HD).
Il resto lo abbiamo più o meno visto sull’attuale
gamma di TV al plasma e LED Panasonic: doppio
tuner, interfaccia con home screen personalizzabile e tante applicazioni cloud based. Panasonic ha
lavorato per migliorare le app in ottica Ultra HD: il
browser, le mappe e altre app sono già compatibili
con la risoluzione elevata e a breve arriverà anche
un servizio di streaming per potersi godere qualche piccola clip a definizione super, anche perché
oggi c’è davvero ben poco da vedere con un TV di
questo tipo. L’Ultra HD è fantastico, migliora non
solo la percezione della definizione ma anche la
percezione di nero e profondità; ma, come sappiamo, mancano i contenuti e abbiamo ritenuto
giusto concentrare buona parte della prova sulla
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U
di Roberto pezzali
torna al sommario
estratto da dday.it
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segue Da pagina 25 
mando principale, comunque, è davvero eccellente. Nella parte alta è stata inserita, come negli altri
modelli top di gamma, la videocamera per Skype:
l’uscita della videocamera è automatica, ma per
farla rientrare si deve agire manualmente.
HDMI 2.0, DisplayPort, USB 3.0
e tantissimi tuner
Interfaccia classica in salsa 4K
L’interfaccia del WT600 è la stessa che abbiamo
potuto vedere anche sugli altri top di gamma Pa-
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Non si può recriminare niente a Panasonic sulla dotazione di connessioni: l’HDMI 2.0, tanto
inutile ora quanto tanto desiderato, è presente
ed è un HDMI 2.0 vero a 18 Gbps, con gestione
di segnali Ultra HD 4:4:4 a 60 Hz e con tutte
le novità che il nuovo standard ha portato. Il
chip, prodotto da Panasonic stessa, è il primo al
mondo compatibile con la nuova versione della
connessione digitale. Di fianco, non meno importante, troviamo il DisplayPort 1.2: anch’esso
supporta Ultra HD fino a 60 Hz con una banda
superiore rispetto all’attuale HDMI 1.4 e, cosa
più importante, è già disponibile sulle schede video top di gamma. Tuttavia realizzare un computer capace di gestire al massimo dettaglio un
segnale Ultra HD a 60 fps costanti non è cosa
da poco,e una sola scheda non basta: il TV è
pronto, tutto il resto non ancora. Indispensabile e preziosa la porta USB 3.0: il media player
interno, seppur con molti limiti, supporta la riproduzione di filmati 4K e il Web al momento
è l’unica fonte di clip e spezzoni; la possibilità
di riprodurli senza un set top box esterno è una
vera manna dal cielo. Il media player, però, non
supporta molto bene filmati a elevato bitrate, e
una porta USB 2.0 è più che sufficiente. Consigliamo di usare l’USB 3.0 per un Hard Disk e
la funzione PVR, e usare per i filmati Ultra HD
una porta USB 2.0. Infine, ma da non sottovalutare, Panasonic ha farcito il WT600 con la solita dotazione di tuner che accompagna le serie
top: doppio tuner DVB-T, doppio tuner DVB-S
per una flessibilità nella gestione del PVR con
media server integrato che non ha eguali tra i
produttori di TV. Mancano DVB-T2 e HEVC: a
chi punta il dito contro questa assenza possiamo
assicurare che il tuner resterebbe nell’angolino
a fare le ragnatele, mentre l’HEVC, almeno per
lo streaming via Web e il media player, sarebbe
stato sicuramente utile in previsione di una TV
sempre più connected. Nessuno, però, è stato in
grado di dirci se il nuovo processore usato da
Panasonic sarà aggiornabile, in ogni caso un set
top box esterno risolve ogni problema.
torna al sommario
nasonic: ci sono le classiche cloud app, c’è una
sezione PVR completa e funzionale e la possibilità, per alcuni comoda, di personalizzare le Home
Screen a seconda dei gusti personali. Ci sono alcuni aspetti tipici di questo WT600 ed è a questi che
vogliamo guardare con attenzione: le impostazioni video sono ricchissime e soprattutto integrano
sia i profili ISF sia la calibrazione THX 4K. Per
quest’ultimo sono disponibili diverse regolazioni
dedicate alla gestione dello scaling, una delle quali
è particolarmente interessante. L’utente può, infatti, scegliere se effettuare uno scaling dell’immagine con interpolazione, ovvero da un pixel il TV
ne ricava 4 interpolando i pixel adiacenti, oppure
se sfruttare un più banale accorpamento dei pixel
che unisce gruppi di 4 pixel per ricreare il pixel
originale. In questo caso, non c’è interpolazione e
il risultato è un quadro compatto con una nitidezza leggermente migliore e una resa del tutto simile a quella di un TV Full HD. Potrebbe sembrare
banale, ma è una modalità Pure Direct per il Full
HD che mostra il segnale esattamente in modo nativo su un pannello più risoluto: non si guadagna
niente, ma non si perde nulla e con certi contenuti
compressi in modo non impeccabile è lo scaling
che rischia di peggiorare la resa complessiva.
