DOSSIER
ZOOTECNIA MERIDIONALE
Bruna, la regina
delle vacche del Sud
Nel corso di vent’anni
la razza ha vissuto
una profonda
evoluzione,
accompagnata
dall’ammodernamento
tecnologico delle
aziende. Lo spiega
il presidente dell’Anarb
Pietro Laterza
di
GIUSEPPE FRANCESCO
SPORTELLI
V
acca da latte al Cen­
tro­Sud significa raz­
za Bruna. Nessuna
meglio di essa ha saputo
adattarsi agli ambienti diffi­
cili, al clima freddo durante
l’inverno e caldo, spesso tor­
rido, in estate, ai pascoli po­
veri e, per la forza di arti e
piedi, ai terreni impervi e
sassosi e ai boschi delle colli­
ne di Puglia, Sicilia, Sarde­
gna e di altre regioni meri­
dionali. Nessuna più di essa
ha potuto offrire un’occasio­
ne di reddito in territori dove
qualsiasi altra attività econo­
mica era preclusa. Nessuna
60
• IZ • n. 8 / 2008 •
l La Bruna ha saputo adattarsi agli ambienti difficili, al clima freddo invernale e caldo­torrido in estate,
ai pascoli poveri e ai terreni impervi, sassosi e boschivi delle regioni meridionali
come essa è riuscita, con tali
premesse, a produrre latte in
quantità abbondante e di ele­
vata qualità e, soprattutto,
ottimo ­ e con resa più alta ­
per la caseificazione. È per
questo complesso di ragioni
che non esiste legame più
stretto fra zootecnia centro­
meridionale e razze bovine
di quello con la Bruna. Lo so­
stiene Piero Laterza, profon­
do conoscitore della razza in
quanto allevatore a Noci (Ba)
di bovini di Bruna e presi­
dente dell’Associazione na­
zionale allevatori razza Bru­
na (Anarb).
“In alcune regioni del
Centro­Sud, e particolar­
mente in Puglia, Calabria, Si­
cilia e Sardegna, la Bruna è
stata sempre una razza forte­
mente rappresentata. Negli
ultimi 5­10 anni si è verifica­
to un calo dei capi allevati
per la chiusura di non poche
aziende. Si tratta di una si­
tuazione fisiologica che ha
colpito non solo la Bruna ma
tutte le razze bovine allevate
in Italia. Le cause sono note:
l’obbligo sancito dal Dpr
54/97 di adeguamenti strut­
turali, troppo gravosi per
l Piero Laterza, presidente
dell’Associazione nazionale
allevatori razza Bruna (Anarb)
tante aziende e privi di inte­
resse per gli allevatori che
non avevano un seguito ge­
nerazionale in azienda; l’og­
gettiva crescente difficoltà a
lavorare e vivere da allevato­
ri, per l’aumento dei costi di
tutti i mezzi tecnici e l’inade­
guatezza del prezzo del latte
a risarcire tali costi e consen­
tire di fare reddito. Chi non
ha voluto o non è riuscito a
ristrutturare l’azienda in ter­
mini di funzionalità e ade­
guamento tecnologico per
essere al passo con i tempi e
pertanto non è stato più com­
petitivo, ha inevitabilmente
chiuso”.
Tuttavia gli allevatori che
hanno continuato l’attività
sono diventati veri e propri
imprenditori zootecnici, sia
aumentando il numero di ca­
pi allevati (la composizione
DOSSIER
ZOOTECNIA MERIDIONALE
•Iscritti al Bruna Junior Club
• Tab. 1 ­ La diffusione della Bruna al Centro­Sud
1980
REGIONE
Vacche
Allevatori
aderenti
Vacche
Allevatori
aderenti
36
2
268
32
MOLISE
2.840
206
3.526
303
ABRUZZO
1.747
378
1.975
153
CAMPANIA
571
71
576
67
9.860
786
11.186
637
BASILICATA
1.156
186
Di pari passo
con l’evoluzio­
CALABRIA
629
30
ne socio­econo­
SICILIA
1.687
144
mica e struttu­
SARDEGNA
3.916
227
rale delle azien­
de zootecniche
MEDIA N° VACCHE
11
centro­meridio­
PER ALLEVAMENTO
nali è cambiata
anche la razza
allevata. La Bruna di oggi, Bruna è la prima razza in as­
sostiene Laterza, è una razza soluto per qualità e resa del
che sotto il doppio aspetto latte alla caseificazione, per
morfologico e funzionale è l’elevato valore di proteine e
giunta ai massimi livelli.
