Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 223 01 Dicembre 2015 85 Pagine Nico Cereghini La vostra frenata indimenticabile Periodico elettronico di informazione motociclistica Monza Rally Show Rossi: “Mi sono divertito più con Cairoli e Neuville che con Kubica” Scarica l’APP del Magazine Prova Cross 2016 Honda CRF 250 e 450 2016 | PROVA A 360 ° | MV AGUSTA TURISMO VELOCE LUSSO 800 da Pag. 02 a Pag. 13 All’Interno NEWS: Maxi Enduro e Crossover 2016 | M. Clarke Side Giglioli. La special a tre, o a due, ruote | MOTOGP: Conclusi i test 2016 a Jerez | Michelin, si riparte (quasi) da zero | SBK: Le Kawasaki impressionano nei test SBK di Jerez MV Agusta Turismo Veloce Lusso 800 PREGI Prestazioni e Guidabilità DIFETTI Leggibilità strumentazione Prezzo 17.790 € PROVA A 360° MV AGUSTA TURISMO VELOCE LUSSO 800 Ci aveva convinto nella versione base, ci conquista con questa versione Lusso, ancora più accessoriata e prestante. Esclusiva nelle dotazioni e anche nel prezzo, che parte da 17.790 € di Francesco Paolillo 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Media L a prima MV Agusta da granturismo, la Turismo Veloce 800, diventa “Lusso”, versione che ne esalta ancor più le caratteristiche di comfort e fruibilità, senza però intaccarne il carattere da “sportiva sotto mentite spoglie” che tanto ci era piaciuto della versione meno esclusiva, provata qualche mese fa dal nostro Andrea Perfetti. La Turismo Veloce Lusso 800 si arricchisce di alcuni optional che ne esaltano sia il confort, manopole riscaldate e cavalletto centrale, sia la guidabilità, e qui la fanno da padrone le nuove sospensioni a controllo elettronico sviluppate insieme a Sachs, che permettono alla tricilindrica di Schiranna di adattarsi in tempo reale alle diverse condizioni dell’asfalto e soprattutto di interpretare al meglio le “intenzioni” di chi la guida. 4 “analogica”, e di conseguenza utilizza la stessa piattaforma delle sorelle F3 e Brutale/Dragster, che poi è una gran bella piattaforma, viste le caratteristiche del tre cilindri. Piccolo, compatto e leggero (poco più di 50 kg il suo peso) con albero motore controrotante, il tricilindrico di Schiranna in questa particolare configurazione eroga 110 cavalli a 10.000 giri, quindi una quindicina meno rispetto a quelli erogati dalla versione in dotazione alla Brutale, ma con un occhio di riguardo per la coppia che sale da 81 a 83 Nm, a un regime inferiore da 8.600 si scende infatti a 8.000 giri (da sottolineare che ben il 90% è disponibile a partire dai 3.500 giri). Tali caratteristiche sono raggiunte sia attraverso una gestione elettronica specifica, sia con l’utilizzo di nuovi pistoni e alberi a camme dal profilo rivisto. Modificati anche aspirazione e scarico, mentre il comando della frizione diventa idraulico (come sulla Stradale), e di serie è previsto un sistema anti saltellamento meccanico e il cambio elettronico sia in inserimento del rapporto, sia in scalata. Queste Prove modifiche al motore hanno consentito di allungare gli intervalli di manutenzione da 6.000 a 15.000 km, mentre la sostituzione delle candele e la registrazione valvole, vanno effettuati ogni 30.000 km. La MVICS 2.0 (Motor&Vehicle Integrated Control System) permette di poter scegliere tra tre differenti mappe motore predefinite, Turismo, 90 cv e risposta del gas specifica per un utilizzo turistico, Sport da 110 cv e caratteristiche di erogazione e risposta del gas particolarmente dinamiche, Rain, 80 cv, e non ci vuole molto a capire che il comportamento del motore in tale configurazione è ultraconservativo. ABS e controllo di trazione hanno specifiche tarature per ogni singola regolazione. L’ultima delle mappature disponibili, denominata “Custom”, è quella che reputiamo la più interessante, perché permette di personalizzare a piacimento i parametri del motore, quindi potenza ed erogazione della coppia, risposta del gas e freno motore, intervento del limitatore e del controllo di trazione. Insomma, ci si cuce addosso l’abito più adatto. Inoltre la Turismo Veloce Lusso 800 è dotata di un sensore GPS che permette, all’occorrenza, di funzionare come una vera e propria telemetria in versione turistica, registrando oltre al percorso effettuato tutti i parametri inerenti la moto e la sua guida (velocità, angoli di piega, utilizzo del motore). Il pacchetto di dati si può visionare attraverso una App che si chiama “Turismo Veloce”, che permette inoltre di condividere con altri utenti, i nostri viaggi e di fare dei setting personalizzati delle sospensioni. Avrete capito che di argomenti da esplorare ce ne sono in abbondanza, quindi iniziamo per gradi. Motore ed elettronica La Turismo Veloce Lusso condivide interamente la meccanica con la versione meno esclusiva, che forse è meglio definire simpaticamente 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Ciclistica e Freni Appurato che il telaio non cambia rispetto alla versione con sospensioni tradizionali, traliccio in tubi d’acciaio ALS con piastre laterali in lega d’alluminio, la Turismo Veloce Lusso 800 prende le distanze grazie alle sospensioni Sachs a controllo elettronico, che consentono di variare e regolare in tempo reale l’idraulica della forcella e del mono, secondo i parametri forniti da una piattaforma inerziale, con una corsa utile di 160 mm su entrambi gli assi. Attraverso i comandi montati sui blocchetti elettrici, si può scegliere tra differenti regolazioni predefinite (visualizzate sulla strumentazione), a seconda se si guida da soli, da soli con i bagagli, in coppia e in coppia con bagagli. Se non vi sembra abbastanza, sappiate che la possibilità di connettere il proprio smartphone (e quello del passeggero) alla moto, 6 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica e l’utilizzo dell’App specifica, consente di intervenire sul setting delle sospensioni con un semplice dito. Un cursore indicherà i parametri prescelti per la regolazione della compressione e del ritorno (alte e basse velocità!) e sarà quindi possibile salvare tali regolazioni e fare in modo che una volta saliti in moto e connesso lo smartphone, la moto acquisisca automaticamente le regolazioni! L’impianto frenante prevede una coppia anteriore di dischi flottanti da 320 mm con pinze Brembo a 4 pistoncini ad attacco radiale, mentre dietro troviamo un disco da 220 mm. Il funzionamento dell’impianto è controllato da un sistema ABS sviluppato in collaborazione con Bosch, con sistema anti ribaltamento RLM (Rear wheel Liftup Mitigation), regolabile su tre differenti livelli, più o meno conservativi, o totalmente escludibile all’occorrenza. Strumentazione e dotazione di serie La strumentazione con display TFT della Turismo Veloce Lusso 800 si caratterizza per il gran numero d’informazioni visualizzate (caratteristica che ne limita la leggibilità essendo i caratteri piuttosto piccoli), e la possibilità di connettersi Bluetooth con ben nove apparecchi esterni (sono disponibili anche due prese USB sotto il cruscotto e due prese 12V laterali), con la sola mancanza di un indicatore del consumo medio, che su una moto del genere non è certo indispensabile, ma sicuramente utile: “una funzione che comunque arriverà presto”, ci hanno assicurato da Schiranna. Anche l’utilizzo del Cruise Control passa dallo schermo della strumentazione, che indica la velocità di crociera prescelta, così come la regolazione delle manopole riscaldate (tre i Prove livelli d’intensità disponibili). Quanto agli scarti del tachimetro, segnaliamo che i 50 km/h effettivi corrispondono a 53 indicati; per viaggiare a 90 bisogna stare sui 95, mentre per i 130 autostradali ci si piazza sui 137 indicati, col contagiri intorno ai 6.300. Accessori Come il resto della gamma MV Agusta, anche la Turismo Veloce Lusso 800 può essere personalizzata e accessoriata di tutto punto. Si parte dalle borse laterali (i cui trenta litri di capacità sono ben dissimulati dal fatto che si insinuano ben al di sotto del codino con una larghezza totale inferiore di 9 cm a quella del manubrio!), che permettono di stivare due caschi integrali, a tutta una serie di componenti in fibra di carbonio ed ergal. Parafango anteriore, protezione 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito silenziatori, supporto targa, copricatena e copertura pignone per il primo materiale, specchi retrovisori, tappi serbatoio olio freni/frizione per il secondo. A breve sarà inoltre disponibile un parabrezza di maggiori dimensioni. Come va La Turismo Veloce Lusso 800 non fa parte di quella categoria di moto che “sali – accendi – vai”, con la signorina ci vuole un po’ di apprendistato e una sorta di corteggiamento. Ci si deve entrare in sintonia, e soprattutto lo devono fare i vostri apparati elettronici. Perciò ravaniamo nel menù della strumentazione (finalmente i comandi sui blocchetti hanno una logica di funzionamento e una manovrabilità degni di questo nome lontana anni luce da quelli antipatici che equipaggiano la serie Brutale/F3), per collegare 8 Periodico elettronico di informazione motociclistica il nostro smartphone, e già che ci siamo colleghiamo anche il bluetooth del casco. Azioni che vanno eseguite una sola volta e che si ripeteranno in automatico ogniqualvolta si accenderà la moto. Ci regoliamo anche la mappa Custom secondo i nostri gusti e già che ci siamo accendiamo anche il GPS, che registrerà il nostro viaggio, “nefandezze” comprese! Non sfruttiamo la possibilità di regolare “con un dito” le sospensioni attraverso l’App dedicata, per il semplice motivo che poi questa rimarrà fissa per tutto il tragitto, e quindi preferiamo lasciare libero il sistema controllato dalla piattaforma inerziale di regolare passo passo le nostre sospensioni. Entrati in sintonia con l’apparato elettronico della granturismo di Varese, ci concentriamo sulla guida e sulle caratteristiche peculiari di questa versione, tralasciando il discorso manopole riscaldate e Scarica l’APP del Magazine cavalletto centrale, che peraltro abbiamo apprezzato più volte nel corso del periodo di test stradale, la nostra attenzione è andata soprattutto alle sospensioni elettroniche, che a seconda del setting scelto, riescono ad adattarsi allo stile di guida e alle condizioni dell’asfalto. Le doti di agilità e leggerezza della Turismo Veloce con sospensioni tradizionali, su questa versione “Lusso”, vengono esaltate ulteriormente. Il fatto che in alcuni frangenti l’”analogica” potesse risultare troppo rigida o troppo morbida qui passa in secondo piano, anche perché intervenire sull’assetto è questione di pochi secondi e di pochi gesti del pollice sinistro. L’aspetto comfort non è l’unico a guadagnarci, siamo in sella a una MV e di conseguenza ci aspettiamo carattere e personalità da vendere, e la Turismo Veloce Lusso non tradisce le aspettative, grazie a un Prove motore che fatica a nascondere il DNA sportivo, una ciclistica che più svelta e precisa non si è mai vista e un impianto frenante instancabile e sempre perfettamente modulabile. Ci siamo scordati qualcuno o qualcosa? Certo, il cambio elettronico, che si fa apprezzare andando a spasso, ma che è esaltante quando si tirano le marce e che si fa amare in scalata quando “dà un colpetto