Passare dalla modalità 4 Pixel a quella a interpo-
lazione è utile per rendersi conto da che distanza
di visione si percepiscono le differenze: da 1 metro
vediamo chiaramente la sparizione dell’aliasing,
da 2 metri è impossibile distinguere le due immagini, segno che un pannello così risoluto da 2 metri
di distanza non permette a chi lo guarda di risolvere tutte le linee. Tornando all’interfaccia, abbiamo
apprezzato la conversione dell’intero OSD da Full
HD a Ultra HD: l’interfaccia del menù, della Smart
TV, del media player e le applicazioni come Skype
e il Browser sono tutte in Ultra HD, e la differenza,
soprattutto sulle font, si vede. Il problema è che
con l’interfaccia così ad alta definizione la velocità
dell’interfaccia stessa si riduce di molto e l’esperienza “smart” non è certo delle migliori. Forse,
con un’interfaccia Ultra HD, era meglio dotare
questo TV di un processore più potente. Per capire
cosa intendiamo, basta usare la tastiera: l’immissione di un testo è davvero lenta. Il media player
integrato richiede una chiavetta o un Hard Disk
esterno, anche se con qualche filmato a datarate
ridotto (ma a risoluzione elevata) una buona chiavetta USB 2.0 riesce a gestire il flusso. Il TV non è
molto flessibile sotto il profilo dei file riprodotti:
le foto non danno problemi di alcun tipo, mentre
per i filmati siamo riusciti a fargli riprodurre solo
filmati MP4; i filmati con estensione MOV vanno
remuxati. Panasonic ci ha fornito una serie di filmati “demo” con un’estensione molto particolare,
“.encm”, un container fatto appositamente per il
media player di questo TV per il quale però non
viene fornito né un encodec né un muxer. I filmati si vedono senza problemi se hanno un datarate
abbastanza basso, ad esempio quelli scaricati da
Youtube: se si carica un filmato poco compresso
come la versione Ultra HD di Tears of Steel il TV
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TV Panasonic 65WT600
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
tEST Linea ultra sottile, finitura curata e connessione Bluetooth sono solo alcune caratteristiche della soundbar LG
LG NB4530 in azione: non la solita soundbar
Un prodotto di qualità e versatile per migliorare l’audio del TV, soprattutto con sorgenti all’altezza
Estetica convincente
La soundbar LG piacerà a chi possiede televisori
con supporti piuttosto bassi, nei casi dove altre
soundbar rischiano di oscurare i ricevitori dei
telecomandi; volendo, la si può anche fissare alla


evoluzione dei diffusori Soundbar si sta
sempre più portando verso oggetti non
solo dedicati ai televisori ma anche per la
musica archiviata su smartphone e tablet. Questo
impone però di avere migliori prestazioni musicali, una condizione non sempre facile da ottenere in diffusori così piccoli. Per la nostra prova di
soundbar “con qualcosa in più” abbiamo scelto
la LG NB4530 (399 euro), dalla linea molto elegante grazie alla forma sottile, appena 3,54 cm di
spessore per circa 104 cm di lunghezza, sempre
abbinata al suo subwoofer senza fili e dotata di
prese HDMI e Bluetooth per le sorgenti musicali
portatili. Le dimensioni la rendono quindi adatta
all’abbinamento anche con TV di formato superiore ai 42’’. Il telecomando in dotazione è molto
più affollato della media per questa tipologia di
diffusori, infatti oltre a variare il volume e scegliere la sorgente si può accedere e modificare una
lunga serie di parametri. Prima di tutto ci sono gli
effetti DSP, sono ben otto e si adattano ai diversi
tipi di programma da riprodurre: il più utile è il
3D sound per migliorare l’effetto surround, ma
c’è anche l’Upscaler per dare più energia alla musica MP3; non manca il Clearvoice per esaltare la
voce con programmi come talk show o notiziari.
Inoltre, si può variare in modo indipendente il
volume del subwoofer e si può anche comandare
il TV di alcune marche con un codice numerico.
Ma se userete il collegamento tramite HDMI di
tipo ARC potrete controllare il volume dal telecomando del TV, che riconoscerà automaticamente
il diffusore esterno.
torna al sommario
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L’
di Roberto FAGGIANO
parete perché il supporto da tavolo è facilmente
rimovibile. Al centro del diffusore c’è un comodo
display con caratteri ben visibili anche a distanza,
utile per controllare la sorgente e il volume ma
indispensabile durante altre impostazioni secondarie dal telecomando. In generale, un diffusore
bello da vedere e ambientabile anche in arredamenti curati.
Un subwoofer laterale
Il diffusore per riprodurre le frequenze più basse
ha un’insolita disposizione laterale dell’altoparlante, precisamente verso il lato destro. Questo
fatto, unito all’accordo reflex posteriore, implica
un posizionamento meno libero del solito per
non soffocare la resa in gamma bassa o al contrario eccedere nei colpi bassi. Peccato che le
istruzioni ignorino colpevolmente questo aspetto. Il subwoofer si collega senza fili alla soundbar
e quindi ha bisogno
del solo cavo di alimentazione; la potenza
disponibile
dichiarata è di 150
watt teorici (dato che
l’assorbimento massimo è di 35 watt)
ma comunque in
pratica non ci sono
problemi
nell’uso
quotidiano. La finitura del subwoofer è
piuttosto modesta, lontana dalle attenzioni dedicate alla soundbar, seppure ingentilita dalla griglia metallica grigia che protegge l’altoparlante;
poco male dato che il suo destino è di essere messo in genere lontano dalla vista. L’amplificatore è
sistemato alla base e separato dal volume interno
del diffusore.
