Venerdì 13 settembre
ore 18.00-20.00
SEMINARE FUTURO - lavorare oggi (per) la terra
L’agricoltura nel mondo ancora fornisce una massa tra le più importanti di lavoro, produce ricchezza
effettiva, beni e servizi, ed anche da noi, in Italia, l’unico settore che sembra avere retto ai contraccolpi
della crisi.
Se una parte di questa ricchezza non fosse sequestrata dalla concentrazione del potere di mercato nelle
mani di pochi attori della commercializzazione e della trasformazione (e, con il crescente fenomeno del
land grabbing, anche della proprietà di grandi appezzamenti in mano a pochi), essa potrebbe tornare nei
campi sotto forma di investimenti per la conversione sostenibile e lo sviluppo rurale.
Nonostante le politiche nazionali e comunitarie vadano nella direzione di favorire il settore
dell’agroindustria, eppure (r)esiste un numero imprecisato di persone che praticano un'agricoltura di
piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull'economia familiare, orientata all'autoconsumo e
alla vendita diretta; un'agricoltura di basso impatto ambientale, quasi invisibile per i grandi numeri
dell'economia. Che cerca anche di dare sbocco lavorativo a persone in difficoltà. E un numero altrettanto
imprecisato di persone che lavorano “sotto padrone”, braccianti agricoli in condizioni di semi-schiavitù,
che permettono di tenere bassi, troppo bassi, i prezzi dei prodotti agricoli sugli scaffali della grande
distribuzione.
Ma chi sono questi lavoratori invisibili? E quale futuro possiamo costruire?
Ne parliamo con:
Mamadou Dia, di Campagne in lotta, una rete di lavoratori italiani e stranieri, militanti, collettivi,
ricercatrici e ricercatori, gruppi di acquisto solidale, piccoli produttori ed altri ancora, provenienti da
diverse parti d’Italia, che hanno deciso di unire i propri percorsi di lotta per scardinare i meccanismi di
sfruttamento che attraversano l’intero mercato del lavoro, a partire dal settore agricolo.
Marco Mantovan, piccolo produttore del veneziano, che cerca di trarre dal lavoro dei campi il “giusto
guadagno”, ovvero una condizione che permetta di vivere in tranquillità, con cibo sano, con la
concessione del tempo necessario alla crescita culturale, allo scambio con altri soggetti, alla festa. Ma
anche con un tetto sicuro sulla testa e con la possibilità di conoscere e viaggiare.
Sara Tognato, approdata di recente al settore agricolo, per sperimentare l’agricoltura sociale come
risposta all’esclusione sociale, alla difficoltà nell’impiego lavorativo di giovani ed adulti in difficoltà,
portatori di disabilità fisiche, psichiche e sociali.
Coordina Chiara Spadaro, antropologa e giornalista, collabora con il mensile Altreconomia ed è autrice
per Altraeconomia edizioni de “Il frutto ritrovato”, “Adesso pasta!” e “Piccolo è meglio”. Sta per
concludere un nuovo lavoro sulla biodiversità e l'agricoltura contadina, di prossima uscita.
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