in particolare di k­caseina;
“Dal punto di vista mor­ dal 1980 al 2006 è cresciuto il
fologico il Mezzogiorno numero di vacche controllate
esprime da molti anni una in tutte le regioni del Centro­
selezione di elevato spesso­ Sud, così come sono aumen­
re, tanto che capi eccellenti tati la media produttiva e le
provenienti da allevamenti percentuali di grasso e prote­
di tali zone vincono con fre­ ine. E mai come in questo ul­
quenza le mostre di livello timo periodo la qualità del
nazionale (come ad esempio latte è oggetto di forte atten­
la campionessa assoluta del­
le due ultime mostre nazio­
nali, a Montichiari nel 2007 e
a Verona nel 2008, solo per
citare le più recenti); le valu­
tazioni morfologiche oscilla­
no fra il ‘molto buonò e il
‘buonò, con punte di ‘ottimò
nelle province di Bari, Taran­
to, Oristano e Sassari. Dal
punto di vista funzionale la
1.407
185
1.213
90
6.854
498
1.547
124
LAZIO
PUGLIA
media aziendale degli alle­
vamenti di Bruna nel Centro­
Sud rispecchia grosso modo
quella di Laterza: 80 capi bo­
vini, di cui 45 vacche in latta­
zione) sia rinnovando e mi­
gliorando le strutture azien­
dali, ad esempio con
l’introduzione della sala di
mungitura, della stabulazio­
ne libera con cuccette o lettie­
ra permanente, del carro mi­
scelatore per distribuire la
razione alimentare.
“E in alcune aree, come la
Murgia barese­tarantina in
Puglia e altre nel Mezzogior­
no, oggi è persino possibile
vedere le vacche al pascolo
dalla primavera all’autunno,
perché quei territori offrono
l’opportunità del pascolo e
gli allevatori preferiscono
sfruttarla per consentire alla
mandria bovina di stare a
proprio agio, sgambando al­
l’aria aperta. Il pascolo non è
certamente una novità tecni­
ca, ma nel passato veniva
praticato in modo disarmo­
nico rispetto all’alimentazio­
ne secca, cioè tecnicamente
non ben integrato con essa,
come invece accade oggi”.
2006
14
zione da parte delle aziende
trasformatrici in prodotti lat­
tiero­caseari, spesso tipici,
poiché un chilogrammo di
resa in più alla caseificazione
rispetto alla media del latte
bovino di massa significa
maggiori margini di reddito
per esse: è noto che un litro di
latte di Bruna vale 20­30 vec­
chie lire in più rispetto a un
litro di latte di Frisona”.
Anche sotto il profilo
quantitativo la resa media
STABULAZIONE LIBERA, LA MIGLIORE
“L
a scelta della stabulazione libera è la migliore possibile negli
ambienti centro­meridionali ­ sottolinea Laterza ­ perché i bovini
di Bruna hanno bisogno di una struttura che fornisca: il giusto spazio
per l’alimentazione, sempre a disposizione; uno spazio pulito e confor­
tevole per il riposo, che abbia una giusta aerazione, ripari l’animale dalle
intemperie, soprattutto da vento forte, pioggia e neve, e lo protegga
anche dalla temperature molto alte”.
G.F.S.
l La Bruna oggi è una razza che, morfologicamente e
funzionalmente, è ai massimi livelli, grazie al lavoro di
selezione genetica svolto dall’Anarb.
• IZ • n. 8 / 2008 • 61
DOSSIER
ZOOTECNIA MERIDIONALE
Tab. 3 ­ Razza Bruna ­
• Distribuzione
genotipo
della k­caseina nel
Centro Sud
k­caseina
%
AA
19
AB
41
BB
40
TOTALE
100
Frequenza Allele B = 60,15%
per lattazione è in crescita:
quest’anno si è attestata in­
torno ai 75­80 quintali, un bel
salto in avanti rispetto ai 55­
60 di 20 anni fa, frutto in pri­
mo luogo del lavoro di mi­
glioramento selettivo geneti­
co che quotidianamente
l’Anarb svolge. A tale forte
crescita della razza in termini
di produzione e soprattutto
di qualità del latte, aggiunge
Laterza, ha fortemente con­
tribuito anche l’ottimizza­
zione delle tecniche di ali­
mentazione, di gestione del­
la stalla e quindi pure dicow
comfort, il benessere animale.
“Il miglioramento, negli
l In alcune aree, come la Murgia barese­tarantina, è possibile vedere le vacche al pascolo dalla primavera
all’autunno.
ultimi 20 anni, dei caratteri
morfofunzionali, sotto tutti
gli aspetti, è stato dovuto an­
che grazie a un’attenta prassi
di fecondazione artificiale,
ormai adottata da tutte le
aziende; invece nei primi an­
ni ’80 solo pochi allevamenti
la praticavano, quasi tutte fe­
condavano le vacche con la
monta dei tori aziendali. Fra
tali caratteri spicca in partico­
lar modo la mammella, che in
una valutazione dell’animale
costituisce il 40% del suo va­
lore: infatti una mammella ot­
timamente conformata, con
buoni legamenti e corretta
impostazione dei capezzoli,
potrà produrre molto latte di
ottima qualità per numerosi
parti, a differenza delle mam­
melle caratterizzate da lega­
menti scesi e capezzoli lun­
ghi, tipiche di vacche che pro­
ducono latte con troppe
cellule somatiche, presentano
facilmente
infiammazioni
mammarie e perciò durano
poco in azienda”. Altri carat­
teri oggetto di selezione, con­
tinua Laterza, sono: gli arti,
perché un animale forte si
predispone meglio a una car­
riera più lunga, senza proble­
mi di zoppie; la profondità
addominale, poiché un addo­
me ampio e profondo denota
buona capacità della vacca di
assimilazione di mangimi, fo­
raggi e così via; infine la strut­
tura complessiva della vacca.