Versatilità di buon livello
I collegamenti della soundbar LG permettono di
collegarsi al TV tramite un cavo HDMI (incredibile ma vero, fornito in dotazione) sull’uscita
con canale audio di ritorno; inoltre, troviamo
un’altra presa HDMI, un ingresso audio digitale
ottico e il classico minijack stereo per qualsiasi
altra sorgente. Infine, c’è anche una presa USB
per collegare chiavette con contenuti musicali.
Quindi massima libertà di collegamenti per ulteriori sorgenti oltre a quelle consuete. Peccato che
l’alimentazione debba far ricorso a uno scomodo
trasformatore esterno, simile a quelli usati per i
notebook.
Alla prova dei fatti
promossa con buoni voti
Ci accingiamo alla prova con una certa severità, dato il prezzo di listino superiore alla media
per questi oggetti; per fortuna il prezzo reale di
vendita è inferiore anche di 100 euro. La messa
in opera è molto semplice e senza problemi anche per i meno esperti; rimane la necessità di
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estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
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dopo qualche secondo inizia a perdere fotogrammi. Non sappiamo se è il decoder da ottimizzare,
ma di sicuro non è un problema di transfer rate:
abbiamo provato con diversi Hard Disk e chiavette
sia tramite USB 2.0 sia tramite USB 3.0.
Che qualità in Ultra HD… da un
metro
Non siamo riusciti a provare a lungo il TV con filmati Ultra HD: l’assenza di player compatibili con
segnali ad altro framerate e i problemi del player
interno con contenuti ad elevato bitrate ci hanno
imposto una valutazione su alcune clip di riferimento. Il TV, in modalità THX e Ultra HD mostra
una qualità davvero sorprendente, ma questa non
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è una novità: il peggiore TV Ultra HD impressiona
di più del miglior TV Full HD, e guardare i dettagli
che questo pannello riesce a mostrare lascia a bocca aperta. Il nero è buono, l’angolo di visione anche e i colori convincenti: le immagini non lasciano spazio a commenti troppo negativi, l’elevata
risoluzione compensa anche un livello di nero che
non è bassissimo ma sembra comunque migliore
di quello di molti TV LED. Unica critica, un leggerissimo banding visibile sui panning, un paio di
striature verticali appena percettibili che comunque, come in molti casi, sono legati all’esemplare
in prova. Come per gli altri TV Ultra HD provati,
i benefici della risoluzione super sono visibili solo
se stiamo molto vicini allo schermo: da 2 o 3 metri
la differenza con un Full HD non è così visibile.
Panasonic ha lavorato molto bene sullo scaler: la
resa con Blu-ray di ottima qualità è del tutto analoga a quella di un ottimo TV LED ad alta definizione, e chi scommette su questo WT600 al momento, in attesa di contenuti adeguati, si può consolare
con un’ottima resa in Full HD. Non si vede male
neppure la programmazione televisiva: un po’ di
filtro per limitare l’aliasing, un po’ di pulizia sul
rumore e il risultato è decisamente buono anche
con i nostri canali. Certo, un segnale HD è tutta
un’altra cosa ma in Italia, fatta eccezione per Sky,
abbiamo ben pochi canali in HD di cui godere. Il
3D è nella norma: si vede come un TV 3D Full HD
attivo, basso crosstalk e occhiali abbastanza comodi. Buoni i consumi e input lag: si può attivare una
modalità Game che abbassa l’input lag a circa 20
ms e la classe energetica è al top, classe A.
Tanto potenziale difficile da esprimere
Bisogna essere onesti: da 3 metri di distanza la differenza tra un 65WT60 e un TV Full HD LED di
pari dimensioni e di eccellente qualità sta solo nel
prezzo, ma se ci avviciniamo la situazione cambia
e non di poco. “Il mezzo c’è”, ma manca la benzina
per farlo andare alla sua velocità: i contenuti Ultra HD sono pochi e il player interno ancora non
è abbastanza flessibile per una riproduzione senza
problemi di ogni file che gli diamo in pasto. Restano i giochi, ma per valorizzare il TV e la presa
DisplayPort serve hardware di un certo livello e bisogna mettere in preventivo almeno un computer
da 3.000 euro, con due schede in configurazione
SLI per mantenere dettaglio e framerate. Il prezzo
per giocare, a questo punto, sale a 10.000 euro tra
sorgente e TV, forse un po’ troppo. Il 65WT600
è un ottimo TV, ma è difficile consigliare ora un
acquisto: sarebbe come prendere una Ferrari e
abitare in campagna, la si può mostrare agli amici,
fare quella accelerata su un breve rettilineo senza però riuscire a godere fin da subito del proprio
acquisto.