di gas”, quasi facesse la doppietta, prima di inserire il rapporto inferiore. Ottimo quando si va in giro sfruttando il tiro ai medi del tre cilindri, eccellente quando, oltrepassati i 6.000 giri si inizia a far cantare il motore e si sfrutta la ciclistica a dovere. Tutto rose e fiori? No, perché il comodo parabrezza regolabile è abbastanza rastremato e fa il suo dovere solo alle velocità superiori aprendo un cono di protezione dall’aria discretamente ampio, ma che a quelle inferiori è solo sufficiente, 9 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito anche la rumorosità meccanica che al minimo risulta essere eccessiva, e che non va confusa con quella di aspirazione o scarico che al contrario sono un piacere per le orecchie. Anche l’utilizzo del cavalletto centrale crea qualche problema: issare la Turismo Veloce, anche se aiutati da una leva apposita posta vicino alla pedana passeggero, richiede un discreto impegno fisico a dispetto del peso contenuto della moto, dichiarato sotto i 210 kg in ordine di marcia con il pieno di benzina (20 lt). Tutto qua? Tanti pregi e pochi difetti per la prima GT di Schiranna che riesce a essere comoda nell’uso quotidiano, anche in città con il traffico, seppur con un angolo di sterzo non certo da primato, si muove agile e leggera come una moto di cilindrata ben inferiore, e senza rinunciare alle borse come si deve fare con la gran parte delle moto potenzialmente concorrenti, grazie 10 Periodico elettronico di informazione motociclistica al loro alloggiamento “sottosella”. Riusciremo a metterla in difficoltà? Tra le “nefandezze” che abbiamo fatto in sella alla Turismo Veloce Lusso 800 vince sicuramente la giornata in pista che gli abbiamo riservato come premio finale. In pista con una GT è quasi sempre una forzatura direte voi. Noi sottolineiamo il “quasi”, anche se lo facciamo a giochi conclusi. Le abbiamo dato solo un vantaggio, il cambio delle gomme, le stradalissime Pirelli Scorpion Trail sono state sostituite con delle performanti Pirelli Diablo Supercorsa SC2. Badate bene che tali cambi non sempre risultano essere vantaggiosi, un pneumatico dal grip elevato con caratteristiche spinte per l’uso sportivo, può mettere in crisi una ciclistica e delle sospensioni pensate e realizzate per l’uso turistico. Non sempre … appunto! Tra i cordoli dell’Autodromo di S.Martino del Lago la Turismo Scarica l’APP del Magazine Prove Veloce Lusso 800, alla faccia dei suoi 110 cv, più che sufficienti per l’uso stradale ma un po’ in deficit per l’utilizzo in pista, ci ha fatto divertire al di la di ogni aspettativa. Non è stato fatto altro che regolare le sospensioni sulla massima rigidità (2 passeggeri + bagaglio) senza toccare il precarico, mentre il cavalletto centrale è stato lasciato al suo posto. Ebbene la soddisfazione è stata tanta, perché la tre cilindri si è difesa bene negli allunghi, ma ha attaccato, coltello tra i denti nel misto e nei cambi di direzione, dove è risultata imbattibile, mentre in staccata ha sempre dimostrato di vendere cara la pelle (l’impianto frenante non ha mostrato il benché minimo segno di affaticamento). Il GPS questa volta c’è servito per farci un’idea del comportamento della moto in condizioni estreme, e qui possiamo prendere ad esempio l’angolo di piega massimo raggiunto 11 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica che è stato di ben 51°, migliorabili se pensiamo che il cavalletto si consuma, poco alla volta ma si consuma! Quanto ai consumi di benzina, rilevati ovviamente al di fuori della pista, lungo il nostro abituale percorso-tipo abbiamo riscontrato una percorrenza media di 15 km/l, che salgono a poco più di 17 in autostrada a 130 orari effettivi, mantenuti utilizzando il cruise control. Più penalizzante il consumo cittadino, di poco superiore ai 12 km/l. 12 ABBIGLIAMENTO SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove MV Agusta Turismo Veloce Lusso 800 17.790 euro Cilindrata 798 cc Tempi 4 Cilindri 3 Raffreddamento a liquido Avviamento elettrico Alimentazione iniezione Frizione multidisco Potenza 110 cv - 81 kw - 10.000 rpm Coppia 8 kgm - 83 nm - 8.000 rpm Emissioni Euro 3 Numero marce 6 Capacità serbatoio carburante 22 lt ABS Sì Pneumatico anteriore 120/70 - ZR 17 M/C (58 W) Pneumatico posteriore 190/55 - ZR 17 M/C (75 W) Peso a secco 192 Kg Casco AGV Giubbotto Dainese Guanti Dainese Pantaloni Dainese Scarpe Dainese Tuta Dainese Stivali TCX 13 Honda CRF 250 e 450 2016 PREGI Maneggevolezza DIFETTI Manubrio PROVA CROSS HONDA CRF 250 E 450 2016 Dopo una stagione di gare e test, Honda ha presentato i nuovi cavalli di battaglia per il prossimo anno. Entrambe le cilindrate presentano upgrade tecnici che le rendono ancora più precise ed affidabili di Aimone Dal Pozzo 14 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media È la carismatica figura di Tatsuhiko Asano, Large Project Leader, ovvero il papà della gamma CRF, a presentare le novità introdotte per i modelli 2016. Nato nel 1976, dal 2003 è impegnato in Honda e da quell’anno si occupa in modo esclusivo dei quattro modelli off-road, da cross ed enduro. Sede del test, la storica e prestigiosa e pista del Ciglione della Malpensa, con la partecipazione speciale anche dei piloti ufficiali: il contesto ideale per testare al meglio le caratteristiche delle nuove CRF, a fianco dei campioni che le utilizzano tutti i giorni. CRF250R I principali interventi sulla versione d’accesso alla gamma cross della casa alata si sono 16 concentrati sull’obiettivo di aumentare la potenza del motore. Risultato conseguito, possiamo senz’altro dire, in quanto la spinta in alto è aumentata del 5% così come la capacità di propulsione nella zona fuori giri, il tutto senza perdere il caratteristico tiro nella prima fase di erogazione. Un traguardo raggiunto grazie al grande lavoro per massimizzare la respirazione del propulsore, tramite nuovi condotti, nuova cassa filtro e valvole d’aspirazione, oltre ad interventi su diverse altre componenti, come pistone e biella. Il rapporto di compressione sale da 13,5:1 a 13,8:1, vengono adottati nuovi profili alle camme ed inedite valvole di scarico per rendere tutto il motore più leggero ed rapido. Importante anche il lavoro sull’impianto di scarico, che ora vanta un risuonatore sull’avantubo che migliora il tiro nella prima fase d’erogazione e, allo stesso tempo, permette di contenere ulteriormente il rumore; questo, inoltre, consente di adottare un silenziatore più aperto, per maggior respiro e fiato al propulsore. Per la componentistica, confermata l’ormai collaudata struttura perimetrale in alluminio del telaio, che presenta aggiornamenti di dettaglio come i nuovi attacchi delle pedane. E’ stato introdotto un nuovo sistema d’immissione delle marce, che ora viaggia su cuscinetto e permette una cambiata senza frizione; per fare fronte poi alla maggiorazione di potenza, sono stati ingranditi i radiatori per una migliore gestione delle alte temperature. Il reparto sospensioni comprende la forcella Showa SFF-AIR TAC (triple air chamber), con la conferma del sistema separato, con a sinistra lato freno l’elemento ad aria per la gestione della fase di sostegno/ affondamento (800 grammi più leggera), con a destra uno stelo tradizionale per la regolazione della compressione e ritorno dal punto di vista idraulico. Nuova per il 2016 è la possibilità di regolare anche la camera esterna per il fine corsa e non solo quella interna per il resto della corsa. La camera di bilanciamento, infine, regola la prima parte di escursione. Le regolazioni sono davvero numerose e millimetriche tanto che Showa, al fine di agevolare l’utente, ha predisposto un app da scaricare che permette d’inserire i vari parametri di funzionamento ed avere utili suggerimenti sul setting da impostare sulla moto. Passando ai dettagli interni, l’escursione è stata aumentata di 5 mm e sono state ridotte le tenute d’aria (da 5 a 4): questo determina di 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito conseguenza la riduzione dell’attrito da strofinamento del 25%, con miglioramenti sensibili nella velocità di esecuzione, in particolar modo sulle buche secche a scalino. Sull’ammortizzatore posteriore rivisto nelle idrauliche per meglio accoppiarsi alla forcella 2016, è stata eliminata la molla di ritorno; viene inserito un nuovo rullo catena che passa dai 38 mm ai 34 attuali e che riduce drasticamente, grazie ad un differente tiro catena, il rinculo nelle buche secche. Dal punto di vista del setting, tutta la moto è in generale più sostenuta. L’elettronica ormai è sempre più presente sulle moto da cross ed anche la nuova 250 ne è una testimonianza. Come dotazione di serie sono infatti disponibili ben 3 mappature del motore, selezionabili direttamente al manubrio, con possibilità di cambiarle anche in movimento. La mappatura 1 è quella standard mentre le altre 18 Periodico elettronico di informazione motociclistica sono a selezionabili tramite l’HRC FI, il computer di interfacciamento con la centralina. In caso di caduta o spegnimento, la moto resta settata sempre nell’ultima mappatura utilizzata. La componentistica si conferma di alto livello, con l’impianto frenante Nissin di ultima generazione e pneumatici Dunlop Geomax. Come va Appena in sella, si capisce subito di essere su una Honda: una moto snella, longilinea, priva di sporgenze e con plastiche rastremate che donano subito ampio movimento in sella. Lasciano perplessi il manubrio stranamente ancora di diametro ridotto (non esistono quasi più) montato su silent block (ora la posizione è modificabile) e la frizione sempre con azionamento a cavo. Certamente Honda avrà le sue ragioni e Scarica l’APP del Magazine l’affidabilità è un elemento importante; ma quasi tutte le concorrenti ormai offrono componentistiche di base più complete ed allettanti. Ma non sono sicuramente questi dettagli a limitarne la qualità. La sensazione più immediata in marcia è la percezione di leggerezza che offre tutta la moto. L’avantreno è rapido ed immediato, il cambio traiettoria è istantaneo ed il generale senso di semplicità regala grande fiducia e sprona il pilota a tirare sempre di più. Si sente che il motore è cresciuto e pur non essendo magari a livello delle rivali in termini di potenza assoluta, il feeling fornito dalla piccola 250 compensa ogni altra lacuna. Non a caso questa moto ha appena vinto il titolo mondiale della MX2. Il carattere generale del propulsore resta simile alla versione 2015, con una buona coppia nella prima parte di erogazione ed ottima corposità nella parte Prove centrale. Il modello 2016 cresce sensibilmente nella parte successiva, dove la schiena di potenza sale rispetto al predecessore, fino a metter in campo due cavalli in più, che può essere scaricata nella maniera migliore grazie alle mappature selezionabili al manubrio. Abbiamo apprezzato molto la mappatura standard, ottimo compromesso tra reattività e trazione, ma con buona velocità d’inserimento in curva, mentre la 3, quella hard, è sicuramente la più efficace. Le sospensioni sono più sostenute ed in effetti affondano meno soprattutto nelle lunghe staccate in discesa del Ciglione. La sensazione della