• Tab. 2 ­Evoluzione regionale dei controlli funzionali
1980
Regione
Vacche
controllate
2006
Vacche
controlla­
te
Media
produttiva
Media
produttiva
razza Bruna
kg latte
%
gr.
%
prot.
razza
Bruna
kg
latte
% gr.
%
prot.
LAZIO
12
4.212
4,04
3,45
334
6.871
4,03
3,58
MOLISE
758
3.181
3,78
1.627
5.741
3,89
3,42
ABRUZZO
805
3.500
3,85
2.127
5.842
3,88
3,39
CAMPANIA
115
3.973
3,79
3,10
694
6.266
3,99
3,48
5.974
4.094
3,70
3,47
13.446
7.268
3,73
3,42
BASILICATA
844
3.343
3,57
1.292
6.415
3,91
3,46
CALABRIA
345
3.52 7
3,75
3,21
1.304
6.509
3,83
3,46
SICILIA
815
3.332
3,63
3,28
7.525
6.576
3,66
3,37
1.977
3.799
3,75
3,02
2.028
7.827
4,01
3,54
PUGLIA
SARDEGNA
62
• IZ • n. 8 / 2008 •
l L’alimentazione delle vacche
di Bruna centro­meridionali
è migliorata e pone grande
attenzione all’apporto
proteico ed energetico
SI AMPLIA IL PARCO MACCHINE
C
oerentemente con l’ammodernamento delle aziende, an­
che il parco macchine si è dilatato. Nel Centro­Sud
un’azienda zootecnica media di Bruna, informa Laterza, com­
prende trattori, carro miscelatore, falciacondizionatrice, roto­
pressa, rimorchi, aratri vari, ecc.
“Si tratta di un parco macchine di un certo rilievo e valore,
almeno per la stragrande maggioranza. C’è invece chi si affida
ai contoterzisti, ma ciò fa parte delle scelte imprenditoriali di
ciascun allevatore. Anche per lo smaltimento delle deiezioni
c’è stato un adeguamento tecnologico: tutte le aziende hanno
vasche di raccolta della frazione solida e di quella liquida e
l’autobotte per la distribuzione in campo”.
G.F.S.
“Migliorando tali fattori,
che caratterizzano la vacca e
le sue capacità in termini di
produzione e di longevità, è
stato ottenuto oggi un ani­
male che riesce ad avere una
carriera più lunga e quindi
più parti e un maggior nu­
mero di lattazioni. Per l’alle­
vatore la longevità delle sue
vacche è un parametro fon­
damentale: una vacca porta
tanto più reddito quanto più
rimane in azienda. Attual­
mente una vacca di Bruna
vanta in media almeno quat­
tro­cinque parti, ma alcune
persino dieci. Anche sotto il
profilo sanitario la Bruna og­
gi sta molto meglio al Cen­
tro­Sud: malattie storiche,
che 20 anni fa interessavano
gli allevamenti meridionali,
come la brucellosi, la leucosi
e la tubercolosi, oggi sono
praticamente debellate e
scomparse. Non voglio però
tralasciare le problematiche e
le limitazioni economiche
determinate dalla blue ton­
gue, che hanno penalizzato
soprattutto gli allevamenti a
conduzione familiare, tipici
della razza Bruna”.
Anche
l’alimentazione
delle vacche è nettamente
migliorata. Le formule man­
gimistiche in funzione di ani­
mali così altamente produtti­
vi sono più spinte sotto gli
aspetti proteico ed energeti­
co, per far sì, spiega Laterza,
che l’animale riesca ad assi­
milare tutto quello che poi gli
consentirà di viaggiare ai rit­
mi produttivi e di mantenere
il livello di fertilità utile per
restare in stalla.
“Prima, 20 anni fa, la ra­
zione era molto più povera e
costituita da prodotti princi­
palmente di origine azienda­
le, oggi invece ha una base di
foraggi prodotti in azienda,
ma che viene integrata da
prodotti energetici e vitami­
nici acquistati. La qualità dei
foraggi è nettamente miglio­
rata: mentre prima si coltiva­
vano erbai solo di trifoglio o
di avena, oggi si utilizzano
miscugli completi, compren­
denti veccia, loietto, trifoglio,
avena e a volte altre essenze
foraggere.
Il foraggio viene sfalciato
prima, in maniera che sia più
tenero; il ricorso a nuove
macchine come le falciacon­
dizionatrici, che sfalciano e
schiacciano gli steli, consente
di far perdere prima l’umidi­
tà interna, quindi di accorcia­
re i tempi di essiccazione,
evitando rischi di eccessiva
umidità: prima occorreva
una settimana per far essic­
care in campo il foraggio,
adesso bastano appena due
giorni. Alcune aziende tec­
nologicamente più moderne
addirittura producono il fo­
raggio fasciato, con un treno
di macchine composto da
falciatrice, rotoimballatrice
e fasciatrice”.l
• IZ • n. 8 / 2008 • 63
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Bruna, la regina delle vacche del Sud