tEST
Soundbar LG NB4530
segue Da pagina 27 
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posizionare bene il subwoofer lasciando libero
il lato destro. Iniziamo l’ascolto della soundbar dal suo ruolo più comune, cioè dall’ascolto
dei programmi tv: subito si nota il buon equilibrio del subwoofer che non necessita di nessuna variazione del livello, le prestazioni sono
buone ma gli effetti DSP non sembrano portare
miglioramenti degni di nota; fa eccezione il 3D
sound che aiuta molto a creare un fronte sonoro
più ampio e un maggiore riverbero durante la
visione di film e telefilm, meglio se con codifica
torna al sommario
Dolby dai canali Rai e Mediaset in alta definizione. I veri effetti surround però non ci sono
ed è molto raro cogliere suoni provenienti dalle
nostre spalle; forse con pareti laterali più vicine
sarebbe andata meglio ma ne dubitiamo. Colleghiamo il lettore Blu-ray e facciamo sul serio
con la saga completa di Star Wars: qui le colonne sonore multicanale hanno la loro importanza
e la soundbar sembra andare ancora meglio. Tenendo inserito l’effetto 3D sound l’immersione
nella vicenda è all’altezza delle aspettative, pur
rimanendo molto lontani da un vero sistema
5.1 il compromesso è accettabile. Sempre convincente il contributo del subwoofer, capace di
scendere bene in frequenza senza mai diventare fastidioso o rimbombante. Per completare
la prova non ci resta che l’ascolto musicale via
Bluetooth, accessibile dopo aver abbinato lo
smartphone in pochi istanti. Partiamo dalla posizione DSP bypass che esclude ogni trattamento digitale della musica. Bisogna ammettere che
con la musica le prestazioni sono superiori alla
media e soprattutto alle nostre aspettative, colpisce favorevolmente l’equilibrio in gamma bassa ma anche le voci escono pulite e godibili dalla
soundbar. Il dettaglio è piuttosto buono e permette di cogliere un minimo di tridimensionalità che non guasta mai; anche alzando il volume
oltre il lecito non ci sono particolari problemi e
quindi si potranno sonorizzare anche locali molto ampi. Proviamo ora a inserire il DSP dedicato
agli MP3 ma i benefici promessi non si sentono,
più che altro si nota un lieve effetto loudness che
finisce per peggiorare la situazione. Comunque
la soundbar LG è promossa con buoni voti nel
compito di riproduttore musicale, permettendo di fare a meno di diffusori dedicati a questo
scopo. Un aspetto utile a migliorare il rapporto
qualità/prezzo dell’oggetto, altrimenti penalizzato da un prezzo di listino non trascurabile.
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TV Panasonic 65WT600
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estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
tEST iMac è uno dei migliori desktop all-in-one. Ma se vogliamo un Mac e dobbiamo usare un’app solo-Windows?
iMac per Windows 8, eresia od opportunità?
La soluzione è semplice: si prende un Mac e si installa Windows 8. Ma funziona bene? Quanto?
di Paolo CENTOFANTI
Non bisogna essere dei fan Apple per riconoscere
che i prodotti del segmento PC, desktop e portatili,
del produttore californiano, sono tra i più curati a
livello di costruzione e design presenti sul mercato.
Non tutti però sono disposti a fare il passaggio a OS
X, sia per gusti personali che per l’esigenza di utilizzare determinati applicativi software disponibili
unicamente per Windows. Ma è ormai dal passaggio ai processori Intel nel 2006, che Apple ha introdotto la possibilità di installare in modo nativo, in
modalità dual boot, anche il sistema operativo Microsoft. Abbiamo quindi colto la palla al balzo del
lancio dei nuovi iMac con processori Core di quarta generazione, per fare il punto della situazione e
provare di persona com’è usare
un Mac con Windows.

Prima di tutto
cosa c’è di nuovo
Lanciato un po’ in sordina, il
nuovo iMac da 27 pollici è più
che altro un update del modello
dello scorso anno, quello che aveva segnato una nuova evoluzione
per l’all-in-one Apple, con il nuovo design ultra slim e e il nuovo
display. L’iMac 2013 è semplicemente uno dei più
bei PC desktop mai realizzati, per bellezza del design (sul serio, questo PC fa un figurone su qualsiasi
scrivania), cura dei particolari e piccole finezze. Il
nuovo design, come avevamo già sottolineato con
la prova del modello dello scorso anno, ha richiesto
alcuni compromessi, come l’eliminazione del drive
ottico, la posizione sul retro di tutti i connettori,
compreso lo slot per le schede SDXC, e spazio sulla
motherboard per una scheda grafica solo di stampo
mobile. Il display da 2560x1440 pixel è il fiore all’occhiello dell’iMac, non solo per la qualità del pannello IPS, ma anche per la particolare lavorazione
del pannello frontale, con una struttura “zero gap”
tra display e vetro e il particolare trattamento antiriflesso realizzato non con un normale rivestimento
ma un processo di deposito al plasma che produce
un film il cui spessore si misura a livello di numero
di atomi. Il risultato sono immagini estremamente brillanti, colori saturi, ma senza riflessi e con la
sensazione che le immagini siano quasi dipinte sul
vetro. A livello hardware le novità significative sono
costituite dal passaggio ai nuovi processori Intel
con architettura Haswell e una nuova scheda grafica discreta sul modello da 27 pollici, la NVIDIA
GeForce GT755M con 1 GB di RAM GDDR5 (con

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torna al sommario
opzione per la GTX 780M con 4 GDDR5 solo per
il modello superiore). Il modello in prova è quello base da 27 pollici (1.849 euro), con processore
Core i5 da 3.2 GHz, 8 GB di RAM e disco fisso standard da 1 TByte e 7200 rpm (il disco ibrido Fusion
Drive è disponibile solo come opzione a partire da
199 euro, la stessa cifra richiesta per sostituire il
disco con un SSD da 256 GB). L’iMac è dotato di
due porte Thunderbolt, 4 porte USB 3.0, uscita per
le cuffie (che funziona simultaneamente anche da
uscita digitale ottica e ingresso microfonico), gigabit Ethernet, Wi-Fi 802.11ac e Bluetooth 4.0, oltre
allo slot per schede SDXC. Il monitor integra anche
un sistema audio stereo nella cornice che offre un
suono sufficientemente potente, profondo e che
offre un’ottima sensazione di coinvolgimento sia
nell’ascolto musicale che con i videogiochi.