forcella ad aria si avverte negli ingressi in rampa e negli atterraggi, dove non si percepisce più l’irrigidimento della molla, bensì pare di atterrare su un cuscino che lentamente ti accoglie, a beneficio delle braccia che faticano di meno. Nella prima 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito parte di corsa la forcella è un po’ lenta a copiare le buche che si formano sul duro, in compenso il bilanciamento generale è di ottimo livello. Il mono scalcia poco e quando lo fa l’idraulica interviene in maniera istantanea per sistemare la situazione. Infine, giudichiamo ottimi i freni Nissin, al top delle prestazioni sia in termini di durata, che di affidabilità, specie sotto sforzo nelle lunghe staccate in discesa. CRF450R Nel 2015, a fare la differenza è stato il motore al debutto sulla 450: è stato un grandissimo successo, tanto che già a gennaio le moto disponibili erano già state tutte vendute. Per il 2016 Honda fa tesoro di tale risultato, impegnandosi a ottenere altrettanti benefici focalizzandosi sugli aggiornamenti a telaio e sospensioni. Sulla 20 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica 450 troviamo dunque il medesimo motore delle versione 2015 ed ampi aggiornamenti sul resto. Come sospensioni sono confermate le Kayaba con sistema ad aria ad entrambi i lati, ma profondamente riviste. La forcella è ora 5 mm più lunga e quindi il fodero è più spesso nella zona delle piastre per sopperire alla maggiore torsione. Come setting di base, ora sono a filo con le piastre, l’avancorsa è differente, la lunghezza totale della moto anche e l’abbinamento con il nuovo link al posteriore rende la 450 molto più stabile e meno nervosa. Il fine corsa è più sostenuto, così come la possibilità di regolazione del mono, ora con 8 click anziché 4. Anche sulla 450 è stato sostituito il rullo catena per ottimizzare il comportamento nelle staccate, così come gli attacchi delle pedane per eliminarne il bloccaggio in posizione chiusa dopo un canale in curva. Prove Come va In sella sembra di essere sulla 250: le misure sono le medesime, la sensazione di leggerezza idem. E dopo pochi metri s’intuisce che il comportamento non è cambiato: il motore conserva le caratteristiche di dolcezza e progressione che da qualche anno sono il canovaccio con cui Honda interpretare la MXGP. La potenza massima non è più la prerogativa, l’essenziale è che questa sia scaricata a terra con la massima precisione e progressione. La capacità di produrre cavalli è fondamentale, specie in partenza, ma lo è altrettanto poterli avere sul terreno, quando e dove servono. La gestione elettronica ha aperto nuove frontiere ed il risultato è una moto davvero efficace e soprattutto gestibile. Pur essendo una cilindrata importante, la CRF 450 R ha un carattere mansueto e permette di essere 21 22 23 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Casco: Thor Verge Boxed Occhiali: Ariete Maglia: Alpinestars Pantaloni: Alpinestars Guanti: Alpinestars Stivali: Alpinestars Tech 10 sempre in controllo senza mai peccare di prepotenza. Se si chiede di più, lo offre all’istante, ma difficilmente sorprende o coglie impreparato il pilota. Quest’aspetto trasmette fiducia e spinge ad osare sempre di più, soprattutto nei passaggi dove ci sente meno sicuri. Il “peso” del motore è davvero limitato e gli interventi adottati negli ultimi anni nella ricerca della centralizzazione delle masse hanno raggiunto in questa moto un equilibrio ed una sintonia che non hanno eguali. Tutte le migliorie sono frutto del grande lavoro svolto dalle squadre ufficiali MX2 e MXGP da cui Honda riceve importanti feedback da trasferire poi sulla gamma di prodotti destinata all’ampia platea di appassionati. Le nuove CRF sono dunque un concentrato di tecnologia e prestazioni che difficilmente passa inosservato. La potenza è in costante crescita, le rifiniture sono da sempre al top, la maneggevolezza da riferimento. Se volete una CRF 2016, vi consigliamo di fare presto: il prodotto è ottimo ed ora che Honda è tornata regina del mondiale motocross, andrà ancora più a ruba! 24 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News EICMA 2015 LE PRINCIPALI NOVITÀ MOTO 2016 Una carrellata sulle molte novità moto che si sono viste a Eicma, con le caratteristiche fondamentali e i prezzi. Dalla piccola BMW 310 alla MotoGP replica Suzuki, passando per il meglio di naked, maxi enduro, classiche, custom e concept D i Eicma 2015 vi abbiamo offerto una copertura completa per quanto riguarda le novità di prodotto, gli accessori e non solo. In questo video, se ve le foste perse, vi riassumiamo quindi le novità principali del settore moto che segneranno la stagione 2016. 26 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica EICMA 2015 LA MOTO PREFERITA DAI LETTORI Scarica l’APP del Magazine News preferenze con il 17,72% della Ducati. In sostanza è come dire che le due moto sono state giudicate alla pari dai nostri lettori e che entrambe hanno di fatto vinto. In terza posizione si è piazzata la rinnovata MV Agusta Brutale 800, forte di un design eccellente e di una buona reputazione ottenuta in questi anni. La tre cilindri naked ha ottenuto il 13,27% dei voti. Giù dal podio, al quarto e al quinto posto, seguono due stradali ancora europee e dal sapore classico: BMW Scrambler (9,36%) e Moto Guzzi V9 (8,94%). Appena distaccata è un’altra moto che si rifà allo stesso filone, la nuova Yamaha XSR 900, con il 7,24% delle preferenze. Nell’osservare questa classifica emerge anche come le supersportive di quest’anno non siano state certo le preferite dai lettori di Moto.it, con la rivoluzionata Suzuki GSX-R 1000 all’ottavo posto (4,82%) e con la rinnovata e fresca vincitrice del titolo SBK, la Kawasaki ZX-10R, a chiudere il gruppo delle dodici con il 3,36% dei voti. Settima si è invece piazzata la prima on-off Ducati, la Multristrada Enduro (4.91%) Una naked sportivissima, come la Yamaha MT-10 derivata dalla R1, ha raccolto il 4,03% delle preferenze, sopravanzando appena un’altra classica: la nuova Triumph Bonneville T120 (3,97%). Il sondaggio che abbiamo lanciato ha decretato la novità preferita dai lettori di Moto.it. La moto vincitrice... in realtà sono due. Nel senso che l’ha spuntata la nuova Honda Africa Twin sulla Ducati XDiavel, ma davvero per un soffio N el sondaggio che abbiamo lanciato alla chiusura di EICMA avevamo chiesto ai lettori di Moto.it di rispondere alla domanda: “Qual è la novità che ti è piaciuta di più”. Avevamo ristretto la scelta a una dozzina di novità secondo noi 28 rappresentative. Dopo un continuo testa a testa, alla fine l’ha spuntata la Honda Africa Twin ma per un soffio soltanto sulla Ducati XDiavel. Alla Honda, che a Eicma si vedeva per la prima volta in veste definitiva dopo il lancio dello scorso anno come concept, sono andate il 17,78% delle 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica posizione, realizzate con la stessa tecnologia, dotate di nuove lenti puntinate che ne migliorano l’efficienza. A LED anche la luce posteriore. Sulle più raffinate versioni FJR 1300AE ed AS il faro anteriore diventa adattivo, ovvero segue l’andamento della strada: tre luci a LED si illuminano in successione nel momento in cui la piattaforma inerziale percepisce l’inserimento in curva della moto, ampliando il fascio di luce per rendere più visibile la parte interna della curva con l’aumentare dell’angolo di piega. Nuova anche la strumentazione, con una cornice canna di fucile a fare da contorno ai tre display principali, e diverse modifiche di contorno che migliorano leggibilità e senso di dinamismo della strumentazione. Predisposizione D-Air Street I modelli 2016 della FJR1300 sono predisposti News all’installazione del sistema D-Air ® Street di Dainese. Il kit di installazione D-Air (M-Kit) dedicato alla FJR1300, composto da sensori, connettori, display e staffe, può essere ordinato e installato da un concessionario D-Air Street e poi combinato con una D-Air Jacket (J-kit). L’ M-Kit D-Air Street per la FJR1300 sarà disponibile a partire dal primo trimestre 2016. Colori e disponibilità Oltre all’ormai noto canna di fucile (Tech Graphite) FJR 1300 2016 sarà disponibile anche nella nuova livrea Matt Silver. Il modello arriverà nelle concessionarie a partire da febbraio 2016 ai seguenti prezzi franco concessionario: FJR1300A: 15.990€ f.c. FJR1300AE: 18.990€ f.c. FJR1300AS: 19.990€ f.c. YAMAHA FJR 1300 2016 Si aggiorna la Sport-Tourer Yamaha. Novità per trasmissione, illuminazione, strumenti. Arriverà a febbraio a partire da 15.990 euro S i aggiorna in occasione del Salone di Parigi la Yamaha FJR1300, modello di grande successo (in Europa ha venduto più di 60.000 pezzi) che riceve sul modello 2016 diverse novità di sostanza per diventare ancora più prestante e confortevole. La trasmissione Sulla FJR 2016 arriva un nuovo cambio a sei marce, più leggero di 400 grammi rispetto all’unità precedente, che migliora l’accelerazione e la dinamica della moto abbassando nel contempo il regime motore a velocità di crociera nel rapporto più alto. Arriva anche una nuova frizione antisaltellamento a camma inclinata 30 derivata da quella impiegata sulla YZF-R1 che non si limita ad addolcire le scalate, ma consente anche l’adozione di molle più tenere che riducono il carico necessario al richiamo della leva. Le due modifiche - soprattutto la prima - fanno il paio con la nuova omologazione Euro-4, di cui naturalmente la FJR 1300 2016 è dotata. Fari a LED adattivi Cambia anche il gruppo ottico anteriore, che sul modello 2016 diventa composto da un doppio faro con quattro proiettori a LED (due anabbaglianti e due abbaglianti) e nuove luci di 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tavola rotonda marginalmente all’off-road - , Ducati ha lanciato la Multistrada Enduro – prima bolognese con questa definizione – Honda ha presentato la versione definitiva dell’attesa Africa Twin oltre ad ad avere rinnovato le crossover NC750X, CB500X e Crosstourer, mentre Yamaha si appresta ad allargare l’attuale offerta. Insomma l’occasione era perfetta sentire da chi le conosce bene che cosa sta succedendo nel settore. Nico Cereghini modera questa nuova tavola rotonda con Andrea Ferrari, marketing manager BMW Motorrad Italia, Giulio Malagoli, responsabile marketing prodotto di Ducati, William Armuzzi, direttore vendite Honda Italia, e Fabrizio Corsi che per Yamaha Italia è product manager. I DIBATTITI DI MOTO.IT MAXI ENDURO E CROSSOVER 2016 di Maurizio Gissi | La Honda Africa Twin è stata la vedette del settore maxi enduro a Eicma, ma a Milano ci sono state altre novità importanti come ad esempio la Ducati Multistrada Enduro. Parliamo delle novità e dell’evoluzione del segmento in generale, vedi i controlli elettronici, con gli ospiti di BMW, Ducati, Honda, Yamaha e con Nico Cereghini Q uattro delle prime cinque moto vendute in Italia sono maxi enduro (BMW 1200 GS e Adventure) oppure crossover (Yamaha Tracer e Honda NC750X). La GS 1200 è anche la moto più venduta in Europa e la prima all’interno del listino BMW. I due filoni maxi enduro e crossover, che in alcuni casi si differenziano 32 appena mentre in altri la composizione ciclistica