di programmi non particolarmente esosi sul fronte
hardware, ma per chi vuole usare principalmente
Windows sul proprio nuovo Mac, allora l’installazione in dual boot è sicuramente quella preferibile,
specie per ambiti d’uso come il gaming. Boot Camp
è l’assistente di installazione che ci permette di
preparare una partizione apposita per Windows,
installare il sistema operativo e scaricare e configurare i driver ad hoc per tutti i componenti hardware
del Mac. L’utility Apple è ormai piuttosto matura
e l’installazione è quasi alla portata di tutti. Sui
nuovi iMac, non dotati di un lettore di DVD, occorre un’immagine ISO del disco di installazione di
Windows e una periferica (una chiavetta o un disco
USB, un masterizzatore esterno) su cui installarla.
Della preparazione del supporto scelto ci penserà
in modo del tutto automatico Boot Camp. Anche la
creazione della partizione è molto semplice: si suddivide lo spazio su disco in modo grafico e molto
intuitivo. Una volta fatto questo passaggio, il Mac
si riavvierà e inizierà l’installazione vera e propria
di Windows, 8 nel nostro caso. L’unico passaggio
chiave, e a cui occorre fare attenzione, è la format-
Installare Windows 8
come funziona Boot Camp
Sono due le possibilità che un utente si trova davanti quando deve utilizzare software Windows su
Mac: virtualizzare con software come Parallels oppure optare per un’installazione dual boot. La prima è la soluzione più pratica nella maggiore parte
dei casi, che prevedono l’utilizzo di una manciata
segue a pagina 31 
tEST
PC All-in-one Apple iMac
segue Da pagina 30 
Windows 8 su iMac
L’hardware appare subito configurato ad hoc e abbiamo riscontrato un solo problemino: la tastiera
Apple viene riconosciuta alla perfezione ma i tasti
backslash e parentesi uncinate (< >) risultano invertiti tra loro. Per il resto ci troviamo con un sistema perfettamente pronto all’uso. Tutti i componenti hardware sono risultati funzionanti, compresi la
webcam e la configurazione del mouse senza tasti
di Apple, mentre la scheda grafica NVIDIA viene
già configurata con gli ultimi driver disponibili. In
sostanza il sistema è pronto all’uso. Windows 8, a
parte i limiti dovuti all’assenza di display touch, ci è
parso perfettamente utilizzabile, ben reattivo e veloce come ci si aspetta da un PC di pari classe hardware e con una buona stabilità di sistema. Il Magic
Mouse di Apple non è esattamente il massimo della
praticità sotto Windows: le funzioni touch per lo
scrolling delle finestre sono utilizzabili ma non configurabili e sotto “metro” sarebbe stato più intuitivo
impostare la direzione naturale. La tastiera viene
invece configurata mantenendo funzionanti tutti
i tasti funzione. Per testare il comportamento con
Windows 8 con un certo carico e anche per avere un
confronto con OS X abbiamo installato applicazioni
di un certo perso come la Creative Cloud di Adobe, lavorando con Premiere Pro. Il risultato è stato
quello di una sostanziale parità a livello di stabilità e
anche di risposta complessiva. Esportando un progetto particolarmente complesso in risoluzione Full
HD e con la massima qualità di rendering, abbia-
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
tazione della partizione su cui installare Windows
dall’interno dell’installer del sistema operativo
Microsoft: Boot Camp l’ha già creata per noi e l’ha
chiamata appunto BOOTCAMP. Durante l’installazione Windows 8 riconosce automaticamente,
o almeno dovrebbe, tastiera e mouse Bluetooth
in dotazione con l’iMac, anche se nel nostro caso
abbiamo avuto qualche problema iniziale con il
mouse. A parte ciò tutto fila via liscio come installando un normale PC. Alla fine dell’installazione di
Windows si aprirà automaticamente l’assistente di
Boot Camp che provvederà a installare gli ultimi
driver, ancora un riavvio (automatico) e il gioco è
fatto. Dalle preferenze di sistema di OS X (disco di
avvio) possiamo scegliere poi con quale dei due sistemi operativi partire di default, ma in ogni caso
basta tenere premuto il tasto option (alt) all’avvio
per selezionare con quale partizione iniziare. Ricordiamo che OS X nativamente non scrive su file
system NTFS e viceversa Windows non scrive su
HFS, per cui una buona soluzione è quella di aggiungere anche una partizione exFAT se si vogliono
condividere dati tra i due ambienti senza installare
software aggiuntivi.
torna al sommario
n.77 / 21 ottobre 2013
mo ottenuto tempi pressoché identici tra i
due ambienti, con un leggero vantaggio per
Windows 8 (un minuto in meno su circa
50 minuti di tempo totale per l’operazione) in termini di tempo netto di encoding.
Windows 8 rimane un po’ più ingessato
con l’encoding in background, mentre OS
X rimane decisamente più reattivo sotto
carico, ma il punto è che Windows 8 ci è
parso funzionare al massimo del suo potenziale. Il messaggio è chiaro: l’iMac può
tranquillamente essere configurato e utilizzato come un normale PC Windows 8 senza controindicazioni. Il nuovo iMac in ogni
caso risulta veloce e prestante con entrambi i sistemi operativi. Abbiamo effettuato
video editing anche in OS X con Final Cut Pro X,
potendo contare su una macchina veloce, reattiva
e stabile. E vale la pena rimarcare ala bellezza del
display, che offre riflessi ben contenuti nonostante la finitura lucida dello schermo e colori davvero
brillanti, saturi ma equilibrati.
Windows per gioco, due esempi
Uno dei principali motivi che può spingere a installare Windows su un Mac è sicuramente quello
dell’offerta di videogiochi. Abbiamo installato un
titolo piuttosto recente come Metro Last Light per
spremere la NVIDIA GT755M, scheda grafica che
non è esattamente il top per quanto riguarda il gaming. C’è però da dire che siamo riusciti a ottenere
delle prestazioni anche alla risoluzione nativa del
monitor (2560x1440 pixel) tutto sommato decorose, anche se chiaramente non al dettaglio massimo.
Di default il gioco si imposta a 1080p e con livello
di dettaglio e funzionalità fin troppo conservative
rispetto alle potenzialità dell’hardware dell’iMac.
Anche alla massima risoluzione si riesce a ottenere
un frame rate di 30 fps per avere una giocabilità accettabile. Il vantaggio di Windows 8 nel gaming diventa ancora più evidente a parità di macchina con
Bioshock Infinite che nella versione per OS X è limitato a una risoluzione massima di 1600x900 pixel.
In questa modalità e con i dettagli grafici al massimo, la resa è fluidissima sotto OS X e con l’hardware del nuovo iMac, ma non può reggere il confronto
con lo spettacolo che offre sotto Windows 8 dove
possiamo apprezzare il gioco alla risoluzione nativa
del monitor e con un dettaglio grafico nettamente
superiore. Qui i limiti della GPU emergono maggiormente in quanto dobbiamo ridurre la qualità
del rendering per ottenere una buona fluidità, ma
il gioco rimane comunque godibilissimo e offre una
resa grafica comunque migliore rispetto alla controparte per Mac. Anche in questo caso si riesce ad
arrivare almeno a 30 fps alla massima risoluzione,
ma se vogliamo migliorare le prestazioni dobbiamo
ridurre risoluzione e livello di dettaglio.
Conclusioni
Dalle nostre prove ne siamo usciti senza alcuna
controindicazione per l’uso di iMac anche con
Windows 8, se non per la mancanza della funzionalità touchscreen per la gestione dell’ambiente
“metro”. Il sistema Microsoft si installa con facilità
e con i driver configurati dall’assistente Boot Camp,
lo splendido all-in-one Apple funziona senza problemi. Probabilmente avremo bisogno quanto
meno della tastiera completa (nel modello in prova avevamo quella priva di tastierino numerico) e
soprattutto di un mouse meglio ottimizzabile per
Windows.
Le prestazioni sono buone con entrambi i sistemi
operativi, ma è soprattutto con il gaming a nostro
avviso che Windows permette di spremere al meglio l’hardware; vedremo se OS X 10.9 riuscirà a
portare miglioramenti da questo punto di vista.
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estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
tEST Con l’aggiornamento alla versione 8.1, Microsoft introduce molte novità interessanti al suo sistema operativo a “piastrelle”
Windows 8.1: quando l’aggiornamento è d’obbligo
Microsoft lancia il suo nuovo sistema operativo proponendo tante piccole novità e migliorie
Risultato: l’esperienza d’uso è più piacevole e immediata. Con un tasto Start che accontenta tutti
Torna il tasto Start, diverso ma
ugualmente efficace
Al termine dell’aggiornamento a Windows 8.1 è
impossibile cogliere all’istante le differenze, soprat-
tutto in ambito Modern UI, mentre chi passa dal
Desktop non potrà fare a meno di sorridere ritrovando, nell’angolo in basso a sinistra, il tasto Start.
Non è, però, il tasto che tutti si aspettavano, simile
nel funzionamento a quello dei sistemi operativi
precedenti, ma una scorciatoia per raggiungere la
Modern UI, quella che nell’idea di Microsoft rappresenta l’interfaccia di lancio delle applicazioni.
Microsoft ha studiato bene questa soluzione: se al
posto di usare il tasto sinistro del mouse si preme
sull’icona Start con il tasto destro, appaiono le opzioni avanzate più comuni, dal pannello di controllo alla rete all’esecuzione dei comandi nel Prompt.