li distanzia maggiormente, sono anche i più venduti a livello generale e sono seguiti dalle naked. Sulle moto dalla guida a manubrio alto, perfette anche nel turismo, e con aspetto avventuroso c’è quindi molta attenzione da parte dei costruttori. A Eicma BMW ha rinnovato le “piccole” GS 700 e 800 – oltre alla R nineT Scrambler che si ispira 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tavola rotonda I DIBATTITI DI MOTO.IT LA PAROLA AI DESIGNER di Maurizio Gissi | La tavola rotonda di Moto.it è dedicata questa volta al design. Un aspetto da sempre fondamentale nel successo, come nell’insuccesso, di una moto. Nico Cereghini conduce questa interessante discussione fra i responsabili dei centri stile di Ducati, MV Agusta e Gruppo Piaggio S e in origine il disegno estetico di una moto era affidato al progettista dell’intero veicolo, nel corso del tempo è diventata una materia da specialisti del product design. La competenza del designer attuale non può però prescindere dalla conoscenza non solo tecnica ma anche dinamica della moto: bisogna essere prima di tutto motociclisti appassionati per 34 disegnare qualcosa di bello, originale, funzionale e che venga apprezzato dai motociclisti. E poi è cambiato il ruolo del designer, che ormai non si limita soltanto al vestito della moto ma tocca anche le soluzioni tecniche complesse oltre che le componenti. In questa tavola ci raccontano la loro autorevole esperienza e il loro metodo di lavoro Andrea Ferraresi, direttore del Centro Stile Ducati e che ha curato anche le ultime XDiavel e Multistrada Enduro, Adrian Morton, responsabile del design per MV Agusta alla CRC di San Marino (quella fondata da Massimo Tamburini) e autore ad esempio dell’ultima Brutale 800, e Marco Lambri che è il responsabile del Centro Stile di Piaggio, Vespa e Gilera e che si occupa anche di sviluppo prodotto e racing. Modera il dibattito Nico Cereghini. 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tavola rotonda importantissima nel miglioramento della produzione di serie. Si tratta non soltanto di ritorno di immagine ma soprattutto di sperimentazione delle tecnologie, dei materiali, delle soluzioni costruttive, dei processi e dei metodi di progettazione. L’evoluzione nelle corse è rapidissima e già questo influenza i metodi lavoro e le esperienze anche della produzione di serie, dove Brembo e Pirelli hanno conquistato gli equipaggiamenti di serie su tanti modelli prestigiosi di ogni costruttore. Vediamo come si lavora in pista, scopriamo qual è il pilota che stacca più forte e quali sono le richiese in tema di gomma da parte dei piloti, e come quelle conoscenze arrivano sulle moto che guidiamo quotidianamente. I DIBATTITI DI MOTO.IT PIRELLI E BREMBO, DAL RACING ALLA SERIE di Maurizio Gissi | Le due aziende italiane sono leader nelle corse, Brembo negli impianti frenanti MotoGP e Pirelli in SBK. Dai numero uno di Brembo, Paolo Magri, e Pirelli racing, Giorgio Barbier, vediamo in che modo le corse aiutano la produzione di serie B rembo e Pirelli sono due eccellenze italiane in campo racing come nella produzione di serie. Dalla MotoGP alla SBK, passando per la Formula 1 e il Motocross, sono da anni leader. Pirelli ha forniture monogomma in Superbike come nei maggiori campionati per le derivate di serie, Brembo 36 il monofreno – quasi totale – l’ha ottenuto con la forza della propria tecnologia. In questo dibattito, condotto come sempre da Nico Cereghini, sono Paolo Magri, motorcycle business unit director di Brembo, e Giorgio Barbier, racing director di Pirelli moto, a illustrarci come l’esperienza maturata nelle competizioni ha una ricaduta 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tavola rotonda soprattutto la presenza di barriere e guard rail pericolosi. Ma altri importanti aiuti possono arrivare dal miglioramento dell’abbigliamento, e lo sviluppo dei sistemi air-bag è in questo senso determinante così come lo è stata la diffusione del paraschiena, mentre la tecnologia può aiutare nell’implementazione dei sistemi di sicurezza sui veicoli e l’introduzione del nuovo Codice della Strada può attualizzare e regolamentare meglio il norme, e anche gli investimenti, in favore della sicurezza di tutti gli utenti e contro i cattivi comportamenti. Della situazione attuale, statistiche e casistiche alla mano, e dei miglioramenti che arriveranno e che si possono incrementare ne hanno discusso in questo dibattito Federica Deledda, vice questore aggiunto della Polizia Stradale, Cristiano Silei, amministratore delegato del Gruppo Dainese, e Giordano Biserni, presidente dell’ASAPS, ovvero l’associazione sostenitori e amici della Polizia Stradale. Modera il dibattito Nico Cereghini. I DIBATTITI DI MOTO.IT SICUREZZA MOTOCICLISTI, LE COSE DEVONO CAMBIARE di Maurizio Gissi | Diminuiscono gli incidenti e le vittime fra i motociclisti, ma si può e si deve fare di più. Tecnologia, abbigliamento e nuovo Codice della Strada in che maniera possono contribuire? Ne parliamo con Federica Deledda, comandante Polizia Stradale, Cristiano Silei, Ceo Gruppo Dainese, e Giordano Biserni, presidente ASAPS I l tema della sicurezza sta a cuore a tutti noi, per una questione di responsabilità e prima ancora perché come motociclisti siamo utenti deboli della strada. Le statistiche dicono che il numero di incidenti, feriti 38 e vittime fra motociclisti e scooteristi sta diminuendo ma meno rispetto a quanto avviene fra gli automobilisti. I motocicli soffrono in maggior misura le carenze delle infrastrutture per quanto riguarda la cattiva manutenzione delle strade e 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica EDGAR HEINRICH, BMW “IL GUSTO EUROPEO È UN RIFERIMENTO UNIVERSALE” Scarica l’APP del Magazine Intervista aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb di Edoardo Licciardello | In occasione del Salone di Milano abbiamo intervistato il capo del design di BMW Motorrad, per parlare di tendenze e progetti della Casa di Monaco A l Salone di Milano EICMA 2015 BMW si è presentata in forze per la presentazione di modelli importantissimi per la Casa di Monaco. Si parte dalla R NineT Scrambler, un modello da cui tutti - noi compresi - si attendono molto in termini di popolarità, e che apre nuovi scenari per la famiglia Heritage di BMW. Ma anche la G310R rappresenta una svolta epocale per il marchio dell’Elica, tornando a quelle piccole cilindrate che hanno segnato i primi anni di BMW ed aprendo la propria gamma a mercati - geograficamente ma anche economicamente - finora inesplorati. In questa occasione abbiamo avuto occasione di parlare con Edgar Heinrich, capo del design di BMW Motorrad rientrato a Monaco nel 2012 dopo una parentesi in Bajaj. facilità». «La cosa rende anche a noi molto più facile e divertente lavorare su questi progetti. Vi posso dire che abbiamo davvero tantissime idee su come procedere, anche se ripeto, purtroppo in questo momento non posso dirvi di più». La famiglia NineT è appena cresciuta con l’arrivo della Scrambler; in effetti quello che unisce la customizzazione al retrò è il segmento con maggior fermento degli ultimi tempi. Quale crede che saranno i trend nell’immediato futuro? «Naturalmente non posso parlare in dettaglio del futuro, ma quello che mi piace di questo progetto NineT è che c’è il boxer, un’icona BMW, e poi attorno ci sono tutti questi pezzi – il serbatoio, la sella, i portanumero, il parafango – che si possono cambiare e personalizzare con grande Proviamo allora a parlare di stile. Oggi come oggi il settore su cui tutti si stanno concentrando è appunto quello dell’Heritage. Ma il futuro cosa ci riserva? Un ritorno delle carenature? Altri temi del passato o qualcosa di nuovo? «I trend sono sempre esistiti, ci sono cicli in cui alternativamente vanno di moda le sportive, poi le naked, poi le maxienduro – sono appunto cicli che vanno e vengono, mentre penso che il punto sottostante, che non dipende da queste mode, sia una divisione più costante e precisa fra moto prestazionali e moto invece più accessibili». «Da 40 Ma vale la pena di indagare: finora la NineT è stata l’unica piattaforma customizer-friendly nella gamma BMW. Crede che ci sia spazio per un approccio del genere su altre linee della famiglia? Magari certo non la GS, ma per esempio la G310? «La 310 in effetti è completamente diversa. Certo, possiamo immaginarci di fare qualcosa su questa piattaforma – ci sono tante idee sulla carta ma… non posso essere più specifico su quello che avverrà nella realtà». un lato abbiamo moto prestazionali sempre più specialistiche, per le quali bisogna essere molto esperti per trarne il meglio e godersele appieno. Dall’altra abbiamo una fascia di persone che vuole usare la moto come oggetto più lifestyle, in maniera rilassata. Vivono sotto stress tutto il giorno e sicuramente non vogliono viverlo anche in sella. Con una GS o una RR, molti sentono un po’ di ansia da prestazione. Una moto come la NineT toglie lo stress – l’obiettivo non è più essere i più forti in pista o su una strada di montagna, ma quello di rilassarsi. Credo che sia più di un trend, e che rappresenti invece il modello di convivenza fra moto prestanti e moto rilassate che vedremo affermarsi sempre di più in futuro». Parliamo della gamma attuale, più specificamente dell’ammiraglia GS. Come pensa che si evolverà il design di questo modello? Minimalismo, opulenza? Linee tese, rotonde? «Diciamo che il nostro metodo di lavoro è classificare le nostre moto in base ai segmenti – turismo, fuoristrada, sport, Heritage – e poi cerchiamo di seguire regole specifiche in base al singolo segmento. Se osservate un GS noterete un linguaggio formale completamente diverso da quello di una RT o di una RR. Naturalmente lo facciamo intenzionalmente». «Prendete per esempio la valigia di una RT e quella di una GS – hanno lo stesso volume, e sostanzialmente sono fatte dello stesso materiale, con le stesse soluzioni tecniche, ma sono due espressioni completamente diverse dello stesso oggetto. Quelle dell’RT comunicano eleganza, aerodinamica, quelle della GS sembrano più una scatola di munizioni. Potete lanciarle giù da una duna, coricarvici so41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb pra la moto. Il linguaggio formale va applicato all’uso della moto». «Guardate anche al faro anteriore, o ai trattamenti superficiali – tutto appare meccanico, geometrico, suggerendo robustezza, indistruttibilità. Non posso certo dirvi se vedrete linee più tonde o più tese, ma la nostra filosofia è questa. La GS comunicherà sempre un messaggio di robustezza, affidabilità». A giudicare dai risultati la filosofia funziona su scala globale. Un dettaglio importante, perché con la G310R BMW vuole aggredire mercati diversi – geograficamente ma anche sotto l’aspetto demografico ed economico – da quelli in cui è abituata a dominare. E’ difficile riconciliare sotto il piano dello stile gusti molto diversi o possiamo dire che ci sia una specie di “gusto universale” per quanto riguarda le due ruote? 42 Scarica l’APP del Magazine Intervista Quindi possiamo suggerire che la 310, nelle sue future declinazioni, sarà sempre una moto economica ma una vera BMW da un punto di vita delle finiture e del look? «Noterete come la G310R che abbiamo appena presentato recupera lo stesso linguaggio formale della S1000R – si presenta come la sorellina minore di un modello iconico di BMW. Qualunque cosa faremo su quella piattaforma seguirà la stessa filosofia: niente modelli specificamente pensati per un mercato piuttosto che un altro, ma piuttosto un completamento verso il basso della gamma per i diversi segmenti. I nostri clienti cercheranno sempre una vera BMW». «Dalla mia esperienza posso dire che il gusto europeo è un riferimento abbastanza universale – se ci pensate, esteticamente parlando BMW, KTM, Ducati, sono quelle che fanno scuola e tendenza nel settore motociclistico. Detto questo, ci sono regole specifiche anche per questi mercati». «Vi faccio un esempio: se sui nostri mercati puntiamo ad avere una moto leggera ed economica, esteticamente cerchiamo di togliere più parti possibile per ottenere un look minimalista e trasmettere leggerezza. Ma un approccio del genere non funzionerebbe in India, Cina o Sud America, dove non vogliono vedere una moto piccola, ma al contrario cercano una moto matura. Magari non spendono quindicimila dollari ma solo quattro o cinquemila, ma vogliono una moto che esteticamente trasmetta un messaggio da moto vera, matura». 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica Media SIDE GIGLIOLI LA SPECIAL A TRE, O A DUE, RUOTE di Massimo Clarke | In un mondo di special superpotenti, una monocilindrica essenziale e godibilissima, in versioni a due e a tre ruote! E’ spinta da un KTM 525 S ul fatto che una forte passione abbinata a grandi capacità tecniche porti a realizzazioni straordinarie non ci sono dubbi. Ecco un eccellente esempio in proposito, dovuto a un personaggio ben conosciuto dagli appassionati lombardi del fuoristrada, il cui nome è indissolubilmente legato a quella della KTM. Si tratta di Claudio Giglioli, 44 da oltre trent’anni concessionario della casa austriaca. La sua storia motociclistica però comincia molto prima. Una solida base di anni di lavoro sui più disparati tipi di motori gli ha consentito di crearsi una invidiabile esperienza. E pure nel campo della ciclistica la voglia di imparare a fare le cose da sé lo ha portato ad acquisire una importante messe di nozioni e a sviluppare notevoli capacità pratiche. Spesso le saldature le fa da sé, come pure diversi lavori che prevedono la sagomatura delle lamiere; anche le ruote, diversamente da quanto fanno molti riparatori e preparatori, ha imparato fin da giovane a montarle e a centrarle da sé. Le prime moto che ha trasformato per impiego fuoristradistico, lavorando sia sulle sospensioni che sulla parte meccanica, erano sue; subito però sono arrivate le richieste che hanno rapidamente fatto trasformare la grande passione per le due ruote nel suo lavoro. Molti anni fa un suo zio correva con un sidecar dotato di motore Gilera Saturno e il ricordo di questa monocilindrica con carrozzino è rimasto nella sua mente al punto che di recente ha deciso di costruirsi qualcosa di analogo, ovviamente in chiave moderna. Occorreva partire da un robusto “mono” con una cilindrata adeguata (la scelta è caduta su di una KTM 525 del 2007) con l’obiettivo di realizzare una stradale sportiva dalla estetica accattivante, che fosse divertente da guidare e che potesse essere anche abbinata a un carrozzino, mantenendo la possibilità di impiegarla, volendo, anche come moto sciolta. Il telaio nudo è stato modificato per adottare una sospensione posteriore con due ammortizzatori. Il serbatoio snello e filante “arriva” da una Kawasaki di piccola cilindrata, non importata in Italia, mentre la sella è stata costruita dallo stesso Giglioli, che ha provveduto a disegnarla e a realizzare il modello e lo stampo. Ogni particolare è stato oggetto di accurato studio e ogni componente è stato realizzato all’interno della ampia e ben attrezzata officina della concessionaria, a Rozzano, con la sola esclusione della marmitta di scarico. L’individuazione delle quote e delle 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito geometrie della ciclistica ha richiesto diverso tempo, data la mancanza di dati e di riferimenti relativi a veicoli a tre ruote di questo tipo. Le sperimentazioni hanno riguardato in particolare la campanatura, la convergenza e la posizione della ruota del carrozzino, vincolata alla estremità di un braccio oscillante, con un ammortizzatore ad esso collegato per mezzo di un leveraggio appositamente disegnato. Sono state provate varie soluzioni per quanto riguarda la lunghezza del braccio stesso e per quanto riguarda la disposizione dell’ammortizzatore, prima di individuare le misure ottimali. Come si può notare nelle foto, grazie ai registri filettati posto alle estremità delle aste di collegamento con la moto esiste una notevole possibilità di effettuare regolazioni a livello di geometria del sidecar. I vari elementi in lamiera sono stati realizzati dallo stesso 46 Periodico elettronico di informazione motociclistica Giglioli, che si è così anche trasformato in battilastra (con grande soddisfazione, perché fare le cose da sé è tutta un’altra cosa!). La forcella è stata come ovvio modificata e sono state adottate ruote da 17 pollici. Le piastre di sterzo sono del tipo ad offset variabile. Il carrozzino non è stato studiato per ospitare un passeggero, ma in un’ottica analoga a quella dei sidecar da record. Il pianale in legno, che ricorda una tavola da surf, è dotato di un piccolo alettone in lega di alluminio. Inferiormente ad esso è applicata una zavorra del peso di 70 kg. L’impianto frenante è allo stato dell’arte. Non è stato facile riuscire a montare la splendida pinza del freno ad attacco radiale, data la campanatura dei raggi delle ruote. Per quanto riguarda il freno posteriore, spicca la posizione riparata e “invisibile” della pompa. Scarica l’APP del Magazine Tecnica Pure l’ammortizzatore di sterzo e il suo sistema di collegamento alla forcella non sono sfuggiti alle attenzioni di Giglioli. Il peso della moto sciolta è di circa 100 kg e quello del carrozzino di circa 30 kg (ai quali vanno aggiunti i 70 della zavorra). Le immagini mostrano chiaramente l’impeccabile risultato finale nel quale, assieme alla splendida estetica, spicca la straordinaria accuratezza a livello di dettagli. Si tratta di una eccellente dimostrazione di ciò che è possibile ottenere partendo da certe moto, come le semplici, leggere e divertenti monocilindriche, che possono essere reperite sul mercato dell’usato a prezzi interessanti per essere poi trasformate in special. Occorrono una grande passione, una notevole capacità tecnica abbinata a un adeguato gusto estetico e tanto tempo… La soddisfazione finale è però impagabile. 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine subito, ma Jeremy ha cambiato immediatamente lo stile di guida introducendo alcune tecniche tipiche del BMX. La più famosa era la sua capacità di mantenersi basso sui salti utilizzando braccia e gambe per assorbire la rampa riducendo l’altezza ma non la velocità del lancio. In pratica una mossa che anticipava di una decina d’anni la tecnica dello “scrub” che ha reso poi famoso James Stewart. Ma il Mac non ha solo cambiato lo stile di guida in pista e frantumato ogni record di vittorie indoor (che resta ancora imbattuto con 7 titoli Supercross e 72 main event nella classe 250 – il corrispondente dell’attuale 450 a quattro tempi). McGrath ha di fatto inventato il Freestyle Motocross grazie al suo Nac-Nac e al Superman, due figure che ha creato per celebrare sulla finish line ma che hanno dato la scintilla iniziale per la nascita di uno dei più famosi e riconoscibili fenomeni a due ruote al mondo. Con McGrath sono arrivati anche grandi sponsor nel settore che prima nemmeno ci pensavano ad associare il proprio nome al mondo delle moto, per On the road loro infatti esisteva solo la NASCAR. Parlo della birra Bud Light o del colosso delle telecomunicazioni 1-800-Collect. E Jeremy mi risulta sia stato anche il primo a firmare un videogioco di Supercross (Jeremy McGrath Supercross 98 per Playstation) oltre ad essere tra i primi a scrivere una autobiografia, il famoso “Wide Open: A Life In Supercross”. E come dimenticare le sue scelte di abbigliamento e scritte sui pantaloni in base alla gara? O i caschi personalizzati che sfoderava ogni anno alla finale di Las Vegas? Jeremy McGrath, che si è ritirato dalle corse alla fine del 2002 dopo un brutto incidente mentre si preparava alla stagione Supercross in sella ad una KTM SX250, ha continuato a fare apparizioni sia nel Supercross che nella AMA Supermoto. È stato introdotto nella AMA Motorcycle Hall Of Fame nel 2003 e da qualche anno corre in auto nelle categorie Trophy Trucks. Quasi esattamente un anno fa ha destato scalpore l’annuncio di un suo ritorno alla Kawasaki come brand ambassador dopo anni passati alla Honda. BUON COMPLEANNO JEREMY MCGRATH! di Pietro Ambrosioni | Festeggiamo (in ritardo) “the King of Supercross” ripercorrendone in breve la sensazionale carriera 1 9 Novembre 1971, San Francisco California: 44 anni fa nasceva the King of Supercross Jeremy McGrath. Un pilota che da solo, e nel giro di pochi anni, ha piazzato il Supercross sulla mappa degli sport motoristici americani, trasformandolo da brutto anatroccolo a cigno inseguito da sponsor e media. Prima del “Mac” il Supercross non era considerato uno sport mainstream, ma grazie alle vittorie, al carisma e allo stile inconfondibile del 48 pilota californiano il Supercross, e di conseguenza il Motocross, si sono imposti all’attenzione anche di chi in USA non aveva una moto da cross o comunque non seguiva le gare. La storia agonistica la conosciamo probabilmente tutti: avvicinatosi al BMX sulle strade di San Francisco da bambino, Jeremy si è poi trasferito in Southern California dove ha iniziato a dominare la scena locale. Il passaggio alle moto, a 15 anni, è stato indolore. Anzi, non solo le vittorie sono arrivate 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NICO CEREGHINI LA VOSTRA FRENATA INDIMENTICABILE Una visita alla Brembo mi frena sui dischi e sui tamburi. Sono passati pochi anni, in fondo, per passare dagli spaventi ai freni che frenano davvero. Qualche esperienza personale può servire Media C iao a tutti! Ero alla Brembo, pochi giorni fa, e presto vedrete sul sito i nostri servizi. Quarant’anni di impegno nelle competizioni a due e quattro ruote, la leadership incontrastata in F1 e in MotoGP, qualcosa come tremila dipendenti soltanto in Italia sono tanta roba. Brembo è uno di quei marchi italiani che il mondo ci invidia davvero, una magnifica realtà fatta di genialità e 50 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica metodo, impegno costante e tanta ricerca. Nel reparto racing di Curno ho rivisto amici come Eugenio Gandolfi, che ha seguito il mondiale per quasi trent’anni e ha vissuto sempre in piena accelerazione frenando un pochino solo da un paio di stagioni. E tante immagini mi sono tornate in mente, partendo dal freno a disco: oggi è una cosa scontatissima, ma per quelli della mia generazione è stato una conquista. Noi abbiamo patito il surriscaldamento