Windows 8.1 offre anche la possibilità, alla pressione classica del tasto Start, di visualizzare tutte le app
del sistema al posto della classica schermata con le
Tile. La finestra delle applicazioni, inoltre, può essere ordinata anche per frequenza di utilizzo. Se a
questo aggiungiamo anche l’opzione di boot diretto
alla modalità Desktop e, come sempre, l’opzione
“Pin” alla barra delle applicazioni per le app di uso
più comune, possiamo dire che Windows 8.1, per
utilizzo business o comunque per chi vuole usarlo
come usava Windows 7 e XP, ora è perfetto.
Interfaccia Modern UI
più flessibile e personalizzabile
Microsoft non ha certo pensato Windows 8.1 per
l’utilizzo con mouse e tastiera, e gran parte delle novità riguardano proprio l’interfaccia Modern UI. La
prima di queste è la possibilità di ridimensionare
le Tile su quattro diverse dimensioni: piccola, media, grande e grandissima. Non tutte le applicazioni
offrono questa opportunità ma siamo certi che con
il passare del tempo sempre più sviluppatori implementeranno tutte le dimensioni delle Live Tile. La
dimensione più grande è particolarmente utile per
avere una visione istantanea di quello che succede
(previsioni, appuntamenti, indici di borsa) senza
neppure aprire l’applicazione. Le Tile possono essere come sempre spostate, organizzate in gruppi
e allo sfondo può essere assegnato, come combinazione cromatica, lo stesso sfondo che si assegna
al Desktop per dare una soluzione di continuità tra
i due ambienti, cosa che in Windows 8 mancava.
Consapevole che molti utenti “alle prime armi” non
hanno capito come usare le gesture, come chiudere
segue a pagina 33 
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M
di Roberto pezzali
icrosoft ha rilasciato Windows 8.1, un
aggiornamento a Windows 8 ma forse
anche qualcosa di più. Il sistema operativo che ha debuttato lo scorso anno non poteva
essere perfetto: dopo decenni vissuti tra finestre,
icone e tasto Start, con Windows 8 Microsoft ha
tentato un approccio tutto nuovo. Windows 8 ha
richiesto a Microsoft un lavoro a 360 gradi, tanti
sforzi per cambiare l’aspetto con un’interfaccia
totalmente nuova e una completa riscrittura del
sistema per renderlo più veloce, snello e sicuro.
Chi ha potuto usare Windows 8 si sarà reso conto
che, almeno dal punto di vista dell’ottimizzazione
del sistema operativo, Microsoft ha fatto un lavoro eccelso: la velocità di avvio e la rapidità con cui
Windows svolge le operazioni di routine anche su
computer non di ultima generazione sono eccellenti. L’interfaccia utente ha mostrato, tuttavia, troppi
punti deboli: la nostalgia del tasto Start, la difficoltà
nell’organizzazione delle applicazioni e il sistema,
non sempre intuitivo, di gesture per schermi touch
hanno spiazzato molti utenti che si sono ritrovati a
usare Windows 8 come un sistema Windows tradizionale, dimenticandosi dell’interfaccia rinnovata,
delle app a pieno schermo e di buona parte delle
novità. Con Windows 8.1, Microsoft prova a convincere gli scettici che resistono con Windows 7: il
risultato sono tante piccole ma sostanziali modifiche che rendono il sistema davvero migliore. L’aggiornamento, che si effettua dal Windows Store, è
gratuito e corposo, più di 3 GB da scaricare con la
necessità di svariati reboot del sistema operativo.
Non un semplice Service Pack ma un sistema da
installare che però non richiederà alcun intervento
da parte dell’utente se non qualche configurazione
iniziale per scegliere le impostazioni preferite.
torna al sommario
estratto da dday.it
n.77 / 21 ottobre 2013
tEST
Windows 8.1
un’ applicazione e come passare da un’app all’altra,
Microsoft ha anche pensato di attivare una serie di
suggerimenti a schermo, sicuramente apprezzati
dai possessori di un dispositivo touch.
Su Windows tornano le finestre
(ma sono chiuse)
Ricerca integrata con contenuti
correlati grazie a Bing
Cambia anche la ricerca: alla ricerca globale all’interno del computer o delle singole applicazioni, l’azienda aggiunge le potenzialità di Bing per
offrire risultati da diverse fonti e integrarli all’interno dell’interfaccia. Se si cerca ad esempio Jovanotti, Windows 8.1 mostra la scheda del cantante,
il link diretto ai film, le informazioni generali, la
discografia e le foto, condensando in pratica tutte
le informazioni che una persona si aspetta di trovare in un’unica grande schermata interattiva. Ma
non solo: la ricerca integra anche i servizi Music
e Video, dando accesso diretto a canzoni e video
musicali presenti sui network Microsoft.
SkyDrive, il tuo computer
è sempre nel Cloud
L’altra piacevole novità in Windows 8.1 arriva
dal modo in cui Microsoft ha integrato SkyDrive:
l’utente ha a disposizione un pannello di controllo
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Restando in tema di gestione delle applicazioni, in
Windows 8.1 Microsoft ha aggiunto anche la possibilità di dividere lo schermo in sezioni per visualizzare più applicazioni contemporaneamente. Questa
possibilità rievoca in po’ le vecchie finestre: prima
di Windows 8 l’utente ha sempre potuto mettere
due o più finestre una a fianco all’altra, e ora Microsoft offre la stessa possibilità.