dei freni a tamburo sulle prime maxi moto che andavano forte, siamo quelli che in discesa si sono presi strizze da capelli bianchi. E spaventi anche in pista. Ricordo la prima SFC 750 Laverda del ‘72. Gran moto, all’avantreno un magnifico tamburo Ceriani a doppia ganascia da 230, offerto in alternativa a quello di serie con cinquantamila lire in più. Questo freno frenava forte ma aveva un difetto: una delle molle di richiamo si rompeva facilmente, così che tu rilasciavi la leva ma una delle ganasce continuava a lavorare a tradimento sul tamburo, fino al surriscaldamento. A Monza magari perdevi trecento metri sul dritto e ti chiedevi perché, il giro dopo erano già cinquecento, e se non imboccavi in fretta la corsia box rischiavi il bloccaggio della ruota. Ho visto gente volar via per quel problema. La prima volta che vidi un disco montato su un moto fu nel dicembre 1969. In piazza Duomo a Milano c’erano le vetrine delle storiche telerie Galtrucco, una famiglia di imprenditori molto appassionata di moto. Lorenzo e Renato furono piloti, il secondo perse la vita a Monza nel luglio 1973. E tra i tessuti, a sorpresa, quell’inverno 1969 apparve dietro al vetro una Honda CB 750 Four, quattro cilindri e il freno a disco (singolo) davanti. In Italia non si era ancora vista. Ricordo il primo test per Motociclismo a primavera, Adalberto Falletta e poi io sulla superstrada Milano-Lecco. Frenerà davvero? Ci fidavamo poco, ma frenava. Devo dire che eravamo un po’ in confusione perché si stentava a star dietro alle novità. Due e quattro tempi, architetture motoristiche di tutti i tipi, cambio a destra e cambio a sinistra, ciclistiche in movimento, una vera ubriacatura. Ma i freni a questo servono: a rallentare e se occorre a fermarsi il più in fretta possibile. Ciascuno di noi ha certamente qualcosa da raccontare sui freni e sulle sue frenate più epiche. Prima Editoriale dell’ABS, che ci ha semplificato la vita un bel po’, ma anche dopo. Kevin Schwantz potrebbe raccontarci di quella famosa staccata vincente su Rainey ad Hockenheim, nel ‘91, la Suzuki numero 34 che saltava con le ruote bloccate. Ma non è indispensabile viaggiare a quei livelli: basta una frenata che ci ha inorgoglito anche senza standing ovation, o quella sbagliata con successivo dritto nei campi alla Joe Bar, o quella che a momenti finiva proprio male. Mettiamo insieme le nostre esperienze, anche per mettere in guardia le future generazioni. LA PRIMA VOLTA CHE VIDI UN DISCO MONTATO SU UN MOTO FU NEL DICEMBRE 1969 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Aprilia MotoGP In attesa del debutto del nuovo prototipo Aprilia, i piloti hanno utilizzato le RS-GP continuando il percorso di apprendistato con gli pneumatici Michelin e il pacchetto elettronico unico. A riprova del gran lavoro svolto da tecnici e piloti i tanti i giri messi a referto, 135 per Alvaro e 140 per Stefan. Bautista è stato anche sfortunato protagonista di una scivolata nel corso dell’ultimo giorno di prove che lo ha costretto a interrompere in anticipo i collaudi. Una precauzione legata al dolore che il pilota spagnolo avverte nella zona sinistra di collo e spalla. sensazioni sono positive, in questa fase è fondamentale capire le reazioni del nuovo pacchetto alle modifiche. Va ricreata una base di partenza che permetta ai piloti di avere un buon feeling, cercando di far lavorare al meglio le nuove gomme. Il programma di prove si è svolto come preventivato, peccato per Alvaro che si è dovuto fermare durante l’ultimo giorno. Questi tre giorni hanno visto anche l’inizio ufficiale della nostra collaborazione con Mike Di Meglio come collaudatore, che va di pari passo con il potenziamento del Test Team Aprilia. Un pilota campione del mondo e con tanta esperienza, del quale avremo bisogno visto il grande lavoro che ci aspetta». Romano Albesiano (Responsabile Aprilia Racing) «Continuano i nostri test con le nuove gomme e con l’elettronica 2016. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare su entrambi i fronti ma le Fausto Gresini (Team Manager) «Abbiamo portato a termine positivamente gli ultimi test del 2015: questi tre giorni sono stati importanti per proseguire il lavoro iniziato a CONCLUSI I TEST 2016 A JEREZ MANCAVA SOLTANTO YAMAHA Molto lavoro e tanti dati per Pedrosa e Marquez. In pista anche Ducati e Aprilia T Comunque sono stati tre giorni positivi e abbiamo molte informazioni per HRC. La mia prima impressione è che il nuovo motore abbia delle potenzialità in più rispetto a quello vecchio». Marc Marqez «Oggi sono caduto due volte - ha spiegato Marquez -: un high side alla curva tre e la seconda caduta è stata mentre facevo una comparativa tra i motori… il limite delle Michelin è qualcosa di imprevedibile. Dani Pedrosa «Oggi abbiamo fatto moti giri - ha detto Pedrosa-. Non è ancora chiaro se i problemi che abbiamo avuto siano causati dal nuovo motore o dall’elettronica Magneti Marelli. Abbiamo fatto due long run, per avere ulteriori dati, ma ho bisogno di confrontarmi con i tecnici per fare delle scelte di sviluppo». erza e ultima giornata in pista per i piloti Honda che hanno raccolto altri dati su cui i tecnici giapponesi lavoreranno durante l’inverno. Marc e Dani hanno speso la maggior parte del tempo nella massa a punto dell’elettronica e nelle prove comparative tra il motore 2015 e 2016. 52 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica nel 2016. Ora sono felice di potermi concedere qualche giorno di vacanza e prepararmi al meglio per la nuova stagione». Ducati Il pilota collaudatore del Ducati Test Team, Michele Pirro, aveva girato sul tracciato andaluso mercoledì e giovedì con le Desmosedici GP che poi ha lasciato nelle mani dei due piloti titolari che hanno iniziato il test poco dopo mezzogiorno. Il lavoro dei piloti e dei tecnici si è concentrato principalmente sull’adattamento della moto alle nuove gomme Michelin e sulla messa a punto del software unico oltre a qualche modifica del bilanciamento della Desmosedici GP. Andrea Iannone, 1’39”6: «Il test è andato bene, perchè siamo sempre riusciti a migliorare i nostri tempi uscita dopo uscita e questo è un aspetto importante. Abbiamo lavorato sul set-up della moto con le nuove gomme e sono contento che siamo riusciti ad Valencia, mirato soprattutto ad approfondire la conoscenza delle gomme Michelin e della nuova elettronica. Siamo riusciti a sfruttare al massimo il tempo a disposizione, raccogliendo una gran mole di dati con Alvaro, Stefan e il collaudatore Mike Di Meglio che ha affiancato i due piloti titolari. Adesso inizia la pausa invernale, ma ciò non significa che ci rilasseremo: in questo periodo dovremo lavorare sodo in sede, facendo tesoro dell’esperienza e dei tanti riferimenti raccolti durante questa stagione, per preparare al meglio l’esordio del nuovo prototipo 2016, che avverrà nei test di febbraio». Alvaro Bautista «Peccato non essere riusciti a terminare il lavoro oggi, purtroppo dopo la caduta di questa mattina ho avvertito dolore al collo e abbiamo scelto di 54 MotoGP adattarci bene. Confermo quello che ho detto a Valencia ovvero che mi piace il comportamento delle Michelin e che mi trovo molto bene, quindi è stata una giornata positiva. Non abbiamo mai utilizzato una gomma nuova per fare il tempo, ho ottenuto il mio miglior crono in 1’39”6 all’ultima uscita con una gomma da 26 giri». Andrea Dovizioso, 1’39”7 «Il bilancio è molto positivo, soprattutto se paragonato ai test post-gara di Valencia. Ducati ha svolto una gran mole di lavoro in questi tre giorni. Abbiamo fatto dei passi in avanti dal punto di vista del bilanciamento e, cosa ancora più importante, abbiamo identificato una direzione più precisa per lo sviluppo nei prossimi due mesi. Naturalmente ci sono ancora dei margini di miglioramento sia dal punto di vista della gestione degli pneumatici che dell’elettronica ma abbiamo raccolto feedback indubbiamente positivi per prepararci al meglio per i primi test del 2016». fermarci per evitare complicazioni. Sono riuscito a fare una uscita con la nuova elettronica e l’ho trovata migliorata abbastanza rispetto all’ultimo test di Valencia. Ora mi rilasserò dopo questa lunga stagione per tornare con ancora più voglia ai test di Sepang 2016». Stefan Bradl «Oggi ci siamo concentrati sulla nuova elettronica, c’è davvero tanto da imparare. Si tratta di un lavoro diverso dal solito, può sembrare noioso per le lunghe pause ma in questo momento è necessario, sia per fornire dati agli ingegneri sia per creare una base su cui il Test Team Aprilia lavorerà durante la pausa invernale. Non abbiamo certo pensato al tempo sul giro, il feeling non è ancora quello giusto per spingere ma sono sicuro che quanto fatto in questi giorni ci aiuterà 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito MICHELIN SI RIPARTE (QUASI) DA ZERO di Edoardo Licciardello | L’incontro fra Superbike e MotoGP nei test di Jerez offre lo spunto per qualche riflessione sulla gommatura. L’adozione delle coperture francesi costringerà i tecnici a molte notti in bianco N on capita tutti i giorni di vedere MotoGP e Superbike girare entrambe sulla stessa pista – contemporaneamente, quindi con le stesse condizioni meteo e la stessa finalità – in maniera da rimuovere tanti “se e ma” da un confronto che a più riprese ha tenuto banco fra gli appassionati. Più o meno tutte le volte in cui i due campionati hanno avuto riscontro di pubblico paragonabile, 56 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ma soprattutto prestazioni dei rispettivi mezzi vagamente simili. Era dalla fine degli anni 90, quando le 500 si trovarono minacciate (e qualche volta impensierite in termini di tempi sul giro in qualifica) dalle derivate di serie, che non si verificava una reale prevalenza della Superbike sul prototipo da GP come è successo a Jerez venerdì, quando Tom Sykes ha piazzato un “tempone” sulla sua Kawasaki capace di renderlo più veloce di Marquez e la Honda, impegnati anche loro nei test sulla pista andalusa. Confronto falsato Mettiamo in chiaro le cose: per importante che sia la prestazione di Sykes, non è veritiera dal momento che di “se e ma”, anche nel confronto di venerdì, ne restano tanti. Nella fattispecie, Sykes ha sparato il suo giro migliore in condizioni ideali, presumibilmente a serbatoio mezzo vuoto e con gomme da tempo, probabilmente con la finalità di sferrare un altro attacco in quella guerra d’attrito con il compagno di squadra il cui premio in palio è la leadership nell’orientamento dello sviluppo e, conseguentemente, un vantaggio nella caccia al titolo iridato 2016. Le MotoGP non solo non dispongono di gomme da tempo, sparite dall’avvento del monogomma nel 2009, ma sono anzi alla ricerca della migliore strategia interpretativa delle nuove coperture Michelin, che MotoGP da quest’anno prendono il posto delle Bridgestone. Un compito che non premia sicuramente attacchi coltello fra i denti, ma piuttosto un lavoro in assetto da gara, fatto di prove e controprove per acquisire i dati necessari ad iniziare il lavoro in attesa dei test di Sepang a fine gennaio. “Certo, certo, tutte scuse” penseranno i sostenitori della SBK, ma francamente non ce la sentiamo di appoggiare questa posizione. Basta un rapido controllo per verificare come il miglior tempo della MotoGP a Jerez sia inferiore di circa due secondi rispetto al riferimento di Marquez, e che al contrario i primi test con le Michelin a Valencia, subito dopo la fine del campionato, abbiano dato come responso tempi sul giro grossomodo paragonabili – anche se ottenuti in maniera diversa, vedremo poi il perché – a quelli staccati con le Bridgestone. Allora perché qui hanno girato due secondi più lenti? Risposta semplice: perché se si vogliono sfruttare davvero a fondo le 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Michelin è necessario ripensare tanto lo stile di guida quanto le moto. Per capire quanto bisogna fare un passo indietro, tornando al 2008 – l’anno in cui Valentino Rossi ottenne di passare a Bridgestone sulla sua Yamaha M1. Un passaggio non indolore A fine 2007, dopo la sonora sconfitta incassata da Yamaha ad opera del pacchetto Casey Stoner-Ducati Desmosedici-Bridgestone, molti erroneamente avevano attribuito ad uno dei primi due fattori i maggiori meriti in un trionfo senza precedenti. Il manico di Stoner e la velocità della Ducati in rettilineo – ottenuta grazie ad un’interpretazione più aggressiva del nuovo regolamento 800 – sembravano ciò che aveva portato i due ad ottenere il loro primo titolo iridato in MotoGP. 