Su un notebook, con il suo schermo piccolo, si possono affiancare due app in modalità Split Screen
(50/50), ma su un desktop o su uno schermo grande, Windows 8.1 permette di gestire anche quattro
app insieme. Windows 8.1 supporta poi Miracast,
e anche la gestione multiscreen è estesa a questo
concetto: se colleghiamo un TV Miracast possiamo
scegliere ad esempio di spostare la finestra dell’applicazione Movie sul TV.
torna al sommario
per gestire le opzioni di sincronizzazione, e grazie
a SkyDrive può anche decidere di memorizzare sul
cloud tutte le impostazioni di sistema, i file e le app
scaricate. Quando si effettua il login con l’account
Microsoft su un altro computer Windows 8.1, automaticamente appariranno i propri files, le app
e i programmi installati. Una soluzione utilissima
per tenere allineati desktop, notebook e tablet. La
gestione dei file è molto intelligente e guarda anche all’uso in mobilità e al risparmio di banda: al
posto di scaricare l’intero file, Microsoft preleva da
SkyDrive solo una piccola preview e l’icona, attivando il download completo solo quanto l’utente
seleziona il file che desidera davvero. SkyDrive
è totalmente integrato in ogni app: l’utente può
scegliere se salvare il file sul disco del computer
o sul cloud. Oltre a questo, Windows 8.1 ha anche
tantissime altre piccole novità, dalla tastiera touch
migliorata a nuove applicazioni di ricette e salute, ha una calcolatrice, la sveglia e una versione di
Skype basata su Modern UI davvero ben fatta: più
lo si usa più si scoprono piccoli dettagli.
Windows 8.1 è un aggiornamento
“moralmente” obbligatorio
Windows 8.1 non è solo un aggiornamento, ma un
“must” per Windows 8: tutti devono installarlo,
senza neppure pensarci. Le nuove possibilità portano vantaggi a tutte le tipologie di utenza, da chi
vuole usare il mouse e la tastiera a chi invece vuole
usare Windows in puro tablet-style. Ma si riesce
davvero a usare Windows senza toccare il mouse?
Probabilmente no. Microsoft ha aggiornato quasi tutte le applicazioni di base di Windows 8 e le
ha migliorate: la mail, il browser, l’editor di foto
e molte altre app ora sono facilmente utilizzabili
senza passare dal Desktop, tuttavia restano ancora grossi buchi. L’applicazione Video, ad esempio,
non riconosce le cartelle condivise in rete tramite
server DLNA e impone la scrittura a mano dell’indirizzo IP, operazione troppo complessa per un
utente “touch & go”. Riteniamo inoltre che l’assenza più pesante sia un vero File Manager, una
sorta di Esplora Risorse ottimizzato per il touch
che permetta di spostare file, cartelle, copiare dati
da unità esterne e di fare un po’ tutto quello che si
fa con il mouse senza però usarlo, e in piena sicurezza. Sullo Store ce ne sono di ottimi (a pagamen-
to) e se lo hanno fatto sviluppatori esterni non si
capisce perché Microsoft non lo abbia integrato:
la gestione delle cartelle e dei file, quello che Microsoft chiama Explorer, è sempre stato il cuore
di ogni suo sistema operativo e anche su Windows
8.1 si sente la mancanza di una sua declinazione
in chiave Modern UI. Un piccolo File Manager a
dire il vero c’è, ed è l’applicazione Sky Drive, ma è
davvero poca cosa rispetto alle più complete app
proposte dagli sviluppatori terzi. La buona notizia
per Windows 8 e 8.1 è la crescente attività degli
sviluppatori che si stanno muovendo per portare
tante applicazioni utili e funzionali: l’ecosistema
cresce in modo interessante. Investendo circa 40
euro in applicazioni (File Manager, Player, Zip,
etc) si riesce a costruire attorno a Windows 8.1 un
sistema che davvero non ha bisogno di mouse e
tastiera, ma si può usare con le dita senza rinunciare alla flessibilità di un vero sistema operativo e
all’apertura di Windows.
Microsoft, non trascurare
l’ambiente Desktop
Nel complesso, Windows 8.1 è promosso: il clima di
fiducia attorno al nuovo sistema cresce e le applicazioni che prima mancavano, come Facebook, stanno arrivando sullo store. Ci vorrà tempo ma mese
dopo mese la mancanza di app con interfaccia ottimizzata si sente sempre meno. L’uso senza mouse e
tastiera non è ancora possibile, e qui Microsoft deve
lavorare ancora: l’alternativa è usare software di
terze parti da acquistare nello Store ma Microsoft
ha il dovere di fornire un prodotto che offra un uso
più che soddisfacente senza la necessità di applicare correttivi. Infine mancano veri miglioramenti
per la modalità Desktop, quella che molti utenti,
soprattutto in ambito professionale, continuano e
continueranno ad usare. Windows 8.1 sistema parte dei problemi della modalità Desktop di Windows
8, ma non aggiunge nessuna funzionalità, e questo
è un peccato. Microsoft vede nella Modern UI il
futuro, ma forse era meglio prevedere una separazione maggiore tra le due fasce di utenza, quella business e quella consumer, con un Windows 8.1 Pro
studiato per l’uso in Desktop e con tante novità sotto il profilo dell’interfaccia, e un Windows 8 Home
Touch pensato per traghettare gli utenti consumer
verso la nuova interfaccia unificata.
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segue Da pagina 32 
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