58 Al contrario, Rossi aveva invece insistito nel chiedere “le gomme di Stoner”. Non genericamente le Bridgestone, attenzione, ma proprio quelle usate sulla Ducati. All’epoca, infatti, la Casa giapponese portava avanti sviluppi differenziati per ciascuna moto. Le Bridgestone montate sulla Ducati, quelle con l’anteriore “RJ”, non erano uguali a quelle usate da Suzuki, Kawasaki o Honda. Essendo state pensate per la Desmosedici, moto da sempre caratterizzata da una distribuzione dei pesi diversa da tutte le altre per la sua configurazione motoristica e per il posizionamento del propulsore nel telaio, erano contraddistinte da un anteriore dotato di grandissimo grip, e di un posteriore invece molto più “duro”. Come mai? Semplice: con una distribuzione dei pesi sbilanciata verso il posteriore (in rapporto naturalmente alle altre MotoGP) la Desmosedici faticava a dare carico all’avantreno, e richiedeva quindi una gomma che garantisse grande aderenza. Al contrario, avendo un retrotreno molto caricato, era non solo sufficiente, ma anche necessario fornire uno pneumatico posteriore più rigido e “duro” di mescola, che non si usurasse anzitempo per la maggiore aderenza creata dal peso sul posteriore e che la distribuzione dei pesi della Ducati faceva comunque lavorare nella maniera ideale. L’adozione delle Bridgestone da parte della Yamaha non è quindi stato un procedimento indolore. In Qatar Valentino Rossi si esibì in una gara a gambero: partì non troppo forte, rimontò ma sul finale vide calare bruscamente l’aderenza della gomma posteriore trovandosi ad arrancare, perdendo posizioni e chiudendo quinto. A Jerez, nel secondo GP della stagione, i più attenti notarono una M1 con il registro del tiro catena a fondo corsa e la ruota posteriore più vicina possibile al motore. Taratura compensata da una forcella molto avanzata grazie a nuove piastre forcella. Tutte mosse che facevano parte del tentativo di spostare il motore all’indietro – relativamente al complesso moto – e dare più carico al retrotreno. Solo dopo il Gran Premio del Portogallo (in cui il team di Rossi corse con lo stesso assetto) arrivarono telaio e forcellone nuovi, che permisero alla M1 di sfruttare al meglio le Bridgestone ottimizzando la posizione del propulsore, e quindi il carico sulle gomme, recuperando la possibilità di lavorare sulle tarature di fino. Sul finire della stagione anche il team Honda, protagonista del clamoroso cambio di 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb fornitore in corso d’opera con Dani Pedrosa, iniziò quel tipo di lavoro che completò solo molto dopo, approssimativamente ad inizio 2010. Si torna alle origini Il cambio di pneumatici di cui è protagonista oggi la MotoGP è identico – ma di segno opposto – a quello cui abbiamo assistito sei anni fa, data la filosofia agli antipodi che caratterizza le Michelin. Le prime indiscrezioni successive ai test di Valencia ci parlando di tante scivolate con identica dinamica: l’anteriore si comporta alla perfezione in staccata ed inserimento, fasi in cui la ciclistica lo carica correttamente. Il problema si manifesta non appena il pilota punta il gas – il posteriore Michelin, dotato di un grip eccezionale, “spinge”, scaricando l’anteriore che perde così bruscamente aderenza mandando il pilota faccia a 60 Scarica l’APP del Magazine MotoGP quadricilindrici in linea (per loro natura marginalmente più semplici da spostare longitudinalmente nel telaio rispetto ai propulsori con cilindri a V) si trovassero già più vicine ad un assetto stabile rispetto a Honda e Ducati. Ma soprattutto non vediamo l’ora che si arrivi ai test e alla prima gara del Qatar: questa situazione potrebbe finalmente riportare l’attenzione sulla tecnica e sullo sport, allontanandola dalla polemica... terra. Gomme non all’altezza? No, sono ottime, semplicemente nate per essere sfruttate con ciclistiche antitetiche in termini di distribuzione dei pesi. Ha ragione Andrea Dovizioso quando dice che i piloti dovranno lavorare per adattare il loro stile di guida, ma anche le Case costruttrici dovranno darsi da fare non poco per definire nuove ciclistiche, perché il problema sembra essere difficilmente aggirabile dal solo pilota. Semplificando molto la questione, vedremo MotoGP che tenderanno a spostare in avanti il propulsore con forcelloni più lunghi e forcelle più vicine. Difficilmente però si tratterà di un processo rapido ed indolore, perché il livello di estremizzazione delle MotoGP attuali fa sì che il millimetro sia già un’approssimazione mal tollerabile. Aspettiamoci una stagione di grande incertezza tecnica. Non saremmo sorpresi se le Case che corrono con 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP ALEX DE ANGELIS “IL 2016 POTREBBE ESSERE UNA SORPRESA” di Carlo Baldi | Ospite del nostro stand al Salone di Milano EICMA 2015, Alex De Angelis ci ha raccontato del suo recupero e delle ottime prospettive per il prossimo anno A d EICMA 2015, nel nostro stand di Moto.it, abbiamo avuto come graditissimo ospite Alex De Angelis. Il pilota del team IODA ci racconta del suo recupero - lo abbiamo visto in forma smagliante, considerando l’incidente di cui è stato protagonista nel quartultimo Gran Premio della stagione - e delle sue prospettive per il 2016. Una stagione che si preannuncia molto interessante grazie all’aggressività di Aprilia con il suo programma MotoGP che potenzialmente potrebbe 62 avere ricadute positive (anche grazie al nuovo regolamento con elettronica unica) anche per il team IODA Racing, a cui potrebbe arrivare la moto evoluzione già verso metà anno. Alex ci offre anche il suo parere sugli ultimi tre GP della stagione appena conclusa, con le malaugurate polemiche che hanno infuriato nelle scorse settimane, e ci parla del suo prossimo programma di test perché, come ogni pilota che si rispetti, non vede l’ora di risalire in moto. Gustatevi la nostra intervista! 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine nuova ZX-10R. A Jerez il team KRT ha valutato diverse combinazioni di forcelle, set up elettronico e freni (Rea ha utilizzato freni Nissin). Un lavoro di messa a punto che ha avuto risultati più che soddisfacenti visto che il giovedì Sykes ha percorso 14 giri sul passo del 1’40 mentre Rea ne ha portati a termine nove con gli stessi tempi del suo compagno di squadra. Nella simulazione di gara i due non sono mai scesi sotto 1.42 basso. Infine nell’ultima giornata a loro disposizione, tanto per non spaventare gli avversari, i due hanno montato le gomme da tempo riuscendo ad infrangere il best lap della pista e ad avvicinarsi ai tempi delle MotoGP. Davvero impressionante. E i loro avversari come hanno risposto? Tutte le squadre presenti sul tracciato spagnolo hanno iniziato il programma di lavoro e di sviluppo delle rispettive moto. Si sono viste ottime cose Superbike da parte del team Althea, che ha dimostrato di aver preso in fretta le misure della BMW S 1000 RR. Buone notizie anche in casa Honda con un Hayden subito veloce che si è migliorato costantemente, mentre un dolore al braccio ha fermato Michael VdMark. Il rinnovato team MV può contare su nuovi tecnici e sul lavoro di tester di Marco Melandri. Le Yamaha di Guintoli e Lowes non hanno montato il trasponder, concentrandosi sul lavoro di sviluppo della loro R1. La base di partenza appare buona, ma il lavoro da svolgere è certamente ancora notevole. Tra i piloti Ducati alla fine il più veloce è stato il privato Xavi Fores, anche perché Davies non si è curato del tempo sul giro e Giugliano si è dovuto togliere di dosso la ruggine accumulata nei mesi di sosta forzata, conseguente alla brutta caduta di Laguna Seca. Detto della supremazia del team Kawasaki, ecco LE KAWASAKI IMPRESSIONANO NEI TEST SBK DI JEREZ di Carlo Baldi | Nei cinque giorni di test di Jerez i più veloci sono stati Sykes e Rea. Buono il debutto di Hayden e del team Althea con BMW. Tanto lavoro per Yamaha e MV, che può contare sul tester Melandri M olti dei team che prenderanno parte al mondiale Superbike 2015 sono scesi in pista la settimana scorsa all’autodromo di Jerez in Spagna, per iniziare la preparazione alla prossima stagione agonistica. Nei cinque giorni di test andalusi i due piloti Kawasaki Tom Sykes e Jonathan Rea hanno realmente impressionato, non solo per essere stati gli unici a scendere sotto il 64 muro del 1’40 ma anche per aver costantemente girato su tempi di assoluto rilievo, inferiori a quelli stabiliti in gara dagli stessi piloti del dream team verde nero. Prima ad Aragon e successivamente a Jerez la nuova Ninja ha mostrato subito tutta la sua competitività. D’altronde nell’intervista che avevamo fatto a Sykes e Rea ad Eicma i due non si erano nascosti, ed avevano affermato di essersi trovati subito a proprio agio sulla 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine dal team Aprilia: Aligi Deganello (capo tecnico) e Paolo Biasio (ingegnere elettronico). Negli scorsi anni i due hanno contribuito in maniera notevole al successo della RSV4 in Superbike ed il fatto che Ducati li abbia voluti inserire nel proprio team la dice lunga sull’impegno e gli sforzi anche economici che Aruba e la casa di Borgo Panigale stanno investendo nel mondiale delle derivate dalla serie. A Jerez Il cronometro è praticamente rimasto nel cassetto e Chaz Davies ha proseguito il lavoro iniziato nei precedenti test di Aragon. Davide Giugliano è finalmente ritornato in sella alla sua Panigale ed ha affermato di averla trovato migliorata e più performante. L’italiano ha mostrato una buona forma, destinata ovviamente a migliorare ora che si può finalmente allenare a dovere. Chi spera di non dover assistere anche nel 2016 ad un’altra galoppata trionfale di Rea deve puntare forte sul team Ducati, che ha tutte nel dettaglio come sono andati gli ultimi test del 2015 per le altre squadre. Althea BMW Complessivamente positivo il debutto in pista del team di Genesio Bevilacqua con la Superbike BMW. Jordi Torres ha iniziato a familiarizzare con la S 1000 RR mentre la giovane promessa Markus Reiterberger ha potuto spingere subito forte, avvicinandosi addirittura ai tempi dei “mostri” verdi. I tecnici del team Althea hanno inoltre iniziato a lavorare con Jan Witteveen, nuovo direttore tecnico, responsabile dello sviluppo della moto e del coordinamento degli ingegneri. BMW Motorrad Motorsport fornirà alla squadra italiana l’elettronica ed i motori e a Jerez non è passata inosservata la presenza nel box Althea di numerosi ingegneri della casa bavarese. Se il colosso tedesco supporterà adeguatamente la squadra italiana i risultati non tarderanno ad arrivare. Reiterberger e Torres ritorneranno in pista il 14 Dicembre a Vallelunga. 66 Superbike le carte in regola per inserirsi nella lotta per la vittoria in tutte le gare. Barni Racing Ducati Un raggiante Xavi Fores ha fatto il suo debutto con i colori del team Barni Racing. Con il pilota spagnolo la squadra di Marco Barnabò è destinata a fare un notevole balzo in avanti i termini di competitività e di risultati. Il team Barni sarà l’unica squadra privata Ducati e di conseguenza gli appassionati e capaci tecnici del team italiano potranno beneficiare del lavoro di sviluppo svolto dal team ufficiale sulla Panigale R. Honda Ten Kate Ottimo il debutto di Nicky Hayden in Superbike. Dopo il primo test di Aragon, sul tracciato di Jerez l’americano ha iniziato a lavorare con il suo staff tecnico (potenziato con l’ingresso di Dino MV Agusta Reparto Corse Tante novità nel team della casa di Schiranna ad iniziare da Marco Melandri, tester di prestigio che potrebbe però tornare nel ruolo di pilota nel corso della stagione. Il ravennate non ha utilizzato il trasponder e le voci del paddock parlano di tempi sul 1’42, così come ha d’altronde fatto anche Leon Camier che montava il trasponder. Grazie al lavoro di Melandri e dei nuovi tecnici Forward provenienti dalla MotoGP, le prestazioni della F4 sono certamente destinate a migliorare. Resta da superare lo scoglio del peso e della scarsa manovrabilità della quattro cilindri varesina. Non per niente Melandri e Camier hanno testato con successo un nuovo serbatoio, preparato nel tentativo di migliorare la distribuzione dei pesi e rendere la moto più agile. Aruba.it Ducati Racing Work in progress in casa Ducati. La squadra di Ernesto Marinelli è stata ulteriormente potenziata con l’ingresso di due tecnici provenienti 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Acocella, lo scorso anno responsabile tecnico del team BMW Italia) sulla sua CBR. Quando ad Eicma avevamo chiesto a Sykes come avesse visto Hayden ad Aragon, Tom ci aveva risposto : “Tutti dicono che stia solo prendendo confidenza con la Honda, ma secondo me va già molto forte”. Nei test Nicky si è concentrato sulla messa a punto della sua Honda, ma è anche stato autore del tempo più veloce nella giornata di giovedì. Se il buongiorno si vede dal mattino… Sfortunato il suo compagno di squadra VdMark che avendo accusato un dolore al braccio destro ha dovuto rientrare prematuramente in Olanda, per sottoporsi ai controlli del caso. Crescent Yamaha La squadra inglese ha (giustamente) scelto di non utilizzare i trasponder. Tecnici e piloti si sono concentrati sullo sviluppo della nuova R1 e quindi sarebbe stato inutile registrare i 68 tempi sul giro di Guintoli e Lowes. Quella di Jerez è stata la seconda uscita per il team Yamaha. Ad Aragon Lowes aveva compiuto una simulazione di gara, dichiarando di essersi trovato subito a proprio agio sulla YZF-R1, ma successivamente una brutta caduta e la conseguente lussazione ad una spalla, hanno interrotto i suoi test. Tutto il lavoro è quindi pesato sulle spalle di Sylvain Guintoli, che ha percorso moltissimi giri raccogliendo dati che saranno senza dubbio utili ai suoi tecnici per rendere più competitiva la R1 in versione Superbike. Andrea Dosoli, Road Racing Project Manager della casa dei tre diapason, ci ha confermato che la base di partenza della R1 è ottima, ma anche che il lavoro per mettere Lowes e Guintoli in grado di lottare con i big della Superbike è ancora molto e richiederà del tempo lungo. Il giudizio sul team e sui piloti va quindi rimandato non solo ai prossimi test invernali, ma alle prime gare del campionato 2016. 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike CHAZ DAVIES “SAREMO PIÙ VICINI A REA E ALLA KAWASAKI” di Nico Cereghini | Il viceiridato Superbike, pilota ufficiale del team Ducati Aruba, si racconta ai microfoni di Moto.it I n occasione del Salone di Milano EICMA 2015 Chaz Davies, pilota ufficiale del Team Ducati Aruba Superbike nonché viceiridato nel 2015, si racconta ai microfoni di Moto.it con il nostro Nico Cereghini. Insieme al britannico abbiamo parlato della stagione appena conclusa, del lavoro invernale e delle sue esperienze precedenti, fra cui l’amicizia di lunga data con Casey Stoner. 70 71 TRANSBORGARO 2015. LE FOTO PIÙ BELLE Gli scatti più emozionanti dell’edizione 2015 della classica di Motocross giunta alla 37ª edizione di Massimo Zanzani 72 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 74 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Motocross Media 76 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 78 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Un giorno tu e Tony potreste essere rivali anche in auto? «Forse l’idea l’ha presa da me. Avrà detto: “guarda Vale che va con la macchina da rally, ci provo anche io” ed è subito andato veloce. E’ stato la sorpresa del Rally, è andato molto forte e al Master Show è riuscito a vincere e battere me e Neuville. Per i prossimi anni sarà un avversario tosto. Qual’è stato un errore che hai commesso al Master Show? «Secondo me ho guidato bene, nella seconda ho fatto 08”0, che era un secondo più veloce di Sport Neuville, che ha fatto 09”0, ho tolto due secondi dal mio tempo delle prove e ho detto: “Diobò l’ho fregato”, e invece mi ha fregato lui ed è andato ancora più forte». L’anno scorso ti sei confrontato al Master Show con Robert Kubica, quest’anno invece con Tony Cairoli, chi ti ha dato più filo da torcere? «Mi sono divertito di più quest’anno a lottare con Cairoli e Neuville, invece che l’anno scorso con Kubica». ROSSI, MONZA RALLY SHOW 2015 Mi sono divertito più con Cairoli e Neuville che con Kubica di Thomas Bressani | Un Valentino competitivo fino all’ultimo giorno, che si aggiudica la vittoria del Monza Rally Show, ma non quella del Master Show, perso nella semifinale con l’amico Cairoli « Essere riusciti a vincere è stata una grande soddisfazione. Sono stato competitivo dall’inizio alla fine, sempre veloce, con una bella lotta contro Neuville e Cairoli. Direi che il goal più importante l’ho fatto io, vincere il Rally è sempre figo. Invece Tony è andato da matti al Master Show» C’è la possibilità di organizzare al Ranch qualcosa del genere che accolga tanti piloti e personaggi noti del motorsport? 80 «E’ difficile, perchè da me con le macchine non si può andare, quindi bisogna farlo con le moto. Ci stiamo pensando e lavorando, mi piacerebbe fare una gara con tutti i piloti. Questo è un evento unico, molto particolare, tanti piloti di diverse discipline si possono confrontare in una cosa che è un Rally ma non è un Rally, quindi è divertente. E’ il giusto modo per chiudere la stagione e poi tutta questa gente che c’è stata ti da sempre grande soddisfazione». 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Quando salgo su una macchina del genere mi da tantissime emozioni nuove che mi piacciono». Tra il Rally Lagend e il Monza Rally Show quale rifaresti? «Il Lagend è stato un Rally che mi ha aiutato tantissimo, la Delta è una macchina difficilissima, bisogna essere molto decisi nella guida, è poco precisa come macchina, quindi mi ha aiutato. Quando sono salito sulla DS3 ho visto poi dei grandi miglioramenti». Pensavi di andare così forte? «Il mio obiettivo era il podio, l’anno scorso ho fatto sesto e ho preso un po’ di penalità, quest’anno però ero li per giocarmela con il secondo posto. Valentino era imprendibile, specialmente nella Gran Prix, dove ha fatto veramente paura. C’era molto da lavorare, noi corriamo con dei settaggi standard e io non so neanche dove iniziare e mi affido a quello che dicono gli ingegneri». CAIROLI, MONZA RALLY SHOW 2015 IL MIO OBIETTIVO ERA IL PODIO! Pensi che sarebbe bello poter avere Valentino come avversario nei Rally? Sport «E’ sempre bello stare con Valentino, è una persona fantastica, trovarsi inisieme in un Rally in futuro sarebbe bello. Non so quali siano i suoi programmi, ma i miei sono quelli di stare sicuramente ancora nel cross per molti anni per adesso». Come è stato confrontarsi con Rossi, ti aspettavi questo risultato? «E’ stato come confrontarsi con Neuville, perchè eravamo tutti su delle macchine da Rally e tutti e due, sia Neuville che Valentino, vanno fortissimo. L’emozione era tanta e l’adrenalina era molto alta». E’ da un po’ di anni che guidi la stessa macchina, qui al Rally di Monza, hai acquistato più fiducia quest’anno? «Si, è il mio terzo anno che guido questa macchina, ho acquistato più fiducia e anche il Team ha fatto un bel lavoro, facendomela trovare come la lascio l’anno prima, visto che non facciamo nessun test, quindi riesco sempre ad adattarmi presto». di Thomas Bressani | Un Cairoli più che soddisfatto della vittoria del Master Show, dopo essere riuscito a batte Rossi e Neuville davanti al pubblico di Monza. Ma la MXGP èrimane il suo obiettivo principale T i aspettavi la finale con Neuville e la vittoria? «Sinceramente no, perchè lui è un rallysta e su questo tipo di gara devi essere molto preciso e sentire molto la macchina, qui è facile fare un errore. Ho visto che anche lui ha sbagliato qualcosa, poi è iniziato a fare buio e si iniziava a vedere poco. Sono contento e soddisfatto del mio risultato». Puntavi di più sul Master Show o sul Rally? «Il mio obiettivo era il podio in generale, nel 82 Monza Rally è la cosa principale. Il Master Show è un evento bello, per il pubblico è fantastico, però l’evento principale era sicuramente il Monza Rally». Quindi sei un rallysta? «No non sono un rallysta, ancora manca tantissimo, nei veri Rally ci vuole altro». Quando hai iniziato con le auto? «Ho iniziato tre anni fa qui a Monza, ed è stata la prima volta che ho preso una WRC in mano. 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 RESPONSABILE EDITORIALE Ippolito Fassati RESPONSABILE SVILUPPO EDITORIALE Andrea Perfetti CAPO REDATTORE Edoardo Licciardello REDAZIONE Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Marco Berti Thomas Bressani Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo COLLABORATORI Nico Cereghini Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Piero Batini Antonio Gola Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Alfonso Rago Massimo Clarke Marco Delmastro Max Morri Federico Iozzi GRAFICA Thomas Bressani COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. MOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 84 85